6Donna #3 105

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La vincitrice Marianna Balducci: “Ecco la mia scuola del desiderio” FULL COLOR

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La vincitrice Marianna Balducci:“Ecco la mia scuola del desiderio”

FULL COLOR

20 marzo - duemilaquindici

editoriale

di Maria Grazia Frisaldi

Il numero di 6Donna chestate per sfogliare potrà sem-brarvi, a prima vista, autorefe-renziale. Vi sbagliate.

Il numero di Marzo non è unnumero che parla della reda-zione del nostro free-magazine,della prima edizione del premiodedicato alle eroine di ognigiorno o dei progetti che inten-diamo realizzare sul territorio,per la città. E’, invece, un nu-mero che parla di voi lettori,della vostra sensibilità nell’indi-viduare donne speciali, grat-tando via la patina dellaquotidianità che rende loro stra-ordinariamente ordinarie, di-versamente normali. Speciali,appunto.

E’ un numero che raccontaun’altra faccia di Foggia: unacittà insolitamente viva e vitale,nonostante troppo spesso ci ap-paia stanca e senza stimoli; unacittà generosa, concreta e ope-rosa che ci fa mettere da parte,almeno solo per un attimo, leansie e le preoccupazioni di tuttii giorni. Questo numero, nascedall’entusiasmo per il successoriscosso dal “Premio 6Donna”,una pazza idea partorita da que-sta redazione, ma che è stataimmediatamente compresa econdivisa dalla città. Ed è questol’aspetto che ci inorgoglisce dipiù. Una serata-evento resa an-cora più bella dalla rete di artistiche hanno sposato la causa:tante attrici, una musicista, unadanzatrice ed un illustratore/vi-gnettista che hanno donato iloro talenti e la loro arte, contri-buendo a mettere su l’evento.Una serata resa possibile graziealla Fondazione Apulia Felix,presieduta da Giuliano Volpe,che ci ha ospitato nell’audito-rium ‘Santa Chiara’, e all’asso-ciazione “Il cortile e il pancotto”che ha patrocinato l’evento. Unulteriore ringraziamento, va alnostro editore Franco DiGemma, che ha scommesso in-sieme a noi su questa iniziativa.Tutti i nostri sforzi sono, infatti,orientati a confezionare il mi-gliore prodotto possibile, se-condo le nostre potenzialità epossibilità. Come ulteriore cre-scita di questo mensile ormaiadolescente, 6Donna acquista 4cm e diventa full color: un altroinvestimento finalizzato a ren-dere sempre più piacevole il no-stro appuntamento mensile. Ilnumero di 6Donna che state persfogliare potrà sembrarvi, aprima vista, autoreferenziale. Visbagliate. Il numero di Marzoche state per leggere è dedicatoa voi, e parla di voi.

Buona lettura!

Attualità4 Pronto Soccorso,

I numeri dell’emergenza

Focus Speciale Premio 6Donna

6 L’elogio della (straordinaria) normalità

7 La vincitrice Marianna Balducci:“Ecco la mia scuola del desiderio”

• Premi e menzioni speciali

Politica8 Senza “50&50”

Alla condizione dei “cavernicoli”

Moda9 Nuove collezioni Cerimonia:

come Madre Natura

Salute12 Obesità infantile:

Grasso non è bello

Ambienti15 Tra benessere e armonia:

cos’è il Feng Shui?

Incontri16 Gegè Telesforo

e i sogni ancorati alla ’zolla’

Rubriche18 Medico Cav:

Alimenti e farmaci, mix imperfetto

Dentista: Salute orale in gravidanza

19 Ginecologa:

Parto Cesareo: quando e perchè

Chirurgo Pediatrico:

Stenosi ipertrofica del piloro

19 Cardiologa:

Pervietà del forame ovale

Esperta in nutrizione:

L’alimentazione del bambino

22 Psicologi:

Omosessualità: patologia o normalità

Avvocato:

Cos’è l’affitto “con riscatto”

sommario

3marzo - duemilaquindici

4 marzo - duemilaquindici

attualità

Dottor Procacci, da un mese, sul portale della Salute

della Regione Puglia, sono consultabiligli accessi al pronto soccorso e i tempidi attesa stimati. E’ cambiato qualcosa?

Per ora non abbiamo rilevato grossicambiamenti. Credo che il sistema siaottimo, ma ci vorrà del tempo affinchépossa portare variazioni significative. Chiarriva in pronto soccorso, arriva perchéne ha bisogno: siamo il classico “faronella notte” e non credo che i pazienti sifacciano condizionare dai tempi d’attesao dal numero delle presenze latenti.

L’idea, però, è anche quella di disin-centivare gli “accessi impropri”…

Sì, certamente. Ma non è questo ilnostro principale problema. Abbiamocalcolato che i codici bianchi e verdi gra-vano sul carico di lavoro non più del 6-7%. Una percentuale davvero irrisoria.

A proposito di tempi d’attesa, qualisono? Perché fanno così paura?

I tempi di attesa non sono così spa-ventosi: in media 40/50 minuti per i co-dici gialli. In questo momento (15.30 del12 marzo, ndr) la media è 40 minuti.Nelle ultime otto ore 21 pazienti sonostati già visitati e ricoverati in pronto soc-corso, mentre quelli trattati sono stati60. Sono numeri che, proiettati sullagiornata-tipo ci portano a 180-200 sog-getti visitati e trattati. Nel mese di feb-braio i pazienti visitati sono stati circa5000 (2003 codice verdi, 2446 codicegiallo, 16 codice bianco e 271 pazienti infin di vita - codice rosso) con tempi d’at-tesa variabili da 12 a 62 minuti, ad ecce-zione dei codice rosso che, ovviamente,non attendono nulla. In questi 28 giorni,sono state erogate 24.867 prestazioni,ovvero quasi 5 prestazioni per paziente(ventilazione, rianimazione, elettrocar-diogramma, ecografie, raggi etc etc…).Di fronte a questi numeri, il pronto soc-corso può sembrare una catena di mon-taggio: l’importante è dare una risposta

a tutti.Tolti gli accessi impropri, qual è al-

lora il principale problema?Il sistema sanitario si sta trasfor-

mando profondamente: ci sono raziona-lizzazioni sulla capacità di accoglierepazienti nelle strutture ospedaliere, conchiusure e pesanti tagli di posti letto. E’chiaro che, parallelamente a questo, do-veva esserci una crescita della medicinadel territorio, che evitasse che i pazientiarrivassero in condizioni cliniche tali dadoversi rivolgere in ospedale. Il territo-rio, però, non è cresciuto per niente, e ilcittadino può bussare solo al pronto soc-corso, che è rimasto l’unico presidioutile. Questa situazione ha certa-mente portato ad una più ap-propriata gestione dei ricoveriin ospedale, ma nelle situa-zioni di acuzie si crea uncorto circuito: il territorionon è in grado di gestire ipazienti, che si rivolgonoal pronto soccorso, cheperò non è in grado di allet-tare i pazienti in ospedale.

Il pronto soccorso, così,resta ingolfato e si carica delpeso assistenziale…

Esatto. Dietro il sistema diemergenza che sta crescendosempre più, la rete ospe-daliera arranca adaccettare pa-zienti. Incasi ecce-z i o n a l i ,abbiamoallettato et r a t t a t ofino a 40p a z i e n t ig r a v i s -simi, daseguire in-sieme a

tutte le urgenze del pronto soccorso. In che modo?Abbiamo potenziato le capacità as-

sistenziali del dipartimento di emer-genza e creato strutture di accoglienzaalternative al classico ricovero ospeda-liero che sono i posti letto tecnici di os-servazione, quelli tecnici di medicinad’urgenza e quelli della medicina sub-intensiva, per un totale di 33 posti letto.In quest’ultima struttura vengono trat-tati pazienti gravissimi, sottoposti ameccanismi di stabilizzazione delle fun-zioni vitali. Senza queste struttureavremmo avuto un aumento incredibile

della mortalità. Ricordo che 20anni fa il pronto soccorso

era poco meno dellaportineria dell’ospe-dale. Oggi la medi-cina d’urgenza, è il

centro di tutto ilsistema.

A u m e n -tano le respon-

sabilità ma nonle risorseumane.

Già. Ab-biamo dovutoraddoppiare il

pronto soc-corso

(da 350 a 700 mq) con gli stessi opera-tori. Adesso, per gli effetti di uscita delpiano di rientro - perdoni il gioco di pa-role - stiamo cominciando ad operareuna certa quota di assunzioni che do-vrebbe portarci allo standard deliberatodalla Regione Puglia e normato dalladelibera 22/51 sul riordino del sistemaurgenza/emergenza, grazie alla qualepresto verrà incrementata la quota me-dici e infermieri.

Ovvero?Per allinearci agli standard previsti

verranno assunti, a Foggia, 6 medicid’urgenza, che passeranno dai 24 attualia 30, e 12 infermieri (da 42 a 54). Questii numeri minimi previsti per gestire larealtà assistenziale del pronto soccorsocon tutti i posti letto.

Sarebbe il minimo necessario…Sì, si può parlare solo di minimo ne-

cessario. A Foggia, in Puglia e ormai intutt’Italia. Non possiamo permetterci illusso di andare oltre…

Nonostante gli sforzi, però, il prontosoccorso resta bersaglio di lamentele…

Il cittadino percepisce in modo di-storto la nostra realtà. Laddove unastruttura sta fornendo risposte impor-tanti, lui percepisce l’attesa e l’affolla-mento. Ma non è un problema legatoai numeri. Bisogna pensare in terminidi risposte e non in termini di fastidi,di percezioni. E’ inutile sparare sullacroce rossa. E’ nostra cura impegnarciaffinché le risposte vengano date nelmodo più celere, dignitoso e rispet-toso possibile. Sono infatti convintoche la sanità pubblica sia la formapiù sacra che una democrazia possaavere al suo interno. E che non vadamai offesa. A volte ci possono esseremomenti di tensione (la nostra è unaprofessione ad alto rischio burn out)e spesso i pazienti arrivano già pre-venuti.

Secondo lei, i pazienti sono a cono-

scenza di tutte queste problematiche?Sì, certo che sì. Basta passare qual-

che ora nel pronto soccorso, per ren-dersi conto del traffico che c’è…

Tra criticità, tempi d’attesa e sanità 2.0: in arrivo 6 medici e 12 infermieriProcacci: “Sembra una catena di montaggio, ma diamo risposte a tutti”

Pronto Soccorso, i ‘numeri’ dell’emergenza

A febbraio visitati 5mila pazienti ed erogate 25mila prestazioni

Sbadigli e preoccupazione nella sala d’at-tesa; l’occhio guarda più volte l’orologio,mentre aumenta l’apprensione e le tele-

fonate si rincorrono. Chi è più esperto cerca ditranquillizzare i novizi: “Ci vuole tempo. Haisentito? E’ appena arrivata un’ambulanza”. Cisi mette, quindi, l’anima in pace e si torna adaspettare.

In quel limbo di facce, sospiri pesanti epreoccupazione c’è un cartello che recita “Vie-tato l’ingresso”, ben chiaro sulla porta. Eppurec’è sempre il parente di turno che decide di sfi-dare la pazienza di medici e infermieri trasfor-mando il (legittimo) diritto di conoscere lecondizioni di salute di un congiunto, in un in-tralcio al lavoro altrui. Sulle prime, si credefurbo; quando poi viene fatto allontanare, si la-menta cercando sostegno nel pubblico pre-sente. Come un film già visto, un copione che

si ripete.Chi è stato costretto, gioco o forza, a fare

ricorso alle cure dei medici del pronto soc-corso non avrà fatto fatica a riconoscere unasituazione di questo tipo. “Quando vieni qua saiquando entri e non sai quando esci”, spiega unuomo sulla soglia della porta. A differenza dialtri è più sereno. O forse solo rassegnato: la-scia intendere di essere esperto - suo mal-grado - di queste situazioni, di esserci giàpassato altre volte.

Al pronto soccorso di Foggia si lavora sem-pre ad alti giri. Come una catena di montaggio:in media sono oltre 200 i pazienti che ognigiorno vengono visitati, ma nei periodi più acuti(in pieno inverno ed in piena estate, nei giornidi festa o nelle “campagne influenzali”) il datomedio si gonfia fino a sfiorare punte di 350 pa-zienti al giorno. Non sembra aver fatto miracoli

l’iniziativa (utilissima per chi è sempre con-nesso) lanciata sul portale Sanita.puglia.it chepermette di essere aggiornati H24 sul numerodi pazienti presenti in contemporanea in tutti ipronto soccorso del territorio, sui codici giàpresenti in loco e sui tempi di attesa.

