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    Vandana Shiva. LE GUERRE DELL'ACQUA.

    Copyright 2003 Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano.

    Traduzione di Bruno Amato.Titolo dell'opera originale:

    "WATER WARS".

    Indice.

    Prefazione.Le guerre dell'acqua; L'ecologia della pace.

    Introduzione. Convertire l'abbondanza in scarsit.L'ecologia dell'acqua; L'industria forestale e la crisi idrica; Eucalipti escarsit dell'acqua; Attivit mineraria e crisi idrica; Siccit: una calamitnon naturale; Pozzi tubolari e pompe motorizzate; Diritti di comunit e gestione

    collettiva; Democrazia ecologica.

    1. Il diritto all'acqua: lo stato, il mercato, la comunit.Diritti idrici e diritti naturali; Diritti ripari; L'economia del Far West: ladottrina della priorit di appropriazione e l'avvento della privatizzazione;L'economia da Far West contemporanea; L'acqua come propriet comune; La tragediadei Commons; Comunit e beni comuni; Diritti comunitari e democrazie dell'acqua;Il diritto all'acqua pulita contro la libert di inquinare; Grandi inquinatori,vecchi e nuovi; I principi della democrazia dell'acqua.

    2. Mutamenti climatici e crisi dell'acqua.Ingiustizia del clima come ingiustizia dell'acqua; Il superciclone dell'Orissa:una calamit artificiale; La distruzione delle mangrovie; Alluvioni e uragani;Siccit, ondate di calore e scioglimento dei ghiacciai.

    3. La colonizzazione dei fiumi: dighe e guerre dell'acqua.Costi pubblici e guadagni privati: le dighe nell'Occidente americano; I templidell'India moderna; Grandi dighe e conflitti per l'acqua; Dighe ed evacuazioni:il caso dell'India; Il quadro globale delle evacuazioni; Fiumi deviati e guerreper l'acqua; Idro-jihad; Israele e Cisgiordania; Il conflitto per il Nilo;Regole internazionali per l'acqua.

    4. La Banca mondiale, il W.T.O. e il controllo delle grandi aziende sull'acqua.La Banca mondiale: uno strumento per il controllo delle aziende sull'acqua; Lapartnership tra pubblico e privato: gli aiuti internazionali per laprivatizzazione dell'acqua; Il W.T.O. e il Gats: la nostra acqua svenduta; IlW.T.O. e il Gats: realt e finzione; Nuovi accordi, vecchie mire; I giganti

    dell'acqua; La grande sete.; Grandi aziende contro cittadini: le guerredell'acqua in Bolivia.

    5. Cibo e acqua.Agricoltura industriale e crisi idrica; Agricoltura insostenibile: spreco edistruzione di acqua; Il mito della soluzione dei problemi idrici mediante gliO.G.M.

    6. Convertire la scarsit in abbondanza.Far fiorire il deserto; La gestione indigena dell'acqua; Democrazie dell'acquadecentrate; Le alternative popolari per la sostenibilit.

    7. Le acque sacre.

    Il sacro Gange; Un racconto ecologico; Il cristianesimo e le acque sacre; Darevalore all'acqua.

    Note.

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    Appendice. I 108 nomi del Gange.

    Questo libro dedicato alla popolazione di Tehri e della valle di Bhagirathi,

    le cui case stanno per essere sommerse dalla diga di Tehri, che annuller cosanche la penitenza di Bhagirath.

    "Acque, siete voi a darci la forza della vita.Aiutateci a trovare nutrimentocos che ci tocchi grande gioia.Partecipiamo della suprema delizia della vostra linfa vitale,come foste madri affettuose,andiamo spediti alla casa di coluiper il quale voi acque ci date vita, ci mettete al mondo.Per il nostro benessere, che le dee siano un aiuto per noi,siano le acque per noi bevanda.Facciano s che benessere e salute scorrano su di noi.

    Padrone di tutte le cose che sono scelte,sovrane su tutta la gente, alle acque che mi rivolgo per guarire.Acque - donate la vostra cura come un'armaturaper il mio corpo,cos che io possa vedere il sole per lungo tempo.Acque - portate via tutto ci che in me si guastato.Se l'ho fatto per malevolo inganno,o se ho giurato il falso,oggi qui io mi armonizzo con le acque.Ci siamo uniti alla loro linfa,o Agni, pieno di umori,vieni a inondarmi con il tuo splendore!"

    "Acqua di vita", antico inno del "Rig Veda".

    Prefazione.

    Le guerre dell'acqua.

    Nel 1995 Ismail Serageldin, vicepresidente della Banca mondiale, fece unaprevisione sulle guerre del futuro che ha avuto grande risonanza: Se le guerredel Ventesimo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle delVentunesimo avranno come oggetto del contendere l'acqua . Molti segnali fannopensare che Serageldin abbia ragione. Le prime pagine di quotidiani, riviste e

    pubblicazioni accademiche parlano di insufficienza idrica in Israele, India,Cina, Bolivia, Canada, Messico, Ghana e Stati Uniti. (1) Il 16 aprile 2001 ilNew York Times apriva con un articolo sulla scarsit idrica in Texas. ComeSerageldin, il quotidiano annunciava: Per il Texas, oggi, l'oro liquido l'acqua, non il petrolio (2).Se vero che il New York Times e Serageldin hanno ragione sull'importanzadell'acqua nei conflitti di domani, anche vero che le guerre dell'acqua nonsono un'eventualit futura. Ne siamo gi circondati, anche se non sempre sonoimmediatamente riconoscibili come tali. Sono al tempo stesso guerreparadigmatiche - conflitti su come percepiamo e viviamo l'esperienza dell'acqua- e guerre tradizionali, combattute con armi da fuoco e granate. Lo scontro tradiverse culture dell'acqua un fenomeno comune a tutte le societ.Recentemente, mentre ero in viaggio per Jaipur, la capitale del Rajasthan

    nell'India occidentale, per partecipare a una conferenza pubblica su carestia esiccit, ho assistito in prima persona allo scontro tra queste due culture. Sultreno da Delhi a Jaipur servivano acqua in bottiglia di marca Aquafina, unprodotto della Pepsi. Per le vie di Jaipur la cultura dell'acqua era un'altra.

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    Nei periodi di maggiore siccit erano state erette delle piccole baracche, icosiddetti "jal mandirs" (templi dell'acqua), dove l'acqua viene offerta in donoagli assetati in ciotole di coccio. I "jal mandirs" rientrano nell'anticatradizione dei "piyao", i chioschi di acqua a disposizione di tutti nelle areepubbliche. Mi trovavo di fronte a un conflitto tra due culture: quella che vedel'acqua come qualcosa di sacro, la cui equa distribuzione rappresenta un dovere

    per preservare la vita, e quella che la considera una merce e ritiene il suopossesso e commercio due fondamentali diritti d'impresa. La cultura dellamercificazione in guerra con le opposte culture del condividere, del dare ericevere acqua come dono gratuito. La cultura non sostenibile, non rinnovabile einquinante della plastica in guerra con civilt basate sul suolo e sul fango econ le culture del rinnovamento e della rinascita. Immaginate un miliardo diindiani che, abbandonata la pratica dell'offerta dell'acqua presso i "piyao",ricorrono a quella in bottiglie di plastica per placare la sete. Quante montagnedi rifiuti di plastica ne deriverebbero? Quanta acqua sar distrutta dallaplastica buttata via?Guerre paradigmatiche sull'acqua sono in corso in ogni societ, in Oriente comein Occidente, a Nord come a Sud. In questo senso quelle dell'acqua sono guerreglobali, in cui culture ed ecosistemi diversi, accomunati dall'etica universale

    dell'acqua come necessit ecologica, sono contrapposti a una culturaimprenditoriale fatta di privatizzazione, avidit e appropriazione di quel benecomune. Su un fronte di queste contese ecologiche, di queste guerreparadigmatiche, si trovano milioni di specie e miliardi di persone che chiedonoquel minimo di acqua necessaria al sostentamento. Sul fronte opposto c' unamanciata di imprese globali, dominate da Suez Lyonnaise des Eaux, VivendiEnvironment e Bechtel, e sostenute da istituzioni globali quali la Bancamondiale, la World Trade Organization (W.T.O.), il Fondo monetariointernazionale (F.M.I.) e i governi del G.7.Accanto a queste guerre di paradigma ci sono le guerre vere e proprie, conflittiper l'acqua che si combattono a livello regionale, o all'interno dello stessopaese o della stessa comunit. Che si tratti del Punjab o della Palestina,spesso la violenza politica nasce dalla contesa sulle scarse ma vitali risorseidriche. In alcuni conflitti il ruolo dell'acqua esplicito, come nel casodella Siria e della Turchia, dell'Egitto e dell'Etiopia (3).Ma molti conflitti politici sulle risorse sono celati o repressi. Chi controllail potere preferisce far passare le guerre dell'acqua per conflitti etnici ereligiosi. Si tratta di coperture facili perch le regioni lungo i fiumi sonoabitate da societ pluralistiche che presentano una grande diversificazione dietnie, lingue e usanze. E' sempre possibile trasformare i conflitti sull'acquache scoppiano in queste zone in contrasti tra regioni, religioni ed etnie. NelPunjab, una componente importante del conflitto che negli anni ottanta haprovocato oltre quindicimila morti stata il continuo disaccordo sullaspartizione delle acque del fiume. Ma lo scontro, basato su un diverso modo divedere lo sviluppo anche a proposito dell'uso e della distribuzione dei fiumidel Punjab, stato presentato come un caso di separatismo sikh. Una guerra perl'acqua diventata una guerra di religione. Queste rappresentazioni fuorvianti

    delle guerre svuotano di energia politica - un'energia di cui si sente un enormebisogno - la ricerca di soluzioni eque e sostenibili al problema dellaspartizione dell'acqua. Qualcosa di simile accaduto alla contesa per la terrae l'acqua tra palestinesi e israeliani. Uno scontro sulle risorse naturali vienepresentato come un conflitto di carattere principalmente religioso tra musulmanied ebrei.Nel corso degli ultimi due decenni ho visto conflitti sullo sviluppo o sullerisorse naturali trasformarsi in conflitti della comunit e culminare inestremismo e terrorismo. Il mio libro "Violence of the Green Revolution" era untentativo di comprendere l'ecologia del terrorismo. Le lezioni che ho trattodalle crescenti e diversificate espressioni del fondamentalismo e del terrorismosono le seguenti:1. I sistemi economici non democratici che centralizzano il controllo sulle

    decisioni e sulle risorse e sottraggono alla popolazione occupazioni produttivee mezzi di sostentamento creano una cultura dell'insicurezza. Qualsiasi sceltastrategica viene tradotta in una politica di noi e loro. Noi siamo statitrattati ingiustamente, mentre loro hanno acquisito privilegi.

