5 maggio 2009 - Centro Missionario Francescano Onlus · degli auguri e dei bei pensieri che mi...

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Anno LXXVI - N.3/4 Marzo/Aprile 2009 - Poste Italiane S.p.a.- Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in L. 27.02.2004 n.46) - Art.1 Comma 2 - DCB Roma 5 5 maggio 2009 maggio 2009 Mensile di carattere religioso-missionario dellʼOrdine dei Frati Minori Conventuali Maggio09.qxp:Mag 2004.qxd 30-03-2009 15:01 Pagina 1

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Mensile di carattere religioso-missionario dellʼOrdine dei Frati Minori Conventuali

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Rev.mi Padri, alla fine

di dicembre 2008

ho comunicato via fax il

.

Carissimo P. Gian-battista, ti ringrazio

per gli auguri che ciavete mandato. Perquanto riguarda le pros-sime offerte che vi man-deremo in questo nuovoanno, fatemi saperedove cʼè più bisogno,sia per la carità che perle SS.Messe che faretecelebrare in terra di mis-sione. Vi prego di tener-mi aggiornato se potete.Con affetto sincero.

Francesco e

la nostra associazione

ari fratelli e Benefatto-ri dal Centro missio-

nario, comincia unnuovo anno che simostra pieno di difficoltàeconomiche, guerre,povertà, divisioni fami-liari e grandi fallimenti.Non dobbiamo temerese ci mettiamo sotto laprotezione di Dio cheguarda con amore tuttele sue creature.

Noi, frati del Centrosociale di Roman,abbiamo fiducia nellasua immensa bontà esperiamo che anchequestʼanno Dio ci pren-derà per mano tramitevoi e tanti benefattoriche sempre hannosaputo rispondere allenecessità dei poveri.

Vi auguriamo buonanno e chiediamo nellenostre preghiere a Dioper voi, di sostenervinella vostra meraviglio-sa missione di evangeli-zazione e di carità.

Santo Padre France-sco prega per noi.

Pace si Bine!Centrul Social Roman

Reverendo P. Gian-battista, la ringrazio

per la comunicazione ele confermo che mensil-mente verrà accreditatala quota per Pariacotoed in particolare per labambina Lenj Nilsa Val-verde Jachilla, che mi èstata affidata nelnovembre del 2004, tra-mite il parroco P. Gelin-do di Sabaudia.

Gent.mo P. Gianbatti-sta, La ringrazio per

le notizie che puntual-mente ricevo riguardo lafiglia da me adottata adistanza, Beth Wanjiku.Mi piacerebbe poteravere l'indirizzo di Bethper mettermi diretta-mente in contatto con leie poterla ringraziaredegli auguri e dei beipensieri che mi riempio-no di gioia nel riceverli.Distinti saluti

Caterina e Carmine

Carissimi, innanzitut-to grazie sinceramenteper la sensibilità e lʼat-tenzione verso i fratellipiù bisognosi, chedimostrate attraversolʼadozione a distanza.

Ciò che noi teniamoa far comprendere ainostri benefattori è cheadottando un singolobambino, si sostiene inrealtà lʼintera comunitàalla quale il bimboappartiene o il progettonel quale è inserito:scuole, centri nutrizio-

nali, centri medici ... Eʼunʼopera quindi ben piùvasta e profonda diquanto si creda. E ̓ unaiutare le comunitàlocali a raggiungere tra-guardi concreti e dura-turi nella lotta contro lapovertà, lʼabbandono,lʼanalfabetismo. Aiutareil singolo bambino è unfatto quindi reale e sim-bolico al tempo stesso,perché permetterà a luie alla sua comunità dicostruirsi un futuro didignità e diritti. E ̓ perquesto che preferiamoin genere evitare contat-ti diretti tra adottante eadottato.

Sono Giorgio figlio diVitalia Serra che,

recentemente, è venutaa mancare in seguito aduna feroce malattia. Soche mia madre, oltre adessere attiva presso ilgruppo missionariodella Parrocchia di S.Francesco a Cagliari,partecipava al vostroprogramma di adozionea distanza. Volendomantenere viva questasua attività beneficasono qui a chiedere dipoter proseguire nelfinanziamento dell'ado-zione da lei avviatapoter continuare a con-tribuire alla iniziativa.

Giorgio, Bollate(MI)

E ̓molto bello e signi-ficativo questo gesto.Grazie per la tua atte-zione che continuaquella della carissimaVitalia.

* lettere alla redazione

Le vostre offerte inviateper la celebrazione delleSS Messe furono affida-te ai confratelli in parten-za per la missione delMalawi. Per lʼanno incorso avremo modo diinformarvi riguardo laloro destinazione.Grazie per la vostraattenta generosità.

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di P. GBattista Buonamano il punto *

Carissimi, “Il Signore vi dia pace!”Carissimi, “Il Signore vi dia pace!”

Continuiamo il cammino per le strade del mondo, insieme ai mis-sionari, per annunciare la Parola di Dio e testimoniare la sollecitudi-ne e la comunione fraterna. Un cammino, ecclesiale-missionario, checompiamo accompagnati da Maria la “stella della nuova evangelizza-zione”.

La presenza di Maria nel cammino missionario della Chiesa ècontinuazione di quell’evento evangelico raccontato da Giovannidopo il miracolo di Cana: “Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana diGalilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Dopoquesto fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoidiscepoli” (Gv 2,11-12). La sequela evangelica per condividere la stes-sa vita apostolica di Cristo, è una conseguenza dell’invito di Maria:“Fate quello che vi dirà” (Gv 2,5).

Il cammino missionario della Chiesa è una risposta impegnati-va per attuare le parole del Signore morente in croce: “Ecco la tuamadre!” (Gv 19,27). La Chiesa missionaria guarda Maria presso lacroce e simultaneamente “la donna vestita di sole” (Ap 12,1), perdiventare anch’essa trasparenza e strumento di Gesù, cioè, “sacramen-to universale di salvezza” (AG 1). Perciò, “la Chiesa impara da Mariala propria maternità” (RMa 43; cfr. LG 65).

Secondo la dottrina conciliare del Vaticano II, Maria “precede”il cammino missionario della Chiesa e “così sulla terra brilla ora innan-zi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di conso-lazione” (LG 68). Perciò, “tutti i fedeli effondano insistenti preghiere allamadre di Dio e madre degli uomini, perché, dopo aver assistito con le suepreghiere la Chiesa nascente, anche ora, esaltata in cielo... interceda pressoil Figlio suo, fin tanto che tutte le famiglie di popoli... siano felicementeriunite in un solo popolo di Dio, a gloria della santissima e indivisibileTrinità” (LG 69).

Il cammino ecclesiale e missionario percorso con Maria, è cam-mino di ascolto attento della Parola, per poter viverla e annunciarlacon impegno. “Dobbiamo imitare insieme la contemplazione di Maria,che, dopo il pellegrinaggio alla città santa di Gerusalemme, ritornava nellacasa di Nazareth meditando nel suo cuore il mistero del Figlio (cfr Lc2,51 - NMi 59).

La presenza di Maria nel nostro cammino ci fa scoprire CristoRisorto, “verità e vita” (Gv 14,ó) e sorgente della missione, che siaccompagna a noi sulle nostre strade, lasciandosi riconoscere, comedai discepoli di Emmaus “nello spezzare il pane” (Lc 24,35), ci trovivigili e pronti per riconoscere il suo volto e correre dai nostri fratellia portare il grande annuncio: “Abbiamo visto il Signore!” (Gv 20,25).

Maria è presente nel nostro cammino di fede, vocazione, perfe-zione, contemplazione, comunione fraterna e missione, perchè lanostra fede diventi annuncio esplicito senza frontiere, la nostra voca-zione si concretizzi in disponibilità missionaria, il nostro impegno diperfezione sia trasparenza delle beatitudini, la nostra contemplazio-ne diventi testimonianza dell’esperienza di Dio Amore, la nostracomunione fraterna sia segno efficace di evangelizzazione, e la nostramissione sia veramente l’attualizzazione della maternità della Chiesaa imitazione della maternità di Maria.

MMARIAARIA

““stella stella della nuovadella nuova

evangelizzazioneevangelizzazione””

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p.3 Il Punto

p.5 Editoriale

p.6 Anno paolino

p.8 Notizie

p.10 Messaggio Quaresima

p.12 Pasqua

p.14 Esperienze missionarie

p.17 Animazione missionaria

p.18 I frati vadano per il mondo

p.20

p.22

p.24

p.26 Lettera del Generale

p.28 Formazione

di Gianbattista Buonamano

di Ernesto Piacentini

a cura della redazione

di Benedetto XVI

a cura della redazione

di fr.Emilian

di P. Ferdinando Severi

di fr. Patrick Kisanga

di Jaroslaw Bartkiewicz

anno LXXVI n°5Maggio 2009

Rivista di carattere religioso-missionario

dellʼOrdine Frati Minori Conventuali

Mensile - Reg. Trib. di Tivoli n. 17/2005 del 15.11.2005 - Sped.in abb. post. DL 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) - Art.1, comma 2 - DCB RomaDirettore editoriale: P.G.Battista BuonamanoDirettore responsabile: P. Ernesto PiacentiniSegretaria di redazione: Annamaria IacorossiRedattori: G.Buonamano, G.DʼAngelo, E.Piacentini.Hanno collaborato: E.Piacentini, L.Fanin, .

Finito di stampare nel mese di maggio 2009

di Luciano Fanin

a cura della redazione

di Eugenio ed Elisabetta

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copertina:

Nel rispetto della Legge 675/96, custodiremo i Suoidati personali e li utilizzeremo per aggiornarLa sullenostre iniziative promozionali. Se Lei desiderasseopporsi al trattamento dei dati che La riguardano, aisensi dell’art.13 della legge 675/96, potrà scrivere inogni momento al IMF, P.za S.Maria, 1 - 00039Zagarolo (Rm), chiedendo l’aggiornamento, la veri-fica o la cancellazione dei Suoi dati.

di Francesco Grasselli

di P. Marco Tasca

Direzione, redazione e

amministrazione:

P.zza S.Maria, 1 - 00039 ZAGAROLO (Rm)Tel e Fax: 06.9575214 - Cell. 3478055696E-mail: [email protected]

Quota associativa:

Per il 2009: ordinaria Euro 12, dʼamicizia Euro 16, sostenitore Euro 26.

Conto Corrente Postale n° 580001 intestato a Il Missionario FrancescanoP.za S.Maria, 1 00039 ZAGAROLO (Rm)

Banca di Credito Cooperativo diPalestrina - sede di Zagarolo RM

centro nazionale missionario

francescano

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Mediagraf s.p.a. stab. di Roma SO.GRA.RO.

Via I.Pettinengo 39 - 00159 Roma

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Conferenza mondiale di dialogo interConferenza mondiale di dialogo inter--religioso per la pace nel mondo tenutasireligioso per la pace nel mondo tenutasia: Nanded - Maharashtra (India)a: Nanded - Maharashtra (India)

HHo 70 anni, ma non ero maistato in India. La parteci-pazione al convegno, invi-tato dai Sikh, tramite laFondazione del Mandir

della pace, a tenere una relazione sul dialogointerreligioso e culturale nello spirito di Assisinel generale ecosistema, è stata per me unaesperienza formidabile perché mi ha fattoconoscere un mondo meraviglioso. Il convegnocon tutte le relazioni dei vari rappresentantidelle varie religioni mondiali, ma particolar-mente delle religioni indiane, e con le mani-festazioni artistiche, religiose e culturali, lega-te al convegno o connesse con esso, è stato perme infatti una occasione ed un veicolo straor-dinario per approfondire gli originali aspettisociali, religiosi, culturali e ascetico mistici delmondo indiano in tutte le sue dimensioni.

Infatti oltre gli aspetti del pensiero religio-so indiano del congresso Guru Granth SahibJi, il messaggio Sikh Guru alla umanità, basa-to sulle loro Scritture mondiali, sono stateriproposte oggi con la celeb razione terzocente-naria "Gurta Gaddi" 1708-2008; il convegnoè stata una esaltazione della Scrittura Sikhall'eterna devozione Guru da parte del GuruGobind Singh Ji nel 1708.

Ho potuto ammirare la religiosità del popo-lo indiano nel rispetto delle scritture, che ven-gono lette con grande devozione in profondemanifestazioni liturgiche fatte oggetto divenerazione e di culto, proprio perché sentitecome parola di Dio. La dimensione fonda-mentale della vita dei Sikh è la preghiera, ed èestremamente coinvolgente ed edif icantequando li si vede pregare nei loro templi,venerando i libri delle scritture sacre, anchenella dimensione della recitazione nelle chiese enel teatro, del canto e dell'arte. E' un messag-gio di cui oggi l'umanità, immersa nel mate-rialismo ha bisogno e quindi ci auguriamo chetali manifestazioni, di profondo significatoreligioso, sociale ed umano possano essere con-tinuate perché le riteniamo molto positive.

L'arganizzazione del dialogo interreligiosoè stato molto positivo perché oltre che a lascia-re spazio alle relazioni dei vari esperti invita-ti al Convegno, si è anche dato spazio amomenti di preghiera secondo le varie religio-ni. Io in questo senso sono stato pregato ditenere per 5 minuti una preghiera cristiana,sia recitata sia cantata, come hanno fatto poianche i partecipanti delle altre religioni. Neldialogo interreligioso si può discutere di coseche sono comuni, oppure di cose che sono diver-se, oppure mettersi nel dialogo in un atteggia-mento generico (andare indietro f ino almomento quando sono cominciate le diversità)e comunque fare un dialogo della vita, un dia-logo delle opere, un dialogo degli scambi teolo-gici ed un dialogo della esperienza religiosa.

