30 31 PER FESTEGGIARE I 20 ANNI DELLO SCUDETTO … · Quando inmacchina qual-cunodavantia...

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Edizione: 09/01/2005 Libero domenica - pagina 30-31 - stampata da: trasmissione alle ore: 22.30.09 - colore Domenica 9 gennaio 2005 31 Domenica 9 gennaio 2005 30 M E R CAT O Cassano vuole il Real Bazzani-Inzaghi: ok SPORT | L’ I N T E R V I STA BAGNOLI RACCONTA MEZZO SECOLO DI PALLONE E UNA CARRIERA RICCA DI SORPRESE Ladri, punturoni e altro Il calcio e l’Osvaldo segreto «Ho 70 anni, gioco ancora e vado a sciare. Ma l’appuntamento più importante di ogni giornata è quando vado a prendere al lavoro mia figlia cieca» dal nostro inviato ALESSANDRO DELL’ORTO VERONA - Osvaldo Bagnoli, quello dello storico scudetto del Verona, del Genoa in Europa, dell’Inter seconda in classifica, esonero e addio calcio. L’allenatore papà che piaceva a tutti, timido, maniere gentili e poche parole ma pungenti. Osvaldo Bagnoli, 70 anni 70, tanti ricordi e una sola raccomandazione: «Parliamo di tut- to quello vuole, ma alle 13 in punto me ne devo andare, assolutamente». CON L’INTER UN SECONDO POSTO E POI L’ESONERO Bagnoli ha allenato lInter nella stagione 1992-93 conquistando il secondo posto. Lanno successivo è stato esonerato e ha lasciato il calcio: «Non sopportavo più i giovani» LO CHIAMAVANO SASO Nella foto sopra, Bagnoli a 21 anni con la maglia del Milan. Sotto, lex tecnico del Verona ora che fa il pensionato PER FESTEGGIARE I 20 ANNI DELLO SCUDETTO BAGNOLI HA UN SOGNO: «LA PROMOZIONE DEL VERONA IN A» Osvaldo Bagnoli viene portato in trionfo dopo la conquista dello scudetto con il Verona. E la stagione 1984-85 e i gialloblù hanno concluso il campionato in prima posizione ottenendo 43 punti. Al secondo posto il Torino a quota 39, al terzo lInter con 38. Bagnoli è stato alla guida del Verona dal campionato 1981-82 fino al torneo 1989-90, stagioni in cui ha conquistato una promozione in serie A e uno scudetto. Ora, per festeggiare i 20 anni del trionfo, Bagnoli ha un sogno: «Poter brindare alla promozione del Verona in serie A». Prima dellHellas Verona, Bagnoli ha guidato Solbiatese, Como, Rimini, Fano (promozione in C1) e Cesena (promozione in A). Dopo lesperienza gialloblù, invece, il Mago della Bovisa ha guidato il Genoa per due anni (quarto e tredicesimo posto in A) e Inter (secondo posto e lanno seguente lesonero). Da calciatore ha militano nel Milan, Verona, Udinese, Catanzaro, Spal e Verbania Nordhal mi dava soldi di nascosto. Che asso Schiaffino Quando mandai i carabinieri nella stanza della Juve A Como c’era Paolo Rossi: bravo, ma non segnava mai... SPORT Subito un complimento: lei non invecchia mai. «Grazie, grazie... Sarà perché mi tengo in forma: gioco a calcio con le vecchie glorie del Verona e vado spesso a corre- re. Sa, di fronte a casa ci sono una collina e un percorso sa- lute, io ne approfitto. Sono tornato bambino, anche se non vado ancora in altalena. Ahahahah. E poi...». Altri sport? «Lo sci. Ho imparato a 60 anni e mi sono innamorato della neve. Mi diverto come un matto, spesso saluto mia moglie e vado da solo». Allora scelga: una partita a pallone o uno slalom? «Mmmmm. Gli sci in inver- no, il calcio in estate». Bagnoli, non si offenda: sa che ha 70 anni, vero? «Sì ma non me ne rendo conto. Le racconto questa. Quando in macchina qual- cuno davanti a me va piano, perdo la pazienza e dico: “Il solito vecchio imbranato”. Poi sorpasso, guardo e mi rendo conto che magari ha 5 anni in meno...». A lei danno mai del vecchio? «Per fortuna no. Il tempo passa, ma qui a Verona sono sempre “l’allenatore”. In centro, ogni tan- to, qualcuno mi chiama: “Salve mister”». Le piace? «Sì ma preferisco un “Salve Osvaldo”...». A proposito di panchina, il calcio lo segue ancora? «Qualche gara in tv e il Vero- na allo stadio». Come è il pallone visto da fuori? «Ogni epoca ha le sue carat- teristiche. Dicono che ora si vada molto più veloce. Non credo, piuttosto è una que- stione tattica». Cioè? «Nel calcio non si tempo- reggia più, si aggredisce e ba- sta. Prima correva solo chi attaccava, ora corre chi at- tacca e anche chi difende: lo- gico che negli scontri ci si faccia più male. Questo non significa che si vada più velo- ci. Eppoi quella che conta è la rapidità della testa. I grandi del passato sapevano già dove mettere il pallone ancora prima di riceverlo». Un esempio? «Ho giocato con Schiaffino, un campione vero. Tipo Pla- tini, Maradona e Pelè». Erano gli anni di Bagnoli ragazzino. Anzi, ragazzo della Bovisa. «E’ un quartiere di Milano, il mio quartiere. Ci torno po- che volte per problemi di tempo, ma sono rimasto le- gatissimo: là sono cresciuto e ho ancora gli amici». Le manca? «Le cito Bersellini che ai suoi giocatori, prima delle va- canze estive, diceva: “Tra- scorrete qualche giorno nel luogo dove siete nati, perché vi farà bene”. E’ verissimo. Ogni volta che supero il ponte della Ghisolfa sento dentro