41 pro vercelli bologna

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Per seguire la gara con 1000 Cuori Rossoblù, per sapere tutto ma proprio tutto quello che c'è da sapere sulla sfida di oggi, per conoscere curiosità, record, storie del passato più o meno recente, ecco online il nostro programma della partita! Vivete la gara insieme a noi!

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14 Scudetti in due e il ritorno del calcio romantico

Ottant'anni fa. Erano i tempi di Vittorio Pozzo CT dell'Italia Campione del Mondo, erano i tempi di Mussolini e di Giuseppe Meazza "che segna al ritmo del fox-trot". Strano calcio, quello di allora. Così uguale eppure così diverso rispetto a quello di oggi, frase abusata ma che ben descrive un gioco che era ancora nella sua fase embrionale, con tutte le squadre schierate rigorosamente con lo stesso modulo, il famoso "Metodo" che peraltro era anche lo schema con cui l'Italia si era appena imposta nella seconda edizione dei Mondiali. Ottant'anni fa la Pro Vercelli salutava la Serie A, e da allora ancora non l'ha più rivista. Perso il suo campione Silvio Piola, trasferito d'ufficio dal Regime alla Lazio e futuro campione del mondo nel 1938, si avverò la profezia del presidente della Pro, Ressia, che aveva detto: "...il giorno che saremo costretti a cederlo, quel giorno segnerà il tramonto della Pro Vercelli." E andò esattamente così: la stagione 1934-35 fu la prima per le "bianche casacche" senza Piola, e fu l'ultima in Serie A. Fu anche l'ultima volta, quindi, che questa squadra, che segnò profondamente il calcio italiano prima dell'avvento del professionismo, giocò contro il Bologna, che insieme alle altre grandi squadre metropolitane del Nord ambiva a raccoglierne l'eredità.

L'andata si giocò il 13 gennaio del 1935: il Bologna navigava a metà-classifica, la Pro era già dalle prime battute ultima, e nelle precedenti undici gare aveva messo insieme la miseria di 3 punti. Al "Leonida Robbiano" (che è l'attuale stadio, in seguito intitolato proprio a Piola) i padroni di casa alla disperata ricerca di punti-salvezza si imposero per 2 a 1, ribaltando lo svantaggio iniziale siglato da Ottani con le reti di Casalino e Degara. Fu un lampo nel buio e senza alcun seguito, tanto che quando la Pro venne a Bologna per il ritorno la classifica la vedeva sempre desolatamente ultima ad appena 11 punti. 12 maggio 1935,

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ultima sfida tra Bologna e Pro Vercelli: le reti di Maini, Corsi, Reguzzoni e una doppietta di Angelo Schiavio distruggono quel che rimane delle "bianche casacche" che dominarono l'alba del calcio italiano, condannandoli di fatto alla retrocessione.

Un oblio che dura tuttora: dopo cinque stagioni in B, infatti, nel 1940-41 arrivò per la Pro la retrocessione in Serie C, e per rivedere la seconda divisione i suoi tifosi hanno dovuto attendere più di settant'anni. Una rapida discesa e un'ingloriosa fine per una squadra che fu capace, nei primi anni del nostro calcio, di fare la storia. Era un calcio diverso, in molti lo chiamavano ancora foot-ball, il Fascismo sarebbe dovuto arrivare: fondata nel 1903, la Pro Vercelli si era ritrovata una straordinaria generazione di talenti cittadini ed un presidente, Luigi Bozino, che avanti anni luce ai colleghi aveva progettato una grande programmazione: allenamenti mirati, scouting dei migliori talenti del territorio, cura dei dettagli tattici. Nel 1908 la Pro vinceva il suo primo Scudetto, l'anno successivo faceva il bis, in tutto nel giro di sei stagioni si laureava cinque volte Campione d'Italia, arrivando una volta seconda dopo uno spareggio controverso perso quasi di proposito contro l'Inter. Una squadra che correva mentre le avversarie camminavano, che all'eleganza un po' naif dei campioni metropolitani contrapponeva la corsa, la grinta, l'umiltà tipiche dei provinciali.