Ed a proposito di esperienza religiosa, l'In-

dia ha molto da insegnare al mondo. Il suomisticismo di vita è fondamentalmenteammirevole. E questo misticismo di vita fa siche l'India si trovi in ottimo accordo con lavita ed il messaggio di San Francesco che pre-dicava l'amore universale e la fratellanza ditutti gli uomini. Ed a questo punto di vita ilmisticismo indiano, e il misticismo cristiano,di cui Francesco è uno dei più significativirappresentanti, sono la base per un dialogoecumenico interreligioso che permetterà almondo e agli uomini di arrivare alla unità ealla pace. Auguri quindi a tutti coloro che aNanded hanno organizzato e realizzato que-sto passo in avanti nella realizzazione dellapace nel mondo.

E.P

editoriale *di P. Ernesto Piacentini

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*anno paolino di P. Luciano Fanin

Il GRANDE

INTERROGATIVO

sullʼidentita ̓cristiana

S.Paolo di El Greco.

II l grande interrogativo che creava tensione epreoccupazione nella comunità cristiane delle

origini, in particolare nella chiesa madre di Geru-salemme, composta in prevalenza da cristiani pro-venienti dalle file del giudaismo, era il seguente:come collocare la nuova fede «cristiana» nei confrontidelle antiche tradizioni, ben riassunte nella Leggemosaica? Il problema era particolarmente vivo eimpellente di fronte ai credenti in Gesù provenientidalle «genti», e quindi non a conoscenza del camminodel pio ebreo, ora divenuto cristiano.

Quale poteva e doveva essere la via da percorrere?

DDoveva prima divenire un «buon ebreo» acco-gliendo la legge antica con le sue pratiche, -

come la circoncisione, l’osservanza del sabato, leregole alimentari ed altro ancora, e solo successi-vamente dire il proprio sì a Gesù, il Messia?Oppure poteva saltare tranquillamente questa pre-messa ed aderire direttamente al Signore GesùCristo, crocifisso e risorto?

L’apostolo Paolo è stato colui che ha operatocon maggiore impegno e convinzione per dare unarisposta a questo interrogativo che al momentorappresentava un freno ed un ostacolo notevolenella vita di comunione della Chiesa nascente.Egli, facendo riferimento alla sua esperienza per-sonale sulla via di Damasco, ove aveva sperimen-tato la forza unica dell’amore divino, aveva giusta-mente intuito che Dio non fa distinzioni o diffe-renze con nessuno nella sua proposta di salvezza.Il Vangelo è grazia, perdono e salvezza per tutti,giudei o pagani che siano.

Nella sua appassionata e profonda riflessioneteologica, ben testimoniata nelle sue lettere, neindica la strada maestra: il Vangelo è una porta aper-ta per tutti, ebrei o pagani, e non si può chiedere a que-sti ultimi di passare attraverso pratiche o leggi che finoa quel momenti avevano impegnato solo il pio ebreo.Nello scritto lucano degli Atti ne viene presentata la

problematica ed anche una risposta, data in una par-ticolare assemblea, che ha avuto luogo a Gerusalemme(c. 15).

Stando allo scritto lucano il nodo viene al pet-tine, al ritorno del primo viaggio missionario diBarnaba e di Paolo. In quella circostanza alcunigiudeo-cristiani, venuti ad Antiochia dalla Giu-dea, manifestano la loro contrarietà alla loromodalità missionaria, che non chiedeva ai cristia-ni provenienti dal paganesimo – prima di arriva-re alla fede cristiana - di passare attraverso la viadel giudaismo, in particolare della circoncisione.Un tale rito era da loro ritenuto necessario e indi-spensabile.

L’assemblea di Gerusalemme

NNon riuscendo a trovare una risposta convin-cente nei confronti di questi fratelli, Paolo e

Barnaba decisero di portarsi a Gerusalemme,assieme ad una delegazione della comunità, persottoporre l’interrogativo agli apostoli stessi e aglianziani della città. Di fronte ad una assembleaqualificata vennero presentati i due differenti punti

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di vista. Nello scambio che ne seguì anche l’apo-stolo Pietro e Giacomo presero la parola per mani-festarne il parere ed indicarne la soluzione. Si arri-vò alla fine ad una salutare e importante decisionesoprattutto in prospettiva futura: non si deveimporre alle genti il peso della Legge. Vennero sol-tanto offerte alcune indicazioni pastorali, dettateda motivi di convenienza e di etica, ossia l’impe-gno ad astenersi dalle carni immolate agli idoli,dalle unioni sessuali illecite, dagli animali soffoca-ti e dal sangue (cf At 15,20).

Nella fase di concedo si indicò anche qualidovevano essere l’impegni missionari futuri: aGiacomo, Pietro e Giovanni venne affidato l’an-nuncio del vangelo agli ebrei, mentre a Paolo ilvasto campo delle genti (cf Gal 2,8). L’unico impe-gno concreto, che l’assemblea rivolse in fine all’a-postolo nel saluto, fu l’affido di un mandato dicarità: venire incontro alle necessità e alle povertàdella comunità cristiana di Gerusalemme. Cosache successivamentePaolo porterà a buonfine, incoraggiando eimpegnando in questogesto di aiuto fraternoalcune comunità cristianeda lui visitate (cf Gal2,10; Rom 15,26).

L’incidente di Antiochia

LL ’assemblea di Geru-salemme nella sua

risposta al tema del rap-porto tra giudaismo e cri-stianesimo aveva indicatouna strada, ma l’applica-zione non fu di facileattuazione ed immediata.Un segno tangibile lo siha in un episodio avve-nuto nella stessa comuni-tà di Antiochia, la comu-nità di appartenenza diPaolo, in occasione di unavisita dell’apostolo Pietro.Si tratta del cosiddetto «incidente di Antiochia».

Questi i particolari: una volta giunto in comu-nità Pietro inizialmente non si faceva problema dimangiare con i cristiani proveniente dal paganesi-mo (non tenendo conto così delle regole di puritàgiudaiche), ma una volta giunti da Gerusalemme

alcuni giudeo-cristiani, fedeli alle tradizioni giu-daiche, l’apostolo cambia comportamento.Davanti a questo comportamento non coerente enon in sintonia con le decisioni precedenti, Paoloin nome della «verità del Vangelo», richiama Pie-tro davanti a tutti per la sua incoerenza e ipocrisia(cf Gal 2,11-14). Ricordando questo episodionella lettera inviata ai cristiani della Galazia, l’apo-stolo inviterà i cristiani a tenersi lontani da similicompromessi pericolosi, capaci di indurre ininganno gli stessi apostoli, come Barnaba e Pietro.

A questo punto può essere utile una considera-zione conclusiva: questi ed altri particolari testi-moniano che tra Paolo e la chiesa madre di Geru-salemme la precisazione dell’identità cristiana - seci possiamo esprimere così – e i rapporti fra di loronon furono sempre idilliaci, ma sicuramente since-ri e trasparenti, come chiedeva la situazione inizia-le della vita delle prime comunità cristiane. EPaolo in questo impegno di discernimento non era

il tipo da tirarsi in dis-parte o indietro. Egliriconosce con gratitudi-ne a Gerusalemme ilruolo di chiesa madre,sapendo che l’interomondo deve a lei il debi-to dei beni spirituali rice-vuti (cf Rom 15,27). Netiene in gran conto ilparere e le indicazionidegli apostoli, ma nelcontempo quando siaccorge che si sta met-tendo in gioco la veritàstessa del vangelo, nonesita di intervenire confranchezza, facendovalere tutte le sue con-vinzioni, anche se inalcuni passaggi non tro-vano subito accoglienzada coloro che guidavanola chiesa madre di Geru-salemme. Una tale since-

rità di dialogo e di rapporto non poteva che faredel bene ad una comunità cristiana che stava muo-vendo i primi passi in un annuncio di salvezza e disperanza.

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*notizie francescane e dal mondo a cura della redazione

SCHIAVITU’Un tamburo e il suono della

libertà

“Rompi il silenzio-Suona iltamburo” è lo slogan scelto perla Giornata internazionale diCommemorazione delle vitti-me della schiavitù e della trat-ta transatlantica degli schiavi.Il ritmo del tamburo è statopreso a simbolo della musica edello spirito africano che,nonostante le catene dellaschiavitù, si è diffuso oltreo-ceano, in America nei Carai-

bi ma anche in Europa e in Asia, testimoniando la pro-pria forza vitale e desiderio di libertà. Così è stato per lamusica del candomblé, la capoeira, il blues, il jazz, ilsoul, i ritmi afrocaraibici. “L’Africa deve ancora ripren-dersi dai disastri provocati dal commercio degli schiavio dalla successiva colonizzazione. Attraverso l’Atlanti-co, in Europa e altrove, i cittadini di origine africanaancora lottano quotidianamente contro radicati pregiu-dizi che li mantengono sproporzionatamente in pover-tà”. Malgrado l’abolizione della schiavitù “il razzismoancora inquina il nostro mondo” ha continuato Ban,“così come le contemporanee forme di schiavitù, tra lequali la servitù e la prostituzione forzata, l’uso dei bam-bini nelle guerre e il traffico internazionale di droga”.

ASIA 40 anni di “Radio Veritas”, la voce del Vangelo in Asia

Da 40 anni “Radio Veritas” è la vocedel Vangelo in Asia: è l’unica stazio-ne radio a onde corte del continentee del mondo, che offre un contribu-to unico e insostituibile all’evange-lizzazione dello sterminato conti-nente asiatico, trasmettendo in 17lingue ascoltate in decine di nazioniasiatiche, portando luce e speranzaanche laddove le comunità cristianesono emarginate o perseguitate.Le trasmissioni di “Radio Veritas”sono iniziate l’11 aprile 1969 e il 40°anniversario del lancio dell’emitten-te sarà celebrato con tutti gli onori econ molta attenzione dalla Federa-zione delle Conferenze Episcopalidell’Asia (FABC), nonchè dalle sin-gole Chiese locali. (Fides)

ANGOLA

Papa: la “prima sf ida” è la solidarietà

Al momento del commiato dall’Africa,Benedetto XVI chiede ai leader di tutto ilcontinente di prendersi cura di coloro che“soffrono per mancanza di cibo, di lavoro, diuna casa o di altri beni fondamentali”. “Maila violenza prevalga sul dialogo, la paura e loscoraggiamento sulla fiducia, il rancore sul-l’amore fraterno”. E’ la solidarietà la “prima sfida da vincere”,solidarietà fra generazioni, nazioni e conti-nenti che “generi una sempre più equa con-divisione delle risorse della terra fra tutti gliuomini”. Solidarietà, riconciliazione e pace,con un particolare pensiero ai rifugiati, sonole parole d’ordine che Benedetto XVI lasciaall’Angola, all’Africa e al mondo almomento di concludere il suo primo viag-gio nel Continente nero. (Asia News)

INDIA250 religiosi nei villaggi indiani

Tutto è partito da un appello lancia-to dall’Arcidiocesi di Guwahati perrealizzare una vera e propria “mis-sione al popolo” in alcuni villaggitribali bisognosi e desiderosi di rice-vere l’annuncio cristiano. Oltre 250giovani religiosi e religiose (candi-dati, postulanti, novizi, probandi,neoprofessi) di 11 congregazionihanno risposto entusiasticamente alla chiamata, formandouna squadra di evangelizzatori che, nelle scorse settimane, èandata per i villaggi parlando di Cristo, annunciando i valoridi amore, pace, riconciliazione, fraternità.Molti di loro hanno messo a disposizione le loro competenzeo professionalità in quanto insegnanti, infermieri, dottori, tec-nici agrari, esperti di puericultura, ricevendo una calorosaaccoglienza dalle famiglie dei villaggi. “Siamo stati colpiti dallaloro ospitalità e semplicità, dai volti e dagli abbracci dei bam-bini”, hanno riferito i giovani evangelizzatori.

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HONG KONG A Pasqua sacramenti per 2.778 catecumeni

2.778 catecumeni della diocesi di Hong Kong, riceve-ranno Battesimo, Confer-mazione e prima Comu-nione a Pasqua. Secondo ilbollettino diocesano,domenica 15 marzo sonostati celebrati tre scrutini,dal Vescovo diocesano e dalsuo Coadiutore. Durante la

liturgia, i catechisti hanno presentato i catecumenidichiarando che essi desiderano convertirsi a Cristo.Inoltre i canditati hanno dato testimonianza del lorocammino di fede. Tra di loro ci sono anche una interafamiglia con 4 figli, un disabile, un marito sulla sogliadel divorzio che ha recuperato la sua famiglia dopo ilcammino di fede. Ieri, quarta domenica di Quaresima,sono stati celebrati altri 4 scrutini nelle parrocchie di S.Andrea e di S. Francesco. (Fides)

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ANGOLAUn progetto contro la povertà

“ U nprogettom u l t isettoria-le perraf for-zare lastrategiadi ridu-

zione della povertà attraverso lo sfrutta-mento sostenibile delle risorse naturali e lacreazione di una coscienza pubblica attentaal rispetto per l’ambiente.” E’ questo lo spi-rito con cui il governo dell’Angola ha lan-ciato una nuova fase del Progetto per ilSupporto Ambientale.Il costo del progetto sarà finanziato per il90% dal fondo della Banca Africana e per il10% dal governo angolano. L’Angola ha “una ricchezza unica di biodi-versità e, secondo gli esperti, una delle piùimportanti di tutto il continente africano.Conta 1.260 piante delle circa 5.000 stima-te in tutta l’Africa, facendolo il secondo piùricco paese del continente di specie di pian-te. La diversità di mammiferi è altrettantoricca. La foresta occupa circa il 35% del ter-ritorio mentre la linea di costa, di 1600 km,è ricca di una varietà di pesci. Il paese èanche ricco di petrolio e risorse minerarieinclusi diamanti. La recente degradazioneambientale “pone una seria minaccia allerisorse ittiche, alle specie di piante, al rischiodell’erosione del suolo, dell’inquinamentodel terreno, dell’acqua e dell’atmosfera, cosìcome il cambiamento climatico aumenta lepreoccupazioni circa i rischi per una corret-ta sostenibilità ambientale.”(Fides)

FORUMMONDIALE

DELL’ACQUA

E’ “un dirittoumano” ?

