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    1981, la percentuale di lavoratrici agricole cresciuta dal25,6 al 49,6% (nota 20). Quest'aumento, in due decenni, delladipendenza delle donne dal lavoro salariato si collega al semprepi ridotto accesso indipendente alla terra e al suo uso. Iltradizionale controllo delle donne sulla terra non si svolge intermini di PROPRIETA', bens di diritto all'USO DELLA TERRA.

    Con le attuali decisioni politiche statali guidate dal centro,in accordo con esigenze imprenditoriali, il controllo delledonne sull'agricoltura calato, anche se il loro carico dilavoro aumentato. Maria Mies (21) ha fatto rilevare questaperdita del controllo femminile sulla terra come fattoreproduttivo, dimostrandola con il fatto che il numero dicoltivatrici sceso del 52% tra il 1961 e il 1971, mentre ilnumero di salariate agricole cresciuto del 43%.

    In secondo luogo, fino al 1961, la percentuale di donne tra icontadini si era mantenuta tra 289 e 498 per 1000 uomini, questorapporto precipitato tra il 1961 e il 1971 a sole 135 donneper 1000 uomini. Allo stesso modo, il rapporto uomo/donna tra isalariati agricoli, relativamente stabile sin dal 1901, scesotra il 1961 e il 1971 da 819 a 498 donne per 1000 uomini, conuna diminuzione di circa il 40%. La marginalizzazione e lapolarizzazione dovute al sesso sono aggravate ulteriormentedall'esistenza di differenze salariali discriminanti per ledonne, essendo le prestazioni di queste ultime pagate la met oun terzo di meno rispetto a quelle degli uomini. La tavola 5-5indica i mutamenti intervenuti nel lavoro agricolo femminilevisibile.

    Tavola 5-5.

    Donne occupate in agricoltura, 1951-1981.

    Anno 1951: su 18,4 milioni di coltivatori, 45,42% di donne -Su 12,7 milioni di salariati agricoli, 31,37% di donne.

    Anno 1961: su 31,9 milioni di coltivatori, 55,32% di donne -Su 14,2 milioni di salariati agricoli, 24,61% di donne.

    Anno 1971: su 9,2 milioni di coltivatori, 29,73% di donne - Su1 5,8 milioni di salariati agricoli, 50,99% di donne.

    Anno 1981: su 15,2 milioni di coltivatori, 33,03% di donne -Su 20,95 milioni di salariati agricoli, 45,57% di donne.

    (Fonte: Rapporto del Comitato sullo stato delle donne in India,1975, e Censimento indiano, 1981).

    L'estromissione delle coltivatrici e dei piccoli contadini adopera della rivoluzione verde non accidentale. Bruce Jennings,ricercatore presso l'Universit delle Hawaii, ha rivelato chegli scienziati del Rockefeller ponevano in primissimo piano laquestione di una strategia "dall'alto verso il basso", daopporre a una strategia "dal basso verso l'alto". Il piano cheessi presentarono partiva dal presupposto che il progresso pugiungere pi rapidamente se si parte dal vertice per proseguire

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    poi verso il basso (22). Secondo il loro ragionamento, le"deficienze" degli agricoltori del Terzo Mondo vanificherebberogli sforzi, se si iniziasse dal loro livello. "Costruire sulmeglio" fu lo slogan della rivoluzione verde, e il "meglio"erano gli agricoltori pi ricchi delle regioni pi prospere.Come Anderson e Morrison hanno osservato, la rivoluzione verde

    fu una politica di sviluppo destinata agli agricoltori migliorinelle aree dove gi esistevano raccolti ad alta redditivit(23).

    L'esclusione delle regioni e delle classi pi povere fu unatendenza esplicita - e non tacita - della rivoluzione verde. Nel1959, quando una missione della Fondazione Ford - composta da 13agronomi nordamericani - si rec in India, questi rifiutarono diprendere in considerazione l'ipotesi di uno sviluppo agricolosimultaneo in tutti i 550000 villaggi indiani. Al contrario,essi raccomandarono di fornire input tecnici a quelle aree cheerano ben irrigate. Quindi, verso la met degli anni '60, laIndia's New Agricultural Strategy che mirava a promuovere nuovevariet di sementi - fin per concentrarsi sugli agricoltori giprima privilegiati, che nel linguaggio della rivoluzione verdediventarono agricoltori "progressisti". Tutti gli altri furonocostretti a far marcia indietro per mancanza di terre, denaro,accesso al credito e appoggi politici e furono marginalizzatinel ruolo di produttori di cibo (24). Bhalla conferma che nellearee a grano e riso Hyv, la distribuzione delle terre lavorate mutata a favore degli agricoltori grandi proprietari (25).Kelkar, che ha studiato gli effetti della rivoluzione verde intre villaggi del distretto di Etawah, osserva che la nuovatecnologia esclude le donne, emarginandole. Secondo l'autrice,

    con la coltivazione di prodotti da reddito esclusivamente peril mercato, le donne non hanno potere decisionale riguardo alleesigenze domestiche di cereali. Quando tali decisioni sono presedagli uomini prevalgono i princpi economici. Perdendo ilcontrollo sulle spese e sulle vendite, le donne perdono autoritin famiglia. Questa stata la conseguenza naturale del loroallontanamento dagli ambiti del lavoro e del mercato (26).

    L'equazione maschilista tra valore economico e flussi di denarocrea una scissione tra l'economia di mercato controllata dagliuomini e l'economia di sussistenza sostenuta dalle donne. Ilmercato fa s che le donne debbano faticare sempre pi pergarantire la sopravvivenza, mentre il loro lavoro ottiene sulmercato un apprezzamento inferiore. Questa devalorizzazione,combinata ad accresciuti carichi di lavoro, riduce il dirittodelle donne al cibo, al nutrimento e alla stessa vita. Mentresopportano pesi maggiori IN FAVORE della societ, le donne sonoviste sempre pi come un peso PER la societ, di cui si pu farea meno, con la discriminazione, le morti legate al sistema delladote e gli omicidi.

    La violenza contro la donna, che nasce dal riduzionismo -epistemologico ed economico - del malsviluppo agricolo, siafferma in due modi. Il mito secondo cui la chimica e lemacchine possono sostituire l'una la vita nel cibo e le altre lavita del suolo, dispensa le donne dal loro ruolo produttivonella protezione ambientale e nella produzione e trasformazionealimentare. Il lavoro e l'attivit necessari al mantenimento dei

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    processi ecologici essenziali in agricoltura e allaconservazione dei princpi nutritivi negli alimenti non vengonoregistrati sulla scala lineare degli input e degli output,perch i primi vengono da mercati lontani e i secondi liriforniscono. La produzione alimentare finalizzata al mercatodistrugge quindi le basi del lavoro femminile, o quanto meno le

    svaluta. Al declino, percepito o reale, nella produttivit delledonne, si associa un peggioramento dello status femminileall'interno della societ e della famiglia. Nel Punjab, cuoredella rivoluzione verde, l'abbondanza di alimenti per il mercatonon ha determinato un miglioramento nutrizionale per le bambineall'interno della famiglia. Uno studio del 1978, riferentesi aldistretto di Ludhiana nel Punjab (27) mostrava che lapercentuale di bambine malnutrite era pi alta di quella deimaschietti, a parit di reddito economico.

    Tavola 5-6.

    Stato nutrizionale dei bambini (M) e delle bambine (F).

    Nelle classi privilegiate.

    Stato normale: 86 M, 70 F; 70-80% del peso normale: 10 M, 11 F;Meno del 70% del peso normale: 4 M, 13 F.

    Nelle classi non privilegiate.

    Stato normale: 43 M, 26 F; 70-80% del peso normale: 43 M, 24 F;Meno del 70% del peso normale: 14 M, 50 F.

    Lo studio ormai classico realizzato da Srilata Batliwala hacostituito il primo tentativo di calcolare il tempo e l'energiaspesi in attivit agricole dagli uomini, dalle donne e daibambini. Lo studio giungeva a concludere che l'analisi in formadisaggregata dell'energia umana d i risultati seguenti: inpercentuale delle ore totali di lavoro umano giornaliero perfamiglia, il contributo degli uomini rappresenta il 31%, quellodelle donne il 53% e quello dei bambini il 16% (nota 28).

    Come si detto, con la svolta verso il mercato operatadall'economia agricola il lavoro delle donne aumenta, ma queglistessi processi di malsviluppo che AUMENTANO IL LAVORO FEMMINILEnella produzione di sussistenza DIMINUISCONO IL VALOREDELL'ATTIVITA' DELLE DONNE, poich essa legata allasussistenza, non ai profitti. Le donne, quindi, sono pagate dimeno, e nutrite di meno, proprio mentre l'aumento dei lorocarichi di lavoro richiederebbe remunerazione maggiore enutrimento migliore.

    La sottoalimentazione, associata all'aumento del pesolavorativo, solo il primo e pi immediato degli impatti che lasuindicata mercantilizzazione dell'agricoltura provoca sulledonne. Le forme di violenza in relazione alla questione delladote (29) sono presenti al loro livello pi alto proprio nellearee della rivoluzione verde, nell'India nordoccidentale, e sonoun aspetto della pi generale violenza che sta diventandoendemica nel Punjab. In uno studio per l'Universit delle

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    rispetto alla realt attuale (34).

    Contrariamente all'idea diffusa secondo cui la modernizzazioneavrebbe liberato le donne da antiche discriminazioni e daldominio di sempre, la modernizzazione dell'agricoltura indianasta rafforzando i vecchi pregiudizi e sta introducendo nuovi

    preconcetti e nuova violenza. L'assunto per cui la natura e ledonne sono sostituibili e superflue risulta dalle dicotomie edai dualismi del riduzionismo economico e scientifico, causadella deforestazione e della morte dei suoli da un lato, e dellaspoliazione, svalutazione e morte della donna dall'altro.

    Siamo arrivati a una crisi cruciale nella natura effettiva delnostro modo di produrre cibo, che impoverisce la terra, capitalefondamentale per la produzione, e le popolazioni, per le qualiil cibo dovrebbe essere un diritto, attraverso la loropartecipazione produttiva. L'approccio della rivoluzione verdeha sostituito a un sistema alimentare basato sul riciclaggio esull'autorinnovamento, una linea produttiva fondata sugli ibridie sui prodotti chimici come input e sulle merci commestibilicome prodotto. Le catene alimentari naturali sono state rotte,poich le "catene alimentari" delle imprese multinazionali hannoconquistato il controllo della produzione e della distribuzionedegli alimenti.

