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7.2 AFFLUENTI 7.2.1 Il torrente Bondione Il torrente Bondione nasce a 2320 m s.l.m. e percorre circa sette chilometri attraversando i centri abitati di Lizzola e Valbondione, prima di confluire nel Serio ad un altezza di circa 870 metri s.l.m. sulla sponda sinistra. Lungo il corso d’acqua sono state compilate sei schede IFF tramite cui è stato possibile evidenziare come il torrente goda di buoni giudizi di funzionalità, ad eccezione di un tratto, peraltro di breve lunghezza, in prossimità della confluenza. Procedendo in direzione valle-monte, il primo tratto individuato ha lunghezza di circa 300 m e comprende la confluenza del torrente con il Serio. Il territorio è urbanizzato, in quanto il corso d’acqua attraversa il paese di Valbondione, ma in questo tratto entrambe le sponde sono state classificate comunque al secondo livello di funzionalità; Il torrente, le cui acque possiedono flusso turbolento, qui presenta un alveo di morbida, largo mediamente circa sette metri, di dimensioni inferiori al triplo dell’alveo bagnato. Il fondo è ben diversificato e presenta massi di diverse dimensioni, ciottoli, ghiaia e, in minor misura, sabbia; si è notato inoltre come i piccoli massi affioranti permettano un’efficace ritenuta degli apporti trofici, la cui tipologia è mista in quanto sono rinvenibili sia frammenti vegetali distinguibili, quali piccoli rami e foglie, sia frammenti vegetali già parzialmente biodegradati, indistinguibili e di aspetto polposo. Le acque di questo segmento sono caratterizzate da una limitata copertura macrofitica e ospitano una comunità macrobentonica ben differenziata, collocata in classe II di IBE, in cui sono stati rinvenuti generi di plecotteri (Perla), efemerotteri (Ecdyonurus e Rhytrogena), tricotteri (Limnephilidae), ditteri, tricladi e oligocheti. La buona biodiversità riscontrata è giustificata, oltre che dalla coesistenza di substrati di diversa natura, anche dalla presenza di una sezione trasversale naturale e di numerose successioni raschio-pozza, che generano numerosi microhabitat a turbolenza, e quindi ossigenazione, differente. Come accennato, il flusso è turbolento; non sono tuttavia presenti evidenti tracce di fenomeni erosivi, che sono 238

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7.2 AFFLUENTI 7.2.1 Il torrente Bondione

Il torrente Bondione nasce a 2320 m s.l.m. e percorre circa sette chilometri

attraversando i centri abitati di Lizzola e Valbondione, prima di confluire nel Serio ad

un altezza di circa 870 metri s.l.m. sulla sponda sinistra. Lungo il corso d’acqua sono

state compilate sei schede IFF tramite cui è stato possibile evidenziare come il

torrente goda di buoni giudizi di funzionalità, ad eccezione di un tratto, peraltro di

breve lunghezza, in prossimità della confluenza.

Procedendo in direzione valle-monte, il primo tratto individuato ha lunghezza di circa

300 m e comprende la confluenza del torrente con il Serio. Il territorio è urbanizzato,

in quanto il corso d’acqua attraversa il paese di Valbondione, ma in questo tratto

entrambe le sponde sono state classificate comunque al secondo livello di

funzionalità; Il torrente, le cui acque possiedono flusso turbolento, qui presenta un

alveo di morbida, largo mediamente circa sette metri, di dimensioni inferiori al triplo

dell’alveo bagnato.

Il fondo è ben diversificato e presenta massi di diverse dimensioni, ciottoli, ghiaia e,

in minor misura, sabbia; si è notato inoltre come i piccoli massi affioranti permettano

un’efficace ritenuta degli apporti trofici, la cui tipologia è mista in quanto sono

rinvenibili sia frammenti vegetali distinguibili, quali piccoli rami e foglie, sia frammenti

vegetali già parzialmente biodegradati, indistinguibili e di aspetto polposo.

Le acque di questo segmento sono caratterizzate da una limitata copertura

macrofitica e ospitano una comunità macrobentonica ben differenziata, collocata in

classe II di IBE, in cui sono stati rinvenuti generi di plecotteri (Perla), efemerotteri

(Ecdyonurus e Rhytrogena), tricotteri (Limnephilidae), ditteri, tricladi e oligocheti. La

buona biodiversità riscontrata è giustificata, oltre che dalla coesistenza di substrati di

diversa natura, anche dalla presenza di una sezione trasversale naturale e di

numerose successioni raschio-pozza, che generano numerosi microhabitat a

turbolenza, e quindi ossigenazione, differente. Come accennato, il flusso è

turbolento; non sono tuttavia presenti evidenti tracce di fenomeni erosivi, che sono

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limitate alle zone di raschio in prossimità di strettoie e curve, dove la corrente è

maggiormente impetuosa.

La vegetazione qui presente, infine, è collegata a punteggi di funzionalità elevati, in

quanto su entrambe le sponde sono presenti formazioni arbustive riparie (saliceti,

FIG 7.14), che formano una fascia perifluviale primaria continua di ampiezza

mediamente compresa tra i 5 e i 30 metri. Spesso inoltre tali arbusti sono presenti

anche sulle rive, influenzando positivamente il giudizio di funzionalità, buono,

associato a entrambe le sponde in questo tratto.

FIG 7.14: Il torrente Bondione in prossimità della confluenza con il Serio: Sono visibili saliceti

arbustivi e il fondale ben differenziato. La sezione trasversale è naturale (la scheda è stata aperta a

valle dell’attraversamento cementato visibile nella foto).

Il secondo tratto di interesse si estende per una lunghezza di circa 200 metri ed è

caratterizzato da un notevole peggioramento dei giudizi di funzionalità associati.

Questo fenomeno è da ricercare nel fatto che la sezione trasversale è cementata per

gran parte della sua larghezza (sono comunque presenti elementi naturali lungo la

sezione), e induce quindi delle variazioni dell’habitat fluviale riguardo a diversi

parametri osservati. Come visibile in FIG 7.15, sulla sponda destra scompare la

fascia perifluviale e le rive presenti sono nude. La sponda sinistra invece è coperta

ancora da vegetazione perifluviale che, tuttavia, diviene secondaria a causa della

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presenza di arginature artificiali, ed è inoltre ridotta in ampiezza (1-5 m) e

caratterizzata da interruzioni nella continuità.

La particolare tipologia del fondale rende inoltre difficile la formazione di stabili

strutture di ritenzione degli apporti trofici, che dipendono pertanto dall’azione delle

piene. In base a queste considerazioni la sponda sinistra è stata classificata al III

livello di funzionalità mentre la destra presenta punteggi inferiori, che ne hanno

permesso la collocazione al livello III-IV.

FIG 7.15: Fondo dell’alveo cementato in comune di Valbondione: lungo la sezione sono

comunque presenti elementi naturali, non visibili in figura, che attenuano la perdita di funzionalità.

La situazione migliora notevolmente nel terzo tratto considerato, a monte del paese

di Valbondione, caratterizzato da un territorio coperto da boschi e foreste, dove

l’impatto antropico è minimo e limitato alla presenza della strada asfaltata che

congiunge Valbondione con Lizzola, che si mantiene comunque a una buona

distanza dal corso d’acqua senza attraversarlo. Questo rende pertanto possibile

l’instaurarsi di fasce perifluviali primarie, di ampiezza superiore ai trenta metri,

continue e costituite in prevalenza da specie arboree non riparie quali sempreverdi e

frassini su ambedue le sponde. L’elevata copertura arborea rende l’intero corso

d’acqua ombreggiato e soggetto ad apporti di residui vegetali fibrosi e riconoscibili

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che provengono dagli alberi circostanti. La sezione trasversale infine torna naturale e

scompare la copertura macrofitica, comunque limitata, che era stata osservata più a

valle. I punteggi sono molto elevati ed entrambe le sponde sono state classificate al

primo livello di funzionalità.

Un peggioramento della situazione viene osservato nel quarto segmento di interesse,

che attraversa il centro abitato di Lizzola. Ciò è dovuto essenzialmente

all’urbanizzazione del territorio, che si riflette in particolar modo sulla vegetazione

circostante l’alveo. In questo tratto infatti sono presenti in sponda destra delle

arginature artificiali delle acque torrentizie, che generano l’instaurarsi di una fascia

perifluviale secondaria, di scarsa ampiezza (1-5 m) e frequentemente interrotta. Gli

interventi artificiali rendono inoltre difficilmente valutabile l’entità dei fenomeni erosivi.

Sulla sponda sinistra la situazione è migliore in quanto è presente un numero

inferiore di insediamenti urbani; qui la fascia perifluviale è ancora primaria, più ampia

(5-30 m) e soggetta meno assiduamente a interruzioni nella continuità.

La minore copertura arborea qui riscontrata si riflette anche sul detrito, che è

composto da frammenti polposi in percentuali maggiori rispetto al tratto a valle; sono

comunque frequenti anche frammenti riconoscibili provenienti da monte, trasportati

dalla corrente e bloccati dalle numerose strutture di ritenzione esistenti sul fondo

dell’alveo. I livelli di funzionalità qui individuati sono il secondo per la sponda sinistra

e il II-III per quella destra.

Il quinto segmento di interesse è caratterizzato da un miglioramento dei punteggi di

funzionalità relativi alla sponda destra, da cui scompaiono gli insediamenti urbani a

discapito di boschi e prati.

La vegetazione presente nella fascia perifluviale, ora primaria anche sulla sponda

destra (dove peraltro raggiunge ampiezze superiori ai trenta metri), è ancora

prevalentemente composta da formazioni arboree riparie ma, rispetto al tratto

precedentemente analizzato, non si notano interruzioni su entrambe le sponde. La

copertura arborea presente sulla sponda destra, in particolare, si estende qui fin sulle

rive, contribuendo ad un aumento dei punteggi osservati, così come la sezione

trasversale osservata, priva di elementi artificiali di rilievo. A causa della elevata

ombreggiatura dell’alveo da parte della vegetazione il detrito inoltre è composto in

prevalenza da frammenti riconoscibili e fibrosi. Da segnalare come sul fondo

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dell’alveo i massi siano meno diffusi mentre aumentano le percentuali relative di

ciottoli e ghiaia. I livelli di funzionalità qui rilevati sono il secondo sulla sponda sinistra

e il I-II su quella destra.

Il sesto e ultimo tratto considerato, infine, è caratterizzato da un ulteriore aumento dei

punteggi su entrambe le sponde, che vengono ora collocate al primo livello di

funzionalità. Questo è dovuto essenzialmente alla maggiore naturalità del territorio,

coperto da boschi e foreste su entrambe le sponde. La vegetazione origina fasce

perifluviali primarie su entrambe le sponde, di ampiezza superiore ai trenta metri. Le

altre caratteristiche sono state stimate da osservazioni a distanza e dalle

considerazioni precedenti, vista la concreta difficoltà nel trovare punti d’accesso al

torrente. Entrambe le sponde sono soggette ad un ottimo giudizio di funzionalità,

dovuto ai livelli rilevati (il primo sia a destra che a sinistra).

7.2.2 Il torrente Fiumenero

Il Fiumenero sorge a 1806 m s.l.m. e sfocia nel Serio, sulla sponda destra, a 783 m

s.l.m., nel territorio comunale di Valbondione. Il torrente attraversa uno scenario

naturale di rara bellezza, caratterizzato da un elevato grado di naturalità, eccezion

fatta per il tratto conclusivo che attraversa il nucleo abitato della frazione di

Fiumenero.

L’attraversamento di questa area urbanizzata determina una notevole riduzione dei

livelli di funzionalità associati al torrente, a cui corrisponde un giudizio di funzionalità

mediocre.

Lungo il corso del Fiumenero sono state compilate tre schede IFF, un numero esiguo

se si tiene conto della lunghezza complessiva del torrente, 9 km ca, dovuto

essenzialmente all’omogeneità dei parametri considerati nei tratti superiori.

Il primo segmento fluviale considerato attraversa il nucleo abitato di Fiumenero,

frazione di Valbondione, fino alla confluenza con il Serio; qui entrambe le sponde

sono classificate al terzo livello di funzionalità, con un giudizio mediocre. Il torrente in

questo segmento presenta una sezione trasversale in cui sono presenti elementi

artificiali, quali argini e muri di contenimento (FIG 7.16).

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Nonostante lo stato del territorio, urbanizzato, le acque fluviali sembrano non

risentire qualitativamente della situazione.

FIG 7.16: Il Fiumenero che scorre attraverso l’omonimo nucleo abitato

Questo aspetto è evidenziato dal transetto seguito presso la confluenza per

l’applicazione dell’IBE, che ha permesso di osservare la presenza di una comunità

macrobentonica ben strutturata e diversificata (classe II), di cui fanno parte diversi

taxa sensibili ad alterazioni qualitative dell’habitat, tra cui i plecotteri Capnia e

Isoperla e gli efemerotteri Ecdyonurus e Rhytrogena. Sono stati rilevati inoltre diversi

tipi di tricotteri, ditteri, coleotteri, tricladi e oligocheti. La buona biodiversità rilevata

dipende anche da fattori quali il fondo dell’alveo, dove massi di diverse dimensioni si

alternano a ciottoli, ghiaia e sabbia, e dalla ricorrente presenza di successioni

raschio-pozza; questi aspetti consentono l’instaurarsi di numerosi microhabitat, a

differenti condizioni di ossigenazione, che giustificano pertanto la tipologia di

macrobenthos riscontrata.

Un fondale di questo tipo conferisce al torrente una buona capacità di ritenuta degli

apporti trofici, essenzialmente provenienti da monte e di tipo fibroso e polposo;

questo aspetto è giustificato dalla scarsa copertura arborea presente, insufficiente a

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ombreggiare l’intera larghezza dell’alveo di morbida, che risulta comunque inferiore

al triplo dell’alveo bagnato. La fascia perifluviale osservata è secondaria, a causa

della presenza di arginature artificiali, e di ampiezza ridotta su entrambe le sponde

(1-5 m); sulla sponda sinistra la vegetazione residente è composta da specie

erbacee, mentre a destra da specie non riparie. Su entrambe le sponde sono tuttavia

presenti frequenti interruzioni nella continuità della vegetazione, che risultano

limitanti sui punteggi di funzionalità rilevati. Le rive, risultano coperte da un sottile

strato erboso.

