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Manuale tecnico di Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni 43 6 METODOLOGIA DI BASE DELLA PROGETTAZIONE DI TECNICHE DI INGEGNERIA NATURALISTICA 6.1 Problemi operativi dellIngegneria Naturalistica LIngegneria Naturalistica può sostituire lin- gegneria classica solo in parte e nelle condizio- ni fisiche, tecniche ed ambientali adatte. Vi sa- ranno pertanto delle situazioni in cui potrà operare lIngegneria Naturalistica, altre nelle quali, per valutazioni inerenti la pubblica sicu- rezza e/o gli spazi modesti a disposizione e/o le caratteristiche climatiche, sarà necessario in- tervenire secondo gli schemi dellingegneria classica. Al di là delle scelte progettuali, che dovranno basarsi su unattenta analisi L importante co- noscere alcune caratteristiche che vincolano gli interventi soprattutto per gli aspetti biologici. Bisogna tenere presente che, in genere, le ma- estranze che operano sui cantieri hanno spes- so scarsa dimestichezza e manualità con inter- venti a connotazione spiccatamente biologica ed agricolo-forestale. ¨ necessario pertanto promuovere dei momenti formativi per le ma- estranze chiamate ad operare in questo setto- re. Le stesse problematiche si presentano an- che per gli operatori di macchine, che hanno scarsa esperienza in questo settore e che si tro- vano spesso ad operare con macchine non ido- nee. Altro aspetto limitante degli interventi su base biologica L dato dalla stagionalità, che in ge- nere li condiziona notevolmente. Pertanto, come già accennato, i lavori devono essere ef- fettuati nelle stagioni in cui il materiale vege- tale L allo stadio vegetativo adatto e/o nelle sta- gioni in cui le caratteristiche climatiche locali sono favorevoli allattecchimento della vegeta- zione. Se sinterviene, ad esempio, mediante lutilizzo di talee di salice, lintervento dovrà avvenire, a seconda delle fasce altimetriche, o sul tardo inverno - inizio primavera (fine feb- braio - fine aprile) o sulla tarda estate - inizio autunno (metà settembre - inizio ottobre). Tale aspetto L da prendere in particolare conside- razione in fase di programmazione dei lavori. Gli interventi di Ingegneria Naturalistica, non essendo in genere ad immediato effetto, richie- dono momenti di controllo, di verifica e manu- tenzione, per un certo periodo di tempo dopo la loro realizzazione. In particolare, se si tratta din- terventi complessi e destinati a risolvere proble- mi difficili, bisogna prevedere in sede progettuale anche gli oneri per la realizzazione di interventi di manutenzione che consentano alla vegetazio- ne di affermarsi stabilmente attraverso levolu- zione verso associazioni vegetali mature e quin- di piø stabili. Le operazioni di manutenzione potranno consistere in rinfoltimenti, sostituzio- ni, risemine, concimazioni, realizzazione di ope- re accessorie, potature e diradamenti. Un problema particolare L quello della reperibilità dei materiali vegetali viventi da uti- lizzare in cantiere. Tale problema può sembra- re a prima vista di non particolare rilevanza, ma in realtà non vanno sottovalutati gli effetti producibili a lungo termine sulla flora autoc- tona da parte delle immissioni di specie alloctone, spesso provenienti da regioni che presentano caratteristiche completamente di- verse (possibilità di fenomeni dinquinamento genetico delle popolazioni locali). Ciò nono- stante, va comunque valutato laspetto tempo- rale prendendo in considerazione il fatto che la vegetazione impiegata L prevalentemente pioniera e, quindi, destinata ad essere soppian- tata in tempi lunghi e/o medi. 6.2 Scelta del metodo e della tipologia costruttiva di Ingegneria Naturalistica Nonostante le considerazioni già fatte, L oppor- tuno rimarcare che per la scelta delle tipologie costruttive devono essere tenuti in considera- zione anche i criteri di scelta della specie, pro- grammando la stagione in cui determinati in- terventi possono essere eseguiti nel modo mi- gliore. Di seguito riportiamo alcune osservazio- ni sulle condizioni che agiscono in maniera de- terminante nella scelta delle tipologie. Scopo degli interventi costruttivi: lobietti- vo immediato L dato dal consolidamento del- le sponde, delle scarpate e dellalveo o dalla protezione di infrastrutture o edifici. Altri obiettivi consistono nella creazione di spazi per gli animali acquatici e terrestri, nello svi- luppo di boschi di protezione per i corsi dac- qua che richiedano semplici cure colturali e che siano multifunzionali, di siepi campestri e/o di fasce di canneto, di associazioni di megaforbie e prativie. Effetto tecnico atteso: L necessario valutare se, tenendo conto delle direttive inerenti la sicurezza, la sistemazione possa essere attua- ta unicamente con materiali tecnici vivi o come intervento combinato con tecniche tra- dizionali o, ancora, con tecniche in grigio. Disponibilità di materiali costruttivi vivi: L necessario definire quali piante adatte alle ca- ratteristiche stazionali possa essere procac- ciate nelle vicinanze del cantiere, quali pian- te portate sul posto. A tal riguardo si riporta un elenco gerarchico di riferimento:

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6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

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di Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni 43

6 METODOLOGIA DI BASE DELLA PROGETTAZIONEDI TECNICHE DI INGEGNERIA NATURALISTICA

6.1 Problemi operativi dell�IngegneriaNaturalistica

L�Ingegneria Naturalistica può sostituire l�in-gegneria classica solo in parte e nelle condizio-ni fisiche, tecniche ed ambientali adatte. Vi sa-ranno pertanto delle situazioni in cui potràoperare l�Ingegneria Naturalistica, altre nellequali, per valutazioni inerenti la pubblica sicu-rezza e/o gli spazi modesti a disposizione e/o lecaratteristiche climatiche, sarà necessario in-tervenire secondo gli schemi dell�ingegneriaclassica.Al di là delle scelte progettuali, che dovrannobasarsi su un�attenta analisi è importante co-noscere alcune caratteristiche che vincolano gliinterventi soprattutto per gli aspetti biologici.Bisogna tenere presente che, in genere, le ma-estranze che operano sui cantieri hanno spes-so scarsa dimestichezza e manualità con inter-venti a connotazione spiccatamente biologicaed agricolo-forestale. È necessario pertantopromuovere dei momenti formativi per le ma-estranze chiamate ad operare in questo setto-re. Le stesse problematiche si presentano an-che per gli operatori di macchine, che hannoscarsa esperienza in questo settore e che si tro-vano spesso ad operare con macchine non ido-nee.Altro aspetto limitante degli interventi su basebiologica è dato dalla stagionalità, che in ge-nere li condiziona notevolmente. Pertanto,come già accennato, i lavori devono essere ef-fettuati nelle stagioni in cui il materiale vege-tale è allo stadio vegetativo adatto e/o nelle sta-gioni in cui le caratteristiche climatiche localisono favorevoli all�attecchimento della vegeta-zione. Se s�interviene, ad esempio, mediantel�utilizzo di talee di salice, l�intervento dovràavvenire, a seconda delle fasce altimetriche, osul tardo inverno - inizio primavera (fine feb-braio - fine aprile) o sulla tarda estate - inizioautunno (metà settembre - inizio ottobre). Taleaspetto è da prendere in particolare conside-razione in fase di programmazione dei lavori.Gli interventi di Ingegneria Naturalistica, nonessendo in genere ad immediato effetto, richie-dono momenti di controllo, di verifica e manu-tenzione, per un certo periodo di tempo dopo laloro realizzazione. In particolare, se si tratta d�in-terventi complessi e destinati a risolvere proble-mi difficili, bisogna prevedere in sede progettualeanche gli oneri per la realizzazione di interventidi manutenzione che consentano alla vegetazio-ne di affermarsi stabilmente attraverso l�evolu-zione verso associazioni vegetali mature e quin-di più stabili. Le operazioni di manutenzione

potranno consistere in rinfoltimenti, sostituzio-ni, risemine, concimazioni, realizzazione di ope-re accessorie, potature e diradamenti.Un problema particolare è quello dellareperibilità dei materiali vegetali viventi da uti-lizzare in cantiere. Tale problema può sembra-re a prima vista di non particolare rilevanza,ma in realtà non vanno sottovalutati gli effettiproducibili a lungo termine sulla flora autoc-tona da parte delle immissioni di speciealloctone, spesso provenienti da regioni chepresentano caratteristiche completamente di-verse (possibilità di fenomeni d�inquinamentogenetico delle popolazioni locali). Ciò nono-stante, va comunque valutato l�aspetto tempo-rale prendendo in considerazione il fatto chela vegetazione impiegata è prevalentementepioniera e, quindi, destinata ad essere soppian-tata in tempi lunghi e/o medi.

6.2 Scelta del metodo e della tipologiacostruttiva di IngegneriaNaturalistica

Nonostante le considerazioni già fatte, è oppor-tuno rimarcare che per la scelta delle tipologiecostruttive devono essere tenuti in considera-zione anche i criteri di scelta della specie, pro-grammando la stagione in cui determinati in-terventi possono essere eseguiti nel modo mi-gliore. Di seguito riportiamo alcune osservazio-ni sulle condizioni che agiscono in maniera de-terminante nella scelta delle tipologie.� Scopo degli interventi costruttivi: l�obietti-

vo immediato è dato dal consolidamento del-le sponde, delle scarpate e dell�alveo o dallaprotezione di infrastrutture o edifici. Altriobiettivi consistono nella creazione di spaziper gli animali acquatici e terrestri, nello svi-luppo di boschi di protezione per i corsi d�ac-qua che richiedano semplici cure colturali eche siano multifunzionali, di siepi campestrie/o di fasce di canneto, di associazioni dimegaforbie e prativie.

� Effetto tecnico atteso: è necessario valutarese, tenendo conto delle direttive inerenti lasicurezza, la sistemazione possa essere attua-ta unicamente con materiali tecnici vivi ocome intervento combinato con tecniche tra-dizionali o, ancora, con tecniche in �grigio�.

� Disponibilità di materiali costruttivi vivi: ènecessario definire quali piante adatte alle ca-ratteristiche stazionali possa essere procac-ciate nelle vicinanze del cantiere, quali pian-te portate sul posto. A tal riguardo si riportaun elenco gerarchico di riferimento:

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a) salvaguardia per riutilizzo del materia-le vivo presente nella zona di cantiere;

b) reperimento e raccolta in luoghi adia-centi o confinanti alla zona di cantiere,anche su proprietà privata (previa au-torizzazione del proprietario);

c) reperimento del materiale in zone aquote maggiori, sempre nelle vicinan-ze, se la stagione è avanzata o se è ne-cessario intraprendere i lavori prima delperiodo di riposo;

d) impiego di materiale già nelle prime fasivegetative, proveniente dalle zone circo-stanti, con ausilio di sostanze rizogene;

e) reperimento in ambito provinciale;f) reperimento in ambito regionale;g) acquisto in vivaio specializzato nella

produzione di materiale vivo per l�Inge-gneria Naturalistica, previa verifica daparte della DL della provenienza delseme o delle piantine o delle talee.

Come già evidenziato nel Criteri generali (pa-ragrafo 2.5) è necessario fare un censimentodei giacimenti vegetali. Inoltre, per i salici taligiacimenti ricadono spesso in aree golenalidemaniali. È necessario, pertanto, attivareprocedure semplificate per rendere disponi-bili tali piante in tempi rapidi e per evitarel�onere di pagamento di prezzi di macchiatico,per la realizzazione di opere pubbliche. A talriguardo si veda la Direttiva sull�impiego deimateriali vegetali vivi negli interventi di In-gegneria Naturalistica in Lombardia (appro-vata con Deliberazione di Giunta VI/29567dell�1 luglio 1997) e la successiva richiesta daparte della Regione Lombardia (nota prot.346/99 del 9 luglio 1999) al prelievo, in modopermanente, di materiale vegetale vivo (so-prattutto salice, pioppo, ontano ed altre es-senze spontanee) nelle aree demaniali lungoi corsi d�acqua, in attesa che venga stipulatauna convenzione con il Ministro delle Finan-ze, che disciplini una procedura amministra-tiva unica per tutto il territorio nazionale.

� Stagione: come già detto, gli interventi per iquali vengono impiegati materiali costruttivicon capacità di propagazione vegetativa sonolegati prevalentemente al riposo vegetativo(tardo autunno - inverno) e alla necessità didefinire i cronoprogrammi dei lavori.

6.2.1 Periodi d�intervento

La stagione più indicata per eseguire interven-ti di Ingegneria Naturalistica viene stabilita an-che dal ritmo di accrescimento delle piante edelle parti utilizzate, che dipende a sua voltadai caratteri stagionali. I metodi costruttivi, neiquali vengono impiegati materiali con capaci-tà di propagazione vegetativa, devono essereeseguiti durante il periodo di riposo vegetativo(ottobre/novembre - marzo/aprile).Le semine di manti erbosi avvengono duranteil periodo vegetativo. Le semine di piante le-gnose vengono eseguite in primavera od in au-tunno. Le piante legnose radicate vengono

messe a dimora e/o sistemate preferibilmentein primavera o in autunno, cioè all�inizio o allafine del periodo vegetativo.Le piante in vaso o in contenitori vengono in-vece piantate anche durante l�estate.

