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    (7) L'EREMITA (1971)

    (Il libro quasi completamente dedicato ad un vecchio eremita, a cui da giovane i cinesi avevanostrappato gli occhi per fargli rivelare segreti che non conosceva, il quale racconta al giovane

    Lobsang Rampa una esperienza traumatizzante vissuta pi di sessant'anni prima: una vera e

    propria "abduction" prolungata.)(N.B.: Il termine "universo" viene utilizzato quasi certamente come sinonimo di "galassia".)

    ANTICHE CIVILTA' ED ALIENI

    7-11 "La prima cosa che ricordo era che giacevo su un soffice letto in modo assai confortevole.Ovviamente ero giovane allora, proprio come lo sei tu ora, e pensai di essere stato trasportato

    fino ai Campi Celesti. Ma non potevo vedere e sapevo che se quella era laltra parte dellaVita, avrei avuto nuovamente la vista. Cos me ne stavo l a giacere in attesa. Dopo non molto,dei passi molto leggeri si avvicinarono e si fermarono vicino a me. Giacevo tranquillo, senzasapere cosa aspettarmi. 'Ah!', disse una voce che sembrava in qualche modo diversa dallenostre voci. 'Ah! Cos hai ripreso conoscenza. Ti senti bene?' 'Che stupida domanda, pensai,come posso sentirmi bene se sono mortalmente digiuno? Digiuno? Ma non sentivo pi lafame. In verit mi sentivo bene, molto bene. Cautamente mossi le dita, sentii le braccia, e nonerano pi rigide. Mi ero rimpolpato ed ero di nuovo normale, eccetto che non avevo occhi. 'S,s, mi sento davvero bene, grazie per avermelo chiesto', risposi. La Voce disse: 'Avremmovoluto ridarti la vista, ma gli occhi ti sono stati tolti e cos non abbiamo potuto. Riposa un poe noi ti parleremo dettagliatamente'. Riposai; non avevo scelta. Subito caddi addormentato.Non so in alcun modo quanto a lungo dormii, ma mi svegli un dolce concerto di campane,un concerto di campane pi dolce e pi allegro dei migliori gong, migliore delle pi vecchiecampane dargento, pi sonoro delle trombe del tempio. Mi misi a sedere e guardai intornocome se avessi potuto forzare la vista nelle mie orbite vuote. Un braccio gentile mi circondle spalle e una voce disse: 'Alzati e vieni con me. Io ti condurr'. Fui condotto in quella cheera evidentemente una larga stanza e in cui cera un certo numero di persone; potevo sentire ilmormorio del loro respiro e il fruscio dei loro abiti. La mia Guida disse: 'Siedi qui', e unostrano oggetto fu spinto sotto di me. Aspettandomi di sedere sul terreno come fanno tutte lepersone ragionevoli, mi feci quasi rientrare il collo nella schiena. Lo palpai con cura esembr soffice ma solido. Era sostenuto da quattro gambe e la parte posteriore era rialzata emi reggeva la schiena. Dapprima la mia conclusione fu che mi ritenevano troppo debole persedere senza sostegno, poi percepii segni di divertimento trattenuto: sembrava che quellofosse il modo di sedere di queste persone. Mi sentivo strano e del tutto insicuro seduto inquella maniera, e confesso francamente che mi aggrappavo con tutte le mie forze allapiattaforma imbottita'. 'Ti meravigli', mi disse la Voce. 'Ti chiedi chi siamo noi, come mai tisenti cos bene. Siedi pi comodo, poich abbiamo molto da dirti e molto da mostrarti'.'Illustre', mi lagnai, 'io sono cieco, mi sono stati tolti gli occhi, eppure tu dici che hai molto damostrarmi; come pu essere questo?' 'Riposa tranquillo', disse la Voce, 'perch tutto ti diverrchiaro col tempo e con la pazienza'. I polpacci cominciavano a dolermi a forza di ciondolarein quella strana posizione, cos tirai su le gambe provando a sedere nella posizione del loto suquella piccola piattaforma di legno sostenuta dalle quattro gambe e con quello stranorialzamento nella parte posteriore. Cos seduto mi sentii pi a mio agio, anche se ceracertamente la paura che, non vedendo, potessi cadere chiss dove. 'Noi siamo i Giardinieridella Terra', disse la Voce. 'Viaggiamo negli universi mettendo persone e animali in mondimolto diversi. Voi abitanti della Terra avete le vostre leggende su di noi, vi riferite a noi come

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    gli Dei del Cielo, parlate dei nostri Carri di Fuoco. Ora stiamo per darti le informazioniriguardo lorigine della Vita sulla Terra cos che tu possa trasmettere la conoscenza a uno cheverr dopo e che andr nel mondo a scrivere di queste cose, perch tempo che la gentesappia la Verit sui suoi Dei prima che iniziamo il secondo stadio'. 'Ma c un errore', gridaicon grande sgomento, 'io non sono che un povero monaco che salito fino a questo alto luogo

    non so perch'. 'Noi, con la nostra scienza, ti abbiamo scelto', mormor la Voce. 'Tu sei statoscelto per questo in virt della tua memoria eccezionale che renderemo ancora pi forte. Noisappiamo tutto di te ed per questo che tu sei qui'. 'Avevo paura, molta paura. Cosa sapevodi questi Giardinieri della Terra? Io non ero un giardiniere. Non conoscevo niente dellepiante, come delluniverso. Non volevo assolutamente prendere parte a questo. Cos pensandomisi le gambe sullorlo del sedile-piattaforma e mi alzai in piedi. Mani gentili ma molto fermemi spinsero indietro cos che mi trovai di nuovo seduto in quella stupida maniera con legambe penzoloni e la schiena premuta contro qualcosa dietro di me. 'La pianta non detta leggeal Giardiniere', mormor una voce. 'Qui sei stato portato e qui imparerai'. 'Intorno a me,quando mi sedetti stupefatto e risentito, cominci una discussione importante in una linguasconosciuta. Voci. Voci. Alcune alte e sottili come se venissero dalla gola di nani, altreprofonde, risonanti, sonore e simili al muggire dello yak nelle praterie allepocadellaccoppiamento. In qualunque luogo fossero, pensai, erano di cattivo auspicio per me,soggetto riluttante, prigioniero involontario. Il tumulto aument fino a un crescendo. Vocisquillavano nei pi alti registri, voci tuonavano come lo strepito di tori che combattevano. Iotemevo qualche violenza, qualche colpo che mi avrebbe potuto raggiungere attraverso la miaeterna oscurit. Strinsi forte lorlo del mio sedile, poi allentai precipitosamente la presaappena mi venne in mente che un colpo mi avrebbe potuto far cadere con poco danno se nonmi aggrappavo; se invece avessi tenuto la presa lurto sarebbe stato pi grande. 'Non averpaura', disse la Voce ora familiare, 'questa solo una Adunanza di Persone. Nessun danno tene potr venire. Stiamo solo discutendo del modo migliore per trasmetterti la dottrina'.'Onorabile', replicai un po confuso, 'sono invero stupito nel trovare che tali Grandi siscambiano parole proprio come il pi umile pastore di yak delle nostre colline!' Un risosoffocato e divertito salut il mio commento. Il mio pubblico, cos sembrava, non era maldisposto verso la mia franchezza forse un po stolta. 'Ricorda sempre questo', riprese. 'Nonimporta quanto in alto uno vada: c sempre discussione, disaccordo. C sempre qualcunoche ha unopinione diversa da quella degli altri. Allora deve discutere, argomentare esostenere con forza la propria opinione altrimenti diventa solo uno schiavo, un automa semprepronto ad accettare i dettami dellaltro. La discussione libera sempre ritenuta da unascoltatore che non comprende come il preludio alla violenza fisica'. Mi batt affettuosamentela spalla in modo rassicurante e continu: 'Qui abbiamo persone provenienti non solo da molterazze, ma anche da molti mondi. Alcuni vengono dal tuo stesso sistema solare, altri da

    galassie molto pi in l. Alcuni, a te, sembrerebbero piccoli nani, mentre altri veri giganti, altisei volte la statura del pi piccolo'. Sentii i suoi passi allontanarsi mentre si muoveva perraggiungere il gruppo principale".

    7-21 "La discussione and avanti e - secondo me - assai animatamente, ma alla fine le chiacchieredella conversazione ebbero termine. Ci fu un gran calpestio di piedi, poi passi, piccoli passileggeri come quelli di un uccello che saltelli intorno a un pezzettino di cibo. Passi pesanti,gravi come il passo massiccio di uno yak carico di peso. Passi che mi rendevanoprofondamente perplesso perch alcuni di essi non parevano prodotti dagli esseri umani qualili conoscevo. Ma i miei pensieri sul problema dei passi finirono presto. Una mano mi preseper il braccio e una voce disse: "Vieni con noi". Un'altra mano mi prese per l'altro braccio efui condotto per un sentiero che ai miei piedi nudi sembrava di metallo. I ciechi sviluppanoaltri sensi; sentii che stavamo passando attraverso un qualche tipo di tubo metallico, sebbenenon potevo immaginare come ci potesse avvenire. Giungemmo presto in un'area pispaziosa, come potevo capire dal cambiamento dell'eco. Ci fu il rumore di qualcosa di

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    metallico che scivolava di fronte a me, e uno degli uomini che mi stavano conducendo parlcon voce assai rispettosa a qualcuno ovviamente molto superiore a lui. Non ho alcun modo disapere cosa fu detto, perch fu detto in una lingua particolare, una lingua cinguettante ecanora. In risposta a quello che era evidentemente un ordine, fui spinto avanti e l'oggettometallico si chiuse con un rumore soffice e scivoloso dietro di me. Rimasi l fermo in piedi,

    sentendo su di me lo sguardo penetrante di qualcuno. Ci fu un fruscio di tessuto e un cigolioche immaginai prodotto da un sedile simile a quello che mi aveva accolto. Poi una manomagra e ossuta prese la mia mano destra e mi condusse avanti. Puoi figurarti i mieisentimenti? Mi trovavo in un miracolo vivente, non sapevo cosa c'era davanti a me e dovevofidarmi senza indugio di coloro che mi guidavano. Questa persona alla fine mi parl nella miapropria lingua: 'Siedi qui', mi disse, spingendomi gi intanto gentilmente. Io ansimavo perl'orrore e la paura, mentre mi pareva di cadere in un letto di piume. Poi il sedile, o quello chemai fosse, mi avvolse in una maniera insolita. Ai lati erano dei sostegni, o bracci,probabilmente destinati a evitare di cadere se qualcuno si fosse addormentato per via di quellastrana morbidezza. La persona che mi stava di fronte sembrava assai divertita alle miereazioni; lo potevo constatare dal riso trattenuto, ma molte persone sembrano trarre undivertimento dalla condizione di coloro che non possono vedere. 'Ti senti strano e impaurito',disse la voce della persona davanti a me. Questa era decisamente un'affermazione incompleta!'Non ti allarmare', continu, 'perch nessuno ti far del male. I nostri esami mostrano che tuhai una memoria eccezionale, cos stai per ricevere delle informazioni - che non dimenticheraimai - e che passerai fra molto tempo a un altro che verr sulla tua via'. Tutto questo sembravamisterioso e assai pauroso a dispetto delle rassicurazioni. Io non dissi niente ma sedettitranquillamente aspettando i prossimi segnali, che sarebbero presto giunti. 'Stai per vedere',continu la voce, 'tutto il passato, la nascita del tuo mondo, l'origine degli dei, e perch carrifiammeggianti attraversino il cielo con vostro grande turbamento'. 'Signore degno di rispetto!',esclamai, 'tu hai usato la parolavedere, ma mi sono stati tolti gli occhi, sono cieco, sonocompletamente privo di vista'. Ci fu un'esclamazione piena di borbottii indicativa di un sensodi esasperazione, a cui segu una replica un poco aspra: 'Noi conosciamo tutto di te, pi diquanto tu possa mai sapere. Gli occhi ti sono stati tolti, ma il nervo ottico c' ancora. Con lanostra scienza possiamo collegare il tuo nervo ottico e tu vedrai quello che noi vogliamo chetu veda'. 'Questo significa che io avr di nuovo la vista in modo permanente?', domandai. 'No,non cos' fu la risposta. 'Ti stiamo usando per uno scopo. Darti la vista in modo permanentesignificherebbe liberarti da quei legami da, cui la scienza del tuo mondo non ancora in gradodi liberarti, e questo non permesso. Ora, basta parlare, convocher i miei assistenti'. 'Subitoci fu un colpo leggero accompagnato dal rumore metallico. Segu una conversazione;evidentemente erano entrate due persone. Sentii che il mio sedile veniva mosso e tentai dialzarmi in piedi. Con orrore mi accorsi di essere completamente bloccato. Non potevo