La buona qualità delle acque, a flusso turbolento, è mostrata inoltre dall’assenza di

una rilevante copertura macrofitica e di periphyton osservabile. Da sottolineare,

infine, la difficoltà nella valutazione dell’entità dei fenomeni erosivi, a causa delle

arginature artificiali che incanalano il torrente fino alla confluenza.

Come accennato, la situazione varia notevolmente procedendo in direzione valle-

monte, quando il Fiumenero attraversa territori caratterizzati da elevata naturalità. Il

secondo segmento di interesse scorre infatti in aree coperte da boschi e, seppur

sporadicamente, prati e incolti. Le fasce perifluviali qui osservate sono primarie,

ampie (maggiori di 30 m) e prevalentemente costituite da formazioni arboree riparie,

quali numerosi ontani, e non riparie, come faggi e noccioli, senza interruzioni di

continuità su entrambe le sponde.

Rispetto al tratto precedente le rive risultano coperte da massi di grandi dimensioni

(FIG 7.17 ). E’ inoltre possibile osservare fenomeni erosivi limitatamente a curve a

strettoie su entrambe le sponde, mentre la sezione trasversale non presenta caratteri

artificiali di alcun genere.

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FIG 7.17: Le rive del Fiumenero, nei tratti in cui scorre al di fuori del centro abitato

Le osservazioni effettuate hanno permesso di classificare entrambe le sponde di

questo tratto al primo livello di funzionalità.

L’ultimo tratto di interesse infine presenta leggere variazioni rispetto a quello

precedentemente descritto, che riguardano il territorio, coperto qui da foreste e

boschi, l’erosione, poco evidente e non rilevante, e le condizioni idriche dell’alveo,

caratterizzate da fluttuazioni di portata, presumibilmente a ritorno stagionale. La

comunità macrobentonica possiede un elevato grado di biodiversità; qui è stata

osservata la presenza di Dinocras, un genere di plecottero non rinvenuto nel

transetto eseguito presso il centro abitato.

Il giudizio di funzionalità associato a questo tratto è ottimo, in quanto le sponde sono

entrambe state classificate al primo livello di funzionalità.

7.2.3 Il torrente Valle dei Molini

Il torrente Valle dei Molini scorre attraverso il territorio comunale di Gromo per

sfociare nel Serio, sulla sponda sinistra, ad un’altezza di circa 620 m s.l.m. Il corso

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d’acqua attraversa gli Spiazzi di Gromo, una rinomata località meta di numerosi

turisti durante diversi periodi dell’anno.

Mediamente i livelli di funzionalità associati al torrente corrispondono a buoni giudizi

di funzionalità, fatta eccezione per il tratto che scorre attraverso gli Spiazzi, dove i

punteggi si riducono e i livelli individuati corrispondono ad un giudizio mediocre.

Lungo l’asta fluviale sono state compilate quattro schede IFF, in direzione valle-

monte.

Il primo segmento fluviale considerato ha origine in prossimità della confluenza con il

Serio; da sottolineare come nei suoi tratti conclusivi il Valle dei Molini presenti un

alveo di dimensioni molto ridotte, che hanno reso pertanto difficoltosa l’applicazione

dell’indice. Nel suo tratto conclusivo il torrente attraversa territori mediamente

ricoperti da foreste e boschi; l’unico fattore di disturbo alla naturalità del territorio è

costituito dalla strada provinciale che collega Gromo agli Spiazzi, che mediamente si

mantiene comunque a una buona distanza dal corso d’acqua, ad eccezione di due

attraversamenti che interrompono la continuità della vegetazione turbando inoltre la

naturalità della sezione trasversale.

La vegetazione è composta in prevalenza da specie arboree non riparie su entrambe

le sponde, tra cui si distinguono robinie, noccioli e frassini, e mantiene un’ampiezza

superiore ai trenta metri, estendendosi fin sulle rive e ricoprendole.

L’alveo possiede un fondale differenziato e stabile, in cui si alternano ghiaia, ciottoli,

sabbia e massi di dimensioni variabili (FIG 7.18). Ciò, inoltre, determina l’esistenza di

numerose strutture di ritenzione degli apporti trofici, che trattengono detrito composto

sia da frammenti vegetali fibrosi e riconoscibili, come rametti e foglie, che da

frammenti polposi.

Lungo il tratto in esame è stata osservata una ricorrente presenza di successioni

raschio-pozza che, unitamente alla buona disponibilità in microhabitat del fondale,

generano un ambiente idoneo alla sussistenza di una comunità macrobentonica ben

diversificata e strutturata, con presenza di organismi sensibili ad alterazioni

dell’habitat.

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FIG 7.18: Massi presenti sul fondale del torrente

Tale tipologia di comunità non è stata tuttavia riscontrata in quanto tramite le

osservazioni effettuate sono stati rinvenuti solamente generi di tricotteri, ditteri e

oligocheti. Questo fenomeno potrebbe essere dipeso dalle precipitazioni

atmosferiche verificatesi nei giorni precedenti la stesura dell’IFF. In base alle

considerazioni precedenti si è ipotizzato comunque che la comunità macrobentonica

qui presente possegga struttura alterata rispetto a quanto atteso, anche in virtù del

fatto che sul fondale è visibile una copertura macrofitica che, seppur limitata,

potrebbe comunque indicare la presenza di fattori impattanti, da collegare

presumibilmente al passaggio del torrente attraverso gli Spiazzi di Gromo.

Lungo questo segmento le acque torrentizie presentano, infine, una elevata capacità

erosiva, che si esplica nello scavo di rive e radici su entrambe le sponde. In base a

quanto esposto e ai punteggi calcolati le due sponde sono state classificate al

secondo livello di funzionalità, a cui corrisponde un giudizio di buono.

Procedendo in direzione valle-monte si osserva un aumento dei punteggi di

funzionalità associati a entrambe le sponde. Penalizzanti rispetto al tratto precedente

risultano il territorio circostante, coperto da prati, boschi e pascoli su entrambe le

sponde, nonché l’ampiezza della fascia perifluviale sulla sponda destra, compresa

tra 5 e 30 metri. Viceversa gli incrementi di punteggio vanno ricercati nell’assenza di

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interruzioni nella continuità vegetazionale e nella minore entità dei fenomeni erosivi,

che sono evidenziabili in corrispondenza di curve e strettoie. Anche la sezione

trasversale, naturale, contribuisce all’aumento di punteggio osservato. Entrambe la

sponde, in base alla tabella di conversione dei punteggi in livelli di funzionalità, sono

state classificate al livello I-II.

Il terzo tratto considerato comincia all’inizio del nucleo abitato degli Spiazzi di Gromo.

Il territorio qui è urbanizzato e sono presenti elementi artificiali anche sulla sezione

trasversale del torrente; in particolare risulta penalizzante sui punteggi rilevati la

condizione della vegetazione, soprattutto sulla sponda destra (FIG 7.19), dove sono

presenti inoltre numerose interruzioni. Da evidenziare inoltre come le rive, rispetto ai

tratti precedentemente descritti, risultino coperte da erbe e arbusti e da un sottile

strato erboso, rispettivamente per la sponda sinistra e per quella destra.

FIG 7.19: Un’interruzione della fascia vegetazionale sulla sponda destra del torrente Valle dei Molini

Le condizioni idriche dell’alveo risentono in questo tratto di fluttuazioni di portata a

ritorno stagionale (altro elemento penalizzante sui punteggi osservati). L’erosione

inoltre è molto evidente con rive scavate. Il fondale dell’alveo risulta a tratti movibile,

a causa della sporadica presenza di massi, peraltro di dimensioni ridotte, mentre si

osserva la presenza di ghiaia e ciottoli di diversa grandezza. Questo rende rara la

presenza di stabili strutture di ritenzione del detrito, che risulta prevalentemente

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composto da frammenti fibrosi a causa dell’elevato grado di ombreggiatura del corso

d’acqua da parte della vegetazione circostante. La comunità macrobentonica è stata

considerata ben strutturata e diversificata a differenza di quanto stimato a valle, in

quanto la scarsa copertura macrofitica presente sembra riconducibile ad una buona

condizione qualitativa delle acque torrentizie.

Entrambe le sponde sono state classificate al terzo livello di funzionalità fluviale, a

cui corrisponde un mediocre giudizio di funzionalità.

L’ultimo segmento considerato infine si estende al di fuori del centro abitato degli

Spiazzi di Gromo fino alla sorgente. In questo segmento il territorio è nuovamente

coperto da foreste e boschi che, su entrambe le sponde, sono costituiti

prevalentemente da formazioni non riparie e presentano ampiezze superiori ai trenta

metri. Risultano penalizzanti sui punteggi complessivi le evidenti tracce di fenomeni

erosivi, che determinano la presenza di rive scavate (FIG 7.20) su entrambe le

sponde, nonché le fluttuazioni di portata che si verificano a cadenza stagionale in

questo tratto, peraltro testimoniate da numerosi residenti.

FIG 7.20: Tracce di erosione sulle rive

Il giudizio complessivo è comunque buono/ottimo su entrambe le sponde, che sono

state infatti classificate al livello I-II.

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7.2.4 Il torrente Valgoglio

Il torrente Valgoglio nasce a 1854 m s.l.m. come emissario del Lago Nero, un lago

artificiale originato dalla presenza di una diga per la captazione di acqua a fini di

produzione di energia elettrica.

La confluenza con il Serio si trova, sulla sponda destra, a 676 m s.l.m. in comune di

Gromo. Lungo il corso d’acqua sono state compilate cinque schede IFF, che

mediamente hanno evidenziato buoni livelli di funzionalità.

Il primo tratto caratterizzato, procedendo in direzione valle-monte, interessa il centro

abitato di Gromo e la confluenza con il Serio. I giudizi di funzionalità si mantengono

buoni su entrambe le sponde (II livello di funzionalità) nonostante il contesto

territoriale antropizzato attraversato dal corso d’acqua, che comprende svariate

abitazioni nonché capannoni per la lavorazione del legno e, soprattutto, chiuse per

captazione delle acque a fini energetici (FIG 7.21), che si riflettono inoltre sulla

naturalità della sezione trasversale.

FIG 7.21: La centrale idroelettrica di Gromo

La fascia perifluviale osservata è primaria, di ampiezza massima di circa trenta metri,

costituita in prevalenza da specie non riparie e caratterizzata da frequenti interruzioni

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a causa della presenza di opere artificiali dovute alla vicinanza del centro abitato, su

entrambe le sponde. Da notare come le formazioni arboree si estendano fin sulle

rive, contribuendo all’osservazione di elevati punteggi di funzionalità, e

ombreggiando significativamente la sezione trasversale; questo si riflette sulla

tipologia di detrito osservata, costituita principalmente da frammenti vegetali

riconoscibili e fibrosi. Tali frammenti vengono trattenuti dai massi stabilmente

incassati presenti sul fondo dell’alveo, diversificato e stabile, costituito da grossi

massi alternati a granulometrie più fini.

Dalle osservazioni effettuate si è notato come le acque presentino flusso turbolento e

ricorrenti successioni raschio-pozza; i raschi, i particolare, originano fenomeni erosivi

in concomitanza di curve e strettoie del corso d’acqua.

L’alveo di morbida presenta ampiezza inferiore al triplo dell’alveo bagnato, sebbene

l’attività della chiusa causi frequentemente variazioni di portata. Le osservazioni

effettuate sul campo hanno permesso di rilevare la presenza di una comunità

macrobentonica adeguata alla tipologia fluviale e ben strutturata, in cui sono presenti

taxa sensibili, nonostante le acque presentino una consistente copertura macrofitica,

dovuta presumibilmente all’ingresso di reflui non depurati dal paese di Gromo (a

monte del paese infatti la copertura macrofitica è più contenuta).

Il secondo segmento di interesse si estende da Gromo alle porte della frazione di

Colarete. Rispetto al tratto precedentemente discusso si osservano variazioni

minime, dovute essenzialmente al territorio circostante, che presenta diverse colture

su entrambe le sponde e alla maggiore continuità della fascia perifluviale qui

osservata, caratterizzata solo sporadicamente da interruzioni quali tappeti erbosi e

passaggi pedonali. Le fasce perifluviali presentano ancora formazioni arboree non

riparie quali pecci, faggi e robinie per un’ampiezza totale che si aggira su valori di 20

metri.

L’alveo bagnato riprende dimensioni ideali grazie alla presenza di svariate immissioni

di piccoli canali. Il fondo risulta ancora diversificato e stabile (FIG 7.22) mentre

l’alternanza di raschi e pozze è ben visibile e ricorrente. Da un’analisi sul campo si è

riscontrata la presenza di detrito per lo più fibroso ma in parte anche polposo. La

comunità macrobentonica si mantiene adeguata alla tipologia fluviale, anche in virtù

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del miglioramento qualitativo delle acque torrentizie, evidenziato dalla minore

copertura macrofitica e dalla scarsa presenza di periphyton qui osservate.

Entrambe le sponde si mantengono comunque al secondo livello di funzionalità, a cui

corrisponde il giudizio di “buono”.

FIG 7.22: Il fondale differenziato e stabile del Valgoglio nel secondo tratto

Il terzo segmento di interesse si estende dalla frazione di Colarete alla centrale

idroelettrica di Aviasco, che influenza notevolmente le condizioni idriche dell’alveo

causando frequenti ritorni di portata. In questo segmento si osservano incrementi di

punteggio, dovuti a diversi fattori, tra cui la naturalità del territorio circostante, ora

coperto da foreste e boschi, che determinano l’instaurarsi di fasce perifluviali

continue su entrambe le sponde. Da notare, comunque, come sulla sponda destra

l’ampiezza di tale fascia non superi i trenta metri, come avviene invece sulla sponda

sinistra.

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La sezione trasversale diventa naturale, contribuendo ad un aumento dei punteggi

osservati, così come le acque, in cui non sono visibili macrofite e il periphyton è

rilevabile esclusivamente al tatto.

Si è invece stimato che la comunità macrobentonica risenta dei numerosi interventi

artificiali presenti nel quarto tratto di interesse e presenti struttura alterata rispetto alle

attese, con scomparsa dei generi più sensibili. Entrambe le sponde si mantengono

comunque al secondo livello di funzionalità.