6.2.2 Limiti d�impiego

I limiti all�impiego di materiali costruttivi vivisono legati a limiti biologici, tecnici e tempora-li (Schiechtl, Stern, 1994).� Limiti biologici: zone senza possibilità di svi-

luppo per le piante superiori, limiti degliareali, attitudinali della vegetazione, zone conforte inquinamento delle acque, ecc.

� Limiti tecnici: (in ambito di versante) il con-solidamento delle scarpate è possibile solo nelcorpo terroso compenetrabile dalle radici. Imovimenti del terreno in profondità posso-no essere impediti solo indirettamente me-diante interventi di ingegneria naturalistica,come la sottrazione dell�acqua mediantesoprassuoli vegetali; (in ambito idraulico)velocità di flusso troppo elevate, forze ditrascinamento troppo grandi, pressioni del-la corrente troppo forti e correnti d�acquatroppo turbolente.

� Limiti temporali: lavori al di fuori e duranteil periodo vegetativo.

In base alle ridotte possibilità di applicazionesi comprende come l�Ingegneria Naturalisticanon sempre costituisca un�alternativa, ma siaspesso un�integrazione delle costruzioniingegneristiche.

6.3 Le fasi pre-progettuali

Se il sito d�intervento è definito con precisio-ne, l�area di progetto corrisponde a quellaoccupabile dall�opera e dalle connesse opera-zioni necessarie per la sua realizzazione. Oc-corre, infatti, considerare opportunamente lecaratteristiche delle aree interessate dalle at-tività di cantiere, di prelievo, di lavorazione edi movimentazione del verde e dei materiali, dieventuale riporto o reperimento del terreno.Qualora l�area di progetto non sia stata identi-ficata, è corretto indagare su più aree compa-tibili rimandando al progetto esecutivo la giu-sta ubicazione e gli approfondimenti del caso.Quest�ultimo aspetto può essere trattato dal�Piano di coordinamento e sicurezza dei lavo-ri�, previsto dalla normativa in materia di sicu-rezza, ove la tipologia di questi lo richieda.L�area d�indagine, è di norma più vasta di quel-la di progetto, rendendosi necessario analizza-re anche i fattori fisici ed ambientali che pre-sentano un raggio di influenza maggiore diquello strettamente progettuale.Per i progetti di opere idrauliche in alveo oc-corre rapportare l�opera al bacino idrograficodi competenza, del quale si dovrà stimare inparticolare il contributo delle portate idrichedi piena, all�altezza della sezione idraulica in-teressata.

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L�inquadramento dell�opera nel contesto delbacino, così come quello rispetto ai confiniamministrativi del territorio, servirà anche perla verifica delle interazioni con gli strumenti dipianificazione e la gestione delle procedureorganizzative (piani, competenze, vincoli).La segnalazione del sito (o dei siti) interessatodall�intervento dovrà essere prodotta su unacartografia a piccola scala (1:50.000 o 1:25.000)e a scala maggiore, di dettaglio (1:10.000 o1:5.000).I progetti di Ingegneria Naturalistica sono ca-ratterizzati da uno stretto rapporto con il terri-torio, sia per l�influsso esercitato su di esso cheper i condizionamenti indotti. Occorre pertan-to analizzare tutti i fattori che possono interagirecon gli interventi, calandosi nel contesto am-bientale � ma anche sociale � nel raggio d�influen-za corrispondente a ciascuno di tali fattori. Al-cuni di essi vanno valutati nell�ambito dell�inte-ro bacino idrografico (idrologia), altri per zonepiù ristrette (stabilità del suolo).È fondamentale per l�ottenimento di un assettoidraulico-ambientale in equilibrio, intervenirecon opere di difesa idraulica o di sistemazionedi versante, solo nel caso in cui la loro realizza-zione si renda veramente necessaria. Detta ne-cessità è determinata dall�esistenza di situazio-ni di danno, di rischio o di vulnerabilità inaccet-tabili. Alla valutazione di convenienza devonoanche partecipare fattori economici (costo del-l�opera e della gestione rispetto al costo dei benida difendere) e politici (gestione dell�ambiente,fruizione dell�area, ecc.), oltre che funzionali (in-terruzione di servizi, collegamenti, ecc.).Una volta stabilita l�esigenza di intervenire, sirende necessario ridurre i termini del proble-ma sfruttando la capacità dello stesso siste-ma naturale di rispondere alle pressioni pro-venienti dall�esterno. Nel caso dei corsi d�ac-qua si tende a riconquistare o ampliare le areedi pertinenza fluviale, ove le piene si possanosfogare riducendo velocità e livelli; in sostan-za si pratica l�operazione opposta della boni-fica e della regimazione, tradizionalmenteadottata negli ultimi decenni. Nel caso di ver-santi si cerca di controllare l�erosione, sfrut-tare la vegetazione circostante, rimuovere lecause d�innesco del fenomeno, drenare l�acquasuperficiale e profonda. Queste problematichee gli approcci d�intervento che ne derivano, sa-ranno trattati in una fase pre-progettuale edovranno essere quindi adeguatamente af-frontati tramite un confronto con i pianifica-tori e i gestori del territorio in riferimento al�quadro programmatico�, espresso dagli stru-menti vigenti a diversi livelli (dal Piano di Ba-cino, al Piano Territoriale di CoordinamentoProvinciale, sino al Piano Strutturale su scalacomunale).Da tale confronto devono emergere gli inte-ressi collettivi alla messa in sicurezza del ter-ritorio, gli obiettivi della pianificazione e le ri-sorse eventualmente disponibili per realizza-re gli intenti programmatici. In questa fase ilruolo dei tecnici esperti in Ingegneria

Naturalistica consiste principalmente nel met-tere in evidenza pregi e costi delle diverse ipo-tesi, contribuendo a una selezione degli obiet-tivi e supportando una valutazione di tipomulticriteriale delle alternative di azione, com-presa quella di non intervenire (�alternativazero�) in ossequio anche alla già trattata �leg-ge del minimo� (cfr. cap. 2, fig. 2.1).Il Regolamento della legge quadro sui lavoripubblici richiama principi di valutazione del-le �problematiche di ordine ambientale� già insede di programmazione degli interventi (art.13) e in sede progettuale (capo II �La proget-tazione�, art. 15 �Disposizioni preliminari�) eprescrive in particolare che (art. 15, comma12), qualora siano possibili più scelteprogettuali, la scelta deve avvenire mediantel�impiego di una metodologia di valutazionequalitativa e quantitativa, multicriteri omultiobiettivi, tale da permettere di dedurreuna graduatoria di priorità tra le soluzioniprogettuali possibili. Tale modo di operare ri-sulta aderente nell�ambito dell�approccio del-l�intervento sul territorio, che, di fatto, è ba-sato sul perseguimento del miglior compro-messo possibile tra esigenze antropiche e di-namiche naturali. Si tende quindi ad indiriz-zare le scelte progettuali, in termini sia di tec-nica che di localizzazioni, verso l�impiego di so-luzioni a basso impatto ambientale (si pensi,per esempio, al caso delle casse di espansioneo alla determinazione dei tratti fluviali in cuirealizzare difese spondali).I limiti d�applicazione delle tecniche di Inge-gneria Naturalistica sono evidenti, in partico-lare, nei casi di elevata antropizzazione. Quan-do i corsi d�acqua, per esempio, presentano in-genti edificazioni lungo le fasce ripariali, nor-malmente non c�è lo spazio per ospitare opereche comportino la riduzione della velocità del-la corrente idrica o della sezione idraulica (lescarpate sistemate con tecniche di Ingegne-ria Naturalistica possono risultare, infatti,meno ripide, e nel medio periodo, più rugose,con un aumento della scabrezza e dell�ingom-bro da parte della vegetazione).Vi sono limiti intrinseci dal punto di vista tec-nico: nel caso di consolidamento di corpifranosi profondi, per esempio, le tecniche diIngegneria Naturalistica risultano insufficientiin quanto, lo strato di suolo consolidato o pro-tetto è limitato a quello colonizzabile in futu-ro dagli apparati radicali.Sulla base dei risultati della prima fase di ana-lisi del problema, degli obiettivi e del territo-rio si potranno definire, sulla base di valuta-zioni di massima e dell�esperienza deiprogettisti, le tipologie di intervento che si ri-tengono adeguate, ovvero la classe di tecni-che applicabili per ciascuna sub-area di inter-vento e procedere di conseguenza nell�impo-stazione degli studi e dei progetti.Saranno poi queste successive valutazioni, an-che quantitative, che consentiranno di verifi-care l�idoneità delle ipotesi fatte, modifican-dole o affinandole.

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6.3.1 Programmazione del lavoro

Le modalità organizzative del lavoro vanno pro-grammate sulla base dei dati preliminari che in-dividuano, in linea di massima, la problematicae la tipologia d�intervento. In particolare è im-portante pianificare le indagini, in quanto que-ste richiedono un�attenta valutazione dei tem-pi di realizzazione, non solo per motivi ammi-nistrativi, ma anche perché, specie per gli indi-catori ambientali, la validità dei dati raccoltipuò dipendere da indicatori stagionali.Un altro importante aspetto organizzativo èquello della formazione del gruppo di lavoro.Essendo i progetti di Ingegneria Naturalistica acarattere transdisciplinare, si dovrà stabilire divolta in volta, a seconda del tipo di progetto edelle caratteristiche territoriali e ambientali,quali competenze coinvolgere per la fase d�in-dagine e per quella di progettazione. È impor-tante stabilire da subito i ruoli operativi dellacommittenza rispetto a quelli dei progettisti,anche se tali ruoli dovrebbero essere già definitinella convenzione formale d�incarico stipulatatra le parti. Si dovrà chiarire, in particolare, chisvolge o segue determinate procedure e qualidocumentazioni o materiali dovrà fornire lacommittenza. Si tenga presente che, ai sensidella legge quadro sui lavori pubblici, il coordi-namento delle procedure autorizzative e formalispetta al �responsabile del procedimento�, chenormalmente è un rappresentante tecnico del-l�Ente appaltante; di tale lavoro può essere an-che incaricato il progettista, che in ogni modosvolge sempre un ruolo di compartecipazione.In alcuni casi potrebbe essere opportuno or-ganizzare incontri preventivi con gli Enti in-teressati, al fine di individuare in un primoscreening le possibili alternative, o per cono-scere se l�intervento necessita o meno di unadeterminata autorizzazione.Un altro aspetto da esaminare prima della pro-gettazione, è quello relativo ai permessi d�ac-cesso ai luoghi di intervento, ovvero a terrenidi proprietà privata, per effettuare sopralluoghie indagini (ambientali, topografici, geologico-tecnici). In alcuni casi occorre richiedere all�En-te la produzione di uno specifico permesso,previo accordo o informativa con i proprietaridei terreni interessati. Modalità simili si dovran-no adottare in sede di esecuzione dei lavori, inrelazione alle aree interessate dal cantiere e aglispostamenti e transiti di automezzi; si dovran-no inoltre prevedere eventuali forme d�inden-nizzo per danni arrecati, da valutare al termi-ne dei lavori.

6.3.2 Analisi e studi di supportoalla progettazione

La raccolta della documentazione e i rilievi incampo costituiscono la fase analitica della pro-gettazione preliminare, a cui si aggiunge la fasedi prima elaborazione e/o trasposizione grafica;di seguito si fornisce un elenco di massima deglielaborati che sarebbe necessario produrre.

6.3.2.1 CartografiaA seconda dell�estensione dell�intervento e del-l�area che viene investita dal progetto, può es-sere opportuno utilizzare una carta in scala1:25.000 (corografia generale, per esempioindividuazione del bacino idrografico), e/o unacarta a scala 1:5.000 o 1:10.000 (corografia didettaglio, per esempio analisi di un tratto flu-viale), e/o una carta a scala 1:2.000 (planimetria,per esempio misurazione e quantificazione del-l�intervento).Tali cartografie sono generalmente disponibilisu supporto magnetico, il che consente di ac-quisirle per elaborazioni grafiche in sistemi didisegno al computer compatibili con glistandard maggiormente usati in topografia ein progettazione (CAD-GIS).Sulle carte topografiche è possibile individuarealcuni dei servizi a rete (quali gli elettrodotti),mentre per le servitù e i vincoli connessi a servi-zi interrati (distribuzione metano, acquedotto,ecc.) occorre reperire informazioni presso gliEnti gestori o tramite rilevazione delle cartelli-nature di segnalazione.

