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La Rivoluzione francese la fine dell’antico regime in Francia

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La Rivoluzione francese

la fine dell’antico regime in Francia

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Luigi XVI

Maria Antonietta

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Un paese agricoloLa Francia era il paese più popoloso d’Europa ed e era in sviluppo demografico; era anche un paese giovane (30% meno di di 20 anni). Nel 1780 si era in espansione economica e la fonte di reddito principale era la terra: l’80% della popolazione era composta da contadini (il clero aveva il 30% delle terre, l’aristocrazia il 10%). Il resto della terra apparteneva ai contadini o alla borghesia. Il limite del sistema economico era che i poderi erano piccoli e bastavano per la sussistenza del contadino. Dunque la ricchezza restava nelle mani dei proprietari fondiari e dei nobili. L’intero sistema economico restava comunque esposto al pericolo carestia (1709, 1741, 1788).

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Il privilegioLa monarchia assoluta prevedeva un sovrano libero da qualsiasi condizionamento nella gestione del potere: l’Assemblea degli Stati Generali non veniva convocata dal 1614.La società era distinta, e tale forma era considerata di ordine divino e dunque non modificabile, in tre ordini :Il cleroLa nobiltà guerrieraIl Terzo statoLe differenze tra gli ordini erano di tipo giuridico, non economiche: lo stato è infatti una categoria che raggruppa individui che posseggono determinati privilegi e che economicamente possono essere diversissimi. Sono trattati di conseguenza in modo diverso.

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Il cleroAveva il posto d’onore nella società poiché il tempo e i ritmi della vita erano scanditi in Francia dal cristianesimo: 150.000 individui, 10% delle terre. Aveva il privilegio dell’esonero dal pagamento delle imposte sui terreni di proprietà e altre in genere. L’assemblea del clero decideva un dono gratuito alla corona periodicamente.

I nobili350.00 individui:

A- non pagavano imposte sulla terra (diritto feudale)

B- trasmettevano ereditariamente i patrimoni famigliari al figlio maschio primogenito (i figli cadetti facevano carriera militare o ecclesiastica)

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C- godevano della signoria bannale: poteri di esercitare la giustizia, riscuotere le tasse, avere forza militare, riscuotere tasse su monopoli locali (mulino, frantoio, forno, torchio del vino), la taglia (tributo straordinario per le necessità del momento).

(vedi testo pag. 147)

L’aristocrazia, pur avendo perso molto potere con l’assolutismo, esercitava ancora i suoi privilegi; per questo il popolo vedeva ancora nel Re il proprio protettore dagli abusi dei nobili.

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Approfondimento: Furet-Richet, La Rivoluzione francese, Laterza

L’antico regime è un sistema economico antiquato: prevalenza della produzione agricola della ricchezza nazionale, scarsa produttività del lavoro, fragilità dell’instabile equilibrio fra il numero degli uomini e il volume delle sussistenze. Si tratta di un’economia di sopravvivenza. Per i francesi dell’antico regime alla base di tutto c’è la terra, la coltivazione del grano e dei cereali in genere con i suoi nuovi tradizionali. Il raccolto generalmente finisce sfamare il paese, ma si pratica una cattiva annata, il panorama economico sociale e dominato dalla penuria dei cereali. La Francia è soggetta a tecniche agricole a cariche, ai capricci del clima, ma è dominata inoltre quasi interamente dalla signoria: non esistono in pratica terre che non dipendono dall’antico diritto del Signore e non sono perciò editrici di delitti feudali luce veramente catalogato il castello dove si sta bene attenti a non far ricadere in prescrizione. La nobiltà è rimasta padrona dei suoi secolari possedimenti, immensi perché comprendano sia le terre che essa fa coltivare direttamente, sia quelle su cui percepisce i vecchi obblighi di un tempo. A tutto ciò, per quanto riguarda il clero va aggiunto il reddito supplementare della decima, corrispondenti a circa un ventesimo di tutti raccolti del regno. Il privilegio fiscale, ossia l’esenzione dalla taglia,corona infine questa enorme ricchezza fondiaria. Ecco dunque le basi del potere dei due primi ordini del re di Francia: il clero della nobiltà non vivono soltanto dei redditi dei loro possedimenti agricoli, ma anche del prelievo annuo di una percentuale secolare sul lavoro rurale globale.

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La superiorità del clero e della nobiltà è garantita: l’ordine sociale non è tale soltanto di fatto, ma anche di diritto, e ciò significa che non procede da un libero accordo fra gli uomini, bensì dal riconoscimento di una gerarchia voluta da Dio. La massa della popolazione, poco istruita e murata nella vita più rigidamente locale, non ha alcun mezzo per rimettere in discussione l’antica fede che mantiene la piramide sociale. La sua vita quotidiana e le sue abitudini mentali sono tutte fondate sulla religione, il calendario della vita e sempre dominato dalla Chiesa e dal prete. Al vertice di questa piramide c’è il re di Francia, l’incarnazione e ereditaria dell’antica monarchia. Si tratta di una non è assoluto, il cui diritti procedono soltanto da Dio, padre di tutti i suoi sudditi, proprietario della venuta meno il proprietario diretto di sconfinati possedimenti, a tutti i poteri. Egli è diventato il capo di una burocrazia centralizzata il cui cuore è al castello di Versailles.

Due solo gli ordini privilegiati, alla nobiltà sono riservati tutti i privilegi che essa osserva rigidamente come ad esempio il diritto di primogenitura, il getto di illustrare una giusta sia il villaggio, il diritto di vivere nobilmente . La balia del sangue conserva un’importanza enorme, un prestigio ricchissimo, separando e distinguendo ed è sempre più gelosamente protetta. Vi è poi il clero: esso un carattere sacro in un suo ruolo dello Stato. Il clero garantisce e sacralizza per l’eternità l’ordine sociale, politico e intellettuale. La sua potenza economica e grandissima, e un grande proprietario di terreni e di immobili. Lo spazio è cattolico, il tempo è cattolico.

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Esso non è però un gruppo sociale omogeneo, infatti si distingue un alto clero di famiglia nobile e molto spesso dell’alta nobiltà, un clero medio e un basso clero molto vicino ai contadini. Mentre il clero copre con il prestigio della sua sacra funzione condizioni sociali ed economiche molto diverse, la nobiltà è invece un gruppo coerente, differenziato attraverso la selezione della nascita, dal retaggio della signoria fondiaria, dal culto della propria differenza insomma da uno stile di vita che è il contrario della tranquillità e del risparmio borghese.in

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La convocazione degli Stati GeneraliLa guerra nelle colonie americane era stato un successo militare e politico, a aveva ridotto in uno stato disastroso le finanze statali. Non fu possibile attuare alcuna riforma fiscale tra il 1774-1788 poiché i Parlamenti e i ceti privilegiati opposero una fiera resistenza ai ministri incaricati (Turgot, Necker, Calonne, Lomenie de Brienne).

