4 DALLA NOSTRA PARTE QUANDO LA STORIA NIENTE È 400 ...

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Ottobre 2020 Mensile di attualità, consumi, ambiente, cultura, tempo libero. Per i soci di 34 NIENTE È COME ESSERCI! Sconti per il Teatro del Maggio 10 QUANDO LA STORIA SI FA ROMANZO Intervista ad Antonio Scurati 4 DALLA NOSTRA PARTE 400 prodotti con lo sconto del 20 per cento La vita in una bolla Ripartire dai valori

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Ottobre 2020 Mensile di attualità, consumi, ambiente, cultura, tempo libero. Per i soci di

34 NIENTE È COME ESSERCI! Sconti per il Teatro del Maggio

10 QUANDO LA STORIA SI FA ROMANZO Intervista ad Antonio Scurati

4 DALLA NOSTRA PARTE 400 prodotti con lo sconto del 20 per cento

La vitain una bollaRipartiredaivalori

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2 - - OTTOBRE 2020

4DALLA NOSTRA PARTE400 prodotticon lo sconto del 20 per cento fino al 23 novembreSara Barbanera

6LA VITA IN UNA BOLLAGli italiani secondoil Rapporto Coop 2020Serena Wiedenstritt

8TEMPO DI PREVENZIONEVaccinarsi contro l’influenza Cecilia Morandi

12SONNO E SOGNI Ricerche e curiosità sulla vita notturna del cervello Sara Barbanera

16GUSTO A FETTE Porchetta, la specialità di un’azienda di Monte San Savino Sara Barbanera

17ITALIA O MESSICO?Per piadina e tortilla ingredienti semplici e stessa forma,ma gusti differentiFrancesco Giannoni

18IL CAFFÈ CHE FA BENESempre più apprezzatala linea Solidal Serena Wiedenstritt

38EROICA PER TUTTIIn bicicletta sulle stradescelte da migliaia di appassionatiAndrea Schillaci

44PER MAMME FELICIUn aiuto per vivere serenamente la gravidanzaAlma Valente

45PIATTI O NO?Quando rivolgersiallo specialistaper i piedi dei bambiniA cura dell’Ospedalepediatrico Meyer

Mensile diUNICOOP FIRENZEVia Santa Reparata 4350129 FirenzeTel. 05547801Fax [email protected]

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Chiuso in tipografiail 22/09/2020.Nei punti venditadal 30/09/2020.

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19AROMI IN CUCINA Aglio, cipolla e peperoncino semi-freschi Gianni Carpini

20LA VERITÀ SUI LIEVITIDieci domande per chiarirei dubbi più diffusi Alessandra Pesciullesi

21IN MANI SICUREUn gel igienizzanteha consentito a un’azienda fiorentina di resisterealla crisiGianni Carpini

32I GIOVANISSIMIRubrica per under 14Cecilia Morandi

36MIRACOLI IN PIAZZAVisite al Campo Santo Monumentalee al Museo dell’Operadel Duomo di PisaSerena Wiedenstritt

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10Quando la storiasi fa romanzo Intervista ad Antonio Scurati,in uscita con il secondovolume di M Cecilia Morandi

34Niente è come esserci! Da Zubin Mehtaa Riccardo Muti,chi salirà sul palcodel Teatro del MaggioEdi Ferrari

43Il fiutoche salva la vita I cani sono in gradodi riconoscere alcunepatologie grazie all’olfatto Silvia Amodio

41La regoladel bonsaiPiccoli ma preziosi, i consigli per coltivarli in casa o in terrazza Càrola Ciotti

Ottobre 2020 Mensile di attualità, consumi, ambiente, cultura, tempo libero. Per i soci di

34 NIENTE È COME ESSERCI! Sconti per il Teatro del Maggio

10 QUANDO LA STORIA SI FA ROMANZO Intervista ad Antonio Scurati

4 DALLA NOSTRA PARTE400 prodotti

con lo sconto del 20 per cento

La vitain una bollaRipartiredaivalori

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L’emergenza Covid 19 rappresenta l’occasioneper scegliere un nuovo sentiero di crescitache valorizzi il territorio

Ricominciamo...da qui

PUNTO E A CAPO

Di questi tempi sentiamo spesso dire: «Niente sarà più come prima»; una frase forse un po’ retorica, ma che contiene simultaneamente verità, dubbi, nostalgie,

persino aspirazioni. Partiamo dalle verità. Alla fine di quest’anno saremo certamente più poveri rispetto ad un anno fa, visto che mediamente il reddito prodotto si sarà ridotto di oltre un decimo: non era mai accaduto dagli anni ’50 ad oggi. Passiamo ai dubbi. La crisi economica è provocata da eventi estranei all’economia e potrà risolversi solo quando tali problemi saranno superati. Di qui i dubbi, che continueranno ad alimentare timori e incertezze negli operatori, compromettendo la ripresa dell’economia.E poi le nostalgie. La dimensione della crisi è tale da farci rimpiangere il passato; vorremmo cioè tornare al pre-Covid.

Nostalgia del tutto giustificata dal punto di vista sanitario, un po’ meno da quello economico visto che l’Italia, nell’ultimo quarto di secolo, è stato il Paese europeo che è cresciuto di meno. Ritornare al pre-Covid vorrebbe dire ritornare ad una situazione di crescita stentata, quindi non particolarmente desiderabile.Da quest’ultima costatazione nascono le aspirazioni. Ovvero la volontà di trovare un nuovo sentiero di crescita su cui incamminarsi. Non si tratta di un sogno impossibile, perché la crisi sanitaria ha smosso gli animi dei nostri partner europei, spingendoli ad abbandonare la politica di austerità seguita per troppo tempo e particolarmente gravosa per i Paesi - come l’Italia - ad alto debito pubblico.Col Recovery Fund è stato messo in campo un ammontare di risorse da far impallidire il famoso Piano Marshall. Il tentativo è quello di far uscire l’economia dalla prolungata trappola della liquidità in cui si trova impantanata da tempo, impostando una politica fortemente espansiva. Ciò dovrebbe consentire, soprattutto ai Paesi più colpiti, di rilanciare la propria economia con un nuovo piano di investimenti rivolto, da un lato, a sostenere l’ammodernamento del sistema attraverso la digitalizzazione, dall’altro a impegnarsi per il miglioramento dell’ambiente, messo a dura prova dai cambiamenti climatici.A tutto ciò si aggiunge il tema dell’equità, dell’inclusività e della sicurezza, centrale non solo dal punto di vista etico ma anche da quello economico, perché crea un clima di maggiori certezze e quindi favorisce l’evoluzione della domanda, quella di investimento e quella di consumo.In questo quadro potremo comprendere quale ruolo potrebbe avere la distribuzione commerciale: quello di garantire prodotti di sicura qualità ad un prezzo accettabile, alimentando il più possibile anche filiere locali. Nessuno di noi auspica un ritorno all’autarchia, ma non vi è dubbio che in alcuni casi la filiera corta garantisca la certezza degli approvvigionamenti, la maggiore possibilità di controllo della qualità dei prodotti, il rispetto delle regole sul lavoro, un impatto ambientale più contenuto (non solo per la riduzione del trasporto, ma anche per il maggior controllo dei metodi di produzione).Infine - e non è poco - garantisce anche una maggiore occupazione locale.

Stefano Casini Benvenuti, direttore Irpet,Istituto regionale programmazione economica toscana

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L’emergenza cambia il volto di un intero pianeta: il Covid 19 è come una macchina del tempo che trasporta gli ita-liani indietro di qualche decennio, per livello di consumi,

ricchezza e stili di vita. Nasce così l’esigenza di contenere le spese, anche in campo alimentare. Senza però rinunciare alla qualità. Così, appena terminata la campagna estiva di sconti di Unicoop Firenze, in autunno ne arriva un’altra ancora più vantaggiosa che prevede un investimento della cooperativa di oltre 6 milioni di euro. Dal 5 ottobre al 23 novembre, i soci troveranno nei Coop.fi 400 - il doppio della precedente campagna - prodotti a marchio di diverse linee, con uno sconto del 20%: un paniere molto ampio, per scegliere liberamente, senza nessun limite giornaliero o set-timanale al numero dei prodotti scontati. Tutto molto semplice!

Rispetto al passato nel novero dei quattrocento prodotti se ne potranno trovare molti delle linee Fior fiore e Vivi verde, come i limoni o la pasta integrale Vivi verde, la mozzarella di bufala o il salmone affumicato Fior fiore. Ma avranno il 20% di sconto per i soci anche l’olio extravergine da 1 litro, con sole olive italiane, della linea Origine e i saponi liquidi e bagnoschiuma della linea Io. E non mancheranno offerte neppure per i più piccoli, come omogeneizzati e pannolini della linea Crescendo, e per i quattro-zampe di casa con i prodotti Amici speciali.

Scontati sì, ma con gli stessi valori di sempre: convenienza, si-curezza, rispetto dell’ambiente, etica, bontà e trasparenza. Come appare anche negli spot televisivi Coop, dove i carrelli dei valori sono impegnati in una gara per raggiungere traguardi sempre più alti, in una vera e propria “staffetta dei valori”.

La spesa per l’ambienteUn anno a dir poco “particolare” il 2020, in cui sembra de-

linearsi il profilo di un nuovo consumatore più attento: a spen-dere meno, a consumare giusto e vivere meglio. A conferma dei trend, il Rapporto Coop 2020 (vedi pag. 6) evidenzia che sono 1,7 milioni gli italiani che nel 2021 per la prima volta prevedono di acquistare prodotti alimentari naturali e sostenibili. Lo svi-luppo green è importante per gli abitanti del Bel Paese ancora di più che per gli altri europei: se in Italia quasi un terzo acquista più prodotti sostenibili rispetto a prima del Covid, in Francia e Spa-gna la percentuale dei nuovi consumatori attenti all’ambiente non supera un quinto del totale. A guardare con la lente d’ingran-dimento, stesse tendenze anche nei Coop.fi che segnano numeri in crescita per i prodotti confezionati Vivi verde: da inizio anno le vendite sono aumentate di un terzo rispetto all’anno precedente. Dalle salse, alla farina biologica, alla pizza surgelata, passando per legumi, miele e creme spalmabili, gli aumenti si sono registrati in tutti i settori.

Per questo nella nuova offerta di prodotti a sconto, Unicoop Firenze ha inserito anche i prodotti biologici e amici dell’am-biente della linea Vivi verde. Ma il carrello dei toscani è anche più “tipico”, all’insegna del gusto del territorio e delle ricette della tradizione: il tempo passato in cucina e ai fornelli durante il lockdown ha risvegliato il palato dei consumatori, che premiano anche la linea Fior fiore, per un viaggio alla scoperta della cultura gastronomica italiana. E infatti sugli scaffali ci saranno anche i prodotti Fior fiore con il 20% di sconto. s

Un carrello pieno di…Intervista a Francesca Gatteschi, nuovo direttore marketingdi Unicoop Firenze

«La pandemia ha spinto tutti noi a cercare luoghi sicuri, relazioni stabili, cibi garan-

titi e di qualità: una staffetta fra valori che con questa campagna racconteremo ai soci, perché possano conoscere più da vicino tutta la varietà del nostro assortimento a marchio» spiega Fran-cesca Gatteschi (nella foto), da poco al vertice del marketing di Unicoop Firenze.

Come sono stati scelti i quattrocento

prodotti con lo sconto del 20%?

A guidarci sono stati i soci stessi, che con le loro scelte di acquisto hanno indicato le priorità e i valori su cui puntare. Un paniere ampio che va dalla spesa di base all'eccellenza, dove non mancano neppure prodotti di igiene per la casa, per la persona e per l'infanzia, un mix equi-librato che tiene conto delle nuove esigenze emerse dopo la pandemia.

Quali sono queste esigenze?

Nei mesi passati sono aumentate, in modo

MONDO COOP

Dalla nostra parte

di Sara Barbanera

400 prodotti con lo sconto del 20 per centofino al 23 novembre nei Coop.fi

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significativo, le vendite del prodotto a marchio e questo è un segnale di fiducia verso la nostra cooperativa. In futuro, e già da adesso, ci im-pegneremo per la salvaguardia del potere d’ac-quisto dei soci. Per questo abbiamo pensato di investire le risorse della cooperativa, propo-nendo ulteriori sconti sul prodotto a marchio, che ha già un prezzo basso rispetto a prodotti confrontabili presenti sul mercato. Senza mai scordare la qualità.

La convenienza da sola non basta più?

Convenienza sì, ma non solo quella e non a tutti i costi, mai a discapito di sicurezza, qualità, etica, ambiente: i valori che incarnano il nostro

Dalla nostra parte

modo di stare sul mercato. Convenienza non significa perseguire una logica di guerra dei prezzi all'ultimo centesimo, ma praticare il prezzo più basso possibile dentro una serie di garanzie e regole per noi irrinunciabili.

Dopo ghiacciai, campi, spiagge e mari,

dove farà tappa il carrello della "buona

spesa"?

Sotto casa, esattamente da dove è partito: oltre a salute e ambiente, gli acquisti di questi mesi mostrano un forte interesse dei soci per tutto quello che è il cibo tipico, della tradizione, nazionale, locale e, magari, cucinato a casa. In questo senso la linea Fior fiore è un catalogo di gusti e sapori che valorizza tutta la nostra tradi-zione enogastronomica, senza però penalizzare il portafoglio.

Fra le novità, il suo incarico di direttore

marketing. Come lo affronta?

Come una svolta positiva, complessa, con la quale spero di portare ulteriore soddisfazione ai nostri soci e clienti. È un ruolo che mi ap-passiona molto, soprattutto in una cooperativa come la nostra, dove occuparsi di marketing non significa forzare i consumi, ma soddisfare i bisogni. s

Dal 5 ottobreal 23 novembre, nei Coop.fi,per i soci400 prodottia marchiodi tuttele linee Coopcon lo scontodel 20 per cento

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I taliani in una bolla. Così li disegna il Rapporto Coop 2020-Economia, consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani, che raccoglie sensazioni e anche

contraddizioni di 2000 italiani e 700 imprenditori ed esperti di consumi del Paese. La bolla è popolata di tante incertezze e alcune irremovibili certezze: gli affetti, la famiglia, la casa e il cibo. Perché mettersi a tavola, con-sumare alimenti e piatti buoni, sicuri e fatti in casa è la tendenza della Fase 2. E mentre la cucina si afferma come il centro di una “comfort zone”, una zona comoda sia mentale sia fisica, gli italiani escono dalla crisi cambiati rispetto al pre-Covid.

Sono, ad esempio, i più pessimisti di Europa - il 56% pensa che il 2021 sarà peggiore del 2019 -, ma sono anche fortemente resilienti. La classe media in partico-lare affronta le difficoltà e, anche se si configura una vita messa in pausa dalla pandemia (la stragrande maggio-ranza degli intervistati ha rinunciato a progetti, viaggi e cambiamenti), si attrezza per reggere l’impatto della crisi. Non possono fare altrettanto i soggetti più fragili, come i giovani e le donne, i più colpiti dall’emergenza.

Cambiamenti per tuttiIn futuro saremo più socievoli, lo pensano 6 italiani

su 10, ma anche più casalinghi - per gli stessi 6 italiani su 10 la vita sociale ripartirà, ma preferibilmente a casa propria o da amici - e sicuramente superconnessi. Quasi 9 italiani su 10 confermano che si vedranno in chat e videochiamate.

Deve essere tecnologica e moderna anche la scuola del futuro, fondamentale per la ripartenza del Paese. Per gli imprenditori intervistati l’istruzione, intesa sia come scuola per i più giovani, sia come formazione per chi lavora, è la priorità. Mentre nelle aule la preoccupazione maggiore è rappresentata dalla sicurezza sanitaria, fra i “grandi” il 20% degli italiani prevede di aumentare il tempo dedicato all’aggiornamento. A proposito di gio-vani, per quelli fra i 14 e i 20 anni i mesi appena trascorsi hanno contribuito ad aumentare il rischio “hikikomori”, parola giapponese che indica i ragazzi che si isolano vo-lontariamente dalla vita sociale, che è più che duplicato.

La vita in una bollaCasa, famiglia, sana alimentazione:si riparte dai valori.Gli italiani secondo il Rapporto Coop 2020

LA RICERCA

Al di là dei fenomeni patologici, la casa torna a essere il nido degli italiani, che scommettono sugli affetti e, una volta ridimensionata l’importanza del denaro nella scala delle priorità, mettono ai primi posti salute e famiglia. È dalla vita affettiva e relazionale, infatti, che si aspettano le maggiori soddisfazioni nei prossimi mesi. Intanto le famiglie si allargano, non con l’ingresso di nuovi nati - una delle conseguenze della pandemia è la riduzione del numero di coppie che pianificano l’arrivo di un figlio -, ma con l’adozione di un compagno a quattro zampe.

Con la casa sempre più al centro delle attenzioni degli italiani, si riduce il raggio di mobilità - gli spostamenti ideali non superano i quindici minuti - e intorno alla

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La vita in una bolladi Serena Wiedenstritt

cucina si sviluppano tutte quelle sensazioni positive di benessere, sicurezza, gratificazione, per le quali non è nemmeno più necessario uscire dalla bolla.

Ritorno ai fornelliSe prima della chiusura si stava assistendo alla fuga

dai fornelli, il 2020 da marzo in poi segna un brusco die-tro front che riporta in auge il valore del cibo fatto in casa. Due terzi degli italiani non cambieranno le abitudini det-tate dall’emergenza e continueranno a dedicare tempo alla preparazione di piatti e ricette. Del resto, se quasi un terzo degli italiani prevede di ridurre i propri consumi, ci sono spese su cui il Paese intende continuare a investire,

come salute, casa e cibo. Ma non è un cibo qualsiasi quello ricercato da un numero sempre crescente di con-sumatori: deve essere fatto in casa, sicuro e sostenibile.