Il quarto tratto di interesse ha lunghezza di circa 350 metri e comprende la centrale

dell’ENEL presente ad Aviasco (FIG 7.23), che causa una riduzione dei punteggi di

funzionalità osservati. In questo tratto le acque vengono incanalate per un breve

tratto cementato, in cui sono comunque presenti diverse classi granulometriche tra

cui anche grossi massi, causando notevoli perdite di biodiversità nella comunità

macrobentonica qui residente, poco equilibrata rispetto alla tipologia fluviale. La

presenza di captazioni, inoltre, si riflette sulla portata del torrente, soggetta a

frequenti fluttuazioni, così come sull’alveo bagnato, spesso di dimensioni inferiori a

un terzo dell’alveo di morbida.

Sulla sponda sinistra il territorio diviene urbanizzato per l’imponente struttura e la

fascia perifluviale, soggetta peraltro a frequenti interruzioni, diminuisce in ampiezza.

Qui sono inoltre visibili interventi di cementificazione per ovviare al problema

dell’erosione, aggravato dalle presenza delle pesanti fondamenta dell’edificio.

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FIG 7.23: La centrale di Aviasco

La vegetazione presente sulla sponda destra invece riflette le caratteristiche del

tratto precedente, registrando aumenti di ampiezza, qui superiore ai trenta metri. In

base a queste considerazioni la sponda destra viene ancora classificata al secondo

livello di funzionalità, mentre quella sinistra è soggetta a giudizi mediocri ed è

classificata al terzo livello di funzionalità.

L’ultimo tratto, infine, si estende da monte della centrale alla sorgente. Da notare

come, vista la concreta impossibilità di seguire il torrente lungo l’intero suo corso,

alcuni aspetti sono stati desunti da quanto osservato fino ai 1100 metri di altezza. Le

caratteristiche sembrano comunque riflettere quanto osservato fino a questa

altitudine.

Qui il torrente assume le caratteristiche tipiche di un corso di montagna (FIG 7.24) ed

è collegato per quasi tutti i parametri oggetto di studio ai massimi punteggi di

funzionalità. Fanno eccezione la copertura arborea, che presenta formazioni non

riparie quali conifere, pecci e faggi, e la presenza di fenomeni erosivi, seppur

limitatamente a curve e strettoie.

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FIG 7.24: Il Valgoglio nei tratti situati ad alta quota

I punteggi osservati hanno permesso di porre entrambe le sponde al primo livello di

funzionalità, a cui corrisponde il giudizio di “ottimo”.

7.2.5 Il torrente Acqualina

L’Acqualina percorre dieci chilometri attraverso il territorio comunale di Ardesio per

confluire nel Serio sulla sponda destra all’altezza di 593 m s.l.m.. Lungo il suo

percorso il corpo idrico costeggia talora dei nuclei abitati (tra cui Valcanale e diverse

frazioni di Ardesio) riducendo parzialmente i livelli di funzionalità ad esso associati,

che si mantengono comunque su buoni standard qualitativi. Vista la relativa

omogeneità dei parametri in esame lungo il corso d’acqua sono state compilate

solamente tre schede IFF.

255

Il primo tratto oggetto di studio comprende la confluenza con il Serio presso Ardesio.

Il territorio si presenta in condizioni di buona naturalità, soprattutto sulla sponda

destra, dove sono osservabili boschi di formazioni arboree non riparie, ma anche su

quella sinistra dove prevalgono invece prati ed incolti. Come accennato la

vegetazione è composta prevalentemente da formazioni non riparie, di ampiezza

mediamente più contenuta sulla sponda sinistra, dove essa non supera i trenta metri

ed è peraltro interessata da sporadiche interruzioni di continuità. La vegetazione si

estende in questo segmento fin sulle rive; ciò comporta buoni punteggi relativamente

a questo aspetto.

L’alveo di morbida possiede una larghezza inferiore al triplo dell’alveo bagnato.

Lungo la sezione trasversale, naturale, sono visibili diversi massi che fungono da

buone strutture di ritenzione del detrito; quest’ultimo, in particolare, risente della

copertura arborea presente ed è composto prevalentemente da frammenti vegetali

fibrosi e riconoscibili quali rametti e foglie. Sono frequentemente osservabili

successioni raschio-pozza che, unitamente alle caratteristiche del fondale,

differenziato e stabile, creano numerosi microhabitat colonizzabili dalla comunità di

macroinvertebrati, qui ben strutturata e comprendente diversi taxa sensibili quali

plecotteri ed efemerotteri. Questo aspetto indica anche condizioni di buona qualità

delle acque torrentizie, evidenziato peraltro anche dalla limitata presenza di

macrofite. I fenomeni erosivi sono osservabili solo presso curve e strettoie.

In base a quanto esposto la sponda sinistra è stata classificata al secondo livello di

funzionalità e quella destra al I-II, a cui corrispondono rispettivamente giudizi di

funzionalità “buono” e “buono-ottimo”.

Il secondo tratto in esame ha una lunghezza di circa 120 m e costeggia sulla sponda

sinistra Valcanale, un nucleo abitato presso cui si osserva una riduzione dei livelli di

funzionalità su entrambe le sponde. Il territorio sulla sponda destra è connesso

ancora a buoni punteggi, dovuti alla presenza di boschi e prati. Rispetto al tratto

precedente la fascia di vegetazione perifluviale riduce notevolmente le sue

ampiezze, contenute e in media inferiori ai cinque metri (FIG 7.25); essa, peraltro, è

caratterizzata sulla sponda sinistra da frequenti interruzioni.

256

FIG 7.25: Fasce perifluviali di ampiezza 1-5 m

Le rive possiedono mediamente copertura arbustiva e erbacea (FIG 7.26) mentre si

osserva un fondale a tratti movibile, in cui si fanno più rilevanti le percentuali relative

di particelle a granulometria più fine rispetto al tratto precedente

FIG 7.26: Erbe e arbusti presenti sulle rive

257

Sono evidenti i fenomeni erosivi che, su entrambe le sponde, causano lo scavo di

rive e radici, mentre la sezione trasversale è caratterizzata dalla presenza di

interventi artificiali, ancorché realizzati con tecniche di ingegneria naturalistica (FIG

7.27), che riducono leggermente i punteggi associati.

FIG 7.27: Caratteri artificiali della sezione trasversale

Da notare inoltre una riduzione della copertura macrofitica, scarsa e con periphyton

rilevabile solo al tatto, rispetto al tratto precedentemente descritto. Ciò nonostante i

punteggi complessivi risultano in diminuzione su entrambe le sponde; quella destra

viene classificata al II livello di funzionalità mentre quella sinistra al II-III.

Il terzo e ultimo segmento analizzato denota l’aumento dei punteggi osservati su

entrambe le sponde, che possiedono caratteristiche del tutto simili e vengono

classificate al livello I-II di funzionalità. Il territorio si presenta coperto da boschi e

foreste di formazioni non riparie, che formano fasce non interrotte di ampiezza

maggiore di trenta metri su entrambe le sponde, estendendosi fin sulle rive. Il fondale

è nuovamente diversificato e stabile, con massi incassati che fungono da ottime

strutture di ritenzione degli apporti trofici. Da notare come le elevate velocità

258

raggiunte dalla corrente rendano molto evidenti i fenomeni erosivi causando

frequentemente la frana delle rive.

E’ di un certo interesse, infine, la presenza di un alveo di morbida di larghezza

maggiore del triplo dell’alveo bagnato, con fluttuazioni di portata a ritorno stagionale

e dipendenti dalle precipitazioni atmosferiche.

7.2.6 Il torrente Ogna

Lungo i nove chilometri che percorre, il torrente Ogna costeggia, senza attraversarlo,

il paese di Valzurio e il centro abitato di Villa d’Ogna. Le sorgenti sono situate a 1503

m s.l.m. mentre la confluenza con il Serio si trova sulla sponda sinistra a 551 m

s.l.m., in comune di Villa d’Ogna.

Il torrente presenta sbarramenti artificiali dovuti a captazioni di acqua a fini di

produzione di energia elettrica, che contribuiscono a originare i laghetti verdi di Villa

d’Ogna, meta di passeggiate ed escursioni da parte di numerosi turisti.

Lungo il corso d’acqua sono state compilate sei schede IFF che hanno permesso di

evidenziare livelli di funzionalità fluviale decrescenti presso il nucleo abitato di Villa

d’Ogna. Il primo segmento fluviale oggetto di studio si estende, in direzione valle-

monte, dalla confluenza con il Serio all’inizio del paese di Villa d’Ogna. Il territorio

circostante è coperto su entrambe le sponde da prati, incolti e boschi in cui si

distinguono formazioni non riparie, che originano fasce perifluviali, primarie, di

ampiezza maggiore di trenta metri su entrambe le sponde, le quali presentano

tuttavia interruzioni mentre le rive sono coperte da arbusti e erbe.

La sezione trasversale è naturale mentre il fondo dell’alveo, a tratti movibile, è

prevalentemente composto da ciottoli di dimensioni variabili, alternati a granulometrie

più fini. I ciottoli in questo caso costituiscono delle buone strutture di ritenzione degli

apporti trofici a causa della scarsa profondità media delle acque qui osservata.

Durante l’applicazione dell’I.F.F. sono risultati visibili frammenti vegetali fibrosi, come

rami e foglie, e polposi. Sono presenti successioni raschio-pozza a distanze diverse

e con frequenza irregolare; la corrente possiede comunque un buon potere erosivo,

che causa frequentemente lo scavo di rive e radici.

Le acque, infine, presentano una copertura macrofitica limitata con periphyton

scarsamente sviluppato, segno di buone condizioni qualitative che, del resto, sono

259

riflesse anche dalla comunità macrobentonica qui residente, ben diversificata, in

linea con quanto atteso dall’osservazione della tipologia fluviale del tratto in esame.

In particolare dall’applicazione dell’Indice Biotico Esteso in questo segmento, che

viene collocato in classe II, si è riscontrata la presenza di plecotteri (Capnia e

Leuctra), efemerotteri (Baetis, Ecdyonurus e Rhytrogena), tricotteri

(Sericostomatidae, Rhyacophilidae e Hydropsichidae), coleotteri (Hydraenidae) e

taxa meno sensibili quali ditteri e oligocheti.

In base alle considerazioni precedenti entrambe le sponde sono state collocate al

secondo livello di funzionalità.

Il secondo tratto analizzato comprende i primi insediamenti urbani di Villa d’Ogna,

che si mantengono tuttavia distanti dal corso d’acqua; il territorio è coperto ancora da

pochi arativi, incolti e boschi. Si nota, sulla sponda sinistra, una perdita di funzionalità

dovuta all’assenza di vegetazione arborea perifluviale (è presente una massicciata),

mentre sulla sponda destra si possono osservare formazioni arbustive riparie come

saliceti, alternati a specie non riparie, tra cui si distinguono numerosi noccioli, che

formano una fascia continua. Questa particolare situazione si riflette sulle ampiezze

osservate, maggiori di trenta metri sulla sponda destra; su quella sinistra invece tale

ampiezza è compresa tra 1 e 5 metri, ed è dovuta ad una sottile copertura erbosa

che si estende fin sulla riva.

Da notare infine la perdita di funzionalità dovuta alla presenza di interventi artificiali a

difesa dai fenomeni erosivi su entrambe le sponde, ad una copertura macrofitica più

consistente, sintomo di probabili scarichi organici e alla presenza di interventi

artificiali lungo la sezione trasversale. Sono presenti massi incassati che fungono da

efficaci strutture di ritenzione. I punteggi rilevati pongono la sponda destra al

secondo livello di funzionalità, mentre per quella sinistra la perdita di funzionalità è

più evidente e il giudizio è mediocre (livello III).

Il terzo segmento attraversa i territori urbanizzati di Villa d’Ogna. Le principali

variazioni rispetto alla scheda precedente riguardano lo stato della vegetazione,

limitata in estensione dalla presenza degli insediamenti urbani, che inoltre

determinano l’insediamento di fasce perifluviali secondarie su entrambe le sponde.

La vegetazione osservata comprende formazioni arboree e arbustive riparie

rispettivamente per la sponda destra e sinistra, limitate in ampiezza soprattutto per

260

quanto riguarda la sponda sinistra, che al massimo raggiunge i cinque metri. La

copertura arbustiva si estende fin sulle rive, contribuendo ad un aumento dei

punteggi di funzionalità associati. Sul fondo dell’alveo infine sussiste un minor

numero di strutture di ritenzione, principalmente a causa dell’assenza di massi

stabilmente incassati. Il giudizio di funzionalità per questo tratto è mediocre per

entrambe le sponde, classificate al terzo livello di funzionalità.

I successivi tre segmenti fluviali analizzati sono caratterizzati da un aumento dei

punteggi osservati, dovuti al fatto che il torrente attraversa territori a maggior livello di

naturalità, coperti prevalentemente da boschi e foreste. Lungo il quarto segmento

analizzato si è osservata la presenza di fasce perifluviali primarie, di ampiezza

superiore ai trenta metri (sponda sinistra) o compresa tra 1 e 30 metri (sponda

destra). La vegetazione, arborea e riparia, si estende fin sulle rive e non presenta

interruzioni. Da notare come il fondale dell’alveo diventi differenziato e stabile, con

presenza di grossi massi incassati, che fungono anche da efficaci strutture di

ritenzione.

Si fanno inoltre più evidenti le successioni raschio-pozza, che determinano frequenti

zone in cui l’erosione operata dalla corrente si fa evidente, con radici scoperte e rive

parzialmente scavate. Le acque presentano infine una elevata copertura macrofitica,

probabile sintomo dell’ingresso di reflui non depurati. Il livello di funzionalità

individuato è il I-II per entrambe le sponde, collegato a un buono-ottimo giudizio di

funzionalità.

Il segmento appena descritto termina in corrispondenza della chiusa dell’ENEL per la

captazione di acque a fini energetici. Tale captazione è considerata lungo il quinto

tratto considerato, che si chiude presso i laghetti verdi. Le uniche differenze

significative qui riscontrate rispetto al tratto precedente sono da collegare alla

presenza di grossi massi sul fondo dell’alveo, che aumentano le capacità di

ritenzione degli apporti trofici, nonché agli interventi artificiali citati, in apertura e

chiusura di scheda, sulla sezione trasversale del torrente. Queste variazioni nei

punteggi determinano la classificazione della sponda sinistra al I livello di funzionalità

mentre quella destra ricade al II livello, comunque collegato ad un buon giudizio di

funzionalità. Il sesto e ultimo tratto, che si estende dai laghetti verdi alle sorgenti, è

infine caratterizzato da ulteriori aumenti di punteggio, che permettono di collocare

261

anche la sponda destra al primo livello di funzionalità, dovuti principalmente alla

maggiore naturalità della sezione trasversale e a cambi nella tipologia di detrito,

prevalentemente composto da frammenti vegetali riconoscibili, nonché ad una

copertura algale minore.