di me qualcosa di di- verso». Primi calci? «Oratorio, facevamo il pal- lone con la carta bagnata che poi legavamo con una corda. A 12 anni la soddisfazione più grande: la convocazione nella nazionale dell’Orato- rio con il mio amico Roberto Danelli, uno grande e grosso che chiamavamo il Piola perché faceva le rovesciate». A proposito di sopranno- mi, quale era il suo? «Saso». Perché? «Portavo un grosso ciuffo a banana sulla fronte, la zazze- ra. Così divenni Saso». Crescendo è di- ventato il Mago della Bovisa. «No, non mi sono mai senti- to un mago». Ma soprattutto, è diventa- to per tutti lo Schopenhauer della Bovisa. «Fu Brera a chiamarmi così. Mi è sempre sembrato esage- rato: Schopenhauer era un filosofo, no? Io ho fatto solo la terza media e non ho una grande cultura». Parliamo di Brera. «Era un tipo particolare, uno che si è sempre rifiutato di intervistarmi al telefono: so- lo di persona, anche quando non ero ancora famoso». Non scorderà mai quella volta che... «...ha trattato in maniera molto dura il figlio in mia presenza. Ho capito che l’immagine da scorbutico che aveva non era costruita, ma era semplicemente il suo carattere. E quella volta in Romania, invece...». Prego. «Lo incontro, facciamo due parole e poi mi lascio scap- pare: “Ora devo prendere l’aereo per tornare e non mi va, sono preoccupato”. E lui: “Non lo dica, non lo dica, non porta bene”. Capito? Anche lui scaramantico e fi- fone come me». Paura di volare da uno a dieci? «Tanta, mi creda. Quando sono costretto mi isolo, pun- to i piedi e faccio le mie su- datine vicino all’oblò». Bergkamp, che lei ha avuto all’Inter, non prende l’ae- reo. «Com me viaggiava. Io inve- ce, quando giocavo alla Spal, facevo le trasferte al Sud in treno e partivo da solo di ve- nerdì». Bagnoli, facciamo un volo indietro. Anzi, un salto che è meglio e non ci agitiamo. Primi calci all’oratorio, ma come giocava? «Ero un buon centrocampi- sta di qualità, un difensivo offensivista. Confesso che un po’ mi infastidisce: tutti mi ricordano come allenatore, pochi come calciatore». Squadra del cuore? «Mio cugino mi portava al- l’Arena quando veniva la Ju- ve e da bambino ero bianco- nero. Mi regalarono le scarpe come quelle di Parola e la maglietta. Poi entrai nelle giovanili del Milan». Stagione 1956-57, dieci presenze con i rossoneri e lo scudetto. Era la squadra di Buffon, Maldini, Lie- dholm, Schiaffino. «Grandi, grandissimi gioca- tori e io impazzivo per Schiaffino. Ma che ridere nella stagione precedente con Nordhal: a fine ritiro fa il giro delle stanze per racco- gliere le mance da lasciare a quelli dell’albergo, arriva da me e anzichè prendere i soldi me ne lascia. Ero un ragazzi- no, mi guarda a dice: “Dai, non dirlo a nes- suno e vai a far fe- sta”». Primo stipen- dio vero? «Mi chiamano in sede per annun- ciarmi che il giorno seguente sarei stato aggre- gato alla prima squadra. Io, felicissimo, prendo la bicicletta e torno a casa. Pedalo per due chilo- metri e poi ho un flash: “Ma mi dumà a ghù de ndà a lau- rà!!!!” (ma domani devo an- dare a lavorare). Torno in- dietro e spiego il problema ai dirigenti. Loro: “Quanto guadagni?”. Io: “Faccio fasce elastiche e prendo 28 mila al mese”. Loro: “Te ne diamo 35 e stai con noi, va bene?”. Sono diventato professioni- sta». Due stagioni in prima squadra e poi... «Mi scusi, ma sono le 13 pas- sate. Devo andare, sono già in ritardo». Ma come? Siamo solo a metà intervista. «L’avevo avvisata, alle 13 ho un impegno. Se vuole prose- guiamo tra un’ora: appunta- mento a casa mia». ******** Sono le 14, bentornato Ba- gnoli. Dove eravamo rima- sti? «Mi scusi, sa. Ma ogni gior- no, a quest’ora, vado a pren- dere mia figlia al lavoro. E’ non vedente e fa la centralinista part-time in banca». Ne parliamo? «Monica ha 36 anni ed è cieca dalla nascita. I primi tempi ab- biamo sperato che almeno da un occhio riuscisse a vedere. Invece... E’ inutile credere nei miracoli, bisogna accet- tare la situazione e basta. Ma siamo fortunati, perché è una ragazza allegra e indi- pendente». Quando è nata lei dove giocava? «Alla Spal, sono stati tempi duri. Mia moglie è stata fon- damentale: ora mi rendo conto che forse sono stato un po’ troppo egoista perché pensavo al calcio e alla busta paga mentre lei si occupava da sola della casa». Da quanto tempo siete sposati? «Sto con Rosanna da 44 an- ni. Se mi avessero fatto sce- gliere la donna ideale avrei descritto lei. Ci siamo cono- sciuti in una festa in casa di amici, anche perché io...». Lei? «Non ero certo bellissimo e a quei tempi, senza tv, i calcia- tori non li conosceva nessu- no. Quando andavo in sala da ballo il lunedì sera facevo proprio un po’ fatica a fare amicizia. Mica come i gioca- tori di adesso... Ehehehe». Bagnoli, torniamo a Mo- nica: è vero che ha smesso di allenare per stare con lei? «Assolutamente no. Ho smesso perché mi sono ac- corto che non sopportavo più i giovani». Oplà. Poi raccontiamo