3 – Giornalino di Giugno 2013

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Giornalino di Giugno 2013

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AGAPE

GIORNALINO A CURA DEI GIOVANI DELL’ORATORIO

ASSOCIAZIONE “DON BOSCO”

ANNO 3 N°3 (GIUGNO 2013)

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Il nostro pellegrinaggio a Pul-sano è particolare perché rac-chiude penitenza, preghiera e divertimento proprio come lo stile “AGAPE”.La penitenza è quella che noi cerchiamo di offrire a Gesù sa-lendo a piedi la montagna, il nostro è un sacrificio gradito alla divina bontà di DIO.La preghiera si ripete per tutta la giornata assieme all’amore FRATERNO: lo stare insieme, condividere gioie e fatiche con l’amico di oratorio e poi un po’ di sano diverti-mento con viaggi d’acqua.Al giorno d’oggi i giovani pos-sono vivere un’esperienza con Gesù con la stessa spiritualità di don Bosco e praticando l’allegria.Come diceva S. Domenico Savio ai suoi compagni: “Qui la santità consiste nello stare molto allegri”… e con questa frase noi non possiamo fare altro che rivolgere e diffondere questa regola di vita a tutti voi!!!voi!!!

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PELLEGRINAGGIO ALL’INCORONATA CON L’UAL

Tante volte ci capita di vedere i poveri ammalati rin-chiusi in casa, senza conosce-re ciò che succede nel mondo esterno, che vorrebbero passa-re una giornata all’aria aperta in compagnia di altre persone per divertirsi un po’.Questo è irreale ma possibile attraverso l’aiuto dei volontari che si sacrificano per amore dei fratelli ammalati ed è per questo scopo che opera l’U.A.L., l’associazione che si occupa di questi nostri fratelli infermi,infermi, che amano il signore più di ogni altra cosa.

Noi ragazzi dell’associazione don Bosco siamo orgogliosi di operare come volontari presso questa associazione per dedi-care un po’ del nostro tempo per i nostri amici.Il 19 Maggio siamo stati invi-tati a partecipare al pellegri-naggio all’incoronata, dove ogni anno l’U.A.L. si incontra per discutere del tema del pel-legrinaggio a Lourdes ed anche per pregare la madonna di intercedere per noi presso il padre, elargendo tante grazie soprattutto in questo mese.

LaLa giornata è iniziata con una processione in-torno al Santuario, reci-tando il rosario; poi c’è stato un incontro nell’auditorium dove don Luigi ci ha fatto vedere un video su Claudia Koll.Il video ha colpito molta gente, soprattutto perché quando parlava

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Tre verbi hanno racchiuso questo convegno ecclesiale diocesano: CAMMINARE, EDI-FICARE e TESTIMONIARE.

“3 verbi detti dal Papa l’indomani della sua elezione” afferma Sua Ecc.za Mons. Mi-chele Castoro, e continua di-cendo “il verbo CAMMINARE rimanda all’appartenenza a CRISTO facendoci uscire da ogni sicurezza, da ogni schema e donandoci un’ ap-partenenza dinamica, e non statica. Il verbo EDIFICARE rimanda all’ appartenenza alla CHIESA nostra madre, specialmente di chi manca all’appello, di chi pensa di poter vivere senza DIO, ossia di quella “chiesa fuori dalla chiesa” che aspetta didi essere risvegliata dal nostro risveglio nel mondo. Il verbo TESTIMONIARE è una conseguenza del verbo edificare, diventando per l’altro stupore, meraviglia, necessa-ria a riaccendere nel prossimo la voglia di cominciare, ritorna-re a credere”.

Rivolgendosi ad ognuno di noi, sostiene che per converti-re siamo chiamati noi ad essere convertiti, a portare “L’ODORE” DEL GREGGE po-tendo cosi trovare la pecorella smarrita.“se non cercheremo non saremo cercati, se abbandone-remo saremo abbandonati, se ignoreremo saremo ignorati” a conclusione del suo intervento, l’arcivescovo vuol spronarci ad essere TESTIMONI del vange-lo, invitandoci a “SPEZZARE IL PANE D’AMORE”.

