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Inchiesta Il lavoro nobilita l’uomo, se non c’è lo si inventa Politica Verso le Amministrative: quale sindaco per Foggia? Bellezza I segreti delle star Ambienti Il bagno come una Spa Iaia Calvio La “rivoluzione” delle parole serena

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InchiestaIl lavoro nobilita l’uomo,

se non c’è lo si inventa

PoliticaVerso le Amministrative:

quale sindaco per Foggia?

BellezzaI segreti delle star

AmbientiIl bagno come una Spa

Iaia CalvioLa “rivoluzione” delle parole

serena

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2 f e b b r a i o duemilaquattordici sommario

ditoriale

Sono numerose le corrispondenzeed i richiami che si vengono a crearenelle quattro settimane di pianifica-zione di un magazine come 6Donna.Questa volta ce n’è stata una che hacolpito la mia attenzione per perti-nenza, opportunità, inerenza. Par-te da una citazione, isolata e cri-stallizzata; un filo sottile diparole inanellate una dopol’altra e in grado, a mio av-viso, di legare insiemel’esperienza della donna cui abbiamo de-dicato la copertina del numero di Feb-braio (ovvero Iaia Calvio), con l’ereditàdi un’altra donna raccontata in una bel-lissima biografia edita da Rizzoli e fir-mata da Cristina De Stefano. Stiamoparlando di Oriana Fallaci, la qualedescriveva la sua vocazione (quel-la per il giornalismo) come “di-subbidienza”. Disubbidienza alleconvenzioni, patti e larghe intese. In-somma, disubbidienza al “così fan tut-ti” superficiale ed imperante.

“Ed essere disubbidiente - scrive-va - per me significa stare all’opposi-zione. E per stare all’opposizione biso-gna dire la verità. E la verità è sempre ilcontrario di ciò che ci viene detto”. Be-ne, questa disubbidienza civile, que-sta disubbidienza al “così fan tutti”imperante è quella che ho intravistonel bisogno di chiarezza, “di pane al pa-ne, vino al vino”, gridato dall’ex sindacodi un paesino alle porte di Foggia. Il paeseè Orta Nova e le parole tuonate da Iaia Cal-vio nel comizio in piazza Pietro Nenni so-no diventate un caso nazionale, rimbal-zando dal web alle colonne dei principaliquotidiani, passando per i più noti salottidella tv. Dalla norma al caso reale, dun-que, la formula inversa della regola è ser-vita: per dire la (propria) verità, ci si ritro-va spesso all’opposizione, dall’altra partedella barricata, fuori dalla casa comune. AIaia Calvio, alla sua esperienza e verità ab-biamo dedicato ampio spazio nella paginadi Attualità. Il richiamo ad Oriana Fallaci,invece - donna amata o odiata, in entram-bi i casi senza sconti o riserve - è conse-guenza dell’attività di media-partnerag-gio che abbiamo voluto offrire con slancioe ed entusiasmo alla libreria Ubik per laserata di presentazione del volume ‘Oria-na. Una donna’, prima biografia ufficialedella giornalista edita da Rizzoli. Più cheuna biografia, un’occasione di incontro (so-prattutto per i più giovani, ovvero perquanti della Fallaci hanno conosciuto solola fase finale della sua carriera e della suavita: quella più rigida, intransigente, estre-mista) con una donna che - nel bene e nelmale - ha contribuito a cambiare un lavo-ro, un settore, un intero mondo declinato so-lo al maschile. Arricchiscono le pagine delnostro magazine gli approfondimenti diPolitica, tutti incentrati sulle amministrativedi maggio, sempre più vicine e cruciali el’intervista al Personaggio del Mese. Par-liamo di un giovane talento emergente: Ri-palta Bufo, giovane soprano di Cerignolache dopo aver calcato il palcoscenico diItalia’s Got Talent ha conquistato il ruolodi Rosina, ne ‘Il barbiere di Siviglia’ in unaproduzione che ha debuttato al TeatroManzoni di Sesto San Giovanni. La piagadella disoccupazione e, per esatto contra-rio, l’esempio di sparute ‘isole felici’, guiz-zi imprenditoriali avviati da giovani delposto, sono invece al centro della nostraInchiesta. Come sempre, un numero riccodi persone, esperienze e spunti di rifles-sione. Buona lettura!

di MARIA GRAZIA FRISALDI

Se vuoi segnalare alla redazione di 6Donna eventi

o iniziative riguardanti la donna e la famiglia

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o contattaci al numero 0881.563326

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6Donna

4 Personaggio del mese• Ripalta Bufo: “Vi racconto il mio debutto”

5 Attualità• Iaia Calvio, la “rivoluzione” delle parole• Luigi Miranda: “Foggia, città in bilico”

6 Inchiesta• Il lavoro (se c’è) nobilità l’uomo• Casi di imprenditoria giovanile

8 Politica• Foggia, verso le Amministrative

Alla ricerca del sindaco perduto

10 Angolo Verde• Il significato dei fiori

11 Bellezza• I segreti delle star

12 Mondo bimbi• Dietro lo “schizzo”

13 Benessere&salute• L’Unifg premia la ricerca

14 Cucina e dintorni• Carnevale, il “trionfo” del fritto• Il teatro che si “gusta”

15 Architetto• Il bagno come una Spa

17 Rubriche

22 Società• Oriana, la donna che non ti aspetti

La prima biografia della Fallaci

23 Viaggi & tempo libero• Gli itinerari del Carnevale• Heroides,

l’amore ai tempi dei social

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3f e b b r a i o duemilaquattordici

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4 f e b b r a i o duemilaquattordici personaggio

Una voce limpida e potente, riccioliscuri e uno sguardo curioso e vivace.Queste le caratteristiche che hanno fattodella giovane soprano Ripalta Bufo l’in-terprete perfetta per il ruolo di Rosina, labriosa protagonista femminile de “Il Bar-biere di Siviglia” di Rossini.

Ruolo nel quale la ventitreenne ceri-gnolana ha debuttato lo scorso 9 febbra-io a Milano, al Teatro Manzoni di SestoSan Giovanni. Un ruolo importante, con-quistato dopo aver superato numeroseselezioni e aver sbaragliato una nutritaconcorrenza di colleghe provenienti datutto il mondo - Corea, Russia e Giappo-ne, soprattutto - tutte il lizza perla medesima parte.

Il suo viaggio nel mondo del-la lirica è appena iniziato e i suc-cessi non tardano ad arrivare. E diquesto cammino dorato - fatto distudio, ugola e sacrifici - è la stes-sa Ripalta a raccontarcene letappe.

Ripalta Bufo, un ta-lento che è stato bat-tezzato dal palcosce-nico di “Italia’s gottalent”, lo scorso an-no. Quanto è stata im-portante quella vetrina?

E’ stata una vetrina bel-lissima e importante, che mi ha permes-so di portare al grande pubblico uno

spaccato del nostro affascinante mondo,ovvero quello della lirica e dell’opera. Di-co “nostro” perché è un ambiente riccodi giovani - tanti e talentuosi - che, comeme, credono nelle loro passioni e vi inve-stono tempo e cuore.

Quando hai “scoperto” passione etalento per il canto lirico?

E’ difficile dirlo: la passione per il can-to lirico è cresciuta insieme a me, con ilpassare degli anni. A 6 anni ho iniziato asuonare il clarinetto piccolo mib (cosa che

continuo a fare quando ho tem-po, suonando nell’orchestra difiati cittadina) e solo successiva-

mente ho iniziato a prendere con-sapevolezza della mia vocalità e

della facilità con la quale riuscivo a de-streggiarmi in estensioni molto alte. Miispiro e guardo con ammirazione alle so-

prano che hanno segnato la grande Sto-ria della Lirica, da Maria Callas a NatalieDessay. Ma, ripeto, guardo loro con am-mirazione senza cercare di imitare: stocercando, infatti, di definire una mia ve-ra personalità artistica.

A Milano hai dato voce a Rosina,personaggio amabile e spiritoso trat-teggiato musicalmente da un autore cheincarna appieno la tua vocalità. Insom-ma, una bella sfida e responsabilità…

È stata un’esperienza straordinaria.Non ci sono parole per descrivere l’emo-zione e il sorprendente feeling che si èvenuto a creare con gli altri artisti, tutti digrande livello, che lavorano anche al Tea-tro La Scala e che mi hanno accolta nelloro cast mettendomi subito a mio agio.È stata un’avventura straordinaria, unasfida che - a giudicare dal risultato - hovinto a pieni voti. La sera della prima ilteatro era pieno in ogni ordine e grado, ilpubblico è stato partecipe e divertito enon sono mancanti i complimenti since-ri, quelle parole di apprezzamento chehanno stipulato un rapporto di prolun-gate collaborazioni. Un traguardo rag-giunto solo con le mie forze e con il sup-porto delle persone a me care.

Ti sei imposta sul piccolo schermograzie al canto lirico, senza il timore di

svilire un “genere musicale” da teatro,ma con la consapevolezza di portarlo aquanta più gente possibile. Un obiet-tivo alto e coraggioso…

Italia’s got talent è stata un espe-rienza incredibile. Relazionarsicon un mondo parallelo cercan-do di superare tutti gli stereotipidella “musica classica in tv” èstata una grande sfida. La stessache porto avanti ogni giorno, conimpegno e caparbietà.

La strada avanti a te è tutta insalita: cosa ti aspetti dal futuro equali sono gli obiettivi profes-sionali che intendi perseguire?

Sicuramente continuare acrescere, continuare a studia-re e puntare in alto, ma salen-doci gradino per gradino. Si-curamente continuerò a fareconcorsi ed accademie, astudiare e a perfezionarmi:sono laureanda in LettereModerne e mi sono iscrittaal biennio di Canto Liricoe Teatro Musicale, alConservatorio “Giorda-no” di Foggia. Per tuttoil resto, poi, incrocio ledita. m.g.f

Da Italia’s got talent al palco del Teatro Manzoni nel segno della lirica

Ripalta Bufo: “Vi racconto il mio debutto”La giovane soprano ha interpretato Rosina ne “Il Barbiere di Siviglia”

Un luogo fisico e mentale, nelquale potersi esprimere in formacreativa, imparare a conoscersie a confrontarsi con gli altri. E’ lasede de “I per-corsi dell’arte”,giovane e dinamica associazio-ne culturale nata in città daun’idea dell’artista e docentefoggiana Stefania Piccirilli.

Dai laboratori alle mostre, daiseminari ai workshop: ogni gior-no i locali di via Trieste si apronoper ospitare eventi in grado dipromuovere un confronto co-struttivo e sostenere un dialogoin materia artistica e culturale.Proprio questa, infatti, è la finali-tà con la quale la presidentessa

Piccirilli, nata a Foggia 33 annifa, ha voluto fondare l’associa-zione che, ad oggi, riunisce at-torno a sé un gruppo di lavoro co-stituito da persone sensibili ecapaci, avviate in percorsi for-mativi che conducono alla sco-perta di talenti e attitudini anco-ra nascoste o represse.

Tanti i “per-corsi” al mo-

mento attivi e ogni segmentoviene seguito personalmentedall’artista e docente Picciril-li, che vanta numerose mostrepersonali e altrettante collet-tive sul territorio regionale enazionale. Illustratrice, dise-gnatrice e pittrice, Piccirilli in-segna Disegno e Storia del-l’arte e Arte e Immagine.

ASSOCIAZIONE ARTISTICO-CULTURALE

Via Trieste, 15 - FoggiaTel.349.0078470

347/[email protected] www.ipercorsidellarte.it

Corso di natura morta

Corso di ritratto e au-

toritratto

Corso di Figura umana

Corso Creativo di Disegno e

PitturaLaboratorio di

Mandala

L’ASSOCIAZIONE ORGANIZZA CORSI DI:

Workshop, corsi e laboratori artistici a cura di Stefania Piccirilli

Dalla pittura creativa al Mandala, tutte le sfumature della passioneI PER-CORSI DELL’ARTE

I PER-CORSIDELL’ARTE

PROSSIMO EVENTO

Tutti i corsi sono rivolti a quanti intendono avvicinarsi all’arte per affinare capacità, maanche a quanti vogliono dedicarsi ad un hobby coinvolgente e soddisfacente.

Ogni corso è aperto a tutti (dai 14anni in su) e non sono richiesteprecedenti esperienze artistiche,né attitudini particolari.

La durata di ciascun corso è trime­strale e sono previste quattro le­zioni al mese della durata di dueore e mezzo ciascuna, con cadenzasettimanale.

Ogni classe­laboratorio accoglierà non piùdi cinque allievi, per permettere alla do­cente di seguire tutti con la medesima at­tenzione e dedizione, assecondando i tem­pi di apprendimento di ciascuno.

Tra i corsi tenuti dalla docente, vi è il Laboratorio di Mandala, vero e proprio fiore all’occhiello della scuola. Il mandala èuna figura chiusa al cui interno si trovano diversi disegni, forme e colori che convogliano e partono da un centro. Presente in na-tura, in architettura e nella storia di tutte le culture, è da sempre utilizzato per indurre alla meditazione e per consacrare luo-ghi o momenti della vita di un uomo. In epoca moderna il suo maggior studioso è stato lo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung,che lo indicava come uno strumento in grado di riportare l’uomo al suo ordine interiore. E’ per questo che, attraverso la crea-zione del mandala, ognuno può ritagliarsi una piacevole parentesi di rilassamento interiore e di ascolto di sé stesso.

Stefania Piccirilli

Parleremo dell'Assenzio, conosciutocon il nome di "Fata Verde", elisir pre­diletto dei poeti maledetti come Bau­delaire e Verlaine e fonte d'ispirazioneper i pittori impressionisti come De­gas e Manet.

VI ASPETTIAMODomenica

9 Marzo 2014 alle ore 17:30

LAPARTECIPAZIONE ÈGRATUITALAPRENOTAZIONEÈOBBLIGATORIA

[email protected] NUMERO DEI POSTI È LIMITATO

Al termine della serata verrà data la di­mostrazione di come l’Assenzio veni­va preparato e servito nei bistrot pari­gini.

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“Amaramente ho scopertoquanto le mie parole siano state di-rompenti, quasi rivoluzionarie. E di-co amaramente perché questo vuoldire che il tessuto sociale è ormaiassuefatto alla mediocrità e al ma-laffare diffuso; è stanco e demoti-vato rispetto alla necessità di rea-gire dinanzi a piccole e grandinefandezze”.

Spenti i riflettori sull’affaire Or-ta Nova - almeno quelli dei mag-giori salotti televisivi nazionali - ilsindaco destituito Iaia Calvio com-menta a mente fredda le quattrosettimane trascorse dopo lo scio-glimento del consiglio comunaledel maggiore comune dei CinqueReali Siti. Quattro settimane chepotremmo definire di fuoco di fila.Come ogni avvocato che si rispet-ti, infatti, determinazione e parlan-tina non le mancano. Figuriamocile motivazioni.

Testa alta e schiena dritta, quin-di; voce e polmoni per fare accuse,nomi e cognomi. In piazza, innan-zitutto (“perché avevo delle re-sponsabilità verso i cittadini”, spie-ga), alla stampa, per rispondere deifatti dinanzi all’opinione pubblica,e in Procura, dove ha presentato ilconto di mesi di pressioni, ricatti eminacce. Alle quali però - rassicu-

ra - non si è mai piegata. Settima-ne trascorse a spiegare, senza giridi parole, i motivi che hanno porta-to alla caduta anticipata della suaamministrazione.

“Non mi aspettavo questo cla-more”, ammette senza falsa mode-stia. “Dopotutto, non ritengo di

aver scoperto l’America: ho fattoquello che ogni cittadino onesto econ un po’ di coraggio dovrebbe fa-re. A maggior ragione se ha un ruo-lo istituzionale o di dirigente politi-co”. E quello che ha fatto IaiaCalvio è stato scendere in piazza espiegare cosa fosse accaduto nella“casa comune” appena crollata. E“non per argomenti politici” ma perla precisa volontà di quanti eranosaliti sul carro dei vincitori conl’obiettivo di perseguire interessipersonali. “Succede quando l’in-

granaggio politica-società civile-dirigenti trasuda brama di potere esete di profitto. E chi si oppone, chiresiste a questa corsa all’accapar-ramento di piccoli o grandi favoripersonali, da’ fastidio, va elimina-to”. Nel caso specifico viene man-dato a casa.

Spogliata quindi della fasciatricolore, Calvio non indossa nem-meno quelle che le sono state af-fibbiate dai titoli dei giornali e daicommenti postati sui social net-work che l’hanno incoronata di vol-ta in volta “sindaco dei sogni”, “ri-sorsa del PD” o “sindaco ribelle”dopo che il video del discorso te-nuto in piazza Pietro Nenni è dive-nuto virale, assurto a caso naziona-le. “Quello che è accaduto mi hastupita, e il clamore di un gesto “do-vuto” (rendere conto alla città e aglielettori, ndr) mi ha fatto compren-dere appieno la malsana tendenzasviluppata in questi anni, a tutti i li-velli, a rassegnarci dinanzi a ciò chenon funziona”. Ad abbassare la te-sta, insomma.

Per segnare i confini della que-stione, poi, l’avvocatessa presentala sua difesa d’ufficio e precisa:“Certo, Orta Nova non è Casal diPrincipe”, sorride. “Stiamo parlan-do di sgambetti, favori, micro-ri-

chieste. Insomma, parliamo di unatteggiamento generale - che si ri-trova in tutti gli ambienti - che vaassolutamente circoscritto e debel-lato”. Il caso da lei denunciato di-venta quindi paradigma, uno spac-cato della società: “quel pezzo diclasse politica malata è - né più, némeno - il precipitato logico di unpezzo di società malata. Quella perla quale la violazione della norma,la scorciatoia, è prassi”.

Il discorso di piazza è stato perla Calvio, vice-segretario provin-ciale del Partito Democratico, lospartiacque della sua esperienzapolitica attiva. A ricongiungerne ilembi saranno le elezioni del pros-simo maggio quando, con la squa-dra giusta alle spalle (“candidaturedi uomini e donne onesti che va-glierò personalmente”), sarà di-

sponibile a scendere nuovamentein campo per ricominciare - even-tualmente - da dove aveva lascia-to. Ancora oggi, un mese dopo labufera politica e mediatica, la suabacheca Facebook accoglie mes-saggi di stima e sostegno. E in vistadelle prossime elezioni ammette:“Sento il peso della responsabilitàma non sono spaventata. Perché ilmio modo per affrontare le cose èprovare a farle bene. Tornerò incampo con la serenità che si haquando si sa di aver agito con di-scernimento e consapevolezza, no-nostante qualche errore fisiologi-co. Se così sarà abbiamo segnanoun punto di svolta per la città, altri-menti nessun rimpianto. Ci abbiamoprovato”. Insomma, avanti così: te-sta e cuore. Con o senza pacchetti divoti.

