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45 L’ambiente Il sentiero Emiliano Rinaldini- Mario Pellizzari è interamente situato nel comune di Pertica Alta. Il nome di questa località non indica un agglome- rato specifico, ma una serie di piccoli nuclei urbani, Belprato, Livemmo, Odeno, Lavino, Navono e Noffo che, dal 1928, formano un’unica entità ammini- strativa, posta in una suggestiva vallata collaterale della Valle Sabbia. Pertica Alta è raggiungibile da Noz- za di Vestone, dalla Valle Trompia at- traverso Marmentino, dalla Pertica Bassa e da Mura. È una terra ricca di prati e boschi. Il nucleo originario dell’abitato viene fatto risalire al Neolitico: reperti di questo periodo sono conservati al Mu- seo archeologico di Valle Sabbia di Gavardo e all’Università di Birmin- gham. Per avere altre testimonianze bi- sogna arrivare al XII secolo: risalgono infatti al 1210 i primi documenti, rela- tivi ad accordi sull’uso dei boschi e delle malghe e alle delimitazioni dei confini fra i vari centri. Zona ad eco- nomia prettamente agro-silvo-pasto- rale, quindi, fino all’insediamento di un tal Lanfranco Alberghini, guelfo di Bre- scia, che fece costruire un forno per il ferro, un mulino, una segheria. Inizia cosí l’attività del ferro, destinata ad avere un notevole sviluppo nei secoli seguenti. Nel 1427 la Pertica passa sotto il dominio di Venezia che concede una parziale autonomia e vari privilegi. Le attività preminenti sono ancora il taglio del bosco, l’allevamento bovino e ovino e fino al 1847 l’industria del ferro. Tra i beni culturali di Pertica Alta spiccano ben diciannove chiese sparse sul suo territorio che rappresentano un patrimonio non indifferente di cultura e di tradizione. Oltre alle chiese, le varie borgate conservano numerosi affreschi murali e interessanti esempi di costruzioni dei secoli XV, XVI, XVII con eleganti por- tali in pietra, dotati di stemmi nobiliari sulle chiavi di volta. Il sentiero Sebbene questa escursione la si possa intraprendere anche dalle altre tre loca- lità di confluenza (Odeno, Belprato e S. Rocco) è consigliabile iniziarla da Li- vemmo (m 900), poiché tale avvío impe- gna gradualmente l’escursionista. 4 - Sentiero “Emiliano Rinaldini (Emi) Mario Pellizzari (Fabio)”

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L’ambienteIl sentiero Emiliano Rinaldini-

Mario Pellizzari è interamente situatonel comune di Pertica Alta. Il nome diquesta località non indica un agglome-rato specifico, ma una serie di piccolinuclei urbani, Belprato, Livemmo,Odeno, Lavino, Navono e Noffo che, dal1928, formano un’unica entità ammini-strativa, posta in una suggestiva vallatacollaterale della Valle Sabbia.

Pertica Alta è raggiungibile da Noz -za di Vestone, dalla Valle Trompia at -traverso Marmentino, dalla PerticaBas sa e da Mura.

È una terra ricca di prati e boschi.Il nucleo originario dell’abitato vienefatto risalire al Neolitico: reperti diquesto periodo sono conservati al Mu -seo archeologico di Valle Sabbia diGavardo e all’Università di Birmin-gham. Per avere altre testimonianze bi -sogna arrivare al XII secolo: risalgonoinfatti al 1210 i primi documenti, rela-tivi ad accordi sull’uso dei boschi edelle malghe e alle delimitazioni deiconfini fra i vari centri. Zona ad eco-nomia prettamente agro-silvo-pasto-rale, quindi, fino all’insediamento di untal Lanfranco Alberghini, guelfo di Bre-

scia, che fece costruire un forno per ilferro, un mulino, una segheria. Iniziacosí l’attività del ferro, destinata adavere un notevole sviluppo nei secoliseguenti.

Nel 1427 la Pertica passa sotto ildominio di Venezia che concede unaparziale autonomia e vari privilegi. Leattività preminenti sono ancora il tagliodel bosco, l’allevamento bovino e ovinoe fino al 1847 l’industria del ferro.

Tra i beni culturali di Pertica Altaspiccano ben diciannove chiese sparsesul suo territorio che rappresentano unpatrimonio non indifferente di culturae di tradizione.

