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    CHARLES DICKENS

    POTENZA DEL DENARO

    1. DOMBEY E FIGLIO

    Nella vasta camera in penombra, adagiato sulla comoda poltrona accanto al letto, il signorDombey si sentiva fiero e felice perch si era finalmente avverato l'evento a lungo atteso.

    Sposato da dieci anni, da sei aveva una figlia, Florence, che tuttavia per lui non contavanulla, ma ora la ditta fondata da suo padre si trovava ancora una volta garantita nel suoavvenire di prosperi commerci. E tutto l'orgoglioso affetto paterno di quell'uomo duro siriversava sul minuscolo essere di cui egli si riteneva il proprietario assoluto e che sisarebbe chiamato Paolo come gi il padre e il nonno, mentre non una sola parola ditenerezza egli rivolgeva alla povera donna, silenziosa e innocente vittima della suadomestica tirannia. Non l'aveva commosso nemmeno l'annuncio datogli dal medico difamiglia e dal luminare di scienza chiamato a consulto che la puerpera si trovava in preda aun preoccupante stato di prostrazione non scevro di pericolo. Ma gli fece senz'altro moltopiacere che la sorella Luisa, sopraggiunta come un turbine insieme con l'amica intimasignorina Tox, lo abbracciasse esclamando con fervore: Paolo carissimo, mio dilettofratello! Il bambino davvero un autentico Dombey!

    Florence fu ammessa a conoscere il nuovo fratellino; parve allora che la madre, gi rimastainsensibile alle esortazioni della cognata, la quale insisteva nel dirle che doveva farsi forzaper reagire a quella passeggera debolezza, non potesse pi staccare gli occhi dalla bimbache subito l'aveva stretta nel suo abbraccio. Povera piccola Florence! Di l a poco siabbandonava sul letto singhiozzando e invocando invano colei che non poteva ormai pirispondere.

    La signora Luisa Chick si dichiarava profondamente persuasa che la cognata avesseceduto semplicemente alla propria debolezza di carattere, e che se si fosse anche solosforzata di non dimenticare il grandissimo onore fattole dal titolare della ditta Dombey eFiglio quando l'aveva presa in sposa, una semplice indisposizione non sarebbe statasufficiente a privarla della vita. In ogni modo le aveva gi perdonato quella specie dirinuncia ai doveri della famiglia, e cominci a occuparsi della questione pi urgente, cheera di trovare una nutrice per il neonato. L'amica signorina Tox si diede d'attorno con

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    ammirevole sollecitudine, e nel pomeriggio stesso della luttuosa giornata riusc apresentare al signor Dombey un certo numero di giovani spose prosperose. Si deveammettere che nel signor Dombey il dolore per la morte della moglie non era scevro da unasfumatura di collera; nell'intimo del suo cuore freddo vi era soprattutto la consapevolezzadella grave perdita subita dal figlio, infatti era solo intento a costruire dentro di s lagiovinezza, gli studi e l'alto destino di quel suo rampollo ed erede. Riteneva piuttostoumiliante doversi occupare di un particolare secondario quale certo era la scelta di unanutrice, ma vi accondiscese di buon grado, e cos una giovane donna si lasci indurredietro promessa di un buon compenso, ad abbandonare temporaneamente il marito e iquattro robusti figlioletti per andare a nutrire il signorino Paolo Dombey e a prendersi curadi lui. Il signor Dombey non lesin sul prezzo, ma pose delle condizioni molto precise.

    - Sento - disse il signor Dombey - che il suo nome Polly Toodle, ma desidero che in casamia lei sia chiamata Richards perch pi conveniente. E inoltre mi ascolti bene: desideroche lei s'incontri il meno possibile con la sua famiglia; una volta poi che le sue prestazioninon siano pi richieste, intendo che insieme con la cessazione del salario sia troncatoanche ogni altro rapporto fra noi.

    La donna rimase alquanto stupita, ma accett i termini del contratto e prese congedo dalmarito e dai bambini con molte lagrime e tuttavia confortata dal pensiero che a loro avrebbebadato una sua giovane sorella di nome Gemina. Poi le fu dato solennemente in consegnail bambino, l'unico prezioso rampollo della ricca famiglia Dombey.

    La casa era grande e sontuosa, ma priva di sole; poche le stanze abitate, mentre le salerimanevano sempre nella penombra delle persiane abbassate e con i mobili ben riparatidalle fodere in attesa che l'erede crescesse. La nutrice viveva quasi prigioniera con ilbambino al secondo piano; il signor Dombey aveva riservate per s tre stanze che siaprivano sul vestibolo, di cui una era una specie di veranda e guardava attraverso unavasta vetrata su un angusto cortile ornato di tre alberi stecchiti e anneriti dalla fuliggine.

    Appunto qui la nutrice doveva scendere e passeggiare avanti e indietro con il bambinoperch il signor Dombey lo vedesse mentre consumava la prima colazione, e poi dipomeriggio quando egli rientrava per il pranzo. Qualche giorno, se il tempo era bello,veniva la signora Chick in compagnia dell'inseparabile signorina Tox per far prendere ariaal bambino, e cio la nutrice doveva camminare solennemente su e gi per il marciapiedefra le due donne, reggendo con delicatezza la creaturina.

    Un giorno Florence, che aveva trascorso alcune settimane presso la zia, sal per vedere ilfratellino, ma subito la raggiunse Susan, la giovanissima cameriera che fungeva anche dagovernante della fanciulla, con l'ordine di non disturbare la nutrice.

    - Non mi disturba affatto! - esclam la buona donna, che vedeva la bimba per la primavolta. - E come sar contenta la signorina Florence di essere tornata a casa e diabbracciare il suo babbo!

    - Che dice mai, signora Richards! - ribatt Susan. - Il padrone ha ben altro per la testa! Luis'interessa di chi venuto dopo, ma nemmeno prima aveva n tempo n voglia di vederemolto la signorina Florence, e poi da quando morta la povera signora non l'ha pi vista enon la vuol vedere e credo che se l'incontrasse per via forse non la riconoscerebbenemmeno!

    - Poverina, poverina! - gemette la buona donna tutta compassionevole. - Ma ci dobbiamoalmeno vedere fra noi, sia buona Susan! - E con grande conforto della bambina l'inflessibile

    Susan si lasci indurre a promettere che non avrebbe ostacolato quegli incontrinecessariamente semiclandestini.

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    Inutile negare che il signor Dombey non avesse mai amato la figlia, perch aveva per leiquasi addirittura del rancore, come se fosse colpa sua se non era nata maschio, come sele rimproverasse di essere tanto attaccata alla madre, di essere stata per lei l'unico grandeconforto. La bambina era molto sensibile; senza comprenderne il motivo, intuiva l'ostilitpaterna e soffriva dolorosamente di rappresentare agli occhi del padre una presenza affattopriva d'importanza o peggio ancora, indesiderabile.

    2. ENTRANO IN SCENA ALTRI PERSONAGGI

    Poco lontano dagli uffici della ditta Dombey e Figlio, in quella City che forma il centro degliaffari della grande citt di Londra, fra i tanti negozi di attrezzature nautiche del quartiere, ven'era uno zeppo di innumerevoli strumenti oltremodo misteriosi per il pubblico nonspecializzato, come per esempio cronometri, barometri, telescopi, bussole, carte nautiche,sestanti e quadranti, e tutto era bene riposto su mensole e scaffali, o dentro scatole,cassette e cassetti. E come di fronte alle altre rivendite del genere, anche davanti alla portadi questa se ne stava impettito un minuscolo guardiamarina di legno dall'antiquata divisa.

    Circondato dalla sua merce il signor Solomon Gills era fiero come un capitano di nave inprocinto di salpare verso chi sa quali remote sponde, e poich i suoi amici erano quasi tuttifornitori di generi vari per la marina mercantile, sulla sua tavola non mancava mail'autentica galletta dei marinai, insieme con la carne secca, i sottaceti nei grossi vasi delcommercio all'ingrosso e i liquori nei barilotti. Il signor Solomon Gills era un vecchiotranquillo e benevolo (che molti chiamavano semplicemente il vecchio Sol), che viveva solocon il nipote Walter, un bel ragazzo di quattordici anni. Erano le cinque e mezza di unpomeriggio d'autunno, e dopo avere consultato il suo infallibile cronometro, il signor Gillsesclam: - Dove sar andato Walter! Il pranzo pronto gi da mezz'ora e lui non si favedere! Se non sapessi che mi vuole troppo bene per andare a imbarcarsi contro la miavolont, comincerei a preoccuparmi.

    - Ciao, zio Sol!

    - Ciao, ragazzo mio! - rispose il vecchio, girandosi di scatto. Sei arrivato, finalmente! Comestai?

    - Bene, zio! E tu, come hai passato la giornata senza di me? Il pranzo pronto? Ho unafame da lupi!

    - Quanto a me, figurarsi se non sto meglio solo, piuttosto che in compagnia di un cucciolocome te! Ma quanto al pranzo, ti aspetta da mezz'ora, e quanto alla fame, ce l'ho anch'io.

    - E allora andiamo, zio, evviva! - grid il ragazzo di rimando.

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    Senza opporre alcuna resistenza, il vecchio si lasci trascinare nel retrobottega, e benpresto zio e nipote si dedicarono al lavoro di far sparire una sogliola fritta in attesa dipassare al manzo.

    - E ora, Walter, ascoltami bene! - disse lo zio. - Adesso noi brindiamo al signor sindaco,perch siamo due uomini d'affari, apparteniamo ormai alla City e questa mattina abbiamoiniziato la nostra nuova vita.

    - Benissimo, zio! Purch io cominci a bere alla tua salute, poi far come vuoi: e dunque,alla salute del sindaco, della giunta e di tutti i consiglieri!

    Lo zio accenn soddisfatto di s, poi aggiunse: - E adesso parlami della ditta.

    - Oh, quanto alla ditta c' poco da dire, zio - rispose il ragazzo senza smettere dimaneggiare le posate. - Vi sono tanti uffici con poca luce, e nella stanza dove lavoro io vi un grande parafuoco, una cassaforte di ferro, avvisi di bastimenti in partenza, uncalendario, scrivanie e sgabelli, una bottiglia d'inchiostro e dei registri, certe cassette e una

    massa di ragnatele, e in una che mi pende giusto sulla testa c' un moscone risecchito cheha l'aria di star l chiss da quanto. Ah, s, c' anche una vecchia gabbia da uccelli e unsecchio per il carbone. Ci saranno certo nella ditta anche i libretti di assegni, le cambiali etutti gli altri documenti, ma solo nell'ufficio del signor Carker, o in quello del signor Morfin, oin quello del signor Dombey.

    - Oggi venuto in ufficio il signor Dombey? - si affrett a chiedere il vecchio.

    - Oh, s, non faceva che entrare e uscire. Si pure accorto di me (vorrei che fosse un po'meno solenne e legnoso, zio), e ha detto:

    "Ah, tu sei il figlio del signor Gills che ha un negozio di strumenti nautici!". "Sono suonipote, signore" gli ho risposto.

    "Infatti, ragazzo, ho detto nipote" ha ribattuto, ma ti potrei giurare che aveva detto "figlio".

    - Ti sarai sbagliato. Ma non importa.

    - No, non importa, ma poteva tralasciare di replicare con tanta severit. Ha seguitatodicendo, che tu gli avevi parlato di me e lui mi aveva dato quel posto nella ditta per fartipiacere, e che il mio dovere era di mostrarmi diligente e puntuale. Non pare che mi abbiatrovato molto simpatico.