Gli stili alimentari degli italiani alla prova del Co-ronavirus si concentrano su prodotti igienicamente sicuri, capaci di garantire il benessere personale, con un aumento della spesa destinata al fresco e agli alimenti salutari e salutistici. Il cibo, oltre che buono per la qua-lità e la sicurezza, deve essere anche buono per il pia-neta, e se è italiano è molto meglio. Nella bolla, infatti, si accorcia anche la filiera del cibo e per un italiano su due l’italianità e la provenienza dal proprio territorio acqui-stano ancora più importanza di quanta ne avessero nel periodo pre-Covid.

Gli italiani, che prevedono un futuro con le “mani in pasta”, contano così di unire vantaggi per la salute e per il portafoglio cucinando in casa, ma questo li conduce verso una selezione sempre più accurata degli ingre-dienti. Filiera corta e sostenibilità si confermano nel carrello della spesa di chi aveva già intrapreso la strada di un consumo etico da tutti i punti di vista, ma fanno anche nuovi proseliti.

I cuochi al tempo del Coronavirus, oltre ad essere provetti sperimentatori di nuove ricette, sono anche molto attenti all’igiene: lavano frutta e verdura con bicar-bonato e disinfettano le confezioni prima di riporle in di-spensa nel 44% dei casi. Intanto, nel paniere classico della spesa sono entrati e non accennano a uscire i prodotti per l’igiene e la prevenzione, come disinfettanti e antibatte-rici, ma anche farmaci e dispositivi sanitari. Termometri e mascherine, insomma, accanto agli ingredienti locali e sostenibili per la cena fatta in casa. s

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Vaccinarsi contro l’influenza per aiutareil sistema sanitario nella lotta al Covid 19

Vi siete mai chiesti come si formula il vaccino dell’in-fluenza stagionale? Come fanno gli scienziati a indivi-duare il ceppo che colpirà l’autunno-inverno seguente e a produrre l’antidoto con il necessario anticipo, visto che

il virus muta di anno in anno? Ecco la risposta: una rete inter-nazionale di laboratori coordinati dall’Organizzazione mon-diale della sanità (Oms) analizza i virus che circolano a marzo nell’emisfero australe; sulla base di queste informazioni e di quelle derivanti dallo studio del virus influenzale dell’anno precedente, viene elaborato un vaccino con un’efficacia che va generalmente dal 60 al 70 per cento.

Alla raccolta di informazioni per la composizione del vac-cino contribuiscono anche i tre laboratori di virologia delle Aziende ospedaliere universitarie di Firenze, Pisa e Siena.

Una volta stabilita la formulazione, la produzione passa alle aziende. Dopo un bando di gara, le dosi vengono distri-buite ai medici di medicina generale della Toscana. Le prime vaccinazioni sono previste agli inizi di ottobre e saranno piani-ficate in modo da evitare gli assembramenti negli ambulatori per ridurre il rischio del contagio da Covid 19.

Crescono le dosiQuest’anno la Regione Toscana metterà a disposizione 1

milione e cinquecentomila dosi, quasi raddoppiando la quan-tità degli anni precedenti. Due i vaccini che saranno sommini-strati, con caratteristiche simili, ma uno, quello adiuvato, sarà particolarmente indicato per le persone più anziane per la ca-pacità di sviluppare una risposta immunitaria più accentuata.

Per la prima volta, oltre che per gli ultrasessantacinquenni e i malati cronici, che già le stagioni precedenti potevano avvantag-giarsi dell’offerta vaccinale, sarà gratuita per gli ultrasessantenni e per i bambini da sei mesi a sei anni. «I più piccoli sono il vero serbatoio dell’infezione: pur subendo conseguenze più lievi, di-ventano un micidiale veicolo di trasmissione e possono conta-giare familiari come i nonni, che corrono invece maggiori rischi di complicanze» spiega Mauro Ruggeri, medico di medicina generale e membro della Commissione vaccini della Regione Toscana. «L’obiettivo è coprire una fascia il più possibile ampia di popolazione, in modo da ridurre il numero di ricoveri per le complicanze da influenza ed evitare sovrapposizioni con il Sars-Cov-2, visto che i sintomi sono molto simili e facilmente possono essere confuse le diagnosi».

Ma cosa faranno i medici di famiglia quando cominceranno a presentarsi i casi dubbi? «Solo il tampone potrà dire se si tratta di Covid, certo è che se escludiamo o riduciamo i casi di influenza, la diagnosi diventa più facile» specifica Ruggeri. «Se ci sarà un’ampia adesione alla campagna vaccinale (che ricor-diamo è volontaria, ndr), si potrà alleggerire il peso sul sistema sanitario, perché l’influenza è comunque una malattia impor-tante che in alcuni casi può richiedere il ricovero ospedaliero. Soprattutto, ci rivolgiamo alle persone fragili e ai malati cronici, diabetici, cardiopatici e a chi ha problemi respiratori, perché rischiano di più» dichiarano dalla Regione Toscana.

Chi vuol esser vaccinato?L’invito dunque è a vaccinarsi, anche perché in tempi re-

centi è cresciuta la schiera dei contrari. Nel 2009 con l’influenza H1n1, la cosiddetta suina, l’adesione fu particolarmente alta, mentre negli ultimi anni la percentuale è andata scendendo fino a raggiungere nel 2019-2020 soltanto il 56% delle persone cui viene offerto il vaccino, circa il 20% della popolazione toscana. «Se lo scorso anno le conseguenze del virus influenzale furono blande, nei due anni precedenti invece l’impatto era stato molto pesante con numerosi ricoveri e decessi. Quindi, si consiglia di aderire alla campagna di vaccinazione, visto che gli effetti collaterali sono trascurabili» precisano dalla Regione Toscana. Quali possono essere questi effetti? «Un po’ di dolore lì dove viene fatta l’iniezione o un leggero malessere nei giorni succes-sivi, ma accade raramente» conclude Ruggeri.

MEDICINA

TEMPO DI PREVENZIONE

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di Cecilia Morandi

Chi non rientra nelle categorie indicate, ma intende vac-cinarsi, può rivolgersi al medico di famiglia, che saprà dare le indicazioni su come procedere.

Vaccino antinfluenzale e Covid 19In estate sono stati pubblicati due studi, uno statunitense

condotto da ricercatori della Nference e della Mayo Clinic di Rochester e uno italiano che ha messo insieme numerose università e centri di ricerca, che analizzano la correlazione fra incidenza del Covid 19 e vaccinazioni. I risultati di en-trambi, sulla base di studi epidemiologici, hanno dimostrato che le persone sottoposte a recenti vaccinazioni, compresa l’antinfluenzale, hanno contratto in percentuale minore il Coronavirus, rispetto a chi non si era vaccinato. Per gli scienziati dipenderebbe dal fatto che molti vaccini danno una risposta protettiva contro l’agente patogeno per il quale sono stati formulati, ma anche rispetto alle infezioni dovute ad altri virus e batteri, sollecitando il sistema immunitario ad una più pronta risposta.

Storia dell’influenza Nel 1933, in Gran Bretagna, venne identificato il primo

virus influenzale che colpisce l’essere umano. Ovviamente il virus circolava e colpiva già prima della sua definizione.

Dagli anni ‘30 a oggi, gli scienziati hanno individuato più tipi di virus, che sono stati classificati in tre famiglie: di tipo A, B e C.

Quelli di tipo A sono i più comuni, circolano nell’organi-smo umano, ma anche in quello di altre specie animali, quali uccelli, maiali e cavalli. Sono responsabili delle forme più serie di influenza.

I virus di tipo B circolano soltanto nell’organismo umano. Determinano, in genere, una forma di influenza meno grave di quella dovuta ai virus di tipo A, anche se hanno le potenzialità per diventare pericolosi, qualora mutassero. I virus di tipo C, di solito, causano infezioni asintomatiche o molto lievi, quindi con scarsa rilevanza dal punto di vista clinico.

Il vaccino 2020-2021 è formulato in modo da proteggere da alcuni virus di tipo A e B. s

TEMPO DI PREVENZIONE

NON È VERO CHE…

• Se si fa il vaccino troppo presto non funziona. Il vaccino resta efficace per tutta la stagione e si può fare già nei mesi di settembre/ottobre.

• Mi sono vaccinato, ma ho preso comunque l’influenza. Probabilmente è stato un altro tipo di virus a dare gli stessi sintomi, come febbre, raffreddore e mal di gola, ma non quello dell’influenza che ha caratteristiche specifiche e può dare complicanze gravi.

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Intervista ad Antonio Scurati,in uscita con il secondo volumedi M, dedicato alla fase centraledel regime fascista

di Cecilia Morandi

Rileggere la storia per capire l’attualità. L’idea di di-stribuire nei Coop.fi M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati, vincitore del premio Strega 2019, suddiviso

in 5 fascicoli, nasce con l’obiettivo di far conoscere gli eventi che hanno caratterizzato gli anni turbinosi dell’ascesa al potere dei giovani fascisti guidati da Benito Mussolini. «Mi piace molto l’idea del fascicolo, mi ricorda le enciclopedie per ragazzi di un tempo ed è bello che M arrivi a tutti, senza distinzioni di titoli di studio, di età o di estrazione - spiega lo stesso Scurati -. Quando si parla della diffusione di un libro, si parla di copie vendute, ma per uno scrittore quel che conta sono i lettori raggiunti. Questa iniziativa farà sì che se ne ag-giungano molti altri a quelli che avevano già scelto il mio libro. Uno scrittore non può che essere felice».

Quanto è importante la conoscenza della storia?

È fondamentale, e penso di non esagerare. La cono-scenza della storia è preziosa, anche se purtroppo i nostri tempi rischiano di farla perdere, privilegiando la cronaca e la tecnologia. Ma secondo me è ancor più importante, per dare un significato alla nostra vita, il sentimento della

storia, che viene ancor prima della sua conoscenza. È quel sentimento che ti dice: «Tu non sei il primo, né l’ultimo, ma fai parte di un’immensa schiera che marcia nei secoli», e quelli viventi non sono che una minima parte, rispetto al numero degli uomini e alle donne che sono già nati, vissuti e trapassati, e rispetto a quelli che verranno in futuro. Un sen-timento che ha sostenuto da sempre le generazioni, l’idea che la piccola vita di ciascuno non è sola nel mare del tempo, ma prolunga la vita dei padri e proseguirà nella vita dei figli. Senza questa idea è difficile capire il significato del presente e della singola vita.

Nel frattempo è uscito il secondo volume, intitolato

M. L’uomo della provvidenza. Che cosa racconta?

Gli anni del regime, le vite di quegli stessi ragazzi, che nel primo volume apparivano dei rivoluzionari, invecchiati e imbolsiti non solo fisicamente, che si ritrovano nelle stanze del potere, nel palazzo che avevano sempre disprezzato. Cosa faranno ora che hanno preso il posto di quelli contro cui hanno lottato? Un racconto più difficile per lo scrittore, perché la rivoluzione con il suo succedersi di eventi è facile da raccontare, mentre entrare nelle trame della politica e nell’esercizio del potere è una sfida più difficile, ma ugual-mente affascinante.

Se la storia si fa romanzo, anche i personaggi devono

essere all’altezza. Chi muove i fili della narrazione?

Benito Mussolini, ormai divenuto dittatore con pieni poteri - un’altra frase creata da lui riecheggiata anche in tempi recenti -, con la creazione dello stato totalitario si avvia verso una solitudine assoluta. Il volume racconta il

IL PERSONAGGIO

Quandola storiasi faromanzo

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OTTOBRE 2020 - - 11

risvolto intimo di quest’uomo che sempre più disprezza i collaboratori dei primi anni e si isola da loro, diventando l’incarnazione della solitudine del potere. Intorno a lui scopriremo dei nuovi personaggi, per esempio Arturo Boc-chini, colui che creò l’Ovra, la polizia fascista, strumento di repressione e controllo del popolo italiano, figura dal grande fascino malvagio.

Si scoprirà ancora una volta che gli italiani

non sono solo “brava gente”,

come invece siamo soliti considerarci?

Vero, fra gli aspetti meno conosciuti che porto alla luce scopriremo i crimini che gli italiani “brava gente” hanno compiuto in Africa, in particolare in Libia. Ciò che fece il regime fascista fra la fine degli anni ‘20 e l’inizio degli anni

‘30 per piegare la resistenza libica è sconcertante. Noi italiani deportammo 100.000 persone e le rinchiudemmo in di-ciotto campi di concentramento, esponendole a probabilità elevatissime di morte. Il folle e criminale esperimento dei lager della Germania nazista aveva quindi come precedente quello italiano in Libia.

Perché questo titolo: M. L’uomo della provvidenza?

Non sono certo io a definirlo così, ma è stato papa Pio XI. Già nel ‘29 Mussolini raggiunge l’apice del potere e quando firma i Patti lateranensi, sancendo la riconciliazione fra Stato e Chiesa, prima l’arcivescovo di Praga e poi il papa, parlando agli studenti dell’Università cattolica, lo defini-scono «l’uomo che ci ha fatto incontrare la Provvidenza».

Quali spunti può offrire il suo libro ai docenti

alle prese con l’insegnamento della storia a scuola?

La conoscenza storica è frutto di studio approfon-dito da parte degli storici che lavorano negli archivi, ma questa conoscenza può arrivare agli studenti e a tutti gli altri solo attraverso la forza coinvolgente e immersiva del racconto. Non è facile, ma gli insegnanti devono esercitarsi in quest’arte. Sono molto contento che il mio libro venga spesso adottato a scuola per affrontare questo periodo della storia italiana.

Forse non tutti ne sono consapevoli, ma la pandemia

da Covid 19 è un evento di cui parleranno i libri

di storia. In che modo lo faranno?

La pandemia è stata certamente un evento di portata storica, forse epocale. In questi mesi lo Stato ha limitato le li-bertà individuali in forme radicali, mai sperimentate prima, ma credo che lo abbia fatto con il largo consenso della popolazione, che è stata collaborativa e consenziente per obiettivi di sanità pubblica. Come sarà raccontato questo momento? Lo scopriranno le prossime generazioni, la virtù del racconto storico ha bisogno di tempo e di elaborazione. Lo faranno gli scrittori del futuro. Certamente non io. s

Il primo fascicolo diM. Il figlio del secoloè in distribuzione gratuita nei Coop.fi dal 1° ottobre(200.000 copie disponibili).Gli altri quattro fascicoli possono essere acquistati a 1,90 euro (complessivamente 7,60 euro), oppure con100 punti (in tutto 400 punti) della Carta socio.

ANTONIO

SCURATI

L’UOMO

DELLA PROVVIDENZA

oLa storiae il suo insegnamentoda Unicoop Firenzedel 16/09/2020 - o 16,37https://coopfi.video/scurati

FOTO G. STELLA

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ᅁonno e sogni Ricerche e curiositàsulla vita notturna del cervello di Sara Barbanera

ATTUALITÀ

UUna seconda vita in un mondo parallelo dove tutto è possibile eppure inafferrabile. È il mondo del sonno e dei sogni, uno degli ambiti più misteriosi

per la scienza e una parte fondamentale della vita, se con-sideriamo che ogni uomo spende un terzo della propria esistenza dormendo e passa almeno sei anni sognando. Ma cosa è il sonno? E a cosa servono i sogni?

Risponde Luigi De Gennaro, tra i massimi esperti di disturbi del sonno e docente di Psicofisiologia del Sonno normale e patologico all’Università di Roma La Sapienza che, nell’intervista, svela come funziona il cervello di notte e come ha influito la pandemia sul mondo notturno degli italiani.

A CHI RIVOLGERSI?Il riferimento nazionale è l’Associazione italiana di medicina del sonno (Aims), sul sito www.sonnomed.it c’è una cartina dell’Italia, divisa per regioni, e da lì è possibile trovare la struttura di riferimento nazionale a cui rivolgersi se si ha un problema del sonno.

oSonno e sognida Unicoop Firenzedel 17/07/2020 - o 4,10https://coopfi.video/sogni

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OTTOBRE 2020 - - 13

durante il sonno non Rem, e nightmare per l’incubo durante il sonno Rem. Sono due tipi di terrori onirici relativamente diffusi, specie in età prepuberale. Ci sono esperienze terrificanti, alcune clinicamente rilevanti che possono generarli: per esempio, nel disturbo da stress post-traumatico uno dei sintomi è l’incubo ricorrente del trauma, come è accaduto durante la pandemia. L’e-spressione, ormai virale, “pandemic dreams” (dall’in-glese, sogni pandemici, ndr) racconta come, in tutto il mondo, le persone hanno condiviso in rete il trauma della pandemia attraverso i loro sogni, che per noi sono oggetto di studio e ci aiutano a ricostruire il fortissimo impatto psicologico dell’emergenza sul sonno e sui sogni.

Cosa è emerso dalle ricerche sui sogni

durante la pandemia?

Le numerose ricerche avviate dopo la pandemia ci confermano che lo shock della pandemia e del lockdown hanno aumentato i sogni traumatici. Abbiamo riscon-trato lo stesso impatto, ad esempio, nelle ricerche sui sogni dei terremotati dell’Aquila che avevano un anda-mento strettamente legato all’epicentro del terremoto: più ci si allontanava dall’epicentro, più i sogni tipici del post trauma tendevano a ridursi. I sogni, in sostanza, tracciavano una sorta di mappa dell’incubo che si sovrap-

poneva alla mappa delle conseguenze del terremoto.

Quali le regole per un buon sonno?