5f e b b r a i o duemilaquattordiciattualità

Iaia Calvio e la “rivoluzione” della paroleQuattro settimane di fuoco di fila commentate a freddo

“Cosa resta spenti i riflettori? La voglia di andare avanti”

Foggia, città in bilicoLuigi Miranda: “Il presente è buio,

frutto di una politica miope e stanca”

A CURA DI MARIA GRAZIA FRISALDI

La città divisa, tra passato e pre-sente. Ieri e oggi, guardando al fu-turo. Foggia è allo specchio. E, aquanto pare, anche ad un possibilegiro di boa. Quello costituito delleamministrative di maggio. Del-l’evoluzione/involuzione della cittànegli ultimi decenni se n’è parlatonel partecipato convegno promossodall’associazione Qualità della Vitae dall’associazione Agorà, nella Sa-la Rosa del Palazzetto dell’Arte diFoggia. Un incontro dal titolo volu-tamente provocatorio: “Foggia: cit-tà dal passato lusinghiero tra teatri,cultura e sviluppo. Ed oggi?”, unadomanda retorica, la cui risposta è,ogni giorno, sotto gli occhi di tutti, sia per quanto ri-guarda le infrastrutture che i contenitori e gli spazi cul-turali.

Un tema, quest’ultimo, da sempre caro alla de-cennale associazione presieduta da Luigi Miranda.“Dal 2004 ad oggi l’AQV ha all’attivo quasi 100 ma-nifestazioni in materia”, spiega. “Il tema è cruciale eci consente di fare una disamina della situazione del-la città, contemperando le potenzialità che non sonostate concretizzate”.

Circa le cause che hanno portato Foggia all’at-tuale stato di cose, 6Donna ne ha parlato con lo stes-so Miranda che, oltre ad essere il presidente del-l’AQV (“associazione senza bandiere ed estranea almondo politico”, tiene a precisare), è anche candi-

dato sindaco di Foggia, acapo di una lista civica cheverrà presentata alla città ilprossimo 28 febbraio. Perl’avvocato foggiano, la cau-sa è da rintracciare in “de-cenni di politica miope edissennata”. E ancora scip-pi, lungaggini e occasioniperse che hanno portatoFoggia “così importantenello scacchiere dell’Italiameridionale nel periodobellico” sull’orlo del bara-tro. “Dovremmo recuperarequella stessa strategicitàgeografica che nel ‘43 ci

sfavorì e valorizzarla, ad esempio, con la riaperturadell’aeroporto, che non è un lusso ma priorità inde-rogabile per il nostro futuro”, spiega.

Lo stesso dicasi per i collegamenti ferroviari e perle strutture deputate alla cultura. Primo fra tutti ilTeatro Giordano. “Ci sono voluti solo tre anni per co-struire il teatro più antico del meridione d’Italia do-po il San Carlo di Napoli. E non ne bastano otto pereseguire dei lavori di ristrutturazione”, spiega an-cora tra l’incredulo e il disilluso.

“La cultura non è solo mera accademia, ma pos-sibilità di business”. In soldoni, occasioni di lavoro. “Cisono città che hanno molto meno di noi, ma la cui eco-nomia è retta per il 60% dalla gestione in termini diimpresa dei patrimoni culturali”.

Nel 2013, il numero di donne uc-cise per mano di un uomo ha supera-to quota 128. Dal 23 febbraio al 9marzo 2014 è possibile aiutare Fon-dazione Doppia Difesa Onlus parte-cipando alla campagna di raccoltafondi tramite Numero Solidale: in-viando un sms solidale al numero45598 da tutti i cellulari personaliTim, Vodafone, Wind, 3, PosteMobi-le, CoopVoce e Nòverca, o chiaman-do allo stesso numero 45598 da retefissa Telecom Italia, Fastweb, Tele-Tu e TWT.

Le donazioni – del valore di 1 €per ciascun sms inviato da cellulari edi 2 € per ciascuna chiamata da te-lefono fisso – saranno impiegate persostenere le attività progettuali dellaFondazione: sensibilizzazione del-l’opinione pubblica, consulenza e as-sistenza legale e psicologica alle vit-time di violenza che si rivolgono aDoppia Difesa.

“Io e Giulia Bongiorno abbiamo

promosso questa campagna,” affer-ma Michelle Hunziker, presidente diFondazione Doppia Difesa Onlus,“consapevoli del fatto che il gravis-simo fenomeno della violenza controle donne ha raggiunto proporzionispaventose.

La violenza contro le donne è sta-ta riconosciuta come violazione deidiritti umani grazie alla ratifica dellaConvenzione di Istanbul (che lo Sta-to italiano ha operato lo scorso giu-gno 2013) ed è oggetto di recenti in-terventi normativi finalizzati adarginare quella che è diventata unavera emergenza nazionale”.

“Dal 2007 Doppia Difesa svolgela sua attività su un duplice binario,psicologico e giuridico, ma crediamoanche nella necessità di sensibiliz-zare l’opinione pubblica e di affer-mare valori che vediamo troppospesso calpestati: rispetto, solidarie-tà, uguaglianza. Per ulteriori infor-mazioni: www.doppiadifesa.it

L’occasione di dibattito offerta da AQV e Agorà

Campagna solidale di Doppia Difesa Onlus

Dire “basta” alla violenzaCome riconoscere i soprusi e a tutelarsi

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Dal particolare al generale,quando si parla di lavoro, le cose nonsono poi tanto diverse. E la situazio-ne patita in una città del sud Italiarispecchia, per grandi linee, quellatollerata anche nel resto del Paese.Un argomento – il lavoro, appunto,l’occupazione che tanti cercano e in-seguono - che ormai viene affronta-to solo per il tramite del suo esattocontrario: la disoccupazione giova-nile. Perché non si può parlare di la-voro, se quest’ultimo non c’è. E nonbastano poche “isole felici”, sparu-te intuizioni imprenditoriali (cuiguardare comunque con ammira-zione) a far voltare una delle pagi-ne più difficili della nostra storia re-cente. Sull’argomento, per unosguardo attento e competente sulterritorio, abbiamo interpellato Fi-lomena Trizio, segretario generaleprovinciale Cgil Foggia.

Partiamo dal dato generale:qual è la condizione occupaziona-le dei giovani di Capitanata?

E’ una condizione che già pa-gava ritardi strutturali del territorioe del suo sistema economico e im-prenditoriale. A questo si è somma-to il contesto di crisi che ha contrat-to ancor più il mercato del lavoro. Inumeri sono lo specchio di una si-tuazione drammatica: vi è un tasso diinattività giovanile pari al 68%, cheè tra i più alti del paese. La disoccu-pazione nella fascia d’età tra i 15 e i29 anni è del 38%; di contro il dato re-lativo all’occupazione si ferma al19,8%. Tra l’altro per i pochi giova-ni che trovano un impiego, comun-que, prevale il lavoro temporaneo.

Quali sono le principali critici-tà riscontrate? Terminato il periododi formazione qual è il principaleostacolo all’inserimento nel mer-cato del lavoro?

Va da sé che oggi il principaleostacolo è la grave recessione chesta vivendo il paese. C’è un’emor-ragia di lavoro e quindi meno op-portunità per tutti. A questo si ag-

giunge un problema complessivo,che riguarda tutta l’Italia, quello diun quadro schizofrenico e depri-mente rispetto al quale - nonostan-te siamo il paese che ha in percen-tuale il minor numero di laureati inEuropa - non riesce comunque adassorbire forza lavoro qualificata perlavori e mansioni attinenti ai per-corsi formativi.

In un contesto generale già dif-ficile, vi sono variabili specifiche?Ad esempio, quanto incide la tipo-logia del titolo di studio, se iper-specialistico o obsoleto?

Il vero ostacolo è lo scarto cheesiste tra la formazione dei giovanie la poca qualità del tessuto produt-tivo. Non si investe in ricerca e in-novazione di prodotto e la ragionefondamentale è nelle caratteristiche

del sistema d’impresa: se si osser-vano i dati della Camera di Com-mercio, in provincia di Foggia tra leimprese registrate oltre il 70% sonoditte individuali. Prevalgono quin-di piccole imprese che spesso nonhanno struttura dimensionale edeconomica, oltre che conoscenze eorganizzazione per puntare su pro-cessi qualificati assumendo perso-nale altamente formato.

Al contrario, spesso si legge diimprenditori che lamentano di nonriuscire a trovare profili professio-nali adeguati alle loro esigenze…

Si tratta quasi sempre di profilispecialistici che però nulla hanno ache fare con l’alta formazione. Inquesto caso la riflessione investe ilmondo della “formazione profes-sionale”. Non è certo compito dellascuola - come spesso leggiamo - for-mare operai specializzati. Si tratta,anche nel caso di istituti professio-nali, di pre-formazione, da comple-tare con stage mirati in azienda, chedevono però essere destinati a for-mare i giovani e non utili a sfruttaremanodopera per poco tempo e a co-sto zero. Anche le imprese devonodecidere se cogliere certe opportu-nità o tirare a campare senza guar-dare al futuro…

E se il lavoro manca, dice qual-cuno, che lo si inventi. E’ stato ri-

scontrato un certo “piglio impren-ditoriale”?

Se guardiamo all’impegno del-la Regione Puglia per il progettoBollenti Spiriti, in particolar modoper l’azione Principi Attivi, la rispo-sta in termini di progettualità e pro-tagonismo giovanile, anche in pro-vincia di Foggia, è stata importante.Ci sono due aspetti però che vannosottolineati: uno, non è pensabile ri-solvere il problema occupazionalesolo invitando i giovani a intrapren-dere attività autonome. Due, in pe-riodo di recessione il mondo del-l’impresa è in sofferenza e quindi èdifficile anche immaginare l’avvia-mento di nuove attività imprendito-riali. La Cgil ha elaborato una suaproposta di Piano Straordinario peril lavoro, che è al centro del nostroXVII congresso. Chiediamo diver-se politiche fiscali su redditi da la-voro e pensioni, per rilanciare i con-sumi. Chiediamo allo Stato, alpubblico, di investire, di essere ilmotore della ripresa economica, perriqualificare l’industria, i servizi,l’agricoltura, puntando anche susettori innovativi, sull’ambiente, sulnostro patrimonio culturale. Solo co-sì sarà possibile invertire il segnodella crisi e rilanciare l’occupazio-ne.

Maria Grazia Frisaldi

6 f e b b r a i o duemilaquattordici inchiesta

Filomena Trizio, Cgil: “Ma in Capitanata l’inattività

Il lavoro (se c’è) nobilita l’uomo.

EditorePublicentro Servizi Pubblicitari s.r.l.

Direttore ResponsabileMaria Grazia Frisaldi

Direzione commercialeAngela Dalicco

In redazioneDalila CampanileIrma MeccaMariangela MarianiSimona Donatelli

Rubrichearch. Simona Campanelladott.ssa Ilenia Palmieridott.ssa Valentina La Ricciadott.ssa Maria Nobilidott.ssa Ines Panessadott.ssa Anna Leporedott.ssa Anna Maria Antonuccidott.ssa Giovanna Brunodott.ssa Tiziana Celeste

CollaboratoriClaudio Botta

RedazioneFoggiaVia Tressanti, I trav. (vill. Artig.)Tel. 0881.56.33.95 - Fax [email protected] internetwww.6donna.com

Impaginazione e stampaPublicentro Graphic

Mensile di attualità e informazione.Registrazione presso il Tribunale di Foggia

n° 2/2002 del 26/09/2002

La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite.

Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia

Un passo avanti e due indietro: è così ormai da anni, trop-pi anni. E con questo andamento, nel mercato del lavoro, il fu-turo per migliaia di giovani, anche laureati e qualificati, assu-me tinte sempre più fosche. Uno scenario in cui la linead’orizzonte – ovvero un lavoro più o meno gratificante, più o me-no stabile e duraturo – si fa sempre più labile causando, di con-seguenza, la paralisi di molti settori dell’economia del Paese.

Il loro credo è la cultura d’im-presa. Nelle scuole predicano chebisogna pensare positivo, sin da pic-coli, specie quando la congiunturaè negativa. I Giovani Imprenditoridi Confindustria non restano arroc-cati nelle loro aziende e incontranogli studenti, entrano nelle classi de-gli istituti superiori e tra i banchi del-l’università. Osare è il loro motto. Lo“stay hungry, stay foolish” (siate af-famati, siate folli) di Steve Jobs. Conl’Università e il Dipartimento diAgraria organizzeranno dei careerday, giornate di incontrotra le aziende e gli stu-denti. Non si accontenta-no, e puntano a fornire illoro contributo in terminidi corsi e pianificazioneuniversitaria. “Non si puòfare impresa senza tenerpresente l’università - av-verte il Presidente Anto-nio Di Nunzio - ma l’uni-versità non può proiettaredei percorsi di studio sen-za tener presente l’impresa. È op-portuno che ci sia comunicazione”.

La questione anagrafica ormaiè un refrain ricorrente. E dalla po-litica si è scatenato un interrogati-vo: giovane è sinonimo di inesper-to?

Essere giovane imprenditore si-gnifica essere un Under40 o al mas-simo aver compiuto i 40 anni primadi rivestire una carica. La media delgruppo è di 33 anni. E non è che par-

liamo di figli diimprenditori,ma di gente cheha dei ruoli inazienda, e in unperiodo di crisinon è cosa dapoco. Quandoparlo di azien-da mi riferiscoad un’unitàproduttiva. A li-

vello imprenditoriale prende deci-sioni e collabora insieme alla vec-chia generazione, non solo perdecretare il salto generazionale maanche per trovare nuovi mercati do-ve operare, perché magari la vec-chia generazione non ce li ha pre-senti. I giovani sono più reattivi equindi sono una nuova porta di pro-iezione sui mercati internazionali.

Negli ultimi tempi hanno ri-scosso successo invenzioni e idee

brillanti, persino geniali, di Under30. Diventeranno imprenditori?

Non è che tutti presentinoun’idea e poi venga finanziata, maabbiamo osservato che uno deglistrumenti che sta funzionando è ilcrowdfunding. Puoi presentareun’idea imprenditoriale tramite deicanali web e ci sono degli investito-ri. Per esempio, un’idea che richiedeun euro di investimento ha un mi-lione di possibili investitori presen-ti su un sito. Ti permette di avere unmilione di euro come capitale per fa-re l’investimento. Ecco, ci sono deicanali che non sono conosciuti. L’ab-biamo riscontrato anche parlandocon gli studenti. Con “Io Imprendo”all’istituto tecnico Fraccacreta di SanSevero abbiamo mutuato un corsouniversitario, l’abbiamo adattato eabbiamo cercato di capire la pro-pensione dei giovani a fare impre-sa. Ovviamente non è un corso aper-

to a tutti. La scuola ci segnala gli stu-denti, poi noi facciamo un’ulterioreselezione. Di trenta persone ne ab-biamo prese 18. Portiamo anche se-lezionatori di impresa, gente che farecruitment di professione, gli fac-ciamo vedere come funziona la se-lezione, cosa significa essere sele-zionatore ed essere selezionato,come funziona un curriculum vitae.La prima colonna di un’attività im-prenditoriale è il team che deve la-vorare. L’imprenditore non è altroche il riflesso o colui che riesce me-glio a rappresentare e coordinarequesto connubio.

C’è voglia tra i giovanissimi difare impresa?

Non la prenda male se le cito unmotto dannunziano di guerra: me-mento audere semper. Significa: ri-cordati di osare sempre. Nella sto-ria della marina militare italiana c’èun motoscafo che affondava le co-razzate austriache: il piccolo che rie-sce ad arrivare a grandi risultati e acolpire grandi obiettivi. Speriamo diessere bravi a farlo anche qua in Ca-pitanata. Quantomeno abbiamo ildovere, in qualità di associati diConfindustria Foggia, di provarci edi cercare di trascinare anche altri afare la stessa cosa insieme a noi.

Mariangela Mariani

Impresa giovane, ne parla Antonio Di Nunzio,presidente degli Under40 di Confindustria

“Osare” come motto, “cultura d’impresa” come credo

La “porta” per i mercati internazionali

Il presidente Antonio Di Nunzio

Il gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria

Filomena Trizio, Segretario Provinciale CGIL

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7f e b b r a i o duemilaquattordiciinchiesta

giovanile è pari al 68%, tasso tra i più alti del paese”

E se manca, c’è chi lo inventa…Non si investe in ricerca e innovazione: poche “isole felici”, tutte su iniziativa privata

Falegname al femminile, vallo a decli-nare, manco esiste. Le sorelle Ferraretti so-gnano una bottega artigiana tutta loro. Duedonne falegname in mezzo a sedici maschi.“Forse sono stati gli unici a non rimanerescandalizzati del fattoche una donna potessefare un corso del genere- sorridono - Ci fannosentire come loro”.

Diventi “falegnamedi bottega 2.0”, al pas-so coi tempi: col CnipaPuglia, il Consorzio Na-zionale per l’IstruzioneProfessionale e Artigiana, impari a realiz-zare mobili e infissi, ma anche a gestireun’attività in proprio. Federica ha 25 anni,per sbarcare il lunario ha fatto la baby-sittere la massaggiatrice. Finita la scuola, l’ideadell’università la spaventava e ha preferitoentrare nel mondo del lavoro, salvo poi do-ver fare i conti con “questa situazione unpo’ particolare”, con un eufemismo la crisi.Si è rimboccata le maniche per “cercare diinventarsi un futuro” e si è domandata per-ché non specializzasi in qualcosa. Ha stu-diato da perito aziendale, ed è convinta chel’economia le tornerà comunque utile .

Il legno è una passione di famiglia. Va-lentina, autodidatta, le ha fatto venire la vo-glia: ha qualche anno in più, 31, diploma di

ragioneria, e ha iniziato per gioco a inta-gliare il legno con l’altra sorella, quella piùgrande, che poi ha preso un’altra strada, maamava costruire giocattoli. L’idea è venutaal papà, un tuttofare, che ha prestato gli at-

trezzi. “Abbiamo iniziato a rea-lizzare dei pensierini per gliamici. Avevamo a disposizioneun box e dovevamo inventarciqualcosa. Poi ci siamo rese con-to che le nostre creazioni - og-gettistica d’arredamento, cor-nici, orologi, specchi, giochi perl’infanzia - venivano apprezza-te”. Ha provato una miriade di

lavori: dalla cameriera alla letturista del gas.Altro che generazione mille euro. Più di ot-tocento non ne hanno mai visti. Valentinaha seguito pure un corso di restauro del le-gno. Affinata la tecnica e con una qualificain mano, vuole uscire da quel box in cui èentrata dieci anni fa. E da Foggia non se neva. L’ostacolo che le sembra insormontabi-le è lo Stato italiano, con le sue leggi e la bu-rocrazia. Non la spaventa la diffidenza dichi si vedrà arrivare due ragazze e aspetta-va di trovarsi un uomo a montare la cucina.Le donne poi sono attente ai dettagli e per-sino più creative. Una donna falegname,cosa c’è di strano. Che sia faticoso nemme-no ci pensa: “La soddisfazione che provi an-nulla tutte le difficoltà”. m.m.

Si chiama Adam e oltre ad essere il “fi-glio” dei tempi che corrono è soprattutto il“frutto” della creatività di cinque ragazzifoggiani. Immaginato comeuno e trino, Adam è il mag-giordomo, la tata e il bracciodestro ideali.

Tutto insieme, tutto con-centrato negli stessi circuiti:nasce così il primo personalrobot nato dalla mente avve-niristica di cinque ragazzi,emigrati a Milano per studio.

Con la loro creazione,Gianmarco Cataldi, France-sca Iannibelli, Antonio Cava-liere, Francesco De Michele eFabrizio Baia (fondatori della start-upHands Company) hanno partecipato, agennaio, al CES – Consumer ElectronicsShow di Las Vegas, vetrina ideale per undispositivo robotico quale è Adam, per pre-sentare il prodotto (il cui design è firmatoda Andrea De Carlo) negli Stati Uniti.