    Le sementi "miracolo": la produzione fuori del principiofemminile.

    Le sementi sono il primo anello della catena alimentare. Percinquemila anni i contadini hanno prodotto i propri semi,selezionando, conservando e reimpiantando, permettendo allanatura di fare il suo corso nella catena alimentare.

    Il principio femminile stato mantenuto grazie allaconservazione delle sementi da parte delle donne e al lorolavoro di immagazzinaggio del cibo e dei cereali. Allaconservazione della diversit genetica e all'autorigenerazionedelle colture alimentari era associato il controllo da partedelle donne e dei contadini del Terzo Mondo sul germoplasma,origine dell'intera ricchezza vegetale.

    Con la rivoluzione verde tutto cambiato. Essa ha introdotto lenuove variet di sementi miracolose, che hanno totalmentetrasformato la natura della produzione e il controllo suisistemi alimentari. Le sementi "miracolo", per le quali Borlaugottenne il premio Nobel e che hanno rapidamente invaso il TerzoMondo, hanno anche gettato i semi di una nuovacommercializzazione dell'agricoltura. Borlaug introdusse un'eradi controllo industriale sulla produzione alimentare, creandouna tecnologia mediante la quale le multinazionali hannoacquisito il controllo sulle sementi, e quindi sull'interosistema alimentare.

    La rivoluzione verde ha commercializzato e privatizzato lesementi, sottraendo alle contadine del Terzo Mondo il controllosulle risorse genetiche vegetali per consegnarlo ai tecnocratioccidentali di sesso maschile del Cimmyt, dell'Irri e dellesociet multinazionali delle sementi (35).

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    Immagazzinando e conservando i chicchi, le donne hanno operatocome custodi dell'eredit genetica collettiva. Da uno studiosulle donne rurali in Nepal, emerso che della selezione deisemi sono responsabili in primo luogo le donne. Nel 60,4% deicasi, solo le donne decidevano il tipo di semi da usare, mentresolo nel 20,7% dei casi erano gli uomini a scegliere. Quanto a

    chi compie attualmente la selezione dei semi - nei casi in cuila famiglia decide di utilizzare i propri semi -, questo lavoro fatto dalle donne nell'81,2% dei casi, da donne e uominiinsieme nell'8% e dagli uomini solo nel 10,8%.

    In tutta l'India, anche negli anni di penuria alimentare ognifamiglia provvedeva a conservare i chicchi per la semina,cosicch il ciclo della produzione alimentare non siinterrompeva per mancanza di sementi. Le contadine indiane hannomantenuto scrupolosamente per migliaia di anni la base geneticadella produzione alimentare. Questa ricchezza collettiva,sviluppatasi nei millenni, stata considerata "cultivarprimitiva" dal punto di vista maschilista, che vede i proprinuovi prodotti come variet "avanzate" (36).

    La strategia di riproduzione maschilista della rivoluzione verde rimasta estranea al principio femminile, distruggendo ilcarattere di autoriproduzione e la diversit genetica dellesementi. Con la morte del principio femminile nella riproduzionevegetale, le sementi iniziarono a diventare fonte di profitti econtrollo. Gli ibridi "miracolo" sono un miracolo solo dal puntodi vista commerciale, perch gli agricoltori devono rifornirseneogni anno, in quanto GLI IBRIDI NON SI AUTORIPRODUCONO (37). Ichicchi di ibridi non producono semi fertili, perch nontrasmettono il proprio vigore alla generazione successiva. Conl'ibridazione, i semi non possono pi essere visti come fonte divita per la pianta, fautori della sopravvivenza attraverso ilcibo e il nutrimento: essi sono ora fonte di profitto privato, enull'altro.

    Il mito delle sementi miracolo.

    Queste nuove variet di sementi sono anche state chiamatevariet ad alto rendimento (Hyv = "high yielding varieties"):tuttavia, la definizione erronea, come ha sottolineato IngridPalmer nel suo studio in 15 realt nazionali circa l'impatto deinuovi semi sull'attivit agricola (38). Di per s, i semimiracolo non hanno un alto rendimento Ia loro caratteristicadistintiva l'elevata capacit di risposta a massicce dosi diinput, quali l'irrigazione e i fertilizzanti chimici. E' quindipi appropriato chiamarli "variet a elevata risposta" (H.r.v.s.= "high-responsive varieties"), poich, privi degli idoneiinput, il loro rendimento estremamente basso. Le varietcolturali tradizionali, dal caratteristico stelo lungo esottile, convertono dosi elevate di fertilizzante in unacrescita globale della pianta, piuttosto che nel solo incrementodella resa in grani. Normalmente, la crescita eccessiva dellapianta porta alla rottura dello stelo, facendo cadere a terra igrani, il che si traduce in elevate perdite di raccolto.

    La principale caratteristica dei semi "miracolo", o variet adalto rendimento, che segnarono l'inizio della rivoluzione verde, stata di permettere con l'ibridazione, grazie all'ingegneria

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    per la mucca e il bue e la sostanza organica proveniente dallecolture e dagli animali, che restituiscono nutrimento alterreno, ne conservano l'umidit e gli danno vita.

    La nuova scienza riduzionista non riesce a vedere e a misuraretutto questo e quindi i suoi nuovi semi distruggono i ricchi,

    produttivi sistemi agricoli, nella totale ignoranza di ci cheessi distruggono. Dal punto di vista della natura, delle donne edei contadini poveri, le variet ibride della rivoluzione verdenon sono state affatto l'alternativa migliore nella ricerca diun aumento della produzione alimentare. Esse sono statevantaggiose per le imprese, desiderose di trovare nuovi mercatiper sementi e fertilizzanti, sottraendo alle donne e aicontadini la custodia dei semi e il compito di costruire lafertilit del suolo; e sono state vantaggiose per i ricchiproprietari terrieri, che volevano conseguire ulteriori profitti.

    Le agenzie internazionali che finanziavano la ricerca sullenuove sementi fornirono anche il denaro necessario adiffonderle. L'impossibile compito di vendere una variet nuovaai milioni di piccoli contadini che non potevano permettersi diacquistare sementi, fu preso in carico dalla Banca mondiale,dall'Undp, dalla Fao e da una moltitudine di programmi dicooperazione bilaterale, che nei rispettivi programmi di aiutoiniziarono ad attribuire alta priorit alla distribuzione disementi Hyv. Le multinazionali dei semi, sempre pi integratecon le aziende chimiche, poterono vendere i semi alle agenzieper lo sviluppo del Terzo Mondo, lasciando a queste ultimel'onere della distribuzione. Con l'aiuto internazionale, igoverni del Terzo Mondo furono indotti a sussidiareabbondantemente i prezzi e anche a spingere gli agricoltoriall'acquisto di nuove sementi, imponendo l'uso di variet"migliorate" come condizione per accedere al credito agricolo ead altri mezzi di produzione, compresa l'irrigazione. Non semprei contadini del Terzo Mondo scelsero le nuove variet: spesso,furono forzati ad adottarle (42).

    Il mito degli alti rendimenti e l'autosufficienza alimentare.

    La questione dell'autosufficienza alimentare, fondata sullarivoluzione verde in India, un mito. A due livelli: al livellomicro, la sostituzione di colture miste di cereali, legumi esemi oleosi, con monocolture delle variet Hyv in commercio,mina drasticamente le basi dell'autosufficienza alimentare. Inprimo luogo, il piccolo coltivatore - che appare inadatto alcredito, ai fattori produttivi esterni e al pacchetto dellecolture da reddito - viene emarginato, perdendo quel diritto alcibo che gli era garantito, quando egli stesso produceva ilproprio nutrimento.

    Sono disponibili ampie prove del fatto che la rivoluzione verdeha avuto una tendenza classista e ha operato contro gliinteressi del piccolo contadino. L'estromissione delle frazionipi povere della societ attraverso la strategia dellarivoluzione verde e il loro ridotto accesso alle risorsealimentari , in parte, responsabile dell'APPARENTE surplus allivello macro. Secondo un eminente economista, V. K. R. V. Rao,il surplus un mito perch creato dalla mancanza di potered'acquisto. Mentre gli stock alimentari sono saliti da 63

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    milioni di tonnellate nel 1966 a 128 milioni di tonnellate nel1985, il consumo di alimenti sceso dai 480 grammi giornalieripro capite del 1965 ai 463 grammi del 1985. C. Gopalan, uno deiprincipali nutrizionisti indiani, ha anche sottolineato che inostri stock alimentari sembrano essere pi un'indice dellapovert delle nostre masse che di un reale surplus alimentare.

    Un gran numero di contadini che erano autosufficienti sono statiallontanati dall'agricoltura e non hanno il potere d'acquistonecessario a comprare gli alimenti prodotti e distribuitisecondo criteri commerciali. Inoltre, la produzione di alimentiessenziali - come i legumi e i semi oleosi, che sono di crucialeimportanza per un buon equilibrio nutritivo - sotto l'impulsodella rivoluzione verde diminuita in termini assoluti. Lacrescita dei raccolti non riguarda dunque l'intero sistemaalimentare, bens solo una sua piccola componente: l'interessedel mercato. La disponibilit nutritiva nel complessodiminuita. Se si calcolano anche i costi per l'ecosistemaagricolo, in termini di degrado del suolo, saturazione idrica,salinit e desertificazione, la rivoluzione verde, lungidall'aumentare la produttivit, l'ha RIDOTTA.