Oltre alle chiese, le varie borgateconservano numerosi affreschi muralie interessanti esempi di costruzioni deisecoli XV, XVI, XVII con eleganti por-tali in pietra, dotati di stemmi nobiliarisulle chiavi di volta.

Il sentieroSebbene questa escursione la si possa

intraprendere anche dalle altre tre loca-lità di confluenza (Odeno, Belprato e S.Rocco) è consigliabile iniziarla da Li -vemmo (m 900), poiché tale avvío impe -gna gradualmente l’escursionista.

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per Marmentino

Comune di Pertica Alta

4 - Sentiero “Emiliano Rinaldini (Emi) -Mario Pellizzari (Fabio)”

Tempo medio di percorrenza: ore 5,30Lunghezza: km 18 circa

Ronchi1142

LIVEMMO900

LAVINO ODENO924

BELPRATO800

Passo del Lasso1175Cippo “Fabio”

Cascina di Valsorda1178

Malaeghe1053

Bastoncino1015

Ronco1005

Bar Pineta1040

Passello1045

Porta970

Zovo950

S. Bernardo762

Cippo “Emi”

S. Trinità

Barbaine935

Monumento sacrariodella Brigata Fiamme Verdi

“Giacomo Perlasca”

Strada per Mura

per Nozza

Casine

S. Rocco941

1148

NAVONO

NOFFO

Case di Sar

Seneghe

AVENONE

FORNOD’ONO

Legenda

Tracciato del sentiero

Variante del sentiero

Strade principali

Strade sterrate

Luogo di partenza

Direzione consigliata

Ristoro

Telefono

Chiesa

Cippo o monumento

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Dato che non presenta alcuna diffi-coltà alpinistica, è adatto tanto a comi-tive organizzate quanto a gruppi fami-liari e a singoli escursionisti di diversecapacità, anche perché consente va -rianti di rientro in caso di forzata inter-ruzione.

Lasciato il paese, ci si incamminaverso est sulla strada asfaltata per Per-

tica Bassa e la si segue fino al quadriviodi S. Rocco, dove si devia a destra sullastradina che anticamente era la mulat-tiera per Belprato. Poco distante da una“santella” sorge, meritevole di una visita,la chiesetta-santuario di Barbaíne,accanto alla quale il monumento-sacrario della Brigata Perlasca fa damodesto ma suggestivo monito.

Ritornati nei pressi della “santella”

e imboccata la vecchia mulattiera, si ècostretti, dopo circa mezzo chilometro,a proseguire ancora per un tratto sustrada asfaltata per riprendere a sinistrala mulattiera che, passando dall’edicola

della SS. Trinità, giunge a Belprato.Un centinaio di metri oltre il paese

si prende per una stradina cementata eper lungo tratto ombreggiata tra l’alter-narsi di piccole salite e brevi discese.

In mezzo al bosco, dopo circa un chi-lometro, sorge l’oratorio di S. Bernardo(m 762). Da qui, con andata e ritorno inpochi minuti, ci si può re care in visitaal cippo che sorge sul luogo dove Emi-

Belprato di Pertica Alta, in amenaposizione, domina la media ValleSabbia.

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liano Rinaldini fu trucidato dai nazifa-scisti il 10 febbraio 1945.

Dallo spiazzo a fianco della chiesettadi S. Bernardo, inizia la prima salitache, attraverso un magnifico bosco,porta allo Zovo (Zuf, m 950) e dove sigode la vasta panoramica che accom-pagnerà quasi tutto il tragitto, tra Per-tica Bassa a nord e la Valle del Tovere

a sud, nella quale, sotto la sovrastanteCorna di Mura (Savallo), è tracciato unaltro sentiero dedicato alla memoria disette partigiani caduti nella zona.

Si prosegue su una stradina in terra

Dalla località Zuf di Belprato, l’a-bitato di Ono Degno dominato dal-l’imponente Corna Blacca.

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battuta fino al fienile Porta (m 970) conun lieve divallamento su un piccolotratto cementato che collega Belprato,per inerpicarsi a destra, con comodosentiero sulla sommità della folta pineta

di Passello (m 1045). Da qui, usciti dallapineta, si attraversa una radura prativascendendo alla stalla di Casine per giun-gere poi, attraverso un’altro bosco dipini, al ristoro Pineta (m 1010). Sisegnala a coloro che vogliano evitare lasalita al Passello, la comoda stradinache dal fienile Porta conduce alla stalladi Ca sine.

