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26 VENERDÌ22 GENNAIO 2016La Guida
Pierfranco Cavazzuti è nato il 27 dicembre 1941 a Saluzzo. Dopo aver studiato all’Itis di Savigliano, ha fre-quentato un corso di pittura del pro-fessor Pietro Bisio dell’Accademia di Brera.
Lei è un pittore affermato: perché ama dipingere?
“Perché ogni tanto sento il biso-gno di rappresentare sulla tela, a mio modo, le immagini che vedo con gli occhi. Ormai sono più di sessant’an-ni che dipingo e quadri ne ho fat-ti molti, anche se è da molto tempo che non faccio più personali. Ho di-pinto anche tutta la mia casa, in va-rie chiese e cappelle e in diversi ca-stelli e in molte abitazioni private. Ho anche insegnato restauro per di-versi anni all’Istituto d’Arte Bertoni di Saluzzo”.
Entomologo… perché? “Perché fin da piccolo sono sem-
pre stato affascinato da queste stra-ordinarie creature che trovavo dap-pertutto ed erano perciò a portata di mano. Poi a 14 anni ho incontra-to don Carlo Forestello che in cam-bio della mia collaborazione nel re-alizzare l’insettario per la sua tesi di laurea in Scienze, mi ha procurato i materiali e gli attrezzi sia per la rac-colta che per la preparazione degli insetti (spilli, pinzette, retino da far-falle, lenti ecc). In seguito ho incon-trato dei veri entomologi professio-nisti, con i quali sono tuttora amico, che con consigli e ricerche compiute insieme mi hanno instradato in que-sto mondo”.
Lei è specializzato in cosa? “Nella famiglia dei Coleotteri Cara-
bidi, Tribù dei Carabini e Cychrini”.
In Italia quanti siete? “Tra collezionisti e studiosi (in tut-
ti i campi dell’entomologia) siamo circa 600”.
Quanti libri ha pubblicato? “Sette volumi, l’ottavo dovrebbe
uscire all’inizio del 2016 con l’’edito-re Magellanes di Parigi”.
Dove ha condotto le sue ricerche? “Un po’ dappertutto: nell’Europa
meridionale, Nord Africa, Isole Ca-narie, Turchia, Iran, Georgia, Sibe-ria, Cina e Tibet, e nell’Amazzonia Equadoriana”.
Come cattura gli insetti e come li conserva?
“Li catturo cercandoli in mon-tagna a vista, oppure con l’aiuto di esche per attirarli”.
Cosa le hanno insegnato gli inset-ti?
“Prima di tutto la pazienza, ma an-che a ri� ettere sulla complessità del-la natura e sulla diversità degli orga-nismi che la compongono”.
In quanti Paesi è stato? “Non saprei, ma non sono moltis-
simi perché io tendo a ritornare più volte negli stessi Paesi dove ritengo interessante approfondire le ricer-che. Per esempio sono stato 25 volte in Turchia, 20 in Cina e nella zona ti-betana”.
Due momenti belli dei suoi viag-gi?
“L’incontro con l’Abate del Mona-stero di Shaoling è stata un’esperien-za indimenticabile. Lui continuava ad abbracciarmi felice dicendo che mi aveva subito riconosciuto perché in una vita precedente eravamo sta-ti molto amici e si dispiaceva che io non me lo ricordassi! Per ricordo mi
ha dato il suo braccialetto di ambra ed ha voluto mettermelo lui stesso al braccio dicendo che mi avrebbe por-tato fortuna”.
E poi?“Quando ho scoperto il verme più
grande di tutto il bacino del Medi-
terraneo. L’avevamo trovato io e mia moglie Liliana in una foresta del-la Turchia, nella regione di Trabzon. Quando l’ha saputo, il prof. Pie-tro Omodeo dell’Università di Ro-ma “La Tor Vergata”, massimo esper-to del settore in campo mondiale, mi
ha subito telefonato per chiedermi di guidare una spedizione dell’Univer-sità, della durata di un mese in Tur-chia. Potevo andare tutto dove mi in-teressava ma l’importante era che gli facessi trovare quel vermone. E alla � ne lo abbiamo ritrovato e lui lo ha battezzato: “Eophila cavazzutii”!”.
Sua moglie Liliana condivide la sua passione per gli insetti?
“Sì, ma a lei piace soprattutto la lo-ro ricerca. Ci siamo conosciuti du-rante una passeggiata sulla collina di Saluzzo. Abbiamo due � glie: Simona e Georgia e 4 nipoti. Ci siamo sposati a Saluzzo a Sant’Agostino, il segreto per far durare i matrimoni è il rispet-to, ma anche il lasciarci liberi”.