Nel concreto, questo dispositivo robotico- ancora un prototipo - può compiere azio-ni al posto nostro, semplificando la nostraesistenza. Può intervenire nella gestionedella casa, (regolare il termostato, accen-dere o spegnere le luci, interagire con glielettrodomestici) e videosorvegliare l’ap-partamento. Tutto tramite touch screen o

comandi vocali. Come un perfetto mag-giordomo, Adam si muove autonomamen-te, memorizzando le stanze, i luoghi e i per-

corsi. Adam è anche unaconsolle di intrattenimento (perascoltare musica, guardare filmo fotografie, scaricare app) e unapiattaforma di telepresenza (ov-vero è possibile interagire conuna videochiamata con chi è incasa e muoversi virtualmenteper le stanze). Soprattutto puòfornire assistenza quotidiana adanziani, malati e disabili. Proprioper questo, Adam è progettatoper essere accessibile al consu-matore finale. Il costo è, infatti,

relativamente contenuto: 1.990 euro a fron-te dei 15-20 mila euro previsti per i prodot-ti di robotica in circolazione.

La start-up foggiana è tra le pochissi-me aziende italiane a partecipare al Con-sumer Electronics Show. “Abbiamo inizia-to due anni fa - spiegano i membri dellasquadra - e oggi possiamo contare su un te-am di 10 ragazzi, sparsi per l’Italia, tutti gio-vanissimi (età media 22 anni) che collabo-rano per completare la realizzazione delrobot e avviarne la produzione industria-le”. L’idea è, quindi, quella di poter finan-ziare il progetto e sfondare nel mercato sta-tunitense. m.g.f.

Le sorelle falegname 2.0Federica e Valentina sognano una bottega

Adam, il robot maggiordomo“Frutto” della creatività di cinque foggiani

Un anno di UniFg StoreLa scommessa di sei laureati foggiani

Buon gusto italianoLe “Food Box” di Fabio Corfone

Il buon gusto italiano si trasferisce inGermania. E mette radici - metaforica-mente parlando - a Berlino, grazie alla rea-lizzazione di un progetto imprenditorialesemplice e vincente. E pratico, soprattutto.Ricorda, nella forma e nellasostanza, l’esperienza deiGourmet Dinner Kit statu-nitensi, che permettono dipreparare e assaporare pie-tanze da ristorante di altaqualità, direttamente a ca-sa. Nel caso del foggianoFabio Corfone, però, par-liamo di Food Box e le pietanze proposte,così come stile ed gusto, sono rigorosa-mente ‘Made in Italy’.

Un’idea vincente perché, di fatto, sfon-da una porta già aperta. Quella del merca-to tedesco, notoriamente devoto al Made inItaly in generale, e al cibo italiano in parti-colare. Le Food Box rappresentano il primorisultato commerciale della ‘Marzapane’,start-up che ora opera in tutta la Germania,fondata dallo stesso Corfone insieme al pu-gliese Andrea Lioce. Una laurea in Econo-mia dell’Innovazione Tecnologica alla ‘Boc-coni’ di Milano in tasca ed un bagaglio diesperienze maturate prima in Canada e poia Berlino, hanno spianato la strada ad unaimpresa giovane (l’età media dei suoi di-pendenti è 28 anni) e motivata.

La Marzapane spedisce in tutta la Ger-

mania Food Box contenenti tutti gli ingre-dienti necessari, già pesati o porzionati, perrealizzare un pranzo o una cena “all’italia-na”, per due o quattro persone compostada un antipasto, una portata principale (pa-

sta o risotti o piadine),un dessert e una bot-tiglia di vino selezio-nata in base alla por-tata principale.

Insomma, un’al-ternativa più praticaed economica del-l’Italian Restaurant.

La varietà delle Food Box segue due varia-bili imprescindibili: la stagionalità dei pro-dotti e le specialità tipiche regionali, ma pa-sta, risotti, pizze e piadine sono iprodotti-base più richiesti.

“Sul portale della Marzapane sono di-sponibili 75 ricette da selezionare attraver-so il tipo di piatto, gli ingredienti e la regio-ne di provenienza”, spiega Fabio. “Oggi, ilmercato del food onlineè tra quelli con i piùalti tassi di crescita e questo trova confer-ma nei numeri già molto interessanti cheabbiamo sviluppato nei primi mesi di vitadella Marzapane”.

Ma il progetto è in piena crescita, conun programma di international roll-out perreplicare il modello tedesco in altri paesieuropei. E andare quindi alla conquista delnord. Almeno a tavola. m.g.f.

Nell’università ci sono rimasti, più delprevisto, ma non sono mica dei bamboc-cioni. Sono sei laureati in Giurisprudenzaed Economia che si sono co-stituiti in cooperativa e han-no aperto l’UniFg Store. Illoro progetto ha vinto il ban-do per la gestione commer-ciale del marchio, il mer-chandising dell’Universitàdi Foggia. L’attività ha com-piuto da poco l’anno di vita ei soci sono consapevoli chedal punto di vista economico c’è da consi-derare la fase di start-up, ma il primo bi-lancio è soddisfacente. “Abbiamo regi-strato una bella risposta da parte deglistudenti, soprattutto del Dipartimento diGiurisprudenza, che è quello in cui ci tro-viamo”, a raccontare oltre 365 giorni di av-ventura è uno dei soci, Stefano Corsi. L’uni-co punto vendita è lì, nella sede di LargoGiovanni Paolo II, ed è un limite. “L’uni-versità di Foggia non ha un campus. Glistudenti di Medicina, di Agraria e di Let-tere sono dall’altra parte della città. Un an-no è ancora poco, ma siamo contenti di es-sere riusciti a soddisfare le richieste deglistudenti, dell’amministrazione o dei variDipartimenti. Abbiamo collaborato per al-cuni master e convegni cercando di forni-re il materiale e di occuparci di qualsiasi

aspetto”. È un’attività autonoma, per in-tenderci come un bar affidato in gestio-ne.”Noi rimaniamo degli intermediari, non

siamo una fabbrica”, chia-risce Stefano. E così ancheloro devono fare i conti con laconcorrenza. “Crediamo inquello che facciamo e siamoconvinti che nel tempo le co-se non potranno che miglio-rare. Lavoriamo in un am-biente piacevole, pieno digiovani. Non abbiamo la

sindrome del lunedì mattina”. Hanno i diritti di commercializzazione

del marchio per i prossimi cinque anni mail loro progetto è a lunga scadenza, ormai èil loro lavoro. Sono tutti sulla trentina, il pre-sidente Costantino De Cillis presto daràl’esame da commercialista. Ci sono duedonne, Dalila Di Biase e Vittoria Longo, epoi Claudio D’Agnello e Michele Terlizzi.“Trovare un posto fisso lo consideravamo unmiraggio e abbiamo deciso di provare avincere questa sfida”. E ce l’hanno fatta.Per anni hanno pagato le tasse universita-rie e ora l’università ha restituito il favore.Dev’essere una bella soddisfazione. “Nonci avevo neanche pensato. In realtà l’Uni-versità non ci regala nulla, anche se ci stia-mo dentro. Ci ha dato un’opportunità e staa noi riuscire a sfruttarla”. m.m.

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Una doverosa premessa: que-sta pagina è stata ‘chiusa’ inredazione domenica sera 16

febbraio. E analisi e commenti nonpossono quindi tenere conto dellepossibili - e prevedibili - sorpresefino al giorno fissato per il termineultimo di iscrizione alle primariedella coalizione di centrosinistraper la candi-datura a sin-daco, il 18 feb-braio (conalmeno 350firme raccoltea sostegno).

Allora, siannuncianofuochi d’artifi-cio fino al 9marzo. Graziesoprattutto al-lo scontro al-l’arma biancatra il sindacouscente Gianni Mongelli e il suopotente ex assessore alla Qualitàe all’Assetto del Territorio del Co-mune di Foggia, Augusto Marasco,architetto vicino al centrodestranella precedente campagna eletto-rale, poi improvvisamente conver-titosi ed entrato in giunta e diven-tato, al termine di un lungocorteggiamento, il coniglio nel ci-lindro del Pd di Raffaele Piemonte-se per accompagnarlo al portone diPalazzo di Città e congedarlo. Unterremoto politico destinato a pro-durre azioni e reazioni a catena (il ri-tiro delle deleghe principali da par-te del primo cittadino ‘sdegnato’,l’annuncio della candidatura al ve-leno, sono solo le prime scherma-glie), ma largamente annunciatoperché non era certo un mistero

l’insofferenza dei soci di maggio-ranza della coalizione per l’inge-gnere, nonostante l’insperata vit-toria (dopo le macerie lasciatedall’amministrazione Ciliberti) e ladifficile azione di risanamento in-trapresa, dopo aver trovato il Co-mune sull’orlo del dissesto (e permolti ben oltre). Mongelli si augu-

rava, dopo anni di robusti sacri-fici, un convinto via libera al-meno da parte dei suoi per unsecondo mandato che si an-nuncia decisivo per il rilanciodella città, alla luce dei finan-ziamenti e delle importanti in-frastrutturazioni annunciate:

ma invece pa-ga la non esal-tante popola-rità (per usareun eufemi-smo) pressol ’ o p i n i o n epubblica, e loscarso feelingcon gran par-

te dell’establishment del Pd e delcerchio magico che oggi ruotaintorno alla figura del presiden-te del Consiglio comunale Raf-faele Piemontese. Alle primarie,quindi, ecco un’altra carta pe-sante. In aggiunta alle altre giàsul tavolo, tutt’altro che trascu-rabili. Perché Rita Saraò, espo-nente di punta del-l’Università diFoggia e dell’asso-ciazionismo dopol’impegno profusonella presidenza diDonne in Rete, le-gatissima all’asses-sore regionale allaSalute Elena Gen-

tile, porta in dose un robusto pac-chetto di voti e consensi, e sa di rap-presentare una novità attesa in tan-ti ambiti ed espressioni della cittàfinora alla finestra, per mancanzadi sponde concrete e punti di rife-rimento. Un’outisider, certo, ma ingrado di sparigliare. Così come Lo-renzo Frattarolo, giovane commer-cialista, renziano della primissimaora (in tempi non sospetti, insom-ma), sostenuto dal deputato IvanScalfarotto. Il primo a presentare lefirme necessarie (in numero larga-mente superiore) e a bruciare i tem-pi, per cercare di recuperare in vi-sibilità rispetto alla concorrenza. Ilruolo del guastafeste se l’è invece

assegnatoN i n oA b a t e ,giornali-sta, poe-ta, comu-nicatore,riferimen-to dellanuova for-

m a z i o n e‘Socialismoe democra-

zia’ e a sua volta insoffe-rente per l’egemonia pid-dina a ogni livello. Sullosfondo il ruolo di Sel, e del-la strana coppia Pino Loni-gro-Leonardo Di Gioia.

Confron-ti e scontriche si annun-ciano accesi.Ma che ani-meranno ilprossimo me-se, e regaleranno visibilità e possi-bilità di consenso ai candidati, chepotrebbero poi rivelarsi decisivi perla vittoria finale, alla luce dello stal-lo dei principali avversari, quelli delcentrodestra che possono contaresu una coalizione allargata e sulmalcontento diffuso di una comu-nità frustrata, ma non riesce (anco-ra?) a trovare l’unità in-torno a un candidatocondiviso, che era poil’obiettivo annunciato. Alsilenzio imbarazzato nel-le prime settimane sonoseguiti quelli assordantiintorno ai primi nomi get-tati ufficialmente nellamischia (Bruno Longo perla Destra, Giuseppe Mainiero perFratelli d’Italia) e le aperture e chiu-sure verso l’aspirante leader Fran-co Landella. Gradito a parte (sol-tanto parte) di Forza Italia, inparticolare al sen. Lucio Tarquinio:ma non abbastanza convincente e

d’appeal per amici solo presunti edalleati, in particolare il Nuovo Cen-tro Destra di Di Giuseppe, De Leo-nardis, Leone, Di Mauro che conti-nua a trincerarsi e non sbilanciarsiin attesa dell’evolversi degli even-ti e per non alimentare ulteriori po-lemiche e confusione con altri no-mi, permanendo la ricerca di unapersonalità esterna in grado di de-terminare una necessaria sintesi.

Già in campagna elettorale, in-tanto, Lucia Lam-bresa, che ha av-viato un ciclo diincontri per rac-contare le sue ve-rità e levarsi qual-che sassolinodalle scarpe (vedivicenda dell’Ami-ca, della quale èstata a lungo pre-

sidente, e i suoi difficili rapporticon entrambe le coalizioni) eLuigi Miranda, che in attesa diun recupero nel centrodestra (èentrato in consiglio comunalenelle fila del Pdl e in corso d’ope-

ra è approdato all’Udc di AngeloCera) non intende rinunciare allacandidatura a sindaco. Settimanefebbrili per il Movimento 5 Stelle,che presenterà un proprio candi-dato chiamato a non disperdere ilvoto e il consenso raccolto a grappolinelle ultimi elezioni politiche: unamissione impossibile data l’abissa-le differenza tra le politiche ai tem-

pi dei listini bloccati (edei nominati dall’alto)e le amministrative, mail clima generale di in-sofferenza e protestanon è certo cambiato, eallora non sarà una par-tecipazione di routine.

In tanti, probabil-mente troppi sperano,

infine, di ricevere la telefonata cheallunga la vita, dopo precedentiesperienze amministrative. Una te-lefonata che difficilmente arriverà,in tempi di rottamazioni e rinnova-menti faticosamente avviati. Vero,Matteo Renzi?

8 f e b b r a i o duemilaquattordici politicaA CURA DI CLAUDIO BOTTA

Il Pd, in rotta di collisione conMongelli, punta su Marasco.

Ma attenzione anche agli outsider Saraò e Frattarolo…

Stallo al centrodestra, la scena è tutta per le primarie del centrosinistra

Alla ricerca del sindaco perduto

In alto Comune di Foggia, a destra Lucia Lambresa,in basso Lorenzo Frattarolo

Franco LandellaIn alto Rita Saraòin basso Leo Di Gioia

In alto Augusto Marasco

in basso Raffaele Piemontese

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9f e b b r a i o duemilaquattordici

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10 f e b b r a i o duemilaquattordici angolo verde

Dai Flower books ai giorni nostri

Il significato dei fioriUna guida per riconoscerne senso e valore

In giapponese èHa-nakotoba e nell’Otto-cento veniva chiamatoFlorigrafia. Oggi, inve-ce, è comunemente co-nosciuto come il lin-guaggio dei fiori: ovveroun modo di comunicareattraverso i fiori e, più ingenerale, gli allesti-menti floreali in grado diesprimere sensazioniche non vengono pronunciate. L’attribuzionedi un significato simbolico ai fiori e alle pian-te risale all’antichità; tuttavia è con l’Otto-cento che l’interesse per il linguaggio dei fio-ri assume il massimo sviluppo legandosi allacomunicazione dei sentimenti, tanto che si dif-fuse un’editoria specializzata nella stampa dei‘flower books’, elegantemente illustrati con in-cisioni e litografie.

I fiori, ad esempio, sono uno degli aspettifondamentali del ‘giorno del Si’ perché regalanomagia, colore e profumo. Ecco il significato deifiori più comuni: la rosa, simboleggia l’amorefelice (bianca è sinonimo di purezza e cando-re; rosa indica affetto, tenerezza e compren-sione; rossa esprime amore passionale; gialla èsinonimo di gelosia); la calla è simbolo di bel-lezza sontuosa; l’orchidea significa bellezza,raffinatezza, ma anche un elegante e criptato“grazie per esserti concessa”. Infine, la mar-gherita simboleggia l’innocenza, l’amore fe-dele e la condivisione di sentimenti. Ci sono,poi, fiori più particolari come il garofano che

significa dolcezza, amicizia e fedeltà el’anemone che è sinonimo di aspettati-va; il tulipano che simboleggia l’amoree la passione e la gardenia che esprimegioia, purezza e sincerità. La peonia èla regina dei fiori per i cinesi, il suo si-gnificato è matrimonio felice; l’iris, in-vece, è emblema della Francia, e dellafede e giustizia. Gli ultimi tre fiori, al con-

trario dei precedenti, nonhanno un significato

adatto ad un giornocosì lieto, ma sonomolto di tendenzaed usati soprattuttoper composizioni

rustiche e di campa-gna. Stiamo parlando

del girasole che è sinoni-mo di falsità proprio perché vol-

ge sempre il capo per seguire il sole, dell’or-tensia,emblema di freddezza e solitudine e delpapavero che simboleggia oblio, lentezza.

Dal bouquet da sposa alla decorazione del-la chiesa, arrivando infine al luogo del ricevi-mento, i fiori danno un’impronta ben precisaal matrimonio. Ma, non dimentichiamoci del-la parte maschile con la bouttonnière, il picco-lo tocco floreale posizionato sull’occhiello del-lo sposo, dei testimoni e dei genitori degli sposi.Dovrà essere in sintonia con l’abito della spo-sa e il bouquet: la bottoniera è un simbolo dieleganza utilizzato anche in passato nei ma-trimoni reali per conferire una nota di colore edi classe. Simona Donatelli

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Ogni donna vorrebbe appariresempre femminile e in forma come lestelle del cinema, Tuttavia, dietrol’aspetto impeccabile e irraggiungi-bile di attrici e modelle, ci sono se-greti e accorgimenti custoditi gelo-samente dallo star-system. Eppureessere belle in poco tempo e in mo-do economico si può: ecco i segretiche alcune dive hanno lasciato tra-pelare e che, dopo accurate ricerche,6Donna ha deciso di condividere conle sue lettrici.

Anche le star si svegliano con gliocchi pesti e gonfi: il rimedio eco-nomico e immediato dell’attrice

Kirsten Dunst è quello tenere in posa sul-le palpebre per 2 o 3 minuti delle garzeimbevute nell’infuso di camomilla. Leborse si riassorbono grazie all’azione delbisabololo, una sostanza che miglioral’elasticità dei capillari e li decongestio-na.

Un bel viso è quello privo di imper-fezioni: ecco perché occorre dedicarsiper mezz’ora ogni due settimane ad unabuona pulizia del viso, che si può effet-tuare in maniera professionale anche acasa propria: parola di Kate Winslet! Laprocedura classica ha i suoi effetti: fate di-latare i pori avvicinando il viso al vapo-re dell’acqua messa a bollire in un pen-tolino. Liberatevi di eventuali punti neriusando garze sterili e disinfettando la zo-na interessata. Fate uno scrub (mesco-late in una tazzina di caffè miele e salefino) per liberare la pelle del viso dallecellule morte e riattivare così il micro-circolo per avere un colorito sano. Se-condo gli scienziati infatti le guance ro-sate seducono di più in quantotrasmettono l’idea di essere delle partnerin buona salute: anche Winona Ryder èuna delle star che ha fatto del fard rosa-to uno dei suoi segreti prediletti.

