30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

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MAGAZINE n.185 / 18 8 OTTOBRE 2018 Amazon Prime Video Ecco cosa vedremo nei prossimi mesi 09 36 Galaxy Note 9, sia lodata la S-Pen 49 Soundbox, audio top per il decoder Sky 39 Pocophone F1 top a basso prezzo IN PROVA IN QUESTO NUMERO 31 Panasonic annuncia la sua prima fotocamera Full-Frame La serie Lumix S sarà composta da due modelli. Grande scelta per gli obiettivi: oltre alle ottiche Panasonic, funzioneranno anche le lenti Leica 06 Calcio pirata: eBay guadagna con gli abbonamenti IPTV Pochi euro al mese per comprare su eBay l’accesso allo streaming illegale dei canali delle pay TV. E la piattaforma ci lucra Google porta a Milano Art & Culture Ecco i musei tech 23 6,6 miliardi per l’asta 5G. A chi le frequenze migliori? 03 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo AGCom concede agli operatori una proroga per adeguarsi alla normativa sulla libertà di modem. Nuova scadenza fissata per il 31 dicembre 02 42 Oppo Find X, gioiello da 1700 euro 19 Ritratto perfetto, tre smartphone in prova TV Samsung 8K tra poche settimane in vendita. I prezzi 30 Al volante della Ford Focus, guida (quasi) da sola 60

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

Amazon Prime Video Ecco cosa vedremo nei prossimi mesi 09

36

Galaxy Note 9, sia lodata la S-Pen

49

Soundbox, audio top per il decoder Sky

39

Pocophone F1 top a basso prezzo

IN PROVA IN QUESTO NUMERO

31

Panasonic annuncia la sua prima fotocamera Full-Frame La serie Lumix S sarà composta da due modelli. Grande scelta per gli obiettivi: oltre alle ottiche Panasonic, funzioneranno anche le lenti Leica

06

Calcio pirata: eBay guadagna con gli abbonamenti IPTVPochi euro al mese per comprare su eBay l’accesso allo streaming illegale dei canali delle pay TV. E la piattaforma ci lucra

Google porta a Milano Art & Culture Ecco i musei tech 23

6,6 miliardi per l’asta 5G. A chi le frequenze migliori? 03

Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempoAGCom concede agli operatori una proroga per adeguarsi alla normativa sulla libertà di modem. Nuova scadenza fissata per il 31 dicembre

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Oppo Find X, gioiello da 1700 euro

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Ritratto perfetto, tre smartphone in prova

TV Samsung 8K tra poche settimane in vendita. I prezzi 30

Al volante della Ford Focus, guida (quasi) da sola

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Massimiliano DI MARCO

Tutto rimandato di un mese. È stato

allungato di trenta giorni il periodo

di tempo concesso agli operatori

di rete fissa per aderire alla delibera

del modem libero che l’Autorità garante

delle comunicazioni (Agcom) ha appro-

vato il 18 luglio. Gli operatori avranno ora

tempo fino al 31 dicembre. Hanno vinto

le istanze presentate dagli operatori di

rete fissa all'Agcom; gli operatori hanno

chiesto più tempo per poter tecnicamen-

te adeguarsi alla normativa, che a livello

europeo esiste dal 2016. Il documento

con cui viene concesso più tempo agli

operatori di rete fissa può essere impu-

gnato entro 60 giorni al Tribunale am-

ministrativo regionale (Tar) del Lazio. La

delibera per il modem libero permette

agli utenti, in poche parole, di scegliere liberamente l'apparecchio da affianca-

re alla propria linea di rete fissa. Ci sono

poi altri vantaggi: nel caso in cui l’utente

scelga di avere ugualmente quello forni-

to dall’operatore, tale apparecchio deve

essere totalmente gratuito, per esempio.

“Era facilmente intuibile che non tutto

sarebbe andato subito per il verso giu-

sto - ha commentato l'associazione Modem Libero - ed è infatti notizia degli

ultimi giorni la proroga dei termini per

l’attuazione della delibera Agcom sulla

MERCATO Gli operatori avranno tempo fino al 31 dicembre per aderire alla delibera

Modem libero, tutto rinviato di un mese Catalano: “È un segnale di allarme”Agcom accetta di dare più tempo agli operatori di rete fissa per adeguarsi alla normativa Il rischio è però che questo possa essere il primo passo verso ulteriori concessioni

libertà di scelta

delle apparecchia-

ture terminali, su

richiesta degli ope-

ratori coinvolti”. “A

rimetterci saranno,

come sempre, gli

utenti finali, che

vedono ancora

una volta ‘postici-

pati’ i loro diritti a causa delle ‘difficoltà

manifestate dagli istanti a rispettare le

scadenze indicate nella delibera’”.

“Con questo rinvio Agcom si dimostra

eccessivamente comprensiva verso i

grandi operatori, a mio avviso” commen-

ta Ivan Catalano, deputato alla Camera

per la lista Civici e Innovatori, forte so-

stenitore dei diritti dei consumatori rela-

tivamente alla scelta del modem. “Non è

necessariamente un segnale negativo,

ma di allarme certamente lo è perché

potrebbe essere il preludio a una più

ampia apertura, che se si protrarrà in

ulteriori deroghe, potrà far venire meno

l'autorevolezza dell'autorità in materia di

libertà degli utenti. Nella delibera infatti

Agcom si è riservata il diritto di concor-

dare deroghe che consentano agli ope-

ratori di continuare a imporre il modem

ma è chiaro che oggi non esistano mo-

tivi per farlo”. “Agcom superficiale? Non

so - prosegue Catalano - cosa ci fosse

stato in quelle istanze. Sarebbe anzi

molto utile capire e pubblicarne il con-

tenuto così da non creare inutili dietro-

logie, ma non direi che Agcom sia stata

superficiale. L’autorità avrà avuto le sue

ragioni, sarebbe stato opportuno che

tali richieste fossero state segnalate a

tutti i soggetti che avevano partecipato

alla consultazione pre-delibera, anche

per magari presentare delle contro

istanze. Sarebbe stato un bell'esempio

di trasparenza. Agcom però deve ave-

re come missione principale garantire

la libertà degli utenti come sancito dal

regolamento europeo”. Secondo Catala-

no, in ogni caso, i consumatori possono

stare sereni rispetto al futuro: “L’autorità

si è dimostrata lenta, ma nei contenuti

è stata decisamente dalla parte degli

utenti e dei loro diritti. Adesso basta farli

rispettare, è la parte più facile”.

Easyjet fa causa a Netflix: logo troppo simile a quello degli aereiSecondo Easyjet ci sarebbero troppe analogie tra il font usato dal serial Easy di Netflix e il logo della compagnia aerea. Una somiglianza che porterà le due aziende in tribunale di Franco AQUINI

Easyjet sarebbe pronta a fare cau-sa a Netflix per via del nome di un serial tv. Lo show in questione è Easy, la commedia che riprende non solo parte del nome della com-pagnia aerea inglese ma, secondo alcuni, anche il font. Quanto potrà esserci in comune tra un serial e il logo di una compagnia aerea? Mol-to secondo Stelios Haji-Ioannou, fondatore della compagnia, tanto che, stando a quanto riporta The Sunday Times, il procedimento le-gale avrà inizio questi giorni. Easy, lo ricordiamo, è un serial prodotto da Netflix giunto alla terza stagio-ne. Al centro della disputa ci sareb-be il font utilizzato per il logo della serie. Simile, ma nemmeno troppo, a quello di Easyjet. Se il tutto può suonare strano alle orecchie dei più, ancora più stupefacente è la pagina web che Easyjet ha co-struito per questo tipo di eventi. Si chiama “Brand Thieves” e, ol-tre a elencare i brand del gruppo EasyGroup, ammonisce chiunque intenda sfruttare il marchio o lo stile del marchio Easy per trarne vantaggio.La riposta di Netflix? “Gli utenti pos-sono dire la loro sulla differenza tra uno show che possono guardare e un aereo con cui possono volare”.

di M. D. M

I l gruppo italiano Candy è stato ven-

duto all’azienda cinese Qingdao

Haier - da anni numero uno al mondo

per volume di elettrodomestici venduti

- per 475 milioni di euro. La società asi-

atica ha acquisto il 100% dell’azienda dei

soci Beppe e Aldo Fumagalli; il quartier

generale resterà a Brugherio, ha assicu-

rato Haier. Di fatto la cessione totale di

Candy, che include sotto il suo ombrello

anche i marchi Hoover e Rosières, rap-

presenta l’ennesima cessione all’estero

MERCATO Candy Group gestisce non solo il marchio Candy ma anche Hoover e Rosières

Gruppo Candy venduto per 475 mln a Haier Candy acquisito da Haier: l’operazione sarà finalizzata nel 2019. La sede resta a Brugherio

di una società italianissima. La vendita

sarà completata entro l’inizio del 2019,

a seguito delle verifiche delle autorità

competenti nazionali e internazionali.

L’annuncio dell’acquisizione del Gruppo

Candy da parte di Qingdao Haier arriva

all’indomani del “no” dei sindacati a un

accordo che prevedeva il taglio dei salari

di un terzo, proposto da Candy, per evi-

tare 200 licenziamenti, pur aumentando

il volume di produzione di lavatrici a

Brugherio.

A maggio il Gruppo Candy, che dà lavoro

a 4100 dipendenti, aveva annunciato che

il proprio fatturato, cresciuto nel 2017 del

10% su base annua, viene conseguito

per gran parte all’interno dei confini eu-

ropei, con l’Italia dietro a Regno Unito e

Francia. Il profitto netto, però, era calato

da 12 a 2,2 milioni di euro.

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Massimiliano DI MARCO

C onclusa la gara di assegnazione

delle frequenze per il 5G. Il 2

ottobre è stata l’ultima giornata

della la fase di rilanci (definiti miglio-

ramenti competitivi), che ha coinvolto

tutti gli operatori ammessi alla gara. La

fase più vivace è stata l’aggiudicazione

dei cinque lotti a 3.700 MHz: TIM e Vo-

dafone hanno vinto i due lotti, uno cias-

cuno, da 80 MHz, mentre Wind Tre e

Iliad hanno ottenuto ciascuna un lotto

da 20 MHz.

Meno intensa, invece, la fase di rilanci

per i blocchi generici da 26 GHz, blocco

assegnato a TIM, Iliad, Fastweb, Wind

Tre e Vodafone. Ampiamente superato

l’obiettivo minimo del governo: in totale

l’asta per il 5G porterà 6,55 miliardi di

euro, oltre 4 miliardi in più dei 2,5 mi-

liardi preventivati come soglia minima.

La spesa maggiore è arrivata per le fre-

quenze da 3.700 Mhz: oltre 4,34 miliar-

di di euro. Solo 163 milioni di euro per

le frequenze a 26 GHz, utili nelle aree

densamente popolate; per le frequenze

a 700 MHz erano già stati promessi in-vestimenti per più di 2 miliardi di euro.

Restano a mani vuote Open Fiber e

Linkem che, pur essendo state ammes-

se alla gara, non hanno fatto alcuna

offerta. Le frequenze a 700 MHz SDL,

infine, sono sguarnite: nessun operato-

re ha fatto offerte.

Gli operatori dovranno pagare unica-

mente al momento della consegna ef-

fettiva delle frequenze. Le frequenze

da 700 MHz, le più pregiate perché

penetrano più facilmente nell’interno

degli edifici, saranno le ultime a esse-

re disponibili (solo nel 2022, quando

saranno liberate dalle emittenti tele-

visive); entro la fine di quest’anno gli

operatori avranno a disposizione, però,

MERCATO Gli equilibri non sembrano cambiare con il 5G: Tim e Vodafone i principali operatori

Rete 5G, al Governo 6,55 miliardi di euro TIM e Vodafone hanno superato tuttiDopo 14 giorni di rilanci è stata conclusa l’assegnazione delle frequenze per la rete 5G Gli operatori Iliad, TIM, Vodafone, Fastweb e Wind Tre ora hanno in mano i blocchi

le frequenze a 26 GHz e 3.700 MHz.

“Le procedure di gara - ha fatto sapere

in una note il Ministero dello Sviluppo

Economico - hanno portato ad una

competizione vivace, conclusasi in 14

giornate di miglioramenti competitivi e

con 171 tornate. L’introito raggiunto ha

superato del 164% il valore delle offerte

iniziali e del 130,5% la base d’asta.”

TIM e Vodafone i principali operatori 5GConti alla mano appare subito eviden-

temente che l’avvento della rete 5G

non altererà gli equilibri attuali. Insieme

TIM e Vodafone hanno investito oltre

4,8 miliardi di euro, molto più di quan-

to fatto dagli altri operatori. Il che pone

TIM e Vodafone in una posizione di net-

to vantaggio rispetto a Iliad, Fastweb e

Wind Tre.

Non sono mancate le note stampa di

rito dei vari operatori. “Saremo in gra-

do - ha commentato Jeffrey Hedberg,

amministratore delegato di Wind Tre,

che ha investito in tutto 515 milioni di

euro - di lanciare i nuovi servizi 5G su

50 MHz, attraverso l’integrazione dei

nostri attuali, e non ancora utilizzati, 30

MHz nello spettro di frequenze ‘5G rea-

dy’ a 2,6 GHz con le nuove risorse che

ci siamo aggiudicati nell’asta odierna”.

“Siamo fortemente impegnati - ha ag-

giunto - sul futuro del 5G e abbiamo

le risorse finanziarie e una struttura di

costi snella, per continuare a innovare

e a fornire ai nostri clienti in tutto il Pae-

se servizi broadband di alta qualità e a

prezzi vantaggiosi”.

“Proseguiremo nel nostro impegno per

l’innovazione - ha spiegato Amos Ge-

nish, amministratore delegato di TIM,

che per le frequenze 5G ha speso oltre

2,4 miliardi di euro - e siamo convinti

di poter continuare ad offrire ai nostri

clienti servizi sempre all’avanguardia e

la migliore esperienza digitale disponi-

bile sul mercato. Intelligenza artificiale,

realtà virtuale e aumentata, robotica

sono i driver dell’innovazione del pros-

simo decennio, cui va aggiunta una

rete di sensori, che saranno un trilione

entro il 2025”.

Vodafone ha investito in tutto 2,4 mi-

liardi di euro. “Ci siamo aggiudicati

frequenze in tutte le bande offerte” ha

evidenziato Aldo Bisio, amministratore

delegato di Vodafone Italia. “Ritenia-

mo, comunque, che sia sempre neces-

sario trovare un punto di equilibrio tra il

costo delle licenze derivante dall’asta

competitiva, il capitale che dovrà esse-

re investito per la realizzazione della

nuova infrastruttura, e i più ampi be-

nefici che il 5G porterà ai consumatori,

all’industria e alla società. Sarà essen-

ziale - ha concluso Bisio - l’adozione di

tutte le misure, a partire dalla semplifi-

cazione delle procedure autorizzative,

volte a garantire la sostenibilità di tali

investimenti”.

Infine Iliad, che per acquistare le fre-

quenze 5G ha investito 1,2 miliardi di

euro: “Iliad Italia sta ampliando il pro-

prio portafoglio di frequenze per con-

tinuare la sua spinta all’innovazione

sviluppare rapidamente un’offerta 5G

e soddisfare la crescente domanda di

maggiori velocità di download in Ita-

lia”.

Estratto dai quotidiani onlinewww.DDAY.it

Registrazione Tribunale di Milanon. 416 del 28 settembre 2009

e

www.DMOVE.itRegistrazione Tribunale di Milano

n. 308 del’8 novembre 2017

direttore responsabileGianfranco Giardina

editingSimona Zucca

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Rai 4K si riaccende su Tivùsat per Ulisse e Alberto AngelaSi è riattivato il canale 4K della Rai su Tivùsat e sarà sempre Alberto An-gela il protagonista della serata, con la nuova serie di Ulisse, il piacere della scoperta. Questa volta Angela ci porterà in diversi importanti luoghi della storia e della cultura e ci farà conoscere meglio grandi personaggi del passato. La trasmissione sarà visibile su Rai 4K solo utilizzando la cam di Tivùsat con relativa tessera gold attiva; il canale è già attivo ma la frequenza di trasmissione è stata nuovamente modificata: ora il canale è sugli 11.258 orizzontale. Se il TV o il decoder non lo visualizzassero, sarà necessario rifare la sintonia.

La nuova serie di Ulisse è composta di quattro puntate (la prima in onda il 29 settembre) che saranno visibili il sabato anche sul canale 501 di Rai 1 HD del digitale terrestre (non più su Rai 3 come gli anni scorsi) oppure quando si desidera su RaiPlay.

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Emanuele VILLA

L a storia dell’acquisizione di Shazam

da parte di Apple si trascina da di-

verso tempo: utile per integrare i

servizi musicali della Mela, si pensava

che Shazam diventasse parte dell’eco-

sistema Apple in poco tempo, ma è poi

intervenuta l’Antitrust europea che ha un

po’ rallentato il tutto. Il rischio in realtà era

fondato: visto che Shazam è una nota

fonte di traffico per diverse piattaforme di

streaming musicale (Apple Music e Spo-

tify in primis), permetterne l’acquisizione

da parte di un player così importante

avrebbe potuto rendere impari la con-

correnza, oltre a semplificare per Apple

l’acquisizione di dati importanti sulle abi-

tudini musicali degli utenti, magari anche

quelli di altre piattaforme. L’Antitrust non

ha ravvisato alcun elemento lesivo della

concorrenza e ha dato il via libera: Sha-

zam, una delle primissime applicazioni a

MERCATO L’intervento dell’Antitrust europea ha un po’ rallentato i tempi dell’acquisizione

Apple compra Shazam: oramai è ufficiale Al termine di un cammino lungo e tortuoso, Apple annuncia l’acquisizione di Shazam Il primo intervento di Apple è eliminare la pubblicità per un’esperienza d’uso migliore

sbarcare sull’App Store di Apple, diven-

ta ufficialmente parte integrante della

galassia di Cupertino. L’app, nota per la

capacità di identificare i brani tramite il

microfono dello smartphone, è anche un

importante hub per la scoperta musica-

le e permette - tra l’altro - agli utenti di

seguire i propri artisti preferiti e scoprire

quali brani sono i più “shazammati” del

momento, da ascoltare poi su una piatta-

forma esterna. Apple non ha fornito i det-

tagli dell’operazione finanziaria, valutata

intorno ai 400 milioni di dollari, mentre

è certa la sua prima mossa: eliminare da

Shazam le pubblicità per offrire un’espe-

rienza migliore agli ascoltatori.

di E. V.

Quando vuoi comprare un biglietto

per un concerto, pensi subito a

TicketOne. Non che manchi del

tutto la concorrenza, ma è palese che

il nome di riferimento sia quello. Fin qui

nulla di cui stupirsi, ma l’Antitrust ha de-

ciso di andare a fondo: il Garante vuole

vederci meglio, e in particolare verificare

se la posizione di TicketOne, evidente-

mente leader di mercato, non vada in

contrasto con le regole della concor-

renza. Per questo motivo è stata aperta

un'istruttoria volta ad accertare un pos-

sibile abuso di posizione dominante.

Come avrebbe fatto TicketOne a porre

in essere la condotta illecita? Il comuni-

cato ufficiale di AGCM è molto chiaro in

merito: “(TicketOne, ndr) avrebbe attua-

to una strategia escludente per vincola-

re alla sua piattaforma di ticketing i più

importanti organizzatori (promoter) di

MERCATO Prevendita, si stima che TicketOne abbia una quota di mercato di circa il 70%

Antitrust, avviata istruttoria contro TicketOne Verifiche per una possibile posizione dominanteTicketoOne avrebbe posto in essere attività tali da escludere piattaforme di ticketing concorrenti

eventi di musica live attivi

in Italia, precludendo così

alle piattaforme di ticke-

ting concorrenti l’accesso

a un input necessario per

competere sul mercato,

ossia i biglietti per i con-

certi. Il vincolo di esclusiva,

contenuto nei contratti tra

i promoter e TicketOne,

risulta particolarmente stringente sul

canale online, che costituisce oggi il

principale mezzo di distribuzione dei

biglietti per questa tipologia di eventi”.

Quest’ultimo è il motivo del contendere:

gli accordi posti in essere con i principali

promoter permettevano (e permettono)

a TicketOne di disporre di una fetta con-

sistente dei biglietti di molti eventi, oltre

a possibili accordi di esclusiva limitati nel

tempo (per esempio, un’esclusiva sulla

vendita nella prima settimana). Parlando

di mercato della prevendita, si stima che

TicketOne abbia una quota di mercato di

circa il 70%, seguito a enorme distanza

dai (pochi) competitor diretti. Antitrust

vuole proprio verificare se questo enor-

me successo non sia il risultato di accor-

di limitanti la libera concorrenza che po-

trebbero avere ripercussioni non solo sui

concorrenti, che verrebbero “tagliati fuo-

ri” dal gioco delle prevendite, ma anche

dei consumatori, che potrebbero venire

danneggiati da oscillazioni di prezzo non

determinate dal principio della domanda

e dall’offerta.

Apple ha rubato segreti industriali e li ha dati a Intel? Qualcomm: “Ci sono le prove”Secondo Qualcomm ci sarebbero le prove di un furto di informazioni da parte di Apple e di averle passate a Intel di Franco AQUINI

La lunga disputa tra Qualcomm e Apple si arricchisce di un nuovo capitolo. Secondo Qualcomm ci sarebbero le prove per dimostrare che Apple avrebbe rubato alcuni segreti industriali per poi passarli a Intel con l’intento di aiutarla a produrre chip, modem in questo caso, con le tecnologie proprieta-rie di Qualcomm. Accuse gravi che riaccendono una disputa in alcun modo sopita. Secondo quanto rife-rito da Donald Rosenberg, legale di Qualcomm, alla CNBC, “l’uso illegale dei segreti commerciali di Qualcomm per cercare di aiutare un concorrente a raggiungerci ci danneggia irreparabilmente e deve essere fermato”. Le pro-ve sarebbero da cercarsi in uno scambio di email e nel fatto che Apple non ha mai permesso a Qualcomm di analizzare il codice sorgente dei propri prodotti come previsto dall’accordo tra le due aziende. Questo episodio è l’ulti-mo capitolo di una guerra iniziata più di un anno fa, cominciata con la denuncia da parte di Apple, che lamentava l’addebito di royalty non dovute. Qualcomm aveva risposto con un tentativo di blocco delle vendite di iPhone negli USA per la violazione di brevetti di Qualcomm stessa. Ora quest’ultimo episodio, se vogliamo il più grave, dove si parla di furto di un segreto indu-striale, passato poi a una concor-rente. O almeno questa è l’accusa di Qualcomm ad Apple.

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

La domanda di iPhone Xs Max è tre volte quella di iPhone XsL’iPhone più caro è sempre quello che vende di più, e anche la stagione 2018/19 lo dimostra: secondo le prime stime, iPhone Xs Max vende il triplo di Xs

di E. V.

I dati non provengono da Apple, ma qualche analista (tra cui Ming-Chi Kuo di TF International Secu-rities) è certo che la domanda di iPhone Xs Max sia nettamente più forte rispetto a quella del modello base, l’iPhone Xs. Il fatto che il pro-dotto più costoso venda di più non è una sorpresa nella fascia alta del mercato, magari colpisce un po’ il fatto che un telefono da più di 6’’ incontri una domanda che - a detta dell’analista - è dalle tre alle quattro volte più alta di quella di iPhone Xs. Il modello più gettonato è quello da 256 GB, che da noi costa 1.459 euro. È ancora presto per una sti-ma sul modello da 512 GB, che però pare difficile da trovare: pare che Samsung sia un po’ in difficoltà nella fornitura di moduli di memoria e almeno per il primo periodo po-trebbe non essere semplice por-tarsene uno a casa. Il modello che piace di meno è il silver, gli altri due hanno una domanda sostanzial-mente identica. L’analista è certo che la domanda di iPhone Xs Max crescerà fino a Natale, un po’ per le festività, un po’ per l’ingresso sui mercati asiatici, interessati ai mo-delli con schermo ampio. Positive anche le stime di Watch 4: il forni-tore Quanta non può aumentare la produzione, che è già ai massimi livelli e si aspetta l’ingresso di un secondo assemblatore, Compal. Le stime sono comunque più ot-timistiche del previsto: si pensava di chiudere il 2018 con 18 milioni di pezzi venduti, ora si ritiene verosi-mile arrivare a 19.5 milioni.

di Emanuele VILLA

Aperto nel 2015 negli USA e già di-

sponibile in diversi Paesi, arriva in

Italia Amazon Launchpad, lo store

online dedicato alle startup italiane. In

Launchpad, le aziende che decide-

ranno di aderire potranno mostrare il

proprio prodotto all’immensa platea di

clienti Amazon, usufruire del servizio

di vendita del colosso dell’ecommerce

e, in alcuni casi, rientrare nella selezio-

ne di Amazon Prime. L’idea è vincente:

Amazon mette a disposizione tutta la

sua potenza nel mondo della distribu-

zione e dell’e-commerce semplificando

le attività delle startup, che così si pos-

sono concentrare su altri aspetti della

neonata attività. A proposito delle attivi-

tà di Amazon relative al Launchpad, Luca

Cassina, EU Director Seller Services, ha

dichiarato: “Offriamo supporto nella

gestione dell'inventario, ci occupiamo

dell’evasione degli ordini, del servizio

MERCATO Amazon Launchpad aiuta le startup a far conoscere al mondo i loro prodotti

Su Amazon Launchpad le startup italianeTra le varie questioni che ogni startup deve affrontare c’è quella della distribuzione Le startup oggi si possono affidare ad Amazon per raggiungere milioni di consumatori

clienti e altro ancora, consentendo loro

(le startup, ndr) di concentrare gli sforzi

sull’innovazione e realizzare prodotti

sempre più originali”. In Italia, Amazon

collabora con più di 10 piattaforme di

crowdfunding, incubatori e accelera-

tori: tra questi Associazione Progetto

Marzotto, Digital Magics, Italia Startup,

Lventure Group e Talent Garden per

l’Italia. Launchpad è dunque pensato

per arricchirsi di nuovi prodotti giorno

dopo giorno: alcune startup italiane

che hanno aderito a Launchpad sono

Powerme, il cui caricabatterie permette

di ricevere carica da un altro smartpho-

ne, Linfa (un giardino intelligente), Kami-

ra, cioè la moka professionale, 1Control

per l’apertura dei cancelli e molto altro

ancora. L’indirizzo da cui partire è que-

sto: buono shopping.

MERCATO Le parole di Acton suonano come un pentimento

Il co-fondatore di WhatsApp “Venduto la privacy degli utenti”

di Franco AQUINI

N on sembra darsi pace Brian Acton, co-fondatore di WhatsApp. “Ho venduto la

privacy dei miei utenti” ha dichiarato alla testata giornalistica Forbes, riferen-

dosi alla vendita di WhatsApp a Facebook del 2014. “Ho fatto una scelta e

un compromesso. E ci convivo ogni giorno”. Parole pesanti, che lasciano intuire come

la cessione di WhatsApp a Facebook, pur fruttando l’astronomica cifra di 19 miliardi di

dollari, non sia andata completamente giù a uno dei suoi fondatori. Non è la prima vol-

ta che Acton si esprime in questo modo. All’indomani dei fatti di Cambridge Analytica,

lo stesso Acton twittò utilizzando l’hashtag #deleteFacebook, inviando gli utenti ad

andarsene da Facebook. “Facile criticare con le tasche piene”, potrebbe pensare

qualcuno. Tasche piene sì, ma solo a metà. Acton, infatti, nell’uscire da Facebook sen-

za aver completamente venduto tutto il suo patrimonio azionario, pare abbia perso

qualcosa come 850 milioni di dollari. Il che lascerebbe pensare che le sue esternazio-

ni non siano solo demagogiche (almeno non del tutto). Il caso non è isolato, visto che

recentemente anche i fondatori di Instagram, Kevin Systrom e Mike Krieger, hanno

annunciato la loro dipartita da Facebook. Non è nota

la causa ufficiale, ma secondo il The Wall Street Jour-

nal il motivo è da ricercarsi nel rapporto conflittuale

con Mark Zuckerberg. Evidentemente, nonostante lo

scandalo che ha coinvolto Cambridge Analytica, le

cose non devono essere cambiate molto dalle parti

di Menlo Park. Almeno per quanto riguarda il tratta-

mento dei dati e della privacy dei propri utenti.

MERCATO

Chattare con un’azienda su iPhone anche con MessaggiDopo un periodo in cui è stato disponibile solo negli Stati Uniti e in Canada come beta, Apple Business Chat è sbarcato in Italia. Il servizio permette agli utenti di contattare le aziende usando Messaggi su iPhone e iPad. L’opzione sarà anche disponibile quando si cerca un’attività commerciale su Mappe o Safari. Al momento la disponibilità di attività commerciali e istituti bancari che supportano Apple Business Chat in Italia è limitata. Tra le prime a supportare il servizio, Buddybank, la “banca conversazionale” di Unicredit pensata per utenti Apple. I clienti di Buddybank, per esempio, possono utilizzare Apple Business Chat per contattare la concierge per chiedere supporto, fissare un appuntamento o prenotare servizi di lifestyle Necessario un dispositivo iOS con almeno la versione 11.3 installata.

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Massimiliano DI MARCO

P roteggere la propria piattaforma dalle frodi nelle

vendite di servizi digitali non è mai facile; spesso,

infatti, i servizi digitali viaggiano su un sottile filo a

cavallo tra l’illegalità e la legalità. I servizi illegali di IPTV

(che sta per Internet Protocol Television) permettono,

essenzialmente, di accedere ai contenuti di Sky, Me-

diaset Premium o DAZN, per esempio, senza pagare un

abbonamento legittimo. Incomprensibilmente (almeno

per noi), malgrado la vendita di questi “pacchetti" sia

del tutto illegale, il fenomeno sta spopolando su eBay,

in bella vista e con buona pace di autorità ed emittenti.

Chiunque abbia mai venduto un oggetto su eBay sa

bene che la piattaforma trattiene il 10% sul prezzo fina-

le; ciò significa che ogni volta che un utente acquista

un pacchetto di servizi di IPTV illegali, eBay si mette in

tasca una fetta di quel profitto. E se può essere difficile

identificare e bloccare i singoli utenti, che spariscono

e rinascono con nuove identità e nuovi nickname, non

dovrebbe essere difficile intimare a eBay di operare

con diligenza nell'arginare il proliferare di offerte evi-

dentemente illegali, a partire dall’utilizzo certamente

non autorizzato dei loghi delle emittenti.

Anche chi compra può finire nei guai Il primo utente a essere coinvolto da un’eventuale

indagine è senz’altro colui che sta trasmettendo ille-

galmente i contenuti protetti da diritto d’autore, ma

anche per gli utenti che usano il servizio di IPTV sono

previste sanzioni. Per essere chiari: chi guarda Sky o

Mediaset Premium, per esempio, attraverso sistemi il-

leciti è punibile dalla legge secondo la legge 633 del

1941. Nel dettaglio l’articolo 171-octies stabilisce che

“chiunque a fini fraudolenti produce, pone in vendita,

importa, promuove, installa, modifica, utilizza per uso

ENTERTAINMENT Per chi trasmette illegalmente ma anche per chi usa il servizio sono previste sanzioni in caso di indagine

Vedere le partite di Calcio in streaming illegale eBay vende abbonamenti pirata. E ci guadagnaSu eBay inserzioni di servizi di IPTV illegali per guardare Sky, DAZN o Mediaset Premium senza pagare l’abbonamento eBay contrasta il fenomeno solo su segnalazione ma intanto intasca il 10% sui guadagni provenienti dalle vendite illegali

pubblico e privato apparati o parti di apparati atti alla

decodificazione di trasmissioni audiovisive ad accesso

condizionato effettuate via etere, via satellite, via cavo,

in forma sia analogica sia digitale” sia punibile con la

reclusione da sei mesi a tre anni e con una multa da

2.582 a 25.822 euro.

L’illegalità in vetrina Per acquistare simili servizi IPTV su eBay non serve

scavare molto: digitando “IPTV” nella ricerca, infatti, ap-

paiono subito dozzine di inserzioni, che promettono di

dare accesso ai canali a pagamento di Sky e Mediaset

Premium, per esempio, che trasmettono calcio, cinema

e serie TV proponendo anche pacchetti mensili, trime-

strali o per 9 mesi a un prezzo stracciato. I prezzi me-

diamente vanno dai 9 euro per un mese fino a 76 euro

per un anno intero. Le inserzioni più evidenti mettono

ben in mostra i loghi di servizi

come Mediaset Premium, Sky

e DAZN; nel testo dell'inser-

zione, invece, tendenzialmente

non vengono fatti riferimenti

espliciti alle piattaforme origi-

nali. Spesso, anzi, il venditore

si rassicura di specificare (ma-

gari riferendosi direttamente a

eBay per evitare che la sua in-

serzione venga immediatamen-

te "marchiata") che è illegale

sfruttare le IPTV per godere dei

contenuti delle piattaforme a

pagamento, come Sky e DAZN.

Questo il criptico messaggio

con il quale il venditore cerca

di giustificare la vendita di un

prodotto che è palesemente illegale.

“* X EBAY, SI PREGA DI NON RIMUOVERE QUESTO

PROFILO PERCHE CONFORME ALLE REGOLE DI EBAY

* NON SI TRATTA DI UN SERVIZIO DI DECODIFICA-

ZIONE, QUESTA È SOLO LA COPERTURA DI UN SER-

VIZIO DI GARANZIA, NON STO VENDENDO CANALI

ILLEGALI O LISTE CANALI. IO NON RAPPRESENTO

QUALSIASI MEDIA COMPANY NE AVREMO ACCESSO

AI LORO CONTENUTI. LA GARANZIA È DI ORIENTA-

MENTO GRATUITAMENTE PER AIR BOX SATELLITARE

L’utilizzo è esclusivamente a fini sperimentali. Non ci

assumiamo responsabilità . È contro la legge guardare

la TV a pagamento senza pagare il fornitore del servi-

zio. Note Legali Iptv Il servizio offerto da questo por-

tale non è in alcun modo messo in discussione sulla

legalità dello stesso. Ci riserviamo il diritto di dire che

operiamo in piena legalità in quanto non siamo colle-

gati alla ritrasmissione on-line di programmi televisivi

e radiofonici protetti da diritti d’autore. E ci avvaliamo

sulle garanzie date dal provider erogatore del servizio

in quanto abbia accordi particolari per diritti d’autore

dei canali trasmessi.”

Sky, Dazn, Mediaset: tutti i canali sono coinvolti Basta una semplice e-mail o un messaggio su Wha-

tsApp al venditore, in ogni caso, per avere tutte le

informazioni del caso. Ne abbiamo contattati alcuni

fingendoci interessati al servizio IPTV e chiedendo

come funzionasse il servizio e quali dispositivi fossero

supportati. La promessa è sempre la stessa: film e serie

TV su Sky in diretta e on demand, le partite di Serie A

di DAZN; oltre 15.000 canali, ci è stato detto, a dispo-

segue a pagina 07

Page 7: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 7

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

sizione. Basta installare un’applicazione sul dispositivo

mobile o sulla smart TV oppure usare un riproduttore

multimediale per PC come VLC. Ovviamente VLC è un

software assolutamente legale; è nel momento in cui

si accede a contenuti che dovrebbero essere a paga-

mento - come quelli di Sky e Mediaset Premium - che

si sfonda la barriera e si entra nel regime dell'illegalità.

Nel “pacchetto”, spesso, c’è anche un'assistenza a di-

sposizione 24 ore. L’intero servizio di IPTV, insomma,

viene configurato con la stessa struttura di un abbona-

mento classico di Sky o Mediaset Premium; nella mag-

gior parte dei casi c’è persino la possibilità di testare il

servizio per qualche ora prima di decidersi a pagarlo.

Una prova gratuita, insomma, per valutare che tutti fun-

zioni a dovere. Nel momento in cui acquistare un ser-

vizio illegale è tanto semplice e soprattutto tanto evi-

dente, viene da chiedersi come sia possibile che eBay

non solo non faccia niente per arginare il fenomeno,

ma - peggio ancora - ne tragga profitto, esattamente

come succede per la vendita di qualsiasi altro prodotto

venduto da terzi. Oltre al fatto che eBay ha pure i dati

sia di clienti sia di acquirenti, e nella intera faccenda più

che vittima sembra complice.

La risposta di eBay: “Aspettiamo le segnalazioni degli utenti” Interrogata sull’argomento, eBay non si è esplicitamen-

te esposta rispetto all'argomento IPTV e ha rilasciato la

seguente dichiarazione: “La vendita di oggetti conse-

gnati in formato digitale - cioè prodotti o contenuti che

possono essere scaricati da un sito web o inviati via

email - potrebbe infrangere i diritti legali dei proprietari

dei contenuti originali. Per questo, in alcuni casi non

consentiamo la vendita di oggetti consegnati in forma-

to digitale e in altri casi la loro vendita è soggetta a

restrizioni, stabilite in specifiche linee guida. Tali linee

guida aiutano a creare una piattaforma più sicura,

proibendo ai venditori di utilizzare eBay in un modo

che possa infrangere i diritti di proprietà intellettuale

o violare la legge. Inoltre, le linee guida aiutano a pro-

teggere gli acquirenti dall’acquisto di oggetti non auto-

rizzati o pirata. Le linee guida sono consultabili online

a questa pagina. eBay, inoltre, collabora attivamente

con le forze dell’ordine e con i proprietari dei diritti

d’autore per consentire l'individuazione di eventuali

oggetti messi in vendita illegalmente sulla piattaforma

e per rimuoverli. eBay invita gli utenti a segnalare i pro-

dotti illegali cliccando sul link ‘Segnala articolo’ che si

trova all'interno di ciascun annuncio.”

eBay guadagna due volte: con gli annunci e con i link sponsorizzati Con gli abbonamenti illegali eBay guadagna due volte:

la prima con i prodotti messi in vendita, e ogni tran-

sazione fa entrare nelle casse del sito il 10% circa, la

seconda con gli annunci sponsorizzati. Non solo infatti

la piattaforma è vetrina e cassa per materiale illegale,

ma sotto ogni singolo annuncio compaiono anche link

sponsorizzati, quindi a pagamento, di siti che promuo-

vono pratiche illegali. Difficile quantificare quando

eBay possa guadagnare dal giro delle IPTV: quello che

è certo è che eBay vende, e c’è gente che compra,

come dimostra la stessa nota di fianco ad ogni singolo

prodotto. eBay, inoltre, custodisce anche un database

di clienti e venditori di questi servizi illegali, una risorsa

di inestimabile valore per chi vuole combattere sul se-

rio e non solo con i proclami la pirateria televisiva.

È ora di smettere di mettere la testa sotto la sabbiaQuesto tipo di pirateria non solo è illegale, ma anche

profondamente odioso. Mettendo a disposizione a

prezzo ridotto l’accesso ai canali a pagamento, sep-

pur con una qualità molto più bassa, di fatto non solo

vengono danneggiate le emittenti ma indirettamente

anche i consumatori onesti, che pagano il canone di

abbonamento regolare. Il danno non banale compor-

tato da questa pirateria alla luce del sole contribuisce

infatti a mantenere alti i prezzi delle pay TV. eBay, a

nostro avviso compromettendo parte della propria

reputazione, non si fa certo parte attiva nell’arginare

il fenomeno; neppure le emittenti, comunque, ci paio-

no molto attive, visto che non stiamo parlando di “dark

web” o reti nascoste, ma di pagine accessibili a tutti.

Dov’è la Polizia Postale? Dov’è la Guardia di Finanza?

Non è che sia più facile inseguire i "pesci grossi", la-

sciando via libera ai piccoli su Internet? Quesiti sui quali

non avremo risposte. Ma Internet ha cambiato anche il

paradigma della pirateria: se non si impara a catturare

i pesci piccoli, nella rete non resta nulla. E noi siamo

stufi di pagare di più per la miopia di chi non vede oltre

il proprio naso e non si accorge (o non vuole farlo) di

quello che accade su eBay, alla luce del sole.

ENTERTAINMENT

eBay e il calcio in streaming illegalesegue Da pagina 06

National Geographic+ on demand su SkySky on demand includerà anche National Geographic+, che propone i “migliori programmi firmati National Geographic” on demand. Il servizio è attivo dal 1° ottobre e includerà anche contenuti a risoluzione 4K. I vari episodi di National Geographic saranno suddivisi per tematiche: spazio, Marte, ingegneria, motori, dinosauri, per esempio. “[...] National Geographic+ raccoglie oltre 500 episodi, che diventeranno 800 nel corso dell’anno, arricchendosi via via anche di titoli in 4K” riferisce National Geographic.

di Gaetano MERO

O culus continua la propria rivoluzi-

one nel settore della realtà vir-

tuale. Dopo aver annunciato

l’arrivo di un nuovo headset durante

il keynote OC5, la società si è soffer-

mata sulle novità che interesseranno

Oculus Go nei prossimi mesi. Il visore,

presentato lo scorso maggio, può già

contare su oltre un migliaio di app e

giochi immersivi, compresi i contenuti

di Oculus TV, Netflix e Hulu. Basandosi

sulle preferenze degli utenti, Oculus ha

scelto di proseguire la strada dei con-

tenuti realizzati a 360° comunicando il

ENTERTAINMENT Oculus ha annunciato l’arrivo di YouTube VR sulla piattaforma Oculus Go

YouTube VR (e tanti contenuti) su Oculus GoPronti migliaia di contenuti che spazieranno tra musica, documentari ed eventi sportivi

lancio imminente di YouTube VR sulla

piattaforma (clicca qui per il video). Si

tratta di una vera e propria invasione

di filmati e trasmissioni di ogni ge-

nere, circa 800.000, che spazieranno

tra documentari, sport e musica com-

prendendo anche concerti live. Cresce

anche la piattaforma Oculus Venues,

inaugurata in concomitanza con Ocu-

lus Go, che ad oggi ha già ospitato

80 eventi in live streaming. All’interno

dell’enorme stadio virtuale in autunno

sarà possibile guardare alcuni match

del campionato NBA; inoltre chi com-

prerà i biglietti per seguire dal vivo la

squadra del cuore potrà sbloccare la

maglia corrispondente per il proprio

avatar Oculus e mostrarla durante tutta

la stagione sportiva. Il calendario è in

continuo aggiornamento e comprende

film e show televisivi trasmessi in col-

laborazione con Lionsgate e Showtime,

purtroppo ancora assenti contenuti in

lingua italiana.

Page 8: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Roberto PEZZALI

H uawei lancia Video, la nuova piatta-

forma di streaming video dedicata

ai possessori di dispositivi Huawei.

Huawei non vuole fare concorrenza a

Netflix o ad Amazon Prime Video e non

ha alcuna intenzione di produrre conte-

nuti originali, ma vuole rafforzare l’ecosi-

stema di servizi messi a disposizione dei

suoi utenti aggiungendo un tassello im-

portante, film e serie TV da fruire in mo-

bilità. Mobilità è la parola chiave, perché

Huawei Video è stato pensato proprio

alla fruizione dei contenuti sul piccolo

schermo: “Molti dei contenuti che arrive-

ranno saranno sviluppati anche in verti-

cale” – ci dice Alessandro Schintu, Head

of Huawei Video Europe, - “Sono un tipo

di contenuto che funziona molto tra i gio-

vani.” Video non sarà però solo questo:

la piattaforma aggregherà anche film e

serie TV prodotti dalle major: a bordo ci

sono già Sony Pictures Home Entertain-

ment, Rai Com e Fox Networks Group,

ma l’ecosistema di partner è destinato

ad ampliarsi. La presenza dei video in

verticale, insieme a contenuti di nicchia

miscelati da un team editoriale con con-

tenuti prodotti dalle major ricorda un po’

il modello di business di TIM Vision, e an-

che la politica di prezzo è simile. Huawei

Video ha infatti tre modalità di fruizione, il

noleggio classico, l’abbonamento mensi-

le e un piano gratuito. Il noleggio classico

attinge al catalogo TVOD, il classico ca-

talogo video on demand da quale attin-

gono anche iTunes, Google Play Movie,

Chili, Rakuten e gli altri servizi che noleg-

giano film per 48 ore. Su Huawei Video

saranno disponibili i film al termine della

finestra cinematografica e si potranno af-

fittare ad una cifra analoga a quella degli

altri servizi, 2.99 euro. Al momento i film

sono disponibili in versione HD 1080p,

quindi qualità maggiore ma anche costo

più elevato, a breve verrà caricata anche

la versione a definizione standard che

avrà un prezzo di ingresso più basso.