    La rivoluzione verde nel Terzo Mondo ha soppiantato non solo levariet di sementi ma interi raccolti. Cos come ha dichiarato"primitivi" e "inferiori" i semi pi popolari, l'ideologia dellarivoluzione verde ha dichiarato "marginali", "inferiori" e"grossolane" le colture alimentari. Solo una scienza agricolaprevenuta e nata dal patriarcato capitalistico potevaconsiderare "inferiori" colture alimentari quali il "ragi" e il"jowar". Le donne contadine conoscono i bisogni nutritivi delleproprie famiglie e i princpi nutritivi contenuti negli alimentiche esse coltivano. Tra le varie colture alimentari, essepreferiscono le pi nutrienti a quelle di maggior valorecommerciale. Le cosiddette "produzioni marginali" o "cereali agrana grossa", sono le colture naturali pi produttive dal puntodi vista nutritivo. Ecco perch le donne del Garhwal continuanoa coltivare il "mandua" e le donne del Karnataka coltivano il"ragi", malgrado tutti i tentativi messi in opera dallepolitiche statali per sostituirli con colture da reddito ealimenti commerciali, impegnando solo per questi ultimi tuttigli incentivi finanziari destinati allo "sviluppo" agricolo. Latavola 5-8 illustra la superiorit nutritiva delle colture chela rivoluzione verde ha dichiarato "inferiori" rispetto a quellecosiddette "superiori", come il riso e il grano (43). Una donnadi un villaggio himalayano mi ha detto un giorno: Senza inostri "mandua" e "jhangora", non riusciamo a lavorare comedobbiamo. I loro grani sono la nostra fonte di salute e diforza.

    Tavola 5-8.

    Contenuto nutritivo di alcuni alimenti.

    Bajra: 11,6 grammi di proteine; 230 grammi di minerali; 42milligrammi di calcio; 500 grammi di ferro.

    Fagi: 7,3 grammi di proteine; 270 grammi di minerali; 344milligrammi di calcio; 640 grammi di ferro.

    Jowar: 10,4 grammi di proteine; 160 grammi di minerali; 25

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    milligrammi di calcio; 580 grammi di ferro.

    Grano (macinato): 11,8 grammi di proteine; 60 grammi diminerali; 23 milligrammi di calcio; 250 grammi di ferro.

    Riso (brillato): 6,8 grammi di proteine; 60 grammi di minerali;

    10 milligrammi di calcio; 310 grammi di ferro.

    L'esempio estremo di questa visione polarizzata il "bathua",un importante ortaggio verde a foglie dall'elevatissimo valorenutritivo, che cresce in associazione con la coltura del grano.Le donne, quando sarchiano i campi di grano, non solocontribuiscono alla sua produttivit, ma raccolgono al tempostesso una ricca fonte di nutrimento per le proprie famiglie.Tuttavia, con l'uso massiccio di fertilizzanti chimici, il"bathua" diventato il principale competitore del grano, percui esso stato dichiarato una "malerba", ed eliminato a forzadi erbicidi e antinfestanti. Il ciclo alimentare si rotto, ledonne sono ora prive del loro lavoro e i bambini di una fonte dinutrimento gratis.

    Le colture che la rivoluzione verde sopprime non sono dunquemarginali dal punto di vista dell'alimentazione e dellasopravvivenza, ma solo in un'ottica di mercato e di produzionecommerciale finalizzata al profitto. La tendenza contraria allesementi e alle colture popolari si traduce in una tendenzasfavorevole al lavoro delle donne nella produzione disussistenza. Dal momento che la diversit genetica lavora controla logica dell'accentramento e del controllo, occorresopprimerla. In effetti, le strategie agricole globaliemarginano quegli anelli della catena alimentare che presentanoun alto valore per l'attivit delle donne nell'economia disopravvivenza e che tradizionalmente erano posti sotto ilcontrollo femminile. La rivoluzione verde nel Punjab ha ridottoi valori nutritivi soppiantando i modelli colturali tradizionalibasati sull'associazione di cereali, legumi e semi oleosi, eriducendo la produzione di legumi e oleaginose. Il riso e ilgrano Hyv si sono affermati rapidamente a spese dei legumi e deisemi oleosi, come evidenzia la tavola 5-9 (nota 44).

    Tavola 5-9.

    Mutamento dei modelli colturali nel Punjab (in percentuale dellasuperficie totale coltivata).

    Grano: nel 1966-67: 31,09; nel 1971-72: 40,81; nel 1976-77:41,84; nel 1981-82: 42,05; nel 1985-86: 43,90.

    Riso: nel 1966-67: 5,50; nel 1971-72: 7,86; nel 1976-77: 10,81;

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    nel 1981-82: 18,31; nel 1985-86: 23,73.

    Legumi: nel 1966-67: 13,38; nel 1971-72: 6,71; nel 1976-77:6,28; nel 1981-82: 4,69; nel 1985-86: 3,48.

    Semi oleosi: nel 1966-67: 6,24; nel 1971-72: 5,57; nel 1976-77:

    3,98; nel 1981-82: 3,25; nel 1985-86: 2,93.

    Il caso del riso, il cibo fondamentale nella maggior partedell'Asia, quello che meglio illustra le conseguenze delcontrollo centralizzato delle risorse genetiche. Un tempol'India coltivava normalmente 400000 variet di riso.Nell'ultimo mezzo secolo, ha probabilmente coltivato pi di30000 variet diverse di riso.

    Con la rivoluzione verde, questa diversit genetica statavelocemente annullata, perch l'Irri ha introdotto popolazioniuniformi di ibridi. L'International Rice Research Institute fucreato nel 1959 dalle fondazioni Rockefeller e Ford, nove annidopo la nascita di un istituto indiano, il Central Rice ResearchInstitute (Crri) a Cuttack. L'Istituto di Cuttack lavorava aricerche sul riso basate sulle conoscenze locali e sulle risorsegenetiche, seguendo una strategia in chiaro conflitto conquella, controllata dagli americani, dell'International RiceResearch Institute. In seguito a pressioni esterne, il direttoredel Crri fu rimosso dall'incarico, essendosi rifiutato diconsegnare all'Irri la sua raccolta di plasma genetico del riso,e avendo criticato la frettolosa introduzione delle variet diriso Hyv da parte dell'Irri (45).

    Il governo del Madhya Pradesh garant all'ex direttore del Crriun piccolo stipendio, affinch egli potesse proseguire il suolavoro presso il Madhya Pradesh Rice Research Institute (Mprri)di Raipur. Con un bilancio risicato, egli riusc a conservare20000 variet autoctone di riso "in situ", nel Chattisgarh, la"ciotola di riso" dell'India (46). In seguito, anche il Mprri,che stava facendo un lavoro d'avanguardia nello sviluppo di unastrategia di alto rendimento fondata sul sapere decentrato deitribali del Chattisgarh, fu chiuso in seguito a pressioni daparte della Banca mondiale (collegata all'Irri tramite ilCgiar), perch non sembrava disposto a consegnare all'Irri lasua raccolta di plasma genetico.

    Con la riduzione della base genetica della coltivazione delriso, l'Irri ha assunto il monopolio della ricchezza geneticamondiale relativa a questa coltura. Come hanno osservato gliscienziati del Central Rice Research Institute,

    l'introduzione di variet ad alto rendimento ha causato gravimodifiche nel sistema di insetti nocivi, quali la mosca digalla, la tramoggia bruna delle piante, l'accartocciatore, lalarva "prostituta", eccetera. La maggior parte delle variet adalto rendimento sono vulnerabili agli attacchi di insettinocivi, con una perdita di raccolto che va dal 30 al 100%. Laquasi totalit delle Hyv usate attualmente sono derivate dalT(N) o dall'IR-8 e hanno dunque il gene riducente del"dee-geo-woo-gen" (D.g.w.g.). Questa limitata base genetica haprovocato un'uniformit allarmante, causa di vulnerabilit allemalattie e agli insetti nocivi. La gran parte delle variet

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    introdotte non adatta agli altipiani o alle pianure tropicali,che insieme costituiscono circa il 75% dell'area totalecoltivata a riso in India (47).

    A causa della loro vulnerabilit, le variet nane introdottedall'Irri non sono riuscite ad aumentare i rendimenti rispettoai sistemi tradizionali di coltivazione (48).

    Con la produzione e il trasferimento centralizzati del riso Hyv, cominciata la diffusione delle malattie. Le malattie da virusnon esistevano in India prima del 1962: arrivarono con levariet nane dell'Irri. Finita la resistenza fondata sulladiversit genetica: al suo posto, un'elevata vulnerabilit.Invece della natura come fonte di sementi, le industriedell'agrobusiness e le imprese sementifere. Finito il saperelocale decentrato di milioni di tribali e contadini: vi si sostituito un istituto di ricerca centralizzata, con moltiuomini, molti "esperti" occidentali che prescrivono la colturadel riso della rivoluzione verde ai contadini di 111 paesi,sugli altipiani e nelle pianure, nelle regioni montane e sullacosta.

    Il risultato: un totale sconvolgimento dell'ecologia edell'economia della coltivazione del riso in particolare, edell'agricoltura in generale. Per la stessa quantit difertilizzante, le variet ad alto rendimento produconoall'incirca la stessa quantit totale di biomassa delle variettradizionali di riso. La resa in grani aumenta dunque a scapitodegli steli (49). Mentre il riso tradizionale produce unaquantit di paglia da quattro a cinque volte superiore a quelladei chicchi, per il riso ad alto rendimento il rapporto ingenere pari all'unit. La conversione dal riso tradizionale alriso ad alto rendimento aumenta la resa in chicchi ma diminuiscela paglia disponibile. La scarsit di quest'ultima, a sua volta,riduce la disponibilit di biomassa da utilizzare come foraggioe come pacciamatura (cio come copertura protettiva delterreno), portando alla fine del riciclaggio nutritivo.

    E' evidente che la strategia dell'Irri non stata la migliore,per i risicoltori indiani. La variet IR-8, prodotta nel 1966,soffr di violenti attacchi di ruggine di origine batterica nel1968-69. Nel 1970-71 il virus tungro del riso distrusse lecoltivazioni di IR-8 nelle Filippine. La IR-20, che sostitu laIR-8 nel 1971-72, fu concepita come resistente alla rugginebatterica e al virus tungro. Dal 1973 la diffusione dellatramoggia bruna della pianta e del virus che indebolisce l'erbaha distrutto l'IR-20 in molte province delle Filippine. Nel1974-75 il suo posto fu preso dall'IR-26, variet che fuattaccata da una nuova specie di tramoggia della pianta. Nel1976 fu introdotta un'altra variet, l'IR-36, che fu minacciatada nuove patologie micologiche (50).