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    2. La distruzione del diritto alle risorse e l'erosione del controllodemocratico sui beni naturali, sull'economia e sui mezzi di produzione minanol'identit culturale. Se l'identit non si forma pi grazie all'esperienzapositiva dell'essere un agricoltore, un artigiano, un insegnante o uninfermiere, la cultura si riduce a un guscio negativo in cui la propria identitentra in competizione con l'altro per accaparrarsi le scarse risorse che

    definiscono il potere politico ed economico.3. I sistemi economici centralizzati erodono anche la base democratica dellapolitica. In una democrazia, l'agenda economica coincide con l'agenda politica.Quando della prima si appropriano la Banca mondiale, il F.M.I. e il W.T.O., lademocrazia risulta decimata. Le sole carte che restano nelle mani dei politicidesiderosi di raccogliere voti sono quelle della razza, della religione edell'etnia, che hanno il fondamentalismo come conseguenza naturale. E ilfondamentalismo riempie efficacemente il vuoto lasciato da una democrazia indisfacimento. La globalizzazione economica sta alimentando l'insicurezzaeconomica, erodendo la diversit e l'identit culturale e aggredendo le libertpolitiche dei cittadini. E fornisce terreno fertile al seme del fondamentalismoe del terrorismo. Anzich integrare le popolazioni, la globalizzazione d'impresasta lacerando le comunit.

    La sopravvivenza della popolazione e della democrazia dipender dalla rispostaal duplice fascismo della globalizzazione - il fascismo economico che nega allepersone il diritto alle risorse, e il fascismo fondamentalista che si nutre diespulsioni, espropriazioni, insicurezza economica e paura. L'11 settembre 2001,i tragici attacchi terroristi contro il World Trade Center e il Pentagono hannoscatenato la guerra al terrorismo dichiarata dal governo statunitense diGeorge W. Bush. Nonostante le promesse della retorica, questa guerra nonarginer il terrorismo perch non rivolta alle radici del terrorismo -insicurezza economica, subordinazione culturale, espropriazione ecologica.Questa nuova guerra, in realt, sta creando una spirale di violenza ediffondendo il virus dell'odio. E la portata dei danni provocati alla terradalle bombe intelligenti e dai bombardamenti a tappeto ancora tutta daverificare.

    L'ecologia della pace.

    Il 18 settembre 2001 mi sono unita ai milioni di persone che in tutto il mondohanno osservato due minuti di silenzio in memoria delle migliaia di persone cheavevano perso la vita negli attacchi dell'11 settembre al World Trade Center eal Pentagono. Ma, nella mia mente, erano presenti anche i milioni di vittime dialtri atti terroristici e di altre forme di violenza. E ho rinnovato l'impegno aoppormi a qualunque manifestazione di violenza. Quella mattina ero in compagniadi tre donne, Laxmi, Raibari e Suranam, nel villaggio di Jhodia Sahi nello statodi Orissa. Il marito di Laxmi, Ghabi Jhodia, era uno dei venti uomini dellatrib da poco uccisi dalla fame. Nello stesso villaggio era morto anche SubarnaJhodia. Quello stesso giorno, nel villaggio di Bilamal, abbiamo incontrato

    Singari, che aveva perso il marito Sadha, il figlio maggiore Surat, il figliominore Paila e la nuora Sulami. Le politiche imposte dalla Banca mondiale hannoindebolito l'economia alimentare, lasciando questi villaggi in preda allacarestia.Giganti minerari come la norvegese Hydro, la canadese Alcan e le indiane Indicoe Balco/Sterlite si sono affiancati all'industria della carta scatenando unanuova ondata di terrore. Hanno messo gli occhi sulla bauxite che giace nelleviscere delle maestose montagne del Kashipur. La bauxite serve per produrrel'alluminio, e l'alluminio viene usato sia per le lattine di Coca-Cola, bevandache sta rapidamente soppiantando la cultura indiana dell'acqua, sia per i cacciache stanno bombardando a tappeto l'Afghanistan mentre scrivo questo libro. Nel1993 abbiamo bloccato il terrorismo ecologico dell'industria mineraria nella miaterra, la valle del Doon. La Corte suprema indiana ha chiuso le miniere,

    sentenziando che necessario fermare qualsiasi commercio che minacci la vitaumana. Ma le nostre vittorie ecologiche degli anni ottanta sono risultate vanecon l'avvento della deregulation ambientale che accompagna le politiche di

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    globalizzazione. Le industrie dell'alluminio vogliono il territorio delle tribdel Kashipur, ene scaturita una grossa battaglia tra i residenti e le aziende.Questa sottrazione forzata di risorse alla popolazione una forma di terrorismo- terrorismo d'impresa. Ero andata a offrire la mia solidariet alle vittime diquesta forma di terrorismo, che non minacciava soltanto di rapinare duecento

    villaggi dei loro mezzi di sostentamento, ma aveva gi rubato la vita a moltiresidenti, uccisi dal fuoco della polizia il 16 dicembre 2000. I cinquantamilioni di indiani sfollati dalle loro case inondate dalle dighe nel corso degliultimi quarant'anni sono anch'essi vittime del terrorismo - hanno subito ilterrore della tecnologia e dello sviluppo distruttivo. Le trentamila personemorte a causa del superciclone dell'Orissa, e i milioni che moriranno via viache le inondazioni, la siccit e i cicloni aumenteranno d'intensit, subisconotutte il terrorismo del mutamento climatico e dell'inquinamento da combustibilifossili.Distruggere le risorse idriche e i bacini forestali e acquiferi una forma diterrorismo. Negare ai poveri l'accesso all'acqua privatizzandone ladistribuzione o inquinando pozzi e fiumi anche questo terrorismo. Nel contestoecologico delle guerre per l'acqua, i terroristi non sono solo quelli che si

    rifugiano nelle caverne dell'Afghanistan. Alcuni si nascondono nelle sale deiconsigli di amministrazione delle multinazionali, dietro le norme sul liberomercato imposte dal W.T.O., dal North American Free Trade Agreement (Nafta) edalla Free Trade Area of the Americas (F.T.A.A.). Si nascondono dietro lecondizioni di privatizzazione volute da F.M.I. e Banca mondiale. Rifiutandosi difirmare il protocollo di Kyoto, il presidente Bush compie un atto di terrorismoecologico contro le numerose comunit che rischiano di essere spazzate via dallaTerra dal riscaldamento globale. A Seattle, il W.T.O. stato ribattezzato daimanifestanti World Terrorism Organization perch le sue regole negano amilioni di persone il diritto a una sussistenza sostenibile.L'avidit e l'appropriazione delle preziose risorse del pianeta che appartengonoad altri sono alla radice dei conflitti, e alla radice del terrorismo. Quando ilpresidente americano Bush e il primo ministro inglese Tony Blair annunciano chel'obiettivo della guerra globale al terrorismo la difesa del way of lifeamericano ed europeo, dichiarano guerra al pianeta - al suo petrolio, alla suaacqua, alla sua biodiversit. Lo stile di vita del 20% della popolazionemondiale che usa l'80% delle risorse del pianeta esproprier il restante 80%della loro equa porzione di risorse e finir per distruggere il pianeta. Nonpossiamo sopravvivere come specie se l'avidit privilegiata e protetta e sel'economia degli avidi stabilisce le regole su come vivere e morire.L'ecologia del terrore ci mostra quale dev'essere la via per la pace. La pacesta nell'alimentare la democrazia ecologica ed economica e nel favorire ladiversit. La democrazia non semplicemente un rituale elettorale ma il poteredelle persone di forgiare il proprio destino, determinare in che modo le lororisorse naturali debbano essere possedute e utilizzate, come la loro sete vadaplacata, come il loro cibo vada prodotto e distribuito, quali sistemi sanitari edi istruzione debbano avere.

    Nel ricordare le vittime dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti, rafforziamoanche la nostra solidariet con i milioni di vittime invisibili di altre formedi terrorismo e violenza, un terrorismo e una violenza che minacciano lapossibilit stessa di avere un futuro su questo pianeta. Possiamo trasformarequesto momento storico cos tragico e brutale nella costruzione di culture dipace. Creare la pace ci impone di risolvere le guerre per l'acqua, le guerre peril cibo, per la biodiversit, per l'atmosfera. Come disse una volta Gandhi: Laterra ha abbastanza per le necessit di tutti, ma non per l'avidit di pochi.Il ciclo dell'acqua ci connette tutti, e dall'acqua possiamo imparare il camminodella pace e la via della libert. Possiamo imparare a trascendere le guerredell'acqua causate dall'avidit, dallo spreco e dall'ingiustizia, che provocanoscarsit nel nostro pianeta in origine ricco di acqua. Possiamo lavorare insiemeper creare democrazie dell'acqua. E se costruiamo la democrazia, costruiamo la

    pace.

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    Introduzione.

    Convertire l'abbondanza in scarsit.

    L'acqua la matrice della cultura, la base della vita. In arabo, in urdu e inindostano si chiama "ab"; "abad raho" un augurio di prosperit e abbondanza.

    Il nome stesso dell'India deriva dal grande fiume Indo (1). L'acqua semprestata al centro del benessere materiale e culturale delle societ di tutto ilmondo. Oggi, purtroppo, questa preziosa risorsa in pericolo. Bench il pianetasia fatto per due terzi di acqua, ci troviamo di fronte a un'acuta scarsitidrica.La crisi dell'acqua la dimensione pi pervasiva, pi grave e meno visibiledella devastazione ecologica della Terra. Nel 1998, 28 paesi erano afflitti daproblemi idrici o da scarsit d'acqua (2); secondo le previsioni, entro il 2025questa cifra dovrebbe crescere a 56. Il numero di persone che vivono in paesiprivi di una quantit adeguata di acqua salir, tra il 1990 e il 2025, da 131milioni a 817 milioni. (3) L'India dovrebbe rientrare nella categoria dei paesicon problemi idrici molto prima del 2025 (4).Si parla di grave crisi idrica quando la quantit di acqua disponibile pro

    capite inferiore ai 1000 metri cubi l'anno. Al di sotto di questa soglia lasalute e lo sviluppo economico di un paese sono fortemente ostacolati. Quando ladisponibilit annua d'acqua per persona scende al di sotto dei 500 metri cubi,la sopravvivenza della popolazione gravemente compromessa. Nel 1951 ladisponibilit media d'acqua in India era di 3450 metri cubi pro capite l'anno;alla fine degli anni novanta era scesa a 1250 metri cubi; la proiezione per il2050 di 760 metri cubi. Dal 1970 la disponibilit globale pro capite ha subitoun declino del 33%. (5) Il calo non deriva soltanto dalla crescita demografica,ma aggravato anche dall'uso eccessivo di acqua. Nel corso dell'ultimo secoloil tasso della diminuzione di acqua ha superato quello della crescita dellapopolazione di un fattore di 2,5 (6).Ho assistito personalmente alla trasformazione della mia terra da paese ricco diacqua a paese con problemi idrici. Ho visto l'ultima fonte perenne della miavalle esaurirsi nel 1982 in seguito agli interventi di scavo delle faldeacquifere nei bacini idrici. Ho visto cisterne e torrenti nella piana del Deccanprosciugarsi in seguito alla diffusione della monocoltura dell'eucalipto. Hovisto uno stato dopo l'altro precipitare nella carestia idrica mentre letecnologie della Rivoluzione verde ingurgitavano quantit sempre maggiori diacqua. Ho lottato a fianco delle comunit di regioni ricche d'acqua quandol'inquinamento avvelenava le loro fonti. In tutti questi casi, quella dellascarsit d'acqua stata una vicenda di avidit, di tecnologie sconsiderate, divolont di prendere pi di quanto la natura sia in grado di reintegrare eripulire.

    L'ecologia dell'acqua.