Oltre al noleggio ci si potrà abbonare

“alla Netflix”: nessun vincolo, 4.99 euro

al mese per fruire di contenuti quando

si vuole e come si vuole. L’unico limite

è la visione contemporanea su due di-

ENTERTAINMENT La piattaforma è dedicata a tutti coloro che possiedono un dispositivo Huawei

Huawei Video, streaming e noleggio video Promossa l’app, ma il catalogo è scarnoHuawei ha lanciato la sua nuova piattaforma di streaming video, film e serie TV Oltre al noleggio, c’è anche un abbonamento senza vincoli e con canone mensile

spositivi, ma trattandosi di un

servizio nato per la mobilità

non è un grosso problema.

Per l’offerta in abbonamento

i partner sono Entertainment

One (eOne), Zoomin, Vice,

Thema (parte del gruppo

francese Canal +), Discovery

e Fox Networks Group con

qualche serie TV, ma al mo-

mento ci sembra che questa

offerta sia un po’ un “work in

progress”. Difficile infatti dire

quale possa essere il titolo

di punta, i contenuti presenti

non sembrano troppo accat-

tivanti e inoltre mancano del

tutto i film. “Arriveranno pre-

sto” conferma Schintu, ma al momento ci

si deve accontentare di quello che c’è. E

non è molto. Huawei ne è consapevole,

e tutti coloro che dal 3 ottobre al 3 no-

vembre si iscriveranno a Huawei Video

avranno 3 mesi gratuiti per provare il ser-

vizio e vedere se vale la pena continuare

a pagarlo nel 2019. L’applicazione è ben

fatta, rapida e veloce, si può scaricare

dal Play Store di Google ma funziona

solo su dispositivi Huawei con EMUI 8.1

e non c’è alcuna intenzione di metterla

a disposizione anche degli altri utenti

Android. Mancano ad oggi funzioni che

riteniamo essenziali per un vero servizio

di streaming, ma anche loro sono in ar-

rivo: “Ci saranno sia Chromecast che il

download dei contenuti, l’interfaccia per

il download è già pronta e stiamo solo

finendo i test” conferma Huawei. Ci sarà

anche una offerta gratuita con alcuni epi-

sodi delle serie e alcune clip, una sorta di

assaggio. Interessante invece la scelta di

ampliare il video con contenuti aggiunti-

vi: Huawei realizzerà sfondi e temi per i

suoi smartphone ispirati ai divi del cine-

ma e alle diverse serie. Quella del video

è una sfida importante, ma al momento

il catalogo di Huawei Video è tutt’altro

che interessante: in modalità “noleggio”

il prezzo non è alto, 2.99 euro, ma il ca-

talogo è ridottissimo. Gli altri servizi che

offrono film a noleggio hanno una library

molto più ampia. La modalità “abbona-

mento” è in rodaggio e fortunatamente

non si paga per tre mesi, e speriamo che

in questi tre mesi Huawei possa trovare

un accordo con qualcuno per ampliare

un catalogo che al momento non solo

manca di quantità, i contenuti sono ef-

fettivamente pochi, ma è pure privo di

contenuti di spessore.

Mediaset estende l’accordo: la Formula E in esclusiva fino al 2023Mediaset ha deciso di prorogare l’accordo di esclusività delle gare di Formula E, la competizione delle monoposto elettriche: “Prima stagione un successo, E-Prix di Roma visto da 1,2 milioni di spettatori” di Massimiliano DI MARCO

I risultati positivi hanno convinto Mediaset, che ha annunciato di aver acquisito i diritti di trasmis-sione esclusiva della Formula E - la competizione dove gareg-giano soltanto vetture elettriche - per altri cinque anni, cioè fino al 2023. “Grazie a un accordo quin-quennale siglato con la Formula E Holdings, il Campionato ABB FIA Formula E delle velocissime monoposto elettriche a emissio-ni zero potrà essere visto in di-retta in chiaro e in HD solo sulle reti Mediaset” fa sapere l’azien-da attraverso un comunicato. La Formula E, insomma, continuerà a essere proposta al di fuori del-l’offerta a pagamento Mediaset Premium, come parte del pac-chetto in chiaro. “Sulla scia del successo della stagione appena conclusa - l’E-Prix di Roma del 14 aprile scorso ha registrato su Italia1 il 9,6 % di share con 1,2 mi-lioni di telespettatori - Mediaset ha deciso - prosegue la nota - di confermare la competizione nel-la propria ricca offerta sportiva in chiaro e senza abbonamento, estendendola fino al 2023”.

Page 9: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Roberto PEZZALI

Amazon Prime Video va a gonfie vele: tra i vari

“benefit” di Amazon Prime il servizio di streaming

video è sicuramente uno dei prodotti più apprez-

zati. “La maggior parte delle persone che provano

Amazon Prime sfruttando il mese gratuito si convin-

cono che conviene restare Prime dopo aver provato

il servizio di streaming”. Parola di Jay Marine, l’uomo

alla guida di Amazon Prime Video in Europa, che alcu-

ni giorni fa davanti allo schermo del Curzon Cinema di

Londra ha voluto mostrare cosa dobbiamo aspettarci

da Amazon Prime Video nei prossimi mesi e nel 2019.

Amazon sta investendo miliardi di dollari in contenuti,

spaziando dal cinema allo sport per finire alla sempre

verde serie TV. “Nello sport stiamo sperimentando

ancora - spiega Marine - è la seconda stagione che

proviamo a trasmettere contenuti sportivi. In Inghil-

terra abbiamo fatto grandi investimenti per portare il

tennis, abbiamo trasmesso gli US Open e dal prossi-

mo anno avremo anche la Premier League. Sono un

grande appassionato di sport, e sicuramente nel fu-

turo di Amazon Prime Video lo sport sarà importante”

conclude il manager. Aggiungendo che ogni contenuto

aggiunto rientra in Prime, senza alcun costo aggiuntivo

nonostante gli investimenti massicci che Amazon sta

facendo sia per i contenuti che per la tecnologia, con

il Tech Hub di Londra che rappresenta un polo fonda-

mentale per portare sul Prime Video il meglio che c’è

in circolazione, come dimostrano Dolby Atmos e Dolby

Vision arrivate su Jack Ryan oltre all’HDR10+ che ormai

viene usato su tutti i contenuti più recenti.

Amazon Video sarà una casa per tutti i talenti che vogliono realizzare contenuti di qualità Amazon è stata però molto chiara su cosa Prime Vi-

deo deve essere “da grande”: una casa per talenti

che possano esprimere la loro creatività. Effettiva-

mente, guardando a Amazon Video in questi anni, ci

si rende conto che spesso si è privilegiato la qualità

rispetto alla quantità, con serie TV di ottimo livello

qualitativo e artistico che, proprio per i loro tratti, non

sempre vengono apprezzate da un pubblico di massa

più incline alle serie leggere di Netflix. Amazon non

cambierà, e sta facendo incetta di talent dal mondo

ENTERTAINMENT Amazon sta investendo miliardi di dollari in contenuti, dal cinema allo sport fino alle serie televisive

Amazon svela la nuova stagione di Prime VideoThe Romanoffs, Good Omens, Homecoming con Julia Roberts e le nuove stagioni di The Grand Tour e American Gods Durante un evento a Londra, Amazon ha alzato i veli su quello che vedremo su Prime Video nei prossimi mesi

del cinema per alzare ancora quell’asticella abbatten-

do la barriera tra prodotto cinematografico e prodotto

televisivo. Nicole Kidman ha firmato un accordo con

gli Amazon Studios, Julia Robert a breve arriverà sulle

TV di casa con Homecoming ed è notizia di ieri che

Neil Gaiman, il visionario scrittore già vincitore per

premio Hugo per American Gods, lavorerà in esclu-

siva per Amazon nei prossimi anni per creare serie

televisive uniche. E mentre si lavora per ultimare la

stagione 2 di American Gods, che arriverà su Ama-

zon Prime Video nel 2019, cresce l’attesa per Good

Omens (clicca qui per il video), anche lei prevista per il

prossimo anno. Trasposizione TV del romanzo scritto

a quattro mani da Terry Pratchett e Neil Gaiman nel

1990, la serie racconterà la storia di un angelo e un

demone che, abituatisi ai fasti della terra di oggi, non

sono troppo d’accordo con il piano Divino dell’Apo-

calisse, ormai prossima. Ed è stato proprio il feeling

tra Gaiman e Amazon durante la produzione di Good

Omens a spingere Gaiman a firmare un accordo

esclusivo. “Mi sono deciso ad accettare questo inca-

rico dopo aver lavorato splendidamente con il team

di Amazon per la realizzazione di Good Omens” ha

raccontato Gaiman ieri nel corso della presentazio-

ne della serie “sono persone entusiaste, intelligenti

e non erano intimoriti da Good Omens, un prodotto

così diverso dagli altri. Volevano creare qualcosa di

unico ed eccitante. Sono emozionato all’idea di ave-

re una casa in Amazon dove potrò fare televisione

come nessuno l’ha mai vista prima, non come Good

Omens ma sicuramente inusuale e divertente”.

Tra alcuni giorni arriva The RomanoffsLa stagione televisiva di Amazon Video debutterà

però nei prossimi giorni con The Romanoffs (clicca

qui per il video): sarà disponibile in versione originale

a partire dal 16 ottobre, ma per la versione doppiata in

Italiano dovremo aspettare il prossimo anno. The Ro-

manoffs distribuisce su 8 episodi, rilasciati a cadenza

settimanale, le storie di coloro che sono o affermano

di essere i discendenti dell’antica famiglia reale russa

di inizio novecento. Il creatore è Matthew Weiner, l’uo-

mo che ha dato vita ad una delle serie di maggior suc-

cesso degli ultimi anni. Soddisferà le enormi aspetta-

tive del pubblico? Gli episodi non seguono una linea

narrativa precisa ma sono legati da un unico sottile

filo, la discendenza o presunta discendenza della fa-

miglia degli zar: personaggi, lingue e ambientazioni

cambiano da puntata a puntata. Al centro del primo

episodio di The Romanoffs, quasi 90 minuti di dura-

ta, praticamente un film, c’è la storia di una anziana

aristocratica, interpretata magistralmente da Marthe

Keller, che si trova a dover dividere la sua vita con una

giovane badante musulmana imposta lei dal nipote,

un albergatore squattrinato che mira esclusivamente

ad ereditare il suo appartamento. La qualità tecnica è

di altissimo livello, dalla regia alla sceneggiatura.

Homecoming, il debutto di Julia Roberts in TV Il 2 novembre arriverà invece Homecoming, (clicca

qui per il video) la serie di Sam Esmail (Mr. Robot): è

l’adattamento di un podcast e ruota attorno a Heidi

Bergman (Julia Roberts), assistente sociale in una

struttura del gruppo Geist che aiuta i reduci di guer-

ra a tornare alla vita di tutti i giorni. Come per Good

Omens anche per Homecoming l’arrivo su Amazon

Prime Video è previsto solo il lingua originale in con-

temporanea mondiale, l’adattamento con doppiaggio

italiano arriverà solo nel 2019.

segue a pagina 10

Page 10: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 10

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

La serie tedesca Beat è una spy story che promette beneTra i titoli in arrivo che più ci ha intrigato c’è Beat, se-

rie europea prodotta in Germania. Beat è il promo-

ter di una delle più famose discoteche di Berlino, e

viene assoldato dai servizi segreti come agente sotto

copertura per indagare sul traffico di organi e sull’in-

treccio tra mondo dei club e malavita. Uscirà il 9 di

novembre.

The Grand Tour Stagione 3 sarà ancora più esagerato Jeremy Clarkson, Richard Hammond e James May

torneranno invece su Prime Video nel 2019 con la ter-

za stagione di The Grand Tour (clicca qui per il video).

Dieci episodi, con il “tour” che quest’anno passerà

da Azerbaigian, dalla Georgia per arrivare a Baku.

Il produttore racconta che quest’anno hanno voluto

esagerare: dalla Colombia alla Cina, passando per la

Mongolia, lo show di auto più famoso al mondo riu-

scirà a stupire per l’ennesima volta. Abbiamo visto

una breve clip e siamo totalmente d’accordo con lui:

la terza stagione di The Grand Tour miscela in modo

magistrale automobili, spettacolo e esagerazione allo

stato puro.

Carnival Raw, Eco Challenge e Deutsche Les Landes arrivano nel 2019 Amazon sta investendo tantissimo sui prodotti loca-

li europei, anche per venire incontro alle richieste

dell’Unione che vuole il 30% di produzioni locali nel

catalogo. The Grand Tour è una produzione inglese,

Beat tedesca, Deutsche Les Landes è il contributo

francese. Racconta la storia di un piccolo villaggio del

sud-est della Francia a rischio bancarotta, una diver-

tente commedia sulle divergenze linguistiche e cultu-

rali che si creano nel piccolo paese dopo l’arrivo di un

gruppo di tedeschi “colonizzatori”.

Il prossimo anno ci sarà spazio anche per il fantasy

noir Carnival Row, dove un detective interpretato da

Orlando Bloom investigherà su una serie di delitti

compiuti nell’omonima via. Ambientazione vittoriana

in salsa steampunk, creature mitologiche e un cast di

primo livello, con Bloom accompagnato dalla splendi-

da Cara Delevingne, sono gli ingredienti giusti per una

visione di assoluto livello. Come Julia Roberts, anche

per Orlando Bloom e Cara Delevingne sarà il primo

passaggio in TV dopo la carriera cinematografica.

Nel palinsesto Amazon della prossima stagione non

ENTERTAINMENT

La nuova stagione di Amazon Prime Videosegue Da pagina 09 mancheranno anche sorprese: gli Amazon Studios

hanno infatti acquisito i diritti della Eco-Challenge

2019, la gara multi-sport in esterni più dura al mondo.

Team di quattro persone provenienti da tutto il mon-

do si fronteggeranno in una gara no stop, 24 ore su

24, per giorni interi immersi nella natura più selvag-

gia: prodotta da MGM e da Mark Burnett la gara sarà

presentata dal survivor man americano Bear Grylls.

Saranno dieci episodi in tutto, e saranno ambitati in

un luogo ancora da annunciare: la location per l’edi-

zione 2019 della gara verrà svelata nei prossimi mesi.

Secondo Burnett la Eco Challenge non solo è una

avvincente gara estrema, ma è anche un incredibile

pubblicità per le bellezze del nostro pianeta. Le olim-

piadi della natura.

Che fine ha fatto il Signore degli Anelli?Che fine ha fatto il Signore degli Anelli? Le riprese e

la produzione della serie sta procedendo secondo i

piani previsti, ma ancora Amazon non ha rilasciato

né una data di uscita e neppure una indicazione di

quando potremmo avere maggior notizie. L’anello

comparso nel trailer di presentazione dei prodotti in

arrivo, mostrato ieri mattina al Curzon Cinema, lascia

però pensare che il 2019 possa essere l’anno buono

per la presentazione della serie fantasy basata sui

racconti di Tolkien. Sicuramente nella seconda metà

del prossimo anno ne sapremo molto di più. Nel frat-

tempo Amazon ha annunciato la co-produzione di

The Wheel of Time: insieme a Sony Pictures porte-

rà sullo schermo le storie narrate nell’omonimo libro

fantasy di Robert Jordan

di Massimiliano DI MARCO

U n tavolo condiviso per agevola-

re il passaggio delle frequenze a

700 MHz dalle emittenti televisive

al 5G. Il tavolo “TV 4.0” si è insediato

lo scorso 25 settembre, presieduto dal

ministro dello Sviluppo Economico Luigi

Di Maio alla presenza di rappresentanti

delle istituzioni competenti in materia,

operatori televisivi e associazioni di ca-

tegoria. Con un obiettivo forse troppo

ambizioso: sviluppare piattaforme digitali

in Italia così che “la prossima Netflix” pos-

sa essere italiana. “È tempo che in Italia

si inizi ad anticipare il futuro - ha detto

il ministro allo Sviluppo economico Luigi

Di Maio - e a fare investimenti che van-

no nell’ottica delle nuove tecnologie: la

prossima Netflix può essere italiana se

sviluppiamo a casa nostra le piattaforme

del futuro”. “Siamo pronti - ha sottolinea-

ENTERTAINMENT Il tavolo “TV 4.0” si è insediato il 25 settembre presieduto dal ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio

Di Maio: “La prossima Netflix può essere italiana”Il ministro Di Maio torna sul tema della “Netflix italiana” insediando il tavolo “TV 4.0”, ideato per programmare il passaggio delle frequenze a 700 MHz dalle TV al 5G: “È tempo che in Italia si inizi ad anticipare il futuro”

to il ministro Di Maio - a valutare interven-

ti correttivi e/o integrativi della normativa

di settore anche al fine di garantire la

riorganizzazione e la competitività del si-

stema radiotelevisivo digitale terrestre”.

Entro il 2022, infatti, le frequenze a 700

MHz dovrannno essere liberate dalle

emittenti televisive (che contestualmen-

te passeranno allo standard DVB-T con MPEG4) per permettere agli operatori di

poter sviluppare i propri servizi.

La nota del ministero dello Sviluppo Economico è avara di dettagli; difficile

valutare quali siano effettivamente gli

interventi in programma pensati da que-

sto tavolo “TV 4.0” o quali siano i futuri

investimenti che dovranno agevolare

l’effettiva nascita di piattaforme simil-Net-

flix completamente italiane e, più in ge-

nerale, l’evoluzione del digitale terrestre.

Parlare, poi, di una sorta di TV nazionale

2.0 in streaming significa, a

oggi, toccare un tasto molto dolente, alla luce dei tanti

disservizi che piattaforme

come Sky Go e DAZN han-

no offerto recentemente ai

propri utenti. L’idea di un’in-

tera piattaforma nazionale in

streaming pare più vicina a

essere un’utopia che qualco-

sa di funzionale nel medio o lungo termi-

ne. Per quanto la “Netflix italiana” possa

essere stata usata da Di Maio unicamen-

te come un esempio delle possibili realtà

la cui nascita, attraverso future agevola-

zioni e interventi, il ministero dello Svilup-

po Economico vuole agevolare, non è la

prima volta che Di Maio usa chiaramente

questa espressione - anzi, tempo addie-

tro ha persino pronosticato la “morte” della TV tradizionale - il che lascia in-

tendere, insomma, che dietro all'idea di

una “Netflix italiana” vi sia un obiettivo

politico e personale. Il tavolo “TV 4.0”

rappresenta, in ogni caso, un punto di

incontro necessario e senz’altro utile per

rinnovare il digitale terrestre, in una fase

di transizione molto delicata. Aggiornata

alle 15.01 per evidenziare che la liberazio-

ne delle frequenze avverrà con passag-

gio a DVB-T con codifica MPEG4 e non

allo standard DVB-T2.

Page 11: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 11

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Gaetano MERO

I mmancabile appuntamento con le novità del mese

in onda su Netflix. A ottobre arrivano tre serie TV

originali in esclusiva, le nuove stagioni di Daredevil

e Black Lightning e il toccante lungometraggio sulla

strage di Oslo diretto da Paul Greengrass.

Serie TV: Daredevil, Hill House e Black Lightning le più attese Il mese di ottobre si apre con la serie originale Élite

(clicca qui per il trailer), un teen drama in 8 puntate che

si svolge tra le mura del collegio Las Encinas. In questa

scuola, riservata ai membri di famiglie facoltose, fanno

il loro ingresso tre adolescenti che appartengono alla

classe operaia, sconvolgendo i già precari equilibri. I

dissapori tra gli allievi dell’istituto sfoceranno in un omi-

cidio per il quale tutti saranno considerati colpevoli. La

serie, prodotta interamente in Spagna, vede nel cast la

partecipazione di tre volti già noti al pubblico: Miguel

Herrán, Jaime Lorente e María Pedraza, rispettivamen-

te Rio, Denver ed Alison Parker de La Casa di Carta.

Ideata da Carlos Montero e Darío Madrona, e prodotta

in collaborazione con Zeta Ficción, Élite sarà disponibi-

le su Netflix a partire dal 5 ottobre.

Riparte con una scoppiettante seconda stagione an-

che Big Mouth (clicca qui per il trailer), serie animata

originale Netflix in cui le insidie della pubertà costitui-

scono il tema centrale. I “mostri” immaginari Maurice e

Connie torneranno a tormentare Nick e Andrew, con

un linguaggio a dir poco esplicito. Disponibile dal 5

ottobre.

Grandi aspettative per Hill House (clicca qui per il trai-

ler), un serial horror tratto dall’omonimo romanzo di

Shirley Jackson. Un’antica casa stregata è lo scenario

in cui episodi paranormali ed incontri demoniaci scon-

volgono le vite di cinque fratelli. La serie è stata adat-

tata e diretta da Mike Flanagan, fanno parte del cast

Michiel Huisman, Carla Gugino, Timothy Hutton. 10 le

puntate di questa prima stagione, in onda su Netflix a

partire dal 12 ottobre.

Sarà trasmessa a partire da martedì 16 ottobre, con

un episodio a settimana, la seconda stagione di Black

Lightning. Cress Williams tornerà a vestire i panni del

supereroe mascherato, parte della squadra DC Comi-

cs, e ad affrontare i criminali che minacciano la tranquil-

ENTERTAINMENT Serie TV, film, show, documentari e programmi per i bambini: ecco quello che vedremo a ottobre su Netflix

Le novità Netflix di ottobre tra horror e supereroiA ottobre su Netflix Hill House, Le terrificanti avventure di Sabrina e il film Apostolo per tutti gli amanti dell’horror Atteso anche il ritorno dei due supereroi Black Lightning e Daredevil. Poche le novità nella sezione show e documentari

lità di Freeland. I 15 episodi che compongono questo

secondo capitolo sono stati diretti da Salim Akil. Nel

cast rivedremo Nafessa Williams (Anissa Pierce), China

Anne McClain (Jennifer Pierce), Christine Adams (Lynn

Stewart).

Venerdì 19 ottobre approda su Netflix la terza stagione

di Daredevil (clicca qui per il video), tra i più noti su-

pereroi dell'universo Marvel. La serie torna a distanza

di circa due anni e mezzo dall’ultima stagione, cosa

che aveva fatto quasi perdere le speranze ai fan dello

show. Tredici episodi compongono questo nuovo capi-

tolo diretto, ancora una volta, da Drew Goddard.

Sabrina Spellman approda ancora una volta in TV, gra-

zie alla serie Le terrificanti avventure di Sabrina in onda

dal 26 ottobre (clicca qui per il teaser). L’adolescente

per metà umana e metà strega, già protagonista di

una fortunatissima serie TV negli anni ’90, tornerà tra i

banchi di scuola della Baxter High con un aspetto de-

cisamente più dark e misterioso. Considerato a tutti gli

effetti uno spin-off della saga Riverdale (trasmessa in

Italia su Premium), la serie è stata creata per Netflix da

Roberto Aguirre-Sacasa. Protagonista assoluta l’attrice

americana Kiernan Shipka (Sabrina), nel cast anche

Miranda Otto (Zelda), Lucy Davis (Hilda) e Michelle Go-

mez (Mary).

Film originali Debutta il 5 ottobre Private Life (clicca qui per il trailer),

brillante commedia scritta e diretta da Tamara Jenkins

per Netflix. Kathryn Hahn (Rachel) e Paul Giamatti (Ri-

chard) interpretano una coppia rassegnata all’idea di

non avere più figli, superata ormai la soglia dei 40. Una

piccola speranza si riaccende quando Kayli, nipote dei

due, decide di trascorrere alcuni giorni con loro.

Sarà disponibile dal 10 ottobre il lungometraggio 22

Luglio (clicca qui per il trailer), incentrato sull’attacco

terroristico che colpì Oslo nel 2011 e in cui persero la

vita 77 persone. La pellicola, diretta da Paul Green-

grass, mostra allo spettatore la storia con gli occhi di

uno dei sopravvissuti, affrontando il lento processo di

riadattamento alla normalità.

Arriva venerdì 12 ottobre Apostolo (clicca qui per il trai-

ler), thriller con sfumature horror, per la regia di Gareth

Evans. Ambientata agli inizi del Novecento in un’isola

sperduta del Regno Unito, in cui viene praticato uno

strano e macabro culto, la storia segue le vicende di

Thomas Richardson (Dan Stevens) che proverà a salva-

re sua sorella Jennifer (Elen Rhys) da un triste destino.

Show, documentari e programmi per i più piccoli Poche le novità proposte a ottobre nella sezione show

e documentari. Sale, Grassi, Acidi e Calorie è una del-

le serie inedite del palinsesto in arrivo l’11 ottobre che

svelerà i segreti per un’alimentazione sana ma, con un

pizzico di allegria. Il 12 ottobre è la volta del documen-

tario Femministe: ritratti di un’epoca. Diretto da Johan-

na Demetrakas, questo lungometraggio esplora le vite

delle protagoniste e la continua necessità di cambia-

mento, tramite scatti degli anni ’70 che descrivono l’es-

senza del movimento femminista.

Arriva il 19 ottobre la seconda parte di Making a mur-

derer, documentario a puntate che ha ricostruito nel

dettaglio la controversa storia di Steven Avery accusa-

to di omicidio nell’85, poi scagionato dopo 18 anni di

carcere e infine nuovamente arrestato per un secondo

omicidio. Dal 23 ottobre sarà in onda il one man show

dedicato all'attore comico Adam Sandler dal titolo

Adam Sandler 100% Fresh.

Per i più piccoli rinnovate le stagioni di Super Monsters

e Baby Boss: di nuovo in affari in arrivo rispettivamente

il 5 e il 12 ottobre. Pronta anche la seconda stagione di

Castelvania la serie anime ideata da Warren Ellis e ispi-

rata dall’omonimo videogame, in onda dal 26 ottobre.

Tra le novità di ottobre anche il nuovo capitolo della

saga The Seven Deadly Sins, tratta dal manga di Naka-

ba Suzuki, disponibile a partire dal 15 ottobre sulla piat-

taforma. In programmazione infine il lungometraggio in

esclusiva Mamma, ho scoperto gli gnomi! che arriverà

il 19 ottobre.

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Massimiliano DI MARCO

L o avevamo visto all’IFA; Sony

Xperia XZ3 debutta adesso in Ita-

lia. Per ora solamente sul negozio

ufficiale online di Sony e su Amazon;

per i punti vendita e per gli operatori

(in Italia si fa riferimento a TIM) biso-

gnerà, invece, aspettare ancora un po’

di tempo. Prezzo di lancio? 799 euro.

Nessuna differenza, quindi, rispetto

all’Xperia XZ2 in questo senso. Le prin-

cipali novità di Xperia XZ3 riguardano

innanzitutto lo schemo da 6 pollici che,

per la prima volta nella storia di Sony

Mobile, adotta un pannello OLED, con

rapporto d’aspetto di 18:9 e risoluzione

Quad HD+. La configurazione hardware

è la stessa di Xperia XZ2: lo Snapdra-

gon 845 è il “cervello”, affiancato da

4 GB di RAM e da 64 GB di memoria

integrata espandibile; lo stesso vale

per la certificazione IP65/IP68 contro

MOBILE Lo smartphone Sony arriva sul mercato italiano, ma per ora si acquista solo online

Xperia XZ3 arriva in Italia a 799 euro Primo smartphone Sony con schermo OLEDPer Xperia XZ3, schermo OLED ma niente doppio sensore per la fotocamera né tacca

acqua e polvere. Sony ha scelto di

seguire un percorso proprio e Xperia

XZ3 non segue alcune delle principali

tendenze in ambito smartphone dell’ul-

timo anno: niente doppio sensore per

la fotocamera posteriore, che però si

affida all'intelligenza artificiale per fun-

zioni aggiuntive, e niente “tacca” sullo

schermo. La fotocamera posteriore in-

tegra un sensore da 19 MP, che permet-

te di registrare video a risoluzione 4K e

in super slow motion (in Full HD) a 960

fps. Xperia XZ3 spinge sull’audio, con

altoparlanto S-Force Front Surround

Sound del 20% più potenti rispetto alla

generazione precedente.

di Roberto PEZZALI

C’è un nuovo Nokia 7: la versione

7.1, presentata qualche giorno

fa, rivisita uno dei modelli di

maggior successo di Nokia facendo leva

su una nuova tecnologia di schermo. No-

kia l’ha chiamata PureDisplay, e secondo

chi lo ha progettato “offre a tutti un’espe-

rienza visiva unica su uno smartphone”.

Lo schermo del Nokia 7.1 sembra a tutti

gli effetti un normale LCD: la risoluzione

di 1.080x2.244 pixel spalmata su una

diagonale di 5.84” in formato 19:9. A

rendere unico lo schermo secondo No-

kia ci sono una particolare pellicola che

migliora la visibilità sotto la luce diretta

del sole e un sistema di processamento

dell’immagine che, oltre a gestire conte-

MOBILE Nokia porta in Italia la versione rinnovata di uno dei suoi smartphone bestseller

Nokia 7.1, schermo HDR e Android One a 359 euroNuovo design e uno schermo PureDisplay capace di riprodurre video HDR. Arriva il 15 ottobre

nuti HDR, è anche in grado di convertire

in tempo reale ogni contenuto da SDR a

HDR. Nokia parla di processore dedicato

a 16 bit capace di “elaborare milioni di

pixel al secondo per fornire la migliore

qualità di visualizzazione possibile in tut-

te le condizioni”, ma l’efficacia è tutta da

dimostrare. Più che altro siamo convinti

che molti avrebbero rinunciato volen-

tieri all’HDR, che pochi apprezzano, per

avere un prezzo un po’ più basso. Anche

perché oggi, dopo aver visto decine di

smartphone, possiamo dire alla Fantozzi

che l’HDR su smartphone “è una c****a

pazzesca”. Con un corpo in vetro e allu-

minio, il notch che saluta nella parte alta

e una doppia fotocamera firmata Zeiss,

da 12 e 5 MP i due sensori, il Nokia 7.1

sembra comunque un ottimo prodotto

di fascia media, che bilancia prestazioni,

costruzione e prezzo. Il processore è il

Qualcomm Snapdragon 636 con 3 GB di

RAM e 32 GB di storage, c’è la porta USB

type-C con ricarica rapida, il Bluetooth

5 e c’è anche una batteria capiente da

3060 mAh. Il vero punto dei forza sembra

tuttavia essere Android One: a bordo c’è

Oreo 8.1, ma Android Pie arriverà presto

su Nokia 7.1 come sugli altri smartphone

Nokia con processore Snapdragon 6xx.

Android One garantisce una esperienza

Android liscia, sicura e promette anche

aggiornamenti che spesso su altri mo-

delli tardano ad arrivare. Nokia 7.1 sarà

disponibile nel colore Gloss Midnight

Blue al prezzo di €359 nei migliori nego-

zi di elettronica di consumo a partire dal

15 ottobre, e dal 5 ottobre in pre-ordine

presso il Nokia Temporary Store di Scalo

Milano, Amazon, MediaWorld online e i

punti vendita Expert.

30GB e 50GB per Tiscali Mobile: Ho e Iliad offrono di piùTiscali Mobile lancia le nuove offerte Mobile 30GB e 50GB. Ho e Iliad però offrono di più

di M . D. M

Tiscali lancia nuove offerte mo-bile, come al solito basate su un ampio pacchetto dati: 30GB e 50GB sono più che sufficienti per tutti ma confrontando il rapporto quantità/prezzo, ormai tarato al ri-basso dopo l’avvento di Iliad e Ho, appare chiaro quanto le offerte di Tiscali siano un po’ meno capienti. Le offerte sono buone e hanno il vantaggio della copertura di rete TIM, ma allo stesso prezzo, pres-so altri operatori, si ottiene di più. Tiscali Mobile ha lanciato Mobile Smart, pensata come pacchetto per le telefonate, Mobile 30GB e Mobile 50GB, queste due, invece, più vicine alle esigenze etero-genee di un utente smartphone. Prendiamo in esame quest’ultima: a 9,99 euro al mese include 50 GB di traffico dati e 2000 minuti di te-lefonate nazionali e in Unione Eu-ropea. Dato il limite sulle telefona-te e l’assenza di SMS, la proposta di Ho, pur con il limite del 4G Ba-sic, allo stesso prezzo e con il plus di minuti e SMS illimitati sarà per molti più accattivante. A meno che ovviamente la limitazione di banda del 4G Basic non sia determinante per il cliente: in tal caso, l’offerta di Tiscali viene immediatamente riabilitata. Il confronto, dal punto di vista del prezzo e dei contenu-ti, appare più cattivo nei confronti di Tiscali Mobile se andiamo nel giardino di Iliad: a 7,99 euro offre 50GB, minuti e SMS illimitati. Sen-za dimenticare che è ancora attiva la proposta Iliad a 6,99 euro con 40GB di Internet. Mobile 30GB di Tiscali Mobile abbassa il prezzo mensile a 6,99 euro al mese, ma con 30GB e 2000 minuti è chiaro che si tratti di un’offerta quantita-tivamente inferiore, per chi vuole navigare e comunicare in serenità ma non ha bisogno di quantità di dati “esagerate”.

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Emanuele VILLA

L a gamma media degli smartpho-

ne potrebbe incontrare un nuovo

dominatore: è stato presentato in

Italia Honor View 10 Lite, un modello

già noto in Cina come 8X e pensato

appositamente per massimizzare il

rapporto qualità/prezzo. Disponibile da

qualche giorno, View 10 Lite è propo-

sto a 299 euro di listino con ben 128

GB di storage, ma è possibile acqui-

stare il modello base da 64GB a 269

euro. Pur mantenendo chiari i tratti

distintivi del marchio, che si rivolge a

un target giovane/millennial, le speci-

fiche tecniche sono ben carrozzate: il

display è un 19,5:9 da 6,5’’, dimensioni

importanti che però ben si coniugano

con un rapporto screen/body superio-

re al 90%. In pratica, il display è grande

ma le dimensioni dello smartphone lo

sono poco di più, rendendolo comun-

que bello e maneggevole. Il processo-

re è il Kirin 710 octa core con GPU Mali

G51 e la dotazione di memoria interna

MOBILE Due i modelli, quello a 299 euro con 128 GB di storage e quello da 64GB a 269 euro

Honor View 10 Lite in Italia a 269 euro Sarà il dominatore della fascia media?Honor View 10 Lite arriva in Italia: per 269 euro di prezzo di listino è un bel telefono grintoso

è di 4 GB in entrambe le varianti. Si-

stema operativo Android Oreo 8.1 con

interfaccia EMUI e batteria da 3750

mAh per una durata media superiore al

giorno di utilizzo. Per quanto concerne

le fotocamere, Honor View 10 Lite usa

una configurazione dual camera con un

modulo principale da 20 mpixel e aper-

tura f/1.8 e un secondario da 2 mpixel

per i dettagli di profondità, il tutto da

integrare con il sistema di AI capace

di riconoscere fino a 20 scene e appli-

care correzioni automatiche. Essendo

un telefono dedicato a target giovane,

molta attenzione è stata dedicata alla

fotocamera frontale, da 16 mpixel con

apertura f/2.

Kena, 6,90 euro per 50 GBKena Mobile raggiunge la soglia dei 50 GB a basso costo. L’offerta si chiama ‘6,90’ e sottolinea il prezzo del pacchetto mensile: per 6,90 euro, i clienti ottengono 50 GB da dati, aggiungono 1.500 minuti di telefo-nate e 30 sms. È proprio il traffico voce e quello testuale che differenzia questa offerta dalla media delle altre low cost: considerando che l’uso degli sms decresce continuamente, l’offerta resta molto interessante ai più, nonostante non sia semplice interpretare l’oscura mossa di marke-ting che ha deciso di ridurli all’osso e porre un freno al traffico voce. Anche se 1.500 minuti sono tutt’altro che pochi da consumare in un mese. L’offerta è ricaricabile e prevede un pacchetto dati di 3GB da consumare all’estero (UE), per la navigazione in Italia resta il solito vincolo della rete 3G. Va detto, però, che è in corso l’aggiornamento delle offerte al 4G.

MOBILE

Iliad, 4,99 euro al mese ma solo voceIliad propone una offerta low cost solo voce: minuti e SMS illimitati in Italia e in Europa, verso fissi e mobili, a 4,99 euro al mese per sempre. Nessun vincolo contrattuale, trattandosi di una semplice ricaricabile con addebito su credito residuo. Inclusi nel piano anche servizi come segreteria telefonica, avviso di chiamata e recall se il telefono è spento o non raggiungibile. L’offerta attualmente sembra essere la più conveniente in circolazione se paragonata ai piani proposti dai principali operatori italiani. Con Iliad Voce sono inclusi inoltre 40 MB di traffico dati in 4G in Italia e in Europa. Se si superano i 40 MB si navigherà a 0,90€ ogni 100 MB. Ovviamente è un’offerta che ha senso per chi non ha intenzione di navigare: in caso contrario il piano classico ha più senso. La SIM avrà un costo di 9,99€ e potrà essere acquistata sul sito www.iliad.it e tramite le Simbox presenti presso gli oltre 140 Iliad Store e Corner in tutta Italia. L’offerta è limitata e disponibile per i primi 200.000 clienti.

di Gaetano MERO

L G ha alzato il sipario sul nuovo LG

Watch 7, il primo smartwatch ibri-

do del produttore sudcoreano che

combina movimento meccanico e fun-

zionalità digitali. LG prova ad unire al

sistema operativo Wear OS di Google la

praticità di due lancette analogiche, che

si muovono sul display LCD da 1.2 pol-

lici, preservando l’autonomia. Il dispo-

sitivo ha a bordo il chipset Qualcomm

Snapdragon Wear 2100, 768 MB di

RAM e 4GB per l’archiviazione interna,

moduli Wi-Fi 802.11 b, g, n e Bluetooth

4.2 BLE, altimetro, barometro e bussola,

manca invece il cardiofrequenzimen-

tro. La cassa è in acciaio e possiede la

certificazione di impermeabilità IP68, il

peso è di 79 grammi, è compatibile con

cinturini standard da 22 mm ed arrive-

GADGET Sarà disponibile negli Sati Uniti dal 14 ottobre a un prezzo di 449 dollari

LG Watch 7, il primo smartwatch “ibrido” di LGIl nuovo Watch 7 combina le funzionalità di Wear OS con movimento analogico al quarzo

rà in un’unica colorazione silver. Tra i

maggiori vantaggi del doppio sistema

analogico/digitale vi è indubbiamente

l’autonomia: la batteria da 240 mAh

riesce a garantire 48 ore con una sola

ricarica in modalità smartwatch, mentre

arriva a 100 giorni con le funzioni intel-

ligenti disabilitate, utilizzando dunque

l’LG Watch 7 come un orologio classico.

Le lancette possono inoltre essere uti-

lizzate per le funzioni di cronometro e

timer. Com’è facile immaginare, il movi-

mento al quarzo copre parte del display

e ciò potrebbe costituire un “problema”

durante la ricezione delle notifiche. LG

ha cercato di ovviare a questo piccolo

inconveniente con un tasto fisico che

permette di posizionare entrambe le

lancette in orizzontale e alle notifiche di

scorrere per facilitarne la lettura. È ne-

cessario indubbiamente qualche giorno

di utilizzo per familiarizzare con questo

sistema che potrebbe essere replicato

anche da altri produttori, LG metterà a

disposizione numerosi quadranti studia-

ti per adattarsi in modo naturale al mo-

vimento delle due lancette. LG Watch 7

sarà dispo-

nibile per il

mercato sta-

tunitense a

partire dal 14

ottobre ad

un prezzo di

449 dollari,

nessuna in-

formazione

al momento

sulla com-

m e r c i a l i z -

zazione in

Europa.

Page 14: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Emanuele VILLA

Asus ha lanciato uno smartphone

che - oltre alle consuete funziona-

lità di comunicazione e navigazio-

ne - offre un comparto hardware e sof-

tware ottimizzato per le esigenze di chi

ha una vera e propria passione per i vi-

deogame. ROG Phone è uno smartpho-

ne Android che Asus ha presentato allo

scorso Computex, poi a GamesCon, IFA

e ora ha deciso di portare in Italia, per

la felicità di chi non scende a patti con

le prestazioni videoludiche. Durante la

presentazione milanese, primo contat-

to di Rog Phone con gli appassionati

italiani, Asus ha sottolineato più volte

come uno smartphone da gaming non

sia semplicemente uno smartphone

“potente”: è necessario che disponga

di funzionalità ad hoc, che non surri-

scaldi troppo nonostante l’erogazione

di potenza, che garantisca grande au-

tonomia e ovviamente un livello di “fps”

più che adeguato nonostante l’elevata

risoluzione dello schermo.

Abbiamo avuto modo di toccare con

mano uno dei primi esemplari disponi-

bili sul nostro mercato e possiamo testi-

moniare come la ricerca della potenza

“bruta” non abbia intaccato più di tanto

il fattore estetico: non è un campione

di sottigliezza né di eleganza (d’altron-

de riprende le linee della gamma), ma

è uno smartphone Android come tutti

gli altri, certamente particolare ma pur

sempre piacevole alla vista. Al suo inter-

no, la piattaforma Qualcomm Snapdra-

gon 845 con unità ‘speed-binned’, cioè

selezionate una ad una per raggiunge-

re una velocità di clock da 2,96 GHz, il

tutto supportato dalla GPU Adreno 630,

8 GB di RAM LPDDR4 e 128 GB di me-

moria di storage. Tutto ciò unito a un di-

splay OLED da 6’’ con 1 ms di latenza e

frequenza di refresh di 90Hz, è capace

MOBILE Su una base “classica” realizzate diverse ottimizzazioni capaci di fare la differenza

Rog Phone, lo smartphone per veri gamer Arriva in Italia dal 25 ottobre a 899 euroAsus ha presentato Rog Phone, lo smartphone Android pensato per gli hardcore gamer

di offrire le prestazioni richieste dai ga-

mer più esigenti. In tutto questo si pone,

ovviamente, un problema di raffredda-

mento: il telefono integra la tecnologia

GameCool, ovvero un sistema interno

di raffreddamento a camera di vapore

3D ad alta efficienza che offre un’area

per la dissipazione del calore 16 volte

più ampia rispetto a un sistema tradi-

zionale. A questo si aggiunge, in caso

di necessità, un dispositivo AeroActive

compreso nella dotazione: una ventola

da collegare a presa proprietaria latera-

le per un’extra dose di aria nei momenti

più concitati.

Le caratteristiche dello smartphone si

completano con la fotocamera frontale

da 8 mpixel e il modulo dual-cam poste-

riore da 12 e 8 mpixel, la seconda delle

quali con ottica grandangolare da 120°.

Ma meritano senza dubbio una citazio-

ne gli AirTrigger, cioè i 3 sensori tattili

(due sul bordo laterale, uno su quello

superiore) che, previa configurazione,

fungono da trigger sinistro/destro del

classico controller da gioco. In que-

sto modo il gamer può giocare con

due dita sullo schermo e due sul bor-

do dello smartphone: la pressione dei

sensori comporta inoltre un feedback

per rendere tutto più realistico. ROG

Phone supporta la ricarica rapida e ha

una batteria da 4.000 mAh, mentre per

quanto concerne il sonoro troviamo il

supporto per DTS Headphone:X e per

l’audio 24bit/192kHz: c’è il jack per le

cuffie, cosa che ormai va sottolineata

ogni volta che capita. Il sistema opera-

tivo è Android Oreo 4.1 sul quale sono

state operate diverse ottimizzazioni: la

più evidente è la modalità X Mode che

scarica la RAM per dedicarla unicamen-

te ai giochi, blocca le notifiche, accelera

al massimo l’hardware e limita tutte le

app che consumano memoria e risorse

in background. Tutto deve essere con-

centrato sui giochi per offrire le massi-

me prestazioni in-game.

Notevole anche il catalogo di accessori:

tra le novità pensate per Rog Phone tro-

viamo TwinView Dock, che trasforma lo

smartphone in una console dual-screen

aggiungendovi uno schermo ausiliario

AMOLED da 6 pollici (2160x1080), idea-

le per il live-streaming e le chat di grup-

po con schermo diviso in due, quattro

altoparlanti frontali, due ulteriori pulsan-

ti fisici di attivazione, un sistema di force

feedback con doppio feedback aptico,

sistema di raffreddamento potenziato

e una batteria aggiuntiva da 6000mAh.

Dal canto suo, il Mobile Desktop Dock

è invece pensato per permettere ai ga-

mer di collegare ROG Phone a un moni-

tor 4K esterno, mentre WiGig Dock per-

mette di giocare su grande schermo in

modalità totalmente wireless grazie alla

tecnologia Wi-Fi 802.11ad a 60 GHz.

Parliamo infine di disponibilità e prezzo.