Primo, andare a letto solo quando si ha sonno; secondo, mantenere una regola-rità di orari di addormentamento e risve-glio e, se possibile, cercare di non allargare troppo la forbice tra giorni festivi e giorni lavorativi; terzo, non assumere caffeina e stimolanti la sera. Inoltre l’attività fisica,

che in generale è benefica per il sonno, ha effetti negativi quando è troppo vicina al sonno.

Insonnia: cosa fare?

Per l’insonnia non basta il classico set di regole, ma è necessario intervenire con un trattamento clinico: quando si tratta di insonnia cronica, di oltre tre mesi, le società scientifiche, psichiatriche, di medicina di base prescrivono trattamenti psicologici cosiddetti cogni-tivo-comportamentali. Al contrario, quando è un’inson-nia acuta da meno di tre mesi, legata a un evento come per esempio il Covid, allora la prima scelta è il farmaco, il cosiddetto sonnifero.

E lei, che studia l’attività onirica degli altri, sogna?

E cosa?

Ah, sogno certo, ma sono parecchio insoddisfatto. Ironia della sorte, ricordo poco i sogni e quelli che ri-cordo sono banali e poco interessanti. s

Il sognoè l’infinita ombradel VeroG. Pascoli, Alexandros

Perché sogniamo?

Il sogno è per certi versi l’espressione della mente che dorme, cioè ci racconta come il cervello, anche durante il sonno, non possa smettere di fare la cosa per cui principal-mente è stato creato, cioè produrre attività cognitiva: non possiamo smettere di avere attività mentale anche quando dormiamo, però la produciamo con le regole bizzarre di un cervello che è in parte disconnesso dall’ambiente esterno.

Sogniamo sempre?

Sogniamo tutti e sempre. Il sogno, proprio perché è una proprietà della mente, ha due caratteristiche: primo, accompagna tutti e, secondo, accompagna tutta la durata del sonno, dai primi minuti dell’addormentamento fino agli ultimi momenti prima del risveglio.

Eppure alcuni dicono di non sognare mai…

Alcuni non ricordano, mentre altri ricordano tantis-simo, persino con una memoria fotografica. Da una nostra ricerca abbiamo visto che, in quanti poi ricorderanno, au-menta l’attività elettrica sull’area cerebrale della corteccia frontale, mentre in chi poi rammenterà poco l’attività elet-trica diminuisce sulla corteccia temporale destra. Perciò dall’attività elettroencefalografica misurata in chi dorme si può predire se al risveglio ricorderà o no.

Fase Rem e non Rem del sonno:

cosa cambia?

Dalle nostre ricerche sappiamo che, se si sogna durante il sonno Rem, quando sotto le palpebre avviene un rapido movimento degli occhi, la probabilità di ricordare è più elevata: i sogni hanno una maggiore narra-zione, un racconto più complesso, mentre quelli della fase non Rem sono più poveri e spogli di trama. La ricerca utilizza la risonanza magnetica e altre tecniche per misurare le strutture profonde del cer-vello, l’ippocampo, importante per la memoria, e l’amig-dala, il centro delle emozioni. L’obiettivo è capire i sogni e approfondire la conoscenza del nostro cervello.

Sogni profetici: che spiegazioni ne dà la scienza?

Faccio torto alla tradizione della smorfia napoletana, ma i sogni profetici non esistono. Esiste, piuttosto, la nostra volontà di credere alle profezie. Si ricorda l’evento eccezionale di una coincidenza fra un sogno e la sua realiz-zazione e si trascurano i milioni di altri eventi di cui i sogni non hanno anticipato nulla. Non c’è nessuna possibilità di anticipare il futuro attraverso i sogni né la scienza dà alcun riscontro in merito.

Gli incubi, anche ricorrenti, da cosa nascono?

Tecnicamente, in inglese si distingue fra i due termini pavor nocturnus, in latino, per indicare il sogno-incubo

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Dolce autunnoTenerina variegata

Preparazione 30 minutiCottura 30 minutiIngredienti per 6 personeper la base al cioccolato fondente: 150 g di cioccolato fondente D’Osa, 125 g di zucchero a velo D’Osa, 100 g di burroda panna di latte fresco Fior fiore, 2 uova Vivi verde,30 g di amido di mais D’Osa per la base al cioccolato bianco:100 g di cioccolato bianco D’Osa,70 g di zucchero a velo D’Osa, 80 g di burro da panna di latte fresco Fior fiore, 2 uova Vivi verde,40 g di amido di mais D’Osa

Vino consigliato Malvasia delle Lipari Doc Passito

Per la base al cioccolato fondente, separate i tuorli dagli albumi; tritate il cioccolato finemente, fondetelo a bagnomaria insieme al burro, poi unite lo zucchero a velo, l’amido e incorporate i tuorli. Montate a parte gli albumi e amalgamateli al resto degli ingredienti. Ripetete lo stesso procedimento per la base al cioccolato bianco.Rivestite una teglia da 24 cm di diametro con carta da forno e versate i due composti alternandoli, in modo da ottenere una miscela variegata. Infornate a 170°C e cuocete per circa 30 minuti. Sfornate e lasciate raffreddare prima di servire.

Brownies al cioccolatofondente

Preparazione 30 minutiCottura 25 minutiIngredienti per 4 persone230 g di burro da panna di latte frescoFior fiore, 250 g di zucchero a velo D’Osa,250 g di cioccolato fondente extra Fior fiore, 4 uova grandi a temperatura ambiente,120 g di farina bianca “00”,1 pizzico di sale

Vino consigliato Recioto della Valpolicella

Sciogliete a bagnomaria il burro con il cioccolato finemente tritato, unite lo zucchero a velo e il sale. Amalgamate bene e incorporate le uova, uno per volta. Al termine unite la farina setacciata e amalgamate con cura. Versate quindi l’impasto in una

teglia rettangolare di 22 cm rivestita con carta da forno, livellate aiutandovi con una spatola e infornate; cuocete in forno a 180°C per circa 25 minuti. Una volta che il dolce sarà cotto (per una resa perfetta dovrà rimanere morbido al cuore), sfornatelo e lasciatelo raffreddare completamente. Tagliate il dolce a quadrati regolari in modo da formare i brownies e serviteli.

Ricette da “Fior fiore in cucina”.Il numero di ottobre è in venditanei Coop.fi a 1 euro

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in cucina

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inCucinaICONEGRANA PADANO DOP:

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ZUCCAIN TANTI MODI:

DOLCE, AL FORNO

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Torta di mele fondente

Preparazione 60 minutiCottura 50 minutiIngredienti per 4 persone7 mele Red Delicious, 1 limone non trattato, 80 ml di latte intero,45 g di burro, 2 uova grandi, 80 g di zucchero di canna chiaro Solidal, 80 g di farina bianca “0”, 12 g di lievito per dolci D’Osa

Vino consigliato Moscato di Trani Doc

Sbucciate tutte le mele tranne una (la utilizzerete per la finitura) e affettatele sottilissime con la mandolina; raccoglietele in una ciotola e irroratele con il succo di limone - dopo averne grattugiato la scorza - per non farle annerire.In un pentolino scaldate il latte con 30 g di burro, finché quest’ultimo si sarà completamente sciolto, quindi lasciate intiepidire. Con le fruste elettriche montate le uova con lo zucchero, poi versate a filo il latte con il burro, la scorza grattugiata del limone e la farina setacciata con il lievito; impastate il composto solo per il tempo necessario a renderlo omogeneo e privo di grumi.Unite quindi le mele e mescolate bene per amalgamare il tutto.Imburrate e infarinate uno stampo da 20 cm di diametro e versatevi il composto, livellate bene la superficie e distribuitevi sopra la mela affettata sottilmente senza togliere la buccia; spennellate con il burro fuso rimasto e cospargete con poco zucchero. Infornate a 180°C per circa 45 minuti, e per verificare la cottura fate la prova con uno stecchino di legno.

Torta cremosa con yogurt greco,ricotta e mirtilli

Preparazione 40 minutiCottura 35 minutiIngredienti per 6 persone250 g di ricotta, 250 g di yogurt greco intero Coop, 2 limoni non trattati, 3 uova Vivi verde, 200 g di zucchero semolato, 125 g di farina bianca “00”, 8 g di lievito per dolci D’Osa, 150 g di mirtilli Origine, zucchero a velo D’Osa

Vino consigliato Malvasia delle Lipari Doc Passito

In una ciotola lavorate lo yogurt con la ricotta fino a rendere il tutto omogeneo e cremoso. Unite la scorza dei limoni e il succo di 1/2 limone. Nella ciotola della planetaria (o con l’aiuto delle fruste elettriche), montate le uova con lo zucchero fino a ottenere un composto gonfio e spumoso. Incorporate la ricotta e lo yogurt e amalgamate in modo da non smontare il composto.Unite a questo punto la farina setacciata con il lievito, poi i mirtilli precedentemente lavati e tamponati con carta assorbente; lavorate in modo da amalgamare bene tutti gli ingredienti. Versate il composto in uno stampo a cerniera da 24 cm rivestito con carta da forno e infornate a 170°C per circa 30-35 minuti.Fate la prova dello stecchino prima di terminare la cottura (inseritelo nel centro della torta e controllate che sia asciutto). Sfornate e lasciate intiepidire il dolce; poi toglietelo dallo stampo e lasciatelo raffreddare completamente su una gratella per dolci. Spolverizzate con zucchero a velo e servite.

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FILIERE TOSCANE

Gusto a fette Porchetta, fra tradizione e street food,la specialità di un’aziendadi Monte San Savino

di Sara Barbanera

La Toscana nel panino, raccontata tutta in una fetta, fatta di pochi in-

gredienti e tanta tradizione: la storia è quella della porchetta di Monte San Savino, che conquista generazioni di palati da più di sessanta anni e che, per la sua unicità, è stata anche riconosciuta come prodotto agroalimentare tradi-zionale della Regione Toscana. E se molti apprezzano la sua bontà, pochi sanno cosa la rende così caratteristica:

«Sono segreti che non si possono sve-lare. Aromi, condimenti, cottura, stagio-natura: dentro c’è la nostra esperienza e quella nessuno può copiarla» così racconta Walter Iacomoni, storico fon-datore dell’azienda Salumeria di Monte San Savino, oggi gestita insieme ai tre figli. Era il 1962 quando Walter aprì la prima bottega in quel borgo storico dalla tradizione centenaria nella lavora-zione delle carni e dei salumi. Negli anni, la bottega e la famiglia sono cresciute fino a diventare quella che è oggi un’a-zienda specializzata nella lavorazione delle carni stagionate e cotte al forno a legna: prosciutto crudo toscano Dop, salsicce stagionate e fresche, salami e fiaschi sa-vinesi e poi lei, la pluripremiata porchetta che, dal 1964, viene celebrata il secondo fine settimana di settembre, con una sagra che coinvolge l’intero paese.

Segni particolari Da cibo della tradizione a panino da street food, la sua fetta

rosa dal gusto aromatico è la regina incontrastata del tagliere. Se negli anni del dopoguerra, infatti, si preparava solo per le grandi occasioni o per le fiere agricole di fine estate, la por-chetta oggi viene prodotta e consumata tutto l’anno ben oltre i confini del piccolo borgo savinese. A renderla così famosa alcuni dettagli essenziali della ricetta, che porta l’impronta del territorio. Per il condimento, infatti, si usa un mix di sale, pepe, aglio ed erbe aromatiche locali, tra cui il finocchietto selvatico raccolto sulle colline intorno a Monte San Savino. Anche per la cottura, dalle 4 alle 9 ore, la regola è rigorosa: la porchetta viene cotta solo in storici forni a legna e utilizzando fascine di legno di erica arborea, detta “scoparia”, perché tradizionalmente im-piegata per la produzione di scope. Quanto alla carne, la Salu-meria di Monte San Savino utilizza solo quella di suini italiani, impiegati anche per tutto il resto della produzione. L’ultimo

ingrediente che la rende proprio inimitabile? La maestria degli esperti salumieri che, di padre in figlio, si sono tramandati i segreti dell’arte gastronomica.

Storie di gusto Dalla bottega al supermercato: la porchetta è sbarcata

anche nei Coop.fi dove viene proposta via via con appunta-menti promozionali e piccoli assaggi di degustazione. Per ri-spondere poi alle maggiori richieste di prodotto confezionato durante l’emergenza sanitaria, anche la porchetta ha cambiato veste, con una nuova confezione sottovuoto già affettata: un modo pratico per conservarla a casa qualche giorno in più e metterla in tavola come fresca.

Passata l’onda grossa della crisi, l’azienda è pronta a far ripar-tire i lavori in corso, sospesi durante il lockdown. Con ottanta dipendenti e cinque stabilimenti, il salumificio guarda avanti con un nuovo progetto per cento lavoratori in più, come spiega Alessandro Iacomoni, responsabile commerciale dell’azienda: «Sempre qui, a Monte San Savino, realizzeremo un nuovo prosciuttificio che produrrà circa 200.000 pezzi di prosciutto toscano Dop all’anno. Il progetto porta avanti il nostro impe-gno nel valorizzare la tradizione toscana e le eccellenze Dop e Igp su cui abbiamo molto investito negli ultimi anni». s

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Gusto a fette Porchetta, fra tradizione e street food,la specialità di un’aziendadi Monte San Savino

PIADINA

Dalla Romagna, con le due versioni, romagnola e rimi-nese (senza strutto). Il primo documento che ne de-scrive la ricetta è del XIV secolo, ma le origini sono più antiche.

Nato come cibo povero, oggi è un piatto alla moda, ovunque diffuso. In Romagna si mangia in piedi, pos-sibilmente in compagnia, accanto al chiosco dov’è preparata sul momento. Dal 2014 è registrata come Igp (Indicazione Geografica Protetta).

Ingredienti e forma molto semplici: dopo aver impa-stato farina, acqua, strutto e sale si formano dei cerchi, spessi mezzo centimetro, dal diametro di 25-30 centi-metri, poi cotti su teglie di ghisa, ferro o alluminio.

Si può mangiare come pane o, tagliata a spicchi, far-cita di quel che vi pare, in genere salumi, ma anche rucola e squacquerone o verdure golosamente gri-gliate. Vino o birra? Come preferiamo, ma beviamo responsabilmente.

Cara a tutti, anche a poeti, intellettuali e cantanti, in genere romagnoli Docg: Giovanni Pascoli e Marino Moretti le dedicano poesie; “La piê” è il nome di una rivista di cultura romagnola fondata nel 1919, tutt’ora edita; Secondo e Raoul Casadei la cantano in Burdèla campagnola, mentre in Freak Samuele Bersani la vuole esportare in India.

TORTILLA MESSICANA

Di antica origine, gli Aztechi la mangiavano accompa-gnandola a tacchino, fagioli e salse piccanti; la chiama-vano arepa. Furono gli spagnoli a rinominarla: per forma e colore ricordava la loro tortilla (in realtà, una frittata).

La tortilla messicana può essere la base per numerose ricette di cibo di strada, tutte all’insegna del sapore acceso.

Con farina di mais bianco, acqua, sale fino e olio di semi (niente lievito), si forma una sfoglia; una volta stesa, per darle la forma circolare, la si prema con un coperchio: un cerchio perfetto. Poi si cuoce sulla comal, una piastra, una volta in ceramica, oggi in alluminio, acciaio o ghisa.

Può essere usata al posto del pane o per avvolgere pollo, peperoni e cipolle (fajitas), manzo sfilacciato e marinato (tacos), pollo sfilacciato, insalata, lime, salsa di avocado (flautas).

Volete “mangiare un ciuchino”? Ecco il burrito. Si dice che all’inizio del XX secolo, il venditore di cibo Juan Méndez, per conservare gli alimenti, li avvolgesse nella tortilla. Un successone! Juan comprò un burro (asino, in spagnolo) per andare in giro a vendere le sue ricette. Per ringraziare l’animale, gli dedicò quella del burrito: carne, riso, pomodori e formaggio avvolti nella tortilla.

Provenienza

Segni particolari

Caratteristiche

A tavola

Curiosità

di Francesco Giannoni

IL MATCH

Per piadina e tortilla ingredienti semplicie stessa forma circolare, ma gusti differenti

S ono lontane parenti, si mangiano al posto del pane, oppure farcite con fantasia per un piatto unico, sostanzioso e ricco di sapore,

da consumare anche per strada.

Italia o Messico?

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SOLIDAL

Il caffè che fa benedi Serena Wiedenstritt

Sempre più apprezzata la linea di prodottiche aiuta l’economia del Sud del mondo

U na tazza di caffè che fa bene all’economia dei Paesi lon-tani, oltre che al palato. È quella realizzata con il Caffè

Solidal Coop, disponibile nei punti vendita di Unicoop Firenze nelle due versioni Classica e 100% Arabica. Ideale per qualsiasi momento della giornata, a colazione si può addolcire con zucchero di canna integrale biologico oppure con miele millefiori. Gustosissimo se ci si inzuppano i frol-lini ai cereali con fave di cacao o i frollini al cacao con gocce di cioccolato fondente extra, il tutto ovviamente sempre Solidal. E se non piace il caffè? Spazio allora alla linea di tè solidali e biologici presenti sugli scaffali dei Coop.fi.

Ma torniamo alla tazzina di espresso, perché da lì inizia la nostra storia. Il caffè Solidal Coop è infatti stato il primo prodotto Fairtrade, l’organizzazione che coordina le fi-liere del Commercio Equo e Solidale in tutto il mondo, in assortimento sugli scaffali. Era il 1995 e venticinque anni fa, proprio come oggi, il caffè della miscela 100% arabica proveniva dal Nicaragua, una zona famosa in tutto il mondo per il cosiddetto “caffè lavato”. Molto profumato, di corposità e acidità media, aromatico e molto dolce, l’Arabica si diffe-renzia dalla miscela classica, dall’aroma persistente, discreta acidità, con amarezza ben dosata, spiccata rotondità dell’in-fuso, sapore gradevole e corposo. La miscela classica arriva da diverse cooperative dell’Africa centrale.