In seguito non dimenticate di appli-care una maschera adatta al vostro tipodi pelle: affidatevi pure alle comode con-fezioni monodose esistenti in commer-cio oppure rispolverate i vecchi rimedicasalinghi come la farina d’avena. Usa-ta come un sapone aiuta a contrastare lapelle grassa. Tuttavia tutte le star amanouna maschera in particolare: quella de-

faticante che attenua segni di stanchez-za e le rughe d’espressione. Questa ma-schera si può realizzare anche a casa conalbume di uovo e miele, amalgamati etenuti in posa fino all’indurimento. Unaltro segreto è l’idratazione: basta usa-re anche una sola crema leggera e con-trastare i segni di espressione con un

buon contorno occhi, prodotto che nonmanca mai nel beauty di Beyoncè. Sesiete fans dell’abbronzatura invece di-menticatevi delle lampade che favori-

scono l’insorgere delle rughe e iniziatea proteggere la pelle del viso come faGwyneth Paltrow, optando per un auto-abbronzante colore albicocca, il segre-to per un colorito caldo e naturale.

Curate il make-up anche se il vostrostile è casual. Puntate su un maquillageleggero e naturale però accentuante gliocchi o la bocca, le zone più seducentidel viso, proprio come fa Liv Tyler: atti-rerete lo sguardo sul vostro viso, disto-gliendo l’attenzione dal resto del corpo.Il fondotinta a prima mattina? E’ ormairoba vecchia: tutte le star si sono ormaiconvertite alle BB Cream e prediligonoprodotti in polvere che non appesanti-scono il viso. L’investimento per il vostrobeauty invece dovrebbe essere un face-gloss: un prodotto multiuso illuminanteda usare su labbra, zigomi e palpebreche da solo restituisce un’impressione dibenessere, il preferito di Sarah JessicaParker. Diversamente da quello che sipensa, non servono molti trucchi per es-sere impeccabili. Una matita nera solosulla palpebra superiore dona profondi-tà allo sguardo e una matita per le lab-bra, sfumata con i polpastrelli, renderàla vostra bocca più carnosa senza l’ef-fetto rossetto: questo il make-up giorna-

liero di Halle Barry. Infine investite puresul profumo: una fragranza irresistibilee personale mette di buon umore ma so-prattutto distrae gli interlocutori che ten-deranno a concentrarsi sulle proprie per-

cezioni olfattive. Così, anche quandonon vi sentite impeccabili, sarete alme-no aromaticamente indelebili.

Dalila Campanile

11f e b b r a i o duemilaquattordicibellezza

C’è chi usa la camomilla e chi non rinuncia alla pulizia del visoDallo star-system tutte le dritte per essere sempre perfette

Bellezza da diva?I segreti delle stelle

Beauty da star? Ecco cosa non deve mancare

Ciglia come Betty BoopAttualmente non c’è nessuna star

che possa eguagliare il battito di cigliadi Betty Boop, il celebre personaggiodel mondo dell’animazione nato dallafantasia dei fratelli Fleischer. Le divecercano di rimediare con le ciglia fin-te, rinunciando alla naturalezza, pro-prio perché sanno che ciglia lunghe efolte rendono lo sguardo intenso. Tut-tavia un escamotage del genere non èadatto alla quotidianità: meglio pren-dersi cura delle proprie ciglia con unaricetta ad hoc. Di seguito vi suggeria-mo la preparazione di un olio fortifi-cante e scurente per ciglia: in venti mi-nuti avrete il vostro elisir di bellezzadella durata di 2 mesi se conservato inun luogo fresco. Per la preparazione oc-corrono 2 chiodi di garofano, ½ cuc-chiaio di noce moscata grattugiata, 1cucchiaino di olio di ricino, 1 goccia diolio essenziale di carota. Riducete inpolvere finissima i chiodi di garofano ela noce moscata, unitele in una ciotolaagli altri ingredienti, mescolando econservando il liquido in un contenito-re. Prelevate poche gocce di olio conun vecchio spazzolino da denti o un

vecchio applicatore di mascara, prece-dentemente pulito.

Applicate l’olio sulle ciglia strucca-te, la sera prima di andare a letto. Infi-ne, a differenza di Betty Boop, fate unuso appropriato del mascara: è prefe-ribile applicarlo solo sulle ciglia supe-riori con un movimento a zig-zag chepermette di stendere il prodotto in mo-do omogeneo e lasciar perdere quelleinferiori, perché il rischio è solo quellodi accentuare le occhiaie. d.c.

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Luca, 3 anni. All’uscita dall’asilo conse-gna un disegno alla sua mamma. Scaraboc-chi, figure astratte e tanti colori sovrapposti.Che cosa mai avrà voluto rappresentare? Se-condo grafologi e psicologi, gli esperti che sidedicano allo studio del disegno infantile, leforme e i colori scelti da un bambino non sonomai un caso. Il disegno infantile infatti è la suaforma di comunicazione non verbale nonchéla modalità con cui rappresenta quello chevive.

Dai 2 ai 4 anni i bambini si divertono a pa-sticciare: i loro elaborati sono per lo più sca-rabocchi. Dai 5 anni in su invece i bambini co-minciano a padroneggiare il disegno: la figuraumana viene rappresentata ancora in manieraschematica, in seguito cresce l’attenzione peri dettagli e l’ambiente che li circonda. Solo in-torno agli 11 anni un bambino comincia adeseguire rappresentazioni piuttosto realisti-che nonché ad abbinare tra loro le stesse sfu-mature di colore. E’ molto importante che i ge-nitori accolgano sempre con entusiasmo i di-segni dei propri figli. Dalla gratificazione, ibambini traggono lo stimolo per continuarea produrre rappresentazioni in modo spon-taneo.

Sono proprio i disegni spontanei quelliidonei ad essere osservati, per ricavare inte-ressanti informa-zioni sulla perso-nalità di un bam-bino. Il primoaspetto da notareè la zona del fo-glio in cui vienerealizzato il dise-gno. I bambinifino ai 3 anni pre-diligono la zonabassa, indice di in-sicurezza e pau-ra, sensazioni nor-mali per la loro età. Chi sceglie di disegnareal centro invece sta vivendo una fase di ego-centrismo naturale mentre chi disegna a si-nistra è un bambino ancora molto legato allapropria sfera familiare. Anche il modo in cuiil bambino occupa lo spazio sul foglio ha unasua valenza: si sviluppa lungo tutto la pagi-na oppure si concentra su una sola area? Que-sti sono i primi aspetti da cui può dedursi unapersonalità vivace ed entusiasta (il primo) op-pure quella più timorosa e introversa (il se-condo). Anche gli scarabocchi possono essereinterpretati.

Forme curve e ampie sono sicuramenteindice di un carattere estroverso e socievole.

Al contrario, linee spezzate indicano una ten-sione e una sensibilità accentuata.

Quando il bambino invece è in grado direalizzare figure, è importante esaminare ibordi e i margini: tanto più un disegno è com-pleto e le figure sono chiare tanto più un bam-bino si sente tranquillo e ubbidiente. Se in-vece i bordi sono incompiuti siamo di frontead un temperamento potenzialmente ca-priccioso.

Non si può nemmeno tralasciare la pres-sione del tratto: i bambini con una persona-lità dinamica e anche piuttosto aggressiva di-segnano con un solco profondo, spesso chie-dono più fogli. Il pigro invece ha un tratto mol-le e di solito non completa i disegni. Un bam-bino insicuro comincia sin da subito a cor-

reggere la suarappresentazio-ne, invece un ti-mido utilizza unapressione più leg-gera, spesso ac-compagnata dal-la predilezione dicolori chiari e te-nui.

Questi ultimirappresentano undettaglio da nontralasciare: le to-

nalità possono essere la spia del tempera-mento. Colori caldi e accesi e le relativa sfu-mature corrispondono ad un indole spiglia-ta, loquace e attiva a cui a volte può esseredifficile mettere un freno. I colori freddi invececorrispondono ad un temperamento riflessi-vo anche se potrebbero celare un bisogno dimaggiore tranquillità.

Solo il nero può essere invece spia di unpotenziale disagio: se usato con frequenza po-trebbe essere opportuno rivolgersi ad unesperto qualificato per scandagliare attraversoscarabocchi e forme quello che passa nella te-sta del bambino.

Dalila Campanile

12 f e b b r a i o duemilaquattordici mondo bimbi

I significati del disegno infantile

Scarabocchi, colori e forme: ecco la guida all’interpretazione

Dietro lo “schizzo”

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13f e b b r a i o duemilaquattordicibenessere&salute

Prima edizione del Premio “E. Altomare”

Tra i vincitori Valentina La Riccia, dentista e rubrichista di “6Donna”

L’Unifg premia la ricerca

Ci sono almeno tre buoni motivi nellascelta di dare spazio e merito al Premio di Stu-dio “Emanuele Altomare” promosso dal-l’Università degli studi di Foggia e destinatoa sei studenti dell’ateneo dauno.

Il primo è legato alla figura che il premio,alla sua prima edizione, celebra e ricorda, ov-vero il professore Altomare, ordinario di Me-dicina interna e preside della facoltà di Me-dicina e Chirurgia dal2005 al 2011, personadi alto profilo intellet-tuale e morale venuto amancare poco più di unanno fa. Il secondo mo-tivo – tanto singolarequanto apprezzabile –riguarda la natura e la provenienza di que-ste borse di studio, del valore complessivo di2.400 euro. Si tratta di incentivi per l’attivitàdidattica destinati ad altrettanti ricercatori, iproff. Mori, Petito, Piccoli, Porro, Scrima eTrotta; denaro che, per loro stessa volontà, èstato devoluto sotto forma di borsa di studiocon l’obiettivo di incentivare la ricerca insie-me ai talenti e alle intelligenze del territorio.Da ricercatore in atto a ricercatore in potenza,insomma, una sorta di simbolico passaggiodi testimone e opportunità.

Il terzo motivo, invece, è un piccolo pun-to d’orgoglio per il nostro magazine. Tra i seipremiati, infatti, vi è la dottoressa ValentinaLa Riccia, una delle rubrichiste del nostro

giornale (il premio fa riferimento alla sua car-riera di studentessa). Insieme alla dottores-sa La Riccia, sono stati premiati dal rettoreMaurizio Ricci anche Francesca Ippolito, Do-menico Pappano, Azzurra Pici, Maria Pia Ru-berto e Pierluigi Santo. “A nome di tutti i vin-citori, vorrei esprimere la nostra gratitudineverso i sei ricercatori che hanno scelto di ri-nunciare agli incentivi loro destinati, a favo-

re degli studentipiù meritevoli”,ha spiegato LaRiccia. “Il vostroè un gesto ecce-zionale e signifi-cativo: gratifi-cando gli

studenti che si sono distinti per merito, ci da-te un chiaro esempio di dedizione per il vo-stro lavoro di ricercatori e di insegnanti”.

“Le statistiche - prosegue - dimostranoche l’Università di Foggia è un’istituzione va-lida: ha conquistato il 12° posto per la qualitàdella ricerca fra tutte le Università italiane, ilprimo posto fra le Università della Puglia edil secondo in Italia per la ripartizione dellequote premiali, il che significa una consi-stente riduzione dei tagli ai finanziamenti.Tuttavia, i giovani nati e cresciuti in questacittà, spesso preferiscono studiare altrove, male persone che restano qui, con i loro sforzistanno contribuendo ad accrescerne il pre-stigio”. Angela Dalicco

“Il tuo corpo è la tua casa. Tu ne sei l’unico proprietario,anche se nel corso del tempone hai perduto le chiavi, orane sei fuori, ricordi solo lafacciata, non ci abiti, anchese il tuo corpo rappresenta ilritrovo dei tuoi ricordi piùlontani”.

Qui è racchiusa l’essenza del-la tecnica riabilitativa idea-ta dalla chinesiterapeuta,

Thèrèse Bertherat, denominataAntiginnastica e divulgata in Italiacon il nome di Mediazione Psico-corporea dalla dottoressa Antonel-la Fracasso psicologa a Milano, do-ve la dottoressa Orsola Viola si èspecializzare per esercitare questatecnica presso lo Studio Sphaera .

Secondo la Bertherat, il nostrocorpo è formato da muri, ovvero imuscoli e in essi c’è la storia dellanostra vita, fatta di crampi, debo-lezze, di dolori nelle gambe, nella

schiena, nel cuore e nel volto. Que-sto perché sin da quando veniamo invita siamo sottoposti ad ogni tipo dipressione familiare o sociale, e ilcorpo reagisce ai traumi e alle ag-gressioni contraendo i muscoli cheformano così una corazza difensi-va. Questo trattamento apre quelcanale, che fa da tramite tra Corpoe Mente, in cui l’energia ricomin-cia a scorrere e il Sé fa sentire la suavoce.

“Le sedute di Mediazione Psi-cocorporea - afferma la dottoressaViola - sono rivolte a coloro che de-siderano raggiungere e mantenereuno stato di benessere attraversouna maggiore consapevolezza delproprio Sé corporeo”.

L’obiettivo di tali in-contri è di creare “armoniae bellezza nel corpo” econsiste in movimenti cheaiutano a sciogliere le ten-

sioni accumulate nel-la musco-

latura posteriore, a rendere la po-stura più armonica e a ristabilirequell’equilibrio e quel benesserementale che per via della vita mo-derna viene minato in continuazio-ne da stress, depressione e ansia.

Ogni seduta di Mediazione Psi-cocorporea è un’esperienza unica:non c’è ripetizione, allenamento,meccanicità, ma piuttosto ascolto,rispetto, allentamento delle tensio-ni. E quindi consapevolezza e com-prensione dei meccanismi che ciportano verso il dolore e la rigidità.Ritrovando una postura più equili-brata e corretta, si può alleviare ildolore e ritrovare benessere ed ar-monia. Durante la seduta, che si tie-

ne con una cadenza di 15giorni eper 2 ore continuative, è previsto untempo per ascoltarsi e trasformar-si, al di là della piacevolezza e del-la morbidezza del materiale cheviene utilizzato (palline di gomma edi sughero, palle di gommapiuma).

La Mediazione Psicocorporea èun’attività di gruppo dedicata a tut-te le persone di qualsiasi età che vo-gliono migliorare la loro posizione,le loro capacità motorie, la forma fi-sica (musicisti, ballerini, attori, spor-tivi), per tutti coloro che voglionostare meglio nel loro corpo. Per lepersone che presentano problemimuscolari e articolari acuti (adesempio tendiniti, distorsioni, frat-

ture, lussazioni, periartriti, lombal-gie, cervicalgie, sciatalgie, ernia deldisco) e cronici (artrosi, scoliosi, ma-lattie reumatiche). Può essere usa-to con molta efficacia anche per lemalattie neurologiche (per esem-pio emiplegie, tetraparesi spasti-che), congenite e acquisite.

Dopo il successo e la grande af-fluenza al Tennis Club per la pri-ma prova gratuita della Mediazio-ne Psicocorporea, la dottoressaViola aspetta chiunque voglia av-vicinarsi a questa tecnica il 25 feb-braio partecipando ad una lezio-ne, presso il proprio studio, previaprenotazione.

Via C. Galiani, 26 - FOGGIATel. 0881.744687

393.3613666- 3687490885

Dr.ssa Orsola ViolaPedagogista Clinico - Psicosomatista Terapista Rieducazione Posturale (metodo Mézières-Bertelè)

www.violaorsola.com [email protected] - www.studiosphaera.it

TERAPIE PROPOSTE• Trattamento terapeutico

Mézières-Bertelè• Mediazione psicocorporea• Risveglio muscolare • Ginnastica estetica

psicocorporea e posturale• Counseling psico-pedago-

gico clinico• Massaggio antistress• Brain Gym• Touch For Health• Percorsi di gruppo secondo

specifiche tematiche

Mente-corpo binomio inscindibilePrendersi cura del proprio ‘essere’ con la mediazione psicocorporea

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A cura di Letizia Consalvo“A Carnevale ogni scherzo vale”, recita

un antico adagio. Ma quando si parla di cucinac’è ben poco da scherzare. E’ questa, infatti,la festa più allegra e trasgressiva dell’anno ea tavola, si sa, la trasgressione coincide con il“trionfo del fritto”, sia esso dolce o salato, nelrispetto delle tradizioni.

Chiacchere, castagnole, tortelli dolci,krapfen, bomboloni, struffoli, zeppole… ogniregione vanta la propria specialità e, moltospesso, nomi diversi identificano ricette as-sai simili. Come nel caso del più tradiziona-le e diffuso dei dolci di Carnevale: le chiac-

chere, che diventano frappe,piuttosto che cenci, grostolio sfrappole. La diversitàpiù evidente è costituitadalla componente alcoli-ca che rispecchia il terri-torio: marsala, vino bian-co, acquavite, liquoreall’anice.

Le chiacchere hanno in co-mune la leggerezza e friabilità, sfo-glie sottili dalle varie forme, fritte nell’olio espolverizzate con zucchero a velo, ottime sepreparate nella stessa giornata in cui vannomangiate. Morbide e gustose sono le casta-gnole, con variante alla ricotta, naturalmen-te fritte e zuccherose. Proprio per il fatto chequesto è il momento del “fritto” è importan-te ricordare alcune regole fondamentali perottenere un risultato eccellente, altrimenti sirischia che tutto risulti pesante per il gusto e

per lo stomaco.La prima cosa è scegliere il grasso giusto

con cui friggere. Abbandonato completa-mente lo strutto, sicuramente non è il caso dipensare al burro; resta l’olio, ma quale? Inquesto caso ideale è quello di semi di arachi-de perché ha un punto di fumo molto alto,cioè la temperatura alla quale l’olio bruciadiventando inutilizzabile è molto elevata.Pertanto, non avendo quasi mai a disposi-zione nelle nostre cucine di casa un termo-metro o una fonte di calore che mantenga co-stante e giusta la temperatura a cui friggere,è importante mantenere dei margini di sicu-rezza.

L’olio di oliva, che sul nostro territorio lafa da padrone, in questo caso va usato conmoderazione, prima di tutto perché più co-stoso (e queste fritture prevedono tutte di es-sere effettuate con il metodo “a immersio-ne”) e poi perché la quantità di olionecessaria inciderebbe in maniera consi-stente sulla realizzazione della nostra ricetta.Non sono poi da sottovalutare il punto di fu-

mo dell’olio di oliva - che è de-cisamente più basso - e il

sapore, che probabil-mente tenderebbe acoprire quello deinostri fritti, dolcima non particolar-mente decisi nel

gusto. Deciso l’olio, pas-

siamo a scegliere la no-stra padella. Proprio per la ne-

cessità di friggere con abbondante oliosarebbe utile scegliere una padella dai bor-di alti, che ci consente di utilizzare una giu-sta quantità di grasso senza rischiare fuoriu-scite e soprattutto limitando gli schizzi, avantaggio della sicurezza e della pulizia.

Naturalmente prima di riscaldare l’oliobisogna fornirsi degli strumenti indispensa-bili: forchetta per girare, schiumarola o me-stolo forato per scolare, carta assorbente e

piatto da portata. I ”pezzi” da friggere è uti-le siano quanto più simili nella dimensione:richiederanno tempi di cottura e tempera-tura simili; è importante ricordare di non“caricare” troppo la pentola, meglio pochipezzi per volta così da mantenere la tem-peratura dell’olio quanto più costante pos-sibile, troppi pezzi causerebbero un tropporepentino abbassamento della temperatu-ra a danno del risultato finale. In cucina la pa-zienza è sempre elemento fondamentale!

