45° ANNIVERSARIO BUON COMPLEANAC i QUAdeRni de LA … · il timone e guida la barca con maestria e...

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19 (INDIPENDENTE) I QUADERNI DE LA VOCE DELL’ANAC 45° ANNIVERSARIO BUON COMPLE ANAC ! 1971/2016

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19(indipendente)

i QUAdeRnide LA VOCedeLL’AnAC

45° ANNIVERSARIOBUON COMPLEANAC !

1971/2016

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IN COPERTINA – Tre particolari saltano all’occhio del distintivo in copertina di metal-lo smaltato. Veniva sistemato sul taschino di una qualsiasi giacca in occasioni in cui era necessario rappresentare l’Associazione.:

* I cinque cerchi olimpici, nella parte superiore dello stemma, ad indicare che il merito dei massimi risultati alle Olimpiadi è stato anche degli allenatori, oltre che degli atleti italiani.

* Al centro il simbolo dell’ANACC con remo e pagaia e la scritta sul tricolore che andiamo sempre a rappresentare;

* Ed infine nella parte inferiore la dicitura ALLENATORE F.I.C., perché è della Federazione Italiana Canottaggio che facciamo e vogliamo far parte.

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editORiALe deL pReSidente45 Anni di AnAC

potremmo dire sì o no. Un unico denominatore comune: la passione per il canottaggio, che ci porta a non poterne più fare a meno di questo sport. Ora come 45 anni fa. BUON COMPLEANAC A TUTTI VOI!

Maurizio UstolinPresidente dell’ANAC

Quest’anno ricorre il 45° anno dalla fondazione dell’ANAC, e dall’ultima volta che festeggiam-mo il 40esimo a Firenze, 5 anni sono passati davvero in fretta. Una storia avvincente, quel-

la della nostra Associazione, nata ufficialmente l’8 otto-bre 1971 a Roma dopo riunione preliminare il 29 agosto a Firenze, dalla volontà di un gruppo di allenatori di ca-nottaggio e canoa, che dopo averne più volte parlato sui campi di regata, decisero di unire le forze per far sentire la loro voce soprattutto in seno alla Federazione Italiana Canottaggio. Una storia che rappresenta la nostra storia. Che cosa è cambiato in questi primi 45 anni? I rapporti tra noi allenatori, i costi, il doping, i materiali, la tecnica, i programmi di allenamento, su ognuno di questi argomenti

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I NOSTRI PRIMI QUARANTA ANNI…

Nel mese di novembre del 1974, nasce un’idea, (insieme ad un altro proget-to…) Foto 0Con entusiasmo e magari un po’ di in-

coscienza, Rosangela e Leonardo cominciano a pensare al loro futuro.

di-bi 1976 - 2016dA QUARAnt’Anni

...nOi peR VOi ...VOi COn nOi

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In una Italia che, dopo il boom economico degli anni ‘60 sta vivendo un momento di austerity, qualcuno “scopre“ lo sport.Il ‘75 per Ro e Leo, è un anno di esperimenti e prove con nuovi tessuti e nuovi modelli.E nel 1976 il progetto e l’idea si concretizzano … nascono Claudio e la DI BI (Foto 1 e 2)Ginnastica artistica, calcio, ciclismo, pattinaggio, volley, basket, bocce … sono tante le società che si rivolgono al piccolo laboratorio di Besozzo, per vestire con colori e fantasia il loro sport.Ma il “colpo di fulmine” arriva con la canottieri Monate e la IGNIS, due realtà della Provincia dei Laghi, che subito stabiliscono un connubio che dura tuttora.Anche la Federazione di Canottaggio “scopre” la DI BI.La prima fornitura è del 1979, (Foto 3)

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Con la complicità di Matteo Montesano e Stefa-no Martinoli, prima gli junior e poi i P.O., vestono DIBI. (Foto 4)Con il Presidente D’Aloia, nasce la Piediluco del canottaggio italiano e lì, con Thor Nielsen e Bep-pe De Capua la DI BI progetta e realizza il primo body al mondo E’ il 1981 e insieme a questo capo avveniristico che rivoluzionera’ il modo di vestire del canottaggio, cresce anche la famiglia con l’arrivo di JoasLa storia della DI BI continua e cresce insieme ai successi della squadra italiana. (Foto 5)

Sono tante le medaglie che si appoggiano sui body azzurri realizzati a Besozzo, grazie ai gran-di campioni del remo italiano nei venti anni di collaborazione con la Federazione Italiana di Canottaggio. Podi olimpici e mondiali resteranno indelebile ricordo in tutti noi insieme al sorriso e la gioia dei protagonisti. (Foto 6 7 8)Ma le medaglie mondiali e olimpiche non si ve-stono solo di azzurro.

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Ad Atlanta un’altra prestigiosa medaglia va ad arricchire il palmares di chi veste DI BI. L’otto olandese è oro nella specialità più prestigiosa del canottaggio. E la gioia si ripete a Pechino 2008 con un oro e un argento con doppio e otto femminile olandesi, che indossano un rivoluzio-nario body realizzato con un mix di tre tessuti, per la prestigiosa competizione olimpica asiati-ca. (Foto 9, 10, 11)Alla fine degli anni ‘80 e per un decennio la DI BI per acquisire esperienza, sviluppa importanti collaborazioni con marchi prestigiosi nel mondo dello sci: BERGHAUS, KARHU, ANZI BESSON, FRANCO NONES, LA SPORTIVA, GRIVEL oltre alla ventennale collaborazione con la TRABAL-DO GINO nel settore caccia e forestale. Negli anni ‘90 si aprono i mercati esteri del ca-nottaggio. Da principio Svizzera e Olanda, poi Francia, Austria, Germania, Spagna e da ultimo il Regno Unito, culla e patria del canottaggio mondiale.In questi Paesi la DIBI esporta il “made in Italy” e ormai sono tanti i club e i campioni che vesto-no i capi confezionati nel rinnovato e ampliato laboratorio di Besozzo Ma le idee non finiscono mai e le necessità degli atleti sono stimolo per l’inventiva di chi progetta in DI BI.Nel ‘96 nasce un altro capo veramente in-novativo. Per proteggere la schiena da aria e acqua, nasce il GILET (in gergo remiero detto paraspruzzi) con la parte posteriore in nylon e davanti in maglia per non pregiudicare la rema-ta, Determinante la collaborazione di Audisio e Crispi che ben volentieri hanno testato i primi 7 prototipi prima di arrivare a quello definitivo. (Foto 12)Ad Atlanta 96 il debutto ufficiale di questo capo, che pochi mesi dopo vestiva già tutti gli atle-

ti della squadra nazionale italiana e molti atleti all’estero. (Foto 13))

Per essere vicino a tutti i praticanti il canot-taggio, sempre negli anni ‘90, la DI BI inizia ad essere presente sui campi di regata in Italia e all’estero. (Foto 14)

Da un decennio, può capitare che in un week end in Europa, i prodotti DI BI siano esposti contem-poraneamente in sei gare nazionali, grazie alla fitta rete di commercializzazione realizzata. ROEIGO-ED in Olanda – CREW LINE in Francia – DIBI UK nel Regno Unito – BODY MIND- AURUM DE –IMC DE in Germania - AURUM CH in Svizzera - NEY-WER in Repubblica Ceca (Foto 15 e 16)E siamo ai giorni nostri. La DIBI, seguendo le esigenze del mercato, lancia una innovativa scarpa marchiata AGAINST, rigoro-

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samente made in Italy, con la preziosa collabora-zione del prestigioso calzaturificio Caretti di Varese e si apre a nuove strade con l’obiettivo di ampliare sempre più il proprio campo di azione.

La seconda generazione ha ormai preso in mano il timone e guida la barca con maestria e sicu-rezza. (Foto 17)

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18Aspettando la terzagenerazione (Foto 18).

LA STORIACONTINUA

INTERESSANTE OFFERTA DIBIPER I REMOERGOMETRI

In occasione della Coppa del Mondo di Varese, saranno disponibili diversi remergometri modello D PM5, utilizzati in quell'occasione per il riscaldamento degli atleti, ed il cui costo sarà di euro 780,00 + iva.Saranno disponibili a questo prezzo fino ad esaurimento scorte esi potranno ritirare direttamente a Varese oppure li può portare direttamente la DIBI alle regate successive: Piediluco, Ravenna ecc.Da considerare che questi remoergometri saranno utilizzati solo per i 3 giorni della manifestazione, quindi nuovi al 98%Per la prenotazione è necessario mandare una mail inviando la richiesta a [email protected] e versare un acconto del 20% .

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Come promesso, ecco la descrizione della vita quotidiana che assieme agli atleti viviamo noi tecnici durante un raduno olimpico. Ho creduto che potesse essere più proficuo e costruttivo responsabilizzare per la narrazione di essa, un atleta non scelto a caso, ma che, viste le difficoltà che ha incontrato nel passato ad al-lenarsi col nostro metodo, attualmente motivato più che mai, la persona più idonea a farlo.

Antonio La Padula.

Non sarà facile trasmettere le sensazioni di palata attraverso qualche parola ma ci proverò.È iniziato tutto nel 2013, con l’arrivo di

Giuseppe Abbagnale e della nuova era supervi-sionata dal dottor La Mura e Franco Cattaneo.Mi è stato proposto di raccontare, in collabora-zione con Antonio La Padula il nostro allenatore del gruppo pesi leggeri, i mesi che stiamo viven-do e che ci separano dal viaggio che potrebbe esssere il fine di tante fatiche e tanti sacrifici: i giochi olimpici di Rio .Un quadriennio che può essere intitolato: CAM-BIAMENTO.Ad ottobre, dopo un periodo personalmente molto complicato, è arrivata la convocazione per il gruppo olimpico una convocazione sperata per cui mi sono portato avanti durante l’estate 2015 passando da un lettino di osteopatia all’altro ri-mettendo in condizione il mio fisico e preparan-dolo al “peggio”.Ora siamo qui, solo in dieci, da ottobre lontani da casa spostandoci tra Sabaudia e Piediluco, af-frontando giornalmente con il massimo impegno e dedizione ogni chilometro. È cambiato tanto dal passato, allenamenti, carichi di lavoro straor-

dinari per volume e intensità.Dopo tanto tempo vedo e vivo un gruppo cre-sciuto maturo e coeso, di cui fanno ovviamen-te parte Antonio e Valter che ormai ci accom-pagnano per questa strada passo passo da tre anni, composto da persone molto diverse con caratteri a volte agli anitpodi.Alcuni di noi sono cresciuti insieme e come me sono stati presenti in tutti i passaggi di testimone che ci sono stati tra le varie federazioni, abbia-mo vissuto momenti incredibilmente diversi tra di loro sotto ogni aspetto. Abbiamo imparato a lottare insieme per un posto in barca facendolo con lealtà e sportività e ora siamo forse al clou di questo quadriennio, adesso nulla può essere lasciato al caso ogni particolare potrebbe fare la differenza tra il decimo e il secondo.Come disse Candido Cannavo :“L’Olimpiade vince con gli sport poveri, ma vince anche con i campioni del superprofessionismo.”Noi siamo quindi giunti a questo determinante passaggio che dovrà portarci ad essere maniacali in tutto. Ogni giorno capisco di più che non puoi pensare al domani quando sei in barca quando sei in palestra, per quanto sia difficile ogni allenamen-to è un tassello di un puzzle da centinaia di pezzi complicatissimi da mettere insieme.Dal 2013, parlo personalmente, credo di aver se-minato tanto e raccolto molto poco per i risulta-ti ottenuti, ora ho detto basta, qualunque sia la strada da percorrere .Ottobre è stato l’inizio dell’adattamento del mio corpo al nuovo programma di allenamento olim-pico, difficile da metabolizzare e da affrontare.Il corpo non essendo abituato ad un tipo di la-voro cosi intenso non è secondo me in grado di trasmetterti le sensazioni reali del tuo stato