    Alla fine del pranzo il signor Gills discese nell'angusta cantina e subito risal reggendo unabottiglia vecchia e polverosa.

    - Ma zio Sol, che cosa fai! - grid il ragazzo. - E' quel meraviglioso vino di Madera, e nerimane solo un'altra bottiglia!

    Il vecchio chin la testa e in un silenzio solenne stapp la bottiglia, colm due bicchieri e nepos un terzo sulla tavola.

    - Walter! - disse il vecchio. - Berrai l'altra bottiglia quando avrai fatto fortuna; quando saraidiventato un uomo agiato, rispettato e felice; quando il primo importante passo che hai

    compiuto oggi ti avr condotto, e voglia il cielo che cos avvenga, sul tratto piano e faciledella tua strada nella vita.

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    Auguri, figliolo!

    - Caro zio Sol! - rispose il ragazzo, cercando di scherzare, ma con gli occhi lucidi - tiringrazio, eccetera, eccetera, dell'onore che mi hai fatto. E adesso ti propongo di brindarealla salute del signor Solomon Gills: evviva! E tu, zio, mi ricambierai il brindisi quandoberremo insieme anche l'ultima bottiglia, d'accordo, zio?

    I due bicchieri si toccarono tintinnando e dopo un breve silenzio lo zio riprese l'argomentoche gli stava a cuore: Vedi, Walter, per me questa vecchia bottega non pi se nonun'abitudine; un tempo era tutto diverso, ma ora c' la concorrenza, ci sono le nuoveinvenzioni... e io non vedo pi clienti! Sono vecchio e non ho pi le forze per tenermi alcorrente; anche la strada non pi quella di una volta... il frastuono del traffico mi fa girar latesta... E cos, Walter, io temo di non poterti lasciare in eredit quasi nulla. Ecco perch homesso a profitto quel po' di influenza che ancora mi rimane per farti entrare comeapprendista in una ditta importante, ed ecco perch devi applicarti con diligenza,sforzandoti di amare il tuo lavoro e di raggiungere in tal modo una felice indipendenza!

    Il ragazzo promise che avrebbe seguito in tutto e per tutto i consigli dello zio, e poi zio enipote, mentre centellinavano il vino esotico, passarono come di consueto a parlare dellevalorose navi inglesi che arditamente solcavano tutti i mari, ricordando qualche eccezionaleepisodio drammatico o eroico, di cui il ragazzo, con la sua passione per il mare, non sistancava mai di parlare.

    A una certa ora un terzo personaggio complet la piccola brigata, appunto colui per il qualeera stato preparato il terzo bicchiere:

    era un vecchio signore con un abito blu molto largo, sopraccigli scuri e folti, l'impugnaturadi un grosso bastone nodoso nella sinistra, e al polso destro invece della mano, un uncinodi ferro.

    Egli appese al solito gancio dietro l'uscio il pesante pastrano e un cappello talmente duro estretto da lasciargli impresso un cerchio rosso sulla fronte; avvicin una sedia alla tavola difronte al bicchiere pulito e sedette. Tutti lo chiamavano capitano e forse lo era statodavvero, a meno che non fosse stato invece pilota, o corsaro, o tutte queste cose insieme;aveva insomma l'aria di un autentico vecchio lupo di mare, burbero e poco ciarliero. Sorriseappena, stringendo la mano a zio e nipote, e disse: - Come va?

    - Tutto bene! - gli replic il signor Gills, spingendo verso di lui la bottiglia.

    - Ah, s? - chiese il capitano.

    - Ma s! - gli rispose il vecchio amico, dopo di che il capitano lanci un lungo fischio e colmil bicchiere: - Walter, ragazzo mio, al tuo successo!

    Dato il carattere eccezionale della serata il vecchio marinaio dimentic addirittura la suanatura taciturna per celebrare con parole solenni i meriti civili, scientifici e commerciali delsuo amico Sol, il quale fin col dire che dovevano vuotare la bottiglia, facendo un ultimobrindisi alla ditta Dombey e Figlio, che era diventata la ditta di Walter ormai, e volesse ilcielo che un giorno diventasse davvero almeno in parte sua, se per sua fortuna gli riuscissedi sposare, come nella favola, la figlia del principale!

    L'aveva detto scherzando, perch credeva che il signor Dombey non avesse figlie, maWalter salt su a dire che della signorina Dombey aveva sentito parlare quel giorno stesso.

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    - Dicono - dichiar il ragazzo - che il padre non le voglia affatto bene. Nemmeno le bada ela fa vivere con le cameriere; non pensa che al figlio, anche se adesso ancora tantopiccolo. Gira tra le banchine del porto, guardando i suoi bastimenti come se fossefinalmente felice delle sue ricchezze perch suo figlio ne godr con lui. Io questo l'hosentito dire, e non so se tutto vero.

    - Ah, ah! - rise lo zio Sol. - Ecco Walter che gi informato sulla ragazza.

    - Ma che sciocchezze, zio! - ribatt il nipote, ridendo, ma facendosi tutto rosso. - Nonpotevo tralasciare di sentire quello che dicevano l vicino a me, ecco tutto. Per, se dite cheio so molto di lei, avr anche l'ardire di mettere un'aggiunta al tuo brindisi: dunque, allasalute della ditta Dombey... e Figlio... e figlia!

    3. PAOLO CRESCE, E' BATTEZZATO, E POI SUBISCE UNA SECONDA PERDITA

    DOLOROSA

    Il piccolo Paolo si faceva di giorno in giorno pi grasso e robusto, ed era pure ogni giornopi amato dalla signorina Tox, la cui devozione ai due personaggi della ditta Dombey eFiglio non conosceva limiti. Pareva che le procurasse una gioia indicibile assistere ai pastidel bimbo e partecipare attivamente alle cure della nutrice. Il signor Dombey non manc dirilevare e debitamente apprezzare quei tanti piccoli segni di rispettoso attaccamento, edecise di conferire alla signorina Tox l'onore di fungere da madrina del bambino.

    - Tu capisci, Luisa, - le spieg dopo essere riuscito ad arginare l'abituale loquacit dellasorella - capisci benissimo che io non cerco per mio figlio padrini o madrine importanti: noinon ne abbiamo bisogno. Mio figlio avr in seguito quali e quanti amici vorr, e non dubitoche saranno tutti di grande levatura e capaci di dare il loro contributo al mantenimento, e sepossibile all'incremento del credito e della dignit della ditta. Ma fino allora baster io a miofiglio, e io sar tutto per lui, come egli tutto per me. Sono lieto di riconoscere i meriti dellasignorina Tox offrendo l'onore di fungere da madrina a una persona come lei, che sa stareal suo posto e riconoscere i meriti dove si trovano.

    Tu e tuo marito basterete a dare con me una sufficiente solennit alla cerimonia, direi!

    La signora Chick, oltremodo soddisfatta, corse a comunicare all'amica la lietissima notizia,e insieme le due donne salirono al piano superiore dove si trovavano le stanze dei bambini,e dopo averli visti tranquillamente addormentati nei loro lettini l'uno accanto all'altra, siaccomodarono alla tavola preparata per il t con l'intenzione di gustarne qualche tazza echiacchierare.

    - Come dorme quella bambina! - esclam la signorina Tox.

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    - Sai bene quanto si muove tutto il giorno per far giocare Paolo.

    - E' una bambina strana - osserv la signorina Tox.

    - Mia cara! - confid la signora Chick all'amica, abbassando la voce (e intanto la vivace

    Susan si dava daffare nella stanza per avere l'occasione di nascondere in cassetti, armadi,brocche e catini i sorrisetti sarcastici e le smorfie di disapprovazione che ogni volta destavain lei la presenza delle due intruse) Mia cara, tutta sua madre!

    - Davvero? Ah, che disgrazia! - fu il commento della signorina Tox, che ben sapeva qualisentimenti l'amica esigesse da lei.

    - Florence non diventer mai una vera Dombey - seguit la signora Chick - mai, nemmenose vivesse mille anni! Non so davvero che ne sar di lei una volta cresciuta, n qualeposizione potr occupare da signorina, visto che non riesce per nulla a cattivarsi la simpatiadi suo padre. E come potrebbe, poverina, se non ha nulla della nostra famiglia?

    La signorina Tox mostr di apprezzare la logica di quel ragionamento.

    - Povera Florence! - disse ancora la signora Chick. - E' tutta sua madre, vedrai che nonfar mai il minimo sforzo per conquistare il cuore di suo padre, mai, poveretta! - E lasignora Chick scosse la testa e si asciug una lagrima.

    - Non agitarti, mia cara! - l'ammon l'amica. - Ti pu far male, sei troppo sensibile.

    A questo punto la nutrice si fece animo e ard avvertire la signora che la signorina Florences'era svegliata e s'era tirata su a sedere sul letto. Solo la buona donna s'era accorta che labambina aveva le lagrime agli occhi, e solo lei and a chinarsi sulla poveretta che

    piangendo la supplic che la portasse accanto al fratellino perch lui s le voleva bene.Dovettero accontentarla, e quando fu coricata di fianco al bimbo, trattenne il respiro per nondisturbarlo e a poco a poco si calm.

    - Poverina! - bisbigli la signorina Tox. - Avr sognato.

    L'incidente valse ad affrettare la partenza delle due signore, e permise alla buona Susan didare libero sfogo alla sua indignazione.

    La cerimonia del battesimo del piccolo Paolo ebbe luogo in un grigio mattino d'autunno. Lapiccola comitiva si radun nella biblioteca del signor Dombey, dove gli invitati faticarononon poco a non battere i denti per il freddo, pur senza accennare minima mente al fatto.Erano cos impressionati dalla solennit del momento, e ancor pi dal portamentomaestoso del signor Dombey, che il breve corteo delle due carrozze verso la chiesa ebbepi l'aria di un funerale che di una festa. Sulla via del ritorno il piccolo Paolo lanci moltiacuti strilli, che nemmeno i vezzeggiamenti della sorellina riuscirono a calmare. Lacolazione fredda preparata con rigida pompa di argenteria e cristalli era talmente gelida chetutti, eccetto il signor Dombey, dovettero radunare tutto il decoro che possedevano per nonelevare alte proteste, e l'atmosfera conviviale si mantenne decisamente su valorieccezionalmente bassi fino al termine. Allora il signor Dombey fece chiamare la nutrice,che si present senza il bimbo, presto addormentatosi dopo le emozioni della mattina, eavendole graziosamente offerto un bicchiere di vino, le rivolse il seguente indirizzo:

    - Desidero dirle, Richards, che nei sei mesi in cui stata in casa mia, lei ha fatto il suodovere. Desidero pertanto offrirle un piccolo dono a ricordo di questo giorno solenne e horicordato che nel momento in cui ha preso servizio da me suo marito mi ha confessato dinon sapere leggere n scrivere, e di sperare di acquistare qualche po' di istruzione dal

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    primo figlio che potesse andare a scuola. Io sono ben lungi dall'approvare il progetto che idemocratici chiamano dell'istruzione popolare, ma approvo le scuole in quanto le classiinferiori vi apprendano quale condotta debba essere la loro e sappiamo quale posizionehanno da tenere.