E’ la sanità 2.0 e - in teoria - dovrebbe con-tribuire da una parte ad oliare un meccanismogravato da un numero importante di pazientiin entrata, dall’altro dovrebbe disincentivaregli “accessi impropri”, ovvero i codici bianchi etutti quei casi che non presentano caratteristi-che di emergenza/urgenza. Cosa c’è oltre laporta, in oltre 700 mq, pochi lo sanno. Un ospe-dale in miniatura, con 33 posti letto, una strut-tura sub-intensivistica con i casi gravissimi datrattare o stabilizzare, e tutte le piccole egrandi urgenze da gestire. Ne abbiamo parlatocon il primario Vito Procacci.

EditorePublicentro Servizi Pubblicitari s.r.l.

Direttore ResponsabileMaria Grazia Frisaldi

Direzione commercialeAngela Dalicco

In redazioneDalila CampanileIrma MeccaMariangela Mariani

Rubrichedott.ssa Tiziana Celestedott.ssa Anna Leporedott.ssa Maria Nobilidott.ssa Alessandra Zanasidott.ssa Valentina La RicciaAvv. Daniela Muranodott.ssa Dora CocumazziArch Nicoletta Ingelido

RedazioneFoggiaVia Tressanti, I trav. (vill. Artig.)Tel. 0881.56.33.95 - Fax [email protected] internetwww.6donna.com

Impaginazione e stampaPublicentro Graphic

Mensile di attualità e informazione.Registrazione presso il Tribunale di Foggia

n° 2/2002 del 26/09/2002

La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite.

Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia

A cura di Maria Grazia Frisaldi

Pronto Soccorso, aree rosse e gialle

Il Primario Vito Procacci

5marzo - duemilaquindici

6 marzo - duemilaquindici

Una serata-evento per celebrare l’impegno, con i talenti della nostra città

Oltre 35 segnalazioni, altrettante storie di donne preziose ed esemplari

Per noi c’era il pubblico delle grandi occa-sioni: i nostri lettori, giudici attenti e amo-revoli, che da oltre 10 anni seguono il lavoro

e le varie evoluzioni del free-press ‘6Donna’. Unpubblico che con la sua presenza massiccia (l’Au-ditorium ‘Santa Chiara’ era occupato in ogni or-dine e grado, esaurendo anche i posti in piedi) hadimostrato di aver sposato la causa del “Premio6Donna”, pazza idea partorita lo scorso dicembrein redazione, per omaggiare le eroine di ognigiorno che rendono viva e vitale una città chetroppo spesso appare stanca e senza stimoli.Nessuna crociera, tantomeno ricchi premi e co-tillon: il nostro era un pretesto per affacciarsi inuna dimensione diversa della città, mettere ilnaso in quella Foggia concreta, generosa ed ope-rosa che schiva i riflettori e non fa nulla per met-tersi in evidenza; era un pretesto per dire ‘grazie’a tutte le donne che, ogni giorno, in silenzio, la-vorano sodo e duro per contribuire al benesseredi tutti. Senza chiedere nulla in cambio.

IL PREMIO 6DONNA - come lo ha splen-didamente raccontato la collega Mariangela Ma-riani, che ha presentatola serata - è stato “colti-vato come un matrimo-nio che si combina infretta, perché non si vedel’ora di andare all’altare”.L’idea ha entusiasmatotutta la redazione, con-quistando sin da subitol’editore. E lo stesso deveessere stato per i lettoriche ci hanno inviato se-gnalazioni, raccontatostorie, descritto super-eroine del quotidiano. Tratutte le candi-date, a conqui-stare laredazione di6Donna è statala maestra Ma-rianna Balducci(vedi pagina ac-canto), un mixinedito di entu-siasmo, impe-gno e senso deldovere. Ma unsolo premionon ci poteva soddisfare. Per questo abbiamoistituito due menzioni speciali: “Piccola Donna”,consegnata a Sara Francavilla, 11 anni e una sen-sibilità rara e preziosa, e “Premio Produttività”,consegnato ad Anna Virgilio, barista impiegatapresso il bar dell’Assori, a Foggia. A premiareAnna Virgilio è stata la direttrice marketing di6Donna, Angela Dalicco, che ha ripercorso, in

breve, la vita del free-magazine edito dalla Publi-centro, le difficoltà superate, la fiducia di lettori einserzionisti conquistata a fatica e mai delusa.“Per noi – ha concluso – essere qui è il più grandesuccesso”.

UNA VERA E PROPRIA FESTAper celebrare l’impegno. Questa la nostra

idea. E a renderla possibile sono stati alcuni ar-tisti della città che hanno generosamente donatola loro arte ed il loro talento per creare in tempirecord una serata-evento. Gli artisti che hannoaccettato il nostro invito sono passati quasi tuttisulle pagine del nostrogiornale: come le attrici diScenAperta, che hannoproposto un estratto dellospettacolo ‘1522’: sono lecifre del numero antivio-lenza e antistalking attivatodal ministero per le PariOpportunità, uno spetta-colo volutamente forte,come un pugno nello sto-

maco, perchél’ e n t u s i a s m odella festa non cifaccia dimenti-care le nostrebattaglie-capitali.Eleganza e fem-minilità, nellapreziosa perfor-mance della dan-

zatrice Ada Santamaria, che ci ha mostrato ‘ali eradici’ delle danze orientali, troppo spesso anco-rate a falsi miti, frutto di una cultura mediata per-lopiù da cinema e letteratura. La parabolainvolutiva/evolutiva del ruolo della donna nellastoria, era invece il fulcro della performance delleattrici del Cut Foggia, il Centro Universitario Tea-trale. La voce inconfondibile della performer

Rosa D’Onofrio ha dato corpo e sostanza ai versidi Cesare Pavese e Alda Merini e ha poi emozio-nato con la lettura della candidatura presentataper la piccola Sara. Un suggestivo viaggio in mu-sica è stato quello offerto da Rosanna Lo Mele edil suo particolare strumento musicale: una scul-tura percussiva per sonorità tutte da indagare escoprire. A chiudere gli interventi artistici l’incon-tenibile verve comica dell’attrice Mirna Colecchia.

VINCITRICE IN PECTORE.Daniela Marcone, chi non la conosce. Lei è

davvero una eroina di tutti giorni. Il suo cognomericorda ogni giorno l’impegnonella lotta contro tutte le mafie;il suo ‘esserci’ sempre e co-munque ne è la dimostrazionetangibile. A suo nome sonogiunte in redazione ben cinquecandidature: Foggia la ama e lastima. Purtroppo, il suo impe-gno in prima linea (è la coordi-natrice provinciale di ‘Libera’) larendeva incompatibile con i re-quisiti del premio, che ricer-cava solo donne che nonavessero mai ricoperto carichein associazioni, enti, coopera-tive. Lei, però, non ha fattomancare la sua presenza. Il suointervento è stato uno dei mo-menti più alti della serata: acuore aperto, Daniela ha riper-corso la storia di suo padreFrancesco, che un pomeriggiodi 20 anni fa, si è fusa inevita-bilmente con la sua. Ha rac-contato del coraggio che nascedal dolore, di una giovane‘donna del futuro’ sbocciatasull’esempio di una ‘donna delpassato’, sua nonna. Daniela, loscorso 8 marzo, ha premiato il

futuro attraverso la piccola Sara Francavilla. In-sieme a loro, sul palco, anche l’illustratore e vi-gnettista Umberto Romaniello, che ha creato - inesclusiva per 6Donna - una striscia del fumettoFederica e le sue marachelle che è diventata ilpremio, unico e speciale, per una piccola, grandedonna. La prima edizione del Premio 6Donna èstata archiviata. Un’idea nata solo qualche mesefa e realizzata in un batter di ciglia. Abbiamocorso il rischio di qualche sbavatura e abbiamopreferito l’imperfezione, in una caccia durataforse troppo poco, eppure così fruttuosa. Lavore-remo alla prossima edizione un intero anno esarà nominata una giuria qualificata, nonostanteci riserveremo un ruolo di garanzia per la scru-polosa verifica delle candidature. Iniziate a rac-contarci altre storie, presentateci altre donnestraordinarie. Foggia ne ha bisogno.

L’elogio della (straordinaria) normalità

focusSpeciale Premio 6Donna

speciale speciale speciale speciale speciale

A cura di Maria Grazia Frisaldi

Le attrici di ScenAperta (Foto Star)

Le attrici Rosa D’Onofrio e Mirna Colecchia (Foto Star)

Ada Santamaria (Foto Star)

Rosanna Lo Mele (Foto Star)

Le attrici del CUT - Centro Universitario Teatrale (Foto Star)

Il pubblico presente (Foto Star)

La redazione di 6Donna (Foto Star)

M. Mariani e D. Marcone (Foto Star)

Tonio Sereno (Foto Star)

Mariangela Conte (Foto Star)

Umberto Romaniello (Foto Star)

7marzo - duemilaquindici

“La scuola diventa banale quando ci accontentiamo. Dobbiamo osare”

“Ecco la mia scuola del desiderio”All’indomani della premiazione, nella sua

aula, tra i suoi bambini, Marianna Balducci - lamaestra vincitrice della prima edizione del Pre-mio 6Donna - appare decisamente più a suoagio. Ma non per questo meno emozionata. Negliocchi, infatti, brilla ancora la luce di una gioiainaspettata, di un riconoscimento inatteso perquanto svolto, ogni giorno, con passione e impe-gno tra le mura scolastiche. Non solo dietro lacattedra, tra i banchi, sporcandosi le mani di ver-nici e colori con i suoi alunni, appassionandosiad ogni cosa come la prima volta, per appassio-nare tutta la classe.

Non a caso, il suo primo pensiero è quello dicondividere il premio ricevuto con i suoi alunni,tutti quelli che le sono passati nel cuore in quasi40 anni di lavoro e che non ne sono più usciti;quelli diventati adulti e che, di tanto in tanto, tor-nano per un saluto, per ringraziarla di aver in-segnato loro un metodo di studio e di impegno,di cui oggi raccolgono i frutti. Sono quegli stessiex-alunni, ormai diventati uomini e donne, chealla notizia della morte dell’attore Robin William,il protagonista de L’attimo fuggente, hanno in-viato decine e decine di messaggi alla loro mae-stra: “Il nostro professor Keating sei stata tu!”.Di ognuno conosce pregi e difetti, limiti da supe-rare e potenzialità da valorizzare, ma in modocreativo, grazie a tutte le idee e le progettualità

che la sua mente partorisce ogni anno. “Non homai seguito lo stesso programma due volte”,spiega con un piglio di orgoglio. E poi giù a snoc-ciolare tutte le attività ideate nel suo tempo li-bero e organizzate la sera, a casa, per poterlepresentare l’indomani mattina alla sua classe:come il progetto ‘Ho un leggio nel cuore’, cheè arrivato nel reparto di Neuropsi-chiatria infantile degli OspedaliRiuniti, oppure il ‘libro-giornale’o il ‘Pata-Pa-tum, dentro i rac-conti’, solo per citare quelli chefanno bella mostra di sésulle pareti dell’aula,trasformandola in unluogo piacevole, magico,divertente.

Sposata, due figliadulti e 39 anni di servizio sullespalle, la maestra Balducci hal’energia di una ragazzina eogni suo pensiero è rivolto acome migliorare l’offerta didat-tica. Nella sua carriera, iniziataappena ventenne, ha seguito gliesempi di due grandi maestri:Mario Lodi, fondatore del Movi-mento Cooperazione Educativa, edon Lorenzo Milani.

“Sono felice che la vostra attenzionesia ricaduta sul mondo della scuola,sulle persone che lavorano in un con-testo sociale così ricco di implicazionivaloriali, di attese, di speranze”,

spiega. “E’ un fatto molto impor-tante in questo contesto storico,oltre ad essere una gioia inaspet-tata che è mi è piovuta addosso.Questo premio ha un grande va-lore per me: nella mia vita hopercorso una strada difficile, ma

la passione immensa per il lavoromi ha salvata da tutto e mi ha aiu-tata a superare tutto”.