    Il ciclo idrologico un processo ecologico nel quale l'acqua viene ricevutadall'ecosistema sotto forma di pioggia o neve. Le precipitazioni umidealimentano i torrenti, le falde acquifere e le fonti sotterranee. La quantit diacqua che spetta a un determinato ecosistema dipende dalle caratteristicheterritoriali in fatto di clima, fisiografia, vegetazione e geologia. A ognuno diquesti livelli l'uomo contemporaneo ha abusato della Terra distruggendone lafacolt di ricevere, assorbire e immagazzinare acqua. La deforestazione e leattivit minerarie hanno compromesso la capacit dei bacini di trattenerel'acqua. Le monocolture agricole e forestali hanno prosciugato interiecosistemi. L'uso crescente dei combustibili fossili ha determinato inquinamentoatmosferico e cambiamenti climatici, responsabili dell'aumento di fenomeni qualiinondazioni, cicloni e siccit.

    L'industria forestale e la crisi idrica.

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    Le foreste sono dighe naturali, immagazzinano l'acqua nei bacini e la rilascianolentamente sotto forma di sorgenti e ruscelli. La pioggia e la neve vengonointercettate dal manto delle foreste, che protegge il suolo e ne accresce ilpotenziale di assorbimento. Parte dell'acqua evapora tornando nell'atmosfera. Se cosparso di foglie secche e humus, il suolo della foresta trattiene e rigeneral'acqua. Il taglio del legname e la monocoltura agricola fanno s che l'acqua

    scorra via, e distruggono la capacit di conservazione idrica specifica deisuoli.Il Cherapunji, nell'India nordorientale, la regione pi umida della terra, con11 metri di precipitazioni all'anno. Oggi le sue foreste sono sparite e ilCherapunji accusa una carenza di acqua potabile. Il mio passaggio dalla fisicaall'ecologia in parte dovuto alla scomparsa dei torrenti himalayani in cuigiocavo da bambina. Anche il movimento Chipko nato per bloccare la distruzionedelle risorse idriche provocata dal taglio degli alberi nell'area (7).La crisi ecologica dell'Himalaya stata accelerata dall'industria forestale.Villaggi un tempo autosufficienti nella produzione alimentare sono staticostretti a importare cibo quando le fonti d'acqua si sono esaurite. Sparite leforeste, sono aumentate le frane e le alluvioni; del 1970 il disastro diAlaknanda, in cui un'enorme frana ha bloccato il fiume Alaknanda e inondato 1000

    chilometri di terra, spazzando via ponti e strade. Nel 1978 la tragedia diTawaghat ha avuto risultati ancora pi disastrosi: l'intero fianco di unamontagna franato nel Bhagirathi, formando un lago largo quattro chilometri. Illago ha ceduto inondando la pianura gangetica (8). L'incidente stato unsegnale d'allarme per il governo sull'importanza dei bacini forestali.Molto prima di queste alluvioni disastrose, erano stati lanciati dei monitisulla minaccia himalayana. Nel 1952 Mira Behn, discepola di Gandhi, rilevava:

    "Ogni anno che passa le alluvioni nell'India settentrionale sembrano peggiorare,e quest'anno sono state assolutamente devastanti. Ci vuol dire che c' qualcosadi radicalmente sbagliato nell'Himalaya, e questo 'qualcosa' ha senza alcundubbio a che fare con le foreste. Credo che non si tratti soltanto, come alcunipensano, di una questione di deforestazione, ma che in larga misura sia in attoun mutamento di specie.Vivendo nella regione dell'Himalaya da diversi anni, mi ormai dolorosamentechiaro che si sta verificando un mutamento vitale in alcune specie di alberi, unmutamento che sta lentamente risalendo le pendici meridionali - proprio quelleche portano le acque alluvionali alle pianure sottostanti. Nel passaggio letaleche si sta verificando, il banj (un tipo di quercia) scompare lasciando il postoal pino dell'Himalaya. La rapidit con cui ci sta avvenendo allarmante e,poich non si tratta di deforestazione ma della trasformazione da un tipo diforesta a un altro, il fenomeno non viene preso abbastanza sul serio. In effettiil Dipartimento forestale, un ente semicommerciale, tende a chiudere gli occhidavanti a quello che sta accadendo perch le piante di banj non portano introitialle casse dello stato, mentre il pino dell'Himalaya molto remunerativo". (9).

    Bench lo strato di foglie che ricopre il suolo delle foreste di querce sia

    fondamentale quale meccanismo primario che permette la conservazione idrica neibacini imbriferi himalayani, e nonostante gli ammonimenti sulla sparizione delleforeste, l'industria forestale ha proseguito imperterrita nelle sue attivit,provocando catastrofi immani nella regione.

    Eucalipti e scarsit d'acqua.

    In India e in altre parti del Terzo mondo la diffusione della monocolturadell'eucalipto per l'industria della carta e della pasta di legno una dellecause principali dei problemi idrici. L'eucalipto, ecologicamente adattato alsuo originario habitat australiano, impiantato nelle regioni carenti di acquadiventa un fattore di rischio. In nessun luogo al di fuori del proprio ambiente

    il sistema vegetativo dell'eucalipto capace di autosostenersi. Uno studiocondotto dalla divisione idrologica dell'Australian Central Scientific andIndustrial Research Organization ha rilevato che negli anni in cui leprecipitazioni sono inferiori ai 1000 millimetri, gli eucalipti creano un

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    deficit a livello di umidit nel suolo e di acque freatiche.(10) Anche inAustralia i rapporti confermano il rapido deterioramento delle risorse idrichecome conseguenza della coltivazione degli eucalipti su vasta scala.Mahashweta Devi ha descritto l'impatto degli eucalipti sulle risorse idrichenelle aree tribali indiane di Bihar e del Bengala occidentale:

    "L'India che mi preoccupa quella che conosco. La mia l'India dei poveri,degli affamati, dei disperati. Molti di loro sono senza terra e quei pochi chene hanno sono felici di poter ricavare il pi possibile dalle risorse esistenti.Coprire di eucalipti Purulia, Bankura, Midnapur, Singbhum e Palamau significherderubare la mia India dell'acqua per bere e per irrigare." (11).

    Nel 1983 gli agricoltori dello stato del Karnataka hanno marciato in massa sulvivaio forestale e hanno sradicato milioni di pianticelle di eucalipto,piantando al loro posto semi di tamarindo e di mango.(12) In Sudafrica le donnehanno lanciato un'intensa campagna per l'acqua con l'obiettivo di eliminare glieucalipti che avevano prosciugato ruscelli e falde freatiche. Il Department ofWater Affairs and Forestry sudafricano ha istituito il programma Working forWater per rinnovare le risorse idriche eliminando piante estranee all'ambiente

    come l'eucalipto, che hanno invaso pi di 10 milioni di ettari e utilizzano 3,3miliardi di metri cubi d'acqua in pi rispetto alla vegetazione originaria. Pocodopo l'abbattimento degli eucalipti lungo le rive dei fiumi, la portatadell'acqua aumentata del 120% (13).

    Attivit mineraria e crisi idrica.

    Quella estrattiva una pratica che distrugge i bacini idrici. Negli anniottanta le cave di calcare hanno danneggiato la mia terra, la valle del Doon. Lecompagnie minerarie vedevano la pietra calcarea esclusivamente come materiaprima per l'industria; l'importanza delle profonde cavit, serbatoi dellanatura, era completamente ignorata. Costruire una struttura artificiale profondaquanto i bacini naturali della valle del Doon sarebbe costato 500 milioni didollari. (14) Oltre a devastare risorse idriche, i lavori di estrazione sulleripide pendici provocavano anche frane e l'ostruzione di fiumi e torrenti acausa dei detriti. Ho visto corsi d'acqua stretti e profondi trasformarsi infiumi di detriti, con l'alveo pi alto del territorio circostante. L'estrazionedella pietra calcarea ha fatto di una valle ricca di piogge una regione scarsad'acqua.Al tempo del conflitto per l'estrazione del calcare nella valle del Doon, lerisorse idriche alimentate dai monti Mussoorie sono state trattate come qualcosadi assolutamente privo di valore, che non meritava alcuna considerazione. Lasvalutazione delle risorse naturali della valle del Doon non era altro cheun'estensione della svalutazione della natura operata dai modelli economici e disviluppo convenzionali. L'incapacit dell'economia moderna di prendere inconsiderazione le risorse naturali nella loro integrit ecologica un fenomeno

    che molti hanno sottolineato. Nicholas Georgescu-Roegen sintetizza efficacementequest'incompetenza insita nell'economia convenzionale:

    "L'analogia con il niente-depositi niente-resi va a vantaggio del punto di vistadell'imprenditore sulla vita economica. Infatti, se si guarda solo al denaro,l'unica cosa che si vede che il denaro non fa altro che passare di mano inmano: se non per uno spiacevole incidente, non esce mai dal processo economico.Forse il fatto che quei paesi in cui l'economia moderna cresciuta e haprosperato non abbiano alcuna difficolt ad assicurarsi le materie prime statauna ragione in pi perch gli economisti rimanessero ciechi davanti a questofattore economico fondamentale. Nemmeno le guerre che quelle stesse nazionihanno combattuto per il controllo delle risorse naturali del pianeta hannoscosso gli economisti dal loro sonno" (15).

    Con l'aggravarsi della crisi economica, per, diventa sempre pi imperativoadottare, sul valore e le funzioni della natura, un'ottica basata su corretteverifiche ecologiche che assegnino alle funzioni naturali un valore calcolato in

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    base ai costi di alternative tecnologiche che siano in grado di fornire lostesso insieme di beni e servizi. In questo senso, il valore dei monti Mussooriee delle loro potenzialit idriche sarebbe equivalente al costo delleinstallazioni tecniche necessarie a produrre la stessa quantit e qualitd'acqua. E' del tutto evidente che il danno implicato equivalente alladistruzione di un immenso impianto idrico. Riconoscere il valore sociale ed

    ecologico di una risorsa porta al suo uso equo e sostenibile. Viceversa,valutare una risorsa in termini esclusivamente di prezzi di mercato crea modellidi utilizzo che non sono n sostenibili n equi.Nel 1982, il ministero dell'Ambiente indiano di New Delhi mi ha invitata insiemea un gruppo di ecologisti a condurre una valutazione di impatto ambientale delleattivit minerarie. Abbiamo lavorato con le comunit locali per costruire unmovimento che aveva come obiettivo la salvaguardia delle montagne e dei corsid'acqua, e abbiamo appoggiato gruppi di cittadini. Il ministero ha promossoun'azione legale per bloccare l'estrazione di calcare nella valle del Doon e nel1985 la Corte suprema ha ordinato la chiusura permanente o temporanea di 53delle 60 cave di pietra calcarea nella regione. La corte ha dichiarato:

    "Nel nostro paese il primo caso di questo genere che riguardi temi legati

    all'ambiente e all'equilibrio ecologico, e le questioni che vengono sollevatesono di grande portata e di grande importanza non solo per la popolazioneresidente sui monti Mussoorie, nella catena dell'Himalaya, ma anche per leimplicazioni che esse hanno per il benessere della maggioranza delle persone chevivono nel paese. Il caso mette a fuoco il conflitto tra sviluppo econservazione ed evidenzia la necessit di trovare una conciliazione tra i dueelementi". (16)

    La Corte affermava inoltre che la chiusura degli impianti minerari era

    "un prezzo che occorre pagare se si vuole proteggere e salvaguardare il dirittodelle persone di vivere in un ambiente sano creando il minor disturbo possibileall'equilibrio ecologico, senza rischi evitabili per loro e il bestiame, le casee il terreno agricolo, e senza compromettere indebitamente l'aria, l'acqua el'ambiente". (17).