    Ho la facolt di collocare uno scolaro presso una pia istituzione denominata "I devotiarrotini", dove non solo viene impartita una sana istruzione, ma si fornisce anche un vestitocon distintivo, dopo avere messo in contatto la signora Chick con la sua famiglia, hoottenuto che un posto rimasto vacante fosse assegnato al suo figlio maggiore; sonoinformato che oggi stesso ha cominciato a frequentare quella scuola. Credo che il numerodel ragazzo - disse il signor Dombey, volgendosi alla sorella, come se stesse parlando delnumero di una vettura di piazza - sia centoquarantasette.

    Luisa, diglielo tu.

    - Centoquarantasette - ripet la signora Chick. - E la divisa, Richards, una bella giubbacon le falde di buon panno blu pesante e caldo, berretto blu con i cordoni arancione, calze

    rosse di lana e brache di cuoio molto robusto. Tutto molto bello!

    - Ha sentito, Richards! - disse la signorina Tox. - Potr essere fiera del suo ragazzo!

    - Le sono molto obbligata, signore, di avere pensato alla mia famiglia - mormor la nutrice,ma in quel momento le si affacci alla mente l'immagine del suo bambino rivestito delladivisa dei "devoti arrotini" e le venne da piangere.

    - E' bello, Richards, - disse la signorina Tox - vedere che lei tanto riconoscente.

    Il fatto - aggiunse la signora Chick - lascia davvero sperare che sulla terra non sia ancora

    spenta l'ultima scintilla della gratitudine.

    La donna ringrazi di quelle squisite cortesie inchinandosi pi volte e mormorando paroledeferenti, ma ancora sconvolta dalla visione del suo bambino camuffato da "devotoarrotino~, si ritir pian piano verso l'uscio e scivol via.

    La presenza della nutrice era servita a riscaldare un pochino l'aria, ma ora il gelo risultinsopportabile, e i pochi ospiti se ne andarono tutti intirizziti e con il timore di finirecongelati.

    La nutrice aveva ripreso in collo il piccolo Paolo e lo cullava con gesto tutto materno, manon riusciva a superare il cocente rammarico di non poter salutare il suo primogenito prima

    che partisse per la scuola. La vivacissima Susan non tard a venirle in soccorso con unardito piano:

    - Dia retta a me, signora Richards! - la incit la ragazza. Vada a trovarlo e si metta il cuorein pace. Il signor Dombey non lo permetterebbe mai? Non importa, signora Richards! Hosentito che domattina quelle due ficcanaso della Tox e della Chick non saranno qui a fareda gendarmi per la passeggiata del bambino, e che invece ha l'ordine di accompagnarci lasignorina Florence: se non le rincresce, cara la mia signora Richards, tutti crederanno chenoi si passeggi avanti e indietro per la via, e invece andremo a dare una capatina in casasua!

    Se la giovane Susan non avesse tanto insistito sulla necessit di una completa segretezza,la povera Richards avrebbe preferito correre il rischio di chiedere al signor Dombey licenzadi andare a salutare "il numero centoquarantasette". Fin invece che non appena il signorDombey fu all'ora solita in cammino verso la City, il suo innocente rampollo era condotto

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    verso il sobborgo di Camden Town, uno squallido quartiere di strade sconnesse, di lunghefile di casupole cadenti con giardinetti stenti, e dappertutto scavi e polvere per i lavori dicostruzione della strada ferrata.

    - Ecco mia sorella Gemina! - grid la Richards. - L sulla porta con in braccio il mio piccolo!

    D'un balzo la donna fu davanti a casa e in un batter d'occhio fece con la sorella lo scambiodei marmocchi.

    - Polly, ma che sorpresa! Mi hai quasi fatto venire un colpo! Chi poteva pensare di vedertiqui! I bambini diventeranno matti dalla gioia di vederti.

    Indescrivibile la confusione che segu, e alla fine la donna si trov seduta di fronte alcamino della piccola cucina con i due ultimi figli in grembo e quello pi grandicelloarrampicato sulla spalliera della seggiola.

    Seguirono le presentazioni: - Guardate, bambini, che bella signorina venuta a trovarvi! E'

    la signorina Florence! E anche lei, Susan, venga avanti, si accomodi.

    La gioia dell'inattesa riunione doveva tuttavia rimanere offuscata dall'assenza delprimogenito, che la mattina stessa era partito di buon'ora per la scuola, e del capofamiglia,il quale per quel giorno sarebbe tornato dal lavoro solo a sera. Superata la delusionecausata da queste notizie, la conversazione prosegu molto cordialmente, e alle visitatrici fuservito un piatto di gamberetti con birra, mentre Florence si divertiva un mondo a giocarecon i bambini fuori dell'uscio. Poi tra Polly e Gemina fu rifatto lo scambio dei marmocchi ela visita si concluse.

    - Susan! - disse la nutrice. - Non crede che si potrebbe allungare un po' la strada e girare

    verso la City per incontrare il mio ragazzo che a quest'ora star tornando a casa? Le pareche abbiamo abbastanza tempo?

    - Ma sicuro! - approv la giovane cameriera. - Andiamo senz'altro.

    Avvenne che il piccolo Robin avesse gi trovato scomoda e sgradevole la propria divisaperch si era reso conto che i giovani sfaccendati della zona non la potevano soffrire emanifestavano un'invincibile antipatia per il malcapitato che la indossava lanciandoglipietre, dandogli lo sgambetto per farlo cadere nelle pozzanghere, urtandolo con violenzaper mandarlo a sbattere contro i pali. Ecco perch adesso il ragazzo cercava di sfuggire aisuoi tormentatori infilando quanti pi vicoli e angusti passaggi gli riuscisse di scovare. Macostretto infine a uscire nella via principale, la sfortuna lo fece imbattere in una piccola

    brigata di monelli capeggiati da un feroce garzone di macellaio, i quali se ne stavano aguardarsi attorno in attesa di qualche svago. La comparsa di un "devoto arrotino" in carne,ossa e brache parve loro un vero dono del cielo, e con un urlo si lanciarono per assalirlo.

    Avvenne pure che in quello stesso momento, poco lontano, la povera Polly guardasse giper la via senza pi speranza, dicendo che ormai non valeva pi la pena di proseguire, mavedesse all'improvviso l'inizio dello scontro. Senza perdere un istante, la donna affid allapiccola cameriera dagli occhi neri il signorino Dombey, e con un grido si lanci in aiutodell'infelice rampollo.

    Come le disgrazie, anche le sorprese non vengono quasi mai sole:

    prima ancora che si accorgessero di avere corso un mortale pericolo, Susan e i duebambini a lei affidati furono salvati dai passanti quando stavano per essere travolti da una

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    carrozza che passava in corsa velocissima, e in quel momento stesso si lev da pi parti ilgrido non tanto improbabile dato che era un giorno di mercato: - Il toro! il toro!

    Frastornata dal trambusto e spaventata da quel vociare, Florence prese a strillare e acorrere, incitando Susan a seguirla, e poi ricordando che avevano lasciato indietro lanutrice e il bambino, si ferm di colpo, solo per accorgersi con spavento indescrivibile ditrovarsi del tutto sola.

    - Susan! Susan! - grid Florence. - Oh, dove sono? dove sono andate?

    - Dove sono? - ripet una vecchia cenciosa e bruttissima, che si affrett ad attraversare lavia e ad afferrare la bambina per la mano. - Ti far vedere io dove sono andate.

    Florence si guard intorno pi che mai terrorizzata: l'angusto vicolo in cui s'era per casoficcata era affatto deserto.

    - Vieni con me, carina e non aver paura, io sono la signora Brown, la buona signora Brown.

    - Nessuno si fatto male? - chiese con ansia la bambina.

    - Assolutamente nessuno! - le rispose con enfasi la vecchia e la notizia confort Florencetanto da indurla a seguire la vecchia senza ribellarsi. La donna aperse la porta di untugurio, e costrinse la bambina a sedere su un mucchio di stracci, ammonendola condurezza: - Bada di non seccarmi! Se fai baccano, ti uccido! Ma se rimani calma e tranquillanon ti far male e ti lascer andare fra nemmeno un'ora, capisci? Adesso dimmi chi sei.

    A Florence pareva fare un brutto sogno, ma con fatica riusc tuttavia a raccontare la suapiccola storia.

    - Ah, s! - esclam la vecchia. - Allora sei una Dombey. Bene, signorina Dombey, io voglioquel tuo bel cappellino, e anche il tuo piccolo cappotto, e qualche altra cosa. Sbrigati, via!

    Con le mani che le tremavano, Florence sfil quegli indumenti e li pass alla vecchia, che liesamin con cura, mostrandosi soddisfatta della qualit della stoffa.

    - Mmmh...! - brontol la vecchia scrutando la figuretta della bambina. - Che cos'altro mipuoi dare... ecco, le scarpe! Devi darmi anche le scarpe, signorina Dombey... Ma s,anche... - e la megera brand ridacchiando un enorme paio di forbici. Ecco... se non avessiuna figlia... che adesso di l del mare... te li avrei presi gi tutti questi riccioli, tutti dalprimo all'ultimo!

    E invece no! Presto, presto, andiamo! - Cos dicendo diede da portar alla bambina unapelle di coniglio perch la credessero una piccola straccivendola sua aiutante, e disse chel'avrebbe condotta dove poi avrebbe potuto chiedere a qualche passante la via per andarenell'ufficio di suo padre, ma guai se fosse andata a casa! (perch in tal caso avrebbeimpiegato meno tempo e per la vecchia sarebbe aumentato il pericolo di essere scoperta),e dopo un gran girare tra vicoli e androni, lasci libera Florence con l'ordine di nonmuoversi prima che l'orologio della torre poco lontana battesse le tre.

    A Florence quei pochi minuti parvero interminabili, e non appena ud i tre colpi che laliberavano, si lanci di corsa verso una via frequentata, sempre stringendo nella mano la

    pelle di coniglio, e scivolando sul fango con le ciabatte sdrucite che la vecchia le avevadate in cambio delle sue belle scarpine.

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    Le ci vollero due ore buone per giungere a una banchina sul fiume tutta ingombra di balle,barili e casse, dove si trov sbucando da una strada stretta fra le case, piena di carri efurgoni. Un uomo corpulento se ne stava fermo l in mezzo a fischiettare e a contemplare ibattelli a vela e le barche ormeggiate, con le mani in tasca e la penna infilata dietrol'orecchio come se la sua giornata di lavoro stesse per terminare.

    - Per favore, questa la City? - gli chiese tremando Florence.

    - Ma sicuro, e tu lo sai benissimo! Vattene! Non abbiamo niente per te!

    - Grazie, non voglio nulla - ribatt la bimba timidamente. - Mi dica solo, per favore, dove sitrova la ditta Dombey e Figlio.

    L'uomo fu stupito da quella richiesta e per schiarirsi le idee si gratt la nuca tantoenergicamente da farsi cadere il cappello.

    Poi si volse a un facchino e gli chiese dove fosse andato quel fattorino di Dombey che era

    venuto a sorvegliare un carico.

    - E' appena uscito dall'altro cancello.

    - E allora chiamalo.

    L'uomo part di corsa e un momento dopo era di ritorno con un bel ragazzo dall'aria sveglia.

    - Guarda un po' qui! - gli disse l'uomo grasso, e il ragazzo si avvicin subito alla piccolaFlorence, pur chiedendosi meravigliato che cosa ci avesse a che fare lui con quellapersoncina. Ma la bimba, felice di essere finalmente giunta alla meta e rassicurata dall'aria

    gentile del giovanetto, gli corse incontro e prendendogli una mano fra le sue esclam: - Misono perduta!

    - Perduta? - grid il ragazzo.