piU’ VeLOCepiU’ in ALtOpiU’ fORte

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fisico, diventa quasi una lotteria, l’unica arma utilizzabile è la testa per superare determinate e detreminanti situazioni.Alcuni allenamenti sono focalizzati sulla trasfor-mazione delle fibre bianche (veloci) in fibre rosse (resistenti) per questo durante i primi mesi sono stati inseriti dei test specifici che hanno eviden-ziato in maniera sensibile le differenze tra noi at-leti e ad esempio ho scoperto di avere un ottimo valore su misure medio brevi quindi la possibilità di allenare il mio corpo e trasformarlo nel più resi-stente possibile adeguandolo al nostro percorso di 2000 mt. Questo lavoro è stato secondo me molto importante in quanto è servito ad indivi-duare atleti con la possibilità di trasformare qual-cosa che natura ti ha dato in qualcosa di allena-bile. L’allenamento di questi mesi è stato, come avete capito, mirato e improntato sulla quantità e sull’intensità adesso ci sarà un evoluzione nel periodo di avvicinamento alle gare, ancora tutto da scoprire. Il mio stato fisico è migliorato mol-tissimo nei primi mesi e con il tempo sto riuscen-do a lavorare sui punti più deboli per raggiun-gere risultati migliori in vista deigli appuntamenti importanti. Il remoergometro è il mio ago della bilancia, il punto più critico dei miei allenamenti dal quale sono riuscito a cogliere i passi in avanti settimana dopo settimana .Il pensiero piu strano che ormai è radicato nella mia mente è che: “prima arriva la mente poi il fisico”. Le nostre risorse sono indefinibili, infatti durante i periodi di carico, molto duri, il primo desiderio il primo pensiero ti porterebbe a fer-marti invece dentro la tua testa sai che non devi, ma può capitare. In quel momento gioca un ruo-lo fondamentale l’allenatore.Per quanto maturi non siamo macchine, un atle-

ta da solo non può fare tutto questo.Le nostre giornate sono composte da circa 6 ore di allenamento al giorno in cui distruggiamo i nostri muscoli per poi riallenarli il giorno dopo. La riuscita quindi di un carico di allenamento è dovuta ad un insieme di fattori che sono: lavoro, testa, recupero, nutrizione, idratazione, allenato-re, periodizzazione, carico, scarico, benessere, salute. Questi sono probabilmente solo i punti fondamentali ma possono renedere l’idea del lavoro infinito che c’è dietro ad una squadra na-zionale .Personalmente sto affrontando questo percorso con entusiasmo e, tra alti e bassi vedo negli oc-chi di tutti la voglia di arrivare e di lavorare, ov-viamente ogni tanto al risveglio speri in qualche comunicazione particolare in attesa di un giorno di riposo ma sono solo speranze! Le certezze sono il lavoro e la fatica, in passato abbiamo la-

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vorato molto diversamente e sono convinto che sia giusto prendere del buono da tutto quello che è stato, ma ora in particolare essendo cosi duro il programma bisogna crederci. Abbiamo vinto e perso moltissime gare in questi dieci dodici anni di lavoro ma siamo sempre rimasti li, competitivi pronti a fare un passettino in più.Negli anni passati svolgendo un programma sot-to alcuni aspetti diverso abbiamo raggiunto dei buoni risultati e adesso sono convinto di poter ottenere qualcosa di ancora più importante es-sendo monitorato ogni giorno, indubbiamente una scienza esatta che dica se fai questo vinci non esiste e non esisterà mai, però, se non credi in quello che fai puoi essere certo che di vittorie ne avrai poche.Tutti noi pesi leggeri abbiamo già vinto qualche campionato del mondo abbiamo combattuto su barche olimpiche e non olimpiche ed ora biso-gna aumentare la concentrazione e prepararsi alle gare più difficili . Spero che l’impegno e i risultati di questi anni vengano in qualche modo ripagati io ho la mas-sima fiducia in chi ci segue e gestisce adesso che vinca lo sport questa è l’unica cosa che con-

ta, l’obbiettivo ad un europeo ad un mondiale e credo sicuramente ancora di più ad un Olimpia-de, non è partecipare. Per me non lo è mai stato, quando arrivammo secondi nel 2014 con l’otto pesi leggeri nonostante un argento al collo io ho perso, e non riesco ad avere una visione diversa di quella gara. Ci alleniamo per vincere non per partecipare.Come dice Antonio, piu o meno ogni giorno : dobbiamo fare le cose difficili,perché le cose fa-cili le sanno fare pure gli... Tutti... Meglio finir-la così! Io penso solo a mettere ogni giorno per quanto possibile la pallina della mia barca da-vanti alle altre, cosi fanno i miei compagni e cosi arriveremo lontano.Vincere è l’unica cosa che conta.Questo breve racconto riguardante la mia espe-rienza e le sensazioni di questo lunghissimo pe-riodo è stata voluta da Antonio La Padula per deviare un pò dalla routine di racconti esterni, cercando di raccontare più profondamente la nostra vita quotidiana metro dopo metro. Lo rin-grazio di questa possibilità.

Giorgio Tuccinardi

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L’attività principale dell’azienda Filippi Lido è la produzione e distribuzione di im-barcazioni da canottaggio. Filippi produ-ce tutte le classi olimpiche nello sport del

canottaggio, oltre a imbarcazioni Adaptive e Co-astal Rowing. Numerosi successi internazionali, un uso impressionante di tecnologia, materiali di alta qualità e ricerca continua costituiscono il DNA della società. Costruire le imbarcazioni da canottaggio più veloci sul mercato è la sua mis-sione prioritaria. La storia di Filippi è la storia di un’azienda a conduzione familiare che risale al 1980, quando Lido Filippi fonda la “Filippi Lido SRL”. Il suo magazzino di 200 mq di allora, ha lasciato il posto ad una fabbrica di 5.000 me-tri quadrati e le barche in legno originali sono state sostituite dalle, ormai divenute inconfon-dibili, “barche bianche” costituite da nuovi ma-teriali più avanzati e performanti. Questa cre-scita è stata avviata dal fondatore e realizzata più recentemente dal figlio David. L’attenzione ai dettagli e dedizione alla ricerca della qualità nei prodotti e nei processi ha permesso di far crescere Filippi sino ad una produzione record di 1.100 imbarcazioni nel 2013. Negli ultimi due decenni, il cantiere Filippi ha collaborato con di-verse istituzioni accademiche, commissionando studi su vari aspetti della fluidodinamica delle barche e simulatori del movimento degli atleti nelle imbarcazioni. Queste collaborazioni conti-nuano tutt’oggi e sono volte ad un continuo ed

instancabile desiderio di innovazione. Le barche Filippi, nel corso degli ultimi 20 anni, hanno vin-to più di 400 medaglie a Campionati del Mondo e Giochi Olimpici. Il gruppo, il cui headquarters è sito a Donoratico in Toscana, è presente con i suoi prodotti in tutto il mondo attraverso una rete capillare di oltre 30 dealers. Tra i punti di forza di questa realtà imprenditoriale emergono: innovazione, ricerca e sviluppo continuo, ma-terie prime di qualità, una vera passione per i dettagli, design e produzione Made in Italy, una certificazione del sistema di qualità che permet-te la tracciabilità di tutti i materiali che vengono utilizzati. L’azienda non smette mai d’investire in innovazione e nel miglioramento dei processi di produzione, per assicurare al mondo del ca-nottaggio professionistico gli ultimi ritrovati nella progettazione, nei materiali e nella tecnologia di questo sport.

Un pARtneRdeLL’ AnAC:fiLippi LidO S.R.L.

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È con piacere che colgo l’opportunità di parlare di “Formazione” per chiarirne ed approfondirne qualche aspetto, sulla voce dell’ANAC.

L’approvazione del nuovo Albo allenatori, avve-nuta nel luglio 2014, e delle nuove norme orga-nizzative dei corsi allenatori, hanno introdotto alcune novità.Tra queste ricordiamo l’inserimento della qualifi-ca di Aspirante allenatore. Questa figura è stata introdotta nella previsione che eventuali neofiti del canottaggio, intraprendano l’iter formativo per allenatori nel nostro sport.La procedura d’iscrizione per questa qualifica è totalmente informatizzata, infatti il primo passo è: individuare un allenatore almeno di 2° livello disposto ad essere il tecnico di Riferimento per il periodo di tempo necessario a dimostrare la pro-pensione all’attività di allenatore, tesserarsi se non lo si è già per la società presso cui quell’al-lenatore è in attività e produrre tutti i documenti necessari. Sarà poi cura di quel tecnico accede-re con le credenziali societarie su canottaggio.net ed attivare e successivamente chiudere la procedura. Questa logica quindi affida alla completa respon-sabilità dell’allenatore di società interessato, sta-bilire il tempo necessario affinché l’aspirante sia considerato idoneo ad accedere al corso di pri-mo livello.Il caso classico è quello di un aspirante prove-niente da altro sport o comunque privo di qual-siasi esperienza nel canottaggio. Queste perso-ne si troverebbero in grave difficoltà, visto che dovrebbero frequentare un corso di 1° livello completamente a digiuno di qualsivoglia nozione base. Magari non hanno mai neppure visto una

barca da canottaggio! Appare evidente quindi che in tutti gli altri casi, penso ad esempio ad ex atleti, a master o a Dirigenti appassionati, questo passaggio preliminare costituisce spesso una pura formalità, visto che vivono il nostro sport magari da molti anni.Nei corsi di 1° Livello, all’allenatore Docente (al-meno Tecnico di 3° Livello) spetta la parte teorica del corso (32 ore in due fine settimana), mentre all’allenatore di Riferimento (almeno Tecnico di 2° Livello) tutta la parte pratica (116 ore in quat-tro settimane).Queste due figure, coordinate dal settore forma-zione della FIC e supportate dal prezioso lavoro dei Comitati Regionali, costituiscono ovviamen-te il cardine intorno al quale gira tutta l’organiz-zazione e sono da considerarsi i veri artefici del corso. La FIC, fornirà entro l’inizio del corso il libro su cui è consigliato studiare ed alcune di-spense utili alle lezioni.Penso alla complessità e alla qualità delle lezioni teoriche e pratiche, penso alla grande responsa-bilità cui sono chiamati gli allenatori Docenti che offrono il loro bagaglio di conoscenze e di impa-gabili esperienze animati quindi unicamente da una profonda passione per il nostro sport. È a queste persone che va il mio plauso e la nostra riconoscenza per il tempo che dedicano all’inse-gnamento. Apporre la candidatura a questi “ruoli”, con il sistema informatizzato su canottaggio.net, rappresenta l’unico modo per trasmettere alla FIC la propria volontà di dedicarsi a questi incarichi.A riguardo mi preme sottolineare l’importanza della parte pratica, infatti è questa che fornisce al futuro allenatore le nozioni base per operare nelle mille incombenze cui un allenatore è oggi giorno investito quotidianamente.

iL SettORe “fORmAziOne”UnO StRUmentO AL SeRViziOdi tUtti gLi ALLenAtORi di WALTER MOLEA

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Non a caso il numero di ore più corposo è dedi-cato a questa parte del corso.Da quanto detto si desume che i corsi da aspi-rante e da tecnico di 1° livello, sono a carattere periferico, mentre il 2° e 3° livello sono organiz-zati a carattere nazionale.Altro aspetto interessante da approfondire è quello dei crediti formativi. Condizione necessaria al mantenimento dell’iscri-zione all’albo è il possesso di almeno n° 4 crediti formativi per quadriennio. I crediti formativi pos-sono essere conseguiti partecipando ad attività didattiche, ad esempio la consueta conferenza allenatori, o mediante l’attività agonistica svolta nella società per cui si è tesserati. In questi ultimi anni, una particolare attenzione si è voluta dare all’annuale conferenza allenatori.