    La decisione della Corte suprema indiana ha costituito il precedente che haportato a introdurre la stabilit e l'integrit dell'ambiente nel novero deidiritti umani. La Corte si pronunciata a favore della popolazione.Purtroppo la globalizzazione sta ribaltando le conquiste democratiche edecologiche degli anni ottanta. Le attivit minerarie stanno dilagando nelle areepi vulnerabili, come il Rajasthan, sede di numerosi e antichi sistemi idrici.L'estrazione del calcare si intensificata nelle regioni costiere del Gujarat.Intorno al luogo natale di Gandhi, 25 cementifici stanno esaurendo le riservenaturali e i sistemi di protezione, esponendo la regione a una situazione dicarenza idrica. Le foreste delle montagne sacre di Gandmardhan sono una sorta disantuario per varie piante e riforniscono 22 corsi d'acqua che a loro volta

    alimentano grandi fiumi.Nel 1985 la Bharat Aluminium Company (Balco) ha iniziato la profanazione diquesto territorio sacro. La societ, attiva nell'estrazione della bauxite, arrivata a Gandmardhan dopo aver distrutto la santit e l'assetto ecologicodell'Amarkantak, un'altra montagna importante da cui nascono i fiumi Narmada,Sone e Mahanadi. Da quell'anno le trib della regione hanno ostacolato i lavoridell'azienda rifiutandosi di lasciarsi tentare dalle promesse di posti dilavoro. Nemmeno la polizia riuscita a bloccare la determinazione deimanifestanti. Mati Devata, Dharam Devata (Il suolo la nostra dea, lanostra religione) era lo slogan che le donne del movimento SalviamoGandmardhan ripetevano mentre i poliziotti le trascinavano via. Dhanmati, unamanifestante settantenne, sintetizza cos la posizione delle donne:Sacrificheremo la vita, ma non Gandmardhan. Vogliamo salvare questo monte che

    ci d tutto ci di cui abbiamo bisogno (18).La caccia all'alluminio che la Balco opera in questo territorio sacro particolarmente inquietante se si considera il surplus del minerale accumulatodall'India. Da secoli le popolazioni locali producono l'alluminio usando metodi

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    che risalgono a tempi anteriori alla societ industriale. Ancora ogginell'Orissa ci sono artigiani che conoscono queste tecniche. La tecnologiatribale non distrugge fiumi e montagne come fa l'industria mineraria. L'attivitestrattiva della Balco non si basa sui bisogni della popolazione indiana, spinta esclusivamente dalla domanda dei paesi industrializzati, che per motiviambientali stanno chiudendo i propri impianti di lavorazione dell'alluminio. Il

    Giappone ha ridotto la produzione dell'alluminio da 1,2 milioni di tonnellate a140000 tonnellate e oggi il 90% del minerale importato.(19) La sopravvivenzadelle popolazioni tribali del Gandmardhan a rischio perch i paesi ricchihanno deciso di preservare la propria economia, il proprio ambiente e l'opulentostile di vita.I movimenti ecologici locali e nazionali erano riusciti, per salvare i fiumi, abloccare le attivit minerarie in numerosi bacini idrici vulnerabili. Oggi perla globalizzazione sta ribaltando molte leggi. Per tredici minerali - ferro,manganese, cromo, zolfo, oro, carbonio (diamanti), rame, piombo, zinco,molibdeno, tungsteno, nichel e platino - stato concesso il permesso disfruttamento, e sulle operazioni minerarie intervenuta una massicciaderegulation. Le compagnie straniere, che possiedono il 50% delle miniere,ricevono automaticamente la licenza. Il tradizionale limite di superficie di 25

    chilometri quadrati stato portato a 5000 chilometri quadrati per una singolalicenza di prospezione (20).Grandi industrie come la Rio Tinto-Zinc (R.T.Z.) si sono ormai installate aGandmardhan, dove le trib locali non le vogliono. Sottolinea Basano Dehury,rappresentante eletta del suo villaggio: Se la compagnia verr scaricher tuttele scorie e ostruir le sorgenti dei nostri fiumi. Per questo non vogliamo laminiera (21). Tikayat Dehury, un altro abitante del villaggio, si chiede:Perch dovremmo lavorare nelle miniere? Abbiamo gi quello che ci serve. Selavoriamo l, saremo noi a lavorare, lavorare, lavorare, e loro si prenderannola crema della nostra terra e se ne andranno via (22).Nell'Orissa le attivit minerarie hanno scatenato una battaglia per la vita o lamorte tra le comunit locali e le multinazionali sostenute dai militari. Neldicembre del 2000 alcuni manifestanti sono rimasti uccisi nel corso di unadimostrazione contro le miniere. (23) Che si tratti di pesca industriale o diindustria forestale, di estrazione mineraria o di inquinamento, le grandiaziende smettono di distruggere le risorse idriche solo quando sono obbligate afarlo dalle popolazioni, con l'azione diretta o tramite i tribunali.

    Siccit: una calamit non naturale.

    A partire dagli anni cinquanta la Rivoluzione verde stata salutata come ilmezzo pi efficace per ampliare la produzione globale alimentare, soprattuttonei paesi in via di sviluppo come l'India e la Cina. (24) Sementi miracolose adalta resa furono promosse in tutto il mondo in via di sviluppo, e la Rivoluzioneverde si attribu il merito di aver scongiurato la denutrizione di milioni dipersone. I costi ecologici e sociali di questa rivoluzione sono stati largamente

    ignorati. Con la sua enfasi sulle sementi ad alta resa, questo modello agricoloscalzava le variet locali resistenti alla siccit soppiantandole concoltivazioni che necessitavano di grandi quantit di acqua. La Rivoluzione verdecon le sue forti esigenze idriche ha portato all'estrazione artificiale di acquain zone che ne erano povere.Prima della Rivoluzione verde, l'acqua freatica veniva attinta con tecnologieirrigue indigene dal carattere protettivo. Queste tecnologie, basate su energiaumana o animale rinnovabile, vennero per bollate come inefficienti e furonoin seguito sostituite da motori a benzina e pompe elettriche che estraevanol'acqua pi rapidamente di quanto i cicli della natura fossero in grado direintegrarla nel sottosuolo.

    Pozzi tubolari e pompe motorizzate.

    In tutta l'India, la privatizzazione informale delle acque freatiche ha fattospuntare come funghi i pozzi azionati dall'elettricit e dai combustibili

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    fossili. Dopo la siccit del 1972 nel Maharashtra, la Banca mondiale intervenuta pesantemente finanziando i sistemi meccanizzati di estrazionedell'acqua. La Banca ha concesso crediti anche per i pozzi tubolari che dovevanoalimentare l'irrigazione commerciale e ridurre la scarsit idrica. Il risultato stato un boom delle piantagioni di canna da zucchero. Il Maharashtra ogginoto come la terra dei baroni dello zucchero. E' ormai accertato che il loro

    potere stato costruito a spese delle risorse idriche del Maharashtra rurale.In meno di un decennio i campi di canna da zucchero hanno trasformato l'acquafreatica in merce, lasciando assetate popolazioni e coltivazioni. La canna,bench coltivata solo sul 3% della terra irrigua del Maharashtra, consuma l'80%di tutta l'acqua da irrigazione e una quantit 25 otto volte superiore a quellanecessaria ad altre colture.Mentre lo stato lotta contro la carestia, le piantagioni di canna da zucchero egli zuccherifici prosperano. Dieci anni fa nel Maharashtra si trovavano 77cooperative zuccheriere, la cui acqua proveniva dal 70% dei villaggi. Glizuccherifici industriali hanno incoraggiato attivamente la costruzione di pozzitubolari. Nel frattempo, i pozzi pubblici e i pozzi superficiali di propriet dipiccoli agricoltori si sono prosciugati.Nel distretto di Sangli, per esempio, l'irrigazione freatica della canna da

    zucchero cresciuta a dismisura nell'ultimo ventennio, proprio nel periodo incui la scarsit d'acqua si aggravata. Se vero che la transizione dallaproduzione di grano grossolano alimentato dalle piogge alla coltivazione diprodotti commerciali con forti esigenze idriche ha determinato un aumento delreddito medio delle famiglie, altrettanto vero che il prezzo pagato statomolto alto. Il villaggio di Manerajree un perfetto esempio di area che,avvantaggiatasi finanziariamente nel breve termine, nel lungo periodo ha pagatocaro dal punto di vista sia materiale sia ecologico. Nel novembre 1981 statocommissionato, a un costo di 14000 dollari, un nuovo progetto idrico con unapotenzialit di 50000 litri. La fornitura d'acqua durata un solo anno. Peraumentare la produzione sono state effettuate perforazioni di 60 metri per trenuove pompe motorizzate accanto al primo pozzo, pompe che nel 1982 hannoestratto 50000 litri al giorno. Nel novembre 1982 tutte e tre le nuoveperforazioni erano completamente asciutte. In pi, oltre 2000 pozzi privati inquesta regione di canna da zucchero si erano anch'essi esauriti. Dal 1983 infunzione un servizio continuo di autocisterne per portare acqua alla zona.Un'altra tragedia quella della piana di Malwa, nell'India centrale. Quella cheun tempo era una regione ricca d'acqua - il suolo di Malwa cos generoso chec' da mangiare in ogni casa e acqua a ogni passo era un comune modo di dire -oggi diventata arida, e i residenti sono costretti a percorrere una media diquattro chilometri per trovare l'acqua. La crisi il risultato della dipendenzadai pozzi tubolari e dell'abbandono dei tradizionali sistemi di raccoltadell'acqua.Durante l'ultimo decennio, nel villaggio di Belawati sono stati costruiti 500pozzi tubolari, e solo cinque sono ancora in funzione. (26) Gli altri si sonoesauriti. Nel villaggio di Guraiya solo 10 dei 100 costruiti hanno ancora acqua.Nel villaggio di Ismailkhada, i mille pozzi tubolari scavati nel corso di sette

    anni hanno prosciugato le 12 cisterne naturali che per secoli avevano servito lacomunit. I residenti oggi trovano l'acqua a due chilometri di distanza. Dei 200pozzi scavati a Sadipura, solo quattro sono ancora in uso (27).L'estrazione meccanizzata ha creato uno stress ecologico anche in altre partidel mondo. I progetti di sviluppo nell'arida Africa subsahariana hanno avuto unruolo critico nelle carestie degli anni settanta e ottanta nel Sahel (28). Loscavo dei pozzi era ritenuto il metodo migliore per portare lo sviluppoeconomico in regioni dedite alla pastorizia. La pratica tradizionale dispostamento delle bestie da un luogo all'altro decaduta con l'introduzione deipozzi meccanizzati. I nuovi pozzi fornivano una quantit di acqua superiore alfabbisogno dei pastori, incoraggiando il loro insediamento in una sola localite aumentando lo sfruttamento del pascolo da parte del bestiame. Facendosistanziali, in pratica, i pastori hanno aggravato il problema della

    desertificazione, abbandonando tradizioni secolari che avevano sempre assicuratola sopravvivenza in condizioni di bassa disponibilit idrica.