    Le variet indigene non hanno questi problemi patologici e laloro resistenza agli insetti nocivi non si ottiene a scapito delrendimento. I tribali del Chattisgarh producono variet con resenormalmente elevate quanto quelle delle Hyv nelle miglioricondizioni. Questa strategia vantaggiosa, perch le variet digrano sono adatte all'ambiente locale e mantengono un'ampia basedi diversit genetica, e anche i risicoltori della regione siavvalgono di questo tipo di tecnica di coltivazione. Comesottolinea Richaria,

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    i risicoltori sono giganti che dormono, ma sono stati umiliatidalla scienza moderna: essa li ha indotti a pensare che la loroesperienza e il loro sapere, vecchi di secoli e secoli, non sono

    validi. Questo non esatto. L'esistenza in India di migliaia divariet di riso, prima che nel 1900 si rispolverasse ilmendelismo, una testimonianza della conoscenza edell'esperienza tramandatesi attraverso le generazioni.

    Passando in rassegna 22 sistemi di coltivazione del riso,Bayliss-Smith ha osservato che la rivoluzione verde non l'unica strategia possibile per aumentare le rese (51). Il risoirrigato ha una capacit di intensificazione sempre maggiore, unprocesso chiamato "involuzione" da Geertz (52).

    Tali strategie includono esempi di doppia coltivazione riso-favein campi concimati organicamente nello Yunan cinese, che dannoun rendimento da due a tre volte superiore a quello dellevariet introdotte dalla rivoluzione verde. Il modellooccidentale diffuso dall'Irri non era evidentemente l'unicaalternativa, n stata la migliore.

    E' stato il desiderio di potere, profitti e controllo, non lerese, a far s che gli interessi delle imprese globali e dellacooperazione internazionale abbiano optato per i semi"miracolo", che rendono i contadini dipendenti dai semi e daipreparati chimici prodotti dal mercato internazionale.

    Le altre alternative avrebbero lasciato il controllo nelle manidelle donne e dei contadini e avrebbero consentito a tutti dinutrirsi, ma non avrebbero generato profitti. Lappe e Collinsosservano che la rivoluzione verde stata una politicaimperiosa:

    Storicamente la rivoluzione verde stata una scelta di varietdi sementi in grado di produrre abbondanti raccolti in presenzadi condizioni ottimali. E' stata la scelta di NON iniziare asviluppare sementi in grado di resistere maggiormente allasiccit e agli insetti nocivi. E' stata la scelta di NONfocalizzare l'attenzione in primo luogo sul miglioramento deimetodi tradizionali di incremento delle rese, come ad esempio leassociazioni colturali. E' stata la scelta di NON sviluppare unatecnologia che fosse produttiva, ad alta intensit di manodoperae indipendente da fattori produttivi importati. E' stata lascelta di NON privilegiare il rafforzamento della dietatradizionale e bilanciata, basata sui cereali e sui legumi (53).

    Gli errori della rivoluzione verde appaiono ora evidenti siaagli agricoltori sia ai "teorici globali". I coltivatori hannosmesso di usare le sementi "miracolo".

    Le donne risicoltrici del Kerala hanno affermato: Quandoabbiamo seminato solo le variet approvate dal Governo, abbiamoregistrato delle perdite (54). Nelle Filippine, per irisicoltori i semi dell'Irri sono "semi dell'imperialismo" (55)

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    e nell'isola di Negros sono ritornati ai semi tradizionali, baseper un'agricoltura ecologica ed equa. Un visitatore del Negrosha osservato che la cosiddetta "rivoluzione verde" degli anni'70 ha messo in ridicolo due parole meravigliose. Ma nel Negrosabbiamo avuto la sensazione di trovarci di fronte all'inizio diuna vera rivoluzione verde; autenticamente verde e

    autenticamente rivoluzionaria (56)

    Essendo stato smascherato il mito della rivoluzione verde, leagenzie internazionali parlano di andare "oltre" (57).

    L'ra post-rivoluzione verde potrebbe fondarsi sul recupero delprincipio femminile nell'agricoltura, nel senso di un recuperodella diversit genetica, dell'autorinnovabilit edell'autosufficienza nella produzione alimentare, rimettendoneil controllo nelle mani di chi permette la sussistenza. Opotrebbe, al contrario, portare a una completa estromissione delprincipio femminile, accelerando il cammino verso l'uniformit ela vulnerabilit e trasferendo definitivamente il controllo deisemi e delle colture dalle mani delle donne e dei contadini aquelle dei giganti multinazionali.

    Dalla rivoluzione verde alle biotecnologie.

    I semi e i prodotti chimici sono stati i due fattori produttivipi importanti della rivoluzione verde. Con la rivoluzionebiotecnologica, questi fattori si integreranno completamente gliuni con gli altri, poich le multinazionali della chimicainiziano a rilevare il business della riproduzione vegetale einteri programmi universitari di ricerca. L'integrazione degliinteressi industriali sconvolger ulteriormente i cicli naturalie disgiunger le donne dalla catena alimentare (58).

    Le biotecnologie rendono esplicite le convergenze, finora tenutenascoste, tra il sapere, il potere e i profitti. Le frontiere diricerca dell'ingegneria genetica non vengono tracciate in modoinnocente nei templi del sapere; su di esse lavorano infatti 350imprese, che vanno dai colossi multinazionali alle piccoleimprese di bioingegneria. Le grandi aziende della biotecnologiasi sono fuse con le industrie sementifere, produttrici anche difertilizzanti e di pesticidi. I nuovi semi saranno costruitisotto il controllo di imprese quali Dow, Du Pont, Eli Lilly,Exxon, Merck, Monsanto, Pfizer, Upjohn, eccetera. Le nuoveaziende bioingegneristiche, pi piccole, saranno presto o tardiassorbite dalle grandi multinazionali, perch i biologi cheindustrializzano e commercializzano la propria ricercatroveranno in queste ultime profitti pi attraenti. Una stima disettore indica che alla fine del secolo saranno sopravvissutesolo cinque multinazionali nel settore integrato dei semi edella chimica.

    Gli scienziati accettano il fatto che, in futuro, gli obiettividella ricerca biotecnologica non risiederanno nell'interessepubblico bens nel profitto (59). Non ci sar pi la finzionepatriarcale dell'autonomia del lavoro per la scienza da quelloper il profitto, dato che le universit, moderne "proprietcomuni" intellettuali, saranno totalmente "industrializzate" eprivatizzate. A suon di contratti multimiliardari e pluriennali,le imprese stanno comprando scienziati e interi dipartimenti e

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    programmi di ricerca (60).

    La biotecnologia integra pi esplicitamente la catena alimentareindustriale con le multinazionali chimiche e dell'agrobusiness,fabbricando colture adatte ai bisogni delle industrie ditrasformazione alimentare e di pesticidi. Questo sta gi

    cominciando a succedere in India, con le ricette biotecnologicheper la soluzione dei problemi creati dalla rivoluzione verde nelPunjab. E' stata fatta la proposta di fondare un centro diricerche biotecnologiche sui semi, legato alla trasformazione difrutta e ortaggi per l'esportazione, sulla base di unacollaborazione tra Pepsico (multinazionale statunitense), Tata ePunjab Agro-Industries Corporation (61). Un commentatorefilo-Pepsi ha chiamato questo centro un catalizzatore dellaprossima rivoluzione agricola (62).

    Perch diventato cos importante avere una seconda rivoluzioneagricola, a cos breve distanza dalla prima? E questa secondarivoluzione non aggraver forse le vulnerabilit ecologiche,economiche e politiche che la prima ha introdotto? In meno didue decenni gli agricoltori del Punjab si sono accorti che, infondo, le sementi "miracolo" non lo erano poi tanto. Nel corsodegli anni le rese e i margini di profitto creati dal riso e dalgrano nel Punjab sono diventati stazionari o sono diminuiti, ecreano l'imperativo della diversificazione. La causa deiproblemi ecologici ed economici della rivoluzione agricola nelPunjab da ricercarsi nella ridotta variet della base geneticae dei modelli agricoli.

    La risposta che consente di uscire da questo vicolo ciecoecologico la riscoperta della diversit genetica delle risorseagricole vitali, il ripristino della salute del terreno, l'usopi prudente delle risorse idriche e la minimizzazione deirischi di insetti nocivi e di malattie. La nuova richiesta didiversificazione, tuttavia, non scaturisce da una base ecologicama dall'intuizione imprenditoriale di nuove possibilit diprofitto. La "diversificazione" dell'agricoltura nel Punjab stata usata come pretesto per la sostituzione delle produzionialimentari essenziali con una produzione orientataall'esportazione, su una base genetica ancora pi limitata einstabile di quella della rivoluzione verde. Il progetto dellaPepsi stato lanciato nell'ambito di questa "diversificazione"di stampo industriale; esso significa un ulteriore controllopolitico ed economico sulle risorse viventi, ulteriorivulnerabilit ecologiche, nuovi livelli di erosione genetica enuove fonti di spoliazione ed emarginazione per le donne e perle comunit rurali povere. Si tratta di uno spartiacquesignificativo nell'agricoltura indiana e nella politica dell'usodei suoli, poich introduce nuove dimensioni nelle politicheresponsabili dell'approvvigionamento alimentare e delle risorsegenetiche, minacciando al tempo stesso la produzione alimentaree i diritti al cibo, erodendo ulteriormente la diversitgenetica, trasferendo alle imprese multinazionali il controllodella nostra terra e della sua ricchezza genetica.

    Il progetto della Pepsi si pone in primo luogo l'obiettivo diprodurre e trasformare prodotti ortofrutticoli per esportarli.In questo si allontana dalla rivoluzione verde che sifocalizzava sulla produzione di grano e riso commerciali per lasoddisfazione delle necessit alimentari nazionali. Il progettomira a proventi da esportazione di circa 550 milioni di rupiegi nel primo anno. Il 74% circa della spesa totale di 220milioni di rupie necessaria al progetto riguarda il settore

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    Anche il progetto della Pepsi promuove le biotecnologie chefabbricheranno i semi di frutti e ortaggi pi adatti allatrasformazione, e nel suo business dei semi e della lavorazionealimentare industriale la Pepsico ha anche inseritobiotecnologie come la propagazione clonale e la coltura deitessuti.