7.2.7 Il torrente Flex

Il torrente Flex si imbatte nel Serio sulla sponda sinistra, all’altezza di Ponte Selva.

Questo corso d’acqua assume rilevante importanza nello studio delle caratteristiche

qualitative delle acque del Serio, in quanto vi convoglia gli scarichi del depuratore di

Clusone, che serve anche la frazione di Fiorine. Da notare come gli apporti nelle

acque torrentizie vengano parzialmente diluiti dall’immissione di un secondo

affluente, che scorre nella Valle dell’Inferno, che si congiunge al Flex circa 200 m a

monte della confluenza con il Serio.

Quando è stato applicato l’IFF, tuttavia, tale affluente è stato rinvenuto in secca; il

corso d’acqua seguito è stato quindi esclusivamente il Flex.

Il torrente è stato diviso in cinque tratti, che mediamente hanno evidenziato mediocri

condizioni di funzionalità. Il primo di questi segmenti, in direzione valle-monte,

attraversa territori urbanizzati a causa della presenza di abitazioni e, soprattutto,

della S.P. 35 che per un tratto significativo costeggia il corso d’acqua.

In questo tratto è presente una fascia perifluviale primaria sporadicamente interrotta

che su entrambe le sponde è composta da formazioni arboree non riparie (FIG 7.28),

che raggiungono ampiezze massime di trenta metri circa.

262

FIG 7.28: Fascia perifluviale sulle sponde del torrente Flex

La vegetazione arborea talora si estende fin sulle rive, che tuttavia risultano

mediamente coperte da formazioni arbustive e arboree. Il torrente è qui

caratterizzato da buone portate e l’alveo di morbida possiede larghezza inferiore al

triplo dell’alveo bagnato. Nonostante il buon quantitativo d’acqua, tuttavia, le acque

sembrano risentire degli scarichi provenienti dai paesi a monte che, sebbene

depurati dall’impianto presente, si riflettono sulla qualità della risorsa idrica, in cui

sono visibili elevate coperture macrofitiche e periphyton piuttosto spesso.

La scarsa qualità delle acque è inoltre testimoniata dalla presenza di una comunità

macrobentonica poco equilibrata e diversificata, collocata in classe IV di IBE, in cui

prevalgono taxa tolleranti all’inquinamento. Il transetto di applicazione dell’IBE ha

evidenziato come in questo tratto risiedano efemerotteri tolleranti ad alterazioni

dell’habitat (Baetis), coleotteri (Dytiscidae), ditteri (Tipulidae, Chironomidae e

Simulidae), irudinei (Piscicola) e tubificidi.

Questa tipologia di macrobenthos viene riscontrata nonostante il torrente sia, in

assenza di apporti, in grado di ospitare una comunità ben diversificata in quanto

dotato di un fondale, a tratti movibile, in cui si alternano diverse classi

granulometriche ad eccezione di grossi massi incassati, nonché di una sezione

trasversale in cui solo sporadicamente sono rilevabili elementi artificiali e, soprattutto,

263

in quanto lungo questo segmento sono ricorrenti le successioni raschio-pozza che

creano una buona diversità in microhabitat.

I raschi presenti causano fenomeni erosivi di lieve entità, visibili, su entrambe le

sponde, in corrispondenza di strettoie e curve. Le strutture di ritenzione, infine, sono

diffuse e hanno permesso di rilevare un detrito composto prevalentemente da

frammenti fibrosi e riconoscibili, rinvenibili grazie all’elevata copertura arborea

presente.

In base alle considerazioni precedenti entrambe le sponde su questo tratto sono

classificate al terzo livello di funzionalità, a cui corrisponde un giudizio mediocre.

Il secondo tratto di interesse ha permesso di evidenziare un innalzamento dei livelli di

funzionalità sulla sponda sinistra, prevalentemente dovuto alla presenza di territori

coperti da prati e pascoli. Gli altri parametri monitorati non si discostano

significativamente rispetto al segmento precedentemente analizzato; da citare solo

una minore ricorrenza di raschi e pozze, presenti a distanze diverse con successione

irregolare, e una fascia perifluviale che, sulla sponda sinistra, possiede ampiezze di

circa 40-50 metri. Si osserva inoltre una variazione nella tipologia di detrito, in cui i

frammenti polposi sono maggiormente riscontrabili.

La sponda destra si mantiene comunque urbanizzata; qui si trova inoltre un impianto

di depurazione degli scarichi provenienti dai diversi paesi della zona. La scheda IFF,

chiusa alle porte della frazione di Fiorine (comune di Clusone), ha permesso di

classificare al II-III livello di funzionalità la sponda sinistra mentre quella destra si

mantiene al terzo livello.

Il terzo tratto di interesse ha una lunghezza di circa 200 metri e presenta una

riduzione dei punteggi di funzionalità associati, dovuta a diversi aspetti. E’ stata

osservata una fascia perifluviale secondaria sulla sponda destra (FIG 7.29) di

ampiezza ridotta, che non raggiunge i cinque metri, e dotata di frequenti interruzioni.

Da notare come le ampiezze della fascia perifluviale si riducano anche per la sponda

sinistra, dove la vegetazione mantiene ampiezze inferiori ai trenta metri, con

interruzioni tuttavia più sporadiche.

264

FIG 7.29: Fascia perifluviale secondaria sulla sponda destra del Flex: si noti inoltre il modesto

quantitativo di acqua presente, sintomo di frequenti fluttuazioni di portata che seguono l’andamento

delle precipitazioni atmosferiche.

Durante il lavoro di campo è stato possibile osservare come i quantitativi di acqua qui

presenti siano notevolmente ridotti rispetto ai tratti a valle; le testimonianze degli

abitanti del luogo hanno permesso di stabilire che i ritorni di portata qui osservati

avvengano frequentemente a seconda dell’andamento delle precipitazioni

atmosferiche. Da notare inoltre la maggiore entità dei fenomeni erosivi, che si

esplicano nello scavo di rive e radici, mentre le condizioni qualitative delle acque

sembrano migliorare rispetto ai tratti a valle, in quanto la copertura macrofitica si fa

meno evidente. Dalle osservazioni effettuate si è infine stimata la tipologia di

comunità macrobentonica presente; da un lato le condizioni qualitative delle acque di

questo segmento, posto a monte dello scarico dell’impianto di Clusone,

permetterebbero lo sviluppo di un macrobenthos in linea con la tipologia fluviale,

dall’altro tuttavia gli scarsi quantitativi di acqua e i ritorni frequenti di portata causano

alterazioni consistenti della struttura della comunità.

Si è pertanto supposto che, in condizioni di morbida, tale comunità sia

sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso per

265

via dell’azione trascinatrice della corrente, che ha luogo in seguito alle precipitazioni

atmosferiche provocando riduzioni di biodiversità.

Entrambe le sponde di questo tratto sono state classificate al terzo livello di

funzionalità, a cui corrispondono giudizi mediocri.

Il quarto segmento analizzato attraversa territori che non risentono della presenza

antropica, coperti da boschi, prati e incolti, allontanandosi progressivamente dai

centri abitati. Le fasce perifluviali ritornano primarie su entrambe le sponde, sempre

costituite da formazioni arboree non riparie. La sponda destra, tuttavia, presenta

fasce vegetazionali più ampie, ben oltre i trenta metri, rispetto a quelle presenti sulla

sponda sinistra, peraltro caratterizzate dalla presenza di interruzioni, seppur

sporadiche.

Le condizioni idriche dell’alveo si mantengono critiche, come per il segmento

precedente, a causa dei frequenti periodi di magra che si succedono durante il corso

dell’anno, e che seguono l’andamento degli eventi atmosferici. Gli altri parametri

monitorati mantengono una certa continuità rispetto ai tratti precedenti.

In base agli aspetti monitorati la sponda sinistra è stata posta al terzo livello di

funzionalità, mentre quella destra è caratterizzata da miglioramenti qualitativi, che la

pongono al livello II-III, cui corrispondono giudizi di funzionalità tra il buono e il

mediocre.

L’ultimo tratto di interesse, infine, ricalca le caratteristiche di un corso di montagna,

estendendosi fino alle sorgenti. Il territorio circostante è ora coperto da foreste e

boschi in cui prevalgono formazioni arboree non riparie, che formano fasce

perifluviali primarie, continue e di ampiezza superiore ai trenta metri su entrambe le

sponde, estendendosi fin sulle rive. Rispetto ai tratti precedenti sono più frequenti le

successioni raschio-pozza.

Si osserva inoltre una variazione nella tipologia di detrito, in cui prevalgono i

frammenti riconoscibili a causa dell’elevata copertura arborea presente. Risultano

penalizzanti sui punteggi di funzionalità rilevati i fenomeni erosivi, frequenti con radici

scoperte e rive scavate, nonché la condizioni idriche dell’alveo, che mantiene

frequenti ritorni di portata.

266

Questi aspetti limitano la funzionalità associata a questo segmento, che si mantiene

comunque al secondo livello, cui corrispondono buoni giudizi di funzionalità, su

entrambe le sponde.

7.2.8 Il torrente Nossana

Il torrente Nossana ha una lunghezza effettiva di un solo chilometro circa e nasce da

una sorgente sotterranea a 530 m s.l.m. sfociando sulla sponda destra del Serio alla

quota di 499 m s.l.m., il tutto nel comune di Ponte Nossa.

Prima del 1970 il torrente scorreva nella omonima valle per una lunghezza di 6,5 km

sorgendo a 1.504 m s.l.m.; oggi la valle si presenta in secca per la maggior parte

dell’anno, raccogliendo le acque meteoriche soltanto in occasione di abbondanti

precipitazioni.

Nel 1970 la sorgente è stata bonificata per rifornire d’acqua, con la sua portata di

1.700 l/sec, la città di Bergamo ed altri 30 comuni. Tale sorgente si presenta quindi

cementificata e ai lati si trovano due canali artificiali: quello di destra per lo scolmo

delle acque meteoriche proveniente dalla valle soprastante e quello di sinistra come

scarico per l’eventuale eccesso di acqua proveniente dalla sorgente sotterranea.

Il torrente è stato diviso in due soli tratti, vista la sua esigua lunghezza. Il primo

comprende la confluenza con il Serio e presenta giudizi di funzionalità tra il buono e il

mediocre, in quanto entrambe le sponde sono state classificate al II-III livello di

funzionalità.

In questo segmento la Nossana scorre in paese e presenta una sezione trasversale

in cui sono presenti elementi artificiali, principalmente dovuti ad interventi di

canalizzazione delle acque torrentizie; ciò nonostante le acque presentano una

buona limpidità e sono quasi del tutto prive di coperture macrofitiche, così come di

periphyton, rilevabile solamente al tatto su ciottoli e massi.

Questi ultimi, in particolare, rendono il fondale diversificato e stabile (FIG 7.30) in

quanto alternati a granulometrie più fini. Si generano dunque numerosi microhabitat,

anche grazie alla presenza di ben distinte successioni raschio-pozza, che

giustificano la presenza di una comunità macrobentonica ben diversificata e

adeguata alla tipologia fluviale.

267

Il transetto eseguito per l’applicazione dell’Indice Biotico Esteso ha infatti mostrato

come il macrobenthos qui residente sia classificabile in classe I per quanto concerne

questo aspetto. I taxa rinvenuti presentano diverso grado di sensibilità ad alterazioni

dell’habitat, originando una comunità avente elevata biodiversità; sono presenti

plecotteri (Isoperla e Chloroperla), efemerotteri (Baetis, Ecdyonurus e Rhytrogena),

tricotteri (Rhyacophilidae e Sericostomatidae) ed altri taxa maggiormente ubiquitari

quali coleotteri (Elophoridae), ditteri, gasteropodi, tricladi e oligocheti.

FIG 7.30: Fondale diversificato e stabile della Nossana

Le fasce perifluviali presenti sono secondarie e limitate dalla presenza di abitazioni;

su entrambe le sponde esse presentano ampiezze comprese tra 1 e 5 metri, e

risultano frequentemente interrotte. Le specie arboree presenti, non riparie, sono

assenti dalle rive, dove si rilevano solamente specie erbacee che formano uno strato

sottile. Nonostante l’esigua copertura arborea, il detrito rilevato presenta numerosi

frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi, trattenuti dalle strutture di ritenzione,

268

presenti in buon numero soprattutto sotto forma di massi affioranti. Come accennato

in precedenza sono visibili numerosi raschi e pozze, presenti con successione

irregolare. L’azione erosiva esplicata dai raschi è evidente particolarmente in curve e

strettoie su entrambe le sponde.

Il secondo tratto oggetto di studio comprende un segmento fluviale di circa

settecento metri caratterizzato dalla presenza di canalizzazioni artificiali; le acque

sorgive vengono da qui convogliate verso la confluenza con il Serio. In figura 7.31 è

evidente l’elevata copertura macrofitica qui riscontrata. I livelli di funzionalità qui

rilevati sono collegati a un giudizio mediocre-scarso su entrambe le sponde,

classificate al III-IV livello di funzionalità.

FIG 7.31: Le acque della Nossana, convogliate verso il centro abitato di Ponte Nossa

7.2.9 Il torrente Riso

Il torrente Riso nasce nel territorio comunale di Oneta a 965 m s.l.m. per sfociare nel

Serio a Ponte Nossa a 460 m s.l.m. dopo un percorso di sette km circa.

Il corso d’acqua costeggia il paese di Gorno e attraversa una zona densamente

industrializzata, influenzando le caratteristiche qualitative del Serio in seguito alla

269

confluenza. La valle del Riso è una località molto conosciuta in quanto costituiva il

principale centro minerario della bergamasca; la “Miniera Monica” (abbandonata nel

1982), con i suoi tunnel che si estendevano per più di 12 km all’interno della

montagna, rappresentava uno dei più grandi centri di estrazione della valle da cui si

cavavano minerali quali blenda, calamina e galena, dai quali poi si estraevano

principalmente zinco e piombo.