Colonna portante della scuolaprimaria San Giovanni Bosco di Fog-

gia, dove insegna da circa 20 anni, laBalducci è diventata un simbolo: “Conquesto premio mi sento di rappresen-tare tutto il mondo della scuola e tuttele donne che, pur con ruoli e modalitàdiverse, cercano di costruire la cre-scita emotiva e culturale di ogni bam-bino, di ogni giovane. E’ una sfidaquotidiana che necessità di molta cura,di studio e ricerca continua, di coraggio

e soprattutto di grande, grande pas-sione”. La sua idea è quella di una

scuola del desiderio, in cui ogni bambino devevoler essere “il miglior sé stesso possibile”. Nondemonizza le nuove forme di tecnologia (“mavanno necessariamente mediate”, puntualizza),il suo percorso procede spedito con un piede alpresente e lo sguardo al futuro. “Sono molto am-biziosa e penso sempre a come poter migliorarela didattica. Noi dobbiamo insegnare ai bambiniad avere idee, altrimenti chi lo fa? Oggi vannotutti di corsa”. ‘Una miccia da accendere, non unsecchio da riempire’, diceva qualcuno.

“Non dobbiamo avere paura di proporre ildifficile: la scuola diventa banale quando ten-diamo a semplificare, quando cerchiamo scor-ciatoie. La mente deve diventare strategica.L’Europa non ci chiede di accontentarci, ci chiedementi abituate alla complessità, e noi abbiamoil dovere di osare”. Grande capacità di studio econvinzione, insieme all’entusiasmo dei primigiorni, sono i segreti che fanno di Marianna Bal-ducci una super-maestra: “Sono aspetti chepurtroppo non sono misurabili, non si acquisi-scono con titoli o crediti”. E’ vocazione al lavoro.

“Il valore che attribuisco a questo premio èla fiducia nel lavoro delle donne, che da oggi inpoi saranno capaci ancora di sperare, credere esfidare con determinazione i limiti, le difficoltà inogni contesto lavorativo per creare la bellezzadelle cose fatte bene”.

Premio 6DONNAEroina di ogni giorno

E’ amata dai suoi piccoli alunnitanto quanto è apprezzata dai loro ge-nitori e nonni, come quelli che l’hannosegnalata alla redazione di 6Donna.

Stimata dai colleghi per continuità,correttezza ed irreprensibilità sul la-voro, profonde tutto il suo impegno perinstillare con dolce fermezza l’amoreper lettura, e per creare solide basisulle quale far germogliare, con fermadolcezza, il senso critico ed i valoridella legalità, dell’universalità e del vi-vere civile nella generazione di do-mani. Il suo impegno nel sociale è latrasposizione oltre le mura scolastichedi una professione vissuta come mis-sione e concretizzatasi in progetti e at-tività a favore dei piccoli degenti delreparto di Neuropsichiatria Infantiledegli Ospedali Riuniti di Foggia.

Menzione speciale “Piccola Donna”

Ci sono tanti modi per essere“speciali”. Un’etichetta che il cuoregrande e lo sguardo aperto sulmondo di una piccola donna attribui-scono “a chi sa donare il coraggio dimille guerrieri, anche quando co-raggio non ne ha; a chi sa rivelare lafelicità nascosta senza smettere maidi cercarla; a chi dona ciò che nes-sun altro può dare”, senza chiederenulla in cambio.

Per noi “speciale” è chi sa rico-noscere, con grande sensibilità espirito critico, l’unicità dell’altro e di-mostrarlo con parole, gesti concretie atti gratuiti. Per noi, oggi, ad esserespeciale è una donna in miniaturache con la sua piccola età ha tantoda insegnare a tutti noi. E ci fa bensperare per il futuro.

Menzione speciale “Premio Produttività”

La sua “produttività” si può cal-colare in sorrisi, parole di conforto,mani tese verso nuove consapevo-lezze e… caffè. Chi ha avanzato la suacandidatura la dipinge come “unapersona umile che sa fare del suo la-voro una via per la santità”.

Dal bancone del bar presso ilquale è impiegata, tra un caffè e uncappuccino, riesce ad accogliere ecoordinare con affetto materno egrande professionalità ragazzi diver-samente abili che acquisiscononuove consapevolezze e competenzenell’ottica di una reale inclusione so-ciale, mediante l'inserimento nelmondo del lavoro.

Perché si possono fare grandicose, anche stando un piccolissimobar della città.

focusSpeciale Premio 6Donna

Daniela Marcone premia Sara Francavilla. Il premio: tavola realizzata da Umberto Romaniello

Maria Grazia Frisaldi, direttrice responsabile 6Donna, premia Marianna BalducciIl premio: prototipo di un gioiello raffigurante il logo di “6Donna” realizzato dall’artigiana orafa Santa Ricco

Angela Dalicco, direttrice marketing 6Donna, premia Anna Virgilio

Marianna Balducci, foggiana, mamma e insegnante ‘per vocazione’. A lei la prima edizione del Premio 6Donna

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8 marzo - duemilaquindici

politica

Elaborato il lutto, le donne preparano lacontroffensiva. Sono ancora disgustatedallo spettacolo del 26 febbraio in via

Capruzzi a Bari. Trentasette consiglieri votanosì ad una pregiudiziale e passa la paura. Ilpacchetto di emendamenti alla legge eletto-rale regionale relativi alla doppia preferenzae al 50 e 50 nelle liste fa un’altra brutta fine:è considerato inammissibile in quanto mate-ria già bocciata dal Consiglio regionale, nellontano 2012. Impossibile stabilire il numeropreciso dei franchi tiratori e soprattutto lefacce. Il Governatore della Puglia Nichi Ven-dola l’ha definita una “retromarcia caverni-cola” di un Consiglio composto al 95% damaschi. Succede il finimondo: l’indignazioneè bipartisan, si analizza il movente, si cercanogli assassini, vengono scagliati anatemi. Iconsiglieri si sono garantiti l’impunità con ilvoto segreto e la minaccia di non ricandidarei colpevoli non fa né caldo né freddo. La scon-fitta brucia ma le donne meditano di impu-

gnare la legge. La Commissione Pari Opportunità della

Regione Puglia, organo consultivo del Consi-glio e della Giunta,ha inoltrato for-male richiesta diaccesso a tutti gliatti del Consiglio.Assolve ad unadelle sue compe-tenze: rilevareeventuali contrasticon i principi in ma-teria di uguaglianzaformale e sostan-ziale. Le giuristeesamineranno lecarte per verificarese ci siano i margini per un ricorso. La Cpo, ilcomitato 50&50 e gli altri organismi di generevogliono farsi giustizia. Ma in primavera sivota alle condizioni degli uomini. Il risultato,

ad essere ottimisti a fronte dei 50 posti dispo-nibili a partire dalla prossima legislatura, po-trebbe ricalcare lo schema del 2010. Solo tre

donne sugli allora 70componenti, sgomi-tando, riuscirono a var-care la soglia delpalazzo di via Capruzzi.Cinque anni fa, nellacivilissima Campania,la doppia preferenza digenere consentì a 14donne di entrare nelCentro Direzionale.Senza 50&50 in Pugliain ogni lista, affinchésia valida, dovrannoesserci comunque al-

meno tre donne. Le militanti non accettano ilruolo di comparse ma è vero pure che alcunipartiti minori faticano persino a trovarne. Èsoprattutto nel PD che le donne rivendicano

maggiore considerazione, e il partito rimediacon la capolistatura al femminile. Ma la Con-ferenza delle Democratiche di Capitanata nonsi lascia abbindolare e parla di pezza a colori.

Otto seggi spetteranno alla provincia diFoggia. Le prime candidature al femminilesono già in piena campagna elettorale: in cittàsono apparsi da tempo i sei per tre di MicaelaDi Donna, per ora senza simbolo ma candi-data con Forza Italia, Patrizia Lusi è in cimaalla lista del Partito Democratico, e il Movi-mento 5 Stelle ha scelto le sue donne on lineattraverso le “Regionalie” indicando la fog-giana Rosa Barone, e poi Grazia Manna, Ma-riateresa Bevilacqua e Sabrina Regina(vittima di un falso comunicato stampa in cuiannunciava la sua rinuncia in favore di unaltro attivista). Solo alla presentazione delleliste le loro candidature saranno ufficiali. E neipartiti maggiori c’è da sudarsela con un nu-mero di voti da capogiro: le prime stime oscil-lano tra le ottomila e le diecimila preferenze.

Poche chance per le candidate alle Regionali. Chi ha paura delle donne?

SENZA 50&50 | Al voto con una legge elettorale che non è femmina

Alle condizioni dei “cavernicoli”

“Non finisce qui”La questione di genere non

si archivia alla voce “inammis-sibile”. Potrebbero mancare icardini giuridici. La Commis-sione regionale Pari Opportu-nità presieduta dalla foggianaRosa Cicolella non concederàsconti, e scorrerà alla moviolala seduta del Consiglio del 26febbraio. La votazione, primapalese poi segreta, sarà sotto-posta alla prova tv: saranno ac-quisiti anche i video insiemealla documentazione cartacea.Potrebbe derivarne un ricorso amministrativo o alla Corte Co-stituzionale, formale o nel merito.

Che tempi prevedete?Faremo una valutazione politica e decideremo se muoverci

immediatamente o subito dopo le elezioni regionali. La nostraintenzione è quella di muoverci immediatamente proprio percreare i presupposti affinché con la nuova legislatura sia unadelle prime leggi portate in Consiglio.

Che tipo di Consiglio si prospetta senza la legge 50 e 50? Sicuramente qualora fosse stata approvata 20 giorni prima

della chiusura della legislatura non avrebbe sanato quelli chesono i problemi atavici della politica, ossia i partiti che stentanoa costruire le candidature femminili, però avrebbe rappresen-tato quella chiave importante, anche simbolica, che avrebbecomunicato alla società il cambiamento e la possibilità di unascelta da parte dei cittadini.

Quante donne vi immaginate in Consiglio regionale?Per come appare ora lo scenario non è molto rosa.Se dovesse ipotizzare un numero?Forse quattro? Ci troviamo già di fronte ad una riduzione

dei consiglieri. E ci sono poche donne forti, quantomeno mi ri-ferisco al centrosinistra. Noi abbiamo Loredana Capone che èun’uscente, Rita Lemme, dopodiché le altre se la giocheranno,ma sappiamo bene quanto forti siano i consensi maschili suiterritori.

Non è finita.Assolutamente no. Anzi, noi tentiamo di non viverla come

un fallimento, ma come una presa di coscienza della necessitàdi un intervento maggiore. Vorremo trasformarla in una stra-ordinaria opportunità per comunicare alla società pugliese ilbisogno di una rivoluzione culturale che deve essere costruitada tutti.

COMMISSIONE REGIONALE PARI OPPORTUNITÀ

“Le firme raccolte, patrimonio da non disperdere”Il suo ufficio aveva raccolto qualcosa

come 4mila firme a sostegno della propostadi legge di iniziativa popolare sulla parità digenere in Regione. Antonietta Colasanto,Consigliera di Parità della provincia di Foggia,figura istituzionale nominata direttamentedal ministero, è delusa, soprattutto in quantocittadina, perché si tratta di una battaglia perl’uguaglianza, partita proprio al suo insedia-mento. “Ritengo che sia fondamentale la par-tecipazione delle donne nella vita pubblica. Ilnostro non è un capriccio né tantomeno unamoda ma è un’esigenza”. Non dimentica ledifficoltà patite durante il suo passato politico- è stata assessore comunale, poi primo se-gretario provinciale donna di un partito - e siè lanciata a capofitto in questa crociata. “Losguardo femminile è diverso da quello ma-schile e anche quello che si produce nei luo-ghi della politica ha un valore diverso”. Non

getta la spugna nemmeno lei. “Senza dubbio,quello che bisogna fare è continuare anchecon le azioni dimostrative, perché non è pos-sibile che vengano prese in giro tutte questedonne, che poi sono una parte fondamentaledell’elettorato. Dobbiamo ricompattarci eriorganizzarci, non possiamo disperdere que-sto patrimonio, perché se c’è stata tantagente che ha firmato vuol dire che c’è la vo-lontà di avere una rappresentanza femminile.Poi secondo me gli uomini che fanno politicanon hanno proprio colto l’essenza di quelloche abbiamo fatto. L’hanno visto come unasorta di contrapposizione, ma non è così, as-solutamente. Noi volevamo uno spazio e vo-levamo legittimarlo con una legge per fare inmodo che ci fosse collaborazione tra i duesessi. Tutti gli organismi di parità non vannoaltro che predicando la teoria dell’esaltazionedella differenza. Noi abbiamo bisogno di una

società piùgiusta dovenon ci sianosquilibri, nelmondo dellapolitica questisquilibri cisono - anchealla Provinciac’è una solaconsigl ieradonna-. Que-sta è una bat-taglia cheavremmo dovuto combattere insieme agliuomini, e non per noi ma per quelli che ver-ranno dopo. Sicuramente sarà eletta qualchedonna, ma io spero che coloro che verrannoelette siano in grado di sostenere quelle cheresteranno fuori per una battaglia comune”.