    muovermi, neppure con un dito. Pienamente cosciente fui trasportato su questo strano sedileche sembrava scivolare facilmente in ogni direzione. Fui trasportato per diversi corridoi dovegli echi mi davano molte strane impressioni. Alla fine il sedile fu girato completamente e lemie narici contratte furono assalite da odori fortissimi. Ci fermammo a un ordine borbottato edelle mani mi afferrarono per le gambe e sotto le spalle. Fui facilmente sollevato in alto, poida un lato, infine gi. Ero allarmato; terrorizzato sarebbe anzi la parola pi corretta. Questoterrore aument quando mi fu posta una fascia stretta intorno al braccio destro proprio sopra ilgomito. La pressione aument cos che sembrava che il braccio stesse gonfiandosi. Poi venneuna puntura nella mia caviglia destra e una sensazione straordinaria come se qualcosa stessescivolando dentro di me. Fu dato un ulteriore comando e sentii alle tempie due dischi freddicome il ghiaccio. Ci fu un ronzio come di un'ape ronzante in distanza, e sentii che la mia

    coscienza stava venendo meno. Lampi luminosi fiammeggianti guizzarono davanti alla miavista. Strisce di verde, rosso, viola, tutti i colori. Allora gridai; non avevo la vista, e dovevoessere perci nella Terra dei Diavoli che stavano preparando tormenti per me. Un'acuta fitta di

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    dolore - solo una puntura, in realt, e il mio terrore si plac. Non avevo proprio pi alcuntimore. Una voce mi parl nella mia lingua, dicendo: 'Non aver paura, non ti vogliamo faredel male. Ora stiamo facendo in modo che tu possa vedere. Quale colore vedi ora?' Cosdimenticai la mia paura mentre dicevo quando vedevo il rosso, quando vedevo il verde, e tuttigli altri colori. Allora urlai per lo stupore: potevo vedere, ma quello che potevo vedere era

    cos strano che riuscivo a fatica a capirne qualcosa. Ma la mia vista non era localizzata nelmio corpo, e con la mia vista potevo vedere me stesso. Fu un'esperienza estremamentesnervante, una esperienza che non vorrei mai ripetere. Ma lascia che cominci dall'inizio. Unadelle voci mi aveva chiesto di dire quando vedevo rosso, di dire quando vedevo verde o altricolori, e poi ci fu questa terrificante esperienza, questo bianco, stupendo lampo, e mi accorsiche stavo fissando, perch questa la sola parola che sembra appropriata, una scenainteramente diversa da qualunque cosa conoscessi. Ero in una posizione inclinata, mezzosdraiato, mezzo seduto, sostenuto su quella che sembrava una piattaforma metallica. Questasembrava essere retta da un unico pilastro, e temetti per un momento che l'intero meccanismosarebbe crollato, e io insieme. L'atmosfera generale era di una tale pulizia quale non avevomai conosciuto. I muri, di un qualche materiale brillante, erano senza macchie, di una tintaverdastra, molto piacevole e conciliante. Intorno a questa strana stanza, che era davvero moltoampia secondo le mie misure, c'erano massicci macchinari che non posso proprio spiegartiperch non esistono parole atte a descriverti in alcun modo la loro stranezza. C'era unuomo che stava vicino a una strana macchina. Giudicai che fosse circa il doppio dell'altezzadei nostri pi alti guardiani. Direi che era alto circa pi di quattro metri, e aveva la testa diforma straordinariamente conica, una testa che finiva quasi come la punta di un uovo.Sembrava vestito di una sorta di abito verdastro - avevano tutti un abito verde, in ogni caso -che dal collo scendeva gi fino alle caviglie e, cosa straordinaria, copriva le braccia fino aipolsi. Io ero terrorizzato perch guardando le mani vidi che c'era sopra una sorta di pelle.Guardando dall'uno all'altro mi accorsi che tutti avevano questo strano rivestimento sullemani, e mi chiesi quale potesse esserne il significato religioso, o magari pensavano che iofossi impuro e perci capace di contagiarli in qualche modo? Il mio sguardo si allontan daquesto gigante; ce n'erano due che io giudicai dai loro lineamenti essere femmine. Una eramolto scura e una era molto chiara. Una aveva i capelli in qualche modo annodati, mentrel'altra li aveva diritti e bianchi. Le due donne mi stavano guardando, e poi una mosse lamano nella direzione in cui non avevo ancora guardato. L vidi una cosa assai straordinaria,un nano, uno gnomo, un corpo molto molto piccolo, un corpo come quello di un bambino dicinque anni, pensai. Ma la testa, ah, la testa era immensa, una grande cupola di cranio, maprivo di capelli, non si poteva vedere una traccia di capelli. Il mento era piccolo, davveromolto piccolo, e la bocca non sembrava uguale alla nostra, ma assomigliava pi a un orifiziotriangolare. Il naso era minuto, non una protuberanza quanto una sorta di spigolo. Era

    ovviamente la persona pi importante perch gli altri guardavano nella sua direzione conestremo rispetto. Ma poi la donna mosse di nuovo la mano, e una voce proveniente da unapersona che non avevo notato prima parl nella mia stessa lingua dicendo: 'Guarda avanti,vedi te stesso?'. Dopo di ci chi aveva parlato entr nel mio campo visivo e sembr essere deltutto normale, sembr essere, beh, direi che dall'abbigliamento poteva essere un mercante,forse un mercante indiano, cos tu puoi renderti conto che era normale. Cammin avanti eindic una qualche sostanza molto brillante. Io la guardai, almeno supposi di farlo, ma la vistaera al di fuori del mio corpo. Non avevo occhi, ma dove avevano messo la cosa che vedeva alposto mio? E poi vidi, su una piccola piattaforma attaccata a quello strano banco o sedile dimetallo su cui ero reclinato, vidi la forma di una scatola. Ero sul punto di chiedermi comepotevo vedere la cosa se era essa stessa quella con cui stavo vedendo, quando mi venne in

    mente che la cosa davanti a me, la cosa luminosa, era una qualche forma di riflettore; l'uomodalle sembianze pi normali mosse quel riflettore lievemente, spostandone l'angolazione el'inclinazione, e allora gridai con orrore e costernazione perch vidi me stesso giacente sulla

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    piattaforma. Avevo visto me stesso prima che i miei occhi mi fossero stati strappati. A volte,quando ero andato sull'orlo di uno specchio d'acqua e mi ero chinato per bere, mi ero vistoriflesso nelle placide correnti, e cos mi potevo riconoscere. Ma qui, in questa superficieriflettente, vidi una figura emaciata che pareva quasi sul punto di morte. C'era una fasciaintorno a un braccio e una fascia intorno a una caviglia. Strani tubi andavano da quelle fasce

    in un punto che non vedevo. Ma un tubo mi usciva da una narice e arrivava a una specie dibottiglia trasparente, legata a una verga di metallo accanto a me. Ma la testa, la testa! Riesco amalapena a controllarmi e a stare calmo. Dalla testa, proprio sopra la fronte, sporgeva unacerta quantit di pezzi di metallo da cui uscivano quelle che sembravano corde. Le cordeerano collegate alla scatola che avevo visto sulla piccola piattaforma di metallo accanto a me.Immaginai che fosse un'estensione del mio nervo ottico che si congiungeva a quella scatolanera; guardai con crescente orrore e tentai di staccare quelle cose da me, ma mi resi conto chenon mi potevo muovere, non mi potevo assolutamente muovere, neanche con un dito. Potevosoltanto giacere l e osservare quella strana cosa che mi stava capitando. L'uomo dallesembianze normali alz la mano verso la scatola nera, e se fossi stato capace di muovermisarei arretrato in modo violento. Pensai che stesse cacciando le sue dita nella mia vista,l'illusione era perfetta, ma invece egli mosse un poco la scatola e io vidi altre cose. Poteivedere il retro della piattaforma su cui giacevo, potei vedere due altre persone l. Apparivanodel tutto normali; una era bianca, l'altra era gialla, gialla come un mongolo. Mi stavanosemplicemente guardando, senza dare alcun segno visibile di notarmi. Sembravano piuttostoannoiate di tutta quella faccenda, e mi ricordo di aver pensato allora che se fossero state almio posto non si sarebbero annoiate. La Voce parl ancora e disse: 'Bene, questa, per unbreve tempo, la tua vista. Questi tubi ti nutriranno, ci sono altri tubi che funzioneranno dadrenaggio e baderanno ad altre funzioni. Per ora tu non sarai in grado di muoverti perch noitemiamo che se ti permettiamo di muoverti tu possa, in un momento di parossismo, farti male.Sei immobilizzato solo per tua protezione. Ma non temere, non ti accadr alcun male. Quandoavremo finito tu sarai tornato in qualche altra parte del Tibet, migliorato di salute, e sarainormale, eccetto che ancora non avrai gli occhi. Ti renderai conto che non potrai andare ingiro portandoti appresso questa scatola nera'. Sorrise lievemente nella mia direzione e usc dalmio campo visivo. Alcune persone si muovevano l in giro, verificando varie cose. C'era unacerta quantit di strane cose circolari come piccole finestre coperte di vetro finissimo. Madietro il vetro sembrava che non ci fosse nulla d'importante eccetto una piccola freccia che simuoveva o indicava certi strani segni. Tutto ci non aveva alcun significato per me, e a primavista era cos completamente estraneo alla mia comprensione che non me ne curai perch eraal di l delle mie capacit intellettive. Il tempo passava, e io me ne stavo l disteso nonrinvigorito n stanco, ma quasi in uno stato di stasi, piuttosto privo di sentimenti e sensazioni.Certamente non stavo soffrendo, certamente non ero pi preoccupato ora. Mi sembrava di

    sentire un sottile cambiamento nella chimica del mio corpo, e poi al margine della visione. diquesta scatola nera vidi che una persona stava girando varie manopole che venivano da tantitubi di vetro tutti collegati a una cornice di metallo. Come la persona gir queste manopole lepiccole cose dietro alle piccole finestre di vetro si mossero in diversi modi. L'uomo pipiccolo che avevo ritenuto un nano, ma che, come sembrava, era il comandante, dissequalcosa. E allora nel mio campo visivo entr colui che mi parlava nella mia lingua,dicendomi che ora mi avrebbero fatto dormire per un certo tempo cos che mi sareirinvigorito, e quando mi fossi ristorato e riposato mi avrebbero mostrato cos'era quello che midovevano mostrare. Aveva appena finito di parlare che persi di nuovo conoscenza, come semi avessero spento. Pi tardi mi accorsi che era proprio cos, cio che erano in grado con unoschiocco di dita d'indurre senza dolore e improvvisamente uno stato di incoscienza. Non ho

    alcun modo per stabilire quanto a lungo dormii, o rimasi privo di conoscenza; poteva essereun'ora, o anche un giorno. Mi risvegliai istantaneamente, cos come mi ero addormentato: unistante ero privo di conoscenza, l'istante dopo ero completamente desto. Con mio profondo