Sarà il gusto, sarà l’etica o forse una combinazione di questi due aspetti, negli ultimi anni gli acquisti di prodotti Solidal, che contribuiscono allo sviluppo delle regioni più povere del mondo, sono aumentati in modo deciso. Spicca l’esplosione delle vendite di fave di cacao (+40% nel 2019 sul 2018 - dati Fairtrade), anche per il suo utilizzo in diverse tipologie di pro-dotti. Dal 2019 Coop Italia ha esteso l’uso del cacao Solidal alla gran parte dei prodotti al cioccolato a marchio, dalla crema spalmabile ai cereali per la prima colazione fino ai preparati per dolci, e recentemente anche a biscotti, wafer, merendine e dolci tradizionali per le feste: i prodotti solidali si riconoscono per il Marchio “Ingrediente Fairtrade”.

Fra gli altri prodotti Solidal sempre più apprezzati ci sono le banane, con vendite raddoppiate negli ultimi cinque anni, e il caffè, che partiva già con una buona diffu-sione e nel 2019 registra un +3% sul 2018. E solo nel 2019 secondo Fairtrade gli italiani hanno speso 320 milioni di euro per acquistare prodotti contenenti almeno un ingre-diente che contribuisce all’economia dei Paesi del Sud del mondo. A fronte di questa spesa è stato corrisposto alle organizzazioni di Asia, Africa e America Latina un premio di 2,5 milioni di euro come sostegno ad agricoltori e lavoratori impegnati in progetti di emancipazione delle comunità o per investimenti produttivi. s

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OTTOBRE 2020 - - 19

Il caffè che fa beneNOVITÀ

Aromi in cucina Aglio, cipolla e peperoncino in una nuova versionesemi-frescae in una confezione100% compostabile

di Gianni Carpini

gusto, il vantaggio sta nella durata, perché le confezioni da 20 grammi dei semifre-schi Turci durano a lungo in frigo senza che il sapore ne risenta.

Buone fuori e dentroDa sempre l’azienda lavora prodotti

che provengono dalle nostre terre. Tutto è partito dalle vaschette delle aromati-che fresche toscane, arrivate due anni fa nei punti vendita di Unicoop Firenze. Grazie a un fornitore toscano, sono state poi sviluppate confezioni biocomposta-bili che, in poco più di un anno, hanno permesso di risparmiare oltre 20.000 chili di plastica. Dopo le aromatiche fre-

Sono buone come quelle fresche, ma pratiche come le erbe aro-

matiche secche, grazie a un’inno-vazione tutta toscana. Dal campo all’eco-imballaggio, la filiera è lo-cale, composta da nove piccoli agricoltori e un fornitore della confezione 100% composta-bile. Una linea nuova e innova-tiva, nata da un’idea dell’azienda toscana Turci che ha lanciato il prodotto sul mercato attraverso la rete dei Coop.fi. Si chiamano

“Semi-freschi” e per ora la famiglia comprende tre fratelli: aglio, ci-polla e peperoncino, già tagliati, pronti per finire in padella e, rigorosamente, senza conser-vanti aggiunti.

Stando ai primi risultati dopo il debutto, i consumatori hanno apprezzato la novità, che non è proprio frutto del caso per-ché dietro al prodotto c’è il marchio della famiglia Turci che da oltre cento anni si occupa di spezie e oggi è alla guida dell’impresa Otitalia, il cui stabilimento principale è a San Miniato al Tedesco (Pisa).

Semi-frescoPer mantenere intatte le proprietà,

aglio, cipolla e peperoncino, poco dopo la raccolta, vengono lavati, tagliati e trattati con una particolare tecnica di disidrata-zione. «Grazie a un impianto di nostra costruzione, estraiamo a basse tempera-ture la parte acquosa delle piante – spiega Ruben Turci, giovane amministratore dell’azienda –, il risultato è un prodotto che per gusto, profumo, colore e consi-stenza è paragonabile al fresco; inoltre è già tagliato, in poche parole pensiamo noi a piangere nel tagliare le cipolle». Oltre al

sche, è arrivato il tempo delle spezie spray, altro prodotto innovativo che

racchiude il “cuore” della pianta. Non c’è due senza tre, con il semi-fresco Turci porta un’altra novità in cucina e nei reparti ortofrutta di trenta Coop.fi.

Filiera locale«Unicoop Firenze, con cui la-

voriamo da quarant’anni, è stata la prima realtà della grande distribu-zione a credere in una filiera locale

delle erbe aromatiche fresche – ag-giunge Ruben Turci –. In Italia buona parte delle materie prime viene dall’e-stero o da regioni come Liguria, Emilia-Romagna e Sicilia, mentre in Toscana finora erano pochissimi gli agricoltori che si dedicavano a questa coltura. Grazie al nostro progetto, oggi sono quaranta gli ettari coltivati con piante aromatiche: noi ci occupiamo della sele-zione dei semi, li facciamo germogliare e in seguito li doniamo agli agricoltori». Così gran parte dell’aglio proviene da Arezzo, mentre nel pisano crescono il peperoncino e la cipolla Turci. E in fu-turo la famiglia dei semi-freschi aumen-terà ancora per rendere più gustose e pratiche le ricette di casa. s

La storia di questa “famiglia delle spezie” è iniziata nel 1915, con una drogheria nel centro di Firenze. Oggi siamo alla quarta

generazione e l’azienda conta oltre 40 lavoratori. Il prodotto simbolo è “L’Antica Ricetta”, stessi

ingredienti da 40 anni: sale, aglio, rosmarino, salvia e un pizzico di pepe per un condimento da usare

su arrosti, grigliate e non solo. Di recente, grazie all’evoluzione della tradizionale spremitura a freddo, è nata la linea “CuoreDi”. In ogni bottiglietta, dotata di vaporizzatore, è racchiusa l’essenza della spezia fresca appena raccolta.

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S ono tanti e diversi fra loro, la co-noscenza dei lieviti è una vera e

propria specializzazione per i profes-sionisti, ma un approfondimento può essere utile anche per l’uso casalingo.

1. Chimici o naturali, sono tutti lieviti? Sì, sono definiti agenti lievi-tanti, cioè sostanze chimiche o microbi buoni che producono gas; sulla confe-zione, non affidarsi alle scritte grandi, ma cercare quelle piccole, che danno maggiori spiegazioni. Alla voce “in-gredienti” ci saranno termini chimici o in latino, secondo il tipo di lievito. Controllare sempre anche la scadenza, il produttore, il lotto di produzione.

2. Sono tutti uguali? No, unica cosa comune a tutti i tipi di lievito è che alla fine l’impasto è più gonfio.

3. Esiste il lievito senza lievitazione? No, tutti lievitano, cioè gonfiano. Se invece con la parola lievitazione si in-tende il processo di attesa per la pro-duzione di gas, allora la risposta è sì. Esistono sostanze chimiche, non pe-ricolose in dosi alimentari, che produ-cono gas subito, senza tempo di attesa: sono i lieviti chimici, detti anche istan-tanei o senza lievitazione. Adatti sia per dolci che per prodotti salati.

4. Il lievito chimico è vivo? No, si tratta di sali o altre sostanze chimiche, che fanno effervescenza a contatto con la parte liquida dell’impasto. La sca-denza in etichetta non significa che muore, ma che perde la capacità di fare gas.

5. Si riconosce il lievito istantaneo dagli altri, anche senza etichetta? Sì, è sempre una polvere bianca e fine, si-mile all’amido, che in acqua produce subito schiuma.

6. Qual è il lievito migliore? Do-manda sbagliata: esiste il lievito più adatto per ogni preparazione. In alcune torte si aggiunge lievito istantaneo per aumentarne il volume e la sua sostitu-zione con lievito naturale, considerato

un prodotto di caratteristiche eccel-lenti, stravolgerebbe la ricetta, renden-dola molto diversa.

7. Il lievito di birra è estratto dalla birra? No, è un modo antico di definire un tipo di lievito vivo. È una piccola cellula, della famiglia dei funghi, con la capacità di digerire gli zuccheri e poi produrre gas e sostanze profumate. In natura si trova ovunque, soprattutto nella frutta e nei semi. In etichetta si ha il nome latino, Saccharomyces cervisiae. La data di scadenza significa che poi muore; se è in forma di cubetti deve stare in frigo, mentre non è necessario per la versione liofilizzata.

8. Il lievito di birra causa allergia o intolleranza? Ad oggi non esiste studio che dimostri che questo lievito causi una reazione avversa dopo ingestione e non vi sono test specifici riconosciuti dal Sistema Sanitario Nazionale per la sua diagnosi. I disturbi che appaiono dopo l’assunzione sembrano ricondu-cibili ad altre sostanze presenti negli

PER SAPERNE DI PIÙ

La verità sui lievitidi Alessandra Pesciullesi

Dieci domande per chiarire i dubbi più diffusie utilizzare al meglio gli agenti lievitanti

impasti. Il lievito di birra è vivo e de-licato, quindi dopo la cottura muore e, se ingerito vivo, raramente supera la barriera molto acida dello stomaco.

9. Il lievito di birra è una manipola-zione dell’uomo? No. Il lievito di birra è fatto crescere naturalmente, su me-lassa di barbabietola, poi compresso e venduto.

10. Quali sono le differenze fra lievito naturale e di birra? Il lievito naturale è un miscuglio di lieviti vivi di famiglie diverse, che si compra o si produce in autonomia. Le differenze sono parecchie, soprattutto in termini di aromi e conservabilità del prodotto finito; la più grande, però, è che nel lievito naturale ci sono lieviti diversi con capacità di lievitazione diversa. Il punto di forza: per quello di birra è la semplicità d’uso ma anche la sua standardizzazione, per il naturale è la sua estrema difficoltà di coltivazione, ripagata da un lavoro finito molto di-geribile e profumato. s

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OTTOBRE 2020 - - 21

STORIE E PERSONE

In mani sicure

di Gianni Carpini

Un gel igienizzante di filiera corta ha consentitoa un’azienda fiorentina di resistere alla crisi

C hi semina bene raccoglie buoni frutti, anche in momenti di emergenza. Così è stato per un’azienda

di Tavarnelle Val di Pesa, nel Chianti fiorentino, specia-lizzata da quasi quattro decenni in cosmetica e prodotti professionali per capelli. L’onda lunga del Coronavirus rischiava di fermare tutto per mesi, produzione e lavora-tori, ma la “ricetta” di un gel igienizzante per le mani, ela-borata anni fa, ha aiutato a navigare in acque tempestose.

«Più che una scelta è stata una necessità: la richiesta di cosmetici è crollata e questo prodotto ci ha consentito in un periodo difficile di restare aperti, senza ricorrere alla cassa integrazione o perdere occupati» racconta Filippo Pecchi, alla guida di Tricoflorence, impresa che fra le tante linee ha creato anche il marchio Antica Saponeria Toscana. Accanto a shampoo, maschere per capelli e sa-poni, durante gli ultimi mesi nei Coop.fi è arrivato un gel di filiera corta, per mani pulite e senza batteri.

Il progetto pilotaIl prototipo era nato nei laboratori di Tricoflorence

per un’altra epidemia, quella della Sars, scoppiata all’ini-zio del millennio: finito nel cassetto una volta passata l’al-lerta sanitaria di allora, è risultato essenziale in tempi di Covid 19. «I macchinari c’erano, l’idea anche. Abbiamo attualizzato la formulazione, con alcol al 70%, e dato il via alla produzione – spiega Pecchi –. Nel momento della massima richiesta, fra aprile e giugno, dalle nostre linee sono usciti 10.000 litri di gel idroalcolico al giorno». La

mole degli ordini, nonostante la crisi, ha consentito di continuare gli investimenti, come la ristrutturazione dello stabilimento da 3000 metri quadri, e di far aumen-tare i lavoratori fino a quattordici dipendenti, con un’as-sunzione in più e una stabilizzazione.

C’è alcol e alcolPer produrre il gel igienizzante non è stato necessario

riconvertire le attrezzature: l’azienda era già pronta, im-piega da sempre alcol etilico per uso cosmetico. Non tutto l’alcol però è uguale, ne esistono diverse qualità e da questo dipende anche l’efficacia del prodotto, mette in guardia chi se ne intende, perché un prezzo troppo basso può essere indice di materie prime scadenti o formulazioni molto ag-gressive. A fare la differenza è anche il giusto dosaggio degli ingredienti, per rendere la soluzione resistente agli sbalzi di temperatura e rispettosa della pelle. Estratti di calendula e limone, nel caso del gel dell’Antica Saponeria Toscana, sono stati scelti per le proprietà calmanti e astringenti.

Filiera toscanaIl futuro resta incerto, ammette Filippo Pecchi, ma

una flebile luce c’è: «Il mercato dei prodotti profes-sionali per parrucchieri risulta da tempo in affanno, è il rapporto con la grande distribuzione a darci un po’ di re-spiro. Il valore aggiunto è proprio la filiera locale». Dalla fabbrica al supermercato, l’idea per uscire dalla crisi può essere a portata di mano. s

Istruzioni per l’uso

COME SCEGLIEREUN BUON GEL IGIENIZZANTEAcqua e sapone sono da preferire, ma quando non c’è un rubinetto nelle vicinanze, una valida alternativa è il gel igienizzante per le mani. Quattro gli indizi per una buona scelta. Prima di tutto la percentuale di alcol etilico, almeno al 60-70%, per garantire l’azione battericida. Allo stesso tempo l’odore deve essere gradevole, non eccessivamente alcolico. No, poi, a gel che asciugano troppo le mani, rischiando di seccarle. Infine, una volta evaporato, non deve lasciare una sensazione di appiccicaticcio.

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26 - - OTTOBRE 2020

T orna “Liberi dai rifiuti”, le giornate di volonta-riato ambientale organizzate dalle sezioni soci Coop e dai circoli di Legambiente, che nel 2019

hanno visto protagonisti 2000 volontari per un totale di 40 ore di azioni di cura e pulizia sul territorio, e ben 9,7 tonnellate di rifiuti raccolti. L’edizione di quest’anno, causa la pandemia da Covid 19, sarà a partecipazione limitata e con prenotazione obbliga-toria, per garantire il pieno rispetto delle norme di sicurezza e tutela della salute. A dare il via all’edizione 2020 sono state la tappa fiorentina al Parco dell’Ar-gingrosso e quella a Pontenuovo nel Comune di Barberino e Tavarnelle Val di Pesa, che si sono svolte nell’ultima settimana di settembre, ma ci sono ancora altre venti date in calendario fra ottobre e novembre che coinvolgeranno aree urbane e industriali, parchi

cittadini e zone verdi, una spiaggia, un lago, alcuni argini di torrenti e fiumi delle sette province in cui è presente Unicoop Firenze.

«I luoghi individuati sono stati scelti dalle sezioni soci dopo un confronto partecipato con le ammini-strazioni locali e con Legambiente, partner scienti-fico nel progetto. Alcuni sono gli stessi che hanno visto protagonisti i nostri soci lo scorso anno. La cura del territorio e la sostenibilità sono temi a cui i soci sono molto sensibili. Lo confermano i gruppi d’in-teresse di soci attivi attenti alle tematiche ambientali che si stanno creando attorno e dentro le sezioni» commenta Tommaso Per-rulli, responsabile dei progetti sociali per la cooperativa.

«Per noi sarà un’esperienza inte-ressante di citizen science (scienza dei cittadini, ndr), un’attività di monito-raggio scientifico partecipato con i cittadini - afferma Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana

-. I dati raccolti contribuiranno ad arricchire la nostra attività di studio dell’inquinamento da rifiuti nei par-chi, nei giardini e nelle aree verdi delle

Liberi dai rifiuti 2020A ottobre e novembre l’iniziativacon Legambiente per renderepiù pulita la Toscana

AMBIENTE

nostre città, ma potranno essere utili anche per le amministrazioni locali per capire meglio la tipologia di inquinamento sul territorio e intervenire in modo più mirato. È plausibile immaginare che troveremo

una maggiore dispersione di rifiuti di plastica, perché con il lockdown e la chiusura dei fontanelli siamo tornati ad ac-quistare l’acqua in bottiglia o a comprare prodotti confezionati, anziché sfusi, perché ritenuti più sicuri. Ma saranno i dati a dare conferma o meno di queste supposizioni. Sarà interessante capire anche quanti dispositivi di protezione individuali, come guanti e mascherine, troveremo dispersi nell’ambiente, dispo-

di Valentina Vannini

Lo sapevate che una gomma da masticare rimane nel terreno per circa 5 anni prima di degradarsi? O che la lattina di una bibita per degradarsi impiega dai 10 ai 100 anni? Un mozzicone di sigaretta da 1 a 2 anni, un fazzoletto o un tovagliolo di carta tre mesi, per non parlare di una bottiglia di vetro, che impiega circa 400 anni. (Dati ufficio scientifico Legambiente).

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OTTOBRE 2020 - - 27

Liberi dai rifiuti 2020

sitivi che dovranno essere trattati con molta cura e attenzione, conferendoli in sacchetti appositi».