Il numero elevato di partecipanti che a proprie spese affrontano talvolta lunghi viaggi, rappre-senta un motivo di stimolo e di soddisfazione per la nostra federazione ed è per questo che tutti i nostri sforzi sono indirizzati ad offrire un prodotto interessante e appetibile atto a sfamare curiosità e ad ampliare conoscenze. Questo evento rap-presenta ormai, non solo l’occasione per ascol-tare interventi autorevoli su materie d’interesse generale e specifico, ma costituisce anche un momento d’incontro e di confronto tra tutti i col-leghi e non ultimo con la direzione tecnica. Per concludere questa veloce panoramica vorrei solo aggiungere che è giusto far sapere che il lavoro svolto da me in qualità di responsabile, dal consigliere Perna, dalla Sig.ra Gasperoni, dal coadiutore Zangla e dal collaboratore Benecchi è indirizzato costantemente a far funzionare que-sta complessa macchina organizzativa e che tut-ti noi come una squadra vogliamo considerarci una risorsa ed un servizio a disposizione di tutti i colleghi. Quindi sempre ben accette da parte no-stra saranno osservazioni, contributi, idee e per-ché no anche critiche se finalizzate ad processo che va oltre i personalismi e che ha come scopo principale il miglioramento.

Il Responsabile del settore Formazione della FICDott. Valter MOLEA

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Pubblichiamo (fonte www.canottaggio.org), il documento di Alberto Vianello, Agente Scelto di Polizia Locale del Comune di Marcon (Venezia), nonché Consigliere del Comitato Regionale Ve-neto della FIC, e tecnico della Canottieri Mestre, stilato assieme alla segreteria Federale FIC in merito alle nuove norme sulle patenti comuni-tarie.

nUOVe pAtenti COmUnitARie

PRECISAzIONI SULL’ENTRATA IN VIGORE DELLE NUOVE PATENTI COMUNITARIE

A seguito circolare Prot. 24640 del 26/10/2015 del Ministero dei Trasporti e dell’entrata in vi-gore della direttiva 2006/126/CE vengono intro-dotte due importanti novità in merito al traino dei rimorchi:1: per la conduzione di complessi veicoli com-

posti da autoveicolo ed un rimorchio T.A.T.S. (Trasporto Attrezzature Turistiche e Sportive), si dovrà fare riferimento esclusivamente alla massa massima autorizzata riportata sulla Carta di Circolazione e non più al peso rile-vato sulla bascula al momento del controllo.

2. introduzioni delle nuove categorie di “Patenti Comunitarie”

Nella fattispecie, per quanto può interessare il traino dei rimorchi per il trasporto delle imbar-cazioni di canottaggio, si precisano i seguenti punti:

Patente di Cattegoria BAbilita il titolare alla conduzione dei seguenti complessi di veicoli• Veicolo (pulmino fino ad 8 posti + condu-

cente) la cui massa complessiva autorizzata non superi i 3500 kg al quale può essere ag-ganciato un rimorchio (leggero) la cui massa complessiva autorizzata non superi i 750 kg.

Es: Pulmino con massa = 3500 kg + rimorchio con massa = 750 kg. Il totale del complesso = 4250 kg.

• Veicolo (pulmino fino ad 8 posti + condu-cente) al quale può essere agganciato un rimorchio con massa complessiva autorizza-ta superiore a 750 kg. purché la somma dei complesso dei veicoli non superi i 3500 kg.

Es: Pulmino con massa = 2500 kg + rimorchio con massa = 900 kg. Il totale del complesso = 3400 kg.

Patente di Categoria B 96Abilita il titolare alla conduzione dei seguenti complessi di veicoli• Veicolo (pulmino) con massa complessiva

autorizzata non superi i 3500 kg al quale vie-ne agganciato un rimorchio con massa com-plessiva superiore a 750 kg e la somma del complesso è compresa dai 3500 ai 4250 kg

Es: Pulmino con massa = 3300 kg + rimorchio

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con massa = 900 kg. Il totale del complesso = 4200 kg.

Patente di Categoria B EAbilita il titolare alla conduzione dei seguenti

complessi di veicoli• Veicolo (con massa complessiva autorizzata

inferiore a 3500 kg con agganciato un rimor-chio con massa superiore a 750 kg (ma infe-riore a 3500 kg) e la somma del complesso è superiore ai 4250 kg

Es: Pulmino con massa = 3400 kg + rimor-chio con massa = 1200 kg. Il totale del com-plesso = 4600 kg.

L’art 3 del decreto legislativo 18 aprile 2011, n. 59 - Attuazione delle direttive 2006/126/CE e 2009/113/CE concernenti la patente di gui-da recita infatti:“La patente di guida, conforme al modello UE, si distingue nelle seguenti categorie ed abilita alla guida dei veicoli per ciascuna di esse indicati:..

... f) B: autoveicoli la cui massa massima autoriz-zata non supera 3500 kg e progettati e costruiti per il trasporto di non più di otto persone altre al conducente; ai veicoli di questa categoria può essere agganciato un rimorchio avente una mas-sa massima autorizzata non superiore a 750 kg.(ComPLEsso dI vEICoLI PEr I qUaLI è rI-ChIEsta PatEntE dI Cat. B)

agli autoveicoli di questa categoria può essere agganciato un rimorchio la cui massa massima autorizzata superi 750 kg, purché la massa mas-sima autorizzata di tale combinazione non superi 4250 kg. qualora tale combinazione superi 3500 chilogrammi, è richiesto il superamento di una prova di capacità e comportamento su veicoli specifico.(ComPLEsso dI vEICoLI PEr I qUaLI è rI-ChIEsta PatEntE dI Cat. B96)

...g) BE: complessi di veicoli composti di una motrice della categoria B e di un rimorchio o se-mirimorchio: questi ultimi devono avere massa massima autorizzata non superiore a 3500 kg....

Alberto Vianello

CROnOmetRAggi?AnCORA pOCOCOnVinCenti

Si susseguono i rumors in merito ai cro-nometraggi alle gare di resistenza. “San Giorgio, Pisa ed ora Torino...” sono le parole di uno dei tecnici presenti all’In-

verno sul Po, poco soddisfatto, come altri sentiti sulle rive del fiume più lungo d’Italia, in parti-colare per la gara dell’otto senior, una delle più prestigiose domenica scorsa. Chiesti lumi al cro-nometraggio all’arrivo, l’addetto ha fatto vedere ai tecnici gli statini con in tempi che poi erano quelli riportati nella classifica finale, ma ad alcu-ni i conti non tornavano. Diversi allenatori ave-vano seguito la gara dalla partenza alla fine, e tempi e distacchi non tornavano ad alcuni. “Sai, fintanto che si tratta di una gara fine a sé stessa, ti rode, ma poi te ne fai una ragione. È molto più seccante quando sono in gioco i titoli italia-ni del fondo. Senza buttare la croce addosso a nessuno, però sarebbe importante trovare una soluzione sfruttando le moderne tecnologie,” Quali? “L’utilizzo dei transponder ad esempio, come già fatto in altre occasioni. Sarà un po’ più costoso per l’organizzazione, ma è il metodo più sicuro per avere l’effettivo tempo fatto registrare da ogni equipaggio.”

di MAURIZIO USTOLIN

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È stato chiesto all’allenatore di Dražen Pe-troviæ. Qual’è la differenza tra due atleti ta-lentuosi? Riferendosi a Dražen e Vlade Di-vaæ suo amico e compagno di squadra.Uno ha un talento, quello fisico e nel gioca-re (Divac), l’altro ha due talenti (Petrovic), perché al tipo,primo si aggiunge la voglia di allenarsi.

ll Mozart della musica era austriaco, Il Mo-zart della pallacanestro invece è nato a Šibenik nel 1964, oggi Croazia, allora Ju-goslavia. Si chiamava Dražen Petroviæ, e la

sua carriera è stata davvero una sinfonia tra-volgente e appassionante, piena di momenti algidi, drammatici, trionfali. Una sinfonia in-terrotta, proprio all’apice, da uno schianto. Un incidente su un’autostrada tedesca, in un ano-nimo comune bavarese di nome Denkendorf, un pomeriggio di esattamente 26 anni fa, il 7 giugno 1993.Ancora oggi, molti riconoscono in Dražen il mi-glior giocatore europeo della storia della palla-canestro. Il suo era un talento innato, ma anche costruito su un carattere quadrato e una forza di volontà granitica. Ancora adolescente, si al-zava all’alba per fare 500 tiri prima di entrare a scuola. Quando diventò professionista, si alle-nava almeno sei ore al giorno. Si racconta che quando giocava al Real Madrid non tornasse a casa prima di segnare almeno centro triple, e che dopo una sconfitta restò in palestra a tirare fino a tarda notte come “castigo”. La sua con-centrazione era maniacale, durante i ritiri difficil-mente parlava d’altro che di basket. Sul parquet era irriverente e provocatore con gli avversari. E persino i suoi compagni talvolta soffrivano il suo individualismo eclettico e ribelle.