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    Diritti di comunit e gestione collettiva.

    In quasi tutte le comunit indigene la collettivit del diritto all'acqua edella sua gestione la chiave della conservazione e della raccolta idrica.Creando regole e limiti d'uso, la gestione collettiva ha sempre assicuratosostenibilit ed equit. Con l'avvento della globalizzazione, per, il controllo

    sull'acqua da parte della comunit venuto meno e sta prendendo piede losfruttamento privato di questo bene. I sistemi tradizionali di rinnovamentodelle scorte stanno decadendo. Da uno studio condotto su 152 villaggi cheutilizzano sistemi di raccolta tradizionali emerso che in 79 casi la riservaera esaurita o inquinata. (29) Il laghetto di Chobala nel villaggio di Mundlana,tuttora sottoposto a una gestione collettiva, soddisfa ancora le necessit di 10villaggi. Viceversa Mankund, che prende il nome dalle centinaia di stagni ecisterne che un tempo poteva vantare, non ha pi acqua. I mille pozzi tubolariintrodotti nella regione hanno esaurito le fonti tradizionali (30).L'acqua disponibile solo se le sue fonti sono rigenerate e utilizzate entrolimiti di rinnovabilit. Quando la filosofia dello sviluppo intacca il controllodella comunit e promuove al suo posto tecnologie che modificano il ciclodell'acqua, la scarsit risulta inevitabile. In India, proprio quando si

    iniziato a investire capitali nei progetti idrici, sempre pi villaggi hannovisto diminuire le riserve d'acqua.Nel 1972, il governo ha identificato 150000 villaggi afflitti da problemi idricie ha introdotto programmi di fornitura in 94000 di questi. I programmicomprendevano la perforazione di pozzi tubolari e l'installazione di pompe pertrasportare l'acqua da grandi distanze. Nonostante questi sforzi, nel 1980 ilnumero di villaggi in difficolt era salito a 231000. Il governo ha quindideciso di intervenire in altri 94000 villaggi; nel 1985 un totale di 161722villaggi si trovava ancora ad affrontare problemi idrici. Ulteriori investimentisono stati fatti quell'anno per assistere tutti tranne 70 villaggi; ma nel 1994gli abitati privi di acqua erano ancora 140975 (31).Negli anni settanta e ottanta la Banca mondiale e altre agenzie di soccorso sisono concentrate su tecnologie per la fornitura di acqua che si sono rivelatedisastrose. A partire dagli anni novanta, queste agenzie hanno spinto in manieraaggressiva verso la privatizzazione e la distribuzione dell'acqua basata sulmercato, strategia che gi minaccia di essere altrettanto disastrosa. Neglistati indiani del Gujarat e del Maharashtra, la Banca mondiale sta sollecitandola privatizzazione come correzione dei suoi stessi fallimentari sistemi atecnologia intensiva degli anni ottanta. Il risultato stato un'accelerazionenello sfruttamento delle falde freatiche. Nello stato di Gujarat l'acqua vieneestratta da una profondit tra i quattrocento e i cinquecento metri, impoverendole falde e lasciando vuota la riserva di superficie.Un tempo il Gujarat ospitava un gran numero di cisterne e pozzi. Negli annitrenta l'acqua dei pozzi assicurava l'irrigazione al 78% della regione. (32)L'estrazione dell'acqua dal pozzo avveniva per mezzo del "kos", uno strumentotradizionale indigeno azionato mediante energia animale. Quando nel 1985 e nel1986 la regione stata colpita da una crisi idrica, il governo, assistito dalla

    Banca mondiale, ha varato un programma di emergenza e il Gujarat ha ricevutol'acqua potabile per mezzo di treni, autobotti, cammelli e carri trainati daibuoi.Il programma del governo, del costo di circa 18 milioni di dollari, ha aggravatoulteriormente il problema. Le nuove fonti, comprendenti quasi 4000 pozzitubolari, si sono esaurite. Il governo ha stanziato altri 19,4 milioni didollari per i trasferimenti su lunghe distanze e per altri pozzi tubolari. LaBanca mondiale ha finanziato a sua volta un progetto di fornitura idrica da 28,4milioni di dollari. Alla fine, nessuno di questi programmi stato in grado difornire l'acqua. Anzi, hanno finito per esaurire le fonti (33).Una vicenda analoga quella della siccit che negli anni ottanta ha colpito ilMaharashtra. Il 93% del territorio dello stato composto da roccia dura,incluso il Deccan Trap. L'alimentazione idrica del Deccan lenta perch nel

    sottosuolo c' scarsissimo spazio per l'acqua. Nel Deccan Trap, quindi, nonesiste una vera e propria falda acquifera sotterranea: l'acqua si accumula nellefenditure della roccia e nei piani di stratificazione e si alimenta a livellolocale. Tradizionalmente l'estrazione dell'acqua del sottosuolo nel Maharashtra

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    avveniva tramite pozzi a cielo aperto; il 59% del territorio dello stato erairrigato dall'acqua attinta da 939000 pozzi aperti. Progetti di sviluppo sularga scala hanno cercato di superare la limitazione scavando pi a fondo eusando maggiore energia per l'estrazione. I vecchi metodi di prelievo eranoconsiderati inefficienti. Commenta un esperto:

    "Nel 1960-1961 i pozzi nel Maharashtra erano 542000. Il loro numero ha raggiuntogli 816000 nel 1980. La crescita media annua nel corso dell'ultimo ventennio stata di 13700. E' da notare che, sebbene durante quei venti anni il numero dipozzi sia aumentato di circa il 51%, nello stesso periodo l'area da essiirrigata praticamente raddoppiata. Ci dovuto principalmente al fatto che unnumero sempre pi alto di pozzi stato dotato di pompe meccanizzate (azionateda motori a benzina o elettrici), abbandonando strumenti di estrazione antiquaticome gli "mbot", le ruote persiane eccetera. La meccanizzazione del prelievo haaccresciuto l'utilit dei pozzi e si tradotta nell'ottimizzazione dell'usodell'acqua attingibile da ciascun pozzo" (34).

    L'idea di aumentare l'efficienza dei pozzi tramite pompe motorizzate ha avutovita breve. Le potenti tecnologie di prelievo hanno portato soltanto

    all'esaurimento dell'acqua, e non al suo uso ottimale. Il risultato stato unacarestia di acqua del sottosuolo.

    Democrazia ecologica.

    Le soluzioni tecnologiche a un problema ecologico hanno fallito. I concettiriduzionistici dello sviluppo idrico partono dal presupposto che riguardoall'uso delle risorse naturali la natura sarebbe carente, e le tradizionipopolari inefficienti. Differenti ecozone, per, sono state la base di cultureed economie diverse. Le zone aride sono state sfruttate in maniera sostenibilecon la pastorizia e quelle semiaride sono state usate per l'agricoltura grazieall'irrigazione protettiva.Sul fatto che il mondo si trovi di fronte a una grave crisi idrica sono tuttid'accordo. Regioni che un tempo erano ricche d'acqua ne sono diventate carenti,mentre quelle che gi ne erano scarse sono sull'orlo della carestia idrica. Aspiegare la crisi dell'acqua, per, ci sono due paradigmi contrastanti: ilparadigma del mercato e quello ecologico. Il primo vede la scarsit idrica comeuna crisi derivante dall'assenza di un commercio dell'acqua. Se la si potessespostare e distribuire liberamente attraverso liberi mercati, sostiene questoparadigma, l'acqua verrebbe trasferita alle regioni afflitte da scarsit eprezzi pi alti condurrebbero alla conservazione. Come affermano Anderson eSnyder: Al crescere del prezzo di una merce si tende a ridurne il consumo e acercare mezzi alternativi per raggiungere il fine desiderato. L'acqua non faeccezione (35).I presupposti del mercato non vedono i limiti ecologici imposti dal ciclodell'acqua n quelli economici dettati dalla povert. L'ipersfruttamento

    dell'acqua e la distruzione del suo ciclo creano una scarsit assoluta cui imercati non sono in grado di rimediare con altre merci. L'idea di sostituzione in effetti il perno della logica della mercificazione. Per esempio, l'economistaJack Hirshleifer e i suoi colleghi affermano:

    "Con questo non si vuole negare che, come merce, l'acqua abbia suecaratteristiche peculiari, come per esempio il fatto che la sua fruizione offerta dalla natura in parte come riserva e in parte come flusso, o lacircostanza che in alcune localit essa sia disponibile a costo zero mentre inaltre piuttosto costosa da trasportare. Quali che siano le ragioni addotte,per, l'idea di una presunta importanza unica dell'acqua non regge all'analisidei fatti" (36).

    Simili argomenti astratti perdono di vista il punto fondamentale: quando l'acquascompare non ci sono alternative. Per le donne del Terzo mondo scarsit d'acquasignifica maggiori distanze da percorrere per procurarsela. Per i contadinisignifica fame e miseria quando la siccit distrugge i raccolti. Per i bambini

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    significa disidratazione e morte. Un sostituto di questo liquido prezioso,indispensabile per la sopravvivenza biologica di animali e piante, semplicementenon esiste.La crisi dell'acqua una crisi ecologica che ha cause commerciali ma nonsoluzioni di mercato. Le soluzioni di mercato distruggono la terra e aumentanole disuguaglianze. La soluzione di una crisi ecologica ecologica, e la

    soluzione dell'ingiustizia la democrazia. La cessazione della crisi dell'acquaimpone una rinascita della democrazia ecologica.

    1.Il diritto all'acqua: lo stato, il mercato, la comunit.

    A chi appartiene l'acqua? E' una propriet privata o un bene pubblico? Qualidiritti hanno, o dovrebbero avere, le persone? Quali sono i diritti dello stato?Quali quelli delle imprese e degli interessi commerciali? Nel corso della storiatutte le societ si sono poste questi interrogativi fondamentali.Oggi ci troviamo di fronte a una crisi planetaria dell'acqua, che minaccia di

    aggravarsi nel corso dei prossimi decenni. Il peggioramento della crisi accompagnato da nuove iniziative per ridefinire i diritti sull'acqua. L'economiaglobalizzata sta cambiando la definizione di acqua da bene pubblico a proprietprivata, una merce che si pu estrarre e commerciare liberamente. L'ordineeconomico globale chiede la rimozione di tutti i vincoli e le normative sull'usodell'acqua e l'istituzione di un mercato di questo bene. I sostenitori dellibero commercio dell'acqua vedono i diritti di propriet privata come unicaalternativa alla propriet statale e i liberi mercati come il solo sostitutoalla regolamentazione burocratica delle risorse idriche.Pi di qualsiasi altra risorsa, l'acqua deve rimanere un bene pubblico enecessita di una gestione comune. In effetti, in gran parte delle societ, ne esclusa la propriet privata. Testi antichi come le "Institutiones" diGiustiniano indicano che l'acqua e altre fonti naturali sono beni pubblici: Perlegge di natura questi elementi sono comuni a tutta l'umanit: l'aria, l'acquadolce, il mare, e quindi le sponde del mare (1). In paesi come l'India lospazio, l'aria, l'acqua e l'energia sono tradizionalmente considerati esterni airapporti di propriet. Nelle tradizioni islamiche, la "Sharia", cheoriginariamente connotava il cammino verso l'acqua, fornisce la basefondamentale per il diritto all'acqua. Gli stessi Stati Uniti hanno avuto moltisostenitori dell'acqua come bene comune. L'acqua un elemento mobile,itinerante, e deve pertanto continuare a essere un bene comune per legge dinatura, scriveva William Blackstone, cos che io possa averne solo unapropriet di carattere temporaneo, transitorio, usufruttuario (2).L'introduzione delle moderne tecnologie di estrazione ha accresciuto il ruolodello stato nella gestione dell'acqua. Man mano che le nuove tecnologiesoppiantano i sistemi di autogestione, le strutture democratiche di controllo daparte delle popolazioni si deteriorano e il loro ruolo nella conservazione si

    riduce. Con la globalizzazione e la privatizzazione delle risorse idriche, sirafforza il tentativo di erodere completamente i diritti dei popoli erimpiazzare la propriet collettiva con il controllo delle grandi aziende. Ilfatto che al di l dello stato e del mercato esistano comunit di persone incarne e ossa con bisogni concreti qualcosa che, nella corsa allaprivatizzazione, viene spesso dimenticata.