Dunque l’aristocrazie, nel tentativo di approfittare della debolezza della corona e di impedire la riforma fiscale, invocò la convocazione degli Stati generali (innescando gli eventi che avrebbero portato alla Rivoluzione).

8 agosto 1788 il re accettò la convocazione per il 1° maggio 1789. erano iniziati gli eventi che avrebbero portato alla rivoluzione.

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Il Terzo statoTutti coloro che non erano né ecclesiastici né nobili (il 98% della popolazione). Al suo interno le disparità economiche erano ancora più marcate e nette.

Non godeva di alcun privilegio e doveva versare tutte le imposte; forte era il rancore verso i gruppi privilegiati a causa di privilegi sentiti come ingiusti e insopportabili.

Subito si iniziò a chiedere che mutasse il numero dei suoi rappresentanti agli Stati Generali, raddoppiandolo.

Cosa che il re accolse con favore il 27 dicembre 1788, convinto che in tal modo si sarebbe limitata la forza e le pretese aristocratiche ritenute minacciose per la monarchia assolutistica tradizionale.

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Che cosa è il Terzo stato?Questo piccolo libro, scritto da Sieyès (1748-1836) nel febbraio 1789, attaccava gli ordini privilegiati poiché partendo dal concetto di nazione (insieme di cittadini, impegnati nelle varie attività produttive, contribuiscono col proprio denaro al mantenimento dei funzionari pubblici per le funzioni dello stato) affermava che il terzo stato era una nazione in se stesso, mentre l’aristocrazia parassitaria era un corpo estraneo, i privilegi della quale dovevano essere aboliti, elaborando in seguito una nuova Costituzione sull’esempio inglese. Il terzo stato doveva dar vita ad una Assemblea Nazionale per stendere la carta costituzionale.

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L’Assemblea NazionaleGli Stati Generali furono preceduti dalla raccolta delle rimostranze e dai motivi di malcontento da presentare al re (cahiers de doléance).

5 maggio 1789 si aprirono gli Stati generali a Versailles. Vi parteciparono 291 delegati del clero (, 270 dei nobili (totale 561) e 578 delegati del Terzo stato (senza delegati erano contadini, artigiani, operai; il gruppo più numeroso era quello degli avvocati).

Vi fu subito la questione delle modalità di votazione: fin dal febbraio 1789 Sieyés aveva richiesto la votazione per testa in unica camera (no più per ordine e in camere separate) in modo da rompere il vantaggio dei due ordini privilegiati, ma il re aveva respinto tale richiesta che avrebbe rinnegato il privilegio dell’ordine.

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ApprofondimentoLo strumento informativo per gli stati generali furono i cahiérs de

doléance: ne conosciamo almeno sessantamila che fotografano bene alla situazione francese. Essi chiedevano:

1. una costituzione o legge che limitasse l'assolutismo e creasse una rappresentanza nazionale per decidere leggi e imposte

2. una riforma del sistema fiscale e del sistema giudiziario e chiedevano garanzie di libertà personale e di stampa

3. difendevano la centralità dell'interesse il terzo Stato che identificavano con la nazione visto che gli altri due ordini rappresentavano solo il 2% ed erano sentiti anche come corpi estranei

4. i nobili invece volevano il voto per ordine, accettavano l'uguaglianza fiscale ma non quella giuridica

5. emergeva il distacco e il contrasto forte tra le parti alte dell'ordine nobiliare e dell'ordine ecclesiastico e le parti basse degli stessi

6. emergevano nuove parole: nazione identificata con il terzo Stato, costituzione indicativa della sovranità e della libertà del popolo, sovranità dello stesso popolo.

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Il Terzo stato decise allora di muoversi autonomamente fin dalle prime settimane: 17 giugno 1789, i deputati si definirono rappresentanti dell’intera nazione e decisero di chiamarsi Assemblea Nazionale.

Il re colto di sorpresa fece sbarrare la sala ove essi si riunivano e questi allora si trasferirono, il 20 giugno, nella palestra della pallacorda ove pronunciarono il solenne giuramento di non separarsi sino all’approvazione di una nuova Costituzione.

(vedi testo pag. 153)

In poco tempo molti del clero e alcuni nobili illuminati si unirono al terzo stato e dunque il 27 giugno 1789 il re, prendendo atto della situazione, invitò i rimanenti ad unirsi all’assemblea.

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David: Giuramento della pallacorda

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La Bastiglia Alcuni reggimenti fedeli al re ricevono ordine di marciare su Parigi.Aumento vertiginoso de prezzo del pane.La popolazione affamata è facilmente eccitabile.Si diffonde la diceria di una congiura aristocratica per affamare la Francia.Si moltiplicarono i tumulti che culminarono con l’assalto alla Bastiglia il 14 luglio 1789. il re non seppe più governare gli eventi e molti grandi aristocratici fuggivano dalla Francia.Venne creata la Guardia Nazionale (la coccarda tricolore era il suo emblema) con lo scopo di mantenere l’ordine nella capitale. Al suo comando fu posto il marchese La Fayette (eroe delle guerre americane).

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Presa della Bastiglia

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Rivolta contadinaSi diffusero gravi disordini anche nelle campagne e gli insorti attaccavano i castelli nobiliari distruggendo gli archivi ove erano conservate le memorie dei diritti feudali. È il momento della Grande Paura circa una vasta congiura dei nobili che minacciava di distruggere i nuovi raccolti. Altri credevano in eserciti mercenari mandati dai nobili all’estero.

Il 4 e 5 agosto 1789 l’Assemblea Nazionale votò la soppressione dei diritti sulle persone e le decime, e la soppressione con riscatto dei diritti reali posseduti dai nobili. Era la fine dell’Antico Regime e della socità tripartita per ordini.

(vedi testo pag. 157)

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La dichiarazione del 178926 agosto 1789: Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (premessa e 17 articoli). Centrali sono i concetti di libertà e di uguaglianza.

(vedi testo pag. 158)

Spicca una uguaglianza solo di tipo giuridico, non economico, in una Dichiarazione che è decisamente ispirata dalla filosofia di Locke: concezione ascendente del potere, sovranità nel popolo, stato frutto di un contratto liberamente stipulato finalizzato ad un più sicuro esercizio delle libertà individuali, con possibilità di resistenza all’oppressione.

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Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino

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6 ottobre 1789: il re si deve trasferire a Parigi, come l’Assemblea Nazionale.

Ottobre 1789 nasce un nuovo soggetto politico: la folla parigina in cui una parte della nazione esercita concretamente e direttamente la sua sovranità scavalcando anche le decisioni dell'assemblea nazionale.

Essa svolgeva sia l’attività di Assemblea Costituente sia quella di vera e propria camera legislativa.

Si definirono i gruppi:

A destra i conservatori e oppositori delle novità (nobili e clero).