Sempre su strada sterrata, poi ce -

mentata e asfaltata, dal ristoro Pinetasi giunge di nuovo al quadrivio di S.Rocco (m 941). Qui, obliquamente adestra, si riprende la stradina che giraverso il Ronco dove si apre completa-mente il paesaggio su Pertica Bassa,dominato dalla Corna Blacca. Prose-guendo verso Bastoncino (m 1015), pas-sando nei pressi di una casa-fienile, ci

si inoltra in un’altra abetaia in direzionedei Dossi di Valsorda dove, al culminedi una radura a forma di selletta, sidiparte in discesa la seconda variantecon divallamento su Livemmo.

Dai Dossi di Valsorda, invertendoquasi del tutto la direzione di marcia, siinfila a destra il sentiero che, attraversoun secolare bosco di abeti e faggi,sbuca alla casci na Valsorda (m 1178),

Il Passo del Termine, confine con laValle Trompia, e i nuclei abitati diNoffo, Lavino, Navono e Odeno.

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una delle poche malghe ancora attivenella zona.

La strada in terra battuta, passandonel mezzo di vivai forestali, dopo aversuperato il bivio della va riante con-giungente Seneghe al sentiero Brigata

Perlasca (utile per un eventuale rientroad Avenone), giun ge allo spiazzo delLas (Passo del Las so, m 1175). Qui èposta la lapide in ricordo di Mario Pel-lizzari, caduto in combattimento il 5 set-tembre 1944 sul monte Visone. Untratto in costante disce sa attraverso iRuc (Ronchi m 1142) porta a Odeno (m924), il piú piccolo centro della Pertica.

Gli abitanti di questo ameno borgo

parteciparono con grande trasporto allevicende resistenziali, di cui ancora oggiricordano i fatti con acuta sensibilità.

Superato Odeno su strada asfaltatasi perviene a Livemmo (m 900), centrodi spicco della Pertica, sede comunale,con negozi, trattorie, bar.

Il monte Pezzolina e la Corna Blac -ca visti dal grande faggio di Ca -sine.

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Il sacrificio dell’eroe

Era una di quelle maledette giornate di un gelido febbraio.Bisognava passarlo in fretta, questo mese, perché le avvisaglie della

fine di una sempre piú cruenta guerra sembravano, e si speravano,vicine.

Terso e freddo il cielo, dopo la ghiacciata notturna. La neve, vec-chia di qualche giorno, era diventata, sulla strada, dura e refrattaria allesuole slabbrate dei pochi passanti, stelliforme e luccicante sugli sco-scesi pendii. Qua e là, a breve intermittenza, qualche folata di un ven-ticello mattutino, leggero, impercettibile, s’incuneava tra i vicoli desertidel paese.

Fuori, una bianca coltre ricopriva tutto, disturbata dal sonnolentoavviarsi dei comignoli ai tepori di lente, grigiastre volute di fumo.

C’era la guerra; e con la guerra la paura; e con la paura l’incontrarsimattinale dei fuggevoli sguardi, desolatamente espressivi, di quellirimasti a mantenere in vita bestie e persone.

Nessuna novità o troppe novità susseguenti. Quel giorno i vecchi, silen-

A Emiliano Rinaldini

Emi! Assai lungo e irtofu il sentier del tuo martirio,sotto lo stil degli aguzziniche nel loro vile andareti resero il cammin come un calvario.Tu l’affrontasti, come sapeva Fiamma Verdee insanguinasti, ribelle per amore,quel sentier sublimato dal tuo diario.

A Mario Pellizzari

Fabio! Le nostre gentiancora guardano a te,che t’immolastiper la Libertà.Fabio! In nome del sacrificioche tu affrontasti,i tuoi compagni di allorafedeli ti son nella continuità.

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ziosi e atterriti, avevano saputo dell’ultimo rastrellamento repubblichino.I ribelli, presi di soprassalto, non avevano potuto opporre valida resi-

stenza. Emi era stato catturato e portato a valle, per l’interrogatorio ela tortura. Bisognava, con la delazione sconfiggere le sparute schieredei “ribelli”, poiché la montagna, seppur nella nuda morsa invernale, limanteneva nei suoi inaccessibili anfratti.

