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Pierluigi De Pascalis

Il giovane campioneLo sviluppo psicomotorio in età evolutiva: il ruolo della motricità

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con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: gennaio 2010

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Al mio campione

a chi più di tutti mi ha insegnato a conoscerele tappe evolutive della vita: mio figlio Manuel

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Indice

11 Presentazione

13 1. L’attività motoria e le implicazioni nel processo di sviluppo cognitivo

1.1. L’età evolutiva, definizione, storia, oggetto dello studio – 1.2. Introduzione alla motricità: gli schemi motori di base – 1.3. Le capacità e le abilità motorie – 1.4. Le capacità coordinative – 1.5. Lo sviluppo motorio, cognitivo e della personalità – 1.6. Il ruolo pedagogico delle attività fisiche e sportive – 1.7. Lo sviluppo psicomoto-rio in età evolutiva – 1.8. Lo sviluppo motorio in relazione alla formazione della personalità nella fase dai 3 ai 7 anni – 1.9. La fase preadolescenziale e puberale – 1.10. Il ruolo del gioco nella formazione del sé – 1.11. Le emozioni di base – 1.12. Dominanza e lateralità

79 2. Lo stimolo motorio finalizzato al miglioramento della prestazione abile

2.1. Le fasi sensibili – 2.2. Le abilità motorie – 2.3. Le capacità funzionali e la prestazione atletica – 2.4. Il ruolo del feedback nel processo di apprendimento e produzione motoria

133 3. Dalla teoria alla pratica

3.1. Premesse generali per l’applicazione di proposte operative, il ruolo dell’esper-to della motricità – 3.2. Esame di un caso concreto – 3.3. Verifiche e valutazione

150 Bibliografia

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Bisogna considerare che i giochi dei bambi-ni non sono soltanto giochi e che è necessa-rio giudicarli come le loro azioni più serie.

Michel De Montaigne

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Presentazione

Dopo diversi articoli, e altri due libri, dedicati all’attività sportiva per soggetti adulti, ho avuto l’opportunità di cimentarmi in un ambi-to professionale differente: l’attività motoria in età evolutiva. Di vera opportunità si è trattato, per varie ragioni.

Prima di tutto perché, la stesura del libro, mi ha consentito di torna-re ad approfondire argomenti estremamente affascinanti, che avevano colpito il mio interesse fin dal periodo della formazione universitaria. In secondo luogo perché non si può affermare di conoscere realmen-te un individuo adulto, se non si conoscono le tappe evolutive, e le implicazioni motorie, che portano il soggetto a diventare l’adulto che conosciamo.

Lo studio dell’età evolutiva permette di fare un passo avanti com-piendo un passo indietro. Un passo avanti nel meglio comprendere tutte le influenze dell’attività fisica e sportiva, compiendo un passo in-dietro, ossia iniziando la disamina dalla nascita del bambino e quindi dalle primissime esperienze di tipo motorio.

Ciascun bambino è un giovane campione, questo vuole significare il titolo, pertanto il volume non vuole essere un’incitazione all’ago-nismo, né una guida per “generare un campione”, ma un modesto contributo per scoprire il campione che si cela in lui, ed imparare a stimolarlo rispettando le tappe di apprendimento.

Al termine della lettura di questo libro mi piacerebbe fosse ben chiaro che, ogni qualvolta diciamo ad un bambino «Basta, stai fer-

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12 Presentazione

mo!», lo stiamo privando della possibilità di apprendere, di conoscere se stesso, di migliorarsi e di confrontarsi. Ogni imposizione all’immo-bilità è una piccola mutilazione.

Pierluigi De [email protected]

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Capitolo II

Lo stimolo motorio finalizzato al miglioramento della prestazione abile

2.1. Le fasi sensibili

Il processo di allenamento nell’età giovanile, dall’infanzia all’adole-scenza, può trarre giovamento da quelle che sono comunemente note come le “fasi sensibili”. Fermo restando che, il concetto stesso di alle-namento e allenabilità, nelle prime fasi della vita di un individuo è da interpretare nel giusto modo. Quindi mai da intendere come l’impe-gnativa (e spesso esasperata) ricerca del miglioramento di una perfor-mance, quanto l’utilizzo prevalente di attività ludico–sportive, volte a stimolare un armonioso sviluppo psicofisico. È naturale tuttavia che, conoscendo quali sono le prerogative, le caratteristiche (ed anche i limiti) di ciascun individuo nelle varie tappe evolutive, ci consente in egual modo di ottimizzare il tipo di lavoro, di carico, o di compito motorio da somministrare. Questo non soltanto renderà il lavoro più agevole e sicuro, ma ripagherà stimolando in modo massivo proprio gli ambiti motori che, più di altri, godono del “giusto momento” per essere sollecitati.