    La "pi grande rivoluzione biologica di tutti i tempi" pu bendiventare la pi efficace scelta contro la biologia della naturae delle donne, per rispondere alle sue motivazioni di profittocon la creazione di "superpiante", "super-alberi" e"super-semi". Naturalmente, questa superiorit sar stabilitadal pensiero riduzionista, e la "superiorit" e l"'inferiorit"saranno il nuovo dualismo: creazioni culturali di unabiotecnologica fondata unicamente sul criterio del profitto.L'impatto ecologico e culturale finale di questo nuovoriduzionismo sar l'annientamento della diversit e dellasostenibilit nella natura e, come diretta conseguenza, deibisogni e dei diritti umani fondamentali.

    Non abbiamo bisogno dell'ingegneria genetica che inserisce geniazotofissatori nel mais e nel miglio, dato che le donne e icontadini, per secoli, si sono avvalsi della scelta, piecologica, di far fissare l'azoto con le colture miste dimais-fagioli e miglio-legumi vari. La natura non inadeguata:il problema che le imprese non riescono a fare profitti se nonla manipolano. Il trasferimento nei cereali di geniazotofissatori una fonte di profitto, anche se minaccia lafonte della vita mantenuta nei semi naturali. E, visto che letecnologie maschiliste distruggono i semi come fonte di vita,anche l'ingegneria genetica e le biotecnologie sono sostenutecome soluzione all'erosione genetica. Ma tale fiducia malriposta, come sottolinea Miguel Mota:

    Per "fabbricare" nuove variet, gli scienziati dei semi devonoricercare i geni desiderati, che possono esistere in una varietantica o in piante selvatiche. Se questo materiale non disponibile, la difficolt insormontabile, poich la genetica,malgrado tutte le meraviglie di cui ora capace, non pu"fabbricare" un gene "su misura". Possiamo ricombinare i geni,trasferirli dalle cellule di una specie a quelle di molte altre,possiamo mutarli, possiamo anche moltiplicarli "in vitro". Buonaparte della genetica dei nostri giorni sarebbe stata consideratafantascienza vent'anni fa. Ma non sappiamo come fabbricare ungene in grado di rendere il grano resistente a una temperaturadi cinque gradi inferiore alla presente resistenza massima, o ditriplicare il contenuto in lisina della sua farina. Se nonabbiamo questi geni altrove - magari in un'erba insignificante oin un'antichissima variet - non possiamo proprio fare un granocon quelle caratteristiche (65).

    Tavola 5-10.

    Somministrazione dei fertilizzanti.

    ORGANICO: Uomini: 43 uomini (5,1%); Donne: 251 (29,9%);Entrambi: 547 (65%); Totale: 841 (100%).

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    CHIMICO: Uomini: 65 (73%); Donne: 22 (22%); Entrambi: 2 (2,3%);Totale: 89 (100%).

    MISTO: Uomini: 109 (30,3%); Donne: 144 (40%); Entrambi: 107(29%); Totale: 360 (100%).

    TOTALE: UOMINI: 217 (16,8%); Donne: 417 (32,3%); Entrambi: 656(50,9%); Totale: 1290 (100%).

    Tavola 5-11.

    Perdita di suoli e dilavazioni in presenza di monocoltura(cassava) e di colture miste (cassava e mais).

    [La prima e seconda cifra si riferiscono alla perdita di suolo esono indicate in tonnellate per ettaro all'anno (t/ha); la terzae quarta cifra indicano le dilavazioni in %].

    PENDIO 1: Monocoltura: 2,7 t/ha; Colture miste: 2,5 t/ha -Monocoltura: 18%; Colture miste: 14%.

    PENDIO 5: Monocoltura: 87,4 t/ha; Colture miste: 49,9 t/ha -Monocoltura: 43%; Colture miste: 33%.

    PENDIO 10: Monocoltura: 125,1 t/ha; Colture miste: 85,5 t/ha -Monocoltura: 20%; Colture miste: 18%.

    PENDIO 15: Monocoltura : 221,1 t/ha; Colture miste: 137,3 t/haMonocoltura: 30%; Colture miste: 19%.

    Dato che il germoplasma mondiale si trova nelle foreste e neicampi del Terzo Mondo, o in antiche variet colturali coltivate,o allo stato selvatico, la conservazione delle risorse genetiche nelle mani delle donne, dei tribali e dei contadini del TerzoMondo. Cos come in tutti gli altri tentativi di proteggere lefonti della vita e di conservare il principio femminile, ledonne contadine probabilmente assumeranno la guida anche di unadiversa politica dei semi.

    La morte dei suoli.

    La fertilit della terra sta tutta nel sottile stratosuperficiale del suolo, l'humus, che sostiene la vita dellepiante e che, a sua volta, protetto dalle piante. Le donne delChipko affermano spesso che la loro lotta diretta a proteggerequesta "pelle della terra" che, quando viene scorticatadall'erosione o danneggiata per la perdita di nutrienti e diumidit, lascia la terra offesa e ammalata.

    Le donne tribali dell'Orissa cantavano mati devta dharam devta

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    (la terra la nostra dea, il suolo la nostra fede) mentrebaciavano la terra prima di essere trascinate via dalla poliziamentre manifestavano contro la rovina della loro collina sacradi Gandhamardhan (66).

    Oggi, i suoli dell'India stanno morendo e i pi fertili muoiono

    per la violenza tecnologica della rivoluzione verde. Lestrategie per la costituzione del suolo elaborate con cura dalledonne con il loro lavoro nell'agricoltura organica, sono statedistrutte in breve tempo dall'arroganza scientifica occidentale,che vede nelle fabbriche di fertilizzanti l'unica fonte dinutrimento per i suoli e nelle dighe e nell'irrigazione a largascala l'unico modo per mantenere l'umidit del suolo. Comeafferma uno studio riguardante il Nepal, i rapporti deiricercatori che effettuano osservazioni sul campo indicano chein tutte le comunit dove viene usato abitualmente ilfertilizzante chimico, sono gli uomini che decidono al riguardoe somministrano il prodotto, mentre le donne sono responsabiliquasi per intero della preparazione e somministrazione delconcime organico. Si gi discusso dell'importante ruolo delledonne nell'agricoltura organica; qui vedremo in modo particolarecome le tecniche organiche formano e proteggono i suoli.

    I sistemi di costruzione dei suoli nell'agricoltura tradizionale.

    L'erosione dei suoli in India il problema principale ed piaccentuata l dove le monocolture hanno preso il posto dellecolture miste. Come ha evidenziato l'International Institute forTropical Agriculture, l'erosione e le perdite di terreno sonoproporzionalmente minori in presenza dei sistemi di coltivazionemista rispetto alle monocolture (67).

    Le colture miste, specialmente leguminose associate ai cereali,aiutano anche la fertilit del suolo perch fissano l'azoto.L'associazione cereali-legumi, pratica tradizionale in India,aiuta sia le colture sia i suoli. I modelli agricolitradizionali si basano sempre sulla produzione - diretta ograzie agli animali - di materia organica, da destinare alterreno come cibo e nutrimento. I residui colturali e ledeiezioni animali vengono riciclati con cura per mantenere lafertilit del suolo e prevenirne l'erosione. La tavola 5-12mostra come l'erosione del suolo sia legata al suo contenuto inmateria organica (68).

    Tavola 5-12.

    Effetto della percentuale di strame sulle dilavazioni e sullaperdita di suolo in terre non coltivate (piovosit = 61,1millimetri).

    Tasso di strame (t/ha) 0: Dilavazioni (%): 50,0; Perdita disuolo (t/ha): 4,83.

    Tasso di strame (t/ha) 2: Dilavazioni (%): 1 9,7; Perdita disuolo (t/ha): 2,48.

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    Tasso di strame (t/ha) 4: Dilavazioni (%): 8,0; Perdita di suolo(t/ha): 0,52.

    Tasso di strame (t/ha) 6: Dilavazioni (%): 1,2; Perdita di suolo(t/ha): 0,05.

    Tavola 5-13.

    Spessore dello strame e rendimenti del sorgo/rendimenti delgrano (in chilogrammi per ettaro). [La cifra in metri indical'intervallo di spessore dello strame].

    Intervallo 4 metri: 400 (nel '72-73); 1690 (nel '73-74); 1780(nel '74-75); 1250 (nel '75-76); 1540 (nel '77-78).

    Intervallo 8 m: 280 (nel '72-73); 1610 (nel '73-74); 1770 (nel'74-75); 1120 (nel '75-76); 1902 (nel '77-78).

    Controllo: 20 (nel '72-73); 1120 (nel '73-74); 1100 (nel'74-75); 1080 (nel '75-76); 1470 (nel '77-78).

    Le colture miste e il concime organico riducono anche il rischiodi perdere il raccolto in seguito a siccit o ad attacchi diinsetti nocivi. Nelle zone aride, dove la crescita vegetazionalenelle foreste e nei campi dipende completamente dal ripristinodell'umidit nel suolo, la sostanza organica e l'humus aumentanoda due a cinque volte la ritenzione idrica del terreno. Questosistema di conservazione dell'acqua e dell'umidit del suolo haun'importanza vitale nei Tropici, dove le precipitazioni sonostagionali e devono essere immagazzinate dal suolo per potersostenere la crescita vegetale durante la stagione secca. Neiclimi aridi la conservazione dell'umidit del suolo unagaranzia contro il rischio della desertificazione (69). IlProgetto indiano per l'agricoltura nelle terre aride (All IndiaCoordinated Project on Dryland Farming) ha mostrato che lostrame determina un incremento della produttivit alimentarenelle zone aride (70).

    Accanto alla tecnologia della conservazione idrica nel suolograzie alla materia organica, le colture miste sono un'altratecnica per evitare la perdita del raccolto nell'agricoltura nonirrigata. Esperimenti realizzati dal Project on Dryland Farminghanno evidenziato che il raccolto del sorgo coltivato da solo siperde in media ogni 8 anni e quello del "pigeon-pea"(letteralmente "pisello piccione") ogni 5, mentre unacoltivazione associata delle due colture perde il raccolto inmedia solo ogni 36 anni.

    La rivoluzione verde: una ricetta per la desertificazione.

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    I fenomeni di desertificazione e morte dei suoli sono ilrisultato dei seguenti aspetti della politica della rivoluzioneverde:

    a) L'introduzione su larga scala di monocolture e modellicolturali uniformi.

    b) L'elevato assorbimento di nutrienti dal suolo e il bassolivello di restituzione di sostanza organica da parte dellenuove variet ibride di colture.

    c) L'elevata domanda di acqua e le insufficienti capacit diritenzione idrica da parte dei nuovi ibridi e delle colture dareddito.