    Diritti idrici e diritti naturali.

    In tutto il mondo, nel corso della storia, i diritti idrici hanno assunto laloro forma prendendo in considerazione contemporaneamente i limiti degliecosistemi e le necessit della popolazione. Il fatto che la radice del termine

    urdu "abadi", insediamento umano, sia "ab", acqua, riflette lo sviluppo diinsediamenti umani e civilt lungo i corsi d'acqua. La dottrina del dirittoripario - il diritto naturale all'uso dell'acqua da parte degli abitanti chefanno capo per il sostentamento a un determinato sistema idrico, soprattutto un

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    sistema fluviale - nasce anch'essa da questo concetto di "ab". Storicamente,quello relativo all'acqua sempre stato trattato come un diritto naturale - undiritto che deriva dalla natura umana, dalle condizioni storiche, dalle esigenzeelementari e dalle idee di giustizia. I diritti all'acqua come diritti naturalinon nascono con lo stato: scaturiscono da un dato contesto ecologicodell'esistenza umana.

    In quanto diritti naturali, quelli sull'acqua sono diritti di usufrutto; l'acquapu essere utilizzata ma non posseduta. Gli esseri umani hanno il diritto allavita e alle risorse che la sostengono, e tra queste c' l'acqua. Il suo essereindispensabile alla vita il motivo per cui, secondo le leggi consuetudinarie,il diritto ad accedervi stato accettato come un fatto naturale, sociale:

    "Il fatto che il diritto all'acqua sia presente in tutte le legislazioniantiche, comprese le nostre "dharmasastra" e le leggi islamiche, e il fatto chetali norme continuino a sussistere come leggi consuetudinarie nell'epocamoderna, contraddicono l'idea che quelli sull'acqua siano diritti puramentegiuridici, ossia garantiti dallo stato o dalla legge" (3).

    Diritti ripari.

    I diritti ripari, basati su concetti come il diritto usufruttuario, la proprietcomune e il ragionevole uso, hanno guidato gli insediamenti umani in tutto ilmondo. In India, i sistemi ripari esistono da tempo immemorabile lungol'Himalaya. Il famoso Grand Anicut (canale) sul Kaveri presso il fiume Ullarrisale a mille anni fa ed ritenuto la pi antica struttura idraulica dicontrollo del flusso di un fiume esistente in India. E' ancora in funzione. Nelnordest, vecchi sistemi ripari noti come "dong" governano l'uso dell'acqua. NelMaharashtra, le strutture di conservazione erano note con il nome di "bandhara".Anche i sistemi "ahar" e "pyne" di Bihar, in cui un canale di inondazione nonarginato ("pyne") trasferisce l'acqua da un corso a un bacino di raccolta(ahar), rappresentano l'evoluzione di un concetto ripario. A differenza deicanali Sone costruiti dai britannici, che non hanno saputo andare incontro alleesigenze della popolazione, gli "ahar" e i "pyne" continuano a fornire acqua aicontadini. Negli Stati Uniti i sistemi ripari sono stati introdotti daglispagnoli, che li avevano portati con s dalla penisola iberica (4). Questisistemi sono stati adottati in Colorado, New Mexico e Arizona, oltre che negliinsediamenti orientali.I pi antichi principi ripari si basavano sull'idea di condividere e conservareuna comune fonte idrica. Non erano legati a un diritto di propriet. Come scrivelo storico Donald Worster:

    "Nei tempi antichi la dottrina riparia, pi che un metodo per accertare idiritti individuali di propriet, era l'espressione di un atteggiamento di noninterferenza nei confronti della natura. Nella forma pi antica di questoprincipio, un fiume non poteva essere considerato propriet privata di nessuno.

    Coloro che vivevano lungo le sue sponde avevano garantito il diritto di usarnel'acqua per scopi naturali come bere, lavare o abbeverare il bestiame, ma era undiritto esclusivamente usufruttuario - il diritto di consumare solo finch ilfiume non vedesse ridotta la sua portata" (5).

    Perfino i coloni europei che per primi si insediarono lungo la costa orientaledegli Stati Uniti si adeguarono a questi principi fondamentali. Ma quando laparte occidentale del paese inizi a essere abitata, i diritti usufruttuaripassarono in secondo piano. Si fece strada la convinzione che il criterioripario scaturisse dalla common law inglese e fosse di conseguenza imperniatosul possesso della propriet individuale. Gli uomini e le donne checolonizzarono il West americano non appartenevano pi a quel mondo antico...Essi respinsero il riparianesimo tradizionale, scrive Worster. Decisero invece

    di adottare, in gran parte della regione, la dottrina della priorit diappropriazione perch offriva loro una maggiore libert di sfruttare la natura(6). I diritti universali sull'acqua furono in tal modo gravemente decurtati.

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    L'economia del Far West: la dottrina della priorit di appropriazione e1'avvento della privatizzazione.

    Fu nei campi minerari dell'Occidente americano che il concetto da Far West dipropriet privata e la regola dell'appropriazione - "Qui prior est in tempore,

    potior est in jure": chi primo nel tempo primo per diritto - emersero per laprima volta. La dottrina dell'appropriazione per priorit stabiliva i dirittiassoluti alla propriet, compreso il diritto di comprare e vendere acqua.Fiorirono nuovi mercati dell'acqua che presto soppiantarono i diritti naturalid'uso; il valore dell'acqua venne determinato dal monopolio dei primi coloni.L'appropriazione per priorit non riconosceva alcuna posizione privilegiata aiproprietari ripari, concedendo a tutti gli utenti l'opportunit di competere perl'acqua e di svilupparsi lontano dai fiumi (7).La mentalit da cowboy per cui la forza diritto significava che chidisponeva del potere economico poteva investire in mezzi a capitale intensivoper appropriarsi dell'acqua, indipendentemente dalle necessit altrui e dailimiti dei sistemi idrici. Questa logica da frontiera garantiva ai primiarrivati il diritto esclusivo sull'acqua. Chi veniva dopo poteva appropriarsene

    solo a condizione che prima venissero onorati i diritti di priorit. L'economiadel Far West consentiva la deviazione del corso dei torrenti per poterutilizzare l'acqua su terre non riparie. Se il proprietario non usava l'acqua,era costretto a rinunciare al suo diritto.La logica da cowboy permetteva il trasferimento e lo scambio di diritti idricitra individui, che spesso ignoravano la valenza ecologica dell'acqua o le suefunzioni al di l dell'estrazione. Anche se i diritti erano basati sullapriorit di occupazione, i primi veri abitanti - i nativi americani - eranoesclusi dai diritti di appropriazione dell'acqua. A minatori e coloni,considerati i primi abitanti, erano riservati tutti i diritti di utilizzo dellefonti idriche (8).Ignorare i limiti del ciclo idrologico della natura significava prosciugare einquinare i fiumi con gli scarti della lavorazione mineraria. Ignorare i dirittinaturali altrui significava negare agli altri l'accesso all'acqua: cominciaronoa diffondersi in tutto il West americano regimi d'uso disuguale e nonsostenibile e un'agricoltura basata sullo spreco idrico.

    L'economia da Far West contemporanea.

    L'attuale tendenza a privatizzare fonti d'acqua comuni ha le sue radicinell'economia dei cowboy. I fautori della privatizzazione dell'acqua, come TerryAnderson e Pamela Snyder del conservatore Cato Institute, non soltantoriconoscono il nesso tra gli attuali tentativi di privatizzazione e le leggisull'acqua del Far West, ma arrivano a considerare quella antica filosofia diappropriazione come un modello per il futuro:

    "Dalla frontiera del West, soprattutto dai campi minerari, sono venuti ladottrina della priorit di appropriazione e il fondamento del marketingdell'acqua. Questo sistema forniva gli ingredienti essenziali per un efficientemercato dell'acqua in cui i diritti di propriet erano ben definiti, vincolantie trasferibili" (9).

    L'attuale spinta a reintrodurre e globalizzare la condizione senza legge dellafrontiera una ricetta sicura per distruggere le nostre scarse risorse idrichee per privare i poveri della loro quota di acqua. Sotto le mentite spoglie delmercato anonimo, i ricchi e potenti usano lo stato per togliere l'acqua allanatura e alla gente in virt della dottrina della priorit di appropriazione. Igruppi di interesse privati ignorano sistematicamente l'opzione del controllodella comunit sull'acqua. Poich l'acqua cade sulla terra in maniera dispersa e

    poich ogni essere vivente ha bisogno di acqua, la gestione decentrata e ilpossesso democratico sono gli unici sistemi efficienti, sostenibili ed equi peril sostentamento di tutti. Al di l dello stato e del mercato c' il potere

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    della partecipazione comunitaria. Al di l delle burocrazie e delle potenzeindustriali c' la promessa della democrazia dell'acqua.

    L'acqua come propriet comune.

    L'acqua un bene comune in quanto rappresenta la base ecologica di tutta lavita e perch la sua sostenibilit ed equa distribuzione dipendono dallacooperazione tra i membri della comunit. Bench sia stata gestita comepropriet comune nel corso di tutta la storia dell'umanit e in culturediversissime tra loro, e sebbene ancora oggi la maggioranza delle comunitgoverni le risorse idriche come un bene comune o comunque abbia accessoall'acqua come a un bene pubblico condiviso, sta acquistando sempre maggioreslancio la tendenza alla sua privatizzazione. Prima dell'arrivo dei britannicinell'India meridionale, le comunit gestivano collettivamente i sistemi idricitramite una pratica denominata "kudimaramath" (autoriparazione). Prima che laEast India Company cominciasse a esercitare il suo dominio d'impresa nelDiciottesimo secolo, un contadino versava a un fondo pubblico 300 unit di granoogni 1000 guadagnate, e di quelle unit 250 restavano nel villaggio per il

    mantenimento dei beni comuni e per l'esecuzione dei lavori pubblici. (10) Nel1830 la somma pagata dai contadini era salita a 650 unit, delle quali 590andavano direttamente alla East India Company. In seguito a questo aggravio ealla riduzione dei fondi per la manutenzione, i contadini e i beni comuniandarono in rovina. Circa 300000 cisterne costruite nel corso dei secolinell'India prebritannica furono distrutte, con conseguenze disastrose sullaproduttivit agricola e i guadagni.L'East India Company fu espulsa dal primo movimento per l'indipendenza nel 1857.Nel 1858 i britannici approvarono il Madras Compulsory Labor Act, popolarmentedetto la legge del Kudimaramath, che obbligava i contadini a fornire manodoperaper la manutenzione dei sistemi di distribuzione idrica e di irrigazione. (11)Poich il "kudimaramath" si basava sull'autogestione e non sulla coercizione, lalegislazione non fu in grado di mobilitare la partecipazione della comunit e diricostruire la propriet comune.Le comunit autogovernate non sono solo un fatto storico: sono una realtcontemporanea. L'interferenza dello stato e la privatizzazione non le hannospazzate via completamente. Da un'indagine a livello nazionale che copre idistretti di aride regioni tropicali in sette stati, N.S. Jodha rileva che ilfabbisogno elementare di combustibile e foraggio dei poveri di tutta l'Indiacontinua a essere soddisfatto da risorse di propriet collettiva. (12) Gli studidi Jodha sui beni comuni nel fragile ambiente del deserto di Thar rivelano che iconsigli comunitari dei villaggi rappresentano ancora l'organismo che assegna idiritti di pascolo: norme e regolamenti istituzionali determinano i periodi incui il pascolo limitato, i criteri di rotazione delle pasture, il numero e iltipo di animali che possono essere condotti al pascolo, i diritti di raccoltadel letame e della legna da ardere, e la potatura delle piante per il foraggioverde. Il consiglio dei villaggi nomina anche le guardie incaricate di

    controllare che nessuno, membro della comunit o straniero, violi le regole.Norme analoghe esistono per la manutenzione dei pozzi e delle cisterne.