Molto di più una “Cena con delitto”.Quello che la Piccola compagnia imperti-nente di Foggia ha presentato nella mini-rassegna Cena comanda colore è teatro chesi “gusta”. Con tutti i sensi. Un esperimen-to ben riuscito a giudicare dalla prima“Giallo: Il compleanno Del Re”, una cena-spettacolo durante la quale lo spazio di viaCastiglione si è spogliato - ma solo in ap-parenza - di tutto ciò che richiama il teatroconvenzionale, per accogliere tavoli, sediee stoviglie con le quali gustare le pietanzeproposte dallo chef Donato Soldani.

“Il nostro proposito è quello di unire,ancora una volta, i talenti del territorio nel-l’ambito di uno sviluppo artistico che abbiapossibilità di ulteriori contaminazioni. In-somma, un modo nuovo di vivere lo spazioteatrale, che la Piccola compagnia imperti-nente ha voluto fortemente sperimentare”,spiega il direttore artistico della compagnia,

Pierluigi Bevilacqua. In questo modo, si è crea-

ta una continua corrisponden-za tra teatro (lo spettacolo pre-sentato) e gastronomia (ilteatro gustato), due aspetti ca-librati sulle suggestioni del“giallo”: sia esso l’intreccio diuna storia o richiamo culina-rio. “E’ stato il nostro primoesperimento di abbinamentocibo-teatro: abbiamo scelto ilgiallo per il tema dello spetta-colo e la sua storia, e per le por-tate che sono state preparatee servite ai tavoli dallo chefDonato Soldani”.

Tra queste, il dessert “Passion Tango” dalui stesso ideato. A curare la parte teatraledella serata, invece, c’erano Marcello Stri-nati che ne ha firmato il copione, e Marian-

gela Conte, che ne ha curatola regia. Tavoli e sedie sul pal-coscenico e spettatori mesco-lati agli attori. Seduti allo stes-so tavolo con icommensali-avventori o con-fusi tra i camerieri, gli attori(Mariangela Conte, MichelaDelli Carri, Piernicola Dem-bech, Fabio Fabiano, RoccoSardella, Viviana Soldani eLuciano Veccia) hanno vissutola cena insieme agli ospiti, ac-canto agli ospiti, fino al mo-mento clou: quello in cui glispettatori sono stati chiamati

in causa per dirimere la matassa teatrale. Ilprossimo appuntamento di “Cena coman-da colore” è previsto il 26 ed il 27 aprile, perun appuntamento pensato esclusivamenteper i più piccoli.

14 f e b b r a i o duemilaquattordici cucina&dintorni

Il “trionfo” del fritto

Paese che vai, tradizioni che trovi

Ricetta del mese

Ingredienti: 500 gr di mele a pasta dura,500gr di Farina, 3 Uova, 1 Bustina di lievitoper dolci, 1 Limone non trattato, 1 Arancianon trattata, Gr. 150 Zucchero semolato,Cannella in polvere, Olio per friggere

Sbucciare le mele, tagliarle a pezzettonie spolverare con zucchero semolato. Dispor-le in una teglia e cuocere in forno a 180° percirca 20 minuti. Ultimata la cottura, schiac-ciarle con la forchetta ancora calde, per otte-nere una purea piuttosto grossolana. Unirealle mele la farina setacciata con il lievito, lascorza degli agrumi grattugiata e le uovasbattute con il sale.

Impastare velocemente fino a ottenereun composto dalla consistenza omogenea,quindi preparare dei cordoncini lunghi 7-8cm da chiudere agli estremi creando dellepiccole ciambelline. Nel frattempo, riscalda-re l’olio: a temperatura raggiunta immerge-re i taralli e friggerli fino ad ottenere un colo-re dorato. Scolarli su carta assorbente e,ancora tiepidi, passarli in una miscela di zuc-chero e cannella. Dopodiché sono pronti daservire!

Taralli dolci di mele

Mini-rassegna “Cena comanda colore”

Il teatro che si gustaLe suggestioni del “Giallo” sul palco e in cucina

Chef Donato Soldani

Dolce o salato?

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Le potenzialità rilassanti e curative del-l’elemento “acqua” messo a sistemacon la scelta della luce e dei colori ap-

partengono alla storia della civiltà. Ricordia-mo la tradizionale concezione purificatricedell’acqua nelle culture mesopotamiche o ilrituale delle terme romane o quellodell’hammam arabo.

Oggigiorno, tuttavia, questo non vuol si-gnificare solo di cura estetica del corpo,quanto piuttosto una attenzione particolare albenessere diffuso di tutto l’organismo e del-la psiche. In questo, l’architettura di interni,l’elettronica e l’idraulica si mettono a serviziodel progetto tecnologico del bagno per quel-le che sono le sue ricadute sulla fisiologia ebiologia del benessere umano.

E non parliamo certo degli elementi es-senziali del bagno (come la disposizione deisanitari, delle finestre, degli specchi). In que-sto caso, la progettazione si interessa di sce-gliere tra oggetti di idraulica di alta tecnolo-gia che sono indispensabili a ottenere ilbenessere, ma che sembrano quasi futili, op-pure optare per elementi tradizionali piùsemplici senza dubbio, soprattutto più natu-rali nei materiali di cui sono fatti, ma altret-tanto funzionali.

Infatti, per trasformare il nostro “am-biente bagno” in un perfetto luogo di benes-sere il nostro tecnico di fiducia ci orienterànella scelta tra vasche, docce, cabine in le-

gno superaccessoriate, soffioni e rubinetteriespeciali progettate appositamente e larga-mente disponibili sul mercato. In più - e inquesto caso con un impegno economico mol-to meno incidente - va elaborato un adegua-to progetto della luce nello “spazio bagno”,ottenuto o attraverso la modulazione dell’in-tensità luminosa della luce naturale o artifi-ciale, o attraverso l’uso sapiente del coloredella luce stessa, secondo i dettami della“cromoterapia”.

Per quel che riguarda l’elemento acqua,

le tendenze fino a qualche anno fa andavanoverso la vasca idromassaggio. Ma l’esigen-za di ridurre lo spazio del bagno (in favore dialtri ambienti della casa) ha alterato questatendenza, che si è drasticamente spostataverso il progetto della doccia. È possibile, in-fatti, scegliere gli accessori d’idraulica qua-li i getti per idromassaggio verticale; le ca-scate a parete, i grandi soffioni da incasso con

o senza cromoterapia, fi-no ad arrivare alle cabinedoccia attrezzate con ba-gno turco e sauna, in cuil’elemento legno è pre-ponderante, questi ultimidue con impegno econo-mico piuttosto forte.

Il completamento del-la “rivoluzione benesse-re” del bagno, tuttavia,sta nel secondo elementodel progetto del bagno dicasa inteso come unaSPA: la luce e il colore.Parliamo infatti di cromo-terapia, un’antica (manon scientificamente pro-

vata) terapia naturale complementare cheproviene dalla cultura del Sol Levante (Ci-na, India e Tibet) e che viene consigliata perriequilibrare le disarmonie emozionali e glisquilibri emotivi che hanno indubbie in-fluenze poi sulla nostra mente.

La luce, come già noto alla medicina tra-dizionale, in generale consente al cervello diprodurre endorfine: spesso, infatti, ci sco-priamo allegri e di buon umore solo perchéfuori dalla finestra vediamo il sole e il cielo

sereno. In aggiunta a questo, secondo i det-tami della cromoterapia, il colore e i toni del-la luce che si irradiano verso una parte spe-cifica del corpo riescono a trasmettere levibrazioni complementari che riportano inequilibrio le energie corporee e mentali.

Quindi è possibile progettare all’internodei rivestimenti delle pareti della doccia (chevanno scelti per materiale e colore in modoopportuno) delle installazioni luminose co-lorate con variazioni a seconda dell’obiettivoda conseguire (relax, energia, positività…) oanche nei soffioni doccia una serie di luci a

led che cambiano di intensità e colore comese piovesse un arcobaleno a coccolarci.

Questi bagni sono un sogno realizzabi-le, tuttavia ci sono alcune circostanze in cuiquesti progetti trovano difficoltà realizzati-ve: bisogna fare attenzione, per esempio, al-la pressione dell’acqua in uscita dai soffioniche è molto alta, mentre normalmente nei no-stri bagni siamo abituati a pressioni minori. Untecnico idraulico preparato al fianco dell’ar-chitetto di fiducia saprà di certo proporre so-luzioni alternative, ad esempio, l’ausilio dipompe idrauliche.

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DI SIMONA CAMPANELLAARCHITETTO

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Secondo recenti dati Istat, iltasso di occupazione femmi-nile in Italia è ancora uno dei

più bassi d’Europa (40,7% su58,5%).

Nel Mezzogiorno, poi, le nuo-ve occupate sarebbero solo 196mi-la rispetto a 1,5 milioni di lavoratri-ci del Centro Nord. L’aumentodell’occupazione al Sud, sarebbecollegato alla possibilità di usu-fruire del part-time: la modalitàidonea per quelle donne che ognigiorno cercano di conciliare al me-glio professionalità, famiglia e casa.

Tuttavia, contrariamente ai da-ti, nuove opportunità bollono inpentola proprio a Foggia, per colo-ro che scelgono di entrare nel mon-do della vendita diretta della “D&DEvolution”. La giovane impresacampana si è fatta notare sul mer-cato grazie al “Royal Cooking”, unottimizzatore di cottura in grado diadattarsi a qualsiasi tipo di pento-la; la sua composizione è di qualitàAISI 430, (un acciaio privo di ni-chel) e consente di ottenere unacottura omogenea e sana perché la

temperatura di ebollizione non su-pera mai i 100 gradi centigradi, pre-servando così le sostanze nutritive.

A causa di un retaggio culturale er-rato, la vendita diretta è stata sem-pre considerata un’occupazione diserie B. Scegliendo un’azienda pro-fessionale invece, la vendita diret-ta può trasformarsi in una vera op-portunità di reddito per le donne eper il territorio. “Gestirsi in manie-ra autonoma, senza essere subor-dinata ad orari prestabiliti e allostress di dover timbrare il cartelli-no è il primo punto di forza di unaprofessione come la vendita diret-ta - dichiara la dottoressa Annama-ria Vantaggiato - con esperienza

pluriennale nel settore- basta unabuona capacità organizzativa perpoter svolgere questa attività congratificazione, senza che una don-na tolga del tempo al suo ruolo dimadre e moglie”. La solidità del-l’azienda e la formazione erogataalle donne che si avvicinano a que-sto mondo, inoltre, permette allevenditrici di poter fare il famoso sal-to di qualità: “Ogni donna ha delledoti manageriali nascoste, bastipensare alla eccezionale capacitàdi far quadrare in primis il bilancio

familiare, cosa che di questi tempinon è facile – continua la dottores-sa Vantaggiato – la vendita direttapuò essere un settore in cui progre-dire professionalmente grazie alleproprie capacità e all’entusiasmo difare gruppo e insegnare alle altrequello che si è appreso sul campo”.Donne di cultura e donne menopreparate hanno avuto, grazie aquesto lavoro, lo stimolo di conti-nuare a migliorarsi; la vendita in-fatti è un’arte che, se eseguita pro-fessionalmente, può portaregratificazione economica e autosti-ma. Anche le donne più riservatepossono avvicinarsi a questo setto-re per mettersi in gioco e lavoraresu sé stesse. “Essere delle venditri-ci migliora il proprio carattere: ognidonna dovrebbe far valere la pro-pria femminilità: l’indipendenzaeconomica e la passione verso que-sta attività possono fornire quellaforza necessaria per non sentirsi ne-cessariamente subordinate al pro-prio compagno”.

Dietro quello che sembra unsemplice accessorio casalingo si na-

sconde un mondo fatto di donneche hanno scelto di affrancarsi eun’azienda che attraverso la for-mazione, offre un futuro alle pro-prie venditrici. Non tutte quelle chesi sono avvicinate a questo mondosono rimaste soddisfatte: la D&DEvolution è pronta a far ricrederetutte le ex venditrici che hanno avu-to esperienze deludenti con altreaziende nonché a coinvolgere quel-le donne desiderose di provare que-st’esperienza, a cui magari hannorinunciato solo per un pregiudiziosulla vendita diretta.

Domande, suggerimenti e cri-tiche costruttive possono essere fat-te pervenire all’indirizzo mail delladottoressa Vantaggiato:[email protected].

16 f e b b r a i o duemilaquattordici nuove opportunità

Imprenditoria femminile, nuove opportunità a Foggia

Assenza di orari, gratificazione economica e professionaleAnnamaria Vantaggiato: “Perché riscoprire la vendita diretta”

Il lavoro al tempo della crisi

La D&D EVOLUTION conl’originale ROYAL COO-KING ha intrapreso una

campagna nazionale di educa-zione sanitaria sulla sicurezzaalimentare finalizzata ad unanuova concezione di cottura cibi.

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do poi per gravità sulla pietanzaattraverso i fori stessi.

In tal modo il cibo non solomantiene ils u o

gusto e gli aromi, ma è sottopo-sto ad una cottura omogenea inquanto il calore può riflettersicontro il coperchio e trattare an-che la parte superiore della pie-tanza. Di fatto si crea un tipo dicottura che sfrutta i vantaggi siadi quella a vapore che del fornotradizionale, senza l’effetto bol-lito della prima né l’eccessiva

secchezza della seconda.Recenti studi scientifici

hanno dimostrato checon la tecnica dicottura del ROYALCOOKING la qualenon supera i 100gradi, si evita il ri-

schio della formazio-

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Onicofagiastop al vizio

L’onicofagia (mangiarsi leunghie) è un’abitudine comunesoprattutto tra i giovanissimi, an-che se, in alcuni casi, può pro-trarsi fino all’età adulta. Questaabitudine, che molti credono unvizio, è in realtà la manifestazio-ne visiva di un disagio sviluppa-to nell’ambito familiare, che puòandare dalla nascita di un fratel-lino o sorellina ad una situazio-ne più grave come contrasti fa-miliari ai quali il bambino assistesuo malgrado.

In definitiva, mangiare le un-ghie è una manifestazione delbambino per far capire a mam-ma e papà che vuole attenzione,come spiegano gli esperti sulportale Pianetamamma.it.

Ma è anche un modo per sca-ricare l’ansia e lo stress; si mani-festa solitamente nei momenti incui il bambino deve affrontare si-tuazioni che lo mettono a disagioo lo pongono davanti ad eventiparticolarmente stressanti.

Solitamente, l’onicofagia sirisolve da sé, spesso spariscequando scompare l’evento chel’ha provocata ma poi può ripre-sentarsi alla successiva situazio-ne di stress. Ecco perché, in ge-nerale, non serve portare ilbambino da uno specialista.

Se l’abitudine di mangiare leunghie provoca seri danni alledita, allora è consigliabile rivol-gersi a uno psicologo infantileper capire da cosa dipenda tuttal’aggressività e l’autolesionismonascosto dietro quel gesto.

Già, perché, anche se sem-bra un innocente disturbo, in re-altà l’onicofagia altro non è cheun atteggiamento autolesionista,un’aggressività che viene rivoltaverso se stessi invece di essererivolta all’esterno. Sebbene mol-to più innocua, può essere para-gonabile ad altri disturbi legatialle sensazioni orali, come il ta-bagismo, l’alcolismo e la bulimia.Ecco perché, nei casi più gravi,bisogna chiedere l’aiuto dellopsicoterapeuta. E, in definitiva,può essere paragonabile ancheal bisogno del bambino di averedei punti fermi, non a caso lega-ti anch’essi all’oralità, come suc-chiarsi il pollice o il ciuccio.

E’ importante non dramma-tizzare. Gravi rimproveri conconseguente senso di vergogna,infatti, servono solo ad aumen-tare il disagio e ad esasperare lasituazione. L’unico approccio chepossa sortire qualche effetto èparlare con il bambino delle sueansie, cercandone i motivi; si puòinoltre iscrivere il bambino aduno sport, in modo che la sua ag-gressività possa sfogarsi in ma-niera costruttiva e con libertà.

Irma Mecca

in pocheparole

17f e b b r a i o duemilaquattordici

Qualche anno fa il famoso atto-re americano Robin Williams affermòche il cervello degli uomini funzionaad intermittenza. Questo perchéquando si risvegliano le parti intimemaschili, il sangue affluisce tutto inbasso e quindi (poiché il volume san-guigno corporeo è appena suffi-ciente a far funzionare un distrettoalla volta e numerose ricerche scien-tifiche hanno dimostrato che l’uomoriceve un impulso sessuale ogni set-te minuti), viene da paragonare ilcervello maschile alle lucine inter-mittenti natalizie.

Per le donne la ricerca dell’inti-mità è invece una questione preva-lentemente mentale, legata tanto al-la complicità, quanto all’attrazione,così come al realizzarsi di circostan-ze favorevoli. La sessualità femmi-nile è una risultanza multifattoriale,condizionata da fattori fisici, psichi-ci, ambientali, familiari, culturali,che concorrono ad una evoluzionein continuo divenire. La prima fase diun rapporto sessuale è il desiderio,cioè il risultato di input fisici e psico-sociali, che rendono la donna recet-tiva alle stimolazioni sessuali.

È noto a tutti che esistono alcunimomenti della giornata in cui le don-ne sono maggiormente predisposte

all’intimità con il partner, la maggiorparte di esse predilige le prime orepomeridiane (come naturale rispostafisiologica di tipo ormonale), o i gior-ni festivi (come ovvia predisposizio-ne mentale), esistono anche predi-sposizioni stagionali (di certo l’estatela vasodilatazione, legata all’au-mento delle temperature, può in-fluire positivamente), non di menoanche l’età modifica l’approccio ver-so la sfera sessuale. Laddove tra leadolescenti si registra una inizialecuriosità sostituita gradualmente dauna moderato interesse, risultato diuna crescente informazione, per ladonna adulta l’interesse iniziale èsoverchiato da una serie di incom-benze quotidiane che lasciano pocospazio alla fantasia edall’intraprendenza.

Non si può ignorareil ruolo fondamentaledel sistema ormonale,che interagisce con imeccanismi nervosiche regolano il comportamento ses-suale, così come influisce sulle va-rie fasi del ciclo riproduttivo.

Numerose ricerche evidenzia-no una maggior predisposizione airapporti sessuali durante la fase ovu-latoria, quando i livelli di estrogeni

sono più elevati; una riduzione del-la libido in donne che utilizzano al-cuni tipi di estro progestinici, oppu-re in menopausa spontanea odartificiale (donne sottoposte ad ova-riectomia o surrenalectomia), unamarcata riduzione della libido indonne che allattano (iperprolattine-mia), o donne che usano anti-an-drogeni (ciproterone acetato).

Non si può negare tuttavia chela reattività sessuale femminile di-

pende molto più dalsuo sviluppo psico-sessuale che dalla si-tuazione ormonale.

I disturbi del de-siderio sessuale so-no in assoluto i più

frequenti nelle donne, con una pre-valenza del 20-30%, e tendono adaumentare nella post-menopausa.La perdita dell’interesse può esserelimitata al partner abituale, o ri-guardare il rapporto in generale aprescindere dal suddetto. Se persiste

la presenza dell’eccitamento not-turno o comportamenti masturbato-ri è dimostrata la normalità dellafunzione sessuale.

Nella maggior parte dei casi iproblemi riguardanti questo parti-colare aspetto nascono da difficoltànel rapporto con il partner, verso ilquale si nutre uno stato di irritazioneo risentimento cronico.