    Si sono quindi verificate perdite di suolo e di nutrienti,insufficienza idrica, salinizzazione, siccit edesertificazione. La rivoluzione verde ha creduto che le perditedi nutrienti e le carenze potessero essere compensate dall'uso"una tantum" di fattori produttivi non rinnovabili di potassio,fosforo e nitrati sotto forma di fertilizzanti chimici. Ilfosforo e il potassio derivati da depositi geologici, e l'azotoderivato dal petrolio sono fattori non rinnovabili, e la lorostessa estrazione e trasformazione presentano elementi esterninegativi.

    Il pensiero riduzionista occidentale ha portato molti tecnici aconsiderare solo la possibilit di fornire ai sistemi intensividi produzione alimentare elementi nutritivi provenientiesclusivamente da fonti vergini.

    La ristrettezza di questa convinzione ci ha dunque condotti aprogettare e a fare assegnamento su soluzioni di sviluppo nonsostenibili. E' infatti chiaramente non sostenibile un modellobasato sull'enorme incremento nell'uso di elementi nutritivinuovi che hanno costi marcatamente crescenti, e su riservelimitate. Howard ha definito questa mentalit "N.P.K.", le cuiradici, secondo lui, sono da ricercarsi nella Grande Guerra.

    L'Occidente si caratterizza, dal punto di vista dellaconcimazione, per l'uso di fertilizzanti artificiali. Lefabbriche impegnate durante la Grande Guerra a fissare l'azotoatmosferico per la fabbricazione di esplosivi dovevano trovareun altro tipo di mercato; crebbe l'uso di fertilizzanti azotatiin agricoltura, e tuttora la maggioranza di agricoltori eorticoltori commerciali basano il loro programma di concimazionesulle forme pi economiche di azoto (N), fosforo (P) e potassio(K) presenti sul mercato. Quella che pu essere opportunamenteindicata come mentalit N.P.K. domina l'agricoltura, tanto nellestazioni sperimentali quanto sul terreno. Interessi acquisiti,costituitisi durante un periodo di emergenza nazionale, hannoportato a questa stretta mortale (71).

    L'esperienza della rivoluzione verde nel Punjab mostra conchiarezza i limiti dell'approccio chimico alla fertilit delsuolo: anche l'aumento delle somministrazioni di N.P.K. non sonoin grado di mantenere stabile la produttivit, e le ricerche

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    della facolt di Agronomia dell'Universit del Punjab hannoconfermato la necessit di fattori produttivi organici permantenere alti i rendimenti (72).

    Si osservato che la concimazione verde aumenta i rendimenticolturali della senape e del pisello piccione, come indicano le

    tavole 5-14 e 5-15. Il sistema organico per dare fertilit alsuolo, che stato sostituito dal sistema chimico dellarivoluzione verde, in conflitto con quest'ultima, chetrasforma la base effettiva delle categorie della produttivit edel rendimento.

    Tavola 5-14.

    Impatto della concimazione verde sul rendimento in grani dellasenape (t/ha).

    [Le somministrazioni sono misurate in chilogrammi per ettaro].

    0 somministrazioni: 0,46 senza concime verde; 0,76 con concimeverde; 0,30 risposta alla concimazione verde.

    50 somministrazioni: 0,58 senza concime verde; 1,06 con concimeverde; 0,48 risposta alla concimazione verde.

    100 somministrazioni: 0,74 senza concime verde; 0,16 con concimeverde; 0,42 risposta alla concimazione verde.

    150 somministrazioni: 0,88 senza concime verde; 1,21 con concimeverde; 0,33 risposta alla concimazione verde.

    Media: 0,67 senza concime verde; 1,05 con concime verde; 0,38risposta alla concimazione verde

    Tavola 5-15.

    Impatto della concimazione verde sul rendimento in grani delpisello piccione (t/ha).

    [Le somministrazioni sono misurate in chilogrammi per ettaro].

    0 somministrazioni: 0,34 senza concime verde; 0,97 con concimeverde; 0,63 risposta alla concimazione verde.

    30 somministrazioni: 0,74 senza concime verde; 1,11 con concimeverde; 0,37 risposta alla concimazione verde.

    45 somministrazioni: 0,86 senza concime verde; 1,33 con concimeverde; 0,47 risposta alla concimazione verde.

    60 somministrazioni: 0,94 senza concime verde; 1,42 con concime

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    rinnova tutti gli oligoelementi in modo equilibrato, mentre laconcimazione chimica N.P.K. non ci riesce.

    La carenza di zinco la pi diffusa tra tutte le deficienze dinutritivi. In pi di met degli 8706 campioni di terrenoprelevati nel Punjab, la presenza di zinco era insufficiente, il

    che ha ridotto i rendimenti del riso fino a 3,9 tonnellate perettaro, quelli del grano fino a 1,98 e quelli del mais fino a3,4. Il consumo di solfato di zinco, pari a zero fino al1969-70, sal a circa 15000 tonnellate nel 1984-85. Carenze diferro sono state rilevate nel Punjab, nell'Haryana, nell'AndhraPradesh, nel Bihar, nel Gujarat e nel Tamil Nadu, e minaccianole coltivazioni di riso, grano, arachidi, canna da zucchero,eccetera. Un altro oligoelemento diventato insufficiente neiterreni del Punjab il manganese. La carenza di zolfo, primarilevata solo nei suoli coltivati a semi oleosi o legumi, stata ora verificata anche nei suoli a cereali, come il grano.

    Gli squilibri nella bilancia nutritiva dei suoli possonoderivare sia dall'esaurimento degli elementi-traccia, sia dalloro eccesso. La rivoluzione verde ha anche causato fenomeni ditossicit del suolo, introducendo negli ecosistemi quantiteccessive di certi oligoelementi. Il progetto di irrigazioneNagarjuna Sagar ha portato una tossicit da fluoro. Ventiseimilioni di ettari di terra in India sono colpiti da tossicit daalluminio. Nel distretto di Hoshiarpur, nel Punjab, i metodidella rivoluzione verde hanno causato una tossicit da boro,ferro, selenio e molibdeno che sta minacciando la produzione dialimenti e lo stato di salute degli animali.

    Un'agricoltura non sostenibile ha svuotato il suolo della suasostanza organica e dei suoi microelementi, sostituendovi irischi legati alla tossicit, oltre naturalmente ad introdurrel'inquinamento da nitrati nei corsi d'acqua, a causa deifertilizzanti chimici, e l'avvelenamento da pesticididell'intero ecosistema. Questi sono gli squilibri ecologici chela richiesta di fattori nutritivi da parte delle variet ad altorendimento ha causato. Un secondo gruppo di problemi per i suolifertili sorge dall'elevato fabbisogno idrico da parte di quellevariet e dalla diffusione dell'irrigazione intensiva comerisposta a questa esigenza.

    Deserti saturi d'acqua e di sale.

    Le variet della rivoluzione verde e i modelli colturalirichiedono molta pi acqua delle variet indigene e dellecolture tradizionali. Le variet di grano ad alto rendimento, adesempio, hanno bisogno di un'irrigazione tre volte superiorerispetto alle variet tradizionali. Inoltre, le colture multipledevono essere irrigate per tutto l'anno; questo sistemacolturale basato su variet con cicli di corta durata, cheavrebbe dovuto accrescere la produttivit agricola, ha invececreato scompensi idrologici o deserti saturi di salinit.

    L'irrigazione intensiva ha introdotto negli ecosistemi quantitdi acqua superiori alle capacit di drenaggio dei suoli. Cicausa un innalzamento delle falde freatiche e quindi lasaturazione. La saturazione riduce l'aerazione del terreno,porta a condizioni anaerobiche, riduce la crescita delle radici

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    e pu intaccare seriamente la crescita della pianta. E' ilfenomeno opposto alla desertificazione per inaridimento. I suolineri del cotone (74) sono i pi esposti alla saturazione, acausa della loro elevata capacit di ritenzione idrica. Questaqualit naturale ha fatto s che essi siano fertili anche senzao con scarsa irrigazione artificiale. La stessa qualit li ha

    convertiti in deserti in seguito a pratiche di irrigazione ecoltivazione inappropriate. Strettamente legata al problemadella saturazione idrica la salinizzazione: il sale cheavvelena le terre arabili. Nelle regioni a precipitazioniscarse, la terra contiene una quantit rilevante di sale nondisciolto. L'irrigazione dei suoli in simili zone fa salire ilsale in superficie perch l'acqua dell'irrigazione, evaporando,si lascia dietro un residuo biancastro. Questa salinizzazione hadistrutto l'agricoltura mesopotamica. Oggi, l'invasione salina,che comprende l'acidit e l'alcalinit, minaccia un terzo delleterre irrigate del mondo. Si stima che in India ci siano circa 7milioni di ettari di suoli salati; la tavola 5-16 indical'estensione delle terre distrutte dalla salinit edall'alcalinit nelle varie regioni (75).

    Tavola 5-16.

    Aree affette dalla salinit.

    Terreni costieri colpiti da salinit.

    A) In regioni aride: Gujarat (714000 ettari);

    B) In regioni deltaiche e umide: Bengala occidentale, Orissa,Andhra Pradesh, Tamil Nadu (1394000 ettari).

    Suoli acidi. Kerala: 16000 ettari;

    Suoli affetti da salinit nelle regioni del suolo nero:Karnataka, Madhya Pradesh, Andhra Pradesh, Maharashtra (1420000ettari);

    Suoli affetti da salinit nelle regioni aride e semi-aride:Gujarat, Rajasthan, Punjab, Haryana, Uttar Pradesh: 1000000ettari;

    Suoli sodici della pianura indogangetica: Haryana, Punjab,Uttar, Pradesh, Bihar, Rajasthan, Madhya Pradesh: 2500000 ettari.

    Totale: 7044000 ettari.

    Tavola 5-17.

    Distribuzione delle aree sature in vari distretti del Punjab.

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    (falda freatica a meno di 1,5 metri, giugno 1983).

    [Indicazione per distretti delle aree sature in unit di 100000ettari e loro equivalente in percentuale per ogni distretto].

    Faridkot: 1,12 = 39,16%.