Le fasi sensibili pertanto individuano quali prestazioni godono del miglior margine di allenabilità e miglioramento nelle varie età. La cor-retta e tempestiva stimolazione è quella che può portare i massimi benefici. Interventi tardivi invece non consentiranno un analogo svi-luppo quand’anche tempo ed impegno profuso fossero maggiori. In altri termini, la corretta conoscenza delle fasi sensibili, permette di avere il miglior risultato con la minima spesa (ovviamente in termini di lavoro). Inoltre questo servirà da ulteriore stimolo anche per i bam-

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bini o per i ragazzi, sia perché gratificati nel notare il miglioramento delle loro abilità, sia perché non subiranno stress funzionali o emotivi derivanti da un lavoro non idoneo, o dalla frustrazione di non apprez-zare evidenti miglioramenti.

Possiamo dividere le fasi sensibili come segue:Dalla tarda infanzia sino alla fanciullezza (3/8 anni): è fortemente con-

sigliata la stimolazione delle capacità coordinative. Nella fascia 5/6 anni bisognerà prevedere anche attività che stimolino la discriminazione per-cettiva. Nella fascia dai 7 agli 8 anni sarà opportuno sollecitare la matu-razione del senso dell’equilibrio e il controllo della lateralità, inserendo appositi elementi tecnico sportivi modulati per i giovani fruitori. È anche il momento migliore per iniziare modesti programmi di forza esplosiva, essendo questo parametro fortemente connesso con le doti coordinative del singolo. Intorno agli 8/10 anni assistiamo alla maturazione della discri-minazione cinestetica, frutto della perfetta integrazione fra informazioni tattili e cinestetiche. Questo elemento ci consente di sfruttare al meglio l’ottimale apprendimento tecnico della gestualità (G. Cilia et. al., op. cit.). Possiamo anche inserire delle stimolazioni della forza, sempre senza esasperazioni e tenuto conto della giovane età. L’espressione della forza conosce una notevole ascesa sino ai 20 anni, mantenendo ottimi livelli e potenzialità di allenamento per almeno una decade. Successivamente ini-zia un processo involutivo, tanto più marcato quanto più sedentario sarà il soggetto. In questa fase è sconsigliato superare le 3 sedute settimanali dedicate all’attività motoria, senza tuttavia eseguirne meno di 2.

Dalla piena fanciullezza alla prima adolescenza (9/11 anni): è possi-bile avviare la stimolazione delle capacità coordinative e il progressivo intervento sugli aspetti della rapidità (soprattutto rapidità di azione e reazione) e della forza, oltre che la sollecitazione della mobilità artico-lare. È sconsigliato superare le 4 sedute settimanali dedicate all’attività motoria, senza tuttavia eseguirne meno di 3.

Prima adolescenza (12/14 anni): è favorita la sollecitazione della mo-bilità articolare e il progressivo coinvolgimento degli aspetti della forza e della resistenza generale. Negli individui di sesso femminile buoni risultati possono aversi anche nella forza rapida. Per i maschi occorrerà attendere il periodo dai 13 ai 15 anni. È sconsigliato superare le 4 sedute settimanali dedicate all’attività motoria, senza tuttavia eseguirne meno di 3.

Adolescenza (15/16 anni): occorrerà sollecitare gradualmente la forza generale e la forza rapida. È possibile proporre anche un grande

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intervento sulla resistenza organica e specifica. È la fase in cui si può pensare di avviare le primissime forme di allenamento della resistenza di tipo anaerobico. È sconsigliato superare le 4 sedute settimanali de-dicate all’attività motoria, senza tuttavia eseguirne meno di 3.