Rog Phone arriverà in Italia il 25 ottobre

prrossimo e sarà disponibile in esclusi-

va sull’eShop di Asus, Asus Gold Store

e con Vodafone (sia store che e-shop):

il prezzo di listino è di 899 euro, ma con

Vodafone sarà possibile usufruire di ta-

riffe mobili ad hoc come Shake Remix

Unlimited per gli Under 30. Questa ta-

riffa offre 20 Giga, 300 minuti e 50 SMS

(più Giga illimitati su contenuti specifici

quali mappe e musica) a 29,99 euro al

mese più il contributo iniziale di 49,99

euro per il device.

In arrivo la pubblicità su WhatsApp. Per ora nelle storieLe pubblicità su WhatsApp arriveranno nel primo trimestre del 2019. Inizialmente saranno integrate nelle storie (o stati) e si esclude che diventino parte integrante della chat o dei gruppi

di E. V

La pubblicità sta per fare il suo debutto nel sistema di messag-gistica n. 1 al mondo: WhatsApp. Gli spot arriveranno nel primo tri-mestre 2019 ma non andranno a riempire le chat che usiamo tutti i giorni per i nostri contatti e gruppi personali. La loro presenza sarà - almeno inizialmente - legata alle “storie”. Tutto farebbe pensare a una partenza lenta e graduale: le storie permettono l’inserimento - tutto sommato poco fastidioso - di formati pubblicitari a tutto scher-mo, cosa che non si potrebbe dire di una chat, dove un banner pulsante, un video popup o a tut-to schermo potrebbero generare un clamoroso effetto boomerang nei confronti della piattaforma. Ma questo Facebook lo sa bene se ha deciso di partire gradualmente. La notizia proviene dal country di-rector di Facebook Italia Luca Co-lombo, che in un intervento all’Ey Digital Summit di Capri ha escluso intrusioni dell’advertising tradi-zionale all’interno delle chat con-venzionali: Facebook è già attiva per rendere la piattaforma di mes-saging attraente alle aziende e a fini pubblicitari ma - almeno in una prima fase - punterà su tecnologie alternative e automatizzate per costruire un dialogo tra le azien-de e gli utenti della piattaforme. Come dire: nessuna invasione di banner, almeno per ora.

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Emanuele VILLA

D opo la presentazione della ver-

sione Lite allo scorso IFA di Ber-

lino, Huawei sta finalizzando il

lavoro sulle due versioni “top” della

gamma: Mate 20 e Mate 20 Pro. En-

trambi verranno presentati nel corso di

un evento stampa che l’azienda ha già

ufficializzato per il 20 ottobre a Londra

e andranno a completare la gamma alta

del produttore di Shenzhen. Assoluta-

mente normale che, con l’avvicinarsi

della data tanto attesa, la girandola di

rumor e indiscrezioni si stia intensifican-

do non poco. Sono comparse sui social

cinesi le prime immagini dei render di

Mate 20 Pro che - con buona probabi-

lità - Huawei userà come materiale per

la presentazione del 16 ottobre. La ca-

ratteristica di punta, peraltro già nota,

è l’impiego di tre fotocamere posteriori

posizionate in modo diverso rispetto al

P20 Pro della medesima azienda: in un

quadrato che contiene, oltre ai tre mo-

duli di cui sopra, anche il classico flash

MOBILE Con l’avvicinarsi della presentazione alla stampa, i rumor aumentano a dismisura

Huawei Mate 20 Pro, il 16 ottobre si sta avvicinando. Tutto quello che sappiamoC’è molta attesa per il nuovo Huawei, sono anche comparse le prime immagini del press kit

LED. Al momento, però,

non sono note le carat-

teristiche tecniche, al di

là del marchio Leica che

garantisce un certo livel-

lo di qualità: avvicinan-

doci al 16 ottobre, anche

queste verranno rivelate.

Maggiori informazioni

sulle altre specifiche, che

come detto identificano

un prodotto di fascia alta:

Mate 20 Pro avrà uno

schermo OLED da 6,3’’

con la ormai consolidata

eliminazione delle cornici

che fa risparmiare spazio

allo chassis. A differenza

della soluzione completamente border-

less, come quella adottata da Oppo e

prossimamente da Xiaomi, qui è ben vi-

sibile la classica “tacca” resa celebre di

iPhone X. Per quanto riguarda il resto,

si parla di 6GB di RAM, del processore

Kirin 980 a 7 nanometri, e del sensore

biometrico integrato nel display che

rende Mate 20 Pro una vera chicca

tech. Infine, parliamo di una batteria da

4.200 mAh e 128 GB di Storage, il tutto

su Android 9 e interfaccia EMUI. Una

ventina di giorni e scopriremo anche il

prezzo…

Più giga allo stesso prezzo Wind migliora le offerte All InclusivePiù giga nell’offerta ma senza aumenti: Wind alza il tiro sul traffico dati incluso nelle offerte All Inclusive di Massimiliano DI MARCO

Cambiano alcune offerte Wind a favore dei clienti: allo stesso prezzo mensile gli utenti avranno più traffico dati incluso. Le offerte coinvolte sono All Inclusive, All In-clusive Young e Wind Smart Pack. Con qualche condizione. Salgono a 20 i GB di traffico inclusi in All In-clusive; il costo di 12 euro non vie-ne toccato. L’offerta include anche 100 SMS e minuti illimitati e il prez-zo scende a 10 euro per gli utenti che pagano con carta di credito o addebito su conto corrente. Anche i già clienti All Inclusive a partire dal 18 luglio 2018 potranno godere dei 10 GB in più. I giga a disposizione crescono anche con All Inclusive Young, soluzione dedicata agli Under 30. L’offerta include, a 9 euro al mese, minuti illimitati, 100 SMS e 20 GB, che diventano 30 con il pagamento con carta di credito o addebito su conto corrente. L’aumento fino a 30 GB vale anche per i clienti che hanno già attivato All Inclusive Young a partire dal 18 luglio 2018. Pù GB anche per chi decide di af-fiancare a Wind Smart Pack alcuni smartphone. I clienti che passano a Wind e desiderano acquistare uno smartphone possono attivare Wind Smart Pack che prevede, a 9 euro al mese, un telefono incluso, 30 GB e 1000 minuti. Abbinando all’offerta un modello a scelta tra Samsung Galaxy J3, Samsung Galaxy J5 e Xiaomi Redmi 5 Plus, i giga disponibili diventano 40. I clienti che hanno già attivato Wind Smart Pack a partire dallo scorso 23 luglio possono beneficiare di

15 GB ag-giuntivi per la propria offerta.

di Roberto PEZZALI

L’iPhone litiga con i caricabatterie a

filo. Non solo il nuovo iPhone Xs,

anche i vecchi modelli. Negli scor-

si giorni è scoppiato quello che molti

stanno già battezzando “charge-gate”:

se si inserisce il connettore a schermo

spento lo smartphone potrebbe non

ricaricarsi. Un problema sicuramente

software, che non riguarda affatto la ri-

carica wireless ma solo quella a filo. Per

evitare spiacevoli sorprese basta solo

stare un po’ attenti: l’iPhone quando

entra in carica emette un suono e una

leggera vibrazione, se non succede nul-

la non si è attivata la ricarica. E a questo

punto basta toccare lo schermo e re-in-

serire il cavo per vedere l’icona di carica

apparire. Apple sta indagando, ma dalle

prove che abbiamo fatto il bug si verifi-

ca quasi sempre se non si sta usando

MOBILE La causa sembra essere un problema software sul quale Apple sta indagando

iPhone non si carica per un bug di iOS. Apple indagaiPhone Xs non si ricaricherebbero se si inserisce il connettore lightning a schermo spento

l’iPhone da un po’ di tempo, quindi con il

sistema in uno stato di “deep stand-by”,

ed è probabile che Apple abbia inserito

per sbaglio qualche processo di gestio-

ne della carica nel gruppo di quelli che

vengono spenti per non impattare sui

consumi. Più che il bug, che non è gra-

ve come lo si dipinge, a far notizia è la

presenza di un bug così appariscente in

un sistema operativo, iOS 12, che è sta-

to provato e testato a fondo per evitare

i bug che hanno colpito la versione pre-

cedente. Questo della carica potrebbe

però non essere l’unico problema di iOS

12 in questo ambito: Apple ha deciso

infatti di aumentare il livello di sicurez-

za sia con connettori USB standard sia

con connettori USB Type C. Nel caso di

questi ultimi abbiamo notato che molti

caricatori USB Type C per smartpho-

ne Android non vengono riconosciuti:

Apple avrebbe infatti attivato la USB-C

Authentication, o C-AUTH, una codifica

che verifica l’autenticità del caricatore e

la perfetta aderenza agli standard. Se

non passa il controllo lo smartphone

richiede all’alimentatore solo 2.5 watt,

con l’iPhone che si ricarica lentissimo.

Una cosa simile accade con il caricatore

degli smartphone OnePlus: alcuni mo-

delli non ricaricano l’iPhone. L’Unione

Europea chiede alimentatori standard

ad alta compatibilità, ma i produttori

stanno facendo di tutto per andare nella

direzione opposta.

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www.lg.com/it

Ci sono capacità evolute, come l'intelligenza artificiale, che possono rendere uno smartphone straordinario nei gesti di tutti i giorni:per esempio capire la luce, riconoscere una voce a distanza, distinguere i soggetti ad ogni inquadratura per regalarti la foto perfetta. Tutto questo è LG G7 il nuovo smartphone di LG che offre un’esperienza unica in un corpo dal design speciale, maneggevolee leggero. LG G7, Mente Smart in Corpo Speciale.

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* Superati 14 test dello standard MIL-STD810G

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Emanuele VILLA

N egli ultimi anni, tutte le volte che viene pre-

sentato uno smartphone di alta gamma dai

soliti noti Apple, Samsung, Huawei ecc, la

reazione è sempre la stessa: “bellissimo, ma prez-

zo esagerato”. Espressioni colorite tipo “ma questi

sono pazzi”, o “non spenderò mai più di mille euro

per un telefono” sono diventate una costante, quasi

a voler sottolineare l’esponenziale crescita di prezzo

degli smartphone negli anni. Ed è curioso pensare

come altre categorie tecnologiche, di consumo an-

che meno ampio, abbiano subito un processo dia-

metralmente opposto: ricordate quando costava un

TV 16:9 da 32’’ all’inizio degli anni ’90, uno dei pochi

presenti sul mercato? Superavamo i 3 milioni di lire,

poi la tecnologia ha fatto il suo corso e oggi un 55’’

di buona qualità costa meno di mille euro. Nella te-

lefonia cellulare sembrerebbe che, dopo l’inevitabile

calo di prezzo successivo alla ‘massificazione’ del fe-

nomeno, si stia tornado a quel periodo pionieristico

dove il Motorola MicroTAC costava 1 milione di lire.

Tutto considerato, un top di gamma di oggi può co-

stare anche molto di più.

Tornando a oggi, ci siamo domandati se alla perce-

zione dell’aumento di costo degli smartphone corri-

spondano dati oggettivi: non c’è dubbio che 10 anni fa

un iPhone top di gamma col massimo della memoria

non costasse i 1.689 euro, ma c’è stata davvero una

crescita avvertibile nei listini degli smartphone? Al

momento ci siamo limitati ai prodotti di alta gamma

di quattro “big player” del mercato, ma nulla vieta di

estendere in futuro la cosa anche ad altri produttori e

categorie diverse per avere un quadro più completo.

Come dicevamo non c’è pretesa di scientificità, vo-

gliamo solo verificare se il sentimento diffuso dell’au-

mento di prezzo sia in qualche modo sostenuto da

fatti o resti, appunto, un puro e semplice ‘sentiment’

di mercato.

MOBILE Abbiamo confrontato i prezzi di listino degli ultimi 5 anni relativi agli smartphone più “gettonati” del momento

Smartphone, prezzi quasi raddoppiati in 5 anniVogliamo comprendere meglio se veramente il prezzo medio degli smartphone è cresciuto esponenzialmente

Come abbiamo comparato i dati È difficile comparare smartphone diversi e annate di-

verse. Le questioni da affrontare non sono poche, ma

riguardano i modelli da prendere in considerazione:

per esempio, volendo valutare Apple possiamo con-

siderare il prezzo di listino dell’iPhone 5 quando uscì,

ma lo dovremmo comparare a quello attuale di iPho-

ne Xs, Xs Max o Xr? E con quale taglio di memoria,

posto che qui la crescita è stata costante?

Abbiamo quindi deciso di fare due comparazioni:

nella prima abbiamo considerato quattro marchi im-

portanti (Apple, Samsung, LG e Huawei) mettendo a

confronto i modelli “top” delle varie annate prese in

considerazione. La ratio è semplice: se nel 2012 aves-

si voluto acquistare l’iPhone migliore mi sarei rivolto

ad iPhone 5, ma se faccio lo stesso ragionamento nel

2018 probabilmente mi dovrei rivolgere ad iPhone Xs

Max. Ecco perché nel primo grafico vedete sulla stes-

sa linea modelli che apparentemente sembrerebbero

poco omogenei: in realtà si tratta, all’interno dell’of-

ferta dello stesso produttore, delle varianti “top” usci-

te nell’anno in questione. Per quanto riguarda i tagli

di memoria, abbiamo considerato il modello base in

tutti i casi: che siano 16GB, 32GB o 64GB, a noi questo

interessa poco.

La seconda ipotesi è diversa: nonostante si entri più

sul soggettivo, abbiamo pensato di mettere a con-

fronto modelli “simili” a livello di specifiche tecniche.

Per questo motivo nel secondo grafico iPhone 5 è

messo in comparazione con iPhone 6s, 7, 8 e Xr. Qui

c’è molto di soggettivo, ripetiamo, ma è interessante

scoprire se il prezzo medio per caso è salito anche

su modelli simili a livello di prestazioni, sia pur con gli

inevitabili scarti dovuti alla generazione.

Smartphone di alta gamma, il prezzo medio saleComparando il prezzo di listino delle varie annate, la

tendenza alla crescita è innegabile, quanto meno sui

marchi che abbiamo preso in considerazione e sui

telefoni di alta gamma, quelli che fanno maggiormen-

te parlare di sé. Questo non deve portare chi legge

ad “accusare” immediatamente il produttore di par-

Qui abbiamo messo a confronto i modelli “top” di ogni produttore negli anni considerati. I prezzi sono quelli di listino del modello base, cioè con minore memoria di storage

Comparazione analoga alla precedente ma fatta su modelli “simili” a livello di caratteristiche tecniche

segue a pagina 18

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

ticolare avidità: oltre a scelte legate alla redditività

aziendale, che restano in ogni caso fondamentali, ci

sono altri mille fattori di natura tecnica, economica e

anche politica che determinano il prezzo finale di un

prodotto, quello che poi incontra il mercato e ne su-

bisce (se così si può dire) le sue dinamiche. Resta il

fatto che per avere il meglio in casa Apple, nel 2012

bisognava spendere 729 euro per un iPhone 5, oggi

per un iPhone Xs Max con dotazione di memoria di

base tocca tirar fuori 1.289 euro, quasi il doppio. Il

paragone non regge? Bene, allora compariamo iPho-

ne 5 del 2012 ad iPhone 8 del 2017, scoprendo che

anche qui c’è una differenza del 15%. Non è di si-

curo una tendenza imputabile solo ad Apple: anche

Samsung sta crescendo negli ultimi anni nonostante

abbia mantenuto identico il prezzo del Galaxy S6

Edge+ e del Galaxy S7 Edge; poi, però, ha alzato

progressivamente i prezzi di S8+ e S9+. Idem per LG,

che però cresce in modo un po’ meno pronunciato,

e per Huawei, che parte dal basso per poi allinearsi

agli altri produttori con le ultime generazioni.

A quando il telefono da 2.000 euro? Di questo passo, tra un paio d’anni le versioni più pre-

giate dei telefoni top di gamma arriveranno alla soglia

dei 2.000 euro. E non ci sarà niente di strano: chi oggi

si può permettere uno smartphone da 1.700 euro sen-

za batter ciglio, probabilmente potrà pagarne 300 in

più senza preoccuparsi più di tanto. Cresceranno le

caratteristiche tecniche, il numero delle fotocamere,

la memoria e lo spazio di storage, di modo tale che

il confronto tecnico tra telefoni di generazioni diver-

se giustifichi la spesa agli occhi dei possibili facoltosi

acquirenti. A livello di rapporto qualità/prezzo, inve-

ce, l’ago della bilancia penderà sempre più a favore

della gamma media, il cui aumento di prezzo è infatti

molto più lento e contenuto, e di quei produttori che

nascono e prosperano

proprio sul concetto di

“prezzo equo” in funzio-

ne dell’hardware: Xiaomi,

per esempio, OnePlus op-

pure i classici smartphone

da 400/450 euro dei pro-

duttori più conosciuti. Qui

il prezzo è relativamente

stabile e le caratteristiche

migliorano di anno in anno

cercando di massimizzare

il valore dell’acquisto.

Se non si hanno o non si

vogliono spendere 1.000

o più euro per un nuovo

iPhone fiammante, la stra-

da è senz’altro questa, e

le soddisfazioni non sono

poi tanto diverse.

MOBILE

Prezzi smartphone in continua crescita segue Da pagina 17

All-In Master di Tre, minuti illimitati, 30 GB e 6 mesi di Apple Music a 6,99 euroTre ha lanciato la nuova offerta All-In Master. La promozione costa 6,99 euro al mese e prevede un pacchetto interessante: 30 GB di traffico dati e minuti illimitati per le chiamate nazionali. Inoltre ci sono 6 mesi di Apple Music, il servizio di streaming musicale per iOS e Android. All-In Master include anche “giga bank”, ossia la possibilità di mantenere i giga rimasti dal mese preceden-te. L’offerta è attivabile fino al 21 ottobre; chi la attiva online non paga il costo di attivazione, normalmente pari a 9 euro. Il costo diventa più conveniente qualora l’utente fosse abbonato a un’offerta Super Fibra/Internet200/Internet 20/Internet7 di Infostrada; in tal caso il prezzo mensile di All-In Master, come speci-ficato nelle note dell’offerta sul sito ufficiale, scende a 5 euro e i giga inclusi diventano illimitati. Ovvia-mente tale beneficio svanirà qualora l’utente dovesse disdire le offerte per la linea fissa. All-In Master è atti-vabile soltanto con carta di credito o addebito su conto corrente.

di Massimiliano DI MARCO

I volti nei selfie scattati con iPhone Xs e

Xs Max sono molto belli. Forse trop-

po, al punto che tanti utenti si sono

chiesti se Apple applicasse automati-

camente un “filtro bellezza” negli auto-

scatti, così da rendere la pelle più lucida

e far apparire le persone nello scatto

ancora meglio. Niente di tutto questo e

a spiegarlo ci ha pensato Sebastien de With, sviluppatore di Halide, applicazio-

ne fotografica per iOS. Il tutto si riduce

alla tecnica usata con i nuovi iPhone - fo-

tografia computazionale (computational

photography) - per migliorare le foto-

grafie. “Con i potenti chip dei moderni

iPhone, Apple può prendere una serie

di foto - alcune di loro anche prima dello

scatto - e unirle in un unico scatto per-

fetto” spiega de With. Ciò cosa ha a che

fare con le ipotesi che hanno circondato

i selfie scattati con iPhone Xs e Xs Max

negli ultimi giorni? Gli autoscatti non sa-

rebbero migliori a causa di un presunto

filtro applicato automaticamente, bensì

il risultato della nuova tecnica usata da

Apple. Sono due, quindi, le ragioni del

miglioramento automatico dei selfie:

una riduzione del rumore più aggressi-

va e un’esposizione più bilanciata, che

MOBILE Alcuni utenti si chiedono se iPhone Xs migliori automaticamente i selfie con un filtro

iPhone Xs, selfie con “filtro bellezza”? Non è così e un fotografo spiega perchéTutto dipende dalla tecnica di fotografia computazionale di Aplle e dalle novità software

“riduce la durezza eliminando le luci

forti e i contrasti più forti dove la luce

colpisce parte della pelle”. La fotogra-

fia computazionale, insomma, bilancia

l’autoscatto, dando l’impressione di un

filtro applicato sullo scatto; niente di tut-

to questo, invece. “iPhone Xs unisce le

esposizioni e riduce la luminosità delle

aree più chiare e riduce l’oscurità delle

ombre” aggiunge de With. “Il dettaglio

rimane, ma possiamo percepirlo come

meno nitido perché perde il contrasto

locale”. Bisogna poi considerare che i

sensori delle fotocamere frontali sono

più piccoli rispetto a quelli dedicati alle

fotocamere posteriore, il che significa

che gli autoscatti hanno una qualità

media inferiore rispetto alle foto scat-

tate con il sensore principale. Seguen-

do tale ragionamento, il software dello

smartphone avrà bisogno di correggere

di più i dettagli dei selfie e, in tal senso,

interviene la riduzione del rumore più

aggressiva di iPhone Xs; con la riduzio-

ne del rumore, inoltre, si perde un po’

di contrasto. “Il compromesso - prose-

gue de With - è che i selfie, che tradi-

zionalmente sono peggiori in condizioni

scarse o miste di luminosità (la maggior

parte delle volte!) non sono più sovrae-

sposti e in molti casi sono anzi migliori,

anche se un po’ troppo lisci”.

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Roberto PEZZALI

R itratto che passione. L’utilizzo di sensori tele nel

caso di smartphone con doppia fotocamera e

una massiccia dose di calcolo computazionale

hanno permesso ai produttori di smartphone di rea-

lizzare ritratti con una resa simile, almeno visivamen-

te, a quelli realizzati con una macchina fotografica di

un certo livello. Abbiamo scelto tre modelli di punta

e abbiamo provato a scattare le foto usando proprio

la modalità portrait, regolando dove possibile anche

lo sfuocato. Il primo è il nuovo iPhone XS Max, con

Apple che ha rivisto la modalità ritratto aggiungendo

la possibilità di simulare il cambio di apertura e mi-

gliorando la gestione dei bordi; il secondo è il Pixel

2 XL di Google, che con una sola fotocamera ha di-

mostrato più volte di riuscire a fare miracoli, offrendo

scatti di qualità con una resa assolutamente natura-

le; il terzo è il Note 9 di Samsung, ad oggi uno dei

migliori smartphone sul mercato non solo per la par-

te fotografica, che ricordiamo è dotata di un doppio

sensore con il modulo principale a doppia apertura.

In questa prova abbiamo cercato di variare le condi-

zioni di utilizzo e di scatto: in qualche caso la distan-

za tra lo sfondo e il soggetto è ravvicinata, per vede-

re se lo smartphone capisce la condizione e limita la

sfocatura, in altri è invece molto distante, per capire

MOBILE In questa nostra particolare sfida il nuovo iPhone XS si confronta con il Samsung Note 9 e con il Pixel 2 XL

Qual è lo smartphone che fa il miglior ritratto? Si sfidano iPhone XS, Pixel 2 e Note 9Sette scatti realizzati in modalità ritratto per capire chi, tra i top di gamma, gestisce meglio la luce e lo sfuocato

se è in grado di gestire diversi piani di fuoco. Abbia-

mo inserito anche lo scatto a un set di Lego: come

funziona la modalità ritratto quando il soggetto non è

una persona ma un oggetto di altro tipo?

In questa prova la cose da valutare sono molte, non

solo la qualità e la pulizia della foto: nessuno degli

scatti è il risultato di un puro effetto ottico, in tutti i

casi interviene anche il calcolo computazionale: l’al-

goritmo deve essere in grado di capire che elementi

appartengono al primo piano e quali allo sfondo. Ca-

pelli ricci, elementi sottili e zone prive di contrasto

Apple iPhone XS Samsung Galaxy Note 9Google Pixel 2 XL

Distanza ravvicinata: nello scatto sopra si può apprezzare come Apple riesca a dare maggior profondità alla scena. Solo il viso della ragazza è a fuoco, la camicia e anche i capelli sono gius-tamente su un altro piano leggermente sfuocati. Samsung sbaglia la luce, Pixel più equilibrato.

La ragazza con la camicia bianca

segue a pagina 20

mettono a dura prova gli algoritmi degli smartphone,

e la stessa cosa si può dire di quegli elementi “buca-

ti” che lasciano intravedere lo sfondo.

Chi vincerà? In queste pagine trovate i sette scat-

ti, per alcuni dei quali abbiamo proposto anche un

piccolo crop (vedi qui) per mostrare come il sistema

di scontorno possa essere più o meno preciso a se-

conda delle situazioni. Selezionando ogni foto sarà

possibile aprire la versione intera.

Samsung scontorna meglio, iPhone dona più profondità. Il Pixel è più equilibratoOgnuno dalle foto può trarre le sue conclusioni:

sebbene tutti e tre gli smartphone siano in grado di

realizzare ottimi ritratti crediamo che ognuno abbia i

suoi pro e i suoi contro. Dell’iPhone Xs apprezziamo

moltissimo la profondità che riesce a dare alle foto:

utilizzando il machine learning e il calcolo computa-

zionale Apple riesce a creare una sfocatura progres-

siva su più piani, con un effetto molto vicino a quello

di un vero obiettivo da ritratto. Tuttavia non è sem-

pre preciso nella separazione dei piani, anzi, in mol-

te situazioni sbaglia e non di poco se si sceglie una

apertura generosa (da f/2 in giù). Il Note 9 è quello

in assoluto più preciso nello scontorno, difficilmente

“mangia” pezzi di foto. Il rovescio della medaglia è

una qualità dello scatto che non sempre si mantiene

ai massimi livelli: la camera secondaria non rende

quanto l’eccellente camera principale e spesso le

luci non ricalcano quelle della scena. A metà tra le

due situazioni opposte si pone il Pixel 2 XL: l’immagi-

ne ha qualità, è naturale ma in qualche caso è troppo

piatta e in altri non è precisissima nell’isolare il primo

piano dallo sfondo.

lab

video

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

La bottega del barbiere

Apple iPhone XS Google Pixel 2 XL Samsung Galaxy Note 9

I Lego non sono affatto facili: Note 9 e iPhone, con due ottiche, riescono a gestire bene i diversi piani di fuoco mentre il Pixel cerca di sfuocare anche la parte bassa. Inoltre lo smart-phone Google litiga un po’ con gli scontorni e i passaggi di piano. Se poi si guarda il dettaglio di come viene gestita la palma, Pixel sbaglia tutto, senza la doppia lente non riesce a fare il miracolo; iPhone più preciso e anche più mor-bido mentre il Note 9 gestisce egregiamente la sfocatura senza esagerare nel bokeh e senza rischiare di sbagliare lo scontorno.

Apple iPhone XS

Samsung Galaxy Note 9

Google Pixel 2 XL

I Lego

Qui sopra un’altra scena dove si apprezza l’enorme lavoro fatto da Apple per non appiattire la foto: vestito e bouquet vengono ammorbiditi per far risaltare il viso della sposa. Negli altri due scatti solo lo sfondo leggermente fuori fuoco aumenta la profondità percepita, ma il primo piano è piatto.

MOBILE

Miglior smartphone per ritrattisegue Da pagina 19

La sposa

Apple iPhone XS Google Pixel 2 XL Samsung Galaxy Note 9

Sopra la bottega del barbiere: qui lo smartphone Google fatica parecchio, anche se è quello che meglio riesce a restituire le giuste luci e i giusti toni del set. Samsung fatica a dare profondità, Apple con l’iPhone XS riesce a fare molto bene anche se forse il bilanciamento del bianco è un po’ troppo caldo.

segue a pagina 21

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

Il guerriero

Apple iPhone XS

MOBILE

Miglior smartphone per ritrattisegue Da pagina 20

Forse il taglio sui capelli e sul cappello dell’iPhone XS è troppo netto e artificiale, ma la foto non è affatto facile e Apple la gestisce meglio degli altri. Il Pixel 2 XS si mangia il naso, il Note 9 pur essendo quello che stacca meglio la scena sbaglia ancora le luci e va in crisi sulla trama del cappello.

Qui sopra una scena piuttosto facile, in esterno, dove non si avvertono grosse criticità. La gestione delle luci è pari per i tre modelli, e per una volta l’iPhone non spicca con la sua tonalità più calda. Lo smartphone Apple tuttavia a f/1.8 mangia un pezzo di corno, solo aumentando la profondità di campo e passando a f/5.6 lo recuperiamo, ma lo sfocato con il diaframma simulato così chiuso è molto meno netto. Un dettaglio del corn, il punto più critico: curva all’indietro e non appartiene al piano di fuoco. L’iPhone sbaglia e lo taglia di netto pensando che faccia parte dello sfondo, il Pixel lo mangia leggermente ai bordi e solo Samsung fa davvero bene.

L’iPhone riesce a gestire bene luci, profondità e dettaglio ma taglia totalmente le punte della corona, e anche aumentando la profondità di campo le punte non emergono. Il Pixel perde una sola punta, la sinistra, ma mantiene un notevole dettaglio. Samsung traccia alla perfe-zione la corona, ma i capelli sono bruciati nelle luci e totalmente privi di dettaglio.

Appl

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Il ragazzo con il cappello

Apple iPhone XS Google Pixel 2 XL Samsung Galaxy Note 9

La principessa

Google Pixel 2 XL Samsung Galaxy Note 9

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di Roberto PEZZALI

U na nuova teoria complottistica sta colpendo gli

iPhone: diversi utenti stanno segnalando, su

Reddit e su altri siti, una perdita di saturazione

e di contrasto sugli iPhone, soprattutto su iPhone X,

dopo l’aggiornamento da iOS 11 a iOS 12. Secondo

qualcuno sarebbe una mossa studiata da Apple per

far risaltare gli schermi dei nuovi iPhone Xs e Xs Max,

ma solo pensare una cosa simile è folle. Avendo tra le

mani un iPhone X con iOS 11.4.1, un iPhone X con iOS

12 e un iPhone Xs Max con iOS 12, abbiamo voluto

vedere se effettivamente è cambiato qualcosa nel-

l’aggiornamento da iOS 11 a iOS 12. E qualcosa è cam-

biato effettivamente, ma è cambiato in meglio: Apple

sembra aver migliorato infatti la calibrazione dello

schermo con l’aggiornamento del sistema operativo.

Qui sotto i grafici di linearità e la precisione cromatica

per iPhone X con iOS 11, iPhone X con iOS 12 e iPhone

Xs Max. Si può vedere come sia sulla scala di grigi sia

sugli sweep colore l’errore dopo l’aggiornamento a

iOS 12 si sia ridotto sensibilmente, con uno schermo

che si avvicina come resa, almeno sulla carta, a quello

dei nuovi modelli. Le differenze sono minime, molto

difficili da vedere a occhio nudo, eppure i grafici par-

lano chiaro: anche se l’immagine appare meno satura

e contrastata, con iOS 12 la resa è più vicino al riferi-

mento. Qualcuno potrebbe anche pensare che la resa

differente possa essere legata alla differente gestione

del contrasto dello schermo: iOS 11, nel menu dedica-

to all’accessibilità, aveva un sottomenù che permette-

MOBILE Secondo alcuni Apple avrebbe pensato a questa mossa per far risaltare gli schermi dei nuovi iPhone Xs e Xs Max

iPhone X, per gli utenti colori più spenti su iOS 12 Ma secondo le misure lo schermo è miglioratoMolti utenti segnalano una perdita di saturazione e di contrasto dopo l’aggiornamento degli iPhone da iOS 11 a iOS 12 C’è chi grida al complotto per favorire i nuovi iPhone, ma secondo i nostri test iOS 12 ha addirittura migliorato lo schermo

va di attivare due

differenti opzioni,

una per ridurre la

trasparenza e una

opzione per scuri-

re i colori. iOS 12

non ha più questo

menù dedicato, ma

ci sono le stesse

identiche opzioni

anche se con nomi

diversi: “Aumenta

contrasto” su iOS

12 equivale a “Scu-

risci i colori” su iOS

11. Apple ha infine

modificato il rendering della schermata di sfon-

do della dashboard, aggiungendo un filtro che fa

risaltare meglio le icone delle app e le scritte. Ba-

sta una cattura dello schermo per vedere quanto

sia differente lo sfondo di sistema nella finestra

anteprima e in condizioni reali: quando l’utente

sceglie lo sfondo questo appare cromaticamente

carico e contrastato, quando lo applica lo stesso

sfondo perde smalto. Nell’immagine qui a fianco

si può vedere a sinistra la finestra di preview, a

destra lo sfondo reale: il filtro toglie brillantezza

Un comportamento voluto, ma forse sarebbe

meglio mostrare l’anteprima già filtrata per dare

un'idea precisa di come verrà visualizzato poi lo

sfondo.

iPhone Xs Max con iOS 12 - Chroma Sweep

iPhone X con iOS 11.4.1 - Linearità iPhone X con iOS 12 - Linearità iPhone Xs Max con iOS 12 - Linearità

iPhone X con iOS 11.4.1 - Chroma Sweep iPhone X con iOS 12 - Chroma Sweep

lab

video

Page 23: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 23

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Roberto PEZZALI

Q uindici musei milanesi sbarcano su Google Arts & Culture con le loro collezioni: dal Cas-

tello Sforzesco alla Biblioteca Ambrosiana, 80

mostre digitali sono state digitalizzate da Google e

rese disponibili sul sito g.co/milanoartlover in modo

totalmente gratuito. Un patrimonio culturale immen-

so, oltre 320 opere digitalizzate ad altissima risoluzi-

one utilizzando Google Art Camera che vanno a

comporre una serie di tour virtuali, fruibili da PC, da

smartphone oppure con un visore VR per godere di

ogni più piccolo dettaglio a 360°.

Luisella Mazza, Responsabile Operations di Google

Arts & Culture, è visibilmente emozionata: da italia-

na guida il team di Google che da qualche anno sta

seguendo e facendo crescere questo particolare

progetto e ora, grazie ai 15 nuovi partner, l’Italia è il

primo Paese in Europa per presenze.

Per capire l’enorme sforzo di Google in quest’ambito

è necessario comprendere cos’è Google Art & Cul-

ture: nata nel 2011 come Google Art Project, questa

divisione di Google si propone come partner tecno-

logico e gratuito a musei e associazioni no profit le-

gate all’arte per offrire loro una serie di prodotti che

possono portare il museo e le sue collezioni online.

Scansioni dei dipinti ad altissima risoluzione, mostre

virtuali guidate, visite VR, ricostruzioni in 3D e in real-

tà aumentata sono solo alcune delle possibilità che

Google offre.

Senza chiedere nulla in cambio ai musei, neppure

i diritti: tutto il materiale creato, anche le scansioni

ad alta risoluzione, restano di proprietà dei singoli

musei. Google offre solo visibilità sulla piattaforma

online e il supporto tecnologico. Una anomalia per

un’azienda come Google, dove i prodotti a prima

vista gratuiti hanno sempre avuto un prezzo da pa-

gare, non necessariamente in denaro ma spesso in

dati e informazioni.

Google Arts & Culture non è così: è partito come pro-

getto “20%” in Google nel 2010, ovvero come uno di

quei progetti ai quali alcuni membri di Google dove-

vano dedicare del tempo settimanale. Un progetto

collaterale, voluto e seguito da Amit Sood, direttore

del Google Cultural Institute: erano solo 17 i musei

con alcune foto ad alta risoluzione, ma era anche la

prima volta in cui all’arte veniva riconosciuta tanta

importanza e visibilità su internet.

Quei 17 musei ora sono oltre 1500 e le opere d’arte

quasi 6 milioni, 5000 delle quali fotografate con le

camere ad alta risoluzione di Google.

Un numero che cresce velocemente con un numero

sempre maggiore di partner che vuole salire a bor-

do.

Come i musei di Milano.

SOCIAL MEDIA E WEB Google Art & Culture è un sito gratuito che usa la tecnologia per raccontare e far amare l’arte

Le meraviglie tecnologiche di Google Art & Culture L’arte di Milano tra foto gigapixel e realtà virtuale15 musei di Milano sbarcano sulla piattaforma di Google dedicata all’arte e alla cultura. Siamo andati a conoscerla

L’arte di Milano in 3000 immagini e con 80 mostre digitaliSono 15 i musei milanesi che portano le loro collezioni

online su Google Arts & Culture. Tra questi ci sono

la Galleria Civica d’Arte Moderna, il Castello Sforze-

sco, la Casa Museo Boschi Di Stefano, la Biblioteca

Sormani, il MUDEC - Museo delle Culture, il Museo

di Storia Naturale, il Museo del Novecento, l’Hangar

Bicocca, la Biblioteca Ambrosiana, l’Associazione

Viafarini - Fabbrica del Vapore, il Quadrilatero della

Bellezza - Gruppo MilanoCard, That’s Contemporary,

Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico, la Casa

Museo Poldi Pezzoli e Rainlab. Diventano così pubbli-

che e fruibili dagli utenti di tutto il mondo 80 mostre

digitali, più di 3000 immagini molte delle quali, 320,

La visita VR al castello Sforzesco è finalmente possibile. Si può ovviamente usare un visore CardBoard

segue a pagina 24

Page 24: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 24

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

sono state digitalizzate in altissima risoluzione usan-

do Art Camera.

Alle mostre si aggiungono anche 13 nuovi Street View

tour, tra i quale si può apprezzare anche una indimen-

ticabile passeggiata virtuale tra le mura merlate del

Castello Sforzesco.

“I nostri partner hanno accolto con entusiasmo que-

sta possibilità”, ci spiega Luisella Mazza, “e siamo

aperti ovviamente ad ampliare il numero di collezio-

ni presenti”. Google Arts & Culture è infatti aperta a

tutti: basta inviare una richiesta tramite una pagina

dedicata e anche il piccolo museo di provincia può

sbarcare sulla piattaforma. Google, è bene ripeterlo,

non chiede nulla: è un partner tecnologico che for-

nisce supporto, spazio e tecnologia senza scopo di

lucro. E questo, ci spiegano i responsabili di Google, è

forse lo scoglio più difficile da superare: dimostrare a

tutti, e anche ai partner, che Art è qualcosa di gratuito

per tutti che non porta valore economico, ma solo un

enorme valore culturale al mondo.

La dimostrazione di questo è proprio l’attenta analisi

di chi chiede di entrare nel progetto da parte di Goo-

gle: per non alterare un delicato equilibrio, Google

controlla che tutti coloro che fanno le richieste non

vogliano a loro volta sfruttare la piattaforma a fini

commerciali. E la stessa applicazione Art & Culture,

disponibile per smartphone, non è una delle applica-

zioni pre-installate da Google sugli smartphone An-

droid. Quando facciamo notare che forse, tra tutte, è

una delle poche che meriterebbe davvero di finire su

uno smartphone per il valore che questa applicazione

porta, Google stessa ci dice che è una scelta precisa.

Google non vuole metterla sullo stesso piano delle

applicazioni per l’accesso ai servizi web per dimostra-

re a tutti, soprattutto ai partner presenti, che Art non

è Gmail e neppure YouTube, è un prodotto unico e

libero.

Google Art Camera: 12 miliardi di pixel per foto uniche alle opere d’arteGoogle Arts & Culture non è solo una piattaforma che

permette la visita virtuale di musei tramite smartphone

Android o iOS e tramite computer, ma è anche un in-

cubatore di nuove tecnologie. Google Cardboard, ad

esempio, è noto per essere il primo visore per la real-

tà virtuale low cost. Un visore in cartone, opensource,

facile da montare e senza troppe pretese ma efficace

nel dimostrare a tutti le potenzialità del VR: Cardboard

è stato pensato e creato nel Google Cultural Institute

Lab di Parigi per permettere la fruizione dei video a

360° ripresi all’interno dei musei. Google ha creato

anche i “trolley”, carrelli da trascinare all’interno del-

le sale dei musei per creare visite virtuali e mappare

tutti gli interni a 360°. La tecnologia è quella di Street

View, la risoluzione però è molto più alta e il carrello

stesso è diverso, deve poter camminare su pavimenti

in legno delicati, dev’essere facile da muovere e da

trasportare e soprattutto dev’essere stabile.

Ma il vero pezzo forte dei laboratori di Google Art

è la camera gigapixel. “Ne abbiamo un paio di doz-

zine in tutto il mondo”, ci spiega Luisella Mazza, “e

probabilmente ne servirebbero ancora di più, sono

sempre utilizzate in qualche angolo del mondo a

scattare foto di dipinti ad altissima risoluzione”. Le Art

Camera sono fotocamere a testa mobile che, usan-

do un raggio laser e un software particolare, sono in

grado di scattare centinaia di foto ad un dipinto unen-

dole poi in un unico scatto. “Può apparire facile ma

vi assicuriamo che non lo è - spiega la responsabile

Operations di Google Arts & Culture - ogni dipinto da

fotografare ha una storia tutta sue e non sempre ci

sono le condizioni adatte.” Google cui spiega che per

fare una foto all’inizio servivano anche 2 o 3 giorni e

che solo oggi i tempi si sono ridotti fino a 30 minuti ma

ancora sono alti. “Per fare le foto dobbiamo sfruttare

orari di chiusura, spesso le facciamo di notte per non

ostacolare le visite diurne ai musei, è un lavoro lungo

e dev’essere fatto anche con attenzione perché ogni

dettaglio è fondamentale”. Una vibrazione ad esem-

pio, o un cambio di luci, possono rendere inutilizzabile

una scansione: il software allinea le luci e gli scatti, ma

parte del lavoro è ancora manuale. Se per un dipinto

di un metro per un metro la camera può infatti stare

ferma nella stessa posizione, per dipinti di diversi me-

tri di lunghezza dev’essere spostata e alzata ogni tot

scatti, e il processo può richiedere diversi tentativi.

Oggi su Google Art Project ci sono foto da oltre 10

miliardi di pixel, anche se la maggior parte degli scat-

ti hanno una risoluzione variabile dai 6 ai 10 miliardi

di pixel. Ogni fotografia “pesa” svariati gigabyte, una

quantità che varia ovviamente a seconda dell’opera,

delle luci usate, dei colori.

Le fotografie, come abbiamo detto, sono di proprietà

Il carrello di Google per la scansione a 360° dei musei

Un dettaglio fotografato dalla Art Camera: le foto più grandi hanno 12 miliardi di pixel segue a pagina 25

SOCIAL MEDIA E WEB

Google Art & Culturesegue Da pagina 23

L’ultima versione di Google Art Camera

Page 25: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 25

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

dei musei e Google fornisce la foto originale ad alta

risoluzione: un museo può decidere di togliere intere

collezioni da Google Art. Le foto rappresentano tut-

tavia un patrimonio di inestimabile valore, non solo

perché permettono di osservare dettagli di un dipinto

invisibili ad occhio nudo, ma anche perché, tra svariati

anni, diventeranno un riferimento per il restauro delle

opere, o possono rivelarsi utili nel caso si debbano

ricostruire. Google Art Camera, nata inizialmente per

fotografare dipinti, oggi si è evoluta e riesce anche a

fotografare oggetti non necessariamente piatti: tessuti

e arazzi, ad esempio, vengono fotografati in un modo

particolare che riesce a dare quel senso di profondità

che con una foto normale non sempre si percepisce.

“Non possiamo ancora usarla per le statue” - ci dice

Luisella Mazza - “ma ci arriveremo presto”.

Non potevamo non chiedere quali sono state le sfide

maggiori con Art Camera, e Google ci spiega che ogni

foto è una sfida, ma che un paio di situazioni sono sta-

te davvero difficili. In Corea e in Brasile infatti il team

di “fotografi” si è trovato a fotografare strisce strette

e lunghe, pareti di svariati metri che hanno messo a

dura prova le capacità tecniche e la Art Camera. “Do-

vevamo non solo fotografare queste strisce lunghissi-

me”, ci spiega Luisella Mazza, “ma dovevamo anche

preservare l’idea originale delle opere. Rappresenta-

vano storie, battaglie, e per capire davvero l’opera

dovevano essere viste in un certo modo: dovevamo

digitalizzare non solo l’opera ma anche questo per-

corso di lettura, che doveva essere trasmesso a chi

guardava poi le opere su uno smartphone o su un

computer”

Dalle ricostruzioni 3D agli esperimenti per giocoGoogle Art & Culture non è solo il più grande museo

virtuale del mondo, ma è anche un luogo dove spe-

rimentare e osare. Applicando il machine learning

alle opere d’arte, in Google hanno realizzato decine

di esperimenti, l’ultimo dei quali, Art Selfie, ha riscos-

so grande successo. Con Art Selfie è possibile infatti

scattare una foto e vedere quale ritratto, tra quelli cu-

stoditi nei musei, ci assomiglia. Milioni di persone ci

hanno provato, e partendo da una sola foto per molte

persone si è aperto un mondo. “Pensate, c’è anche

chi ha comprato un volo per andare a vedere l’opera

che gli assomigliava da vivo” ci dicono. Perché reale

e virtuale in Google Art riescono a coesistere. “C’è chi

lo usa per pianificare una visita molto dettagliata, e

chi invece torna per vedere o approfondire le ope-

re dopo averle viste dal vivo” spiega Luisella Mazza,

che conclude spiegando che c’è anche chi grazie al

supporto audio utilizza l’applicazione anche durante

la visita al museo stesso. E in questo ambito si stanno

facendo altri esperimenti, che abbracciano ad esem-

pio tecnologie come la realtà aumentata: “Stiamo pro-

vando ad aggiungere informazioni contestuali che si

fondono con la visione reale. Davanti ad un’opera si

possono trovare diverse chiavi di lettura, e ci sono

dettagli che ad occhio nudo sfuggono. Con la realtà

aumentata possiamo rendere una visita decisamente

più emozionante e completa”.