Complice anche la partecipazione limitata, quella di quest’anno sarà un’edizione all’insegna della qualità più che della quantità, con un resoconto accurato del tipo di rifiuti trovati, per capire l’entità dell’impatto sugli ecosistemi e il tipo di inquinamento prevalente nei siti monitorati. Sarà anche l’occasione per confron-tarsi sul corretto smaltimento delle diverse tipologie di rifiuto e sulle altre buone pratiche improntate alla so-stenibilità. Fermo restando che la prima regola per un ambiente più sano è cercare di ridurre la produzione di rifiuti ed evitarne uno scorretto smaltimento, nel rispetto della nostra “Casa comune”, il pianeta Terra.

I dati raccolti saranno presentati in anteprima in occasione del “Forum nazionale dell’economia circolare” che si terrà il prossimo 27 novembre nella Sala Bianca del Centro Pecci di Prato. s

AREZZOCorsi di lingua con il Live Institute dal 13/10, al cinema Eden in via A. Guadagnoli 2: inglese e spagnolo per adulti e

“Chiacchierando in inglese”. i e iscrizioni 055353060 ore 9-19, dal lunedì al venerdì, [email protected]

Passeggiate in città: l’11 “Da Villa Severi a via delle Conserve”, il 25

“Da via Margaritone al Cimitero monumentale”. i e iscrizioni Coop.fi via V. Veneto, 0575908475, [email protected]

Incontri di attività fisica adattata al Centro di aggregazione sociale Malpighi, via Malpighi 8. i Uisp Arezzo, 0575295475

BAGNO A RIPOLI (FI) Musica da camera con l’associazione Amici di Vicchio di Rimaggio alla Chiesa di San Lorenzo: il 1° per Il Cuore si scioglie con il QuartettOCMantova, musiche di Beethoven e Brahms; il 9, con il violinista Stefano Farulli e il pianista Giulio Potenza, alle 21. i WhatsApp o SMS al 3492384256

SESTO FIORENTINO (FI) Il 21/10 ultimo giorno per presentare domanda per le due borse di studio per soci Unicoop Firenze per il corso propedeutico di formazioneper attori al LaboratorioNove House di Sesto F.no. i www.laboratorionove.it.

Il 10/10, all’interno di “Calenzano camminando”, “Trekking&Tasting”, la tradizione

SOCIALITÀa cura di Valentina Vannini

dei grani antichi, Travalle e suoi poderi. Ritrovo ore 10 a Travalle. i 3393026720

TAVARNELLE VAL DI PESA (FI)L’11 passeggiata in campagna. Ritrovo alle 9.30 in piazza Matteotti con arrivo al Parco del Mocale alle 12.30 e pranzo, facoltativo. i [email protected], 0556143989, 3393314957, sig. Ciani 3281084619 (prenotazioni entro il 5).

SIENAIl 18, con l’associazione La Diana, visita guidata alla Fonte delle Monache. Ritrovo alle 9.45in via delle Sperandie 47. i [email protected], 3349533281

Il 10, giornata di prova di tiro con l’arco negli impianti sportivi di Acquacalda, con l’Asd Mens Sana Arcieri Senesi, per soci e familiari. i [email protected] o 3341911461 (10-12 e 17-19). Prenotazioni entro l’8

Il 31, alle 10.30, 11.20 e 12.10, visita guidata alla mostra “Caroline Lepinay” al Santa Maria della Scala per gruppi di 6 persone. i [email protected] o 3497751497

Sono ripartiti anche gli incontri dei Circoli di lettura e le camminate. Per conoscere il calendario, info e dettagli per la prenotazione (obbligatoria) visitare il sito www.informatorecoopfi.it, dove trovate anche tutte le ultime notizie sulle iniziative in ripartenza delle sezioni soci.

NOTIZIE DALLE SEZIONI SOCI

Il calendario con tutte le tappe, info e dettagli sulle modalità di partecipazione e il resoconto dell’edizione 2020 suwww.coopfirenze.it/liberidairifiuti2020 e sull’Informatore online,www.informatorecoopfi.it.Ai partecipanti sarà consegnato un kit per la raccolta e la maglietta dell’evento in omaggio.

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28 - - OTTOBRE 2020

via Santa Reparata 43 50129 Firenze [email protected]

LA REDAZIONE si riservadi abbreviare le lettere,senza naturalmente cambiarne il senso.

LE LETTERE non pubblicate sono comunque all’attenzione delle varie strutture Coop interessate.

NON PUBBLICHIAMOle lettere e i messaggiche arrivano anonimi.

L'Informatore è anchesu Facebook!www.facebook.com/informatorecoopfi

LETTERE a cura della redazione dell'Informatore

ARRIVATE IN REDAZIONE

VASCHETTE DA RICICLAREHo acquistato zucchine di provenienza toscana sigillate con una pellicola, all’interno di un vassoio di cartone. Sotto il vassoio è riportato che la pellicola va smaltita nella plastica e il vassoio nella carta. Purtroppo mi sono accorta che il vassoio non è completamente di carta, ma è rivestito da una sottile pellicola, credo anch’essa di plastica. Per quanto ne so, un materiale siffatto non è riciclabile. Questo non è corretto né coerente con quanto divulgate sulla vostra attenzione all’ambiente. Laura B.

Nel caso segnalato dalla socia la quantità di plastica che riveste il cartoncino è in percentuali tali da poter essere, durante la fase di riciclo, separata agevolmente e quindi anch’essa avviata al riciclo con la plastica. Purtroppo una confezione di solo cartoncino, per alcune tipologie di prodotti, aumenta in maniera considerevole gli sprechi poiché non riesce a mantenere la forma e la rigidità a causa dell’umidità rilasciata dal prodotto. Tutti i prodotti a marchio Coop del reparto ortofrutta sono confezionati in vaschette di Pet riciclato all’80% derivante dalla raccolta di bottiglie usate e sono, a loro volta, riciclabili al 100%. Nei reparti gastronomia e forneria abbiamo sostituito la plastica in tutti gli incarti multi-materiale con materie prime biodegradabili e compostabili certificate al fine di renderli riciclabili nella carta o da gettare nell’umido senza il bisogno di separarli.

Contro il Covid 19Nei vostri punti vendita non sono osservate le norme di sicurezza,

di distanziamento e anche la misurazione della febbre (come invece avviene in un altro centro commerciale di concorrenza), ma si pensa solamente a consigliare il cliente di mantenere bene alzata la mascherina, e questo è un po’ riduttivo perché invece negli spazi tra i banchi della merce si possono notare assembramenti importanti con o senza mascherine... per non parlare poi nello specifico dei reparti (gastronomia, macelleria, frutta e verdura ecc.) dove la distanza interpersonale la si può misurare in 50 cm circa. Questa osservazione non viene espressa nei confronti del personale che invece è molto ligio e rispettoso, ma di una gestione poco attenta, che lascia gli acquirenti allo sbando una volta entrati, senza i necessari controlli.Cireno G.

Sarebbe lungo elencare qui le misure che Unicoop Firenze ha preso nelle varie fasi dell’emergenza sanitaria e che, tuttora, sta mantenendo a tutela della sicurezza dei soci, dei clienti e dei propri lavoratori. Ricordiamo fra le altre la presenza all’ingresso del supermercato di un addetto alla vigilanza che verifica l’uso di gel igienizzante da parte di ogni avventore al supermercato e, in caso di richiesta, distribuisce guanti monouso, mentre all’interno del supermercato ci sono altri due distributori di gel igienizzante (vedi zona non alimentare). Più volte al giorno sono igienizzati i carrelli, i cestini, i terminali salvatempo, il pin pad di pagamento elettronico e le bilance ortofrutta. Il personale direttivo ha indicazione di verificare costantemente l’uso corretto della mascherina protettiva da parte dei soci e clienti e l’obbligo di intervenire qualora riscontrasse un uso non corretto. Quanto al numero di persone che possono entrare contemporaneamente nel supermercato, abbiamo preso come riferimento dei parametri che sono più restrittivi delle indicazioni normative (1 mt di distanza). Contiamo poi sull’impegno e l’attenzione di ogni singolo socio e cliente perché venga mantenuta la distanza di sicurezza e si evitino assembramenti, modificando leggermente il modo di fare la spesa. Il direttore del supermercato e i suoi collaboratori, coadiuvati dagli addetti alla sicurezza, monitorano costantemente il rispetto dei parametri numerici (numero persone per metri quadrati liberi disponibili) e quando sono superati, hanno l’indicazione di bloccaregli ingressi e far defluire soci e clienti.

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OTTOBRE 2020 - - 29

ETICHETTA INGANNEVOLEIn un vostro punto vendita ho trovato una confezione di semi di zucca bio Colfiorito che ho acquistato senza indugio! Conosco personalmente il luogo del Colfiorito e leggo con piacere dalla confezione la storiella sulla tradizione di questa zona. Questa mattina prima di aprire la confezione per la mia colazione noto la scritta “Non eu”; come può essere non prodotto in Italia ma solo confezionato? Se così fosse, l’etichettatura risulterebbe molto ingannevole. A questo punto viene il dubbio che si tratti dello stesso prodotto proveniente dalla Cina che voi offrite sotto il marchio Vivi Verde?Adriano N.

SOLO GRAZIE!Due generazioni insieme, chi dona già da piccolissima e chi, con qualche anno in più, dà una mano come volontaria. L’immagine simbolo della prima

“Raccolta di materiale scolastico”, proposta lo scorso 12 settembre dalla Fondazione Il Cuore si scioglie insieme a Unicoop Firenze, è proprio quella che vedete qui sopra. Simbolo non solo di un grande risultato che va oltre le aspettative, con 95.000 confezioni di oggetti per la scuola donati da soci e clienti, ma anche del patto fra generazioni: nonni e nipoti insieme per aiutare chi ha di meno. La crisi derivante dall’emergenza Covid si fa sentire anche nella nostra regione e purtroppo non sono poche le famiglie che hanno difficoltà a comprare tutto quello che serve a un bambino che inizia la scuola. Il materiale raccolto, infatti, è stato donato, attraverso alcune associazioni attive sul territorio, a studenti di famiglie bisognose. Un kit scuola completo che non riduce certamente le grandi diseguaglianze del nostro tempo, ma rappresenta un aiuto concreto per chi si riaffaccia alla vita della scuola dopo la lunga sospensione dovuta al lockdown. Unicoop Firenze conferma l’impegno a raddoppiare il valore di quanto raccolto da destinare a iniziative per gli studenti e le scuole.Il 17 ottobre torna nei Coop.fi la tradizionale “Raccolta alimentare”, un'altra occasione per donare a chi è in difficoltà.

DETERSIVI E MICROPLASTICHEHo letto il rapporto di Greenpeace sul contenuto di microplastiche nei detersivi e ho scoperto con grande stupore e molta delusione che anche i detersivi della Coop presi in esame non ne sono esenti. Per quanto riguarda il detersivo della linea Vivi verde, sul vostro sito non è disponibile la lista degli ingredienti! Scorrendo la lista dei prodotti esaminati, ho visto che altri non ne contengono, quindi non è impossibile farne a meno. Mi aspettavo una maggiore attenzione all’ambiente almeno nei prodotti a vostro marchio, se non addirittura maggiore spazio sugli scaffali per quei prodotti che risultano meno inquinanti.Manuela S.

Dal 2018 nei prodotti a marchio Coop per la detergenza e la cosmesi garantiamo l’assenza di microplastiche aggiunte intenzionalmente come da definizione della normativa italiana, ovvero “particelle solide in plastica, insolubili in acqua, di misura uguale o inferiore a 5 millimetri, intenzionalmente aggiunte nei prodotti cosmetici”. È stato quindi applicato anche in questo caso il principio di precauzione, scegliendo di non impiegare tali ingredienti nella formulazione dei propri prodotti cosmetici e nei detergenti per la casa a prescindere da eventuali vincoli normativi. Stiamo seguendo da anni la tematica e approfondendo la lista di molecole Echa, ma si tratta di un’attività complessa e molto articolata. Nel 2020 confidiamo di completare l’eliminazione di ulteriori sostanze, come quelle ricordate dalla socia e presenti nei prodotti a marchio Coop per la pulizia della casa e dei tessuti. Per chi volesse consultare la lista ingredienti, è pubblicata sul sito https://www.e-coop.it/r/home, nella sezione schede detergenti.

Il nome “Colfiorito” si riferisce al nome dell’azienda che ne effettua il confezionamento e la distribuzione. Non indica la provenienza del prodotto, pur riconducendo a una nota località. Questo si verifica anche per molte altre aziende il cui nome può contenere quello di città o zone varie, ma i cui prodotti possono avere origini diverse. Siamo consapevoli che questo possa risultare ingannevole, ma l’attuale normativa italiana ed europea non lo impedisce. Ricordiamo ai soci che l’indicazione dell’origine dei prodotti in etichetta è oggi un campo in continua evoluzione e consultando il sito www.cooporigini.it, si può verificare l’origine delle materie prime di molti prodotti a marchio Coop.

NON ABBANDONIAMOLEEppure bocca e naso t’ho protettoa te e a chi ti stava dirimpetto.Filtrando le vocali e consonanti,urla, lamenti, e qualche volta pianti.

Anche se poco abbiamo condivisodi stare guancia a guancia, viso a visoadesso passo gli ultimi momentiguardata dai passanti un po’ sgomenti.

Pubblichiamo due strofe della poesia inviata dal nostro socio Francesco Tarchi, dedicata al problema dell’abbandono di mascherine e guanti usa e getta. Prendiamo l’occasione per ricordare che le mascherine devono essere smaltite nei sacchi dell’indifferenziato e mai abbandonate nell’ambiente perché contengono materiali plastici che non si decompongono ma si frantumano in microplastiche che andranno ad aggiungersi a quelle che numerose già riempiono i nostri mari.

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30 - - OTTOBRE 2020

«Beirut oggi fa tenerezza. La bellissima città delle luci, che non dormiva mai, è diventata un cu-mulo di macerie, è una città in ginocchio e biso-

gnosa di qualsiasi aiuto». Le parole del padre francescano di Terra Santa Firas Lufti, ministro della Regione San Paolo che comprende la Siria, il Libano e la Giordania, colpiscono dritto al cuore. Il suo racconto di quello che l’esplosione del 4 agosto scorso ha lasciato nella capitale libanese riferisce di centinaia di morti, migliaia di feriti, persone mutilate, centinaia di mi-gliaia di sfollati. Per il francescano che ha vissuto nell’Aleppo martoriata dalla guerra in Siria le immagini delle due città si sovrappongono.

Così, come da due anni la Fondazione Il Cuore si scioglie ha promosso un progetto per i bambini di Aleppo, a settembre si è mobilitata per andare in soccorso della popolazione di Beirut e in particolare dei più piccoli. Dopo aver sostenuto negli anni di-versi progetti di adozioni a distanza in Libano, ora la Fondazione ha deciso di mettere a disposizione un contributo di 50.000 euro per fronteggiare i bisogni primari dei cittadini di Beirut, in col-laborazione con Arci, Fondazione René Moawad, Fondazione Giovanni Paolo II e i padri francescani in Terra Santa. Inoltre la Fondazione Il Cuore si scioglie sostiene la fase progettuale del recupero del convento di San Giuseppe, che si trova a 800 metri

dal porto e che è stato gravemente danneggiato e reso inagibile dall’esplosione.

In soccorso dei più fragili: i bambiniIl contributo economico di 50.000 euro si trasformerà in

attività di supporto psicosociale per i bambini e in kit igienici e cibo per circa 2400 persone, un aiuto immediato per le prime necessità di chi nell’esplosione ha perso tutto. I dati, infatti, par-lano di un Libano dove oltre il 55% della popolazione lotta per avere accesso ai beni di prima necessità. Nel Paese la povertà estrema è aumentata, dall’8% nel 2019 al 23% nel 2020, e si prevede che crescerà ancora di più nel prossimo anno. Inoltre, i casi di Covid-19 sono raddoppiati dal momento dell’esplosione, portando il Libano a dover sostenere a settembre un nuovo lockdown. In questo contesto, come spiega Lutecia Beainy Bou Chabke, responsabile dell’emergenza Beirut per René Moawad

Dopo l’esplosione, aiuti ai bambini e un progetto per il restauro del Convento di San Giuseppedei padri francescani

di Serena Wiedenstritt

Insieme per BeirutSTORIE DEL CUORE

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OTTOBRE 2020 - - 31

Foundation, giovani e giovanissimi sono la fascia più fragile della popolazione: «Più di 2000 bambini hanno perduto la casa e oltre 85.000 studenti non potranno riprendere la scuola, a causa dell’esplosione. Sono tutti soggetti che hanno bisogno di supporto materiale e psicologico, che il Libano, Paese già in crisi prima della tragedia, non riusciva a garantire. Dopo la pan-demia, che aveva già stravolto la vita dei libanesi, in particolare dei più poveri che vivono nelle zone sovraffollate, c’è bisogno di interventi a livello di salute, umanitari, ma anche per progettare la ricostruzione di case e infrastrutture».

«La prima preoccupazione dopo l’esplosione è stata quella di aiutare le persone, in particolare i bambini, come accaduto durante la mia esperienza ad Aleppo - fa eco Padre Firas -. Poi però si deve pensare anche ai luoghi sociali, come il convento che si trova nel cuore della città e ha subito danni enormi: il recupero della struttura può essere un segno di speranza, per guardare a un futuro migliore».

Più di un conventoA questo livello si inserisce il secondo intervento dell’inizia-

tiva per Beirut della Fondazione Il Cuore si scioglie: lo studio di un progetto per restaurare il Convento di San Giuseppe, edificio storico di valore artistico, ma anche luogo di ritrovo per molti

Insieme per Beirutbambini e famiglie, che verrà realizzato da DiaCon srl, spin off dell’Università di Firenze. La Fondazione coprirà le spese di mobilità ed eventuali indagini diagnostiche specialistiche.