CONSIGLIERA DI PARITÀ DELLA PROVINCIA DI FOGGIA

“La sfida è difficile ma bisogna esserci”Il ghigno del ne-

mico numero uno,Ignazio Zullo, che haproposto la pregiudi-ziale sull’inammissibi-lità della parità digenere le è rimasto im-presso. Maria Elena Ri-trovato, Portavocedella Conferenza delleDonne Democratichedi Capitanata, l’ormaifamigerato 26 febbraiose n’è tornata a casada Bari con quell’immagine e il pensieroche altri avessero fatto solo lo sforzo di na-scondere la stessa soddisfazione. Ma nonl’è andata giù nemmeno la prassi in temadi donne seguita nel suo partito, il PD, perla nomina della capolista: la chiamatadall’alto. Resta l’amarezza di una rivendi-

cazione che non è stata capita finoin fondo. “Nonostante tutto il cla-more, ho a che fare ancora quoti-dianamente con donne che midicono di non essere d’accordo,evidentemente - sarà colpa nostra- non siamo riuscite a far com-prendere neanche i meccanismiche volevamo fare approvare”.Dato incontrovertibile è che nelComitato 50&50 ci siano più donnedi centrosinistra che di centrode-stra. “Questo è evidentissimo. Noiavevamo fatto questa richiesta e le

donne di centrodestra l’avevano girata ailoro colleghi: il voto segreto, per favore, no.E invece è passato. Con la votazione paleseil display era tutto verde”. Conta sempresu poche dita di una mano le prossimepresenze al femminile. “È chiaro che ledonne, ma anche gli uomini, tutti quelli

che non partono da posizioni di prestigio,di grande visibilità, di una lunga militanza,da ruoli dirigenziali importanti, siano con-sapevoli della difficoltà della sfida. Nono-stante tutto bisogna esserci. C’è un’interalista e anche se le possibilità sono pochebisogna rappresentare le istanze dei terri-tori, oltre all’istanza rappresentata dallarivendicazione di genere che dovrebbe es-sere insita in una candidatura femminile.Ci sono candidature forti di donne nel cen-trosinistra come nel centrodestra, glistessi Cinquestelle hanno come candidatogovernatore una donna. Ma la battagliasarà veramente aspra. C’è un problemagravissimo da considerare: ci saranno ottoassessori già consiglieri e solo dueesterni, che presumibilmente sarannodonne. Io non so se ce la faremo a rispet-tare veramente la parità di genere nellagiunta”.

CONFERENZA DONNE DEMOCRATICHE DI CAPITANATA

A cura di Mariangela Mariani

Rosa CicolellaAntonietta Colasanto

Maria Elena Ritrovato

9marzo - duemilaquindici

modaA cura di Dalila Campanile

Tendenze 2015:tessuti impalpabili,spacchi, asimmetrie e colori pastello

Come Madre Natura

NUOVE COLLEZIONI CERIMONIA

La primavera è sbocciata anche sulle nuove collezioni dedicateagli abiti da cerimonia. Dai tessuti alle fantasie e persino negliaccessori: ecco nel dettaglio le tendenze 2015.

E’ un trionfo di tessuti delicati eimpalpabili la collezione firmata “Le Preziose Elegance”. Così sistempera la solennità dell’abito lungo, in voga anche nella bella sta-gione. Asimmetrie e spacchi strizzano l’occhio alla sensualità, acca-rezzata da tessuti diafani come lo chiffon o ricercati come l’organzae la seta.

Colori pastello einserti preziosi valorizzano la “joie de vivre” della naturaal suo risveglio: rosa, fucsia, verde, blu, bianco. Quandola tinta unita non la fa da padrone, si inerpicano sull’abitofantasie floreali. Paillettes e cristalli ricordano i petali deifiori con le gocce di rugiada: questi i mood della colle-zione “Antille Elegance”.

Tubini, tailleur e completi spezzati: po-trai far colpo sugli invitati con l’eleganzapratica degli abiti firmati “Chiara Bruni”.Dettagli in pizzo, tessuti iridescenti e coloripastello sfumati ricordano l’aurora nellesue diverse gradazioni. Non mancano peròi dettagli rock come gli inserti in pelle o lefrange, ideali per le più giovani.

Lascia a casa la stola: gli abiti di quest’anno sonogià forniti di “mantello” o veli asimmetrici in cui av-volgerti. Brilleranno invece gli orecchini: sceglili vi-stosi con gemme nello stesso colore dell’abito.Anche i bracciali tornano protagonisti: indossanesolo uno grande e rigido, preferibilmente di perle odi pietre dure a tema con il vestito. Sprigiona la tuafemminilità con le scarpe: indossale nei modelli de-colleté o sandali con cinturino o listino decor.

SCEGLILI NEL MOOD “NATURA”ACCESSORI

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10 marzo - duemilaquindici

Elimina le tossine, preserva la giovinezza

TÈ VERDEA cura del dott. D’Alessandro

“L’uso del tè è sovranamente raccoman-dato ai gentiluomini d’ingegno acuto; dicostoro potrà così essere preservata la

continuità delle idee distinte, e ciò grazie al di luiineguagliato potere di eliminare oppure preve-nire sonnolenze e ottusità, offuscamenti e nuvoledel cervello e delle facoltà intellettuali”. Così parla Thomas Short, medico inglese vissutonel XVIII sec. a proposito delle proprietà del tèverde. L’Inghilterra ebbe “il piacere” di importareil tè verde dall’Oriente a metà del 1600, dove in-vece viene usato da circa 4000 anni. Precisa-mente le zone di origine sono India e Cina dove

ancora oggi cresce spontaneamente e dove sononoti i benefici sulla salute da millenni. I cinesiutilizzavano il tè per il suo potere di guarire il maldi testa, di eliminare le tossine e preservare lagiovinezza.

Oggi il tè, la cui pianta è la Camellia sinensis,viene abbondantemente coltivato anche in Bra-sile e Africa tropicale ed è conosciuto e bevuto intutto il mondo. Gli studi attuali hanno dimostratola presenza di numerosi principi attivi dotati dielevato potere antiossidante, appartenenti algruppo delle catechine, che nel tè verde rappre-sentano circa il 20-40% del peso secco. Tra que-ste la più importante è l’EGCG che inibisce losviluppo delle cellule tumorali, riduce i livelli di

colesterolo LDL (il “cattivo”) e di trigliceridi,esercitando così un’azione protettiva per lemalattie cardiovascolari. Un’altra proprietàdel tè è l’azione dimagrante grazie allapresenza di caffeina, teofillina e teobro-mina che esercitano una buona azione dimobilitazione dei grassi, inoltre attivano anche ilmetabolismo ed esercitano una discreta azionediuretica. Se il tè verde è prezioso lo è ancor dipiù il tè bianco. Nulla di particolarmente diverso,esso si ottiene semplicemente raccogliendosempre dalla medesima pianta soltanto i ger-mogli apicali, la parte più tenera e ricca di prin-cipi attivi antiossidanti. Entrambi, sia il tè verdeche quello bianco, non subiscono fermentazioni

o altri processi, per cui si mantengono molto na-turali nelle loro caratteristiche, a differenza deltè nero che viene fatto ossidare e quindi subisceuna trasformazione per cui perde antiossidantie acquisisce maggior caffeina.

Dall’Oriente una preziosa bevanda

Si chiama Tui Na, si legge supporto delle terapie medico-chirurgi-che. si tratta di un antico massaggio orientale simile all’agopunturama, a differenza di quest’ultima, eseguito senza aghi. Ancora poco

conosciuto in Puglia, il Tui Na agisce non solo su muscoli e articolazioni,ma ad un livello più profondo, influenzando lo stato di benessere fisicoed emotivo del paziente. Ad importare questa disciplina a Foggia è la Be-auty School, che organizza una serie di corsi di formazione su innovativiapprocci estetico-psicosomatici che garantiscono l’evoluzione della fi-gura dell’estetista. Tra questi, il percorso formativo sul trattamento TuiNa offerto da European Campus Beauty School, che si sviluppa in 3week-end (uno per mese). Spiega l’estetologa Antonietta Mastrangelodirettrice della Beauty School:

Trattamento naturale, efficace per:

• Rafforzare il sistema immunitario• Sciogliere le contratture• Alleviare tensione fisica e psichica

Al termine del corso ogni operatoresarà in grado di agire su qualsiasi ine-stetismo o disfunzione, intervenendosul riequilibrio fisico e psicologico delpaziente, per un ritrovato benessere.

Tui Na toccasana per corpo&menteAntica disciplina orientale portata a Foggia dalla Beauty School

Al via la formazione: ecco l‘evoluzione della figura dell’estetista

Primo incontro 21 e 22 marzosuccessivi 25 e 26 aprile,

SONO APERTE LE ISCRIZIONI

Molto efficace, il Tui Na aiuta seriamente la nostrasalute e il nostro equilibrio psicofisico, poiché sibasa sui principi della Medicina Tradizionale Ci-nese e dunque su profonde conoscenze della bioe-nergetica. E’ di supporto alle varie terapie medichee può accelerare il processo di guarigione deitraumi grazie all’influenza delle tecniche sul si-stema linfatico e di micro circolazione sanguigna”.

“Opportunità di formazione dedicata non solo a pro-fessionisti del settore estetico, ma anche a chi faparte del settore sanitario (fisioterapisti, infermieri,ostetriche e figure analoghe) che abbiano voglia diavvicinarsi alla Medicina Tradizionale Cinese”

11marzo - duemilaquindici

12 marzo - duemilaquindici

Leoucita in condizioninormali.Forma circolare emembrana ben definita.Reazione assente

Leoucita in fase di reazionePerdita della formacircolare; Retrazione media

Leoucita danneggiatoLa rottura della membrana provoca la fuoriuscita del citoplasma.Reazione molto forte.

Diagnosi rapida, accurata e attendibile.

La metodicaIl test si basa sull’analisi della reazione deileucociti messi a contatto con gli estrattialimentari nei confronti dei quali si vuoleverificare l’intolleranza.

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Si parla d’intolleranze alimentari quando si ha una reazione avversadell’organismo nei confronti di determinati cibi a livello metabolico.

Intolleranze: migliora la tua salute

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Presso il laboratorio analisi Santa Rita è possibile effettuare test diintolleranze verso:

Sintomi delle intolleranze alimentari:

• Cefalea• Attacchi di panico• Sbalzi di umore

Apparato neurologico

Apparato gastro enterico

• Problemi digestivi• Diarrea e stipsi• Colite

Apparato muscolo scheletrico

Apparato uro - genitale

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Apparato repiratorio

Apparato cardiocircolatorio

Cute

A CURA DELLA DOTT.SSA CAPUANO

Ai tempi dei nostri nonni si riteneva che un bambinograsso fosse indice di bellezza e salute. Un atteggia-mento giustificato dai tempi vissuti da essi, guerra e

dopoguerra, dove il cibo era scarso e certamente i bambiniin carne erano una novità. Non vi è dubbio che, fino ad oggi,ci è stata inculcata questa immagine di bambino grasso,bello e sano. In effetti, se valutiamo l’aspetto estetico, unbambino rotondo ci ricorda un qualcosa di morbido, come unorsacchiotto o un peluche, da stringere e pizzicare. Peccatoche questo tenero bambolotto un giorno dovrà crescere, perdiventare un adulto pieno di problemi di salute, psicologici ealimentari. Forse è il caso di impedire che questo accada epreferire un bambino sano ad uno che somigli a Bibendum,l’omino della Michelin. Non a caso, l'ultimo rapporto del Mi-nistero della Salute ha evidenziato, ancora una volta, che unbambino su tre ha problemi di obesità e sovrappeso. Un altrodato allarmante è rappresentato senz'altro dal fatto che lemamme di questi bambini obesi e in sovrappeso nel 38% deicasi non ritiene che il proprio figlio abbia problemi di peso.In effetti spesso i genitori pensano che il proprio bambino,seppur in sovrappeso e/o obeso, quando sarà grande dima-grirà, la crescita lo farà “alzare” e snellire. In realtà non fun-

ziona proprio così. Non si dimagrisce crescendo quando si èobesi, se non si corre ai ripari un bambino obeso diventeràun adolescente obeso e poi un adulto obeso. Come ci si deve comportare in questi casi? Innanzitutto bi-

sogna ricordarsi che il bambino, a differenza dell'adulto, nonha alcuna motivazione psicologica che lo spinga ad affrontaresacrifici per perdere peso. Non si può, quindi, pensare chela dieta in questo caso risolva il problema, un bambino nonsi può mettere a dieta, un bambino va allevato trasmetten-dogli l'importanza di un’alimentazione varia, sana, e del-l’adozione di stili di vita salutari in cui l’attività fisica abbia ilgiusto spazio.