Chiuso tra le criti-che delle organiz-zazioni non gover-

native e di numerosi paesi il V Forum mondiale del-l’acqua ad Istanbul. Nella dichiarazione finale, adot-tata in coincidenza con la Giornata mondiale dell’ac-qua, i rappresentanti di 130 governi affermano lanecessità di migliorare l’accesso all’acqua potabile e lasua disponibilità, ma manca il principio del “dirittoall’acqua” invocato dalle associazioni della societàcivile del pianeta. Francia, Spagna e diversi paesi dell’America Latina edell’Africa hanno tentato invano di apportare modi-fiche alla dichiarazione conclusiva, evidenziando chel’acqua “è un diritto umano e non solo un bisogno”:in 20 hanno sottoscritto un documento alternativo.Si stima che l’80% delle malattie nei paesi del Sud delmondo sia legato all’acqua. I dibattiti sulla ‘diploma-zia dell’acqua’ hanno deluso molti anche alla luce diun dettagliato rapporto presentato dall’Onu primadell’inizio del Forum di Istanbul in cui si evidenziache “i conflitti legati all’acqua possono sorgere a tuttii livelli, anche sui corsi d’acqua transfrontalieri”. LaConvenzione dell’Onu che riguarda questi ultimi,adottata nel 1997, non è ancora entrata in vigore poi-ché non è stata superata la barriera delle 35 ratifichenecessarie. (Misna)

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*mese mariano

Maggio conMaggio con MARIAMARIAPerché la Chiesa ha scelto maggio

per tributare un culto speciale alla Madon-na?

LLa prima ragione è perché in questo mese laterra si ricopre di foglie fresche e di erba verde,

dopo il clima rigido dell'inverno: dopo il gelo, laneve e il vento selvaggio; e dopo le piogge dell'ini-zio della primavera. E' perché le gemme si schiu-dono sugli alberi e i fiori sbocciano nei giardini. E'perché i giorni diventano più lunghi, e il sole sorgeprima e tramonta più tardi. Questa festa e questagioia della natura sono la migliore compagnia perla nostra devozione verso colei che è la Rosa Misti-ca. Qualcuno potrebbe dire: «E' vero; ma talvoltaabbiamo un maggio freddo e inclemente». Ciònon si può negare; ma resta fermo che almeno essoè il mese della promessa e della speranza. Anche seaccade che il tempo sia cattivo, maggio è il meseche inizia e annuncia l'estate. Noi sappiamo, non-ostante che in esso ci sia anche qualcosa di pocopiacevole, che il tempo bello è ormai vicino. «Losplendore apparirà alla fine, e non mentirà: setarda, attendilo, perché certo verrà e non indugerà»(Ab 2,3).

Maggio è il mese, se non del compimento,almeno della promessa; è questo il vero aspetto nelquale dobbiamo guardare Maria.

Il profeta annunzia: «Spunterà un ramoscello dalceppo di Iesse, e un virgulto dalla sua radice fiorirà» (Is11,1). Chi è il fiore se non Gesù? Chi è il ramo-scello, o lo stelo o la pianta dalla quale il fiore spun-terà, se non Maria, la Madre del Signore?

Era stato promesso che Dio sarebbe venutosulla terra. Quando giunse la pienezza dei tempi,come fu annunziato tale evento? Fu annunziatodall'Angelo che venne a Maria e le disse: «Io ti salu-to, o piena di grazia, il Signore è con te; tu sei benedet-ta fra le donne» (Lc 1,28). Maria fu dunque la sicu-ra promessa del Salvatore che veniva, e perciòmaggio è per un titolo speciale il suo mese.

Perché ancora è maggio il mese di Maria ededicato a lei in maniera speciale? Tra le altreragioni c'è questa: nel corso dell'anno liturgico essoè il periodo più sacro, più lieto e festoso. Maggioappartiene al «tempo di Pasqua», il quale dura cin-quanta giorni; ed è in questo periodo che cade granparte di questo mese. Maggio è il tempo nel qualesono frequenti gli «Alleluia» perché Cristo è risor-

to dalla tomba, è salito al Cielo, e lo Spirito Santoè venuto in terra per prendere il suo posto.

Maggio è dedicato alla Beata Vergine perché leiè la prima creatura, la più gradita a Dio, la più carae vicina a Lui. E' perciò conveniente che questomese nel quale noi ci gloriamo ed esultiamo nelricordo dei più grandi interventi salvifici della divi-na Provvidenza verso di noi, della nostra redenzio-ne e santificazione in Dio Padre, in Dio Figlio, inDio Spirito Santo, sia il mese di Maria.

John H. Newman in Maria

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anni in questa terra. Così come il Battista preparòle vie del Signore, i nostri frati prepararono lanostra venuta. Con loro, era ad attendere le sorel-le Mons. Jorge Urosa Savino, Vescovo Ausiliare diCaracas ed altre persone che aspettavano che que-sta presenza francescana così bella e affascinantevenisse finalmente a stabilirsi in questo paese.

Le Suore furono salutate ed accolte nella cittàdi Guanare dal Vescovo di quella diocesi, Mons.Angel Adolfo Polachini, il 29 novembre 1983.L’incontro avvenne nella parrocchia “SagradoCorazòn de Jesùs” dove rimasero provvisoriamen-te e gradualmente incominciano a prendere attodel luogo pensato da Dio dove doveva sorgere illoro Monastero.

Le vie del Signore sono sempre misteriose eprovvidenziali. Infatti inizialmente fu benedetta ecollocata la prima pietra nella zona chiamata“Urbanizacion San Francisco”. Ma Dio aveva altriprogetti. Il monastero sarebbe dovuto sorgere vici-no alla Madre Sua Santissima. Infatti, dopo alcu-ne peripezie che resero invano il primo progetto, lacostruzione si stabilì che sarebbe dovuto realizzar-si a 300 metri dal “Santuario Nuestra Señora deCoromoto”. Nel1987 viene inaugurato e benedet-

NNel corso delle celebrazioni dell’Ottavo Cen-tenario della nascita del nostro Padre San

Francesco, 1982, e Terzo Centenario della Fonda-zione del Monastero di Altamura (Bari), fiorì ilmeraviglioso sogno di diffondere la nostra presen-za e offrire un segno concreto a servizio più diret-to con le necessità missionarie della Chiesa, secon-do il carisma proprio e caratteristico della VitaClaustrale e Contemplativa Clariana. Questaaspirazione interpretata come un segno chiarodella Volontà di Dio e molto ben accolta nellanostra terra venezuelana, paese dove il caloreumano è vivace, terra impregnata di amabilità e dicordialità, di fraternità e nello stesso tempo digrande senso di solidarietà.

1983, la fondazioneL’inizio di questa nuova fondazione fu affidata

a 4 suore: suor Immacolata, suor Letizia, suor Lui-gina e suor Chiara. Tutte e quattro del Monasterodi Altamura. Fin dal loro arrivo danno segni di unagrande voglia di servire il Signore in questa terradi missione. Vennero accolte dai Frati MinoriConventuali, con i quali stiamo in rapporto dicomunione. I frati erano già presenti da cinque

MONASTERO S.CHIARA

GGUANAREUANARE-V-VENEZUELAENEZUELA

2525 anni anni di presenza silenziosa e fecondadi presenza silenziosa e feconda

Il 29 novembre 2008 il Monastero “Santa Clara” di Guanare Il 29 novembre 2008 il Monastero “Santa Clara” di Guanare ha celebrato i 25 anni di fondazione. ha celebrato i 25 anni di fondazione.

Vogliamo, in queste pagine, offrire ai voi lettori alcune notizie Vogliamo, in queste pagine, offrire ai voi lettori alcune notizie circa il Monastero e nello stesso tempo ringraziare circa il Monastero e nello stesso tempo ringraziare

le 13 sorelle, la novizia e le 3 postulanti della comunità. le 13 sorelle, la novizia e le 3 postulanti della comunità.

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dalle sorelle clarisse

to il “Monasterio Santa Clara” con la BenedizioneApostolica di Sua Santità Giovanni Paolo II.

Senza dubbio possiamo dire che Dio era felicedi vedere le figlie di S. Chiara in Venezuela, perchénoi eravamo già presenti nel pensiero di Dio efacevamo parte del sogno di Chiara di Assisi di“andare in missione”.

Chiara di Assisi oggiLe figlie di Chiara di Assisi sono donne del

nostro popolo, donne di questa terra, nostre sorel-le e amiche, donne semplici che, come tutti gliuomini e le donne, non hanno niente di strano odi particolare diverso da te. Esse sono donne chia-mate a Dio per svolgere una missione particolare,cioè essere totalmente consacrate a Lui, apparte-nere a Lui per amarlo con esclusività e, per amorea Lui, amare tutta l’umanità.

La comunità oggiAttualmente la nostra Comunità è composta

da 13 sorelle. La nostra vita di clausura si svolgenon tanto mediante la separazione fisica rappre-sentata da una semplice grata, ma soprattuttovivendo la clausura del cuore. Ci ispiriamo all’e-sempio e all’insegnamento della Madre SantaChiara, lei che volle rinchiudersi per amore delloSposo celeste per tutta la sua lunga vita per dedi-carsi più facilmente al suo Signore con fedeltà eamore incessante.

Insieme alla nostra Madre Chiara, noi, spose diGesù Eucaristica, vogliamo cooperare con Dio eaiutare le membra vacillanti del Suo Corpo inef-fabile, che è la Chiesa. In questo modo, diventia-

mo anche parafulmini di Dio.Dalla mattina fino a sera la nostra

giornata diventa una lode ininterrotta diDio mediante la nostra oblazione amo-rosa, recitando insieme la Liturgia delleOre scandita nei vari momenti, parteci-pando alla santa Eucaristia, dedicando-ci in comunione fraterna al lavoro. Inpoche parole, condividiamo il panemateriale e il pane spirituale perchéviviamo la fraternità come elementofondamentale del nostro carisma. A direla verità, questa è l’eredità e il regalo bel-lissimo che ci hanno consegnato e rega-lato i nostri santi Francesco e Chiara.

Il lavoro, considerato come strumen-to di sostentamento ed elemento vir-tuoso per mantenere lontano l’ozio, cheè il nemico numero uno dell’anima, fac-

ciamo il possibile per farlo diventare preghiera inmodo tale che non faccia affievolire lo spirito dipreghiera e della santa devozione, come dicevaSan Francesco. Confezioniamo le ostie per la cele-brazione dell’Eucaristia, richieste da varie diocesi,paramenti sacerdotali e tutto ciò che può servire alsacerdote e all’altare. Elaboriamo anche dolci, undono che ci è stato trasmesso dal nostro Monaste-ro di origine.

Il Signore è stato grande con noi... Vogliamo proclamare così le meraviglie che il

Signore ha operato nella nostra Comunità duran-te questi 25 anni e lodare “il Padre delle misericor-die che ci dona tutto abbondantemente e dal qualeabbiamo ricevuto e stiamo ricevendo ancora giornal-mente benefici per cui siamo obbligate a rendere gra-zie allo stesso glorioso Padre: tra questi benefici c’èquello della nostra vocazione” (Test.Ch.).

“Il Signore è stato grande con noi e stiamo allegri”è stato il messaggio del nostro 25° anniversario,celebrato con una Novena di ringraziamento. Abbiamo invitato ogni giorno gruppi differenti dipersone vicine a noi che ci hanno aiutato e appog-giato e che condividono in certo modo il nostrocarisma: i frati, l’Ofs, famiglie, benefattori e amicidella comunità, Gifra, sacerdoti, religiosi e religio-se, Milizia dell’Immacolata.

E’ stato un gran regalo della Divina Provviden-za la presenza delle Sorelle del Monastero-madredi Altamura: Madre Francesca Chironna e SuorAngela Teresa Liantonio, Vicaria dello stessoMonastero e rappresentante della Madre Presi-dente della Federazione “Santa Chiara” alla qualeapparteniamo, come pure la presenza di fr Edoar-do Brentari, Delegato Generale per le Clarisse.

1983: Sr. Chiara, sr. Luigina, sr. Letizia, sr. Immacolata,

con Giovanni Paolo II, prima di partire per la missione.

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Insieme abbiamo cercato di testimoniare lafreschezza e la semplicità di Chiara d’ Assisi: Lacontemplativa che veglia ai piedi del Sacrario epartecipa delle “angustie e le tristezze, le gioie e lesperanze degli uomini e comunica al mondo la gioiadel Vangelo” (Lit.).