Quando la Nazionale italiana fece il suo esordio, giocò in maglia bianca. Si dice che fu perché queste maglie costassero meno di quelle colorate, ma anche che fu un omaggio alla Pro Vercelli, autentica squadra imbattibile ai tempi e capace di eclissare i pionieri del Genoa. Il 1° maggio del 1913 l'Italia affrontava il Belgio schierandone ben nove elementi: un risultato incredibile per una squadra nata appena dieci anni prima e che la prima trasferta l'aveva affrontata (70 chilometri!) in bicicletta.Era una squadra fantastica, di cui purtroppo non si ha abbastanza memoria: i suoi membri erano tutti vercellesi, attaccati alla maglia e alla città e capaci di muoversi in campo come un solo uomo. Tra le individualità svettava Carlo Rampini, la cui storia è davvero curiosa: alto appena 165 centimetri, esordì nel 1908 e in sei stagioni vinse cinque Scudetti - oltre a quello perso con l'Inter - segnando la bellezza di 106 reti in 99 gare grazie ad un tiro definito “formidabile” dai cronisti dell'epoca. Poi, a 24 anni, accettò un posto di lavoro in Brasile e abbandonò il calcio. Questo episodio, tra i tanti, la dice lunga su quanto fosse diverso il calcio di allora, in continua evoluzione: la Pro seppe tenere botta, dopo la Prima Guerra Mondiale centrò altri due Scudetti.

E poi arrivò il professionismo. Non potendo sconfiggerla sul campo, le rivali cominciarono a corteggiare i giocatori delle "bianche casacche", offrendo loro posti di lavoro renumerativi nelle grandi metropoli. Il primo a cedere a tali lusinghe fu Virginio Rosetta, straordinario difensore che si trasferì alla Juventus suscitando un vespaio di polemiche che si

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trascinarono per mesi, fino a quando cioè il calcio fu reso sport professionistico anche in Italia. Altro talento straordinario Rosetta, che alla Juventus vincerà ben sei Scudetti, che sommati ai due conquistati con la Pro ne fanno uno dei calciatori più titolati di sempre: con l'Italia, tra l'altro, vincerà il Mondiale del 1934 giocando titolare.

Ma torniamo alla Pro Vercelli. L'avvento del professionismo ne spezzò le ali, visto che le "bianche casacche" stoicamente si rifiutarono di adeguarsi volendo mantenere il loro carattere dilettantistico. Nel giro di pochi anni come detto la perdita di tutti i campioni, la retrocessione in B, quella in C e l'oblio. Un oblio fatto anche di Serie D (tutti gli anni '60), fallimenti, tantissima C sempre sopravvivendo e mai sognando. Due anni fa l'improvviso ritorno in B, un entusiasmo incontenibile e quindi un'immediata ricaduta che però non ha scoraggiato gli attuali dirigenti, decisi romanticamente a riportare quella che forse è la più romantica squadra d'Italia nel calcio che conta. Con l'eclissi della mitica Pro, ai tempi, furono le grandi squadre metropolitane a prenderne il posto, come la Juventus che vinse cinque campionati consecutivi. Ma intanto chi era diventato uno squadrone in quegli anni? Esatto, proprio il Bologna, che in pratica sostituì i vercellesi come squadra "outsider", la piccola che sfida i giganti economici del nord. Non solo i bolognesi tifavano Bologna, ma tutti quelli che non sopportavano che solo le grandi realtà metropolitane si sarebbero prese la scena nel calcio, cosa che poi è comunque inevitabilmente avvenuta.

Anche il Bologna aveva qualcosa di quella Pro: un grande presidente, grandi calciatori nati in città, un attaccamento alla maglia diverso, genuino. Pro Vercelli e Bologna non si sono più incontrate, da quel pomeriggio di maggio del '35, ma in un certo senso si può dire che abbiano condiviso un identico spirito. Per questo, se andate nella mia pagina FB e guardate "squadre preferite" troverete che anni fa misi "Mi

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Piace" alla pagina dedicata alla Pro Vercelli. Un pezzo di storia del calcio italiano, un calcio romantico che raccontava di grandi storie e di grandi campioni e anche di un Bologna magico e forse irripetibile. È per questo che la gara di oggi porterà a chiunque ami il calcio una sfida così: Bologna contro Pro Vercelli, 14 scudetti in due, le squadre più blasonate della B e tra le più blasonate d'Italia. Non so come sarà la partita a livello di contenuti tecnici, ma una cosa è certa: il dio del calcio, oggi pomeriggio, sorriderà.