    Ferozepur: 1,02 = 35,66%.

    Bhatinda: 0,32 = 11,19%.

    Sangrur: 0,09 = 3,15.

    Amritsar: 0,08 = 2,80%.

    Hoshiarpur: 0,07 = 2,45%.

    Gurdaspur: 0,06 = 2,10%.

    Jalandhar: 0,05 = 1,75.

    Ludhiana: 0,04 = 1,40%.

    Ropar: 0,005 = 0,17%.

    Patiala: 0,005 = 0,17%.

    Totale = 286000 ettari.

    Molte zone nello Stato del Punjab (76) sono colpite dallasaturazione e dalla salinit. Si calcola che circa 286000 ettariabbiano la falda freatica a una profondit minore di 1 metro emezzo anche nel secco e caldo mese di giugno. Durante i monsoni,la falda freatica sale da mezzo metro a 1 metro e 20. Questearee sono normalmente soggette alla saturazione, il cui gradodipende dalla topografia della zona. La profondit della faldain varie regioni del Punjab e la distribuzione delle areesaturate in diversi distretti del Punjab sono indicati nellatavola 5-17. Come indicato nella tavola, i problemi pi grossiriguardano i distretti del Sud-est, tra i quali Faridkot,Ferozepur e Bhatinda. I distretti di Faridkot e Ferozepur hannoda soli 214000 ettari di terreno in cui la profondit di circaun metro e sono colpiti dalla salinit e dall'alcalinit. Seguein ordine di gravit il distretto di Bhatinda, dove statocalcolato che circa 70000 ettari sono gravemente colpiti dallasalinit e danno raccolti scarsi o nulli.

    Anche lo Stato del Karnataka ha perduto una grande parte dellesue terre fertili in seguito alla saturazione e allasalinizzazione, dovute all'irrigazione eccessiva e alleinfiltrazioni da serbatoi e canali (77).

    Su 75974 ettari irrigati dal progetto Malaprabha, 2400 sonosaturati. Il progetto d'irrigazione Ghatprabha, che comprendeun'area di 143417 ettari, ha causato la saturazione e lasalinizzazione di 2000 ettari; e cos , nel progettoTungabhadra, per 33000 ettari su 36300000. Gli idrografi dellesorgenti hanno indicato che il tasso medio di crescita dellafalda freatica a causa dell'irrigazione di 13 centimetri

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    all'anno.

    Le aree nei dintorni di Yellapura, Genekenal e di alcuni altrivillaggi sono diventate una palude. Nei suoli presso KurugoduBailur, Gotur, Lakshmipura e Sangankal si verificata, a causadella saturazione, una grande diffusione delle croste saline

    (spesse da 2 a 4 centimetri). Con la costruzione di grandi dighee i grandi lavori di irrigazione per sostenere la rivoluzioneverde, agricoltori benestanti si sono ritrovati poveri da ungiorno all'altro. Invece di indennizzarli, il governo arriv araccogliere una "tassa di miglioramento": un'imposta destinata arecuperare i costi di capitale per i progetti di irrigazione.Agli inizi degli anni '80, gli agricoltori dell'area interessataai progetti del Ghatprabha e del Malaprabha rifiutarono dipagare la tassa, perch la loro terra era stata rovinata dallasaturazione. Durante questo primo movimento di protezione deiloro suoli e del loro diritti, si arriv a sparare suicontadini, donne comprese, uccidendone anche alcuni. Uno sloganutilizzato dai contadini durante questa resistenza fu: Chi tid il cibo? Che cosa dai tu in cambio?, che indicava labancarotta di uno sviluppo agricolo che ha trascurato i dirittidei suoli e dei contadini, fondamentali produttori di cibo.

    Nell'India settentrionale, un movimento chiamato "Mtti BachaoAbhiyan" (campagna per la salvezza del suolo) (78) cresciuto apartire dalla lotta dei contadini contro la saturazione causatadalla diga Tawa nell'Hoshangabad, facente parte del progetto disistemazione idrica della valle del Narmada. Prima della diga,l'Hoshangabad produceva grandi quantit di cereali non irrigui,come grano e sorgo, semi oleosi come sesamo e semi di lino,legumi come pisello piccione, "moong", fagioli neri elenticchie. Queste colture mantenevano la fertilit del suolo,garantivano il nutrimento e davano surplus commerciabili. Con lasaturazione, l'irrigazione ha distrutto i suoli, rimpiazzato lecolture alimentari, ed eliminato anche i mercati. Al posto dellevecchie colture stata introdotta la soia, e le agenzieufficiali, quando sostengono che tutto ci ha comportatoincalcolabili profitti ai contadini, dimenticano di dire chel'abbandono dei semi oleosi e dei legumi ha comportato unaperdita di 90 milioni di rupie nel solo distretto di Hoshangabad.

    L'irrigazione ha reso impossibile la coltivazione di questecolture non irrigue. Dice una donna del villaggio di Byavra,colpito dalla saturazione: La nostra casa era sempre piena dichicchi, come il fiume Narmada pieno d'acqua. Oggi non abbiamopi cibo.

    Il fiume Narmada arriver ad avere 30 dighe grandi, 135 di mediagrandezza e 3000 piccole, da costruirsi nel corso dei prossimicinquant'anni, per il costo di 10 miliardi di dollari, con lospostamento previsto di due milioni di persone che vedranno leloro terre sommerse. Ma, sulla base dell'esperienza di Tawa,anche i contadini dell'area controllata se ne dovranno andare,perch i loro terreni saranno annientati dalla saturazione edalla salinizzazione.

    La rivoluzione verde, che provoca deserti saturati e salatinelle aree dei grandi progetti di irrigazione, causasimultaneamente carenze idriche in altre regioni, sia costruendodighe e deviando i corsi d'acqua, sia sfruttando eccessivamentele acque sotterranee. Le elevate richieste di fattori nutritivie di acqua da parte delle variet colturali della rivoluzioneverde sono la causa principale della morte e della

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    desertificazione delle terre agricole del Terzo Mondo.

    Cercare all'interno del paradigma della rivoluzione verde lasoluzione ai problemi dello squilibrio nutritivo, dellasaturazione e della salinizzazione non economico nsostenibile. Nemmeno i contadini benestanti del Punjab possono

    spendere le 16000 rupie per ettaro necessarie all'introduzionedi canali di drenaggio per eliminare l'eccesso di irrigazione;n possono sostenere i costi di acquisto di oligoelementi, inaggiunta a quelli gi esorbitanti dei fertilizzanti N.P.K. Lasomministrazione di microelementi nutritivi porta con s ilrischio di provocare tossicit nel suolo: la soluzione di farscorrere via i sali in eccesso spargendo quantit aggiuntive diacqua richiede troppo denaro e troppa acqua, e queste risorsesono entrambe limitate.

    Il prelievo delle acque sotterranee e la creazione di desertiaridi.

    Il modello ad alta intensit di acqua della rivoluzione verde haprovocato penuria idrica e inaridimento delle terre nelle zonedove l'irrigazione si basata sulle risorse idrichesotterranee. La coltivazione per scopi commerciali della cannada zucchero, dell'uva e delle arance ha assetato la maggiorparte dei suoli del Maharashtra. I pozzi di superficie usati perl'irrigazione protettiva delle colture come il sorgo sonoseccati per l'ipersfruttamento dei pozzi pi profondi, graziealle potenti pompe installate per le colture da reddito. Ilprelievo delle acque sotterranee ha causato siccit; in moltearee del paese le falde freatiche sono scese da una profonditdi 1030 piedi fino a 300-400, rendendo inaccessibile allecomunit dei villaggi perfino l'acqua potabile. Con ilprosciugarsi delle sorgenti d'acqua, anche il suolo inaridisce,e ogni perdita annuale di colture lo lascia pi impoverito earido. La vita dell'acqua e dei suoli stata barattata conpochi anni di incassi.

    Il rispetto dei diritti del terreno.

    Abbiamo avuto due decenni di distruzione, rapida e su largascala, dei fertili terreni agricoli indiani: ecco il risultatoproprio di quei processi che miravano all'aumento dellaproduttivit agricola.

    Abbiamo anche avuto, da parte delle stesse agenzie che hannoideato la rivoluzione verde, tentativi falliti di trovare"espedienti tecnologici" per far fronte alla morte dei suoli.

    L'antidoto alla morte dei suoli non pu trovarsi nelle mani diquelli che per primi hanno creato il problema e che siinteressano solo al mercato, non certo alla vita del suolo o allavoro delle donne che lo rendono fertile. Il risanamento e ilrecupero dei suoli non nasceranno certo dalla convinzionepersistente che il mercato il principio che deve improntaretutta l'agricoltura. Il recupero del suolo viene invece dalla

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    riscoperta delle vie naturali di rinnovamento e dal riconoscere,ancora una volta, che la terra ha diritto a una parte di ci cheproduce, per potersi rinnovare. Rispettare questo diritto unpresupposto cruciale per la soddisfazione dei nostri bisogni.

    Sulla base dell'assunto che la natura inefficiente, ne stiamo

    rapidamente minando la produttivit. La morte dei suoli solouna tra le tante espressioni dell'arroganza che ci spinge alavorare contro la produttivit della natura invece difavorirla. E' diffuso l'equivoco per cui riconoscere i dirittidella natura significherebbe ignorare i diritti degli esseriumani, e un uso sostenibile del terreno sarebbe inconciliabilecon il bisogno di cibo dell'affamato. Eppure non stata lasoddisfazione dei bisogni dei poveri a uccidere, con ladesertificazione e le malattie, i suoli fertili.

    La saturazione e la salinit, la carenza di micronutrienti, latossicit e l'esaurimento della sostanza organica sonoconseguenze dirette e inevitabili di una filosofiadell'agricoltura guidata dal moderno principio patriarcale dellamassimizzazione del profitto. La riscoperta dei suoli pu soloavvenire con una filosofia che consideri capitale agricolo lafertilit del suolo e non il denaro, che veda nelle donne, e nonnelle fabbriche di fertilizzanti, le fornitrici di fattorinutritivi e che infine ponga la natura e i bisogni umani,anzich i mercati, al centro di un'agricoltura e di un uso dellaterra sostenibili.

    Per far vivere i suoli e la gente, dobbiamo arrestare latrasformazione della fertilit del suolo in denaro, e delleterre produttive in deserti.