6.3.2.2 Strumenti urbanistici e pianificazioneLe cartografie dei Piani urbanistici (in generea scala 1:2.000), dei Piani territoriali (in gene-rale a scala 1:10.000) o dei Piani di Bacino (ingenere a scala 1:25.000) possono servire per ladefinizione degli interventi di progetto e perl�orientamento alle soluzioni più adeguate. Inprima istanza queste cartografie ci informanosui vincoli territoriali futuri, sulle aree di futu-ra urbanizzazione che necessitano di salvaguar-dia dai rischi e dai dissesti, sulle aree di perti-nenza fluviale o destinate a opere di difesaidraulica o di espansione fluviale. Dove le pre-scrizioni di piano prevedono la destinazione aparco, a verde di rispetto o naturalistico, ad usoagricolo, allora non è opportuno artificializzareil contesto territoriale, e non vi sono normal-mente motivazioni valide per ridurre o contra-stare gli aspetti di naturalità legati alle dina-miche fluviali o geomorfologiche.La consultazione di mappe catastali (in scala1:2.000 o 1:4.000) è di grande rilevanza in quan-to il regime di proprietà dei suoli è spesso unelemento condizionante e determinante per lescelte di programmazione territoriale.L�individuazione dei confini demaniali lungostrade, fiumi o litorali è talvolta problematicoe uno degli obiettivi della sistemazione ambien-tale può essere quello di riedificare in manieravisibile dei confini ai beni pubblici e agli am-bienti fluviali (con siepi, filari, fossi, ecc.), inmodo da impedire fenomeni d�abusivismo oappropriazione indebita dei suoli.Le mappe catastali usate come base per rilievitopografici, costituiscono spesso un�interessan-te testimonianza storica sulle dinamiche fluvia-li, perché consentono di verificare lo sposta-mento del ciglio di sponda imputabile all�evo-luzione del corso d�acqua, confine tradizionaledelle acque pubbliche e quindi limite estremodei fondi agricoli.

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6.3.2.3 Studi e rilievi esistentiSe esistono studi, tesi di laurea, ricerche, prece-denti progetti relativi all�area d�intervento, èbene acquisire tale materiale per gli opportuniriscontri sullo stato dei luoghi; studi e analisiambientali preesistenti, inoltre, possono testi-moniare sull�evoluzione storica di un fenomeno(frana, dissesto, ecc.), fornendo spesso grandez-ze e misure utilizzabili per il dimensionamentodegli interventi futuri.Nei progetti a forte caratterizzazione territo-riale può risultare utile raccogliere informazio-ni provenienti dalla conoscenza e dall�esperien-za di coloro che vivono nel territorio o che cilavorano, primi fra tutti i tecnici che operanonelle Amministrazioni pubbliche.

6.3.2.4 Raccolta della bibliografiaLa bibliografia allegata ai progetti è ordinaria-mente costituita dai testi o studi citati nel la-voro, o utilizzati a giustificazione di particolariaffermazioni. Nel caso dei progetti che utiliz-zano tecniche di Ingegneria Naturalistica, sipone il problema di fornire suggerimenti di ri-cerca sia ai progettisti sia ai soggetti che devo-no svolgere una funzione di verifica del proget-to, sia a quei tecnici che, pur visionando il pro-getto o occupandosi di problematiche affini,non conoscono i presupposti della disciplina, onon hanno esperienza di tali tecniche e sento-no l�esigenza di approfondire l�argomento.Nella fase di analisi dei costi, i riferimenti ob-bligati per il progettista sono i preziari ufficialidel Ministero dei Lavori Pubblici (pubblicatiregione per regione a cura del Provveditoratoalle Opere Pubbliche), i prezziari regionali, inparticolare quelli specifici per opere agricolo-forestali o di ingegneria naturalistica eventual-mente esistenti, i preziari della associazioni dicategoria (per esempio, Assoverde, AIPIN).Nella redazione dei progetti di IngegneriaNaturalistica e ambientale si utilizzano spessodei materiali di provenienza locale o legati aparticolari circostanze di approvvigionamento(castagno, paleria, pietrame di cava, pianteautoctone, ecc.). I prezzi di tali materiali pos-sono distaccarsi anche in maniera sensibile daiprezzi ufficiali di riferimento.Nella fase di progettazione preliminare occor-re eseguire dei rilievi sul campo che possanoconsentire misurazioni di larga massima (rilie-vi speditivi) in quanto l�importo economicodegli interventi previsti va quantificato con unacerta precisione; tali rilievi non possono soventeessere confortati da misurazioni adeguate, inquanto gli incarichi per rilievi e misure sononormalmente compresi nella fase definitivadella progettazione. Il lavoro di progettazionedeve quindi contare sulle conoscenze acquisi-te in campo o tramite l�integrazione con anali-si cartografiche.Tali rilievi sono costituiti da ricognizioni in cam-po, dalla raccolta di un�adeguata documenta-zione fotografica, dalla raccolta di cartografiee da rilievi topografici di ridotta estensione, daltracciamento di sezioni idrauliche tipo e, ove

possibile ed opportuno, da disamine della flo-ra e della vegetazione del luogo attuate in modoapprofondito, anche se non necessariamentesistematico da documentazioni iconografichestoriche (per verificare le dinamiche naturali),dal reperimento di informazioni cartografichesul regime di proprietà, sulle reti di servizipassanti nelle aree di progetto e sulle servitù aqueste collegate (Bacci, Bardi, Dignani, 2000).

6.3.2.5 Rilievi topograficiI rilievi topografici puntuali nelle aree diretta-mente interessate dal progetto sono semprenecessari e sono finalizzati alla restituzione diplanimetrie e sezioni localizzate; la scalaprescelta varia a seconda dell�estensione.Per ciò che riguarda le sezioni, poiché costitui-scono elaborato di supporto anche alla fase dicantiere, vi è la necessità di consentire la per-cezione esatta delle modificazioni del profilo deisuoli o delle condizioni idrauliche; perciò è op-portuno disporre di restituzioni a stampa a sca-la 1:100, 1:50, 1:20 o, addirittura, 1:10.Il rilievo topografico assume spesso un ruolomarginale della progettazione, posto adegua-tamente ad un livello inferiore rispetto agli al-tri aspetti trattati, spesso con valenza connes-sa a valutazioni esclusivamente economiche(computi, espropri). Già tali finalità meritereb-bero maggiore cura e l�esame di alcuni elabo-rati progettuali, le conseguenti approssima-zioni che un �errato� rilievo topografico e unacattiva restituzione implicano, induce a ritene-re che vada riservata un�attenzione maggioreagli aspetti topo-cartografici relativi alleprogettazioni nel campo idraulico e geotecnico.Nella pratica professionale il progettista (o ilgruppo di progettazione), in genere, delega ilrilievo topografico a professionisti specializza-ti che spesso hanno poca familiarità con leproblematiche ambientali.Spesso si nota un�attenzione, non sempre moti-vata alla precisione numerica, ma non bilanciatada una cura delle problematiche geomorfologicheo delle emergenze idraulico-naturalistiche.Pertanto l�attività di indirizzo e controllo deirilievi non è da trascurare, date le implicazionie i limiti che può provocare alla prosecuzionedell�iter progettuale.Le considerazioni fin qui svolte spingono a ri-tenere indispensabile una riflessione sui criteriguida dei rilievi topografici finalizzati alla pro-gettazione di un intervento naturalistico.Un accurato rilievo consentirà di sviluppare me-glio tutte le fasi progettuali e di rappresentarein modo più chiaro le indicazioni necessarie achi è deputato all�esame e valutazione del pro-getto e a chi, successivamente, dovrà eseguirel�oggetto progettuale.A questo proposito si segnala che dovrà essereposta particolare attenzione nella determinazio-ne della sezione di deflusso e, della tipologia delleopere d�arte, della situazione futura in rappor-to alle operazioni di manutenzione. Si dovrà pre-disporre quanto necessario per la circolazionedei mezzi in genere, dei raggi d�azione dei mezzi

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnicodi Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni48

effossori (per lo scavo) o per il diserbo, dei tra-sporti a rifiuto, ecc.Sulla scorta di quanto detto non sembrerà fuoriluogo parlare di programma di rilievo o anco-ra meglio di progetto di rilievo topografico.Le finalità progettuali influenzano le sceltetopografiche e indicano il grado di precisione (in-certezza), nella determinazione delle grandezzetopografiche atte a rappresentare, in maniera�fedele�, l�oggetto del rilievo. È altresì fondamen-tale prefigurare l�estensione del rilievo:� piccola estensione;� media estensione;� grande estensione.Il primo passo progettuale è finalizzato allapredisposizione di una cartografia di base.È opportuno ed indispensabile che talecartografia di base sia approntata prima chevenga svolta qualsiasi altra attività progettuale;altrettanto indispensabile che tutti gli �attori�del progetto siano forniti ed interagiscano tradi loro a mezzo della stessa cartografia di base.La cartografia di base per i lavori progettualiin genere è frutto di un�elaborazione e/o di unaggiornamento di una cartografia preesistente.È importante aggiornare la cartografia con l�in-serimento delle infrastrutture e completarlacon l�acquisizione delle mappe recanti l�indica-zione dei vincoli di varia natura imposti sul ter-ritorio (delimitazioni di parchi naturali, riser-ve naturali, aree archeologiche, ecc.)Acquisita e completata la cartografia di base,essa sarà messa a disposizione di tutti gli �atto-ri� che interverranno nella progettazione (inge-gnere, architetto, geologo, agronomo, forestale,naturalista, ecc.) in modo da adottare un�unicabase per i riferimenti cartografici, a vantaggiodella comprensione.La cartografia di base può essere utile perl�impostazione del progetto, ma per l�elabora-zione del progetto esecutivo è indispensabileprocedere al rilievo dettagliato del terreno sucui va ad inserirsi l�opera.Il rilievo di dettaglio fornirà:� la restituzione plano-altimetrica dell�area in

oggetto;- in ambito fluviale: dell�area interessata or-

dinariamente dal deflusso della correnteidrica, delle aree di espansione, delle areedi spandimento, delle sponde e degli argi-ni per una distanza significativa dall�alveo;

- in ambito di versante: nell�intorno dell�areain oggetto sino a caratterizzare il suo as-setto morfologico;

� in ambito fluviale è necessario eseguire il pro-filo longitudinale dei punti più depressidell�alveo, delle sommità arginali o del terre-no immediatamente vicino alle sponde nelcaso di alvei incassati;

� per i versanti è necessario eseguire delle se-zioni trasversali che rappresentino l�andamen-to altimetrico in direzione perpendicolare al-l�asse, o lungo la linea di massima pendenza.

La cartografia di dettaglio, elaborata a seguitodel rilievo celerimetrico, dovrà comprenderequanto riportato nella tabella 6.1.

Per la simbologia da adottare si consiglia di farricorso a quella codificata, in quanto general-mente usata e facilmente reperibile in pubbli-cazioni.Per i tematismi specifici e non previsti si faràricorso a nuovi simboli, avendo cura di adotta-re tratti semplici con richiami logici tali da ren-derli di intuibile lettura.Nelle prime fasi, risulta utile un confronto tra ilprogettista ed il topografo. Il progettista illu-stra all�incaricato del rilievo le idee progettualie fornisce ogni elemento utile per la valutazio-ne dei particolari da acquisire. Si consulterà lacartografia acquisita individuando i capisaldisu cui dovrà appoggiarsi il rilievo di dettaglio.Se il progettista dovrà compiere ogni sforzo pertrasmettere al topografo lo spirito che anime-rà la progettazione, quest�ultimo farà in mododa percepire tutte le �esigenze topo-cartografi-

Corsid�acqua

Versanti

Rappresentazioni X X

Grandezze geometriche X X

Alveo X

Argini X

Piano campagna X X

Golene X

Pendenze X X

Livelli idrici X

Magra X

Morbida X

Piena X

Aree d�espansione X

Intersezioni X X

Ponti X

Strade X X

Immissioni X

Scarichi X X

Derivazioni X

Guadi XIndicazioni ai finidella sicurezza

X X

Interferenze X X

Linee elettriche X

Gasdotti X

Linee telefoniche X

Acquedotti X X

Fognature X X

Aree belliche X XIndicazioni per ilprogramma dimanutenzione

X X

Tab. 6.1 - Contenuto della cartografiadi dettaglio elaborata a seguito del rilievocelerimetrico