(Simone Cola)

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All'andata l'unico goal di Improta in rossoblù

Dopo il pareggio con l’Avellino che ha cancellato, forse definitivamente, quelle (poche) speranze residue che aveva il Bologna di raggiungere il secondo posto, gli uomini di Delio Rossi nel prossimo turno vanno a Vercelli per la penultima giornata del campionato cadetto. Ad aspettarli ci sarà un a Pro desiderosa di punti fondamentali in chiave salvezza.

La gara d’andata, giocata il 24 dicembre al Dall’Ara, terminò 3-0. In quella partita Riccardo Improta realizzò il suo primo, e unico, goal in maglia rossoblu. Il numero 33 aprì le marcature dopo soli 2’, poi ci pensò Laribi a chiuderle, con in mezzo l’autogoal di Marconi. Il giocatore, che con Daniel Bessa è stato uno degli ultimi colpi dell’allora DS Fusco nella sessione estiva, ha esordito in maglia rossoblu nello 0-0 casalingo con il Carpi. Quella fu la sua prima partita dopo che a luglio in ritiro col Genoa, squadra detentrice del cartellino, aveva rimediato unafrattura al quinto metatarso del piede destro che lo ha tenuto lontano dai campi per 4 mesi. Le prestazioni di Improta sono state ben al di sotto della attese con il giocatore che ha sofferto parecchio quell’infortunio, che di fatto gli ha fatto saltare quasi tutto il precampionato. A Gennaio era stato anche vicino a lasciare il Bologna, aveva trovato poco spazio fin a quel momento e fino all’ultimo c’era stata la possibilità che il ragazzo lasciasse Bologna per andare a giocare con continuità. Poi, la volontà di Improta è stata chiarissima: restare sotto le due torri per giocarsi le sue carte e cercare di tornare ai suoi livelli, quelli del giocatore visto e apprezzato con le maglie di Lanciano, Juve Stabia e Padova.

I colpi li ha, questo è fuori di dubbio, è chiaro, però, che fin’ora l’aver avuto poco spazio e il non aver sfruttato al meglio gran parte delle occasioni in cui è partito titolare non lo hanno certo giocato dalla sua parte. Improta ha anche sofferto il modulo di Lopez che, di fatto,

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penalizzava giocatori delle sue caratteristiche. Chi sa ora che con Delio Rossi non cambi qualcosa, nel frattempo il neo allenatore ha deciso di lanciarlo dal 1’ con l’Avellino per sostituire lo squalificato Sansone, ma lo ha sostituito dopo soli 45’ con Acquafresca. Un’altra occasione sprecata? Forse si, ma state pur certi che Improta ha le caratteristiche per diventare un grande giocatore e ha i colpi per risolvere le partite. Quest’anno purtroppo ha vissuto un’annata difficile con luci (poche) ed ombre (molte), ma come ha detto Di Vaio: “fare goal è come andare in bicicletta, non si disimpara col tempo”. E allora ci auguriamo che Improta possa tornare ai suoi livelli che non sono di certo quelli visti quest’anno.

Con Lopez ha giocato poco, partendo titolare solo in cinque occasioni. Anche a Varese partì dal 1’ e in quell’occasione realizzò anche l’assist a Cacia per il momentaneo goal dell’1-1. Quasi sicuramente a Vercelli dal 1’ partirà Sansone che riprenderà il suo posto nell’attacco rossoblu, dopo aver scontato la squalifica. Non è escluso, però, che Improta entri a partita in corso e magari realizzi anche il suo secondo goal in maglia rossoblu, proprio contro l’unica squadra alla quale ha segnato in questo campionato.

(Andrea Bonomo)

BOLOGNA (4-3-1-2): Da Costa; Mbaye, Maietta, Oikonomou, Masina; Casarini, Matuzalèm, Büchel; Laribi; Sansone, Mancosu.