In questi ultimi anni si pensa, erroneamente, che l'edu-cazione alimentare, visto il pullulare di progetti in questosenso, sia demandata solo alla scuola. Niente di più sba-gliato. E' evidente che alla base delle abitudini e degli errorialimentari del bambino è la dieta familiare: non è possibilepertanto migliorare l'alimentazione infantile senza agireanche sulle famiglie.

Per questo, insieme ad altre figure professionali, ab-biamo deciso di strutturare una serie di incontri/corsi di edu-cazione alimentare che avvicinino sia i genitori che i bambinia un'alimentazione più corretta e più consapevole. Bastanodavvero pochi incontri per migliorare l'alimentazione e lostile di vita dei nostri figli, per aiutarli a prevenire eventualiproblemi con il cibo. Come genitori investiamo tanto nel-l'educazione, nella formazione dei nostri figli, ma chiedia-moci se ha senso farlo se poi non gli garantiamo la possibilitàdi gestire e vivere al meglio il rapporto con il cibo e di conse-guenza con il proprio stato di salute. Ricordiamoci che unbambino in sovrappeso o obeso è un bambino che ha, tral'altro, anche difficoltà a relazionarsi con gli altri, è un bam-bino spesso deriso e non felice. Non giriamoci dall'altraparte, aiutiamo i nostri figli a crescere sani, forti e felici.

L’allarme: un bambino su tre ha problemi di sovrappeso salute

Studio di Consulenza Alimentaredott.ssa Pasqualina Capuano

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Obesità infantile: grasso non è bello.Obesità infantile: grasso non è belloL'importanza di un’alimentazione variegata e sana: non è mai troppopresto per uno stile di vita salutare

13marzo - duemilaquindici

14 marzo - duemilaquindici

15marzo - duemilaquindici

Armonia, equilibrio, ambiente,natura, energia: tutto questo èil Feng Shui.

L’antica arte orientale del viverein armonia con l’ambiente circo-stante è approdata ormai da tempoin occidente e si propone di suppor-tare l’architettura tradizionale nellaprogettazione delle abitazioni, utiliz-zando una serie di criteri che con-sentono di riconoscere le energiepositive e quelle negative.

Ma come fare per trasformare oconferire armonia e benessere allenostre abitazioni con il Feng Shui?

Per noi accidentali l’approccio alFengh Shui non è facile: bisogna con-frontarsi con il pensiero orientale, nelquale le “energie” e la “forza vitale”hanno una funzione predominante, eil principio cardine su cui si basa èl’energia (QI) che circola nell’Uni-verso e collega gli esseri animati einanimati.

I due termini - Feng e Shui - si-gnificano rispettivamente “Vento” e“Acqua”: questi due elementi dellanatura ci ricordano che tutto ciò checi circonda è un flusso di energia incontinuo, così gli ambienti vengonoorganizzati in modo tale che l’energiapositiva possa circolare liberamente

senza ostacoli. Da qui nasce il sensodi benessere e armonia. I principi delFeng Shui tengono conto della pre-senza di campi magnetici ed energe-tici nella disposizione degliarredamenti e ogni scelta è volta allacreazione di ambienti accoglienti chesappiano promuovere il benessere dichi li abita. Ecco alcuni consigli utiliper avvicinarsi a quest’arte di arre-dare.

L’ORDINEPrima di occuparsi di spostare il

divano o lo specchio, è bene mettersiall’opera per liberarsi del superfluo.

L’accumulo di oggetti inutilizzatio in disordine, secondo il Feng Shui,impedisce il fluire delle energie po-sitive e può creare delle situazioni distasi in grado di influire negativa-mente sul benessere della vita do-mestica.

LUCI E COLORIDurante il giorno bisogna per-

mettere di far entrare in casa più lucenaturale possibile, lasciando tappa-relle, tende e finestre aperte. Perquanto riguarda il colore in sa-lotto il rosso o l’arancione facili-tano la conversazione in famigliao tra gli amici. Il blu e il verdenelle camere da letto favorisconoil relax e il sonno ristoratore, men-tre il rosa stimola il romanticismo ela passione. Il giallo, in cucina, sti-mola l’appetito e dona energia fin dalmomento della colazione.

DIVANO E LETTOLa disposizione dei mobili è uno

dei principi chiave del Feng Shui. Insalotto il divano deve essere posizio-nato in modo tale che si trovi rivoltoverso la porta d’entrata. Deve inoltreessere collocato con lo schienale vi-cino alla parete, per dare un senso diprotezione a chi vi si siederà. Il letto,per creare una situazione di mag-giore relax e quiete, deve essere po-sizionato in modo che non si trovidirettamente di fronte alla porta.

SPECCHIGli specchi possono ostacolare o

accelerare il fluire delle energie. Se-condo il Feng Shui non dovrebbero

essere collocati specchi visibili in ca-mera da letto. La presenza di unospecchio vicino al proprio letto po-trebbe ostacolare il sonno.

MATERIALIPer l’arredamento della casa il

Feng Shui suggerisce la scelta dimateriali il più possibile naturali,come legno, pietra e metallo. Favorirela presenza di piante e fiori freschi,oltre alla presenza dell’elemento “ac-qua” sottoforma di fontane da internie acquari.

I pavimenti e i serramenti in legnopermettono di ottenere una continuità,almeno dal punto di vista visivo, tragli ambienti naturali esterni e l’internodella casa.

Un’arte orientale che supporta l’architettura nella progettazione degli spazi

Tra benessere e armonia: cos’è il

ambientiFENG SHUI? DI NICOLETTA

INGELIDOARCHITETTO

Come imparare e gestire l’energia e trasformare la propria casa in 5 mosse

16 marzo - duemilaquindici

incontriIl musicista ospite dell’UniFg per inaugurare Parole che fanno bene

Sul futuro dei giovani: “Il grano viene fuori da mille difficoltà”“La ragione dell’universo è il movimento”. E Gegè

Telesforo ci crede fermamente, facendo di questamassima, la sua filosofia di vita. Andare e tornare, cre-scere e perfezionare; andare e tornare, come lemaree, un continuo movimento ciclico che ad un certopunto lo riporta sempre a casa, a Foggia. Occasione

di risacca, per il musicista foggiano Telesforo,questa volta, è l’invito rivolto dall’Università

di Foggia, dove - nell’aula magna del Di-partimento di Studi Umanistici - ha

inaugurato il ciclo di incontri Paroleche fanno bene, la rassegna che

l’UniFg, attraverso la professoressaRossella Palmieri, ha organiz-

zando in collaborazione con ilproprio Consiglio degli Stu-

denti: testimonianze, rac-conti e confessioni ad uso

e consumo degli stu-denti (ma non solo),conversazioni cali-brate per soddisfarela loro sete di cono-scenza e di espe-rienze. “Sono felice di

tornare nella mia città,

in questa Università di cui leggo e apprendo cosemolto interessanti”, ha spiegato il musicista, cantante,conduttore radio-televisivo, oltre che foggiano doc ap-prezzatissimo in Italia e al-l’estero.

“Sono anche felice di es-sere il primo ospite dellarassegna, nella speranza diportare fortuna a un pro-getto che mi pare corag-gioso e comunque in lineacon quello che chiedono glistudenti al giorno d’oggi: undialogo che possa aiutarli a crescere, se possibile asognare”. Un faccia a faccia con i più giovani, sui lorosogni e le loro paure, un confronto su come è cambiatala città negli ultimi trent’anni, ma anche sulle radici,sul valore della musica (e dell’arte in generale) per lasocietà, sul futuro. Artista a tutto tondo, Telesforo - il‘discepolo di Renzo Arbore’ - continua a collocare lamusica in cima alle sue passioni. “Sono e continueròa sentirmi un musicista, mi è capitato di poter fare tve di fare radio, ma parlando sempre e solo di musica”,spiega. Per Telesforo, Parole che fanno bene è statal’occasione per una sorta di digressione antropologicasul ‘foggiano’ e sul ‘foggianesimo’, inteso non in senso

negativo, ma come bagaglio di capacità esperienziali.“Ai miei tempi la città era diversa, più chiusa e difficile.L’avvento dell’Università ha contribuito a cambiare

molto le cose, a rendere Foggiapiù aperta alle novità, ai cambia-menti. Ma non rinnego le mie ra-dici: la mia foggianità mi haaiutato in tantissime situazioni”.Un bagaglio di esperienze e unatempra che, insieme al talentoindiscusso, gli hanno permessodi farsi strada nel Nuovo Conti-nente e di fare della sua pas-

sione, il suo lavoro. Jazzista autentico, dotato digrande versatilità e maestro di un linguaggio musicaleuniversalmente riconosciuto come lo ‘scat’, nella suacarriera Telesforo ha duettato, tra gli altri, con DizzyGillespie e Dee Dee Bridgewater. Il grande pubblico loconobbe negli anni Ottanta, quando partecipò a fortu-nate trasmissioni con Renzo Arbore. Da allora, lui hagirato il mondo con la sua musica ed è il testimonialideale di una rassegna che si rivolge agli universitari,che insegna loro a credere nei propri mezzi e nei pro-pri sogni. “Siamo gli uomini della ‘zolla’, che sap-piamo apprezzare e far fruttare: il nostro grano vienefuori da mille difficoltà”.

GEGÈ TELESFOROe i sogni ancorati alla ‘zolla’

di Maria Grazia Frisaldi

Maurizio Ricci, Gegè Telesforo, Rossella Palmieri

17marzo - duemilaquindici

18 marzo - duemilaquindicirubriche rubriche rubriche rubriche rubriche

La voglia di viaggiare sta scrittain un gene. “Il DNA svela i veri viag-giatori e il loro innato bisogno dipartire”, sostengono gli studiosi.

Ci sono persone che non sen-tono il bisogno di fare i bagagli e la-sciarsi alle spalle la propria casa.Non hanno voglia di viaggiare: sonosoddisfatti della città in cui vivono,delle loro abitudini. Altri, invece,non riescono a stare fermi un at-timo, sempre pronti a partire versouna nuova destinazione. Il bisognodi esplorare, secondo una ricercapubblicata sulla rivista Evolutionand Human Behaviour e riportatasul sito di Repubblica, dipende-rebbe dal cosiddetto “gene del viag-gio”: il recettore della dopamina D4(DRD4 7r).

Il “gene del viaggio” regole-rebbe il livello di curiosità e ci ren-derebbe più o meno sensibili aglistimoli esterni. La sua funzione ècollegata a quella della dopamina,che svolge un’azione fondamentalenel determinare gli equilibri del-l’umore. L’entusiasmo e l’emozioneche proviamo prima di intrapren-dere un viaggio o di avventurarci inmete sconosciute potrebbero es-sere solo una “magia” compiuta daquesto gene.

Non tutti, però, sentono il biso-gno di viaggiare. Solo il 20% dellapopolazione ha alti livelli di DRD4 7rnel proprio corredo genetico. Lamaggior parte di questi viaggiatori“per natura” sono localizzati in zonedel mondo in cui, storicamente, glispostamenti sono sempre stati in-coraggiati. Secondo lo studiosoChaunsheng Chen “è più facile cheil gene si trovi in popoli che sonomigrati e che hanno percorso note-voli distanze centinaia di anni fa”.