Il 29 novembre 2008, data dell’ anniversario èstata celebrata l’Eucarestia presieduta da Mons.Giacinto Berloco, Nunzio Apostolico e concele-brata da: Mons. Josè Sotero Valero Ruz, Vescovodella Diocesi di Guanare; Mons. Miroslaw

Adamczyk, consigliere della Nunziatura; Mons.Manuel Brito, rettore della Basilica Minore “Nue-stra Señora de Coromoto”; P. Edoardo Brentari,Delegato Generale per le Clarisse. P. GermanoMoliterni, assistente per le Clarisse della Custo-dia; P. Pedro Buonamassa, Custode Provinciale; P.Roe Valladares, missionario Josefino; P. LuisAvendaño, P. Mattedo Ornelli, P. Yoan Soto e P.Hermes Torres, fratidella Custodia.

Durante la omelia Mons. Giacinto Berloco haricordato gli inizi della fondazione e la sua cresci-ta. Inoltre ha sottolineato l’esempio e la testimo-nianza lasciata da Suor Maria Immacolata e SuorLuigina, che sono ritornate alla casa del Padredopo aver dato le loro vite per questa missione eSuor Chiara che è ritornata al Monastero di Alta-mura per motivi di salute e Suor Letizia Indrioche si trova in mezzo a noi; ha chiarito il sensodella nostra presenza nella Chiesa ... “Voglio ricor-dare in maniera particolare Suor Immacolata chequando arrivai in Venezuela tre anni e mezzo fastava già ammalata: la trovai in una sedia a rotelle onel letto di dolore ma sempre con il suo volto sorriden-te parlando più con gli occhi che con le labbra e infon-deva grande serenità frutto della sua pace interiore edella sua unione intima con Gesù lo Sposo Divi-no...La Festa dei Santi Francescani e le parole di

Gesù al giovane ricco: “Va vendi quello che hai edallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi, vieni eseguimi” ci fa capire meglio la vocazione di questesorelle alla vita religiosa e contemplativa, del loro

Sopra, il confezionamento delle ostie.

Sotto, la comunità delle Clarisse.

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ruolo nella chiesa e nel mondo intero... Terminan-do ha augurato che il Monastero “cresca in Santi-tà di vita continuando il camino segnalato dainostri fondatori. Il Magistero della Chiesa sullavita contemplativa indica a voi, carissime sorelleClarisse il cammino da seguire che è cammino difede, ispirato nella comune vocazione battesimale,cammino di amore e fraternità, cammino di leti-zia e di libertà, perché nell’amore a Cristo e nelseguirlo da vicino avete incontrato la perla prezio-sa è il tesoro nascosto per cui vale la pena distac-carsi da tutto. Questo, ha continuato, è ciò che desi-deriamo sia questo Monastero, ciò che noi speriamotrovare nel nostro contatto con le Sorelle Clarisse. Chela celebrazione del 25 Anniversario dalla fondazionedi questo Monastero ci aiuti tutti a non “anteporrenulla a Gesù Cristo e a seguirlo più da vicino nell’ascolto attento della sua parola e nella vita della nostravocazione battesimale e per molti di noi di Sacerdoti eConsacrati... Auguro a questo Monastero di SantaChiara di essere un centro di irradiazione di luce, dipace e di santità cristiana in questa diocesi di Guana-re e nella Chiesa del Venezuela sotto la protezione e lavista materna della Vergine di Coromoto.

Saluti e auguriMons. Josè Sotero ha lodato questa nostra

Forma di Vita e ci ha esortato a continuare con ilnostro lavoro: “Voi siete la lampada accesa, la partepiù squisita della Diocesi, perché siete la orazione: ditutte le attività di tutte le religiose, di tutti i lavoriapostolici, voi avete scelto la parte migliore e il Signo-re non potrà togliervela....andate avanti superandotutte le difficoltà con la gioia di servire al Signore. Voiavete scelto la parte migliore e nessuno ve la toglierà,auguri e che Dio vi benedica”.

Mons. Miroslaw Adamczyk, Consigliere dellaNunziatura, ha letto una lettera della Segreteriadello Stato Vaticano, in riposta a una lettera invitada noi al Santo Padre Benedetto XVI... “Il Santo

Padre, ringraziando per le vostre preghiere, chiede alSignore che vi conceda la gioia di vivere con speranzala vostra vocazione al servizio della Chiesa, mante-nendovi costantemente in orazione e lavorando confedeltà e costanza nel silenzio del chiostro secondo ilcarisma che avete ricevuto. Con questi auguri ilSommo Pontefice invocando la protezione maternadella Vergine di Coromoto e la intercessione di SanFrancesco e Santa Chiara vi imparte la BenedizioneApostolica richiesta, che si estende a tutta la Comuni-tà di Santa Chiara”.

Fr Edoardo Brentari, facendo gli auguri daparte del Ministro Generale ofmconv., fr. MarcoTasca, e personalmente ha detto: “Sono molto felicedi condividere con tutti voi questa circostanza e augu-ro a questa casa che sia una casa di preghiera come lovuole il Signore, auguri per aver raggiunto questatappa... forza, siete arrivate a una meta meravigliosa,continuate lavorando, il resto lo farà il Signore. Rin-grazio tutti quelli che hanno reso possibile che questofosse realtà, dal Monastero di Altamura, alla Provin-cia di Puglia, ai Frati, e ai Benefattori”.

E’ intervenuto anche fr Pedro Buonamassa,ricordando l’arrivo delle Clarisse a Caracas e rin-graziato il Signore per la nostra presenza di soste-gno alla Custodia e, come fece san Francesco conSanta Chiara, ci ha garantito l’assistenza dei frati.

Ringraziamenti dell’AbbadessaRingraziamenti dell’AbbadessaLa Madre ha ringraziato tutti per la vicinanza

e l’appoggio morale, spirituale ed economicodicendo: Sono molti quelli che visibilmente o invisi-bilmente hanno collaborato materialmente e spiritual-mente: a tutti ricompensi il Signore, quì “sulla terra,moltiplicando le loro virtù e grazie tra i suoi servi eserve e nel cielo innalzadoli e glorificandoli tra i suoisanti e sante” (BenCH.) A tutti quelli che ci aiutano

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dalle sorelle clarisse

spiritualmente e materialmente trasformandosi instrumenti della Divina Provvidenza, perchè con illoro aiuto ci hanno permesso far germinare e portarefrutti, questo seme clariano , la Vergine di Coromoto ciprotegga e ci conceda servire e glorificare con le nostrevite al Signore Gesù. A tutti la Pace e il Bene di nostroSignore Gesù Cristo.

Te Deum e fraternitàDopo la benedizione impartita da S.Ecc.za

Mons. Giacinto Berloco, con gioia immensa e inringraziamento per tutti i benefici ricevuti da DioPadre Misericordioso, abbiamo cantato il TeDeum terminando così la celebrazione.

Siamo passati infine al refettorio per condivi-dere con tutti il brindisi, il canto del compleannoe il taglio della torta con la partecipazione dei chi-rici e postulanti che hanno cantato trasformandol’ambiente in una autentica fraternità sperimen-tando sempre più il senso della parola di Dio sem-pre nuova: “Vedete che pace e che allegria che i fratel-li siano uniti”.

Al termine abbiamo ringraziato il Signore cheper sua eterna misericordia ha permesso la presen-za clariana in terra venezuelana per il bene di tuttii nostri fratelli con la garanzia dell’aiuto miseri-cordioso di Dio Padre e la protezione materna diMaria Santissima.

Come 25 anni fa inizia da oggi l’ impegno gior-naliero per la maggior gloria di Dio e la perseve-ranza del nostro popolo venezuelano nella verafede.

Sopra, lavoro di ricamo.

Pagina accanto, preghiera e fraternità.

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* progetti missionari

Casa per Casa per

bambini bambini

S. AntonioS. Antonio

Grazie a voi tutti, nostri compagni diviaggio, per la generosità e l’aiuto

che ci avete dato questo anno: Centro Missionario e suoi benefattori,

Società ENG di Roma, gruppi missionari di Genova, i tanti

amici della Spagna e della Bolivia

Miei cari fratelli e sorelle che ci seguite eaccompagnate nella missione della Casa di san-t’Antonio, Pace e bene!

Il valore della solidarietàQuando Dio decise di visitare il suo popolo,

sarebbe potuto arrivare in qualunque modo avessevoluto. Gesù preferì nascere da un falegname edalla sua giovane sposa, in un luogo molto povero,una mangiatoia, una stalla. Questo principio dellavita di Gesù coincide col suo ministero. A volteEgli visitava le case di persone importanti, peròviveva e lavorava con i poveri, gli emarginati e gliultimi di quel tempo. Nella sua vita terrena, Gesùci mostrò il valore della solidarietà verso i più vul-nerabili e gli emarginati, facendosi come uno diloro, nell’umiltà e nella solidarietà.

Obiettivi del progettoIn verità, l’obiettivo di tutti i nostri program-

mi è migliorare la crescita dei nostri ragazzi fisica-mente, intellettualmente e spiritualmente.

Nella Casa di sant’Antonio cerchiamo dicreare un ambiente di solidarietà. Il nostro staff e ivolontari lavorano non solo per i bambini e lebambine, ma con loro, per creare per loro un futu-ro più brillante. Il nostro impegno e desidero ècreare un ambiente che sia un luogo di carità e unfocolare dove tutti siano uguali , dove tutti mostri-no rispetto e tutti si sentano sorelle e fratelli. I mieieroi e le mie eroine, i nostri volontari, professioni-sti e leader del futuro, sono giovani che umilmen-te si pongono al servizio dei nostri bambini e bam-

bine. In questo modo, essi stanno mostrando unesempio di solidarietà, come Gesù, ai nostri caribambini, future generazione.

Tutti noi conosciamo la storia della solidarie-tà di Dio per l’umanità. Grazie a voi, nostri colla-boratori in questa opera, per la vostra solidarietàverso i nostri bambini. Per me voi siete testimoniche la bontà che ci è stata mostrata da Gesù con lasua vita, non è solamente una idea, ma che si staattuando concretamente con il vostro aiuto, lavostra sensibilità, il vostro esserci accanto nella soli-darietà e condivisione.

Un volontarioCari lettori e amici, il mio nome è German

Cruz è faccio parte del gruppo “Nuona Alba” dellaParrocchia S.Francesco. Il carisma del mio gruppoè l’amore al prossimo, accogliendo i giovani cheprovengono dall’interno del paese per motivi distudio e aiutando le famiglie più bisognose dellanostra città col Programma “il pane di Sant’Anto-nio”, che consiste nella distribuzione di viveri, enell’aiutare a migliorare la qualità di vita di questepersone. Il programma si inserisce nell’area dellaCaritas Parrocchiale della Casa di Sant’Antonio.

Dal 2004 a oggi sono volontario nella Casa diSant’Antonio nella cura dei bambini e posso direche questo mi fa sentire bene perché sto donandoun pò del mio tempo, pazienza e affetto per aiuta-re le persone che necessitano. Inoltre, il trascorrerequel tempo, nella Casa di Sant’Antonio, ha per-messo di implementare molte cose, migliorando la

BBOOLLIIVVIIAA

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vita dei bambini. Ringrazio tutti voi che ci aiutatea mantenere questa casa e realizzare i suoi proget-ti. Tutti noi preghiamo affinché Dio e la VergineMaria vi benedicano. Esortiamo tutte le personeche aiutano col loro apporto economico o col lorovolontariato a continuare questo lavoro comune diaiuto al servizio dei bisognosi.

Una delle bambine scriveSalve, mi chiamo Jhovana, ho 11 anni e fre-

quento la Casa di Sant’Antonio da due anni insie-me ai miei quattro fratelli. Aiuto mia mamma apulire la casa e lei dopo fa assistenza qui nella Casadi Sant’Antonio. Ringrazio tutte le persone che ciaiutano ad avere cibo e tutto il materiale scolastico.

Cronaca della casaCari fratelli e sorelle vi giunga un saluto di

Pace e Bene! Negli ultimi tre mesi del 2008, le atti-vità nella casa sono state molto movimentate, que-sto a significare che, grazie al vostro apporto e col-laborazione, tutto si sta facendo “realtà”.

Il 26 di ottobre, dopo tanti mesi di prepara-zione presso la nostra casa, 25 nostri bambinihanno avuto la grazia di ricevere per la prima voltanel loro piccolo cuore il Corpo e Sangue di Cristo.

Nel mese di novembre abbiamo ricevuto lagradita visita di P. Jaroroslaw Zachariasz, ministroprovinciale, e di Pacifico Swierczek ex parrocodella Basilica S.Francesco della provincia di Cra-covia-Polonia, nostra provincia “madre”, chehanno deciso di condividere del loro tempo con inostri bambini e anziani. A fronte di questo gestoabbiamo regalato loro simbolicamente l’uniformeufficiale della Casa di Sant’Antonio.

Ringraziamo i volontari Cinthia Lopez eAlexander Murillo per aver realizzato una delizio-sa cartolina natalizia della Casa di Sant’Antonio, lacui distribuzione ha permesso di raccogliere fondiper l’attività della casa.

Abbiamo poi trascorso un giorno di sportpresso il Collegio Sant’Anna, ammirando l’energiadei nostri bambini, sembrano abbiano 4 polmoni!