Sebenico, Zagabria, Madrid e l’NBA: le tappe di una carrieraDai suoi inizi nel KK Šibenik, passando per il Cibona Zagabria (1984-1988) e per il Real Ma-drid (1988-89), la carriera europea di Petroviæ è un crescendo di successi e di imprese leg-gendarie. Da ricordare, tra le altre: i 112 punti segnati in una sola partita, e a 21 anni, in un match del suo Cibona contro l’Olimpija Ljublja-na nel campionato jugoslavo 1984/85 (ancora oggi, una delle migliori performance individuali nella storia del basket); le due Coppe dei Cam-pioni (1985 e 1986) e i due campionati jugoslavi (1984 e 1985) vinti con il Cibona, da assoluto protagonista, viaggiando stabilmente a più di 30 punti di media. È allora che Enrico Campa-na, giornalista della Gazzetta dello Sport, gli affibbia il nome di “Mozart dei canestri” che lo accompagna ancora oggi (e il bar della sua fa-miglia e a lui dedicato, che si trova a Zagabria, si chiama “Amadeus”). E ancora, come dimen-ticare la storica finale di Coppa delle Coppe del 1989 con il Real Madrid, quando Dražen segna la bellezza di 62 punti contro la Snaidero Ca-serta di Gentile e Oscar Schmidt.Ormai raggiunto il tetto d’Europa, Petroviæ sbarca negli Stati Uniti in tempi non sospet-ti. All’epoca l’NBA è ancora un altro mondo, separato da ben più di un oceano. Gli europei

i mitidegLi ALtRi SpORt

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che giocano lì si contano sulle dita di una mano o poco più, non come oggi. Ma con i Portland Trail Blazers, un club già pieno di stelle, Pe-troviæ non ha spazio e non sfonda. Nel 1991 si trasferisce ai New Jersey Nets, dove torna a brillare. Riconquista il suo ruolo di micidiale realizzatore e tiratore. “Mi sfidava, mi insultava in quattro lingue. Adoravo giocare contro di lui. Per me è il miglior tiratore che abbia mai vi-sto”, dirà in seguito Reggie Miller, proprio uno che al posto di “best shooter ever” potrebbe tranquillamente ambire. “Era appassionante giocare con lui. Giocava aggressivo, ma non era nervoso. Giocava duro con me come io con lui. Abbiamo avuto grandi battaglie”, ricor-da Michael Jordan. Petroviæ diventa l’indiscus-so leader di una squadra che inizia presto a stargli stretta, perché relegata ai piani bassi della griglia playoffs. Dražen, da sempre uomo di sfide, medita di lasciare i Nets per cercarsi una squadra NBA di alto rango. Ma accarezza anche il ritorno in Europa, forse tra le file dei greci del Panathinaikos, all’epoca disposti a strapagarlo. Ma per lui, quel che conta è gio-care con la nazionale.

Le nazionali di DraženInfatti, la leggenda di Dražen Petroviæ coincide anche con quella di una, anzi due, nazionali. Di quella jugoslava, fu un pilastro negli anni Ottanta ed artefice del trionfo agli Europei del 1989. I plavi stradominano quell’edizione, pe-raltro giocata in casa, a Zagabria. Vincono tutte le partite con 20 o più punti di scarto, e Dražen è nominato miglior giocatore del torneo. Quel-la Jugoslavia è un vero dream team europeo, con talenti da urlo che ancora oggi ricordano quella esperienza come “una famiglia”. Tra gli altri: Toni Kukoc e Dino Radja dalla Croazia; Jure Zdovæ dalla Slovenia; Mario Primorac dal-la Bosnia-Erzegovina, Žarko Paspalj e Vlade Divaæ dalla Serbia. Quest’ultimo è il compagno di stanza di Petroviæ. I due sono complementari per background e carattere, e forse proprio per questo diventano grandi amici. Vlade serbo di Prijepolje, nato tra le montagne, compagnone e scanzonato. Dražen figlio della costa dalmata, serioso e perennemente concentrato. Dopo il trionfo degli Europei 1989, entrambi sbarcano

negli Stati Uniti per giocare nell’NBA, e si sen-tono ogni giorno al telefono. Vlade racconta eu-forico le luci e la ribalta di Los Angeles, Dražen invece si sfoga per le difficoltà che incontra a Portland.Nel 1990, la Jugoslavia domina anche i mondia-li in Argentina. Sconfigge in semifinale gli Stati Uniti e in finale gli avversari storici dell’Unione Sovietica. Ma in patria, com’è noto, già quell’an-no l’aria si è fatta pesante, e qualcosa inizia a scricchiolare anche nella “famiglia” felice e vincente dei cestisti jugoslavi. Quando a Bue-nos Aires, nei festeggiamenti in campo spunta una bandiera croata, Vlade Divaæ la strappa di mano al tifoso e la getta a terra. Divaæ difenderà lo spirito “jugoslavista” di quel gesto, a suo dire per difendere la squadra. Ma la stampa di Za-gabria lo massacra, parte dell’opinione pubblica croata ancora oggi non glielo perdona. Alcuni giocatori prendono, più o meno direttamente, le distanze da Divaæ, anche per le forti pressioni che si subiscono in quel periodo, dalla società e dalla politica.Petroviæ, dal canto suo, congela i rapporti con Vlade e prende posizione per la causa croata. Quando inizia la guerra in Slavonia dichiara, senza mezzi termini, con l’orgoglio e l’ostinazio-ne che lo contraddistingue: “Non sono jugosla-vo, sono croato”. E ovviamente diventa subito la bandiera della neonata nazionale croata, che partecipa alle Olimpiadi di Barcellona 1992 ed arriva in finale. I croati giocano i primi 10 minuti alla pari contro Michael Jordan e compagnia, e addirittura assaporano il vantaggio, 25-23. Poi, inesorabile, il Dream Team d’Oltreoceano pren-de il largo, non bastano i 24 punti di Dražen. Ma l’argento croato ha davvero il sapore d’oro. E non è dato sapere dove sarebbe arrivata un’ipotetica Jugoslavia ancora unita, in quelle olimpiadi di Barcellona. Dove sarebbe arrivato il Dream Team europeo contro quello statuniten-se. Che partita sarebbe stata tra le due nazio-nali più forti della storia, nelle rispettive sponde dell’Atlantico.

Lui è nostroL’attaccamento di Dražen alla maglia della Croazia è tale che l’anno dopo, nell’estate del 1993, appena chiusa la stagione NBA rientra

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subito per giocare il torneo di qualificazione agli Europei. La Croazia ce la farebbe a mani basse anche senza Dražen. Ma, si sa, lui è ostina-to, orgoglioso, maniacale. Vuole esserci. Dopo una partita in Polonia, ovviamente stravinta, la squadra viaggia in aereo per la Croazia, ma Dražen preferisce fare il viaggio in auto con la sua fidanzata, Klara Szalantzy (oggi signora Bierhoff). Mentre attraversano la Baviera in au-tostrada, nei pressi di Denkendorf, un violento acquazzone fa sbandare un tir che si pianta in mezzo alla strada. La Golf guidata da Klara, e su cui viaggiano Dražen e un’amica, lo centra in pieno. Le due ragazze si salvano, ma Dražen muore sul colpo. È il 7 giugno 1993, uno shock tremendo per la Croazia, e l’intero mondo del basket. Ai suoi funerali a Zagabria partecipano circa 100.000 persone. Qualche tempo dopo, la mamma di Dražen in visita alla tomba del figlio. Si avvicina un bambino che le dice: “Si-gnora, forse l’ha cresciuto lei. Ma lui è nostro, è di tutti noi”.Nel 2008, a Zagabria apre un museo in onore di Dražen Petroviæ. Nel 2010, Vlade Divaæ dedica al vecchio amico un documentario prodotto dal-la ESPN, “Once brothers”, che narra l’epopea di quella nazionale jugoslava e l’amicizia spe-ciale tra Vlade e Dražen. Un’amicizia congelata per sempre per una vicenda di bandiere, e per quello schianto maledetto. Il documentario, a cui partecipano anche i familiari e i compagni di Dražen, ha un grande successo internazionale (sebbene non manchi qualche inevitabile criti-ca, soprattutto da parte croata). Parte di quella famiglia sembra comunque riavvicinarsi. Pochi giorni fa, il croato Dino Radja e il serbo Vlade Divaæ hanno partecipato assieme in un noto programma della televisione serba, ricordando con nostalgia i tempi di quella nazionale irripe-tibile, fondata sul talento e sul lavoro duro, di cui Dražen fu il massimo interprete. Ci restano queste testimonianze, e i video sbiaditi di tan-te partite registrate su VHS d’annata e caricate su youtube, per ammirare le tante sinfonie di Dražen Petroviæ, il Mozart del basket. Che an-cora oggi appassiona, come quando suonava sul parquet.

Tratto da www.eastjournal.it

“È stata una Conferenza diversa da quelle alle quali ho partecipato, molto più coin-volgente.” A parlare è Fabio Bolcic, uno dei più quotati giudici arbitri internaziona-

li, componente della Umpiring Commission, da anni Supervisors della FISA nelle manifestazioni più importanti, presente a Londra nello scorso week end alla quinta edizione della Conferenza delle Federazioni Nazionali (59 quelle presenti). “Due giornate di riunioni divisi in gruppi di lavo-ro, ed una finale per trarne le conclusioni han-no caratterizzato giorni di serrati confronti, che avevano come obiettivo i cambiamenti risultanti dall’attuale revisione degli Statuti FISA, i Rego-lamenti di Gara, la programmazione strategica dello sport per il futuro e l’Agenda CIO 2020. JC Rolland Presidente FISA ha puntualizzato sul momento topico di grande cambiamento che sta vivendo lo sport mondiale in genera-le, mentre si rende necessario indirizzare tutto il movimento verso il bisogno di una maggiore moralità, incremento dell’universalità, una mag-giore rilevante presenza femminile tra gli atleti e comunque anche all’interno delle Federazioni ed un contenimento dei costi. La FISA rappre-senta una delle prime Federazioni Internazionali che ha iniziato questo processo di importanti cambiamenti che il CIO sta promuovendo, e che per il canottaggio saranno valutati con un’altra Conferenza internazionale all’indomani dei mon-diali di Rotterdam.”

Si è parlato dei nuovi programmi olimpici?“Il canottaggio non rischia esclusione dai Gio-chi. Si vuole però arrivare ad una parità di par-tecipazione tra maschi e femmine, e non na-scondo che in questo caso ciò porterà alla sop-

fiLO diRettOCOn fAbiO bOLCiCdi MAURIZIO USTOLIN

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pressione di alcune specialità (il 4 senza pesi leggeri potrebbe essere una). Ci sono state poi varie proposte giunte dalle Commissioni, alcu-ne anche interessanti, come ad esempio l’in-troduzione di due specialità maschi/femmine (il 4 senza ed il doppio PL oppure il 4 di coastal rowing).”

Visibilità e costi un altro aspetto fondamen-tale“Si è parlato anche di questo, ed in particolare la possibilità di portare la distanza di gara dai 2000 ai 1000 metri, aspetto che dovrà essere vagliato dalla Commissione Tecnici come quella dei Medici. Per quanto riguarda i costi, già in questi ultimi anni ci sono state delle difficoltà a trovare Comitati che or-ganizzassero i maggiori eventi mondiali (Rotterdam è un esempio calzante, n.d.r.), per cui una proposta potrebbe essere quella di mettere il numero chiuso ad esempio per i mondiali assoluti, con qualifica-zioni nel corso della stagione internazionale. Ci si è chiesti anche non fosse il caso di ridimensionare i numeri delle Commissioni FISA cercando un loro accorpamento.”

I cambiamenti di cui si parla, e relativi ai Gio-chi Olimpici, quando dovrebbero essere di-scussi ed approvati?“Nel Congresso di Tokio a febbraio, l’unico che può cambiare le regole olimpiche.”

Si è parlato dei Giochi Olimpici di Rio?“Si certo. Le preoccupazioni sono rappresenta-te dalla qualità dell’acqua della Lagoa Rodigo de Freitas dove gareggeranno il canottaggio e la canoa, ma ci risulta che questa sia monitorata costantemente, e dalla Zika. il cui allarme inizia-le sta rientrando. Non si nascondono problemi economici da parte dell’Organizzazione brasilia-na, che ha visto, dall’assegnazione dei Giochi a Rio ad oggi, una svalutazione della moneta lo-cale del 60%, ed è tantissimo.”