Il sito Elite Daily, poi, riporta unaltro studio, condotto da DavidDobbs della National Geographicche supporterebbe queste teorie:secondo il ricercatore, “il DRD4 ri-sulta in persone che sono più pro-pense a prendere rischi, adesplorare posti nuovi, a provarenuovi cibi, nuove relazioni, nuoveavventure sessuali”. Comparando igeni delle popolazioni più sedenta-rie e quelle “migratorie”, Dobbs hanotato che i geni di questo tipo au-mentavano in popolazioni i cui an-tenati avevano percorso lunghedistanze, partendo dalla lontanaAfrica. Irma Mecca

in poche parole

Viaggiarenel DNA

La gravidanza è una fase estre-mamente delicata nella vita diuna donna, perché il corpo

della mamma va incontro ad unaserie di cambiamenti fisiologici chepotrebbero influenzare il suo statodi salute e quello del bambino. Seprevedete di avere un figlio, prima èopportuno recarsi dal dentista peruna visita di controllo e per curareprecocemente eventuali patologieodontostomatologiche, infatti èbene evitare di sottoporsi a tratta-menti odontoiatrici almeno nelprimo e nell’ultimo trimestre, fattaeccezione per terapie urgenti esemplici da eseguire con le dovuteprecauzioni.

Per non rischiare gravi malfor-mazioni fetali nel primo trimestre(periodo in cui avviene l’organoge-nesi) e anomalie di sviluppo, ritardonella crescita o ridotto accresci-mento nelle fasi successive dellagestazione, devono essere asso-lutamente evitate sia l’esposi-zione a radiazioni necessarieper effettuare radiografie, siala somministrazione di al-cuni farmaci utili in odon-toiatria. Attenzione aglianestetici contenenti va-socostrittori perchéquesti ultimi potreb-bero causare contra-zioni uterine eridurre la perfusioneematica utero-pla-centare, soprattuttonelle gravidanze a ri-schio e in relazionealla dose sommini-

MEDICO CAV DI ANNA LEPOREPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.563326

Spesso al Centro Anti Veleni arrivanotelefonate con le quali ci viene richie-sto, da chi abitualmente o sporadica-

mente assume farmaci, se gli alimentipossono interagire con i medicinali, ovveroaumentarne o diminuirne l’effetto o avereeffetti collaterali. Semplici accorgi-menti possono evitare di poten-ziare non solo gli effetticollaterali di farmaci e fitotera-pici, ma anche impedire cheerrate combinazioni alimen-tari, danneggino direttamentele nostre mucose e creinospiacevoli effetti indesiderati.

Proviamo a fare alcuniesempi. Spesso accusiamo ilcaffè, la cioccolata e gli alcolici comegli unici che possono interagire con al-cuni farmaci ma non è così. Se assumiamoanticoagulanti, ad esempio, si sconsiglial’assunzione di cibi quali spinaci, cavolfiori,patate, oli vegetali e tuorlo d’uovo, per l’altocontenuto di vitamina k, così pure di fitote-rapici a base d’ortica e castagno.

Un eccessivo uso di glutam-mato monosodico, presentenel comune dado da cu-cina, limita l’azione divaso-dilatatori ed antii-pertensivi, mentre du-

rante le cure delle infezioni

urinarie è bene sapere che con alcuni deifarmaci è importante consumare cibi pro-teici ma evitare assolutamente latticini.Evitare anche gli agrumi, che ridurrebberoo annullerebbero l’efficacia del medicinale,

mentre il succo di mirtillo, susinee prugne lo potenzierebbero.

Per chi assume tetra-cicline è bene evitare

latticini e tutti gli inte-gratori a base di ferroe calcio. Se si fa usodi cortisone, invece, èbene evitare cibi ric-chi di sodio e le be-

vande alcoliche poichépotrebbero irritare le

mucose gastriche. L’aspi-rina non dovrebbe mai es-

sere assunta con succhi di frutta, chealtererebbero la sua azione o conbevande alcoliche.

Con l’uso di broncodilatatorinon si devono ingerire alimenti obevande a base di caffeina inquanto sollecitano il sistema ner-voso centrale; per quanto riguardainvece il periodo della terapia anti-biotica bisogna ridurre cibi solidi, ali-menti grassi, e favorire liquidi comeminestre o passati di verdura per non so-vraccaricare la funzionalità epatica e re-

nale.Molti antinfiammatori non steroidei de-

vono essere assunti preferibilmente concibi gastroprotettivi per non irritare lo sto-maco. I liquidi accelerano il passaggio deifarmaci nello stomaco e quindi riduconol’intervallo di tempo fra l’assunzione delfarmaco e la comparsa dei suoi effetti.

Le bevande contenenti alcool sonosconsigliate in corso di molte terapie far-macologiche in quanto possono: potenziarel’effetto irritativo degli antinfiammatori;agire come stimolanti su alcuni enzimi delfegato, provocando una accelerazione dellatrasformazione dei farmaci; influenzare lostato di veglia riducendo i riflessi se asso-ciati a tranquillanti o alcuni antistaminici,

inibitori delle mao.La pillola anticon-

cezionale, invece,può aumentarel’effetto degli alco-lici.

Questi esempiservono solo a in-formare, a far pre-

stare maggioreattenzione per evi-

tare di cadere in spiace-voli conseguenze. I dubbi

portano a fare domande, noi cerchiamo didare la risposta.

I cibi che possono inibire l’effetto dei medicinali

Alimenti e farmaci, connubio imperfetto?Ecco alcuni “mix pericolosi” a cui prestare attenzione

DENTISTA DI VALENTINA LA RICCIAPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.563326

strata. In attesa di dati certi, durantela gravidanza si sconsiglia la sedo-analgesia con protossido d’azoto.Inoltre la fluoroprofilassi in gravi-danza non è consigliata perché non èsupportata dalle attuali evidenze

scientifiche. Durante il secondo trime-

stre è possibile program-mare interventi conservativi,

endodontici o estra-zioni semplici pur-

ché la gestantenon li viva con in-quietudine, infatti

lo stress può esporrela mamma al rischio dilipotimia soprattutto

nell’ultima fase dellagravidanza epuò far au-mentare i livellidi ossitocina eprostaglandinein circolo, in-ducendo parto

prematuro o aumentandoil rischio di aborto.

Possibilmente durantela gravidanza andrebbe evi-tata l’assunzione di farmaci,tuttavia se necessari si preferi-scono tra gli antibiotici penicilline,macrolidi o cefalosporine (evitate as-solutamente tetracicline, cloramfeni-colo e metronidazolo) mentre tra gliantinfiammatori il paracetamolo è si-curo (l’aspirina invece ha effetto an-tiaggregante sul sangue e riduce lecontrazioni uterine).

È importante prestare molta at-tenzione alla salute della propriabocca durante i nove mesi, infatti acausa delle elevate concentrazioniematiche di estrogeni cambiano lecaratteristiche della saliva e la rispo-sta delle gengive ai fattori locali comeplacca e tartaro, inoltre il vomito al-

tera il pH dellabocca: così in gra-vidanza aumenta la

cario-recettività in-dividuale e si è mag-

giormente esposte alrischio di gengivite, quindi è necessa-rio rafforzare l’igiene orale domici-liare e professionale. In tal modo siridurrà la possibilità che si manifestisulle gengive una neoformazione ti-pica della gravidanza chiamata epu-lide gravidica, una massa rossastrabenigna ma molto fastidiosa checompare a seguito della risposta in-fiammatoria nei confronti dellaplacca e tende a scomparire dopo ilparto.

Per questi motivi si raccomandaa tutte le mamme in gravidanza diprogrammare visite odontoiatriche dicontrollo trimestrali.

Future mamme, tutte dal dentista

Salute orale in gravidanzaA quali terapie odontoiatriche ci si può sottoporre?

19marzo - duemilaquindici

Non tutti sanno che l’Italia è uno dei paesieuropei dove si praticano il maggior nu-mero di tagli cesarei, in Puglia in parti-

colare la percentuale di taglio cesareo è pari al45,8%. Spesso le gravide pensano che partorireper via chirurgica sia un modo indolore e veloceper ovviare al travaglio del parto e all’espulsionedel nascituro per via vaginale. Ciò non corri-sponde a verità, perché il taglio cesareoè un intervento chirurgico a tuttigli effetti, con i rischi e lecomplicanze del caso.

Ci sono 3 tipi di indi-cazioni per opzionarel’espletamento delparto tramite cesa-reo: patologie pre-gravidiche comemalattie cardiache,distacco di retina, pro-blemi respiratori, gravidifetti della colonna verte-brale, forma anomala dellapelvi, pregresso TC; problemi chesi realizzano durante la gravidanza, comediabete gestazionale (spesso correlato a bimbicon peso aumentato), ipertensione gestazionaleche non risponde a terapia farmacologica, obe-sità materna, età materna avanzata, insemina-zione artificiale, sproporzione cefalo-pelvica,gravidanza gemellare, distacco di placenta, pla-centa previa, cioè una posizione della placenta

che blocca in parte o deltutto il passaggio per viavaginale; problemi che sipalesano durante il trava-glio come sofferenza fe-tale, mancata dilatazionedel collo uterino, mancata

discesa del feto nel canalecervicale, prolasso del cor-

done ombelicale, rotturad’utero, presentazione podalica,

o altre posizioni anomale del feto, in-fezioni da HIV, HSV, HPV.

Come avviene un parto cesareo?La donna, a digiuno da almeno 6-8 ore, si

porta in sala operatoria, dove si sottopone al-l’anestesia epidurale o spinale che addormentasolo la metà inferiore del corpo, consentendoledi restare cosciente ed assistere al momentodella nascita, a meno che non si tratti di un ce-

sareo d’urgenza che richiede l’anestesia totale.Poi viene posizionato il catetere vescicale e l’ad-dome disinfettato con soluzione antisettica, ri-coperta con teli sterili tranne sull’addome, doveil ginecologo procede all’incisione trasversalepoco sopra i peli pubici. Al momento dell’estra-zione del bambino si clampa il cordone ombe-licale, mentre l’altro chirurgo gli aspira il mucoda naso e bocca, e si taglia. Il neonato viene af-fidato al pediatra, il ginecologo estrae la pla-centa e richiude l’addome.

Vantaggi: non c’è partecipazione attiva alparto, la paziente se sveglia può assistere allanascita, vedere il bambino appena nato, la cica-trice nel tempo sparisce quasi del tutto, il peri-neo resta intatto, i muscoli vaginali non vengonostirati, il neonato ha un aspetto migliore rispettoa quelli nati per via vaginale, la cui testa vienecompressa nel canale del parto e si presenta neiprimi giorni allungata.

Svantaggi: i tempi di degenza si allungano,il recupero è più lento, spesso residuano dolorialla schiena e non bisogna ignorare tutte leeventuali complicanze legate ad un interventochirurgico. Solo il ginecologo può valutare e de-cidere quale sia l’opzione migliore, scevro dacondizionamenti, considerando tutti i fattori e levariabili in gioco, nell’interesse di madre e figlio.In conclusione con l’avvicinarsi della nascita delbambino bisogna sempre ricordare che il partomigliore è quello più sicuro ed oltre il 30% delledonne oggi partorisce con un taglio cesareo.

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Il sonno regolare e le ore giu-ste di sonno sono fondamentaliper lo sviluppo equilibrato e se-reno del bambino e contribui-scono a tenere alla larga iproblemi di comportamento e disovrappeso. E’ quanto emerge daalcuni studi recenti pubblicatisulla rivista Pediatrics e riportatosul sito nostrofiglio.it.

Il primo studio, condotto suoltre 10 mila bimbi da YvonneKelly della University College diLondra, mostra che la prima in-fanzia è un periodo critico per losviluppo del cervello e che il sonnoincide tantissimo sullo sviluppostesso. “Abbiamo osservato gliorari in cui i bimbi andavano aletto a tre fasi dell’infanzia, cioè a3, 5 e 7 anni” spiega Kelly, “e tro-vato che, a tutte queste età, an-dare a dormire ad orari irregolaririsulta legato a difficoltà compor-tamentali”.