La vita? “È un’avventura bellissima, ma
purtroppo dura troppo poco”. Don Cesare Maero di Saluzzo, vi-
sto da vicino? “Don Cesare è un caro amico. Non
posso dimenticare che quando non avevo ancora la patente era lui che mi portava in macchina nelle vallate a dipingere i rustici di montagna. Ho sempre apprezzato la sua profonda cultura e il suo spirito acuto e mor-dace”.
Lei è credente? “Sì”.Un bilancio della sua vita? “A parte gli anni recenti di malat-
tia, devo dire che è stata molto bel-la, io e Liliana ci siamo amati mol-to e insieme abbiamo condiviso le più belle esperienze nei Paesi lonta-ni. Insomma ho sempre fatto quello che mi piaceva fare, sono stato fortu-nato”.
Alberto Burzio
Anche gli insetti insegnano qualcosadi importante: la pazienza e la riccacomplessità della vita e della natura
Bamboccioni? Sdraiati? Choosy? Non è questo l’identikit dei giovani cuneesi!
Non ha dubbi Nicolò Marchisio, che ad appena 21 anni, ha un cur-riculum da lasciare a bocca aper-ta. Classe 1994, ex allievo del liceoScienti�co “Peano”, in terza ha de-ciso di aderire al Wep, un program-ma di scambio culturale, che pre-vede un anno di studio all’estero.Pur sognando gli Usa, ha optatoper Victoria, nel sud ovest del Ca-nada, sulla scia dell’esperienza diun concittadino, suo conoscente,che gli ha fornito i contatti. Fortedella preparazione scolastica italia-na e della passione per l’inglese, hadato prova della sua abilità e a �neanno ha deciso di concludere là lascuola superiore, che in Canada èdi quattro anni e rilascia diplomadi maturità riconosciuto in Italia.
Pienamente entrato nei ritmi delPaese, in cui le università si autopromuovono reclamizzandosi aglistudenti, ha scelto di iscriversi al-la facoltà di Economia e �nanza aToronto e, il 15 giugno consegui-rà la laurea, in tempi record. A Cu-neo per pochi giorni per trascorre-re le festività in famiglia, modestoe quasi inconsapevole della sua in-traprendenza, racconta: “Occor-re uscire dagli schemi e non para-gonare sistemi scolastici differen-ti. In Canada si procede con esami,ricerche e pubblicazioni per l’inte-
ro percorso. Di fatto, non esiste latesi. Se alle superiori ho vissuto direndita e ho trovato un program-ma ben più blando rispetto al liceo,all’università si lavora sodo: studia-mo almeno dieci ore piene al gior-no. Ho avuto anche attimi di scon-forto, ma non potevo arrendermi aquello che là è la normalità. Ho tro-vato ottimi compagni e amici, diogni parte del mondo, nonostan-te il ritmo sia frenetico e competi-tivo, dallo studio al lavoro. Si impa-
ra presto a lottare per se stessi e peri propri successi.
Stage e lavoro?Durante l’estate si frequentano
stage nelle aziende: nulla a che ve-dere con alcuni tirocini a cui siamoabituati, dove gli studenti vengonorelegati a far fotocopie o, al massi-mo, messi in condizione di non nuo-cere. Si viene inseriti nel team, conresponsabilità e compiti in autono-mia; è l’opportunità per portare ideee soluzioni sul campo, in base agli
apprendimenti scolastici. Ma so-prattutto si è pagati, da subito, deci-samente bene, si parte da 3.500 dol-lari mensili. Il costo della vita non è molto superiore al nostro, se si esclude l’affitto, che invece, è proi-bitivo: mediamente 1.000 dollari al mese. Ma sarebbe fuorviante basar-si su questo dato “secco”. È comple-tamente diverso il sistema e il welfa-re prevede forme di assistenza mistepubblico-privato. Ciò che rende l’i-dea è il tasso di disoccupazione chesi attesta intorno al 7%. Come nel-la cultura anglosassone, non esisteil mito del posto �sso. Si cambia fre-quentemente, per crescere profes-sionalmente e per guadagnare me-glio. Ciò signi�ca spostarsi anche �-sicamente, dove porta il mercato. Illavoro non viene offerto su un piat-to d’argento, occorre darsi da fare,ma ci sono possibilità e regole. Peresempio, ogni anno c’è un periodoin cui le aziende selezionano perso-nale e assumono. Ovviamente è fon-damentale il curriculum, che va ag-giornato in tempo reale con corsi e specializzazioni, da conseguire an-che la sera. Ho frequentato stage dialcuni mesi in aziende di valutazio-ne credito e alla General Electric,anche durante i mesi scolastici.