A sinistra i deputati del terzo stato e i fautori della fine dell’antico regime.

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Il principale problema restava la soluzione del dissesto finanziario che aveva provocato la convocazione degli Stati generali: il 2 novembre 1789 si decise di confiscare le terre del clero, considerate beni nazionali, e non di proprietà, sostituendole con un salario ai sacerdoti. Il 13 febbraio 1790 fu ordinato lo scioglimento degli ordini religiosi che non facessero assistenza o educazione. Il 12 luglio 1790 fu approvata la Costituzione civile del Clero che sottopose i sacerdoti al controllo statale (parroci eletti dai fedeli, vescovi di nomina statale).

La reazione del Papato fu di dura condanna del provvedimento e della Rivoluzione: si aprì la dura e dolorosa frattura tra clero costituzionale e clero refrattario.

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La Costituzione del 1791Giugno 1791: il tenta di fuggire all’estero, ma viene scoperto.

13 settembre 1791: viene promulgata dal re la nuova Costituzione con la separazione dei poteri (esecutivo, legislativo, giudiziario) e l’abolizione della discriminazione delle minoranze religiose. Non si aboliva però la schiavitù nelle colonie francesi, e si creava un sistema elettorale basato su censo dividendo i cittadini in attivi (eleggevano 50.00 grandi elettori per poi scegliere i deputati) e passivi (privati del diritto di voto).

Era una impostazione non democratica che subito venne contrastata da associazione politiche (club).

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Ritorno forzato del re a Parigi

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Residenza reale alle Tuileries

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I giacobini (società degli amici della costituzione) tra cui si distinse Robespierre, e i cordiglieri (società dei diritti dell’uomo e del cittadino) con Danton e Marat.

Si distinsero anche alcune donne colte ferventi sostenitrici dell’uguaglianza tra i sessi come Olimpe de Gouges.

(vedi testo pag. 165)

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La guerraMolti stati europei cominciarono a temere i fermenti rivoluzionari e la loro esportazione, ma nessuno osava sfidare lo stato francese considerato ancora troppo forte militarmente.

Fu la Francia ad aprire le ostilità poiché a partire dal 1° ottobre 1791 i deputati Girondini (provenivano dal dipartimento della Gironde – Bordeaux -) sostenevano la necessità della guerra per consolidare la Rivoluzione, sconfiggere gli emigrati reazionari e i sovrani che li proteggevano. Alcuni sostenevano la missione della Francia per portare la libertà in Europa. Robespierre si opponeva alla guerra (dichiarata all’Austria il 20 aprile 1792). Infatti molti generali (nobili) si accordarono col nemico o non combatterono.

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Il re era favorevole alla guerra poichè sperava nella sconfitta della Francia e dunque della Rivoluzione: ciò gli avrebbe permesso di riprendere il potere tradizionale in patria ripristinando l’ordine interno.

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Campagna d’Italia

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Il colpo di stato del 1792L’atteggiamento del re e dei generali spinse molti partiti a pensare di mutare radicalmente la situazione politica. Ciò fu possibile dopo il 10 agosto 1792 quando si insediò a Parigi una nuova municipalità chiamata Comune: era un organismo con chiare finalità difensive contro i reazionari nemici della rivoluzione e dominato dai sanculotti (bottegai, artigiani e commercianti) esclusi dal godimento dei diritti elettorali che ritenevano la monarchia costituzionale moderata una truffa. La Comune invitò le sezioni parigine a dare l’assalto alle Tuileries, residenza reale. Ad essi si associò u reparto di volontari marsigliesi che diffusero un nuov inno militare: la Marsigliese.

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Sanculotto

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Assegnato

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La RepubblicaLuigi XVI fu sospeso, furono indette nuove elezioni e la Francia divenne una Repubblica. Al fronte la situazione drammatica contro i prussiani fu salvata a Valmy (20 settembre 1792). Il 21 settembre 1792 si riuniva il nuovo organismo chiamato Convenzione in cui sedevano:

1) I girondini, colti, raffinati, modernizzatori illuminati, avversari dei privilegi e dell’antico regime, difensori della proprietà privata e diffidenti verso i sanculotti e la Comune rivoluzionaria. Il popolo doveva restare agli ordini delle èlites sociali.

2) I giacobini, nemici dei girondini, pronti ad allearsi con i sanculotti per salvare la rivoluzione e disposti a far loro concessioni sul piano sociale.

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Robespierre e Danton

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I giacobini e i radicali erano chiamati anche Montagnardi.

3) Poi vi era la maggioranza dei deputati di volta in volta schierati chiamati con disprezzo Pianura o Palude.

Il contrasto tra i primi due gruppi emerse circa il destino del re: ebbero la meglio i girondini che riuscirono prima processare pubblicamente il re per alto tradimento davanti alla Convenzione (21 dicembre1792); il re fu condannato (14 gennaio1793) e infine pubblicamente giustiziato (21 gennaio 1793). La condanna dstò enorme scalpore in Europa poiché sfidava il millenario principio dell’investitura divina del sovrano.

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GiacobiniGiacobini Membri del club politico francese “Società degli amici della Costituzione”, fondato nel 1789 durante la Rivoluzione francese. Il nome deriva dal loro luogo d’incontro, un ex convento parigino dei domenicani, o jacobins. Honoré de Mirabeau, Jean-Paul Marat e Maximilien de Robespierre furono tra i fondatori, ma fu quest’ultimo a divenirne capo indiscusso. Composto di circa 3000 membri a Parigi, il club si diffuse rapidamente controllando 1200 società affiliate in tutta la Francia e acquistando un enorme potere politico, che raggiunse l’apice quando fu creata la Convenzione nazionale, l’assemblea rappresentativa francese che fu attiva dal 1792 al 1795. Alla Convenzione i giacobini sedevano nei banchi alti (la “Montagna”) con i seguaci di Georges Danton (i cordiglieri).

Favorevoli nei primi anni alla monarchia costituzionale, dopo la tentata fuga dalla Francia di Luigi XVI (1791), i giacobini si spostarono su posizioni repubblicane e democratiche. Alcuni elementi estremisti del gruppo acquisirono poi il controllo del movimento e, dominando il Comitato di salute pubblica, affondarono il paese nel Terrore con l’uso sistematico della violenza: fecero uccidere i girondini moderati e giustiziarono migliaia di oppositori. Il club perse gran parte del suo potere con la caduta di Robespierre in seguito al colpo di stato del Nove termidoro (27-28 luglio 1794), e venne bandito dalla Convenzione nel successivo novembre.