Lungo il corso del torrente, che presenta sempre acque a flusso turbolento, sono

state compilate sei schede IFF, descritte di seguito procedendo in direzione valle-

monte.

Il primo tratto si estende per circa 1 Km dalla confluenza con il Serio (FIG 7.32); qui il

torrente scorre attraverso territori urbanizzati sulla sponda sinistra e coperti da boschi

e prati sulla sponda destra. Si nota come la presenza di arginature artificiali

determina l’assenza, sulla sponda sinistra, della fascia perifluviale.

FIG 7.32: Il Riso presso la confluenza con il Serio

Tale fascia è invece presente, e costituita da specie erbacee, sulla sponda destra,

dove raramente raggiunge ampiezza di 5 m e presenta sporadiche interruzioni. Le

rive sono coperte, su entrambe le sponde, da erbe e arbusti.

270

Il fondale, a tratti movibile, non presenta massi incassati ed è costituito

prevalentemente da ciottoli, ghiaia e sabbia. Esso risulta comunque dotato di diversi

microhabitat per via delle ricorrenti successioni raschio-pozza, che causano inoltre

evidenti fenomeni erosivi, soprattutto sulla sponda destra dove sono presenti radici

scoperte e rive scavate. La comunità macrobentonica qui presente, nonostante ciò,

presenta struttura alterata rispetto a quanto atteso (classe III), con ingresso nella

tabella a doppia entrata che avviene a livello dei tricotteri (Rhyacophilidae e Baetis);

sono stati rilevati, inoltre, anche coleotteri (Dytiscidae), ditteri (Simulidae, Tipulidae,

Chironomidae) e tubificidi.

Questa tipologia di macrobenthos non deve comunque stupire se si tiene conto dei

numerosi fattori impattanti presenti lungo il corso d’acqua, peraltro evidenziabili

anche grazie all’elevata copertura macrofitica qui rilevabile e dal periphyton visibile a

occhio nudo.

Le condizioni idriche dell’alveo sono connesse a punteggi di funzionalità elevati,

essendo quest’ultimo di larghezza inferiore, in regime di morbida, al triplo dell’alveo

bagnato. Da notare infine come il detrito presente, trattenuto da strutture di ritenzione

libere e mobili dalle piene, presenti sia frammenti vegetali fibrosi che frammenti

polposi parzialmente biodegradati.

I livelli di funzionalità determinati per questo tratto sono il III per la sponda destra e il

III-IV per quella sinistra, e sono riconducibili a giudizi mediocri.

Il secondo segmento considerato, di lunghezza di circa 370 m, evidenzia aumenti di

punteggio relativi alla sponda destra, mentre quella sinistra presenta ulteriori

riduzioni. Questo fenomeno è dovuto essenzialmente allo stato della vegetazione

perifluviale, ancora secondaria su entrambe le sponde ma costituita, su quella

destra, da formazioni arboree non riparie. Sulla sponda destra si notano inoltre

ampiezze maggiori di tale fascia, che supera molto frequentemente i cinque metri.

Sulla sponda sinistra invece la vegetazione presente si mantiene paragonabile al

tratto precedente, anche se è da evidenziare come le rive qui presenti siano nude.

Da notare inoltre come i fenomeni erosivi relativi alla sponda destra siano evidenti

solo in corrispondenza di curve e strettoie.

Come precedentemente accennato le condizioni della sponda sinistra si mantengono

mediocri, classificate al III-IV livello di funzionalità, mentre su quella destra è

271

osservabile un miglioramento, in seguito alla collocazione della stessa al II-III livello

di funzionalità.

Il terzo tratto di interesse si estende per circa quattrocento metri in direzione di Gorno

e presenta, per entrambe le sponde, miglioramenti dei livelli di funzionalità associati.

In particolare le osservazioni effettuate hanno mostrato come la fascia perifluviale sia

qui composta da formazioni arbustive riparie su entrambe le sponde. Tale fascia,

sporadicamente interrotta, presenta inoltre ampiezze superiori ai trenta metri sulla

sponda destra o comunque a cinque sulla sponda sinistra (FIG 7.33).

FIG 7.33: Arbusti presenti sulle rive del Riso

Le acque presentano inoltre un aspetto più gradevole in quanto si riduce la copertura

macrofitica presente. Questo è sintomo di una ridotta esposizione a carichi inquinanti

di origine civile, che si riflette sulla comunità macrobentonica qui presente, ben

strutturata e diversificata.

Rispetto ai tratti precedenti si nota inoltre come le strutture di ritenzione siano più

stabili a causa della presenza di massi affioranti mentre migliorano i punteggi

collegati a fenomeni erosivi, limitati sulla sponda sinistra di questo segmento alle

272

curve e alle strettoie, e più evidenti, con rive scavate, sulla sponda destra. Il detrito

rilevato, inoltre, è prevalentemente composto da frammenti fibrosi.

In generale si è comunque potuto asserire come i giudizi di funzionalità relativi ad

entrambe le sponde del torrente siano buoni; esse vengono infatti classificate al

secondo livello di funzionalità.

Lungo il quarto segmento di interesse si nota invece una nuova riduzione dei

punteggi, dovuta al passaggio del torrente attraverso il comune di Gorno e agli

aspetti conseguenti a tale passaggio. Innanzitutto si nota come dalla fascia

perifluviale scompaiano i saliceti arbustivi osservati precedentemente in favore di

formazioni non riparie, che raggiungono raramente ampiezza di 5 m e presentano,

sulla sponda destra, sporadiche interruzioni.

Da notare come le acque siano qui prive di coperture algali mentre il periphyton è

rilevabile solamente al tatto; in generale comunque le condizioni della vegetazione

perifluviale qui riscontrate si riflettono sui livelli di funzionalità associati a entrambe le

sponde, il II-III per quella sinistra e il terzo per quella destra.

Il quinto segmento di interesse si estende per circa 2 Km ed è caratterizzato da

ulteriori riduzioni di punteggio a causa della canalizzazione delle acque torrentizie qui

presente; è inoltre presente una chiusa (FIG 7.34) che in tempi passati permetteva di

derivare una canale ad uso della miniera.

273

FIG 7.34: La chiusa presente presso la “miniera Monica” lungo il corso del Riso

Il territorio si presenta coperto da arativi sulla sponda sinistra e da prati e boschi su

quella destra, mentre gli interventi artificiali appena citati causano la scomparsa della

fascia vegetazionale dalle sponde. Parziali recuperi di punteggio sono dovuti alla

presenza (e all’abbondanza) di efficaci strutture di ritenzione del detrito, composto

qui in prevalenza da frammenti fibrosi riconoscibili.

Il livello di funzionalità indicato dai punteggi è il terzo per entrambe le sponde.

Il sesto e ultimo tratto infine si estende fino alla sorgente del corso d’acqua e

presenta i caratteri principali di un corso d’acqua di montagna; Il territorio

attraversato è coperto da boschi e foreste, che generano fasce perifluviali di

ampiezza maggiore di trenta metri su entrambe le sponde e che si estendono fin

sulle rive (FIG 7.35). Esse presentano una associazione vegetale tipica del bosco

ceduo e solo sporadicamente si sono rilevate formazioni tipicamente riparie (come

ontani e salici). Le foglie e i rametti delle stesse piante costituiscono la frazione più

importante del detrito che è ancora ben riconoscibile e fibroso.

274

Da notare in questo tratto la presenza di una copertura macrofitica più rilevante

rispetto al tratto precedente, comunque legata a buoni punteggi. Entrambe le sponde

sono classificate in questo tratto al primo livello di funzionalità.

FIG 7.35: Formazioni arboree sulle rive del Riso

7.2.10 Il torrente Vertova Dalle sorgenti, situate a 1193 m s.l.m., alla confluenza con il fiume Serio (sulla

sponda destra a 484 m s.l.m.) il torrente Vertova scorre nel territorio comunale

dell’omonimo paese, all’interno dello splendido scenario naturale della Valle Vertova.

La lunghezza complessiva del torrente si aggira attorno ai 9,5 Km.

La naturalità del territorio attraverso cui si snoda il percorso del torrente, la limpidità

delle acque e la ricchezza floristica e faunistica fanno della Valle Vertova un itinerario

rinomato in tutta la Valle Seriana, meta di turisti soprattutto durante la stagione

estiva. Da citare le famose pozze dei cavalli (FIG 7.36), buche generate dall’azione

del torrente dove l’acqua raggiunge profondità di qualche metro.

275

FIG 7.36: Pozze dei cavalli in Valle Vertova

Lungo il corso del torrente, procedendo in direzione valle-monte, sono state

compilate otto schede IFF, che hanno sostanzialmente mostrato come i livelli di

funzionalità associati al corpo idrico si riducano quando questo raggiunge il nucleo

abitato di Vertova, in prossimità della confluenza con il Serio.

Il primo segmento fluviale analizzato è posto a monte della confluenza ed ha una

lunghezza di circa cento metri. Qui il torrente attraversa aree urbanizzate e presenta

su entrambe le sponde una fascia perifluviale secondaria caratterizzata dalla

presenza di formazioni arboree non riparie, di ampiezza ridotta (tra 1 e 5 metri)

sporadicamente interrotte. Le rive si presentano coperte da un sottile strato erboso.

L’alveo possiede una larghezza inferiore al triplo dell’alveo bagnato e un fondale a

tratti movibile, la cui struttura conferisce al torrente, vista la presenza di massi di

piccole dimensioni stabilmente incassati, una buona capacità di ritenuta degli apporti

trofici. L’erosione è evidente, con scavo di rive e radici, mentre lungo la sezione

trasversale sono visibili lievi interventi artificiali. Non sono presenti frequenti

successioni raschio-pozza e le acque possiedono flusso turbolento.

276

La copertura macrofitica in questo tratto è elevata, così come il periphyton, visibile ad

occhio nudo. E’ presente un detrito prevalentemente fibroso, mentre la comunità

macrobentonica è ben strutturata e diversificata nonostante il contesto territoriale in

cui scorre il torrente (classe II di IBE), fattore indice di acque in buone condizioni

qualitative.

In particolare qui sono stati rinvenuti taxa sensibili quali plecotteri (Capnia e Leuctra),

efemerotteri (Ephemerella) e tricotteri (Rhyacophilidae), nonché numerosi

gasteropodi (Ancylus), ditteri e oligocheti.

In base alle considerazioni precedenti il torrente in questo tratto si classifica pertanto

al terzo livello di funzionalità su entrambe le sponde.

Il secondo tratto di interesse è caratterizzato da riduzioni nella funzionalità osservata,

dovute essenzialmente alla scomparsa della fascia vegetazionale, dovuta alla

presenza di interventi artificiali di arginatura delle acque torrentizie (FIG 7.37), che

rendono inoltre difficilmente valutabile l’entità dei fenomeni erosivi lungo il corso del

torrente. La comunità macrobentonica qui residente indica comunque una buona

qualità dell’habitat fluviale in quanto ben diversificata, nonostante la perdita di

naturalità della sezione trasversale.

In generale in questo tratto le due sponde presentano caratteristiche simili e in base

ai punteggi di funzionalità osservati si collocano al IV livello di funzionalità.

FIG 7.37: Il torrente Vertova che scorre nel centro abitato

277

Il terzo segmento di interesse si estende dal centro abitato fino all’imbocco della

Valle Vertova, dove sono presenti agglomerati urbani su entrambe le sponde. Qui si

nota la comparsa di fasce vegetazionali su entrambe le sponde, primaria a destra e

secondaria a sinistra, costituite da specie riparie e di ampiezza rispettivamente

maggiore di 30 m e compresa tra i 5 e i 30 m. Queste fasce sono tuttavia

frequentemente soggette ad interruzioni nelle continuità, soprattutto sulla sponda

destra.

Questa situazione provoca inoltre l’instaurarsi di rive prevalentemente coperte da

vegetazione arborea (FIG 7.38) che, anche a causa della ridotta ampiezza dell’alveo

(7-8 m circa), determinano una maggiore abbondanza di frammenti vegetali fibrosi

nel detrito rinvenuto.

Visivamente le acque presentano inoltre un aspetto più gradevole a causa della

limitata copertura macrofitica presente. Infine, rispetto ai segmenti precedentemente

descritti, è da evidenziare come la sezione trasversale qui presente sia prettamente

naturale, con lievi interventi artificiali quali la sporadica presenza di muri di

contenimento a contatto con le acque torrentizie.

FIG 7.38: Le rive del Vertova, coperte da vegetazione arborea

278

Questo generalizzato miglioramento qualitativo dell’ambiente fluviale causa pertanto

un aumento dei punteggi di funzionalità osservati, che pongono la sponda destra al

secondo livello e quella sinistra al livello II-III.

Il quarto tratto analizzato ha permesso di porre entrambe le sponde del torrente al

secondo livello di funzionalità con un leggero aumento dei punteggi rispetto al

segmento precedentemente descritto, rispetto a cui si osservano variazioni di

numerosi parametri.

In particolare è di interesse la presenza di un territorio coperto da foreste e boschi

sulla sponda destra, da cui scompaiono gli agglomerati urbani (ancora presenti però

a sinistra) nonché l’instaurarsi di una fascia di vegetazione perifluviale, primaria, in

cui spicca la presenza di formazioni arboree riparie quali salici. Come accennato, la

sponda sinistra è ancora caratterizzata dalla presenza di nuclei abitati, che limitano,

rispetto a quella destra, la fascia perifluviale in ampiezza, qui compresa tra 5 e 30 m.

Rispetto al tratto precedente si notano inoltre l’assenza di rilevanti interruzioni nella

continuità della vegetazione, la presenza, sulla riva sinistra, di formazioni erbacee e

arbustive e tracce molto evidenti di fenomeni erosivi, quali rive scavate, sulla sponda

sinistra. Le acque sono mediamente caratterizzate da una ridotta copertura

macrofitica, anche se esistono situazioni locali, trascurabili rispetto all’intero tratto

considerato per via delle limitate estensioni delle stesse, in cui il flusso diviene

laminare e si osservano fioriture algali di una certa entità a causa della presenza di

chiuse. Questo genera inoltre l’instaurarsi di un regime idraulico caratterizzato da

fluttuazioni di portata a ritorno stagionale.

Da notare infine come lungo la sezione trasversale esista ancora qualche elemento

artificiale ma di natura diversa rispetto ai precedenti, in quanto dalla presenza di

chiuse, muri di contenimento o arginature si passa alla sporadica presenza di

attraversamenti pedonali (FIG 7.39)

.