I desideri per il 2016?La laurea a giugno sarà un tra-
guardo formale. Da settembre ini-zierò a lavorare, come consulente,alla Kpmg, un network di servizi al-
le imprese, specializzato nella revi-sione e organizzazione contabile, � -scale e legale. Nel lungo periodo, non mi spiacerebbe trovare un lavo-ro in Europa, magari con possibili-tà di azione su più Paesi. Ho man-tenuto i contatti con parecchi com-pagni del liceo e amici cuneesi e, lamaggior parte di loro, pur non aven-do fatto una scelta così drastica, haavuto, comunque, periodi di espe-rienza all’estero.
Cosa manca dell’Italia?Questi cinque anni sono vola-
ti, ma indubbiamente, ho nostalgiadella mia famiglia e degli amici. Icontatti virtuali aiutano, ma non so-stituiscono la presenza. Inizialmen-te mi mancava anche il cibo, ma poimi sono appassionato alla cucina dialtre parti del mondo, a cui mi de-dico anche per diletto. È bello puresentir parlare l’italiano, che ormaipratico pochi giorni all’anno.
Da settembre Nicolò, con un ami-co, ha anche avviato una compagniadi vendita on line di abiti italiani sumisura. Per il contatto con i forni-tori si è avvalso dell’esperienza deisuoi genitori, titolari del negozio diabbigliamento Personaggi, in corsoNizza.
Come si poteva prevedere, lo stileinconfondibile, non ha faticato a farbreccia nel cuore di canadesi e nonsolo e gli ordini stanno cominciandoad arrivare numerosi.
Claudia Cucco
“Come nella cultura anglosassone, non esiste il mito del posto fisso. Si cambia frequentemente, per crescere professionalmente e per guadagnare meglio”
Nicolò, dal liceo di Cuneo all’università di Victoria, in CanadaIl confronto tra due sistemi scolastici e due realtà molto diverse
INTERVISTA
È un appassionato entomologo, noto a livel-lo internazionale, ha pubblicato libri ricerche. A casa sua, a Pagno, custodisce più di 60.000 insetti. “Insegnano la pazienza e la complessi-tà della natura”
INTERVISTEINTERVISTEINTERVISTEINTERVISTEINTERVISTEINTERVISTE26 VENERDÌ 22 GENNAIO 2016 La Guida
Pierfranco Cavazzuti è nato il 27dicembre 1941 a Saluzzo. Dopo averstudiato all’Itis di Savigliano, ha fre-quentato un corso di pittura del pro-fessor Pietro Bisio dell’Accademia diBrera.
Lei è un pittore affermato: perchéama dipingere?
“Perché ogni tanto sento il biso-gno di rappresentare sulla tela, a miomodo, le immagini che vedo con gliocchi. Ormai sono più di sessant’an-ni che dipingo e quadri ne ho fat-ti molti, anche se è da molto tempoche non faccio più personali. Ho di-pinto anche tutta la mia casa, in va-rie chiese e cappelle e in diversi ca-stelli e in molte abitazioni private.Ho anche insegnato restauro per di-versi anni all’Istituto d’Arte Bertonidi Saluzzo”.
Entomologo… perché?“Perché fin da piccolo sono sem-
pre stato affascinato da queste stra-ordinarie creature che trovavo dap-pertutto ed erano perciò a portatadi mano. Poi a 14 anni ho incontra-to don Carlo Forestello che in cam-bio della mia collaborazione nel re-alizzare l’insettario per la sua tesi dilaurea in Scienze, mi ha procurato imateriali e gli attrezzi sia per la rac-colta che per la preparazione degliinsetti (spilli, pinzette, retino da far-falle, lenti ecc). In seguito ho incon-trato dei veri entomologi professio-nisti, con i quali sono tuttora amico,che con consigli e ricerche compiuteinsieme mi hanno instradato in que-sto mondo”.
Lei è specializzato in cosa?“Nella famiglia dei Coleotteri Cara-
bidi, Tribù dei Carabini e Cychrini”.
In Italia quanti siete?“Tra collezionisti e studiosi (in tut-
ti i campi dell’entomologia) siamocirca 600”.
Quanti libri ha pubblicato?“Sette volumi, l’ottavo dovrebbe
uscire all’inizio del 2016 con l’’edito-re Magellanes di Parigi”.
Dove ha condotto le sue ricerche?“Un po’ dappertutto: nell’Europa
meridionale, Nord Africa, Isole Ca-narie, Turchia, Iran, Georgia, Sibe-ria, Cina e Tibet, e nell’AmazzoniaEquadoriana”.