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnico

di Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni 49

che� necessarie per trasformare le idee proget-tuali in elaborati di cantiere.Un buon rilievo è anche frutto di una buonaconoscenza del territorio, pertanto la ricogni-zione dei luoghi dovrà interessare un ampio in-torno alla zona d�interesse individuando ogniparticolare utile quali opere d�arte, strade, fab-bricati, linee elettriche, linee telefoniche, acque-dotti, fognature, metanodotti ed ogni altro par-ticolare che potrà tornare utile nella progetta-zione.Va osservata attentamente la vegetazione (al-beri, arbusti, tipi di colture, ecc.) elemento fon-damentale per una progettazione che voglia farricorso a tecniche di Ingegneria Naturalisticacompatibili con lo stato dei luoghi.Il sopralluogo preliminare consentirà altopografo di avere una visione generale dei luo-ghi. È opportuno in questa fase eseguireun�adeguata documentazione fotografica conl�indicazione sulla carta base dei punti di vistae dei coni di visuale.Bisogna profondere in quest�operazione piùtempo possibile in quanto un�attenta ricogni-zione, oltre all�utile raccolta di dati, consentiràdi comprendere l�evoluzione del fenomeno stu-diato (corso d�acqua e regime idraulico oppu-re versante e dinamica dei movimenti), ricavan-do da ciò indicazioni che condurranno a cor-rette scelte progettuali.Oltre alla puntuale ricognizione dell�area inprogetto, nel caso di intervento in ambito flu-viale va fatta anche una ricognizione dell�inte-ro bacino imbrifero per poter successivamentecartografare grandezze necessarie alla stima diparametri che pure concorrono alla determi-nazione della portata (superfici permeabiliboscate, superfici permeabili non boscate, su-perfici impermeabili) e nel caso di ambito diversante la ricognizione va estesa all�intero ver-sante.La ricognizione va anche indirizzata al rilievodi tutti i particolari che concorreranno succes-sivamente alla redazione del piano di sicurez-za ed, in particolare, alle zone individuate comearee di cantiere.Nei sopralluoghi che si effettueranno, incon-trando la gente del posto la si interroghi sul-l�esperienza che la lega agli elementi del terri-torio futili, o almeno apparentemente tali: que-ste considerazioni potranno suscitare ideeprogettuali o comunque fornire indicazioni pre-ziose sull�evoluzione dei fenomeni ambientali.Nel caso in cui sulle carte a nostra disposizio-ne non sia riportato il corso d�acqua oppure lostesso abbia subito un cambiamento di lettood altre variazioni, potremmo, in un lasso ditempo brevissimo, anche in fase di ricognizio-ne, rilevare la nuova situazione utilizzando unricevitore GPS ed un sistema di rilevamentodinamico.Altrettanto dicasi per i movimenti franosi an-cora attivi.Il topografo proseguirà con la predisposizionedelle apparecchiature, degli strumenti e delpersonale ausiliario. Il progettista fornirà indi-

cazioni circa gli strumenti da utilizzare, in fun-zione del grado di precisione, dell�estensionedel rilievo e dell�altimetria; il topografo verifi-cherà ed integrerà tali indicazioni concluden-do tale fase con la redazione di una lista di stru-menti ed apparecchiature e dei collaboratori,che è strettamente connessa alla metodologiadi rilievo adottata.Si predisporrà l�occorrente per l�accesso allazona da rilevare: trattandosi generalmente diaree fluviali o di versanti in dissesto sarà certa-mente presente una vegetazione arbustiva edarborea, per questo si potrebbe verificare il casoin cui si debba far ricorso all�uso di decespuglia-tori o tagliaerba.Nel rilievo di medie dimensioni di solito il rilie-vo plano-altimetrico è eseguito separatamentenelle fasi planimetrica ed altimetrica.La parte planimetrica è rilevata col ricorso astrutture di appoggio costituite da poligonalidi tipo chiuso, più raramente da triangolazioni,in ogni caso da strutture predeterminate, aven-ti i vertici situati in prossimità del corso d�ac-qua e collegate ai punti di posizione nota (ver-tici trigonometrici - poligonali o triangolazionidi base).La parte altimetrica è definita da operazioni dilivellazioni, in genere livellazioni geometriche,in alcuni casi trigonometriche, anch�esse defi-nite da strutture iperdeterminate e collegate apunti di quota note (livellazioni di base).Una tecnica di utilizzo più recente nel rilievoplano-altimetrico può essere quella già accen-nata del Sistema di Posizionamento Globale(GPS) dei vertici di appoggio, attraverso l�usodi ricevitori satellitari con stazionamento sta-tico puro o statico rapido.Le fasi di un rilievo celerimetrico di piccola esten-sione o di dettaglio sono due:� la determinazione dei punti d�appoggio par-

tendo dai capisaldi con poligonali, più rara-mente si fa ricorso alle triangolazioni;

� la determinazione dei punti di dettaglio me-diante il rilievo per coordinate polari, per co-ordinate cartesiane o per allineamento.

Particolare attenzione dovrà essere posta nelrilievo delle sezioni trasversali che dovranno es-sere eseguite con le seguenti modalità:� secondo piani verticali e perpendicolari, all�an-

damento del corso d�acqua esistente od al nuo-vo asse progettato nonché per le aree di ver-sante lungo la linea di massima pendenza, alfine di ottenere quanti più punti di dettaglio;

� nei corsi d�acqua le sezioni dovranno essererealizzate con le spalle al senso della corren-te e la spaziatura dovrà avere una sequenzadi 150-200 m per canali su fondovalle, con se-quenza di 20-30 m per corsi d�acqua prevallivi,ogni qualvolta tra due sezioni la differenza diquota del pelo libero dell�acqua superi i 50cm e in ogni cambio sensibile della geome-tria del terreno;

� nei versanti le sezioni dovranno essere realiz-zate ortogonalmente e longitudinalmente allalinea di massima pendenza con spaziaturacompatibile con l�estensione dell�area interes-

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnicodi Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni50

sata e con battitura dei punti ogni qualvoltavi sia un cambio di pendenza.

In corrispondenza delle opere d�arte, produrre4 sezioni: 2 che interessino l�opera, 1 a monteed 1 a valle distanziate rispetto all�opera di cir-ca 10-50 m.Occorrerà rilevare, con altrettanta attenzione,tutti gli scoli d�acqua, le caratteristiche dimen-sionali, la loro origine e natura.Il rilievo topografico assumerà tutti i dati checonsentiranno la restituzione su carta dei se-guenti elaborati:� piano quotato per punti;� piano quotato con curve di livello;� planimetria, profilo e sezioni;� planimetria catastale dello stato di fatto;� rilievo delle opere d�arte.Se si ritiene opportuno, si eseguiranno delle ve-rifiche con l�ausilio dello strumento. Conl�ausilio delle monografie, si partirà dai capi-saldi e si controllerà prima la rete dei punti diappoggio e poi i punti di dettaglio.Un esempio: di un rilievo interessante una zonalungo 1 km si potranno verificare 2 punti d�ap-poggio ed una sezione ogni venti.Verificata la rispondenza del rilievo con lo sta-to di fatto si procederà all�aggiornamento del-la cartografia acquisita.Si costruirà l�andamento planimetrico, in modorigorosamente geometrico, con curve e rettili-nei; su apposite tabelle sono annotati i dati ca-ratteristici degli elementi geometrici (angoli alvertice, angoli al centro, tangente, bisettrice,sviluppo dell�arco, lunghezza dei rettilinei,ecc.).Occorrerà tenere conto delle proprietà esistentie da espropriare in modo da non creare ecces-sivi relitti o smembramenti.Manifestandosi delle incompatibilità si correg-geranno i tracciati ed i profili con le modalità enella successione come sopra indicate.Definito il tracciato, il profilo e le sezioni si por-rà l�attenzione sulla sistemazione delle acque.Definiti gli elaborati (planimetria, profilo, se-zioni) si potranno calcolare, eventualmente, learee ed i volumi per computare i movimenti dimateriale.

6.3.2.6 Analisi dell�ambiente di interventoL�analisi degli ecosistemi interessati dall�inter-vento si rende necessaria ad orientare la sceltadelle sistemazioni del suolo, delle regimazioniidrauliche, delle specie vegetali di progetto.Quest�analisi può essere costituita da differen-ti contributi, per esempio da una semplice de-scrizione all�interno della relazione di proget-to, ad una restituzione cartografica che indivi-dui il confine tra i diversi ecosistemi (fronte delbosco, linea di sponda, ecc.), ad una dettaglia-ta descrizione della fauna, ad una ricercabibliografica sulle caratteristiche del sistemadi paesaggio nel quale si interviene.

6.3.2.7 Rilievi vegetazionaliLa flora esistente nel sito può essere indagatain due modi:

� attraverso un censimento floristico;� attraverso un�analisi vegetazionale.Nel primo caso, vi sono sistemi di analisi codi-ficati e consuetudinari che possono consentiredi rilevare tutte le specie presenti in una deter-minata area e di attribuire al sito caratteristi-che ambientali di qualità o di degrado ambien-tale a seconda del tipo di spettro biologico,corologico ed ecologico che emerge dal censi-mento.Il censimento floristico, condotto con criteri ri-gorosi e scientifici, presuppone rilievi di campodiffusi, indagini a campione approfondite condelimitazione di aree di saggio permanenti, indiverse stagioni. L�aspetto positivo del censi-mento floristico è dato dalla sua potenzialità di�fotografare� gli aspetti di qualità ambientaledi un sito consentendo un�ottima ed immediatavisualizzazione con la quantificazione delle spe-cie rare, delle specie endemiche ed esotiche.L�analisi floristica, naturalmente, non può infor-mare sulle dinamiche vegetazionali o sui feno-meni in atto a livello di fitocenosi (dominanza,recessione, ecc.).L�analisi vegetazionale, invece, propone un ap-proccio di tipo diverso, cioè un�indagine che,pur partendo dal censimento floristico, ponel�attenzione sui rapporti di tipo sociale(competitivo) che le piante intrattengono traloro; questo tipo di analisi ci offre informazionisulle associazioni vegetali, sui rapporti esistentiall�interno di tali consociazioni, sul livello dievoluzione e di maturità dell�associazione me-desima.Il metodo più consolidato di analisi delle cenosivegetali è il �metodo fitosociologico� o di�Braun Blanquet�. Il vantaggio maggiore di talesistema di analisi è dato dall�esistenza di unastrumentazione di analisi e di restituzione deidati conosciuta dai tecnici del settore; inoltrefornisce informazioni di tipo dinamico in quan-to, oltre ad analizzare una formazione vegeta-zionale consentendoci di attribuirla ad un�as-sociazione classificata, ci permette di valutarese localmente questa si presenta in progressio-ne, in evoluzione o in regressione.

6.3.2.8 Studi idrologico-idrauliciA valle e a monte dell�area di progetto, nellesituazioni dove le tecniche d�intervento potreb-bero far variare le portate è necessario preve-dere uno studio idrologico - idraulico, già nellafase di progettazione preliminare.La valutazione di alcune grandezze idraulicheè comunque importante e viene richiesta seesse incidono sul funzionamento o sulla resi-stenza dell�opera oppure, viceversa, se quest�ul-tima può determinare una variazione delle stes-se grandezze tale da comportare eventuali pro-blemi. In tali casi è opportuno produrre verifi-che che attestino l�accettabilità rispetto allecondizioni stimate, oppure che orientino allamodifica nel dimensionamento o nella sceltadelle soluzioni.Si tenga presente che, quasi sempre, le grandez-ze in gioco hanno natura stocastica e, soprat-

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnico

di Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni 51

tutto per le opere di Ingegneria Naturalistica, idati necessari a tarare modelli interpretativisono essenzialmente carenti, se non mancanti.Quindi si ricorre a osservazioni di riferimento ea principi cautelativi.

6.3.2.9 Studi geologici e geotecniciIn molti casi può essere necessario verificare lecondizioni di stabilità del terreno e delle opereivi collocabili, tramite lo studio di eventualimovimenti franosi e valutazioni geotecniche,che richiedono l�analisi del tipo di terreno, del-le condizioni geomorfologiche e idrogeologiche.Queste ultime possono essere importanti an-che nel caso di potenziali effetti determinatidall�interazione con la falda (Bacci, Bardi,Dignani, 2000). Gli studi della geomorfologia edelle dinamiche fluviali in particolare del tra-sporto solido sono importanti per la mirata pia-nificazione e progettazione degli interventi disistemazione idraulica dei corpi idrici, specieove non si limitino a semplici consolidamentipuntuali.

6.3.2.10 Rilievo fotograficoÈ necessario nella fase di progettazione preli-minare in quanto consente un�immediatavisualizzazione delle problematiche e dello sta-to dei luoghi interessati dal progetto. È oppor-tuno che la documentazione fotografica siacongrua nel numero delle immagini e costitui-ta da foto ben leggibili georeferenziate ed or-ganizzate con riferimenti didascalici.

6.3.2.11 Ulteriori datiNella fase di elaborazione progettuale può ri-sultare utile effettuare confronti ed incontrimirati con la popolazione, con soggetti collet-tivi portatori di interessi diffusi, con associa-zioni e comitati locali.Come accennato i progetti di IngegneriaNaturalistica presuppongono la disponibilità dimateriale vivo o morto usualmente non presen-te sul mercato, e presuppongono il coinvolgi-mento di maestranze, forestali, tecnici del ver-de, specializzati in tale settore.Tra i materiali fuori mercato, rientrano laramaglia viva di salice, la ramaglia morta di ca-stagno di dimensioni ridotte, le talee in generedi specie dotate di capacità di propagazionevegetativa e di capacità di emissione diradicazione avventizia (salici, pioppi, tamerici,miricaria, ecc.).Motivi di carattere paesaggistico-ambientalesuggeriscono poi di utilizzare terreni e pietra-me di provenienza locale, che possiedono ilchimismo compatibile con le condizionistazionali, i colori e la forma propri del luogo eche inglobano normalmente semi già presentiin sito.