279

FIG 7.39: Attraversamento pedonale presente sul torrente Vertova

Il quinto segmento analizzato è caratterizzato da un ulteriore aumento dei punteggi

su entrambe le sponde; qui scompaiono gli insediamenti abitati e il territorio

circostante possiede un elevato livello di naturalità anche sulla sponda sinistra, dove

sono presenti prati, pascoli e incolti.

Si nota una buona presenza di successioni raschio-pozza con una conseguente

ricchezza in microhabitat disponibili per la comunità macrobentonica, caratterizzata

rispetto ai tratti precedenti da un ulteriore aumento di biodiversità, e in cui si distingue

la presenza di numerosi organismi sensibili. Ciò è dovuto anche ad una maggiore

abbondanza di grossi massi (FIG 7.40), che generano un fondale maggiormente

stabile e differenziato.

Il flusso è turbolento e l’esistenza di numerosi raschi conferisce al torrente una

notevole capacità erosiva, con rive franate sulla sponda destra e con radici scoperte

sulla sinistra.

Le acque sono caratterizzate da una scarsa copertura macrofitica e da periphyton

rilevabile solo al tatto, mentre si è osservata la presenza di un detrito composto

prevalentemente da frammenti vegetali fibrosi e riconoscibili, dovuti alle numerose

formazioni arboree residenti sulle sponde e trattenuti dalle abbondanti strutture di

ritenzione qui osservate. In particolare si nota la presenza di una fascia perifluviale di

ampiezza piuttosto ridotta sulla sponda sinistra (1-5 m), dove si distinguono

formazioni arboree non riparie tra cui noccioli, carpini e frassini, mentre sulla sponda

280

destra sono stati osservati anche saliceti arbustivi; l’ampiezza della fascia su questa

sponda è maggiore di trenta metri. Da notare infine come l’ampiezza dell’alveo di

morbida in questo tratto ritorni inferiore al triplo dell’alveo bagnato.

FIG 7.40: Fondale differenziato e stabile del Vertova; si notino inoltre le evidenti tracce di fenomeni

erosivi sulla sponda destra, dove le rive sono scavate e le radici scoperte.

I punteggi rilevati hanno permesso di classificare in questo tratto la sponda sinistra al

livello II e quella destra al I, corrispondente ad un ottimo giudizio di funzionalità.

Il sesto segmento considerato, che attraversa un territorio esente da impatti antropici

e coperto da foreste e boschi sulla sponda sinistra e da prati, pascoli e boschi a

destra, presenta una fascia di vegetazione perifluviale in cui spiccano formazioni

arboree quali salici e ontani, di ampiezza superiore ai trenta metri su entrambe le

sponde, ma caratterizzata da numerose interruzioni, in particolare sulla sponda

destra, dovute all’affioramento di speroni rocciosi.

Tali interruzioni risultano penalizzanti soprattutto per quanto concerne la sponda

destra, classificata al II livello di funzionalità, mentre la sponda sinistra beneficia

della comparsa di formazioni riparie e viene classificata al I livello di funzionalità a

causa dell’incremento osservato nei punteggi.

281

Il settimo segmento considerato differisce dal precedente in quanto il territorio

circostante risulta stavolta coperto sulla sponda destra da foreste e boschi e su

quella sinistra da prati, pascoli, boschi, pochi arativi e incolti. I livelli di funzionalità

così determinati sono il I per la sponda destra e il II per quella sinistra. L’ultimo tratto

considerato, infine, presenta un territorio circostante interamente coperto da foreste e

boschi su entrambe le sponde; qui la fascia perifluviale possiede ampiezze ridotte

sulla sponda destra, mediamente comprese tra 1 e 5 m, ma caratterizzate

dall’assenza di interruzioni. Entrambe le sponde in questo tratto sono state

classificate al primo livello di funzionalità.

7.2.11 Il torrente Romna

Il torrente Romna attraversa la Val Gandino per un percorso di circa nove chilometri

ricevendo gli scarichi dell’impianto di depurazione di Casnigo che serve numerosi

paesi, tra cui Leffe, Casnigo, Gandino e Peia. La sorgente è sita a 1300 m s.l.m. in

comune di Gandino mentre la confluenza con il Serio si trova sulla sponda sinistra a

484 m s.l.m. Lungo il corso del torrente sono state compilate sette schede IFF, che

hanno permesso di evidenziare situazioni di scarsa qualità dell’ambiente fluviale

quando il corso d’acqua attraversa i nuclei abitati posti lungo il suo percorso.

Il primo segmento d’interesse comprende la confluenza con il Serio e si estende per

circa 2 km fino in prossimità del comune di Leffe. In questo tratto il torrente è

costeggiato sulla sponda sinistra dalla strada che congiunge i paesi della Valgandino

mentre la sponda destra presenta prevalentemente un territorio rivestito da boschi e

prati (FIG 7.41). La fascia perifluviale possiede interruzioni ed è composta

prevalentemente da formazioni arboree non riparie che, sulla sponda destra, danno

vita ad una fascia di ampiezza superiore ai trenta metri, mentre sulla sponda destra

tali ampiezze sono più contenute (5-30 m).

282

FIG 7.41: Il Romna nel tratto prossimo alla confluenza col Serio: da notare la copertura arbustiva

presente sulla sponda sinistra.

Le rive sono invece rivestite da una copertura prevalentemente arbustiva ed

erbacea.

La sezione trasversale è caratterizzata da elementi artificiali, dovuti alla presenza

della strada. Le condizioni idriche dell’alveo sono ideali, con larghezza dell’alveo di

morbida inferiore al triplo dell’alveo bagnato. I buoni quantitativi di acqua presenti e le

velocità raggiunte dalla corrente contribuiscono a rendere frequentemente osservabili

successioni raschio-pozza; in particolare, inoltre, è stato osservato come i raschi

presenti esplichino il loro potere erosivo soprattutto in corrispondenza di strettoie e

curve.

Il fondale dell’alveo è composto da ciottoli, ghiaia, sabbia e, più sporadicamente, da

massi di piccole dimensioni che fungono peraltro da efficaci strutture di ritenzione del

detrito, qui prevalentemente composto da frammenti vegetali riconoscibili. Questi

aspetti renderebbero pertanto questo segmento torrentizio in grado di sostenere una

comunità macrobentonica ricca di organismi a diverso grado di sensibilità. La

283

comunità macrobentonica qui residente invece si presenta scarsamente diversificata

(classe IV), con prevalenza di taxa resistenti alle alterazioni dell’habitat.

Il transetto di applicazione dell’IBE ha permesso infatti di evidenziare la presenza di

efemerotteri resistenti (Baetis), chironomidi, tubificidi, sanguisughe e numerosi

gasteropodi. Tale situazione sembra imputabile all’alterazione qualitativa delle acque

indotta dallo scarico dell’impianto di depurazione presente, peraltro evidenziata

anche dall’abbondante copertura macrofitica del fondale.

In base alle considerazioni effettuate la sponda destra mostra funzionalità maggiori

rispetto a quella sinistra; esse sono poste rispettivamente al II-III e al III livello di

funzionalità.

Procedendo verso monte il secondo tratto individuato è caratterizzato da una

riduzione dei punteggi, dovuta al restringimento della fascia perifluviale che, su

entrambe le sponde, presenta dimensioni inferiori ai cinque metri. Da notare

comunque come tale fascia si estenda sulla sponda sinistra fin sulle rive. La

vegetazione, composta ancora in prevalenza da formazioni non riparie, forma fasce

continue sulla sponda sinistra mentre quella destra risulta limitata da frequenti

interruzioni.

Ulteriori riduzioni sono dovute alla presenza di un detrito in cui abbondano i

frammenti polposi, nonché alla minore ricorrenza di successioni raschio-pozza. Sono

inoltre frequenti i fenomeni erosivi, con radici scoperte e rive scavate (FIG 7.42).

Entrambe le sponde su questo tratto sono poste al terzo livello di funzionalità.

284

FIG 7.42: Rive scavate lungo il corso del Romna

Il terzo segmento individuato attraversa Leffe ed è caratterizzato da una riduzione

marcata dei punteggi di funzionalità e, di riflesso, dei livelli. In questo tratto si nota la

presenza di sezioni trasversali che presentano svariati elementi artificiali e scarsa

naturalità (FIG 7.43), limitata alla presenza di particelle fini sul fondale. Le acque

presentano ancora scarsa qualità, testimoniata dalle abbondanti coperture

macrofitiche presenti.

Critica risulta essere la condizione della vegetazione perifluviale, del tutto assente

sulla sponda sinistra e limitata a un sottile strato erboso, peraltro frequentemente

interrotto, sulla sponda destra. Entrambe le sponde di questo segmento sono poste

al IV livello di funzionalità.

285

FIG 7.43: Il terzo segmento del Romna, che attraversa Leffe

Il quarto segmento analizzato denota invece un aumento dei punteggi su entrambe le

sponde, in particolare quella sinistra, dovuto al fatto che il Romna scorre attraverso

aree a minore impatto antropico. La sponda destra è comunque ancora collegata a

mediocri giudizi di funzionalità; ciò è dovuto alla presenza di nuclei abitati, che di

fatto impossibilitano la formazione di una fascia perifluviale adeguata (FIG 7.44).

Parziali miglioramenti sono dovuti ad un miglioramento della naturalità della sezione

trasversale e da una elevata ricorrenza di successioni raschio-pozza.

Sulla sponda sinistra, viceversa, si insedia una fascia perifluviale composta ancora

da formazioni non riparie, sporadicamente interrotta, e di ampiezza inferiore ai trenta

metri. Le rive sono qui coperte da arbusti ed erbe, e si presentano parzialmente

erose in corrispondenza di curve e strettoie. Da notare come la copertura macrofitica

sia ancora maggiore rispetto ai tratti precedenti, con periphyton spesso e facilmente

osservabile.

In conclusione la sponda sinistra risulta collegata ad un livello II-III di funzionalità,

mentre quella destra presenta, come precedentemente accennato, giudizi mediocri,

dovuti al III-IV livello qui riscontrato.

286

FIG 7.44: Aree urbanizzate attraversate dal Romna

Lungo il quinto tratto oggetto di studio si è osservata una nuova riduzione dei

punteggi, dovuta al territorio antropizzato attraversato dal torrente; qui sono presenti

arginature artificiali delle acque, mentre si osserva la scomparsa della fascia di

vegetazione perifluviale. Le condizioni sono paragonabili a quelle osservate lungo il

terzo tratto descritto, salvo per il fondo dell’alveo, che si presenta maggiormente

diversificato. Da notare come le acque presentino flusso laminare e siano coperte da

una significativa copertura macrofitica.

Entrambe le sponde di questo tratto sono state classificate al quarto livello di

funzionalità.

Il sesto segmento di interesse è caratterizzato da un nuovo aumento dei punteggi.

Ciò è dovuto al reinsediamento della fascia perifluviale che, in particolare sulla

sponda sinistra, raggiunge ampiezze elevate, superiori ai trenta metri. Su tale

sponda la copertura arborea raggiunge le rive aumentando i punteggi di funzionalità

rilevati.

Differente la situazione sulla sponda destra, in cui la fascia presenta ampiezza

mediamente inferiore ai cinque metri e frequenti interruzioni. La sezione trasversale è

naturale mentre la qualità delle acque è soggetta a notevoli miglioramenti, evidenziati

287

del resto dalla scarsa copertura di macrofite osservabile. La comunità

macrobentonica risente anch’essa di tale miglioramento, presentandosi ben

diversificata e adeguata alla tipologia fluviale. Questo è dovuto anche alla ricorrente

presenza di successioni raschio-pozza, che creano numerosi microhabitat a

differente grado di saturazione in ossigeno. La ricorrenza di raschi determina inoltre

l’instaurarsi di frequenti fenomeni erosivi, che si esplicano nello scavo di rive e radici.

Come accennato in precedenza entrambe le sponde qui presentano miglioramenti

qualitativi per quanto riguarda la funzionalità; la sponda sinistra è stata infatti

collocata al II livello mentre la destra al II-III.

L’ultima scheda compilata infine ha permesso di collocare entrambe le sponde al

secondo livello di funzionalità; la sponda destra presenta ora caratteri analoghi a

quella sinistra, riconducibili a quanto rilevato nel segmento precedente.

7.2.12 Il torrente Valle Rossa

Il torrente Valle Rossa sorge ad un altezza di circa 900 m s.l.m. in comune di Cene

per sfociare, dopo un percorso di circa 7 km, sulla sponda sinistra del fiume Serio. Il

corso d’acqua, che scorre nell’omonima valle, è costeggiato, e a tratti visibile, dalla

S.P. 40 che collega Cene con il lago di Endine.

Lungo il corso del torrente, che presenta sempre un flusso turbolento, sono state

compilate sei schede IFF, che hanno chiaramente mostrato come i livelli di

funzionalità si elevino progressivamente procedendo in direzione valle-monte.

Il primo tratto analizzato è situato in prossimità della confluenza con il Serio; si tratta

di un segmento di lunghezza ridotta (100 m circa), che si trova all’interno del parco

comunale di Cene. Qui è stato possibile osservare la presenza di formazioni arboree

riparie (FIG 7.45) quali salici che, sebbene ripiantati, contribuiscono ad una parziale

riqualificazione dell’habitat.

288

FIG 7.45: Formazioni arboree riparie presso la confluenza del Valle Rossa col Serio

La fascia perifluviale, di ampiezza molto ridotta (tra 1 e 5 m), presenta comunque

numerose interruzioni, per lo più erbacee, su entrambe le sponde, penalizzanti sui

punteggi osservati, così come la conformazione delle rive, nude sulla sponda sinistra

e coperte da specie erbacee a destra. La sezione trasversale possiede svariati

elementi artificiali, tra cui arginature e muri di contenimento della strada asfaltata

soprastante. Il transetto di applicazione dell’Indice Biotico Esteso ha mostrato come

la comunità macrobentonica qui residente si discosti parzialmente da quanto atteso

(classe III); sono presenti numerosi generi sensibili di efemerotteri, tra cui Caenis,

Baetis, Ephemerella, Rhytrogena e Haproplebia, e tricotteri (Hydropsichidae e

Rhyacophilidae) ma in generale si osservano ridotti livelli di biodiversità. Questo

scostamento potrebbe essere spiegabile sia dalla ricchezza solo relativa in

microhabitat del fondale, a tratti movibile, che da una scarsa qualità delle acque

torrentizie. Si osserva infatti una elevata copertura macrofitica e un periphyton

facilmente visibile anche a occhio nudo, probabile sintomo di apporti di reflui non

trattati.