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    rimpianto la mia nuova vista non era in funzione. Ero cieco come prima. Strani suoni micolpivano le orecchie, tintinnio di metalli urtati fra di loro, suono argentino di vetri, infinepassi leggeri che si allontanavano. Ci fu poi il suono scivoloso e metallico, e tutto fusilenzioso per alcuni momenti. Passi secchi, rapidi e scanditi, giunsero al mio udito, e dueserie di passi erano accompagnate dal mormorio distante di voci. Il suono aument, fino a

    entrare nella mia stanza. Ancora il rumore metallico, e le due persone di sesso femminile,perch cos pensai che fossero, vennero verso di me ancora parlando con quei loro toni alti enervosi, ambedue parlando nello stesso tempo, o cos mi sembr. Si fermarono una alla miadestra e l'altra alla mia sinistra e poi, orrore degli orrori, mi portarono via bruscamente la solacosa che mi copriva. Non c'era niente che potessi fare. Privo di forza e di possibilit dimovimento ero costretto a giacere l alla merc di quelle due femmine. Nudo, nudo come ilgiorno in cui nacqui. Nudo davanti agli sguardi di queste donne sconosciute. Io, un monacoche non conosceva niente delle donne (lo confesso francamente ero terrorizzato da duedonne). Ma il peggio doveva ancora venire le giovani donne mi rotolarono su un lato e miinfilarono a forza un tubo in una parte del mio corpo non menzionabile. Un liquido entrdentro di me e mi sembr di bruciare. Poi, senza alcuna cerimonia fui sollevato e sotto le mieparti pi basse fu posto un contenitore molto freddo. Per ritegno devo astenermi dal descriverequello che accadde dopo di fronte a quelle donne. Ma quello era solamente l'inizio; esselavarono il mio corpo nudo da cima a fondo mostrando un'estrema e impudica familiarit conle parti pi intime del corpo maschile. Io sentivo sempre pi caldo e intanto ero in preda allamassima vergogna e confusione. Bacchette appuntite di metallo furono infilate dentro di me edalle narici furono strappati i tubi vecchi e introdotti in esse a forza e bruscamente dei nuovi.Poi fu disteso su di me un abito dal collo fino ai piedi. Ma non avevano ancora finito; il miocranio fu dolorosamente lacerato e accaddero molte cose inesplicabili prima che mi fosseapplicata una sostanza assai appiccicosa e irritante. In tutto questo tempo le giovani donne sene stettero a ciarlare e a ridacchiare come se il diavolo avesse rubato loro il cervello. Dopomolto tempo venne di nuovo il suono di qualcosa di metallico che scorreva e si avvicinaronodei passi pi pesanti, mentre il chiacchierio delle donne cess. La Voce mi salut nella mialingua: 'Ed ora come stai?'. 'In modo terribile!', risposi con risentimento. 'Le tue donne mihanno completamente denudato e hanno abusato del mio corpo in una maniera davvero tropposcandalosa'. Egli sembr trarre un intenso divertimento dalle mie rimostranze. In effetti, adire la verit, si contorse dalle risa, il che non contribu certo a calmare i miei sentimenti.'Dovevamo lavarti', disse, 'dovevamo lavare il tuo corpo dalle scorie e dovevamo nutrirti conlo stesso metodo. Poi i vari tubi e i contatti elettrici dovevano essere tolti e rimpiazzati conaltri sterilizzati. L'incisione sul tuo cranio doveva essere controllata e poi medicata. Cisaranno soltanto delle cicatrici appena percettibili quando te ne andrai di qui'. Guarda, qui sulla sommit della mia testa ci sono cinque cicatrici. i segni erano l, ciascuno della

    lunghezza di circa cinque centimetri, ciascuno mostrava ancora una leggera depressionebianca. Ma quelle rassicurazioni non mi avevano tranquillizzato, al contrario domandai:'Ma perch ho dovuto subire tali abusi da quelle donne? Non ci sono uomini, dal momentoche questo trattamento obbligatorio?' Il mio custode, perch cos io lo consideravo, rise dinuovo e replic: 'Non essere cos scioccamente pudibondo. Il tuo corpo nudo, come tale, nonsignificava niente per loro. Qui tutti andiamo nudi la maggior parte del tempo quando nonsiamo impegnati. Il corpo il Tempio del S e perci puro. Quelli che sono pudibondihanno pensieri impuri. Per quanto riguarda le donne che ti hanno accudito, quello era il loroimpegno e il loro dovere, sono infermiere e sono state educate per questo lavoro'. 'Ma perchnon mi posso muovere?' domandai, 'perch non mi permesso di vedere? Questa unaTORTURA!' 'Non ti puoi muovere' disse 'perch potresti togliere gli elettrodi e farti male.

    Oppure potresti danneggiare la nostra attrezzatura. Non ti permettiamo di riabituarti troppoalla vista, perch quando te ne andrai sarai ancora una volta cieco e pi usi la vista pidimentichi i tuoi sensi, sensi tattili che i ciechi sviluppano. Sarebbe una tortura se ti dessimo

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    la vista fino al momento in cui partirai, perch allora saresti disperato. Tu sei qui non per iltuo piacere, ma per udire e vedere ed essere il depositario della conoscenza da trasmettere aun altro che verr sulla tua strada e che ricever da te quella conoscenza. Normalmente questaconoscenza verrebbe scritta, ma noi non intendiamo scatenare un'altra di quelle corse al 'LibroSanto' o ai 'Sacri Scritti'. Della conoscenza che tu assorbirai, e che poi trasmetterai, di questo

    SARA' scritto. Intanto ricorda che tu sei qui per il NOSTRO scopo, non per il tuo'.7-41 "Io dissi: 'Ma come posso partecipare con interesse e in modo intelligente, se sono tenutosemplicemente prigioniero, prigioniero contro la mia volont e perci non in grado dicollaborare, non avendo la pi vaga idea di ci che sta accadendo e in quale luogo? Comeposso partecipare con interesse se mi considerate meno che polvere? Sono stato trattatopeggio di come si tratta un cadavere che deve essere dato in pasto agli avvoltoi. Noimostriamo rispetto per i morti come per i vivi; voi mi trattate come escrementi che devonoessere sparsi su un campo senza cerimonie. Eppure proclamate di essere civilizzati, qualunquecosa ci significhi'. L'uomo rimase chiaramente scosso e non poco impressionato dalla miauscita. Sentivo che camminava nella stanza. Avanti, un rumore di passi quando si girava,indietro e avanti di nuovo. Improvvisamente si ferm vicino a me e disse: 'Consulter il miosuperiore'. Si allontan rapidamente e prese in mano ovviamente un oggetto duro. Si produsseuno strano suono comehuirr, huirr, huirr, e poi barr, barr, barr. Dall'oggetto giunse unsuono secco e metallico e poi come scandito. Giudicai che si trattasse di parole. L'uomo cheera stato con me parlava lentamente, emettendo lo stesso tipo di suoni particolari. Ci fuchiaramente una discussione che and avanti per alcuni minuti. Suoni secchi provenivanodalla macchina, e dopo un poco l'uomo torn da me. 'Prima ti mostrer questa camera', disse.'Ti dir poi di noi, cosa siamo, cosa stiamo facendo, e cercher di ottenere il tuo aiutofacendoti capire. Intanto, eccoti la vista'. 'Mi giunse la luce, mi giunse la vista, e anche unavista particolare: stavo guardando in su da sotto il mento dell'uomo, stavo guardando le suenarici. La vista dei peli dentro le narici mi divert enormemente, per qualche ragione, e presi aridere. L'uomo si pieg e uno dei suoi occhi riemp la mia visione. 'Oh!', esclam, 'qualcunoha capovolto la scatola'. Il mondo prese a girare vorticosamente intorno a me, mi venneagitazione di stomaco e un senso di nausea e di vertigine. 'Oh! Mi dispiace' disse l'uomo,'l'avrei dovuta spegnere prima di ruotarla. Non importa, ti sentirai meglio fra qualchemomento. Sono cose che capitano!' 'Ora potevo vedere me stesso. Fu un'orribile esperienzavedere il mio corpo pallido ed esangue disteso e con tanti tubi e strumenti attaccati. Fu unvero colpo vedere me stesso e vedere che le mie palpebre erano perfettamente chiuse. Erodisteso su quella che sembrava una sottile lastra di metallo sostenuta da un solo pilastro.Attaccati alla base del pilastro erano una quantit di pedali, mentre vicino a me un bastonesosteneva bottiglie di vetro piene di liquidi colorati. Questi erano in qualche modo collegati ame. L'uomo disse: 'Sei su un tavolo operatorio. Con questi pedali' - li tocc - 'possiamo

    metterti nella direzione che vogliamo'. Con un piede ne premette uno e il tavolo prese aoscillare. Ne tocc un altro e il tavolo s'inclin in modo tale che temevo di cadere. Un altro, eil tavolo si sollev finch ne potei vedere il sotto. Fu un'esperienza estremamente inquietanteche mi diede stranissime sensazioni allo stomaco. I muri erano ovviamente di metallo, di unpiacevolissimo colore verde. Mai prima d'allora avevo visto un materiale cos fine, levigato,senza alcuna imperfezione, e certamente era stata usata una qualche forma speciale diconnessura, perch non c'era alcun segno nemmeno laddove muri, pavimento e soffittoiniziavano o terminavano. I muri 'fluivano', si potrebbe dire, nel pavimento o nel soffitto.Nessun angolo, nessun margine acuto. Poi una sezione del muro scivolava da un lato con quelrombo metallico che avevo conosciuto. Una strana testa si spinse avanti, guard brevementeintorno e poi si allontan rapidamente. Il muro si chiuse. Sul muro davanti a me c'era una fila

    di piccole finestre, alcune delle quali della misura di un palmo. Dietro di esse stavano dellelancette che indicavano alcuni segni rossi o neri. Alcune finestre pi grandi rettangolariattrassero il mio interesse; da esse emanava una luce azzurrina quasi magica. Strane macchie

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    di luce si muovevano e danzavano in forme incomprensibili, mentre ancora a un'altra finestrauna linea marrone-rossa ondeggiava in su e in gi in forme stranamente ritmiche, quasi comela danza di un serpente, pensai. L'uomo - lo chiamer il mio custode - sorrise al mio interesse.'Tutti questi strumenti indicano TE' disse, 'e qui sono indicate nove onde provenienti dal tuocervello. Nove onde separate che indicano l'elettricit prodotta dal tuo cervello. Mostrano che