Poiché molte donne consideranoil proprio ginecologo come medicodi riferimento soprattutto per gliaspetti inerenti la propria salute ses-suale è opportuno affrontare con lospecialista queste problematiche.

Un rapporto ginecologo-pa-ziente basato sul rispetto e sulla sti-ma reciproca rappresenta la baseideale per affrontare questi proble-mi senza imbarazzo o reticenza.

Attraverso un’approfondita va-lutazione il ginecologo stabilirà se ilproblema sessuale della paziente èdi natura organica o psicologica, for-nendole le informazioni necessariead una migliore conoscenza del pro-blema e consigli tecnici per risol-verlo nello specifico.

In conclusione il miglior modoper migliorare l’intesa sessuale si-curamente è il dialogo con il proprioginecologo ma soprattutto con il pro-prio partner, perché una comunica-zione schietta e diretta evita malin-tesi o situazioni imbarazzanti edeludenti, ed è il preludio per unabuona complicità ed intesa sessuale.

Timing sessuale, una questione emergente tra le coppieDI TIZIANA CELESTE

GINECOLOGA

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Tel. 0881.563326I “momenti” dell’intimità

L’invaginazione intestina-le è la penetrazione di unaporzione di intestino in quellaadiacente, generalmente del-la porzione inferiore nella su-periore. E’ considerata unadelle cause più comuni di occlusio-ne intestinale nell’infanzia. La suaincidenza varia tra 2/4 su 1000 na-ti, la frequenza tra 2 mesi e 5 anni,con picchi tra il 6° e il 9° mese.

Si riconoscono due forme: Laidiopatica (esclusiva dell’infanzia),frequentemente concomita con ga-stroenteriti o infezioni delle primevie aeree, che causerebbero l’au-mento dei linfonodi del mesentere,o dal 6 mese in cui si inizia lo svez-zamento, per cui si modifica l’ali-mentazione del bambino, che daprevalentemente lattea diventa so-lida con l’introduzione di pappine.Poi vi è la sintomatica (colpisce tut-te le età) e si riconosce una causascatenante: polipi, diverticolo diMeckel, cisti da duplicazione inte-stinale.

I tratti di intestino che si posso-no invaginare sono l’ileo, il cieco eil colon, anche se la parte più a ri-schio è la valvola ileocecale (il pun-to in cui l’intestino tenue si connet-te con il crasso). Le formecaratteristiche sono: ileo-colica,ileo-ceco-colica, colo-colica, ileo-ileale.

Come avviene l’invaginazio-ne? La parte di intestino che si in-vagina (testa dell’invaginato) manmano entra sempre più nell’invagi-nante, stirando il mesentere con isuoi vasi (arterie e vene che irrora-no l’intestino), con compromissio-ne della vascolarizzazione del seg-mento invaginato che porta allanecrosi (morte dei tessuti).

Quali sono i sintomi? Nei lat-tanti l’esordio è acuto, inizia con cri-si dolorose brevi, alternate a pausepiù lunghe di benessere, più fre-quentemente si associa pianto in-consolabile, gambe flesse sull’ad-dome e volto teso e sofferente. Ilbimbo non emette né aria né feci,ma materiale muco sanguinolentoche allarma i genitori ed è presentevomito. Se la diagnosi non vienefatta prontamente, le condizioni delbambino si deteriorano abbastan-

za rapidamente, dalla disidratazio-ne all’ipotermia, fino allo shock.

Indagini diagnostiche: radio-grafia dell’addome in bianco chedocumenterà l’accumulo di feci earia nel lume intestinale (livelliidroaerei), ecografia addome conun’immagine caratteristica (“a coc-carda”) del tratto invaginato cir-condato da parete dell’intestino in-vaginante o rx clisma opaco, ovverointroduzione per via rettale di un li-quido di contrasto idrosolubile (ga-strografin) che può essere diagno-stico e terapeutico.

L’Invaginazione intestinale èuna patologia frequente, ma sub-dola. Se la diagnosi viene posta pre-cocemente può essere risolta in ma-niera conservativa (riduzione conclisma). In collaborazione con il ra-diologo si introduce per via rettaleuna soluzione di gastrografin dilui-

to che si fa cadere a goccia lenta fi-no alla visualizzazione della valvo-la ileocecale e l’appendice,nell’85% dei casi è risolutivo. Se-guiranno poi controlli ecografici.

Se l’invaginazione risale a piùdi 24 ore, la terapia è chirurgica: ladisinvaginazione che si può ese-guire sarà con procedura laparo-scopica se la risoluzione idropneu-matica non è particolarmente sicurao completa, oppure laparotomicaquando nei casi più gravi, con unapiccola incisione addominale si pro-cede alla riduzione manuale deltratto invaginato, con delicate ma-novre di spremitura. Se c’è soffe-renza marcata dell’intestino o peri-tonite da perforazione, o nei casiassociati a diverticoli, polipi o cisti,è necessaria la resezione intestina-le, che sarà “limitata, con ricostru-zione della continuità intestinale(anastomosi intestinale)”.

L’invaginazione intestinale rap-presenta ancora oggi una sfida peril pediatra ed il chirurgo: la tempe-stività, l’accuratezza diagnostica ela clinica possono evitare un inter-vento chirurgico demolitivo e la ra-pida ripresa dell’alimentazione delbambino. La guarigione si ha nel100% dei casi trattati.

La forma idiopatica è tipica dell’infanzia

E’ una delle cause più comuni di occlusione intestinaleeppure la sua diagnosi è spesso una sfida per il pediatra

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CHIRURGO PEDIATRICODI MARIA NOBILI

Invaginazione intestinale

La difficoltà di incontrarsi e conciliare i tempiincide negativamente sulla vita di coppia

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Il riflesso della suzione è innato:è stato dimostrato sperimental-mente che quando i piccoli pazien-ti succhiano il dito o ilciuccio provano un sensodi benessere e di relax.Tuttavia è necessario sa-pere che entro i due annidi vita tali abitudini devo-no necessariamente esse-re interrotte. Eliminare ilciuccio può essere sem-plice, perché richiedeesclusivamente uno sfor-zo di volontà da parte deigenitori, tuttavia chiede-re ad un bambino così piccolo di in-terrompere qualsiasi altra abitudi-ne al succhiamento, può esseremolto complicato. Introdurre ripe-tutamente il dito, l’estremità dellacoperta o altri oggetti in bocca alungo, in particolare per un temposuperiore alle quattro ore quotidia-ne, può comportare alterazionidentali e scheletriche.

Il tipico risultato derivante dal-l’abitudine al succhiamento del di-to è lo sviluppo di un open bite an-teriore: i denti frontali superiori siinclinano verso l’esterno, i denti an-teriori inferiori si inclinano versol’interno e si determina uno spaziofra i denti frontali dell’arcata supe-

riore e quelli dell’arcata inferiorequando i denti posteriori sono acontatto. Tale quadro clinico, che

riflette discrepanze a carico deidenti e/o delle basi ossee, non ècompatibile con una condizione or-tognatodontica fisiologica o ideale;inoltre può determinare problemifunzionali quali deglutizione atipi-ca, masticazione difficoltosa, pro-blemi fonatori come la blesità (dif-ficoltà nella pronuncia dei suonisibilanti) o possibili futuri problemia carico dell’ATM (articolazionetemporomandibolare).

Se l’abitudine viene abbando-nata precocemente, è possibile chela continuazione della crescita an-nulli tutti o gran parte dei problemiverificatisi in conseguenza del-l’abitudine viziata; se invece il suc-

chiamento viene protratto, i cam-biamenti instauratisi non potrannoessere corretti spontaneamente per

cui sarà necessario un in-tervento ortodontico conapparecchi mobili e/o fissi(a seconda del caso), tantopiù complicato quanto piùtardi il paziente interrompel’abitudine e quanto più tar-di inizia la terapia. È statariscontrata una tendenza

maggiore da parte delle bambine aconservare tale abitudine viziatadopo i quattro-cinque anni di vita,età in cui invece nella maggior par-te dei bambini, anche grazie allascolarizzazione, essa viene abban-donata.

Può essere utile un colloquiomotivazionale, mirato a spiegare al

piccolo paziente che interromperel’abitudine viziata è un sicuro van-taggio per lui. Se questo non do-vesse sortire i risultati sperati, si puòapplicare un cerotto attorno al ditoche viene più frequentemente suc-chiato oppure immobilizzare ilbraccio durante la notte con una fa-scia. Un’altra metodica è quella diapplicare un apparecchio intraora-le provvisto di griglie che evitinol’introduzione del dito in bocca.Purtroppo si tratta di metodi coer-citivi, seppur minimamente; nono-stante questo, è fondamentale che

il bambino non li viva co-me punizioni bensì comeausili alla sua salute. Inpresenza di gravi discre-panze dentali o scheletri-che riconducibili all’abi-tudine viziata, come è giàstato sottolineato, si deveintervenire con una tera-pia ortodontica attiva diriposizionamento dellebasi ossee o dei soli den-ti, ma non se l’abitudine

viziata non sia stata precedente-mente abbandonata. È bene inter-romperla subito (entro i due anni divita, come già evidenziato) e con-tattare il proprio dentista primapossibile, perché i pazienti potran-no ottenere benefici maggioriquanto prima il caso viene inter-cettato.

18 f e b b r a i o duemilaquattordici

DI INES PANESSA

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PSICOLOGA GIURIDICA

Quando interrompere questa abitudine viziata

Può provocare alterazioni dentali e scheletriche

Buon umorea tavola

in pocheparole

Niente pastiglie o gocce me-dicinali: il buon umore lo si trovamangiando i cibi ricchi di vita-mine, minerali e acidi gassi, chenon solo fanno bene alla salute,ma studi medici hanno dimo-strato che rendono più felici e di-minuiscono i sintomi di depres-sione e ansietà.

Questo è quanto rivela il por-tale della Salute del quotidianoLa Repubblica, secondo cui i ri-cercatori hanno studiato i rap-porti tra cibo e cervello, identifi-cando elementi che possonocombattere la depressione e ilcattivo umore.

Il cromo aiuta a metabolizza-re il cibo ed ha un ruolo impor-tante nell’aumentare i livelli diserotonina e melatonina che aiu-tano a regolare le emozioni el’umore, ed è quindi visto comeefficace nel trattamento antide-pressivo. Si trova nei broccoli,nell’uva, nei muffin di grano, nel-le patate e nel petto di tacchino.

Poi c’è il calcio in alimenti co-me latte, yogurt, ricotta. Secon-do gli esperti basse dosi di calciohanno un ruolo nella sindromepremestruale, i cui effetti mi-gliorano anche prendendo dosidi vitamina D. Quest’ultima, pre-sente nel pesce e nel latte, aiutaa regolare la crescita delle cellu-le. L’acido folico, ovvero la vita-mina B9, aiuta il corpo a crearenuove cellule e contribuisce a re-golare la serotonina; è contenu-to in spinaci, asparagi, cavolinidi Bruxelles e nell’avocado.

La vitamina B6 aiuta la pro-duzione di neurotrasmettitori edè presente in tonno, salmone epetto di pollo, mentre la vitaminaB12 è essenziale perché aiuta lacreazione dei nervi. Si trova nel-le uova, nella carne, in pesci co-me il salmone e la trota e nellamozzarella, per cui vegetarianio vegani sono più a rischio. Il fer-ro trasporta ossigeno, infatti bas-si livelli provocano fatica e de-pressione. E’ presente nella soia,lenticchie, manzo e tacchino.

Il magnesio, invece, se latitapuò provocare irritabilità, affati-camento, confusione mentale epredisposizione allo stress. Lasua presenza, al contrario, mi-gliora le funzioni cerebrali ed an-che la qualità del sonno visto chegioca un ruolo importante nellosviluppo della serotonina; si tro-va in mandorle, spinaci e noc-cioline.

Lo zinco, infine, è decisivoper l’umore visto che bassi livel-li possono portare, dal punto divista psicologico, a stati depres-sivi. Oltre che nelle ostriche e neicrostacei, si trova nei cereali, nelmaiale, nel formaggio svizzero.

Irma Mecca

DI VALENTINA LA RICCIA

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DENTISTA

Suzione del dito o del ciuccio

Un momento da vivere come “cambiamento”

La parola “separazione” aprela riflessione su vari livelli di pen-siero: da una parte si sta evidente-mente parlando della disunione didue persone che decidono di nonstare più insieme, e dall’altra vieneimplicata la necessità di una ridefi-nizione di determinati criteri fami-liari, dato che la situazione cambiadecisamente aspetto dal punto divista sia concreto, siaaffettivo e simbolico.

Nel caso ci sianofigli minorenni, la se-parazione comportamodalità di relazioninon più libere, ma(soprattutto per i pri-mi tempi) rigidamen-te regolate da decisioni prese dagliavvocati o emesse dal Tribunale.

La separazione è indubbia-mente un “evento critico” (nel sen-so che si tratta di superare una cri-si) e doloroso da affrontare, ma peri figli è molto più difficile fare fron-te al periodo che precede il trasfe-rimento di uno dei coniugi, caratte-rizzato da un conflitto distruttivo piùo meno esplicito tra i genitori chevivono ancora sotto lo stesso tetto.Spesso gli adulti faticano a com-prendere questa situazione, e sisforzano invece di continuare a vi-

vere insieme “per il bene deibambini”, senza interrogar-si su cosa significhi per i mi-nori questa affermazione. I fi-gli, infatti, vengono spessoinconsapevolmente coinvol-ti dai genitori nel dirimere iloro conflitti, si auto-investono delruolo di mediatori, o di messaggeri,o ancora si occupano di questioni

che evidente-mente non pos-sono riguardar-li (un conto èsapere chemamma e papàlitigano, altro èessere messi alcorrente delle

motivazioni, come se adulti e figlifossero sullo stesso piano).

In queste progressive fasi di tra-sformazione della famiglia, la co-municazione ai figli della decisio-ne di separarsi rappresenta spessoil compito più difficile da affrontareper i genitori. Così, in maniera pa-radossale, tengono la cosa per sé,non rendendone partecipi i minori,quasi auto-convincendosi che ibambini siano troppo piccoli e fragiliper comprendere e sopportare il pe-so di tali problemi, o che gli adole-scenti siano troppo presi dalle loro

questio-ni evolu-tive perinteres-sarsene.In real-

tà, un genitore dovrebbe avere mol-to ben presente che la mancanza dicomunicazione può essere deleteriaper un figlio: il dolore provato da unfiglio di fronte alla separazione deigenitori c’è e va affrontato. Tutta-via, molti ragazzini imparano infretta a mascherare le proprie emo-zioni, di fatto negando la propriasofferenza, allontanandola, e tro-vandosi a poter avere persino pau-ra di rimanere da soli con se stessi,per non doversi confrontare conl’inevitabile senso di vuoto.

È fondamentale, infatti, che do-po la separazione i figli abbiano ac-cesso ad entrambi i genitori, possa-no mantenere (salvo, ovviamente,casi estremi di violenze o simili) unrapporto significativo con il coniu-ge non collocatario e siano rassicu-rati sul fatto che con la separazionenon perderanno né il papà né lamamma.

La separazione, pertanto, do-vrebbe essere percepita dal figliocome un cambiamento, ma mai co-

me una perdita. Ciò che in questicasi dovrà accadere è che il genito-re collocatario favorisca e non osta-coli la relazione tra i figli e l’altro ge-nitore e che il genitore noncollocatario sappia tollerare il do-lore che si determina a seguito del-l’eventuale rifiuto dei figli. Nel ca-so esistano, i nuovi partner di uno oentrambi i genitori avranno un ruo-lo importante: riuscire ad instaura-re nuovi rapporti, non sovrapponi-bili a quelli tra genitori e figli. Inquesto contesto essi possono costi-tuire motivo di maggior vulnerabi-lità emotiva dei minori (per la ne-cessità di un nuovo adattamento),ma anche punto di riferimento af-fettivo.

Nelle situazioni molto conflit-tuali, invece, possono essere i non-ni a esercitare la funzione coparen-tale. Il loro ruolo diventaconsiderevole proprio per via dellaloro posizione di non coinvolgi-mento diretto nelle responsabilitàrelative alla crescita dei nipoti.Questo può rendere più facili le oc-casioni di gioco spontaneo e quellerelazioni serene e rilassate dellequali hanno così tanto bisogno i mi-nori in una fase così delicata dellavita familiare.

I pro e i contro di unacomunicazione franca

Separarsi con i figli“in trincea”

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Dimagrire! Ecco la parola ma-gica, “costi quel che costi”. I chili ac-cumulati durante il periodo inver-nale, infatti, portano donne e uominialla corsa alle palestre e al consumosempre maggiore (e a volte sconsi-derato) di prodotti dimagranti, il piùdelle volte acquistati tramite inter-net o dietro consiglio della cono-scente o dell’amica di turno. Ma co-nosciamo veramente gli intrugli, lecompresse o le bevande che ven-gono vendute con la promessa di ef-fetti dimagranti rapidi e miracolosi?

Il Centro Antiveleni di Foggia èsempre attivo nella ricerca e nellaconoscenza di quello che potrebbeessere tutt’altro che positivo per lanostra salute e, a tal fine, vi daremoalcune informazioni inerenti agliintegratori sottolineando che è buo-na norma conoscere ciò che assu-miamo e che gli stessi non sono dan-nosi ma potrebbero diventarlo.

Gli integratori sono utili? Oggia quanto pare basta davvero pocoper diventare esperti in tale mate-ria e qualche seduta in palestra o unpo’ di jogging diventano pretestosufficiente per assumere integrato-ri alimentari e che non sia più ne-cessario effettuare visite medicheche accertino le reali condizioni edesigenze dell’organismo.

Il miraggio dell’integratore “ma-gico” attira molte persone, soprat-tutto quelle che hanno poca vogliadi sudare e che sono alla continua

ricerca della scorciatoia ideale perraggiungere senza fatica i propriobiettivi. Nessuno pensa che uneccesso può essere dannoso quan-to un difetto. Spesso si pensa che as-sumere diverse volte nello stessogiorno un dato integratore pensan-do che in questa maniera si possaavere una risposta maggiore e in mi-nor tempo.

Prima di assumere un integra-tore dovremmo chiederci “ho biso-gno realmente degli integratori?” e“potrebbero essere pericoloso per lamia salute?”. Il nostro organismo, in-fatti, è regolato da una miriade dimicroregolazioni, intrecciate tra loroin modo da garantire la stabilità delsistema. Per questo, un uso appro-priato e un miglioramento signifi-

cativo si può otteneresolo se nella catena esi-ste un anello deboleche permette all’inte-gratore di agire.

Attenzione alletante truffe. Sono statiscoperti numerosi casidi contaminazione ac-certata di supplementidietetici. Si tratta inmolti casi di residui del-la lavorazione poten-

zialmente tossici o di sostanze do-panti aggiunte in piccole dosi peraumentare l’efficacia del prodotto.Nel 2001 il comitato olimpico inter-nazionale (CIO) analizzò i prodottidi 215 diversi fornitori in 13 Stati. Irisultati dello studio evidenziaronocome il 14,8% dei campioni fossecontaminato da sostanze dopantinon dichiarate nell’etichetta.