6.3.3 Progettazione

L�articolazione, la struttura e gli obiettivi dellediverse fasi della progettazione sono definitedalla legge quadro sui lavori pubblici (L 109/

1994). In genere sono previste tre fasi di pro-gettazione, corrispondenti a rispettivi tre livel-li di approfondimento e definizione: prelimina-re, definitiva ed esecutiva. Si rimanda quindialla suddetta normativa (art. 16) e al suo rego-lamento attuativo (DPR 554/1999) per le pro-cedure e le formalità da espletare.A tal proposito, in linea generale, l�articolo 15del suddetto regolamento dispone quanto se-gue: �La progettazione deve essere adeguatatra l�altro a principi di minimizzazione dell�im-piego di risorse materiali non rinnovabili e dimassimo riutilizzo delle risorse naturali impe-gnate nell�intervento e di massima manuteni-bilità, durabilità dei materiali e dei componen-ti, sostituibilità degli elementi, compatibilitàdei materiali ed agevole controllabilità delleprestazioni nel tempo.Il responsabile del procedimento cura la reda-zione di un documento preliminare all�avviodella progettazione, con allegato ogni atto ne-cessario alla redazione del progetto [...]. Il do-cumento preliminare [...] riporta fra l�altro l�in-dicazione a) della situazione iniziale e della pos-sibilità di far ricorso alle tecniche di Ingegne-ria Naturalistica; h) degli impatti dell�operasulle componenti ambientali [...].I progetti [...] sono redatti [...] in modo da as-sicurare il massimo rispetto e la piena compa-tibilità con le caratteristiche del contesto ter-ritoriale e ambientale in cui si colloca l�inter-vento, sia nella fase di costruzione che in sededi gestione.Gli elaborati progettuali prevedono misure attead evitare effetti negativi sull�ambiente, sul pa-esaggio [...] in relazione all�attività di cantiere�.La progettazione deve essere adeguata tra l�al-tro a principi di minimizzazione dell�impiego dirisorse materiali non rinnovabili e di massimoriutilizzo delle risorse naturali impegnate nel-l�intervento e di massima manutenibilità,durabilità dei materiali e dei componenti,sostituibilità degli elementi, compatibilità deimateriali ed agevole controllabilità delle pre-stazioni nel tempo.La progettazione preliminare ha lo scopo es-senziale di consentire una verifica con il com-mittente su un ventaglio di ipotesi progettualiancora da esplorare o da approfondire in mododa poter scegliere con precisione gli indirizzidel successivo progetto esecutivo. Lo scopoprincipale della progettazione preliminare è,talvolta, quello di consentire ad un Ente di ri-volgere specifiche richieste di finanziamento adaltri Enti pubblici erogatori, competenti inmateria trattata o dotati di poteri di controlloo di supervisione. Gli elementi costitutivi dellaprogettazione possono essere:� caratterizzazione del problema, tramite rilievi

di campo e indagini preliminari, descrizionesintetica delle problematiche che originanola necessità di intervento;

� individuazione delle ipotesi di soluzione, tra-mite descrizione sintetica delle strategie diintervento e delle tecniche ritenute più ade-guate, loro localizzazione su cartografia a sca-

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnicodi Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni52

la vasta e media, documentazione schemati-ca sulle tipologie proposte;

� studio di prefattibilità ambientale, ovveroconfronto di massima dei prevedibili effettifra le possibili soluzioni e individuazione del-le misure di mitigazione e miglioramento;

� analisi economica, tramite determinazione dimassima dei costi previsti per le sistemazio-ni proposte.

La progettazione definitiva ed esecutiva deveessere strutturata in modo da consentirne unavalutazione da parte degli organi pubblici com-mittenti o di controllo; deve, quindi, prevedereuna relazione tecnica sintetica che motivi, sullabase degli studi svolti in fase preliminare e deisuccessivi confronti, le scelte tecniche eprogettuali; deve, inoltre, prevedere tutti gli ela-borati grafici necessari a rendere comprensibilee cantierabile l�intervento. Per ciò che riguardala parte economica, il progetto esecutivo deveprevedere un elenco prezzi, con i prezzi a misu-ra e a corpo di tutti i materiali e tutte le opereprogettate o inserite nel medesimo progetto, uncapitolato speciale d�appalto con tutte le con-dizione e prescrizioni d�impresa, un computometrico estimativo con la quantificazione degliinterventi, il relativo prezzo e i totali risultanti.Si tenga inoltre presente che il �regolamentoMerloni� richiede anche il �quadro dell�inciden-za percentuale della quantità di manodopera�,che risulta essere un aspetto importante per ilavori di Ingegneria Naturalistica.Per gli elaborati che compongono il progettodefinitivo ed esecutivo si rimanda ai capitolispecifici la trattazione più approfondita degliargomenti.

6.3.3.1 Indagini geologiche e geotecnicheAlcune tecniche di Ingegneria Naturalistica(gradonate vive, cordonate vive, palificate vive)possono essere interpretate come strutture ge-ometricamente e strutturalmente definite, il cuicomportamento meccanico può essere quindimodellizzabile matematicamente.Per quel che riguarda gli interventi di Ingegne-ria Naturalistica, in ambito fluviale, di versan-te od in aree degradate, le relazioni geologica egeotecnica sono parte della documentazioneprogettuale, già nella fase di progettazione pre-liminare.Studi geomorfologici, geologici, geopedologici egeotecnici di dettaglio con indagini in sito e pro-ve di laboratorio, sono indispensabili a corredodella progettazione, perché l�efficacia delle tec-niche di Ingegneria Naturalistica è direttamentecollegata al tipo di substrato, alle sue caratteri-stiche geomeccaniche, al chimismo del suolo.Alcune delle analisi in ambito geologico egeotecnico, che devono essere effettuate comesupporto alla progettazione di opere di Inge-gneria Naturalistica possono essere così sud-divise:1) In ambito fluviale:

� A scala di bacino idrografico:- analisi geolitologiche e strutturali;- analisi geomorfologiche;

- analisi morfometriche, con acquisizionedei seguenti elementi:§ delimitazione del bacino (spartiacque

superficiale e sotterraneo);§ forme reticolate (pattern);§ perimetri e superfici del bacino e dei

sottobacini;§ quote;§ lunghezza del corso d�acqua principale

e delle aste fluviali di classe minore;§ pendenza dei corsi d�acqua e del ver-

sante;§ densità dei drenaggi;§ fattore forma;§ rapporti di biforcazione;§ uso del suolo per il coefficiente di de-

flusso;§ capacità d�infiltrazione.

� Per le sponde ed il fondo del corso d�acqua:- competenza del fiume;- dimensione massima dei blocchi traspor-

tati;- erosione delle sponde;- aree in deposito;- presenza di opere (di Ingegneria Natu-

ralistica e non) già realizzate.2) In ambito di versante:

- analisi geolitologiche e strutturali;- analisi geomorfologiche (acclività, pre

senza di elementi morfogenetici);- stratigrafia dei terreni con acquisizione

dei seguenti elementi:§ spessori;§ presenza e caratteri della falda acqui-fera, filtrazione ecc;§ caratteristiche geomeccaniche;

- geometria, estensione ed andamento in profondità della/e superficie/i di scivola-

mento;- valutazione delle volumetrie (masse) di

terreno in movimento;- presenza ed interferenza delle opere (di

Ingegneria Naturalistica e non) preesi-stenti;

- verifiche numeriche di stabilità di pendio,allo stato attuale, a seguito dell�intervento.

Si possono di seguito elencare alcune analisi,per quanto riguarda gli aspetti geotecnici:� granulometria dei terreni di sedime degli in-

terventi ed in ambito fluviale dei sedimentitrasportati e depositati con determinazionedei limiti di Atterberg per il materiale più fine,porosità e grado di saturazione;

� parametri geotecnici dei terreni di sedimedelle opere, in particolare angolo d�attrito in-terno, coesione, peso naturale, mediante pro-ve in sito ed in laboratorio, in condizioni dre-nate e non drenate.

6.3.3.2 Integrazione agli studi idraulicie idrologici

Nel caso di interventi in ambito fluviale i datida acquisire per gli studi di carattere idraulicopossono essere di seguito elencati nei seguentipunti:� dati idrologici della stazione pluviometrica

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnico

di Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni 53

più vicina al luogo dell�intervento (reperibilipresso Enti);

� dati topografici del/i bacino/i sotteso/i al cor-so d�acqua e sversanti nello stesso;

� rilievi plano-altimetrici per il calcolo dellependenze del corso d�acqua compreso il pro-filo longitudinale;

� rilievi per l�acquisizione della velocità del cor-so d�acqua;

� rilievi spondali per la definizione dei coeffi-cienti di scabrezza.

Gli Enti territoriali con specifiche competenzesulla gestione della rete idrografica hanno giàcondotto studi aventi analoghe finalità; i datiin essi raccolti ed elaborati, costituiscono unpreciso riferimento di base per la redazione deiprogetti di risistemazione idraulico-ambienta-le; in particolare si ricordano:� SAPRO - Ministero dei Lavori Pubblici - Prov-

veditorato per le Opere Pubbliche del Lazio,Piano generale per la difesa del suolo e la uti-lizzazione delle risorse idriche del Bacino delFiume Tevere. Secondo stralcio, Roma, 2001;

� Autorità di Bacino del Fiume Tevere, Proget-to di Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico(PAI), Roma, 2001;

� Autorità di Bacino del Fiume Tevere, PrimoStralcio Funzionale. Aree soggette a rischiodi esondazione nel tratto del Tevere compre-so tra Orte e Castel Giubileo. Progetto di Pia-no di Bacino, Roma, 1995;

� Autorità di Bacino del Fiume Tevere, Pianostraordinario diretto a rimuovere le situazio-ni a rischio molto elevato (PST), Roma 1999;

� Autorità di Bacino del Fiume Tevere, PrimaElaborazione del Progetto di Piano di Baci-no del Fiume Tevere, Roma, 1999;

� Consorzio di Bonifica Tevere-Nera, Studioper l�individuazione dei tratti fluviali in dis-sesto e a rischio ricadenti nel territorioconsortile, Terni, 1999;

� Consorzio Irriguo e di Bonifica ValdichianaRomana, Studio idraulico, in corso di elabo-razione.

Se nel progetto preliminare si sono presentatesezioni tipo della sistemazione idraulico-am-bientale, nel progetto definitivo ed esecutivosi devono allegare:1) in ambito fluviale:� sezioni idrauliche reali, localizzate su

planimetria e quotate;� profili longitudinali dell�alveo;� calcoli idraulici rapportati alle sezioni trac-

ciate;� i livelli di piena nei punti interessanti;2) in ambito di versante:� sezioni geologiche, localizzate su cartografia

planimetrica, quotate, con indicazione dellafalda e della/e superfici di scivolamento;

� stratigrafie locali con parametri geomec-canici;� caratterizzazione geotecnica puntale.A titolo d�esempio si riportano quattro graficiindicanti un rilievo di base con indicati alcuniparametri idraulici necessari per la progetta-zione in un ambito fluviale.In particolare nelle figure 6.1 e 6.2 è rappresen-

tato un tratto di corso d�acqua con indicate lesezioni. Accanto alle sezioni viene mostrata, sureticolo di 2 m x 1 m, la situazione reale (fig. 6.3).Il quarto diagramma (fig. 6.4) mostra l�elabo-razione grafica utile per la determinazione edil confronto, su diverse sponde, della forza ditrazione esercitata dall�acqua. In funzione del-la portata di piena, della geometria dell�alveo edel tracciato longitudinale del corso d�acqua,infatti, si ricavano le massime tensioni agentisulle strutture di progetto.I calcoli delle tensioni tangenziali massime agen-ti sulle opere possono essere effettuati secondoil metodo delle tensioni di trascinamento par-tendo dalla formula:

tw = g Ri

dove:

g = peso specificoR = raggio idraulico i = inclinazione

o, per sezioni con un rapporto tra la larghezzae la profondità superiore a 30:

tw = g hi

h = altezza del pelo libero

tenendo ovviamente conto dei coefficienti cor-rettivi per l�aumento delle tensioni tangenzialinei tratti di asta in curva. Tali valori vanno con-frontati nei vari tratti dell�alveo con le massi-me tensioni tangenziali resistenti ammissibiliper le strutture di progetto, verificando sem-pre che sia:

tr > tw

tr =resistenza al trascinamento delle opere di Ingegneria Naturalistica;

tw = tensioni tangenziali massime agenti sulle opere.

A tal riguardo si veda il paragrafo relativo alMetodo delle tensioni di trascinamento.Nella progettazione con le opere vive vannoconsiderate due situazioni:� la resistenza dell�opera di Ingegneria Natu-

ralistica a fine lavori, con le piante non svi-luppate e quindi in grado di fornire il contri-buto della parte viva alla resistenza dellastruttura; tale situazione d�altronde nella ve-rifica della portata transitabile nella sezioneè quella più favorevole ai fini della scabrezza;

� la resistenza dell�opera di Ingegneria Natu-ralistica dopo tre periodi vegetativi con lepiante sviluppate sia nell�apparato radicale,sia nella parte aerea, in grado di fornire il con-tributo della parte viva alla resistenza dellastruttura; tale situazione nella verifica dellaportata (q) transitabile nella sezione, è quel-la più sfavorevole per l�aumento dellascabrezza indotto dalla presenza delle pian-te. Il valore di tre periodi vegetativi è un datomedio: in situazioni estreme (quote elevate,zone a forte siccità), può aumentare.