    tu sei una mente superiore, che hai veramente una notevole capacit di memorizzare, ed perquesto che sei adatto al compito'. Girando molto delicatamente la scatola della vista, la puntverso un vaso di vetro assai strano che precedentemente era stato al di l del mio campovisivo. 'Questi', spieg, 'ti nutrono continuamente attraverso le vene e portano via le scorie daltuo sangue. Questi altri portano via altre scorie prodotte dal tuo corpo. Ora stiamo cercando dimigliorare il tuo stato generale di salute in modo che tu sia pronto a sopportare l'innegabileturbamento che tutto quello che stiamo per mostrarti ti causer. Ci sar un turbamento perchnonostante tu ti consideri un sacerdote istruito, rispetto a noi sei il pi infimo e ignoranteselvaggio, e quello che da noi usuale, a te sembrer miracoloso oltre ogni credere, e unaprima iniziazione alla nostra scienza causa di gravi turbamenti. Pure ci deve essererischiato, e c' un rischio anche se facciamo ogni tentativo per minimizzarlo'. Rise e disse:'Nei riti del tuo tempio date molta importanza ai suoni del corpo, oh s! So tutto dei vostri riti,ma hai mai sentito VERAMENTE i suoni del corpo? Ascolta!'. Girandosi, and al muro epremette una bianca manopola lucente. Immediatamente, da una quantit di piccoli buchigiunsero rumori che io riconobbi come i suoni del corpo. Sorridendo gir un'altra manopola ei suoni aumentarono riempiendo tutta la stanza. Battito, battito, i suoni del cuore erano di talevolume che il vaso di vetro dietro di me tintinn per simpatia. Un tocco ancora dellamanopola, e i suoni del cuore se ne andarono e arriv il gorgoglio dei fluidi del corpo, ma cosforte come fosse un ruscello di montagna che corre veloce nel suo letto di sassi, ansioso digiungere al mare lontano. Poi venne il rumore profondo dei gas, simile a una tempesta che siscagli impetuosamente su foglie e rami di alberi possenti. Tonfi e suoni sordi come se macignivenissero fatti cadere in un lago profondo. 'Il tuo corpo', disse. 'I suoni del tuo corpo. Noiconosciamo OGNI COSA del tuo corpo'. 'Ma tu, Indegno Custode', dissi, 'QUESTO nonrappresenta nessuna meraviglia, nessun miracolo. Noi, poveri ignoranti selvaggi, qui nelTibet, conosciamo bene tutto ci. Anche noi possiamo ampliare i suoni, non in modo cosforte d'accordo, ma possiamo ugualmente farlo. Possiamo anche liberare l'anima dal corpo, epossiamo addirittura riportarla indietro'. 'Davvero?'. Mi guard con un'espressionecanzonatoria sul viso e disse: 'Non ti spaventi facilmente, eh? Tu ci ritieni nemici, persone cheti tengono prigioniero, eh?'. 'Signore!', replicai, 'non mi avete mostrato alcun segno diamicizia ancora, non mi avete dato alcuna ragione per cui io debba fidarmi di voi e cooperarecon voi. Mi tenete prigioniero e paralizzato come alcuni vincitori malvagi tengono i loroprigionieri. Ci sono alcuni fra voi che a me sembrano diavoli; noi abbiamo delle loro

    immagini e li consideriamo creature da incubo provenienti da qualche mondo diabolico.Eppure qui essi sono vostri compagni'. 'L'apparenza pu essere fuorviante', replic. 'Alcune diqueste sono le persone pi gentili. Altre, con il loro aspetto santo, potrebbero piegarsi aqualunque bassa azione la loro mente perversa possa concepire. Eppure tu, TU - come tutte lepersone selvagge - sei portato fuori strada dalle apparenze esterne di una persona'. 'Signore!',fu la mia risposta, 'devo ancora decidere da quale parte stanno i vostri interessi, se buoni ocattivi. Se sono buoni, e io ne sia perfettamente convinto, allora e solo allora io collaborer. Incaso contrario user ogni mezzo possibile per ostacolare le vostre mire, costi quel che costi'.'Ma sicuramente', fu la sua risposta, 'converrai che ti abbiamo salvato la vita quando eridigiuno e malato'. La mia espressione era certamente assai tetra quando risposi: 'Salvato lavita, per COSA? Ero sulla via dei Campi Celesti, e voi mi avete riportato indietro. Niente che

    possiate fare ora sar cos crudele. Cos' la vita per un uomo cieco? Come pu studiare uncieco? E il cibo, come posso procurarmi il cibo ora? No! Non stato affatto caritatevoleprolungare la mia vita; tu hai perfino affermato prima che io non sono qui per il mio piacere,

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    ma per il VOSTRO scopo. Dov' la gentilezza in ci? Mi avete legato qua sopra e sonodiventato il trastullo delle vostre donne. Bene? E dov' tutto il bene di cui parli?'. Mi stette aguardare, le mani sui fianchi. 'Si', disse infine, 'dal tuo punto di vista non siamo stati gentili,vero? Forse ti posso convincere, per, e allora tu SARAI utile davvero'. Si volt andandoverso il muro, e, questa volta vidi quello che fece. Si ferm di fronte a un oggetto di forma

    quadrata pieno di piccoli buchi e poi pigi un punto nero. Una luce brill sopra l'oggettoquadrato diventando una sorta di nebbiolina luminosa. L, con mio grande stupore, preseforma una faccia e una testa dai colori vivi. Il mio custode parl lentamente in quella stranalingua bizzarra, e poi tacque. Col mio massimo stupore la testa ruot nella mia direzione, efolte sopracciglia si sollevarono. Poi un piccolo sorriso severo apparve ai lati della bocca. Unafrase concisa fu gridata rabbiosamente e la luce svan. La nebbiolina cominci a turbinare esembr essere assorbita dal muro. Il mio custode si gir verso di me con la soddisfazionedipinta sul volto. 'Bene, amico', disse, 'hai dimostrato di essere un carattere forte, un uomomolto solido con cui trattare. Ora mi permesso mostrarti quello che nessun altro membro deltuo mondo ha mai visto'. 'Si volse di nuovo al muro e dette un colpo alla scatola nera. Siform di nuovo la nebbiolina e questa volta apparve la testa di una giovane donna. Il miocustode le parl, ovviamente dandole degli ordini. La donna annu col capo, guardando concuriosit nella mia direzione, e poi svan. 'Ora dovremo aspettare un po' di minuti', disse ilmio custode. 'Sta per arrivarmi un congegno speciale e poi ti mostrer dei luoghi del tuomondo. Citt del mondo. hai qualche desiderio del luogo che vorresti vedere?'. 'Non ho alcunaconoscenza del mondo', replicai, 'non ho mai viaggiato'. 'S, ma hai certamente sentito parlaredi QUALCHE citt', disse. 'Beh, s', fu la mia risposta, 'ho sentito parlare di Kalimpong'.'Kalimpong, eh? Un piccolo insediamento indiano di confine; non puoi pensare a qualcheposto migliore? Che ne diresti di Berlino, Londra, Parigi, Il Cairo? Certamente vuoi vederequalcosa di meglio di Kalimpong.' 'Ma Signore', replicai, 'non ho alcun interesse per i postiche hai menzionato. Questi nomi non mi dicono nulla eccetto che ne ho sentito parlare daalcuni mercanti, ma ci non significa niente per me, n mi interessa. Nemmeno se vedessiriproduzioni di questi posti potrei dire se sono vere o no. Se questo vostro meravigliosocongegno pu fare ci che tu dici, allora mostrami Lhasa. Mostrami la Porta Occidentale, laCattedrale, il Potala. Conosco questi luoghi e posso rendermi conto se il vostro congegno siavero oppure qualche astuto trucco'. Mi guard con un'espressione assai particolare sul viso;sembrava in uno stato di massimo stupore. Poi si riprese con un sussulto ed esclam:'Selvaggio illetterato che mi insegna il mestiere, eh? E l'amico ha pure ragione. C' in questonativo qualcosa di molto acuto dopo tutto. E' ovvio che debba avere una base di riferimento,altrimenti non pu rimanere impressionato. Bene! Bene!'. 'Il pannello scorrevole fu spostatoda un lato con un movimento assai brusco e apparvero quattro uomini che conducevano unacassa molto larga che sembrava galleggiare nell'aria. La cassa doveva essere stata di peso

    considerevole perch, sebbene sembrasse galleggiare leggera, ci volle molto sforzo perchiniziasse a muoversi, o a cambiare direzione, o a fermarsi. A poco a poco la cassa fu collegatanella stanza dove mi trovavo disteso. Per un certo tempo temetti che stessero per capovolgereil tavolo su cui giacevo, da quanto spingevano e tiravano. Un uomo and a urtare contro lamia scatola della vista e i vortici che ne risultarono mi lasciarono per un certo tempo in predaalla nausea e alle vertigini. Ma alla fine, dopo molto discutere, la cassa fu posta contro unmuro direttamente in linea con la mia vista. Tre degli uomini si ritirarono e chiusero ilpannello dietro di s. Il quarto uomo e il mio custode intrapresero un'animata discussione conun gran gesticolare di mani. Infine il mio custode si volse verso di me dicendo: 'Dice che nonpossiamo farti vedere Lhasa perch troppo vicina, dobbiamo andare molto pi lontano perpoter mettere a fuoco'. 'Non dissi niente, non feci alcun segno, e dopo una breve attesa il mio

    custode disse: 'Vorresti vedere Berlino, Bombay, Calcutta?' La mia risposta fu: 'No, nonvoglio, sono troppo lontane per me!' Torn indietro dall'altro uomo e segu una discussioneassai astiosa. Sembrava che l'altro volesse piangere; muoveva le mani sentendosi frustrato e in

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    preda alla disperazione cadde in ginocchio davanti alla cassa. Il pannello frontale della cassascivol via e io vidi quella che sembrava essere solo una larga finestra, e niente pi. Poil'uomo si prese dalle tasche alcuni pezzi di metallo e and lentamente dietro alla strana cassaquasi strisciando. Nella finestra si accesero strane luci, vortici di colori privi di significato. Ilquadro cominci a oscillare, ondeggiare e turbinare. Ci fu un istante in cui le ombre formatesi

    POTEVANO essere state il Potala, ma potevano anche essere solo fumo. L'uomo strisci viada dietro la cassa, mormor qualcosa e corse fuori della stanza. Il mio custode, in tono assaidispiaciuto, disse: 'Siamo cos vicini a Lhasa che non possiamo metterla a fuoco. E' cometentare di vedere attraverso un telescopio quando si pi vicini di quanto quello strumentopossa mettere a fuoco. Funziona bene a distanza, ma da vicino NESSUN telescopio in gradodi mettere a fuoco. Abbiamo lo stesso problema qui. Ti chiaro?' 'Signore', replicai, 'parli dicose che non capisco. Cos' questo telescopio di cui fai menzione? Non ne ho mai visto uno.Tu dici che Lhasa troppo vicina; io dico che si tratta di un lungo tratto di strada a piedi e cherichiede molto tempo. Come pu essere troppo vicina?' Sul volto del mio custode apparve unasmorfia di disperazione; si mise le mani nei capelli e per un momento pensai che si sarebbemesso a ballare sul pavimento. Poi si calm con uno sforzo e disse: 'Quando avevi ancora gliocchi, hai mai portato qualcosa cos vicino da non poterlo vedere chiaramente? Cos vicinoche i tuoi occhi non potevano metterlo a fuoco? QUESTO ci che voglio dire, NONPOSSIAMO METTERE A FUOCO A QUESTA BREVE DISTANZA!!!'

    7-47 " lo guardai e pensai: che meraviglia pu mai essere questa? L'uomo dice che mi pumostrare citt dall'altra parte del mondo, ma non mi pu mostrare il mio paese. Cos gli dissi:'Puoi mettere qualcosa di fronte alla scatola della vista cos che io possa giudicare da mestesso questa faccenda della messa a fuoco?' Perfettamente d'accordo annu col capo, e cercqua e l per un momento quasi non sapendo bene cosa fare. Poi prese dal fondo del mio tavolouna striscia trasparente di qualcosa su cui c'erano strani segni, segni quali non avevo mai vistoprima. Era inteso ovviamente che fosse scrittura, ma si gir verso quelle che sembravanoalcune strisce e poi trov qualcosa che parve soddisfarlo immensamente perch gli procur unpiacevole sorriso. Tenne la cosa dietro la schiena mentre si avvicinava alla mia scatola dellavista. 'Bene amico!', esclam, 'ora vediamo cosa possiamo fare per convincerti'. Fecescivolare qualcosa davanti alla mia scatola della vista, molto vicino, ma con mio stupore tuttoci che potei vedere erano macchie, niente era chiaro. C'era una differenza, una parte era unamacchia bianca, una parte era una macchia nera, ma non significava niente per me,assolutamente niente. Sorrise alla mia espressione, non potevo vederlo sorridere ma potevosentirlo sorridere; quando si ciechi si sviluppano altri sensi. 'Ah', disse, 'te l'ho fattacapire finalmente, vero? Ora, guarda con attenzione. Dimmi quando puoi vedere cos' questo'.Molto lentamente tir indietro la striscia scura, e piano piano mi divenne chiaro, e vidi conconsiderevole stupore che si trattava della mia immagine. Confesso di non sapere come quella

    immagine potesse prodursi, ma effettivamente mostrava me stesso disteso sul tavolo in atto diguardare gli uomini che portavano dentro la cassa nera. 'Bene', disse il mio custode,'ovviamente hai afferrato il punto. Perch tu possa capire meglio rifacciamolo da capo'.Lentamente prese l'immagine cos che potessi vederla, e la spost pi vicino alla scatola dellavista. Si offusc lentamente finch potei vedere una macchia bianco-nerastra, e niente pi. Latolse bruscamente e subito potei vedere di nuovo il resto della stanza. Fece alcuni passiindietro e disse: 'Ovviamente non lo sai leggere, ma guarda. Qui sono stampate delle parole.Le puoi vedere chiaramente?' 'Le posso vedere chiaramente, signore', risposi, 'le posso vederedavvero chiaramente'. Allora port la cosa pi vicino alla scatola della vista, e ci fu di nuovoquella visione confusa fatta di macchie. 'Ora', disse, 'apprezzerai il nostro problema. Noiabbiamo una macchina o congegno, chiamalo come vuoi, che un equivalente assai pi

    grande di questa scatola che stiamo usando su di te, ma il principio sarebbe assolutamente aldi l della tua comprensione. E' tale, tuttavia, che ci consente di vedere tutt'intorno questomondo, ma non possiamo vedere niente che sia al di sotto della distanza di cinquanta miglia.