La stimolazione del soggetto in età evolutiva, come evidente, sarà finalizzata al miglioramento di varie aree di natura fisica e psichica. Sotto il profilo fisico promuoveremo principalmente l’allenamento delle capacità condizionali (forza, resistenza ecc.) e delle capacità co-ordinative. Sul fronte psichico saranno stimolate le aree cognitive e l’espressione della socialità (collaborazione con altri individui, auto-controllo ecc.). Nella determinazione del giusto carico di lavoro inol-tre sarà importante tener conto anche di quella che è comunemente definita l’età biologica di un individuo. In tal senso, soprattutto du-rante la fase adolescenziale, ci si potrebbe imbattere tanto in individui la cui età biologica appare “maggiore” rispetto a quella anagrafica, tanto in individui in cui la situazione è invertita.

È evidente che occorrerà tenere in gran considerazione questi aspetti, e non limitarsi ad inquadrare i ragazzi in modo rigido con rife-rimento alla loro età anagrafica. Tali differenze possono essere riscon-trate anche prima del periodo adolescenziale, e perfino nei bambini.

È altresì importante sottolineare che, sino agli 8 anni di età, tutte le attività di tipo motorio dovranno essere sempre svolte in modo ludi-co, ogni stimolazione e proposta sarà fatta in forma di gioco. Questo concetto sarà strenuamente ripetuto, e la precisazione vale come pre-messa generale in tutti i casi in cui non è stato sottolineato l’approccio giocoso alle attività motorie. Solo successivamente, e verosimilmen-te sino agli 11 anni di età, una piccola parte del lavoro sarà dedicata all’ambito formativo di base, che stimoli sempre in maniera multilate-rale ed eviti qualsivoglia forma di specializzazione precoce.

Dai 12 ai 14 anni il tempo sarà diviso in maniera pressoché paritaria fra la formazione fisica generale e le eventuali tecniche sportive. Solo dopo i 14 anni, accanto alla formazione fisica generale e specifica, com-parirà la presenza di un eventuale allenamento sportivo specialistico.

Sfruttare adeguatamente le fasi sensibili della vita non solo agevola lo sviluppo ottimale delle proprie potenzialità fisiche, ma stimola in modo massivo anche l’apprendimento ed il consolidamento delle abi-lità motorie (vedi paragrafo successivo) ed eventualmente delle abilità sportive.

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Caratteristiche dell’allenabilità nella prima e seconda età scolare(Martin 1980)

LA PRIMA eTÀ SCOLAReLe differenze fra i due sessi sono scarse e se esistono sono generalmente dovute

a maggiori stimoli.

Tecnica sportiva Abilità motoria

Settore delle capacitàCapacità

coordinative, flessibilitàForza Rapidità Resistenza

Dal 7° al 10° anno d’età la capacità di appren-dimento aumenta rapidamente per le forme elementari delle tecni-che sportive. A partire da questa età la tecnica diventa ef-fettivamente allenabile.Aumento della diffe-renziazione delle forme di movimen-to. Vi sono i presupposti di base per apprendere globalmente le tecniche sportive.

Continuano a non essere allenabili, forza massima e la resistenza alla forza.Miglioramento della forza rapida, soprat-tutto degli arti inferiori senza che ne sia documentabile l’allenabilità.

Tra il 7° e il 9° anno si può registrare un incremento nel miglioramento delle capacità di rapidità.Miglioramento soprattutto del tempo di rea-zione che però raggiunge un livello relativa-mente buono solo a 10 anni.Più in là inizia a migliorare la frequenza dei movimenti per cui si iniziano a formare le ca-pacità di sprint e di scatto.

Miglioramento dei fattori car-diopolmonari della prestazio-ne di resisten-za che sono allenabili.La capacità di resistenza aero-bica migliora e ciò va attribuito ad un miglio-re consumo d’ossigeno e ad un aumento del volume cardiaco.

Miglioramento della capacità di concentra-zione ed inizio di una capacità percettiva orientata sui dettagli a par-tire dal 2°–3° anno scolastico.Visibile miglio-ramento della capacità di combinazione di numerose abilità in rapida successione nel terzo anno di scuola.Tassi elevati di incremento nella destrezza generale dal 7° al 9° anno d’età, ad esem-pio nei percorsi ad ostacoli.Dal 3° anno scolastico in poi ottima espressione delle capacità ritmiche.