meglio. Restiamo a Bagno- li calciatore: dicevamo del Milan. «Due stagioni finchè i diri- genti mi chiamano: “Vai a fa- re esperienza a Verona”. Non ero felice, ma è stata la svolta. Sono salito sul treno che ero “Bagnolino”, sono sceso che ero “Il signor Bagnoli”: da promessa a calciatore vero». Poi Udinese, Catanzaro, Spal, ancora Udinese e Verbania. «Gli ultimi anni facevo il calciatore-allenatore, poi mi hanno proposto di gui- dare la Solbiatese. Poche giornate e l’esonero per un litigio con il presidente. La vera carriera è iniziata a Co- mo grazie al mio amico Marchioro». Stagione 1975- 76 e Bagnoli esordisce in panchina in se- rie A. In rosa un giovane attac- cante promet- tente: Paolo Rossi. «Bravo tecnica- mente ma con un grosso difetto: non segna- va». Scherza, vero? «Mi creda: non aveva fiuto del gol». Poi Bagnoli mister a Rimi- ni, Fano, Cesena e via al ci- clo Verona. Anzi il ciclone Verona: promozione in A, quarto posto, sesto posto e infine... «...» Ma come, fa ancora il timi- do? Torniamo indietro di 20 anni esatti: 13 gennaio 1985, Avellino-Verona 2- 1. «Prima sconfitta stagionale su un campo impossibile. Ma abbiamo capito che era- vamo forti. La settimana do- po dico ai giocatori: “Se an- diamo avanti così arriviamo in alto. Ma per favore, non diciamolo in giro”». Il ricordo più intenso? «Juve-Verona 1-1: abbiamo dimostrato di essere da scu- detto». Bagnoli, guardi qui: album Panini con le figurine di quella squadra. Ne scelga una. «Luciano Bruni». Scusi? «Bru-ni. Non l’ho mai fatto capire, ma era il pupillo per- ché mi immedesimavo in lui. Gli dicevo: “Tu sei più tecnico, ma io facevo più gol”. Era una riserva, però ha fatto più presenze di alcuni titolari: lo mettevi da 7 e gio- cava da 7, lo mettevi da 8 e giocava da 8 e così via». Il più estroso di quel grup- po? «Elkjaer, sempre allegro. Dicevano fosse un ubriaco- ne, che falsità». Bagnoli uguale allenatore dello scudetto. A di- stanza di 20 anni la fermano an- cora per strada? «Ovunque, e mi fa felice: la gente si rivede in me, persona semplice che parlava poco e spesso in dia- letto. E’ bello essere ricorda- to per lo scudetto, ma prefe- risco essere ricordato come brava persona». Tricolore in provincia: sa- rebbe possibile di questi tempi? «No, per ora no». Questione di ar- bitri? «Abbiamo vinto nell’unico anno in cui c’è stato il sorteggio. Sarà una fatalità, ma fino a che pun- to?». A proposito di direttori di gara: Coppa Campioni nello stadio a porte chiuse, Ju- ventus-Verona 2-0. «Arbitraggio scandaloso. Fallo di mano di Serena in area dopo pochi minuti della ripresa, rigore netto ma Wurtz lascia correre e nell’a- zione seguente la Juve va in vantaggio. Mica male, eh?». Fine partita incandescen- te, vero? «Urla, pugni, spinte. Nello spogliatoio un giocatore tira per terra uno zoccolo che rimbalza e rompe un vetro. Da fuori si sentono urla, ar- rivano i carabinieri. Io esco e...». E...? «Sa, sono uno di poche pa- role ma ogni tanto mi escono buone battute. Come quella volta. Guardo i carabinieri e dico: “Se cercate i ladri sono in quello stanzone là”. Ahahahah». Indicando gli arbitri? «No, non solo. Eheheheh». Bagnoli, dopo il Verona il Genoa. E l’Europa. «Fossimo stati più intelli- genti avremmo potuto apri- re un ciclo, ma certi giocatori importanti non l’hanno ca- pito. E Spinelli ha commesso l’errore più grave che può commettere un presidente: innamorarsi dei suoi calcia- tori». Skhuravy? «Il primo anno era una po- tenza, poi l’ha fregato la vita disordinata. Non è da tutti disfare una macchina a setti- mana». Era il Genoa di Signorini. «L’ho visto alla festa organizzata in suo onore pri- ma che morisse: averlo lì di fron- te, in carrozzina, che parlava solo con gli occhi mi ha strappato fuori il cuore». Ha paura della morte? «No. Ho paura della soffe- renza». Bagnoli, non giriamoci at- torno: Signorini e il dub- bio doping. Si prendono sostanze proibite nel cal- cio? «Ai miei tempi qualcosa ci davano. Una volta, con il Ve- rona, dovevamo salvare la te- sta all’allenatore Vinicio Viani. Partita con il Venezia e ci fanno strane punture di- cendo: “Vi faranno correre di più”». Risultato? «Abbiamo perso e in più mi sono spaventato: continuavo a parlare e per tutta notte non ho dormito. Mai più accetta- to niente». Stagione 1992-93: Bagnoli all’Inter. «Mi hanno chiamato a 57 anni, era un’occasione da non perdere». Qualche sua frase storica in nerazzurro. 1) “Dite che con Pancev bisogna avere pazienza perché è mace- done? Sarà, ma io sono della Bovisa e non sono mica un pirla!” «Sì, l’ho detta. Dopo avergli dato fiducia mai ripagata un giorno decido di mandarlo in panchina, glielo comuni- co a San Siro prima della gara e lui si rifiuta: “Piuttosto la tribuna”. E poi va a sfogarsi con i giornalisti. Era il mini- mo che potessi commenta- re». 