    Gli esperti occidentali che oggi giungono numerosi nel TerzoMondo in cerca di soluzioni istantanee al problema dei suoli inagonia, spesso biasimano le vittime: le donne, i tribali, icontadini. Dimenticano che la tecnologia della "scodella dipolvere" ("dust bowl"), che conduce alla fabbricazione deideserti, stata per la prima volta applicata nellacolonizzazione delle terre native indiane del Nord America daparte di uomini di cultura europea, con tecniche europee: l'usointensivo di fertilizzanti di sintesi, la pratica estensivadella monocoltura e la meccanizzazione estensiva e intensivatrasformarono in deserto le fertili praterie dell'Oklahoma inmeno di trent'anni. Come fa osservare Hyams:

    Oggi sarebbe probabilmente possibile modificare in una decinadi anni la fertilit del suolo di un'area grande come la"scodella di polvere" in altre forme di ricchezza, o in denaro,con l'aiuto dei macchinari straordinariamente potenti che sonodisponibili per "estrarre" fertilit dal terreno... Quando, trail 1889 e il 1900, migliaia di contadini si insediarononell'Oklahoma, probabilmente pensavano di star fondando unanuova civilt agricola che sarebbe durata quanto l'Egitto. Magi i nipoti, e anche i figli di questi coloni che moltovelocemente diventarono una malattia per il proprio suolo, siallontanarono dai poderi in rovina, dalle colture sepolte osradicate, dai terreni senza vita, negli occhi e nei capelli lapolvere da essi stessi provocata, nei denti la sabbia sterile diuna pianura un tempo fertile... La penosa processione andava aovest, oggetto di disgusto: i migranti maledetti da Dio, gli"Okies". Ma questi migranti erano il capro espiatorio di una

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    generazione, e il dio che li aveva maledetti era forse,dopotutto, una dea, di nome Cerere, Demetra, Maia, o qualcunapi antica e terribile. E il motivo per cui li aveva maledettiera la loro corruzione, la loro grossolana ignoranza dellanatura del suo mondo, la loro sfida alle leggi dellacollaborazione e della restituzione, che sono le basi della vita

    su questo pianeta (79).

    Da allora, le tecniche agricole del patriarcato occidentale,altamente energivore, ad alta intensit di fattori chimici, diacqua e di capitale, adatte a creare deserti da suoli fertili inmeno di due decenni, si sono diffuse rapidamente in tutto ilTerzo Mondo, sotto il nome di sviluppo agricolo, acceleratodalla rivoluzione verde e finanziato dalle agenzie dicooperazione internazionale.

    Per recuperare il terreno come sistema vivente occorrerecuperare il principio femminile nell'agricoltura, in unospirito di rispetto e sollecitudine verso una terra sollecita eprotettiva.

    I pesticidi, veleno nel tessuto della vita.

    Con la rivoluzione verde, spesso la stessa produzione di cibo una minaccia per la vita. I nuovi semi di questo tipo diagricoltura sono molto vulnerabili agli agenti nocivi erichiedono un uso massiccio di pesticidi per assicurare il"controllo degli insetti nocivi" e la "protezione della pianta".Come molte altre cose nel linguaggio - e nei proclami - dellarivoluzione verde, anche questo esagerato e falso. Ipesticidi, lungi dal tenere a bada gli insetti dannosi, agisconoormai verso di essi come pozioni fortificanti e, creando nuovespecie mutanti e aumentando la vulnerabilit a quelle vecchie,espongono la pianta a rischi sempre maggiori.

    Ho spesso camminato con le donne nei campi terrazzati delGarhwal, che un mosaico di diversit. Su di essa si fonda laprotezione della pianta, attraverso il mantenimento dei ciclipredatori-insetti nocivi e la costruzione di una resistenza deiraccolti agli insetti nocivi e alle malattie. Quando chiedo allecontadine del Garhwal se hanno problemi di insetti dannosi, esseridono e rispondono: Insetti dannosi? Cosa sono? L'assenza didanni da insetti nei modelli agricoli ecologicamente sani el'evoluzione verso specie resistenti agli insetti sono inassoluto contrasto con quei rischi di nuovi insetti che fannoparte del "pacchetto" delle monocolture ibridate dellarivoluzione verde. Abbiamo gi mostrato esempi dellavulnerabilit agli insetti nocivi da parte delle nuove varietdi riso e di sorgo. Il "ragi" un esempio di un'altra coltura,prima assolutamente esente da insetti, che la tecnologia dellarivoluzione verde ha reso soggetta a ogni tipo di attacco.

    La farsa delle variet "migliorate".

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    Il "ragi" un cereale comune in India. Introdottovi dal Cornod'Africa pi di quaranta secoli fa, ha garantito per millenni aicontadini indiani una dieta bilanciata ed una vera coltura"miracolo": molto forte e resistente alla siccit. Questacoltura riesce a crescere anche in condizioni sfavorevoli ed

    felicemente esente da funghi e attacchi di insetti nocivi. Finoa pochi anni fa le donne conservavano il "ragi" in casa, inbuche scavate nel terreno ed esso si manteneva per decine dianni. Tutte queste qualit hanno fatto di questo cereale unacoltura adattissima a garantire la sicurezza alimentare nelleregioni soggette alla siccit.

    Le proteine del "ragi" sono biologicamente complete quantoquelle del latte. Nel 1886 Church annotava: Il "ragi" unacoltura della stagione delle piogge, del tutto produttiva susuoli leggeri: pu quasi crescere sulla pietra e sulla ghiaia.Se coltivato e sarchiato correttamente, d un raccolto da 5 a 6"maund" di grani per acro in collina, da 12 a 14 in pianura(80).

    La tradizionale coltivazione del "ragi" si sempre basata suun'ampia diversit genetica. Hullubili, guddabili, karigidda,jenumudde, madayanagiri, hasarukambi, doddaragi, biliragi,balepatte, karimurakabi, majjige, rudragade, jade shankara: sonosolo alcune delle variet coltivate nel Karnataka (81). Tutteavevano in comune varie caratteristiche: alto valore nutritivo,alta produttivit, resistenza agli insetti nocivi e allasiccit. Ma il "pensiero della crisi" non ha potuto resisterealla tentazione di migliorare il "ragi" e, nel tentativo difarlo, ha introdotto gli insetti nocivi in una coltura che neera esente, e la vulnerabilit alla siccit in una coltura primaresistente.

    Negli anni '60 nuove variet di "ragi" furono introdottenell'India meridionale, sulla base del programma All-IndiaCo-ordinated Millet Improvement (82).

    La tavola 5-19 confronta le prestazioni delle variet indigenedi "ragi" con le Hyv, nei raccolti 1976-77 e 1977-78.

    Tavola 5-19.

    Confronto delle caratteristiche delle variet di "ragi" indigenee ad alto rendimento.

    ]La superficie misurata in ettari, la produzione in milioni ditonnellate, il rendimento in chilogrammi per ettaro].

    Superficie.

    Ragi indigeno: 132439 (nel 1976-77); 125259 (nel 1977-78).

    Ragi Hyv: 53078 (nel 1976-77); 90531 (nel 1977-78).

    Produzione.

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    Ragi indigeno: 124176 (nel 1976-77); 149983 (nel 1977-78).

    Ragi Hyv: 60133 (nel 1976-77); 129396 (nel 1977-78).

    Rendimenti.

    Ragi indigeno: 938 (nel 1976-77); 1197 (nel 1977-78).

    Ragi Hyv: 1138 (nel 1976-77); 1429 (nel 1977-78).

    Media.

    Ragi indigeno: 1022; Ragi Hyv: 1283.

    La resa in grani delle Hyv non significativamente pi alta diquella delle variet indigene, mentre quella in paglia eforaggio inferiore. Di fatto, sotto condizioni stabili, comenei dati di Church, le variet indigene hanno le stesse resedelle Hyv.

    Le nuove variet Indaf non sono resistenti alla siccit. Durantei periodi critici di siccit, quando le precipitazioni sonoscarse o assenti, il rendimento atteso non viene mai raggiunto.Esse sono inoltre soggette ad attacchi e malattie e il lororaccolto va perduto se non vengono irrorate regolarmente conpesticidi. Il trattamento chimico viene praticato da due acinque volte sul "ragi" irriguo e da una a due volte su quellosecco. Nel distretto di Dharmapuri, nel Tamil Nadu, ad esempio,le variet locali sono preferite per le "rese garantite" e icosti meno elevati. Il costo aggiuntivo per ettaro deifertilizzanti e pesticidi necessari alle Hyv di "ragi" pariall'incirca a 250 rupie, e solo negli anni migliori viene astento compensato dalle rese lievemente maggiori. Negli anni diprecipitazioni incerte o di attacco da parte di insetti nocivi,le rese del "ragi" Hyv, e le conseguenti entrate, sono molto pibassi rispetto alle variet locali.

    Con il "pacchetto Hyv", che include i pesticidi, spesso sipiantano i semi della carestia. La scelta non tra i pesticidie la carestia, come ha affermato un esperto della BritishAgrochemicals Association: Se non si trattassero le colturetropicali, l'effetto sarebbe sicuramente disastroso, e nerisulterebbe la peggior carestia che il mondo abbia maiconosciuto (83).

    I sistemi agrari sostenibili che mantengono un'alta produttivitsono possibili solo con i metodi naturali di protezione dellepiante. I sistemi agricoli ecologicamente instabili sonopredisposti agli attacchi parassitari e conducono pi facilmentealla perdita del raccolto. I pesticidi aggravano questainstabilit e i loro veleni lavorano contro la produttivitbiologica naturale e i princpi viventi dell'agricoltura.

    Paradossalmente, questo collasso nella produttivit biologicaderiva dal perseguire con accanimento incrementi diproduttivit, senza porre attenzione ai criteri e agli equilibrinaturali.

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    dei pesticidi, perch basata sugli invisibili, sottiliequilibri tra la pianta e il suo ambiente. Il controllo degliagenti nocivi viene quindi ridotto in modo semplicistico alviolento business della guerra dei veleni. Il riduzionismo nonvuole riconoscere che i parassiti hanno nemici naturali chepossiedono tutti una caratteristica unitaria: regolare le

    popolazioni dei parassiti. Secondo l'opin