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ROBESPIERRE, MAXIMILIEN DE (Arras 1758 - Parigi 1794). Politico francese. Avvocato, intellettuale illuminista seguace di Rousseau e critico nei confronti dell'assolutismo regio e del sistema giudiziario, fu eletto deputato agli Stati generali del 1789. Appassionato difensore della libertà e dell'uguaglianza tra gli uomini, esercitò la sua influenza nel club dei giacobini, divenendone leader indiscusso con le campagne a favore del suffragio universale e contro la monarchia dopo la fuga di Varennes. La vita austera e l'intransigenza morale gli valsero il soprannome di Incorruttibile. Ostile alla dichiarazione di guerra all'Austria, in cui identificava un pericolo per le sorti della rivoluzione, dopo lo scoppio del conflitto (aprile 1792) e i primi rovesci militari divenne strenuo sostenitore della difesa a oltranza. Eletto membro della Comune di Parigi dopo la rivolta popolare del 10 agosto 1792, fu poi deputato alla Convenzione dove si schierò con i montagnardi contro i girondini. Disinteressato fino ad allora ai problemi dell'approvvigionamento, appoggiò il programma dei sanculotti che chiedevano il calmiere dei prezzi delle derrate nonché l'epurazione dei sospetti e il potenziamento delle sezioni popolari. Dopo che i montagnardi ebbero conquistato il controllo della Convenzione con l'aiuto dei sanculotti (giornate del 31 maggio e del 2 giugno 1793), si adoperò per contenere le spinte radicali di questi ultimi e sostenne la necessità di un potere dittatoriale. Animatore del Comitato di salute pubblica, adottò misure straordinarie per fronteggiare le difficoltà del momento e salvare la rivoluzione dai nemici interni ed esterni, non esitando a instaurare il regime del Terrore. La sconfitta della controrivoluzione e i successi militari riportati dalla Francia sugli eserciti coalizzati resero sempre più inviso e meno giustificabile il Terrore e favorirono l'alleanza degli oppositori che il 9 termidoro posero sotto accusa Robespierre di fronte alla Convenzione. Arrestato insieme ai suoi più stretti collaboratori, fu giustiziato il giorno successivo.

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GirondiniGirondini Membri di un gruppo repubblicano moderato attivo durante la Rivoluzione francese tra il 1791 e il 1793. Tra i suoi esponenti vi erano un gran numero di rappresentanti del dipartimento della Gironda (da cui il nome) e furono chiamati anche brissottini, da Jacques-Pierre Brissot che fu il loro capo. In seno all'Assemblea legislativa eletta nell'ottobre del 1791 (dove sedevano a sinistra) agirono inizialmente in accordo con i giacobini, dai quali tuttavia si divisero sulla questione della guerra all'Austria e alla Prussia: Brissot convinse infatti l'Assemblea a votare a favore della guerra al fine di rinsaldare nel popolo il senso dell'unità nazionale (20 aprile 1792).

Dopo l'instaurazione della repubblica (21 settembre 1792) l'influenza dei girondini cominciò a declinare a vantaggio dei giacobini, a causa degli insuccessi militari e delle difficoltà economiche del paese. Opponendosi ai controlli economici e alla radicalizzazione della rivoluzione sostenuti dai sanculotti, furono scalzati dal potere il 2 giugno 1793 al culmine di una sommossa popolare: 27 deputati e due ministri girondini furono giustiziati. Dopo un tentativo, senza successo, da parte di alcuni di organizzare una insurrezione federalista in provincia, il 31 ottobre i giacobini fecero ghigliottinare Brissot con trenta suoi seguaci, annientando di fatto la realtà del movimento, i cui sopravvissuti furono reintegrati nella Convenzione nel 1795.

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SanculottiSanculotti Rivoluzionari che costituivano la base del movimento giacobino ai tempi della Rivoluzione francese. Originariamente il termine (in francese sans-culottes, “senza calzoni corti”, indumento tipico della nobiltà), aveva un carattere spregiativo ed era utilizzato a Parigi per indicare i membri del ceto basso e medio (manovali, artigiani, piccoli commercianti) che, a differenza dei nobili, indossavano pantaloni lunghi. All’inizio della rivoluzione il termine assunse una connotazione politica e diventò un’etichetta per i rappresentanti repubblicani radicali del Terzo Stato.

I sanculotti furono la forza trainante delle grandi dimostrazioni organizzate a Parigi tra il 1791 e il 1794. La loro rivolta contro i girondini consentì ai giacobini di assumere il potere il 2 giugno 1793; tuttavia, quando questi ultimi introdussero un limite massimo per i salari, i sanculotti tolsero loro il sostegno politico. Quando, il 27 luglio 1794 (il Nove termidoro secondo il calendario rivoluzionario), il regime giacobino fu rovesciato, i sanculotti subirono una sanguinosa persecuzione (nel periodo del cosiddetto Terrore Bianco)

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HÉBERT, JACQUES-RENÉ (Alençon 1757 - Parigi 1794). Politico e giornalista francese. Acceso fautore della rivoluzione, fondò e diresse il giornale "Le Père Duchesne", sostenendo posizioni sempre più radicali con un linguaggio volutamente aggressivo. Sostenitore dell'étatisme, o socialismo di stato, fu in contrasto con Robespierre che nel marzo 1794 lo fece arrestare e ghigliottinare insieme ad altri suoi seguaci.

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CordiglieriCordiglieri Membri di un club politico francese, fondato nel 1790, che si riunivano in un convento di frati minori francescani (in francese cordeliers, così chiamati dal cordone che cinge loro la vita) presso Parigi, chiuso agli inizi della Rivoluzione francese. Esponenti principali del club, che alla Convenzione nazionale sedeva con i montagnardi, furono Georges Danton, Camille Desmoulins e, soprattutto, nel 1793, durante il Terrore, il radicale Jacques-René Hébert. Determinante nell’eliminazione dei girondini moderati, il club assunse posizioni sempre più estremiste, in opposizione ai giacobini. Numerosi cordiglieri furono ghigliottinati durante lo sterminio del gruppo di Hébert, ordinato da Robespierre nel 1794, e il club venne messo fuori

legge dal Comitato di salute pubblica nel 1795.

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DANTON, GEORGES-JACQUES (Arcis-sur-Aube 1759 - Parigi 1794). Politico francese. Di modeste origini borghesi, studiò diritto e si trasferì a Parigi. Scoppiata la Rivoluzione, vi aderì prontamente e, abile oratore, si distinse nella lotta contro le correnti più moderate. Leader del club dei cordiglieri e fervente repubblicano, ebbe un ruolo determinante nelle agitazioni che provocarono l'eccidio del Campo di Marte (1791) e nell'insurrezione del 10 agosto 1792 che portò alla caduta della monarchia. Nominato ministro della Giustizia, tollerò le stragi di settembre. Eletto alla Convenzione, tentò di mediare il contrasto tra girondini e montagnardi; infine si schierò con questi ultimi ed entrò nel Comitato di salute pubblica. Di fronte alle vicende della guerra del 1792-1793 si adoperò per reclutare un grande esercito e fronteggiare la coalizione austro-prussiana; tuttavia, mentre pubblicamente spingeva i francesi alla liberazione dei popoli e al raggiungimento dei confini naturali, intavolava trattative con gli avversari. Tale atteggiamento contraddittorio, gli arricchimenti illeciti e il coinvolgimento in alcuni scandali gli alienarono molti favori. Assunta la direzione dell'opposizione moderata a Robespierre, da quest'ultimo fu usato per sconfiggere gli oppositori di sinistra, ma poi venne egli stesso eliminato. Arrestato insieme ai suoi seguaci, gli "indulgenti", fu giudicato dal Tribunale rivoluzionario e condannato

a morte.