Come la FISA vede l’Italia ? “La risposta è presto detta. In quest’ultimo qua-driennio è aumentato il numero degli italiani pre-senti in FISA, e devo dire che le opinioni espres-se dai colleghi, sono tutte positive, essendo molto apprezzati gli interventi di Piero Poli, Pa-ola Grizzetti, Pasquale Triggiani, Gianni Posti-glione (presentato dalla Grecia), Marco Galeone (presentato dal Sud Africa), e le ultime due new entry, Carlo Mornati e Antonio Colamonici, che rappresentano un gruppo molto qualificato.”

Quali saranno quindi nei prossimi mesi i com-piti delle Federazioni Nazionali?“Come per tutti quanti gli altri sport, quelli di portare nuove proposte che possano davvero rappresentare una svolta per il canottaggio del Terzo Millennio.”

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Mi piacerebbe poter rispondere a questa domanda con un “bel sì” convinto! Temo che la realtà sia ben diversa. Premetto che il canottaggio è lo Sport che ho nel cuo-

re; avete capito bene! È uno Sport che ho nel cuore! Da qualche anno mi occupo di Triathlon, inizialmente come atleta, e al momento principalmente come alle-natore; questo inciso non è trascurabile perché segui-ranno dei confronti tra i due (meravigliosi) Sport.È vero che alla domanda del titolo, dovrebbero rispon-dere gli “addetti ai lavori”, ma penso che l’esperienza (e le soddisfazioni) con la nazionale ininterrotta durata ben 17 anni (dal 1983 al 1999) e l’attività di telecroni-sta per Eurosport, iniziata nel 1999 e attiva tuttora, mi portano ad esprimere alcune considerazioni.Il Canottaggio è uno Sport non certo facile da “pro-porre, da organizzare, da fare e da allenare”, ma ri-tengo che rappresenti un patrimonio importante per l’intera nazione, e la tutela della sua continuità deve essere una priorità. Da sempre osservo un’attività fe-derale attenta al lavoro di vertice, ma con un livello di organizzazione per le attività di promozione e di base veramente ridotte al minimo. Sulla promozione, ho l’impressione che a livello di Marketing … ci sia sem-pre stato ben poco! E uso un eufemismo … Campio-ni quasi per nulla valorizzati, scarsissimo tempismo pubblicitario a ridosso di risultati importanti/eclatanti, livello di comunicazione istituzionale quasi del tutto inesistente.Sull’attività di base, (di base intendo l’opposto del vertice non quella giovanile) non sono in possesso di dati che possano supportare questa mia considera-zione, ma se il canottaggio si stesse evolvendo, non dico verso uno sport di massa, ma nella direzione di un sensibile allargamento dei suoi praticanti, questo fenomeno sarebbe evidente. Provo ad essere un po’ più diretto: non posso ricor-

dare quante volte alla domanda di amici e conoscenti “mi piacerebbe troppo provare a remare”… la rispo-sta purtroppo è sempre stata “non è possibile”! Scri-vo ciò, consapevole del fatto che alcune società si stanno muovendo in tal senso, ma ritengo che ancora questo sia una goccia nel mare. Questa situazione penso che sia davvero mortificante per tutto il mondo remiero che, a mio avviso, dovrebbe immaginarsi un canottaggio praticato da un numero sempre maggio-re di persone, a prescindere dal livello e dall’età.Ecco, qui scatta il parallelo con il Triathlon: uno sport non certo facile da “proporre, da organizzare, da fare e da allenare” (già lette queste parole?), con un conte-sto gara che prevede chiusura di strade, zona cambio che in certi casi ospita fino a 3.000 atleti, messa in si-curezza degli stessi, e spazi per il pubblico. A tutto ciò aggiungo che il Triathleta nel tempo investe importi economici non indifferenti, ma tutto ciò sembra non rappresentare un limite allo sviluppo costante e conti-nuo (una discreta analogia con l’approccio Co.co.mi. ossia costante continuo miglioramento) che questo Sport sta vivendo.La domanda che mi pongo è: “se uno sport come il Triathlon sta esplodendo, perché il canottaggio resta fermo? O se non è fermo, (come qualcuno potrebbe obiettare) perché cresce con la stessa rapidità con la quale si muove un ghiacciaio?”Questa è una sintesi di alcuni pensieri/interrogativi che porto dentro di me. Mi auguro davvero che chi conduce il canottaggio, si possa sentire in qualche modo offeso, veda queste mie considerazioni esclu-sivamente come una critica. Termino infatti esatta-mente come ho iniziato: il Canottaggio è lo Sport che porterò sempre nel cuore! Sogno di vedere le corsie dei campi di gara ai Mondiali e alle Olimpiadi che si tingono di azzurro; sogno anche un canottaggio che possa riempire i fiumi i laghi e le rive del mare.

iL CAnOttAggiOè UnO SpORtin CReSCitA?

ANdReA Re

Insegnante di Educazione FisicaProfessore a contratto c/oCorso di Laurea in Scienze Motorie

– Università di PaviaOtto volte Campione del Mondo

di CanottaggioIstruttore e Ironman di Triathlonwww.multisport3ining.itdi ANDREA RE

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Fino a qualche tempo fa la domanda più ricorrente era: “Cosa non funziona nella persona con disabilità?” Con la natura-le conseguenza di fermarsi alle compro-

missioni e limitare le opportunità di sviluppare nuove competenze. Se invece chiedessimo al diretto interessato: “Cosa ti piacerebbe fare?” Ecco che la prospettiva cambia e si aprono possibilità di partecipazione sociale, lavorativa e sportiva in cui grazie a un sistema di supporto e di relazioni si può recuperare il controllo della propria vita, amicizie, affetti, interessi ecc..La persona con disabilità NON è portatore di handicap. Letteralmente il significato della paro-la handicap significa “portatore di svantaggio”. Ma la persona non è portatore di svantaggi, bensì di limiti. Se gli svantaggi possono essere ridotti, i limiti non possono essere rimossi, ma forse adattati si!“Una persona in carrozzina che incontra degli scalini trova degli handicap che non ha portato lei. Allora portatore di che cosa? Semmai trovatore di qualcosa! (Cit. Canevaro A.)”.

Diversi da chi?Per fortuna oggi non si trovano solo scalini o strade tortuose ma si trovano anche opportunità, possibilità e libertà. Possiamo proprio dirlo: per fortuna c’è lo sport!!! E lo sport si evolve, studia, si ingegna creando adattamenti che consentano a tutti di poterlo praticare, a tutti i livelli.Praticare un’attività sportiva è un diritto di tutti e quindi è d’obbligo garantire a tutti il diritto alla vita dello sport, fonte di benessere psicofisico, realizzazione personale, integrazione sociale e solidarietà. Lo sport rappresenta un’opportunità altamente positiva per chiunque a patto che ne

vengono valorizzati gli aspetti educativi finaliz-zati alla formazione di una personalità solida e autonoma. Lo sport può dare molto al disabile, cosi come la persona con disabilità può dare molto allo sport. L’attività motoria e sportiva adattata riveste quindi un significato molto importante, perché offre elementi di valorizzazione personale non sempre presenti nel contesto della quotidianità. Lo sport adattato si prefigge quattro tipologie di obiettivi coerenti e sinergici fra loro.

1. Obiettivi preventivi e terapeuticiLa pratica delle attività ludico-motorie ha la fi-nalità di impedire l’insorgenza di varie forme di degenerazione e riduzione progressiva delle abilità. Nel caso di lesioni traumatiche, i danni sociali, emotivi e comportamentali, possono provocare cambiamenti di umore, mancanza di motivazione e di autostima, egocentrismo, ina-bilità di autocontrollo, difficoltà a controllare gli impulsi, ecc. La riabilitazione fa sì che la nuova realtà, diversa dalla precedente, venga accetta-ta. Le attività motorie preventive facilitano l’ap-prendimento e l’integrazione.

2. Obiettivi formativiLa lenta riappropriazione di abilità motorie e di nuove forme di movimento sollecita l’acqui-sizione di autonomia e autocontrollo sempre maggiori. Il provare soddisfazioni nello svolgere determinate attività, stimola la motivazione, l’in-teresse e l’impegno dei soggetti diversamente abili, che possono trovare nella pratica sportiva, un nuovo orizzonte. La ricerca di soluzioni adat-tate aumenta notevolmente la sicurezza di sé e il senso di efficacia personale, favorendo lo svi-

LO SpORt èUn’OppORtUnitàinCLUSiVA. di MICHAELA FANTONI e ELISA BRACALE

MICHAELA FANTONI PsicoterapuetaPsicologa dello sport.Responsabile Centro Elpis

ELISA BRACALEPedagogista. Centro Elpis

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luppo delle nuove potenzialità del diversamente abile, in un ambito ricco di relazioni significative e in una dimensione ludica.

3. Obiettivi socio-relazionaliL’inserimento di persone con disabilità in nuovi contesti dove possono praticare attività moto-rie e sportive conducono all’instaurarsi di nuovi rapporti sociali, all’apertura verso gli altri, ab-bandonando l’isolamento e il ripiegamento su se stessi, frutto spesso della depressione causata dal trauma o dalla patologia, favorendo quindi la ripresa della persona nei suoi aspetti relazionali e nei confronti del contesto sociale circostante. Il naturale inserimento in un gruppo favorisce un maggiore coinvolgimento e migliora il senso di appartenenza stimolando la motivazione sia in-trinseca che estrinseca.

4. Obiettivi psico-motori e sportiviL’apprendimento e il consolidamento di nuo-vi schemi motori adattati al deficit migliora la percezione di sé, del proprio corpo e delle sue

possibilità di azione nello spazio circostante, arricchendo la conoscenza e la terminologia dei movimenti. La continuità di allenamento facilita il miglioramento e il mantenimento del-le capacità motorie condizionali e coordinati-ve influendo anche sulle capacità attentive e di concentrazione, facilitando la programma-zione corretta dei gesti tecnici e un aumento dell’autostima e della sicurezza interiore. An-che il mantenimento delle varie abilità e una certa padronanza nell’esecuzione ripetuta della tecnica dei gesti sportivi saranno di con-seguenza incrementate, come pure la capaci-tà di rilassamento. Cit: tesi di Laurea “Indagine conoscitiva sulla motivazione allo sport agonistico tra diversa-mente abili e normodotati A. Venturi*, M. Marti-nelli, M. Fantoni, E. Preatoni

Diversi da chi? Quando siamo in gara stiamo tutti facendo lo stesso sport … anche se a volte in maniera leg-germente differente ….

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Che cos’è il tapering?Con il termine tapering, in ambito finanziario, si indica la progressiva riduzione degli stimoli mo-netari concessi da una banca centrale all’econo-mia (o al sistema bancario) del proprio Stato, che rientra progressivamente all’interno di un sistema economico indipendente. In altre parole, non è altro che il periodo di avvicinamento di un termi-ne nelle politiche di allentamento monetario.È curioso scoprire che esiste una similarità tra il tapering monetario e quello sportivo.

In entrambe le situazioni, infatti, con questo ter-mine si fa riferimento ad un periodo finale che precede un evento di chiusura.

In ambito sportivo, il tapering è la fase della programmazione dell’allenamento che preve-de una riduzione dell’esercizio prima di una competizione o obiettivo importante. Questo periodo è fondamentale al fine di ottenere le mi-gliori prestazioni e può durare da un minimo di una settimana a un massimo di quattro.In altre parole col termine tapering in ambito sportivo si fa riferimento al “periodo specifico di preparazione alla gara”.