    - S, mi chiamo Florence Dombey, sono l'unica sorella del mio fratellino, mi sono perdutastamattina, e poi mi hanno preso gli abiti e le scarpe... questa roba che porto non mia...per favore, per favore, aiutami, oh, aiutami! - e non potendo pi dominarsi, la bambinascoppi in lagrime, lasciando impietrito per lo stupore il giovane Walter, perch il ragazzoera proprio lui, il nipote di Solomon Gills.

    - Oh, la prego, signorina Dombey, non pianga! - la supplic Walter in un trasporto dientusiasmo. - Pensi che adesso lei al sicuro come se si trovasse sulla pi bella scialuppadi salvataggio di una nave da guerra! Per favore, non pianga!

    - Oh, ma adesso piango solo per la gioia! - spieg la bambina, e Walter, immensamentefiero di avere procurato lui stesso quella gioia, prese Florence per la mano e s'incammincon lei verso gli uffici della ditta. Ma subito riflett che li avrebbe trovati gi vuoti e chiusi, eallora propose alla bimba di condurla presso lo zio, e di l egli sarebbe corso a casa di leiper dire che era sana e salva e a ritirare quanto le occorreva per vestirsi.

    Florence accett volentieri, e in quel momento un uomo che li aveva superati si gir perfissare Walter come se gli paresse di conoscerlo senza tuttavia esserne ben certo. Ma

    Walter subito lo riconobbe e lo chiam.

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    - Signorina Dombey, questo il signor Carker - spieg Walter. Non il signor Carker,direttore della ditta, ma l'altro, lo scrivano.

    Signor Carker!

    - E' lei, Walter Gay? - rispose l'uomo fermandosi e tornando sui suoi passi. - Mi parevaimpossibile trovarla in questa strana compagnia.

    I tre si fermarono sotto un lampione e Walter rifer in fretta all'altro la singolare avventura incui s'era trovato coinvolto.

    Carker approv il suo piano di condotta, ma quando il ragazzo lo incit perch andasse luistesso a recare al signor Dombey la lietissima notizia del ritrovamento della figlia, egli sischerm quasi con spavento, mostrando una ritrosia ben in carattere con la persona cheera smilza e curva, come oppressa dal fardello di pensieri dolorosi, e con un voltodall'espressione ansiosa, non vecchio, ma gi incorniciato da capelli bianchi. Si limit aconsigliare con tono di voce basso e umile che Walter si affrettasse e subito si allontan

    con un semplice - Buona notte! - e un breve gesto della mano.

    Il ragazzo e la bambina ripresero il cammino, e per svagare la compagna Walter le narrvari gloriosi episodi di vita marinara, nei quali dei ragazzi ancora pi giovani di luiliberavano e portavano in salvo signorine ben pi alte di Florence.

    - Ciao, zio Sol! - grid Walter, irrompendo nella bottega. Senti che avventura m' capitata!La figlia del signor Dombey s'era perduta per la via, e poi una vecchia megera le ha rubatogli abiti, e poi io l'ho trovata e l'ho condotta a riposarsi in casa nostra!

    - Santo cielo! - esclam lo zio Sol, arretrando d'un passo e appoggiandosi di spalle al suo

    scaffale preferito. - Ma impossibile! Come posso credere...

    - Nessuno potrebbe credere una cosa simile! - lo interruppe Walter. - Ma non importa! Ora,zio, aiutami a portare il divano vicino al caminetto... e se non ti rincresce, dalle qualcosa damangiare... via quelle scarpe! Signorina Florence, appoggi i piedi sul parafuoco... comesono bagnati... Non ti pare che sia un'autentica avventura, eh, zio? Povero me, soffoco dalcaldo!

    Per simpatia verso il nipote, Solomon Gills si sentiva lui pure soffocare dal caldo e perl'eccesso dello stupore. Carezz Florence sui capelli, insistette perch mangiasse ebevesse, le massaggi i piedi con il suo fazzoletto riscaldato alla fiamma, sempreseguendo con gli occhi quell'argento vivo del nipote che non smetteva di urtarlo agitandosi

    qui e l nel tentativo di fare venti cose insieme e non riuscendo a combinare un bel nulla.

    - Scusa un momento, zio! - disse afferrando la candela. - Corro di sopra a infilare la giubbapulita e poi scappo. Via, zio, non ti pare che sia una vera avventura, questa?

    Walter impieg pochi minuti per salire nella soffitta e ridiscendere di corsa, ma intanto,stremata dalla stanchezza, Florence s'era gi addormentata accanto al fuoco, e SolomonGills l'aveva coperta e aveva sistemato il parafuoco in modo che non le desse fastidio laluce.

    - Bravo, zio, benissimo! - gli mormor Walter. - Vado! Prendo un pezzo di pane perch ho

    una gran fame. Non svegliarla, bada!

    E Solomon Gills, cui l'avventura aveva fatto perdere l'appetito, rimase all'angolo oppostodel caminetto a contemplare la bella bambina immersa nel suo pacifico sonno.

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    Intanto Walter si avvicinava in carrozza alla casa del signor Dombey con una velocit cheben di rado raggiungono le vetture di piazza quando si allontanano dal posteggio, tuttaviaogni due o tre minuti si sporgeva dal finestrino per sollecitare il cocchiere. Giunto che fu allameta, salt a terra, si present al domestico che gli aperse, lo segu senza fare cerimonie esi trov nella biblioteca dove stavano radunati il signor Dombey, la sorella, la signorina Tox,la Richards e Susan fra un gran vociare delle donne.

    - Oh, scusi, signore! - esclam Walter, correndo verso il suo principale. - Sono felice di dirleche tutto a posto, signore.

    La signorina sana e salva!

    Quel ragazzo con l'espressione aperta, i lunghi capelli ondeggianti e gli occhi vivaci, ilquale non riusciva quasi a parlare, sopraffatto dall'ansiet e dalla gioia, presentava unimpressionante contrasto con il signor Dombey, seduto rigido e impassibile nella suapoltrona.

    - Te l'avevo detto Luisa, che l'avremmo senz'altro ritrovata osserv il signor Dombey,volgendosi appena verso la sorella tutta in lagrime accanto alla piangente signorina Tox. -Ordina ai domestici che non occorre pi organizzare le ricerche. Questo ragazzo che ci harecato la notizia del ritrovamento il giovane Gay, impiegato della ditta. Dimmi, ragazzo,come hanno trovato mia figlia? Ho saputo che s'era perduta. - A questo punto il signorDombey lanci un'occhiataccia alla Richards. Ma come stata ritrovata? Chi l'ha trovata?Veramente, signore,gli rispose modestamente Walter - sono io che l'ho trovata... anzi nonso se ho il diritto di dire che l'ho effettivamente trovata, ma senza dubbio ho avuto lafortuna di servire come strumento...

    - Che intendi adesso dire, ragazzo? - lo interruppe il signor Dombey con evidente antipatiaper l'accento d'orgoglio e di gioia con cui il ragazzo spiegava di avere avuto partenell'evento.

    - Fammi il favore di spiegarti chiaramente.

    Chiedere a Walter in quel momento di esprimersi con chiarezza voleva dire esigeredavvero troppo da lui; comunque, egli riusc a esporre la situazione e ci che gli avevaimpedito di condurre subito a casa la bambina.

    - Hai sentito? - disse con grande severit il signor Dombey alla piccola cameriera. - Corri aprendere quanto occorre e va subito con questo giovanotto dal quale avrai in consegna lasignorina Florence per ricondurla a casa. Gay, il compenso lo riceverai domani.

    - Oh, grazie, signore! - esclam Walter. - Lei molto buono, ma non desidero davveroessere ricompensato, non ci penso nemmeno.

    - Tu sei un ragazzo! - ribatt di scatto e quasi con violenza il signor Dombey - e non haalcuna importanza ci che tu pensi, o credi di pensare. Ragazzo, hai compiuto una buonaazione: ora non guastarla. Luisa, ti prego di versare un bicchiere di vino a questo giovane. -E il signor Dombey segu con uno sguardo tutt'altro che benevolo il ragazzo che uscivaaccompagnato dalla signora Chick, e forse con non minore antipatia lo segu col pensieromentre in compagnia di Susan ripartiva in carrozza verso la casa dello zio Sol.

    A Florence quel buon sonno aveva fatto molto bene; aveva poi cenato, e ormai lei eSolomon Gills si trovano a loro agio come due vecchi amici. La piccola cameriera dagliocchi neri, che aveva tanto pianto da averli ormai decisamente rossi abbracci

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    emozionatissima la padroncina e senza perder tempo la rivest da capo a piedipreparandola in tutta fretta per la partenza.

    - Buonasera! - esclam Florence, correndo da Solomon. - Lei stato molto buono con me!

    Il vecchio Sol era conquistato dalla grazia della bambina e la baci con affetto di nonno.

    - Buona sera, Walter! Addio! - disse Florence, e il ragazzo le strinse tutte e due le mani congrandissimo calore. - Oh, non ti dimenticher mai, no, mai! Addio Walter!

    Gi seduta in carrozza, Florence ripet pi volte quel suo saluto, mentre sulla soglia dellabottega Walter rispondeva con molto calore, rimanendo poi a seguire fin che pot con gliocchi la vettura, non meno immobile del piccolo guardiamarina di legno ritto dietro a lui.

    Nella biblioteca del signor Dombey non si era ancora finito di discorrere, e quando lacarrozza si ferm alla porta, il cocchiere ebbe l'ordine di attendere.

    Dopo tutto il ritorno della fanciulla perduta e ritrovata non produsse una grandeimpressione. Il signor Dombey le pos un leggero bacio sulla fronte e l'ammon di nonscappare un'altra volta, n di andare chiss dove con qualche domestica ingannatrice. Lasignora Chick e la signorina Tox riservarono alla bambina un'accoglienza affettuosa, manon quanto avrebbe meritato un'autentica Dombey. Solo la grande colpevole, la poveraRichards, le corse incontro a cuore aperto e con parole di sincero e caldo benvenuto.

    - Luisa, basta cos! - ingiunse il signor Dombey alla sorella, che unitamente all'amica non lafiniva di lanciare le sue recriminazioni contro l'infelice nutrice. - Questa donna statalicenziata e pagata. Richards, lei lascia questa casa per aver condotto mio figlio... mio figlio,ripeto! in luoghi e fra gente il cui solo pensiero mi fa rabbrividire di orrore. Quanto

    all'incidente accaduto stamattina alla signorina Florence, lo ritengo pi che altro unafortunata combinazione, perch altrimenti non avrei potuto mai scoprire di che cosa lei si resa colpevole. Io penso, Luisa, che la bambinaia pi giovane, la quale senza dubbio hasubito la cattiva influenza della nutrice di Paolo, possa rimanere con noi. - A questo puntosi ud Susan che singhiozzava forte. - Ti prego, Luisa, d ordine che la carrozza sia pagataperch riporti questa donna fino a...- il signor Dombey non pot trattenere una smorfia didisgusto fino a Stagg's Gardens.

    La poveretta si volse per uscire, ma Florence le si avvinghi al collo piangendo egridandole di restare, supplicandola che non se ne andasse, e guadagnandosi quindi ilsilenzioso disprezzo del padre.

    Anche il piccolo Paolo strill a lungo quella sera, e poteva ben piangere perch nella suabreve esistenza era costretto a subire gi una seconda e dolorosa perdita: a lui e allasorella era stata tolta un'amica fedele dal cuore buono e affettuoso.