INDISPONIBILI: Zuculini, Gastaldello

SQUALIFICATO: Ceccarelli

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La Pro Vercelli di Scazzola

Domani pomeriggio alle ore 15:00 il Bologna di Delio Rossi andrà in scena al Silvio Piola, per cercare di strappare tre punti vitali contro la Pro Vercelli in modo tale da conservare il terzo posto in classifica. Di fronte ai rossoblù, come detto, ecco la squadra piemontese allenata dal 43enne Cristiano Scazzola, che ad oggi occupa la quindicesima posizione in classifica con 48 punti all'attivo, a più tre dalla zona rossa dei play-out occupata da Ternana ed Entella. Se il match è importante per il Bologna, lo è forse ancora di più per la Pro, che con un successo si salverebbe matematicamente con una giornata d'anticipo. Il ruolino di marcia in casa è senz'altro da buona squadra, visto che sono 36 i punti conquistati in venti partite, con solo due sconfitte; inoltre nelle ultime cinque partite (tra casa e trasferta) la Pro Vercelli ha perso una sola volta a Pescara per 1-0. Se andiamo a vedere invece il rendimento esterna della truppa di Scazzola ecco un dato impietoso: 12 punti in venti partite, frutto di tre vittorie (l'ultima a Terni settimana scorsa), tre pareggi e pensate un po', quattordici sconfitte.

Passiamo alla formazione; Scazzola dovrebbe optare per un 4-3-3 con Russo tra i pali, linea a quattro con Germano e Scaglia sugli esterni e Cosenza e il senegalese Coly centrali; a centrocampo, i tre dovrebbero essere Castiglia, Ardizzone e il ventottenne Gianluca Musaci, vista l'indisponibilità del brasiliano Ronaldo. In avanti il tridente dovrebbe essere composto da Sprocati a destra, Di Roberto a sinistra e l'ex Milan Giacomo Beretta al centro. Ancora indisponibile il capocannoniere della squadra Ettore Marchi, autore di 17 reti in campionato, e vittima di una frattura al braccio. Recupera Niccolò Belloni, che però partirà con ogni probabilità dalla panchina.

All'andata il match si concluse con una netta vittoria rossoblù targata Improta e Laribi, con l'autorete di Marconi a fissare il punteggio sul 3-0 per il Bologna.

PRO VERCELLI (4-3-3): Russo; Germano, Coly, Cosenza, Scaglia; Ardizzone, Musacci, Castiglia; Sprocati, Di Roberto, Beretta.

INDISPONIBILI: Scavone, Ronaldo, Marchi.

(Davide De Stradis)

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10 Curiosità sulla Pro Vercelli

La Società Ginnastica Pro Vercelli nasce nel 1892 - e questa è la data che appare nel nome societario - ma la sezione calcistica fu aperta solo nel 1903 per opera di Luigi Bozino, primo vero dirigente tout-court della storia del calcio italiano e che rimase in carica fino alla morte. Nel 1906 la squadra disputò il suo primo campionato in Seconda Divisione, nel 1907 lo vinse e nel 1908 conquistò il titolo di Campione d'Italia.

Tra le squadre italiane pluriscudettate è l'unica proveniente da una città non capoluogo di regione ed è stata l'unica proveniente da una città non

capoluogo di provincia. La Pro Vercelli risulta inoltre essere l'unica società del calcio italiano, assieme alla Novese, ad aver vinto uno Scudetto in qualità di neopromossa in massima serie. Accadde nel 1908.

Nei suoi primi sei campionati in massima serie la Pro Vercelli vinse lo Scudetto per cinque volte, nel 1908, 1909, 1911, 1912 e 1913, mancando la vittoria nel 1910 solo per una clamorosa protesta effettuata ai danni dell'Inter: le "bianche casacche" infatti volevano rinviare la gara decisiva per l'assegnazione del titolo per impegni presi in altro luogo, ma la Federazione rifiutò. I vercellesi allora risposero schierando la squadra degli Under-11, che persero 10 a 3 in un clima surreale e pieno di tensione. La squadra fu squalificata dalla Federazione ma poi perdonata.

La Pro Vercelli si impose nel calcio dei pionieri per via del suo stile di gioco rude e maschio e per il fatto di poter contare, in un'epoca dove non esistevano stipendi e calciomercato, di una straordinaria fioritura di campioni in città, ragazzi che si dedicavano anima e corpo al nuovo sport arrivato dall'Inghilterra curando - seppur in modo molto primitivo - la preparazione fisica. Per il suo stile duro e aggressivo la Pro Vercelli fu a lungo criticata sui campi dove ancora il foot-ball veniva visto come un gioco di pura abilità, costringendo il capitano dei "bianchi" Guido Ara a coniare il famoso motto: "Il calcio non è uno sport da signorine".