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Esecuzione di Luigi XVI

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La ghigliottina e le società politiche

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Esecuzione di Maria Antonietta

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La VandeaLa situazione militare dopo Valmy volgeva a favore degli esercii francesi (Belgio e la Savoia). L’Inghilterra intervenne preoccupata (1 febbraio 1793 – I Coalizione) e costrinse a decretare la leva di 300.000 uomini che provocò proteste e tumulti; in Vandea ciò fu eclatante e decisamente fuori dal controllo (10-12 marzo 1793) poiché l’esercito repubblicano era impreparato a affrontare un nuovo modo di combattere basato sulla guerriglia. I Vandeani si proclamarono realisti e cattolici, cioè apertamente controrivoluzionari. (vedi testo pag. 172).

Si decise di reprimere al rivolta con ogni mezzo, si operò anche contro i civili accusati di aiutare i ribelli, si uccisero circa 250.000 persone.

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La Vandea e Cathelineau

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La guerra modernaLa nuova guerra si manifesta con caratteristiche proprie:scontro tra ideologie e visioni del mondo radicalmente diverse e inconciliabili;la vittoria deve coincidere con l’annientamento del nemico che è tale in modo assoluto;lo scontro non è più circoscritto agli eserciti, ma coinvolge i popoli e cifre elevate di combattenti;è una guerra di logoramento che coinvolge le risorse economiche di interi paesi;svanisce il confine tra militari e civile che vengono coinvolti pesantemente: uccisione e reclusione in massa dei civili.

(vedi testo pag. 177)

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La nuova CostituzioneLa primavera del 1793 fu militarmente difficile e i sanculotti accusarono i girondini di aver mal condotto la guerra e il 2 giugno 1793 presero la convenzione arrestando i deputati della Gironda. Anche Robespierre fu estremamente preoccupato per questa violazione popolare dell’assemblea, ma cercava l’appoggio dei sanculotti. Egli era un vero democratico, pur difendendo la proprietà privata, e voleva promuovere il graduale miglioramento delle condizioni di vita di tutti i francesi. Nel giugno e luglio 1793 furono emanati decreti quali la vendita dei beni degli emigrati in piccoli lotti ai contadini. Il 24 giugno 1793 veniva approvata una nuova Costituzione: suffragio universale, istruzione e occupazione per tutti, proprietà privata.

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Misure economiche e TerroreLa costituzione era, nel momento contingente, non applicabile e i sanculotti chiedevano a gran voce misure economiche radicali: l’inflazione aveva eroso il 30% del valore dell’assegnato. Si richiedeva a gran voce l’istituzione di un maximum sui generi indispensabili che venne approvato il 29 settembre 1793.

A settembre si procedette in modo intransigente contro i nemici della rivoluzione e iniziò il Terrore: esso trovò i suoi strumenti nel Comitato di salute pubblica (6 aprile 1793) e nel Tribunale rivoluzionario (11 marzo 1793). Il potere giudiziario fu subordinato a quello politico-esecutivo: si negò ogni diritto ai cittadini considerati pericolosi, o anche solo sospettati di esserlo, per la Repubblica. (vedi testo pag. 179)

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ProtagonistiMarat: giornalista, cordigliere molto vicino ai sanculotti, direttore del giornale “L’Amie du peuple”, critico e violento contro i moderati, assassinato il 13 luglio 1793 da Charlotte Corday, vicina ai girondini.

Hébert: prese il posto di Marat con il suo giornale “Le Père Duchesne”, insultando con articoli violenti e volgari i ricchi borghesi. Trovò ampio consenso tra i sanculotti. Nel marzo 1794 venne arrestato e processato, ponendo fine al dualismo tra Comune e Convenzione.

Danton: decisivo nel settembre 1792 alla difesa di Parigi dai prussiani. Rientrato nella vita politica volendo attenuare il terrore fu accusato di essere un controrivoluzionario e ghigliottinato nell’aprile 1794.

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Violenza rivoluzionariaLa violenza era giustificata dalla volontà di salvare a tutti i costi la Rivoluzione dai suoi nemici interni ed esterni.

Ad esempio nel 1792 con Parigi minacciata dai prussiani i sanculotti, mobilitati per la difesa della città, temevano un attacco interno dei nobili e controrivoluzionari, utilizzano vagabondi e carcerati. La paura fece si che fossero attaccate le carceri e uccisi molti prigionieri in modo sommario (molti erano preti refrattari).

Con il Terrore il panico si attenuò poiché sembrò che la situazione fosse sotto il controllo e i nemici del popolo fossero in rotta. Strumento del terrore fu la ghigliottina che assicurava una pena capitale seguita in modo uguale per tutti mediante decapitazione.

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La ghigliottina voleva essere l’opposto del supplizio tradizionale: niente sofferenze prolungate e gratuite, ma una pena veloce e sobria secondo i principi dell’illuminismo.

Eppure ciò non impedì la spettacolarità dell’esecuzione che avveniva in pubblico e in una grande piazza. Con ciò si voleva intimorire e permettere alla folla lo sfogo del disprezzo verso il condannato, creando consenso verso la politica di repressione.

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" Il clima di violenta affermazione del potere centrale e di annientamento di ogni opposizione politica e sociale, se fu lo strumento del pieno di spiegarsi di quel controllo economico, che solo poteva sostenere il peso della guerra e il mantenimento dell'esercito, ebbe però un alto costo politico.

Il terrore alienava al governo l'appoggio degli stati sociali cittadini, e parigini in particolare, duramente colpiti dall'applicazione del maximum generale. Nella concezione di Robespierre il terrore era comunque lo strumento necessario per l'affermazione di una direzione politica rivoluzionaria, che trovava nella virtù repubblicana il suo pieno sostegno. "

"... Quel che non unisce molti risultati della storiografia più recente è la sottolineatura di una forte radice totalitaria, operante nel giacobinismo e in una larga parte della cultura politica dei rivoluzionari; quel che sostiene e dà il senso alle azioni e ai discorsi politici dei giacobini e di Robespierre è una forte autolegittimazione, l'identificare se stessi, la loro società, il loro aderenti nella Comune rivoluzionaria e nelle sezioni parigine, come l'espressione più vera della volontà generale e quindi con le guide naturali e necessarie della rivoluzione, contro i nemici dei giacobini, cioè i nemici della rivoluzione. "

(Mario Rosa-Marcello Verga, Storia dell'Età Moderna 14504815, Mondadori).