Come cattura gli insetti e come liconserva?
“Li catturo cercandoli in mon-tagna a vista, oppure con l’aiuto diesche per attirarli”.
Cosa le hanno insegnato gli inset-ti?
“Prima di tutto la pazienza, ma an-che a ri�ettere sulla complessità del-la natura e sulla diversità degli orga-nismi che la compongono”.
In quanti Paesi è stato?“Non saprei, ma non sono moltis-
simi perché io tendo a ritornare piùvolte negli stessi Paesi dove ritengointeressante approfondire le ricer-che. Per esempio sono stato 25 voltein Turchia, 20 in Cina e nella zona ti-betana”.
Due momenti belli dei suoi viag-gi?
“L’incontro con l’Abate del Mona-stero di Shaoling è stata un’esperien-za indimenticabile. Lui continuavaad abbracciarmi felice dicendo chemi aveva subito riconosciuto perchéin una vita precedente eravamo sta-ti molto amici e si dispiaceva che ionon me lo ricordassi! Per ricordo mi
ha dato il suo braccialetto di ambraed ha voluto mettermelo lui stesso albraccio dicendo che mi avrebbe por-tato fortuna”.
E poi?“Quando ho scoperto il verme più
grande di tutto il bacino del Medi-
terraneo. L’avevamo trovato io e miamoglie Liliana in una foresta del-la Turchia, nella regione di Trabzon.Quando l’ha saputo, il prof. Pie-tro Omodeo dell’Università di Ro-ma “La Tor Vergata”, massimo esper-to del settore in campo mondiale, mi
ha subito telefonato per chiedermi diguidare una spedizione dell’Univer-sità, della durata di un mese in Tur-chia. Potevo andare tutto dove mi in-teressava ma l’importante era che glifacessi trovare quel vermone. E alla� ne lo abbiamo ritrovato e lui lo ha battezzato: “Eophila cavazzutii”!”.
Sua moglie Liliana condivide lasua passione per gli insetti?
“Sì, ma a lei piace soprattutto la lo-ro ricerca. Ci siamo conosciuti du-rante una passeggiata sulla collina diSaluzzo. Abbiamo due �glie: Simonae Georgia e 4 nipoti. Ci siamo sposatia Saluzzo a Sant’Agostino, il segretoper far durare i matrimoni è il rispet-to, ma anche il lasciarci liberi”.
La vita?“È un’avventura bellissima, ma
purtroppo dura troppo poco”.Don Cesare Maero di Saluzzo, vi-
sto da vicino?“Don Cesare è un caro amico. Non
posso dimenticare che quando nonavevo ancora la patente era lui chemi portava in macchina nelle vallatea dipingere i rustici di montagna. Hosempre apprezzato la sua profondacultura e il suo spirito acuto e mor-dace”.
Lei è credente?“Sì”.Un bilancio della sua vita?“A parte gli anni recenti di malat-
tia, devo dire che è stata molto bel-la, io e Liliana ci siamo amati mol-to e insieme abbiamo condiviso lepiù belle esperienze nei Paesi lonta-ni. Insomma ho sempre fatto quelloche mi piaceva fare, sono stato fortu-nato”.
Alberto Burzio
Anche gli insetti insegnano qualcosadi importante: la pazienza e la riccacomplessità della vita e della natura
Bamboccioni? Sdraiati? Choosy?Non è questo l’identikit dei giovanicuneesi!
Non ha dubbi Nicolò Marchisio,che ad appena 21 anni, ha un cur-riculum da lasciare a bocca aper-ta. Classe 1994, ex allievo del liceoScienti�co “Peano”, in terza ha de-ciso di aderire al Wep, un program-ma di scambio culturale, che pre-vede un anno di studio all’estero.Pur sognando gli Usa, ha optatoper Victoria, nel sud ovest del Ca-nada, sulla scia dell’esperienza diun concittadino, suo conoscente,che gli ha fornito i contatti. Fortedella preparazione scolastica italia-na e della passione per l’inglese, hadato prova della sua abilità e a �neanno ha deciso di concludere là lascuola superiore, che in Canada èdi quattro anni e rilascia diplomadi maturità riconosciuto in Italia.