    4. IL PICCOLO PAOLO MANIFESTA UN'INDOLE AFFETTUOSA E MALINCONICA

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    In seguito al congedo della buona nutrice, il piccolo Paolo prese a subire ininterrottamente

    le cure assidue e assillanti della zia signora Chick e della di lei amica, la signorina Tox.Oppresse dalla responsabilit del nuovo e ambito incarico, le due donne abbandonaronoaffatto i loro precedenti doveri e svaghi, vale a dire la signora Luisa Chick lasci che ilmarito conducesse per suo conto una vita abbastanza allegra tra desinari al circolo eserate a teatro, mentre la signorina Tox volse decisamente le spalle al vicino, il vecchiomaggiore Bagstock, il quale da lungo tempo la rallegrava con un cauto e cavallerescocorteggiamento. Ma nonostante le sollecitudini e le cure, e sebbene nella sua primissimainfanzia fosse apparso tutt'altro che cagionevole di salute, il piccolo Paolo era diventatogracile, ed era come se il dolore di perdere, dopo la madre, anche un'affettuosa nutriceavesse superato la sua forza di sopportazione. Durante quel primo periodo parveaddirittura che non facesse se non attendere un'occasione per sfuggire di mano alle suecustodi e andare a raggiungere la madre. In seguito ogni dentino che gli spuntava

    rappresentava una enorme difficolt da valicare, e tutte le malattie infantili che dovettesuperare furono altrettante scalate oltremodo pericolose. La nuova balia asciutta unadonnetta insipida e gemebonda, che se non era intenta a commiserarsi manifestava unaquerula piet verso il prossimo, diceva di non avere mai visto un bimbo cos malaticcio.Non occorre aggiungere che il signor Dombey non era per nulla preoccupato, ritenendo chesi dovesse trattare di inevitabili debolezze infantili, tutto preso com'era dai suoi sogni difutura grandezza del figlio e irritato contro l'impertinenza della natura e la lentezza deltempo. In quella sua personalit rigida e fredda le sole manifestazioni di calore e ditenerezza si volgevano al figlio, oggetto per lui di un amore esclusivo, non tanto nella suarealt infantile, quanto in quella dell'adulto che sarebbe diventato, e di partecipe ai prosperiaffari della ditta Dombey e Figlio.

    A cinque anni Paolo era un bel bambino dal piccolo volto stranamente pallido e pensoso;mostrava di comprendere l'importante posto che gi occupava nella vita con la sua smilzapersoncina, e il potere che gi gli era concesso esercitare su quanti lo circondavano. Unasera l'avevano portato come di consueto a tenere compagnia al padre, e se ne stavanoentrambi rigidi e immobili di fronte al caminetto, quando il bambino ruppe il lungo silenziochiedendo all'improvviso:

    - Babbo, il denaro, che cos'?

    Il signor Dombey ebbe un sussulto perch stava appunto rimuginando dentro di s dellequestioni finanziarie, e avrebbe saputo subito offrire una dotta risposta in termini di valuta,

    cambi, valore dell'oro, deprezzamento e via discorrendo; ma abbass gli sguardi sullapiccola figura infantile e si limit a rispondere non senza un certo imbarazzo: - Oro, argentoe rame: sai bene quali sono le sterline, gli scellini e i denari, non vero?

    Ma il bambino non era soddisfatto e insistette:

    - Lo so, babbo! Voglio dire che cos' in fondo il denaro? A che cosa serve?

    Il signor Dombey fiss sbigottito il figlio, poi gli sorrise, gli accarezz la testina e rispose: -Lo capirai meglio pi tardi, caro il mio ometto. Ma intanto sappi che il denaro tutto, serveper tutto!

    - Serve per tutto, babbo?

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    - S - precis il signor Dombey. - Per tutto... o quasi tutto. E allora - esclam il bambino -perch il denaro non ha salvato la vita della mia mamma? Non forse crudele, il denaro?

    - Crudele! - ribatt il signor Dombey, aggiustandosi il fazzoletto annodato al collo e avendol'aria di trovare assurda la domanda. - No! Una cosa buona non pu essere crudele.

    - E allora, se buono e pu fare tutto, chiss perch non ha fatto vivere la mia mamma... -Non era pi una domanda rivolta al padre, ma pareva che ripetesse a voce alta un pensierogi tante volte rimuginato dentro di s.

    Segu un breve silenzio.

    - Non pu nemmeno fare che io diventi forte, e che io mi senta bene, vero, babbo?

    - Oh, ma tu sei robusto e sano, non forse vero che stai benissimo? - replic il signorDombey.

    - Lo so che Florence pi vecchia di me - seguit il bambino con tono riflessivo - ma iocredo che quando Florence era piccola come me poteva giocare tanto senza stancarsi; iosono tanto stanco certe volte - disse il bambino, tendendo le piccole mani esili al calore deicarboni accesi e tenendovi fisso lo sguardo - e mi dolgono tanto le ossa... dice la balia chesono le ossa a dolermi e io non so che cosa fare.

    - Ah! - lo confort il padre, posandogli la mano sulla spalla. Ma giusto che i bambini sianostanchi di sera, cos dormono bene quando vanno a letto.

    - No, babbo, non solo di sera. Tante volte Florence mi fa riposare sulle sue ginocchia ecanta per me.

    Era tardi ormai; venne Florence, prese in collo il bimbo, usc dal salotto, e il padre la sentche saliva lentamente e con fatica lo scalone, sempre cantando a bassa voce, mentre amomenti alla sua si univa come un soffio la vocina del bimbo.

    Il giorno seguente il signor Dombey invit a colazione la signora Chick e la signorina Tox, enon appena dalla tavola fu rimossa la tovaglia, affront l'argomento: - Il bambino non forte come vorrei - dichiar il signor Dombey.

    - Mio caro fratello! - rispose la signora Chick - tu come al solito hai perfettamente ragione!Per dire la verit, la sua mente troppo grande per lui; la sua anima cos vasta che faticaa rimanere dentro il suo corpicino. E come parla, quel piccolo tesoro! - esclam la signoraChick, scotendo il capo. Solo ieri, che cosa non ha saputo dire a proposito dei funerali!...

    - Temo - la interruppe con durezza il signor Dombey - che qualcuno della servit abbia fattoal bambino discorsi sconvenienti. Ieri sera mi ha parlato addirittura delle sue... delle sueossa! - Il signor Dombey era irritato. - Chi si permette di parlare delle ossa di mio figlio?Non mi vorrete dire che sia tutto pelle e ossa, spero!

    - Tutt'altro - replic la signora Chick inorridita.

    - Lo spero bene! - riprese il fratello. - Ma chi ha parlato di funerali al bambino? Siamo forseimprenditori di pompe funebri o becchini?

    - Oh, tutt'altro! - ripet la signora Chick con l'abituale espressione di insondabile profondit.

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    - E allora, chi gli mette in capo delle cose del genere?

    insistette il signor Dombey. - Ieri sera stato un vero colpo per me. Rispondimi, Luisa: chigli mette quelle idee per il capo?

    - Mio caro Paolo - rispose dopo un minuto di silenzio la signora Chick - non servirebbe anulla chiederlo. Ti confesso che non giudico la nuova bambinaia un tipo molto allegro. Noitutti sappiamo - la verit era invece che il signor Dombey non lo sapeva affatto - che il carobambino rimasto alquanto indebolito dopo l'ultimo attacco di febbre, e d'altra parte anchese perdesse per un certo tempo l'uso delle gambe... non sarebbe una gran cosa, succedea tanti bambini. Lo diceva anche il medico stamattina, dopo averlo visitato, come fa ognigiorno in questo ultimo periodo, che non una cosa grave, ma consigliava l'aria di mare.

    Io lo giudico un consiglio molto saggio, Paolo!

    - L'aria di mare - ripet il signor Dombey, fissando intensamente la sorella.

    - Non c' da preoccuparsi affatto! - lo rassicur la donna. Anche ai miei due ragazzi hannoraccomandato l'aria di mare quando avevano l'et del tuo Paolo; e l'hanno ordinatamoltissime volte anche a me. Sono d'accordo con te che le domestiche possono avereparlato in sua presenza di argomenti poco adatti, ma che vuoi tanto intelligente, afferratutto. Per dire il vero, io e la signorina Tox abbiamo pensato che non gli farebbe male stareun po' lontano da casa; abbiamo pensato che l'aria marina di Brighton, e magari le curemateriali e spirituali di una donna giudiziosa come la signora Pipchin...

    - Chi questa Pipchin, Luisa? - chiese di scatto il signor Dombey che sentiva quel nomeper la prima volta.

    - Mio caro fratello, - rispose la signora Chick - la signora Pipchin una donna anziana e diottima famiglia. Suo marito, prima di morire per la disperazione, aveva investito e perdutoogni suo avere nel crollo di certe azioni di una miniera del Per.

    La signora Pipchin si dedica da molti anni all'infanzia e tiene una pensione per bambini, unvero collegio molto aristocratico!

    Il progetto non dispiacque al signor Dombey, il quale disse che il giorno seguente avrebbeassunto informazioni. Poi chiese chi sarebbe dovuto partire con il bambino, e la signoraChick dichiar che sarebbe stata utile la compagnia della bambinaia, e inoltreindispensabile la presenza di Florence perch senza di lei il bambino non sarebbe partito,dato che l'adorava addirittura. - E tu andresti a visitare Paolo almeno una volta la

    settimana, naturalmente.

    - Naturalmente! - ripet il signor Dombey, e poi rimase per un'ora con gli occhi fissi sullastessa pagina senza leggere nemmeno una parola.

    La famosa signora Pipchin era vecchia, brutta e acida, ingobbita e con lo sguardo freddo eduro come il ferro. Vedova da una quarantina d'anni, non aveva mai smesso il lutto, e lasua tenebrosa presenza bastava a spegnere qualunque scintilla di allegria che riuscisse adaccendersi intorno a lei. Il segreto della sua abilit nel trattare i piccoli alunni consistevanell'abitudine inveterata di dare loro tutto ci che trovavano sgradevole e nel negare lorotutto quanto avrebbero desiderato.

    Il castello di quella strega specialista nella repressione dell'infanzia stava in una ripida viatraversa di Brighton, dove le case erano straordinariamente sconnesse e fragili, dove ilterreno era pi che altrove gessoso, sassoso e sterile, dove i minuscoli giardini avevano

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    l'inspiegabile facolt di produrre unicamente calendole, qualunque fosse la pianta di cui visi gettasse il seme, e dove le chiocciole aderivano alle porte d'ingresso con la tenacia diautentiche ventose. D'inverno non si poteva far uscire l'aria che ristagnava dentro allemura, e d'estate non si poteva farvi scorrere quella esterna. Il vento circolava nelle stanzecon tale incessante fragore che gli abitanti della casa avevano l'impressione di tenerecontinuamente accostata all'orecchio una grossa conchiglia marina contorta. Sul davanzaledella finestra del salotto, che non veniva mai aperta, la signora Pipchin teneva una mezzadozzina di piante sbilenche e pelose, e un'altra pianta che pareva un'aragosta verde congrosse pinze; vi erano poi nella stanza dei rampicanti forniti di foglie appiccicose, e dalsoffitto penzolava un vaso da cui la pianta traboccava, facendo il solletico con la punta deiramoscelli a chi passava l sotto per caso, e dando la gradevole impressione di zampine diragni. D'altra parte non si pu dire che nemmeno i ragni mancassero nella dimora dellasignora Pipchin.