«DiaCon si inserisce all’interno di questa iniziativa, aven-done accolto fin dal primo momento il grande significato culturale e sociale, oltre che il forte impatto emotivo - spiega il professore Giacomo Tempesta, direttore tecnico di DiaCon -. L’impegno che assumiamo è quello di mettere a disposizione le nostre competenze per l’analisi approfondita del danno presente alle strutture storiche del Convento di San Giuseppe, finalizzando questo studio alla redazione di un progetto di recupero dell’intero manufatto».

«Il nostro intervento ha un duplice valore: sociale e culturale - fanno sapere dalla Fondazione Il Cuore si scioglie -. Oltre a dare risposta alle prime necessità di Beirut, segnalate dalle associa-zioni legate ad Arci Toscana e ai Padri Francescani in Terra Santa, l’intervento di sostegno a bisogni primari di bambini e cittadini di Beirut si arricchisce di un ulteriore contributo, quello di Dia-Con, per promuovere un’idea di ripartenza della città. I bambini restano al centro del nostro impegno, come ad Aleppo, ed è anche per loro che vogliamo sostenere la rinascita di un edificio simbolo di Beirut, che, prima dell’esplosione, era anche un po’ casa loro, per aiutarli a guardare al futuro con speranza». s

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All’Istituto degli Innocenti di Firenze i bambinisono al centro dell’attenzioneda più di 600 anni.

Lì dove venivano accolti i piccoli

abbandonati, ci sono tante

occasioni per divertirsi e imparare.

Se hai dai 7 agli 11 anni, a ottobre non perderti

le visite gioco, come “C’era una volta un gioco: giochi in

mostra” (3 e 17). Scoprirai così con quali giocattoli e passatempi si divertivano i bambini del passato.Sabato 10 e 24 ottobre ci sarà

“Lettere dal tempo” per conoscere bimbi e balie che vivevano nello Spedale tanti anni fa.Piaceranno anche alla mamma e al babbo le visite tematiche e i laboratori, come “I colori del

blu. Uno sguardo diverso sullo Spedale”, in programma il 4 ottobre.Se invece adori lavorare con le mani, scegli “I putti di Andrea della Robbia - Tecnica, stile, restauro” perché potrai realizzare il calco di un putto. Il 18 visita tematica

“Museo narrante. Storie di vita a confronto”.Costo per i soci Unicoop Firenze 10 euro invece di 15, per i bambini dai 6 agli 11 anni 5 euro. Per i soci Coop, l’ingresso allo Spedale e al museo a 8 euro, invece di 10. Gratis bambini fino a 11 anni di età.i www.museodeglinnocenti.it, oppure 0552037308 dal lunedì al venerdì 9.00-13.00, [email protected]

Chi non ha riposto nella libreria di casaalmeno un libro di Gianni Rodari?Sicuramente i bambini degli anni ’70 e ’80, ma le maestre li consigliano anche oggi e forse, se avete dagli 8 agli 11 anni, ne avrete letto qualcuno anche la scorsa estate. Quest’anno è il centenario dello scrittore e a lui è dedicata “Firenze dei bambini”. Avrebbe dovuto tenersi a primavera, ma per il Covid 19, la manifestazione fu annullata. E ora ci si riprova: sabato 3 e domenica 4 ottobre a Palazzo Vecchio, a Santa Maria Novella e in altri luoghi simbolo della città ci saranno spettacoli, proiezioni, eventi e performance a misura di bambino.Potete scegliere quale prenotare - è obbligatorio -su www.firenzebambini.it.Troverete sicuramente qualcosa che stuzzica la vostra curiosità e allora perché non farsi portare dalla mamma o dal babbo?i www.firenzedeibambini.it

FATTI PORTARE DALLA MAMMA(O DAL BABBO)

di Cecilia Morandi

RUBRICAper under 14

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Provate a far vedereal vostro caneuna fotografiadove siete ritratti.Che farà il migliore amico dell’uomo? Vi riconoscerà, magari con un bau di gioia oppure con una leccatina alla mano. I cani riconoscono il volto del padrone anche in foto, lo dice uno studio dell’Università di Padova. Gli scienziati del laboratorio DogUp hanno temporaneamente separato i cani dal loro proprietario. Per ritrovarlo, gli animali dovevano osservare due fotografie con

due volti, uno del proprietario e l’altro di un estraneo, in due punti diversi della stanza. La maggior parte dei cani si è avvicinata alla foto con il volto del padrone. Gli studi condotti finora avevano già dimostrato che i cani riconoscono le facce delle persone dal vivo, ma non avevano mai chiarito se questo valeva anche per le fotografie.Ora lo sappiamo!

Lo saprete già,quest’anno insieme a libri e quaderni è obbligatoria la mascherina protettiva da indossare all’ingresso e all’uscita e quando la distanza è minore di un metro. Ma quali sono i comportamenti corretti per evitare il contagio da Covid 19? Ci aiuta a trovare le risposte giuste Valdo Fiori, pediatra e segretario regionale per la Toscana di Fimp

- Federazione Italiana Medici Pediatri.

Dove dobbiamoriporre la mascherinaquando la togliamo?Nello zaino, oppure nella tasca del giubbotto, ma non sul banco perché potrebbe contaminare la superficie. Poi, è bene ricordarsi di toglierla lateralmente, toccando solo i lacci e non sul davanti. Cosa dobbiamoricordarci a scuola? Di mantenere la distanza di almeno un metro dai compagni,

di starnutire e tossire nella piega del gomito o nel fazzoletto, che deve essere subito gettato. Ma la cosa più importante è lavarsi bene e frequentemente le mani con acqua calda e sapone o igienizzarle con il gel disinfettante. Cosa chiedereagli insegnanti? Di aprire le finestre e cambiare spesso l’aria nell’aula, in modo da allontanare il virus.

NATURA&CO

A SCUOLA

Le vele del Panda avvistano gli zifi. Detta così, sembra un indovinello e allora vi aiutiamo noi a trovare la soluzione.Il Panda è il simbolo dell’associazione di salvaguardia degli animali Wwf e le vele sono quelle del veliero Mahayana, che ospita a bordo ricercatori e turisti appassionati di animali marini. Nell’alto Tirreno nuotano abitualmente delfini, balenottere e capodogli, ma molto raramente viene avvistato lo zifio, un cetaceo con i denti, lungo 6-7 metri e pesante 3 tonnellate. Infatti sono animali a rischio di estinzione e averli avvistati è davvero una bella notizia.

Per il Meyer

MASCHERINE SOLIDALIMascherine in cotone riutilizzabili per aiutare i piccoli pazienti dell’Ospedale pediatrico Meyer: si possono acquistare nei Coop.fi e per ogni mascherina venduta Unicoop Firenze devolverà un euro alla Fondazione Meyer. Sono amiche dell’ambiente perché biodegradabili e possono essere lavate fino a trenta volte senza perdere il potere filtrante. Formate da tre strati di cotone (due interni antibatterici e uno esterno antigoccia) sono certificate come Dispositivo medico Ce di tipo 1. Disponibili in due misure: la più grande è adatta dagli 11 anni in su. In tessuto effetto jeans, hanno gli elastici in cinque diversi colori fluo. Il costo è di 5,90 euro a mascherina.

oNei Coop.file mascherinepediatricheper sostenere il Meyerda Unicoop Firenze del 24/07/2020 - o 1,49https://coopfi.video/mascherine

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Un cartellone che è una vera e propria parata di stelle e che vede sul palco i massimi artisti della scena mondiale: il Teatro del Maggio Musicale

Fiorentino è ripartito con grande slancio dopo la pausa estiva e l’ancor più lungo lockdown, offrendo al suo pubblico una stagione ricchissima fra l’attività lirico-sinfonica 2020/2021 e il Festival del Maggio, che si snoderà fra il 24 aprile e il 30 luglio del prossimo anno.

«Per favore, non lasciatemi da solo. Ho bisogno di voi, ho bisogno che voi veniate al Teatro del Maggio - ha detto il sovrintendente Alexander Pereira presentando al pubblico, lo scorso luglio, la programmazione -. Ab-biamo veramente impiegato tutta la nostra energia e il nostro amore per fare un programma che comprende Zubin Mehta, Riccardo Muti, James Levine, Daniele Gatti e i più grandi cantanti come Anna Netrebko, Fran-cesco Meli, Placido Domingo: impossibile citarli tutti. Ma veramente non lasciate il teatro, abbiamo bisogno di voi e faremo tutto per accontentarvi e fare delle bellis-sime recite e concerti».

Un invito che è diventato uno slogan (“Niente è come esserci!”) per la campagna abbonamenti; e uno slogan che per i soci di Unicoop Firenze si concretizza in uno sconto del 40 per cento sui biglietti per un’ampia serie di recite del programma operistico (l’elenco in alto) - ri-duzione che va ad affiancarsi a quella consueta del 10% su tutte le altre date del calendario di opera, sinfonica e Festival del Maggio. Più date ma anche più possibilità di scelta dei posti, che sono infatti disponibili sia nei diversi

settori di platea che in galleria, così da venire incontro alle esigenze dei melomani incalliti o dei semplici appassio-nati o di chi, perché no, vuole fare un regalo diverso.

Giuseppe Verdi è il protagonista di tre dei titoli operi-stici della stagione. Si comincia con il Nabucco che, con la regia di Leo Muscato, vedrà sul palcoscenico alcune su-perstar della lirica come Placido Domingo nel ruolo del protagonista, Fabio Sartori in quello di Ismaele e Maria Josè Siri al suo debutto in quello di Abigaille.

Otello, che sarebbe dovuto andare in scena nel corso del Festival la primavera scorsa, vedrà sul podio il ma-estro Zubin Mehta. Nei ruoli principali Fabio Sartori come Otello, Marina Rebeka, il soprano lettone già ospite sui più importanti palcoscenici internazionali, come Desdemona, e Ludovic Tézier, il celebre baritono superstar francese, nel ruolo del perfido Jago. Nuovo allestimento con la regia dell’attore e regista cinemato-grafico Valerio Binasco.

E sarà infine Davide Livermore, affermato regista di opera lirica e tra le firme d’autore del grande successo della Tosca che ha inaugurato la stagione 2019 al Teatro alla Scala, a curare la regia del nuovo allestimento di Ri-

EVENTI PER I SOCI

Da Zubin Mehta a Riccardo Muti,i grandi della lirica sul palco fiorentinodel Teatro del Maggio

di Edi Ferrari

Niente è come esserci!

OPERE CON LO SCONTO(del 40% per i soci)Nabucco - 13 ottobreIl barbiere di Siviglia - 29 ottobreMadama Butterfly - 22 e 28 novembre, 1° dicembreOtello - 3, 15 e 19 dicembreLinda di Chamounix - 3, 5 e 10 gennaioRigoletto - 26 febbraio, 3 e 7 marzoCosì fan tutte - 6 e 8 aprileAdriana Lecouvreur - 6 maggioLa forza del destino - 10 e 16 giugnoSiberia - 16 e 24 luglioDon Giovanni - 28 e 30 luglio

FOTO S. DONATI

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goletto. Fra gli interpreti Leo Nucci, baritono dalla straor-dinaria carriera, nel ruolo di Rigoletto, uno di quelli a lui più congeniali e che ha interpretato più di 550 volte in 46 anni nei teatri di tutto il mondo.

Le altre quattro opere in programmazione sono Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini nell’ormai clas-sico allestimento del Maggio con la regia di Damiano Michieletto; Madama Butterfly di Giacomo Puccini, con la regia di Chiara Muti; Linda di Chamounix di Gaetano Donizetti, mai eseguita nelle stagioni del Maggio, in un nuovo allestimento che porta la firma del regista Cesare Lievi e la direzione di Michele Gamba, che ha già raccolto apprezzamenti alla Scala ed è stato assistente di Daniel Barenboim; e Così fan tutte, il capolavoro di Wolfgang Amadeus Mozart che viene proposto in un nuovo allesti-mento del Maggio con il maestro Zubin Mehta sul podio.

Il titolo che darà avvio al Festival (che manterrà come numero l’83 e non l’84 come sarebbe dovuto avvenire nel 2021, visto che la rassegna del 2020 non ha potuto essere eseguita) è Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea: fra gli interpreti, il più famoso tra i mezzosoprani russi, Ekaterina Gubanova. La regia de La forza del destino di Giuseppe Verdi è affidata a Carlus Padrissa, grande innovatore e fondatore della compagnia La Fura dels Baus: il capolavoro verdiano, diretto dal maestro Zubin Mehta, rinnova quindi la fortunatissima collaborazione e la grandissima sinto-nia tra Mehta e Padrissa quando entrambi portarono a un successo clamoroso, rimasto fra le pietre miliari

Niente è come esserci!della storia del Maggio Fiorentino, la Tetralogia di Richard Wagner. Altro titolo in programma è Siberia di Umberto Giordano, opera rara e mai rappresentata nelle stagioni del Maggio: composta nei primissimi anni del Novecento, arriva al Teatro del Maggio nel nuovo allestimento con la regia di Roberto Andò.

In chiusura il Festival festeggerà l’ottantesimo com-pleanno del maestro Riccardo Muti (28 luglio), che sarà sul podio per dirigere una delle opere più amate al mondo e delle quali lui è uno dei più grandi interpreti di tutti i tempi: il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart. Un nuovo allestimento che vede la regia di Chiara Muti e alcuni dei più celebri cantanti del repertorio mozartiano.

Fra i molti altri appuntamenti, da segnare sul calen-dario la straordinaria presenza sul podio di James Le-vine, direttore d’orchestra statunitense fra i più celebri al mondo, per 41 anni alla guida dell’Orchestra della Metropolitan Opera di New York, al suo debutto asso-luto alla conduzione di un’orchestra italiana (a gennaio tre date per La damnation de Faust di Hector Berlioz in forma di concerto e due concerti sinfonici dedicati a Brahms e a Mozart). Mentre a giugno i riflettori del Teatro del Maggio si accenderanno sul celeberrimo soprano Anna Netrebko, protagonista di un concerto verdiano con l’Orchestra del Maggio.i Posti limitati; biglietti anche nei BoxOffice presenti nei

punti vendita Unicoop. Per le riduzioni è necessario presentare la Carta socio (massimo due biglietti per data). Tutto il programma su maggiofiorentino.com.

VISITE AL TEATROE ALL’ARCHIVIO STORICOSi entra davvero nell’anima del teatro con le visite che Unicoop Firenze offre ai propri soci: i foyer, la sala, il palcoscenico, la sartoria si mostrano come non li abbiamo mai visti attraverso il racconto delle guide che il giovedì portano anche alla scoperta del nuovo Archivio Storico del Teatro. Qui, bozzetti e figurini, insieme ai costumi di scena e ai gioielli indossati da grandi artiste, come Renata Tebaldi ed Ebe Stignani, faranno rivivere ai visitatori le opere più belle della storia del Maggio. Le visite della durata di 75 minuti si svolgeranno il giovedì (alle 15.30) e la domenica (alle 10 e alle 11.30): a ottobre il 15 e il 18, a novembre l’8 e il 19,a dicembre il 10 e il 20. Necessaria la prenotazione.

FOTO T. ROSENBERG

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PISA

Pisa vista da piazza dei Miracoli, per una volta Torre pen-dente a parte, alla

scoperta della Cappella Sistina del Medioevo, come è stato rinomi-nato il ciclo di affreschi Trionfo della morte che recentemente, dopo una lunga opera di restauro, è stato ricollocato all’in-terno del Campo Santo Monumentale di Pisa. Si concentrano, infatti, sul Museo dell’Opera del Duomo e sul Campo Santo Monumentale le visite per i soci di Uni-coop Firenze, proposte in collaborazione con la cooperativa Impegno e futuro, giovane realtà con alcune decine di soci, che si è specializzata in visite gui-date e laboratori didattici dedicati ai monumenti di piazza dei Miracoli. Le visite, della durata di un’ora e mezzo circa, sono pensate per le famiglie, con un approccio coinvol-gente anche per i bambini in età scolare, e si terranno inizialmente domenica 11 ottobre alle 10.30, per quanto riguarda il Museo dell’Opera del Duomo, e domenica 25 ottobre, allo stesso orario, per gli affreschi del Campo Santo Monumentale. Le visite sono gratuite, offerte da Unicoop Firenze ai suoi soci, che comunque pagano il costo del biglietto d’ingresso.

Un punto di partenza per conoscere Pisa, attraverso i racconti degli oggetti che il museo raccoglie e degli affreschi che decorano il Campo Santo Monumentale, pensati proprio per parlare con le immagini e quindi affascinanti anche per i più giovani.

Il Campo Santo infatti non solo raccoglie le tombe dei più famosi docenti dell’ateneo pisano e di alcuni membri della famiglia Medici, ma è affrescato anche con scene bibliche che servivano di illustrazione e monito per le persone che in passato non potevano avvicinarsi alla Bibbia scritta, perché non sapevano leggere: «Il ciclo di affreschi è stato ricollocato nel Campo Santo re-centemente ed è stato al centro di un progetto di restauro importante, coordinato dallo storico dell’arte Antonio Paolucci – spiega Silvia Roggero, presidente della coope-rativa Impegno e futuro –. La parte su cui ci soffermiamo maggiormente è il ciclo del Trionfo della Morte, uno dei primi ad esser stati realizzati, fra il 1336 e il 1341, da Buonamico Buffalmacco, artista che ritroviamo citato anche da Boccaccio nel Decamerone. In totale gli affre-schi si estendono per quasi duemila metri quadrati di

MIRACOLI IN PIAZZAUn nuovo modo di guardare la città,partendo dal Campo Santo Monumentalee dal Museo dell’Opera del Duomo

di Serena Wiedenstritt

pittura, tutti realizzati dai maggiori maestri del Tre e Quattrocento e purtroppo fortemente danneggiati alla fine della seconda guerra mondiale. Solo oggi possiamo riapprezzarli dopo il restauro».