CONVEGNO

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Il giorno 16 l’arcidiocesi di Manfredonia, Vieste e San Giovanni Rotondo si è riunita in un convegno ecclesiale dio-cesano, che ha visto un’ ottima partecipazione superiore alle 700 persone.

Alle 15:30 ci sono stati gli arrivi con l’accoglienza,AlleAlle 16:00 c’è stata la pre-ghiera di inizio con la lectio curata da P. Marco Ar-ciszewski e dall’Ins. Concetta Trento, sul vangelo di Giovanni (21,1-14).

Questo passo del Vangelo, a mio parere, rispecchia molto il tema scelto da Sua Ecc.za, in tre versetti particolari.

IlIl verbo CAMMINARE l’ho as-sociato al versetto 1: “Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade”. Indica, infatti lo spirito di co-munione che c’è tra i discepoli, che dopo tutto quello che è successo, CAMMINANO insie-me.

Il verbo EDIFICARE l’ho as-sociato ai versetti 5 e 6: “Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No».AlloraAllora disse loro: «Get-tate la rete dalla parte destra della barca e tro-verete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.”Perché ognuno di noi può EDIFICARE solo se è radicato in Cristo.

InfineInfine TESTIMONIARE l’ho as-sociato al versetto 7: “Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E' il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spoglia-to, e si gettò in mare.”Perché, come Pietro, chi in-contra Cristo può solo TESTI-MONIARLO.

Alle 16:45 c’è stato l’intervento dell’Arcivescovo.Alle 17:15 la relazione del Prof. Stefano Zamagni.

Alle 19:00 il tutto si è concluso con il vespro.

DIOCESANO

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“Per rispondere a questa domanda” afferma il Prof. Za-magni “bisogna partire da Cri-stianesimo. Una religione Parti-colare, INCARNATA e non “IN-CARTATA” (Esempio l’islam è una religione incartata) a differenza di tutte le altre religioni, cioè una religione che si realiz-za nella storia.Il Padri della Chiesa definiva-no tutto questo un “sacro com-mercio”, commercio non inteso col significato odierno ma come una relazione tra l’uomo e DIO”.Una relazione che ci vede attivi nel progetto divino, nel progetto della salvezza.

ContinuandoContinuando il prof afferma in riferimento alle Sacre Scritture: “Pensate alla Genesi, laddove il 7° giorno EGLI si riposò. Dio non aveva bisogno di riposo. Dio si riposa perché non ha completato l’opera e, per farlo, HAHA BISOGNO DI OGNUNO DI NOI.”

Da tutto ciò è fuoriuscita una “difficoltà di tradurre in opere la parola” perché il CRISTIANO accetta la parola ma non riesce

Un’ altra tesi di questa corrente è che ogni giova-ne “diventa padrone del suo destino”, perlomeno questo è quello che viene inculcato loro sin da picco-li. Il fatto che debbano cavarsela da soli SENZA L’AIUTO DI NESSUNO, di-venta motivo di depressio-ne perché ognuno di noi senza un aiuto non può far-cela. Causa di tutti i disagi di cui si soffre oggi.

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• La seconda ragione è LA GLOBALIZZAZIONE.Si è affidati troppo alla politi-ca, non nel senso letterale del termine, ma alla politica statua-le.La causa di tutto questo è che siamo arrivati a pensare che il nostro “BEN ESSERE” dipenda in parte, se non in prevalenza, dall’azione dello stato che ha avuto come conseguenza una deresponsabilizzazione. Si confondeconfonde un dato molto impor-tante che la repubblica non è solo lo stato.Tutto questo ha fatto nascere una forte idolatria che il prof. Zamagni chiama “STATOLA-TRIA” impedendoci di fare tan-tissimo bene.“Dobbiamo perciò rivitalizzare il principiò di sussidiarietà, aiu-tando quelle opere che valoriz-zano il bene, che si prodigano per la società: scuole, movi-menti e associazioni… ma so-prattutto far uscire nuove idee cooperative, che coinvolgano tutti noi senza aspettare lo stato”.