Tra gli altri esperimenti basati sul machine learning c’è

anche Art Palette, che filtra le opere in base a una

palette di colori precise, o l’incredibile esperienza

di Bagan, un complesso di templi nel Myanmar che

nel corso degli anni è stato danneggiato da continui

terremoti. Dei 10.000 templi e pagode buddiste ora

ne sono rimaste solo 2.000, ma Google è riuscito a

ricostruire parte del complesso, inclusi molti templi

andati distrutti, utilizzando tecnologie 3D. Oggi Ba-gan si può visitare in VR con audio immersivo e un

livello di dettaglio incredibile. Usando la stessa tec-

nologia si possono ricostruire opere del passato, si

potrà rivivere ad esempio Pompei o l’antico Egitto, o

addirittura Machu Picchu. Visite che avranno valore

anche a livello didattico: Google Art & Culture è un

prodotto perfetto per creare visite virtuali a musei e

per portare l’arte in classe aumentando il livello di

coinvolgimento degli studenti. Già oggi i professori

posso o utilizzare strumenti gratuiti per creare visite

virtuali come un percorso preciso all’interno delle

opere di Google Art, aggiungendo audio, informazioni

collaterali e schede.

Uno dei prodotti più belli di Google è probabilmente il meno conosciutoGoogle Art & Culture va scaricato dagli app store per

iOS e Android, oppure può essere fruito passando dal

sito internet dedicato. Per la visita alle mostre di Mila-

no Google ha predisposto un link particolare, ma Mila-

no può essere un punto di partenza per una visita ben

più ampia, che mese dopo mese si arricchisce di nuo-

ve opere. Il museo virtuale di Google diventa prezioso

quando si tratta di conservare la memoria di eventi

irripetibili: chi non ha potuto visitare le passate edizio-

ni della Biennale di Venezia potrà farlo ormai solo in

digitale. Non è la stessa cosa, ma è l’unico modo pos-

sibile. L’arte apre a Google confini che spesso agli altri

servizi restano chiusi: la Cina, che da sempre ha un

rapporto conflittuale con big G, ha permesso di porta-

re dentro Art & Culture i tesori del museo del Palazzo

e parte delle opere della Città Proibita, una collezione

di enorme valore con alcuni pezzi che non sono nep-

pure visibili al pubblico. Google Art & Culture merita

una visita, forse più di una. Uno dei prodotti più belli

di Google è probabilmente il meno conosciuto: farlo

conoscere spetta un po’ a tutti noi.

SOCIAL MEDIA E WEB

Google Art & Culturesegue Da pagina 24

Art Palette: tu scegli i colori e il sistema trova le opere che rispecchiano una determinata palette cromatica

Page 26: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 26

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Candido ROMANO

C on Chrome 69 non è arrivata solo

una nuova interfaccia, migliorie al password manager e mag-

giore personalizzazione: Google ha

effettuato un importante cambiamento

sul funzionamento del browser, novità

che, però, potrebbe aprire serie riper-

cussioni sulla questione della privacy.

Tutto senza comunicarlo agli utenti.

Dopo qualche settimana di utilizzo

(Chrome 69 è infatti disponibile dal 5

settembre) in molti hanno notato un

cambiamento: ogni volta che si acce-

de a un servizio di proprietà di Google,

per esempio Gmail, Chrome effettuerà

automaticamente l’accesso del brow-

ser al proprio account. Il che ha portato

molti utenti a domandarsi: ma questo

accesso automatico attiva anche Sync?

La paura, principalmente, è che questo

accesso automatico possa significare

che i dati del browser come cronolo-

gia, le password, i preferiti e molto al-

tro si sincronizzino e vengano inviati ai

server di Google, proprio in funzione

dell’attivazione di Sync non appena

l’utente effettua l’accesso a qualsiasi

servizi di Google, che esso sia Gmail o

Google Drive.

Un browser per sincronizzarli tutti Le critiche sembrano però prive di fon-

damento, come ha dichiarato Adrien-

ne Porter Felt su Twitter, ingegnere e

SOCIAL MEDIA E WB Una novità semi-nascosta di Chrome 69 ha intimorito gli utenti

Invio automatico dei dati a Google con Chrome 69: ma la paura è infondataAccedere a qualunque servizio Google fa accedere automaticamente anche a Chrome Il timore è: la sincronizzazione di cronologia e password diventa, quindi, “forzata”?

manager proprio per Google Chrome:

questa sincronizzazione automatica

non invia dati locali ai server di Goo-

gle. “La nuova UI ti dice chiaramente

se sei loggato con un account Google.

Inoltre puoi uscire in un unico posto

prima di condividere il computer con

qualcun altro”, ha detto su Twitter. O

meglio: il login automatico non attiva

Chrome Sync. Se l’utente vuole atti-

vare la sincronizzazione, deve, infatti,

compiere un passo ulteriore dopo il lo-

gin. A questo punto la sincronizzazione

attraverso Sync diventa volontaria. Gli

ingegneri di Big G hanno detto che il

meccanismo di auto-login è stato ag-

giunto al browser proprio per motivi di

privacy: quando più di un utente utiliz-

za lo stesso computer e browser Chro-

me, i rispettivi dati potevano essere

accidentalmente scambiati tra questi

stessi utenti.

Perché non comunicarlo? Una decisione probabilmente logica, ma

c'è stata poca trasparenza nel comuni-

care il cambiamento. Un secondo e im-

portante motivo è la mancata possibilità

di decidere quando (e se) loggarsi nel

browser. Chrome 69 è stato distribuito

il 5 settembre e se non fosse stato per

le varie segnalazioni questa funzionali-

tà, molto nascosta, difficilmente sarebbe

venuta a galla. Tra chi rimane dell’idea

che non sia stata una scelta intenzio-

nale di Google e chi pensa che questa

funzione sia stata ben nascosta - con-

siderato che sono servite più di due

settimane per scoprirla - rimane aperta

l’annosa questione privacy e se Chrome

sia davvero diventato un servizio anche

con un browser. Nel suo lungo post inti-

tolato “Perché ho chiuso con Chrome”

l’esperto di crittografia e professore

alla Johns Hopkins University Matthew

Green, ha segnalato che Google ha ri-

disegnato l’interfaccia di Sync in modo

da essere poco chiara: è difficile capire

dove cliccare per iniziare la sincronizza-

zione, avere un’indicazione dello stato

e di quali dati vengono inviati a Google.

Un “dark pattern” come viene chiamato,

cioè un sistema disegnato apposta per

confondere: all’utente basterebbe un

click, magari senza accorgersene, per

fornire i dati storici della propria navi-

gazione a Google. Proprio quel passo

in più di cui ha parlato Porter Felt, che

secondo gli esperti è proposto all’uten-

te in maniera troppo ermetica quando,

vista l’importanza dei dati che si inviano,

dovrebbe essere proposte in maniera

decisamente più chiara.

Abbonamento Spotify vuole bloccarne la condivisioneSpotify sta inviando ad alcuni utenti una mail dove chiede indirizzo e localizzazione GPS per continuare a utilizzare il piano famiglia. Troppa gente lo usa abusivamente per distribuire il costo su più persone di Roberto PEZZALI

La pratica della condivisione del-l’abbonamento sta diventando un problema per Spotify. Si stima che circa il 50% degli abbonati fac-ciano uso del piano Family, che a 14.99$ permette di distribuire l’ab-bonamento su sei persone con un risparmio individuale del 75% cir-ca. Tuttavia il piano Family richiede che gli abbonati risiedano sotto lo stesso tetto, e non sempre questo accade: secondo i calcoli e i dati raccolti il guadagno medio per abbonato di Spotify sarebbe ca-lato del 12% proprio a causa dello sfruttamento del piano Family tra amici e conoscenti, e non neces-sariamente all’interno dello stes-so nucleo famigliare. Il servizio di musica ha pertanto inviato, per ora solo in alcuni Paesi e a un numero limitato di persone, una mail chie-dendo di confermare l’indirizzo di residenza con tanto di accesso ai dati GPS per la localizzazione. Sen-za la conferma Spotify si riserva di sospendere l’abbonamento Fami-ly. Secondo Spotify si tratterebbe solo di un test per migliorare la user experince dell’abbonamento famiglia, ma è evidente che il pro-blema sia la condivisione dell’ab-bonamento. Che ricordiamo viola i termini di servizio, sempre che non si tratti davvero di persone che vivono sotto lo stesso tetto.

Page 27: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 27

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Massimiliano DI MARCO

F acebook è disposta a tutto pur di

offrire ai suoi inserzionisti i dati di

cui hanno bisogno. Anche a usare

il numero di cellulare che l’utente inseri-

sce nell’account per configurare l’auten-

ticazione a due fattori; il numero, infatti,

viene successivamente usato come

ulteriore dato da dare in pasto ai pubbli-

citari per le loro inserzioni. A confermare

questo atteggiamento è stata la stessa

Facebook che, in poche parole, ha sot-

tolineato che qualsiasi dato l’utente inse-

risca sulla piattaforma è a disposizione

dell’azienda, a prescindere che tale dato

sia stato inserito per ragioni di sicurezza

o per completezza del profilo. “Usiamo le

informazioni che le persone forniscono

per offrire un’esperienza migliore e più

personalizzata su Facebook, pubblicità

incluse. Siamo chiari in merito a come

usiamo le informazioni che raccogliamo,

incluse le informazioni di contatto che gli

utenti caricano o aggiungono ai loro ac-

count. Potete gestire e cancellare le in-

formazioni che avete caricato in qualsia-

si momento” ha dichiarato a TechCrunch

SOCIAL MEDIA E WEB Nessun dato sembra sfuggire al “buco nero” di Facebook

Autenticazione a due fattori di Facebook Numero di cellulare in pasto ai pubblicitariIl cellulare inserito per proteggere il proprio account con l’autenticazione a due fattori diventa un’informazione utile in più da fornire ai pubblicitari per le loro inserzioni

un portavoce di Facebook, interrogata

sull’uso del numero di cellulare inserito

per l’autenticazione a due fattori. Un gi-

rotondo verbale che lascia poco spazio

all’immaginazione e che rappresenta una

mezza ammissione da parte dell’azienda

sulle sue pratiche, spesso nell’occhio del

ciclone. L’unico modo per evitare questa

pratica sembra essere quella di togliere

l’autenticazione a due fattori tramite il cel-

lulare; l’unica via per “scappare” a questo

buco nero di informazioni concesse a Fa-

cebook, quindi, è quello di non dargli le

informazioni, anche se ciò significa pro-

teggere meno il proprio account. Non c’è

da stupirsi. Quando si parla di Facebook

bisogna considerare che qualsiasi cosa

- da una foto caricata a un’interazione

- è utilizzabile e condivisibile dall’azien-

da con i pubblicitari che si affidano alla

sua piattaforma per le proprie inserzioni.

È il suo modello di business, accentrato

sulla pubblicità, che nel secondo trime-

stre ha significato introiti per 13 miliardi

di dollari. Senz’altro l’azienda avrebbe

dovuto essere più trasparente. L’utente,

infatti, si aspetta (o dovrebbe aspettarsi)

che il proprio numero di cellulare possa

essere usato a fini pubblicitari quando lo

inserisce tra le sue informazioni di contat-

to; meno prevedibile è che il numero di

cellulare usato per proteggere il proprio

account possa essere coinvolto nella

macchina da soldi di Facebook.

di Gaetano MERO

I l 29 settembre è entrato definitiva-

mente in vigore nei Paesi dell’UE il

regolamento sull’identificazione elet-

tronica (eIDAS), che consente ai cittadini

con un ID elettronico (eID) di accedere

a servizi pubblici online in territorio eu-

ropeo godendo del pieno riconoscimen-

to giuridico. La legislazione offre nuove

opportunità agli utenti come: iscriversi a

una università straniera, gestire cartel-

le cliniche e pratiche fiscali, effettuare

transazioni elettroniche transfrontaliere,

aprire un conto bancario nell’UE, como-

damente online e senza l’utilizzo di docu-

menti cartacei anche quando il soggetto

non si trova fisicamente nel Paese di ri-

ferimento. Gli eID costituiscono un passo

SOCIAL MEDIA E WEB L’Italia è tra i primi Paesi ad essersi attivato per aderire a eIDAS

L’identità digitale ora è attiva in tutta EuropaÈ entrato in vigore il nuovo sistema legislativo di identificazione elettronica europeo (eIDAS)

fondamentale per un mercato unico digi-

tale affidabile, afferma la Commissione

Europea, con maggiori possibilità per le

aziende. L’identità digitale potrà ad esem-

pio essere usata per consentire o meno

l’accesso ai minori sui social network,

condividere online informazioni in modo

sicuro e favorire lo sviluppo di sistemi

blockchain e timestamp. Le imprese che

adotteranno tale sistema potranno ridur-

re oneri amministrativi e costi di gestione

degli utenti: si stima un risparmio totale

pari a 11 miliardi all’anno. In base ai dati

UE, l’82% delle imprese pubbliche offre

già online i propri servizi e circa il 58%

dei cittadini ne usufruisce abitualmen-

te. Affinché ognuno degli Stati membri

possa aderire agli standard eIDAS è ne-

cessario avviare un iter procedurale che

dovrà essere riconosciuto e approvato

dalla Commissione Europea. L’Italia è

tra i primi Paesi ad aver completato tale

processo (attivando il sistema SPID) as-

sieme alla Germania. Croazia, Estonia,

Lussemburgo e Spagna si uniranno nelle

prossime settimane, Belgio Portogallo e

Regno Unito hanno appena avviato un

programma per l’attivazione eIDAS.

Con Lego Forma costruisci uno squalo che si muove davveroLego Forma è l’innovativo progetto che consente di costruire il proprio esemplare “in movimento” di carpa koi o squalo bianco. L’iniziativa ha riscosso in meno di 24 ore un enorme successo

di G. M.

Lego Forma è il nuovo progetto creativo legato ai famosi matton-cini colorati. Ciò che i clienti si troveranno tra le mani sarà un kit composto da 294 elementi per la costruzione di un esemplare di squalo bianco o di carpa koi. La struttura, dalle dimensioni di 28x25x13 cm, simulerà il movi-mento sinuoso e ipnotico dei pe-sci in acqua grazie a una serie di ingranaggi che potranno essere azionati a mano, attraverso una manovella. La particolarità del progetto risiede nella possibilità per l’utente di personalizzare la propria scultura decorando le quattro “skin” intercambiabili di-sponibili. Il kit è disponibile, al momento, solo attraverso la piattaforma di crowdfunding Indiegogo. Il mo-dello base, con un solo esempla-re da costruire, parte da 45 dol-lari, a cui si possono aggiungere le altre skin a 16 dollari ciascuna. È possibile acquistare anche il box completo, con tutti e quattro gli animali, a 85 dollari. L’obietti-vo di 500 ordini è già stato am-piamente raggiunto e superato in meno di 24 ore. Le spedizioni saranno effettuate da gennaio 2019. Purtroppo Lego Forma è attualmente disponibile solo per gli utenti che effettuano l’ordine da Regno Unito e USA.

Page 28: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 28

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Gaetano MERO

M icrosoft ha annunciato la dispo-

nibilità di Office 2019 per utenti

Windows e Mac. La nuova relea-

se della famosa suite di applicazioni de-

dicate alla produttività comprende Word,

Excel, PowerPoint, Outlook, Project,

Visio, Access e Publisher. Si tratta di un

prodotto dedicato agli utenti “non anco-

ra pronti per il Cloud”, ha specificato la

società, che non hanno al momento ade-

rito a Office 365. I miglioramenti proposti

da Office 2019 sono il frutto del lavoro

degli ultimi tre anni effettuato sulla piat-

taforma Office 365 ProPlus. Gli applica-

tivi offrono ora una maggiore sensibilità

alla pressione e agli effetti di inclinazione

utilizzando pennino capacitivo e touch-

screen. In particolare PowerPoint integra

funzionalità quali Morph e Zoom per pre-

sentazioni più d’effetto. Word e Outlook

PC Microsoft ha annunciato la disponibilità di una nuova versione della sua suite per l’ufficio

È disponibile Office 2019, il pacchetto “classico” Dedicato a chi ancora non è pronto per il cloudLa famosa suite di Microsoft porta con sé le ottimizzazioni viste finora con Office 365

mettono a disposizio-

ne nuovi strumenti per

l’apprendimento con

una modalità inedita di

messa a fuoco, lettura

automatica dei testi e

selezione delle e-mail

più importanti. Excel nel-

l’edizione 2019 permette

analisi avanzate dei dati,

comprendendo nuove

formule e grafici, oltre all’ottimizzazione

di PowerPivot. Il pacchetto Office 2019 è

in ogni caso rilasciato in versione “com-

pleta”, non saranno previsti aggiorna-

menti futuri delle funzionalità trattando-

si appunto di una release offline. Nelle

prossime settimane arriveranno anche le

versioni aggiornate di Exchange Server

2019, Skype for Business Server 2019,

SharePoint Server 2019 e Project Server

2019. Microsoft ha chiarito che questa

non sarà l’ultima edizione di Office in

modalità classica, garantendo quindi ai

clienti anche in futuro la stessa flessibi-

lità nella scelta degli applicativi preferiti.

I clienti business potranno accedere al

nuovo Office 2019 con contratto multili-

cenza già da oggi, per tutti gli altri utenti

la suite Microsoft sarà disponibile a bre-

ve, presumibilmente entro ottobre.

di Emanuele VILLA

I n un evento a New York Microsoft

ha annunciato l’aggiornamento della

sua line-up di laptop e dispositivi ibri-

di/2-in-1. Protagonista della serata sono

stati Surface Pro 6 e Laptop 2: il primo,

icona dei dispositivi Windows multifun-

zione, viene ora proposto con CPU In-

tel di ultima generazione (ottava) e un

deciso incremento prestazionale: per

quanto possa valere una percentuale

generica, Microsoft dice che i nuovi Sur-

face Pro 6 sono “il 67% più veloci”. Pre-

sentata la finitura nera, un nuovo design

interno finalizzato a una più efficiente

gestione termica e una batteria capace

di 13,5 ore di autonomia complessiva.

Inalterato il display da 12,3 pollici, la fo-

tocamera da 8 mpixel, i 16 GB di RAM

e le opzioni di storage, oltre all’assenza

di USB-C che invece accomuna model-

li della stessa gamma come il Surface

PC I prezzi (americani) dei due Surface saranno da 899 dollari per il Pro e da 999 per il Laptop

Microsoft rinnova Surface Pro e Laptop Più potenza e un’elegante finitura neraQualche aggiornamento significativo, tra cui i nuovi processori Intel e la finitura nera

Go e il Surface Book

2. Per quanto concer-

ne i prezzi americani,

Surface Pro 6 parte da

899 euro. Clicca qui per il video.

Discorso sostanzial-

mente analogo per

Surface Laptop 2, il

notebook di riferimen-

to in casa Microsoft. Anche qui parliamo

di una struttura rimasta sostanzialmente

inalterata rispetto al modello dello scor-

so anno, con la finitura in alcantara che

lo differenzia dal resto dell’offerta. La

novità più significativa dal punto di vista

hardware è l’introduzione dei proces-

sori Intel di ottava generazione: anche

qui, come nel Surface Pro, Microsoft

esprime un miglioramento generico di

prestazioni con una percentuale, l’85%.

Raddoppiata la dotazione di RAM del

modello base, che passa da 4GB a 8GB,

ma la novità più significativa pare esse-

re estetica: oltre le finiture dei modelli

del 2017 arriva un modello Black che fa

dell’eleganza il suo punto di forza. Per

il resto, niente da segnalare: autonomia

massima a 14.5 ore, display da 13.5’’ con

2.256x1.504 pixel di risoluzione, 128GB

fino a 1TB di storage e porte USB 3 e

MiniDisplayPort. Il costo di base di Lap-

top 2 è di 100 dollari superiore al Pro: si

parte da 999$. Clicca qui per il video.

Addio sigle Arriva Wi-Fi 6 Più potente ed efficienteNon chiamatelo Wi-Fi 802.11ax: è Wi-Fi 6. La nuova terminologia usata d’ora in poi per semplificare l’identificazione della rete Wi-Fi di Massimiliano DI MARCO

La Wi-Fi Alliance ha annunciato Wi-Fi 6, la sesta generazione di connettività Wi-Fi. La numerazio-ne sarà d’ora in poi graduale. Con Wi-Fi 6 si intende il Wi-Fi 802.11ax, ma tale novità nella nomenclatura è retroattiva: il Wi-Fi 802.11ac è ora Wi-Fi 5, con Wi-Fi 4 si identifica il Wi-Fi 802.11n, il Wi-Fi 802.11b di-venta Wi-Fi 1, 802.11a diventa Wi-Fi 2 e 802.11g diventa Wi-Fi 3. “L’ado-zione nell’industria di questa nuo-va terminologia - ha fatto sapere Wi-Fi Alliance - aiuterà gli utenti a comprendere meglio l’esperienza che possono aspettarsi. Wi-Fi 6 offrirà un’esperienza migliorata per esaudire le esigenze dei di-spositivi e delle applicazioni in una gamma di ambienti per con-sumatori e aziende. Ci aspettiamo che la terminologia generazio-nale sarà adottata ampiamente dall’ecosistema Wi-Fi”. La sesta generazione di Wi-Fi includerà un minore consumo della batteria e prestazioni ottimali anche in am-bienti ad alta densità di dispositi-vi, come i centri commerciali o le piazze urbane. “Wi-Fi 6 offre - si legge in una nota - le fondamenta per una gamma di utilizzi esistenti ed emergenti dallo streaming di film in ultra alta definizione a casa e in mobilità fino alle applicazioni aziendali critiche che richiedono un’elevata ampiezza di banda e bassa latenza e restare connessi e produttivi mentre si attraversano reti grandi e congestionate come negli aeroporti o nelle stazioni fer-roviarie”.

Page 29: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 29

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Matteo SERVADIO, Candido ROMANO

L’evento Microsoft del 2 ottobre

era atteso soprattutto per le no-

vità hardware legate al marchio

Surface (come da previsioni delle set-

timane precedenti). Ma l’azienda ha

anche annunciato il rilascio ufficiale

della nuova versione di Windows 10,

e più nello specifico l’aggiornamen-

to di ottobre 2018, la versione 1809. Il

rollout automatico a tutte le macchine

compatibili inizierà il 9 ottobre. Ma per

chi volesse già sperimentarne le novità,

può scaricare subito la nuova versione

forzando la ricerca di aggiornamenti su

Windows Update. L’aggiornamento do-

vrebbe essere disponibile anche trami-

te Assistente Aggiornamento e il Media

Creation Tool.

Le principali novità Una delle novità più interessanti di Win-

dows 10 October 2018 è la nuova Cli-

pboard sincronizzata con il cloud, che

permetterà agli utenti Windows 10 di co-

piare e incollare contenuti fra vari dispo-

sitivi. Da citare poi il supporto al tema

scuro per il File Explorer e il rilascio del-

l’applicazione Your Phone, companion

app che testimonia la nuova strategia di

Microsoft nel settore mobile e permette

di rendere l’esperienza di Windows più

coesa anche con smartphone Android

e iOS. Si possono ad esempio sincro-

nizzare rapidamente foto scattate con

lo smartphone e inviare e ricevere mes-

PC La nuova versione di Windows 10, quella di ottobre 2018, è stata annunciata ufficialmente

Windows, l’aggiornamento di ottobre Le principali novità e come ottenerlo oraIl 9 ottobre inizierà il rilascio pubblico, ma si può già forzare l’aggiornamento Segnalato un problema da alcuni utenti: l’aggiornamento di ottobre cancella i file

saggi attraverso il PC - in entrambi i casi

funzionalità limitate tuttavia ad Android.

E sempre in tema di mondo Microsoft su

Android, il Microsoft Launcher riceverà

l’accesso alla Timeline di Windows 10.

Tra le altre novità, alcuni aggiornamen-

ti cosmetici, come il Fluent Design che

si espande ancor di più nel sistema, il

già citato tema scuro per File Explorer

e nuove animazioni per il centro notifi-

che. Miglioramenti infine a Blocco Note

e Screen Sketch che diventa una vera

app (Snip & Sketch) aggiornabile dal Mi-

crosoft Store.

L’aggiornamento cancella i file: segnalati diversi casiMa poco dopo la notizia dell’arrivo del-

l’aggiornamento di ottobre di Windows

10 e delle sue novità, a quanto pare

subito sono arrivati i primi problemi per

gli utenti. Sia su Twitter sia su Reddit si

leggono diverse lamentele riguardo un

grave errore che avrebbe cancellato in

alcuni casi tutti i contenuti della cartella

Documenti, oltre a foto, musica e video.

Ci sono diverse testimonianze. “È ap-

pena accaduto a uno dei miei clienti,

un laptop con Windows 10 Home” ha

segnalato un amministratore di siste-

ma. “Ieri abbiamo aggiornato all’1809.

Una volta finito ho notato che tutti i suoi

documenti e immagini erano spariti. La

sua immagine di background era pre-

sente, come anche il desktop e la sua

musica su iTunes. Ma tutti i documenti

e immagini sono spariti e non spostati

da qualche altra parte. Andati”. Un altro

utente su Reddit ha riportato che dopo

l’aggiornamento ha visto la rimozione

di 60 GB di file WAV dal sistema. Il pro-

blema sarebbe collegato all’interazione

con OneDrive, probabilmente anche in

base alle impostazioni personalizzate

degli utenti: durante l’aggiornamento i

file non sarebbero stati copiati su One-

Drive e, a quel punto, sarebbero poi sta-

ti definitivamente cancellati dai disposi-

tivi degli utenti. A quanto pare tornare

alla versione precedente di Windows 10

non permetterà di riavere indietro i file.

Per ora ci sono solo ipotesi sulle cau-

se di questo errore, come l’attivazione

della funzione che cancella il profilo

dell’utente dopo un numero specificato

di giorni, ma si attendono risposte con-

crete da Microsoft per avere conferme

sulle reali cause. Restano diversi utenti

disperati alla ricerca di una soluzione

per recuperare foto, musica, documenti

e video perduti. L’ideale, come sempre,

sarebbe avere un backup di tutti i propri

file prima di installare qualsiasi aggior-

namento.

Fritz!Box 7530 debutta in Italia 149 euro per l’entry-level di AVM per le DSL velociVelocità di scaricamento fino a 300 Mbit/s per l’entry level di AVM per le DSL veloci: Fritz!Box 7530 debutta in Italia a un prezzo più basso del previsto di Massimiliano DI MARCO

Debutta in Italia Fritz!Box 7530, il modem che nel catalogo di AVM rappresenta la scelta più eco-nomica per le connessioni DSL veloci. Confermate, anzi ancora più positive del previsto, le pre-visioni sul prezzo che l’azienda aveva fornito all’IFA 2018: 149 euro, ossia circa la metà rispetto al top di gamma 7590. Fritz!Box 7530 eredita le linee estetiche e il supervectoring 35b del 7590. Include quattro porte LAN Gi-gabit e una porta USB per i dis-positivi di archiviazione esterna. Il 7530 permette una velocità di scaricamento di 200Mbit/s e di caricamento di 50 Mbit/s. È pre-sente una stazione base Dect per le funzioni di telefonia e Smart Home, una porta per i telefoni analogici e supporta reti wireless ac (che d’ora in poi saranno cata-logate come Wi-Fi 5) e n (o Wi-Fi 4 secondo la nuova numerazione). Sarà preinstallato Fritz!OS 7, ver-sione che sistema operativo che permette al Fritz!Box 7530 di inte-grarsi perfettamente con le soluz-ioni di smart home, basate sullo standard ULE, di altri produttori. L’ultima versione, infine, promette maggiore sicurezza e introduce la possibilità di aggiungere altri Fritz!Box nella rete da usare come ripetitori mesh.

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Massimiliano DI MARCO

S i parte da 4.999 euro. Sono trape-

lati i prezzi europei dei TV QLED

della serie Q900R di Samsung,

cioè i suoi primi modelli con schermo a

risoluzione 8K, ufficialmente presentati

durante l’IFA 2018 di Berlino. Prevedi-

bilmente non saranno economici. Tre

i tagli che saranno commercializzati

in Italia: 65, 75 e 85 pollici. Secondo

quanto riportato da 4KFilme.de, il ta-

glio più economico, ossia il TV da 65’’,

in Europa costerà 4.999 euro. Si pas-

serà poi a 6.999 euro per il modello da

75”, chiudendo il giro con i 14.999 euro

dell’85”. Prezzi in linea con quanto

avevamo pronosticato dopo la con-ferenza Samsung dell'IFA e coerenti

con la fascia altissima in cui verrà posi-

zionata la serie Q900R. I prezzi ufficiali

TV E VIDEO I tagli dei TV che saranno commercializzati in Italia sono 65, 75 e 85 pollici

Samsung QLED 8K, si parte da 4.999 euroSono state confermate le previsioni dei prezzi dei primi televisori 8K QLED di Samsung

per l’Italia, in ogni caso, saranno con-

fermati il 16 ottobre. La serie Q900R di

Samsung segna il debutto del marchio

nel segmento dell’8K, una risoluzione

che significa quattro volte i pixel di uno

schermo 4K. I contenuti per ora sono

un miraggio - salvo eccezioni come il

caso del Giappone -, salvo per i foto-

grafi, che con 33 Megapixel su scher-

mo potranno godere delle fotografie

in altissima risoluzione senza compro-

messi.

TV E VIDEO

NHK e 8K A Milano per riprendere l’opera alla ScalaAi più attenti a spasso nel centro di Milano qualche giorno fa non saranno sfuggiti gli OB Van (le regie mobili su camion) di NHK, l’emittente giapponese, parcheggiati a fianco del Teatro alla Scala, Van che riportano la serigrafia “8K”. Si tratta delle regie 8K spostate a Milano forse in occasione della prima di Ernani, l’opera giovanile di Verdi che andata in scena il 29 settembre scorso. L’iniziativa va inscritta nel prossimo debutto, previsto per il 1 dicembre, del primo canale regolare di NHK in risoluzione 8K. Dopo aver ripreso contenuti teatrali in altri teatri del mondo, NHK ha deciso di venirlo a fare nel tempio della lirica. NHK ci crede davvero visto lo sforzo produttivo: gli OB Van parcheggiati fuori dalla Scala hanno la targa giapponese e vengono evidentemente da Tokyo. Insomma, le produzioni europee in 8K di NHK continuano a crescere e toccano anche il nostro Paese.

TV & VIDEO Un utente ha postato le foto del suo acquisto

Nuovo Chromecast il 9 ottobre Ma qualcuno l’ha già comprato

di Candido ROMANO

P robabilmente all’evento Google fissato per il prossimo 9 ottobre non ci sarà

nemmeno una sorpresa. Su Reddit infatti l’utente GroveStreetHomie ha po-

stato l’immagine del suo nuovo acquisto da Best Buy: la terza generazione di

Chromecast, prodotto non ancora ufficialmente annunciato. Con tutta probabilità

farà la sua comparsa proprio il 9 ottobre insieme agli smartphone Pixel 3 e Pixel 3 XL, anch’essi trapelati nel design e non solo. Una pratica, quella di mettere sugli

scaffali prodotti prima del loro annuncio, non nuova da Best Buy a quanto pare:

questa volta è toccato al nuovo Chromecast con Bluetooth e possibilmente un Wi-Fi

migliorato: “Sono andato da Best Buy per comprare un Chromecast per la mia TV

ed ho notato che sia il design che il packaging erano diversi dal primo che comprai.

Ho pensato fosse un nuovo design di Chromecast Ultra. Il cassiere non è riuscito a

passarlo dato che la data di rilascio recitava 9 ottobre, ma penso l’abbiano messo

in vendita prima. Dato che l’avevo tra le mani e il

prezzo era lo stesso del Chromecast di seconda

generazione, mi hanno permesso di comprarlo,

ma applicando il vecchio SKU”, ha scritto l’uten-

te, che ha postato anche diverse foto. No, non

era il Chromcast Ultra, insomma quello capace

di riprodurre contenuti 4K. Come si vede dalle

foto il nuovo modello ha una finitura opaca e

non lucida come la seconda generazione. Il logo

di Chrome è stato sostituito con l’icona della G,

proprio come i Pixel e sembra meno spesso. Non

è ancora chiaro però se si tratti del modello più

performante o semplicemente di un nuovo desi-

gn di Chromecast: meglio così, almeno avremo

qualche sorpresa all’evento.

Tidal arriva su TV Samsung Tizen, modelli dal 2017 in poiTidal annuncia il lancio della propria applicazione sui TV Samsung con Tizen 3.0. Gli utenti avranno a disposizione un’interfaccia dedicata, ottimizzata per schermi di grandi dimensioni, che dà priorità ai contenuti visivi di Gaetano MERO

Tidal, piattaforma di musica e in-trattenimento in streaming, ha an-nunciato l’integrazione della pro-pria applicazione con le Smart TV Samsung con sistema operativo Tizen 3.0 o versioni successive. Gli utenti avranno a disposizione un’interfaccia dedicata che dà priorità ai contenuti visivi, pro-gettata per fornire una migliore esperienza anche sugli schermi di grandi dimensioni. Attraverso la schermata “Home”, gli abbona-ti potranno accedere alle ultime uscite musicali, alle playlist video curate da esperti e a contenuti come concerti, livestream, video-clip, album, e podcast. Non manca la sezione “My Collection”, perso-nalizzabile con i propri contenuti preferiti. La funzione di ricerca ottimizzata consente di spaziare tra i 58 milioni di brani e gli oltre 240.000 video musicali disponibi-li, col telecomando si potrà saltare a piacimento ogni brano o video in arrivo. Gli utenti che utilizzano Ti-zen 3.0 o versioni successive (TV acquistati dopo il 2017) potranno scaricare l’applicazione Tidal tra-mite il menu “App” sulla barra di avvio. L’app per i TV Samsung è solo l’inizio della partnership: Tidal ha affermato che continuerà l’in-tegrazione all’interno di prodotti Samsung nei prossimi mesi.

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Roberto PEZZALI

I l futuro di Panasonic è Full-Frame:

al Photokina l’azienda di Osaka ha

annunciato lo sviluppo della nuova

serie Lumix S composta da S1 e S1R, le

prime fotocamere mirrorless con sen-

sore 35mm Panasonic. Le indiscrezioni

delle ultime settimane sono confermate:

dopo anni di micro 4:3, che continuerà a

essere sviluppato, Panasonic trova nel

Full-Frame la soluzione perfetta per alza-

re il livello in ambito fotografico e iniziare

a pensare a quell’8K che in Giappone

sembra ormai prossimo. Non si partirà

però da zero: Panasonic ha trovato nel-

lo storico partner Leica e in Sigma due

compagni per questo viaggio: grazie alla

neonata L-Mount Alliance le tre aziende

utilizzeranno lo stesso innesto L, creato

nel 2014 da Leica, facilitando l’interscam-

bio di corpi macchina e obiettivi. La serie

Lumix S oltre a una gamma di obiettivi

prodotti da Panasonic e previsti in uscita

nel 2019 potrà così contare sugli obiet-

tivi Summicron, Elmarit e Summilux che

Leica ha lanciato negli ultimi anni. Stiamo

parlando di cinque obiettivi prime a foca-

le fissa e di tre obiettivi zoom. La neonata

serie Lumix S debutterà con due foto-

camere, una indirizzata al fotografo che

cerca risoluzione e una per un uso poli-

FOTOGRAFIA L’innesto L di Leica è l’elemento centrale di una alleanza tra Panasonic, Leica e Sigma

Panasonic, e il Full-Frame è servito Annunciate le Lumix S1 e S1R con innesto LNuova Lumix S Series di Panasonic con le prime due fotocamere Full-Frame dell’azienda

valente, foto e video. La S1R avrà un sen-

sore Full-Frame da 47 MP mentre la S1

sarà equipaggiata con un sensore da 24

MP ovviamente full frame. La nuova mir-

rorless sarà costruita attorno a un nuovo

processore Venus Engine e, nonostante

la dimensione del sensore, Panasonic

garantirà la registrazione video 4K a 60p

con le stesse funzioni della evoluta GH5.

Tra le altre caratteristiche un corpo came-

ra ergonomico sigillato contro le intem-

perie e protetto alle basse temperature,

un layout dei tasti completamente rivisto,

il mirino elettronico con la più alta risolu-

zione mai utilizzata su una mirrorless (ma

mancano dettagli) e il doppio slot di card

XQD e SD. Panasonic parla anche di au-

tofocus rivoluzionato con il sistema DFD

a ricerca di contrasto migliorato grazie al

deep learning, e non rinuncia al Dual IS

con il sensore stabilizzato in camera che

può lavorare insieme allo stabilizzatore

inserito negli obiettivi. Nessuna informa-

zione sul prezzo e sulla disponibilità, S1

e S1R saranno presentate nei prossimi

mesi. Sono previste nel 2019 tre lenti

dedicate, un 50 mm f/1.4, uno zoom stan-

dard 24-105 e un tele 70-200.

di Emanuele VILLA

Zeiss è un nome di spicco nel pano-

rama delle ottiche fotografiche,

decisamente meno in quello delle

fotocamere. Ma la soluzione presentata

dall’azienda a Photokina è destinata a far

parlare di sé: ZX1 fa suoi tutti i concetti

fondamentali del mondo “punta e scatta”

ma vi aggiunge un sensore Full-Frame,

un’ottica fissa e una specie di tablet An-

droid integrato con tanto di Lightroom CC

precaricato per sviluppare e modificare i

propri scatti al volo. La macchina rientra

di diritto nel segmento delle compatte,

ha giusto i controlli manuali essenziali (il

FOTOGRAFIA Al Photokina non è passata inosservata un’interessante soluzione targata Zeiss

La Full-Frame di Zeiss ha Lightroom CC integratoUna fotocamera compatta con sensore Full-Frame e ottica fissa, con Lightroom CC integrato

resto si controlla via display touch pos-

teriore) e come ottica usa una lente Dis-

tagon 35mm f/2.0 su un corpo piuttosto

squadrato e anonimo. Tra le caratteris-

tiche il sensore Full-Frame da 37mpixel,

connettività estesa (Wi-Fi, Bluetooth,

USB-C) ma manca lo slot SD. Le foto, in

Jpg o Raw, vengono infatti salvate nella

memoria interna da 512 GB, capace di

ospitare più di 6.000 Raw e 50.000 Jpg

a massima risoluzione. L’aspetto più intri-

gante di questo modello, che debutterà

sul mercato a inizio 2019, è l’integrazione

di una versione custom di Adobe Light-

room CC che permette l’editing istanta-

neo degli scatti senza necessità di tras-

ferirli verso uno smartphone, un tablet o

un PC come si fa di solito. Non ancora

annunciato il prezzo di listino, ma non

sarà una macchina economica.

Scoperto un nuovo easter egg su Google: è un gioco testualeGoogle ha nascosto un gioco testuale all’interno della barra di ricerca. L’avventura consiste nell’individuare tutte le lettere che compongono il nome della societàle di Gaetano MERO

Google da sempre si diverte a nascondere all’interno dei propri software degli easter egg in atte-sa che qualche programmatore curioso, o semplicemente malde-stro, li scopra. L’ultimo in ordine di tempo ad esser stato scovato dall’utente Reddit try_number_1 è un gioco testuale, nel quale si do-vranno trovare tutte le lettere che compongono il logo di Google.Per accedere al videogame bi-sogna accedere dal proprio browser alla pagina google.com (con le pagine locali non funziona): nella classica barra di ricerca è necessario scrivere “text adventure” o “text game”, subito dopo digitare la combina-zione di tasti Ctrl+Shift+J oppure Cmd+Option+J in base al sistema utilizzato. In questo modo si aprirà la console di sviluppo in cui verrà chiesto se si intende proseguire con il gioco, basterà quindi inseri-re “Yes” nella riga di comando per iniziare a giocare.L’avventura è, appunto, di tipo te-stuale e per interagire è necessa-rio leggere ciò che accade e digi-tare alcuni comandi come “grab”, “use”, “inventory”, spostandosi tra le varie stanze che rappresentano i luoghi del Campus del gigante di Mountain View. Per far incontrare la G con il resto delle lettere ci vorranno dai 30 ai 60 minuti.

Page 32: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

www.audiogamma.it

P5 Wireless.Abbiamo eliminatoil cavo ma il suonoè rimasto lo stesso.

P5 Bluethooth, musica in mobilitàsenza compromessi con 17 ore diautonomia e ricarica veloce perperformance allo stato dell'arte. Lasolita qualità e cura nei materiali diBowers & Wilkins adesso senza filigrazie alla nuova P5 S2 Bluetooth.

133_bw_P5w_pgp_ddy.qxp:- 19-09-2016 14:13 Pagina 1

Page 33: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 33

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Roberto PEZZALI

“T utti stanno lanciando fotoca-

mere Full-Frame. Noi credia-

mo non sia sufficiente, c’è chi

vuole di più, ecco perché noi abbiamo

la super Full-Frame”. Fujifilm, dal palco

del Photokina, annuncia la sua nuova

GFX50R, versione rivista della fotocame-

ra mirrorless medio formato presentata

due anni fa qui a Colonia. Una macchina

che ricalca il modello precedente, stesso

sensore medio formato e stesse carat-

teristiche, Bluetooth a parte, ma che è

a suo modo rivoluzionaria. La medio for-

mato, con il corpo ingombrante e il peso

generoso, diventa nel modello GFX50R

un’alternativa alle mirrorless Full-Frame

come dimensioni e pesi. 775 grammi

di peso contro i 920 della GFX50S e

un corpo 2.5 cm più sottile rendono la

nuova fotocamera perfetta per chi vuole

una macchina versatile che non abbia

limiti in termini di utilizzo. Fujifilm ha an-

FOTOGRAFIA La serie GFX si arricchirà di un modello con sensore medio formato da 100 MP

GFX50R è la super Full-Frame di Fujifilm Arriverà a ottobre a un prezzo di 4575 euroFujifilm lancia una versione più compatta e leggera della sua fotocamera medio formato È identica alla GFX50S nelle caratteristiche, è più sottile, leggera e anche economica

che annunciato un obiettivo GF50mm

f/3.5, l’obiettivo più leggero e compatto

mai realizzato per una medio formato.

Al momento non è stato annunciato un

“kit”, ma è evidente che l’occasione di

unire camera e obiettivo in un sistema

medio formato compatto è tanta. Fuji-

film per ora ha comunicato solo il prezzo

della GFX50R: a ottobre a 4575 euro. La

serie GFX di Fujifilm si arricchirà il pros-

simo anno di un nuovo modello ad alta

risoluzione: avrà un sensore medio for-

mato da 100 MP con pixel a rilevamento

di fase e sarà la prima medio formato con

I.B.I.S, ovvero stabilizzazione sul sensore.

L’obiettivo ora è contenere il prezzo: Fuji-

film vuole portarla sul mercato a 10.000

euro. La gamma di obiettivi GF è già in

grado di risolvere 100 MP, e a breve alle

lenti già disponibili sul mercato si aggiun-

geranno anche due zoom: un 100-200

f/5.6 e un 45-100 f/4 stabilizzato.

di R. P.

U n nuovo design, una nuova mo-

dalità di installazione la stessa

promessa di sempre: un riscalda-

mento gestito in modo più efficace che

permette anche di risparmiare qual-

cosa. Thermostat E è l’ultima versione

del termostato intelligente Nest, un

prodotto profondamente rivisto che si

affianca al Nest Learning Thermostat.