Ma la visita al Campo Santo fa scoprire tanti aspetti storico-architettonici di questo edificio: «Fondato nel 1277 per accogliere le tombe fino a quel momento dis-seminate attorno alla cattedrale, il Campo Santo si svi-luppa come un chiostro, aperto all’interno e con quattro corridoi che formano un rettangolo – spiega Roggero –; la visita prosegue poi con la “lettura” degli affreschi più importanti, come quello dedicato al patrono della città, San Ranieri. Ci fermiamo anche a osservare i sarcofagi romani, testimonianza del periodo in cui Pisa fu colonia romana, poi utilizzati per la sepoltura dei personaggi illustri della città».

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Particolarmente curioso per i più piccoli è il Grifo, altro oggetto “traslocato” dal vicino Duomo, dove rap-presentava un elemento di decoro. Inizialmente utiliz-zato in Oriente come incensiere – sulla pancia conserva il posto per un’ampolla –, arrivò a Pisa come bottino di guerra durante uno scontro fra Repubbliche marinare e rappresenta un animale mitologico nato dall’incrocio fra un’aquila e un leone.

«Con i nostri percorsi ci proponiamo di mostrare Piazza dei Miracoli da un altro punto di vista – con-clude Roggero –, portando il visitatore al centro della storia politica, religiosa e artistica della città, raccon-tando attraverso gli oggetti esposti come Pisa ha vis-suto durante i secoli e come si è relazionata con le altre città, con cui ha sempre intrattenuto molti scambi. Un modo per iniziare a conoscere Pisa, magari prima di un percorso più articolato, e scoprire le tracce che sono state lasciate dalle diverse vicende che hanno toccato la città». i e prenotazioni: dal lunedì al venerdì (9-12.30)

[email protected] oppure allo 050894089

MIRACOLI IN PIAZZA

Altra visita proposta da Unicoop Firenze in esclusiva per i soci riguarda il Museo dell’Opera del Duomo. Qui attraverso gli oggetti conservati nel palazzo che si affaccia su piazza dei Miracoli – formidabile la vista dal terrazzo del secondo piano direttamente sulla Torre – si ripercorre la storia della città attraverso le diverse epoche. Il museo, che si trova nel vecchio monastero, è stato completamente ristrutturato ed ha riaperto i battenti un anno fa dopo cinque di lavori. Il nuovo allestimento, più funzionale del passato, esalta le opere in mostra, fra cui la Porta di San Ranieri, realizzata in bronzo da Bonanno Pisano, che dall’ingresso della cattedrale è stata spostata all’interno del museo e ne rappresenta uno dei pezzi più belli.

Sempre in tema di arte sacra, la visita si sofferma sulla statuetta eburnea della Madonna con Bambino, realiz-zata da Giovanni Pisano, che possiamo definire la vera protagonista di tutto il museo, e inizialmente conservata nella Sagrestia dei Cappellani del Duomo di Pisa. Rea-lizzata alla fine del Duecento, la sua particolarità risiede nel materiale, l’avorio, oltre che nella cura e dolcezza dei tratti di Maria.

L’opinione di Antonio Paolucci

PERCHÉ VISITAREIL CAMPO SANTO MONUMENTALE?«Perché in un solo luogo troviamo un’antologia di pittura italiana di età medievale e rinascimentale e soprattutto perché, come la Cappella Sistina di Michelangelo parla del giudizio universale, così qui troviamo il Trionfo della Morte, un ciclo di affreschi che narrano di vita, morte e salvezza eterna, con rappresentata la Grande Falciatrice che non guarda in faccia a nessuno e miete vittime fra principi e cardinali, come fra i più poveri, e livella tutti.Gli affreschi sono opera di Buffalmacco, un artista che reinterpreta la scuola di Giotto in maniera trasgressiva, quasi impressionista».

FOTO F. GIANNONI

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TEMPO LIBERO

N on importa essere “eroici” per affrontare le bellis-sime strade bianche toscane, teatro della più famosa corsa ciclistica per biciclette d’epoca. Esiste, infatti,

un percorso permanente dell’Eroica da vivere tutto l’anno che si snoda per 209 chilometri nel cuore delle Terre di Siena attraversando il Chianti, le Crete e la Val d’Orcia. L’itinerario, segnalato da appositi cartelli, si può percorrere secondo la propria forza in vari giorni. Dipende, appunto, dalla preparazione fisica e dal tempo che si vuole dedicare anche ai paesaggi da cartolina che scorrono di fianco o che si scorgono all’orizzonte. Serve un po’ di allenamento, oppure l’aiuto di una e-bike (la bici con pedalata assistita) - i puristi storceranno il naso - che permette di affrontare anche le sa-lite più difficili senza sforzi per l’apparato cardio-circolatorio. Lungo il percorso si può contare sull’ospitalità fornita da alloggi e strutture che sanno accogliere tutti con la cordia-lità e il calore che il ciclista merita. Ecco i vari itinerari con lunghezza e difficoltà.

Valle del Chianti e SienaNella prima parte del percorso si trova una salita che

conduce a uno dei simboli più belli del Chianti e dell’Eroica, il Castello di Brolio. Il passaggio sotto le sue mura e la di-scesa su panorami e vigneti mozzafiato rappresentano uno dei tratti più affascinanti del percorso. A questo punto, con una piccola deviazione ci si può concedere un’incantevole passeggiata in una delle città medievali più note al mondo, Siena, con il Duomo e Piazza del Campo a far da cornice al bellissimo centro storico.

Lunghezza Km 36 – difficoltà: facile.

Val D’ArbiaAppena usciti dalla città di Siena si affronta uno dei tratti

caratteristici del percorso, quello tra Colle Malamerenda e Radi: immerso nelle dolci colline senesi puntellate di case coloniche e borghetti storici, si intreccia con la Via Franci-gena. Il piccolo borgo di Murlo fa da sfondo a una porzione di percorso che dal punto di vista altimetrico è tra le più semplici di tutto il tracciato.

A Vescovado è consigliato rifornirsi e alimentarsi bene prima di dirigersi verso Montalcino.

Lunghezza Km 47 – difficoltà: media.

MontalcinoPercorrendo Castiglion del Bosco, uno dei tratti di

strada bianca più impegnativi, divenuto celebre grazie alla mitica tappa del Giro d’Italia 2010, ci si trova sulle colline di produzione del Brunello di Montalcino, paese che merita una visita, anche per ammirare i superbi panorami che si aprono sulla Val d’Orcia.

Intorno a Montalcino si può percorrere anche un altro itinerario più lungo (153 chilometri) appena inaugurato e denominato “Percorso permanente di Eroica Montal-cino”, che comprende Montalcino, Torrenieri, San Qui-rico d’Orcia, Bagno Vignoni, Pienza, Montisi, Trequanda,

Eroica per tuttiA pedali sulle strade scelte ogni anno da migliaia di appassionati

di Andrea Schillaci

San Giovanni d’Asso, Buonconvento, Sant’Angelo Scalo, Sant’Angelo in Colle, Castelnuovo dell’Abate, con visite al Castello di Poggio alle Mura e all’Abbazia di Sant’Antimo.

Lunghezza Km 20 – difficoltà: difficile.

Val D’OrciaLa discesa da Montalcino è prima un delizioso tuffo nei

vigneti, poi un percorso che si staglia nei saliscendi di in-contaminate e magnifiche colline che portano a Lucignano d’Asso, dove è possibile sostare per una tipica merenda toscana o anche solamente per fare il pieno alla borraccia. In questo tratto è necessario fare attenzione, perché ci sono numerosi cani pastori maremmani che fanno la guardia alle greggi. Pedalare nel paesaggio della Val d’Orcia è un privi-legio per gli occhi e per la mente, e che ristora della fatica.

Sono ormai una decina gli eventi

legati all’Eroica che si svolgono in

diverse parti del mondo, ma

quest’anno a causa del Covid-19

molti sono saltati (l’Eroica di Gaiole

richiama ogni anno circa 20.000

persone): in Italia si è svolta solo la

corsa a Montalcino il 30 agosto,

mentre il 25 ottobre a

Buonconvento sarà la volta

della Nova Eroica.

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OTTOBRE 2020 - - 39

Magnifico è il borgo di Buonconvento. Lunghezza Km 21 – difficoltà: media.

Crete SenesiDai vigneti e dalle dolci colline alla suggestione del

paesaggio lunare, il passo è breve. Lasciati i borghi lungo la Cassia, ci si immerge nelle Crete Senesi, con i caratteristici calanchi e le biancane, rilievi a forma di cupola. Le querce e i cipressi segnalano isolati poderi dove si produce formaggio e, all’occorrenza, si può assaggiare il tartufo bianco. Questa parte del percorso include il difficile tratto di strada bianca di Monte Sante Marie, famigerato saliscendi che riporta nel Chianti. Questa porzione di percorso propone le pendenze più ripide di tutto il tracciato, anche del venti per cento. Le ascese sono a ripetizione, ma di lunghezza relativamente

Eroica per tutti Come fare

DIPLOMA DI EROIPer chi volesse emulare i ciclisti dell’Eroica, ogni esercizio convenzionato, in qualsiasi tratto del percorso, è riconosciuto quale punto di partenza e di arrivo del circuito e di conseguenza autorizzato al rilascio dei timbri da apporre su un apposito road book, il taccuino che testimonia le tappe percorse. Una volta completato con i sei timbri di convalida, sarà possibile richiedere il diploma di “Eroico” personalizzato con il proprio nome e cognome sul sito www.eroicagaiole.it/percorso-permanente. Lungo i vari itinerari, in particolare a Radda, Castelnuovo Berardenga, San Quirico e Monteroni, si può noleggiare biciclette o ricevere assistenza.

limitata. Per questo, arrivati ad Asciano conviene fare un breve rifornimento prima di intraprendere il lungo e impe-gnativo tratto di Monte Sante Marie.

Lunghezza Km 41 – difficoltà: difficile.

ChiantiIl ritorno in Chianti è da Castelnuovo Berardenga, il

paese al confine con le Crete Senesi. Una sorta di riassunto di ciò che si è visto e di ciò che si vedrà si può fare percor-rendo la strada che porta a Pianella, con un susseguirsi di paesaggi diversi. La lunga strada che sale dolcemente verso Vagliagli e poi Radda in Chianti è un’alternanza di vigneti e bosco prima dell’ultima, indimenticabile, discesa verso Gaiole in Chianti, passando dal perfetto borgo di Vertine. Lunghezza Km 44 – difficoltà: facile.

FOTO G. RUBINO

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DAL 1°AL 28OTTOBRE

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OTTOBRE 2020 - - 41

MONDO VERDE

I l termine giapponese bonsai signi-fica “albero in una coppa” e designa

quel particolare e raffinato metodo di coltivazione - carico anche di un pro-fondo significato simbolico - tramite il quale è possibile coltivare un albero, miniaturizzandolo. Per prendersi cura di un bonsai, bisogna disporre, se non di un giardino, almeno di un terrazzo. Altri requisiti fondamentali: una spic-cata propensione alla cura delle piante e una buona abilità manuale. Per procu-rarsi un esemplare, possiamo rivolgerci a un centro specializzato, o anche a un fioraio. Il costo minimo per un bonsai semplice è di circa venticinque euro: si arriva a qualche centinaio per quelli più rari e pregiati. Ogni specie di albero può diventare un bonsai, ma in genere sono le conifere, come pino o ginepro, le più classiche, ma anche gli alberi da frutto si adattano a questo tipo di coltivazione, regalando poi minuscole mele o pere!

Stili e tecnichePer ogni specie, vi sono regole pre-

cise allo scopo di ridurne lo sviluppo, nonostante l’albero mantenga comun-que intatte le originali caratteristiche e l’equilibrio vegetativo. È tramite la potatura e il controllo dell’apparato ra-dicale che s’innesca il processo di mi-

niaturizzazione tipico del bonsai. Sono necessarie specifiche forbicine, tron-chesi e seghetti: un kit di discreta qua-lità si aggira sui cento euro. Anche la legatura, che si esegue con speciali fili in rame o alluminio, è una delle operazioni che permettono di donare la forma desi-derata al bonsai. Esistono, infatti, diversi

“stili” che si differenziano sia per il tipo di albero coltivato, sia per la composizione; lo stile eretto formale, per esempio, si caratterizza per un fusto saldo che svetta in alto; l’eretto informale invece ha un tronco più sinuoso; esiste poi lo stile inclinato, quello a cascata, a boschetto, a dirupo.

Il terriccio e il concime variano sulla base del tipo di pianta, ma in genere un buon substrato universale, unito a ghiaia fine o torba, è adatto nella mag-gior parte dei casi. Il piccolo albero ri-chiede irrigazioni anche per il fogliame e si usa un nebulizzatore per fornirgli l’acqua necessaria, con dosi a seconda delle condizioni climatiche e della spe-cie coltivata.

Se si intraprende quest’arte, è bene sapere quanto sia importante la scelta del vaso, detto anche contenitore o vas-soio. La dimensione, la forma, i colori di questo fondamentale componente devono essere in armonia con l’aspetto

La regola del bonsaiPiccoli ma preziosi, i consigli per coltivarli in casa o in terrazzadi Càrola Ciotti

della pianta: un piccolo melo, per esem-pio, si adatterà benissimo a un vaso bianco o azzurro, poiché si otterrà un bel contrasto cromatico con il rosso dei piccoli frutti.

Un po’ di storiaL’arte di coltivare bonsai affonda le

radici nel tempo antico; le prime tracce si riscontrano già nel 1500 a.C. in Cina, dove la coltivazione del bonsai divenne molto popolare tra il 600 e il 900 d.C. Fu grazie a un viaggio in Giappone di alcuni monaci buddisti cinesi che i pic-coli alberi arrivarono nel paese del Sol levante, considerato la patria del bonsai, poiché questa forma di coltivazione pro-gredì qui in modo rilevante, anche dal punto di vista filosofico, coinvolgendo intellettuali, samurai e monaci zen. I bonsai, tanto longevi e resistenti, furono considerati specie di divinità, in grado di sconfiggere la morte e raggiungere l’im-mortalità. In Europa dobbiamo atten-dere la fine dell’Ottocento per vedere i primi esemplari, esposti in mostre a Londra e Parigi.

Si ringrazia per la collaborazioneFausto Porcellidell’Associazione Siena Bonsaii www.sienabonsai.altervista.org

FOTO F. MAGONIO

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OTTOBRE 2020 - - 43

ANIMALI

Il fiuto che salva la vitaI cani sono in gradodi riconoscerealcune patologiegrazie all’olfatto

Elisa e Jack sono una coppia af-fiatata che si è incontrata a casa

di amici a da quel giorno non si è più lasciata. «Quando ho aperto la porta sono stata inondata da sette cuccioli festosi, tranne uno che era rimasto indietro, era il più piccolo, il più sporco, il più strampalato. Poi mi è salito in braccio e, anche se non era nei miei programmi, è ripartito con me. Quello è stato il momento in cui la mia vita è cambiata».

Elisa Dal Bosco (nella foto con Jack)è insulino-dipendente fin da quando era bambina, perché soffre di diabete mellito di tipo 1, una malattia seria, che non le impedisce di avere una vita normale, ma che non può essere sottovalutata. Se trascurata, infatti, può avere conse-guenze fatali. Dopo un paio di mesi dall’arrivo del cucciolo, è successo un episodio molto particolare. Una mattina, sotto pressione e completamente assorbita da una scadenza im-minente, Elisa si addormenta sul divano con il computer in grembo, ignorando alcuni segnali importanti. «Era l’inizio del coma ipoglicemico - spiega-. Quando ho riaperto gli occhi era già pomeriggio e mi sono ritrovata per terra, come ci sono finita non lo so. Probabilmente Jack mi ha tirato giù dal divano e le sue leccate insistenti mi hanno risvegliato. Jack aveva fatto una cosa straordinaria. Mi aveva salvato la vita». Un episodio simile si è ripetuto quando Jack aveva dieci mesi: Elisa si è “addormentata” di nuovo e Jack, ancora una volta, le ha tolto gli occhiali e l’ha svegliata leccandole la faccia.

«A quel punto, sia la diabetologa che la veterinaria mi hanno consigliato di rivolgermi a Progetto Serena - pro-segue Elisa -, una Onlus voluta e presieduta da Roberto Zampieri, che l’ha costituita dopo che ha perso la sua bam-bina per un coma ipoglicemico. Ci siamo incontrati e gli ho raccontato quello che era successo. A suo dire Jack aveva decisamente le carte in regola per diventare un cane “sen-tinella”, un cane “allerta diabete”, cioè in grado di percepire attraverso l’olfatto i picchi glicemici».

Jack ha compiuto 3 anni a settembre, insieme a Elisa ha se-guito un corso ed è diventato un cane da pet therapy (terapia con animali domestici). Ogni settimana Patrick, un educa-tore cinofilo, gli ha insegnato a riconoscere in anticipo i valori sballati. Quando cambia la glicemia, anche l’odore del sudore

e della saliva cambiano, si tratta di variabili minime che però non sfuggono all’olfatto dei cani. «Lo educhiamo - racconta Elisa -, ricompensandolo con premi e coccole, a riconoscere una garza sterile imbevuta della mia saliva, prelevata quando la glicemia è sotto la soglia di sicurezza».