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Scristianizzazione20 settembre 1792: matrimonio civile e divorzio, era l’inizio dell’offensiva contro la Chiesa e la fede cristiana. Era soprattutto la Comune a volere tale azione di governo che si concretizzò anche con ispettori mandati nei vari dipartimenti e città. Circolavano idee ormai atee che rifiutavano l’immortalità dell’anima.

5 ottobre 1793: introduzione del nuovo calendario rivoluzionario che segnava l’inizio di una nuova era a partire dalla proclamazione della repubblica (20 settembre 1792).

(vedi testo pag. 186-187)

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Il problema della morteRobespierre non condivideva l’ateismo materialista di molti sanculotti, era semmai deista come Voltaire. Il 17 maggio 1794 tenne un discorso in cui respinse il materialismo e il meccanicismo naturalista: l’uomo deve credere che la morte non concluda definitivamente la sua esistenza. Tale convinzione era importante per i suoi effetti sociali: infatti la ricompensa ultraterrena portava gli uomini a credere nella virtù e a sacrificarsi per grandi ideali come la nazione. Egli ottenne un decreto i cui si riconobbe l’esistenza dell’essere Supremo e ne organizzò la festa il giorno 8 giugno 1794. occorreva poi ricordare e conservare la memoria di coloro che avevano servito grandemente la rivoluzione.

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Il 9 TermidoroNell’estate del 1794 i giacobini furono isolati poiché avevano perso l’appoggio dei cordiglieri e sanculotti e dei borghesi moderati della Pianura stanchi di un terrore considerato ormai non più necessario e la situazione militare non era più drammatica (Fleurus, 26-6-1794).

Il 9 Termidoro (27 luglio1794) ci fu un colpo di stato, i leader giacobini arrestati e ghigliottinati immediatamente, la capitale restituita ad un’atmosfera più normale e serena, concessa la libertà di stampa e di discussione politica; a novembre fu chiuso il club giacobino.

22 agosto 1795: venne promulgata la nuova Costituzione.

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La precedevano dichiarazioni sui diritti e sui doveri.

Soppressi il diritto all’insurrezione del popolo, la democrazia diretta, il suffragio universale.

Si sanciva la separazione dei poteri, affidando l’esecutivo al Direttorio e il legislativo a due camere: Consiglio dei Cinquecento e Consiglio degli Anziani o Senato.

Le elezioni tornavano a suffragio censitario (non era più una costituzione democratica).

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I termidorianiSi riaprirono al culto le chiese e si abolì il maximum ritenendo di ridare libertà ai commerci; in realtà i prezzi subirono un’impennata spaventosa e il valore degli assegnati crollò (nel luglio1794 valeva il 31% del valore nominale, a dicembre il 20%, a marzo 1795 l’8%!!!).

Vi furono a più riprese tumulti e insurrezioni a Parigi, reclamando il pane e la costituzione del 1793; vi fu anche la Congiura degli Eguali capeggiata da Gracco Babeuf (primavera del 1796) che può essere considerata la prima vera insurrezione socialista della storia europea. (vedi testo pag. 192).

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" Al contrario, per i termidoriani, che avevano rovesciato il Terrore, la questione che intendevano affrontare apertamente era quella di terminare la rivoluzione. Essi non rappresentavano un gruppo politicamente omogeneo, dai programmi chiari. " ( op.cit ).

è la reazione della borghesia benestante contro la politica sociale dei giacobini: si chiede la liberalizzazione del mercato e non la sua abolizione. La Convenzione non voleva più l'essere emarginata dal governo dittatoriale dei giacobini perché si era dimostrato nei fatti che vi era comunque una grande instabilità governativa che veniva accentuata dalle forti pressioni ricevute sia da sinistra che dai monarchici.

Questi ultimi avevano ripreso la loro attività politica dopo lo scioglimento del club giacobino ( 12 novembre 1794 ): la gioventù monarchica " dorata " o " Moscardini " si organizzava in bande armate per dare la caccia ai giacobini. Intanto la Convenzione agevolò le amnistie per i controrivoluzionari e per i preti refrattari.

La liberalizzazione del mercato provocò l'impennata dei prezzi e dunque l'inflazione con molti vantaggi per la ricca borghesia che speculava su tali aumenti; i Termidoriani repressero con durezza le agitazioni sociali conseguenti (sinistra, giacobini ) con una repressione chiamata Terrore bianco.

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La campagna d’ItaliaLa repubblica del Direttorio doveva reperire fondi per evitare la bancarotta e dunque si decise per la guerra con lo scopo di reperirle nei paesi conquistati; l’offensiva investi il fronte principale sul Reno e poi il secondario in Italia con truppe male armate ed equipaggiate comandate da Napoleone Bonaparte. La seconda ebbe un insperato successo e Napoleone entrò a Milano il 15 maggio 1796. salutato come salvatore delse gli italiani stipulando con l’Austria il Trattato di Campoformio il 18 ottobre 1796 con il quale sanciva la conquista del Belgio, della riva sinistra del Reno, della Lombardia, lasciando agli austriaci la conquista di Venezia. L’Italia venne trattata come terra di conquista e depredata sistematicamente.

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La campagna d’EgittoLa campagna fu decisa per indebolire l’Inghilterra nei suoi possedimenti coloniali in India, vista la sua imbattibilità grazie alla sua potente marina da guerra. La spedizione partì il 5 marzo 1798: in Egitto Napoleone sconfisse i Mammelucchi, ma la flotta francese fu distrutta nella baia di Abukir da Nelson. La campagna egiziana fu un fallimento militare ma non scientifico.

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Campagna d’Egitto

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Repubbliche giacobine in ItaliaErano stati formalmente indipendenti, in realtà protettorati francesi controllati dai generali e dai rappresentanti francesi.

La Repubblica Cisalpina, capitale Milano, Lombardia e alcune città dell’Emilia e Romagna (Repubblica Cispadana, il tricolore a Reggio Emilia).

La Repubblica Romana, nel febbraio 1798.

La Repubblica Partenopea a Napoli; vedi Vincenzo Cuoco (1770-1823) e il suo Saggio sulla Rivoluzione Napoletana del 1799 del 1801.

(vedi testo pag. 199)

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Napoleone

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Napoleone al potereEstate 1799, crisi militare; emerge l’esigenza di un regime più forte e stabile, capace di garantire difesa e ordine sociale.

18 Brumaio 1799 (10 novembre): colpo di stato; Napoleone diviene Primo Console e si è di fatto in una dittatura militare. Dicembre 1799: una nuova Costituzione viene approvata con referendum popolare.