Secondo Mujika e Padilla (2003) il tapering non è altro che una progressiva riduzione non lineare del carico di lavoro durante un periodo di tem-po variabile con l’obiettivo di ridurre lo stress sia psicologico che fisiologico derivanti dall’allena-mento quotidiano così da ottimizzare la presta-zione sportiva.

Lo scopo è quello di minimizzare la fatica sen-za compromettere gli adattamenti dell’organi-smo all’allenamento.La risposta di adattamento all’allenamento, in-fatti, è composta dall’intensità degli stimoli che compongono ogni seduta, dal volume ovvero la quantità totale di lavoro e dalla frequenza con cui lo stimolo viene reiterato nelle diverse se-dute.Esistono diverse teorie sulla programmazione dell’allenamento, cioè il dosaggio di intensità, volume e frequenza. Ma ad ogni modo, la totali-tà dei tecnici concorda nel confermare che nella fase di avvicinamento all’obiettivo va ridotto in maniera più o meno significativa il volume, cioè la quantità di lavoro totale.Quale strategia nutrizionale nel periodo ditapering?

tApeRing e StRAtegienUtRiziOnALi peR OttimizzARe LA pReStAziOne ELENA CASIRAGHI, PHD

Specialista in Nutrizione e Integrazione dello Sport Responsabile Enervit Nutrition Centerwww.sporteat.comdi ELENA CASIRAgHI

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Affinché il tapering abbia efficacia nell’ottimizza-zione della prestazione sportiva è fondamentale che alle strategie di gestione degli stimoli di alle-namento, venga abbinata un’adeguata strategia nutrizionale così da creare e rinforzare gli stimoli stessi e preparare al meglio l’organismo alla pre-stazione.È fondamentale, infatti, periodizzare l’alimenta-zione. In particolare nel canottaggio è bene che l’abbinamento allenamento-alimentazione in que-sta fare pre gara miri principalmente a mantenere elevata la vascolarizzazione del muscolo;

Vascolarizzazione del muscolo:Durante la fase di tapering, a volte, gli atleti de-vono affrontare un viaggio che prevede il rag-giungimento della località in cui si andrà a com-petere.Talune volte, questi viaggi possono essere di lun-ga durata e/o prevedere diverso tempo da parte dell’atleta in posizione statica, cioè seduta, senza possibilità di muoversi, come ad esempio viaggi in auto o aereo.In queste situazioni il flusso sanguigno periferico tende a ridursi, limitando così l’afflusso nei vasi sanguigni più piccoli.Questo potrebbe limitare la successiva presta-zione sportiva.Al fine di limitare tale evento e mantenere elevata la fisiologica irrorazione e la conseguente ossige-nazione e nutrimento dei muscoli, risulta vantag-gioso aumentare la produzione di ossido nitrico. In questa maniera, infatti si limita il de allenamen-to e gli effetti negativi di periodi di staticità forzati come nei viaggi.Si consiglia pertanto all’atleta di assumere ome-ga-3 da olio di pesce e flavanoli del cacao, me-

glio se in formato concentrato. E, nell’alimenta-zione quotidiana, quando possibile si consiglia di scegliere alimenti ricchi in nitrati come alcune verdure ed il cioccolato extrafondente o il cacao amaro in polvere.I flavanoli del cacao, in particolare, sono sostan-ze con una proprietà antiossidante molto effica-cie. Molti dei vantaggi conseguenti all’assunzione del cacao derivano dagli effetti che i flavanoli in stessi hanno sull’ossido nitrico (NO). Karin et al. (2000) hanno constatato che i flavanoli aumen-tano l’espressione della NO sintasi dell’endotelio (eNOS), favorendo così la produzione di NO e la vasodilatazione.

Secondo Scholey et al. (2010), l’assunzione di una bevanda con flavanoli è in grado di migliorare acutamente anche lo stato dell’umore. Ciò è sta-to confermato da Pase et al. (2013); questi autori hanno anche constatato che i miglioramenti dello stato dell’umore è significativamente aumentato dopo 30 giorni di assunzione del cacao Secondo Field et al. (2011) il cioccolato amaro (ma non quello bianco) determina acutamente miglioramenti a livello visivo, in particolare au-mentando la sensibilità al contrasto e riducendo il tempo di rilevamento della direzione del movi-mento.

Per gli atleti che sono costretti ad interrompere l’allenamento - come ad esempio situazioni di viaggio -, pertanto, assumere miscele a base di flavanoli del cacao, consente un supporto ergo-genico anche nel ridurre gli effetti negativi che risultano dai periodi di non allenamento.

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Scholey AB, French SJ, Morris PJ, Kennedy DO, Milne AL, Haskell CF. Consumption of cocoa flavanols results in acute improve-ments in mood and cognitive performance during sustained mental effort. Psychopharmacol. 24(10):1505-14, 2010

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Ziegenfuss T.N., Landis J., Greenwood M. Nutritional supplements to enhance recovery, in “Nutritional Supplemets in Sports and Exercise”, edited by M. Greenwood, D. Kalman, J. Antonio, Hu-mana Press Inc., Totowa (USA), 2008.

Strategia Tapering

Stimoli allenamento Range

≤ intensità 80-100%≤ volume 60-90%= frequenza >80%Durata periodo tapering 4-28 giorniTempo recupero tra serie e/o ripetizioniOttimizzazione aspetti tecnici e psicologiciStrategia nutrizionale 7-2 giorni

Tipologia disciplina

Sprint e giochi squadraEndurance e giochi squadra

Ultraendurance

Tab. 2: In questa tabella vengono mostrati gli obiet-tivi nutrizionali da considerare nella fase di tap

Strategia nutrizionale nel tapering

Alimenti ricchi in carnosina e nitratiMassimizzare scorte glicogeno

Massimizzare scorte glicogeno e aumentare trigliceridi intramuscolari

Tab. 1: Come si modificano gli stimoli dell’alle-namento nel periodo di tapering.

Fig. 1: Nella figura sono rappresentate le 4 mag-giori tipologie di tapering. Immagine di Mujika et Padilla, 2003.

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Un primo importante atto si è consuma-to martedì mattina a Lignano Sabbia-doro con l'incontro dei dirigenti della Canottieri Lignano con il Presidente

Lorenzon in testa, del Comitato Regionale del-la Federcanottaggio FVG con il vicepresidente Scaini e per la CTR Gioia ed il main sponsor del Campionato Italiano di Coastal Rowing dell'8 e 9 ottobre David Filippi, in rappresentanza dell'omonimo cantiere.“Filippi era a Lignano già alle 8,30 del matti-no di martedì e si è trattenuto fino alle 15,30,” sono le parole di Alessandro Lorenzon, Numero Uno del Circolo Lignanese di canottaggio, “un incontro costruttivo che ha lasciate soddisfatte entrambe le parti.”Diverse novità interessanti racconta il factotum della Lignano, ad iniziare dalla grandissima di-sponibilità del primo cantiere italiano di canot-taggio, che garantisce per l'evento 36 imbar-cazioni da poter testare sin dal week end che precedente l'evento. Una chicca tecnica im-portante che lascia spazio a chi vorrà approfit-tare degli scafi da coastal nei giorni precedenti il Campionato che assegnerà i titoli tricolori.

La seconda novità è rappresentata dalla ga-ra internazionale di coastal di venerdì 7 otto-bre, una sorta di test event, al quale saranno invitati i migliori specialisti della disciplina, a due settimane dal mondiale per club di Mon-tecarlo.Ma a questo proposito ce n’è di più: sia la possibilità di approfittare della disponibilità di Filippi che promuoverà la manifestazione tra i suoi clienti all'estero, sia da parte dell'orga-nizzazione, che metterà a disposizione degli stranieri la possibilità di soggiornare in forma (quasi) gratuita nella più nota località turistica del nord est.Già all’opera il Comitato Tecnico del Campio-nato, che sta valutando il percorso migliore da proporre sia per la gara internazionale che per il Campionato. Un ingranaggio, quello organiz-zativo, che si sta mettendo in moto nel migliore dei modi, in una regione, il Friuli Venezia Giu-lia, che in questi anni ha dato ampie garanzie di successo per ogni evento organizzato: dalle gare di fondo, all'indoor rowing, passando dai campionati in tipo regolamentare, a quelli di coastal rowing.

CAmpiOnAtO itALiAnOCOAStAL ROwing LignAnO SAbbiAdORO 7-9 OttObRe 2016bOLLettinO n. 1

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Il cantiere Salani si è da sempre contraddistin-to nella sua storia per la peculiare attenzione che riporta nel servizio di refitting e riparazione di imbarcazioni. L’azienda è esperta di ripara-

zioni di scafi danneggiati in legno, vetroresina e materiali compositi grazie ad uno staff di tecnici di settori specializzati, con esperienza trentenna-le in questo settore, nonchè dell'ausilio di specia-listi nella lavorazione del legno.Ma andiamo con ordine. Refitting, idealmente, significa prendere in consegna una barca, smon-tarla pressoché in maniera totale ed andare a riprogettarne il layout interno qualora, ad esem-pio si voglia convertire uno scafo con scalmiere tradizionali in uno ad ala. Immaginate quanto sia difficile mettere mano a prodotti di terzi, ripen-sarli e ricostruirli. Mentre il servizio di riparazione si distingue dal refitting perché la barca viene ri-portata al naturale dopo essere stata vittima di un danno o incidente.

Diverse le lavorazioni che possono essere of-ferte:- riparazione della carrozzeria: si effettuano lavo-

ri di ritocchi poco invasivi sullo scafo o più in-vasivi fino alla struttura del sandwich; si passa dalla semplice lucidatura, alle modifiche strut-turali più complesse fino alla totale riverniciatu-ra interna ed esterna dello scafo.

- manutenzione barche in legno: all’interno del nostro reparto, attrezzato ad uso falegname-ria, si realizzano modifiche al layout interne, si

ripristinano strutture danneggiate e lavorazioni esterne lungo tutto il fasciame.

- riparazione della meccanica: all'interno del nostro reparto meccanica vengono registrate tutte le matricole appartenenti alle scalmiere di tipo tradizionali, ad ala ed in monotubo. Questo significa totale affidabilità in caso di scalmie-re danneggiate con ricostruzione immediata e spedizione in tempi brevi.

- manutenzione degli accessori: grazie ad un magazzino fornito ed alla stretta collaborazione con le migliori aziende di prodotti per la nauti-ca, il cantiere può offrire ricambi originali con altrettanti tempi brevi di spedizione.

Apertura, valorizzazione delle persone, capacità di adattarsi e fornire risposte ai singoli bisogni contraddistingue il Cantiere Salani. Inoltre dimo-stra di saper gestire e mantenere, allo tesso tem-po, l'importanza di una tradizione pluridecennale guardando al futuro implementando le innovazio-ni in campo nautico e composito.