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    Questa distanza troppo piccola, proprio come quando ho messo questo a pochi centimetridalla scatola della vista e tu non potevi vederlo. Ti far vedere Kalimpong'. Con ci si sposte fece qualcosa ad alcune manopole che erano sul muro. Le luci nella camera si affievolirono,non erano spente, ma erano affievolite cos che la luce era simile a quella che segueimmediatamente il tramonto del sole al di l dell'Himalaya. Il mio custode gir dietro la

    grande cassa e le sue mani mossero qualcosa che non potevo vedere. Immediatamente nellacassa presero a scintillare delle luci, e lentamente si and formando una scena. Gli alti picchidell'Himalaya, e una carovana di mercanti su una pista che attraversava un piccolo ponte dilegno, sotto cui un torrente dalle acque impetuose minacciava di inghiottirli qualora fosseroscivolati. Raggiunsero l'altro lato e seguirono un sentiero attraverso una zona di pascoloselvatico. Per alcuni minuti li guardammo, e la visione fu quella che otterrebbe un uccello,una visione come se uno degli Dei del Cielo tenesse la scatola della vista e fluttuassedolcemente sul terreno ancora arido. Il mio custode mosse di nuovo le mani e ci fu unoffuscamento assoluto, qualcosa entr nel mio campo visivo e se n'and. Il mio custode mossele mani nella direzione opposta, l'immagine si ferm; no, non era un'immagine, era la realt,la verit. Stavamo guardando gi attraverso un buco nel cielo. Sotto vidi le case diKalimpong, vidi le strade affollate di mercanti, vidi monasteri con lama dalla veste gialla emonaci dalla veste rossa. Era tutto molto strano. Avevo una qualche difficolt nel localizzare iposti perch ero stato a Kalimpong solo una volta, e quando ero un ragazzino, e avevo vistoKalimpong dal livello dei piedi, dal livello di un bambino. Ora la stavo vedendo, beh, credoche la stessi vedendo dall'aria, come la vedono gli uccelli. Il mio custode mi stava guardandoattentamente. Mosse certe cose e l'immagine o il paesaggio, o come si voglia chiamare quellacosa meravigliosa, prese a sfuocarsi velocemente e poi a ristabilizzarsi. 'Qui', disse l'uomo,'c' il Gange che, come sai, il Fiume Sacro dell'India'. Sapevo molto del Gange. Qualchevolta i mercanti che giungevano dall'India portavano delle riviste con immagini del Fiume.Non riuscivamo a leggere neanche una parola di ci che era scritto in quelle riviste, ma leimmagini, ah! Quella era una cosa diversa. Qui davanti a me, senza ombra di dubbio, era ilvero Fiume Gange. Poi, con mia grande sorpresa, mi resi conto che stavo udendo cos comepotevo vedere. Potevo udire gli ind cantare, e poi ne vidi la ragione. Avevano un corpodisteso su una terrazza al bordo dell'acqua e lo stavano spruzzando con l'Acqua Sacra delFiume Gange prima di trasportarlo sulle pire. Il fiume era pieno di folla, sembravaassolutamente incredibile che nel mondo ci potessero essere tante persone, per di pi in unfiume. Le donne si stavano spogliando in maniera assolutamente priva di pudore sulle rive, ecos facevano gli uomini. Mi sentii diventare tutto caldo a una simile visione, ma poi pensai ailoro Templi, i Templi a terrazze, le Grotte, le Colonnate, e guardai impressionato. Questa eradavvero la realt, e cominciai a sentirmi confuso. Il mio custode - perch, devo semprericordarmelo, era il mio custode - mosse qualcosa e l'immagine risult confusa. Guard

    attentamente dentro quella finestra e poi la confusione cess con una sorta di sbalzo. 'Berlino',disse. Bene sapevo che Berlino era una citt in qualche posto nel mondo occidentale, ma tuttoci era cos strano che veramente non mi diceva molto. Guardai in gi pensando che forse erail nuovo punto di vista che cambiava ogni cosa. Qui c'erano alti edifici assolutamenteuniformi in misura e forma. Non avevo visto tanto vetro in tutta la mia vita, c'erano finestre divetro ovunque. E poi, su quello che sembrava un piano stradale assai duro, c'erano due barredi metallo poste proprio nella strada. Erano lucenti e assolutamente uniformi quanto alla lororeciproca distanza. Non riuscivo proprio a capire. Dietro un angolo ma entro il mio campovisivo camminavano due cavalli, uno dietro l'altro e, non mi aspetto che tu mi creda, stavanotrainando quella che sembrava una scatola di metallo su ruote. I cavalli camminavano entro lebarre di metallo e le ruote della scatola di metallo giravano effettivamente lungo queste barre.

    La scatola aveva finestre, e guardando dentro potei vedere delle persone, delle persone dentrola scatola, delle persone che erano trainate. Proprio di fronte alla mia vista (stavo quasi perdire 'di fronte ai miei occhi' tanto ero abituato ora a quella scatola della vista) quella strana

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    macchina si ferm. Le persone uscirono dalla scatola e altre vi salirono. Un uomo anddavanti, di fronte al primo cavallo, e lo incit con un bastone. Poi rientr nella scatola dimetallo e ripart, allora la scatola gir a sinistra, uscendo dalle due barre del tracciatoprincipale per seguire su altre due barre un altro percorso. Ero cos interessato e stupito chenon potevo guardare niente altro, non avevo tempo per niente altro. Solo quella strana scatola

    di metallo a ruote che portava in giro le persone. Ma poi guardai ai lati della strada dove eranodelle persone. C'erano uomini con abiti notevolmente stretti. Avevano delle coperture sullegambe che sembravano molto molto strette, e sottolineavano i contorni esatti delle gambe. Esulla testa di ciascun uomo si vedeva una strana cosa a forma di ciotola rovesciata, con unbordo stretto intorno. Li trovavo molto divertenti e assai bizzarri, ma poi guardai le donne.Non avevo mai visto niente di simile. Alcune di queste donne erano quasi scoperte sullasommit del corpo, mentre la parte pi bassa del corpo era completamente avvolta in quellache sembrava essere una tenda nera. Sembrava che non avessero gambe, non si potevanoneanche vedere i loro piedi. Con una mano afferravano un lato di quella sorta di tenda nera,ovviamente nel tentativo di evitare che il fondo si trascinasse nella polvere. Guardai ancora unpo', guardai gli edifici, e alcuni di questi erano veramente nobili edifici. Gi nella strada, unastrada molto ampia, venne un corteo di uomini. Dal primo gruppo di uomini proveniva dellamusica. C'era tanto scintillio, e mi chiesi se gli strumenti che avevano fossero d'oro ed'argento, ma quando si avvicinarono potei vedere che gli strumenti erano di ottone e taluni dimetallo semplice. Erano tutti uomini grandi con facce rosse, tutti vestiti con la stessa uniformemarziale. Scoppiai a ridere per il modo rigido e impettito con cui camminavano. Portavano inalto le ginocchia cos che la coscia era quasi orizzontale. Il mio custode mi sorrise e disse: 'S, davvero una marcia assai strana, ma quello il passo dell'oca tedesco che l'esercito tedescousa in occasione di cerimonie'. Il mio custode mosse di nuovo le mani, ancora una volta ci fuun offuscamento, ancora una volta le cose al di l della finestra della scatola si dissolsero inuna nebbiolina, poi si ebbe una visione stabile. 'Russia', disse il custode, 'la terra degli Zar.Mosca'. Guardai, e vidi tanta neve che ricopriva quella terra. Anche qui avevano degli straniveicoli, come non avevo mai immaginato. C'era un cavallo attaccato a quella che sembravauna larga piattaforma piena di sedili. La larga piattaforma era sollevata diversi centimetri daterra mediante oggetti che sembravano strisce piatte di metallo. Il cavallo trainava questainvenzione bizzarra, che muovendosi lasciava sulla neve una depressione. Tutti indossavanopellicce e dalla bocca e dalle narici usciva il respiro sotto forma di vapore gelato. Sembravanoquasi azzurri per via del freddo. Mi misi poi a guardare alcuni edifici, pensando a quantoerano diversi da quelli che avevo visto prima. Erano strani, erano grandi muri che salivano, e itetti erano a forma di bulbo, simili a cipolle rovesciate con le radici rivolte in alto verso ilcielo. 'Il Palazzo dello Zar', disse il mio custode. Poi fui attratto da uno scintillio di acqua, epensai al nostro Fiume Felice che non avevo visto da tanto. 'Questo il Fiume di Mosca',

    disse il mio custode. ' davvero un fiume molto importante'. Su di esso navigavano straneimbarcazioni fatte di legno e dotate di grandi vele. C'era poco vento, e cos le vele pendevanoflaccide, e gli uomini avevano dei pali con le estremit piatte che muovevano in modo chequeste estremit erano immerse nel fiume, e spingevano l'imbarcazione. Ma tutto questo...beh', non ne vedevo la ragione, cos dissi all'uomo: 'Signore, ho visto indubbiamente dellemeraviglie, certamente ricche d'interesse per molti, ma qual il punto, cosa stai cercando diprovarmi ?'. Un pensiero improvviso mi irruppe nella mente. Nelle ultime ore qualcosa stavafluttuando nel retro della mia mente, qualcosa che ora salt nella mia coscienza con evidentechiarezza. 'Signore, custode!', esclamai, 'Chi sei tu? Sei Dio?' Mi guard piuttosto pensosocome fosse perplesso per quella che era ovviamente una domanda inaspettata. Si tocc ilmento e si arruff i capelli, scrollando leggermente le spalle. Poi replic: 'Tu non capiresti. Ci

    sono alcune cose che non possono essere comprese a meno che non si abbia raggiunto uncerto stadio. ... Nella tua terminologia non ci sono parole n concetti capaci di spiegare lasituazione. Prima che si possa trattare un argomento, il primo requisito che entrambe le parti