Per quanto riguarda i valori della massima re-sistenza al trascinamento tr delle opere di In-

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnicodi Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni54

Fig. 6.1 - Progetto esecutivo su un tratto di torrente Apsa (località Miniera, Urbino)

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnico

di Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni 55

Fig. 6.2 - Progetto esecutivo su un tratto di torrente Apsa (località Miniera, Urbino)

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnicodi Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni56

Fig. 6.4 - Diagramma mostrante la forza di trazione esercitata dall�acqua sulle diverse spondedel corso d�acqua

Fonte: Johannsen, modificato da Palmeri, 2001.

Fig. 6.3 - Progetto esecutivo su una sezione di un tratto di torrente Apsa (località Miniera, Urbino)

Punti di misurazione

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnico

di Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni 57

gegneria Naturalistica si riportano i valori ri-portati nella tabella 6.2.

6.3.3.3 Studio di fattibilità ambientale(o studio d�impatto ambientaleove richiesto)

Nel caso di interventi di Ingegneria Naturali-stica, la scelta di utilizzare queste tecniche rap-presenta una forte attenzione al problema po-sto dall�articolo 29 del �regolamento Merloni�.Occorre dimostrare in questo caso che la solu-zione scelta, anche rispetto ad altre opzionirientranti nella categoria delle opere di Inge-gneria Naturalistica, rappresenta quella miglio-re per l�ambiente.

6.3.3.4 Analisi dei suoliPer quanto riguarda l�analisi del suolo si può ri-portare a titolo d�esempio la tabella 6.3, in cuisono presenti gli aspetti principali di un�analisidel terreno. È quindi indispensabile conoscerele caratteristiche del terreno, ed in particolare:� la classe di struttura (si analizza la forma de-

gli aggregati, la durezza, l�umidità presente,ecc. e si classifica il terreno, ad esempio nellaclasse poliedrica subgrossolana);

� la classe di tessitura (sabbiosa, franco sab-biosa, ecc.);

� il colore;� la denominazione (ad esempio, terreno su fra-

na).

Tipologia d�interventoτmax sopportabili dalla struttura

appena realizzata senza lo sviluppodelle piante vive (N/m2)

τmax sopportabili dalla strutturacon le piante vive sviluppate

dopo 1 ÷ 1.5 anni (N/m2)

0,26 P 0,4 GCotico erboso 0,2 P

0,3 M

1,5 I 0,6 MTalee 0,1 M 0,1 P

1,0 G 0,6 P

3,0 M 3,0 FCopertura diffusa 0,5 M 1,5 P

3,0 P

0,1 P 0,5 MViminata viva 0,1 M 0,1 P

2,5 F

Pali con fascine 2,5 F

Gradonata viva 0,2 P 1,2 F 1,2 P

1,0 M 1,2 GRibalta viva 0,2 M 0,2 P

1,5 F 0,8 P

File di ceppaie 0,8 F

0,8 I 1,0 GFascinata viva 0,2 P 0,7 G (morta)

2,0 F 0,6 P

Scogliera rinverditacon talee di salice 1,0 P 30 M 3,0 P

Palificata viva doppia 5,1 P 6,1 P 1,5 I

Gabbionate vive 3,5 M 4,1 M

Materassi Reno rinverditi 2,0 ÷ 3,3 M 4,1 M

Legenda: F = Florineth F., (�Acer�, n. 4, 1999); M = Maccaferri - Programma Macra, 1996; P = Palmeri F., 1996;G = Gertsgraser - Convegno EFIB, Trieste, 1999; I = Rio Inferno - Cornelini P., Sauli G., in �Acer�, n. 2, 2001.

Tab. 6.2 - Resistenza all�erosione delle opere di Ingengeria Naturalistica

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnicodi Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni58

Dalle informazioni raccolte si trarranno poiconclusioni su:� tessitura e struttura;� sostanza organica e calcarea, eventualmen-

te presente;� caratteristiche idrologiche;� caratteristiche chimiche (pH, presenza di fo-

sforo, ecc.);� qualità del suolo e suo possibile utilizzo.

6.3.3.5 Analisi del climaPer quanto attiene il clima ed i climogrammiutili per l�Ingegneria Naturalistica, risultanointeressanti i seguenti:� diagramma pluviometrico;� diagramma termometrico;� diagramma termopluviometrico;� diagramma ombrotermico;� climogramma precipitazioni-temperature;

Classi granulometriche e ø delle particellein mm

Colore Scheletro Soluzione circolante

TOTALI SABBIAParticelle con ø

> 2 mmCa++ Mg++ Na+ Cl- SO4

=

Sal

i sol

ubili

tota

li

Con

duc

ibili

tàel

ettr

ica

mS

/cm

Pro

veni

enza

Oriz

zon

te

Sabbia�

(2-0,05)

Limo�

(0,05-2)

Argilla�

(<0,002)

Grossa�

(1-0,05)

Fine�

(0,25-0,1)

Classedi

tessitura

Classedi

struttura

Cod

ice

colo

re d

i Mun

sell

Classe � meq/l

Frana 1 740 220 40 185 555 SF FS PSG10 YR 6/2Grigio Br.

chiaroscaglie 175

2 800 120 80 300 500 SF FS GF7,5 YR 5/4

Brunogiallastro

scaglieciottoli

70

S. Sofia 3 520 380 100 200 320 FS F PG+GF

10 YR 6/4Bruno

giallastrochiaro

ciottoli 13

S. Sofia 4 500 350 150 150 350 F FS SPF10 YR 7/3Bruno m.pallido

ass. -

Graticc. 5 750 100 150 500 250 FS GF

10 YR 4/4Bruno

giallastroscuro

scaglie 20

FRAZIONE ORGANICA MISURE IDROLOGICHE PH

Densità Contenuto in acqua

Oriz

zon

te

S. O

Car

bon

ato

org

anic

o�

(W

alke

y �

Bla

ck)

Azo

to to

tale

�(K

jeld

hal)

C/N

Car

bon

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otal

i � c

ome

CaC

O3

Ferr

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)

Oss

idi d

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ro li

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Den

sità

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legr

/cc

Den

sità

app

.gr

/cc

Por

osità

Sat

uraz

ione

inH

2O �

C.O

.L.E

.

Um

idità

all�

aria

� Um

idità

� a

llaC

C �

0,1

at

Um

idità

� a

llaC

C �

0,3

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Um

idità

� a

lP

.A. �

15at

.

Acq

ua d

isp

.m

3 /ha/

cm

in H

2O1:

2,5

in K

Cl M

1:2,

51 14,5 8,4 0,9 9 320 2,6 1,28 50 42 12 7 5,3 8,55

2 11,7 6,8 0,8 8 170 2,5 1,12 53 47,5 16 8 8,3 8,72

3 10,1 5,9 0,6 9 240 2,5 1,16 53 45 19 10 10,5 7,84

4 10,7 6,2 0,7 9 140 2,6 1,18 54 43 15 9 7,1 8,59

5 10,7 6,2 0,6 10 140 2,6 1,20 54 39 18 11 8,2 7,83

BASI ESTRAIBILI � NH4 AC ACIDITÀ DI SCAMBIOANIONI

SCAMBIABILI -fosfati

MICROELEMENTI

Oriz

zon

te

Ca+2 Mg+2 Na+ K+

TOTA

LE

H+ Al+3

TOTA

LE

CS

C T

OTA

LE m

eq/1

00gr

Sat

uraz

ione

bas

ica

Fosf

oro

tota

le P

in g

r/10

0gr

Fosf

oro

assi

m.

Ols

en P

mg

/Kg

Fosf

oro

assi

m.

Truo

g P

mg

/Kg

Mn B Cu Zn Mo Co Fe

meq/100gr mg/kg

1 10,6 1,3 0,9 12,8 12,8 15

2 8,6 0,8 0,6 10 10 27

3 15,9 2,9 0,9 19,7 19,7 35

4 16,8 2,5 1,2 20,5 20,5 18

5 9 1,8 0,7 11,5 11,5 21

Tab. 6.3 - Progetto di rinaturazione con tecniche di Ingegneria Naturalistica sul versante rocciosodella diga di Ridracoli

Fonte: Palmeri F., 1994.

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnico

di Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni 59

� climogramma di Peguy;� climogramma di Walter.Per quanto attiene gli indici climatici si ripor-tano di seguito i più interessanti per l�Ingegne-ria Naturalistica (cfr. anche figg. 6.5-6.6, elabo-rate con il programma DIACLI):

1) Indice di De Martonne:

( )1012

+⋅=Ι

T

Pa

con:

P = precipitazioni medie annue (mm);T = temperatura media annua (°C).

Rapporto tra indice e zona:

� < 5: zone desertiche;� 8-15: zone litoranee e sublitoranee;

� 16-21: zone collinari e pedemontane;� >21: zone montane.

2) Indice di De Martonne e Gottmann:

( )2

1210

⋅++

=Ιt

p

T

p

a

con:

P = precipitazioni medie annue (mm);T = temperatura media annua (°C);p = precipitazioni del mese più arido (mm);t = temperatura del mese più arido (°C).

Rapporto tra indice e zona:

� 8-15: zone litoranee e sublitoranee;� 16-21: zone collinari e pedemontane;� >21: zone montane.

Fig. 6.5 - Programma DIACLI: gestione dei dati climatici, climogramma di Peguy della stazionedi Graglia

Fonte: Russi Software, Bolzano 2001.

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnicodi Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni60

3) Pluviofattore di Lang:

T

P=ΙL

con:

P = precipitazioni medie annue (mm);T = temperatura media annua (°C).

Rapporto tra indice e zona:

� 25-43: zone litoranee;� 44-52: zone sublitoranee;� 53-64: zone collinari;� >65: zone montane.

4) Indice di Fournier:

P

pF

2

con:

p2 = precipitazioni del mese più piovoso (mm);

P = precipitazioni medie annue (mm).

5) Indice di Amann:

E

TPA

⋅=Ι

Fig. 6.6 - Programma DIACLI: gestione dei dati climatici, climogramma ombrotermicodella stazione di Graglia

Fonte: Russi Software, Bolzano 2001.

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnico

di Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni 61

con:

P = precipitazioni medie annue (mm);T = temperatura media annua (°C);E = escursione annua di temperatura (°C).

6) Indice di Angot:

( )gP

pA ⋅

=Ι365/

con:

p = precipitazioni medie del mese di riferimento (mm);P = precipitazioni medie annue (mm);g = numero di giorni del mese di riferimento

(n).

7) Indice di continentalità di Gams:

A

PgG cot

con:

P = precipitazioni medie annue (mm);A = quota stazione (m s.l.m.).

Rapporto tra indice e zona:

� 0°-5°: zone litoranee;� 5°-15°: zone sublitoranee;� 15°-30°: zone collinari;� >30°: zone montane.

8) Evaporazione idrologica di Keller:

( ) 460116,0 +⋅=Ε PiK

con:

P = precipitazioni medie annue (mm).

9) Mesi aridi secondo Köppen:

30<p

con:

p = precipitazioni medie mensili (mm.

10) Mesi aridi secondo Gaussen:

tp ⋅< 2

con:

p = precipitazioni medie mensili (mm);t = temperature medie mensili (°C).

11) Indice di continentalità di Rivas-Mar-tinez:

MINMAXC TT −=Ι

con:

TMAX = temperatura media del mese piùcaldo (°C);

TMIN = temperatura media del mese piùfreddo (°C).

12) Indice ombrotermico annuale:

M

MO T

P=Ι

con:

PM = somma delle precipitazioni medie dei mesi con temperatura > 0° (mm);

TM = somma delle temperature medie degli stessi mesi (°C).

13) Indice ombrotermico estivo:

E

EOE T

P=Ι

con:

PE = somma delle precipitazioni medie dei mesi estivi (mm);

TE = somma delle temperature medie dei mesi estivi (°C).

6.3.3.6 Tavole e disegniSono il contenuto principale del progetto ese-cutivo in quanto la raffigurazione degli inter-venti deve essere tale da consentirne l�imme-diata cantierizzazione.Tra le tavole di progetto deve essere presenteuna planimetria di progetto nella quale sianoidentificabili con apposite simbologie o legendegli interventi di progetto, ove possibile redattaa grande scala (1:500, 1:200, 1:100).Quando gli interventi presuppongono consi-stenti movimenti di terra e non sempliciriprofilature, si devono produrre una plani-metria e specifiche sezioni con il movimentoterra riportato tramite legenda e colorazioneconvenzionale.Le sezioni di progetto, redatte nella medesi-ma scala delle sezioni dei movimenti di terra,devono invece riportare con simbologie eraffigurazioni schematiche, gli interventi e letecniche di progetto. Le quote delle sezioni edelle tavole indicanti i movimenti di terra de-vono essere eseguiti con il medesimo crite-rio.Le elaborazioni devono essere riprodotte adhoc per ciascun progetto.

6.3.3.7 Allegati grafici e particolari costruttiviPoiché le tecniche di Ingegneria Naturalisticanon sono standardizzate e sono ancora pococonosciute dalle imprese di settore; si rendenecessario allegare al progetto esecutivo alcu-ne tavole che riportino in grande o in grandis-sima scala (1:50, 1: 20, 1: 10) i dettagli costruttividelle diverse tecniche utilizzate.È opportuno che le tavole contenenti i dettaglicostruttivi siano particolarmente ricche di pun-ti quotati, di chiare legende, in modo da evita-re equivoci o errori nella realizzazione delleopere da parte delle imprese costruttrici(aspetto non trascurabile e meno raro di quelche si pensi), pena l�inefficienza e notevoli ri-schi di incongruenza sia sul piano tecnico cheeconomico.