La mitica maglia bianca della Pro Vercelli fu di ispirazione per numerosi club italiani nati nel periodo in cui Ara e compagni dominavano: fu imitata dallo Spezia, dal Derthona e soprattutto dalla Nazionale che fece il suo esordio nel 1910 in bianco per omaggiare i grandi campioni assenti per squalifica. Il 1° maggio del 1913 furono ben nove i giocatori (su undici) a vestire la maglia dell'Italia nell'amichevole contro il Belgio. Le "bianche casacche" furono anche motivo di ispirazione contraria: il Casale, sorto come antagonista della Pro Vercelli, scelse le maglie nere

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proprio per sottolineare la contrapposizione con gli odiati rivali.

Due trasferimenti hanno segnato il declino della Pro Vercelli. Nel 1922 lasciò la squadra in direzione Juventus il talentuoso difensore Rosetta, e la squadra (che era Campione d'Italia in carica) non avrebbe più lottato per lo Scudetto. Nel 1934 invece partiva Silvio Piola, direzione Lazio, e senza il suo più grande campione di sempre i vercellesi finivano in Serie B per non tornare mai più in massima serie. Le storie di Rosetta e Piola rappresentano il declino di una squadra che non volle piegarsi al professionismo che inesorabilmente si prese il calcio, costringendo il miracolo di provincia di un tempo all'oblio.

L'oblio della Pro Vercelli, squadra capace di scrivere a fuoco la storia dei primi campionati di calcio italiani, è stato lungo e oscuro: nel 2011 ottiene per ripescaggio un posto in Prima Divisione, la terza categoria in ordine d'importanza, dopo ben 33 anni tra C2 e Dilettanti. L'evento è storico, ma l'anno dopo accade ancora di meglio: nel 2012, dopo ben 64 anni, le "bianche casacche" ritrovano la Serie B.

Il simbolo che appare sullo stemma della Pro Vercelli è un leone, animale che fu scelto sia per sottolineare il gioco maschio e aggressivo della squadra ai tempi sia per un omaggio agli inventori del foot-ball, gli inglesi, che nel loro stemma presentano lo stesso animale. A differenza di altri simboli questo non fu mai copiato da nessun'altra squadra in Italia, tanto era temuta e rispettata la Pro Vercelli ai tempi.

Il giocatore più presente nella storia della Pro Vercelli è il centrocampista Mario Ardissone: nato nel 1900 e presente già nella finale controversa giocata dai ragazzi contro l'Inter nel 1910, vercellese purosangue, Ardissone giocò in "bianco" dal 1919 al 1935 mettendo insieme la bellezza di 355 partite. Nato a Vercelli vi trascorse l'intera vita morendo nel 1975, a 75 anni dunque, dopo una lunga malattia.

Il miglior marcatore della storia delle "bianche casacche" è Carlo Rampini, per tutti "Rampini I°", attaccante minuto ma dal tiro formidabile e dalla grande determinazione, capace di segnare la bellezza di 106 reti in 99 gare con la maglia della Pro Vercelli. In un epoca di dilettanti riceveva dal suo Presidente dei sigari per ogni gol, rivendendoli poi in un secondo momento per aiutare i compagni in difficoltà economiche, tra cui il suo partner offensivo Carlo Corna che aveva un fratello gravemente malato. Nel 1913 abbandonò momentaneamente il calcio per un'offerta di lavoro in Brasile, e nel 1915 l'addio fu definitivo: a 24 anni uno dei più grandi campioni del calcio italiano lasciava per occuparsi dell'azienda di famiglia.

(Simone Cola)

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Oggi sabato 16 Maggio torna AL RITMO DEL GOAL , 16.30 circa, sempre sui 105 in FM di Punto Radio, insieme alla Redazione di 1000Cuorirossoblu. Seguiremo con Voi il post partita di Pro Vercelli vs Bologna, in diretta con il nostro Federico “Fedez” Gottero dal Silvio Piola di Vercelli. In studio il “Magic Trio” della Redazione di 1000Cuori: Simone Zanetti, Stefano Castellari e Andrea Bonomo che ci racconteranno tutto ma proprio tutto dei penultimi 90 minuti della regular season di serie B. Coloro che sono fuori regione e fuori provincia ci potranno seguire in streaming su www.1000cuorirossoblu.it e sul canale 196 del Digitale Terrestre di PuntoRadioTv.

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