2) “Sosa di tattica el capiss nient, ma se continua a far gol, mi sta benissimo!” «Ehehehehehe. Per un pe- riodo sono stato costretto a schierarlo come prima pun- ta: certi movimenti non li sa- peva fare, ma continuava a segnare...» E Jonk come lo chiamava? «Gionc, mi piaceva ed era comodo. E’ diventato Gionc per tutti». Risate, vittorie e un secon- do posto. Poi i guai. per- ché? «Purtroppo l’ho capito solo dopo: non ero pronto men- talmente per l’Inter». Cosa intende? «Credevo bastasse gestire un gruppo di giocatori forti, in- vece l’unica regola è vincere. Mi hanno esonerato e quindi non sono stato all’altezza, ma dopo di me sono passati una ventina di tecnici e hanno fatto la stessa fine: almeno mi posso nascondere tra tanti». Qualche rimpianto? «No, ma sono convinto che sono stato cacciato non per mancanza di risultati, ma per altro». Bagnoli, così non si capi- sce. «Vabbè, ora lo posso dire: io e Pellegrini ad un certo punto abbiamo avuto opinioni dif- ferenti e non ho sentito più la fiducia. Il secondo anno c’e- rano 7 giocatori in scadenza: ha rinnovato il contratto a tutti tranne De Agostini, per il quale io mi ero già esposto con l’ambiente e la stampa. Dico: “Guardi che è impor- tante per la squadra”. Lui: “Abbiamo i giovani Tramez- zani e Rossini e anche Fonto- lan può fare quel ruolo”. Ca- pirà che a quel punto mi so- no sentito messo da par- te...». Esonero dall’Inter, e poi l’addio al pallone. Perché? «Si chiudeva un ciclo: licen- ziato alla prima esperienza, licenziato dopo 20 anni. Non mi sentivo più adatto ad un’ambiente così ovattato e con tutti quei giovani pre- suntuosi e arroganti. Meglio farsi da parte: le assicuro che in questi 11 anni non ci ho mai ripensato. Faccio il pen- sionato, vado a correre e sciare e alle 13, ogni giorno, ho il mio appuntamento fis- so con Monica. Credetemi, sono davvero felice così». [email protected] di FABRIZIO BIASIN MILANO - Sul mercato tor- na il ciclone Cassano. Do- po i grandi capricci, le tre- gue più o meno armate con la Roma, la pace fatta con Del Neri e la batosta nel derby, il grande mo- nello barese ha deciso di andarsene dalla Capitale inviando un chiaro mes- saggio ad Arrigo Sacchi. «Il mio sogno è giocare nel Real Madrid. Mi affa- scina la Spagna, dove in campo vince ancora la tecnica. In Italia sia le big che le piccole squadre pensano sempre alla tatti- ca e a me la tattica piace poco. Sono un tipo esage- rato, cred molto in me stesso». Comunque Cas- sano da Roma andrà via: «Col mio procuratore sto valutando tutte le possi- bilità». La Juve ha bisogno di rinforzi: si prospetta il clamoroso ritorno di Edgar Davids, in rotta con Mancini all’Inter. Capello, estimatore dell’olandese, ha già fatto una richiesta esplicita. In alternativa a Davids, Capello preme per Cristiano Zanetti, già suo pallino alla Ro- ma. In entrambi i casi, la Juve propone uno scambio con Tacchi- nardi. Il Barcellona, che a sua volta da tempo vorrebbe Tacchinardi, prenderà dalla Roma il francese Dacourt. Ma ha achiesto anche Pandev alla Lazio. Intanto Sampdoria e Lazio hanno definitiva- mente raggiunto l'ac- cordo per lo scambio di prestiti tra Fabio Bazza- ni e Simone Inzaghi. I due giocatori hanno dato il loro assenso al- l'operazione. Domani la ratifica dell'affare. La notizia dell'accordo è stata comunicata ieri all’attaccante sampdo- riano all’ora di pranzo, mentre era in ritiro con la squadra. Bazzani ha salutato i compagni ed è immediatamente par- tito per Roma. Il Parma, a caccia di elementi per rinforzare la rosa e cercare di risa- lire la china in campio- nato, ha nuovamente chiesto all’Inter il pre- stito di Coco o, in alter- nativa, quello di Pa- squale. Restano aperte le piste che portano a Negro della Lazio e Iu- liano e Legrottaglie del- la Juve. La Roma cerca di strappare al Cagliari un'opzione su Antonio Langella: per averlo su- bito offriva Scurto (prestito), D'Agostino, De Martino e soldi, ma Cellino vuol voler tenere il giocatore fino alla conclusione del campionato. La Ro- ma deve dar via Delvec- chio (Atalanta o Bolo- gna), Mido (in Spagna, al Levante) e Candela (al Marsiglia che ha resti- tuito Lizarazu al Ba- yern). Trapattoni ha chiesto al Benfica il centrocam- pista greco dell’Inter, Giorgios Karagounis. Il Manchester City è pronto a vendere il 25enne attaccante francese Nicolas Anel- ka, acquistato nel 2002 dal Paris Saint Germain per ben 13 milioni di sterline (il club francese deve ricevere ancora 5 milioni). Il Fenerbahce lo vuole e offre 7 milio- ni di sterline. Anche il Liverpool è in lizza ma la prima scelta dei “Reds” è lo spagnolo Morientes: l’affare do- vrebbe concretizzarsi entro 48 ore, il Real Ma- drid incasserà 6,5 mi- lioni. Domani tra Lazio e Sampdoria lo scambio di attaccanti All’Inter ho fallito ma almeno sono uno dei tanti... HA 70 ANNI, GIOCA ANCORA E VA A SCIARE Osvaldo Bagnoli è nato a Milano il 3 luglio 1935. Ha due figlie: Monica di 36 anni e Francesca di 40. E nonno di Camillo, 8 anni, e Tina, 5. Bagnoli ha 70 anni e gioca con le vecchie glorie. Ama correre e va sciare