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnicodi Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni62

6.3.3.8 Computo metrico estimativoed elenco prezzi unitari

Gli elaborati di analisi economica necessari al-l�affidamento di un progetto sono differenziatia seconda della committenza; se il cliente è unprivato è necessario procedere alla semplice re-dazione di un computo metrico e di un elencoprezzi unitari che consentano il raffronto tra leofferte delle diverse ditte che si candidano allarealizzazione. Nel caso in cui il cliente è la Pub-blica Amministrazione detti elaborati dovran-no essere dettagliati, e comunque redatti se-condo gli standard classici delle progettazioni,a cui si rimanda per gli approfondimenti delcaso.L�aggiudicazione avviene in genere sottoponen-do alle imprese invitate o candidatesi un elen-co prezzi unitari privo di cifre e l�Ente scegliesulla base della percentuale di ribasso offertasul totale dei prezzi unitari, o per appalti con-sistenti, sulla base della somma dei singoli ri-bassi sulle voci d�elenco. Questa proceduraobbliga a redigere un elenco prezzi limitato allevoci realmente presenti nel progetto o ritenu-te di possibile utilizzazione con varianti, inquanto elenchi molto ricchi di voci possono fal-sare il risultato permettendo al limite di aggiu-dicare l�appalto all�impresa che offre scontimaggiori su opere non previste in realtà nelprogetto.Per quel che riguarda le modalità costruttive,bisogna tener presente che tutte le volte che siintroducono modifiche alle tipologie tecnicheriportate in manualistica o in letteratura si de-vono anche calcolare le differenze di prezzo chequeste modifiche comportano.Nel computo le quantità delle opere si desu-mono dai disegni degli elaborati progettuali eapplicando le densità precisate negli elaboratimedesimi o nell�elenco prezzi unitari. La densi-tà di opere, quali la messa a dimora di pianteradicate, sono a loro volta dipendenti dai finiprogettuali e dagli scopi dell�intervento: quan-do l�obiettivo è un rivestimento rapido e conti-nuo la densità è elevata, quando l�obiettivo èinvece l�edificazione di siepi o macchie arbustivesi devono seguire corretti principi agronomicinella scelta dei sesti di impianto.

6.3.3.9 Analisi prezzi e Capitolato Specialed�Appalto

Quando il committente è un Ente pubblico leprocedure di attribuzione dell�appalto rendo-no in genere obbligatori altri due elaborati al-legati alla progettazione esecutiva: il Capitola-to Speciale d�Appalto (CSA) e l�Analisi prezzi.Il CSA riporta le condizioni poste all�impresadal punto di vista della corretta esecuzione deilavori, della gestione dei cantieri, del rispettodelle normative vigenti in materia di sicurezzae di diritto dei lavoratori. Tra l�altro il CSA do-vrà contenere la parzializzazione delle opere eil periodo di attività coincidente con i tempi delfermo biologico.L�Analisi prezzi è invece un elaborato che vienerichiesto quando si reputa necessario giustifi-

care e fondare, sopra un�analisi dettagliata, iprezzi riportati nell�elenco prezzi unitari, spes-so a causa dell�importo dei lavori in appalto odella tipologia non standardizzata delle operedi progetto.L�Analisi prezzi delle opere di IngegneriaNaturalistica si costruisce quantificando, perogni unità di misura dell�opera, il tempo di la-voro necessario ripartito per qualifica (opera-io, operaio forestale qualificato, ecc.), il mate-riale utilizzato e il nolo macchine stimato in oree frazioni.A titolo d�esempio si veda l�Analisi prezzi con-tenute nel Manuale di Ingegneria Naturalisticaapplicabile al settore idraulico della RegioneLazio - Assessorato per l�Ambiente, Dipartimen-to Ambiente e Protezione Civile (2001) disponi-bile on-line al sito www.llpp.regione.lazio.it.Per assegnare i prezzi in modo corretto e veri-tiero il progettista pondererà quale tra le espe-rienze riportate in bibliografia o recensite dariviste specializzate e quelle effettuate perso-nalmente, si avvicini di più alla realtà di inter-vento.

6.3.3.10 Percentuale manodoperaTra i vari documenti componenti il progettoesecutivo, di cui all�articolo 35, comma 1, lette-ra l, del DPR 554/1999, vi è anche il quadro del-l�incidenza percentuale della quantità di ma-nodopera per le diverse categorie di cui si com-pone l�opera o il lavoro.Si può utilizzare il DM 11 dicembre 1978 o si pos-sono impiegare Analisi prezzi già effettuate o dinuova redazione, da inserire come base per ilcalcolo del prezzo unitario, secondo quanto con-tenuto nella Determinazione 37/2000 (vedi oltre).Al fine di agevolare il lavoro dei tecnici, sono sta-te redatte le seguenti linee-guida che fornisco-no uno schema metodologico per determinareil quadro dell�Incidenza percentuale della quan-tità di manodopera (IMO) per le diverse catego-rie (generali o specializzate) di cui si componel�intervento, sulla base dell�Incidenza mediadella sicurezza (IS) sul Costo di costruzione (C)contenute nella Determinazione 37/2000 dell�Au-torità per la Vigilanza sui Lavori Pubblici.Schema metodologico - L�importo per l�esecu-zione delle lavorazioni e forniture nonché perl�attuazione dei piani di sicurezza, ovvero il co-siddetto Costo di costruzione (C) per ogni ca-tegoria (generale o specializzata individuate aisensi dell�allegato A al DPR 34/2000) di cui sicompone l�intervento, è determinato dalla sti-ma delle Quantità (Q) delle lavorazioni oforniture previste nel progetto per il relativoPrezzo unitario (P) così come dedotto daipreziari o dai listini ufficiali vigenti nell�area in-teressata.In caso di mancanza del prezzo unitario dellesingole lavorazioni o forniture nel listino prezziadottato, si procederà secondo quanto dispo-sto dall�articolo 34, comma 2, del DPR 554/1999:� applicando alle quantità di materiali, mano

d�opera, noli e trasporti, necessari per la rea-lizzazione delle quantità unitarie di ogni voce,

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnico

di Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni 63

i rispettivi prezzi elementari dedotti da listi-ni ufficiali o dai listini delle locali camere dicommercio ovvero, in difetto, dai prezzi cor-renti di mercato (ad eccezione, così come sidesume da quanto disposto dall�articolo 21,comma 1bis, della L 109/1994, della manodo-pera che dovrà essere dedotta dai bollettiniufficiali emessi nella provincia in cui si realiz-za l�opera);

� aggiungendo all�importo così determinato unapercentuale per le spese relative alla sicurez-za;

� aggiungendo ulteriormente una percentuale,per spese generali;

� aggiungendo infine una percentuale del 10%per utile dell�appaltatore.

A tale proposito, a puro titolo esemplificativo,è opportuno segnalare alla presente Determi-nazione due tabelle (scaricabili sul sitowww.autoritalavoripubblici.it/del/del.html) cherappresentano le modalità applicative del cal-colo dell�Indice della sicurezza (IS) e dell�Inci-denza percentuale della quantità di manod�opera (IMO):� tabella 1: Modello per il calcolo dell�inciden-

za percentuale della quantità di mano d�ope-ra e dell�indice della sicurezza;

� tabella 2: Modello per il calcolo dei prezzi deimateriali, noli e trasporti costituenti un prez-zo di lavorazione.

6.3.3.11 Piano di manutenzioneII piano di manutenzione rientra tra gli elabo-rati progettuali obbligatori ai sensi della L 109/1994, che prevede di allegarlo al progetto esecu-tivo (art. 16, comma 5), mentre il �regolamentoMerloni� attuativo ne descrive il contenuto (DPR554/1999, art. 40). L�articolo 40 è infatti dedicatointeramente al piano di manutenzione dell�ope-ra e delle sue parti, anche se altri articoli dellostesso regolamento ne danno ulteriori indica-zioni: l�articolo 2, ad esempio, definisce manu-tenzione �la combinazione di tutte le azioni tec-niche, specialistiche ed amministrative, inclusele azioni di supervisione�.Il piano sarà costituito da un manuale d�uso, daun manuale di manutenzione e da un program-ma di manutenzione.Il manuale d�uso dovrà contenere l�insieme del-le informazioni per l�utente che possono per-mettere di conoscere le modalità di fruizionedell�opera, di corretta gestione della stessa edi effettuazione degli interventi manutentivinon specialistici per la sua conservazione;prevederà, inoltre, la collocazione delle opereo degli impianti, con rappresentazioni grafichee descrizioni per una sistemazione corretta.Il manuale di manutenzione fa riferimento alleparti più importanti dell�opera, fornendo tuttele indicazioni per un uso corretto dei materiali,delle diverse unità tecnologiche, oltre ad unacorretta manutenzione da riservare agli specia-listi. L�ultimo documento del piano di manu-tenzione è il programma di manutenzione, nelquale sono indicati i controlli e gli interventiperiodici necessari per garantire la perfetta

gestione dell�opera e delle sue parti durantetutta la vita delle strutture.Il principio generale da tenere presente è chela manutenzione degli interventi di IngegneriaNaturalistica dovrebbe essere tendenzialmen-te nulla quando sia possibile lasciare libero spa-zio all�evoluzione naturale della vegetazione in-serita nelle opere e deve invece essere propor-zionalmente crescente in relazione all�artificia-lità perseguita dei soprassuoli edificati.Gli obiettivi degli interventi di manutenzionepossono essere diversi, in relazione alle finalitàprogettuali e in rapporto a queste variano an-che le operazioni corrispondenti.Il piano di manutenzione è divenuto obbliga-torio per tutte le opere a partire dal 28 luglio2002.Tramite la manutenzione è inoltre possibile ac-celerare il processo di raggiungimento del mas-simo di efficacia delle opere (cfr. fig. 6.7): que-sto grafico mette in relazione l�efficacia degliinterventi, sia con tecniche d�ingegneria clas-sica, sia con tecniche di Ingegneria Naturali-stica, nel corso del tempo.Come si può osservare dagli andamenti, sonole opere in calcestruzzo (cls) ad avere un�effi-cacia ottimale entro i primi 5-6 anni dal termi-ne dell�intervento, per poi non garantire più taleefficacia nei successivi anni, a causa del degra-do della struttura stessa. Con il procedere deltempo sono le opere di Ingegneria Naturalistica(in presenza di manutenzione), a reagire rapi-damente, garantendo le migliori condizioni distabilità e sicurezza, dopo un intervallo di circa6-7 anni; ovvero dopo che la vegetazione ha pre-so il sopravvento sulla struttura e ne ha preso ilposto.

6.3.3.12 SicurezzaOve il caso lo richieda, può essere obbligatoriala predisposizione del Piano di sicurezza ai sen-si dell�articolo 11 del Decreto Legge n. 494 del14 agosto 1996 , così come modificato dal De-creto Legislativo n. 528 del 19 novembre 1999.L�articolo 4 definisce gli obblighi del �coordina-tore per la sicurezza� in fase di progetto qualeredattore del Piano di sicurezza e di coordina-mento. La normativa istituisce anche la figuradel �coordinatore per la sicurezza� in fase ese-cutiva.Il decreto si applica alle attività descritte all�Al-legato I, che corrisponde ai lavori edili e di geniocivile, tuttora regolati dal DPR 164/1956, ai qualisi aggiungono i lavori impiantistici.Le opere di Ingegneria Naturalistica rientranodall�articolo 2, comma 1 e dall�Allegato 1 delDLgs 494/1996, come modificato con Decretodella Presidenza del Consiglio dei Ministri n.528 del 19 novembre1999, �Modifiche edintegrazioni al Decreto legislativo 14 agosto1996, n. 494, recante attuazione della Direttiva92/57/CE in materia di prescrizione minime disicurezza e di salute da osservare nei cantieritemporanei o mobili�, nelle opere idrauliche,marittime, di bonifica, di sistemazione forestalee del suolo, scavi e consolidamenti.

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnicodi Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni64

Fonte: Palmeri, Balboni, Tecnovia Srl, 2000.