Thermostat E ha due caratteristiche

fondamentali: costa solo 219 euro e

può essere installato da tutti senza

particolari accorgimenti. Il termosta-

to è composto da una unità da tavolo

per la selezione della temperatura e da

un blocco che controlla la caldaia, da

posizionare al posto del vecchio termo-

stato, Heat Link E. Nest Thermostat E è

compatibile con tutti i classici crono-ter-

mostati a pile che non fanno altro che

chiudere un contatto: basta togliere il

SMARTHOME Il costo è di 219 euro, l’arrivo è previsto per il 16 ottobre ma si può pre-ordinare

Nest Thermostat E, semplicissimo e costa menoPensato per chi vuole spendere meno e desidera un prodotto che può installare da solo

vecchio termostato, collegare gli unici

due fili presenti a Heat Link E e il siste-

ma è pronto. L’app guida passo passo

nel collegamento, ma chi non se la sen-

tisse di farlo da solo può rivolgersi agli

installatori Nest Pro. L’unità da montare

a muro integra una coppia di batterie

stilo che assicurano diversi anni di au-

tonomia. Per facilitare l’utilizzo Thermo-

stat E dispone di una programmazione

di base realizzata basandosi sui dati

raccolti dai vari termostati già installati

in Europa, ma come Learning Thermo-

stat continua a imparare e adegua la

programmazione alle abitudini di ogni

singola abitazione. L’unità base, un ele-

gante display bianco con finitura opa-

ca, dispone di sensore ambientale che

rileva se ci sono persone in casa. I dati

del sensori, uniti a quelli dell’applica-

zione che sfrutta la geolocalizzazione,

permettono di gestire in modo preciso

accensioni e spegnimenti.

Nest Thermostat E si potrà controllare

anche tramite Google Assistant.

Nest Thermostat E costa 219 euro e si

può pre-ordinare da Leroy Merlin, da

Media World e da Unieuro: la disponi-

bilità è fissata per il 16 ottobre.

Il seggiolino “salva-bebè” è obbligatorioSe il bambino ha fino a 4 anni, serve un sistema di allarme per evitare gli abbandoni. L’obbligo è ora legge. di Massimiliano DI MARCO

L’obbligo del seggiolino “salva-bebè”con sistema di allarme è di-ventato legge dopo che il Senato ha approvato il disegno di legge con 261 “sì” e un solo astenuto. L’obbligo a dotarsi dei nuovi dispo-sitivi per la sicurezza dei bambini (fino ai 4 anni) nei veicoli sarà atti-vo dal 1° luglio 2019.La nuova legge introduce l’obbli-go ad avere il sistema di allarme per i dispositivi di sicurezza per i più piccoli; quest’ultimo (come la cintura, per esempio) era infatti già previsto. Con “dispositivo di sicurezza” non s’intende sempli-cemente una cintura, ma una so-luzione a 360 gradi che includa anche un allarme nel caso in cui il bimbo sia stato dimenticato.Sarà essenziale che ogni seggio-lino in auto sia dotato di un siste-ma di allarme che avvisi il genitori della presenza del bambino nel veicolo a motore spento.La legge introduce anche sanzioni pecuniarie per i trasgressori: da 81 a 326 euro, con la sospensione da 15 giorni a 2 mesi della patente in caso di recidiva nell’arco di due anni. Il testo specifica che la san-zione è prevista nel caso di “utiliz-zo di un sistema di ritenuta privo del dispositivo di allarme sonoro”.“La disposizione così formulata punisce con la medesima sanzio-ne amministrativa coloro che non fanno uso di dispositivi di ritenuta (trasportando quindi i bambini senza ‘seggiolino’) e coloro che, pur provvisti di idonei dispositivi di ritenuta, non dispongono del prescritto sistema di allarme” pro-segue il testo.All’articolo 3 della legge, infine, si parla di “agevolazioni fiscali” per l’acquisto dei nuovi seggiolini; a tal proposito, comunque, dovrà esprimersi la Commissione affari costituzionali della Camera.

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Massimiliano DI MARCO

I l compromesso ideale tra la portabili-

tà di Oculus Go e la potenza di Rift, il

modello di fascia alta. Oculus Quest è,

almeno sulla carta, ciò che i visori di real-

tà virtuale avevano promesso di essere

fin dall'inizio: un dispositivo versatile, co-

modo e immersivo, senza la costrizione

dei collegamenti cablati. Il tutto senza

nessun cavo e soprattutto - ed è que-

sta l’aggiunta più importante rispetto a

Go - con il tracciamento della posizione

dell’utente all'interno dello spazio, grazie

a un sistema di quattro sensori grandan-

golari, tecnologia che Facebook ha chia-

mato Oculus Insights. Annunciato nel

corso dell'Oculus Connect, Quest sarà

disponibile dalla prossima primavera a

399 dollari. Ancora non confermato, in-

vece, il prezzo italiano. A questo prezzo

Quest si posiziona in una fascia di mer-

cato incredibilmente vicina a Rift, che in

Italia costa 449 euro insieme ai controller

Oculus Touch. Vederli così fianco a fianco

nel catalogo di Oculus, viene da pensare

che siano due espressioni della stessa

tecnologia, quasi paritetiche: Quest è

senza cavi, anche se ciò significa avere

qualche compromesso (in primis il chip

Snapdragon 835, il “cuore” di Quest); Rift

richiede, invece, un PC costantemente

collegato e un sensore esterno per il rile-

vamento della posizione, ma garantisce

le esperienze più profonde e immersive.

Gli stessi giochi di Rift? Dipende dallo sviluppatore Facebook ha già promesso che gli svi-

luppatori potranno trasporre gli stessi

GAMING Un visore che potrebbe rappresentare il vero spartiacque per gli scettici della VR

Oculus Quest è il visore VR che mancava Rileva la posizione anche senza caviOculus Quest promette la portatilità di Go con prestazioni superiori (grazie a Snapdragon 835)

contenuti pensati per Rift su Quest, ma

chiaramente ci sarà da svolgere del lavo-

ro di taglia e cuci per far sì che i video-

giochi più pesanti girino adeguatamente

anche sullo Snapdragon 835 di Quest.

“Abbiamo oltre 50 titoli pronti per il lan-

cio - specifica Oculus - e altrettanti sono

in cantiere, tra cui alcuni dei vostri giochi

preferiti per Rift come Robo Recall, The

Climb e Moss”. Tra i nuovi giochi è stato

presentato Vader Immortal: A Star Wars

VR Series (clicca qui per il video), che

sarà composta da tre episodi (il primo è

previsto il prossimo anno) che narreran-

no “una storia inedita” nell'universo di

Star Wars. Oculus fa specificamente rife-

rimento a Quest quando parla dei dispo-

sitivi su cui sarà possibile giocare a Vader

Immortal, ma è difficile pensare che non

sarà disponibile su Rift.

Il prodotto bilanciato che mancavaQuest usa le stesse ottiche di Oculus Go

e ofre una risoluzione di 1600x1440 per

occhio. In tal senso, Quest può essere

visto come un “Go+”: eredita, infatti, il

design e l’esperienza del “fratello mino-

re” - che in Italia parte da 219 euro ed

è dotato di Snapdragon 821 - garanten-

do però esperienze più approfondite e,

come abbiamo anticipato, il rilevamento

della posizione dell'utente in un spazio,

caratteristica essenziale per una vera

immersività nella realtà virtuale. Oculus

Quest, insomma, va a posizionarsi in

un vuoto commerciale che si faceva

sentire: un visore di realtà virtuale inter-

medio, che non costi troppo e che offra

un’esperienza soddisfacente. Oculus Go

garantisce già un’eccellente portatilità,

ma il compromesso di giochi molto basi-

lari ne limita le potenzialità. I più esigenti

saranno sempre indirizzati verso Rift, che

resterà il visore top di gamma, ma il siste-

ma cablato obbligatorio è sempre stato

visto come una “costrizione” fastidiosa

per i più. Quest potrebbe essere il viso-

re ideale per chi vuole vivere la realtà

virtuale senza fili, ma anche con pochi

compromessi.

Xbox One sempre più un PC: arriva il supporto a mouse e tastieraGli utenti potranno giocare su Xbox One anche con mouse e tastiera. Microsoft ha annunciato la nuova funzione, ma saranno i singoli sviluppatori a decidere se implementarla oppure no nei propri giochi di M. D. M.

Presto anche gli utenti Xbox One potranno giocare con mouse e tastiera. Microsoft ha ufficialmen-te confermato la novità, attesa da tempo, specificando però una condizione importante: saranno i singoli sviluppatori a decidere se inserire il supporto a mouse e ta-stiera nei propri giochi oppure no. Tale caratteristica potrà essere implementata, inoltre, anche nei giochi già in commercio attraver-so un aggiornamento software. Per ora il supporto verrà introdot-to per gli utenti Xbox Insider “nelle prossime settimane”, ha spiegato Microsoft, e tra i primi giochi che supporteranno mouse e tastiera ci sarà Warframe, che riceverà presto un aggiornamento per supportare le nuove periferiche. L’azienda sottolinea, inoltre, che “la maggior parte delle tastiere e dei mouse cablati e wireless fun-zioneranno con Xbox One”, ma anche che sta lavorando a stretto contatto con Razer per proporre “la migliore esperienza possibile con mouse e tastiera”. Maggiori dettagli in merito alla collabora-zione tra Microsoft e Razer, così come gli altri giochi che saranno compatibili con mouse e tastiera, saranno comunicati a novembre.

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Massimiliano DI MARCO

Serviva Fortnite per scardinare la

posizione di Sony sul cross-play.

L’azienda ha annunciato infatti che,

proprio a cominciare dallo sparatutto

online di Epic Games, i giocatori PS4 po-

tranno giocare anche con gli utenti PC,

smartphone Android e iOS, Xbox One e

Nintendo Switch. Dopo mesi di polemi-

che da parte degli utenti, Sony, insomma,

ha ceduto. “In seguito a un’accurata va-

lutazione, SIE ha individuato un percorso

per il supporto delle funzioni multipiatta-

forma per contenuti selezionati di terze

parti” ha scritto l'azienda sul blog ufficia-le. “Ci rendiamo conto che i giocatori su

sistema PS4 attendono con ansia un ag-

giornamento, e apprezziamo la pazien-

za della community durante i nostri sforzi

per trovare una soluzione”. Si comincerà

quindi con una beta aperta per Fornite,

già disponibile, ma è probabile che altri

giochi di terze parti integreranno il gio-

co cross-play online in futuro. Secondo

Sony la beta aperta è “un’occasione per

condurre test accurati e assicurarci che

il gioco multipiattaforma sia al suo me-

glio su sistema PlayStation”. Il cross-play

non significa soltanto che gli utenti PS4

potranno giocare online insieme con

quelli Xbox One e Nintendo Switch, per

GAMING Sony si arrende: il “peso” di Fornite ha vinto sulla posizione dell’azienda sul cross-play

Il cross-play di Fornite arriva anche su PS4Anche su PS4 sarà presto disponibile il cross-play, per giocare online con gli utenti smartphone, PC, Mac, Xbox One e Nintendo Switch. Si parte con una beta aperta

esempio, ma anche che i progressi e il

commercio (skin e altri oggetti acquistati

in gioco, insomma) saranno “trasportati”

insieme all'account.

Sony è l’ultima azienda a “cadere” sot-

to i colpi del cross-play, ma soprattutto

delle richieste degli utenti. Quanto ciò

significhi - vista la resistenza che, in que-

sti mesi, Sony ha tenuto - lo ammette

l’azienda giapponese stessa: “Questo

rappresenta un cambiamento notevole

per SIE a livello di politiche aziendali,

e siamo ora in fase di pianificazione in

tutta l’organizzazione per supportare

questo cambiamento. Daremo notizie

alla community una volta che avremo

più dettagli da condividere, compresi

dati più specifici sulle tempistiche della

beta e sulle prospettive future”. Forse il

“peso” di Fornite, che ad agosto ha su-

perato i 78 milioni di utenti mensili, era

troppo così come la richiesta da parte

degli utenti stessi. PlayStation 4, d’altron-

de, era rimasta l’unica piattaforma a non

proporre il cross-play; altri limiti di questa

posizione di Sony erano legati all’uti-

lizzo dell’account: se l’utente usava su

PS4 l’account con cui precedentemente

aveva giocato a Fortnite su Xbox One o

PC, per esempio, quell’account veniva “bloccato” sulla console Sony impe-

dendo, insomma, di usarlo poi su un’al-

tra piattaforma. Tale situazione sembra,

però, essere giunta verso la fine.

Honor of Kings La fotocamera riconosce i minorenni e blocca i “drogati” del giocoLa cinese Tencent testa l’uso della fotocamera frontale in Honor of Kings per riconoscere i minorenni ed evitare che oltrepassino i limiti d’uso giornalieri imposti

di M. D. M.

Le fotocamere degli smarphone usate per riconoscere l’età dei giocatori e, nel caso, limitare l’uso dei videogiochi. È l’ultima mossa di Tencent, uno dei maggiori pro-duttori di videogiochi cinesi, per arginare l’eccessivo uso di Honor of Kings da parte degli utenti più giovani. Dopo pressioni da parte della stampa locale, Tencent ha introdotto lo scorso anno alcuni limiti sull’uso del gioco: un’ora al giorno per gli utenti che hanno al massimo 12 anni e due ore per gli utenti dai 13 ai 18 anni. Per fare in modo che tale limite venga ri-spettato e che gli utenti non men-tano sulla propria età, Tencent ha introdotto la necessità di usare il proprio nome vero in fase di regi-strazione. E la società cinese ha pensato anche di approfondire le verifiche sull’età dei giocatori. Su un limitato numero di utenti, sta testando l’uso del riconoscimento facciale: riconoscendo l’età del-l’utente attraverso la fotocamera integrata, Tencent può impedire che gli utenti riescano a circum-navigare i limiti imposti. Per ora, ha spiegato Tencent, si tratta di una funzionalità in fase di prova. Tale periodo di anteprima servirà a Tencent non solo per tarare la funzionalità e migliorare il ricono-scimento, ma anche per valutare la reazione del pubblico.

di Francesco FIORILLO

N egli anni Nintendo ha abituato a

più versioni delle console porta-

tili. Lo stesso approccio potrebbe

essere usato per Switch, l’ibrida che

ha venduto 20 milioni di unità in tutto il

mondo dal lancio. Secondo le indiscre-

zioni del The Wall Street Journal, infatti,

l'azienda starebbe lavorando a una ver-

sione migliorata di Switch da commer-

cializzare nel 2019. L’idea dell'azienda è

di mantenere alta la competitività della

sua macchina da gioco e, di conseguen-

za, continuare a innalzarne la richiesta.

Mantenendo comunque al centro del

progetto i costi di produzione, Ninten-

GAMING Secondo indiscrezioni, l’azienda starebbe lavorando a una versione 2.0 di Switch

Una nuova Nintendo Switch in arrivo nel 2019?Schermo migliorato e dimensioni di poco inferiori, così dovrebbe essere la nuova Switch

do avrebbe l’intenzione di migliorare

sensibilmente la qualità dello schermo,

in modo da renderlo più efficiente in ter-

mini di chiarezza dell’immagine, lumino-

sità e consumo. Difficilmente la tecno-

logia LCD verrà abbandonata in favore

di quella OLED mentre, siamo pronti a

scommetterci, le nuove dimensioni ge-

nerali risulteranno minori. Guardando

all’evoluzione del 3DS, l’attuale console

portatile di Nintendo, l’idea di una “new

Nintendo Switch” appare tutt’altro che

sorprendente. Negli anni l’azienda giap-

ponese ha immesso sul mercato diverse

varianti, tra cui Nintendo 2DS e 3DS XL.

Resta difficile, invece, pensare che la

potenza di questa nuova versione pos-

sa essere distante dall’attuale modello.

Non sono da escludere miglioramenti

minimi - sulla falsa riga della manciata

di MHz in più nella frequenza di calcolo

del processore di New Nintendo 3DS ri-

spetto al modello originali - ma niente, in

ogni caso, che possa alterare significati-

vamente i risultati grafici dei giochi.

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Roberto PEZZALI

D a più di un mese il nuovo Galaxy Note 9 è nei

negozi. Chi ha seguito la presentazione, caduta

nel mezzo di un caldissimo agosto, si sarà già

fatto un’idea di cosa aspettarsi da questo nuovo mo-

dello e quali sono i punti che un test su strada deve

andare a toccare. Il primo è senza dubbio la batteria:

Samsung, dopo i problemi avuti con il Galaxy Note 7,

torna a proporre all’interno di un Note una batteria di

grandissime dimensioni, un 4000 mAh che dovrebbe-

ro togliere ogni possibile ansia da autonomia. In realtà

il numero da solo dice poco: Galaxy S9, che monta un

processore identico e lo stesso sistema operativo, ha

fatto un leggero passo indietro proprio su questo pun-

to, e lo stesso Note 8, dopo l’aggiornamento ad Oreo,

è diventato un po’ energivoro. Il Note 9 deve supera-

re due scogli: quello di un processore fatto in casa da

Samsung che non sembra efficiente dal punto di vista

energetico come la controparte Snapdragon, disponi-

bile però solo per il mercato americano, e un sistema

operativo profondamente modificato che sembra ave-

re sui modelli attuali un impatto importante sull’autono-

mia. Basteranno 4000 mAh? Questo è la prima doman-

da. La seconda domanda da farsi è se le altre novità

aggiunte da Samsung valgono l’upgrade al nuovo mo-

dello, soprattutto se una persona non vuole spendere

i 1.279 euro chiesti per la versione con 8 GB di RAM e

512 GB di storage e punta il modello base. Oggi il Note

8 sul mercato si trova a circa 600 euro su Amazon e re-

sta un prodotto eccellente: valgono davvero 400 euro

in più la fotocamera con doppio diaframma e le funzio-

ni AI, la possibilità di utilizzare DeX senza docking e la

penna attiva? Il Note è un prodotto unico che non può

essere confrontato con altri smartphone: ecco perché il

vero competitor del Note 9 in questa prova sarà il Note

8, e con il Note 8 confronteremo il nuovo smartphone

nei singoli aspetti.

Design e ergonomia: vince Note 9 per il sensore fingerprintEsteticamente il Note 9 è identico al Note 8. Ci sono

differenze, ma sono davvero minime: lo spessore

maggiore della nuova versione si percepisce solo

se mettiamo i due smartphone uno di fianco all’altro

e la stessa cosa vale per il peso, più elevato ma la

cosa all’atto pratico non ci ha dato troppo fastidio

come non ci hanno dai fastidio i due millimetri in più

di larghezza. L’Xperia XZ2 Premium, giusto per fare

un confronto, è sicuramente più pesante e i grammi in

più si percepiscono tutti, sia in tasca che in mano. La

forma squadrata del Note è praticamente obbligata:

Samsung deve poter nascondere il pennino nel corpo

e deve farlo in un punto dove il pennino si affianca alla

MOBILE Abbiamo messo alla prova per circa un mese il nuovo Galaxy Note 9, confrontandolo nei vari aspetti con il Note 8

Galaxy Note 9, un mese di lavoro con in tasca il nuovo super smartphone di Samsungll nuovo Galaxy Note 9 è la massima espressione della tecnologia Samsung nel mondo dei dispositivi portatili Dedicato a chi lavora e a un pubblico esigente, è un prodotto che fa della concretezza e dell’unicità i suoi punti di forza

batteria, quindi all’estremità: più di così non era possi-

bile arrotondare gli spigoli. Il display è da 6.4”, ma se

si calcolano i bordi arrotondati diventano 6.3”: anche

qui la differenza tra i due modelli è quasi impercetti-

bile, cornice leggermente più sottile nella parte bassa

ma nulla di più. Se avessero scritto 6.3” nessuno si

sarebbe mai accorto della differenza. Lo schermo è

simile a quello usato sull’S9 e sul vecchio modello:

uno schermo HDR, con una ottima luminosità di pic-

co e un filtro antiriflesso che garantisce un’eccellente

leggibilità anche con forte luce incidente. Samsung

è ad oggi il miglior produttore al mondo di schermi

OLED per smartphone e quello del Note 9 per resa

sulle basse luci, sfumature e angolo di visione è tra i

migliori che ci sia mai capitata di vedere. La luminosità

di picco in modalità HDR raggiunge gli 863 nits (non

sappiamo dove siano usciti i 1000 nits dichiarati da

altri) mentre in modalità standard è decisamente più

bassa. A impressionare tuttavia è l’eccelsa calibra-

zione dello schermo in modalità P3: siamo di fronte

ad uno schermo praticamente perfetto con copertu-

ra totale, nemmeno l’iPhone che da sempre ha una

tradizione in fatto di calibrazione ha una precisione

cromatica così elevata. Lo schermo del Note 9 è de-

cisamente migliore di quello del Note 8 e di quello

di S9. La vera differenza è sul retro: il blocco fotoca-

mera, sempre orizzontale, è stato rivisto sia nel vetro

protettivo, questa volta cromaticamente abbinato alla

scocca, sia negli elementi che lo compongono. Il sen-

sore fingerprint è stato spostato verso il basso in una

Galaxy Note 9PASSO OBBLIGATO PER CHI NON HA IL NOTE 8. E PER CHI VUOLE PROVARE UN NOTE

1029 euro €

Passare dal Note 8 al Note 9 conviene solo per due motivi: la batteria e la possibilità di utilizzare DeX senza portarsi appresso una docking. La batteria dura di più, merito anche della capienza maggiorata, ma non è quel salto che ti fa svoltare: Samsung fa leva sulla combinazione carica veloce / carica wireless per offrire al lavoratore uno smartphone sempre carico. Il target del Note 8, vuoi in ufficio vuoi in auto, sicu-ramente ha modo di dare un colpo di carica durante la giornata e arrivare a sera con il 30% residuo non è certo un problema. Le prestazioni ci sono, la ricezione anche, le rete è veloce e non si può dire che Samsung non abbia guardato a quello che un utente Note chiede, primo tra tutti una memoria super. La versione da 512 GB, se proprio si deve fare il grande salto, è sicuramente suggerita. L’espansione di memoria, che lo porta a 1 TB, un di più che potrebbe far piacere a chi vuole usare il Note come ufficio portatile. Qualche punto debole resta, il sistema di riconoscimento dell’iride non è ancora perfetto e a tratti lo smartphone sembra scaldare troppo, ma ci troviamo davanti ad un solido upgrade di un Note 8 che già tutti apprezzano. Concorrenti non ne ha, lo abbiamo già detto, è unico: chi ha sempre usato Note e ha saltato Note 8 deve sicuramente prenderlo in considerazione, chi non ha mai provato il Note dovrebbe farlo. Anche senza usare la penna resta un eccellente smartphone.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

9 9 8 8 8 88.5COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEQualità dello schermo eccezionalePrestazioni da vero top di gammaPenna e DeX senza cavo lo rendono un prodotto unico

Batteria da 4000 mAh, ci si poteva aspettare qualcosa in piùL’autenticazione con iride ibrida è meno efficace di TouchIDCon un uso intensivo scalda un po’

segue a pagina 37

lab

video

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

zona sicuramente più accessibile e pratica, e questo

dal punto di vista dell’ergonomia è forse l’elemento

che lascia preferire il nuovo modello al vecchio. Se si

considera che lo sblocco combinato del viso e dell’iri-

de presente sul Note 9 è abbastanza efficace anche

quando c’è poca luce, ma non infallibile, il reparto di

autenticazione sicura del nuovo modello surclassa in

modo netto quello del modello precedente. L’autenti-

cazione combinata retina viso non è al livello del Fa-

ceID di Apple: se con l’iPhone X si poteva azzardare

un confronto, la velocità e l’immediatezza di FaceID

sui nuovi iPhone Xs lascia preferire quest’ultimo.

Fotocamera: un sostanziale pareggio Note 9 ricopia la configurazione di fotocamere di

Galaxy S9 Plus: un sensore principale da 12 mega-

pixel dotato di una doppia apertura, f/1.5 e f/2.4, e

un sensore secondario per lo zoom e l’effetto ritrat-

to. Le prestazioni sono paragonabili a quelle di S9:

siamo davanti ad una fotocamera principale di altis-

simo livello che, in determinate condizioni, riesce a

restituire fotografie davvero godibili per definizione e

pulizia del quadro. Samsung non cambia tuttavia la

sua classica impostazione: le foto sono leggermente

più sature per apparire più piacevoli, e a tratti si nota

anche una maschera di contrasto un po’ troppo spinta

usata per far emergere qualche dettaglio. Se la foto

a monitor può apparire molto contrastata e nitida, se

si ingrandisce si nota come questa maschera abbia

portato anche ad un appiattimento di molte sfumature

e abbia tolto un po’ di naturalezza al quadro. Il Note 9,

come quasi tutti gli smartphone dell’ultimo anno, uti-

lizza il machine learning per riconoscere alcune sce-

ne ottimizzando contrasto, colore e luminosità. Anche

per questa modalità automatica Samsung ha mante-

nuto un atteggiamento un po’ aggressivo, e solo con

l’ultimo aggiornamento software è tornata sui suoi

passi rivendendo il flusso di lavoro e migliorando la

resa della fotocamera in alcune situazioni, soprattutto

sui ritratti. Il doppio diaframma, che si regola automa-

ticamente a seconda delle condizioni di luce, non è a

nostro avviso un “game changer”: se le differenze ci

sono non sono apprezzabili nella maggior parte delle

foto. Sicuramente, più che la doppia apertura, aiuta

l’apertura massima di f/1.5 che fa del Note uno degli

smartphone con l’obiettivo più luminoso della sua ca-

tegoria. Se dobbiamo però trovare una risposta alla

domanda “Ma fotografa meglio del Note 8” crediamo

che la risposta in tutta onestà sia no: l’applicazione ha

più funzioni, ma se si guarda al risultato siamo certi

che pochi sarebbero in grado di cogliere differenze

apprezzabili tra uno scatto fatto con il Note 8 e uno

fatto con il Note 9. Anzi, scattando con il Note 8 usan-

do l’ottimo Lightroom Mobile e passando dal RAW

siamo convinti che si possa ottenere uno scatto più

equilibrato e decisamente più fedele di quello che si

ottiene con il software camera di Samsung.

Ottimo anche il comparto video, che arriva a 4K 60p:

l’unico limite sono i 5 minuti di registrazione massima,

non sappiamo se dovuto ad una questione di licenze

o se è stato messo per evitare il surriscaldamento del

sensore. Ricordiamo che, anche sulle reflex e sulle vi-

deocamere professionali, spesso la registrazione 4K

è limitata per questioni calore.

Il bluetooth è la ciliegina, ma la penna era già eccellente La penna è l’elemento che rende il Note quello che è,

un prodotto unico nel suo genere e destinato ad una

nicchia di persone che lo scelgono proprio per quella

penna. E la penna è cambiata, anche se non troppo.

Stesso livello di pressione, stesso digitalizzatore, stes-

se sensazioni d’uso: chi ha usato la penna del Note 8

continuerà a farlo con lo stesso feeling sul Note 9. La

differenza, colore giallo a parte, molto azzeccato a no-

stro avviso, è la presenza all’interno della penna del

Note 9 di un piccolo condensatore che alimenta un

modulo wireless. La penna del Note funziona con un

campo magnetico generato della schermo, ma grazie

al modulo wireless bluetooth e al condensatore ora

può inviare un comando anche ad una distanza di più

di 5 metri. Con il tasto si può quindi scattare un selfie,

avanzare in una presentazione o fermare la visione

di un video. Serve? Nel 95% dei casi crediamo che la

penna del Note 8 sia più che sufficiente, ma talvolta

può rivelarsi utile gestire una presentazione usando

lo smartphone collegato in modalità Dei e il teleco-

mando può fare comodo. E’ un qualcosa in più, che

non riteniamo fondamentale ma che può aiutare. In

ogni caso qui diamo un pareggio: l’aggiunta del blue-

tooth è la ciliegina su un oggetto, S-Pen, che era già

eccellente.

DeX senza docking trasforma il Note in un piccolo computer Samsung ha rivisto parzialmente la struttura interna

del Note aggiungendo un elemento di dissipazione

aggiuntiva al processore. Questo ha permesso di

poter attivare la modalità DeX collegando solo un

cavo alla porta USB Type C 3.1: la docking station non

serve più, basta quindi un banale cavo o un adatta-

tore di quelli che si possono acquistare su Amazon a

pochi euro. Vanno benissimo anche gli adattatori dei

MacBook, basta che ci sia la compatibilità DisplayPort.

In modalità DeX ovviamente lo smartphone scalda un

po’ di più, ma è un livello di temperatura che può tran-

quillamente sopportare senza ridurre le prestazioni

per l’eccessivo calore da smaltire. All’adattatore si

TEST

Samsung Galaxy Note 9segue Da pagina 36

segue a pagina 38

Ecco alcune fotografie realizzate con il Note 9. Clicca sulla foto per vedere l’ingrandimento.

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

possono ovviamente collegare tastiere e mouse tra-

mite USB, ma volendo è possibile usare anche il blue-

tooth per ridurre i fili.

L’autonomia non è da record, ma ci porta a sera Con una batteria da 4000 mAh Samsung inserisce su

uno smartphone una delle batterie più capienti mai

usate, e i risultati si vedono. Il Note 9 ha un’autonomia

superiore alla media, sicuramente superiore a quella

del Galaxy S9 Plus. Non fa registrare però numeri da

record, e i motivi a nostro avviso sono tre: il primo è il

target, un’utenza business che sicuramente nel corso

della giornata ha il tempo e l’occasione per fare un

colpo di ricarica. Con la ricarica rapida il Note 9 recu-

pera velocemente parte della sua carica, e tra ufficio,

macchina o volendo anche con un powerbank il tem-

po per rifare il “pieno” c’è. Il secondo è la volontà di

tenere un sistema operativo flessibile e senza troppe

costrizioni: ci sono aziende come Huawei che per arri-

vare a registrare autonomie super hanno utilizzato si-

stemi di gestione molto aggressive dei processi, chiu-

dendo di forza app in background e creando anche

cuffie di qualità la resa è più che buona. Migliorabile

invece la connessione wireless: l’assenza del proces-

sore Qualcomm non ha permesso a Samsung di usa-

re l’AptX HD, c’è solo la versione standard che come

sappiamo non eccelle per qualità. Volendo si può usa-

re LDAC di Sony oppure un codec HD di Samsung, ma

come sempre servono dispositivi wireless compatibili

per poter sfruttare codec particolari. L’unico appun-

to che possiamo fare è un riscaldamento della zona

posteriore a tratti eccessivo, non accade sempre ma

si percepisce in qualche situazione particolare, o un

gioco impegnativo o una sessione con il cavo DeX in-

collato. Riscalda anche abbastanza quando si ricarica,

è una condizione abbastanza standard.

di Franco AQUINI

I l nuovo top di gamma della serie

V di LG è stato annunciato ufficial-

mente. Nessun dettaglio sull’uscita,

ma quello che il produttore svela è

molto interessante. Due i punti sui

quali questo nuovo V40 si concentra:

ThinQ, l’intelligenza artificiale di LG, e

fotocamera, che può contare su ben

cinque obiettivi ripartiti, tre sul retro e

due davanti.

Cinque fotocamere per non sbagliare più scatto A cosa servono cinque fotocamere?

Semplice, a fare più scatti. Le tre pos-

teriori faranno tre scatti contempora-

neamente e lasceranno all’utente la

scelta di quello migliore. Uno scatto

standard, uno grandangolo e uno con

teleobiettivo. Così, con un solo scatto,

si avranno a disposizione tutte le al-

ternative possibili. Stiamo parlando

tecnicamente di un sensore da 16MP

grandangolo (a 107 gradi, dichiara LG),

MOBILE La fotocamera e ThinQ, l’intelligenza artificiale di LG, sono i due punti di forza del nuovo smartphone V40

LG V40 promette una fotocamera super con 5 sensori Il nuovo LG V40 monterà 5 fotocamere e scatterà contemporaneamente con impostazioni diverse per scatti sempre perfetti

uno da 12MP “standard” e un altro da

12MP tele con zoom ottico 2x. La di-

mensione dei pixel è stata aumentata

da 1μm a 1,4μm, con un incremento del

40% rispetto al V30, mentre l’apertura

è f/1.5. Il tutto si traduce in immagini più

luminose e dettagliate. La sezione fo-

tografica frontale farà un po’ lo stesso:

con due fotocamere a disposizione

potrà fare contemporaneamente uno

scatto standard e uno grandangolo, in

modo da realizzare con un solo scatto

il selfie perfetto. In questo caso si parla

di un sensore da 5MP grandangolo e

uno da 8MP standard. In più ci sarà il

Cine Shot, modalità con cui sarà pos-

sibile realizzare uno scatto con un det-

taglio in movimento, e altre modalità

divertenti. A questo si aggiunge ov-

viamente l’intelligenza artificiale ThinQ

che permetterà di identificare scenari o

soggetti e applicare impostazioni e filtri

di conseguenza. Niente che non si sia

già visto, quindi.

Hardware al top, lo schermo anche di piùSotto il cofano batte il meglio

dell'hardware in circolazione. Innanzi-

tutto uno schermo da 6,4’’ FullVision

OLED (ovviamente) con risoluzione

3120x1440 (538 ppi). Il cuore del V40

sarà uno Snapdragon 845 accoppiato

a 6GB di RAM LPDDR4+ e una me-

moria da 64GB o 128GB di tipo UFS

2.1 ROM. Sistema operativo Android

Oreo 8.1 e batteria da 3.300 mAh. Uno

smartphone classico insomma, ma con

un particolare che potrebbe fare la dif-

ferenza. In questo caso basta premere

il tasto per fare una foto per ottenerne

3 varianti completamente differenti e

non dover essere costretti a fare diver-

si scatti cambiando impostazioni. Una

soluzione perfetta per le fotografie da

cogliere al volo. Per il momento LG

V40 non è previsto per l'Italia.

qualche problema con le notifiche o con piattaforme

come Android Auto. Il terzo è il processore Exynos:

come già visto sul Galaxy S9 rispetto allo Snapdragon

il SoC prodotto da Samsung è leggermente meno ef-

ficiente dal punto di vista energetico. La batteria del

Note 9 arriva fino a sera con un uso medio intenso,

all’orario aperitivo con un uso intenso e riesce a fare

le 24 ore con un utilizzo leggero. A nostro avviso è un

risultato ottimo se si pensa a prestazioni e dimensioni

dello schermo, e come abbiamo detto più volte le bat-

terie degli smartphone funzionano meglio se cariche.

Oggi tutti hanno l’opportunità di dare un colpo di cari-

ca quasi tutti i giorni, e la giornata senza possibilità di

ricaricare lo smartphone dev’essere l’anomalia e non

la normalità.

Scattante e completo, a tratti scalda un po’ Il Note 9 non delude: abbiamo la versione da 6 GB di

RAM, e in questo mese di lavoro tra foto, multtasking,

più app aperte anche in doppia finestra e utilizzo con

DeX non ci siamo mai trovati nella situazione di do-

ver volere dal Note 9 maggiore potenza. Eccellente il

comparto radio: la ricezione telefonica è ottima, così

come la qualità dell’audio durante le chiamate. Rapi-

dissimo anche l’aggancio del bluetooth con eventuali

accessori, come gli auricolari. Il Note 9 dispone di jack

audio, e sia con le discrete cuffie in dotazione sia con

TEST

Samsung Galaxy Note 9segue Da pagina 37

Page 39: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 39

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Vittorio ROMANO BARASSI

L’offensiva europea di Xiaomi passa anche dal

nuovo Pocophone F1, primo smartphone della

nuova costola del colosso cinese, il quale è stato

recentemente lanciato sul mercato per interpretare il

ruolo del top di gamma a un prezzo che gran parte dei

concorrenti possono solo immaginare: 329 euro nella

versione base da 6 GB di RAM e 64 GB di memoria

integrata, il tutto in barba alle reali difficoltà che i vari store avranno a ricavare profitti da tale cifra. Po-

cophone F1 si presenta all’utente finale con una sem-

plice confezione di vendita, composta da smartphone,

caricatore rapido QuickCharge 3.0, cavo USB e una

tutt’altro che perfetta cover trasparente in silicone,

che nel nostro caso si è dimostrata troppo lassa per

contenere il dispositivo in ogni occasione. Chiudono

la dotazione qualche manuale rapido e la graffetta per

l’apertura dello slot dedicato alle nanoSIM (è dual SIM)

e alla microSD (se si inserisce la memoria si potrà sfrut-

tare solo una SIM).

Tutta plastica. Importa davvero a qualcuno? Gli smartphone del 2018 sono praticamente tutti uguali

e il design di Pocophone F1 non si discosta dagli stan-

dard dei giorni nostri. Presenta un design in cui il di-

splay domina la porzione anteriore, lasciando spazio a

una corposa “tacca” superiore e una non proprio snella

banda nera inferiore, la quale cela il led RGB di notifica,

posizionato in maniera originale (o anomala?) rispetto

alla stragrande maggioranza della concorrenza. Il cor-

po del dispositivo - il modello in prova era in colorazio-

ne Blu acciaio - è interamente realizzato in plastiche

di buona fattura, materiali che da qualche anno sono

ormai solo un ricordo se si pensa ai dispositivi top di

gamma dei principali produttori mondiali. Pocophone

F1 è suddiviso in tre blocchi: uno anteriore contenente

il display e la sua impalcatura (tra i quali dopo qualche

giorno di utilizzo abbiamo già notato l’accumulo di

sporco), uno medio che rispecchia i bordi del dispo-

TEST Il primo dispositivo della neonata divisione Poco di Xiaomi è lo smartphone da comprare sotto i 400 euro

Pocophone F1 è lo smartphone che mancavaSembra di essere tornati a qualche anno fa: dietro tanta plastica c’è moltissima sostanza. Ma non è per tutti

sitivo e su cui è ancorata la componentistica, e uno

posteriore fatto di una copertura anti-scivolo dal quale

emergono le due fotocamere leggermente in rilievo, il

sensore per il riconoscimento delle impronte digitali e

il flash dual LED. Lo spessore del dispositivo è impor-

tante - 8,8 millimetri - così come è sostanzioso il peso,

che fa fermare la lancetta della bilancia a 182 grammi,

segno evidente che il massiccio utilizzo della plasti-

ca non è poi così utile al contenimento

delle masse e che l’attuale tendenza dei

produttori a utilizzare materiali metallici

- sempre più leggeri - non è solo una

questione di stile. Detto questo, ci tenia-

mo a sottolineare come gli assemblaggi

risultino di buonissima qualità; lo smar-

tphone non scricchiola e spesso viene

da domandarsi se Pocophone F1 sia

davvero realizzato in plastica. I pulsanti

per regolare il volume e quello di blocco/

sblocco/accensione sono sul lato destro

mentre sul lato opposto vi è il carrellino

SIM/microSD; il lato superiore è piace-

volmente contraddistinto dall’uscita jack

3.5mm e da un microfono secondario

mentre quello inferiore consta di porta

USB Type-C e di due griglie, cui solo la

destra è quella che nasconde l’altoparlante di sistema.

Il dispositivo non dispone di alcuna certificazione per la

resistenza all’acqua. Come già anticipato, sul retro del-

lo smartphone è presente il sensore di riconoscimento

biometrico per le impronte digitali; funziona abbastan-

za bene ma non arriva ai livelli di precisione di quelli

della concorrenza. Con le dita umide fa tantissima fa-

tica e ogni tanto va “in bambola” anche in condizioni

ideali; insomma, bene ma non benissimo.

Manca l’OLED di Mi 8, ma il display IPS LCD fa la sua degna figura Equipaggiare con un pannello OLED un dispositivo che

fa dell’economia uno dei suoi cavalli di battaglia sareb-

be stato un po’ azzardato e per certi versi quasi un con-

trosenso. La scelta di Xiaomi è dunque ricaduta su un

buonissimo display LCD IPS, tecnologia sicuramente

meno costosa ma ancora in grado di offrire ottimi ri-

sultati, sia sui piccoli che sui grandi formati. Il display di

Pocophone F1, protetto da Gorilla Glass di Corning, ha

una dimensione di 6,18 pollici e - considerando anche

lo spazio destinato al “notch”, “escludibile” via imposta-

zioni - la risoluzione è pari a 2246x1080 pixel, risultan-

Pocophone F1RACCOGLIE L’EREDITÀ DI NEXUS E ONEPLUS: È LO SMARTPHONE PER CHI GUARDA ALLA SOSTANZA

329,00 €

Potente, economico e con una grande community alla spalle. Pocophone F1 è il tassello mancante di un mercato ogni giorno più difficile, che forse aveva proprio bisogno di un dispositivo con queste caratteristiche. Snapdragon 845, tanta RAM, un display più che dignitoso, ottima autonomia e il prezzo fissato a 329 euro sono gli ingredienti principali del menù; con queste carte da giocare è davvero difficile criticare la costruzione interamente in plastica, la mancanza dell’NFC così come l’assenza di una fotocamera con stabilizzatore ottico. Pocophone F1 è lo smartphone pensato per chi guarda alla sostanza e riesce a chiudere un occhio su qualche “buco” tra le righe della scheda tecnica e a qualche mancanza software (il sistema di notifiche verrà migliorato), ma anche per l’utente esperto che impazzirà una volta capito quanto seguito sta riscuotendo - e probabilmente continuerà a riscuotere - il prodotto in questione. Consigliato. Eccome.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

7 9 7 8 7 108.0COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEPrestazioni da vero top di gammaRapporto qualità (prestazioni)/prezzo insuperabileOttima autonomia

Porzione telefonica non all’altezza delle aspettativeMIUI a volte un po’ confusionariaSensore di impronte non sempre preciso (ma lo sblocco con il viso è velocissimo)

lab

video

segue a pagina 40

Page 40: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 40

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

do in un fattore di forma pari a 18,7:9 e in una densità di

pixel di circa 403 pixel per pollice. La luminosità mas-

sima di 500 nits e il rapporto di contrasto dichiarato di

1500:1 fanno sì che il display sia sempre ben visibile,

anche nelle giornate fortemente soleggiate; impostan-

do il contrasto in modalità “normale” il bianco è di buon

livello così come il nero, sorprendentemente profondo

se si pensa al tipo di tecnologia utilizzata. L’accoppiata

“colori predefiniti” e contrasto “normale” è certamente

la migliore poiché offre colori davvero fedeli alla real-

tà, senza cadere nell’eccessivo “freddo” offerto dalla

modalità a “contrasto automatico” oppure all’eccessiva

saturazione di quella a “contrasto elevato”. Dalle impo-

stazioni è comunque possibile trovare il compromesso

più giusto in base ai propri gusti.

Buoni gli angoli di visione: lo schermo IPS si vede ab-

bastanza bene da ogni prospettiva e arrivando a de-

terminate angolazioni estreme si nota esclusivamente

una leggera tendenza al cambio di luminosità. Nulla

di preoccupante né di fastidioso. La polarizzazione

del pannello è verticale, dunque bisogna tenere ben

a mente che con occhiali provvisti di lenti polarizzate

non si riuscirà a vedere nulla. Con un prezzo finale tar-

get da 329 euro probabilmente era impossibile fare di

meglio; è chiaro che non stiamo parlando di uno scher-

mo al pari di quello di Samsung Galaxy S9, OnePlus 6

o iPhone X, ma quello di Pocophone F1 non è affatto un

pannello da buttare. Anzi, è molto meglio di quello che

inizialmente immaginavamo.

Solide le prestazioni, MIUI completa ma forse troppo confusionariaÈ lo Snapdragon 845 di Qualcomm il SoC scelto da

Poco per recitare la parte da protagonista sullo smar-

tphone in oggetto e, come è facile immaginare, la

decisione di optare per quello che probabilmente è

il miglior chip del momento non può che essere vin-

cente. Lo smartphone si muove con rapidità e senza

incertezze in tutti i contesti, dimostrando una solidità

che qualche dispositivo che costa quasi tre volte di più

fa molta fatica a raggiungere. Il merito è anche dei 6

GB di memoria RAM LPDDR4X dual-channel installati

a bordo e della memoria fisica UFS 2.1 (nel nostro caso

da 128 GB, ma il modello base è nel taglio 6/64 GB)

capace di quasi 730 MB/s in lettura e oltre 215 MB/s

in scrittura. La MIUI 9.6 - MIUI For POCO 9.6.14.0 per la

precisione - poi ci mette del suo, dimostrando abbon-

dantemente la bontà dei moltissimi anni di sviluppo (su

centinaia di dispositivi diversi) sulle spalle.