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    comprendano i medesimi termini, concordino su certi precetti. Per il momento posso solo dirtiche sono uno che pu essere simile ai lama medici dei tuo Chakpori. Mi sono assunto laresponsabilit di prendermi cura del tuo corpo fisico e di prepararti affinch tu sia pronto aricevere la conoscenza, quando lo riterr opportuno. Finch non sarai pieno di questaconoscenza, qualunque discussione su chi o cosa io sono sarebbe inutile. Accetta solo per il

    momento che quello che stiamo facendo per il bene degli altri, e che anche se seiprofondamente irritato per quelle che consideri libert che ci stiamo prendendo con te,tuttavia, quando conoscerai i nostri intenti, quando saprai quello che siamo e quello che tu e latua gente siete, cambierai opinione'. Detto questo spense la mia vista e lo sentii lasciare lastanza. In qualche modo, per qualche tempo mi abbandonai a un tranquillo sonno privo disogni. Il mondo si stava spostando. Sembrava che ogni cosa stesse salendo e cadendo. Unaforte sensazione di movimento e poi un CLANG metallico mi svegliarono bruscamente dalmio assopimento. Mi stavo muovendo, la tavola su cui ero disteso si stava muovendo. Vennepoi il tintinnio di tutti gli oggetti di vetro anch'essi mossi. Come mi ricordai, tutte quelle coseerano state attaccate al tavolo. Ora ogni cosa era in movimento. Delle voci erano intorno a me.Voci alte, voci basse che discutevano su di me, temetti. Ma quali strane voci, cos diverse daqualunque cosa avessi conosciuto. Ci fu un movimento della mia tavola, ma un movimentosilenzioso. Nessuno spostamento, nessuno stridore, solo un fluttuare. Il moto del tavolocambi direzione. Ovviamente venivo condotto per un corridoio. Presto entrammo in quellache era chiaramente una vasta sala. Gli echi davano una risonanza di grandi distanze. Infine ilmio tavolo oscill verso il basso procurandomi un senso di nausea, e mi trovai su quello chela mia esperienza mi diceva essere un pavimento di ROCCIA . C'era un continuochiacchiericcio, in una lingua a me del tutto sconosciuta. Quando il mio tavolo di metallo sipos sul pavimento di roccia, una mano mi tocc la spalla e la voce del mio custode disse:'Ora ti daremo la vista, dovresti essere sufficientemente riposato per il momento'. Ci fu unaspecie di cigolio e di suono metallico. Intorno a me presero a turbinare i colori, mentre le lucilampeggiarono, poi si affievolirono e infine si stabilizzarono in un ritmo regolare. Non unritmo che comprendessi, non un modello che mi comunicasse qualcosa. Stavo l distesochiedendomi cosa fosse tutto ci. Ci fu un silenzio di attesa. Potevo SENTIRE che dellepersone mi guardavano. Poi una domanda breve, secca, gridata, mentre i passi del miocustode venivano rapidamente verso di me: 'Puoi vedere?', mi chiese. 'Vedo una formacuriosa', risposi, 'vedo qualcosa che non ha alcun significato per me, un ritmo di lineeondulate, di colori oscillanti e di luci lampeggianti. Questo tutto ci che vedo'. Mormorqualcosa e corse via. Ci fu una conversazione a bassa voce e il suono di oggetti metallici chevenivano toccati. Le luci presero a guizzare e i colori a brillare, e tutto cominci a turbinare inuna folle estasi di colori sconosciuti, e io vidi. C'era una vasta caverna alta circa sessantametri o pi. La sua altezza e la sua larghezza erano al di l delle mie possibilit di calcolo,

    perch svanivano nell'oscurit molto oltre il mio campo visivo. Il luogo era enorme econteneva quello che potevo solo paragonare a un anfiteatro, i cui sedili erano occupati da -come potrei chiamarle? - creature che avrebbero potuto solo venire da un catalogo di dei ediavoli. Per quanto strane fossero queste cose, tuttavia un oggetto ancora pi strano pendevasospeso nel centro dell'arena. Un globo che mi parve il mondo era appeso davanti a me, eruotava lentamente mentre lontano brillava una luce come la luce del sole brilla su questaTerra. Ora ci fu un silenzio assoluto, e le strane creature mi guardavano. Io guardavo lorosebbene mi sentissi piccolo e totalmente insignificante di fronte a quella enorme moltitudine.C'erano piccoli uomini e donne, perfettamente simili a dei in ogni dettaglio e aspetto, e cheirradiavano un'aura di purezza e di calma. Ce n'erano altri simili anch'essi a uomini ma conuna curiosa e quasi incredibile testa d'uccello completa di squame o penne (non riuscivo a

    distinguere), e con le mani che, sebbene di forma umana, avevano sempre incredibili squamee artigli. C'erano anche dei giganti, creature immense che in lontananza sembravano statue esuperavano di gran lunga i compagni pi piccoli. Questi erano innegabilmente umani, ma di

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    tali dimensioni da superare ogni possibilit di comprensione. Uomini e donne, o maschio efemmina, e altri che potevano essere sia l'uno che l'altro, o nessuno dei due. Erano seduti e miguardavano, mentre io mi sentivo sempre pi a disagio sotto il loro sguardo fisso. Da unaparte sedeva una creatura simile a un dio, dall'aspetto austero ed eretto. Abbigliato con colorivivi e fastosi sedeva maestoso e regale come un dio nel suo paradiso. Poi parl, sempre in una

    lingua sconosciuta. Il mio custode corse verso di me e piegandosi disse: 'Ti metter questicongegni nelle orecchie, e allora tu capirai ogni parola che venga detta qui. Non aver paura'.Afferr il margine superiore del mio orecchio destro e lo tir gi con una mano, con l'altrainser un piccolo congegno nell'orifizio dell'orecchio. Poi si pieg dall'altra parte e fece lostesso al mio orecchio sinistro. Gir una piccola manopola attaccata a una scatola dietro almio collo e udii dei suoni. Mi sembr di poter comprendere la strana lingua che poco primaera stata incomprensibile. Ma ora c'era tempo per meravigliarsi di questo miracolo, dovevoper forza ascoltare le voci intorno a me, voci che ora capivo. S, ma la grandezza deiconcetti era molto al di sopra della mia limitata immaginazione. Ero un povero preteproveniente da quella che era stata definita 'la terra dei selvaggi', e la mia comprensione nonera sufficiente per rendermi capace di percepire il significato di quello che ora udivo e avevopensato essere intelligibile. Il mio custode si rese conto che mi trovavo in difficolt e siaffrett di nuovo verso di me. 'Cosa c'?', bisbigli. 'Sono troppo ignorante per comprendere ilsignificato delle parole se non le pi semplici', risposi a mia volta sussurrando. 'Le cose cheho ascoltato non hanno alcun significato per me; non riesco a comprendere pensieri tantoelevati'. Con un'espressione assai preoccupata and esitando verso un grande ufficiale -abbigliato con abiti fastosi - che stava vicino al Trono del Grande Capo. Segu unaconversazione bisbigliata, poi i due camminarono lentamente verso di me. Cercai di seguire laconversazione che si stava svolgendo su di me, ma senza successo. Il mio custode si piegverso di me e sussurr: 'Spiega all'Assistente la tua difficolt'. 'Assistente?', gli dissi, 'non sonemmeno cosa significhi questa parola'. Mai prima di allora mi ero sentito cos inadeguato,cos ignorante, cos profondamente frustrato. Mai prima di allora mi ero sentito cos fuori diposto. La persona dell'Assistente mi sorrise e disse: 'Capisci quello che ti sto dicendo?'.'Certamente Signore', fu la mia risposta, 'ma sono assolutamente all'oscuro dell'interaquestione del discorso del Grande Capo. Non riesco a COMPRENDERE l'argomento, iCONCETTI sono al di l di me'. Annu col capo e replic: 'Ovviamente colpa del nostrotraduttore automatico, infatti non adatto al tuo metabolismo n al modello del tuo cervello.Non preoccuparti, il Medico-Generale, a cui credo ti riferisca come al tuo custode, si occuperdella faccenda e ti preparer per la prossima seduta. Questo un ritardo trascurabile e lospiegher all'Ammiraglio'. Annu col capo amabilmente e si diresse a grandi passi verso ilGrande Capo. Ammiraglio? Cosa era un Ammiraglio? mi chiesi. Cosa era un Assistente? Itermini non avevano alcun significato per me. Mi proposi di aspettare gli ulteriori sviluppi.

    Colui che era stato definito Assistente raggiunse il Grande Capo e gli parl tranquillamente.Tutto appariva privo di fretta, tranquillo. Il Grande Capo annu, e l'Assistente chiam con uncenno quello che era stato denominato Medico-Generale, cio il mio custode. Questo si mossee ci fu una discussione animata. Alla fine il mio custode port la mano destra alla testa, nellostrano gesto che avevo notato, si volse e cammin vivacemente verso di me, facendo allostesso tempo dei gesti a qualcuno evidentemente al di fuori del mio campo visivo. Il discorsocontinuava. Non c'era stata alcuna interruzione. Un uomo molto grosso stava in piedi e io ebbil'impressione che stesse discutendo di qualcosa che riguardava le provviste di cibo. Una stranadonna si alz in piedi fornendo una sorta di risposta. Sembrava una vibrata protesta controqualcosa che l'uomo aveva detto. Poi con la faccia rossa - d'ira? - si sedette bruscamente.L'uomo continu imperturbabile. Il mio custode mi raggiunse e mormor: 'Mi hai disonorato,

    HO DETTO che tu eri un selvaggio ignorante', e mi strapp con malumore i congegni dalleorecchie. Con un rapido movimento della mano fece qualcosa che mi priv all'istante dinuovo della vista. Intanto nasceva in me la sensazione che il mio tavolo si stesse muovendo e

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    fosse portato via dall'enorme caverna. Senza nessuna cura, il mio tavolo col suoequipaggiamento fu spinto lungo il corridoio, poi vennero dei suoni secchi e metallici, unimprovviso cambiamento di direzione e una sensazione spiacevole di cadere. Con un rumoremetallico il mio tavolo urt il pavimento e io pensai di trovarmi di nuovo nella stanzametallica da cui venivo. Voci che discutevano, fruscio di abiti e il rumore di passi, poi il

    suono della porta metallica che scorreva su se stessa, e fui lasciato di nuovo solo con i mieipensieri. La porta si apr con stridore e un chiasso di chiacchiere e risatine riemp la stanza:di nuovo quelle femmine innominabili. Con grande slancio mi tolsero l'unico lenzuololasciandomi di nuovo nudo come un neonato. Senza cerimonie fui piegato su un lato, mentresotto di me fu posto un lenzuolo freddo e umido, e poi violentemente ripiegato sull'altro lato.Ci fu un forte strattone quando l'estremit del lenzuolo fu tirata ulteriormente sotto di me: perun momento temetti di precipitare gi dal tavolo. Fui afferrato da mani femminili che mistropicciarono energicamente con soluzioni forti e pungenti, e poi fui asciugato rudementecon quella che mi parve una vecchia tela di sacco. Le parti pi intime del mio corpo furonostimolate ed eccitate e furono poi introdotti strani apparecchi. Il tempo procedeva lentamente;io ero stimolato quasi al di l di ogni sopportazione, ma non c'era niente che potessi fare,perch ero stato immobilizzato tenendo conto di qualunque eventualit. Improvvisamenteinizi un tale assalto su di me che in un primo momento temetti di venire torturato. Le donnemi afferrarono le braccia e le gambe e cominciarono a girarle e a piegarle in tutte le direzioni.Mani forti lavoravano i muscoli del mio corpo come una vanga la terra e mi impastavanocome fossi stato un pane. Le nocche premevano a tal punto i miei organi da lasciarmi senzafiato. Mi furono aperte con violenza le gambe e quelle donne che non cessavano un momentodi chiacchierare distesero lunghe maniche di lana sui miei piedi, sulle gambe e su vicino aifemori. Fui sollevato dalla nuca cos che ero piegato in avanti fino alla vita, e mi fu cacciatauna qualche forma d'indumento intorno alla parte superiore del corpo, che risult essere strettae legata a livello del petto e dell'addome. Una strana schiuma dall'odore sgradevole venne acontatto con il mio cranio e immediatamente risuon un vivace ronzio. La fonte del ronzio mitocc procurandomi una sorta di scossa perfino nei denti, i pochi che mi erano rimasti dopo letorture dei cinesi. Segu una sensazione come di rasatura che mi ricord degli yak chevenivano tosati, poi una ruvida asciugatura, cos ruvida che mi parve di rimanere senza pelle,e un'altra forma di nebbiolina cal sulla mia testa ormai priva di alcuna difesa. La porta si aprdi nuovo stridendo e giunse il suono di voci maschili. Ne riconobbi una, quella del miocustode; costui venne vicino a me, e usando il mio linguaggio disse: 'Stiamo per mettere anudo il tuo cervello, non c' niente di cui preoccuparsi, stiamo per introdurre degli elettrodinel tuo...'. Quelle parole non avevano alcun significato per me, eccetto che stavo per subire unaltro brutto momento e che non potevo farci assolutamente niente. Strani odori invasero l'aria.Il chiacchierio delle donne si quiet. Ogni forma di conversazione cess. Solo rumori di