Furono trovati diversi steroidianabolizzanti androgenici, princi-palmente precursori del testostero-ne e del nandrolone (non sono sta-ti pubblicati i nomi dei prodotti).Molte persone spendono molti sol-di e dedicano molta attenzione al-l’assunzione di integratori e sup-plementi alimentari di cui compo-sizione, efficacia e sicurezza non

sempre sono sufficientemente con-trollati. Ma un’alimentazione cor-retta, nel caso non vi sia un bisognogiustificato di integrazione, è sicu-ramente efficace nel migliorare laperformance. Infatti è sicuramentepiù semplice per l’organismo, menocostosa e forse meno complicata.

La normativa vigente in Italia ri-conosce - per il calo di peso - solodue principi attivi: la sibutramina el’orlistat, entrambi autorizzati dalMinistero della Salute. Ciò non to-glie, tuttavia, che questi farmaciper dimagrire debbano essere uti-lizzati soltanto in casi selezionati. Il24 gennaio 2010 la sibutramina èstata nuovamente bandita dal mer-cato italiano, in quanto sono più i ri-schi che i benefici. In ogni caso, con-cludiamo portando all’attenzioneche tutti quelli riportati sono farma-ci e come tali devono essere consi-derati, con i loro effetti collaterali econtroindicazioni. Facciamo atten-zione a cosa utilizziamo, come lo fac-ciamo e a chi lo consiglia: se è unamico, un medico specialista e nonun dottore in altre materie. La vita èun dono prezioso e non va spreca-ta. Per questo, per qualunque dub-bio, il centro anti veleni di Foggia èattivo 24 ore su 24.

Tutti i rischi della “dieta chimica” MEDICO CAVDI ANNA LEPORE

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Pancia gonfia, dermatite, mal di testa, bron-chiti ricorrenti, stanchezza cronica, memoria la-bile o herpes recidivante? Potremmo continuare,arrivando a scrivere un lunghissimo elenco di pro-blematiche salutistiche di svariata entità e loca-lizzazione, ma la domanda che sorge spontaneaè sempre la stessa: intolleranze alimentari? Le in-tolleranze alimentari non sono caratterizzate so-lamente da sintomi strettamente correlati a di-sturbi intestinali (crampi, coliche, gonfiore,diarrea), ma possono portare a manifestazioni frale più svariate, coinvolgendo anche molti altri di-stretti ed organi del corpo. È molto importante ca-pire che questi sintomi potrebbero essere le pri-me avvisaglie che il nostro organismo ci invia, persegnalarci una disturbo nascosto. Ed è importante

capire che le conseguenze per la salute potrebberodiventare più serie.

L’intolleranza alimentare è una reazione in-fiammatoria che si sviluppa quale conseguenzadel contatto prolungato del sistema immunitariocon macromolecole di un determinato alimento.A differenza delle reazioni allergiche, in cui ba-sta la sola esposizione a piccole quantità dell’ali-mento incriminato per scatenare una risposta im-munitaria immediata e acuta, l’intolleranzaalimentare è inizialmente asintomatica. La fasepriva di manifestazioni può avere una rispostapiù o meno lunga e coinvolge le immunoglobuli-ne Ig4, a risposta lenta. Le Ig4 provocano un’in-fiammazione cronica che rimane silente fino alsuperamento della soglia di intolleranza. Oltrequesta soglia si manifestano i sintomi che coin-volgono diversi organi e apparati. Inizialmentele intolleranze alimentari hanno origine nella mu-cosa intestinale, luogo di contatto fra il mondoesterno e il mondo interno, costituito dal flussosanguigno e dai nutrienti che vi circolano.

Le cause possono essere diverse: un erratostile di vita, un’alimentazione sbilanciata, abusodi farmaci, additivi chimici, metalli pesanti, pe-sticidi presenti nei cibi che ingeriamo. All’origi-ne vi è sempre la compromissione della flora bat-terica residente che sarà favorevole allaproliferazione delle specie patogene nocive per labarriera intestinale. Quindi, come è facile com-prendere, compromettendo la flora batterica in-testinale, il nostro organismo inizierà a sviluppa-re le intolleranze alimentari. Ci sono, inoltre, deicibi che possono essere causa di intolleranze per-ché, per loro caratteristica, possono modificare lamucosa intestinale e la flora batterica non pato-gena. Innanzitutto il latte e i latticini, che a causa

dell’elevata quantità di caseine, favoriscono laproliferazione dei microrganismi patogeni. L’as-sunzione di carne, altro alimento di cui si abusa,è causa della crescita della flora batterica pato-gena, in quanto l’intestino umano non riesce asmaltire in velocità i residui che derivano dal-l’alimentazione carnea. Altro grande gruppo dialimenti è quello degli zuccheri raffinati e farinebianche. Quando si instaura un’intolleranza ali-mentare, aumenta anche la quantità delle so-stanze indesiderate che devono essere eliminate,pertanto il carico di lavoro degli organi diventamaggiore, portando inevitabilmente al peggio-ramento dello stato di salute dell’intero organi-smo. Il protrarsi nel tempo di questo stato di in-tossicazione innescherà uno stato di “non salute”che tenderà a peggiorare. Ecco che allora pos-siamo considerare le intolleranze alimentari il pri-mo campanello d’allarme di uno stato di salutenon ottimale. Per cui è importante individuarle, cu-rarle e correggerle in modo adeguato e attendibile,cercando di effettuare test, scelte alimentari, die-te specifiche adatte alla propria situazione, ri-cordandoci sempre che porremo fine, in questomodo, alle sintomatologie presenti e a quelle fu-ture.

La compromissione della flora battericaDI GIOVANNA

BRUNO

ESPERTA IN NUTRIZIONE

Riconoscere le intolleranzePrimo campanello

d’allarme dello statodi salute: coinvolteanche altri distrettied organi del corpo

Il ginseng coreano miglioratutti gli ambiti della funzionesessuale e può essere usato comealternativaai farmaciper miglio-rare la vitas e s s u a l emaschile.A rivelar-ne le pro-prietà be-n e f i c h esono alcu-ni ricerca-tori dell’Università di Yonsei,nella Corea del Sud, che hannopubblicato uno studio sul Journalof Impotence Research, riporta-to sul portale della salute di Pa-norama.it. Secondo gli esperti,l’assunzione regolare della pian-ta, usata finora come eccitante,ultimamente e sempre più spes-so insieme al caffè, può portaremiglioramenti negli uomini condisfunzioni erettili.

A confermare i benefici delginseng sarebbero anche gli esi-ti degli esami sui livelli ormonalie di lipidi nel sangue di tutti coloroche si sono sottoposti allo studio:per nessuno sono stati evidenzia-ti effetti collaterali. La pianta diginseng, infatti, finora è statausata soprattutto per migliorare lostato di salute generale delle per-sone, ma la medicina cinese ne ri-conosce il valore di potente afro-disiaco già da molto tempo. La ra-dice, Panax ginseng di origineasiatica, agisce infatti come toni-co negli stati di affaticamentopsicofisico. Se fosse un grado disostituire o migliorare gli effetti diViagra, Cialis e Levitra, si tratte-rebbe di una vera piccola rivolu-zione, anche perché le pastiglie incircolazione non riescono a far ot-tenere i risultati sperati nel 30%delle persone che le assumono.

Qualche dubbio, tra gli esper-ti del settore, resta, soprattutto re-lativo all’uso del ginseng comeunica “terapia” alla disfunzioneerettile. Se il ginseng rosso, infatti,è un noto vasodilatatore, che mi-gliora l’afflusso del sangue e la cir-colazione, i problemi di erezionepossono essere causati anche daaltri fattori, come nel caso di pro-blemi ai testicoli. Resta comunquel’impiego del ginseng e la suasempre maggiore diffusione, an-che nei nostri bar, dove è ormaifrequente trovare il caffè al gin-seng. Nel 2010 una delle più notemarche di produttori di caffèistantaneo ha persino ottenuto ilriconoscimento di “Prodotto del-l’anno” dai consumatori. Solita-mente contiene latte, zucchero,sciroppo di glucosio, addizionati dicaffè (in minima parte, dal mo-mento che c’è già il ginseng comestimolante) e ginseng, appunto.Sempre più diffuso, è sconsiglia-to a chi soffre di problemi di in-sonnia grave, ipertensione e in chiassume anticoagulanti o cortiso-ne, oltre che nelle donne in gra-vidanza e nei bambini.

Irma Mecca

in pocheparole

Farmaci dimagranti Caffè al ginseng

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Scoperti numerosi casi di contaminazione,residui di lavorazione potenzialmente tossici

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20 f e b b r a i o duemilaquattordici

DI ILENIA PALMIERI

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LOGOPEDISTA

Il disturbo fonetico-fonologico èun’alterazione nella capacità diprogrammare la sequenza dei suo-ni (foni) che costituiscono la parolao di categorizzarli secondo dei pa-rametri significativi, ovvero. Que-sto disturbo si struttura quando, nelbambino, è assente o ècarente la competenzafonologica, costituita daregole relative alle im-magini mentali che sihanno delle parole equindi delle sequenzedei suoni che le costitui-scono.

Lo sviluppo dellacompetenza fonologica èdeterminata da una pre-disposizione innata delbambino a percepire le caratteri-stiche distintive dei suoni della lin-gua parlata.

I disturbi di linguaggio posso-no presentarsi (cioè si accompa-gnano o sono presenti in quadri sin-dromici specifici) con ritardocognitivo, disprassia, ipoacusia divario grado ma alcuni bambini, purnon avendo disturbi associati né ditipo funzionale, né nell’area cogni-tiva o emotiva – relazionale , si puòsviluppare questo tipo di disturbo.

Quindi il bambino con disturbofonetico-fonologico spesso è intel-

ligente, è in grado di giocare con isuoi coetanei ed è comunicativo;ma parla in modo poco o per nulladecifrabile, pronuncia male alcunisuoni del linguaggio (dislalie comer moscia, zeppola, dice dossa inve-ce di doccia), sostituisce un suono

con un altro, cancella sillabe o sin-goli fonemi (caramella diventaamella), ha difficoltà a formare fra-si grammaticalmente corrette consoggetto, verbo e complemento (adesempio: omettendo spesso il ver-bo o usandolo all’infinito), ha diffi-coltà nell’organizzare e riferire unevento o un racconto, ad utilizzareun linguaggio adeguato al conte-sto in cui si trova.

Le cause che determinano que-sto disturbo sono ancora poco chia-re, molte sono le teorie sulla fami-liarità (uno o più componenti della

famiglia presentano lo stesso di-sturbo) e sulle otiti ricorrenti o flut-tuanti nei primi anni di vita, chepossono provocare un abbassa-mento della soglia uditiva di 20/30decibel, determinando il disturbodi decodifica e percezione dei suo-

ni della lingua e quindiun disturbo fonetico-fo-nologico.

Quello che è impor-tante sapere è che noncurare questo disturbopuò avere conseguenzesugli apprendimenticurriculari. Il rischio, in-fatti, è che il bambinopresenti grosse difficoltàall’accesso della lettura edella scrittura e spesso

va incontro a situazioni che sfocia-no in disturbi generalizzati dell’ap-prendimento. Per questo è neces-sario intervenire tempestivamentecon la terapia logopedica.

Questa prevede diversi mo-menti in cui il bambino si allenerà apercepire, conoscere e riconoscerei suoni come entità singole, preci-se e non confondibili o sovrapponi-bili, successivamente le tradurrà inatti motori sperimentandone la pro-duzione in parole diverse.

Identificare tale disturbo è pos-sibile per un operatore anche pri-

ma dei tre anni di età valutando al-cuni segnali di rischio che emergo-no molto precocemente pur consi-derando l’enorme variabilità nellosviluppo adeguato del linguaggio,come ad esempio l’assenza dellalallazione (vocalizzazioni di tipoconsonante + vocale: pa, da, ba) dai5-7 mesi ai 9-10 mesi; l’ assenza diutilizzo dei gesti per comunicare al-la fine del 1° anno di vita (tenderel’oggetto verso l’adulto, del qualevuole attirare l’attenzione, lasciarandare un oggetto nelle mani di unadulto, indicare con il braccio tesoe/o con l’indice puntato in una cer-ta direzione guardando alternati-vamente l’oggetto e l’adulto, dimo-strare con alcuni gesti situazionireali, usare la gestualità per comu-nicare “ciao, non c’è più, ecc.”); as-sente o ridotta presenza del “giocosimbolico” tra i 24-30 mesi (gioca-re a far finta di...); vocabolario ri-dotto (minore di 20 parole a 18 me-si, minore di 50 parole a 24 mesi);ritardo della combinazione gesto-parola dopo i 12 mesi (il bambinodice “da” mentre indica la palla);persistere di espressioni verbali in-comprensibili dopo i 2-3 anni.

Questi segnali sono da valutareattentamente se sono presenti duoo più fattori di rischio e nel caso ini-ziare un percorso di riabilitazionelogopedica più precocemente pos-sibile e soprattutto prima della sco-larizzazione.

Quando e come bisogna intervenire

I “disturbi” della parola

Barba? Pro e contro

Idratazione, protezione e ca-lore: così la barba difende la sa-lute dell’uomo. A dimostrarlo èuna ricerca dell’University ofSouthern Queensland pubblica-ta su Radiation Protection Dosi-metry, che ha dimostrato che lezone del volto coperte dalla bar-ba e dai baffi sono esposte, inmedia, a un terzo in meno di rag-gi UV rispetto al resto della pel-le. Per alcuni è un segno di tra-scuratezza, per altri un dettaglioestremamente attraente: le opi-nioni sulla barba possono esse-re molto diverse fra loro, ma pro-babilmente chi la condanna aprescindere non si è mai chiestoquali vantaggi reali possa porta-re la scelta di coltivare la peluriache cresce sul suo volto.

Il vantaggio più scontato fratutti è quello di evitare di rader-si tutti i giorni. Limitare le rasa-ture, secondo lo studio degliesperti e riportato sul sito “Salu-te e Benessere”, significa irritaremeno la pelle e ridurre il rischiodi follicoliti, infezioni dei follico-li piliferi che portano alla forma-zione di antiestetici foruncoli.

Quanto più è folta, tanto piùla barba protegge la pelle dal-l’azione nociva delle radiazioniultraviolette presenti nei raggidel sole. Le misurazioni condot-te dai ricercatori hanno svelatoche a seconda della sua lun-ghezza, la barba offre una prote-zione dal sole variabile tra il 90 eil 95%, agendo come i filtri pre-senti in creme e oli solari. Secon-do gli esperti potrebbero peròentrare in gioco anche altri fat-tori, come lo spessore dei peli ealtre loro caratteristiche. Inoltreuna barba lunga aiuta a proteg-gere anche la pelle del collo.

Tutto ciò non significa cheportare la barba elimini del tuttola necessità di utilizzare una pro-tezione solare.

Oltre ad ostacolare il pas-saggio degli ultravioletti, la bar-ba protegge la pelle anche dalladisidratazione e dall’effetto delvento, che può danneggiare leprotezioni naturali della cute. In-fatti, i follicoli dei peli della bar-ba svolgono già una funzioneidratante ricoprendoli di sostan-ze oleose dall’effetto protettivo,rendendo la pelle più spessa equindi più resistente. La barba,insomma, svolge una vera e pro-pria azione antiaging.

Infine, nei mesi più freddi labarba può funzionare come unavera e propria “sciarpa”, au-mentando la temperatura intor-no al collo. I peli, infatti, sono iso-lanti e intrappolano l’aria fredda,diventando così uno strumentodi protezione del tutto naturale.

Irma Mecca

in pocheparole

Impedimenti fonetici-fonologici: i segnali da cogliere

La sindrome di Asperger è con-siderata un disturbo dello sviluppodello spettro autistico: un più re-cente inquadramento diagnostico,tuttavia, considera tale disturbo al difuori di questa categoria. Comel’autismo si distingue per la cosid-detta triade sintomatologica cheimplica complicazioni nelle aree dicomunicazione, relazione ed inte-ressi.

Il disturbo esordisce nell’infan-zia e si accompagna ad una pro-prietà di linguaggio sviluppata e adun’intelligenza nella norma o a vol-te superiore. I bambini Aspergerhanno una ottima capacità di ela-borare infor-mazioni, mapossono in-contrare disa-gio nel gestirel’empatia e lerelazioni so-ciali: questocomporta diffi-coltà nell’inte-razione colmondo circo-stante e fa siche queste

persone possano avere problemi allivello di comprensione delle nor-me sociali finché non siano loroesplicitate.

Il bambino con sindrome diAsperger ha una maniera partico-lare di elaborare le informazioni euna modalità di pensiero a voltebizzarra. Spesso incontrano diffi-coltà nell’avviare interazioni socia-li: possono sembrare antipatici, sac-centi, distratti, pigri, disordinati,strambi, goffi. Alcune volte nonavendo una buona percezione del-lo spazio individuale possono com-portarsi in maniera invadente. Ilbambino ricerca la socializzazione

ma non sa come fare e spesso vie-ne escluso divenendo vittima dibullismo o capro espiatorio. Il lin-guaggio è spesso connotato da biz-zarrie, con uso di un lessico a volteforbito e circonlocuzioni, e da unaprosodia monotona. La compren-sione di modi di dire, di frasi ironi-che o con doppio senso è per loroestremamente difficile.

Questi bambini possono avereinoltre una ipersensibilità alle sti-molazioni e tollerare con difficoltà icambiamenti: un rumore molto for-te può diventare per loro assordan-te, delle luci particolari possono di-ventare accecanti. Può accadereche non abbiano un buon controllodell’elaborazione dell’atto motorioe spesso a questo è associato unagoffaggine motoria e un’incapacitànello svolgere cose semplici comeallacciarsi le scarpe o leggere l’oro-logio. Camminare e impugnarecorrettamente la penna possono es-sere attività difficoltose. I bambini

con sindrome di Asperger presen-tano fin dal secondo terzo anno divita un repertorio di interessi ri-stretto e singolare per esempio perparti di un oggetto come le ruote diuna macchinina o gli interruttorielettrici. Successivamente possonodiventare dei collezionisti accuratie ossessivi.

Molto utili per questi bambinisono gli interventi cognitivo-com-portamentali mirati all’acquisizionedelle abilità sociali il cosiddetto so-cial skill training: lo sviluppo dellaconsapevolezza, la presa di pro-spettiva, la gestione e la comunica-zione delle emozioni sono i princi-pali obiettivi del trattamentoriabilitativo. In età scolare sono uti-li gli interventi educativi indivi-dualizzati in modo da tenere contodelle specifiche esigenze correlatecol disturbo. Spesso grazie a parti-colari doti come una fervida me-moria, una notevole velocità nel-l’apprendimento e il perfezionismo,possono eccellere nel proprio cam-po di competenza e di interesse.Molte persone Asperger con note-vole impegno e forza di volontà rie-scono ad imparare determinate re-gole sociali e ad avere un buoncontrollo fino a raggiungere un’au-tonomia che gli consente di avereun buon adattamento sociale con-tribuendo ad arricchire il mondocon il loro peculiare e unico mododi vedere la realtà.

Riconoscere la Sindrome di Asperger

Bambini incompresi?I sintomi: ipersensibilità alle stimolazioni e difficoltà nell’accettare i cambiamenti

PSICOLOGA DELL’APPRENDIMENTO DI ANNA MARIA ANTONUCCI

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21f e b b r a i o duemilaquattordiciformazione

Geform è Polo di servizio dell’Università degli Studi “Giustino Fortunato” di Benevento • Corso di Laurea Magistrale in Economia LM-77, • Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza LMG/01 • Corso di Laurea in Operatore Giuridico d’impresa L-14 - Indirizzo Economico e Giuridico

La Geform si contraddistinguere anche per una metodolo-gia didattica che integra metodi più tradizionali a quelli piùinnovativi grazie all’uso di laboratori informatici e della Lim(Lavagna interattiva multimediale)

Una cosa è certa: non si tratta di una sfida,ma di una più complessa progettualità na-ta per colmare un’evidente “mancanza”sul territorio in materia di formazioneprofessionale e continua.