Il cantiere Salani è da sempre sinonimo di ele-ganza ed eccellenza, un’ icona del Made in Italy, grazie alla cura del dettaglio e allo stile inconfon-dibile, le imbarcazioni continuano a conquistare gli amanti del canottaggio da tutto il mondo. È per questo motivo che negli stabilimenti di Limite sull’Arno, negli ultimi anni, si è allargata la famiglia di rivenditori, ma soprattutto è stata molto curata

Un pARtneR deLL’AnAC:iL CAntieRe SALAniAl vostro servizio

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la parte dei servizi dedicati alla personalizzazio-ne di tutte le imbarcazioni offerte al pubblico. È stata potenziata la rete di fornitori, con alcuni dei i quali, si trattengono rapporti collaborativi an-che dalla durata pluridecennale! Il canottiere che sogna la Sua barca personale può scegliere un ampio ventaglio di optional che vanno dalla com-pleta personalizzazione dello scafo (colorazioni, layout aerografie,...) fino ad una vasta scelta della gamma di accessori finali e complementari, tipo

remi Croker o remi Salani. Il cantiere Salani si avvale quindi di uno staff qualificato nella lavo-razione dei materiali compositi e di una rete di fornitori sempre aggiornati sui migliori materiali che il mercato può offrire. Ogni barca custom, che viene realizzata, rispecchia sempre il gusto del canottiere, nel pieno rispetto della filosofia personale. In altre parole, un atleta che sceglie di costruire la propria barca da Salani riceve un vantaggio extra decisamente non trascurabile: la

Per rimanere sempre aggiornati sulle novitàwww.salaniboats.com.

Per maggiori informazionicontattateci [email protected]. 0571 57062 - 335 78 17 720.

possibilità di fare affidamento su un servizio di post vendita pre-parato e capace di dedicarsi alla sua barca in tempi brevi, ma allo stesso tempo con elevata atten-zione

Sperando di fare cosa gradita, è stata inserita una breve galle-ria di immagini per mostrare al-cune delle personalizzazioni più richieste recentemente; magari il tuo prossimo sogno potrebbe essere già qua...

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Le emozioni si rincorrono la domenica mattina (ore 15,15 italiane) nell’Agganis Arena di Boston dove si sta disputando la 35° edizione dei CRASH-B. Il World

Indoor Rowing Championships, la manifestazio-ne più importante e frequentata al mondo per il canottaggio indoor, durante i quali quattro az-zurri hanno lottato con quanto ne avevano nella testa e nel corpo per migliorare se stessi oltre che per battere gli avversari. Una trasferta che è servita ad abbattere barriere prima che vincere medaglie, ad uscire allo scoperto per dimostrare di che cosa erano capaci Said, Manù, Lorenzo ed Andrea, non solo sui campi italiani ma anche all’estero. Una gara che rappresenta per tutto il Team Special Olympics Italia, la piena consape-

volezza delle loro possibilità: un’asticella posta ancora più in alto, e ampiamente superata.

La medaglia d’argento arriva da Emanuela “Manù” Daniele (Tevere Remo) nella categoria femminile. “Una gara ai limiti delle sue possi-bilità”, commenta Paolo Ramoni, Coordinatore Tecnico Nazionale Special Olympics per la Fe-derazione Italiana Canottaggio, “Manuela è par-tita bene. La sua avversaria più forte era davvero imprendibile, ma lei non si è data per vinta ed ha insistito costante sul suo passo, con un occhio alla sua più diretta inseguitrice. Alla fine, la me-daglia d’argento la premia per il suo entusiasmo e la sua costanza.” La seconda medaglia d’ar-gento arriva da Said H’Moudì (Sportlandia/VV

RiSULtAtibOStOn CRASh-b

Team Special Olympics Italia:

ARgENTO Emanuela Daniele (categoria femminile)

ARgENTO Said H’Moudi,

BRONZO Andrea Ciancio

8° classificato Lorenzo VannucciWorld Indoor Rowing Championship

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FF Tomei Livorno). “La gara maschile era più af-follata di quella femminile, e Said è stato bravis-simo a stare concentrato fin dalla partenza e ad impostare una gara d’attacco sui 1000 metri.” le parole di Ramoni, “La medaglia d’argento rap-presenta una grande soddisfazione per questo ragazzo che ha nell’entusiasmo una delle sue caratteristiche migliori”.

Andrea Ciancio (Spezzina/Velocior La Spezia) vince, invece, la terza medaglia, questa volta di bronzo per la spedizione Special Olympics italia-na a Boston. “Andrea, un po’ come tutti era molto emozionato,” dice Ramoni, “in un’Arena affollata anche sugli spalti, ed è riuscito a disputare una gara impegnativa nel migliore dei modi, salendo

sul podio che rappresenta un po’ il sogno di tutti questi ragazzi.” Lorenzo Vannucci (Can. San Mi-niato) ha conquistato un 8° posto, a metà classifi-ca, che rappresenta per l’atleta toscano una base di partenza per il futuro. “Lorenzo ha interpretato nel migliore dei modi una gara impegnativa per tutti gli Special abituati a percorsi più brevi.” il commento a caldo di Ramoni, “Non si è dato per vinto fino alla fine, ed ha conquistato un piazza-mento più che onorevole.”

I COMMeNTI deI PROTAGONISTI:

Said H’Moudì (Sportlandia/VV FF Tomei Livor-no) - “Sono estremamente soddisfatto. Ho fatto

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molto meglio del campionato italiano dove ho girato a 1’45”, qui a Boston invece a 1’44” di media. L’importante non è il sorpasso degli altri, ma il sorpasso di sé stessi”.

Emanuela “Manù” Daniele (Tevere Remo) - “Sono molto soddisfatta e contenta di aver rag-giunto il mio desiderio. Sono felice di andare sempre avanti e di combattere con le mie forze. Ciao ragazzi!”.

Andrea Ciancio (Spezzina/Velocior La Spezia) - "Sono stato molto soddisfatto per questa gara. Rispetto alle gare precedenti ho confermato i miei risultati”.

Lorenzo Vannucci (Can. San Miniato) - “Bella gara ero un po’ emozionato prima della par-tenza. Ho faticato più del solito per la distan-

za diversa (2’ contro i 1000 di Boston; ndr).Un saluto alla nonna”.

I COMMeNTI dI TeCNICI e PARTNeR

Il commento a fine trasferta di Paolo Ramoni:“Ritengo una trasferta senz’altro positiva. Dal punto di vista tecnico ero un po’ preoccupato per la distanza di gara dei 1000 metri per Manù e Lorenzo abituati ai 2’, meno per Said ed Andrea che nelle loro società si allenano in modo diver-so. Devo dire che alla fine è andata bene e tutti e quattro hanno fatto la loro gara nelle loro pos-sibilità. I piazzamenti sono stati buoni anche se per me non rappresentano l’aspetto più impor-tante. Non so se hanno fatto meglio o peggio di quanto facevano durante gli allenamenti,tenuto conto che si trattava di una trasferta distante,

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lunga faticosa, il volo lungo, il fuso orario, ed il fatto che i primi due giorni eravamo sempre in giro per Boston, e comunque il giorno della gara è stata un’alzataccia. Il piazzamento è secon-dario rispetto ad altri aspetti. Deve essere im-portante per gli atleti che si porteranno a casa oltre alla medaglia le soddisfazioni ed il ricordo di essere arrivati sul podio o comunque hanno ottenuto un buon piazzamento.Io sono soddisfatto dell’esperienza personale di ognuno di loro, di come hanno affrontato il volo (per qualcuno era la prima volta), l’essersi staccati dalle famiglie, come se la sono cavata da soli a livello personale, di come hanno inte-ragito tra di loro, la socializzazione con le altre persone del gruppo. Questi sono gli aspetti più importanti e spero che lo siano per le famiglie e per loro stessi. Ieri sera abbiamo fatto, come già in Ungheria

all’Europeo, a cena, le elezioni del caposquadra che sono state non tanto importanti per il ruolo, ma perché è interessante capire le dinamiche che portano a a scegliere uno o l’altro. È stato eletto Andrea Ciancio lo spezzino, e secondo me questo è successo perché Andrea rappre-senta il “gigante buono”, sempre sorridente, sempre con parole di incoraggiamento per tutti, forse è visto in senso protettivo dai compagni di squadra. Questi sono gli aspetti che mi piace osservare, e come per la trasferta di Gyor, par-tiamo come singoli atleti, provenienti da società e da città diverse però vissuta questa esperien-za, rientriamo come una squadra, con rapporti che si rinsaldano, e penso che nella prossima occasione nella quale ci si rincontrerà sarà co-munque un piacere. Sono soddisfatto dei contatti che hanno pre-so Debora e Annalisa, spero saranno utili e noi

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Olympics che ha rappresentato per me un’espe-rienza molto profonda dal punto di vista umano. È stata un’avventura molto divertente, cosa che immaginavo ma non così tanto. Io nel 2008 vinsi in questa Arena l’oro negli assoluti nella cate-goria Open Man. Stavolta non mi sono classi-ficato al primo posto nella categoria 30/39, ma sono comunque contento della mia prestazione. “Durante la gara tutta la squadra mi tifava. Alla mattina ho assistito Said, mentre al pomeriggio è toccato a me e avevo tutto l’incoraggiamento dei ragazzi.

Cosa hanno detto i ragazzi? “Andrea mi ha bacchettato, pensava che la mia gara dovesse andar meglio ... è stato abbastan-za cattivello nei miei confronti, gli altri invece mi hanno elogiato, soprattutto Said che ha com-mentato sul fatto che comunque ho fatto una

in grado di sfruttare al meglio, per far sì che Spe-cial Olympics International inserisca l’attività di Indoor Rowing e il canottaggio nei programmi dei mondiali, o anche intanto solo una di queste discipline. Per far si che questo accada, ci de-vono essere un gruppo di Paesi che praticano il canottaggio nell’ambito di Special Olympics, per cui speriamo in questo in modo da avere anche altre opportunità di trasferte a livello in-ternazionale.Paolo Loriato c’era stato anni fa a Boston, ed in questa trasferta ha partecipato come partner in Special Olympics, in quanto supporta questo tipo di attività alla Canottieri Lazio, e questa tra-sferta rappresenta per lui un premio per essersi dedicato a questa attività negli ultimi anni, per essersi sempre prestato con tanta passione. “Tornare qui dopo tanto tempo è stato molto emozionante, soprattutto nell’ambito di Special

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buona una gara senza stancarmi troppo, senza urlare per la fatica come hanno fatto gli altri.”