Il detrito osservato presenta frammenti fibrosi e polposi, trattenuti dalle strutture di

ritenzione presenti (principalmente piccoli massi stabilmente incassati), derivanti

presumibilmente da monte, dove la copertura arborea risulta molto più consistente.

Le caratteristiche idrauliche del torrente risultano invece collegate a buoni punteggi di

funzionalità, poiché la larghezza dell’alveo di morbida qui osservata risulta inferiore al

289

triplo dell’alveo bagnato e, inoltre, si osserva una buona ricorrenza di successioni

raschio-pozza. L’erosione è limitata principalmente a curve e strettoie sulla sponda

sinistra mentre non si osservano segni evidenti su quella destra. Il segmento

descritto è classificato, su entrambe le sponde, al terzo livello di funzionalità.

Il secondo tratto oggetto di studio attraversa il centro abitato di Cene ed è

caratterizzato da una riduzione dei punteggi osservati, in particolare per quanto

concerne la sponda destra.

La fascia perifluviale diventa secondaria sulla sponda sinistra, dove si osservano

fasce di formazioni non riparie di ampiezza ridotta (1-5 m) con interruzioni. Sulla

sponda destra invece non esiste una copertura vegetale a causa della presenza di

arginature artificiali e muri di contenimento. Anche le rive possiedono una copertura

vegetale diversa tra le due sponde: su quella sinistra infatti vi sono formazioni

arbustive e erbacee mentre a destra tale copertura è assente per la presenza degli

interventi artificiali precedentemente citati.

Ulteriori riduzioni dei punteggi si osservano a causa del fondale dell’alveo, in cui la

componente sabbiosa diviene predominante a discapito di ciottoli e ghiaia, nonché

per la maggiore entità dei fenomeni erosivi, che si esplicano sulla sponda sinistra con

scavo delle rive mentre su quella destra non sono osservabili poiché esistono

interventi artificiali di contenimento del fenomeno. Sono infine presenti successioni

raschio-pozza, sebbene a distanze diverse e successione irregolare (7-15:1). Il livello

di funzionalità osservato in questo tratto è il III sulla sponda sinistra e il IV su quella

destra.

Il terzo segmento fluviale di interesse attraversa i territori esterni al centro abitato di

Cene; essi qui sono coperti da foreste e boschi sulla sponda sinistra mentre sulla

sponda destra l’area è ancora urbanizzata a causa della presenza di agglomerati

urbani e, soprattutto, della S.P. 40 che collega Cene con il lago d’Endine.

La vegetazione perifluviale è composta, su entrambe le sponde, prevalentemente da

formazioni arboree non riparie (FIG 7.46), che non denotano interruzioni e formano

fasce di ampiezza superiore ai trenta metri sulla sponda sinistra o compresa tra i

cinque e i trenta metri sulla sponda destra, dove risulta limitata dalla presenza della

strada sopra citata.

290

FIG 7.46: Rive del Valle Rossa coperte da vegetazione arborea

La vegetazione si estende fin sulle rive del torrente su entrambe le sponde,

contribuendo pertanto ad un significativo aumento dei punteggi osservati. Altri

aumenti di funzionalità sono da ricollegare alla sezione trasversale, naturale, e ad un

oggettivo miglioramento della qualità visiva delle acque, in cui la copertura

macrofitica diviene esigua così come la presenza di periphyton. Rispetto ai tratti a

valle si osserva inoltre una variazione della tipologia di detrito presente, composto

prevalentemente da frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi, che viene tuttavia

trattenuto più difficilmente in quanto il fondale dell’alveo, privo di massi incassati,

risulta scarsamente dotato di stabili strutture di ritenzione, peraltro movibili da eventi

di piena.

Infine, come visibile in figura, i fenomeni erosivi sono facilmente osservabili in

corrispondenza di curve e strettoie su entrambe le sponde, mentre la comunità

macrobentonica risulta ben strutturata e diversificata con la presenza di taxa

sensibili; in particolare, rispetto ai tratti a valle si osserva la presenza di crostacei

(Gammaridae).

Entrambe le sponde, in base alle considerazioni precedenti, sono state classificate al

secondo livello di funzionalità.

291

Il quarto tratto oggetto di studio attraversa territori coperti da prati e boschi sulla

sponda destra mentre quella sinistra risulta maggiormente antropizzata; ciò è dovuto

al fatto che il cambio di scheda è stato effettuato in corrispondenza di un

attraversamento del torrente da parte della S.P. 40, che qui si snoda dunque a

sinistra del corso del Valle Rossa. Le caratteristiche del torrente non presentano

significative variazioni rispetto al segmento precedentemente descritto; gli unici

scostamenti sono da ricercare nell’ampiezza della fascia perifluviale, che su

entrambe le sponde risulta ora compresa tra i 5 e i 30 metri, e nella maggiore

diffusione di strutture di ritenzione degli apporti trofici, principalmente massi

stabilmente incassati, seppur di piccole dimensioni. Anche per questo tratto

entrambe le sponde sono state classificate al secondo livello di funzionalità.

Il quinto segmento fluviale considerato differisce dal precedente per quanto riguarda

l’ampiezza della fascia perifluviale sulla sponda destra, maggiore di trenta metri.

Rispetto al tratto precedente, tuttavia, si notano interruzioni su entrambe le sponde

(FIG 7.47), come ad esempio muri di contenimento che, dove presenti, riducono

inoltre la naturalità della sezione trasversale.

FIG 7.47: Muro di contenimento sulla sponda sinistra del Valle Rossa

292

Anche in questo tratto comunque entrambe le sponde sono state classificate al

secondo livello di funzionalità, seppur con punteggi in diminuzione rispetto al

segmento precedentemente considerato.

L’ultimo tratto considerato, infine, è caratterizzato dal fatto che la S.P. 40 costeggia

nuovamente il torrente sulla sponda destra. Le principali variazioni qui riguardano

nuovamente l’ampiezza della fascia perifluviale, che stavolta supera i trenta metri

sulla sponda sinistra mentre a destra risulta compresa tra 5 e 30 m, nonché

l’assenza di interruzioni di rilievo nella stessa. La sezione trasversale osservata è

naturale.

I livelli di funzionalità individuati sono il secondo per la sponda destra e il I-II per

quella sinistra.

7.2.13 Il torrente Lujo

Il Lujo scorre nel territorio comunale di Albino prima di confluire, dopo un percorso di

circa 4,5 Km, nel Serio sulla sponda sinistra. Le sorgenti si trovano a 667 m s.l.m.

mentre la confluenza, sita a circa 360 m s.l.m., è visibile dalla strada che congiunge

Albino con i paesi della Valle del Lujo, tra cui Abbazia, Fiobbio, Vall’Alta e Casale.

Lungo il corso del torrente sono state compilate solo tre schede, a causa della

relativa omogeneità riscontrata nei parametri oggetto di studio, che riflettono le

condizioni del territorio circostante, in gran parte antropizzato.

Il primo segmento di interesse individuato, procedendo in direzione valle-monte, ha

lunghezza di circa 200 metri e riguarda il tratto prossimo alla confluenza con il Serio,

ove il Lujo scorre incanalato artificialmente (FIG 7.48) attraverso aree urbanizzate e

presenta ridotti livelli di funzionalità su entrambe le sponde.

293

FIG 7.48: Il Lujo nel suo tratto presso la confluenza con il Serio

Come accennato, in questo tratto la sezione trasversale è artificiale, anche se

esistono elementi naturali costituenti il fondo dell’alveo; il fondale, facilmente

movibile, presenta notevoli abbondanze relative di particelle a granulometria fine,

quali sabbia, limo e ghiaia e, in minore misura, da ciottoli di piccole dimensioni.

Questo aspetto provoca anche una scarsa capacità di ritenuta degli apporti trofici da

parte del corso d’acqua, che dipende essenzialmente dalla presenza di strutture

libere e mobili con le piene. Il detrito rilevato è costituito sia da frammenti vegetali

riconoscibili, provenienti dal tratto a monte e non ancora biodegradati, che da

frammenti polposi.

La presenza di interventi artificiali di canalizzazione rende di difficile valutazione

l’entità dei fenomeni erosivi qui presenti, in particolare per quanto riguarda la sponda

destra, mentre su quella sinistra detti fenomeni sono frequentemente osservabili e

causano lo scavo di rive e radici.

La copertura vegetale presente è scarsa, costituita per lo più da specie erbacee e

limitata alla sola sponda sinistra dove, pur con interruzioni assai frequenti, forma una

fascia di ampiezza ridotta, mediamente compresa tra 1 e 5 m. Anche le rive riflettono

294

questa situazione; sulla sponda sinistra infatti è presente un sottile strato erboso,

mentre su quella destra le rive sono nude a causa degli interventi artificiali di

canalizzazione qui presenti. Le acque, a flusso turbolento, presentano una notevole

copertura di macrofite, presumibilmente dovuta alla presenza di scarichi non depurati

nei paesi della Valle del Lujo, attraversata dal torrente per un lungo tratto del suo

percorso, mentre il transetto seguito per l’applicazione dell’Indice Biotico Esteso ha

permesso di evidenziare la presenza di una comunità macrobentonica avente

struttura alterata rispetto a quanto atteso, e collocata in classe III di IBE, in cui sono

presenti efemerotteri sensibili come Ephemerella e Haproplebia, nonché tricotteri

(Rhyacophilidae), coleotteri (Dytiscidae), gasteropodi e anellidi.

Il Lujo in questo tratto presenta buoni punteggi per quanto riguarda le condizioni

idriche dell’alveo che, in regime di morbida, presenta ampiezza inferiore al triplo

dell’alveo bagnato e una buona successione di raschi e pozze, presenti con

successione irregolare.

In base alle osservazioni effettuate la sponda destra è stata classificata al IV livello di

funzionalità mentre quella sinistra al livello III-IV; in entrambi i casi, comunque, i

giudizi collegati a tali punteggi sono negativi.

Il secondo tratto di interesse presenta omogeneità di numerosi parametri analizzati e

si estende per diversi chilometri attraverso i paesi di Fiobbio e Abbazia. I punteggi

rilevati sono in aumento; questo è dovuto all’instaurarsi di una fascia di vegetazione

perifluviale primaria, costituita prevalentemente da specie arboree non riparie. Su

entrambe le sponde è comunque da sottolineare come tale fascia presenti ampiezze

ridotte, mediamente inferiori ai 5 m, e frequenti interruzioni dovute prevalentemente

alla presenza di abitazioni e attraversamenti quali ponti e passaggi pedonali.

Entrambe le rive si presentano coperte in prevalenza da arbusti (FIG 7.49),

contribuendo ad un aumento dei punteggi.

Il fondo dell’alveo si presenta a tratti movibile, ma scarsamente dotato di strutture di

ritenzione degli apporti trofici; il detrito qui rilevato è ancora composto da frammenti

fibrosi e polposi.

La copertura macrofitica, infine, è ancora elevata; nonostante ciò sia sintomo della

probabile presenza di reflui non depurati si è notato come la comunità

macrobentonica presenti struttura adeguata alla tipologia fluviale, e comprenda

295

anche taxa sensibili quali efemerotteri (Haproplebia e Baetis) e tricotteri; sono

presenti tuttavia anche organismi dotati di minore sensibilità come eterotteri (Velia),

ditteri e tubificidi.

FIG 7.49: Rive del Lujo coperte da erbe e arbusti

Come accennato, lungo questo tratto i punteggi rilevati sono in aumento; i giudizi di

funzionalità si mantengono comunque mediocri su entrambe le sponde, classificate

al III livello di funzionalità.

L’ultimo tratto, infine, si estende da monte di Abbazia fino alle sorgenti attraversando

territori che, soprattutto sulla sponda destra, si mantengono urbanizzati a causa della

presenza della strada asfaltata che porta al colle Gallo. La sponda sinistra è invece

caratterizzata dalla presenza di un territorio a minor grado di urbanizzazione, in cui si

osserva, inoltre, la presenza di una fascia perifluviale di ampiezza compresa ora tra i

5 e i trenta metri.

Le interruzioni della continuità vegetazionale si mantengono tuttavia molto frequenti.

296

Da notare inoltre come la copertura vegetale si estenda fin sulle rive, che presentano

quindi copertura arborea ed elevati punteggi di funzionalità. Altre differenze rispetto

ai tratti precedenti sono da ricercare nella presenza di un detrito prevalentemente

composto da frammenti fibrosi provenienti dalla vegetazione arborea presente, che

ombreggia l’intera sezione trasversale del corso d’acqua, nonché nella presenza di

un fondale differenziato e stabile in cui sono visibili diversi massi incassati (FIG 7.50).

FIG 7.50: Massi incassati sul fondo dell’alveo del Lujo

In base ai punteggi calcolati la sponda sinistra si mantiene su buoni livelli di

funzionalità (il II), mentre quella destra è classificata al livello II-III di funzionalità, cui

sono connessi giudizi intermedi tra il buono e il mediocre.

297

7.2.14 Il torrente Albina Il torrente Albina nasce nel comune di Selvino sul monte Purito a 962 m s.l.m. e

sfocia nel Serio, sulla sponda destra, presso Albino, a 363 m s.l.m., dopo un

percorso di circa 3,5 km.

Sono state compilate in tutto 5 schede di lunghezza variabile, in direzione valle-

monte. Il corpo principale dell’Albina nasce dalla fusione di diversi piccoli torrenti,

molti dei quali per gran parte dell’anno in secca. Lo studio è stato quindi condotto sul

torrente principale, successivamente all’unione dei corsi d’acqua di ordine superiore.

Il primo segmento oggetto di studio dell’Albina scorre attraverso il territorio

urbanizzato di Albino; entrambe le sponde sono qui caratterizzate da livelli di

funzionalità decisamente ridotti (livello IV), a cui sono connessi giudizi mediocri. La

fascia perifluviale è assente e le rive sono essenzialmente nude in quanto cementate

(FIG 7.51). Questi interventi artificiali rendono inoltre difficilmente valutabile l’entità

dei fenomeni erosivi operati dalla corrente. Da notare come l’assenza di copertura

arborea si rifletta sulla tipologia di detrito presente, composto da frammenti fibrosi

riconoscibili provenienti dal parco comunale di Albino, situato a monte, e polposi,

derivanti presumibilmente dalla degradazione di questi ultimi.