Il DLgs 494/1996 ed il DLgs 528/1999 prevedonoobblighi a carico del committente (o del re-sponsabile dei lavori da lui incaricato) che com-prendono la designazione del coordinatore perla progettazione e del coordinatore per l�ese-cuzione dell�opera (rispettivamente prima del-la fase di progettazione esecutiva e prima del-l�affidamento dei lavori). Tale designazione èobbligatoria per cantieri di dimensioni supe-riori a determinate soglie: oltre 200 uomini-gior-no, più di un�impresa presente in cantiere o nelcaso di svolgimento di lavorazioni pericolose.Per quanto riguarda la definizione di questeultime e le modalità di redazione e gestione deipiani e delle attività di competenza del coordi-natore per la progettazione e per l�esecuzionedei lavori, responsabile in materia di sicurezza,si faccia riferimento alla citata normativa.Rimangono in vigore le norme particolari det-tate dal DPR 164/1956, dalle altre norme vigen-ti in materia di prevenzione nonché dal DLgs626/1994 (come modificato dal Decreto Legisla-tivo n. 359, �Attuazione della Direttiva 95/63/CEche modifica la Direttiva 89/655/CEE relativa airequisiti minimi di sicurezza e salute per l�usodi attrezzature di lavoro da parte dei lavorato-ri� del 4 agosto 1999, e dal Decreto Legislativon. 242, �Modifiche ed integrazioni al Decreto Le-gislativo 19 settembre 1994 n. 626, recante at-tuazione di direttive comunitarie riguardantiil miglioramento della sicurezza e della salutedei lavoratori sul luogo di lavoro� del 19 marzo1996.Si ricorda, inoltre, che come riportato nella De-terminazione n. 9 dell�Autorità di Vigilanza suiLavori Pubblici �Ambito oggettivo di applica-

zione della disciplina contenuta nell�art. 88 delDPR 554/1999� del 21 febbraio 2001 (�regolamen-to Merloni�), nell�ambito di tale applicazione,�non sono da ricomprendere i lavori di manu-tenzione forestale in amministrazione diretta,qualora abbiano ad oggetto interventi che fac-ciano rimanere salve le situazioni naturali e nonsiano configurabili come opere di edilizia. Sono,invece, soggetti alle regole anzidette i lavori inambito forestale che comprendano opere ne-cessarie per la eliminazione del dissestoidrogeologico e la sistemazione agraria e checostituiscano opere di Ingegneria Naturalisticain senso proprio�.A titolo esemplificativo si riporta una tabellaindicante i parametri delle stazioni che posso-no essere presi in considerazione per i progettidi Ingegneria Naturalistica (cfr. tab. 6.4).

6.4 Lavori preparatori

I lavori preparatori sono provvedimenti direttia rendere sicura l�area del cantiere ed a pro-teggere gli operai. Servono allo scopo come in-stallazioni temporanee, canali di deviazione,calettature, armature in legno, barriere erecinzioni. Parti dell�area da cui la vegetazioneed il terreno vengono asportati per erosione,devono essere sottoposti a varie correzioni pri-ma di avviare la vera e propria sistemazione diIngegneria Naturalistica. Le forme accentuatedel terreno, come le costolature e le creste, de-vono essere ridotte e spianate.Particolarmente importante è il modellamentodelle linee di sponda e dei bordi di rottura spor-

Fig. 6.7 - Andamento nel tempo dell�efficacia delle opere di Ingegneria Naturalistica

Efficacia - Tempo

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnico

di Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni 65

Verifica Aspetti Parametri rilevati Motivazione

Parametri climatici

- Temperatura media, min. e max. annua emensile

- Precipitazioni medie, min. e max. annuee mensili, curva di possibilitàpluviometrica h=atnTr

m

- Umidità media, min. e max. annua emensile

- Diagramma di Walter- Pluviofattore di Lang- Diagrammi di Peguy- Indice di Mitrakos

- Caratterizzazione di aspettilegati alla vegetazione.

- Individuazione del limite dellosviluppo della vegetazionelegato alla mancanza diprecipitazioni sufficienti e diumidità atmosferica sufficiente.

Pendenza - Classi (%): 0-15/15-25/25-35/35-50/50-75/>75

Rapporto tra sviluppo dellavegetazione ed inclinazione deiversanti.

Esposizione - Per settori: N � NE � E � SE � S � SW � W� NW

c.s., condizioni macro e microclimatiche particolari.

Bilancio idrico - Bilancio di Thornthwaite- Calcolo del ricarico della falda

Verifica del deficit idrico estivo.

Specie presenti

- Arboree, arbustive, erbacee- Rilievo fitosociologico della zona conaree di saggio quadrate permanenti inarea cantiere e nell�intorno

- Verifica delle specie autoctoneimpiegabili e della successionevegetazionale.

- Verifica dell�influsso antropicosulla vegetazione.

Sul versante

Condizioni distruttura e chimismodel suolo e delsubstrato geologicoin relazione allasistemazione

- Suolo: pH, granulometria (%), rapportoC/N, % di sostanza organica,cationi/anioni principali presenti, capacitàdi scambio cationi (C.S.C.);

- Geologia: substrato - permeabilità

- Verifica di condizioni limite edell�influenza di tali aspetti sullavegetazione.

Descrizione delbacino di riferimento

- Report descrittivo: area del bacino(km2), inclinazione media, idrografia, etc.

- Parametro di accumulo iniziale (mm)- Parametro di perdita per infiltrazione-percolazione

- Valutazione della situazione diriferimento.

-Verifica dello stato dell�uso delsuolo.

Parametri climatici - Vedi sopra

Esposizione - Vedi sopra

Condizioni distruttura e chimismodel suolo e delsubstrato geologicoin relazione allasistemazione

- Vedi sopra

Sezione

- Geometria della sezione- Pendenza del fondo per un tratto amonte-valle min. di 50 m e/o 5-10 volte lalarghezza dell�alveo

- Materiale delle sponde e vegetazioneripariale - scabrezza

- Angolo di attrito interno e coesionedelle sponde

Portata

- Minima- Oscillazioni mensili- Periodo di secca (se presente)- Media- Massima assoluta- Storiche (a discrezione dei rilevatori) 100-200-500 anni

- Installazione di un idrometro

- Dati idraulici relativi al corsod�acqua per inquadrare le forzeagenti sulle opere di IngegneriaNaturalistica.

Forze in gioco - Trazione al fondo- Trazione sulla sponda

- Verifica delle forze di resistenzadella vegetazione.

Trasporto solido - d50, d75, d100, curva granulometrica -report descrittivo

- Verifica dell�influenza deltrasporto solido.

Lungo i corsid�acqua

Specie presenti - Arboree - arbustive - erbacee

(vedi caso versante)- Verifica della dinamica della

vegetazione delle spondeall�aumentare dell�erosione difondo del corso d�acqua.

Tab. 6.4 - Parametri delle stazioni da prendere in considerazione per opere di Ingegneria Naturalistica

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnicodi Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni66

Progetto A B C D E F G H I J K L M N O P

Part. Costruttivo X X X X X X X X X X XIndicazione deimateriali

X X X X X X X X X X X X X X X X

Ind. Materiali vegetali(specie)

X X X X X X X X X X X X X X X X

Calcoli stabilità2 X X X X X X X X X X X X X X X X

Relazione idraulica XSezioni longitudinali(alveo)2 X

Relazione tecnica X X X X X X X X X X X X X X X X

2 Nell�ipotesi di predisposizione di palificata di h > 2,5 m e muri calcolati.

Tab. 6.6 - Elenco elaborato per il progetto

Tab. 6.5 - Elenco elaborato per lo stato di fatto

Stato di Fatto A B C D E F G H I J K L M N O PPlanimetria 10.000 e2.000

X X X X X X X X X X X X X X X X

Estratti mappa X X X X X X X X X X X X X X X XDocumentazionefotografica

X X X X X X X X X X X X X X X X

Inquadramentovegetazionale

X X X X X X X X

Rilievo stato di fatto X X X X X X X X X X

Sezioni X X X X X X X X X XRelazione sinteticad�inquadramento1 X X X X X X X X X X X X X X X X

1 Se non previsto specificatamente la relazione di inquadramento deve contenere in modo sintetico tutti gli elementi talida definire le caratteristiche dei luoghi d�intervento.

genti, frammisti a scanalature. Queste frattu-re del terreno sono particolarmente soggetteall�erosione, forniscono costantemente altromateriale e devono essere arrotondate per eli-minare il focolaio di erosione. Ciò avviene aspor-tando il margine di rottura sporgente. Lospianamento di pendii ultraripidi può avveni-re con diversi metodi: a mano, con getto d�ac-qua o con mezzo meccanico.La salvaguardia dei materiali da costruzionevivi e riutilizzabili costituisce un importanteprincipio nella esecuzione di opere di Ingegne-ria Naturalistica.Anticipando i lavori di costruzione veri e pro-pri, occorre quindi prendere disposizioni pre-cauzionali per salvaguardare non solo tutta lavegetazione che può essere reimpiegata, maanche gli altri materiali da costruzione inerti,purché autoctoni.Come accennato, poiché nelle sistemazioninaturalistiche si dovrebbero impiegare prefe-ribilmente solo quelle specie vegetali che si tro-vano su stazioni paragonabili, è opportuno sce-gliere le specie più idonee in maniera semplice,eseguendo un rilievo fitosociologico della sta-zione o nelle stazioni vicine e simili.Sviluppando progetti basati sull�IngegneriaNaturalistica si ottengono buoni risultati quan-do si impiegano materiali vivi autoctoni. Ciò

vale anche per le piante legnose capaci di ri-cacciare, atte a riprodursi per via agamica. Senel corso dei provvedimenti costruttivi la ve-getazione deve essere rimossa, ne deve esseregarantita la sua riutilizzazione a conclusionedei lavori, dopo averla provvisoriamente accan-tonata.Più sfavorevole è la posizione del cantiere, tan-to più decisiva diventa questa necessità.A conclusione (parziale) dei lavori di costru-zione, lo strato di terreno vegetale, compene-trato dalle radici e asportato in precedenza, vie-ne di nuovo riportato e incorporato e, in casodi bisogno, integrato con altre tipologiecostruttive di Ingegneria Naturalistica.

6.5 Documentazione richiesta per le opere minori di IngegneriaNaturalistica

Interventi minoriA) piccole frane e smottamenti di versanti (con

eventuale relazione geologica in base alleproblematiche);

B) sistemazione scarpate di opere viarie mino-ri e piste di esbosco;

C) sistemazioni intorno ai piloni di linee elet-triche e di impianti risalita;

6. Metodologia di base della progettazione di tecniche di Ingegneria Naturalistica

Manuale tecnico

di Ingegneria Naturalistica della Provincia di Terni 67

Trupiano A., 2000Anche la manutenzione entra nella progettazione deilavori, in �Edilizia e territorio - Il Sole 24 Ore�, n. 23,pag. 24.

Bacci M., Bardi S., Dignani A., 2000Manuale di metodologie e tecniche a basso impattoin materia di difesa del suolo. Studio di nuovemetodologie ambientali in materia di difesa del suoloe miglioramento ambientale, WWF Regione Marche,2000.

�Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia�, 2000Deliberazione della Giunta Regionale 29 febbraio2000, n. 6/48740 �Approvazione Direttiva Quadernoopere tipo di Ingegneria Naturalistica�, 1° supplementostraordinario n. 19.

Ferraiolo F., Vicari M., 1996Il programma MAC.R.A. per la verifica di interventi diprotezione spondale. Manuale d�uso, OfficineMaccaferri Spa, Bologna 1996.

Palmeri F., Sauli G., 1994Relazione: progetto di rinaturazione e IngegneriaNaturalistica sul versante roccioso lato est della digadi Ridracoli, Comune di Bagno di Romagna (FO),1994.

Russi A., 2001Programma DIACLI. Gestione dati climatici, softwareprodotto da Russi Software, Bolzano.

Schiechtl H.M., Stern R., 1994Ingegneria Naturalistica. Manuale delle costruzioniidrauliche, Edizioni Arca, Belluno.

D) pulizia e sistemazione sentieri, mulattiere earee limitrofe;

E) approntamento piccole aree attrezzate disosta in ambito boscato;

F) aree al contorno di sentieri didattici, per-corsi natura e percorsi vita;

G) sistemazioni ruscelli e piccoli torrenti sen-za opere trasversali;

H) idem con opere trasversali (briglie);I) sistemazioni viarie minori con muretti a sec-

co e tecniche miste;J) predisposizione di pozze per abbeverata

d�alpeggio e di selvaggina;K) sistemazioni e approntamenti presso sor-

genti e fontanili;L) sistemazioni risorgive, cavi, fossati e drenag-

gi in ambito planiziale;M) sistemazioni e manutenzioni presso impian-

ti sciistici;N) sistemazioni di verde al contorno degli edi-

fici urbani e rurali;O) piccoli interventi nelle aree protette (parchi,

riserve, oasi, a discrezione dell�ente gestore);P) negli interventi inquadrabili come piccola

manutenzione del territorio.N.B.: alcune opere si possono inoltre configurarecome interventi di manutenzione straordinariatal quale.Non rientrano in alcune casistiche le opere diIngegneria Naturalistica predisposte all�inter-no di specifici e articolati progetti di interventisul territorio legate a:� recupero di cave e discariche (che prevedo-

no un progetto di recupero globale);� recupero di altre aree degradate (in quanto

parte integrante del progetto di recupero del-le stesse);

� progetti di opere viarie su gomma e su rotaiao la predisposizione di porti e attracchi in am-bito fluviale o lacustre con carattere sovrac-comunale;

� grandi opere di sistemazione idraulica su ba-cini idrografici di qualsiasi ordine;

� grandi opere di sistemazione e d�assetto com-plessivo del territorio su scala almeno pro-vinciale;

� predisposizione di impianti e stazionisciistiche.

Nelle tabelle 6.5-6.6 sono descritte le matrici diindividuazione degli elaborati per lo stato difatto e per il progetto.

Bibliografia