“Vediamo anche che questi ef-fetti sono reversibili - concludeKelly - nel senso che bambini chepassano da avere orari irregolaria orari regolari mostrano miglio-ramenti nel loro comportamento”.Secondo l’esperta i bambini di 1-2mesi dovrebbero dormire dalle10,5 alle 18 ore distribuite nelle 24ore in modo irregolare (i periodi disonno possono durare pochi mi-nuti, come diverse ore); dai 3-11mesi occorrono dalle 12 alle 14ore al giorno; dai 6 mesi i bambiniiniziano a dormire 9-12 ore a nottee di La frequenza dei sonnellinidiurni diminuisce verso l’anno dietà; dai 3-5 anni dalle 11 alle 13ore al giorno. Dai 5 anni la mag-gior parte dei bambini non fa più ilsonnellino pomeridiano e fino ai12 anni dovrebbero dormire al-meno 11 ore a notte.

Inoltre, un ulteriore studio, diChantelle Hart del Center for Obe-sity Research and Education(CORE) presso la Temple Univer-sity, sempre pubblicato su Pedia-trics, ha dimostrato in manieradiretta e concreta l’effetto delsonno sull’alimentazione, un’as-sociazione già nota da tempo.Sono infatti molti gli studi che evi-denziano che la carenza di sonnofa male alla linea, porta a man-giare di più e peggio, alimentandoil desiderio di carboidrati e cibospazzatura. Irma Mecca

in poche parole

A lettopresto...

GINECOLOGA DI TIZIANA CELESTEPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.563326

In Puglia si registra una percentuale pari al 45,8%

Parto cesareo: quando e perché?

CHIRURGO PEDIATRICO DI MARIA NOBILIPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.563326

Non è l’escamotage per evitare il dolore: i casi in cui va preferito a quello naturale

La stenosi ipertrofica del piloroè una malattia gastrointesti-nale caratterizzata da un re-

stringimento del piloro (tratto dipassaggio tra stomaco e duo-deno), conseguente a un au-mento di volume delle fibremuscolari che lo compongono,per ipertrofia delle cellule che locostituiscono.

La malattia è più comune nelsesso maschile, in particolarmodo nei maschi primogeniti,che risultano colpiti quattro voltepiù spesso degli altri, i fratelli(10% di rischio in più). Si presentasoprattutto tra la terza e la sestasettimana di vita, mentre non sipresenta quasi mai, invece, dopo itre mesi dalla nascita.

Le cause precise della malattianon sono note, ma si ipotizza unagenesi multifattoriale con unacomponente genetica.

Uno studio clinico del 2012 haipotizzato che l’allattamento artifi-ciale possa essere correlato a unamaggiore incidenza della malattia.

La somministrazione di eritro-micina (antibiotico della classe deimacrolidi) al neonato, soprattuttonelle prime due settimane di vita,è correlata a un maggior rischio disviluppo della malattia. Clinica: ri-

sultando ridotto il lume del canaleche connette lo stomaco al duo-deno (restringimento del piloro), siosserva un’ostruzione allo svuota-mento gastrico con conseguenti di-sidratazione, vomito continuosenza presenza di bile, alcalosi(squilibrio idroelettrolitico di potas-sio, sodio, calcio) e ipocloremia. Ilneonato va incontro a vomito agetto dopo ogni pasto, risultandoquindi affamato e dimostrando unrapido calo ponderale.

Il bambino il più delle volte, sipresenta con aspetto sofferente evecchieggiante (cute pallida e mol-liccia). A volte, se il bambino è nato

di grosso peso (macrosomico) ar-riverà anche in ritardo all’osserva-zione del chirurgo. In alcuni casi ilvomito, può indurre ad indagare sueventuale infezione delle vie urina-rie o intolleranze al latte, ritar-dando la diagnosi e presentandosianche con emissione di sangue di-gerito.

Come si fa la diagnosi?Si puo evidenziare la peristalsi

e puo essere palpato il piloro che sipresenta come una formazione diforma ovalare (oliva pilorica) a li-vello dell’ipocondrio di destra osulla linea mediana. Si posizionaun sondino naso-gastrico che darà

esito a latte cagliato. L’ecografiaha una sensibilità superiore al95%.

Le dimensioni del piloro nelneonato a termine sono spessore≤ 3 mm, diametro ≤ 10 mm,lunghezza ≤ 18 mm. La diagnosidifferenziale include altre cause divomito non biliare come l’iperali-mentazione, il reflusso gastro-esofageo, le sepsi, l’intolleranzaalle proteine del latte vaccino, l’in-tolleranza al lattosio. La terapia èchirurgica.

Trattamento chirurgico: “pilo-romiotomia longitudinale extra-mucosa”. Questo intervento e

eseguito generalmente con tecnicaopen mediante incisione trasver-sale a livello del quadrante supe-riore destro dell’addome o sopraombelicale.

Successivamente il piloro vieneesteriorizzato e viene eseguita lapiloromiotomia fino alla sotto-stante mucosa che si ernia nellasoluzione di continuo consentendocosi l’allargamento del canale pilo-rico e la ripresa del transito intesti-nale. La rialimentazione gradualeper bocca viene ripresa poche oredopo l’intervento ed il normale re-gime alimentare viene general-mente raggiunto in 4-5 giorni.

Una causa chirurgica di vomito nei neonati

La Stenosi ipertrofica del piloro

L’allattamento artificiale può essere correlato alla malattia

20 marzo - duemilaquindici

Il Forame Ovale Pervio, altrimenti abbreviatocon l’acronimo PFO, è un’anomalia cardiacain cui l’atrio destro comunica con il sinistro a

livello della fossa ovale. Statisticamente inte-ressa all’incirca il 25-30% della popolazioneadulta. Si tratta di un difetto del setto intera-triale dovuto alla persistenza di un lembo tra ilseptum primum ed il septum secundum al mo-mento della nascita.

Questo difetto possiede il solo significato dipoter rappresentare una via potenziale per unembolismo paradosso; solitamente non dà ori-gine a shunt.

Nella vita fetale il forameovale è aperto, per permettereal sangue proveniente dallavena ombelicale di passare nelcircolo arterioso senza attra-versare per il circolo polmo-nare, dato che i polmoni nonsono ancora funzionanti. Allanascita, nel momento in cui ilcircolo polmonare diventa pie-namente funzionante, la pres-sione atriale sinistra diventaleggermente superiore aquella destra.

Il destino del PFO è, quindi,quello di una chiusura pertrombosi laminare nel 70% dei casi entro ilprimo anno di vita, mentre nel restante 30% siha esclusivamente una chiusura funzionale do-

vuta al gradiente pressorio transatriale.Normalmente, entro il primo anno di vita, la

chiusura diviene permanente. Il forame ovaleviene definito pervio quando questa saldaturanon avviene e la chiusura anatomica risulta im-perfetta, o manca completamente. Nelle nor-mali condizioni di vita, il PFO non comportanessun problema.

Se invece la pressione nell’atrio destro su-pera quella dell’atrio sinistro, ci può essere unpassaggio (shunt) di sangue attraverso il PFOdall’atrio destro all’atrio sinistro.

Se in questo sanguesono presenti bolle o em-boli, può verificarsi un’em-bolia e conseguente ictuscerebrale.

E’ di fondamentale im-portanza diagnosticare ilPFO in pazienti giovani (dietà inferiore ai 60 anni),colpiti da uno o più episodidi ischemia cerebrale tran-sitoria o da ictus, la cuicausa non sia stata deter-minata (“criptogenetica”) esi sospetti una embolia ce-rebrale, in subacquei col-piti da forme gravi di

malattia da decompressione dopo immersionie in pazienti con frequenti episodi di cefalea(emicrania con aura): la prevalenza di PFO è del

48% nei pazienti con emicrania ed aura, controil 23% nei pazienti con altri tipi di cefalea.

La diagnosi di PFO viene effettuata medianteEcocardiografia Transtoracica (TTE) e Transe-sofagea (TEE) e Doppler Transcranico (TCD). IlTCD e il TEE sono test diagnostici complemen-tari per la diagnosi di PFO, ma il TCD dovrebbeessere raccomandato come esame di primascelta per lo screening, a causa della sua sem-plicità, la non invasività, il basso costo e l’elevatafattibilità.

Nei casi in cui sia indicata la chiusura delPFO, attualmente all’intervento a cuore aperto,ormai riservato a rarissimi casi, viene preferitala chiusura transcatetere. La tecnica consistenell’introduzione di un catetere dalla vena fe-morale, che arriva al cuore attraverso la venacava inferiore, attraversa il forame ovale e po-siziona un ombrellino tra atrio destro e sinistro.Ai primi ombrellini (detti “device”) con strutturametallica si stanno affiancando adesso nuovidevice in materiale riassorbibile.

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I bambini bilingue imparanopiù in fretta e sono più intelligenti.A rivelarlo è uno studio riportatosul portale di Huffingtonpost.it e ilsito The Independent, secondo cuinon solo conoscere due linguesenza doverle studiare a scuola èun bel vantaggio, ma i bambini bi-lingue sembrano avere una mar-cia in più.

“Hanno una maggior capacitàdi elaborare le informazioni per-ché sono abituati ad affrontaredelle sfide. Non solo devono impa-rare due lingue contemporanea-mente, ma anche riuscire adistinguere tra le due senza mi-schiare le parole”, dice uno studiodella National University di Singa-pore.

I ricercatori del dipartimento dipsicologia, in collaborazione convari ospedali della città, hannosottoposto 114 bambini di 6 mesia un test chiamato ‘assuefazionevisiva’. Ai piccoli venivano fatte ve-dere più volte delle fotografie di unpeluche a forma di lupo e di orso.Scopo del test era misurare inquanto tempo i bambini si anno-iano di fronte alla stessa imma-gine. E’ emerso che i figli digenitori bilingue hanno una mag-gior sete di nuove immagini. Essiinfatti si annoiavano prima deglialtri e mostravano un maggior in-teresse per la foto del peluche chenon avevano ancora visto.

I ricercatori hanno perciò ipo-tizzato un collegamento tra la ve-locità con il quale i bambini siannoiavano e lo sviluppo delle lorocapacità cognitive e dunque un piùalto quoziente intellettivo, il fa-moso QI. Questi effetti non sonolegati al possesso di una lingua inparticolare, ma sono stati eviden-ziati in tutte le coppie di lingueanalizzate.

Il Dottor Leher Singh, respon-sabile del progetto, ha dichiarato:“Per gli adulti l’apprendimento diuna seconda lingua può esserelungo e laborioso. Così a volte pro-iettiamo le nostre difficoltà anchesui bambini, immaginando unostato di grande confusione se duelingue diverse si accavallano nelleloro testoline. Invece, i bambinisono in grado di affrontare le sfideposte dal dover imparare due lin-gue diverse. Non solo. Questoesercizio gli sarà utile quando di-venteranno grandi”.

Irma Mecca

in poche parole

Bambinibilingue

CARDIOLOGA DI ALESSANDRA ZANASIPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.563326

Problemi di cuore: quando l’atrio destro comunica col sinistro

Anomalia cardiaca, interessa il 25-30% della popolazione

Nei primi sei mesi di vita l’al-lattamento al seno rappre-senta la forma migliore di

alimentazione per il bambino, illatte materno è il nutrimento di ec-cellenza per i neonati poiché forni-sce tutti i nutrienti di cuinecessitano e nelle giuste quantità.Il contenuto proteico del latteumano è adeguato alle esigenze dicrescita del bambino, il suo profiloamminoacidico è ideale per la sin-tesi proteica e la tipologia dei suoiacidi grassi lo rende particolar-mente adatto per il corretto svi-luppo cerebrale. Il latte materno,inoltre, contiene numerose so-stanze in grado di fornire prote-zione immunologica al neonato,alle quali si aggiungono elementiantiflogistici che riducono le rea-zioni infiammatorie soprattutto alivello intestinale. Ogni bambino,salvo controindicazioni, dovrebbeessere allattato esclusivamente alseno nei primi sei mesi di vita el’allattamento dovrebbe esserecontinuato durante lo svezzamentoe prolungato anche oltre i due anni.Nel caso in cui l’allattamento alseno non dovesse essere possibile,si può fare ricorso al latte adattato,evitando quello vaccino prima deidodici mesi.

L’introduzione graduale di ali-menti diversi dal latte è consigliatadal sesto mese e mai prima delcompimento del quarto mese.