L’esecutivo è nelle mani del Primo Console, il legislativo è frammentato in Consiglio di Stato, Tribunato, Corpo Legislativo, Senato. La figura del prefetto domina nei dipartimenti ed è di nomina governativa, come i magistrati.

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Intanto in Francia si faceva largo l'idea di un nuovo colpo di Stato autoritario per il quale Napoleone sembrava ormai l'uomo giusto: il 18 brumaio (9 novembre 1799 ) Napoleone preso il potere con la scusa pretestuosa di difendere la rivoluzione da un possibile attentato.

Si creano un Consolato Provvisorio formato da tre persone: Napoleone, Sieyés, Ducos.

" La geografia elettorale di questo periodo spiega l'orientamento contraddittorio del Direttorio che dovette misurarsi con un forte pericolo monarchico a destra, ma anche con la ripresa, a sinistra, di un movimento giacobino, al quale il Direttorio poteva far ricorso in funzione anti monarchica.

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Fu riconquistata l’Italia (Marengo, 14-6-1800) e ristabilita l’egemonia francese in Europa (Hohenlinden, 3-12-1800). Anche l’Inghilterra venne a patti con la pace di Amiens (25-3-1802).

Fu promulgato il Codice Civile: interesse dello stato e dritto di proprietà erano i suoi cardini.

Stato accentrato (prefetture), proprietà diritto inviolabile e libera da ogni vincolo di circolazione, cittadini uguali di fronte alla legge, libertà di culto per tutti, matrimonio civile e divorzio. Non fu così modernizzatore verso la donna: essere inferiore, debole e incapace di provvedere a se stessa, priva di autonomia economica.

Istruzione pubblica garantita ma nelle scuole superiori.

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Vittorie Napoleoniche

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Approfondimento: il potere a Napoleone

"In un contesto segnato dalla crisi del potere politico civile, il ruolo delle armate e del potere dei loro comandanti assumevano una centralità nuova. I generali, e non più le sezioni parigine, avevano ora, per l'autonomia di cui godevano nello svolgimento delle campagne militari e nelle stesse trattative diplomatiche, un peso politico determinante sul Direttorio e sulle assemblee legislative. Ne è da sottovalutare come lo slancio rivoluzionario, ormai attenuatosi nella società civile francese, trovasse al contrario ancora eco vasta nell'esercito tra i veterani dell'esercito rivoluzionario, nato dalla leva di massa del 1793. Anche se al sentimento rivoluzionario e patriottico si andava sovrapponendo e contrapponendo il senso della gloria militare. "

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Approfondimento: la Costituzione del 1799

"Significativamente la costituzione non si apre con una dichiarazione dei diritti, ma solo con una generica riaffermazione dei principi fondamentali di libertà. Il suffragio universale maschile si esprimeva limitatamente nella formazione di liste dalle quali il governo avrebbe tratto i membri delle amministrazioni locali, mentre un senato avrebbe designato da esse i membri delle due assemblee nazionali legislative, il Tribunato e il Corpo legislativo, ma le leggi sarebbero state proposte da un Consiglio di Stato, nominato dal primo console, figura che la costituzione poneva a capo del governo in posizione eminente rispetto agli altri due consoli. Il primo console avrebbe nominato i ministri, gli ambasciatori e i giudici. Al primo console, ovviamente Napoleone Bonaparte, spettava la difesa della Francia, ora minacciata dalla coalizione austro - russa, e la riorganizzazione dell'assetto dei poteri. "

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Approfondimento: il regime napoleonico

"Il nuovo regime istituì anche una nuova figura di raccordo tra il centro e le amministrazioni locali: dal febbraio 1800, un prefetto, a capo di ogni dipartimento, assunse le funzioni di rappresentante dell'autorità centrale e di responsabile dell'amministrazione. A rendere più unito questo sistema contribuiva un forte senso autoritario nella gestione del potere, che si espresse nella costruzione di un potente apparato di polizia, molto diverso dalla polizia del ‘700, che si trasformò in uno strumento di controllo e di repressione dei crimini, ma anche delle opinioni e degli avversari politici e che trovava la sua ragione anzitutto nella domanda di ordine....

L'istituzione del prefetto, quindi, sembra dare corpo a una vera e propria svolta nella storia europea del modello di Stato, rompendo definitivamente con la monarchia d'antico regime, la monarchia dei corpi intermedi di stampo montesqueiano e degli ufficiali del re.

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Approfondimento: il regime napoleonico

Si crea va dunque una struttura di governo accentrata, che creava un rapporto diretto tra i vertici del potere e la realtà amministrativa, imponendo un unico canale di comunicazione: quello dell'amministrazione pubblica...

Si trattava, certo, di una svolta per molti versi autoritaria ma che serviva a vanificare le richieste dei realisti e al tempo stesso difendeva e consolidava alcuni importanti principi che si erano ormai affermati nella società francese nata dalla rivoluzione: l'uguaglianza dei cittadini, la legittimazione della proprietà e della ricchezza come unici elementi di selezione della classe dirigente e il riconoscimento del talento personale come via di ascesa sociale e politica. "

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La politica napoleonica fu accettata poiché il primo console si presentò come l'unico uomo in grado di riorganizzare la Francia e di assicurarne la ripresa economica finanziaria. Viene favorito anche il risanamento delle finanze del paese.

Fu emanato il capolavoro legislativo dell'epoca napoleonica nel 1804: il codice civile che riaffermava alcune delle grandi conquiste della rivoluzione uguaglianza giuridica, libertà religiosa, laicità dello Stato, libertà individuale, il riconoscimento della libertà di proprietà privata; il codice civile era invece completamente privo di normative e di regolamenti relativi al lavoro e la sua giusta retribuzione: a quindici anni dal 1789 si poteva ormai distinguere una rivoluzione della borghesia, vittoriosa, e una rivoluzione del popolo, perdente su molti dei punti fondamentali trattati dalla dichiarazione dei diritti dell'uomo.

Risorse il problema della divisione religiosa attraverso il concordato con il Papa del 1801: in questo concordato veniva rimarcato ulteriormente il primato dello Stato attraverso un controllo forte delle sue strutture sulla Chiesa: giuramento di fedeltà allo stato, proposta di candidature per i vescovi e i parroci, stipendio assicurato dallo Stato stesso. Gli articoli organici del 1802 rafforzarono ancora di più l'autorità napoleonica.

Dopo anni di acuta instabilità, sembrava proprio che Napoleone fosse riuscito ridare la Francia la pace sociale e religiosa.

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Napoleone risollevò il problema della guerra contro la prima coalizione: decise di colpire la Austria per isolare il nemico d'oltremanica e costringerlo alla resa: attaccò insieme sul fronte renano e su quello italiano riportando importanti vittorie sottoscritte con la pace di Lunéville del 1801. La resa dell'Austria portò effettivamente all'isolamento della Gran Bretagna: nel 1801 infatti anche il regno di Napoli e la Russia conclusero la pace con la Francia. La situazione dunque muoveva positivamente Napoleone che accarezzava l'idea di un'alleanza russa nello scontro con la Gran Bretagna ma ciò non avvenne per l'assassinio dello zar. Si giunse così nel 1802 alla pace di Amiens.