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Edizione: 09/01/2005 Libero domenica - pagina 30-31 - stampata da: trasmissione alle ore: 22.30.09 - colore

Domenica 9 gennaio 2005 31Domenica 9 gennaio 200530

M E R CATO

Cassano vuole il RealBazzani-Inzaghi: ok

S P O RT| L’ I N T E R V I STA BAGNOLI RACCONTA MEZZO SECOLO DI PALLONE E UNA CARRIERA RICCA DI SORPRESE

Ladri, punturoni e altroIl calcio e l’Osvaldo segreto«Ho 70 anni, gioco ancora e vado a sciare. Ma l’appuntamento più importantedi ogni giornata è quando vado a prendere al lavoro mia figlia cieca»

dal nostro inviatoALESSANDRO DELL’ORTO

VERONA -Osvaldo Bagnoli, quello dello storico scudetto del Verona, del Genoa inEuropa, dell’Inter seconda in classifica, esonero e addio calcio. L’allenatore papàche piaceva a tutti, timido, maniere gentili e poche parole ma pungenti. OsvaldoBagnoli, 70 anni 70, tanti ricordi e una sola raccomandazione: «Parliamo di tut -to quello vuole, ma alle 13 in punto me ne devo andare, assolutamente».

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Erano gli anni di Bagnoliragazzino. Anzi, ragazzodella Bovisa.«E’ un quartiere di Milano, ilmio quartiere. Ci torno po-che volte per problemi ditempo,ma sono rimasto le-gatissimo: là sono cresciuto eho ancora gli amici».Le manca?«Le cito Bersellini che ai suoigiocatori, prima delle va-canze estive, diceva: “Tra-scorrete qualche giorno nelluogo dove siete nati, perchévi farà bene”. E’ verissimo.Ogni volta che supero ilponte della Ghisolfa sentodentro di me qualcosa di di-ve r s o » .Primi calci?«Oratorio, facevamo il pal-lone con la carta bagnata chepoi legavamo con una corda.A 12 anni la soddisfazionepiù grande: la convocazionenella nazionale dell’Orato-rio con il mio amico RobertoDanelli, uno grande e grossoche chiamavamo il Piolaperché faceva le rovesciate».A proposito di sopranno-mi, quale era il suo?

«Saso».Pe rc h é ?«Portavo ungrosso ciuffo abanana sullafronte, la zazze-ra. Così divenniSaso».Crescendo è di-ventato il M agodella Bovisa.

«No, non mi sono mai senti-to un mago».Ma soprattutto, è diventa-to per tutti lo Schopenhauerdella Bovisa.«FuBrera a chiamarmi così.Mi è sempre sembrato esage-rato: Schopenhauer era unfilosofo, no? Io ho fatto solola terza media e non ho unagrande cultura».Parliamo di Brera.«Era un tipo particolare, unoche si è sempre rifiutato diintervistarmi al telefono: so-lo di persona, anche quandonon ero ancora famoso».Non scorderà mai quellavolta che...«...ha trattato in manieramolto dura il figlio in miapresenza. Ho capito chel’immagine da scorbuticoche aveva non era costruita,ma era semplicemente il suocarattere. E quella volta inRomania, invece...».P re g o.«Lo incontro, facciamo dueparole e poi mi lascio scap-pare: “Ora devo prenderel’aereo per tornare e non mi