A dicembre grazie all’AERO SUR (aziendaper il trasporto aereo nazionale boliviana) è statopossibile per 90 dei nostri bambini trascorrere unamattinata presso il loro centro Psicopedagogico tra

giochi, pagliacci, marionette e Babbo Natale cheha distribuito molti doni. Sempre nel mese didicembre come saluto per le festività c’è stato iltradizionale “testimone di Natale” con danze, cara-melle, biscotti e cioccolata. Ringraziamo in modospeciale i nostri volontari, che sono l’anima di que-sta casa, perché senza di essi questa opera in favo-re dei più bisognosi sarebbe più dura e difficile.

In generale nel 2008 abbiamo ricevuto tantebenedizioni, grazie al vostro aiuto, possiamo fareopere buone alla gente della nostra città che lonecessita. Sappiate che questi bambini e bambine,gli anziani e i disabili che accogliamo vi ringrazia-no per l’aiuto a nome di tutta la comunità dellaCasa di Sant’Antonio, augurandovi tutto il meglioper questo 2009 con la benedizione del Signoreper voi e i vostri cari. Grazie!

Limbebrt Tejerina (amministratore della Casa)

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di Eugenio ed Elisabetta* laicato missionario

della missione “ad gentes”, dall’altra si nota unaconfusione terminologica rispetto all’operato mis-sionario dei fedeli laici. Proviamo quindi a traccia-re, alla luce degli ultimi documenti della chiesa ita-liana, cosa significa essere “missionario laico”,“volontario”, “cooperante”.

Per “missionario laico” si intende quel laico, laicao famiglia che parte su mandato di un Vescovo (perconto della Diocesi) ed è accolto da un altro Vesco-vo per il servizio nella sua Diocesi. Quindi, indi-pendentemente dal fatto che i laici siano “diocesa-ni” o appartenenti a movimenti o congregazioni(OFS, Focolarini, Laici PIME, laici comboniani,laici saveriani) quando i Vescovi sono coinvolti nel-l’invio e nell’accoglienza si parla di missionariolaico fidei donum. La convenzione tra i due Vesco-vi è stipulata in conformità ai principi e ai criteriproposti dal Magistero della Chiesa, ai sensi deicanoni 211, 225, 231 e 784 del CJC.

Nuova coscienza missionariaIn una nota della CEI del 2007 dal titolo “Dalle

feconde memorie alle coraggiose prospettive - Il cin-quantesimo anniversario dell’enciclica “Fidei donum”di Pio XII” si legge al paragrafo n.13 dal titolo Itratti della figura del laico fidei donum: “Sono sem-pre più numerosi i fedeli laici che desiderano compiereuna scelta missionaria accanto ai presbiteri fidei

Queste poche ma chiare parole, estrapolate dalCodice di Diritto Canonico (CJC), presenta-

no chiaramente ciò che la Chiesa oggi si aspetta daogni cristiano, in virtù della comune dignità acqui-sita con il battesimo: un impegno concreto nelcampo dell’evangelizzazione. Giovanni Paolo IIricordava nell’introduzione della Christifideles laiciche: “La chiamata non riguarda soltanto i Pastori, isacerdoti, i religiosi e le religiose, ma si estende a tutti:anche i fedeli laici sono personalmente chiamati dalSignore, dal quale ricevono una missione per la Chie-sa e per il mondo”. (Chl 2)

Risulta evidente da queste due brevi citazioniche la riscoperta del ruolo dei fedeli laici nell’operadi evangelizzazione non è una conseguenza dellascarsità di vocazioni religiose e sacerdotali ma siinserisce in una più ampia riflessione sul ruolo deifedeli laici all’interno del popolo di Dio. Questonon significa d’altra parte svalutare la figura delpresbitero. La Redemptoris Missio ci ricordainfatti che: “La missione è di tutto il popolo di Dio:anche se la fondazione di una nuova chiesa richiedel'eucaristia e, quindi, il ministero sacerdotale, tuttaviala missione, che si esplica in svariate forme, è compitodi tutti i fedeli” (Rm 71).

Sembra però che questa riscoperta procedaancora ad intermittenza. A fronte di realtà moltobene strutturate ci sono realtà meno organizzateche, desiderose di un aiuto nella propria missione,non hanno ben chiara la tipologia di persone dacoinvolgere, pensando genericamente a un laicocome a un “non religioso” o un “non sacerdote”.Troppo spesso si dice con un po’ di superficialità“venite, venite che c’è tanto da fare” e non si analizzaa fondo la situazione, rischiando poi di vivere espe-rienze un po’ “arrangiate”.

Missionari laiciLa mole di lavoro in termini di discernimento,

formazione e “rinunce” per un laico (lasciare illavoro, la carriera, i figli...) è molto impegnativa, percui le aspettative nei confronti dell’esperienza sonosempre molto alte. C’è la speranza che la propriaesperienza sia accettata, capita e “sfruttata” da chiaccoglie, in uno stile più di corresponsabilità che disemplice collaborazione.

Ancora oggi, se da una parte si vanno semprepiù delineando varie figure ministeriali nel campo

Nuova coscienza missionaria“Tutti i fedeli hanno il dovere e il diritto di impegnarsi perché l'annuncio divino

della salvezza si diffonda sempre più fra gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo” (can 211).

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donum o ai missionari religiosi. È una decisione che vaincoraggiata e sostenuta, come un grande dono che loSpirito fa alla nostra Chiesa. «Dire che è venuta l’oradel laicato non costituisce uno slogan di moda, marisponde a una realtà già in atto e a un’urgenza sem-pre più pressante. Ciò è particolarmente vero in riferi-mento alla missione evangelizzatrice, alla collabora-zione e solidarietà tra i popoli”.

Diverse sono le vie attraverso cui i laici matura-no la coscienza missionaria: può trattarsi di unimpegno significativo nella propria parrocchia,diocesi, organismo o aggregazione ecclesiale; o del-l’amicizia con qualche missionario o di esperienzebrevi di lavoro in missione ecc. I laici hanno unamodalità propria di vivere la missione, che è quel-la di unire strettamente evangelizzazione e promo-zione umana, mettendo a disposizione le lorocompetenze professionali e collaborando nelleattività pastorali e nell’annuncio esplicito di Cristo.

Volendone precisare l’identità, chiamiamo fideidonum il laico missionario che è inviato e accoltodal Vescovo, inserito in un progetto missionariocoordinato dal Centro Missionario Diocesano,anche se gestito da un organismo. Egli vive la suaesperienza in una prospettiva di comunione escambio tra le Chiese, formalizzata mediante unaconvenzione. “Il laico missionario sa di essere ospite incasa altrui, presso popoli che hanno una loro cultura,una loro vita sociale, un loro rapporto con Dio, che ènecessario conoscere e rispettare. Per questo si inculturavivendo da testimone del “vangelo della carità”, intes-sendo relazioni con estrema discrezione, umiltà eattenzione all’altro (…); sa che la vita di comunionecon gli altri fratelli, siano essi del luogo o missionari, èla prima indispensabile testimonianza dei discepoli diGesù, che hanno come sorgente della loro vita la Trini-tà. In queste piccole comunità, laici, preti e consacratipossono vivere condividendo sempre più gli impegni dievangelizzazione e di promozione umana”.

Fraternità fidei donumAl punto successivo, il n. 14 dal titolo Le “fra-

ternità fidei donum” composte da presbiteri, laici ereligiosi/e si accenna ad una possibilità, adessoancora solo sporadica ma che lascia ampi spazi disviluppo, soprattutto nella famiglia francescana, ilcui carisma abbraccia ogni stato di vita, religioso elaicale. Dice il paragrafo: “In varie diocesi si stafacendo strada la prospettiva di “fraternità fideidonum”, composte da diverse figure ministeriali, comeun sacerdote, un diacono, una famiglia, uno o più reli-giosi e religiose, un catechista, un professionista…Sono forme congruenti con la cooperazione mis-sionaria come è stata da noi delineata, la cui posi-tività è legata anche ad alcuni criteri che richia-miamo.

I candidati a una “fraternità fidei donum” devo-no possedere una solida e comprovata maturitàpsicologica, aver dato prova di essere capaci di vive-re e lavorare insieme e avere una chiara e convintacoscienza della loro peculiare identità. Nella frater-nità ogni figura deve avere spazi e momenti propri,per vivere la vocazione che la contraddistingue.

Gli invii devono essere concordati dai due ordi-nari a seconda delle disponibilità della Chiesainviante e delle necessità di quella ricevente. Fon-damentale è la preparazione, che deve vertere sultirocinio al lavoro condiviso.

La fraternità entra nella comunità a cui è desti-nata in maniera discreta, attenta ai comportamen-ti e alle usanze del luogo in cui si inserisce, secon-do il metodo oggi chiamato dell’ “acculturazione”.La fraternità è attenta a restare “aperta” alla Chie-sa diocesana che la accoglie, senza ripiegarsi su sestessa: i presbiteri ricercando la comunione con ilpresbiterio, i laici costruendo rapporti di autenticaamicizia con altri laici e con famiglie.

Dalla fase della preparazione sino al rientro lafraternità è seguita dal vescovo della diocesi cheinvia o da un suo delegato, mantenendo stretti rap-porti non solo per il sostegno economico, maanche per la preghiera, il confronto e lo scambio.La comunità diocesana deve dunque avere pienacoscienza dell’invio, che va ben oltre una genericasimpatia”.

VolontariatoVolontariatoQuando si parla di Volontario, Cooperante o

Esperto (usando la terminologia della Legge49/1987 che parla del Volontariato internaziona-le), si parla generalmente di persone che, in pos-sesso delle conoscenze tecniche e delle qualità per-sonali necessarie per rispondere alle esigenze deiPaesi interessati, nonché di adeguata formazione edi idoneità psicofisica, prescindendo dai fini di

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di Eugenio ed Elisabetta

organismi legati ad Istituti Missionari (Combo-niani, Consolata, Saveriani, Salesiani, PIME) sisono appoggiati alla FOCSIV per avere un aiutonel far approvare una serie di progetti dal Mini-stero degli Esteri e beneficiare così di una serie diagevolazioni per i volontari impegnati nei proget-ti di promozione sociale.

Esiste infine anche un volontariato breve, nor-malmente estivo, teso fondamentalmente a fareesperienze di 1 o 2 mesi per vedere dal vivo le real-tà di missione. Queste esperienze sono fondamen-tali per la scoperta della vocazione “missionaria”. Il90% dei missionari laici hanno nella loro storiauna esperienza estiva in una missione, concentra-ta sul visitare i luoghi della missione, incontraregente, essere utile attraverso lavori semplici (dipin-gere un asilo, animare dei campi estivi). Un grossoimpegno per chi accoglie ma anche un grossoinvestimento perché da queste visite possono sca-turire vocazioni o impegni più duraturi. Per con-cludere ci sembra importante sottolineare che perchi desidera un aiuto nella propria missione saràimportante discernere bene la tipologia dei laici dacoinvolgere, per costruire con loro e con chi li inviaun progetto (dal discernimento alla formazionefino al servizio in missione ed al rientro) che sap-pia rispondere con chiarezza a tre semplicidomande: cosa vado a fare? Con chi? Dove?

* laicato missionario

lucro e nella ricerca prioritaria dei valori di solida-rietà e della cooperazione internazionali, assumo-no un impegno di cooperazione nei Paesi in via disviluppo con organizzazioni non governative rico-nosciute idonee. Le figure previste dalla Coopera-zione Italiana sono: Volontario internazionale,Volontario senior, Cooperante, Esperto.

Per Volontario internazionale s’intende la per-sone chiamata a svolgere attività presso un paese invia di sviluppo. Per Volontario senior s’intende unvolontario con precedente esperienza chiamato asvolgere funzioni di responsabilità, per Cooperan-te s’intende una persona chiamata ad assumere unimpegno di cooperazione per l’espletamento dicompiti di rilevante responsabilità tecnica gestio-nale e organizzativa. Infine per Esperto s’intendeuna figura molto qualificata nominata con decretodel Ministero Affari Esteri. Queste esperienzesono legate fondamentalmente a delle ONG. Ivolontari, normalmente per periodi di due annirinnovabili, sono sostenuti dall’organizzazione perciò che riguarda il vitto, l’alloggio e piccole spese. Icooperanti e gli esperti hanno anche delle retribu-zioni per il loro servizio professionale.

Gran parte delle ONG italiane che svolgonocooperazione sono di origine e di ispirazione cri-stiano/cattolica e sono coordinate dalla FOCSIV(Federazione Organismi Cristiani Servizio Inter-nazionale Volontariato). Negli ultimi anni molti

Per raccontare il nostro viaggio dobbiamo tor-nare indietro di un paio d’anni… 15-18Marzo 2007, Assisi: partecipiamo al corso

sull’amore cristiano organizzato dai frati dellaPorziuncola. Eravamo venticinquenni, fidanzatida 4 anni, al termine degli studi, semi-affacciati almondo del lavoro (precario!), cristiani in camminocon dubbi e domande, con il desiderio di costrui-re qualcosa insieme, di capire meglio il senso dellostare insieme, e con la voglia di farci provocare e dicrescere come singoli e come coppia.

Un weekend decisamente intenso, sotto tutti ipunti di vista: la relazione con l’altro, la coppia, l’a-more, i motivi di crisi e di “morte” della relazione,la sessualità, il matrimonio… e soprattutto ilmatrimonio francescano. Ci parlano di un modo“alternativo” di organizzare e vivere il giorno delle

Nuovi stili di vita:Nuovi stili di vita:

MMATRIMONIOATRIMONIO

““MISSIONARIOMISSIONARIO””

Cristan e Nadia

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nozze, mettendo al centro il rito del matrimonio efacendo scelte uniche e originali riguardo la ceri-monia, gli inviti, la festa, i regali…e il viaggio!