La vittoria rafforzò straordinariamente il prestigio di Napoleone in patria: egli aveva dimostrato chiaramente di essere l'uomo di cui la Francia aveva bisogno per mantenere l'ordine interno e per essere incarnazione di grande potenza. Risulta pertanto facile comprendere la facilità con cui egli, nel giro di due anni, trasformò quel che restava del regime repubblicano in una monarchia.

" Napoleone Bonaparte affermava e consolidava il proprio ruolo di pacificatore all'interno e di garante di un nuovo ordine europeo. Non sorprende quindi che nel 1802 il Consiglio di Stato indicesse un plebiscito sull'opportunità di dare carattere vitalizio alla carica di console e di riconoscere al primo console la prerogativa di indicare il secondo e il terzo console e il proprio stesso successore. "

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Nell'agosto del 1802 si fece nominare primo console a vita - costituzione dell'anno X -.

Due anni dopo, la scoperta di un complotto realista permise a Napoleone di sostenere che solo l'instaurazione di una nuova dinastia avrebbe definitivamente posto il regime al riparo dall'eventualità di una restaurazione borbonica - costituzione dell'anno XII, 1804 -.

E il senato affidò il potere all'imperatore ereditario Napoleone Bonaparte: tutto ratificato dal plebiscito popolare.

Napoleone vuole ricevere, secondo tradizione, il titolo imperiale ed essere incoronato dal Papa nella cattedrale di Parigi - 2 dicembre 1804 -.

" La scoperta della congiura contro Napoleone nelle 1804 fu l'occasione per l'affidamento del governo della Repubblica ad un imperatore che prende il titolo di Imperatore dei francesi e riconosceva che la dignità imperiale è ereditaria nella discendenza diretta, naturale e legittima di Napoleone Bonaparte, di maschio in maschio, era un ordine di primogenitura. Tale decisione fu approvata da un altro plebiscito popolare. "

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L’Impero2 dicembre 1804: Napoleone cinse la corona di Imperatore dei francesi in Notre-Dame. Il suo modello era l’impero romano.

Nel 1805 l’Inghilterra riprese le ostilità con Austria e Russia, ma la coalizione perse a Austerlitz (2-12-1805): l’esercito francese era una formidabile macchina da guerra, mentre non lo era la marina che fu sconfitta da Nelson a Trafalgar (ottobre 1805).

Una nuova coalizione, guidata dai prussiani, fu battuta a Jena e Auerstdt nel 1806). Napoleone governava ormai l’Europa grazie ad un sistema di stati vassalli (es. confederazione del Reno, Regno d’Italia).

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Al culmine della potenza, dopo il trattato di Tilsit con lo zar di Russia (7 luglio 1807) Napoleone impose il blocco continentale contro l’Inghilterra tentando di provocarne il collasso economico.

Ma tale misura fallì poiché gli inglesi intensificarono gli scambi con le Americhe, i francesi volevano sostituirsi agli inglesi nei commerci europei subordinando il sistema economico ai loro interessi, molti porti furono danneggiati. Dunque molti stati non sostennero il blocco, fiorì il contrabbando e molti ufficiali doganali francesi furono complici di traffici illeciti.

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Il 1810 costituisce l'ultimo momento di gloria per Napoleone: da quell'anno le scelte politiche dell'imperatore cominciavano ad essere meno oculate: sposò una figlia del re d'Austria, Maria Luisa, e ciò scontentò una buona parte della classe dirigente francese che temeva una negativa reazione russa. Le nozze ebbero luogo e Napoleone ebbe il tanto desiderato erede. Intanto il difficile gioco del bilanciamento fra politica borghese e politica popolare non sembrava più essere il punto di forza di Napoleone che cominciò a restringere anche le libertà di opinione e di stampa sul suolo francese quando ciò fosse considerato lesivo della immagine dell'imperatore e dannoso per il suo governo.

Il colpo decisivo all'impero napoleonico provenne dalla lontana ed apparentemente meno pericolosa Russia che cominciò a giudicare troppo pesante l'alleanza con i francesi.

Alla fine del 1810 lo zar abbandonò il blocco continentale e l'alleanza con Napoleone.

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Disfatte militari napoleoniche

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La fine di NapoleoneLa spedizione contro la Russia iniziata il 24 giugno 1812, dopo rapide vittorie che portarono i francesi a Mosca il 14 settembre, segnò l fine del sogno napoleonico. L’armata fu sconfitta dalla fame e dal freddo, oltre che dalla guerriglia russa e dalla tattica della terra bruciata. Nella ritirata Napoleone perse 400.000 uomini, molti veterani, e fu sconfitto a Lipsia il 16-18 ottobre 1813). Napoleone accettò di abdicare e ritirarsi all’isola d’Elba. Ritornerà in Francia in seguito nel vano tentativo di riorganizzare le forze francesi ma sarà definitivamente sconfitto a Waterloo il 15 giugno 1815. sarà esiliato a Sant’Elena dove morirà il 5 maggio 1821.

(vedi testo pag. 208)

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Campagna di Russia

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La Francia era minacciata di invasione: ormai però le energie che nel passato avevano consentito di evitare l’invasione straniera erano state tutte spese e l'intero paese non desiderava altro che la pace. Il 31 marzo 1814 gli eserciti della coalizione entrarono a Parigi e deposero Napoleone, mentre il trono tornava ai Borboni con Luigi XVIII.

Il 6 aprile Napoleone abdicò consentendo l'apertura delle trattative che portarono alla pace di Parigi 30 maggio 1814: Napoleone fu confinato nell'isola d'Elba, la Francia tornava ai confini del 1792, sì riuniva un congresso a Vienna per sistemare la situazione europea.

Napoleone sbarcò di nuovo in Francia il 1 marzo 1815 e venne accolto dall'entusiasmo della folla. Rientrò a Parigi il 20 marzo con l'appoggio dell'esercito: sperava di conquistare il consenso delle forze liberali e di approfittare dei contrasti sorti al congresso di Vienna.

Ma queste ultime sconfissero definitivamente a Waterloo il 18 giugno 1815. Napoleone fu fatto prigioniero e confinato nell'isola di Sant'Elena dove morì il 5 maggio 1821.

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Testi da leggereChe cos’è il Terzo Stato? Pag.211

L’ideale politico e sociale di Robespierre, pag. 213

Le posizioni politiche e sociali dei sanculotti, pag. 215

Patriottismo e violenza nel settembre 1792, pag. 216

Il codice civile napoleonico, pag. 218

Il senso di superiorità dei francesi…, pag. 219