Pienamente entrato nei ritmi delPaese, in cui le università si autopromuovono reclamizzandosi aglistudenti, ha scelto di iscriversi al-la facoltà di Economia e �nanza aToronto e, il 15 giugno consegui-rà la laurea, in tempi record. A Cu-neo per pochi giorni per trascorre-re le festività in famiglia, modestoe quasi inconsapevole della sua in-traprendenza, racconta: “Occor-re uscire dagli schemi e non para-gonare sistemi scolastici differen-ti. In Canada si procede con esami,ricerche e pubblicazioni per l’inte-
ro percorso. Di fatto, non esiste latesi. Se alle superiori ho vissuto direndita e ho trovato un program-ma ben più blando rispetto al liceo,all’università si lavora sodo: studia-mo almeno dieci ore piene al gior-no. Ho avuto anche attimi di scon-forto, ma non potevo arrendermi aquello che là è la normalità. Ho tro-vato ottimi compagni e amici, diogni parte del mondo, nonostan-te il ritmo sia frenetico e competi-tivo, dallo studio al lavoro. Si impa-
ra presto a lottare per se stessi e peri propri successi.
Stage e lavoro?Durante l’estate si frequentano
stage nelle aziende: nulla a che ve-dere con alcuni tirocini a cui siamoabituati, dove gli studenti vengonorelegati a far fotocopie o, al massi-mo, messi in condizione di non nuo-cere. Si viene inseriti nel team, conresponsabilità e compiti in autono-mia; è l’opportunità per portare ideee soluzioni sul campo, in base agli
apprendimenti scolastici. Ma so-prattutto si è pagati, da subito, deci-samente bene, si parte da 3.500 dol-lari mensili. Il costo della vita nonè molto superiore al nostro, se siesclude l’affitto, che invece, è proi-bitivo: mediamente 1.000 dollari al mese. Ma sarebbe fuorviante basar-si su questo dato “secco”. È comple-tamente diverso il sistema e il welfa-re prevede forme di assistenza mistepubblico-privato. Ciò che rende l’i-dea è il tasso di disoccupazione chesi attesta intorno al 7%. Come nel-la cultura anglosassone, non esisteil mito del posto �sso. Si cambia fre-quentemente, per crescere profes-sionalmente e per guadagnare me-glio. Ciò signi�ca spostarsi anche �-sicamente, dove porta il mercato. Illavoro non viene offerto su un piat-to d’argento, occorre darsi da fare,ma ci sono possibilità e regole. Peresempio, ogni anno c’è un periodoin cui le aziende selezionano perso-nale e assumono. Ovviamente è fon-damentale il curriculum, che va ag-giornato in tempo reale con corsi e specializzazioni, da conseguire an-che la sera. Ho frequentato stage dialcuni mesi in aziende di valutazio-ne credito e alla General Electric,anche durante i mesi scolastici.
I desideri per il 2016?La laurea a giugno sarà un tra-
guardo formale. Da settembre ini-zierò a lavorare, come consulente,alla Kpmg, un network di servizi al-
le imprese, specializzato nella revi-sione e organizzazione contabile, �-scale e legale. Nel lungo periodo,non mi spiacerebbe trovare un lavo-ro in Europa, magari con possibili-tà di azione su più Paesi. Ho man-tenuto i contatti con parecchi com-pagni del liceo e amici cuneesi e, lamaggior parte di loro, pur non aven-do fatto una scelta così drastica, haavuto, comunque, periodi di espe-rienza all’estero.
Cosa manca dell’Italia?Questi cinque anni sono vola-
ti, ma indubbiamente, ho nostalgiadella mia famiglia e degli amici. Icontatti virtuali aiutano, ma non so-stituiscono la presenza. Inizialmen-te mi mancava anche il cibo, ma poimi sono appassionato alla cucina dialtre parti del mondo, a cui mi de-dico anche per diletto. È bello puresentir parlare l’italiano, che ormaipratico pochi giorni all’anno.
Da settembre Nicolò, con un ami-co, ha anche avviato una compagniadi vendita on line di abiti italiani sumisura. Per il contatto con i forni-tori si è avvalso dell’esperienza deisuoi genitori, titolari del negozio diabbigliamento Personaggi, in corsoNizza.
Come si poteva prevedere, lo stileinconfondibile, non ha faticato a farbreccia nel cuore di canadesi e nonsolo e gli ordini stanno cominciandoad arrivare numerosi.
Claudia Cucco
“Come nella cultura anglosassone, non esiste il mito del posto fisso. Si cambia frequentemente, per crescere professionalmente e per guadagnare meglio”
Nicolò, dal liceo di Cuneo all’università di Victoria, in CanadaIl confronto tra due sistemi scolastici e due realtà molto diverse
INTERVISTA
È un appassionato entomologo, noto a livel-lo internazionale, ha pubblicato libri ricerche.A casa sua, a Pagno, custodisce più di 60.000insetti. “Insegnano la pazienza e la complessi-tà della natura”
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