L’interfaccia utente, poco conosciuta dagli utenti euro-

pei, enfatizza le già importanti caratteristiche del siste-

ma operativo Android 8.1 Oreo (patch di sicurezza di

luglio) su cui è plasmata, andando a colmare anche le

più piccole mancanze con impostazioni e/o strumenti

appositamente realizzati. Al pari di EMUI di Huawei, ci

verrebbe quasi da affermare che “c’è anche troppo” e

che molti utenti potrebbero spaventarsi dinanzi a tanto,

ma quel che è certo è che scegliendo un dispositivo

con MIUI a bordo difficilmente si resterà delusi. La gra-

fica è sempre ben curata e al passo coi tempi, ma man-

ca l’ottimizzazione software dei “bordi”, i quali risultano

“tagliati” a causa dell’arrotondamento presente agli

angoli del display. Discutibile è poi la scelta di lascia-

re sguarnita da notifiche l’area a sinistra della “tacca”;

questa resta vuota se si è sulla schermata principale

mentre si arricchisce dell’orologio quando si è all’inter-

no di un’applicazione. Bello l’app drawer personalizza-

bile, anche nel tema, e che permette di categorizzare

le diverse applicazioni; interessante la possibilità di

“nascondere” applicazioni per poi accedervi solo dopo

autenticazione tramite impronte digitali, così come non

manca l’ormai sempre più affermata opzione per du-

plicare le applicazioni più popolari. Molto interessante

la funzionalità “secondo spazio” la quale permette di

avere praticamente sempre a disposizione due sistemi

paralleli nello stesso istante, ognuno dei quali è acces-

sibile tramite password/pin o impronta digitale, ovvia-

mente diverse dal primo spazio.

Molto ben congegnato è il sistema di gesti pensato per

comandare l’interfaccia utente qualora non si volesse

il più standard - e predefinito - modello a pulsanti sullo

schermo. C’è la gesture in stile iPhone X - ma anche

OnePlus 6 - che riporta alla home facendo uno swipe

dal basso verso l’alto, così come è analoga al prodot-

to Apple anche quella che fa accedere alla schermata

delle app recenti prolungando l’operazione; per torna-

re “indietro” basta effettuare uno swipe da uno dei lati

- in basso - del dispositivo mentre per attivare l’azione

all’interno di una app si può fare la stessa cosa nella

parte alta del display. In cinque minuti si avrà il pieno

controllo di tutto il sistema e, ve lo assicuriamo, sarà

davvero difficile tornare indietro. Anche per quanto

concerne lo sblocco del dispositivo gli ingegneri Xiao-

mi hanno deciso di guardare ad Apple, proponendo un

sistema di riconoscimento facciale ad infrarossi; l’op-

zione funziona benissimo - anche al buio totale - e lo

sblocco è davvero velocissimo. La sua impostazione è

semplice e rapida, ma per poter sfruttare il tutto biso-

gna - per motivi a noi ancora poco chiari - seleziona-

re come regione “Hong Kong” o “India”. Mantenendo

impostato il telefono sulla regione italiana lo sblocco

con il viso non apparirà proprio tra le opzioni; si tratta

sicuramente di un qualcosa che verrà sistemato con i

prossimi aggiornamenti software. Pocophone F1, gra-

zie anche alla GPU Adreno 630, non fa alcuna fatica a

destreggiarsi con i videogiochi di ultima generazione

né nel riprodurre filmati 4K e in H.265; nei momenti di

maggiore stress è percepibile il surriscaldamento della

porzione posteriore della scocca - nulla di preoccupan-

te - ben distribuito su tutta la metà inferiore del dispo-

sitivo. Per gestire il calore gli ingegneri hanno utilizzato

la tecnologia LiquidCool che, grazie a un’intelligente

sistema a liquido, permette di tenere sempre sotto con-

trollo le temperature dei componenti principali al fine

di assicurarne sempre la massima efficienza. Il sistema

TEST

Pocophone F1segue Da pagina 39

segue a pagina 41

Page 41: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 41

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

che gestisce le applicazioni in background a volte e

“troppo aggressivo” e capita di ricevere qualche noti-

fica in ritardo; dalle impostazioni si può comunque de-

cidere di svincolare le app dalle briglie di tale sistema.

Chiudiamo il capitolo dedicato al software di sistema ri-

badendo che Xiaomi ha promesso un grande supporto

per il dispositivo in questione e già nelle prossime setti-

mane dovrebbe esserci il rilascio della MIUI 10; entro la

fine dell’anno, poi, sarà il turno di Android P. Alle spalle

di Pocophone F1 c’è già un’immensa community già al

lavoro su ROM personalizzate e ottimizzazioni varie; gli

utenti un po’ più “esperti” potranno solo gioire.

Doppia fotocamera con IA: promossa, ma non a pieni voti In un momento in cui alcuni produttori stanno addirittu-

ra pensando a smartphone con 6 fotocamere, Poco ha

equipaggiato Pocophone F1 con l’ormai classico modu-

lo principale composto da “soli” due sensori. Lo smar-

tphone è provvisto di un sensore primario da 12 MP - lo

stesso Sony IMX363 con pixel da 1.4μm dello Xiaomi

Mi 8, ma con obiettivo f/1.9 e senza stabilizzatore ottico

- affiancato da uno secondario con risoluzione pari a 5

MP (con obiettivo f/2.0), pensato esclusivamente per

raccogliere informazioni sulla profondità di campo. Si

tratta di un modulo adeguato al target di prezzo, che si

comporta in maniera eccellente in condizioni di illumi-

nazione ottimali e che fa un po’ più di fatica quando la

luce inizia a calare. Di giorno le fotografie sono ben det-

tagliate, i colori realistici e il bilanciamento del bianco

è pressoché sempre perfetto; di sera il dettaglio cala,

emerge il lavoro del sistema di ottimizzazione post-

scatto e, quando attiva, risalta la mano dell’intelligenza

artificiale la quale, cercando di identificare le scene (e

ci riesce abbastanza bene), spesso agisce male sul bi-

lanciamento delle luci restituendo all’utente immagini

con colori abbastanza innaturali. Nelle nostre prove ab-

biamo chiaramente notato la tendenza - solo notturna

- a sfornare scatti con una dominanza verde, mentre di

giorno è difficile distinguere le fotografie scattate con

IA attiva rispetto a quelle con IA spenta. Buono il lavo-

ro del sistema HDR: l’impostazione automatica non è

mai invasiva e si accende quando serve. Superiore alla

media la distorsione degli scatti, mai eccessivamente

fastidiosa ma chiaramente evidenziabile andando ad

analizzare nel dettaglio le fotografie.

L’assenza dello stabilizzatore ottico negli scatti diurni

non è un problema, mentre di sera la sua presenza

avrebbe aiutato quel tanto da riuscire ad evitare i piut-

tosto frequenti “micro-mossi” degli scatti. La colpa però

non è solo imputabile alla mancanza del sistema OIS:

probabilmente a dare più fastidio è la relativa lentezza

che, sempre di sera, affligge il sistema di scatto. Tra

l’effettivo “click” - o tap - e il reale salvataggio della foto

sembra esserci sempre quella frazione di secondo di

troppo, fattore questo che porta a muovere il dispositi-

vo precocemente con il risultato di uno scatto non per-

fettamente “statico”. Il tutto pare dovuto alla lentezza

con cui il sensore secondario raccoglie le informazioni

sulla scena, cosa che si verifica davvero di rado durante

il giorno, quando le condizioni sono naturalmente più

“facili” anche per i sistemi elettronici che gestiscono il

comporta foto/video di Pocophone F1. Stesso discorso

vale per il punta e scatta: di giorno è possibile, di sera

non è così affidabile. Se cercate uno smartphone per

fare foto al volo vi conviene cercare altro o, magari, at-

tendere qualche aggiornamento software.

Anche per la porzione video non ci si può lamentare:

Pocophone F1 può registrare filmati fino a 2160/30p

di buonissima qualità così come slow-motion fino a

1080/240p; curiosa l’assenza della modalità di regi-

strazione a 1080p e 60 frame per secondo (bisogna

accontentarsi di 30 fotogrammi), chiesta a gran voce

dalla community anche più di quella a 2160/60p. I fil-

mati sono di buona fattura (si può decidere se codifica-

re in H.264 o H.265) e c’è uno stabilizzatore elettroni-

co d’immagine, attivo anche in 4K, che dà una grossa

mano nelle situazioni più complicate; la messa a fuoco

a volte si dimostra ballerina, ma non più di quella del-

la stragrande maggioranza dei dispositivi concorrenti.

Buona e completa l’applicazione fotocamera messa a

disposizione da Xiaomi per questo Pocophone F1; le

opzioni sono tante e non si sente la mancanza di nes-

suna modalità, essendo presente anche quella “pro-

fessionale” attraverso la quale l’utente può selezionare

a suo piacimento i parametri di scatto. Poco da dire

sull’Intelligenza Artificiale al servizio della fotocamera:

secondo Poco - o Xiaomi - il processore è in grado di

riconoscere fino a 25 tipologie di oggetti e 206 diverse

scene. Nell’utilizzo di tutti i giorni l’IA viene in soccorso

soprattutto quando la luce inizia a calare e non sempre

riesce a individuare correttamente le situazioni. Il risul-

tato finale, comunque, è sempre più che accettabile

e raramente troppo artificioso. Senza infamia e senza

lode la fotocamera frontale da 20 MP e obiettivo f/2.0;

va benissimo per i selfie ed è in grado di dare qualche

soddisfazione, ma meglio non aspettarsi miracoli.

Ottima l’autonomia, così così la parte telefonica, assente l’NFC La batteria da 4000mAh, unita all’eccellente comparto

hardware e alla più che buona ottimizzazione softwa-

re assicurano al Pocophone F1 un’autonomia di tutto

rispetto; con un utilizzo “normale” si può arrivare a

sera con oltre il 50% di batteria ancora a disposizio-

ne, valore che permetterebbe a molti utenti di sfiorare

anche le due giornate di utilizzo. Andando a sfruttare

più a fondo le potenzialità di Pocophone F1 e allonta-

nandoci da una stabile copertura Wi-Fi non siamo mai

riusciti ad arrivare a sera con un livello di carica resi-

dua inferiore al 30%, risultato invidiabile, seppur non

superiore agli smartphone provvisti della medesima ar-

chitettura hardware. Il caricatore rapido QuickCharge

da 18W è in grado di assicurare circa il 35% di carica

con solo mezz’ora di collegamento alla rete elettrica.

Il comparto telefonico è probabilmente quello su cui

Poco ha risparmiato di più; la qualità delle chiamate è

inferiore pressoché alla maggior parte dei dispositivi

top di gamma presenti sul mercato e il livello spesso

fa fatica a eguagliare quello dei migliori prodotti della

gamma media. Buona ma non eccezionale la ricezione;

Pocophone F1, nelle nostre mani, non ha praticamente

mai agganciato il segnale 4G+, ma a quanto pare non

siamo i soli ad aver riscontrato questo problema e il

tutto - apparentemente - sarà risolto nei prossimi ag-

giornamenti software. Va bene il Wi-Fi “ac” dual-band,

c’è un modulo Bluetooth 5.0 ma manca il chip NFC, as-

senza da segnalare poiché, seppur lentamente, la tec-

nologia sta iniziando a prendere piede anche in Italia e

la cui mancanza - su un dispositivo che si spaccia per

un top di gamma - non può passare inosservata. Poco

più che sufficiente l’audio uscente dal jack da 3,5mm

(c’è il supporto completo a AAC/aptX/aptX-HD/LDAC)

mentre non è affatto male, sempre relativamente all’uti-

lizzo per il quale è preposto, quello offerto dall’altopar-

lante di sistema.

TEST

Pocophone F1segue Da pagina 40

Alcune foto realizzate con Pocophone F1 Clicca su ciascuna immagine per vedere l’ingrandimento

Page 42: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Emanuele VILLA, Roberto FAGGIANO

I l mercato del lusso ha dei meccanismi tutti suoi: il

concetto stesso di rapporto qualità/prezzo diventa

totalmente relativo e al suo posto trovano spazio ar-

gomenti di stile, status e esclusività. Quindi partiamo

dal fondo: alla classica domanda se Oppo Find X Lam-

borghini valga 1699 euro, la risposta non potrebbe che

essere negativa se data con i canoni tecnici tradiziona-

li, ma potrebbe valerne la pena per chi lo considera un

oggetto esclusivo capace di fare la differenza (per chi lo

porta con sè). Non è di sicuro un prodotto su cui Oppo

pensi di fare grandi volumi, ma piuttosto un “di più” per

appassionati facoltosi. Al grande pubblico (grande fino

a un certo punto, diciamo "agli altri") l’azienda cinese

propone la versione regolare di Find X, che costa 999

euro e ha ben poche differenze con quella griffata

Lamborghini: sono tanti soldi in ogni caso, ma quasi la

metà per un prodotto che in sostanza è lo stesso. Find

X Lamborghini viene venduto in una confezione cura-

tissima: arancione e blu scuro, con cavetto di ricarica

in tinta, alimentatore capace di ricaricare il telefono da

zero in poco più di mezzora e auricolari wireless blue-

tooth sono il corredo di uno dei telefoni più particolari

del mercato. Sul costo si è già detto, sul “particolare”

ci si può tranquillamente rivolgere alla versione stan-

dard di Find X, che è il primo telefono con sistema

motorizzato di apertura della fotocamera: per chi non

lo conoscesse, la particolarità di Find X è appunto un

piccolo cassetto motorizzato che fuoriesce dalla par-

te superiore del telefono e integra le fotocamere, sia

quella anteriore per i selfie e il riconoscimento del vol-

to in stile “Face ID”, sia quelle posteriori per gli scatti

tradizionali, con in mezzo il flash LED. Il vantaggio di

questa soluzione è ovvio: inserire le fotocamere in una

tasca motorizzata che si apre quando l’utente attiva le

funzioni fotografiche ha permesso a Oppo di realizzare

un telefono realmente borderless (o bezel-less che dir

si voglia), in cui il pannello anteriore è occupato per

circa il 94% da un display che curva dolcemente ai lati

ricordando i Galaxy di Samsung dall’S7 Edge in poi.

Design e display, due punti di forza Chi proviene da una generazione passata di smar-

tphone e quindi ha ancora in tasca un dispositivo con i

bordi pronunciati, resta letteralmente a bocca aperta.

Chi invece possiede già un dispositivo di ultima ge-

nerazione è più abituato al concetto di borderless ma

non può che apprezzare come Oppo l’ha implemen-

tato in un prodotto commerciale. Il telefono è esteti-

camente molto curato, con una piacevole sensazione

di solidità che proviene dall’accostamento del metallo

(bordi) e il vetro, presente in quantità. La curvatura

laterale del display si associa a quella del pannello

posteriore rendendo il prodotto molto raffinato (spe-

TEST Oppo Find X è uno smartphone che ambisce al ruolo di status symbol e che offre caratteristiche tecniche di alto profilo

A tu per tu con Oppo Find X Lamborghini Lo smartphone di lusso che costa 1700 euroAbbiamo trascorso un paio di settimane con Oppo Find X in versione Lamborghini. Varrà i 1699 euro di listino?

cie in versione Lamborghini, con il logo dell’azienda

italiana ben visibile sul retro) ma anche un po’ sci-

voloso. Considerando il prezzo altissimo, abbiamo

immediatamente inserito il telefono nella sua cover

rigida protettiva , anch’essa griffata Lamborghini: qua-

si superfluo dire che in questo modo si guadagna in

sicurezza ma si perde parte buna del fascino di un

dispositivo del genere. Chi si può permettere un te-

lefono da 1.700 euro senza batter ciglio, difficilmente

pensa a proteggerlo. Punto di forza è sicuramente il

display, un OLED da 6,4’’ con risoluzione di 1080 x

2340 pixel e aspect ratio che più strano non si può:

19,5:9. Non sarà il più definito del pianeta (se contia-

mo i pixel, c’è chi ne ha di più) ma fa la sua figura: da

un lato non avere cornici permette al display di essere

molto ampio ma in uno chassis più che gestibile, dal-

l’altro il display - come buona parte degli OLED degli

smartphone - può mostrare una resa cromatica molto

vivida e brillante. Non sarà di certo il massimo a livello

di fedeltà al reale, ma è di certo una buona soluzione

per guardarsi una serie TV o un film in viaggio: l’am-

piezza lo rende una specie di tablet delle passate

generazioni e la luminosità, dichiarata di 430 cd/m2,

permette la visione anche in condizioni di forte luce

ambientale, pur senza sacrificare il punto di forza gli

lab

video

UN NUOVO CARISSIMO STATUS SYMBOL TECNOLOGICO 1.699,00 €Difficile giungere a delle conclusioni e soprattutto a dei voti perché uno smartphone da 1700 euro appartenente al segmento del lusso non può essere giudicato con gli stessi parametri di sempre, parametri che dovremmo invece applicare alla versione “standard” di Find X, da 999 euro. Lamborghini o non, Find X è uno smartphone innovativo e con tutte le carte in regola per non sfigurare in un mercato il cui prezzo medio è salito molto negli ultimi anni: ha un display ottimo, un sistema di “Face ID” molto preciso e affidabile, autonomia apprezzabile e prestazioni di primissimo piano. Il comparto fotocamere è nella norma: non è male ma forse si sarebbe potuto ambire a qualcosa di eccellente visto il costo del prodotto. Probabilmente il meccanismo motorizzato ha imposto delle limitazioni. Poi c’è il discorso del prezzo, che crea non pochi imbarazzi: posto che un “senza voto” sarebbe stata la scelta migliore per un prodotto che non si può giudicare coi soliti canoni, resta il fatto che uno scarto di 700 euro rispetto alla versione regolare è eccessivo per 256 GB di storage in più, un tema curato, auricolari wireless in tinta, cover Lamborghini, una bella confezione e poco altro. Ma qui intervengono considerazioni di status e di esclusività che escono completa-mente dai canoni tradizionali e potrebbero giustificare - per pochi - la spesa da fare. Diversa sarebbe la valutazione del prezzo della versione normale: 999 euro non sono comunque pochi e il rapporto qualità/prezzo non sarebbe di certo ottimale, ma la forte carica innovativa del prodotto renderebbe il tutto senz’altro più digeribile per chi vuole possedere una vera primizia tecnologica.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

9 8 9 8 9 4

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEDesign innovativoPrestazioni generaliDisplay eccellente

Assenza di sensore impronte e jack cuffieManca slot SDQualità musicale auricolari

7.8

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Oppo Find X Lamborghini

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

OLED, cioè i contrasti. Tra l’altro la versione Lambor-

ghini che abbiamo provato ha un tema completamen-

te nero sul qualche sono sistemate le icone in linea

con il design del marchio: onestamente questa inter-

faccia, così squadrata e lontana dai canoni di design

attuali, c’è piaciuta molto poco, ma dovendo provare il

telefono ci ha permesso di apprezzare la resa dei neri

e gli ottimi contrasti. Passare al tema standard di Find

X, molto “fumettoso” e più soft, è davvero un attimo:

non che questo faccia gridare al miracolo dal punto di

vista della sobrietà, ma con l’altro non c’è paragone.

Poi de gustibus…

Potenza senza confini, ma manca qualcosa Quasi superfluo dire che lo smartphone si compor-

ta bene sia in una comune routine quotidiana, sia in

condizioni di stress: stiamo parlando di un terminale da

1.700 euro con snapdragon 845, ben 8 GB di RAM e

512 GB di storage. La versione normale ha le stesse ca-

ratteristiche ma 256 GB di RAM. Meglio di così, oggi è

ben difficile fare: la fluidità non si mette in discussione,

la rapidità nel multitasking è evidente e tutto rispon-

de senza alcuna difficoltà, giochi di ultima generazio-

ne inclusi. Ci mancherebbe altro, aggiungiamo noi. Il

sistema operativo è Android Oreo 8.1 sul quale Oppo

ha caricato il suo tema ColorOS 5.1 (supponiamo sia in

arrivo il 5.2 a breve): a differenza di altri produttori, le

personalizzazioni di Oppo non sono particolarmente

invasive, anche se l’avvicinamento ad iOS è piuttosto

evidente. Tutto sommato Color OS è un’interfaccia mol-

to giovane e abbastanza leggera: c’è una componente

AI che si manifesta soprattutto nelle funzionalità foto-

grafiche (e di archivio immagini), la piena integrazione

coi servizi Google come Assistant e Lens, delle interes-

santi scorciatoie per le app, una modalità multitasking

a schermo intero, gesture particolari per lo split screen

e molto altro, ma nulla che imponga all’utente di modi-

ficare il modo in cui usa lo smartphone ogni giorno. Pia-

cevole la rapidità di accesso alle funzioni, un po’ meno

(tornando “a bomba” sull’hardware) il fatto che non sia

disponibile uno slot per l’espansione della memoria di

storage: vero che 256 e 512 GB sono un’enormità, ma

tutto sommato si tratta pur sempre di un’assenza che

qualcuno potrebbe considerare importante. A propo-

sito di assenze, manca il jack per le cuffie: Oppo ha

deciso di seguire la moda inaugurata da Apple qual-

che stagione fa, moda ormai ampiamente condivisa

dal mercato. L’edizione Lamborghini ha comunque gli

auricolari wireless griffati compresi nel prezzo. Assen-

te anche il sensore di riconoscimento delle impronte:

Oppo l’avrebbe potuto posizionare sulla scocca po-

steriore o addirittura al di sotto del display, realizzando

una chicca tecnologica assoluta. Purtroppo non c’è: le

due opzioni possibili per lo sblocco del telefono sono

il classico vetusto codice o il riconoscimento del volto,

per il quale Find X utilizza un sistema a infrarossi molto

simile a quanto fece Apple con iPhone X. Il vantaggio è

quello di permettere lo sblocco anche in condizioni di

scarsa o assente luminosità ambientale, cosa classica

quando si usa lo smartphone all’aperto dopo una certa

ora o di notte. La registrazione del volto è immediata:

2 secondi e il sistema è pronto per usare i dati raccolti

per lo sblocco del telefono, cui aggiunge un passcode

nel caso in cui il primo sistema non dovesse andare a

buon fine. L’abbiamo provato e riprovato, giocandoci

un po’ in tutti i modi. Il meccanismo che solleva il blocco

delle fotocamere è abbastanza rapido (diciamo 1/2 se-

condo) e il riconoscimento istantaneo: durante il giorno

il sistema funziona benissimo a patto che ci si ponga

frontalmente e si guardi la fotocamera. Allineamento

del viso e posizione degli occhi sono gli elementi de-

terminanti: se si ruota la testa ma si continua a guarda-

re la fotocamera lo sblocco avviene regolarmente, ma

se ci si gira per rivolgere lo sguardo altrove, il sistema

chiede conferma con il passcode. Intendiamoci, non è

di sicuro un difetto ma una curiosità: il sistema funziona

benissimo, piuttosto nelle prossime generazioni si po-

trebbe pensare di fondere più immagini in un model-

lo 3D del volto che permetta lo sblocco anche a viso

girato su un lato. Promosso anche di sera, di notte e

dentro una cantina completamente buia: nessun pro-

blema in casa con una fioca luce soffusa, zero difficoltà

se usciamo di casa di notte, idem se la luce proprio non

c’è. Al massimo qui c’è un po’ meno tolleranza alla ro-

tazione del viso, ma potrebbe tranquillamente essere

un’impressione. In poche parole, a patto che il sistema

non si inceppi dopo migliaia di movimenti del modulo

fotocamera, il Face ID di Oppo è promosso.

Auricolari: ok per le telefonate, meno per la musica La dotazione di auricolari dedicati a questo modello

e soprattutto la firma Oppo, ben nota per la qualità

audio dei suoi lettori blu-ray, faceva sperare in presta-

zioni sopra alla media nella riproduzione sonora, ma

l'esito del nostro test purtroppo ci ha deluso. L’aspetto

degli auricolari completamente wireless è molto cura-

to, con la loro custodia che funge anche da caricatore

e batteria di riserva e con tanto di logo Lamborghini.

La procedura di abbinamento è molto rapida e avvie-

ne in modalità aptX HD, però non troviamo sofisticate

curve di equalizzazione ma bisogna prendere la resa

sonora così come viene. Prima bisogna pure cercare

di farli stare al loro posto, perché non ci sono adat-

TEST

Oppo Find X Lamborghinisegue Da pagina 42

Ecco come si presenta il tema Custom Lamborghi-ni sull’Oppo Find X

segue a pagina 44

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

tatori per l’orecchio e non a tutti potrebbero calzare

perfettamente. Ma questa è una valutazione del tutto

soggettiva. Meno piacevole la qualità sonora che gli

auricolari sono in grado di esprimere: l’ascolto non ci

è parso all’altezza della situazione, poiché ne escono

bene solo le voci e i medio alti, più sotto la musica ten-

de ad andare troppo in secondo piano ed e è difficile

ottenere un buon volume. Insomma un buon aurico-

lare per le conversazioni telefoniche, ma per un serio

ascolto musicale di alta qualità bisognerà provvedere

a parte.

Fotocamera innovativa, qualità nella norma Magari non sarà il migliore del lotto, ma di sicuro FInd

X (Lamborghini o non) è un telefono innovativo. Sotto

questo profilo, il grosso è fatto dal modulo fotocame-

ra “incassato” nello chassis che fuoriesce automati-

camente tutte le volte che si accende il telefono (per

lo sblocco col viso) e che si richiama una funzionalità

fotografica. In questo modo, Oppo ottiene un display

frontale che occupa praticamente tutto lo chassis,

con uno screen-to-body ratio da record (94% circa).

La prima cosa che gli appassionati si sono domandati

è relativa alla durata del meccanismo: un power-user

accende e spegne il telefono centinaia di volte al gior-

no, siamo sicuri che dopo 6 mesi il motorino (che non

è totalmente silenzioso) non smetta di funzionare?

A questa domanda non possiamo dare una risposta

certa: dovremmo rivedere la prova tra un annetto per

giudicare, al momento nessuno ha l’esperienza suffi-

ciente per rispondere. Però una cosa va detta: Oppo

è al corrente della questione e per questo motivo as-

sicura un ciclo di vita di almeno 300.000 movimenti.

Supponendo di farne un centinaio al giorno (stima

molto abbondante) superiamo gli 8 anni. In pratica,

secondo Oppo sostituirete il telefono con uno più re-

cente ben prima che il motorino vada ufficialmente in

pensione. Nessun problema per quanto riguarda la

rapidità di uscita del modulo: siamo intorno al mezzo

secondo ed è difficile che il classico fotografo “ca-

sual” da smartphone lo consideri un problema. Ol-

tretutto il software è velocissimo e questo compensa

quell’attimo di attesa per il movimento del modulo.

Piuttosto riflettiamo un attimo sulle possibili conse-

guenze che qualche accumulo di polvere nel sistema

possa avere nel medio e lungo periodo: anche qui

non siamo in grado di dare una risposta definitiva, ma

occorre comunque tenerne conto perchè la polvere

si deposita sugli spigoli e non è semplice da rimuo-

vere. Il software della fotocamera non è male: ha la

classica modalità totalmente automatica con HDR

auto che verrà usata dalla stragrande maggioranza

delle persone ma permette anche di agire manual-

mente sui principali parametri di scatto con una mo-

dalità “Pro” dedicata. Shutter lag nella norma, trascu-

rabile in condizioni di buona luminosità ambientale.

A livello hardware, Oppo ha dotato il proprio Find X

di un setup a doppio modulo: troviamo un sensore

principale da 16mpixel f/2.0 con stabilizzazione ottica

molto efficace e autofocus a rilevamento di fase, e un

modulo ulteriore da 20mpixel sempre f/2.0. Niente di

innovativo sotto questo profilo, ma mettiamolo alla

prova con alcuni scatti a 1x e 2x (vedi foto in alto). Il ri-

conoscimento automatico delle scene, che tanto per

cambiare coinvolge l’AI, è una caratteristica extra che

farà piacere l’utente più casual, ma certamente non

è fondamentale per realizzare buoni scatti: piuttosto,

notiamo con piacere che il livello di trattamento d’im-

magine è abbastanza soft e sacrifica un po’ di impat-

to a favore di una maggiore naturalezza. Per la prova

abbiamo usato il setup automatico, supponendo che

sarà quello più usato in assoluto: HDR auto in giro per

la città con sole e cielo limpido, stesse condizioni ma

dopo le 21 in uno dei primi giorni d’autunno. In condi-

zioni di scatto notturno la qualità si riduce non poco:

il quadro rimane intelligibile anche quando ad illumi-

nare un paesaggio c’è unicamente un lampione, ma

il trattamento d’immagine per la riduzione del rumore

diviene molto più invasivo, a discapito del dettaglio

fine. Qui probabilmente l’uso delle impostazioni ma-

nuali potrebbe migliorare l'impatto complessivo.

Autonomia apprezzabile e ricarica velocissima Concludiamo questa panoramica di Find X con del-

le considerazioni sull'autonomia e la ricarica. Find X

comprende un modulo batteria da 3.400 mAh, più

che sufficiente per le attività quotidiane, anche in

caso di uso intenso: non è un prodotto pensato per

durare giorni e giorni ma - considerando i ritmi frene-

tici cui l'abbiamo sottoposto - l’autonomia non sarà di

sicuro un problema per chi deciderà di portarlo con

sè. Applauso invece per quanto concerne la ricarica:

il sistema Super Vooc di serie promette di ricaricare

completamente il dispositivo in circa mezzora, e ciò

corrisponde al vero, minuto più o minuto meno. Il fat-

to che in 30 minuti il telefono sia “full” in realtà non

è così fondamentale (chi ha 30 minuti per ricaricare

il telefono ha probabilmente anche un'ora), ma lo è il

fatto che nei 10 minuti in cui l’abbiamo collegato poco

prima di scrivere questa prova sia passato dal 56% al

91%: la ricarica rapidissima è quindi fondamentale per

tutti quei momenti in cui si ha una manciata di minuti

e si vuole massimizzare la carica. Ottimo.

TEST

Oppo Find X Lamborghinisegue Da pagina 43

Design molto curato, ma l'area della fotocamera va pulita con cura e costanza onde evitare accumuli di polvere che potrebbero nuocere al meccanismo

Alcune foto realizzate con Oppo Find X: le prime sei immagini in alto sono scatti 1x e 2x, le ultime tre foto sono scatti in notturna. Clicca su ciascuna immagine per vedere l’ingrandimento.

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di Mirko SPASIANO

L o avevamo provato in anteprima a febbraio al

Mobile World Congress di Barcellona, ma final-

mente abbiamo avuto la possibilità di metterlo

sotto torchio, per scoprirne pregi e difetti. Dopo tanta

attesa, però, la curiosità di metterlo alla frusta non era

diminuita affatto, anche perché dal debutto nel seg-

mento PC nel 2016, Huawei ha fatto tanta strada. Non

solo si è consolidata in questo settore, ma ha sfornato

uno degli ultrabook migliori sul mercato. Dalle cornici

sottilissime attorno al display, alle linee eleganti, pas-

sando per soluzioni innovative – come la fotocamera

a scomparsa nella tastiera –: in questo MateBook X

Pro c’è davvero tanto di buono. Questo portatile certi-

fica la piena maturità dell’azienda cinese in un campo

che soli due anni fa le era estraneo.

Design FullView, con fotocamera… “a sorpresa”Huawei ha combinato l’esperienza maturata sul campo

con una più che velata ispirazione alla concorrenza per

forgiare un piccolo gioiello, che presta il fianco a po-

chissime critiche. È un ultrabook classico, senza trop-

pi fronzoli nel form factor, ma non per questo meno…

sexy. L’azienda cinese, di fatto, ha anticipato di qualche

mese il leitmotiv di IFA 2018 nel segmento PC: la guer-

ra alle cornici. Il frutto del lavoro di Huawei è qualcosa

chiamato design FullView: un display incastonato in

cornici sottilissime. Il rapporto schermo/superficie del

coperchio è pari al 91%. Numero a parte, la sensazione

è quella di uno schermo senza cornici – ma allo scher-

mo in sé ci si dedicherà tra breve. Quel che accade,

quando si riduce così tanto lo spessore delle cornici,

è che c’è pochissimo spazio per la fotocamera. Qui,

Huawei ha tirato fuori il coniglio dal cilindro, inseren-

do tra i tasti funzione F6 ed F7 una webcam a scom-

parsa. Esercitando una pressione adeguata, si aziona

una molla che rivela la fotocamera – corredata anche

di un piccolo LED che ne notifica l’attivazione – che

fa della discrezione il suo cavallo di battaglia: saranno

contenti gli amanti della privacy. Certo, la risoluzione è

bassissima – solo 1 MP – e l’angolo di visuale non è il

TEST Design elegante, soluzioni innovative e prezzo molto interessante per questo nuovo piccolo gioiello dell’azienda cinese

Con MateBook X Pro Huawei ha fatto bingo È lui il nuovo riferimento per gli UltrabookHuawei propone uno dei migliori Ultrabook al momento sul mercato, che si candida al titolo di best buy nella fascia premium

massimo, ma se la si usa poco e non si digita durante

la videochiamata ci si può convivere; in caso contrario,

è un mezzo dramma, perché si copre buona parte del

campo visivo con le dita.

Aspetto da reginetta del ballo, ma tutt’altro che appariscente Facendo un passo indietro, però, è doveroso fornire

una visione d’insieme. Non è affatto tra i più leggeri del-

la categoria, con i suoi 1,33 chilogrammi, né tantomeno

tra i più sottili, con i suoi 14,6 millimetri, ma per quelle

che sono le sue specifiche tecniche non c’è da stupir-

si. Anzi, c’è anche un’altra attenuante. Lo schermo è di

un taglio insolito: 13,9 pollici, contro i consueti 13,3. La

scocca è in alluminio, con finitura opaca, praticamente

allergica alle impronte. Apprezzabile che non sia uni-

body nel vero senso del termine: il pannello posteriore

- quello che poggia sul tavolo, per intenderci - è rimo-

vibile. Forse si sarebbe potuto fare un filo di più sulla

solidità: sotto forte pressione - ma deve essere proprio

intenzionale -, la zona poggiapolsi cede leggermente,

accompagnata da uno scricchiolio appena accennato

dal lato destro. La colorazione space gray è molto ele-

gante e fa un bel contrasto con gli intagli al laser che

impreziosiscono il tasto di accensione e il touchpad.

Il colore è più scuro dell’omonimo di Apple ed anche

lievemente cangiante. Il tasto di accensione, tra l’altro,

si sdoppia in sensore di riconoscimento delle impronte

digitali: bello lo stile uber-minimal e poi il sensore è pra-

ticamente infallibile. Alcune somiglianze con i MacBook

però non passano inosservate. La rientranza al di sotto

segue a pagina 46

Huawei MateBook X ProDIFFICILE FARE DI MEGLIO PER CHI FA PC DA SOLI DUE ANNI 1.699,00 €Non c’è che dire: Huawei è diventata una contendente molto più che credibile anche nel segmento PC – peraltro in pochissimo tempo. Questo MateBook X Pro ne è la prova. È una macchina ben bilanciata in ogni suo componente: si vede e si sente che si tratta di un prodotto premium. Il prezzo – che, per i motivi accennati in precedenza, è relativo alla versione con 8 GB di RAM – se confrontato a quelli della concorrenza fa sorridere e assolutamente in senso positivo: a parità di configurazione hardware, confrontando i prezzi di listino qui in Italia, la spunta quasi sempre Huawei. A parte il partizionamento dell’SSD anacronistico e non proprio user-friendly – si fa per dire –, non ha grossi difetti. Anzi, in realtà, se l’utente è in grado di modificare giusto un paio di settaggi nelle impostazioni (come descritto in dettaglio in precedenza), è un ostacolo che si supera agevolmente. Forse l’unico contesto in cui questo MateBook X Pro non dà il meglio di sé è quello delle videoconferenze: chi ne fa molte farebbe meglio a dirottare altrove le proprie scelte. Per tutti gli altri, in questa fascia di prezzo è un best buy.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

9 9 9 9 9 8COSA NON CI PIACE

Design elegante e minimalePrestazioni e autonomia di livelloPrezzo inferiore rispetto alla concorrenza

Partizionamento scriteriato dell’SSDTastiera piatta e retroilluminazione non uniformeScalda un po’ troppo quando il gioco si fa duro

lab

video

8.8COSA CI PIACE

Page 46: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

del touchpad, che agevola l’apertura del display, è di

cupertiniana memoria, così come il touchpad full-size.

A proposito, il bilanciamento del peso è perfetto: si

apre con un dito e senza incertezze. L’altro elemento

che rammenta i MacBook Pro di nuova generazione è

la disposizione della griglia degli altoparlanti ai lati del-

la tastiera, accompagnati da un altro paio di altoparlanti

sul retro, che fanno tutta la differenza di questo mondo.

La pressione sonora sprigionata dal MateBook X Pro è

impressionante e da primato per la categoria e proba-

bilmente non solo. Certo, si sta parlando sempre di un

ultrabook, ma il suono è sorprendentemente corposo

e pulito, sebbene quasi del tutto scevro di bassi. Per-

de appena un po’ di nitidezza con il volume impostato

ai massimi livelli, ma complessivamente Huawei ha

fatto un lavoro notevole. Per non farsi mancare nulla,

completano il comparto audio la certificazione Dolby

Atmos e quattro microfoni digitali. Ottima la dotazione

di porte: oltre al classico mini-jack da 3,5 pollici per gli

auricolari, ci sono due porte USB Type-C ed una Type-

A 3.0 per la retrocompatibilità. Solo una delle due USB

di tipo C è Thunderbolt 3, mentre l’altra è adibita alla

ricarica: lodevole la scelta di non utilizzare connettori

proprietari.

Display da poche ombre e tanta luce Huawei ha equipaggiato questo MateBook X Pro con

un pannello LTPS da 13,9 pollici di diagonale, con rap-

porto di forma 3:2. La risoluzione è di 3.000 x 2.000

pixel, che su uno schermo di queste dimensioni si tra-

duce in una densità di 260 ppi. Risultato? I pixel sono

invisibili fino a poco meno di 15 centimetri dal display

e le immagini sono sempre cristalline. Se poi è anche

più luminoso di quanto Huawei lasci intendere dalle

specifiche tecniche, non si può che essere soddisfat-

ti. L’azienda cinese cita, infatti, 450 nits di luminosità

massima, ma si avvicina più ai 500. A questo fa da

contraltare un sensore di luminosità ambientale che

funziona davvero bene, ma che forse è un po’ troppo

conservativo, soprattutto in presenza di luce artificiale.

Di fatto, quei picchi non si raggiungono praticamente

mai, ma lo schermo risulta quasi sempre ben leggibile,

nonostante la finitura lucida. Per la cronaca, il display

è anche touch, ma ha un discreto trattamento oleofo-

bico. Buono il livello di contrasto (1.500:1 da specifiche

tecniche) e la fedeltà cromatica, con colori e grigi sem-

pre ben riprodotti. Lascia invece un po’ a desiderare

la profondità dei neri: scene molto scure finiscono per

impastarsi un pochino.

Tastiera un po’ piatta, ma il touchpad è perfetto Così come per il display, anche per la tastiera le cornici

sono ridotte all’osso: trattasi, infatti, di una tastiera full-

size, con tasti a isola ben distanziati. L’interspazio è di

poco oltre i 2,5 millimetri, il che aiuta a non commettere

errori in fase di digitazione. L’escursione dei tasti non

è esaltante – probabilmente di poco superiore al mil-

limetro – e, in barba ad una discreta ammortizzazione,

l’esperienza di scrittura risulta abbastanza piatta. La re-

troilluminazione bianca, regolabile su tre livelli – inclu-

so lo stato di off –, fa chiaramente un ottimo contrasto

con i tasti neri. Dunque è perfetta la leggibilità in tutte

le condizioni di luce. Peccato davvero per un’uniformità

non eccellente. Quantomeno sul modello inviatoci in

redazione, c’è del light bleed disomogeneo dal di sotto

di alcuni tasti; problematica che invece non avevamo

ravvisato nel nostro hands-on in fiera lo scorso feb-

braio. In compenso, c’è la protezione contro gli schizzi.

Come sulle tastiere dei Surface più recenti, poi, molto

apprezzata è la possibilità di scegliere lo scopo dei ta-

sti funzione semplicemente alla pressione del tasto Fn.

Quivi campeggia, infatti, un piccolo LED: di default (luce

spenta) sono attivi i controlli “multimediali”, mentre alla

pressione del tasto Fn (luce accesa) si attivano i tasti

funzione. Quelle virgolette non sono casuali, perché

mancano del tutto i comandi per la regolazione della

riproduzione musicale. Piuttosto che un tasto dedica-

to al lancio di PC Manager – il software proprietario di

Huawei, su cui ci si soffermerà in seguito – sarebbe sta-

to preferibile avere almeno il tasto per la combo Play/

Pause. Il touchpad, invece, è ineccepibile: per Huawei

inserirne uno più grande in questo MateBook X Pro sa-

rebbe stato impossibile. È spazioso, l’intera superficie

in vetro è scorrevole e cliccabile – in maniera molto

uniforme, tra l’altro – e c’è la certificazione Precision:

insomma, non manca niente per avere un’esperienza

in linea col prodotto.

Prestazioni di livello. Peccato per il partizionamento “anacronistico” dell’SSD Se Huawei ha rivisto il MateBook X, aggiungendo la

dicitura Pro come “suffisso” finale ci sarà un motivo.

In effetti, per la tipologia di prodotto, ci sono specifi-

che tecniche di grido. Il modello che abbiamo avuto

in prova è quello con configurazione top: processore

Intel Core i7-8550U, 16 GB di RAM, 512 GB di spazio

di archiviazione e una scheda video discreta NVIDIA

GeForce MX150, con 2 GB di RAM GDDR5 dedicata.

C'è, però, da fare un appunto: la versione da 16 GB di

RAM non è commercializzata qui in Italia. Qui i GB di

RAM sono al massimo 8. L’unità di archiviazione è un

SSD NVMe con interfaccia PCIe di Liteon. Il consue-

to test con CrystalDiskMark rivela velocità di lettura

e scrittura ottime: è tra le più veloci che ci è capitata

sotto mano. Il confronto dei risultati in lettura e scrit-

TEST

Huawei MateBook X Prosegue Da pagina 45

segue a pagina 47

Page 47: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

tware per la gestione dei driver e del PC in generale.

PC Manager è di tutt’altro livello rispetto al vecchio

MateBook Assistant che Huawei preinstallava sui

suoi primi PC. Per cominciare, è interamente tradotto

in italiano, ma, soprattutto, è una suite completa che

si occupa egregiamente della gestione dei driver e

anche nella segnalazione di errori hardware rilevati.

All’inizio della prova, infatti, ha segnalato un errore re-

lativo alla tastiera, avendo rilevato che la lingua della

tastiera impostata in Windows non coincideva con il

layout hardware. Utile anche la possibilità di collega-

re il proprio smartphone a PC Manager, in modo da

recuperare rapidamente – e soprattutto senza cavi – i

contenuti archiviati sul telefono. Molto comoda anche

la scorciatoia per attivare con un click l'hotspot dal

telefono, in caso di necessità. L’abbinamento si attiva

tramite scansione di un codice QR, ma purtroppo è

limitato a soli telefoni Huawei.

tura sequenziale con il Surface Book 2 è impietoso: il

MateBook Pro X fa registrare risultati rispettivamente

di circa due e tre volte superiori. Abbastanza buone

sono anche le prestazioni con la manipolazione di vi-

deo in 4K. La velocità del supporto di archiviazione si

manifesta anche nei tempi di avvio del MateBook: 9

secondi da spento. Tuttavia, c’è da fare una bella tirata

d’orecchi a Huawei. Perché partizionare l’SSD in que-

sto modo? In sostanza, il sistema operativo è installato

sulla classica partizione C, che però è di soli 80 GB,

delegando il resto – in teoria, e solo in teoria – ai dati

personali ed al ripristino. Infatti, tutto – dalle app, ai file

scaricati, passando per quelli personali – viene archi-

viato in C. Basta installare qualche programma “serio”

e gli aggiornamenti di sistema e il tutto si satura in poco

tempo. Di fatto, l’utente meno smaliziato, ignaro della

possibilità di modificare rapidamente questo settaggio

(Impostazioni > Sistema > Archiviazione > Modifica il

percorso di salvataggio dei nuovi contenuti), si trove-

rà subito in difficoltà. Per non parlare, poi, di quando

verranno rilasciate le nuove release di Windows 10. Nel

corso della prova è successo perfino a chi scrive che

Windows abbia scaricato l’ultima versione, che prende

il nome di April Update, per poi fallire l’installazione in

una prima istanza per lo spazio insufficiente. Quanto al

processore, il MateBook X Pro è un’ulteriore conferma,

se ancora ce ne fosse bisogno, che la nuova architettu-

ra quad core dei processori Intel di ultima generazione

è stata un bel passo in avanti. I benchmark sintetici evi-

denziano che l’ultrabook di Huawei non arriva ai livelli

di Surface Book 2 da 13’’, ma ci va molto vicino: 4.739

e 14.051 rispettivamente nei test single e multi-core di

GeekBench 4. L’impressione è che Huawei sia stata

abbastanza conservativa per gestire meglio le tempe-

rature. Sotto stress prolungato, infatti, si registra un leg-

gero throttling, che comunque non pregiudica affatto

le prestazioni del dispositivo. Quanto alle prestazioni

grafiche, chiaramente non è una macchina da gaming,

ma la GeForce MX150 torna molto utile per il CAD 3D

e operazioni di rendering non troppo impegnative. Se

proprio si vuole giocare, si deve necessariamente ab-

bassare la risoluzione al di sotto del Full HD ed il livello

di dettaglio.