    La tragedia dei Commons.

    Il trattato di John Locke sulla propriet legittimava efficacemente la praticadel furto dei Commons, i beni comuni, diffusasi in Europa durante i movimentiper le "enclosures" nel Diciassettesimo secolo. Locke, figlio di genitoriabbienti, si proponeva di difendere il capitalismo - e la grande ricchezza dellasua famiglia - sostenendo che la propriet era stata creata solo quando inertirisorse naturali venivano trasformate dalla loro originaria forma spiritualegrazie all'applicazione del lavoro: Qualsiasi cosa, dunque, egli rimuova dallo

    stato che la Natura le ha fornito e in cui l'ha lasciata, costui ha mescolato inessa il suo lavoro, e vi ha unito qualcosa che gli appartiene, facendone cossua propriet (13). La libert individuale veniva a dipendere dalla libert dipossedere, attraverso il lavoro, terra, foreste e fiumi. I saggi di Locke sulla

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    propriet continuano a essere alla base di teorie e pratiche che erodono i benicomuni e distruggono la terra.In tempi recenti, la privatizzazione dell'acqua ha trovato il suo fondamentoteorico in "Tragedy of the Commons" di Garrett Hardin, pubblicato per la primavolta nel 1968. Per spiegare la sua teoria Hardin ci invita a raffigurarci unoscenario:

    "Immagina un pascolo aperto a tutti. E' prevedibile che ogni allevatore cercherdi mantenere quanto pi bestiame possibile con quel bene comune. Un simileassetto pu funzionare in maniera abbastanza soddisfacente per secoli perchguerre tribali, bracconaggio e malattie mantengono il numero di uomini e bestieben al di sotto della capacit di carico del suolo. Prima o poi, per, verr ilgiorno della resa dei conti, ossia il giorno in cui l'obiettivo tanto desideratodella pace sociale diventa una realt. A quel punto la logica insita nellapropriet comune si tradurr senza piet in tragedia" (14).

    Hardin d per scontato che i beni comuni siano sistemi di libero accesso nongovernati socialmente, privi di una propriet. E vede l'assenza di proprietprivata come la via obbligata all'illegalit.

    Nonostante la formidabile popolarit raggiunta, la teoria di Hardin sui benicomuni contiene numerose falle. Il presupposto che le propriet comunicostituiscano sistemi non governati ad accesso libero nasce dalla convinzioneche una gestione possa esistere solo nelle mani di individui privati. Ma igruppi sono in grado di gestirsi, e i beni comuni sono regolati in manieraperfettamente efficace dalle comunit. Inoltre, i beni comuni non sono risorsead accesso aperto come immagina Hardin; al contrario, applicano il concetto dipropriet: non su base individuale ma a livello del gruppo. E il gruppostabilisce le regole e le restrizioni riguardo all'uso. Le norme di utilizzosono ci che protegge i pascoli dall'ipersfruttamento, le foreste dalladistruzione e le risorse idriche dalla sparizione.La predizione di Hardin sulla sorte dei beni comuni ha come fulcro l'idea che laforza trainante delle societ umane sia la competizione. Se gli individui noncompetono per possedere qualcosa, la legge e l'ordine vengono meno. E' unargomento che ha mostrato di non reggere alla verifica dei fatti in larghesezioni delle societ rurali del Terzo mondo, dove tra gli individui continua adominare il principio della cooperazione, non quello della competizione. Inun'organizzazione sociale che si fonda sulla cooperazione tra i suoi membri e suuna produzione basata sui bisogni, la logica del guadagno totalmente diversada quella delle societ competitive. "Tragedy of the Commons" di Garrett Hardintrascura completamente un punto fondamentale: quando si verificano circostanzetali per cui le terre collettive non possono soddisfare nemmeno i bisognielementari della popolazione, la tragedia inevitabile - con o senza lacompetizione.

    Comunit e beni comuni.

    Nel tratto superiore della valle del Rio Grande in Colorado, l'acqua ancoragestita come bene comune. Ho avuto l'opportunit di visitare San Luis, sede deitradizionali sistemi dell'"acequia" (canali di irrigazione operanti in base allaforza di gravit) che alimentano suoli, piante e animali. Ero l per portare lamia solidariet alle comunit locali impegnate in una battaglia per difendere lapropriet comune e il pi antico sistema di diritti idrici esistente inColorado. Quello che i canali di irrigazione producono non soltanto una merceda comprare e vendere ma anche una grande abbondanza di forme di vita. Ifossati rendono possibile la vita a una grande quantit di piante in quello chein realt sarebbe un deserto freddo e sterile, dice Joseph Gallegos, unagricoltore di quinta generazione che lavora sulle terre ancestrali a San Luis.Pi piante significa che gli animali selvatici - uccelli e mammiferi - hanno una

    casa. Gli ecologisti la chiamano biodiversit. Io la chiamo vita, "terra yvida" (15).Quando l'acqua del Rio Grande messa in vendita al migliore offerente, vienetolta alla comunit agropastorale i cui diritti sull'acqua sono legati alla

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    responsabilit di mantenere una comunit di bacino (16). I mercati non sono ingrado di cogliere valori diversificati, n riescono a riflettere la distruzionedel valore ecologico. L'acqua che rifornisce gli ecosistemi consideratasprecata. Joseph Gallegos solleva qui un punto importante:

    "Questo punto di vista, di chi ? I pioppi che delimitano le rive delle

    'acequia' non pensano che l'acqua di scolo vada sprecata. N lo pensano gliuccelli e gli altri animali che vivono sugli alberi. I canali creano nicchie dihabitat per la vita selvatica, e questa una cosa buona per gli animali e per icontadini. Non uno spreco, a meno che naturalmente tu non sia una societimmobiliare urbana che cerca di accaparrarsi sempre pi acqua per i bisognidello sviluppo maniacale delle citt. I gringo trattano l'acqua come una merce.Sai come si dice: 'In Colorado l'acqua corre all'ins, verso i quattrini'" (17).

    Quando il denaro a determinare il valore e intervengono i tribunali, lerisorse comuni vengono sottratte ai contadini e assegnate alle aziende private.E, come sottolinea Devon Pena:

    "L'attacco ai diritti di propriet comune comporta la codificazione legale della

    produzione, che produce violente ma legalmente garantite invasioni, recinzionied espropriazioni di 'spazio'. La legge stessa viola l'integrit di luoghi chesono un habitat per comunit miste di umani e non umani" (18).

    Questo esattamente ci che accaduto nel Rito Seco Watershed in Colorado,quando il tribunale ha concesso alla Battle Mountain Gold Mine di trasferirel'uso dell'acqua dall'agricoltura all'industria.

    Diritti comunitari e democrazie dell'acqua.

    In condizioni di scarsit, sistemi sostenibili di gestione dell'acqua sono natidalla convinzione trasmessa di generazione in generazione che questo elementosia un bene comune. L'impegno per la conservazione e la costruzione di unacomunit diventato il maggiore investimento nelle risorse idriche. In assenzadi capitali, il lavoro collettivo ha fornito il principale input oinvestimento nelle opere idrauliche. Osserva Anupam Mishra della Gandhi PeaceFoundation:

    "I metodi per raccogliere le gocce di 'Palar', ossia le precipitazioni, sonoinnumerevoli quanto i nomi delle nuvole e delle gocce. Il recipiente, comel'oceano, si riempie goccia dopo goccia. Queste splendide lezioni non si trovanoin un manuale ma vengono materialmente inserite nella memoria della nostrasociet. E' da questa memoria che provengono gli 'shrutis' delle nostretradizioni orali... La popolazione del Rajasthan non delegava l'organizzazionedi un lavoro cos sconfinato n al governo centrale n a quello federale, enemmeno a quella che oggi viene chiamata sfera privata. Era il popolo stesso che

    in ogni casa, in ogni villaggio dava vita a questa struttura, la manteneva e lasviluppava.'Pindwari' vuol dire aiutare gli altri con il proprio sforzo, il proprioimpegno, il proprio duro lavoro. Le gocce di sudore che colano sulla frontedella gente del Rajasthan continuano a scorrere per raccogliere le gocce dipioggia" (19).

    I sistemi idrici tradizionali basati sulla gestione locale costituivano unapolizza di assicurazione contro la scarsit nelle regioni del Gujaratabitualmente colpite dalla siccit. Questi sistemi erano gestiti in linea dimassima dai comitati del villaggio. In caso di alluvioni, carestie o altrecalamit, interveniva anche il re; il ruolo dell'autorit centrale era quindisoprattutto quello di attutire gli effetti di una crisi. Tra le istituzioni

    locali che si occupavano della gestione dell'acqua c'erano le organizzazioni deicontadini, i funzionari e i tecnici locali preposti all'irrigazione, leassociazioni idriche del villaggio e il sistema di manodopera della comunit,mantenuto con i contributi delle famiglie.