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Caratteristiche dell’allenabilità nella prima e seconda età scolare(Martin 1980)

LA SeCONDA eTÀ SCOLAReLentamente cominciano a vedersi differenze tra i due sessi, ma sono ancora scarse e

dovute, generalmente, a differenze di stimoli più che allo sviluppo.

Tecnica sportiva Abilità motoria

Settore delle capacità Capacità co-ordinative, flessibilitàForza Rapidità Resistenza

Migliore età per l’apprendimen-to motorio e l’acquisizione di tutti i processi tecno–motori.Crescente dispo-nibilità a rischia-re nell’appren-dere tecniche che richiedono coraggio.Miglioramento delle tecniche anche perché migliora la componente di rapidità.Nei giochi sportivi alla fine di questa fase si possono vedere differenze spe-cifiche tra i due sessi.

Miglioramento del rapporto forza–peso.Possibilità d’incremento della forza rapida, soprat-tutto per il miglioramento della com-ponente di rapidità.L’aumento della forza massima è scarso.La crescita della resisten-za alla forza, con esercita-zioni adegua-te, è propor-zionale allo sviluppo della forza massima, altrimenti è scarsa.Nella forzamassima si possono individuare differenze specifiche tra i due sessi.

Il tempo di reazione ha un andamen-to tale da raggiungerevalori da adulti alla fine di questa fase.La velocità generale di movimen-to cresce costantemen-te. I singoli movimenti possono es-sere eseguiti molto rapida-mente.La frequenza dei movimen-ti alla fine di questa fase raggiunge quasi i valori degli adulti.

Si osserva un sal-to nell’aumento delle prestazioni di resistenza.Nei soggetti allenati si vede un’allenabili-tà dei fattori cardiorespiratori che nel consumo di ossigeno per Kg di peso/min e nei volumi cardiaci per Kg di peso raggiun-gono valori da adulti.Nei carichi ora entrano in ballo anche i sistemi di produzione dell’energia per via anaerobica.

Capacità di apprendere i movimenti a prima vista.Ottime ca-pacità d’os-servazione e percezione. Capacità di seguire mentalmente l’esecuzione del movi-mento altrui.Buon controllo dei movimenti.Se corret-tamente stimolata la mobilità articolare raggiunge i valori massi-mi, ma senza esercizio già diminuisce.

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Contenuti dei carichi di lavoro fisico nelle diverse fasce di età(Bellotti P., Alcune caratteristiche della formazione fisica e dell’alle-namento giovanile — «Atleticastudi» n. 4, 1983 — modificata)

età Principali contenuti dell’attività di formazione fisica

6–8

Esercizi formativi con carattere di gioco (correre, saltare, arrampicarsi, ecc.).Giochi di gruppo.Giochi sportivi con regole semplificate.Acrobatica elementare ed esercizi per lo sviluppo dell’equilibrio (pattinare, andare in bicicletta, sciare, ecc.).Esercizi di mobilità.

9–11

Esercizi di ginnastica formativa (preparazione fisica a carico naturale).Esercizi formativi individuali con carattere di gioco come nella fascia precedente.Giochi sportivi con regole semplificate.Acrobatica elementare ed esercizi per lo sviluppo dell’equilibrio (pattinare, andare in bicicletta, sciare, ecc.).Esercizi di mobilità.

12–14

Addestramento tecnico soprattutto in forma globale.Elementi di ginnastica formativa (preparazione a carico naturale).Giochi sportivi con regole effettive.Forme più complesse di acrobatica ed esercizi più complessi per lo sviluppo dell’equilibrio.Esercizi di mobilità.Esercizi formativi individuali.

15–16

Addestramento tecnico in forma analitica e globale, comprendente anche esercizi di gara.Preparazione fisica generale a carico naturale e altri mezzi di allenamento per le qualità complementari (esercizi generali).Preparazione fisica specifica (esercizi speciali).Esercizi di mobilità.Giochi che presentino, sotto il profilo delle qualità fisiche richieste, la mag-giore attinenza con la specialità sportiva.

2.2. Le abilità motorie

Abbiamo accennato all’abilità motoria nel paragrafo 1.3, definendola come la capacità di automatizzare un gesto atletico, o un compito motorio, anche complesso. In altri termini l’abilità, in senso generale, coincide con

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