Ottima autonomia, nonostante i “bollenti spiriti” La batteria del MateBook X Pro è un da 57,4 Wh e ga-

rantisce un’autonomia che copre abbondantemente

l’intera giornata lavorativa. Con Wi-Fi sempre attivo,

mouse perennemente collegato in Bluetooth – solo

4.1 – e retroilluminazione dei tasti attiva e quella del

display regolata automaticamente supera le 9 ore

di utilizzo “misto” (tanto lavoro in office, navigazione

web, gestione della posta, interazione sui social e

musica in streaming). Con un uso più parsimonioso, si

superano tranquillamente le 10 ore. Molto buona an-

che l’efficienza energetica in stanby: consuma circa

l’1% ogni 8 ore. Il caricatore del MateBook X Pro è da

65 watt ed è poco più grande di quello di uno smar-

tphone. Impiega più o meno due ore a ricaricare com-

pletamente l’ultrabook e tiene botta anche quando

questo sia messo pesantemente sotto stress. Forse

lascia un po’ a desiderare nella gestione delle tem-

perature. Sebbene non vi sia un eccessivo degrado

delle prestazioni durante le operazioni più gravose,

la temperatura della scocca non è esattamente piace-

vole al tocco. Sotto stress e durante la fase di ricarica,

la porzione della base prossima al display – sia sul

retro, sia lato tastiera – diventa molto calda. Del re-

sto, la griglia per la dissipazione del calore è occultata

proprio in zona cerniera e, a meno che non lo si tenga

sottosopra, non la si scorge affatto. In compenso, la

piccola ventola è silenziosissima durante le comuni

operazioni da ufficio e non troppo fastidiosa quando

la macchina è sotto stress.

Windows 10 liscio e software proprietario all’altezzaCome di consueto, si chiude con qualche conside-

razione sul software. Qui bene, molto bene, Huawei,

che azzera del tutto il bloatware (software preinstal-

lato non richiesto), lasciando Windows 10 lindo e

pinto, in versione Fall Creators Update. Oltre al PC

Manager, cui si è accennato pocanzi, sul MateBook

X Pro fanno capolino solo le app dello Store Dolby

Access e Dolby Atmos Sound System. A differenza

di tanti altri dispositivi che abbiamo avuto in prova,

però, qui non si tratta solo di una prova a tempo di 30

giorni: si può effettivamente usufruire del Dolby At-

mos su cuffie e home theater. Infine, a Huawei vanno

riconosciuti anche gli enormi progressi fatti nel sof-

TEST

Huawei MateBook X Prosegue Da pagina 46

Page 48: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

C76 Serie • 65”/55”

Un’immagine eccezionale merita un suono straordinario

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Page 49: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 49

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Roberto FAGGIANO

Arriva anche sul mercato italiano la soundbar fir-

mata Sky e dedicata ai propri abbonati per ascol-

tate al meglio i contenuti esclusivi della pay tv.

Si tratta di una iniziativa inusuale per una pay tv che

finora si era limitata a fornire i decoder: la proposta di

una soundbar si inserisce in un mercato già saturo di

proposte e non molto attrattivo per i consumatori. Per

la progettazione della Soundbox, Sky si è affidata a De-

vialet, marchio francese noto per la originalità e qualità

dei propri prodotto audio, il più famoso dei quali è il dif-

fusore wireless Phantom, modestamente definito “The

best sound in the world”. Molto originale la formula di

acquisto che non è riservata agli abbonati ma aperta a

tutti ma prevede tre prezzi diversi: per gli abbonati Sky

con più di sei anni di anzianità il prezzo è di 349 euro,

per gli abbonati Sky più recenti il prezzo è di 399 euro,

mentre i non abbonati possono acquistare il diffusore

solo spendendo ben 599 euro. Un modo come un al-

tro per riservare la soundbar agli abbonati, dato che la

quotazione massima per tutti gli altri è in pratica fuori

mercato. Va anche precisato che la cifra non è rateizza-

bile con l’abbonamento ma va versata a parte. Curioso

però che non si favoriscano gli abbonati con decoder

SKY Q, come avviene negli altri Paesi europei, dato che

è solo con quel decoder che si possono apprezzare

al massimo i vantaggi della Soundbox. La forma del

diffusore non è ideale per il posizionamento al livello

del TV, che rischia di essere coperto in parte: compatto

in larghezza (circa 35 cm) ma piuttosto alto (10 cm) e

profondo rispetto alle comuni soundbar. Con queste

dimensioni e tenendo conto della diffusione sonora su

tutti i lati, la posizione consigliabile è quella su un ripia-

no dedicato, al di sotto di un televisore. Viene anche

consigliato di lasciare almeno 15 cm liberi su ogni lato.

In genere non sarà possibile piazzarla davanti a un te-

levisore, almeno di ultima generazione, perché la soun-

dbar è troppo alta e in molti casi coprirebbe lo schermo

o per lo meno il ricevitore del telecomando. Non si può

inserire in mobili chiusi sui lati perché l’emissione sono-

TEST La formula di acquisto della Soundbox non è riservata ai soli abbonati ma è aperta a tutti e prevede tre prezzi diversi

Sky Soundbox, come suona la soundbar Sky?Sky lancia il diffusore dedicato ai suoi abbonati, una soundbar insolita per dimensioni e formula di acquisto La forma è insolita e la collocazione in ambiente obbligata, ma la tecnologia è firmata Devialet e si sente davvero bene

ra ne soffrirebbe e non si può fissare a parete sempre

per via dell'emissione posteriore. Fortemente sconsi-

gliata anche la versione soundbase perché il diffusore

non supporta il peso di un tv, anzi si sconsiglia anche

di posizionarci sopra il decoder. Le connessioni sono

complete perché troviamo l'ingresso HDMI e la relativa

uscita verso un decoder Sky, l'ingresso digitale ottico

e anche il Bluetooth. Sul diffusore ci sono dei pulsanti

per la selezione diretta dell’ingresso e del volume, ma

è molto più comodo usare il piccolo telecomando in

dotazione oppure quello del decoder Sky. Sul diffusore

c’è una sola spia luminosa che segnala l'accensione o

lo stand-by, ma la Soundbox è anche dotato di sintesi

vocale per segnalare la sorgente prescelta e l’avve-

nuta connessione bluetooth. L’interazione con lo Sky

Q è in effetti piuttosto limitata, si può solo accedere

Sky SoundboxRISERVATA AGLI ABBONATI SKY E NON A TUTTI 599,00 €La formula di acquisto della Soundbox riserva in pratica questo diffusore ai soli abbonati Sky (349 per i clienti 6+, 399 per gli altri clienti e ben 599 euro per tutti gli altri), ma anche per loro bisogna ben considerare se si può usare il posizionamento consigliato. Fatta questa premessa bisogna dire che il diffusore va molto bene e vale il prezzo di listino più basso, anzi diventa quasi conveniente rispetto a diffusori anche di gran nome. La mancanza di un subwoofer tende spesso a esagerare la gamma bassa, ma in linea generale si apprezza una resa molto buona con i dialoghi e con gli avvenimenti sportivi. Una maggiore flessibilità nei controlli avrebbe giocato a favore di un allargamento dei potenziali interessati.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 8 7 8 8 7

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEPrestazioni sonore se collocato correttamenteSemplicità d’uso con decoder SkyDimensioni compatte

Va collocata con molta cura in ambientePrezzo elevato per i non abbonatiImpostazioni DSPlimitate

lab

video

segue a pagina 50

7.7

Page 50: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 50

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

a un menù dedicato per impostare pochissime funzio-

ni: il circuito Dialoghi per esaltare il parlato, Notte per

comprimere la dinamica e Bambini per fissare un livello

massimo del volume; inoltre il decoder Sky Q invia un

segnale al diffusore per attivare il DSP più adatto a ogni

programma: sport, musica o film. Sempre attivo anche

il volume dinamico per evitare sbalzi di livello tra un

canale e l'altro.

Tecnologia Devialet per una soundbar molto originaleIl marchio francese Devialet non è noto al grande

pubblico, ma si è fatto molto sentire ed ammirare

per una serie di prodotti hi-fi molto originali, ben suo-

nanti e molto costosi, tra i quali l’originale diffusore

Phantom. Risulta quindi molto curioso che un gruppo

come Sky sia andato a scegliere un partner di que-

sto tipo per il suo diffusore. Dopo questa premessa

andiamo a descrivere il “dietro le quinte” della Soun-

dbox, quello che non si vede ma si sente molto bene.

La prima scelta originale è nelle dimensioni, del tutto

inedite per una soundbar in termini di altezza, ma giu-

stificata dal fatto di utilizzare 6 altoparlanti midwoofer

posti lungo tutti i lati del diffusore - due frontali, due

posteriori uno a sinistra e uno a destra -, oltre a un lar-

ga banda frontale e due larga banda posti agli angoli

posteriori. Questa disposizione implica una colloca-

zione in ambiente molto precisa per poter ottenere i

migliori risultati, anche considerato che non c’è modo

di correggere l’emissione dei singoli altoparlanti o

scegliere un posizionamento diverso da quello con-

sigliato. In tema di compatibilità con i segnali audio

la Soundbox si ferma al Dolby Digital e nulla di più.

L’interno è realizzato alla perfezione: alcuni diffuso-

ri sono dotati di una piccola cassa di risonanza, al-

tri sono liberi di agire nel volume della cassa che è

chiusa ermeticamente. Il livello costruttivo è eccelso,

così come la scelta dei materiali. La presenza di un

numero enorme di DSP lascia pensare che Devialet

non si sia limitata al “compitino”: sicuramente questa

Soundbar vale quello che costa.

Prestazioni molto buone ma va piazzata con cura Per il nostro test abbiamo usato un decoder Sky Q e

simulato diversi posizionamenti, come prova ulteriore

abbiamo ascoltato la Soundbox anche in modo indi-

pendente, collegata direttamente a un tv Samsung.

La procedura di collegamento per gli abbonati Sky

prevede di scollegare il cavo HDMI che va dal deco-

der al tv e di collegarlo al diffusore alla presa HDMI

In, da qui bisognerà usare il cavo HDMI in dotazione

per collegare il diffusore al tv. Il nuovo collegamento

non influisce in alcun modo sulle prestazioni video del

decoder. Poi bisognerà impostare l’apposito menù Q

Sound per stabilire alcune funzioni e la sincronizza-

zione automatica sul tipo di contenuti trasmessi. A

questo punto si potrà usare il telecomando dello Sky

Q oppure quello del diffusore. Per la prova senza de-

coder Sky è necessario usare per il segnale il cavo di-

gitale ottico oppure il bluetooth, il collegamento HDMI

ARC non funziona in questo caso. Giusto per essere

chiari la Soundbox nasce per essere collegata ad un

decoder Sky e quindi amplifica tutto quello che arriva

dal decoder. Volendo si può anche ascoltare l’audio

in arrivo dal TV o da un altra sorgente, ma si deve

usare il collegamento ottico. Crediamo che questa

sia una scelta voluta, ma l'assenza dell’ARC non è un

boccone facile da digerire. Come non è facile digerire

neppure l’assenza dell'HDMI CEC, ovvero il quel si-

stema che permette di inviare comandi tramite HDMI

ai dispositivi connessi: per poter usare il telecomando

dello Sky Q con la Soundbox si deve aggiungere la

Soundbox come periferica controllabile dal teleco-

mando tramite l’apposito menu, e a questo punto

sarà possibile controllare il volume ma solo tramite

IR. Il telecomando dello Sky Q è bluetooth, e sarebbe

bastato avere l’HDMI CEC per evitare una complessa

e poco intuitiva configurazione. Passando alla valu-

tazione vera e propria delle prestazioni il giudizio è

complessivamente positivo, specie riguardo la resa

dei dialoghi con i film meno impegnativi. Spesso si

crea una bella scena ampia davanti agli ascoltatori, a

patto di posizionare il diffusore in modo corretto. Con

gli effetti speciali la resa è meno spettacolare perché

la gamma bassa tende a prendere il sopravvento,

seppure non in modo fastidioso. Ottima la resa con gli

eventi sportivi, dove si viene spesso portati nel cuo-

re dello stadio o del palazzetto, qui il coinvolgimento

è molto gradevole. Con la musica ritorna il problema

della gamma bassa sin troppo presente, spesso a

scapito dei dettagli e delle voci. Comunque bisogna

riconoscere una gamma bassa che scende ben oltre

il prevedibile per un diffusore di dimensioni così con-

tenute.

TEST

Sky Soundboxsegue Da pagina 49

Page 51: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

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MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

di Roberto FAGGIANO

All’inizio di questo secolo il progettista audio Tom

De Vesto ha il suo colpo di genio, inventa la radio

Tivoli e crea un vero fenomeno di mercato con un

oggetto apparentemente superato e in declino. Invece

quella sua radio vintage con tanto di manopola per la

sintonia piace a tutto il mondo: è molto bella da vedere

nel suo mobile in legno e soprattutto suona benissi-

mo. Nonostante sia piuttosto cara, la radio va a ruba

e presto nasce attorno al primo storico modello One

una intera gamma di prodotti. Ma gli anni passano, la

One è ormai un’icona di stile ma i nuovi modelli per-

dono colpi con brutti mobili in plastica e prezzi troppo

elevati. Tom De Vesto abbandona quindi Tivoli Audio

ma non gli manca certo la determinazione per ripartire

da capo. Così si affaccia umilmente su Kickstater per

proporre la sua nuova idea, ancora con un nome ita-

liano, Como Audio. Se siamo qui a parlarne vuol dire

che l’idea è piaciuta, i fondi raccolti e i prodotti nuovi

già pronti per il mercato. L’idea di Como Audio parte

sempre dalla radio ma si è opportunamente adegua-

ta ai nuovi traguardi raggiunti dalla tecnologia. Quindi

accanto alla intramontabile radio FM ma con sintonia

digitale, troviamo il DAB+, la connessione in rete per

lo streaming e le radio web, il bluetooth, il multiroom,

uno schermo di controllo, il telecomando e l’immanca-

bile applicazione. Per Como Audio si è scelto di avere

subito una gamma completa con modelli mono, stereo

con il diffusore aggiuntivo e anche il sistema completo

di lettore CD, il Musica protagonista della nostra prova.

Gli apparecchi Como Audio sono inevitabilmente ispi-

rati a quelli di Tivoli Audio, anzi riprendono praticamen-

te tutte le stesse configurazioni e i bei mobili in legno,

seppure con l’importante aggiunta della connessione

wi-fi e delle funzioni multiroom. Il modello Musica (699

euro) è l’attuale top di gamma e copre praticamente

tutte le funzioni di un sistema audio, aggiungendo fun-

zioni di rete e multiroom, il tutto gestibile via applica-

zione o con il telecomando. Infatti troviamo radio DAB+

TEST Il progettista audio Tom De Vesto è tornato in campo con un nuovo marchio dopo la felice esperienza di Tivoli

Como Audio Musica: elegante, moderno e suona bene. Il suo limite, pero, è il prezzoIl sistema Musica riunisce tutte le sorgenti audio disponibili in un elegante mobile completo di diffusori integrati

e FM, lettore CD, radio internet, bluetooth con NFC,

Chromecast, ingresso usb per chiavette di memoria

con contenuti musicali (limitati ai soli MP3), bluetooth,

ingresso digitale ottico e ausiliario, uscita cuffia e an-

che alimentazione in corrente continua con adattatore

esterno; il tutto completato da una coppia di diffusori a

due vie integrati. Il mobile è ancora compatto con i suoi

40 x 14 x 16 cm (L x A x P), la finitura è disponibile in due

tonalità di legno ( noce scuro e chiaro ) o in versione

laccata nera e laccata bianca, le ultime due con supple-

mento di 50 euro. Molto elegante l’estetica del mobile

in legno, che evidenzia gli altoparlanti e un bel display

centrale, ampio e a colori. Intuitivi anche i comandi

diretti ma è certo più comodo usare il telecomando o

l’applicazione dedicata. In tema di dettagli tecnici non

Como Audio MusicaSEMPRE MEGLIO CON LA RADIO 699,00 €Il Musica di Como Audio è un prodotto elegante e di alto livello che non delude le aspettative ma da il meglio di sé con le stazioni radio DAB oppure in rete. Anche il lettore CD non è male ma tende ad evidenziare i pochi difetti degli altoparlanti, tendenti ad allargare un pò troppo la gamma medio bassa e a indurire gli acuti. Dal punto di vista del rapporto qualità/prezzo il Musica può far sorgere qualche dubbio, seppure i veri concorrenti siano molto pochi e spesso con dimensioni più elevate. A nostro parere il modello Duetto (identico al musica ma senza lettore CD) è quello più centrato e consente di risparmiare 200 euro. Comunque un buon esordio per la nuova fatica di Tom De Vesto, oggetti ideali per i nostalgici della radio e desiderosi di mettere in salotto (anche) un bel pezzo di arredamento.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 8 9 8 8 7

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEEccellente ricezione radioFinitura accurataVersatilità e semplicità d’uso

Prezzo elevatoResa audio sensibile al posizionamentoFunzionalità telecomando migliorabile

lab

video

7.9

segue a pagina 52

Page 52: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 52

MAGAZINEn.185 / 188 OTTOBRE 2018

TEST

Como Audio Musicasegue Da pagina 51

ci sono troppi approfondimenti, si parla di amplificatore

digitale con potenza di 2 x 30 watt e diffusori con ac-

cordo reflex posteriore basati su un midwoofer da 76

mm e un tweeter da circa 19 mm per canale.

Applicazione classica ma funzionale L’applicazione Como Control è ben fatta anche se gra-

ficamente semplice, serve per controllare e impostare

ogni sorgente con molte informazioni che sono anche

replicate sull'ampio display frontale. Particolarmente

ricche le informazioni per la radio DAB+, già in grado

di mostrare le illustrazioni nei rari casi in cui sono tra-

smesse. Ottima anche la sezione radio web che con-

sente di memorizzare con un solo tocco le stazioni pre-

ferite. Non abbiamo potuto sperimentare il multiroom,

ma l’app è già pronta per chi vorrà sonorizzare tutta la

casa con diffusori Como Audio. Comunque anche tra-

mite il telecomando si può gestire l'apparecchio, solo

con un modo più macchinoso per richiamare i menù.

Bella da vedere, per l'ascolto meglio la radio Per la prova di utilizzo bisogna prima di tutto collegarsi

in rete, via cavo o tramite wi-fi, per quest’ultima solu-

zione è disponibile anche il comodo WPS. Dalla rete si

può prelevare anche l’ora esatta per la funzione sve-

glia. Il display frontale è molto chiaro e aiuta nelle im-

postazioni mentre il telecomando non segue sempre

la logica e impone percorsi tortuosi. Le stazioni DAB

vengono memorizzate automaticamente con buona

sensibilità, meglio se potendo estendere al massimo

l'antenna. Rapido il riconoscimento di eventuali server

musicali e dei contenuti di chiavette usb, con completa

visualizzazione sul display. Efficiente il bluetooth, sem-

pre con la utile visualizzazione di sorgente e contenuti

sul display. Molto buona la radio FM, solo con un poco

di fruscio in più. Riguardo la collocazione dell’apparec-

chio non vengono date indicazioni, ma sappiamo che

il reflex posteriore impone attenzione. Infatti una prima

collocazione in uno scaffale chiuso sui lati tende subito

a gonfiare oltremodo i bassi, anche agendo sull'equa-

lizzatore. Meglio la disposizione su un ripiano aperto

sui lati e con circa 20 cm liberi dalla parete di fondo,

seppure la lieve tendenza ad arrotondare il medio bas-

so rimanga. L’ascolto radiofonico via DAB o web è mol-

to gradevole, equilibrato e con buone voci, seppure fi-

sicamente limitato allo spazio del diffusore; comunque

rimane un minimo di profondità e si avverte facilmente

la qualità delle stazioni meno compresse, specie sul

web. Passando al CD la situazione purtroppo peggio-

ra: la gamma bassa si indurisce e tende a esagerare,

seppure scendendo molto in profondità, e la gamma

più acuta sale troppo e porta a volte perfino fruscio in-

desiderato. Situazione migliore con il Bluetooth mentre

gli MP3 archiviati su chiavette usb si fanno ascoltare

con piacere.

di Massimiliano DI MARCO

P er le prime cuffie a marchio Sur-

face, Microsoft non ha pensato di

emulare gli altri “figli di AirPods”,

come abbiamo definito gli auricolari totalmente wireless dopo l’IFA 2018.

La società ha invece pensato a un paio

di cuffie wireless con un avvolgente

padiglione auricolare; uno stile tradi-

zionale, ma che nasconde diverse fun-

zioni interessanti. Si chiamano Surface

Headphones e sono parte della nuova

gamma hardware presentata da Micro-

soft in concomitanza con Surface Pro 6 e Surface Laptop 2. Come tutta la

gamma Surface, però, le Headphones

promettono di avere un qualcosa in

più. Per esempio la parete esterna dei

padiglioni auricolari è ruotabile: con

quello destro viene regolato il volume,

mentre con quello sinistro l'utente può

scegliere tra i 13 livelli di riduzione del

volume, gestendo l’isolamento dal ru-

HI-FI E HOME CINEMA Al momento non è previsto l’arrivo in Italia delle cuffie di Microsoft

Ecco le cuffie wireless Surface Headphones E la riduzione del rumore è regolabileMicrosoft lancia le sue cuffie wireless: hanno 13 livelli diversi di riduzione del rumore

more esterno;

non un sem-

plice interrut-

tore “accesso-

spento”, bensì

una regolazio-

ne graduale.

Una funziona-

lità molto utile

e che permette

a Surface Hea-

dphones di es-

sere, almeno

sulla carta, particolarmente versatili.

Immancabile, poi, l’integrazione con

l'assistente virtuale Cortana, accessi-

bile con una pressione prolungata sui

padiglioni auricolari oppure con il con-

sueto comando vocale “ehi, Cortana”;

l’assistente risponderà, poi, tramite il

PC o lo smartphone collegato alle Sur-

face Headphones. I sensori integrati,

infine, fermano automaticamente la

riproduzione quando l’utente si toglie

le cuffie, mentre la riprendono non ap-

pena le Surface Headphones vengo-

no nuovamente indossate. Le Surface

Headphones costeranno 349 dollari.

Al momento non sono previste per il

mercato italiano e, in considerazione

di ciò, non è disponibile un prezzo in

euro.

Clicca qui per il video.

ENTERTAINMENT

Fire TV Stick 4K è Ultra HD e HDRAmazon annuncia Fire TV Stick 4K, la chiavetta offre lo streaming anche a risoluzione 4K, formato supportato, per esempio, da alcuni contenuti su Netflix e Amazon Prime Video. La nuova Fire TV Stick supporta anche HDR10, HDR10+ e Dolby Vision per il video e il Dolby Atmos per l’audio. Il prezzo di 49 dollari la pone come offerta più economica rispetto a Chromecast Ultra, che in Italia è proposto a 79 euro (69 dollari negli Stati Uniti). In Italia, per ora, Fire TV Stick 4K non è prevista. Sarà lanciata in Germania e in Regno Unito il 14 novembre. Non è da escludere che qualche indicazione sul lancio italiano arrivi nell’immediato futuro. Accanto a Fire TV Stick 4K Amazon ha presentato un telecomando Bluetooth , Alexa Voice Remote, per usare i comandi vocali per la gestione dei contenuti e compatibile con altri dispositivi Fire TV, come la Fire TV Stick di seconda generazione e Fire TV di terza generazione.

Page 53: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

torna al sommario 53

MAGAZINEn.18 / 188 OTTOBRE 2018

di Massimiliano ZOCCHI

N ei giorni scorsi erano circolate

delle indiscrezione, confermate

poi dai comunicati ufficiali di Te-

sla: l’azienda californiana ha chiuso il

terzo trimestre con più di 80.000 vet-

ture prodotte e 83.500 consegnate,

grazie anche alle auto in transito alla

chiusura del Q2.

Un record assoluto che corrisponde

a circa l’80% delle automobili conse-

gnate nell’intero 2017, a dimostrazio-

ne di un incremento della produzione

notevole. Ovviamente gran parte di

questo successo è dovuto alle linee

di assemblaggio di Model 3, ormai

stabilmente intorno a quota 5.000 a

settimana (5.300 nell’ultima settimana

di settembre) per un totale di 53.239

Model 3 prodotte, tutte nelle versioni

più costose.

A completare il totale ci sono 26.903

AUTO ELETTRICA La borsa ha reagito bene alle notizie sul terzo trimestre, titolo in salita

Clamoroso trimestre di Tesla, vola in borsaCon la produzione di Model 3 ai massimi livelli, oltre 80.000 vetture consegnate in 3 mesi

tra Model S e Model X, una quantità

perfettamente in linea con le 100.000

annuali preventivate. È previsto il de-

butto della Model 3 in Europa, uffi-

cialmente portata da Tesla al Salone

di Parigi, a segnare il possibile inizio

delle consegne anche nel vecchio

continente.

L’ultimo trimestre del 2018 sarà, quindi,

importantissimo per cercare di cresce-

re ulteriormente, grazie all’inizio della

produzione delle Model 3 anche in

versione più economica (la famosa da

35.000 dollari) oltre all’apertura alle

vendite anche tramite leasing. Per il

Q4 ci sono poi 8.048 Model 3 e 3.776

Model S e X già pronte alla consegna,

che verranno quindi conteggiate nel

prossimo trimestre.

I risultati finanziari verranno comunica-

ti più avanti nei prossimi giorni, ma la

borsa ha già reagito bene facendo sa-

lire il titolo, che già era aumentato pa-

recchio nei giorni scorsi dopo le false

preoccupazioni circa la posizione del

CEO Elon Musk.

di M. Z.

R ecentemente abbiamo assistito al

moltiplicarsi di progetti per portare

su strada nuovi modelli di moto e

scooter elettrici. Il trend lo avevamo già

visto alla scorsa edizione di EICMA, e

quella alle porte non sarà sicuramente

da meno. Ora facciamo la conoscenza di

un’altra azienda che ha tentato di intra-

prendere questa strada, e per una volta

non si tratta della solita start up cinese.

Viene dalla Spagna infatti NUUK, che in

collaborazione con il produttore sempre

spagnolo Reiju, ha ideato un veicolo dal

design vagamente vintage, che può es-

sere declinato sia come scooter urbano,

sia come mezzo più potente, quasi una

moto.

NUUK, per ora solo prototipo, è pensato

per avere tre versioni, Urban, Tracker e

Cargo. I tre modelli a loro volta saranno

in versione ciclomotore leggero, quindi

con velocità limitata a 45 km/h, oppu-

re fino a 105 km/h per affrontare anche

tratte fuori città. Urban è tipicamente da

città, mentre Tracker monta pneumatici

MOBILITÀ SOSTENIBILE Si chiama NUUK ed è un prototipo. Prevista in tre modelli differenti

Piaggio anni ’80? No, è una moto elettrica spagnolaNel mondo delle 2 ruote elettriche arriva una compagnia spagnola che punta al design vintage

più tassellati per

affrontare anche

strade non perfet-

te. Cargo come

suggerisce il nome

monta bauletti di

carico.

La differenza non

è solo nella velo-

cità, ma il motore

elettrico cambia. Il

fratello minore ha in

dote motore Bosch da 4 kW, mentre la

“moto” sale fino a 10.5 kW di potenza.

La batteria invece non cambia, ma può

essere modulare. Si parte con 2.4 kWh

per 75 km oppure 60 km per il mezzo

più veloce, ma entrambi possono mon-

tare fino a quattro moduli per sfiorare i

300 km totali.

La ricarica poi può essere effettuata

in due modalità, lenta in 5 ore, oppure

veloce in 1.8 ore, il tutto con caricato-

re a bordo, quindi necessitando solo si

una presa, o di una prolunga per rag-

giungere l’allaccio più vicino. Non ci

sono ancora notizie sui possibili prezzi,

in quanto NUUK si trova ancora in una

fase di realizzazione dei primi esempla-

ri pre produzione. Vi terremo aggiornati

se scopriremo qualcosa in più durante

EICMA.

Zalando testa le consegne con una bici elettrica specialeZalando ha iniziato i test per le consegne dell’ultimo miglio a emissioni zero, grazie a una eBike con grande capacità di carico di M. Z.

Zalando ha scelto la città di Berli-no per testare un nuovo metodo di consegna dei suoi prodotti. Il cosiddetto ultimo miglio sarà co-perto da ottobre con Loadster, un veicolo equiparabile alle bici a pe-dalata assistita ma con 500 litri di capacità di carico.Prodotta da Citkar, una start up che si occupa di mobilità urbana, è pensata come vera alternativa all’automobile per i centri cittadini, raggiunge i 25 km/h di velocità e può viaggiare sulle piste ciclabili come una normale bicicletta. Tutti questi fattori fanno sì che le conse-gne effettuate con Loadster siano in definitiva più rapide rispetto ai soliti furgoni, soprattutto in città ben dotate di piste ciclabili come Berlino.Zalando intende sfruttare la Loa-dster anche e soprattutto per la logistica del same day delivery, ovvero gli ordini effettuati al mat-tino e consegnati entro la stessa giornata. Jan Bartels, responsabile della lo-gidtica di Zalando, ha dichiarato: “È un ottimo partner che sviluppa veicoli tenendo a mente la logisti-ca dell’ultimo miglio e noi di Za-lando siamo sempre alla ricerca di idee innovative che possiamo testare, perché il concetto di test fa parte del DNA dell’aziendaci”.

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torna al sommario 54

MAGAZINEn.18 / 188 OTTOBRE 2018

di Massimiliano ZOCCHI

D urante l’evento di apertura di

eMob 2018 è intervenuto anche

l’Assessore alla Mobilità di Milano,

Marco Granelli. Da sempre il capoluo-

go lombardo è all’avanguardia nell’ab-

bracciare una nuova mobilità e oltre a

nuove infrastrutture di ricarica e nuovi

mezzi pubblici si appresta a inaugurare

il divieto ai motori diesel più vecchi nella

nascente Zona B. Granelli ha rimarcato il

successo dell’Area C e spiegato perché

una zona più ampia di divieto alle vet-

ture più inquinanti era necessaria. I dati

rilevati dalle telecamere poste ai varchi

dell’Area C (quindi dati totali e non a

campione) indicano quasi un raddoppio

delle auto elettriche circolanti in Area C

(poiché vi hanno accesso gratuitamen-

te), un incremento quantificabile in quasi

il 2% del parco circolante. Aggiungendo

anche le auto ibride di varia categoria si

arriva al 16%, un dato certamente rilevan-

te, soprattutto se unito al fatto che invece

i mezzi diesel sono dimezzati. A gennaio

2019 partirà la tanto discussa (e da alcuni

criticata) Zona B, una cerchia più ampia,

URBAN MOBILITY L’Assessore alla mobilità di Milano presente all’evento di apertura di eMob

Granelli: “Area C un successo, elettrificate al 16%, diesel dimezzato, Zona B doverosa”L’Assessore Marco Granelli ha parlato del successo dell'Area C e della nascente Zona B

sempre a varchi

controllati, per im-

pedire l’ingresso in

città dei motori più

inquinanti, partendo

dai benzina euro 0

e i diesel 0,1,2 e 3.

Secondo Granelli

era imperativo se-

guire l’esempio di

altre città nel mon-

do che stanno gra-

dualmente vietando

l’accesso ai mezzi

inquinanti. L’Asses-

sore ha anche risposto alle critiche di

chi accusa l’Amministrazione di mettere

in difficoltà chi non può cambiare auto

con una meno inquinante, possibilmente

elettrica. Nella visione di Milano il citta-

dino che con regolarità si reca in città

deve utilizzare maggiormente i mezzi

pubblici (che stanno diventando elettrici)

e per questo gli abbonamenti ATM non

subiranno aumenti, anzi per chi viene da

fuori città costeranno 60 euro in meno

nel caso di abbonamento annuale. Le

aziende saranno agevolate nel cambio

della propria flotta grazie a contributi

condivisi tra il Comune e la Regione. Per

chi proprio non può fare a meno dell’au-

to, il Comune vuole spingere sempre

più l’uso dei sistemi di sharing presenti

in città, dalle bici (in arrivo anche nuove

eBike) allo scooter fino alle auto. Per

queste ultime solo il 30% sono elettriche

ma Milano ha già chiesto ai vari opera-

tori di arrivare al 100% di auto elettriche

entro il 2025.

Bitride è il nuovo sharing di Milano con eBike che si ricaricano grazie alle pedalateA Milano parte il progetto pilota di Bitride, un bike sharing a pedalata assistita in cui la ricarica è energia umana di M. Z.

A Milano i servizi di bike sharing sono molto popolari e ora si ag-giunge un nome nuovo a quelli già presenti, Bitride. Potrebbe sem-brare come i progetti simili già atti-vi ma in realtà nasconde differen-ze rilevanti. In primo luogo il costo, che sarà gratuito a fronte di una quota di iscrizione di 2 euro. Que-sto perché si tratta di un progetto pilota che gode di finanziamenti europei e quindi in questa prima fase non avrà costi per il cittadi-no. L’altra novità è rappresentata dalle bici che, a differenza di altri bike sharing, sono a pedalata as-sistita ma non nel senso classico del termine. Difatti queste bici non hanno bisogno di essere ricarica-te, ma oltre una certa velocità è la pedalata del conducente che ri-carica la piccola batteria, oltre alla possibilità di ricaricarla col movi-mento di contropedalata. Questo sistema permette al servizio di es-sere in modalità free floating, ov-vero trovare o parcheggiare la bici ovunque senza necessità di stalli fissi. In realtà in questa prima fase l’area operativa a Milano è ristret-ta e, sebbene si possa spostarsi ovunque nel comune, è possibile chiudere le corse solo nel perime-tro consentito. L’area e il posizio-namento delle bici possono esse-re visti sulla tipica app dedicata, scaricabile per Android e iOS, che serve anche per attivare le bici.

di M. Z.

D al 27 a sabato 29 settembre è

andata in scena eMob 2018, la se-

conda conferenza nazionale della

mobilità elettrica, che vede partecipare

oltre agli operatori del settore e le Case

automobilistiche, anche le amministra-

zioni dei comuni che hanno aderito alla

Carta Metropolitana della Mobilità. Tra le

città capogruppo di questo progetto c’è

Torino, rappresentata durante l’esposi-

zione dei risultati ottenuti dall’Assessore

Maria La Pietra. L’Assessore La Pietra ha

chiarito che Torino intende proseguire

con decisione sulla strada tracciata e

la spinta a favore dell’utilizzo di mezzi

elettrici avverrà su più fronti, col mec-

canismo dell’incentivazione indiretta.

MOBILITÀ SOSTENIBILE La città di Torino sempre più a favore dell’impiego di mezzi elettrici

Torino a tutto elettrico: diverse novità per la cittàZTL gratis, parcheggio gratis e stallo dedicato alle auto elettriche: Torino esempio di virtuosità

L’area ZTL diventerà a pagamento col

metodo del “chi più inquina più paga”,

grazie al collegamento diretto col data-

base della motorizzazione che indica i

dati di emissione di ciascun modello. In

questo meccanismo le auto elettriche

quindi non pagheranno nulla e in più

troveranno parcheggio gratis. Le colon-

nine di ricarica aumenteranno di nume-

ro grazie a nuovi bandi e arriveranno i

punti di ricarica fast in corrente continua.

Queste stazioni di ricarica devono po-

ter servire il maggior numero di clienti

possibile e quindi venir occupate dalla

singola vettura per un tempo limitato, di

solito massimo 60 minuti. Ecco quindi

che il Comune di Torino, abbastanza co-

raggiosamente, sperimenterà una nuova

soluzione. Il proprietario di auto elettrica

potrà spostare l’auto a carica terminata

in stalli senza colonnina ma dedicati alla

sosta delle auto a batteria. Non è ancora

stata decisa la proporzione tra posti auto

normali e posti dedicati alle elettriche ma

in questo modo si spera di mitigare (o

possibilmente evitare) il fenomeno delle

auto ricaricabili abbandonate per ore o

per tutta la notte davanti alle colonnine,

che oltre a rischiare una sanzione pecu-

niaria, inibiscono la possibilità di ricarica-

re ad altri cittadini.

Page 55: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

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MAGAZINEn.18 / 188 OTTOBRE 2018

Renault presenta Zoe Iconic, nuova serie limitata per festeggiare i traguardi raggiuntiDal Salone di Parigi arriva una nuova Zoe in serie limitata per festeggiare il dominio in Europa delle auto elettriche di M. Z.

ZalaRenault Zoe si conferma l’au-to elettrica più venduta in Europa, con oltre 110.000 unità dal 2012. In questi giorni dal Salone di Parigi la casa francese ha messo in mostra una nuova versione limitata della sua compatta elettrica, chiamata per l’occasione Zoe Iconic. Nessuna novità a livello tecnico poiché la batteria resta quella da 41 kWh capace di spingere Zoe fino a 400 km e i motori restano il nuovo R110 e il Q90.Le novità sono solo estetiche, con nuovi interni con selleria in tonalità grige, abbinata alla carroz-zeria sempre grigia, denominata Highland. Decisamente impattanti i cerchi da 17” scelti per l’occa-sione. La versione limitata sarà riconoscibile anche da un badge posteriore e da appositi battitacco alle portiere.Altra piccola novità è il bagagliaio organizzato, grazie a un prolunga-mento del battivaligia che consen-te di riporre i cavi di ricarica in un doppio fondo. Sembra che questa versione non arriverà in Italia, per cui chi fosse interessato dovrà rivolgersi al mercato di importa-zione, come per altro già avviene spesso proprio per Zoeci”.

di M. Z.

S ono diverse le case automobili-

stiche che stanno espandendo i

propri orizzonti in altre tipologie

di mobilità e tra queste c’è certamen-

te Peugeot che annovera tra le sue

fila modelli di eBike adatte a tutte le

esigenze. Dal Salone di Parigi la casa

francese ha presentato l’evoluzione di

questa gamma che ora integra le più

recenti tecnologie fornite da Bosch.

In particolare i modelli dedicati agli

appassionati di mountain bike fanno

bella mostra di sé allo stand Peugeot.

Si tratta della full suspension eM02 FS

Powertube SLX11, che come il nome

ricorda, fa uso delle nuove batterie

Bosch Powertube, ovvero integrate nel

telaio e quasi invisibili.

BICI ELETTRICA Non solo auto per Peugeot che presenta a Parigi due modelli di mountain bike

Le eBike Peugeot con batteria PowertubeAl Salone di Parigi Peugeot ha presentato l’evoluzione delle sue eBike con tecnologia Bosch

Stessa novità anche per la versione

con migliori equipaggiamento (come la

forcella RockShox al posto della Sun-

tour), la GX11.

I prezzi non sono certamente popolari

ma si tratta di bici di alta gamma de-

dicate ai veri sportivi e appassionati.

Per la SLX11 sono necessari 4.199 euro,

che salgono a 4.599 euro nel caso del-

la GX11.

Vespa elettrica Ordini dall’8 ottobreGli ordini della Vespa Elettrica verran-no aperti a ottobre, il giorno 8, come indicato da un apposito conto alla rovescia comparso su Vespa.com. Non molte altre informazioni a dire il vero ora, se non un semplice “prepa-rati ad essere tra i primi ad averla”, a indicare che si tratterà probabilmente di una sorta di pre ordine, anche se la produzione dei primi esemplari do-vrebbe essere già iniziata. Come già svelato, non sarà uno scooter elettri-co dal costo abbordabile, in quanto Piaggio intende allineare il prezzo alla gamma alta dei suoi prodotti. Per giustificare questo posizionamento sono allo studio possibili tecnologie di connettività e di intelligenza artificiale, anche se poco è stato rivelato finora. Prezzo di listino che probabilmente sarà di circa 6.000 euro. Probabile che Piaggio voglia sfruttare ancora una volta le luci della ribalta di EICMA per una presentazio-ne definitiva. Nel frattempo chi fosse interessato può tenere d’occhio la pagina dedicata ed eventualmente iscriversi alla newsletter per essere avvisati dell’apertura degli ordini, che saranno esclusivamente online.

DMOVE Al Salone di Parigi le nuove eBike di Specialized

Specialized presenta le Turbo Levo Nuovi motori e nuove batterie

di M. Z.

Al Salone di Parigi non ci sono solo auto ma anche i produttori di bici sfruttano

l’occasione per presentare le novità più importanti. Vi abbiamo mostrato i

nuovi modelli di Peugeot, ma anche un altro noto marchio ha scelto la ker-

messe parigina per il debutto delle sue nuove eBike. Parliamo di Specialized che

ha presentato la nuova gamma Turbo Levo. A prima vista sembrerebbero uguali

alle versioni precedenti ma le novità sono nascoste alla vista e sono motore e

batteria. Diversamente da altri marchi che si affidano a motori Bosch, Yamaha

o Bafang, Specialized conferma i mid-drive Brose. Le Turbo Levo di quest’anno

integrano le nuove unità con peso ridotto dell’11%, da 3.4 kg a 3 kg, ma con un

aumento della coppia massima a 90 Nm.

I motori Brose inoltre offrono il vantaggio di riduzioni con collegamento a cinghia e

non a catena, offrendo quindi un movimento sensibilmente più silenzioso. Come det-

to, l’altra novità sono le batterie. Disponibili in diverse taglie, arrivano ora a un massi-

mo di 700 Wh. Per ottenere questo risultato Specialized ha abbandonato le celle al

litio di formato 18650 passando alle 21700, come ha fatto Tesla nel mercato automo-

tive. Il resto della

componentistica

è sempre di alta

gamma con i

soliti nomi noti,

da RockShox a

SRAM, per prez-

zi che partono

da circa 5000

dollari fino al

doppio per la top

di gamma.

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MAGAZINEn.18 / 188 OTTOBRE 2018

di Massimiliano ZOCCHI

D opo aver presentato e-tron Suv

ed aver annunciato il lancio di

12 veicoli elettrici dal 2025, Audi

ha svelato il sistema di ricarica ultra

fast che permetterà di caricare l’80%

del veicolo in soli 30 minuti. La casa

automobilistica tedesca, infatti, ha or-

ganizzato un vero e proprio tour di 4

giorni, a San Francisco, per mostrare

l’innovativa tecnologia che giocherà

un ruolo fondamentale per lo sviluppo

e la diffusione dei veicoli elettrici Audi.

“Queste stazioni di ricarica – spie-

ga Loren Angelo, vice presidente del

reparto Marketing di Audi America

– saranno luoghi dove gli automobilisti

potranno non solo caricare le proprie

vetture ma spendere il loro tempo in

totale relax”. Le infrastrutture di ricarica

presenti all’evento erano quelle fornite

da Electrify America, la start up nata ne-

RETE DI RICARICA Il sistema di ricarica ultra fast carica l’80% del veicolo in 30 minuti

Audi svela la stazione di servizio del futuroLa Casa automobilistica tedesca annuncia la partnership con la start up Electrify America

gli Stati Uniti dopo lo scandalo Diesel-

gate grazie all’accordo da 2 miliardi di

dollari tra Volkswagen, la California Air

Resources Board e l’Agenzia di prote-

zione ambientale statunitense (Epa). Un

progetto che sta portando, negli USA,

allo sviluppo di 2.800 stazioni di ricari-

ca ultra fast da 150 kW e 350 kW, in 17

aree metropolitane. La partnership tra

Audi e Electrify America permetterà ai

Aggiornamento per BMW i3 Batteria da quasi 400 kmArrivano per BMW i3 le celle al litio da 120 Ah, che la portano come autonomia al pari della diretta concorrenza di M. Z.