Capiamo che matrimonio può diventare un’oc-casione di gioia per gli altri oltre che per gli sposi:preparare con cura la cerimonia, organizzare unafesta con sobrietà, evitare lussi ingiustificabili, invi-tare parenti e amici a partecipare alla festa senzaregali, ma con offerte che possano essere impiega-te per un viaggio magari in terra di missione, perun’offerta da destinare a chi ne ha necessità…

“Equo e solidale”Queste parole sono state per noi folgoranti, e

nel giro di qualche mese abbiamo deciso di spo-sarci e di sposarci comevolevamo noi, decisioneche ci ha dato modo diriflettere sul senso chevolevamo dare allanostra vita insieme, sulfatto che essere famigliaè un modo nuovo per noidi essere anche dono aglialtri. Con quest’ideaabbiamo voluto ripensa-re “a modo nostro” tuttociò che sta attorno almatrimonio, a partire dapranzo, bomboniere,viaggio di nozze… sot-traendoci per quantopossibile al grande busi-ness che gira intorno almatrimonio.L’associazione FILEOonlus di Vicenza, ungruppo missionario, ci hapreparato un pranzo“equo e solidale”, squisi-to ma senza eccessi esprechi, e ha devoluto parte del ricavato per unospedale pediatrico in Senegal; al posto dellebomboniere abbiamo scelto di fare un’offertasostenendo una classe in Africa; gli inviti ce lisiamo fatti da noi, cercando di trasmettere inpoche righe lo stile che volevamo dare al matri-monio; i fiori ridotti al minimo; il fotografo solo inchiesa, tanto poi ci sono gli amici!

“Viaggiare per condividere”Restava da pensare solo il viaggio: volevamo

fare un’ esperienza, anche breve, presso una mis-sione, ma non volevamo affrontare la cosa senza

prepararci; per questo abbiamo scelto di partecipa-re a un percorso organizzato dal Centro Missio-nario Diocesano. “Viaggiare per condividere” è ilnome di questo corso, organizzato per permetterea chi lo desidera di affrontare un viaggio breve ,“diconoscenza”, in un paese di missione.

Ci è piaciuto il nome e il concetto che esso rac-chiudeva: viaggiare per noi da sempre è conoscere,fare esperienza, vivere una realtà diversa, entrare incontatto con altre persone, altre culture, non vole-vamo essere semplici turisti! Durante questo per-corso, durato un anno, abbiamo potuto ascoltare letestimonianze di chi, laico o religioso, ha potutovivere l’esperienze della missione, abbiamo potutoformarci un pochino anche “teoricamente” sugli

obiettivi del millennio, esullo stato dello svilupponel mondo, ma soprat-tutto abbiamo avutomodo di riflettere sullemotivazioni e sul sensodel viaggio… In moltipensavamo di poter par-tire per fare qualcosa, peraiutare e dare il nostrocontributo, in realtà cisiamo resi conto chesaremo noi quelli chericeveremo di più dalviaggio, ed è forse statoquesto il vero motivo delnostro partire.

In VenezuelaLa meta del viaggio èstata individuata subito:Venezuela! Degli amici sisarebbero sposati inVenezuela un mese dopoil nostro matrimonio,non potevamo che parti-

re per il Sud America! Il programma di viaggiocomprendeva qualche giorno di relax nella barrie-ra corallina di Los Roques, una settimana di touralla scoperta delle bellezze naturali del Venezuela,per addentrarci nella foresta amazzonica e perammirare la cascata più alta del mondo. Ma non cibastava. Dopo il corso, troppa era la voglia di visi-tare una missione, di avvicinarci alla conoscenza diun vero Venezuela, non solo turistico.

Ma dove andare? A chi rivolgerci? Non avevamo nessun contatto missionario in

Venezuela, il nostro Centro Missionario non aveva

di Nadia e Cristian

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grandi indicazioni da fornirci, stavamo quasi perrinunciare… ma il caso, “la provvidenza!” ha volu-to che, esattamente una settimana prima di spo-sarci, abbiamo incontrato un missionario diocesa-no in partenza per l’Asia che, saputo del nostroprogetto, ci ha fatto avere il recapito di una coppiadi francescani secolari in missione proprio inVenezuela!

Entusiasti abbiamo scritto una mail chiedendoospitalità per qualche giorno…e ancora più entu-siasti abbiamo letto l’immediata risposta! Eugenioed Elisabetta, sposati, due bimbe piccole, prestanoservizio come fidei donum da due anni in un bar-rio a Guanare, piccola città del Venezuela, ed eranofelicissimi di poterci accogliere, ci hanno fatto sen-tire a casa prima ancora di conoscerli…forse que-sto è stato il primo regalo che la missione ci hafatto!

Barrio “La Importancia”Grazie alla generosità di parenti e amici abbia-

mo potuto portate loro un po’ di materiale sporti-vo e di cartoleria, ma le nostre valigie erano cari-che soprattutto di aspettative, emozioni, forseanche paura di quello che non conoscevamo e chenon potevamo immaginare…

Nei giorni passati assieme a loro abbiamopotuto conoscere le famiglie e i ragazzini che vivo-no nel barrio, spesso in situazioni di disagio socia-le se non proprio in miseria e abbandono, abbia-mo potuto conoscere le loro storie, vedere i lorovolti e la gioia, e la curiosità, con cui hanno volutoconoscerci e abbracciarci, abbiamo potuto parteci-pare alle attività della comunità cristiana, nelle suedifficoltà, ma anche nel suo desiderio di crescita,abbiamo potuto sperimentare la sensazione disentirci a volte “stranieri” e “diversi” per colore, lin-

gua, esperienze e cultura, abbiamo avuto la sensa-zione di non poter capire tante cose, e spesso dinon riuscire ad accettarle, ma abbiamo avutoanche la gioia di sentirci accolti da tanti, senzariserve e col desiderio di renderci partecipi dellaloro vita, abbiamo ricevuto in regalo doni e cibo,noi, occidentali benestanti e forse un po’ viziati, dachi fa fatica a vivere ogni giorno…

Abbiamo potuto condividere alcuni momentidella vita quotidiana di Eugenio ed Elisabetta,nello scontrarsi con gli innumerevoli ostacoli diogni giorno, nel regalarsi momenti di gioia fami-liare, nel trovare nel Signore e nella famiglia laforza e l’entusiasmo. La loro accoglienza è statacalorosissima, ci hanno aperto la loro casa e il lorocuore.

Purtroppo siamo rimasti con loro pochi giorni,ma in quei giorni abbiamo diviso il loro esserefamiglia missionaria, in un Paese e in una situa-zione dove la parola famiglia non sempre significaamore, dove Cristo spesso è solo una statua vesti-ta di pizzo e velluto, dove si uccide per poco, maanche dove la solidarietà è fatta di piccoli gestiquotidiani tra poveri, dove un abbraccio sazia,dove per gioire basta un pallone e un quadrato dicemento, dove può comunque nascere speranza...

Siamo tornati con le lacrime agli occhi, e con ilcuore veramente riempito d’amore, ora abbiamosicuramente più domande che risposte, perchémolto più grande è quello che abbiamo ricevuto ditutto quello che potevamo dare.

Nadia, medico, visita alcuni bambini del Centro

Pagina accanto fr con un gruppo di ragazzi

bulgari

*esperienza missionaria

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La nostra presenza si limita a due Comunità:a Pleven con due frati, e a Rakovski con trefrati. Siccome in Bulgaria c’è scarsità di

Clero diocesano, ci viene chiesto il servizio pasto-rale nelle parrocchie. Voglio sottolineare che svol-giamo l’attività pastorale in quattro parrocchie,lontane dal nostro convento. Perciò dobbiamoviaggiare per celebrare le Sante Messe, per la cate-chesi, gli incontri giovanili, la visita agli anziani.Spesso la situazione economica della gente è diffi-cile e dobbiamo dare una mano a chi ha bisogno.

Assisi a PlevenLa Penisola Balcanica è composta da diverse

nazioni, culture, religioni, ed è per questo che sitrovano tanti problemi tra la gente. Con la nostrapresenza cerchiamo di costruire la pace tra loro,imitando la vita di San Francesco d’Assisi. Perquesto ogni anno a Pleven organizziamo unincontro chiamato “Assisi a Pleven”.

In quest’incontro è organizzata la preghiera per

la Pace. Vi partecipano Ortodossi e Protestanti. Cirendiamo conto che quest’incontri di preghiera econdivisione sono molto importanti, perché cidanno l’opportunità di conoscerci e di camminareinsieme. Speriamo in futuro di poterci incontrareanche coi mussulmani.

Impegno per la paceIn Bulgaria, per costruire la pace ed annuncia-

re la spiritualità francescana, non siamo da soli.Collaboriamo con i frati Capuccini e le SuoreFrancescane Missionarie del Sacro Cuore. Appro-fondiamo la nostra spiritualità e cerchiamo di tra-smetterla attraverso il nostro servizio alla gente.Per questo ogni mese facciamo insieme un giornodi ritiro spirituale, approfondendo il Vangelo e conl’aiuto del nostro protettore San Francesco cer-chiamo di metterlo in pratica nella nostra vitaquotidiana. Questi incontri sono molto importan-ti per noi, soprattutto constatando la nostra situa-zione di minoranza. I cattolici in Bulgaria sono

BULGARIA: presenza ecclesiale e francescana

QQuest’anno ricorre l’800° anniversario della Regola Francescana. Per questo motivo desidero condividere con voi la nostra presenza nella

Penisola Balcanica, illustrandovi la situazione presente.

* i frati vadano per il mondo

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solo l’1%. Stare insieme, ascoltando la Parola diDio e condividendo la testimonianza della fede cidona coraggio di andare avanti e offrire il nostroservizio nel nome del Signore.

Attraverso “Il Missionario Francescano” desi-dero condividere la nostra gioia di essere riusciti ascrivere un libretto con aiuto dei frati dalla basilicaa Padova, dedicato a Sant’Antonio di Padova. Conquesto libretto presentiamo nella Penisola Balcani-ca la nostra spiritualità, per far capire alla gentecome il Signore fa delle meraviglie nella vita del-l’uomo. Tutti ci rendiamo conto che i suoi esempisono per tutti una forte testimonianza della gran-dezza del Signore.

Pastorale delle famiglie e giovaniGuardando verso il futuro vediamo che è molto

importante la pastorale delle famiglie edei giovani. In Bulgaria costatiamo chele famiglie sono in crisi, soprattuttoquando i genitori vanno a lavorare fuorie i figli restano soli o con i nonni. Moltevolte sono abbandonati e si trovano insituazioni pericolose, dandosi alladroga. Per questo nel nostro conventodi Rakovski vogliamo organizzare uncentro giovanile per educare la gioven-tù. Pensiamo di aprire una scuola di lin-gue, corsi di iconografia, balli popolari,ecc.

Affidiamo questi nostri progettinelle mani del Signore, sperando dipoter dare un aiuto ai giovani in diffi-coltà.

A voi, cari lettori di “Il Missionario

Sopra, gruppo di fedeli bulgari.

Sotto, celebrazione Eucaristica.

di fr Jaroslaw

Francescano”, chiediamo una preghiera, perché sipossa realizzare il progetto sopra indicato, per lanostra missione in Bulgaria.

Chiesa cattolica in BulgariaLa chiesa cattolica bulgara è la terza religione

del paese, dopo la chiesa ortodossa e l’islam. LaChiesa cattolica di Bulgaria è composta da due riti:il rito latino nelle diocesi di Sofia e Filippopoli e ilrito bizantino nell'esarcato cattolico anch'esso consede a Sofia.

Nel censimento del 2001 si sono dichiarate cat-toliche 43.811 persone, un numero inferiorerispetto al censimento del 1992, quando i cattolicierano 53.074. La gran parte dei cattolici nel 2001è di origine bulgara, anche se si contano 2.500 dietnia turca e circa 2000 di altre origini nazionali.

I cattolici bulgari si concentrano prevalente-mente nella regione di Svishtov e Filippopoli(Plovdiv), discendenti della setta eretica dei pauli-ciani e convertiti al cattolicesimo latino nel XVI eXVII secolo. La città col maggior numero di cat-tolici è Rakovski nella provincia di Filippopoli.Cattolici di etnia bulgara, noti anche come Bulga-ri del Banato, si trovano nella regione mitteleuro-pea del Banato, e ammontano, secondo stime nonufficiali, a circa 12.000 persone, anche se dal censi-mento rumeno risultano solo 6.500 bulgari nellaparte rumena della regione.

I cattolici bulgari discendono da tre gruppi. Ilprimo è composto da cattolici della Bulgaria nord-occidentale, successori dei minatori sassoni che si

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SOFIASOFIA, , la città che "cresce ma non invecchia"

In origine Sofia era un villaggio Trace fonda-to, in una zona con precedenti insediamentineolitici, nel VII sec. a.C. dalla tribù dei Serdi,da cui il primo nome Serdica. Occupata daiRomani nel 29 d.C., si sviluppò con il nome diUlpia Serdica come centro fortificato e comemercato.

Sotto Aureliano divenne capoluogo dellaprovincia di Dacia e verso la metà del IV sec. fusede di un Concilio cui parteciparono 170vescovi.