    metallo contro metallo. Poi ci fu un gorgoglio di liquidi e sentii un'improvvisa acuta punturanella parte superiore del braccio sinistro. Il mio naso fu afferrato violentemente e uno stranocongegno tubolare mi fu conficcato su per le narici e gi per la gola. Intorno al cranio sentiiuna successione di acute punture che mi dettero subito un senso d'intorpidimento. Segu unacuto uggiolio e una macchina orribile mi tocc il cranio circondandolo tutto. Stava segandola sommit della mia testa! Una terribile vibrazione unita alla sensazione di venire frantumatoe tritato penetr ogni atomo del mio essere; ebbi la sensazione che ogni osso in tutto il miocorpo stesse vibrando di protesta. Alla fine, come potei sentire bene, tutta la sommit dellamia testa fu tagliata via con l'eccezione di un piccolo lembo di carne che rimase sul miocranio a mo' di cerniera. Mi trovavo in quel momento in uno stato di vero terrore, una stranaforma di terrore, perch nonostante fossi terrorizzato, tuttavia decisi che la morte stessa

    non mi avrebbe fatto paura. Sensazioni incredibili ora mi assalivano. Senza nessuna ragioneplausibile emisi improvvisamente una lunga esclamazione: 'Ahhhahhhahhh'. Poi le mie ditacominciarono a contrarsi violentemente, qualcosa di pungente nelle mie narici mi obbligava a

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    starnutire con violenza, ma non potevo. Ma il peggio doveva ancora venire. Improvvisamentemi trovai davanti il mio nonno materno, abbigliato con l'uniforme di ufficiale del governo. Mistava parlando con un sorriso gentile sul viso. Lo guardai, poi mi arriv il colpo: io NON loguardai, non avevo occhi! Quale magia era mai quella? Alla mia stupita esclamazione,durante la quale l'apparizione del mio nonno svan, il mio custode mi si avvicin. 'Cosa c'?',

    chiese. Glielo dissi. 'Oh, non NIENTE!', esclam. 'Stiamo semplicemente stimolando certicentri del tuo cervello in modo che tu possa comprendere pi facilmente. Vediamo che haipossibilit, ma eri sprofondato nella pigrizia e nella superstizione e non permetti a te stesso diaprire la mente. Noi lo stiamo facendo per te'. Una donna avvit i piccoli congegni negliorifizi delle mie orecchie e con la sua rudezza avrebbe benissimo potuto avvitare dei picchettida tenda in un suolo duro. Ci fu uno scatto e potei udire la lingua straniera; la potevo ancheCOMPRENDERE. Parole come corteccia, midollo, psicosomatica, e altri termini mi eranoormai chiari nei loro significati e nelle loro implicazioni. Il mio quoziente d'intelligenzabasilare era aumentato, e capivo ormai tutto. Ma era una dura prova; era estenuante. Sembravache il tempo si fosse fermato, e che le persone si aggirassero senza fine. Il loro pigrochiacchierare era incessante, tutta la faccenda diventava tremendamente noiosa. Di tanto intanto alcune persone mi rivolgevano delle domande: Come stavo? Provavo dolore? Pensavodi vedere qualcosa? Quale colore mi pareva di vedere? Il mio custode stava nel frattempovicino a me e mi diceva che erano stimolati vari centri e che avrei, durante il corso deltrattamento, provato sensazioni capaci di spaventarmi. Spaventarmi? Avevo avuto paura pertutto il tempo, gli dissi. Rise di me e mi fece notare casualmente che come risultato deltrattamento che stavo subendo avrei dovuto vivere come eremita solitario per il resto dellalunga vita, a causa delle accresciute percezioni che avrei avuto. Mai nessuno sarebbe vissutocon me, disse, finch quasi alla fine della mia vita sarebbe venuto un giovane a ricevere tuttala conoscenza che avevo per esporla poi a un mondo incredulo. Alla fine, dopo quella che misembr un'eternit, mi fu rimesso a posto l'osso del cranio. Furono poste strane graffemetalliche per ricongiungere le due met. Una striscia di stoffa fu avvolta ripetutamenteintorno alla mia testa, e tutti se ne andarono eccetto una donna che sedette vicino a me. Dalfruscio della carta era evidente che stava leggendo invece di occuparsi dei suoi doveri. Migiunse il tonfo sordo di un libro che cadeva e poi il ritmico russare della donna. Decisi cheavrei dormito anch'io!

    7-65 "Venerabile come hai trovato questa caverna remota e inaccessibile, l'hai trovata per caso?""No, non l'ho trovata per caso", rispose il vecchio. "Quando gli Uomini dell'Altro Mondoebbero finito mi portarono qui. Essi stessi FECERO QUESTA CAVERNAAPPOSITAMENTE PER ME! Due uomini mi portarono qui", disse, "mi portarono su unapiattaforma che volava nell'aria come vola un uccello. QUELLA cosa con cui venni erasilenziosa come un'ombra. Si sollev nell'aria senza sforzo, non ci fu alcuna trazione n

    alcuna sensazione di velocit. I due uomini la fecero posare qui. Perch? Bene, pensa aivantaggi. E' distante poche centinaia di metri dalla via di comunicazione del commercio e cosi mercanti vengono da me per ricevere consigli o benedizioni e mi pagano con orzo. E' vicinoalle piste che conducono a due piccoli monasteri e a sette eremitaggi. Non posso morired'inedia qui, e posso ricevere notizie. I lama vengono da me, poich conoscono la miamissione e conoscono la TUA!". "Ma in che modo stata fatta questa caverna da dueuomini, ci saranno voluti mesi!" "Con la magia di quella che chiamano scienza atomica. Un uomo sedeva sulla piattaforma volante e guardava in giro nel caso ci fossero stati deglispettatori. L'altro teneva in mano un piccolo congegno, ci fu un boato come di diavoliarrabbiati, e - cos mi fu detto - tutta la roccia and in frantumi lasciando queste due camere.Nella mia stanza pi interna c' un piccolissimo filo d'acqua capace di riempire la mia ciotola

    due volte al giorno, quel che basta per le mie esigenze, senza che debba andare a prenderel'acqua al lago. Se non ho orzo - come accaduto di quando in quando - mi nutro di unlichene che cresce nella parte pi interna della caverna. Non piacevole, ma mantiene in vita

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    finch non ho di nuovo orzo". S, la roccia appariva EFFETTIVAMENTE particolare,simile alle grotte dei vulcani estinti che aveva visto sugli altipiani di Chang Tang. La rocciaappariva come se fosse stata sciolta, e poi raffreddata in una dura superficie vetrosa senzascabrosit n protuberanze. La superficie sembrava trasparente, e attraverso la sua chiarezza sipotevano vedere le striature della roccia naturale dove qui e l luccicavano vene d'oro. In un

    punto l'oro si era sciolto e aveva cominciato a colare gi per il muro come uno sciroppodenso, poi si era raffreddato ed era stato ricoperto dal vetro formato quando lo strato dibiossido di silicio aveva smesso di cristallizzarsi durante quel raffreddamento. Cos la cavernaaveva muri di vetro naturale! dopo essersi raschiato a lungo la gola,(il vecchio) cominci:"La donna dorm, e anch'io dormii. Ma non dormii a lungo perch la donna russavaorribilmente e la mia testa vibrava. Sembrava che attraverso il cervello la testa mi si stessegonfiando e cercasse di spingere via la sommit del cranio. I vasi sanguigni del mio collocominciarono a battere e io mi sentii sull'orlo di un collasso. Ci fu un cambiamento nel ritmodel russare, il rumore di un passo che avanzava lentamente e improvvisamente, con un fortesussulto, la donna balz in piedi e si precipit vicino a me. Poi vennero suoni tintinnanti e unritmo differente dello scorrere dei fluidi dentro di me. Dopo pochi momenti le pulsazioni nelcervello cessarono, la pressione nel collo fin e i margini dell'osso tagliato smisero di vibrare edi tamburellare. La donna si affaccendava nel muovere cose, nel far battere vetri e metalli fradi loro. La sentii scricchiolare mentre si piegava a raccogliere il libro caduto. Si ud il cigoliodi un mobile spostato sul pavimento e posto in una nuova posizione. Poi la donna si mosseverso il muro e io udii il leggero rumore della porta che veniva aperta e chiusa dietro di lei. Cifu poi il rumore dei suoi passi che si allontanavano nel corridoio. Io stavo disteso l pensandoa tutto quello che mi era successo. DOVEVO stare l disteso, perch non potevo muovermi!Sicuramente mi avevano fatto qualcosa al cervello: ero pi vigile e attento, e potevo pensarecon maggiore chiarezza. In precedenza c'erano stati molti pensieri confusi che, non essendocapace di metterli a fuoco, avevo cacciato in qualche zona oscura della mia mente. OraTUTTI i pensieri erano, chiari come le acque di un ruscello di montagna. Mi ricordai ilmomento della mia nascita, il mio primo sguardo al mondo in cui poi sono stato precipitato, ilviso di mia madre, il viso avvizzito della vecchia donna che l'aiutava a partorire. Pi tardi miopadre che teneva in braccio me, il bambino appena nato, come se avesse paura di me, il primoneonato che avesse visto. Mi ricordai la sua espressione allarmata e ansiosa alla vista di unafaccia cos rossa e rugosa. Poi mi vennero alla mente scene della mia prima infanzia. Erasempre stato desiderio dei miei genitori avere un figlio maschio che sarebbe diventato unprete e avrebbe recato onore alla famiglia. La scuola, e tutto il nostro gruppo a sedere sulpavimento a esercitarci nella scrittura su lastre di ardesia. Il monaco insegnante che andavadall'uno all'altro dando elogi o rimproveri, e a me dicendo che, dato che avevo fatto bene,sarei rimasto pi a lungo per imparare pi dei miei compagni. La mia memoria era completa e

    totale. Potevo ricordare con facilit figure apparse in riviste portate dai mercanti indiani, efigure che non sapevo neanche di aver visto. Ma la memoria uno strumento a doppio taglio;ricordai in ogni dettaglio le torture che avevo subito nelle mani dei cinesi. Poich mi avevanovisto portare delle carte dal Potala, i cinesi avevano presunto che ci fossero segreti di stato ecos mi avevano preso e torturato per farmeli rivelare. Io, un semplice povero prete il cuimaggior segreto era sapere quanto mangiavano i lama! La porta si apr con un ronziometallico. Immerso nei miei pensieri non avevo notato che dei passi si stavano avvicinandonel corridoio. Una voce chiese: 'Come stai ora?', e sentii vicino a me il mio custode. Mentreparlava si occupava dello strano apparecchio a cui ero collegato. 'Come stai ora?', chiese dinuovo. 'Bene', risposi, 'ma infelice per tutte le strane cose che mi sono accadute. Mi sentocome uno yak malato nella piazza del mercato!' Si mise a ridere e si diresse verso un lato

    lontano della stanza. Potei udire il fruscio della carta, il suono inconfondibile di pagine girate.'Signore', dissi, 'cos' un Ammiraglio? Sono assai confuso. E cos' un Assistente?' Il custoderipose un pesante libro, o almeno questo era il suono, e venne vicino a me. 'S', replic, con