va, sono preoccupato”. E lui:“Non lo dica, non lo dica,non porta bene”. Capito?Anche lui scaramantico e fi-fone come me».Paura di volare da uno adieci?«Tanta, mi creda. Quandosono costretto mi isolo, pun-to i piedi e faccio le mie su-datine vicino all’oblò».Bergkamp, che lei ha avutoall’Inter, non prende l’ae-re o.«Com me viaggiava. Io inve-ce, quando giocavo alla Spal,facevo le trasferte al Sud intreno e partivo da solo di ve-nerdì».Bagnoli, facciamo un voloindietro. Anzi, un salto cheè meglio e non ci agitiamo.Primi calci all’oratorio,ma come giocava?«Ero un buon centrocampi-sta di qualità, un difensivooffensivista. Confesso che unpo’ mi infastidisce: tutti miricordano come allenatore,pochi come calciatore».Squadra del cuore?«Mio cuginomi portava al-l’Arena quando veniva la Ju-ve e da bambino ero bianco-nero. Mi regalarono le scarpecome quelle di Parola e la

maglietta. Poi entrai nellegiovanili del Milan».Stagione 1956-57, diecipresenze con i rossoneri elo scudetto. Era la squadradi Buffon, Maldini, Lie-dholm, Schiaffino.«Grandi, grandissimi gioca-tori e io impazzivo perSchiaffino. Ma che riderenella stagione precedentecon Nordhal: a fine ritiro fa ilgiro delle stanze per racco-gliere le mance da lasciare aquelli dell’albergo, arriva dame e anzichè prendere i soldimene lascia. Ero un ragazzi-no, mi guarda a dice: “Dai,non dirlo a nes-suno e vai a far fe-sta”».Primo stipen-dio vero?«Mi chiamano insede per annun-ciarmi che ilgiorno seguentesarei stato aggre-gato alla primasquadra. Io, felicissimo,prendo la bicicletta e torno acasa. Pedalo per due chilo-metri e poi ho un flash: “Mami dumà a ghù de ndà a lau-rà!!!!” (ma domani devo an-dare a lavorare). Torno in-dietro e spiego il problema aidirigenti. Loro: “Quantoguadagni?”. Io: “Faccio fasceelastiche e prendo 28 mila almese”. Loro: “Te ne diamo35 e stai con noi, va bene?”.Sono diventato professioni-sta».Due stagioni in primasquadra e poi...

«Mi scusi, ma sono le 13 pas-sate. Devo andare, sono già inr itardo».Ma come? Siamo solo ametà intervista.«L’avevo avvisata, alle 13 houn impegno. Se vuole prose-guiamo tra un’ora: appunta-mento a casa mia».

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Sono le 14, bentornato Ba-gnoli. Dove eravamo rima-sti?«Mi scusi, sa. Ma ogni gior-no, a quest’ora, vado apren-dere mia figlia al lavoro. E’

non vedente e fala centralinistapart-time inbanca».Ne parliamo?«Monica ha 36anni ed è ciecadalla nascita. Iprimi tempi ab-biamo speratoche almeno da

un occhio riuscisse a vedere.Invece... E’ inutile crederenei miracoli, bisogna accet-tare la situazione e basta.Masiamo fortunati, perché èuna ragazza allegra e indi-pendente».Quando è nata lei doveg iocava?«Alla Spal, sono stati tempiduri. Mia moglie è stata fon-damentale: ora mi rendoconto che forse sono stato unpo’ troppo egoista perchépensavo al calcio e alla bustapaga mentre lei si occupavada sola della casa».

Da quanto tempo sietes p o s at i ?«Sto con Rosanna da 44 an-ni. Se mi avessero fatto sce-gliere la donna ideale avreidescritto lei. Ci siamo cono-sciuti in una festa in casa diamici, anche perché io...».Lei?«Non ero certo bellissimo e aquei tempi, senza tv, i calcia-tori non li conosceva nessu-no. Quando andavo in sala daballo il lunedì sera facevoproprio un po’ fatica a fareamicizia. Mica come i gioca-tori di adesso... Ehehehe».Bagnoli, torniamo a Mo-

nica: è vero che ha smessodi allenare per stare conlei?«Assolutamente no. Hosmesso perché mi sono ac-corto che non sopportavopiù i giovani».Oplà. Poi raccontiamomeglio. Restiamo a Bagno-li calciatore: dicevamo delMilan.«Due stagioni finchè i diri-genti mi chiamano: “Vai a fa-re esperienza a Verona”. Nonero felice, ma è stata la svolta.Sono salito sul treno che ero“Bagnolino”, sono sceso cheero “Il signor Bagnoli”: da

promessa a calciatore vero».Poi Udinese, Catanzaro,Spal, ancora Udinese eVe r b a n i a .«Gli ultimi anni facevo ilcalciatore-allenatore, poimi hanno proposto di gui-dare la Solbiatese. Pochegiornate e l’esonero per unlitigio con il presidente. Lavera carriera è iniziata a Co-mo grazie al mio amicoMarc hioro».Stagione 1975-76 e Bagnoliesordisce inpanchina in se-rie A. In rosa ungiovane attac-cante promet-tente: PaoloRossi.«Bravo tecnica-mente ma conun grosso difetto: non segna-va » .Scherza, vero?«Mi creda: non aveva fiutodel gol».Poi Bagnoli mister a Rimi-ni, Fano, Cesena e via al ci-clo Verona. Anzi il cicloneVerona: promozione in A,quarto posto, sesto posto einfine...«...»Ma come, fa ancora il timi-do? Torniamo indietro di20 anni esatti: 13 gennaio1985, Avellino-Verona 2-1.«Prima sconfitta stagionalesu un campo impossibile.Ma abbiamo capito che era-vamo forti. La settimana do-po dico ai giocatori: “Se an-diamo avanti così arriviamoin alto. Ma per favore, nondiciamolo in giro”».Il ricordo più intenso?«Juve-Verona 1-1: abbiamodimostrato di essere da scu-detto».Bagnoli, guardi qui: albumPanini con le figurine diquella squadra. Ne scelgauna.«Luciano Bruni».