• La terza ragione è IL PRIN-CIPIO DI SOLIDARIETÀ.Questo è un aspetto econo-mico, non inteso come il sem-pliceplice gesto di dare qualcosa di materiale ad una persona che è povera (ciò non vuol dire che non bisogna farlo) ma la vera solida-rietà è insegnare a pro-durre.“Chi ha di più deve aiutare a trovare lavoro a chi ha di meno” ha af-fermato Zamagni, fa-cendo riferimento al

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C’erano quattro candele accese: la prima si lamentava: “Io sono la pace. Ma gli uomini preferiscono la guerra: non mi resta che lasciarmi spegnere”. E così accadde. E così accadde. La seconda disse: “Io sono la fede. Ma gli uomini preferisco-no le favole: non mi resta che lasciarmi spegnere”. E così accadde. La terza candela confessò: “Io sono l’amore. Ma gli uomini sono cattivi e incapaci di amare: non mi resta che la-sciarmi spegnere”.All’improvviso nella stanza comparve un bambino che, piangendo, disse: “Ho paura del buio”. AlloraAllora la quarta candela disse: “Non piangere. Io resterò accesa e ti permetterò di riac-cendere con la mia luce le altre candele: io sono la speranza”.»

In conclusione l’economo Za-magni ha voluto concludere il suo intervento con la parabola ebraica delle quattro candele.

CONVEGNO

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AdAd un’attenta riflessione a tutte le domande, abbiamo prima puntualizzato la figura dell’educatore: quella perso-na che anzitutto porta la ban-diera, consapevole che i gio-vani oggi “danno filo da torcere”, perciò dev’ essere molto tenace e corag-gioso/a. L’educatore è anche un gio-vane, perché è emerso che i

giovani trovano molto confidar-si con altri giovani. Per tale ra-gione abbiamo concluso che l’educatore debba farsi aiutare dai giovani (diceva don Bosco dai cooperatori salesiani) ma anche da qualche figura che in un gruppo parrocchiale non abbia quella “teologia grande”, perché ai giovani serve una persona che gli garantisca la vicinanza.Il tutto è stato racchiuso nella proposta che più gente ha tirato fuori: l’emergenza di ria-prire gli oratori.Don Salvatore Miscio ha citato un libro: “L’oratorio, labo-ratorio di talenti”, perché i gio-vani d’oggi hanno bisogno di punti di riferimento, di un am-biente sano laddove possano confrontarsi e fare amicizie sane, dopo la catechesi. Le chiese dunque potrebbero dare spazio ai giovani che hanno voglia di crescere in un am-biente sano.

La giornata si è conclusa con la veglia di Pentecoste.E’ stato un momento nel quale il vescovo ha voluto rin-novare, per l’intercessione del Signore DIO nostro, il dono dello Spirito Santo, conferman-do in tutti noi l’impegno a servi-re la chiesa con rinnovato ardore.

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COME AFFRONTARE LA SOFFERENZA

Vorrei cercare di descrive-re il mio stato d’animo, ma mi rendo conto che è molto diffici-le farlo, perché a volte la vita ci mette di fronte a delle prove davvero dure e crudeli, alle quali non troviamo risposta.

Io ho sperimentato su me stessa, che in quelle determi-nate situazioni, bisogna man-tenere innanzitutto l’autocontrollo e armarsi di tanta pazienza e amore. Ma soprattutto bisogna avere un grande spirito di sacrificio.

Proprio in queste situazioni bisogna pregare di più e affi-darsi totalmente a DIO, solo ri-fugiandoci in Lui riusciamo a trovare la vera e straordinaria forza di cui abbiamo bisogno. Ricordatevi che non esiste nessun essere umano che per quanto ci voglia bene, può col-mare o alleggerire il nostro dolore.Solo Gesù può farlo, solo Lui può asciugare le nostre calde lacrime, solo Lui può medicare il nostro cuore lacerato, solo Lui può darci il sostegno e il cibo che sostiene e annienta il nostro dolore.

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