«Dietro a un cane che sa riconoscere una crisi da dia-bete, c’è un lavoro che dura due anni, svolto dagli educatori insieme al cane e al padrone. Abbiamo professionisti in tutta Italia che seguono il nostro metodo, molto rigoroso da un punto di vista scientifico, condiviso con l’Università di Verona. Non è una prerogativa di una razza specifica, la maggior parte dei nostri cani sono meticci che arrivano dal canile, la cosa importante è tenere conto delle caratteristi-che individuali di ciascuno» spiega Roberto Zampieri.

«I cani hanno davvero un olfatto straordinario - con-clude Stefano Vaglio, professore associato di compor-tamento animale all’Università di Wolverhampton, in Inghilterra -, diecimila volte più raffinato del nostro, sap-piamo che sono in grado di intercettare le droghe e altre sostanze illecite negli aeroporti mentre in campo medico sanno individuare varie malattie, come il cancro e la malaria nei bambini. L’Università di Durham, dove sono ricer-catore onorario, in collaborazione con quella di Londra sta lavorando a un progetto che vede coinvolti i cani negli aeroporti per riconoscere le persone affette da Covid-19. Spesso viaggiatori inconsapevoli portano in giro il virus, da un Paese all’altro. Se questo protocollo venisse applicato, potrebbe essere molto utile per limitare la trasmissione». s

di Silvia Amodio

FOTO S. AMODIO

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SALUTE

Per mammefeliciUn aiuto per vivere serenamentela gravidanza

di Alma Valente

E ssere madre è un momento ma-gico! Purtroppo, non per tutte

le donne è così. «La gravidanza, per ogni donna è un momento di cambiamento psicologico, rela-zionale, biologico e fisico. Molte, sia nel periodo della gravidanza che del post-partum, si con-frontano con tematiche signifi-cative della loro vita (rapporto con i propri genitori o con il partner) e per questo possono vivere un senso di inadeguatezza legato alle aspettative personali, familiari e sociali. Ciò è fonte di stress e psicopatologia, con conse-guenze sulla relazione con il neonato e la propria famiglia» spiega Vanessa Zurkirch, psicologa-psicoterapeuta, re-ferente Depressione post-partum del Dipartimento Materno-infantile dell’A-zienda ospedaliero universitaria Careggi.

Quanto sono frequenti il disagio

psichico e la depressione

in gravidanza e post partum?

Uno studio dell’Agenzia Regionale della Sanità Toscana ha evidenziato che delle 102.378 donne che hanno parto-rito in Toscana negli anni 2014-2017, il 12,5% è risultato a rischio di depressione. Possiamo ipotizzare che le caratteristiche della società attuale, quali la ricerca della perfezione, l’isolamento, la mancanza di sostegno famigliare, sociale e comunita-rio, l’idealizzazione del ruolo materno e genitoriale, la difficoltà di conciliare la vita privata con quella lavorativa, la precarietà, abbiano contribuito, negli anni, ad au-mentare questo tipo di problematica. In ogni caso, sempre e comunque, è neces-sario prendersi cura non solo della donna, ma dell’intero contesto familiare.

per questo tipo di disagio. Inoltre, attraverso il Centro di ascolto regionale (CARe), la Regione Toscana ha implementato un

servizio di prima accoglienza, consulenza e, se necessario, suc-

cessivo invio alle strutture del Sistema sanitario regionale.

Quali sono i campanelli

di allarme?

Abbassamento del tono dell’umore, pianto, difficoltà

nel sonno e nell’alimentazione, pensieri negativi e ricorrenti, stan-chezza, mancanza di interesse per la

realtà, difficoltà nello svolgere le at-tività quotidiane e nel prendersi cura di sé e degli altri. Tuttavia, il contesto sociale, il supporto del

partner e della famiglia, così come un’esperienza positiva al momento del parto, oltre che un aiuto durante tutto il percorso nascita, contribuiscono a so-stenere il ruolo genitoriale della mamma e della coppia con funzione preventiva e protettiva per il benessere del nascituro.

L’app hAPPyMamma È un progetto promosso dalla Re-

gione Toscana e coordinato dal Labo-ratorio Management e sanità (MeS) della Scuola Sant’Anna di Pisa. Si tratta di un’applicazione per telefono per fa-cilitare alle donne l’accesso al percorso nascita. Scaricabile gratuitamente da Google Play e App Store, è utilizzabile da tutti per quanto riguarda l’accesso ai con-tenuti informativi e alle indicazioni sulle strutture del percorso nascita. Le donne che ritirano il libretto di gravidanza sono registrate nel sistema hAPPyMamma, che costituisce anche l’archivio regio-nale dei libretti di gravidanza consegnati, e hanno la possibilità di accedere alle funzionalità personalizzate nell’app. Pos-sono farlo con credenziali personali (il proprio Codice fiscale e una password impostata individualmente), oppure uti-lizzando la tessera sanitaria attivata o le credenziali Spid.i www.regione.toscana.it/

app/happymamma oppure scrivendo all’indirizzo [email protected]

Quanto è utile un servizio

di prima accoglienza e consulenza

psicologica telefonica?

Solitamente il disagio viene espresso in famiglia e ci sono difficoltà a verba-lizzare le richieste di aiuto. Nella nostra esperienza clinica, rileviamo stati di isolamento. La Regione Toscana ha in-dividuato professionisti-referenti nelle aziende sanitarie di tutto il territorio, permettendo in questo modo di creare una rete di sostegno e presa in carico

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OTTOBRE 2020 - - 45

Quando rivolgersi allo specialista.I consigli dell’esperta

L a maggior parte dei bambini nasce con i piedi piatti, che iniziano ad assumere la loro conformazione caratteri-

stica solo più avanti. Fa parte della fisiologia, ma spesso crea qualche apprensione nei genitori. Caterina Novella Abati, ortopedica dell’Ospedale Meyer, spiega le tappe dello sviluppo del piede e come affrontare eventuali campanelli d’allarme.

Cosa si intende per “piede piatto”?

Fino a che età è fisiologico?

Il piede piatto consiste in una diminuzione della volta plantare associata a un valgismo del retropiede: i genitori notano che, nel camminare, i piedi del bambino ruotano verso l’interno o consumano in modo asimmetrico le scarpe.

La pronazione (cioè la rotazione verso l’interno del piede durante la deambulazione), che è fisiologica in al-cune fasi del passo, può essere prevalente (cioè presente in più fasi del passo rispetto al fisiologico) o persistente (sempre presente durante le fasi del passo). Lo specialista valuta queste caratteristiche durante la visita ortopedica, osservando il bambino fermo, mentre cammina e quando è sulle punte. Attenzione però: fino ai 3 anni il piede piatto è fisiologico, perché solo successivamente inizia a formarsi la volta plantare.

Può spiegare meglio?

Durante l’età pediatrica un’alta percentuale di bambini ha un piede piatto transitorio destinato a risolversi a cre-scita ultimata, perché l’arcata plantare tende a crearsi spon-taneamente nei primi dieci anni di vita. In una minoranza di soggetti potrà persistere anche nell’età adulta senza però dar luogo ad alcun sintomo. Invece, in una piccola percen-

tuale di soggetti potranno comparire sintomi, come dolore a livello del piede o del ginocchio e sensazione frequente di fatica.

Quali sono i campanelli d’allarme

che devono spingerci a un consulto medico?

Sono da non sottovalutare dolore o rigidità a livello del piede, o ancora dolore a livello del ginocchio e una ten-denza a stancarsi che limita le normali attività del bambino. In questi casi, si consiglia una valutazione ortopedica.

Riguarda uno o entrambi i piedi?

Di solito sono coinvolti entrambi i piedi in modo sim-metrico. Se invece il bambino presenta un coinvolgimento asimmetrico, oppure solo un piede rigido e contratto, po-trebbe essere secondario a patologie neuromuscolari, di sinostosi (fusione anormale delle ossa, ndr) o conseguenza del piede torto. In tutti questi casi, comunque, è bene con-sultare uno specialista.

Come si cura?

I piedi piatti che necessitano un trattamento sono il piede piatto flessibile, ma solo se il bambino lamenta diffi-coltà, e cioè se questa sua condizione gli crea un disagio. Il trattamento può essere conservativo o chirurgico. Il per-corso conservativo prevede l’uso di plantari (con l’unico scopo di alleviare i sintomi), stretching e fisioterapia. In pazienti fra i 9 e 14 anni con piede piatto sintomatico, si può ricorrere al trattamento chirurgico. Attenzione però: la chirurgia non può essere preventiva, ma solo terapeutica e dal tipo di piede piatto dipende la modalità di intervento che può essere a livello osseo o anche dei tessuti molli. s

A cura dell’Ospedale pediatrico Meyer

Piatti o no?

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AREZZOFESTIVAL DELLO SPETTATOREDal 22 al 25/10 nel centro città di Arezzo, e in altre sedi come il teatro Pietro Aretino, il teatro Petrarca e il Cinema Eden, torna il festival ideato e promosso dalla Rete teatrale aretina che quest’anno avrà come tematica “Lo spettatore digitale”, ovvero l’utilizzo della tecnologia a supporto del linguaggio e delle poetiche dello spettacolo dal vivo, e la possibilità di sperimentare esperienze di produzione di teatro digitale. La sperimentazione prevede anche il lancio della piattaforma Sonar, strumento a disposizione del Sistema regionale (e non solo) dello Spettacolo dal vivo. Anche quest’anno un ricco calendario di eventi rivolti al pubblico e agli operatori del settore a vari livelli. Anteprima il 17 con un’azione poetica nelle vetrine dei negozi del centro cittadino. i Dettagli del programma su informatorecoopfi.it

FIRENZELEGGERE PERNON DIMENTICAREAlla Biblioteca delle Oblate, via dell’Oriuolo 24, la XXVI stagione dell’iniziativa culturale a cura di Anna Benedetti. A ottobre: il 7, Antonio Prete, La poesia del vivente. Giacomo Leopardi con noi (Bollati Borighieri, 2019; il 14, Salvatore Natoli, Il fine della politica (Bollati Boringhieri, 2019); il 16, Carlo Ossola, Trattato delle piccole virtù (Marsilio, 2019) e Per domani ancora (Olschki, 2020); il 21, Alessio Lega, La nave dei folli (Agenzia X, 2016); il 28, Flavio Caroli, La grande corsa dell’arte europea (Mondadori, 2020). i e prenotazioni 0552616523

TEATRO PER OVER 60Lezioni la mattina nelle due sedi di NewStaz, in Via Attavante 5 (Isolotto vicino alla Coop di Ponte a Greve) ed ExFila, via Leto Casini 11, Firenze Sud (zona Via del Gignoro). Costo mensile 50 euro per i soci Coop. Progetto a cura di Officina Teatro ‘O col patrocinio del Comune di Firenze ed il contributo di Consorzio Metropoli, dedicato agli abitanti del Q2 e del Q4 di Firenze di età superiore ai 60 anni.i iscrizioni Officina Teatro ‘O 3282793144 - 3393318580 - 0554684591, www.teatroo.it

IN BREVEa cura della redazione

NOTIZIE DALLA TOSCANA

FIRENZEinterMEZZiL’Orchestra della Toscana è ripartita dopo il lockdown cercando di svolgere in

pieno il proprio ruolo artistico e sociale. Il Teatro Verdi di Firenze ha riaperto premiando il pubblico che aveva rinunciato ai rimborsi, realizzando 28 concerti a cui si aggiunge un’incisione discografica, il tutto spaziando dalle grandi sinfonie all’opera,

dal teatro al pop, fino alla musica da camera. Con “Inter-mezzi” propone per l’autunno 8 produzioni (16 concerti) alle quali si aggiungono un recupero importante come il concerto di Galliano, la ripresa dello spettacolo di Alessandro Riccio Ti racconto Don Giovanni e un ap-puntamento per i più piccoli nel periodo natalizio. Venti eventi in totale, che si svolgeranno al Teatro Verdi, ad eccezione del concerto di Richard Galliano previsto al Mandela Forum. Apertura a fine settembre con Daniele Rustioni e Francesco Piemontesi, per proseguire il 7 e l’8/10 con Ana Quintans, diretta da Nuno Côrte-Real. Poi, il 21 e il 22 Michele Campanella, a cui seguirà, il 29 e il 30, John Axelrod che dirigerà tra l’altro il Triplo con-certo per pianoforte, violino e violoncello di Beethoven con la pianista Jin Ju, Daniele Giorgi e Luca Provenzani. A novembre, il 19, 20, 24 e 25, sarà la volta del direttore onorario dell’Ort, James Conlon, con due diverse pro-

duzioni, interamente mozartiane, una di seguito all’altra. Valentin Uryupin e Alexandra Conunova al violino (nella foto sopra) saranno protagonisti a dicembre, l’11 e il 12, men-tre il 23 e il 24 dicembre ci sarà il Concerto di Natale che quest’anno vedrà sul podio il direttore ospite principale Beatrice Venezi (nella foto in alto). I concerti iniziano alle 21, ad eccezione del Concerto di Natale previsto alle 17. Dedicato ai bambini Il pupazzo di neve il 19 dicembre alle 16.30.i Da lunedì a venerdì, 9-13 e 15-17, 0550681726 - 0125257,

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OTTOBRE 2020 - - 47

PISTOIAPistoia NovecentoFino al 22 agosto 2021 il percorso “Sguardi

sull’arte dal secondo dopoguerra”, allesti-mento temporaneo a lungo termine a cura di Alessandra Acocella, Annamaria Iacuzzi, Cate-rina Toschi, nella sede della Fondazione Pistoia Musei, a Palazzo de’ Rossi. La mostra raccoglie, oltre alle opere degli autori pistoiesi presenti nella collezione permanente di Fondazione Pistoia Musei, alcuni lavori di artisti non locali ma che con la città hanno intrattenuto rapporti di scambio e dialogo, oltre a prestiti da collezioni pubbliche e private. Oltre 70 opere che vanno dal design radicale degli Archizoom, alla logica binaria delle opere di Gianfranco Chiavacci (in alto Opera n.43), i collage di Remo Gordigiani (a fianco Collage n.1 “È meglio”), le ricerche astrat-tiste di Gualtiero Nativi, Mario Nigro e Fernando Melani, i dipinti e gli oggetti pop di Roberto Barni, Umberto Buscioni, Adolfo Natalini e Gianni Ruffi.

Il percorso è arricchito dalla riproduzione di un’ampia selezione di documenti (fotografie, lettere, manifesti, inviti, video). Tra gli artisti in mostra anche Sigfrido Bartolini, Vinicio Berti, Massimo Biagi, Franco Bovani, Sergio Cammilli, Alfiero Capellini, Andrea Dami, Agenore Fabbri, Alfredo Fabbri, Aldo Frosini, Giuseppe Gavazzi, Valerio Gelli, Donatella Giuntoli, Renato Guttuso, Mirando Iacomelli, Lando Landini, Marcello Lucarelli, Francesco Melani, Eugenio Miccini, Renato Ranaldi, Giorgio Ulivi, Jorio Vivarelli, Corrado Zanzotto. Palazzo de’ Rossi si consolida così come uno dei punti di forza del polo muse-ale di Fondazione Pistoia Musei, connotandosi ancora una volta come centro dedicato all’arte del Novecento pistoiese. i 0573974267, [email protected]

FIRENZELA CITTÀ IDEALE… A OTTOBREParte il primo dei tre cicli espositivi nell’ambito del progetto “Tric e Trac | Giocare e Abitare” (11/9

– 10/1/2021), curati e ideati da Virgilio Sieni per gli spazi di PIA Palazzina Indiano Arte con l’obiettivo di comporre e ricomporre le tracce del passato e del presente secondo un concetto di gioco, proponendo nuove prospettive per vivere, progettare e abitare la città. La mostra “La Città ideale”, in collaborazione con Giulia Mureddu e Delfina Stella, è visitabile fino all’11/10. L’11, alle 17, la performance Agorà, madri, padri e figli, a cura dell’Accademia sull’arte del gesto; a seguire Ostinati di Lucia Sauro e Delfina Stella e la proiezione del video Parallel I-IV di Harun Farocki in collaborazione con “Lo Schermo dell’arte”. Con la libreria indipendente Tatatà Architettura (l’11, ore 15.30) incontro con Pietro Corraini sui giochi di Bruno Munari. Inoltre, due appuntamenti di “Gioco del silenzio” (il 3 e il 10, ore 11), un’ora di lettura e gioco in cui bambini dai 6 anni in su sono “liberi di muoversi” con le educatrici dello Spazio CO-Stanza, mentre i genitori sono “liberi di leggere“ con il Silent Book Club di Tatatà. i Centro nazionale di produzione della danza Virgilio Sieni , 0552280525, [email protected]

PRATOPROTEXT Quando il tessuto si fa manifesto. Dal 23/10 al 7/2 al Pecci di Prato la mostra “Protext!”. Striscioni, stendardi, magliette, arazzi realizzati con telai artigianali, così come la pratica del quilting (arte della trapuntatura), strumenti di protesta che hanno dato voce nel mondo alle istanze politiche, sociali ed ecologiche. Attraverso la più recente generazione di artisti, “Protext!” prende in considerazione il tessuto, le sue varie declinazioni formali e i processi produttivi come pratica artistica trasgressiva, ne esplora il ruolo nei dibattiti critici su identità e appartenenza sessuale e di genere, sulle modalità di produzione, comprendendo le più recenti riflessioni su ecologia e innovazioni ambientali. i www.centropecci.it JACOPO BENASSI - VUOTOVisitabile fino al 1° novembre al Centro Pecci di Prato la mostra a cura di Elena Magni, prima personale dell’artista Jacopo Benassi in un museo, uno sguardo sui suoi 25 anni di lavoro. Il fotografo si concede interamente allo spettatore, consegnando il suo studio, gli strumenti, il suo panorama creativo, i suoi scatti. i www.centropecci.it. Riduzioni per i soci Unicoop Firenze

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