Scusi?«Bru-ni. Non l’homai fattocapire, ma era il pupillo per-ché mi immedesimavo inlui. Gli dicevo: “Tu sei piùtecnico, ma io facevo piùgol”. Era una riserva, però hafatto più presenze di alcunititolari: lo mettevi da 7 e gio-cava da 7, lo mettevi da 8 egiocava da 8 e così via».Il più estroso di quel grup-po?

«Elkjaer, sempreallegro. Dicevanofosse un ubriaco-ne, che falsità».Bagnoli ugualeallenatore delloscudetto. A di-stanza di 20 annila fermano an-cora per strada?«Ovunque, e mi

fa felice: la gente si rivede inme, persona semplice cheparlava poco e spesso in dia-letto. E’ bello essere ricorda-to per lo scudetto, ma prefe-risco essere ricordato comebrava persona».Tricolore in provincia: sa-rebbe possibile di questitempi?«No, per ora no».Questione di ar-bitr i?«Abbiamo vintonell’unico annoin cui c’è stato ilsorteggio. Saràuna fatalità, mafino a che pun-to?».A proposito didirettori di gara:Coppa Campioni nellostadio a porte chiuse, Ju-ventus-Verona 2-0.«Arbitraggio scandaloso.Fallo di mano di Serena inarea dopo pochi minuti dellaripresa, rigore netto maWurtz lascia correre e nell’a-zione seguente la Juve va invantaggio. Mica male, eh?».Fine partita incandescen-te, vero?

«Urla, pugni, spinte. Nellospogliatoio un giocatore tiraper terra uno zoccolo cherimbalza e rompe un vetro.Da fuori si sentono urla, ar-rivano i carabinieri. Io escoe...».E...?«Sa, sono uno di poche pa-role ma ogni tanto mi esconobuone battute. Come quellavolta. Guardo i carabinieri edico: “Se cercate i ladri sonoin quello stanzone là”.Ahahahah».Indicando gli arbitri?«No, non solo. Eheheheh».Bagnoli, dopo il Verona ilGenoa. E l’Europa.«Fossimo stati più intelli-genti avremmo potuto apri-re un ciclo, ma certi giocatoriimportanti non l’hanno ca-pito. E Spinelli ha commessol’errore più grave che puòcommettere un presidente:innamorarsi dei suoi calcia-tor i».S k h u r av y ?«Il primo anno era una po-tenza, poi l’ha fregato la vitadisordinata. Non è da tuttidisfare una macchina a setti-mana».Era il Genoa di Signorini.

«L’ho visto allafesta organizzatain suo onore pri-ma che morisse:averlo lì di fron-te, in carrozzina,che parlava solocon gli occhi miha strappatofuori il cuore».Ha paura della

morte?«No. Ho paura della soffe-re n z a » .Bagnoli, non giriamoci at-torno: Signorini e il dub-bio doping. Si prendonosostanze proibite nel cal-cio?«Ai miei tempi qualcosa cidavano. Una volta, con il Ve-rona, dovevamo salvare la te-sta all’allenatore Vinicio

Viani. Partita con il Venezia eci fanno strane punture di-cendo: “Vi faranno correredi più”».R i s u l t at o ?«Abbiamo perso e in più misono spaventato: continuavoa parlare e per tutta notte nonho dormito. Mai più accetta-to niente».Stagione 1992-93: Bagnolia l l ’ I n t e r.«Mi hanno chiamato a 57anni, era un’occasione danon perdere».Qualche sua frase storicain nerazzurro. 1) “Dite checon Pancev bisogna averepazienza perché è mace-done? Sarà, ma io sonodella Bovisa e non sonomica un pirla!”«Sì, l’ho detta. Dopo averglidato fiducia mai ripagata ungiorno decido di mandarloin panchina, glielo comuni-