Le sperdute cascine della montagna, abitate alcune, altre abbando-nate, fornivano il ricovero alle brigate ribelli.

Nell’interminabile silenzio della montagna si seguivano tutti gli avve-nimenti cittadini e valligiani. Staf-fette per ogni dove; bimbi, furbe-scamente addestrati; donne, al -tret tanto scaltrite dalle contingen -ze, portavano cibo e dispacci.

Di tanto in tanto il manipoloribelle scendeva dalla CornaBlacca e s’intrufolava nell’abitato.C’era poco da dividere: un sorsocaldo di caffé d’orzo, due fette dipolenta, croste di formaggio; poibastava lo scambio di poche sil-labe o il lampo degli occhi a schiu-dere una impercettibile tenacealleanza. Il montanaro, inoltre, laribellione se la porta nel sangue:cosí l’accordo diventava inscindi-bile.

Quella notte, a Odeno di PerticaAlta, i ribelli si erano fermati nellecase, nelle stalle; dormire al caldoogni tanto faceva bene. La cano-nica, poi, era il luogo ideale peril loro incontro. Strategie nuove,situazioni emergenti, importanti valutazioni erano da discutere, assu-mere, rendere operative.

S’era fatta l’alba dai rosei bagliori mutevoli. A un tratto il grido stroz-zato della sentinella, ad allertare tutti.

Bisognava uscire dall’accerchiamento mortale. Fuori i comandi impe-riosi, mascellari, imponevano l’incondizionata resa.

Il santuario di Barbaine con ilsacrario dei caduti della BrigataPerlasca

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Improvvisi crepitii di mitra per distogliere l’attenzione del nemico ecoprirne il tumulto: Emi s’era trascinato addosso il grosso; un tenta-tivo di corsa veloce tra casa e casa, vicolo e vicolo, angolo e angolo; lamuta, incontrollata, rabbiosa di sangue, gli era addosso; i suoi compagniin fuga, liberi dall’abile, generosa mossa.

Legate le mani dietro la schiena all’ostaggio, la colonna repubblichinas’era incamminata da Odeno, attraverso Mura, fino a Idro, sede delcomando valligiano. Interrogatori, minacce, torture non avevano por-tato alcun esito. Bisognava riportare il prigioniero sui monti, obbligarloa svelare nomi e nascondigli, dopo estenuanti marce.

Ma nulla.Ripassò Emi, nelle contrade di montagna; lo condussero, sballottan-

dolo, fra casa e casa, vicolo e vicolo; solo il pervicace silenzio.Da dietro le finestre delle sgretolate casupole, segreti pianti di donne,

sguardi perduti di vecchi, sgranati occhi di bambini, inseguivano la tristesorte dell’eroe. Poi, in località S. Bernardo di Belprato, la barbara ucci-sione.

Il tepore del sole di una mattina precocemente primaverile aveva por-tato i ragazzi del paese nel bosco: legna per riscaldarsi e strame pergli animali erano urgenti necessità per una economia contadina che laguerra aveva ancor piú immiserito.

Si incominciava a lavorare di lena; a tratti la neve disciolta aveva dis-coperto ramaglie e foglie secche. Si facevano le gare, perché la svel-tezza felina è una dote dei giovani montanari. La vittoria permettevaal vincitore di irridere al vinto e di dimostrare a tutti le proprie abilità.

Ma, subito, l’imprevista, dolorosa scoperta. Il corpo di Emi giacevalí, ai bordi della dissestata stradicciola, insanguinato, inerte. Una fugagenerale e, poi, l’avviso agli anziani.

Fu ricomposto nella sala mortuaria del piccolo cimitero montano,vegliato, di giorno, dai vecchi montanari; di notte, dalle scolte ribelli.

Nelle sue tasche le straordinarie cose della sua quotidianità: nocciole,corona del rosario, Imitazione di Cristo.

Tutto era impregnato del suo rosso sangue d’eroe.

Giuseppe Biati

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Autunno in Pertica Altacon il Guglielmo giàinnevato.

Le chiesette di S. Bernardo (a sinistra) e di S.Rocco (sotto) e l’aspetto autunnale di un sen-tiero della Resistenza.

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