Fu un importante punto di passaggio sullastrada tra Naisus (oggi Nis in Serbia) e Costan-tinopoli. Nel 441 fu saccheggiata dagli Unni, poiricostruita da Giustiniano. Fu città bulgara dalVII sec., ma nel 1018 fu presa dai Bizantini.Ritornò bulgara alla fine del XII sec, dove fu unodei maggiori centri del Secondo Regno Bulga-ro. Fu chiamata Triaditza dai Bizantini, Sredetzdai Slavi. Assunse l’attuale nome Sofia nel XIVsec. dalla basilica Santa Sofia.

Nel 1382 cade sotto dominazione turca,sotto i quali fu un modesto centro economico.Liberata dopo la guerra Russo-Turca (1878)divenne la capitale del Terzo Regno Bulgaro nel1879. La città si sviluppò rapidamente passandoda 20.000 a 300.000 abitanti (1939).

Sofia è oggi una moderna città cosmopolitadi 1.100.000 abitanti: essa rispecchia nei repertiarcheologici che conserva e nella architettura idiversi momenti della storia della città e delPaese.

insediarono nell'area nel medioevo e che gradual-mente diventarono bulgari, come pure i discen-denti delle colonie della Repubblica di Ragusa, sta-bilitisi nelle città più grandi. Un secondo gruppo èquello dei pauliciani, già nominato, e infine il terzo,più piccolo, è composto da convertiti recenti.Ogni paese è segnato dagli eventi che la storiapone sul suo cammino. In particolare la Bulgaria sidistingue per il “regime” che l’ha sottomessa perdecenni fino agli anni novanta.

I frutti di questa politica hanno segnato e con-tinuano a segnare questo paese a più livelli: il piùpreoccupante è il livello sociale sotto forma dimancanza di spirito d’iniziativa (per anni è stato ilgoverno a dire cosa fare e cosa non fare) ma soprat-tutto, sempre in ambito sociale, seria è la condizio-ne della famiglia e della religione.Significativa per la Bulgaria, è stata la presenza deifrancescani e altri ordini religiosi chiamati a rico-struire le basi del cattolicesimo bulgaro comincian-do dai vecchi centri di tradizione cattolica e soprat-tutto dai giovani che non hanno avuto il supportodella famiglia nella loro formazione cristiana.

In questa ottica si spiega il dramma dei piccolicentri: gli anziani vanno sempre diminuendo men-tre i giovani, futuro della Chiesa, non vedono nelloro paese speranze per costruire la propria vita;terminati gli studi l’unico loro obiettivo è quello diandare nelle grandi città, attirati dalle maggioripossibilità d’impiego, in attesa di realizzare ilcomune sogno di trasferirsi all’estero.La formazione dei giovani, che sembrerebbe esse-re un lavoro inutile, costituisce invece un grandeslancio missionario. Preoccuparsi dell’iniziazionecristiana dei ragazzi del piccolo paese copre unobiettivo a grande raggio: il giovane quando èpronto per raccontare la sua fede ai più piccoli sene va, ma porterà dentro il germe della pace e con-taminerà così molte più persone.

A causa dell’avvento del regime comunista, ealla successiva persecuzione di ogni forma di reli-giosità, le piccole realtà cattoliche presenti nel ter-ritorio hanno sofferto maggiormente rispetto allaChiesa Ortodossa, religione di stato.

Attualmente, infatti, coloro che si accostano aisacramenti sono gli anziani, memori della dottrinaconosciuta prima dell’avvento del regime e furtiva-mente coltivata fino ad oggi, ai quali si affiancanole nuove generazioni di giovani che, grazie ai mis-sionari, hanno potuto riabbracciare la dottrina cat-tolica.

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di Benedetto XVI

... Gesù ai suoi discepoli: “Pregate dunque il Signo-re della messe, perché mandi operai nella sua messe!”(Mt 9,38). Pregate! Il pressante appello del Signo-re sottolinea come la preghiera per le vocazionidebba essere ininterrotta e fiduciosa. Solamente seanimata dalla preghiera infatti, la comunità cristia-na può effettivamente “avere maggiore fede e spe-ranza nella iniziativa divina” (Sacramentum cari-tatis, 26).

La vocazione al sacerdozio e alla vita consa-crata costituisce uno speciale dono divino, che siinserisce nel vasto progetto d’amore e di salvezzache Iddio ha su ogni uomo e per l’intera umanità.L’apostolo Paolo, scrivendo agli Efesini afferma:“Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci habenedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli inCristo, in lui ci ha scelti prima della creazione delmondo, per essere santi e immacolati di fronte a luinella carità” (Ef 1,3-4). Nell’universale chiamataalla santità risalta la peculiare iniziativa di Dio, concui sceglie alcuni perché seguano più da vicino ilsuo Figlio Gesù Cristo, e di lui siano ministri etestimoni privilegiati. Il divino Maestro chiamòpersonalmente gli Apostoli “perché stessero con lui eper mandarli a predicare con il potere di scacciare idemoni” (Mc 3,14-15); essi, a loro volta, si sonoassociati altri discepoli, fedeli collaboratori nelministero missionario.

E così, rispondendo alla chiamata del Signo-re e docili all’azione dello Spirito Santo, schiereinnumerevoli di presbiteri e di persone consacrate,nel corso dei secoli, si sono poste nella Chiesa atotale servizio del Vangelo. Rendiamo grazie alSignore che anche oggi continua a convocare ope-rai per la sua vigna. Se è pur vero che in taluneregioni della terra si registra una preoccupantecarenza di presbiteri, e che difficoltà e ostacoliaccompagnano il cammino della Chiesa, ci sorreg-ge l’incrollabile certezza che a guidarla saldamen-te nei sentieri del tempo verso il compimento defi-nitivo del Regno è Lui, il Signore, che liberamen-te sceglie e invita alla sua sequela persone di ognicultura e di ogni età, secondo gli imperscrutabilidisegni del suo amore misericordioso.Nostro primo dovere è pertanto di mantenereviva, con preghiera incessante, questa invocazionedell’iniziativa divina nelle famiglie e nelle parroc-chie, nei movimenti e nelle associazioni impegna-ti nell’apostolato, nelle comunità religiose e in tutte

le articolazioni della vita diocesana. Dobbiamopregare perché l’intero popolo cristiano crescanella fiducia in Dio, persuaso che il “padrone dellamesse” non cessa di chiedere ad alcuni di impegna-re liberamente la loro esistenza per collaborare conlui più strettamente nell’opera della salvezza. E daparte di quanti sono chiamati si esige attentoascolto e prudente discernimento, generosa epronta adesione al progetto divino, serio appro-fondimento di ciò che è proprio della vocazionesacerdotale e religiosa per corrispondervi in modoresponsabile e convinto...

Contemplando il mistero eucaristico, cheesprime in modo sommo il libero dono fatto dalPadre nella Persona del Figlio Unigenito per lasalvezza degli uomini, e la piena e docile disponi-bilità di Cristo nel bere fino in fondo il “calice”della volontà di Dio (cf Mt 26,39), comprendiamomeglio come “la fiducia nell’iniziativa di Dio”modelli e dia valore alla “risposta umana”. Nel-l’Eucaristia, il dono perfetto che realizza il proget-to d’amore per la redenzione del mondo, Gesù siimmola liberamente per la salvezza dell’umanità.“La Chiesa - ha scritto il mio amato predecessoreGiovanni Paolo II - ha ricevuto l’Eucaristia da Cri-sto suo Signore non come un dono, pur prezioso fratanti altri, ma come il dono per eccellenza, perché donodi se stesso, della sua persona nella sua santa umanità,nonché della sua opera di salvezza” (Ecclesia deEucharistia, 11).

A perpetuare questo mistero salvifico neisecoli, sino al ritorno glorioso del Signore, sonodestinati i presbiteri, che proprio in Cristo eucari-stico possono contemplare il modello esimio di un“dialogo vocazionale” tra la libera iniziativa delPadre e la fiduciosa risposta del Cristo. Nella cele-brazione eucaristica è Cristo stesso che agisce incoloro che Egli sceglie come suoi ministri; lisostiene perché la loro risposta si sviluppi in unadimensione di fiducia e di gratitudine che diradaogni paura, anche quando si fa più forte l’esperien-za della propria debolezza (cf Rm 8,26-30), o si fapiù aspro il contesto di incomprensione o addirit-tura di persecuzione (cf Rm 8,35-39).

La consapevolezza di essere salvati dall’amoredi Cristo, che ogni Santa Messa alimenta nei cre-denti e specialmente nei sacerdoti, non può nonsuscitare in essi un fiducioso abbandono in Cristoche ha dato la vita per noi. Credere nel Signore ed

46° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

«La f iducia nell’iniziativa di Dio e la risposta umana» 3 maggio 2009, domenica del Buon Pastore

* messaggio vocazioni

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accettare il suo dono, porta dunque ad affidarsi aLui con animo grato aderendo al suo progetto sal-vifico. Se questo avviene, il “chiamato” abbandonavolentieri tutto e si pone alla scuola del divinoMaestro; ha inizio allora un fecondo dialogo traDio e l’uomo, un misterioso incontro tra l’amoredel Signore che chiama e la libertà dell’uomo chenell’amore gli risponde, sentendo risuonare nel suoanimo le parole di Gesù: “Non voi avete scelto me,ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate eportiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16).

Questo intreccio d’amore tra l’iniziativa divi-na e la risposta umana è presente pure, in manieramirabile, nella vocazione alla vita consacrata.Ricorda il Concilio Vaticano II: “I consigli evange-lici della castità consacrata a Dio, della povertà e del-l’obbedienza, essendo fondati sulle parole e sugli esem-pi del Signore, e raccomandati dagli Apostoli, daiPadri, dai dottori e dai pastori della Chiesa, sono undono divino, che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signoree con la sua grazia sempre conserva” (LG 43). Anco-ra una volta, è Gesù il modello esemplare di totalee fiduciosa adesione alla volontà del Padre, a cuiogni persona consacrata deve guardare. Attratti dalui, fin dai primi secoli del cristianesimo, moltiuomini e donne hanno abbandonato famiglia, pos-sedimenti, ricchezze materiali e tutto quello cheumanamente è desiderabile, per seguire generosa-mente il Cristo e vivere senza compromessi il suoVangelo, diventato per essi scuola di radicale santi-tà. Anche oggi molti percorrono questo stesso esi-gente itinerario di perfezione evangelica, e realiz-zano la loro vocazione con la professione dei con-sigli evangelici. La testimonianza di questi nostrifratelli e sorelle, nei monasteri di vita contemplati-va come negli istituti e nelle congregazioni di vitaapostolica, ricorda al popolo di Dio “quel mistero delRegno di Dio che già opera nella storia, ma attende lasua piena attuazione nei cieli” (Vita consecrata, 1).

Chi può ritenersi degno di accedere al ministerosacerdotale? Chi può abbracciare la vita consacratacontando solo sulle sue umane risorse?

Ancora una volta, è utile ribadire che la rispo-sta dell’uomo alla chiamata divina, quando si èconsapevoli che è Dio a prendere l’iniziativa ed èancora lui a portare a termine il suo progetto salvi-fico, non si riveste mai del calcolo timoroso delservo pigro che per paura nascose sotto terra iltalento affidatogli (cfr Mt 25,14-30), ma si espri-me in una pronta adesione all’invito del Signore,come fece Pietro quando non esitò a gettare nuo-vamente le reti pur avendo faticato tutta la nottesenza prendere nulla, fidandosi della sua parola (cfLc 5,5). Senza abdicare affatto alla responsabilitàpersonale, la libera risposta dell’uomo a Dio divie-ne così “corresponsabilità”, responsabilità in e con

Cristo, in forza dell’azione del suo Santo Spirito;diventa comunione con Colui che ci rende capacidi portare molto frutto (cf Gv 15,5).

Emblematica risposta umana, colma di fidu-cia nell’iniziativa di Dio, è l’“Amen” generoso epieno della Vergine di Nazaret, pronunciato conumile e decisa adesione ai disegni dell’Altissimo, aLei comunicati dal messo celeste (cf Lc 1,38). IIsuo pronto “si” permise a Lei di diventare la Madredi Dio, la Madre del nostro Salvatore. Maria, dopoquesto primo “fiat”, tante altre volte dovette ripe-terlo, sino al momento culminante della crocifis-sione di Gesù, quando “stava presso la croce”, comeannota l’evangelista Giovanni, compartecipe dell’a-troce dolore del suo Figlio innocente. E propriodalla croce, Gesù morente ce l’ha data come Madreed a Lei ci ha affidati come figli (cf Gv 19,26-27),Madre specialmente dei sacerdoti e delle personeconsacrate. A Lei vorrei affidare quanti avvertonola chiamata di Dio a porsi in cammino nella via delsacerdozio ministeriale o nella vita consacrata.

Cari amici, non scoraggiatevi di fronte alledifficoltà e ai dubbi; fidatevi di Dio e seguite fedel-mente Gesù e sarete i testimoni della gioia che sca-turisce dall’unione intima con lui. Ad imitazionedella Vergine Maria, che le generazioni proclama-no beata perché ha creduto (cf Lc 1,48), impegna-tevi con ogni energia spirituale a realizzare il pro-getto salvifico del Padre celeste, coltivando nelvostro cuore, come Lei, la capacità di stupirvi e diadorare Colui che ha il potere di fare “grandi cose”perché Santo è il suo nome (cf ibid., 1,49).