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    una certa compassione nella voce, 'suppongo che dal tuo punto di vista ti ABBIAMO trattatopiuttosto male'. Si mosse, e lo udii prendere uno di quei sedili di metallo che scricchiolpaurosamente sotto il suo peso. 'Un Ammiraglio', disse pensosamente 'Bene, quasi unaspiegazione e l'avrai pi avanti, ma mitighiamo la tua curiosit immediata. Tu sei su una naveche viaggia attraverso lo spazio, il MARE dello spazio noi lo chiamiamo, perch alla velocit

    a cui viaggiamo la materia dello spazio sembra un mare di acqua. Mi segui?', domand. Cipensai sopra e - s - lo seguii pensando al nostro Fiume Felice e alle barche che loattraversavano. 'S, seguo', risposi. 'Bene dunque', continu, 'la nostra nave una di ungruppo. Questa la pi importante. Ciascuna nave - questa inclusa - ha un capitano, ma unAmmiraglio , per cos dire, il capitano di tutti i capitani. Il termine che usiamo Ammiraglio.Ora, in aggiunta ai nostri navigatori dello spazio, abbiamo soldati a bordo ed uso avere unufficiale-soldato assai prestigioso che ha il ruolo diassistente dell'Ammi raglio. Chiamiamotale aiutante proprio 'Assistente'. Riferendoci ai tuoi termini, un abate ha un cappellano, unoche fa tutto il lavoro generale mentre lascia le grandi decisioni al suo maestro'. Questo eraabbastanza chiaro per me; stavo proprio meditando la questione quando il mio custode sipieg e bisbigli: 'E per favore, non chiamarmi il tuo CUSTODE. Io sono il medico capo diquesta nave. Sempre nei tuoi termini di riferimento, io sono simile al lama capo dei medici diChakpori. Chiamami Dottore, non Custode!' Mi divert davvero sapere che anche uominitanto grandi avevano i loro punti deboli. Un uomo come lui angustiato che un selvaggioignorante (come lui mi aveva chiamato) lo chiamasse 'Custode'. Decisi di farlo contento, ecos replicai docilmente: 'S Dottore'. La mia ricompensa fu uno sguardo pieno di gratitudine eun cenno compiaciuto del capo. Per un po' di tempo rimase intento ad armeggiare con certistrumenti che sembravano collegati alla mia testa. Furono fatti diversi assestamenti, il flussodei liquidi cambi e mi applicarono dei congegni che mi lasciarono al cranio una sensazionedi prurito e di ronzio. Dopo un certo tempo disse: 'Riposerai per tre giorni. Dopo questotempo le ossa si saranno saldate e torneranno perfettamente a posto. Poi, ammesso che tu stiabene come noi speriamo, ti riporteremo alla Camera di Consiglio per mostrarti molte cose.Non so se l'Ammiraglio vorr parlare con te, ma se lo vuole, non temere. Parla con lui propriocome parleresti con me. Come ripensandoci, aggiunse: 'O piuttosto pi educatamente!' Midette un leggero colpo sulla spalla, e lasci la stanza. Rimasi disteso l, pensando al miofuturo. Infine, esausto per tutti quegli eventi e quelle preoccupazioni, caddi in un sonnoirregolare. Dopo quello che sembr un lungo intervallo, durante il quale mi parve dilibrarmi fra il mondo della materia e quello dello spirito, fui bruscamente riportato in unostato di rapida consapevolezza. Quelle terribili femmine erano di nuovo discese su di mecome avvoltoi su un cadavere. Fui impiastricciato con lozioni e la mia pelle riluttante fusfregata con unguenti puzzolenti, dalle mie narici e da altri luoghi furono strappati i tubi esostituiti rudemente con altri. Con l'allontanamento di quelle sgradevoli donne mi pervase

    un senso di pace, ma per breve tempo. Poi la porta si apr di nuovo e il mio custode, no, devoricordarmi di dire, 'il dottore', entr e chiuse la porta dietro di s. 'Buongiorno, sei svegliovedo', disse. 'S Signor Dottore', risposi piuttosto di cattivo umore, 'non si pu dormire quandoquelle donne chiacchierone si abbattono su di me come una peste!' Questo sembr divertirloenormemente. Intanto, forse perch stava cominciando a conoscermi meglio, mi trattava picome un essere umano, anche se un essere umano dotato di mezza intelligenza. 'Dobbiamousare quelle infermiere', disse, 'cos che tu possa essere accudito, tenuto pulito e possaprofumare dolcemente. Sei stato cosparso di polvere profumata, e preparato per un altrogiorno di riposo'. Riposo! RIPOSO! Non volevo pi riposare, volevo uscire. Ma dove potevoandare? Mentre il dottore stava esaminando la zona dell'operazione sul mio cranio, pensai dinuovo a tutto quello che mi aveva detto, quando era stato? Ieri? O il giorno prima? Non

    sapevo. SAPEVO che una cosa mi tormentava assai. 'Signor Dottore', dissi, 'mi hai detto cheero su una nave spaziale. E' giusto quello che ho capito?' 'Certamente', rispose. 'Sei a bordodella nave ammiraglia di questa flotta di controllo. Ora siamo posati su un piano montuoso

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    nell'Altopiano del Tibet. Perch?' 'Signore', risposi, 'quando ero in quella sala davanti a tuttequelle strane persone, vidi che eravamo in una vasta cavit di PIETRA; come pu essere suquesta nave una cavit di PIETRA?' 'Rise come se avessi detto la cosa pi divertente.Riprendendosi, disse tra risa soffocate: 'Sei attento e acuto, davvero, e hai ragione.Questopiano roccioso su cui posata la nave era anticamente un vulcano. Ci sono passaggi

    profondi e cavit immense attraverso cui, in epoche lontanissime, flu lava liquefattariversandosi all'esterno. Noi usiamo quei passaggi e abbiamo aumentato il volume diquelle cavit per i nostri scopi. Usiamo ampiamente questo luogo, navi diverse lo usanodi tanto in tanto '. 'Portato dalla nave in una cavit di roccia! Questo spiegava la stranaimpressione che avevo ricevuto, l'impressione di lasciare un corridoio metallico per una cavitdi roccia. 'Signor Dottore', esclamai, conosco i tunnel e le cavit di roccia; c' una grandecavit nascosta nella Montagna del Potala, e ha anche un lago'. 'S', rispose, 'le nostrefotografie geofisiche ce l'hanno mostrato, ma non sapevamo che anche voi tibetani l'avestescoperto!' Riprese a muovere i congegni - ero ben consapevole che stesse operando deicambiamenti nei fluidi che scorrevano attraverso i tubi nel mio corpo. Sentii chiaramenteun'alterazione della temperatura corporea e senza alcun intervento consapevole della miavolont il mio respiro divenne pi lento e profondo; venivo manipolato come un burattinonella piazza del mercato. 'Signor Dottore!', dissi irritato, 'le vostre navi spaziali ci sono note,noi le definiamo i Carri degli Dei. Perch non prendete contatto con i nostri capi? Perch nondichiarate apertamente la vostra presenza? Perch avete bisogno di rapire di nascosto unocome me?' Ci fu un profondo sospiro seguito da una pausa, e infine il dottore rispose: 'Bene,dunque, voglio dire', balbett, 'se te ne dico la ragione, essa evocher in te solo quelleosservazioni sarcastiche che non servono a nessuno'. 'No Signor Dottore', risposi, 'sono vostroprigioniero proprio come ero prigioniero dei cinesi, non posso permettermi di provocarvi. Stotentando di comprendere le cose nel mio modo non civilizzato, che anche il vostrodesiderio'. Si mosse intorno lentamente ed era chiaro che stava decidendo cosa fosse megliofare. Giunto finalmente a una decisione disse: 'Noi siamo i Giardinieri della Terra, enaturalmente di molti altri mondi abitati. Un giardiniere non discute della propria identit odei propri piani con i suoi fiori. O, per portare il discorso su un altro livello, se un guardianodi yak ne trova uno che sembra pi sveglio degli altri, il guardiano non va certo da quelloordinandogli: 'Portami dal tuo capo'. N il guardiano discute con lo yak intelligente diargomenti che sono chiaramente al di l della capacit di comprensione dello yak.Non faparte della nostra politica fraternizzare con i nativi dei mondi che sorvegliamo. Loabbiamo fatto in eoni passati, ma stato causa di disastri per tutti e ha fatto sorgerefantastiche. leggende nel vostro mondo '. 'Io aspirai rumorosamente col naso, pieno di rabbiae di sdegno. 'Prima dici che sono un selvaggio ignorante, e ora mi chiami, o mi assimili, a unoyak'. Poi mi lagnai: 'Allora, se sono cos inferiore, PERCHE' MI TIENI PRIGIONIERO qui?'.

    La sua risposta fu tagliente: 'Perch stiamo facendo uso di te. Perch tu possiedi una memoriastraordinaria che noi stiamo ulteriormente sviluppando. Perch stai per diventare depositariodi conoscenza per uno che verr da te quasi alla fine della tua vita. Ora dormi!' Udii, o sentii,uno scatto e poi l'onda nera dell'incoscienza mi avvolse profondamente".

    7-75 "Le ore si trascinavano faticosamente senza fine. Giacevo in uno stato di torpore,d'intontimento privo di realt e in cui erano mescolati passato, presente e futuro. Di tantoin tanto venivano delle donne a farmi delle cose assai strane. I miei arti venivano piegati eflessi, la testa veniva ruotata e tutta l'anatomia del mio corpo veniva premuta, pizzicata,pigiata e impastata. Di tanto in tanto entravano gruppi di uomini e si mettevano intorno a me adiscutere su di me. Non ero in grado di capirli, certamente, ma la conclusione era chiara. Poimi iniettavano delle sostanze, ma io negavo loro la soddisfazione di vedermi sobbalzare per il

    dolore delle punture. Mi lasciavo trasportare, mi lasciavo galleggiare. Venne il momento incui fui di nuovo cosciente. Ero rimasto assopito e in preda al sonno per non so quante ore.Sebbene mi accorgessi che la porta della stanza si apriva cigolando, non ne fui disturbato. Ero

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    distaccato, con la sensazione di essere avvolto in morbide coperte di lana e incurante di tuttoci che potesse succedere a chiunque, anche a me stesso. Improvvisamente mi giunse unaserie di dolori acuti e lancinanti tutti intorno al mio cranio. Fui pungolato e incitato e una vocedisse nella mia lingua: 'Ah, bene, facciamolo ritornare in vita!'. Un ronzio controllato di cuifui cosciente soltanto quando cess, termin con un debole scatto. Immediatamente mi sentii

    sveglio e cosciente, vivo, e cercai di mettermi a sedere. Ma fui di nuovo frustrato, perch imiei sforzi pi violenti non produssero alcun movimento in nessun arto. E' di nuovo con noi',disse una voce. 'Ehi! Ci puoi sentire?', domand un'altra. 'S, vi sento', risposi, 'ma com' cheparlate tibetano? Credevo che soltanto il Signor Dottore potesse comunicare con me'. Ci fuuna risata controllata; 'TU stai usando il NOSTRO linguaggio', fu la risposta. 'Tu ora capiraiogni che cosa ti verr detta'. Un'altra voce prese a dire, da una parte: 'Come lo chiami?'. Unoche riconobbi essere il dottore rispose: 'Chiamarlo? Non abbiamo nome per lui, ho detto solotu'. Segu una discussione piuttosto animata durante la quale furono suggeriti molti nomi.Alcuni di questi erano MOLTO ingiuriosi e indicavano che per quegli uomini io godevo diuno stato pi basso di quello offerto agli yak, o agli avvoltoi che si nutrivano di morti.Quando i commenti diventarono troppo licenziosi il dottore dichiar: 'Smettiamo, l'uomo unmonaco. Riferiamoci dunque a lui in questo modo e chiamiamolo Monaco'. Ci fu un momentodi silenzio, seguito da rumori spontanei pr