Al sesto mese di vita il bambinoavrà raggiunto un grado di sviluppomotorio, psichico e dell’apparatogastrointestinale tali da poter ini-ziare ad assumere cibi diversi dallatte, inoltre, l’introduzione di nuovialimenti è importante poiché illatte da solo non è più in grado for-nire il nutrimento adeguato. Du-rante lo svezzamento è comunquefondamentale che il 50% del fabbi-sogno nutrizionale sia coperto dallatte, preferibilmente materno. Perquanto riguarda l’introduzione dinuovi alimenti, attualmente sisegue uno schema meno rigido ri-spetto al passato, infatti, come in-dicato anche dal comitatoESPGHAN (European Society forPediatric Gastroenterology, Hepa-tology, and Nutrition), non ci sonoprove scientifiche convincenti chel’eliminazione o l’introduzione tar-diva di alimenti allergizzanti comele uova o il pesce riduca il rischio disviluppare allergie sia nei bambinia rischio sia in quelli non a rischio.Per quanto riguarda il glutine, evi-tare l’introduzione precoce (primadei 4 mesi) o tardiva (oltre i 7 mesi),

allattare il bambino nel periodo diintroduzione del glutine e prolun-gare l’allattamento al seno, po-trebbero aiutare a prevenirel’insorgenza della malattia celiacanei bambini geneticamente predi-sposti.

Le necessità energetiche, nelprimo anno di vita, devono esseresoddisfatte per circa il 50% dellecalorie totali da lipidi, per circa il10-12% da proteine e per circa il40% da carboidrati. Anche in que-sto periodo così delicato della vitaè utile seguire le indicazioni delladieta mediterranea, cercando dinon esagerare con l’apporto pro-teico, soprattutto di origine ani-male, si consiglia, inoltre, di nonaggiungere sale, zucchero o mielealle pietanze, di evitare le bevandezuccherate come i succhi di frutta,evitare latte o yogurt a basso con-tenuto di grassi, utilizzare preferi-bilmente olio di oliva per icondimenti e rimandare l’utilizzodel latte vaccino al compimento delprimo anno.

Allattamento e svezzamento: errori da evitare

L’alimentazione del bambino

ESPERTA IN NUTRIZIONE DI DORA COCUMAZZIPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.563326

L’introduzione di alimenti diversi dal latte? Dal sesto mese in poi e mai prima del quarto

La pervietà del forame ovale

21marzo - duemilaquindici

22 marzo - duemilaquindicirubriche rubriche rubriche rubriche rubriche

AVVOCATO DI DANIELA MURANOPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.563326

Il contratto “Rent to buy”: cos’è e come funziona

Le opportunità dell’affitto “con riscatto”

Nonostante il periodo non sia eco-nomicamente dei migliori l’esi-genza di acquistare casa

continua ad essere fortemente sentita.Non disponendosi tuttavia dellesomme necessarie all’acquisto - vuoiper la diffusa precarietà lavorativa cheper le difficoltà di risparmiare date daun costo della vita sempre più alto -non resta che ricorrere al prestito con-cesso dalle banche dopo l’onerosa sti-pulazione di un contratto di mutuo.

Accendere un mutuo però non ri-sulta essere cosa semplice da fare:nella maggior parte dei casi i costi chesi devono sopportare sono davvero ele-vati, per non parlare poi delle difficoltàinsite nel procedimento stesso di ac-cesso al credito.

E’ allora utile sapere che oggi nonbisogna più considerare il mutuo comeunica soluzione praticabile: l’acquistodi un immobile può avvenire stipulandoil nuovo contratto “rent to buy” ovvero“affitto con riscatto” previsto dal cosid-detto decreto “Sblocca Italia” n.

133/2014.In cosa consiste

questo nuovo con-tratto?

E’ un contrattoche prevede l’im-mediata conces-sione delgodimento di unimmobile, con di-ritto per il condut-tore di acquistarloentro un terminedeterminato imputando al corrispettivodel trasferimento la parte di canone in-dicata nel contratto.

In altre parole il potenziale vendi-tore e il potenziale acquirente possonopattuire che il potenziale acquirente ot-tenga immediatamente il diritto di abi-tare e di godere dell’immobiledesiderato pagando al potenziale ven-ditore un canone mensile per un deter-minato periodo di tempo che non puòsuperare i dieci anni.

Alla scadenza del termine pattuito

si può decidere di ac-quistare la proprietàdell’immobile corri-spondendo al venditoreuna somma di denarodi molto inferiore alprezzo di acquisto.Questo perché unaparte del canone versata negli anniprecedenti rimane definitivamente ac-quisita dal potenziale venditore comecorrispettivo del godimento dell’immo-bile, mentre un’altra parte è conside-

rata come un ac-conto sul prezzodefinitivo di ven-dita.

Se infatti, allascadenza del ter-mine, non si ha piùintenzione di ac-quistare l’immobilela somma che èstata considerataacconto sul prezzodi vendita dovrà es-

sere restituita. Così facendo entrambe le parti

possono ottenere evidenti vantaggi: chiintende acquistare avrà il vantaggio dipoter contare sull’immediata disponi-

bilità dell’abitazione sborsando unacifra non elevata nonché il vantaggio dipoter alla fine diventare proprietariodella stessa pur con un’esigua dispo-nibilità economica; chi intende vendereavrà invece il vantaggio di approfittaredell’immediata disponibilità di unacerta somma mensile senza aspettaredi raggiungere il più difficile risultato diuna compravendita mediante conces-sione di mutuo. Al potenziale acqui-rente è altresì concessa adeguatatutela da tutti i rischi che nel frattempo

possono pregiudicare il suaacquisto, primo fra tutti ilfallimento del potenzialevenditore.

Questo nuovo tipo dicontratto può essere inoltreutilizzato anche per l’acqui-sto di fabbricati ad uso di-verso da quello abitativo e diterreni. E’ dunque opportunoprendere in considerazionel’utilizzo di questo contrattoanche e soprattutto perchéle parti contraenti, sotto la

guida e il consiglio del loro professio-nista di fiducia, dispongono della piùampia libertà di modellarlo nel modoche più risponde ai loro rispettivi inte-ressi.

Soluzione vantaggiosa per entrambe le parti: ecco tutti i motivi

Riprendiamo a viaggiare insieme, soffer-mandoci sull’orientamento sessuale edin particolare sull’omosessualità.

Cos’è? Da cosa dipende? Qual è il nostrogrado di accettazione rispetto ad un orienta-mento non eterosessuale?

Se potessimo fermarci a raccogliere tuttele vostre risposte immaginiamo possano es-sere molteplici ed anche molto differenti tradi loro. Questo perché purtroppo il punto divista scientifico sull’omosessualità è tuttorapoco conosciuto e non ancora incarnato dallasocietà. Ve ne diamo un assaggio per mo-strarvi il percorso compiuto dalla scienza incirca 200 anni ed acosa si è giunti negliultimi decenni.

Le prime conce-zioni psichiatrichedell’omosessualità na-scono nell’800. Par-tono da una visionepatologica e vengonosperimentate cure percondurre le personeomosessuali all’etero-sessualità: brumuro,ipnosi, massicce tera-pie farmacologiche,elettroshock. Immagi-nate con quali conseguenze devastanti per gli

sfortunati sottoposti. Già in quel tempo, però, alcuni studiosi

emergono con dei dubbi ed iniziano a soste-nere che l’omosessualità sia una naturale va-riante umana. Tra questi lo psichiatraHirshfeld che sostiene che l’omoses-sualità sia una tendenza congenita eche non debba essere sottoposta acura.

Con la nascita della psicoanalisianche Freud si occupa di dare unaspiegazione all’omosessualità e la con-cepisce come un arresto dello sviluppo.In realtà, però, Freud mostra un atteg-

giamento ambi-valente: se da unlato la fa diven-tare una patolo-gia, dall’altroafferma che siauna variante della fun-zione sessuale che nondeve essere curata.

In questo panoramanel 1952 viene pubbli-cato il DSM I, ovvero ilmanuale diagnostico estatistico dei disturbimentali, redatto edadottato a livello mon-

diale. L’omosessualità compare tra i Disturbi

sociopatici di personalità. Nel 1968 viene editoil DSM II e l’omosessualità viene ancora inse-rita tra i disturbi mentali, ma sotto un’altra ca-tegoria, quella dei disturbi mentali non

psicotici. Questo cambiamento di categoria lascia

riflettere: come è possibile classificare unapatologia non essendo sicuri di quale patolo-gia si tratti?

Nel 1974 assistiamo ad un primo cambia-mento, grazie alle ricerche di Evelyn Hookerche conduce un esperimento destinato ad en-trare nella storia della psicologia: sommini-stra una batteria di test a gruppi di personeomosessuali ed eterosessuali per esaminare

se è possibile differenziare il loro funziona-mento psicologico.

I protocolli non sono distinguibili: non esi-stono markers psicopatologici dell’omoses-

sualità, dunque non può essereconsiderata una patologia.

Anche qui è necessaria un’altra rifles-sione: in base a cosa veniva definita unamalattia? L’esperimento condotto dallaHooker era in realtà semplicissimo edavrebbe potuto svolgersi molto tempoprima, ma evidentemente la classifica-zione patologica dell’omosessualità erastata fatta solo sulla base di un pregiudizio:siamo tutti eterosessuali quindi chi nonrientra in questa norma è malato. E’ pro-prio vero che può fare più vittime un pre-giudizio che una spada.

L’omosessualità scompare finalmentedal DSM. Dal 17 maggio 1990 per l’Orga-

nizzazione Mondiale della Sanità, l’omoses-sualità è “una naturale variante umana sullaquale incidono fattori biologici, psicologici, so-ciali, culturali, storici ecc..”.

A tutti i ragazzi e ragazze che stanno pren-dendo coscienza del loro orientamento omo-sessuale ed ai loro genitori abbiamo a cuoredirgli che non devono sentirsi né sbagliati, némalati, ma che possono considerare e vivereil loro differente orientamento come un ele-mento naturale della loro identità.

PSICOLOGI La storia insegna che può fare più vittime un pregiudizio che una spada

Cos’è? Da cosa dipende? Ecco il punto di vista scientifico sull’argomento

Omosessualità: patologia o normalità?

Da sinistra Giovanni Papa, Tiziana Carella e Claudia Girardi (*)

(*)Tiziana Carella, psicologa e psicoterapeuta; Giovanni Papa e Claudia Girardi psicologi e specializzandi in psicoterapia

23marzo - duemilaquindici

A 25 km da Foggia , nella rigogliosa campagna Dauna della tradizionalecittadina di Cerignola, lontano dai frastuoni , sorge la tenuta Villa Deme-tra. Una struttura immersa in un meraviglioso parco di 30.000 mq, la ma-gica scenografia naturale che renderà ogni cerimonia indimenticabile. Nelparco di Villa Demetra è possibile gustare aperitivi deliziosi e ottimi buffet,celebrare matrimoni con rito civile o con rito religioso ed anche è realizzareun ricevimento completamente all’esterno.

Villa Demetra riesce a creare magiche atmosfere sospese nel tempo cheprendono vita in due distinte sale dalla diversa personalità.

La Sala Demetra, struttura in grado di garantire ampia comodità ancheai matrimoni più numerosi, grazie ad una ricettività capace di accogliereoltre 300 ospiti.

L’ampiezza della sala non pregiudica la sensazione di sentirsi in unluogo intimo e familiare. Una maestosa capriata in legno che sovrasta lagrande sala contribuisce a determinare quella suggestione calda e ricer-cata, sottolineata dalla luce di preziosi lampadari che enfatizzano i toni do-rati di quadri, mobili, specchi e candelieri i cui riflessi si sposano in unconnubio perfetto con l’argenteria che adorna ogni tavola.

La Sala Storica è arredata con toni pastello tendaggi dalle sfumaturetenui e delicate, pavimentazioni in cotto spagnolo e maioliche dipinte amano. Il gioco di colori dall’affascinante candore che fonde arredamenti eallestimenti, rende ancor più indimenticabile ogni ricevimento, avvolgen-dolo in una luce da sogno che farà sentire sia gli sposi che ogni ospite, coc-colati nel massimo relax.

SS 16 N.18 - 71042 - CERIGNOLA (FOGGIA) - TEL. 0885.418988 WWW.VILLADEMETRA.IT

24 marzo - duemilaquindici