    Erano trascorsi solo tre giorni da quando la signora Chick aveva parlato al signor Dombeydella signora Pipchin, e gi costei poteva contare su un notevole contributo ai suoi incassiper opera del signor Dombey, e riceveva quali nuovi ospiti del "castello" Florence in

    compagnia del fratellino Paolo e di Susan.

    Le seguenti battute formarono il primo dialogo che si svolse tra Paolo e la signora Pipchin.

    - Ebbene, giovanotto, - lo interpell la vecchia - credi che io ti piacer?

    - No - rispose il piccolo Paolo - non credo che lei mi piacer affatto. E voglio andar via daqui. Questa non la mia casa.

    - No, infatti la mia! - replic la signora Pipchin.

    - E' molto brutta - afferm il bambino.

    - Ho nella casa un locale ancora pi brutto di questo - dichiar la signora Pipchin - e vichiudiamo i bambini cattivi!

    Alle tredici in punto fu servito un pranzo composto soprattutto di farinacei e di verdure per ipiccoli ospiti, mentre la signora Pipchin, il cui fisico aveva l'assoluta necessit di unnutrimento sostanzioso, ebbe un piatto di cotolette di montone ben calde, e Berinzia, lanipote e assistente della signora, consum una porzione di carne fredda di maiale.

    Nel pomeriggio pioveva, impossibile andare a passeggiare sulla spiaggia, e siccome ilfisico della signora Pipchin esigeva un regolare periodo di riposo, i bambini furono condotti

    da Berinzia nella "segreta del castello", cio in uno stanzone vuoto con la vista poco allegradi un muro senza finestre e di un serbatoio d'acqua, ma dopo tutto quello era l'ambiente pigradevole della casa perch la ragazza giocava con i bambini e li faceva divertire unmondo, fino al momento in cui la signora Pipchin batteva sulla parete colpi rabbiosi diprotesta contro quel baccano, e allora tutti si mettevano tranquilli e fino al crepuscoloBerinzia raccontava sotto voce delle favole.

    All'ora di merenda i bambini ebbero latte annacquato e pane e burro a saziet; la signoraPipchin e Berinzia bevettero il t, e la signora Pipchin ebbe anche un piatto di crostini caldiimburrati. Non tard a venire per i bambini l'ora di andare a letto, e siccome la piccolaPankey, una bimbetta molto timida con grandi occhi azzurri, aveva paura di dormire sola, lasignora Pipchin non tralasciava mai di condurla personalmente in una camera brutta espoglia, dove la poverina rimaneva in solitudine a piangere, cos che di quando in quandola signora Pipchin si sentiva in dovere di salire a darle una scrollatina.

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    La prima colazione era identica alla merenda, con la sola differenza che la signora Pipchinmangi pane fresco in luogo dei crostini, ma la sua aria di continua irritazione non ne risultper nulla addolcita. Paolo e Florence andarono a passeggio lungo la spiaggia con labambinaia che da quando erano arrivati al mare non faceva che piangere. Verso le dodicila signora Pipchin radunava i piccoli ospiti per un'oretta di letture istruttive. La signoraPipchin aveva per sistema di non permettere che la mente infantile si formasse e si aprissecon la spontaneit di un fiore, bens di spalancarla a forza come un'ostrica, e quindi lamorale di quelle lezioni era sempre di natura violenta e drammatica: il protagonista, unbambino indocile, finiva, ma solo nelle storie meno impressionanti, per essere divorato daun leone o da un orso.

    In tal modo si trascorreva la giornata presso la signora Pipchin.

    Al sabato pomeriggio arrivava il signor Dombey, e Florence e Paolo erano invitati aprendere il t nel suo albergo; poi rimanevano con lui tutta la domenica.

    I rapporti fra la signora Pipchin e Paolo erano a dir poco singolari: fin dall'inizio il bambino

    non si era lasciato spaventare dall'aria scostante di quella strega, e anzi era come ne fosseinteressato e cercasse, a forza di osservarla, di comprenderne l'anima; le poneva le pistrane domande con la massima disinvoltura e senza lasciarsi intimorire dalle minacce,cos che dopo un poco la vecchia mostr una certa simpatia per quel bambino dallapersonalit gi tanto sviluppata.

    A Paolo non pareva tuttavia che il soggiorno marino giovasse, si sentiva anzi ancora pidebole e perci gli fu procurata una carrozzella in cui poteva starsene comodamenteadagiato per essere sospinto lungo la spiaggia.

    - Per piacere, va via! - diceva il piccolo Paolo ogni volta che un bambino gli si avvicinavaper tenergli compagnia. - Grazie, ma non ti voglio. - E volgendosi a Florence che gli stavasempre accanto con un lavoro di cucito o con un libro per leggergliene qualche pagina adalta voce, concludeva: - Noi due non vogliamo gente intorno, non vero? Io ho bisognosolo di te.

    Il punto in cui preferiva sostare era abbastanza lontano da dove passeggiava la gente, etanto vicino al mare che il vento mosso dalle onde lo circondava tutto e l'acqua arrivava fintra le ruote della carrozzella.

    Un giorno si dest all'improvviso da un breve sonno e si drizz di scatto come se tendessel'orecchio a una voce.

    Florence gli chiese che cosa gli pareva di udire.

    - Voglio sapere che cosa dice - le rispose, fissandole gli occhi in volto. - Il mare, Florence,che cosa continua a dire?

    La sorella gli rispose che non era se non il rumore prodotto dalle onde.

    - S, s! - ribatt il bambino. - Ma io so che le onde seguitano a dire qualcosa; sempre lastessa cosa. Che cosa c' laggi? Si teneva ritto a sedere e scrutava l'orizzonte.

    La fanciulla gli spieg che di l del mare vi era un'altra terra, ma egli disse che non

    intendeva dire quella: voleva dire tanto, tanto pi lontano!

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    Dopo d'allora molte volte s'interrompeva mentre stavano conversando e tendeva l'orecchionel tentativo di comprendere che cosa dicessero continuamente le onde; e si tendeva tuttodalla carrozzella per scrutare lontano in quella lontananza invisibile.

    5. IL PICCOLO GUARDIAMARINA DI LEGNO SI TROVA NEI GUAI: PAOLO GLI DA' UNA

    MANO

    L'indole del giovane Walter Gay, romantica e innamorata di ogni volo meraviglioso, non erastata molto disciplinata dalla saggia esperienza dello zio e tutore Solomon Gills, ed erainevitabile che il ragazzo conservasse ben viva nella memoria l'avventura di Florence conla buona signora Brown; ma pi che mai ricordava quella parte degli eventi in cui era statoegli pure coinvolto.

    Era troppo giovane e spensierato per analizzare la natura dei propri sentimenti, ma provavaun grande affetto per la banchina sulla quale aveva incontrato Florence e per le vie (priveaffatto di bellezza) che aveva percorse quella sera con lei. E' inoltre vero che a partire da

    quella memorabile occasione era diventato un po' pi elegante nel vestire, ed certo chenelle ore libere non mancava di recarsi a passeggiare nel quartiere dove si trovava la casadel signor Dombey con la vaga speranza di incontrare per via la piccola Florence. Eratuttavia il suo un sentimento affatto innocente e alimentato in lui soprattutto dal pensieroche in quella grande casa ricca e tetra la fanciulla fosse trattata con freddezza e trascurata.

    Avvenne cos che nel corso di un anno egli la incontrasse almeno cinque o sei volte: lasalutava levandosi il cappello, e Florence si fermava a stringergli la mano, senza che labambinaia se ne scandalizzasse poich sapeva bene come si erano conosciuti. A volte ilragazzo pensava che sarebbe stato magnifico se il giorno dopo quel loro primo incontroegli si fosse imbarcato per rimanere via a lungo, compiere sul mare delle impresegrandiose, ritornare ammiraglio o almeno capitano di vascello fornito di abbaglianti spalline,

    rivedere Florence (diventata intanto una bellissima giovane) e sposarla a dispetto delsignor Dombey e del suo aspetto raggelante e scostante, portandola via trionfalmenteverso le azzurre sponde di qualche remoto e incantato paese. I suoi sogni non interferivanotuttavia con il lavoro, che egli sbrigava con vivace solerzia, ed era ancora lo stesso ragazzoallegro e impetuoso della sera in cui aveva aggredito lo zio Solomon con la splendidanotizia che aveva indotto il vecchio ad aprire la sua penultima bottiglia di Madera.

    - Zio Sol! - esclam un mattino Walter. - Tu non stai bene. Non hai mangiato nulla. Se vaiavanti cos, far venire il medico!

    - Non potr mai darmi quello di cui ho bisogno, ragazzo mio rispose il vecchio.

    - Che cosa, zio? Una bella clientela, forse?

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    - Ma s - convenne il signor Solomon con un sospiro. - Una bella clientela mi farebbe delbene.

    - Hai ragione! Sapessi che rabbia mi fanno quelli che si fermano a studiare la vetrina e poise ne vanno con la massima indifferenza!

    Come vorrei uscire a prenderne qualcuno per il collo e portartelo qui! Ma non c' rimedio,zio, e tu non te la prendere! Vedrai che un giorno o l'altro le ordinazioni arriveranno amucchi e a sacchi!

    - Non prima che io me ne sia andato via da qui, ragazzo mio replic il vecchio.

    Le proteste del ragazzo non mancarono di giungere copiose, e il vecchio fin per assicurareal nipote che la sua salute era buona e non aveva alcuna preoccupazione grave. Marientrato prima di mezzogiorno per dare un'occhiata allo zio, non sentendosi del tuttotranquillo, quale non fu la sua sorpresa nel trovare seduto a tavola di fronte allo zioSolomon un certo signor Brogley, il quale era rigattiere e perito stimatore con negozio di

    mobili usati appena girato l'angolo.

    - E' successo qualcosa? - grid spaventato Walter, perch l'uomo non era un amico dicasa.

    - No, no! - lo rassicur il signor Brogley. - Non successo niente, non agitarti.

    Walter torn a fissare sbigottito lo zio che aveva una strana espressione avvilita, e ilvisitatore spieg:

    - Il fatto che abbiamo un piccolo debito per cambiale scaduta...

    trecento settanta sterline, e il credito in mia mano. Sicuro.

    Sequestro giudiziario. Ma non agitarti. Sono venuto io stesso per tenere segreta la cosa.Voi due mi conoscete bene. E' una faccenda privata che rimane fra noi.

    - Zio Sol! - esclam con voce tremante Walter.

    - Ragazzo mio caro, - gli rispose il signor Solomon - la prima volta che mi capita unadisgrazia come questa. E sono troppo vecchio... - Il poveretto alz di nuovo sulla fronte gliocchiali con i quali aveva cercato invano di mascherare l'emozione, e copertosi gli occhicon la mano prese a singhiozzare forte.

    - Zio Sol, no, ti prego, non fare cos! - grid Walter, che alla vista di quelle lagrime prov unbrivido di vero spavento. - No, per amor del cielo, signor Brogley, ditemi che cosa possofare.

    - Il mio consiglio sarebbe che tu andassi a cercare un amico per discorrere insieme dellacosa - rispose l'agente giurato.

    - Ma sicuro! - esclam Walter, disposto ad afferrare qualunque filo di salvezza. - Certo!Grazie! Zio, qui ci vuole il capitano Cuttle. Lei aspetti un momento che faccio una corsa achiamarlo.