co a San Siro prima della garae lui si rifiuta: “Piuttosto latribuna”. E poi va a sfogarsicon i giornalisti. Era il mini-mo che potessi commenta-re » .2) “Sosa di tattica el capissnient, ma se continua a fargol, mi sta benissimo!”«Ehehehehehe. Per un pe-riodo sono stato costretto aschierarlo come prima pun-ta: certi movimenti non li sa-peva fare, ma continuava as e g n a re . . . »E Jonk come lo chiamava?«Gionc, mi piaceva ed eracomodo. E’ diventato Gioncper tutti».Risate, vittorie e un secon-do posto. Poi i guai. per-ché?«Purtroppo l’ho capito solodopo: non ero pronto men-talmente per l’Inter».Cosa intende?«Credevo bastasse gestire ungruppo di giocatori forti, in-vece l’unica regola è vincere.Mi hanno esonerato e quindinon sono stato all’altezza, madopodi me sono passati unaventina di tecnici e hannofatto la stessa fine: almeno miposso nascondere tra tanti».Qualche rimpianto?«No, ma sono convinto chesono stato cacciato non permancanza di risultati, ma pera l t ro » .Bagnoli, così non si capi-sce.«Vabbè, ora lo posso dire: io ePellegrini ad un certo puntoabbiamo avuto opinioni dif-ferenti e non ho sentito più lafiducia. Il secondo anno c’e-rano 7 giocatori in scadenza:ha rinnovato il contratto atutti tranne DeAgostini, peril quale iomi ero già espostocon l’ambiente e la stampa.Dico: “Guardi che è impor-tante per la squadra”. Lui:“Abbiamo i giovani Tramez-zani e Rossini e anche Fonto-lan può fare quel ruolo”. Ca-pirà che a quel punto mi so-no sentito messo da par-te...».Esonero dall’Inter, e poil’addio al pallone. Perché?«Si chiudeva un ciclo: licen-ziato alla prima esperienza,licenziato dopo 20 anni.Non mi sentivo più adatto adun’ambiente così ovattato econ tutti quei giovani pre-suntuosi e arroganti.Megliofarsi da parte: le assicuro chein questi 11 anni non ci homai ripensato. Faccio il pen-sionato, vado a correre esciare e alle 13, ogni giorno,ho il mio appuntamento fis-so con Monica. Credetemi,sonodavvero felice così». �

a l e s s a n d ro. d e l l o rt o @ l i b e ro - n e w s. i t

di FABRIZIO BIASIN

MILANO - Sul mercato tor-na il ciclone Cassano.Do-po i grandi capricci, le tre-gue più o meno armatecon la Roma, la pace fattacon Del Neri e la batostanel derby, il grande mo-nello barese ha deciso diandarsene dalla Capitaleinviando un chiaro mes-saggio ad Arrigo Sacchi.«Il mio sogno è giocarenel Real Madrid. Mi affa-scina la Spagna, dove incampo vince ancora latecnica. In Italia sia le bigche le piccole squadrepensano sempre alla tatti-ca e a me la tattica piacepoco. Sono un tipo esage-rato, cred molto in mestesso». Comunque Cas-sano da Romaandrà via:«Col miop ro c u r at o resto valutandotutte le possi-bilità».La Juve ha

bisogno dirinforzi: si prospetta ilclamoroso ritorno diEdgar Davids, in rottacon Mancini all’Inter.Capello, estimatoredell’olandese, ha giàfatto una richiestaesplicita. In alternativaa Davids, Capello premeper Cristiano Zanetti,già suo pallino alla Ro-ma. In entrambi i casi, laJuve propone unoscambio con Tacchi-nardi. Il Barcellona, chea sua volta da tempovorrebbe Tacchinardi,prenderà dalla Roma ilfrancese Dacourt. Ma haachiesto anche Pandevalla Lazio.Intanto Sampdoria e

Lazio hanno definitiva-mente raggiunto l'ac-cordo per lo scambio diprestiti tra Fabio Bazza-ni e Simone Inzaghi. Idue giocatori hannodato il loro assenso al-l'operazione. Domanila ratifica dell'affare. Lanotizia dell'accordo èstata comunicata ieri

all’attaccante sampdo-riano all’ora di pranzo,mentre era in ritiro conla squadra. Bazzani hasalutato i compagni ed èimmediatamente par-tito per Roma.Il Parma, a caccia di

elementi per rinforzarela rosa e cercare di risa-lire la china in campio-nato, ha nuovamentechiesto all’Inter il pre-stito di Coco o, in alter-nativa, quello di Pa-squale. Restano apertele piste che portano aNegro della Lazio e Iu-liano e Legrottaglie del-la Juve.La Roma cerca di

strappare al Cagliariun'opzione su AntonioLangella: per averlo su-

bito offrivaScur to( p re s t i t o ) ,D ' A g o s t i n o,De Martinoe soldi, maCellino vuolvoler tenereil giocatore

fino alla conclusionedel campionato. La Ro-ma deve dar via Delvec-chio (Atalanta o Bolo-gna), Mido (in Spagna,al Levante) e Candela (alMarsiglia che ha resti-tuito Lizarazu al Ba-yer n).Trapattoni ha chiesto

al Benfica il centrocam-pista greco dell’Inter,Giorgios Karagounis. IlManchester City èpronto a vendere il25enne attaccantefrancese Nicolas Anel-ka, acquistato nel 2002dal Paris Saint Germainper ben 13 milioni disterline (il club francesedeve ricevere ancora 5milioni). Il Fenerbahcelo vuole e offre 7 milio-ni di sterline. Anche ilLiverpool è in lizza mala prima scelta dei“Reds” è lo spagnoloMorientes: l’affare do-vrebbe concretizzarsientro 48 ore, il Real Ma-drid incasserà 6,5 mi-lioni. �

Domani tra Lazioe Sampdorialo scambio

di attaccanti

“All’Inter hofallito ma

almeno sonouno dei tanti...

HA 70 ANNI, GIOCA ANCORA E VA A SCIARE*������������������������&������ ����� ������� ���.��5���� #������&����������>�������8�����������-3��+�

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