Stiamo parlando di “Geform”, so-cietà attiva a Foggia, in viale Manfredie fondata da Giorgia Graziani, MicheleErcolino e Antonio Fulchino, tutti profes-sionisti trentenni foggiani. “Dopo aver com-pletato gli studi e vissuto le prime esperienze lavo-rative fuori Foggia – spiega il direttore didattico diGeform, Giorgia Graziani – abbiamo deciso di tor-nare nella nostra città e mettere a frutto le compe-tenze acquisite”.

Un’intuizione felice, che si è concretizzata lo scor-so novembre, riscuotendo sin da subito l’interesse edil favore della città. Sì, perché il centro di formazioneattivo nella Palazzina B del centro direzionale Amgas,risponde alle tante sollecitazioni provenienti da azien-de, professionisti, studenti e dipendenti di enti pubbli-ci e privati che hanno necessità di aggiornare, imple-mentare o perfezionare il proprio bagaglio di

conoscenze professionali.E questo grazie ad un team di giovani pro-

fessionisti che hanno deciso di condividerele proprie esperienze e competenze pre-sentandosi nel campo del Lifelong lear-ning, come operatori della formazione pro-fessionale e continua.

“Siamo dell’idea – continua Graziani –che la formazione oggi debba rispon-

dere a nuove esigenze, partendo daun costante monitoraggio dei profiliprofessionali richiesti dal mercatodel lavoro, definendo un approc-cio alla formazione personalizza-

bile e implementabile secondo lenecessità dei singoli”. Inoltre, per ri-

spondere al meglio alle esigenze terri-torio, Geform ha stipulato una serie di convenzioni eimportanti partenariati che rendono il centro di viaManfredi strategico e “in rete” con i principali ordinidelle libere professioni, enti locali e sindacati, al fine difornire un ventaglio di servizi sempre completo e ag-giornato.

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Lifelong learning: a Foggia un centro per la formazione continua

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22 f e b b r a i o duemilaquattordici società

“Un bambino è la formapiù perfetta di essere uma-no”, scriveva il russo Vladi-mir Nabokov. Ed è proprioper loro, per quelli meno for-tunati, che nasce il progettodella Banca della Campaniachiamato ‘Sotto una buonastella’ che, insieme ad asso-ciazioni qualificate, porteràavanti 16 progetti assisten-ziali. Per una volta la Bancauscirà dal suo tradizionaleruolo sostenendo, tramiteazioni concrete, tutte le per-sone portatrici di un disagio.Il piano, che coprirà tutto il2014, prevede aiuti per 16 associazioni sulterritorio di Foggia, Napoli, Salerno ed Avel-lino con rotazione trimestrale.

Per questo primo trimestre è stato scelto ilprogetto dell’associazione foggiana ‘Amicidel Sorriso’ che si occuperà dei bambini rico-verati nel reparto di Pediatria degli Ospeda-li Riuniti. Da gennaio a marzo, infatti, i vo-lontari dell’associazione realizzeranno azionie attività pensate per rendere loro protago-nisti, per rassicurarli, per far sì che il ricoverorisulti meno traumatico, offrendo loro la pos-sibilità di distrarsi e di distogliere l’attenzio-ne, dalle loro patologie.

Un educatore, una psicoterapeuta e ungruppo di animazione sono le risorse umaneimpiegate per la realizzazione di questo pro-getto: all’interno della struttura ospedaliera,infatti, è stata ricavata una ludoteca in cui ver-

ranno proposti laboratoried attività come un labo-ratorio di narrazione crea-tiva, attività di pet-thera-py, il circo dei ragazzi, illaboratorio ‘pianta che tipassa’ e molti altri. “Que-sto progetto – afferma An-tonio Longo, direttore del-la divisione di PediatriaOspedaliera degli Ospe-dali Riuniti di Foggia – sibasa sulla cura delle ‘emo-zioni positive’, ovvero ren-de i piccoli degenti più di-sponibili ed aperti verso leterapie, in modo da ren-

dere più veloce la guarigione”. “Inoltre, - ag-giunge Simona Notarangelo, presidente del-l’associazione – con i giochi e le attivitàrassicuriamo non solo i bimbi, ma anche i lo-ro genitori che così accompagneranno in mo-do più tranquillo e sereno i loro figli verso laguarigione”.‘Amici del Sorriso’ è un’associa-zione sociale, ricreativa e culturale senza fi-nalità di lucro, che nasce con l’obiettivo è di es-sere vicino a minori, anziani, diversamenteabili e a tutte le persone portatrici di disagio,strutturando per loro degli interventi speci-fici in collaborazione con medici, pediatri, psi-cologi ed altre figure professionali. Con il pro-getto ‘Sotto una buona Stella’, Banca dellaCampania e gli Amici del Sorriso, si prende-ranno cura dei bimbi ricoverati nel reparto diPediatria degli Ospedali Riuniti.

Simona Donatelli

A Foggia il volontariato ha il nome di…

Sotto la buona stellaGli ‘Amici del sorriso’ negli Ospedali Riuniti

Oriana, la donna che non ti aspetti:“Era libera, fragile e anticonformista”

6Donna media partner della presentazione foggiana del volume

Cristina De Stefano firma la prima biografia autorizzata della FallaciNon si può essere un bravo bio-

grafo se non si è un buon lettore dibiografie. E Cristina De Stefano –giornalista di Elle, scrittrice e talentscout letteraria, che firma la primabiografia autorizzata di Oriana Fal-laci – di ‘vite altrui’ è una lettrice vo-race e appassionata.

“Credo siano letture estrema-mente arricchenti – spiega – ti per-mettono di vivere, appunto, vite al-trui, di entrare nelle teste degli altrie aprirsi a stimoli, epoche e schemimentali nuovi”. Ma ripercorrere lavita della Fallaci è stata, anche perlei, una sfida non da poco. Un’op-portunità che le è balenata dinanzicome un fulmine a ciel sereno: è sta-to il nipote della Fallaci, Edoardo Pe-razzi, erede e custode della sua me-moria, a cercarla e ad affidargli tuttigli scritti in suo possesso. Aveva let-to Americane avventurose (edizioniAdelphi) ed aveva capito che Cri-stina De Stefano era la persona giu-sta per raccontare una donna com-plessa (e ancora tutta da scoprire)come sua zia Oriana. Una persona-lità forte, che divideva e divide an-cora; una giornalista-donna e unadonna-giornalista (concetti simili

eppure profondamente differenti)che o si odia o si ama. In entrambi icasi senza sconti o riserve.

E Cristina De Stefano deveaverla amato molto. Non solo per-ché leggendo i suoi articoli avevasognato di intraprendere la mede-

sima carriera, ma soprattutto per-ché per tre anni la giornalista diElle (una sorta di fratello maggio-re del nostro 6Donna, che del-l’evento è stato media-partner) havissuto con lo spettro di OrianaFallaci, scandagliando la sua vitalavorativa e privata, isolando - adesempio - le interviste ai potentidel mondo dagli appuntamentidal parrucchiere. Per trentaseimesi, quindi, Cristina De Stefanoha cercato, letto, riordinato agen-de, documenti di lavoro, foto ecorrispondenze. Insomma ha ri-percorso e ricostruito, a ritroso, letracce di tutta una vita per resti-tuire il ritratto di una donnamodernissima, a tratti ine-dita e inaspettata. “Chi leg-gerà questo libro conosce-rà un po’ di più questadonna anticonformista, im-pavida e coraggiosa fino al-

l’incoscienza. Soprattutto i piùgiovani che, per età, di lei co-noscono solo la virata finale,quella più intransigente,estrema”.

Per questo ‘Oriana. Una donna’,edito da Rizzoli, è molto più che una

biografia ma racconta il romanzo diuna vita fuori dal comune. Per ta-lento (innegabile), opportunità(tempi diversi e coraggio da vende-re), carattere e ideologie (tempra diferro e posizioni spesso aspramen-te criticate).

Presentando la sua ultima fati-ca, De Stefano ci ha permesso di lan-ciare uno sguardo nell’officina crea-tiva di una biografa, un’esperienzatanto affascinante per chi la osser-va, quanto straniante per chi la vi-ve. Grazie a carteggi inediti e alletestimonianze, De Stefano restituisceuna figura di donna coraggiosa e li-bera in ogni sua scelta. Nata povera

in una famiglia di antifascisti, cre-sciuta in fretta nella Resistenza, si è

presentata in una redazione appe-na uscita dal liceo e in pochi anni siè imposta in un lavoro allora domi-nato dagli uomini. Ha scopertol’America negli anni ’50, diventan-do amica dei divi di Hollywood e de-gli astronauti della Nasa. Si è tra-sferita a New York negli anni ’60,per essere al centro dell’impero del-la comunicazione globale. È andatain Vietnam nel 1967, unica giornali-sta italiana a farlo e ha poi affronta-to l’uomo più potente dell’epoca,Kissinger, conquistandosi fama pla-netaria. Una parabola ripercorsadalla penna elegante e rispettosadella De Stefano che ha raccontato

anche la donna mor-bida, fragile e ro-mantica nascostadietro il monolitedella sua immaginecorrente. Aspettoquest’ultimo che hamaggiormente inte-ressato il pubblicopresente all’eventofoggiano, promossoda Ubik in collabo-

razione con l’associazione Soropti-mist di Foggia.

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Fillide a DemofoontePurtroppo i bei tempi dell’antica Grecia, in cui

valorosi eroi o lussuriosi dei conquistavano inpoco tempo la donna desiderata, sono finiti: larazza umana deve aver – giustamente - pensa-to che scatenare una guerra per una donna nonvale sicuramente la pena. Tuttavia, gli uominievoluti hanno perso per strada un gene: quellodella praticità nei propri affari di cuore, collo-candosi così da un estremo all’altro della scaladi gradimento delle donne.

Eliminate lettere, poesie struggenti e goffitentativi di approccio, i conquistatori all’epoca diinternet sono tutto fumo e niente arrosto. Per farnascere una storia d’amore (seria) è necessarioinfatti rivivere tutte le fasi della guerra del Pe-

loponneso, con relative sconfitte, rivincite e at-tacchi a sorpresa orchestrati – niente popodi-meno che – dalle donne. Prima bisogna far col-po fisicamente, magari attraverso le proprie fotoammiccanti su Facebook. In seguito possiamoconsiderarci interessanti in base al numero di“like” che lui ci ha concesso. Dopo aver sostatoper mesi in questo pantano fatto di spionaggi al-le sue ex, severa analisi delle fotografie in cui luiviene taggato e interpretazione dei suoi status,si passa alla fase successiva: il numero di tele-

fono, o meglio, WhatsApp. Perché inamore non vince chi fugge ma chi vi-sualizza e non risponde su questo nuo-vo strumento di comunicazione. Glieventuali scambi di messaggi e chathanno sempre un contenuto ambiguoperché – da nessuna delle due parti –c’è la volontà di mostrarsi vulnerabilie coinvolti.

Proprio come una guerra, occorrefare la mossa giusta prima di esseredeclassata a una delle tante da inseri-re nella lista “disponibili” su Facebo-ok. E di cui magari lui si ricorderà so-lo dopo aver esplorato altri lidi. Poi sipassa agli appuntamenti, che non so-

no appuntamenti: beccarsi in giro nel locale dimoda del momento non significa uscire insie-me. E magari lui ha invitato almeno altre tre ra-gazze con cui sta flirtando contemporaneamen-te. Giusto per vedere quale delle tre sta meglio

con i tacchi a spillo. Da questo momento in poi,sono poche quelle che la spuntano: c’è colei cheriesce ad ottenere un appuntamento vero dal-l’oggetto del suo desiderio e colei che invece in-contra Paride. La prima deve continuare la suaguerra: tenere duro di fronte ad interminabilicaffè in cui si parla del nulla, magari organizza-ti strategicamente nel solito locale noto per far-si vedere da tutta la città e marcare così – indi-rettamente – il terreno. La seconda invece haindirettamente ricevuto un dono dagli dei: per-ché il maschio Paride sa quello che vuole, ti pren-de e ti porta via, proprio come l’omonimo prota-gonista della mitologia. E, soprattutto, non esitaa cambiare lo status da single a “fidanzato uffi-cialmente” su Facebook, perché chi ama dav-vero, non perde altro tempo.

Che Ovidio ci perdoni, se abbiamo impu-nemente preso in prestito il titolo della suaraccolta di epistole per inaugurare questa nuo-va rubrica di 6Donna.

Ma anche sulle colonne di questo magazi-ne – oggi proprio come allora - le “Heroides”rappresentano una raccolta di lettere aventicome oggetto sfoghi e lamentele del sesso fem-minile, in pena (nel nostro caso benevolmen-te) a causa dei propri uomini. Su ogni numero,dunque, una eroina moderna- sia essa una let-trice o una nostra redattrice -racconterà pic-cole e grandi (in)sofferenze tratte dalla quo-tidianità. Con ironia e un pizzico di pepe!

23f e b b r a i o duemilaquattordiciviaggi e tempo libero

Una “fuga” dalla quoti-dianità. L’occasione pro-pizia per una gita fuori

porta e per affrontare la vita inmodo più leggero e colorato. Al-meno pochi giorni, il tempo diun week-end insolito e non-convenzionale. Perché a Car-nevale le uniche regole sono ilrovesciamento delle norme edegli status, e il divertimentoostentato. Da Nord a Sud lo Sti-vale offre un ampio ventaglio dioccasioni di feste, parate e sfi-late per vivere, dall’interno, lafesta del Carnevale. Quest’an-no c’è tempo fino al 4 marzo perlasciarsi trasportare dall’atmo-sfera festaiola e irriverente oelegante e misteriosa, a secon-da del carattere infuso alla fe-sta in ogni città d’Italia. E la scel-ta è ampia: da Manfredonia aVenezia, da Putignano a Via-reggio c’è solo l’imbarazzo del-la scelta. In qualunque caso,qualunque sia tappa, il diverti-mento è assicurato. Ecco alcu-ne tappe “obbligate”.

VENEZIA E VIAREGGIOIl primo è il Carnevale forse più

conosciuto in Italia e all’estero. Sidifferenzia dalle altre tradizionicarnascialesche per il suo caratte-re elegante e misterioso, che ren-de il Carnevale di Venezia una lun-ghissima festa in maschera che sisvolge tra campi e campielli, nellasplendida cornice della città lagu-nare dove ci si da’ appuntamentoper il Volo dell’Angelo e la Festadelle Marie. L’edizione 2014 è in-centrata sul tema “La natura fan-tastica”, mentre fra le novità c’èl’apertura dell’arsenale della Se-renissima per tutte le sere della set-timana grassa, con giochi di luci efontane d’acqua, musica e intrat-tenimento itinerante. Un’occasio-ne da non perdere. Il secondo, in-vece, rappresenta un innoall’arguzia e allo spirito satirico ti-

picamente toscano. Il Carnevale diViareggio, infatti, risale al 1873quando alcuni borghesi vollero in-scenare una protesta contro le tas-se eccessive che erano costretti apagare. Un Carnevale che que-st’anno registra numeri da recordraggiungendo la cifra di 400 sfilatedi carri allegorici programmate. Lamaestosità dei carri e l’irriverenzadei loro messaggi costituiscono lacifra distintiva della festa.

MANFREDONIA E PUTIGNANOA pochi passi da casa nostra, si

rinnova ogni anno lunga tradizionedel Carnevale di Manfredonia che sisviluppa secondo due imprescindi-bili indirizzi: da una parte il concor-so dei carri e dei gruppi maschera-ti, con la partecipazione di varigruppi di maestri cartapestai per lacostruzione dei monumentali carri

allegorici; dall’altra, la partecipa-zione di gruppi di giovani impe-gnati nella rappresentazione ma-scherata a tema dell’attualitàculturale o politica, secondo i lin-guaggi tipici della tradizione car-nevalesca. Ne deriva quindi la spet-tacolare Grande parata dei Carriallegorici e dei Gruppi mascherati,in programma l’ultima domenicasuccessiva il giorno della Pentolac-cia, con più di centomila visitatoriforestieri.

La Puglia, poi, si con-ferma un’eccellenza nel-l’arte della cartapesta an-che nel Carnevale di Putignano chequest’anno rende omaggio a Giu-seppe Verdi nel bicentenario dellasua nascita. Le iniziative partono il23 febbraio e si protraggono fino al9 marzo. I sette carri allegorici sonotutti dedicati a composizioni ver-diane opportunamente “riviste”.

BOVINI E ARANCE L’opulenza come rovescio del-

la povertà. Sono cibi e materie pri-me, a volte, il simbolo della ribel-lione. Come a Muggia, in provinciadi Trieste dove ogni anno il Carne-vale si conclude con la grande frit-tata che viene cotta al centro dellapiazza principale, dopo una raccol-ta di uova fatta al grido “tutti a ovi”secondo una tradizione che ha ori-gine all’inizio del 1400. Colorato eappassionante è invece il Carne-vale di Ivrea, che si distingue per ilsuo piglio ribelle e libertario, il cuimomento clou è la “battaglia dellearance” che per tre giorni divampanella città piemontese coinvolgen-do migliaia di “aranceri” mentre

tutti gli altri in-dossano il“berretto fri-gio”, simbolodi ribellioneda ogni tiran-nia. Un bove

finto, di metallo e legno, viene in-vece portato in processione duran-te il carnevale di Offida, nelle Mar-che. Una tradizione suggestiva e“pagana” dove gli abitanti vestiticon il “guazzarò”, un abito tipico,rincorrono il bove urlando come inuna corrida. Angela Dalicco

Alcune tappe e itinerari per vivere la magia del Carnevale

La festa più colorata e ribelle dell’anno

HEROIDES Lettere di quotidiana (in)sofferenza

Quando il corteggiamento virtuale rischia di trasformarsi in un flop

L’amore ai tempi dei social 8 MarzoCOSTUME E SOCIETA’

Elegante e misterioso o satirico e rivoluzionario?Un viaggio tra i riti carnevaleschi del Belpaese

“Donna ieri, oggi e doma-ni”. Questo il tema della serata– reading letterario organizzatoper il giorno della Festa delleDonne, il prossimo 8 marzo, neilocali di Grotta Omero, a Fog-gia. Una serata per promuove-re una riflessioni sul ruolo delladonna nel volgere degli anni esulla sua importanza. Tra con-quiste e sconfitte, nel duro tira emolla della vita.

Tanti gli ospiti che anime-ranno la serata, durante la qua-le saranno proiettati video e fo-toreportage sul ruolo delladonna nel passato, periodo evo-cato nelle immagini suggestiveed evocative di Tom Palermo.Allieterà la serata la musica livedi Angelo Palazzo e AnnamariaLongo. A seguire il reading let-terario a staffetta con MicheleSisbarra, Cristiano Maiorino eAdolfo Nicola Abate; voce reci-tante Rosa d’Onofrio.

La redazione di 6Donna sa-rà media-partner della serata.

Appuntamenti

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