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    In India, le associazioni contadine per la costruzione e la manutenzione deisistemi idrici erano diffusissime in passato. Nel Karnataka e nel Maharashtraprendevano il nome di "panchayat". Nel Tamil Nadu erano chiamate "nattamai","kavai maniyam", "nir maniyam", "oppidi sangam", o "eri variyam" (comitatocisterne). La cisterne e i laghetti spesso rifornivano pi di un villaggio, e inquesto caso il controllo democratico era assicurato dai rappresentanti dei vari

    villaggi o dalle associazioni contadine. Questi comitati potevano anche avere ilcompito di raccogliere canoni e tasse dagli utenti. Venivano inoltre fattedonazioni di terre, specialmente per finanziare le opere idrauliche.I sistemi idrici dei villaggi richiedevano appositi funzionari che controllavanoil funzionamento quotidiano dei sistemi di irrigazione. Nelle regionihimalayane, dove i "kuhls" rispondevano alle esigenze idriche della comunit, igestori dell'irrigazione si chiamavano "kohli". Nel Maharashtra, erano noti come"patkari", "havaldar" e "jogalaya". Nel Karnataka e nel Tamil Nadu la lorodenominazione era "nirkatti", "nirganti", "nirpaychi", "nirakikkan" o"kamkukatti".Per garantire la neutralit, i "nirkatti" venivano scelti all'interno dellacasta dei senza terra - gli Harijan - cui veniva assicurata la possibilit dimantenersi indipendenti dai proprietari terrieri e dai gruppi di casta. Solo gli

    Harijan avevano il diritto di aprire le cisterne e le saracinesche di deflusso.Una volta che la comunit avesse stabilito le norme di distribuzione, nessunagricoltore aveva il diritto di interferire, e chi lo faceva poteva esseremultato. Questo modo di proteggere le associazioni da chi deteneva il potereeconomico assicurava la democrazia dell'acqua.I contributi si basavano sulla quantit del lavoro individuale investito e nonpotevano essere sostituiti da somme di denaro o da manodopera altrui. In Indiameridionale l'investimento collettivo di forza lavoro era l'investimentoprimario nella costruzione e nella manutenzione dei sistemi idraulici delvillaggio, noti come "kudimaramath". Ogni persona fisicamente idonea dovevacontribuire alla manutenzione e alla pulizia dei canali. I "nirkatti"assegnavano inoltre ai contadini il compito di ripulire i canali di afflusso eirrigazione. Un antico trattato di economia, "Arthasastra", specifica lepunizioni per chi si sottraeva alle varie operazioni di costruzione collettiva.I trasgressori erano tenuti a mandare servi e buoi per svolgere il lavoro diloro spettanza e a partecipare alle spese, senza pretendere nulla in cambio.I sistemi di autogestione entrarono in crisi quando, durante il dominiobritannico, il governo assunse il controllo delle risorse idriche. La proprietcomune fu ulteriormente erosa con l'introduzione dei pozzi di profondit e deipozzi tubolari, che rendevano i singoli contadini dipendenti dal capitale. Idiritti idrici collettivi furono minati dall'intervento dello stato, e ilcontrollo delle risorse fu trasferito a organismi esterni. Il gettito delleimposte non veniva pi reinvestito in infrastrutture locali ma dirottato verso idipartimenti governativi.I diritti comunitari sono indispensabili per l'ecologia quanto per lademocrazia. Il controllo burocratico di organismi distanti ed esterni e ilcontrollo del mercato da parte degli interessi commerciali e delle industrie

    creano disincentivi per la conservazione. Le comunit locali non conservanol'acqua n mantengono sistemi idrici se le agenzie esterne - burocratiche ocommerciali - sono le uniche beneficiarie dei loro sforzi e delle loro risorse.Prezzi pi alti in condizioni di libero mercato non porteranno allaconservazione. Date le vertiginose disuguaglianze economiche, con ogniprobabilit chi economicamente potente sprecher l'acqua e i poveri nepagheranno il prezzo. I diritti comunitari sono un imperativo democratico -responsabilizzano stati e interessi commerciali e difendono i diritti all'acquadella gente sotto forma di democrazia decentrata.

    Il diritto all'acqua pulita contro la libert di inquinare.

    Prima del 1974, quando in India stato approvato il Water Act, quasi tutte ledecisioni dei tribunali erano a favore degli inquinatori. Questi, oltre a essereprotetti dalla legge, avevano anche un potere economico e politico superiore aquello dei cittadini comuni. Ed erano pi abili nell'usare a loro vantaggio le

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    vie giudiziarie. All'epoca in cui l'impatto dell'inquinamento industriale nonera particolarmente pesante e l'industrializzazione era vista come un simbolo diprogresso, i tribunali, come dimostrano numerosi casi giudiziari, tendevano adappoggiare il diritto delle industrie a inquinare l'acqua: "Deshi Sugar Millscontro Tups Kahar"; "Empress contro Holodhan Poorroo"; "Emperor contro NanaRam"; "Imperatix contro Neelappa"; Darvappa Queen contro Vittichakkon"; "Reg

    contro Partha"; "Imperatix contro Hari Baput". Con l'aggravarsidell'inquinamento idrico legato all'industrializzazione, il suo controllo stato possibile solo mediante sanzioni penali o civili. Da soli, per, itribunali non erano in grado di difendere il diritto della gente ad avere acquapulita.Negli anni ottanta, con la crescita del pericolo di inquinamento, si resonecessario sostenere il diritto all'acqua pulita come uno dei dirittifondamentali. La Corte suprema indiana ha introdotto un nuovo principio didiritti ambientali in un caso giudiziario che rimasto famoso: la municipalitdi Ratlam ricevette l'ingiunzione di rimuovere gli elementi di pubblicodisturbo, che ne avesse o meno i mezzi finanziari. Il caso Ratlam stabiliva unnuovo tipo di diritto naturale e riconosceva ai diritti consuetudinari lostatuto di garanzia costituzionale. Ma anche dopo il caso Ratlam e il Water Act,

    i grandi inquinatori non sono quasi mai finiti in tribunale. Nella maggioranzadei casi il Central Water Pollution Board ha colpito solo piccole fabbriche(20).Nel mondo industriale le normative antinquinamento sono state introdotteprincipalmente per ripulire le acque dei fiumi. Nel 1969, il fiume Cuyahoga aCleveland, Ohio, che serviva da discarica per le industrie, era cos contaminatodai prodotti chimici che prese fuoco. Nel 1972, negli Stati Uniti fu approvatoil Clean Water Act, che stabilisce che nessuno libero di inquinare l'acqua eche tutti hanno il diritto all'acqua pulita. Prima dell'approvazione dellalegge, l'inquinamento idrico era trattato nell'ambito del diritto comune come uncaso di violazione della propriet e di turbativa. La legge si poneval'obiettivo di riportare le acque, entro il 1983, in condizioni tali da renderepossibile la pesca e il nuoto, e di eliminare del tutto lo scarico di inquinantientro il 1985. Dall'approvazione del Clean Water Act nel 1972, negli Usal'inquinamento da singole fonti si drasticamente ridotto, e questo dimostrache nel controllo delle contaminazioni ambientali le leggi sono uno strumentoefficace.Nel 1977, in seguito alle pressioni dell'industria, negli Stati Unitil'attenzione si spostata dalla regolamentazione sugli scarichi nei punti dicontrollo agli standard di qualit dell'acqua. Tacitamente questo spostamento hasegnato il passaggio dall'inquinamento come violazione all'inquinamento comecomportamento lecito. Le aziende hanno cercato di reintrodurre dalla portaposteriore la libert di inquinare, ricorrendo a strumenti come la compravenditadei diritti di inquinamento, acquistando i permessi di scarico o T.D.P.(Tradable Discharge Permits). Pur avendo incontrato la resistenza degliambientalisti, i T.D.P. restano un diffuso mito del mercato per la soluzione deiproblemi di inquinamento.

    I sostenitori del libero mercato promuovono i T.D.P. come alternativa alcomando e controllo della normativa ambientale. Il commercio della licenza diinquinare, per, sancito anche a livello governativo. Snyder e Anderson,paladini del libero mercato, ammettono: I diritti acquistabili di inquinamentosono in pratica l'autorizzazione di un organismo governativo a provocare undeterminato livello di inquinamento in una massa d'acqua o in un corso d'acqua(21). Il governo stabilisce anche gli standard di inquinamento, ma lo fa in basea una fittizia bolla, un confine immaginario che copre un'area designata.Non sorprende che i permessi di inquinare siano ecologicamente ciechi. Essi nonfanno che considerare gli incentivi per il profitto derivanti dallacompravendita delle licenze. Se i costi di controllo dell'inquinamento sonobassi, un'industria vender i diritti di scarico, mentre se sono alti licomprer. Se un'analisi costi-benefici di questo tipo pu anche evidenziare un

    vantaggio commerciale, un simile mercato dell'inquinamento ecologicamentepericoloso.Il commercio dei permessi di inquinare viola da molti punti di vista i principidella democrazia ecologica e il diritto della gente ad avere acqua pulita.

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    Trasforma il ruolo del governo da quello di protettore del diritto all'acqua aquello di sostenitore dei diritti degli inquinatori. I governi assumono ruoliregolatori che sono contro l'ambiente, contro la popolazione e a favoredell'industria inquinante. I T.D.P. escludono le attivit non inquinanti e icittadini comuni da un ruolo democratico attivo nel controllo dell'inquinamento,perch il commercio dell'inquinamento riguarda esclusivamente le industrie

    inquinanti.

    Grandi inquinatori, vecchi e nuovi.

    La lotta tra il diritto all'acqua pulita e la libert di inquinare la lottatra i diritti umani e ambientali dei cittadini comuni e gli interessi economicidelle aziende. L'inquinamento un sottoprodotto delle tecnologie industriali edel commercio globale. La carta fabbricata a mano e le tinture vegetali noninquinano; anche il trattamento indigeno dei pellami mostra grande prudenza erispetto nei confronti dell'acqua; frutta e verdura fresche non richiedonoacqua, se non per la coltivazione.Viceversa, la moderna lavorazione industriale della carta e del cuoio produce un

    pesante inquinamento. La lavorazione della pasta di legno richiede dai 60000 ai190000 galloni di acqua per tonnellata di carta (un gallone corrisponde a circa4,5 litri). La sbiancatura usa dai 48000 ai 72000 galloni di acqua pertonnellata di cotone. Il packaging di piselli e pesche per la spedizione sulunghe distanze utilizza rispettivamente fino a 17000 e 4800 galloni pertonnellata (22).L'abuso e la contaminazione di risorse idriche scarse non sono appannaggioesclusivo delle vecchie tecnologie industriali, ma costituiscono una componentenascosta anche delle nuove tecnologie informatiche. Uno studio condotto dalSouth West Network for Environmental and Economie Justice e dalla Campaign forResponsible Technology rivela che il processo di fabbricazione dei chip richiedeuna quantit eccessiva di acqua.In media, la produzione di un singolo wafer di silicio da sei pollici richiede2275 galloni di acqua deiodizzata, 90 metri cubi di gas generici, 0,6 metri cubidi gas tossici, 900 grammi di prodotti chimici e 285 kilowattore di energiaelettrica (23). In altre parole,

    "se un impianto produce in media 2000 wafer alla settimana (il nuovo laboratorioall'avanguardia Intel di Rio Rancho, New Mexico, per esempio, pu produrne5000), avr bisogno di 4550000 galloni d'acqua alla settimana e 236600000all'anno per la produzione dei soli wafer di silicio" (24).

    Lo studio rileva che dei 29 siti Superfund di Santa Clara County, California, 20sono stati creati dall'industria dei computer.

    I principi della democrazia dell'acqua.

    Al centro della soluzione per l'inquinamento che propone il mercato sta ilpresupposto che esista una disponibilit illimitata di acqua. L'idea che imercati possano ridurre l'inquinamento, agevolando una maggiore distribuzione,non tiene conto del fatto che il prezzo della deviazione dell'acqua in un'areacomporta la scarsit idrica in un'altra.Al contrario dei teorici d'impresa che si fanno promotori di soluzioni dimercato per l'inquinamento, le organizzazioni della gente comune chiedonosoluzioni politiche ed ecologiche. Dalle comunit in lotta contro l'inquinamentoindustriale venuta la propo