    La prego, signor Brogley, badi lei a mio zio finch torno. Zio non disperarti, su, da bravo,fatti animo!

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    Walter non bad alle proteste che il vecchio gli rivolgeva con voce rotta e schizz via dallabottega; diede una capatina negli uffici della ditta, pregando che scusassero la suaassenza dovuta a una improvvisa indisposizione del congiunto e correndo a perdifiato sidiresse verso la casa del capitano Cuttle.

    Il vecchio lupo di mare abitava sull'orlo di uno stretto canale nei pressi degli scali dell'India,dove vi era un ponte girevole che di tanto in tanto si apriva per dare libero accesso aqualche grosso bastimento, il quale pareva un grosso mostro acquatico gettatofragorosamente in secca fra le case. Superato l'ostacolo della padrona di casa, che era unavedova loquace e aggressiva, Walter pot salire al primo piano ed essere ammesso nellastanza del capitano, il quale stava consumando il desinare composto di cosciotto dimontone freddo, patate bollenti e birra scura.

    - Siedi! - esclam il capitano. - Come sta il mio amico Gills?

    Walter, che era riuscito con fatica a riprendere fiato, a quella domanda si perdette affatto dicoraggio, e mormorando: - Oh, capitano! - scoppi in lagrime. Il vecchio non pot proferire

    sillaba dalla costernazione, e gi immaginava ogni sorta di catastrofe, ma non appenaWalter gli ebbe spiegato la situazione balz in piedi senza degnare d'uno sguardo ildesinare ancora quasi intatto, frug nell'armadio e nello stipo radunando e ficcandosi intasca tutti i suoi tesori, che consistevano in tredici sterline e pochi spiccioli, due cucchiainid'argento molto consumati, un paio di mollette da zucchero tutte contorte e di foggiaantiquata, e un enorme orologio pure d'argento a doppia cassa. Il capitano era moltoansioso che la sua formidabile padrona di casa non si accorgesse di quella sua uscitainsolita, e quindi applic con successo la strategia di far uscire prima da solo il ragazzo,ordinandogli di attenderlo qualche minuto per via appena girato l'angolo, dove appunto loraggiunse tardando di poco. Erano entrambi troppo preoccupati per discorrere prima diraggiungere la bottega del povero vecchio Sol, davanti alla quale il piccolo guardiamarina dilegno pareva scrutare l'orizzonte in cerca di un soccorso per il padrone.

    - Gills! - grid il brav'uomo, attraversando di corsa la bottega e raggiungendo nel salottinol'amico al quale strinse a lungo la mano. - Avanti con la prora al vento, e vedrai che ce lafaremo!

    Tenere testa al vento, ecco quello che occorre!

    Il vecchio Sol ricambi la stretta di mano, ringraziando a bassa voce il fedele amico. Seguuna conversazione fra i due alla presenza di Walter e del signor Brogley, ma la questionedel reperimento di fondi sufficienti a estinguere il grosso debito rimaneva insoluta, quando ilcapitano Cuttle esclam tutto eccitato:

    - Walter! Ho trovato!

    - Davvero, capitano? - replic vivacemente il ragazzo.

    - S! - conferm il capitano, traendolo in disparte. - Una garanzia data dalla merce che sitrova in bottega; e l'altra sono io a darla con il mio discreto vitalizio: il capitale lo anticiper iltuo principale!

    - Il signor Dombey! - balbett Walter.

    Il capitano accenn gravemente di s. - Guardalo! - disse emozionato. - Guarda tuo zio: segli portassero via la sua merce, lui morirebbe; lo sai bene che morirebbe. Non dobbiamolasciare nulla di intentato, Walter, e il primo passo tuo!

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    - Mio!... il signor Dombey... - torn a balbettare Walter.

    - Tu corri subito in ufficio e vedi se l! - ordin il capitano Cuttle, dando un'amichevolemanata sulle spalle del ragazzo. - Svelto!

    Walter non se lo fece dire la seconda volta: fil via e fu presto di ritorno con la notizia cheessendo sabato il signor Dombey era partito per Brighton.

    - Lo so ben io quello che faremo! - dichiar il capitano, che pareva essersi gi preparato aquella eventualit. - Partiamo per Brighton tutti e due! Prendiamo la diligenza delpomeriggio.

    Walter provava la vaga impressione che avrebbe forse preferito dover affrontare ilformidabile signor Dombey senza la compagnia del vecchio amico, ma costui erachiaramente deciso a porre in atto di persona il progetto, e quindi i due si congedarono infretta dal vecchio Sol e partirono verso la stazione della diligenza di Brighton.

    La mattina dopo il signor Dombey si trovava a colazione e in piacevoli conversari con lasignora Chick e la signorina Tox, da lui invitate a trascorrere la giornata festiva al mare, estavano tutti insieme cantando le lodi del maggiore Bagstock, il quale si sentiva da tempotrascurato dalla sua amabile vicina la signorina Tox; aveva deciso di scoprirne la ragione econ sottili e astute manovre era riuscito a fare la conoscenza del signor Dombey,rendendosi talmente gradito da farsi pi volte invitare a pranzo in citt e anche a Brighton.Naturalmente lo scopo recondito del maligno maggiore era di mettere energicamente ilbastone fra le ruote della signorina Tox nel caso ella sognasse (e da molteplici indizi egliera pronto a giurare che la signorina tendeva attivamente alla realizzazione di tale sogno)di diventare la seconda legittima consorte del signor Dombey.

    Ignare di tanta perfidia, le due amiche approvavano il giudizio del signor Dombey, il qualediceva che il maggiore, oltre a possedere una spiccata personalit militaresca aveva ilmerito di riconoscere apertamente l'importanza di cose, come quelle attinenti alle impresecommerciali, affatto estranee al suo ambiente.

    Nel salotto entr di corsa Florence con il volto acceso e gli occhi scintillanti di gioia.

    - Babbo! - grid la fanciulla - c' qui Walter e non vuole venire avanti!

    - Chi ? - protest il signor Dombey. - Come ti permetti, Florence? Che succede?

    - E' Walter, babbo! - ripet timidamente Florence, rendendosi conto di essersi comportata

    in maniera poco conveniente. Walter, che mi ha trovata quando m'ero perduta.

    - Luisa, parla forse del giovane Gay? - chiese alla sorella il signor Dombey, aggrottando lafronte. - Questa bambina sta diventando davvero sgarbata. Non credo si tratti del giovaneGay.

    Vuoi andare a vedere tu, Luisa?

    La signora Chick si affrett a uscire nel corridoio e ritorn con la notizia che era infatti ilgiovane Gay accompagnato da uno stranissimo individuo; il giovane Gay diceva che nonvoleva prendersi la libert di entrare, avendo saputo che il signor Dombey stava facendo

    colazione, e che avrebbe atteso fino al momento in cui il signor Dombey avesse gradito diriceverlo.

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    - Di' al ragazzo che venga subito qui - ordin il signor Dombey.- Ebbene, Gay, che cosac'? Chi ti ha mandato? Non c'era nessun altro in ufficio che potesse venire?

    - La prego di scusarmi, signore, - disse Walter - ma non mi hanno mandato. Ho avutol'ardire di venire per mio conto, ma spero che mi perdoner quando sapr il motivo che miha spinto a presentarmi cos da lei.

    Il signor Dombey per non gli prestava attenzione e volgeva lo sguardo alquanto irritatoverso l'uscio alle spalle del ragazzo.

    - Che cosa c' l? - disse il signor Dombey. - Chi ? Signore, credo che lei abbia sbagliatoporta!

    - Oh, le chiedo mille scuse per il disturbo, signore! - si affrett a spiegare Walter - maquesto ... il capitano Cuttle, signore.

    E subito il capitano Cuttle, con il suo fantastico aspetto di vecchio lupo di mare, si fece

    avanti, inchinandosi profondamente al signor Dombey.

    Il signor Dombey fiss quel fenomeno con stupore e indignazione; il piccolo Paolo eraentrato dietro a Florence e, avendo visto il capitano agitare il suo uncino, parve assumereun atteggiamento di difesa.

    - E allora avanti, spiegati! - ordin a Walter il signor Dombey in tono ben pocoincoraggiante, ma Florence rivolse al ragazzo un gentilissimo sorriso.

    - Ecco, signore, - balbett Walter - sono venuto da lei per una questione del tutto privata epersonale e il capitano Cuttle...

    - Presente, signore! - esclam il capitano come volesse ricordare che lui era a disposizionedegli amici, e che di lui ci si poteva fidare a occhi chiusi.

    - Il capitano un vecchio amico di mio zio, signore, ed una persona eccellente - seguitWalter. - Ha avuto la bont di offrirsi di accompagnarmi, perci io non potevo rifiutare...

    - Certo, certo! - lo interruppe il capitano. - Non potevi assolutamente rifiutare, Walter! Vapure avanti.

    Il povero ragazzo era sull'orlo della disperazione, ma radun il coraggio che pot e spiegla triste situazione in cui si trovava quell'ottimo vecchio che era suo zio, il solo parente cheaveva sulla terra; e come si trovasse sul punto di perdere ogni suo avere e di rimanere allasua et sul lastrico se non vi fosse il modo di saldare un grosso debito, e che se il signorDombey avesse avuto la bont di aiutarlo, lui Walter, non meno dello zio, gli sarebbe statoeternamente grato. - ... e la prego di credere che... una buona garanzia non manca... vi labottega, ancora ben fornita... e poi il capitano vuole essere garante... e io, signore, se leiaccetta che il compenso del mio lavoro sia messo da parte... mio zio tanto buono... unvecchio tanto onesto e risparmiatore...

    Walter non riusc a terminare in maniera coerente il suo discorso e quando le parole glimorirono in bocca rimase di fronte al suo principale a testa bassa e in silenzio.

    Il capitano ritenne che fosse il momento adatto per mettere in mostra i suoi tesori e avanzverso la tavola, ne liber una parte accanto al braccio del signor Dombey, radunando piatti

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    e tazze, e dopo avere vuotato le tasche e fatto un piccolo mucchio dei suoi preziosi, tornad arretrare di un passo.

    - Meglio poco di niente, signore, come si suol dire! - dichiar il capitano Cuttle. - Senzacontare il mio assegno vitalizio di cento sterline l'anno, pure disponibile ai vostri comandiperch se esiste al mondo un uomo pieno zeppo di sapienza, questo il vecchio Sol Gills,e se c' sulla terra un ragazzo che promette bene, questo suo nipote!

    Poi il capitano si ritir di un altro passo e si ravvi i capelli con il gesto dell'attore soddisfattodi avere condotto a termine una scena specialmente impegnativa.

    Quando Walter aveva smesso di parlare, l'attenzione del signor Dombey s'era fissata sulpiccolo Paolo, il quale nel vedere la sorellina piangere di compassione per ci che avevaudito, le si era avvicinato per confortarla e intanto lasciava scorrere uno sguardoprofondamente espressivo da Walter al padre. In silenzio il padre non finiva di osservare ilbambino, infine chiese:

    - Perch questo debito? Chi il creditore?

    - Il ragazzo non lo sa - rispose subito il capitano, posando la mano sulla spalla di Walter -ma io s. Il mio amico Gills s' trovato con questo debito da pagare per avere aiutato unindividuo che adesso morto e che gi prima gli era costato varie centinaia di sterline.Pronto a fornire, signore, altri particolari a quattr'occhi, se occorre.