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NNon si fa spesso caso allo spazio che la pre-ghiera occupa nella vita di Gesù; ma seleggiamo attentamente i vangeli, vedia-

mo come Egli, pur pressato dalle esigenze dellapredicazione del Regno, della guarigione deimalati e della liberazione degli indemoniati, dedi-ca molte ore (la sera avanzata, il mattino presto oproprio tutta la notte) a un prolungato e solitariocolloquio con il Padre. Per ragioni di spazio, lascioalla vostra diligenza la lettura dei seguenti passi deivangeli sinottici: Mt 14,23; Mc 1,35; Lc 5,16;6,12; 9,18; 9,28-29; 11,1-4.

Credo che questa “abitudine” di Gesù non sianata improvvisamente durante la vita pubblica, ma

sia stata preparata già a Nazaret, dove imparò aconiugare una laboriosa vita di artigiano con unaintensa vita di preghiera. Voglio però sottolineareil fatto che, cominciata la vita apostolica, la preghie-ra di Gesù è legata a questa sua nuova attività.

NNel passo di Marco 1,35 si dice: “Al mattinopresto si alzò quando era ancora buio e, uscito, si

ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone equelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lotrovarono e gli dissero: ‘Tutti ti cercano’. Egli disseloro: Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perchépredichi anche là; per questo infatti sono venuto”.

Nella preghiera Gesù rinvigorisce l’urgenzadella sua missione e invece di rispondere agliappelli immediati e un po’ interessati di quanti glichiedono miracoli, riprende le vie dell’annuncio. InLc 6,12 si riferisce che “… se ne andò sul monte apregare e passò tutta la notte in preghiera. Quando fugiorno, chiamò a sé i discepoli e ne scelse dodici, ai qualidiede anche il nome di apostoli”. La scelta dei Dodi-ci, il primo nucleo o anticipo della sua Chiesa, è unevento importante e Gesù lo prepara pregandol’intera notte.

AAnche altri momenti importanti della suamissione sono segnati dalla preghiera: il suo

Passò Passò

tutta la nottetutta la notte

pregando Diopregando Dio

La vita di preghiera è essenzia-le alla missione.

Un celebre principio di spiritualitàesorta a “contemplata aliis tradere” .Significa che si possono trasmettereagli altri solo le realtà che sono statecontemplate. Gesù contemplava lanotte ciò che predicava di giorno. Lamissione comincia con la contempla-zione.

Spesso noi associamo l’idea di mis-sione a un’attività intensa e inesau-sta: c’è tanto da fare! Ci sono tantemiserie nel mondo, ci giungono tantiappelli. Ma la prima cosa è la pre-ghiera. Non esiste missionario auten-tico o autentico animatore missiona-rio che non sia uomo di preghiera,

uomo di Dio.

di Francesco Grasselli* formazione

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battesimo (Lc 3,21); la confessione di Cesarea (Lc9,18); la trasfigurazione (Lc 9,28-29); l’inizio dellapassione (Mt 36-42) e il culmine della croce (Lc23,46).

Nel capitolo 17 del vangelo di Giovanni trovia-mo la più lunga preghiera di Gesù e la vediamointessuta di motivi “missionari”: Gesù prega perchéil Figlio dell’uomo dia la vita eterna a tutti coloroche il Padre gli ha dato (17,2b); prega perché i suoidiscepoli restino nella verità e siano uniti fra loro(17,11); prega perché abbiano la pienezza dellagioia (17,13) e siano custoditi dal Maligno (17,15);prega per le future generazioni di cristiani (“Nonprego solo per questi, ma anche per quelli che crederan-no in me mediante la loro parola”, 17,20) e prega per-ché custodiscano quell’unità che fa sì che “il mondocreda che tu mi hai mandato” (17,21).

LLa vita di preghiera è essenziale alla missione.Aveva detto Gesù ai suoi: “Senza di me non

potete fare niente” (Gv 15,5). “Rimanete in me e io invoi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso senon rimane nella vite, così anche voi se non rimaneteon me” (Gv 15,4). Commentava San Tommasod’Aquino nella Summa Theologica: “Mansio inJesu ratio frucrtificationis”, che vuol dire: il rimane-re in Gesù è alla base di ogni fecondità. Chiara-mente si parla della fecondità spirituale e apostoli-ca. Ma cosa vuol dire rimanere in Gesù, se nonrestare uniti a Lui, e con Lui al Padre, in una vitadi intensa orazione?

Un celebre principio di spiritualità esorta a“contemplata aliis tradere” (ancora latino!). Significache si possono trasmettere agli altri solo le realtàche sono state contemplate. Gesù contemplava lanotte ciò che predicava di giorno. La missionecomincia con la contemplazione.

Spesso noi associamo l’idea di missione a un’at-tività intensa e inesausta: c’è tanto da fare! Ci sonotante miserie nel mondo, ci giungono tanti appelli.Ma la prima cosa è la preghiera. Non esiste mis-sionario autentico o autentico animatore missiona-rio che non sia uomo di preghiera, uomo di Dio. Sesi stabilisce un contrasto fra gli impegni concreti,quotidiani – siano pure impegni sacri come quelliverso la propria famiglia, stringenti come quelli dellavoro o prioritari come quelli della carità –, ci si

mette su una via sbagliata. La preghiera manifesta,custodisce, ripristina l’unione con Dio, senza laquale tutte le altre attività diventano, come direb-be S. Agostino, “soltanto umane”, cioè prive digrazia e di Spirito Santo, quindi infruttuose.

Mettiamo al primo posto la preghiera, riservia-mogli uno spazio sia pur breve ma privilegiatonella giornata, in modo che solo circostanze ecce-zionali possano intralciarla. Tante altre cose pos-siamo e dobbiamo eliminare prima della preghie-ra!

Anche nelle nostre comunità, specialmente coni ragazzi e i giovani, ogni iniziativa dovrebbe avereun tempo forte di preghiera: veglia, adorazione,lettura prolungata della Parola… Costruiamo“gruppi di preghiera”, “comunità di preghiera”… eavremo dato basi solide a ogni impegno.

Mi diceva recentemente un missionario, fratedei Servi di Maria, che è stato 58 anni in Amaz-zonia e che è tuttora sulla breccia con grandeenergia pur nella debolezza di una malattia ineso-rabile: “Perché non ci sono più vocazioni, di nes-sun tipo, nella nostra Chiesa italiana? Perchémancano tre cose: la preghiera, la povertà, la fra-ternità”. Senza queste “tre cose” la Chiesa vive abassa intensità.

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25 anni di solidarietà con le missioni francescane in Zambia

“una storia d’amore e di condivisione”UUna storia è solitamente fatta di date e fatti, ma questa non è una storia normale: è una storia d’amore edi condivisione. Come raccontare? Come trasmettere, almeno in minima parte, le emozioni, le gioie, lelacrime che i protagonisti di questa storia hanno condiviso per 25 anni? Sicuramente le immagini sono ilmodo più diretto e immediato. Quelle immagini che le pronte mani dei ‘viaggiatori’ hanno saputo immor-talare su pellicola prima e su scheda di memoria poi, quelle stesse immagini che i ‘compagni di viaggio’che attendevano al ritorno hanno condiviso e su cui si sono emozionati con eguale entusiasmo.

Una parola che ha segnato molti di questi 25 anni e che ha permesso di trasmettere a più di 2000 bene-fattori che si sono alternati lo spirito della missione e di diventare sostenitori a distanza di bambini eragazzi, sostenitori dei centri nutrizionali, che il gruppo ha via via costruito in varie missioni, finanziato-ri dei numerosi progetti che le suore e i frati missionari hanno nel tempo voluto condividere con noi.Sarebbe troppo riduttivo quantificare in numeri. Ogni sguardo, ogni sorriso, ogni stretta di mano, ogni‘natotela’ (grazie), sono stati unici ed indimenticabili per chi li ha vissuti e condivisi. Non sono neanchenecessari nomi e circostanze. Ognuno ha dato del proprio. Per poco, per tanto, per tutto il tempo, e quelproprio è stato importante e fondamentale, persino nelle occasioni in cui quel proprio è stato vissuto condolore. M. Teresa di Calcutta, diceva che il mare sarebbe un più piccolo senza la goccia che ognuno di noipuò essere.

Adesso siamo adulti e quindi più responsabili. Il mondo è cambiato parecchio in questi anni. I viaggisono diventati un po’ più confortevoli e nei ricordi di qualcuno ci sono ancora strade dissestate e intermi-nabili spostamenti fatti di sobbalzi e testate contro il soffitto degli scomodi pulmini; cose che i veteranirimpiangono guardati con sconcerto dalle giovani leve che faticano a capire. Tutto nell’ordine delle cose.

La tecnologia ha anche mutato il modo di tenere i contatti. Dalle lettere che impiegavano mesi ad arri-vare, siamo giunti alle istantanee e-mail, che in una manciata di secondi condensano migliaia di chilo-metri in pochi microchips. Altre cose, invece, continuano ad essere le stesse e purtroppo non sempre sonole migliori. Ad ogni viaggio si trova qualcosa di migliorato, ma si vede anche che la strada da fare è moltolunga. I nostri fratelli continuano ad avere bisogno di noi, come noi di loro, e nessuno può tirarsi indie-tro. Per certi versi siamo andati troppo oltre e le nostre vite non sarebbero più le stesse se mancasse que-sta parte così importante.

Fondamentale in questa nostra storia è stata l’accoglienza. Le Suore Francescane Missionarie di Assi-si e i frati francescani hanno aperto le loro case ai nostri volontari come una famiglia. Il calore di quegliabbracci di benvenuto e le lacrime di saluto ci hanno trasmesso un profondo senso di missione. La mera-viglia di tutto ciò è che nel naturale ‘cambio della guardia’ fra missionari italiani e zambiani questo spiri-to non è mai venuto meno. A loro dobbiamo il merito di averci insegnato la totale fiducia nella provvi-denza, che ci ha permesso di andare avanti anche nei momenti più difficili.

Questa è una storia che non ha una fine. Nel 1984, il 2000 sembrava lontano, da qui il nome dato algruppo. Quando il nuovo millennio è arrivato ci siamo detti: questa è solo una tappa. Oggi sappiamo chegiorno dopo giorno costruiamo insieme a molti amici la nostra storia, sicuri del sostegno del Padre, cheper mezzo degli insegnamenti di Francesco continua a seminare la nostra strada di doni inattesi.

Gruppo Missionario Zambia 2000

Raccolta di fotografie chetestimoniano 25 anni di attivi-

tà in favore della missionezambiana.

Puoi richiedere il testo a:Gruppo Zambia 2000 Genova

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ADOZIONI E SOSTEGNO A DISTANZAADOZIONI E SOSTEGNO A DISTANZA. Attraverso i missionari, concui noi del Centro siamo in contatto nei 5 continenti, con una piccola dona-zione periodica puoi offrire a bambini e le loro famiglie un sostegno alimen-tare, sociale e sanitario, dare loro la possibilità di studiare...

FORMAZIONE DI GIOVANI MISSIONARIFORMAZIONE DI GIOVANI MISSIONARI. Con il vostro contributopotete consentire ad un giovane frate in missione di seguire la sua vocazionereligiosa/sacerdotale e ricevere adeguata formazione, dall’ingresso nell’Ordinee in tutte le tappe formative fino al sacerdozio.

Dalla Messa alla MissioneDalla Messa alla Missione

INTENZIONI SS MESSEINTENZIONI SS MESSE. Si può offrire un contributo per la celebrazionedelle sante Messe in terra di missione.

IISCRIZIONE ALLE SS MESSE PERPETUESCRIZIONE ALLE SS MESSE PERPETUE. Consiste nella iscrizione

alla Pia Opera delle Sante Messe PerpetuePia Opera delle Sante Messe Perpetue a beneficio delle missionidei frati minori conventuali. L’iscrizione è sia per i vivi che per i defunti.

PROPOSTE DI SOLIDARIETA’PROPOSTE DI SOLIDARIETA’

ABBONAMENTO AABBONAMENTO A “IL MISSIONARIO FRANCESCANO”“IL MISSIONARIO FRANCESCANO”.

Mensile di formazione e informazione, che apre una finestra sul mondo della

missionarietà e racconta storie di evangelizzazione. Abbonati, rinnovaAbbonati, rinnovao regala l’abbonamento.o regala l’abbonamento.

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Tema: “conto la povertà cambia stile di vita”

Obiettivi: aiutare i singoli, i gruppi e le comunità, a pren-

dere coscienza della necessità di aprirsi ai temi dell’univer-

salità, assumendo come paradigma della propria attività pas-

torale la missione. Come famiglia francescana, in comunione

con la Chiesa, vogliamo approfondire il nostro essere mis-

sionari; alimentare il “fuoco della missione”; sulla spinta dei

cambiamenti in atto, operare un serio discernimento per ren-

dere il nostro “essere in missione” un prolungamento della

missione di Cristo e del desiderio di Francesco d’Assisi.

Destinatari: il Convegno si rivolge ai frati, alle suore, ai

missionari, ai laici e a quanti sono impegnati nel campo della

missione. Inoltre si rivolge ai lettori e a quanti da anni sosten-

gono le adozioni a distanza e i progetti missionari. Sarà l’oc-

casione per approfondire l’essere cooperatori nella missione,

il significato di “adozione/sostegno a distanza, conoscenza

della realtà missionaria nella quale siamo coinvolti.

Mentre celebriamo il Bimillenario della conversione di S.

Paolo, apostolo delle genti, e l’Ottavo centenario della Rego-

la francescana, o grazia delle origini, vi attendiamo ad Assisi

per vivere il 24° Convegno missionario francescano.

locandina

24a

Assemblea Nazionale Missionaria

27-30 Agosto 2009

Assisi (PG)

“Presentazione del Convegno

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