PARLA L’ORGANIZZAZIONedeLLA TRASFeRTA dI BOSTON

È la volta di Debora e Annalisa, grazie a loro è stato possibile ottenere la sponsorizzazione di Terna e di ENEL Cuore Onlus, e sono state due preziosissime collaboratrici per le due trasferte internazionali.Annalisa: “Il nostro ruolo in questo Progetto è di rendere ufficiale il canottaggio e l’Indoor Rowing a livello mondiale, affinchè queste due discipli-ne possano diventare ufficiali e riconosciute nel movimento di Special Olympics. I team che hanno partecipato a questi mondiali sono stati molti e fortunatamente siamo riusciti a prendere contatti con tutti in modo da creare nel futuro, una Rete nei Paesi dove Special Olympics è presente. Siamo riusciti a prendere contatti con Community Rowing che qui è molto importante e diffusa e l’associazione di New York.” Interviene Ramoni: “Sì, c’erano loro che corre-vano dietro ad allenatori ed allenatrici di questi gruppi di atleti partecipanti per i contatti, ma c’è da dire pure che il fatto che noi che indossa-vamo la divisa di Special Olympics Italia, siamo stati contattati da diversi dei loro dirigenti ed allenatori che ci hanno fatto i complimenti per la partecipazione, e che ci chiedevano informa-zioni.”È la volta quindi di Debora: “Dal punto di vista organizzativo, sia per Gyor che per Boston ab-biamo cercato, una volta avuto l’ok da parte de-gli sponsor, Terna ed Enel, di muoverci subito assieme a Paolo, per stabilire l’organizzazione ed i possibili partecipanti, oltre ovviamente agli

alberghi, i transfer, i voli per ottimizzare i costi ed i tempi, rimanendo all’interno del budget as-segnato, rendendoli il più possibile efficaci. Nel frattempo tramite Facebook abbiamo contattato le società e le associazioni che coinvolgevano disabili intellettivi e Special Olympics per pre-pararci per i successivi contatti. Paolo, Fran-cesca per l’Ungheria, io e Annalisa per questo evento. Abbiamo realizzato un piccolo depliant, che abbiamo distribuito a tappeto dal momento dell’accreditamento, nel quale veniva spiegato in poche righe che cos’era Special Olympics, marcando il fatto che rowing ed indoor rowing non rappresentano ancora una disciplina ufficia-le. Successivamente ci siamo interfacciati con le associazioni presenti per capirne e il motivo, e loro stessi ne sono rimasti sorpresi. Spero che questa nostra maratona di distribuzione dei de-pliant sia poi proficua perché appena torniamo a Roma scriviamo una mail ai nostri contatti per dare seguito.Interviene Ramoni. “Nell'ultima settimana di maggio a Sibari in un villaggio dove Special olympics organizza un evento per le famiglie, stiamo organizzando un seminario sull’indoor rowing con partecipazione aperta ai team di ca-nottaggio italiani, oltre a questi inviteremo alcuni dei nostri contatti internazionali perché voglia-mo fargli vedere come da anni noi interpretia-mo questo tipo di attività. Con le caratteristiche che sono riportate nel regolamento nazionale, dalle distanze, alle gare singole come in staf-fetta, provando a farli fare delle prove di Group Rowing con la musica. L’invito a partecipare è ovviamente esteso ad atleti, ma anche tecnici e dirigenti che vogliano toccare con mano ciò che stiamo promuovendo.”Conclude Paolo Ramoni la carrellata delle im-

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pressioni di chi ha accompagnato ed è stato vicino alla squadra Special olympics Italia a Bo-ston.“È il momento di Giuliana, l’anima Special Olympics perché da più tempo rispetto a noi frequenta questo movimento, anche se non proviene dal canottaggio, ma è colei che a Li-vorno e comunque nel nostro gruppo, conosce le caratteristiche degli eventi e la filosofia di Special Olympics. A Giuliana chiediamo quali sono gli aspetti di questa trasferta che più si avvicinano a SO.“SO oltre a dare importanza all’aspetto tecnico e della gara, dà maggiore importanza o almeno in ugual misura all’aspetto socializzante in tutto ciò che riguarda l’atleta dal punto di vista dello stare insieme del vivere una situazione anche paralle-la a quella della gara specifica, quindi il fatto di aver creato un gruppo di persone che si cono-scono perché si ritrovano agli eventi, ma tutto sommato non vivono insieme tutto un periodo e quindi convivono in situazioni tipo l'evento di Bosto, è molto gratificante per tutti.. Bravissime le ragazze (Annalisa e Debora; n.d.r.) a trovare degli appartamenti piuttosto che l’albergo o la stanza, nei quali c’è da preparare la colazione, lo stare insieme, ed è sicuramente importante e positivo. Un viaggio lungo l’aereo, il cambiare volo, stare tante ore in attesa, non tutti i ragaz-zi sono abituati a questo tipo di esperienza, e per qualcuno è stata la prima volta. Andrea, (ma anche gli altri) è stato bravissimo al di là delle preoccupazioni dei famigliari, ha dimostrato una tranquillità estrema, si è divertito, ed ha vissuto questa esperienza al di là di ogni aspettativa. È stato meraviglioso, con noi e tra di loro. I ragazzi si cercano, parlano, condividono cose. Andare in giro per la città, conoscendo posti nuovi e

nuovi modi di vivere. Al di là del problema del-la lingua, importante i rapporti con gli altri, ad esempio in tribuna con le ragazze alte, bionde americanissime, il correre a farsi fare la foto, a prendere contatti, da questo punto di vista sono stati meravigliosi, al di là della gara delle meda-glie, e dei piazzamenti: hanno vissuto un’espe-rienza meravigliosa.Le ultime parole di Ramoni a conclusione del-la trasferta: “Lorenzo il giorno prima non vo-leva partire, oggi fa fatica a rientrare a casa. Said commenta il fatto che Boston è una città pulitissima, dove ci vorrebbe vivere. Andrea sciolto nella sua timidezza. Anche la lontanan-za dalle famiglie non è stata un peso, e testi-monianza le parole di Andrea: se non vengono a cena non è importante, perché questo è il mio gruppo.”

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Il mondo degli aeromobili a pilotaggio remoto sta rapidamente ampliando le proprie pro-spettive estendendo i campi di applicazione a settori una volta semplicemente impensa-

bili per congegni simili ai droni. Dall’agricoltura di precisione alla tanto discussa consegna di pacchi, dalla videosorveglianza all’aerofoto-grammetria, i limiti per l’impiego di questi pic-coli mezzi sembrano praticamente destinati a crollare, uno dopo l’altro, col sopravanzare del progresso tecnologico. Uno dei primi campi di applicazione dei SAPR (sistemi aeromobili a pi-lotaggio remoto) è stato certamente quello del-le riprese video, che ha contribuito a dare una veloce accelerata allo sviluppo tecnologico dei droni, sempre più piccoli, economici ed efficien-ti nel riprendere le cose “da un altro punto di vista”.

In Italia i droni hanno conosciuto gli onori del-la cronaca in un’occasione non di festa ma di drammatica emergenza: il terremoto dell’Emilia nel 2012 quando, per aiutare le persone col-pite dalla catastrofe, l’azienda ravennate Ital-dron si recò sul posto con Scrabble, uno dei suoi primi quadricotteri. Le forze dell’ordine e i commissari per l’emergenza utilizzarono i pre-ziosi filmati per individuare le diverse criticità e pianificare le operazioni necessarie alla gestio-ne delle priorità, mentre le televisioni trasmet-tevano, per la prima volta in modo sistematico e massiccio, i filmati realizzati con il piccolo quadrirotore.Dopo quella catastrofe l’impiego dei droni è stato esteso a diversi altri campi d’impiego, ma quella dei video è stata ed è a tutt’oggi l’opera-zione più diffusa a tutti i livelli, dai professionisti

della cinepresa ai semplici amatori. Il costo di un drone per le riprese è sceso rapidamente nel corso degli anni, mentre è aumentata inversa-mente la qualità dei filmati prodotti, oggi pregia-ta già a partire da mezzi sui 700 euro.

I droni

Il variegato mondo degli APR è popolato di centinaia di offerte per tutti i prezzi, partendo da poche decine di euro per giocattoli forniti di una piccola videocamera sino a decine di mi-gliaia di euro per mezzi con Gimbal (il sistema di stabilizzazione della videocamera) in grado di ospitare una videocamera RED. In Italia il le-ader per la vendita di mezzi professionali è sen-za dubbio Italdron, azienda ravennate che per prima intuì le potenzialità nell’osservare le cose da un punto di vista “privilegiato”. Italdron 4HSE è infatti il mezzo maggiormente presente nelle liste ENAC (ente nazionale aviazione civi-le), autorizzato a svolgere operazioni di ripresa per diversi livelli di criticità e in scenari il più eterogenei possibili. Il drone Italdron ha carat-teristiche tecniche e di volo perfette anche per realizzare quello che oggi viene definito Drone Journalism, riprese video funzionali alla messa in onda in diretta o in differita ad una qualità fino a 4K.

Le riprese sportive

L’utilizzo dei droni in campo sportivo è stato uno dei primi ad esser preso in considerazione, in modo da ampliare le angolazioni possibili con cui riprendere i diversi atleti nel momento del-la gara. Già oggi numerosi droni sorvolano abi-

dROniChe pASSiOne!

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tualmente i più disparati campi gara, da quelli da motocross alla Formula 1, dalle piste da Sci alle gare podistiche sino alle manifestazioni di atletica, di ogni livello e ad ogni latitudine, com-patibilmente con i regolamenti dei diversi enti di regolazione del volo.Per mantenere elevata la sicurezza degli spetta-tori e degli atleti, in Italia i mezzi devono ottene-re permessi e autorizzazioni ENAC adeguati, e i sistemi di sicurezza tecnologici si sono evoluti per rispondere alle sempre più stringenti norme imposte dal nostro ente supervisore della sicu-rezza per il volo. Paracadute di emergenza, ter-minatore di volo, zone di “digital wall” e diversi altri sono gli accorgimenti che consentono di prevenire incidenti di qualsiasi tipo, consenten-do a spettatori e atleti di divertirsi senza alcun pericolo per la propria incolumità.Anche nel caso di operazioni di ripresa su deci-ne di migliaia di persone è stata Italdron l’azien-da che ha svolto il ruolo di precursore assoluto, filmando i 150.000 di Campovolo 2015, il con-certo record di Ligabue, con un drone realizzato mediante un pallone aerostatico. Il vantaggio dal punto di vista della sicurezza è rappresenta-to dalla positività del drone che, anche in caso di malfunzionamento, non può in nessun modo cadere sul pubblico.Ad oggi le normative del nostro Ente Nazionale Aviazione Civile non consentono di volare sopra

grandi assembramenti di persone con un clas-sico drone sostenuto da motori elettrici, ma in futuro il regolamento potrebbe cambiare in fun-zione di novità tecnologiche in grado di rendere innocui i mezzi con pesi molto ridotti, che già oggi compaiono nella normativa ENAC con la specifica di APR dal peso inferiore ai 300 gram-mi. Il futuro delle riprese sportive sarà certamen-te multirotore, e forse arriverà prima di quanto possiamo immaginare.

Italdroni srlVia Faentina 175/A Centro Mir48124 – Ravenna RaTel: + 39 0544 771407Fax: +39 0544 [email protected]

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Il Consiglio Direttivo 2013/2016 dell’Associazione Nazionale allenatori Canottaggio è così formato:

Presidente: Maurizio Ustolin

vicepresidente vicario:EDomenico “Mimmo” Perna

vicepresidente: Rocco Pecoraro

Consiglieri: Roberto Romanini Vittorio Scrocchi Luigi De Lucia Marco Massai Rosario Pappalardo Daniele ZanglaCollegio dei revisori dei Conti: Marco Beria Gabriele Braghiroli

Collegio dei Probiviri: Pierangelo Ariberti Mauro Petoletti Gianbattista Della Porta

Fiduciari regionali: Piemonte: vacante Sardegna: Massimo Casula Lombardia: Luigi Arrigoni Veneto: Alessandro Donadello Friuli Venezia Giulia: vacante Emilia Romagna: Paolo Di Nardo Liguria: posto vacante Toscana: posto vacante Lazio e Umbria: posto vacante Marche, Abruzzo e Molise: Guido Guidi Campania: posto vacante Puglia e Basilicata: Mauro Desantis Sicilia e Calabria: posto vacante

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oppure con bonifico sul conto corrente di Poste Italiane intestato ad Associazione Nazionale Allenatori Canottaggio e Canoa c/o Maurizio Ustolin via Fabio Severo, 100

34127 – TRIESTE Conto: 000002342744 - Codice IBAN; IT89U0760102200000002342744

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Direttivo,oppure uno dei Fiduciari Regionali;

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