La BMW i3 riceve un altro aggior-namento che porta la sua batteria al litio al pari di altre compatte di segmento simile, a 42.2 kWh. Il salto è stato ottenuto grazie alle nuove celle che passano da 94 Ah a 120 Ah e assicureranno un’auto-nomia più elevata che può sfiorare i 400 km, più verosimilmente intor-no ai 300 con uso quotidiano non troppo attento. Il vecchio ciclo di omologazione NEDC parla di 359 km per la i3 standard e un poco meno per la sportiva i3s che si ferma a 345 km. Il nuovo e più se-vero ciclo WLTP offre invece una stima rispettivamente di massimo 310 km e 285 km. Nel mirino del-l’elettrica BMW ora ci sono Nissan Leaf, Renault Zoe e Hyundai Kona con batteria da 39 kWh, tutte con autonomie simili. Dalle prime ta-belle e dai primi comunicati diffusi sembra scomparsa la variante con Range Extender, un piccolo moto-re a benzina in grado di ricaricare le batterie in situazione di emer-genza. È plausibile pensare che BMW abbia ritenuto matura l’au-tonomia della sua vettura dicendo addio all’ausilio termico. Introdotte novità come i nuovi colori per car-rozzeria e interni o i fari LED adat-tativi. Pronto a esordire anche un pacchetto sport che porterà cerchi in lega da 20”, assetto ribassato e carreggiata allargata. Nessuna novità per la capacità di ricarica. BMW i3 e i3S si potranno sempre ricaricare in colonnine fast DC fino a 50 kW di potenza, in AC fino a 11 kW oppure con il caricatore casa-lingo da 2.4 kW.i.

possessori di e-tron di usufruire gratui-

tamente di 1.000 kWh. Oltre al Suv elet-

trico, dotato di una batteria da 95 kWh

che può supportare una potenza di ri-

carica da 150 kW, la Casa automobilisti-

ca tedesca ha esposto a San Francisco

anche la monoposto elettrica vincitrice

dell’ultima edizione della Formula E, e il

modello PB 18 da 764 cavalli che verrà

ufficialmente lanciato il prossimo anno.

di M. Z.

Ve ne avevamo parlato qualche settimana fa, dopo la presen-

tazione ufficiale. In occasione di

eMob 2018 E-Gap ha deciso di mettersi

in mostra per la prima volta, fornendo

anche qualche informazione in più

rispetto a quelle trapelate in un primo

momento.

E-Gap come già anticipato fornirà rica-

rica di emergenza per veicoli elettrici

non in grado di raggiungere una co-

lonnina, ma anche a chi si troverà per

diversi motivi in zone non coperte da

nessun network di ricarica. Per questo

le tipologie di intervento sono diver-

se a seconda dei bisogni del cliente,

e ovviamente a prezzi diversi. Ci sarà

appunto la ricarica di emergenza da

portare a termine nel più breve tem-

po possibile, ma anche la possibilità

di avere una “colonnina mobile” in un

determinato luogo e in un determinato

orario. Il costo varierà anche in base

RETE DI RICARICA Il servizio dovrebbe prendere il via entro dicembre di quest’anno

E-gap, ecco come funzionerà la ricarica on demand Ricarica un’auto, anche di notte, e la trovi lavataPresentata al pubblico la nuova realtà che promette di risolvere i problemi di ricarica in città

alla durata della

sosta del mezzo di

emergenza.

Interessante anche

la possibilità di pre-

notare la ricarica

nella fascia nottur-

na, ad esempio nel

caso in cui ci si trovi

a pernottare in una

struttura senza pun-

to di ricarica. Il servizio dovrebbe

partire entro dicembre 2018, dappri-

ma con mezzi in grado di immagaz-

zinare (e quindi erogare) 25 kWh o

50 kWh, mentre un ulteriore veicolo

con capacità di 75 kWh arriverà più

avanti.

Il furgoncino è anch’esso elettrico, con

un range di circa 200 km, più che suffi-

ciente per spostamenti urbani. L’eroga-

zione verso la vettura del cliente può

avvenire sia in AC sia in DC, con buona

velocità quindi per tutti le tipologie di

veicoli. Ancora riserbo per i prezzi. A

seconda del tipo di servizio necessario

si parla di una forbice tra 10 e 30 euro,

con la possibilità di richiedere anche

optional come il lavaggio dell’auto o il

cambio spazzole dei tergicristalli.

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MAGAZINEn.18 / 188 OTTOBRE 2018

di Massimiliano ZOCCHI

P roprio all’inizio del Salone di

Parigi, Renault ha presentato un

po’ a sorpresa un nuovo veicolo

elettrico, dal nome non definitivo K-ZE.

L’aspetto è un incrocio tra una vettura

urbana e un piccolo SUV, nelle dimen-

sioni ricorda Renault Captur.

Trattandosi di un primo prototipo non

sono state rilasciate specifiche tec-

niche se non l’autonomia, 250 km in

ciclo NEDC. Trattandosi di una omolo-

gazione notoriamente generosa ci si

può aspettare un range reale sotto i

200 km, il che sembra poco per un vei-

colo destinato ad entrare in vendita nel

2019, anche se Carlos Ghosn ha dichia-

rato che il prezzo sarà “accessibile”.

Il primo mercato in cui K-ZE arriverà

sarà quello cinese, con produzione lo-

cale grazie alla partnership stretta da

Renault con il gruppo Dongfeng Mo-

tor. Un anno più tardi poi sarà il turno

AUTO IBRIDA L’azienda ha anche annunciato l’arrivo di Clio, Megane e Captur ibride plug-in

Renault ha presentato a sorpresa K-ZE In arrivo una pioggia di ibride dal 2020K-ZE sarà un veicolo ispirato ai SUV e 100% elettrico, e avrà un prezzo più accessibile

di M. Z.

L a compagnia americana Segway,

recentemente unitasi a Ninebot,

specializzata nella produzione di

veicoli a zero emissioni, ha dato vita al

go kart elettrico di ultima generazione

adatto per tutte le età. Il mezzo è una

rivisitazione dell’hoverboard elettrico

Mini Pro, dotato di due motori da 800

Watt, in grado di produrre una velocità

massima di 16 km/h e con un’autonomia

di 25 km.

A differenza della versione di serie,

la compagnia ha rimosso la barra di

metallo a protezione delle ginocchia

inserendo un telaio che diventa esso

stesso il motore, aumentando di fatto le

prestazioni del mezzo, che raggiunge la

velocità massima di 24 km/h e un’acce-

lerazione che porta il go kart da 0 a 19

km/h in due secondi. Il Ninebot kart ha

una capacità di carico di 100 kg e il te-

URBAN MOBILITY Il mezzo ha velocità massima di 16 km/h e un’autonomia di 25 km

Segway Ninebot trasforma l’hoverboard in un kartRivisitata la pedana autobilanciante Mini Pro, inserito un telaio per ospitare bambini e adulti

dell’Europa dove K-ZE potrà essere

certamente un mezzo interessante se

il prezzo non sarà sovrapposto ad altre

auto.

Renault ha inoltre colto l’oc-

casione per confermare l’ar-

rivo di motorizzazioni ibride

e anche ibride plug-in, che

interesseranno alcune delle

auto più vendute, ovvero

Clio, Megane e Captur. Con

la compatta Zoe che man-

tiene volumi di vendita più che discreti,

si prospettano due anni interessanti

per la mobilità sostenibile in cui il grup-

po francese è leader.

laio è stato realizzato in modo

tale da ospitare piloti dai 130

ai 190 cm di altezza.

Un perfetto veicolo a due ruo-

te che può essere utilizzato

dai bambini ma anche dagli

adulti. Sul lato destro il kart

monta un freno a mano, che

permette a chi guida di drifta-

re ed affrontare qualsiasi tipo

di curva. La compagnia ha

annunciato che sta lavorando a due di-

versi modelli: la versione base e quella

sportiva, in grado di raggiungere rispet-

tivamente 17.3 km/h e 24 km/h. Inoltre

è possibile installare l’applicazione su

smartphone, in modo tale da avere tut-

te le indicazioni utili del mezzo: velocità,

autonomia ed istruzioni per l’uso.

Il piantone dello sterzo è regolabile, in

questo modo il veicolo è facile da tra-

sportare senza alcun ingombro e diffi-

coltà. Se dal punto di vista estetico e

della manovrabilità Il go kart realizzato

da Segway può essere considerato un

unicum, a livello di prestazioni la ditta

canadese Dyamac ha fatto di meglio,

lanciando il C5 Blast, il modello più ve-

loce al mondo dotato di un motore elet-

trico a corrente continua da 10 kW ed

alimentato da batterie agli ioni da 2.400

Wh. Il go-kart è in grado di raggiungere

i 98 km/h in appena 1,5 secondi.

Jaguar I-Pace eTrophy, primi test e primi teamIn vista della prima stagione che accompagnerà la Formula E nel 2018-2019, Jaguar eTrophy ha realizzato i primi test con le squadre già confermate di M. Z.La nuova monoposto non sarà l’unica novità della quinta sta-gione di Formula E, che vedrà l’esordio anche del campionato “collaterale” Jaguar eTrophy, in pratica un monomarca dedica-to alla elettrica Jaguar I-Pace. In virtù dell’avvicinarsi delle prime gare si sono tenuti dei test uffi-ciali sul tracciato di Silverstone, anche per consentire alle prime squadre iscritte di prendere con-fidenza con le vetture. Si è trattato di un “acclimatisation test”, il primo davvero ufficiale, in cui si è realizzata una simula-zione di gara da 25 minuti più un giro. Fino a pochi giorni fa solo RLLR aveva confermato la sua partecipazione, ma le richieste di partecipazione stanno arrivando velocemente. Pare siano in corso trattative con squadre dalla Cina, Europa e anche Asia, tra cui una direttamente legata agli organiz-zatori dell’ePrix di Ad Diriyah.Per quanto si possano considera-re questi test come assolutamen-te provvisori, pare che le gomme fornite da Michelin non subiscano un grosso degrado nelle simula-zioni di gara, garantendo ai piloti di poter spingere al massimo fino agli ultimi giri. Questa possibilità, unita al fatto di trovarsi in circui-ti cittadini, contribuirà ad avere gare combattute.

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MAGAZINEn.18 / 188 OTTOBRE 2018

di Massimiliano ZOCCHI

Al termine di eMob 2018, la seconda Conferen-

za Nazionale della Mobilità Elettrica, si tirano le

somme, dopo gli interventi di Assessori comunali,

tecnici e scienziati, ma soprattutto dopo l’evento in cui

ha parlato Davide Crippa, Sottosegretario di Stato per

il Ministero dello Sviluppo Economico. L’Onorevole,

dopo aver ripreso tutte le tappe attraverso le quali il

Governo intende favorire una mobilità più sostenibile,

ha posto un paletto deciso che ha stroncato le speran-

ze di molti: non ci saranno fondi per eventuali incentivi

all’acquisto di auto elettriche come accade in Francia,

Germania e altri Paesi. Una doccia fredda per tanti

potenziali clienti desiderosi di ammodernare il proprio

parco auto con una elettrica o anche con una ibrida

plug-in. Tuttavia l’esecutivo procederà comunque con

politiche di incentivazione per le realtà che muovono

flotte considerevoli, come le aziende, le amministra-

zioni locali, gli enti pubblici e i trasporti sia pubblici sia

privati come i taxi. Oltre a questo, in concerto con le

regioni e i comuni, si spingerà sempre più per una in-

centivazione indiretta, come parcheggi gratuiti per le

auto elettriche, accesso alle ZTL ed esenzioni del bollo.

Alla luce di queste scelte, come fare dunque nel breve

termine a passare all'elettrico risparmiando sul prezzo

spesso ancora alto di queste vetture. Proponiamo qui

alcuni suggerimenti e soluzioni da subito attuabili.

Il mercato dell’usato è maturo La prima ed inesauribile fonte a cui si rivolgono gli au-

tomobilisti in cerca di occasioni resta sempre il merca-

to dell’usato. Inizialmente questo settore per le auto

elettrificate era ristagnante, a causa del basso nume-

ro di immatricolazioni e alla tendenza dei proprietari a

mantenere un veicolo più a lungo per ammortizzarne

i costi grazie all’economicità di gestione. Ora dopo

qualche anno e il naturale turn over di modelli e ver-

sioni anche le auto a batteria possono contare su un

bacino di usato considerevole. Un esempio di Renault

Zoe prima serie Ecco quindi che spulciando i siti dei

soliti noti, come Autoscout24, si possono trovare auto

da città praticamente semi nuove come la Renault

Zoe, che nella prima versione si può ormai portare a

AUTO ELETTRICA Usato e gruppi di acquisto possono essere soluzioni valide per diventare proprietari di un’elettrica risparmiando

Il Governo dice no agli incentivi all’acquisto Come comprare un’auto elettrica risparmiandoDurante eMob 2018 il Sottosegretario Crippa ha chiarito che non ci saranno incentivi all’acquisto di auto elettriche Proponiamo quindi alcuni suggerimenti per risparmiare dedicati a tutti coloro che vogliono passare all’elettrico

casa per poco più di 10.000 euro, fermo restando il

noleggio mensile delle batterie. In realtà in rete inizia-

no a spuntare anche annunci con batterie di proprie-

tà per qualche migliaio di euro in più, senza quindi

il fastidioso canone mensile. La stessa auto, arrivata

praticamente alla terza generazione, si trova già an-

che nelle nuove versioni Q90 o R90, ovvero quelle

con batteria da 400 km, e con basso chilometraggio,

poiché forse vetture ex demo o aziendali. Per circa

19.000 euro si può avere quindi l’equivalente di una

Clio benzina full optional, con la differenza del bollo

gratis, tagliandi quasi ridotti a zero e costo sul carbu-

rante più che dimezzato. Senza considerare vantag-

gi enormi come accesso gratuito a zone interdette,

come l'Area C di Milano o la nascente Zona B. Citroen

C-Zero, comoda utilitaria dal costo di mantenimento

quasi nullo Per chi cerca invece una utilitaria e vuo-

le spendere ancora meno, la regina indiscussa resta

la Citroen C-Zero (e in alcuni casi anche le gemelle

Peugeot iON e Mitsubishi iMiev). Un’auto compatta,

spesso con pochi km sulle spalle e che ha ormai

abbattuto la soglia psicologica dei 10.000 euro. Un

particolare degno di nota di questa vettura è che la

particolare chimica delle batterie, anche dopo anni

assicura buone prestazioni senza degrado, e gode

anche della ricarica fast Chademo.

Per chi cerca il nuovo ci sono i gruppi d’acquisto Non tutti però sono disposti a rivolgersi al mercato

dell’usato per cambiare vettura. Per chi vuole un’auto

nuova ma cerca comunque un modo per risparmia-

re ci sono comunque delle possibilità a volte poco

conosciute. È questo il caso dei gruppi d’acquisto,

decisamente più popolari nell’ambito alimentare, ma

che hanno trovato applicazione anche nel mercato

dell'automobile. Nel panorama italiano il più noto è

gruppoacquistoibrido.it. Il gruppo era nato in origine

per le vetture ibride, ma col passare del tempo si è

specializzato in auto ecologiche in genere, elettriche

comprese. Come evidenziato sulla homepage, sono

1.322 le auto ad oggi consegnate ai proprietari con

buono sconto grazie al lavoro del gruppo. Il mecca-

nismo è quello già perfettamente collaudato: il poten-

ziale cliente esprime la volontà di acquisto e una volta

raggiunto un numero critico si contratta con il singolo

concessionario o anche con la casa madre un cospi-

cuo sconto di gruppo. Con questo metodo si possono

spuntare sconti fino al 30% sul prezzo di listino. Tra le auto elettriche ci sono sempre quelle del gruppo

Renault, ma anche Hyundai IONIQ e Kona Electric, o

anche la Nissan Leaf. Tra le ibride grande presenza di Toyota, anche con Prius in versione plug-in, stessa

possibilità offerta anche da Kia Niro Phev.

Dal 2019 i prezzi dovrebbero scendere Mentre il volano di questo mercato accelera, hanno

accelerato anche le case costruttrici, quasi tutti con

programmi per nuove vetture che dovrebbero con-

cretizzarsi a partire dal 2019. Per il prossimo anno

sono attese le consegne in massa di Hyundai Kona

(per ora relegata a poche unità nel nostro Paese), ar-

riverà la Nissan Leaf in versione con batteria da 60

kWh, ma soprattutto dovrebbe finalmente partire la

produzione delle Volkswagen I.D., per le quali la casa

tedesca ha promesso prezzi sotto i 30.000 euro. Che

sia finalmente arrivato il tempo di una diffusione di

massa, anche senza l’aiuto politico?

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MAGAZINEn.18 / 188 OTTOBRE 2018

di Massimiliano ZOCCHI

L e auto elettriche non sono ancora diffuse oltre un

certo mercato di nicchia, ad eccezione di alcune

nazione. Per questo motivo tutto quello che ruota

attorno a questo mondo non è stato ancora metaboliz-

zato dal comune cittadino che non ne possiede una o

magari non l’ha mai nemmeno vista circolare. Tra i dub-

bi più comuni ci sono quelli che riguardano i sistemi di

ricarica, tanto che anche alcuni neo proprietari hanno

spesso le idee confuse. Con questa guida vorremmo

affrontare un tema che periodicamente si ripresenta e

sul quale riceviamo spesso richieste di chiarimento: la

potenza di ricarica presso le colonnine e di conseguen-

za il tempo di sosta necessario.

Le colonnine in corrente alternata sono più economiche Per affrontare l’argomento è necessaria una premes-

sa. Nel nostro Paese (ma anche altrove) hanno trovato

terreno fertile le colonnine di ricarica funzionanti con

corrente alternata. Il successo è dovuto alla compo-

nentistica più semplice - da qui anche il costo più basso

- e dalla facilità di collegamento essendo la corrente al-

ternata (AC) quella comunemente distribuita ovunque

nelle abitazioni e negli edifici commerciali e industriali.

Le colonnine più diffuse sono quelle con potenza da

22 kW, grazie soprattutto alle popolari Enel Polestation.

Si tratta di una scelta presa in considerazione da molti

altri operatori, come anche la rete Duferco della Valle

d’Aosta o la popolare EvWay. Quello che però molti

ignorano, e come in parte già chiarito dalla nostra Gui-da alla Ricarica, è che molte auto elettriche non posso-

no sfruttare appieno questa potenza a causa di scelte

tecniche dei costruttori. L’industria delle auto elettriche

ha scelto come standard per la ricarica veloce e super

veloce la corrente continua (abbreviato in DC) poiché

consente di utilizzare un convertitore esterno (che ri-

siede appunto nella colonnina) evitando il costo e il

peso del componente nella vettura. La ricarica in AC è

invece ormai relegata a ricarica casalinga o comunque

notturna, o sul posto di lavoro o in generale in tutte le

occasioni in cui ci sono molte ore a disposizione. Per

RICARICA I punti di ricarica in corrente alternata da 22 kW sono tra i più diffusi, ma poche vetture sfruttano tutta la potenza

Le colonnine da 22 kW abbondano, ma molte auto non sfruttano tutta la potenza. Ecco perchéIn questa guida cerchiamo di chiarire uno dei temi più di interesse nel mondo delle auto elettriche, potenza e tempi di ricarica

questo motivo i costruttori hanno scelto che per la ri-

carica in corrente alternata è sufficiente un piccolo ed

economico caricatore che supporta solo basse poten-

ze. Ma nel dettaglio perché sfrutta la potenza delle co-

lonnine spesso solo per un terzo di quanto potrebbero

erogare? La AC a 22 kW di potenza è una distribuzione

trifase, in cui ci sono appunti tre fasi a 32 Ampere e 230

Volt, portanti quindi ciascuna circa 7 kW. I piccoli carica-

tori scelti dalla case costruttrici (esempi molto noti sono

la Nissan Leaf o anche la recente Jaguar I-Pace) sono

caricatori che lavorano in monofase. Si potranno quindi

collegare solo a una della tre fasi presenti nella colon-

nina, e ricavarne quindi solo i 7 kW portati da quella

fase. È ininfluente che la colonnina possa erogare più

potenza, poiché le altre due fasi sono fisicamente scol-

legate dalla vettura. Va addirittura peggio quando la

colonnina (caso più raro ma possibile) è trifase 11 kW.

In questi casi il funzionamento è a 16 Ampere, cioè cir-

ca 3.6 kW per ogni fase. Come nel caso precedente la

vettura con caricatore AC monofase trae energia solo

da una fase e nonostante possa arrivare a 7 kW cari-

cherà solo a 3.6 kW massimo. Gran parte della potenza

disponibile resta inutilizzata.

Perché alcune auto riescono a trarre il meglio dalle colonnine 22 kW AC? Per merito delle scelte alternative del costruttore, che

ha deciso di equipaggiare il veicolo con un caricatore

AC con caratteristiche diverse. Il caso più noto è quello

della Renault Zoe, unica auto elettrica a poter ricaricare

solo ed esclusivamente in AC: il suo caricatore è detto

“Camaleonte” proprio per questo motivo, in grado di

accettare qualsiasi corrente AC, monofase o trifase, da

un minimo di 1.8 kW a un massimo di 43 kW, passando

per tutti i valori intermedi. Altro caso conosciuto è la

BMW i3, con un caricatore in grado di accettare la cor-

rente monofase ma anche quella trifase fino a 11 kW,

non il massimo ma una buona spinta in più. Caso parti-

colare è invece la Volkswagen eGolf: il suo caricatore è

solo fino a 16 Ampere, ma in grado di agganciare due

fasi su tre. Per questo motivo può arrivare a 7 kW di

potenza anche se la colonnina non è da 32 Ampere.

I costruttori potrebbero fare di meglio? Questa è la domanda che spesso ci si pone e la rispo-

sta andrebbe a tutto vantaggio delle vendite. Avere

un’auto che può caricarsi più velocemente in una rete

piuttosto diffusa contribuirebbe a mitigare le paure dei

potenziali clienti. Sembra che qualche nome importan-

te si sia accorto di questo e la prova ne è ad esempio

la recentissima Audi e-tron, in grado di sfruttare fino a

11 kW in AC e dal prossimo anno anche fino a 22 kW

con il caricatore optional. Anche la Nissan Leaf, che fin

dal primo modello ha risentito di questa limitazione, il

prossimo anno dovrebbe avere la possibilità di essere

configurata con un caricatore AC da 22 kW, sempre

affiancato alla possibilità della ricarica fast in DC. In un

ipotetico futuro perfetto tutte le Case dovrebbero pro-

porre al cliente la scelta di quale caricatore montare:

ogni zona ha le sue peculiarità e questa o quella colon-

nina più diffusa e ognuno potrebbe trarne il meglio.

Schema dei PIN della Tipo 2, la spina per la ricarica AC: oltre ai collegamenti pilota (CP e PP) ci sono la messa a terra, il neutro e le tre fasi (L1, L2 e L3)

La presa della Renault Zoe, solo ed esclusivamente in ricarica AC ma a qualsiasi potenza

Page 60: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

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MAGAZINEn.18 / 188 OTTOBRE 2018

di Franco AQUINI

Salire in macchina, metterla in moto e lanciarsi con-

tro un ostacolo dalle sembianze umane. Non è un

momento di follia ma il test con cui Ford vuole di-

mostrare le tecnologie di sicurezza e di assistenza alla

guida della nuova Focus. La stessa Focus che aveva-

mo già “assaggiato” sulle strade di Nizza qualche mese

fa e che sulla carta prometteva davvero tanto in termini

di sicurezza. Questa volta Ford ha deciso di fare un

passo in più e di farci toccare con mano tutto ciò che è

stato promesso, ovvero frenata assistita, mantenimen-

to della carreggiata, parcheggio automatico e lettura

dei segnali stradali. In due parole: guida autonoma di

livello 2.

Il lettore si domanderà: “cosa c’è di nuovo nel livello

2? L’abbiamo già visto”. Questo è vero, ma quello di

Ford è un concetto leggermente differente: l’azienda

vuole portare una serie di tecnologie di sicurezza e un

primo assaggio di guida autonoma in una macchina

tutto sommato popolare. Pur sempre una segmento C,

d’accordo, ma non delle più costose e di certo senza

la necessità di dover aggiungere accessori dal costo

proibitivo. Grazie a questo test possiamo fare chiarez-

za anche su alcune leggende legate a questi sistemi di

sicurezza. “Funzioneranno?”, “Ma poi alla fine frenano

davvero?”. È arrivato il momento di salire in auto e te-

starle sul serio: chiaramente in pista, in un bellissimo

autodromo dalle parti di Modena.

A tutta velocità contro il manichinoNon è facile spiegare quanto sia inquietante la sensa-

zione di lanciarsi a tutta velocità contro qualcosa dalle

sembianze umane senza frenare. L’istinto di allungare

la gamba verso il freno è quasi incontrollabile, ma mai

errore potrebbe essere più grave, visto che il tocco

del pedale annullerebbe qualsiasi intervento da parte

REPORTAGE DMove.it ha testato i sistemi di assistenza alla guida della nuova Ford Focus sulla pista di Modena

Ci siamo messi alla guida della Ford Focus Frena, parcheggia e guida praticamente da solaAbbiamo testato frenata assistita, mantenimento di carreggiata e parcheggio automatico. Il risultato non è stato scontato

dell’auto. È bene ricordare infatti che si tratta di tec-

nologie per l’assistenza alla guida, non di sostituzione

alla guida (o di pilota automatico). La frenata assistita

serve dunque a intervenire quando il conducente, per

distrazione o stanchezza, non frena per tempo o non si

accorge dell’ostacolo.

Se, al contrario, il conducente tocca un pedale, l’au-

to dedurrà che questo è vigile e lo lascerà fare. Ecco

dunque la prima cosa importante da capire: la frena-

ta assistita interviene solo quando il conducente non

reagisce e questa probabilmente è la vera ragione per

cui in rete si raccontano episodi in cui l’auto (di ogni

produttore, evidentemente) non è intervenuta.

La prova è stata fatta lanciando l’auto prima a 25 km/h,

poi a 30, 35 e infine a 40 km/h contro l’ostacolo. Una

velocità decisamente elevata per qualsiasi impatto, a

maggior ragione se contro un pedone o un ciclista.

L’auto interviene prima di tutto avvisando il conducen-

te sia sul display che con allarmi acustici. Infine frena

con decisione. Ovviamente più è alta la velocità, più

gli avvisi arriveranno prima e a una distanza maggiore

dall’ostacolo. Il risultato è sempre lo stesso, pur lascian-

do completamente i comandi, l’auto si ferma a pochi

centimetri dall’ostacolo.Focus, per la frenata assistita,

impiega sia le telecamere che i radar frontali ed è in

grado di rilevare sia pedoni che ciclisti.

Se ti distrai in curva, ci pensa leiSi chiama Lane Assist ed è una tecnologia che in pas-

sato non ci era stato possibile testare su strada. Trop-

po pericoloso per verificare se l’auto si comportasse

realmente come prometteva. In pista ovviamente cam-

bia tutto. Quello che abbiamo fatto è stato di nuovo

metterci in macchina, procedere ancora più spediti con

tanto di velocità bloccata tramite Cruise Control e poi,

in occasione della prima curva, semplicemente mollare

il volante. Altro test estremo, altra sensazione sgrade-

volissima. L’auto però non ha fatto una piega. Anzi, l’ha

fatta e decisamente bene. Non solo l’auto ha sterza-

to dolcemente e avvisato il conducente, ma visto che

quest’ultimo non ha rimesso le mani sul volante, ha ini-

ziato una manovra di arresto dell’auto fermandosi dol-

Sul display di servizio è possibile notare come l’auto stesse avvisando il condu-cente già prima di frenare

segue a pagina 61

Page 61: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

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MAGAZINEn.18 / 188 OTTOBRE 2018

cemente e azionando le quattro frecce. Insomma, sia

che ci si distragga, sia che malauguratamente si venga

sorpresi da un malore, un meccanismo del genere può

salvare la vita sia agli occupanti dell’auto che a chi è

intorno. Un vantaggio non da poco.

Sterza da sola, frena e riparte. Si può chiamare ancora guida manuale?Molte auto montano il cruise control adattativo. Si im-

posta la velocità di crociera e se l’auto davanti rallenta,

la propria rallenta di conseguenza. La nuova Focus non

si limita a rallentare, ma frena anche fino a fermarsi. E

allora, avranno pensato gli ingegneri Ford, perché non

farla ripartire?

Ricapitolando: l’auto procede a velocità costante senza

piede sull’acceleratore. L’auto davanti frena, dolcemen-

te o bruscamente non ha importanza, e la Focus rallen-

ta fino a fermarsi. A questo punto possono succedere

due cose: se la sosta dura più di tre secondi, bisognerà

intervenire sull’acceleratore per ripartire. Se invece

la fermata dura meno di 3 secondi, l’auto ripartirà da

sola impostando di nuovo la velocità di crociera non

appena le sarà possibile. Sarà venuto in mente a tutti

il traffico cittadino, situazione tipica dove si procede a

singhiozzo e dove l’uso dei pedali, seppure con l’au-

silio del cambio automatico, può affaticare. In questo

contesto Focus fa praticamente tutto da sola: accele-

ra, rallenta, frena, si ferma, spegne anche la macchina

(con lo Start & Stop) e poi riparte e ripristina la velocità

desiderata.

Poi, all’occasione, curva da sola e se incontra un osta-

colo si ferma. Non sarà guida autonoma, ma siamo si-

curi si possa ancora definire guida manuale?

Ciliegina sulla torta? Il parcheggio totalmente automaticoIl parcheggio automatico della nuova Focus, a dire il

vero, l’avevamo già testato. Quel test però era servito

a non farci dubitare dell’effettiva validità di questa fun-

zionalità anche al di fuori della pista. A Modena siamo

tornati sulla prova con la possibilità di testare i due tipi

di parcheggio previsti, ovvero quello parallelo e quello

perpendicolare. Anche in questo caso ci troviamo da-

vanti a tecnologie già presenti in altri modelli di auto,

ma qui l’ automatismo è totale (anche della pedaliera)

e la velocità di parcheggio notevole. Basta segnalare

all’auto la funzione di parcheggio e attendere che trovi

lo spazio adatto. Una volta segnalato a schermo il par-

cheggio, si mette in folle, si lasciano pedali e sterzo e si

tiene premuto un pulsante fino alla fine della manovra.

Il pulsante è chiaramente un espediente psicologico

per dare al conducente la sensazione che abbia an-

cora un minimo controllo del mezzo e che non sia tutto

affidato completamente all’auto. Affidarsi totalmente a

una macchina forse è ancora prematuro e la sensazio-

ne di disagio riaffiora puntuale quando la Focus, nella

manovra di parcheggio, si ferma nella zona rossa del

sensore di parcheggio, a poco più di un centimetro

dall’ostacolo o da un altro veicolo. Fidarsi totalmente

delle macchine, probabilmente, richiede ancora un po’

di tempo. Una volta finito il parcheggio, se questo era

di tipo parallelo, l’auto ci aiuta anche ad uscire. Chiun-

que avrà presente quei parcheggi con pochi centimetri

di spazio davanti e dietro e che richiedono moltissime

manovre faticose. Ecco, con questa vettura si mette la

freccia per far capire all’auto in quale direzione usci-

re e di nuovo si tiene premuto il tasto per la manovra

automatica. L’auto si metterà in posizione per uscire e

una volta completata l’operazione lascerà di nuovo i

comandi al conducente.

Assistenza alla guida: vezzo o salvavita?Terminata la lunga sessione di test è fisiologico tirare

le somme. Focus fa davvero tante cose da sola. Frena,

rallenta, riparte, mantiene la velocità, la carreggiata,

legge i segnali stradali, si ferma in caso di collisione

o se si accorge che abbiamo avuto un malore e infine

parcheggia ed esce dal parcheggio. A cosa serve tutta

questa tecnologia? È semplicemente un vezzo o è in

grado di salvare davvero le vite?

Non ci sono dubbi che la risposta sia la seconda, anzi,

viene sempre di più da chiedersi perché queste tecno-

logie non siano obbligatorie su tutte le nuove vetture.

Focus, con il sistema Copilot 360 (che integra tutte le

tecnologie di cui abbiamo parlato) comprende 2 tele-

camere, 3 radar e 12 sensori. Una montagna di dati che

va poi trasportata alla velocità della luce all’unità cen-

trale e di conseguenza elaborata, sempre con la massi-

ma velocità possibile. E non è certo una tecnologia che

può lasciar spazio a tentennamenti o malfunzionamen-

ti. Tutto deve funzionare con la massima affidabilità in

ogni situazione.

Tuttavia il ragionamento vero da fare è un altro. Sono

diverse le auto che offrono (quasi) tutti questi sistemi di

sicurezza. Focus però ci ha attirati perché è una delle

prime auto capaci di offrirli a tutti, anche a chi non le ha

richieste o che semplicemente non sarebbe disposto

a investire per averli. Listino alla mano, la nuova Focus

con allestimento Titanium, cambio automatico e siste-

ma Copilot 360 costa poco più di 29.000€, ma è molto

frequente trovare il prezzo di listino fortemente scon-

tato grazie alle promozioni ufficiali. Andando oggi sul

sito di Ford, ad esempio, la stessa configurazione costa

poco più di 24.000 €. Un prezzo, per una segmento C,

più basso persino di una configurazione base di una

concorrente tedesca, ma concorrenziale anche rispet-

to alla nuova 500 X, il cui recente spot pubblicizzava

proprio questo genere di tecnologie.

Focus potrebbe spingere l’intero mercato ad adottare

tecnologie che possono salvare delle vite. E oltretut-

to molti acquirenti accederanno a queste tecnologie

quasi inconsapevolmente, perché Ford le ha inserite

di serie in molti allestimenti. In realtà c’è da aggiungere

500€, ma è un costo irrisorio se si considera che sono

compresi sensori di parcheggio, telecamere e tutti i si-

stemi di sicurezza sopra elencati.

Focus ci ha convinti e le tecnologie testate si compor-

tano molto bene. Probabilmente non meglio di quanto

fanno altre auto, ma la vera sicurezza in strada si avrà

solo quando la maggior parte delle auto disporrà di un

arsenale tecnologico a bordo. Questo è sicuramente

un primo passo importante verso la diffusione della si-

curezza automatica.

Di sicurezza, con questa nuova Focus, ce n’è davvero

tanta e i limiti all’interno dei quali l’auto non può inter-

venire si stringono sempre di più. È evidente che, se

l’auto che abbiamo davanti frena ma è per metà fuo-

ri dalla carreggiata, la frenata assistita potrebbe non

intervenire. Come è evidente che se le strisce a ter-

ra sono poco visibili o quasi del tutto cancellate, per

l’auto diventa complicato mantenere la carreggiata.

Chi s’aspetta che l’auto si sostituisca completamente

all’uomo è fuori strada: oggi l’auto non ha nessuna pos-

sibilità e velleità di sostituirsi al conducente, che resta

fondamentale. Sempre e comunque.

REPORTAGE

Alla guida della Ford Focussegue Da pagina 60

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MAGAZINEn.18 / 188 OTTOBRE 2018

di Massimiliano ZOCCHI

Chiunque pensando alla tipica muscle car ameri-

cana ha subito un nome che gli salta in mente:

Ford Mustang. L’iconica hero car è da sempre

sinonimo di sportività nel mondo tanto che sono ormai

10 milioni gli esemplari prodotti, dal 2015 anche in Eu-

ropa dove ne circolano circa 38.000, Italia compresa.

Ma anche un’auto classica come questa ha bisogno di

restare al passo con i tempi, così Ford ora presenta la

nuova versione, che mantiene tutto ciò che gli appas-

sionati hanno sempre amato, ma offre anche diverse

novità, sul piano della guida e soprattutto su quello

delle tecnologie integrate. Abbiamo guidato la nuova

Mustang dall’autostrada fino ai Colli Euganei, così da

provare in prima persona tutto ciò che c’è di nuovo.

L’abito è nuovo, ma anche l’animaLe novità lanciate da Ford per la nuova Mustang sono

subito visibili a un primo sguardo. La linea è quella a

cui siamo abituati ma diventa più sportiva, più slancia-

ta, grazie al cofano ribassato e alle prese d’aria, oltre

che grazie ai fari LED e ai fendinebbia, che gli con-

feriscono un aspetto ancora più aggressivo. Queste

novità sono accompagnate da tanti colori vistosi, dal

classico blu arrivando fino al nuovo Dallas Orange.

Tutte le versioni sono poi disponibili con carrozzeria

fastback o convertibile, con tettuccio a movimento

elettrico. Ford sta già lavorando a una elettrificazio-

ne della gamma, ma i motori della Mustang non sono

per ora particolarmente ecologici. Troviamo infatti il

5 litri V8 da 450 cv e il 2.3 litri Ecoboost da 290 cv.

Entrambe queste motorizzazioni possono essere ac-

compagnate da cambio manuale a 6 rapporti oppure

automatico a 10 rapporti. Parlando di motori in senso

stretto abbiamo la prima (strana) novità, Active Valve

Performance Exhaust.

Con questo sistema si può enfatizzare il suono del-

lo scarico oppure mettere una sorta di “silenziatore”.

Emblematica è la modalità Good Neighbour, per non

disturbare i vicini avviando l’auto all’alba. Ci sono poi

altri due sistemi che hanno quasi uno spirito da com-

petizione in pista. Il primo è il Launch Control, che non

ha certo bisogno di spiegazioni: partenze più brucian-

ti senza rischiare derapate indesiderate. Il secondo

REPORTAGE Una nuova versione della Mustang che piacerà anche a coloro che a un’auto chiedono tanta tecnologia

Abbiamo guidato la nuova Ford Mustang Ecco come una muscle car può essere tecnologicaAbbiamo guidato la Mustang su e giù per le colline. Sempre un’icona di sportività ma con tanta tecnologia a bordo

invece è il Line Lock, che fa l’esatto contrario: i freni

anteriori si bloccano consentendo alle ruote posterio-

ri di scaricare la potenza a terra slittando liberamente,

per la felicità del proprio gommista.

Le novità più grosse vengono però dai sistemi di as-

sistenza alla guida, per la prima volta presenti su Mu-

stang. Il sistema di frenata automatica include sia il

Pre-Collision Assist, sia il riconoscimento pedoni. Nel

caso di distrazione su strade con corsie ben evidenti,

il guidatore viene avvisato nel caso attraversi la linea

di demarcazione ed eventualmente il sistema inter-

viene anche sullo sterzo riportando la vettura al cen-

tro della carreggiata (Lane Keeping Aid). Ovviamente

con sistemi di questo tipo non può mancare l’Adaptive

Cruise Control con monitoraggio della distanza di si-

curezza. L’insieme di tutti questi dispositivi contribui-

sce a migliorare la valutazione di Ford Mustang nei

test Euro NCAP.

Anche gli interni diventano più moderniDurante il nostro giro per i tornanti veneti lo abbiamo

sentito anche noi, la Mustang è un’auto emozionale,

quindi l’attenzione del vero appassionato del marchio

è sulla parte relativa alla guida e alle sensazioni che ti

può dare. È vero però che c’è anche una parte consi-

derevole di clientela attenta alle nuove tecnologie e

che cerca anche il confort dentro l’abitacolo. Il sistema

di infotainment quindi abbraccia il recente Ford SYNC

3, il sistema di comandi vocali e connettività dell’Ova-

le Blu, grazie al quale è possibile gestire il navigato-

re, la musica e il climatizzatore, tutto su display touch

screen da 8”. In dote arrivano anche Android Auto e

Apple CarPlay, rigorosamente via cavo, sia utilizzan-

do la porta USB sul cruscotto sia quella nascosta nel

vano portaoggetti del bracciolo centrale.

Anche la strumentazione passa al digitale. Niente più

tachimetro classico ma un display LCD da 12”, in gra-

do di cambiare aspetto in base alla modalità di guida

scelta. Gli indicatori così assumono l’aspetto e la colo-

razione più indicata per tenere sott’occhio le informa-

zioni più importanti.

Inoltre nel caso del motore turbo compaiono anche

altri misuratori supplementari con tutte i dati del

powertrain sovralimentato come temperatura e pres-

sione della turbina. Esiste poi la modalità My Mode

che consente una più ampia personalizzazione del

quadro strumenti. Ultimo, ma non per ordine di impor-

tanza, anche l’impianto audio riceve una spinta in più,

con sistemi a cura di Shaker, o in optional B&O. I 12

Da sinistra, le modalità normal, sport e track

segue a pagina 64

Page 64: 30 Modem libero, rinvio al 2019 Gli operatori chiedono tempo

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MAGAZINEn.18 / 188 OTTOBRE 2018

diffusori fanno egregiamente il loro lavoro, coadiuva-

ti anche dal subwoofer integrato nel bagagliaio, che

comunque resta spazioso, ovviamente proporzionato

alla categoria della vettura.

Incollata alla strada: il segreto sono le sospensioniAnche volendo analizzare tutte le novità solo con

l’occhio dell’appassionato di tecnologia, una vettura

come questa non può prescindere dal feeling che

è in grado di restituire alla guida. Nelle strade che

abbiamo percorso ci siamo trovati in situazioni estre-

mamente diverse, dalla strada scorrevole e perfetta-

mente asfaltata, fino a strette vie di collina, quasi dei

sentieri, ma l’unico comune denominatore è stata

un’auto scorrevole, sempre stabile, all’apparenza leg-

gera nonostante il peso invece considerevole.

Buona parte del merito è da attribuire alle sospensioni

MagneRide. Si tratta di sospensioni adattive in grado

di gestire in tempo reale i cambiamenti del manto stra-

dale. Questo risultato è ottenuto con un fluido all’in-

terno dell’ammortizzatore, che può essere controllato

elettro-magneticamente per fornire rapidamente più

o meno resistenza alla compressione. L’assetto quindi

cambia istantaneamente poiché i sensori analizzano le

condizioni mille volte al secondo.

Accontenta il purista e il neofitaFord sembra quindi aver centrato l’obiettivo con la nuo-

va Mustang, ovvero non tradire la fiducia degli amanti

REPORTAGE

Ford Mustang segue Da pagina 63 della sportività americana, ma anche cercare di attirare

nuovi clienti che cercano anche le novità più moder-

ne, soprattutto se abbinate a una sport car. E in questo

contesto anche i prezzi di listino aiutano. Consideran-

do l’unicità dell’auto, non sembrano elevati i 41.000

euro con i quali si può portare a casa la versione 2.3

Ecoboost con cambio manuale. Per chi invece voles-

se il vero motore americano 5.0 L bisogna aggiungere

altri 6.000 euro, mentre il cambio automatico ne costa

altri 2.000. Il tocco di eleganza in più dato dal tettuccio

apribile incide invece 4.500 euro. Tutto sommato non

male per un’auto che non passa certo inosservata, sia

per chi è alla guida, sia per chi la intravede sfrecciare.

Nuovi fari LED

di Massimiliano ZOCCHI

Volkswagen e Microsoft sviluppe-

ranno una tecnologia in grado di

trasformare il concetto stesso di

mobilità, daranno vita al Volkswagen Au-

tomative Cloud, il sistema cloud in gra-

do di connettere l’intera flotta del brand

Volkswagen. Dal 2020 oltre 5 milioni di

vetture Volkswagen saranno totalmente

connesse grazie alla piattaforma Azu-

re di Microsoft. Alla base dell’accordo

c’è l’idea di rivoluzionare l’esperienza

di guida grazie alla tecnologia cloud,

che connetterà tutti i veicoli della Casa

automobilistica tedesca e che si baserà

sulla piattaforma Azure. I veicoli saranno

dotati di servizi telematici di ultima ge-

SMART CITY Automative Cloud sarà un sistema cloud in grado di connettere l’intera flotta di auto del brand Volkswagen

Volkswagen-Microsoft, l’auto del futuro si baserà sul cloudDal 2020 oltre 5 milioni di vetture del Gruppo Volkswagen saranno dotate della piattaforma Azure di Microsoft

nerazione e di un servizio clienti globale

per tutti i brand Volkswagen, in modo da

avere una connessione dati sicura tra le

vetture e il cloud. Così si è espresso il

CEO Herbert Diess: “La partnership con

Microsoft permetterà di accelerare la

nostra trasformazione digitale. Volkswa-

gen, come una delle più importanti case

automobilistiche del mondo, e Micro-

soft, con la sua unica esperienza tec-

nologica, giocheranno un ruolo chiave

nel dare forma al futuro della mobilità”.

Inoltre, Volkswagen darà vita a un’area

di lavoro, a Richmond (Washington), non

distante dal quartier generale di Micro-

soft, dove 300 ingegneri avranno il com-

pito di sviluppare la tecnologia. Il luogo

scelto da Volkswagen non è casuale, in

questo modo potrà ricevere tutta l’assi-

stenza necessaria per i servizi cloud da

parte della multinazionale statunitense.

Prima di Volkswagen era stata BMW a

stipulare un accordo con Microsoft per

l’app di connessione BMW, che montava

proprio la piattaforma Azure, e permette-

va di monitorare le condizioni di guida,

dal traffico al tempo. Anche Renault,

poco tempo fa, aveva annunciato un ac-

cordo con la multinazionale statunitense

per i servizi legati alla guida autonoma

e per creare un sistema di connessione

delle vetture.