    - Chi possiede appena di che vivere - dichiar il signor Dombey senza badare ai cennimisteriosi che il capitano gli rivolgeva da dietro le spalle di Walter - farebbe meglio a badarealle proprie difficolt e a far fronte ai propri impegni, invece di aumentarli dando garanzie infavore d'altri. E' anche un atto disonesto e presuntuoso - disse con grande severit il signor

    Dombey - un atto di grave presunzione e disonest. Nemmeno per i ricchi sarebbe undovere arrivare a tanto!... Paolo, vieni da me!

    Il bambino ubbid e il signor Dombey se lo fece sedere sulle ginocchia.

    - Senti un po'... - disse il signor Dombey al piccolo Paolo.

    Guardami bene: se tu avessi denaro adesso, tutto quel denaro di cui ha parlato il giovaneGay, che cosa faresti?

    - Lo darei al suo vecchio zio - rispose subito il bambino.

    - Lo presteresti al suo vecchio zio, allora? - esclam il signor Dombey. - Ma quando saraipi grande, sai bene che il mio denaro sar anche tuo e lo useremo insieme.

    - Dombey e Figlio! - esclam il piccolo Paolo.

    - Dombey e Figlio! - ripet il padre. - Vuoi cominciare dunque a operare nella ditta Dombeye Figlio prestando questo denaro allo zio del giovane Gay?

    - Oh, s, babbo, ti prego! - rispose subito il bambino. - Anche Florence lo desidera.

    - Le bambine non hanno nulla a che vedere con la ditta Dombey e Figlio! - precis il signor

    Dombey. - Tu vuoi dunque?

    - S, babbo, s!

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    - E allora daglielo! - concluse il padre. - Vedi, Paolo aggiunse abbassando la voce - com'grande la potenza del denaro e come la gente ansiosa di procurarselo. Il giovane Gay hafatto questo lungo viaggio per chiederci del denaro, e tu che sei ricco e importante epossiedi molto denaro, hai deciso di darglielo, come speciale favore e con obbligo direstituzione.

    Per un attimo Paolo lev sul padre uno sguardo quasi vecchio tanto era comprensivo, masubito torn bambino e con vivacit scivol gi dalle ginocchia del padre e corse a dire aFlorence che non piangesse pi perch avrebbe lui stesso dato il denaro al giovane Gay.

    Poi il signor Dombey si gir verso un tavolino che gli stava di fianco, scrisse un biglietto e losigill, mentre Paolo e Florence parlavano a bassa voce con Walter e il capitano Cuttlerivolgeva al terzetto un sorriso di enorme soddisfazione. Dando a Walter il biglietto, il signorDombey gli disse: - Consegna questo domattina al signor Carker appena lo vedi; egliprovveder affinch un mio impiegato prosciolga tuo zio dall'impegno che attualmente lolega, tacitando il suo creditore e stipulando con tuo zio i termini della restituzione,compatibili con le condizioni in cui egli si trova. Tieni presente che il favore ti concesso

    dal signorino Paolo.

    Per la felicit di stringere in pugno il mezzo capace di scacciare dagli occhi dello ziol'infelicit che vi si era affacciata, Walter avrebbe voluto a ogni costo esprimere almeno inparte la gioia della sua gratitudine, ma il signor Dombey gli tronc la parola in bocca.

    - Tieni presente che il favore ti concesso dal signorino Paolo- ripet. - Gli ho spiegato laquestione ed egli ha perfettamente compreso. Non una parola di pi.

    Cos dicendo indicava la porta e a Walter non rimase che inchinarsi e uscire. La signorinaTox, vedendo che il capitano stava per seguirlo, lo trattenne, rivolgendosi al signorDombey.- Mio caro signore - esclam tra le lagrime, che insieme con la signora Chick stavacopiosamente versando per l'emozione suscitata in lei dalla vista di tanta munificenza. -Perdoni la libert, ma credo che nella generosit della sua mente sublime ella abbiadimenticato un piccolo dettaglio...

    - Davvero, signorina Tox? - esclam il signor Dombey.

    - Questo signore ha lasciato sulla tavola... qualcosa...

    - Santo cielo! - esclam il signor Dombey, spingendo via da s il tesoro del capitano comefosse spazzatura. - Signore, porti via queste cose! Signorina Tox, le sono molto gratodell'attenzione.

    Signore, mi faccia il favore di prendere tutto!

    Il capitano Cuttle non poteva se non aderire alla perentoria richiesta, e tanto lo colp lamagnanimit del signor Dombey di rifiutare quel piccolo tesoro offertogli, che non appenaebbe di nuovo intascata ogni cosa non pot trattenersi dallo stringere con la sinistra (la solache possedeva) la destra di quel gentiluomo, con la conseguenza di fare rabbrividire per ildisgusto il suddetto signore. Poi si conged con rispetto da Florence e da Paolo e usc conWalter. Florence fece per seguirli di corsa perch aveva dimenticato di inviare uno specialemessaggio di saluti al vecchio Sol, ma il signor Dombey la richiam con l'ordine che non simovesse di un centimetro da dove si trovava.

    - Mia cara, temo che non diventerai proprio mai una vera Dombey!- la rimprover la signoraChick con dolcezza drammatica.

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    - Zia cara, - Florence replic - non arrabbiarti con me! Io sono tanto riconoscente al babbo!

    Se avesse osato, avrebbe abbracciato il padre, ma non ebbe l'ardire di farlo, e rimase aguardarlo mentre egli, non badandole affatto, contemplava il piccolo Paolo che era rientratotutto fiero della sua nuova importanza: aveva prestato del denaro al giovane Gay !

    E il giovane Gay... vale a dire il nostro Walter, lui che pensava di tutto questo?

    Naturalmente era felicissimo di poter correre a liberare lo zio dalle minacce di protesti esequestri, e non vedeva l'ora di recare la buona novella. Ebbe la gioia di sapere che tuttoera sistemato il giorno seguente gi prima di mezzogiorno e di trascorrere come al solito lasera nel salottino dietro la bottega in compagnia dei due vecchi amici pienamente ritornatial loro umore faceto. Ma pur senza che ne venisse affatto diminuita la sua gratitudine versoil signor Dombey, si deve ammettere che Walter si sentiva umiliato e abbattuto. Appuntonel momento in cui le speranze sono uccise in boccio dalla violenza dell'uragano si piche mai disposti a sognare quali stupendi fiori sarebbero potuti sbocciare in un climafavorevole. Walter aveva l'impressione che un nuovo baratro si fosse spalancato fra lui e le

    invalicabili altezze su cui dimorava la famiglia Dombey, e gli venne pure il sospetto chesenza gli eventi di quegli ultimi due giorni il suo costante ricordo di Florence l'avrebbepotuto indurre a sperare di poter giungere in un lontano futuro a farsi accettare comepretendente della fanciulla.

    Chi nutriva opinioni del tutto contrarie era il capitano Cuttle, il quale riteneva che laspedizione di Brighton fosse stata coronata da pieno successo per il tempo presente einoltre per il pi remoto avvenire.

    6. PAOLO AFFRONTA UN AMBIENTE NUOVO: STUDIA E SI AMMALA

    Un giorno il signor Dombey si rec in visita dalla signora Pipchin per interrogarla intornoalle condizioni di salute del figlio.

    - L'aria di Brighton gli ha giovato molto, signore, - gli rispose la donna - davvero moltissimo!

    - Ci mi rallegra, signora Pipchin, e intendo che mio figlio rimanga ancora per un certoperiodo a Brighton. Ma ormai ha sei anni, signora, gi sei anni e temo che negli studi sitrovi molto indietro rispetto a tanti ragazzi della sua et, invece di essere il primo di tutti.L'istruzione di un signorino come mio figlio non deve essere trascurata, avere imperfezionin lacune, ma essere organizzata con metodo e fermezza.

    - Certo, signore! - approv la signora Pipchin. - Sono anch'io di questa idea.

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    - Sono lieto di sentirvelo dire, signora! E ho gi pensato per mio figlio al collegio diretto daldottor Blimber.

    - Il mio vicino di casa, signore! - disse la signora Pipchin. Ho sentito dire che la scuola ottima e molto severa: non si fa che studiare dalla mattina alla sera.

    - Ed molto cara - aggiunse il signor Dombey. - Ho preso contatti per corrispondenza con ildottor Blimber, il quale non pensa che mio figlio sia troppo giovane per iniziare il suo corsodi studi.

    Ho perci deciso di mandare Paolo come alunno interno per il prossimo semestrescolastico, ma siccome egli si sente legato da un affetto perfino eccessivo alla sorellamaggiore, in questo primo periodo Florence rester qui presso di lei e lo terr con s ilsabato e la domenica; in tal modo si disavvezzer pian piano alla compagnia della ragazza,affatto inutile per la futura carriera dei suoi studi.

    La signora Pipchin non aveva alcuna obiezione da fare, e il progetto venne posto in

    esecuzione.

    Paolo e la sorella erano stati quasi un anno ospiti del "castello" sul mare, erano tornati acasa un paio di volte, ma solo per pochi giorni e avevano sempre trascorso la domenicaall'albergo con il signor Dombey. A poco a poco Paolo si era alquanto irrobustito e nondoveva pi farsi spingere nella carrozzella per andare a passeggiare lungo la spiaggia, maera sempre esile e pallido, alieno da ogni gioco rumoroso e incline ai lunghi silenzi e aisogni a occhi aperti.

    Il dottor Blimber teneva presso di s non pi di dieci alunni, ma siccome la sua sapienzasarebbe bastata per cento studenti, quei dieci ne ricevevano una dose spropositata in un

    ambiente che era una vera serra, in cui le tenere piante infantili erano indotte anche nonsenza una certa violenza mentale a fiorire anzi tempo.

    Naturalmente il sistema non era privo di qualche svantaggio, come avviene che i prodotti diculture intensive siano spesso insipidi e facilmente deteriorabili. Il dottore era semprevestito di nero calvo e grasso, dotato di una voce profonda e di un gigantesco doppiomento. La sua casa guardava sul mare, ma era tutt'altro che allegra, con i tendaggi scurialle finestre, le stanze quasi sempre fredde e umide, cos che un visitatore il quale vientrasse per la prima volta poteva avere l'impressione di essere un secchio fatto calare nelpozzo.

    La signorina Blimber era giovane e abbastanza graziosa, ma nell'insegnamento della

    cultura classica era non meno inflessibile del padre e aveva la passione delle lingue morte.Sua madre invece non possedeva molta istruzione, ma era abilissima nel fingere di averla,e quando si trovava a un ricevimento non mancava mai di dire che se avesse avuto lafortuna d'incontrare Cicerone, le pareva che sarebbe morta contenta. La sua gioia pigrande era vedere uscire per la passeggiata gli allievi del marito con il colletto della camiciapi ampio e la cravatta pi rigida di ogni altro giovane gentiluomo della citt.

    Vi era poi il professor Feeder, l'assistente del dottore, che era come un organetto caricato amolla sempre desideroso di far sentire le poche arie che sapeva a menadito, fatte appostaper produrre nella mente dei giovani studenti del dottor Blimber la massima confusione.

    Per effetto dei metodi di insegnamento di quella scuola, ogni giovane costretto afrequentarla viveva in un incubo popolato di verbi assassini, sostantivi selvaggi, torturatriciregole di sintassi. Gli bastavano tre settimane per incitrullire, tre mesi per esseretormentato da tutte le preoccupazioni della terra, quattro per odiare i genitori o il tutore,

  • 7/29/2019 56154943 Potenza Del Denaro Charles Dickens

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    cinque