Il fondo è piuttosto melmoso con un fitto film di periphyton e macrofite, sintomo di

una probabile alterazione dovuta a scarichi non depurati. La granulometria del fondo

dell’alveo è fine, composta prevalentemente da ghiaia e ciottoli (di piccole

dimensioni) e, in misura minore, sabbia.

Questo aspetto rende il fondo dell’alveo, facilmente movibile, relativamente povero di

microhabitat, anche se la buona presenza di successioni raschio-pozza è in grado,

creando zone a differente grado di saturazione in ossigeno, di attenuare tale

impoverimento. Ciò è evidenziato dal transetto qui eseguito per l’applicazione

dell’IBE, che ha permesso di verificare la presenza di taxa sensibili quali plecotteri

(Isoperla), efemerotteri (Ephemerella, Caenis, Rhytrogena e Baetis) e tricotteri,

nonché di organismi aventi maggiore resistenza ad alterazioni dell’habitat fluviale, tra

cui ditteri, crostacei, sanguisughe e oligocheti. Il tratto in esame viene dunque

collocato in classe II di IBE.

298

FIG 7.51: Interventi di canalizzazione delle acque dell’Albina

Nel secondo tratto oggetto di studio il torrente scorre nel parco comunale di Albino,

che conferisce aumenti di punteggio ad entrambe le sponde del torrente, classificate

al secondo livello di funzionalità. La situazione migliora principalmente grazie

all’instaurarsi di una fascia perifluviale, composta da specie non riparie, di ampiezza

massima di circa cinque metri, nonché alla presenza sulle rive di erbe e arbusti. Da

notare come la fascia perifluviale risulti inoltre continua su entrambe le sponde.

Il fondo dell’alveo presenta spesso grossi massi incassati, che fungono da efficienti

strutture di ritenzione del detrito, composto sia da frammenti vegetali fibrosi che da

frammenti polposi. Sono frequentemente visibili scarichi, presumibilmente di acque

bianche, che intorpidiscono l’aspetto del corso d’acqua. La sproporzionata crescita

algale (FIG 7.52) suggerisce comunque anche la presenza di reflui non depurati. Le

acque sembrano comunque di buona qualità in quanto in grado di garantire la

sussistenza di una comunità macrobentonica ben differenziata e ricca di organismi

sensibili.

Rispetto al tratto precedente sono infine osservabili fenomeni erosivi, che causano

frequentemente la scopertura di radici e lo scavo delle rive. Entrambe le sponde in

299

questo tratto sono state classificate al secondo livello di funzionalità, a cui

corrisponde il giudizio di “buono”.

FIG 7.52: Copertura macrofitica del fondale dell’Albina

Il terzo tratto di interesse è posto a monte del parco comunale di Albino ed è

caratterizzato, su entrambe le sponde, da una riduzione dei livelli di funzionalità

associati, dovuta prevalentemente ad una generalizzata riduzione dell’ampiezza

della fascia perifluviale (su entrambe le sponde), peraltro frequentemente interrotta.

La sezione trasversale presenta elementi artificiali, mentre sulle rive scompare la

copertura arbustiva, a discapito di sottili strati erbosi che comportano perdita di

funzionalità.

Il fondo dell’alveo è a tratti movibile e presenta una ridotta presenza di massi,

insufficiente a costituire agglomerati in grado di esercitare una buona ritenuta degli

apporti trofici. Detti apporti sono costituiti da frammenti vegetali fibrosi, e riconoscibili,

e polposi. Da notare come i fenomeni erosivi siano particolarmente rilevanti ed

evidenti sulla sponda destra del torrente, dove esistono rive franate. In conclusione,

entrambe le sponde sono state classificate al terzo livello di funzionalità.

300

Il quarto segmento analizzato attraversa i nuclei abitati di Dosso e Bondo Petello,

frazioni di Albino. Qui si nota una maggiore presenza di strutture di ritenzione,

principalmente massi incassati di medie dimensioni, nonché una leggera riduzione

della copertura macrofitica. Anche le interruzioni della fascia perifluviale (FIG 7.53) si

fanno più sporadiche; la copertura arbustiva riscontrata sulla sponda sinistra qui si

estende fin sulle rive contribuendo all’aumento di punteggi osservato. Tale aumento,

che avviene per entrambe le sponde, non è tuttavia sufficiente a lievitare i livelli di

funzionalità osservati; il giudizio si mantiene mediocre per le due sponde, classificate

al terzo livello di funzionalità.

FIG 7.53: Vegetazione presente sulle sponde dell’Albina

L’ultimo tratto, infine, attraversa i territori coperti da boschi situati al di fuori del nucleo

abitato, in prossimità della sorgente.

La vegetazione perifluviale genera fasce di ampiezza superiore ai trenta metri, che

non possiedono interruzioni e si estendono fin sulle rive, dove peraltro sono presenti

massi. Si osservano frequentemente fenomeni erosivi con scavo di rive e radici,

mentre sul fondo dell’alveo, diversificato e stabile, sono visibili numerose strutture di

ritenzione.

La sezione trasversale è naturale. In base alle considerazioni precedenti entrambe le

sponde vengono classificati al secondo livello di funzionalità.

301

7.2.15 Il torrente Nesa

Il torrente Nesa scorre nel territorio comunale di Alzano Lombardo per confluire nel

Serio dopo un percorso di 5,5 km. Dalla sorgente, situata in località Monte di Nese a

518 m s.l.m., fino alla confluenza con il fiume Serio (sulla sponda destra), presso

Alzano Lombardo, a 294 m s.l.m., il torrente attraversa ambiti territoriali ben distinti

che si riflettono sulla funzionalità fluviale ad essi associata.

Il Nesa è uno dei principali affluenti del fiume Serio e riveste una notevole importanza

dal punto di vista turistico poiché forma le famose buche di Nese (FIG 7.54), pozze di

acqua limpida e balneabile che in estate sono meta di diversi turisti.

FIG 7.54: Buche di Nese

Lungo il corso del torrente, le cui acque possiedono flusso turbolento, sono state

compilate sette schede IFF, che hanno indicato chiaramente come il progressivo

aumento dell’antropizzazione, in direzione monte-valle, e le implicazioni conseguenti

ad esso si riflettano, riducendoli, sui punteggi di funzionalità associati ai diversi tratti.

Il primo tratto analizzato si estende dalla confluenza del torrente con il Serio fino al

ponte pedonale situato in comune di Alzano Lombardo; qui il torrente scorre

attraverso il paese sopra citato ed è caratterizzato da ridotti livelli di funzionalità.

302

La vegetazione perifluviale in questo tratto è assente (FIG 7.55) a causa della

presenza di muri di contenimento delle acque torrentizie, che causano interruzioni

molto frequenti della continuità della fascia vegetazionale e l’instaurarsi di rive nude.

FIG 7.55: Il Nesa nel tratto prossimo alla confluenza con il Serio

La larghezza dell’alveo di morbida, mediamente attorno ai 4-5 m, è inferiore al triplo

dell’alveo bagnato, e questo aspetto risulta rilevante sui punteggi di funzionalità

osservati, mentre penalizzanti risultano essere le strutture di ritenzione presenti, per

lo più libere e mobili con le piene, il fondo dell’alveo, facilmente movibile a causa

delle elevate percentuali relative di sabbia, l’erosione, difficilmente valutabile a causa

della presenza di interventi di canalizzazione delle acque, e la sezione trasversale,

lungo cui sono stati osservati diversi elementi artificiali dovuti alle opere sopra citate.

Raschi e pozze sono presenti a distanze diverse e con successione irregolare

mentre la componente vegetale è composta da elevate coperture macrofitiche e da

periphyton mediamente sviluppato e visibile anche ad occhio nudo.

Il transetto seguito per l’applicazione dell’IBE ha mostrato come la comunità

macrobentonica qui residente mostri alterazioni rispetto a quanto atteso in quanto

sono si presenti taxa sensibili alle alterazioni dell’habitat fluviale (il plecottero Isoperla

e gli efemerotteri Ephemerella e Caenis) ma in generale si osservano ridotti livelli di

303

biodiversità, che classificano il tratto in classe III. Dalle osservazioni precedenti

pertanto il tratto analizzato è stato classificato al quarto livello di funzionalità su

entrambe le sponde.

Il secondo tratto analizzato risulta caratterizzato da parziali recuperi di funzionalità su

entrambe le sponde, nonostante il corso d’acqua attraversi ancora il centro abitato di

Alzano Lombardo. Ciò è dovuto a molteplici tipologie di fattori. Tra le variazioni

osservate è di rilevante importanza la comparsa di una fascia di vegetazione

perifluviale primaria, sulla sponda destra, costituita da formazioni arboree non riparie,

di ampiezza compresa tra 5 e 30 m e senza interruzioni, mentre sulla sponda sinistra

tale fascia, erbacea, presenta ampiezze inferiori (comprese tra 1 e 5 m) ed è

caratterizzata da interruzioni sporadiche.

Altri aumenti di funzionalità sono dovuti alla conformazione delle rive, dove sussiste

una copertura erbacea e arbustiva sulla sponda sinistra e arborea su quella destra, a

fenomeni erosivi visibili prevalentemente in curve e strettoie sulla sponda sinistra e

più evidenti su quella destra, alla maggiore naturalità della sezione trasversale, lungo

cui esistono comunque lievi interventi artificiali, ed a una maggiore ricorrenza di

successioni raschio-pozza.

Da sottolineare, inoltre, come il fondo dell’alveo presenti una maggiore abbondanza

relativa di ciottoli e ghiaia a discapito della componente sabbiosa. Il secondo tratto, in

base a queste osservazioni, è stato pertanto classificato al terzo livello di funzionalità

su entrambe le sponde.

Il terzo segmento fluviale descritto, che attraversa anch’esso il centro abitato, è

caratterizzato da una riduzione dei punteggi osservati sulla sponda sinistra,

classificata infatti al III-IV livello di funzionalità. Ciò è dovuto ad una riduzione

dell’ampiezza della fascia di vegetazione osservata sulla sponda destra (FIG 7.56)

che è mediamente compresa tra 1 e 5 m.

Tale fascia è invece assente sulla sponda sinistra, caratterizzata peraltro da rive

nude, a causa della presenza di arginature artificiali, che causano inoltre una

riduzione dei punteggi relativi alla valutazione delle capacità erosive del torrente.

Come accennato precedentemente, i punteggi osservati indicano una riduzione di

funzionalità sulla sponda sinistra, mentre la sponda destra è classificata al terzo

livello come avviene per i tratti precedentemente descritti.

304

FIG 7.56: Muro di contenimento osservato lungo il corso del Nesa

Il quarto tratto oggetto di studio è posto anch’esso nel centro abitato di Alzano

Lombardo, frazione Nese, e si estende fino alla località Busa di Nese. Il torrente qui è

caratterizzato da un nuovo aumento dei punteggi di funzionalità osservati sulla

sponda sinistra.

Rispetto al tratto precedente si osservano diverse variazioni; tra queste la fascia

perifluviale, che diviene secondaria su entrambe le sponde, ed è caratterizzata da

ampiezze ridotte (1-5 m) e da sporadiche interruzioni sulla sponda sinistra, la

conformazione delle rive, dove su entrambe le sponde è visibile una copertura

erbacea e arbustiva, e una riduzione della copertura macrofitica del corpo idrico,

limitata e con periphyton scarsamente sviluppato. I fenomeni erosivi si esplicano

nello scavo di rive e radici su entrambe le sponde, che vengono classificate al terzo

livello di funzionalità fluviale.

Il quinto segmento fluviale analizzato attraversa il centro abitato di Busa. Qui si

osserva la presenza, sulla sponda sinistra, di una fascia perifluviale primaria

305

costituita da formazioni arboree non riparie in cui si distinguono in particolare carpini,

aceri e frassini.

Rispetto al tratto precedente su entrambe le sponde, esistono frequenti interruzioni

della continuità vegetazionale, dovute a muri di contenimento non ancora

ricolonizzati dalla vegetazione, nonché inoltre una perdita di naturalità della sezione

trasversale osservata, dovuta alla presenza di chiuse (FIG 7.57).

FIG 7.57: Sezione trasversale artificiale con elementi naturali presente a Busa

Il sesto tratto oggetto di studio è caratterizzato da un notevole recupero di

funzionalità, dovuto essenzialmente al fatto che il torrente abbandona le aree

antropizzate precedentemente descritte per attraversare territori ad elevato grado di

naturalità.

Qui il torrente scorre attraverso un territorio coperto da foreste e boschi, che

originano fasce perifluviali senza interruzioni, di ampiezza elevata e superiore ai

trenta metri, in cui spiccano formazioni arboree non riparie, tra cui carpini, noccioli,

aceri e frassini. La notevole copertura arborea, che si spinge fin sulle rive, provoca

apporti trofici di particolare rilevanza al corso d’acqua, in cui è stato rinvenuto un

detrito prevalentemente composto da frammenti fibrosi quali foglie e rametti, che

306

vengono trattenuti dalle strutture di ritenzione, tra cui si distinguono in particolare

piccoli massi stabilmente incassati.

La sezione trasversale è naturale e le acque sono particolarmente limpide per

l’assenza di macrofite mentre il periphyton è rilevabile solo al tatto. Collegata a

recuperi di funzionalità risulta anche la comunità macrobentonica, che qui risulta ben

diversificata e adeguata alla tipologia fluviale.

In base alle considerazioni precedenti pertanto il Nesa in questo tratto viene

classificato al livello I-II di funzionalità su entrambe le sponde. L’ultimo tratto

analizzato, infine, è connesso ad una nuova riduzione di funzionalità, dovuta

principalmente al fatto che il torrente qui scorre attraverso un camino roccioso fino

alle sorgenti; questo causa l’instaurarsi di rive brulle e spoglie nonché l’assenza di

una fascia vegetazionale di una certa rilevanza sulle sponde. Questo tratto è stato

analizzato tramite osservazioni a distanza e puntuali, vista la concreta impossibilità di

seguire il Nesa lungo tutto il suo corso.

Il livello di funzionalità qui rilevato è il terzo, su entrambe le sponde.

307