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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI BARI
“ALDO MORO”
Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione
CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE
ELABORATO FINALE IN
STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE
L’INTEGRAZIONE EUROPEA DELLA POLONIA NELLA
OPINIONE DEGLI ATTORI DEL SUO SPAZIO PUBBLICO
RELATORE:
Prof.ssa Giulia Maria Gallotta
LAUREANDO:
Gianmarco de Bartolo
ANNO ACCADEMICO 2014-15
INDICE
1. L’INTEGRAZIONE EUROPEA COME SPAZIO DI RICERCA SOCIALE
2. IL PROCESSO DI ALLARGAMENTO. L’INGRESSO DELLA POLONIA NELL’UE
3 IL DIBATTITO INTERNO, GLI SCHIERAMENTI POLITICI E I MUTAMENTI ANALIZZATI ATTRAVERSO GLI INDICATORI DI PERCEZIONE SOCIALE
4 DIMENSIONE SOCIALE DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA DELLA POLONIA
4.1 Differenziazione socio-demografica nell’opinione degli attori del suo spazio pubblico riguardo l’integrazione UE
CONCLUSIONI
• POLAND’S EU INTEGRATION ACCORDING TO ITS PUBLIC SPACE’S ACTOR’S OPINION (ENG VERSION)
BIBLIOGRAFIA
L’INTEGRAZIONE EUROPEA DELLA POLONIA COME SPAZIO DI
RICERCA SOCIALE
In situazioni di crisi globale, nel passato, i Paesi e i loro governi hanno optato
per strategie che propendevano verso una forma di protezionismo più o meno
accentuato, per limitare i rischi provenienti dall’esterno dei confini e per
tentare di rafforzare e privilegiare le risorse interne. È ormai più di un 1
decennio che in momenti di difficoltà globale lo sguardo non è più rivolto
verso l’interno; la soluzione non si cerca più con la testa china su se stessi, ma
si tende ad alzare la mira e guardare a strategie collettive nella speranza che
queste riescano a sortire gli effetti sperati. L’orizzonte che si apre al di là delle 2
Alpi e oltre le nostre coste è l’Unione europea. Una visione che ritrova le sue
radici culturali in periodi ben precedenti rispetto a quanto si è comunemente
portati a pensare. Una realtà che condiziona ogni campo, ogni aspetto delle
nostre condizioni di vita. Delle volte in maniera più incisiva, delle altre con
semplici note di indirizzo, ma sempre viene mantenuta come parametro
(positivo o negativo a seconda delle fattispecie o delle opinioni) per la
valutazione di politiche sociali, di formazione, di lavoro, di ambiente e
sostenibilità.
Una volta compresa l’incisività della realtà dell’Unione all’interno delle
nostre vite è bene che il passo successivo sia un’analisi puntuale e quanto più
obbiettiva della realtà in oggetto. L’analisi può riguardare variabili di carattere
economico (PIL, volatilità di una valuta, capacità di attrarre investimenti
dall’estero, capacità di sostenere il mercato unico, import, export, financial
banking ecc…) oppure può essere condotta attraverso la valutazione di
indicatori attinenti sfere di carattere più sociale (politiche di previdenza,
Matthieu Bussière, Emilia Pérez-Barreiro, Protectionist responses to the crisis global 1
trends and implications, European Central Bank, Frankfurt am Main, 2010.
Ibidem.2
capacità del sistema d’istruzione, attenzione attribuita a temi come la cultura,
le pari opportunità, il welfare) oppure si possono intraprendere strade
relativamente meno battute ma non certamente meno efficaci nel rivelare
criticità o potenzialità di un determinato fenomeno.
Questo lavoro si propone di disegnare e descrivere la realtà Unione europea e
la sua azione sulle condizioni dei Paesi membri utilizzando esclusivamente
variabili che riguardano la percezione sociale riscontata nei cittadini che la
abitano.
La curiosità, che è insita nella ricerca di verità oggettivamente influenti a
livello economico o sociale attraverso lo studio della percezione dell’opinione
dei cittadini di uno Stato sugli eventi che stanno accadendo o che accadranno,
trae linfa vitale da uno dei più affascinanti principi della sociologia umanistica
formulato da William Thomas . In uno dei suoi teoremi egli sostenne che se 3
delle persone percepiscono una situazione in una data maniera e definiscono
quella come vera, la situazione risulta reale nell’attuarsi delle sue
conseguenze, a prescindere dalla sua stessa veridicità.
Quanto, quindi, la percezione di determinati avvenimenti è determinante ai
fini della realtà conseguente? E, viceversa, come è possibile modificare le
percezioni e le inclinazioni di un popolo al punto che le conseguenze future
risultino favorevoli?
Questo lavoro tenta di rispondere a queste domande attraverso la
comprensione di come le percezioni sociali di un intero Paese possano
effettivamente modificare in parte le reali condizioni di vita dello stesso.
Ai fini di un’analisi quanto più scevra da condizionamenti di fattori terzi il
campione è stato riportato e ristretto alla sola Polonia. Le motivazioni che
Robert K. Merton, The Thomas Theorem and The Matthew Effect, in «Social 3
Forces», December 1995.
hanno spinto verso una scelta di questo tipo sono, prima che affettive, dettate
dalla grande curiosità che un Paese come questo riesce a tenere in vita.
Un Paese che ha iniziato realmente a guardare al mondo dal 1989 in
concomitanza con le prime elezioni libere, la definitiva caduta di Jaruzelski e
l’elezione di Lech Walesa che divenne il primo presidente eletto del Paese. Da
qui la sua caratteristica di essere avulsa da ogni tipo di retaggio precedente, la
Polonia può essere definita una pura figlia d’Europa perché rinata e cresciuta
nel suo seno e divenuta, ad oggi, uno dei punti di riferimento in termini di
crescita, dinamismo e sviluppo. 4
L’unico Paese europeo a non entrare in recessione durante la crisi globale che
si sta affrontando è in questo lavoro analizzato fissando bene negli occhi i suoi
cittadini, ascoltando le loro parole, le loro idee di politica e le loro prospettive
future. Ponendo attenzione al loro racconto di ciò che è stato e di ciò che è.
Correlando le loro aspettative alle loro reali condizioni. La Polonia è addotta
ad esempio di paese euroentusiasta, è mossa da una innata passione per
l’integrazione e i processi che governano le realtà comunitarie. Negli anni ha
vissuto intensamente il suo ruolo di “nuovo Stato membro” ed ha saputo dare
ascolto alle direttive europee con risultati sorprendenti . 5
Un forte senso del sacrificio e del bene comune ha guidato questo Paese anche
nei momenti più bui, quando alle porte bussava il malcontento e la delusione
per la contrazione economica riscontrata immediatamente dopo l’avvio delle
riforme economiche e l’ingresso nell’Unione. Un Paese che non si è piegato
alla spinta euroscettica che cavalcava timori di futura ininfluenza della Polonia
nei consessi europei e che oggi esprime Donald Tusk come Presidente del
Consiglio Europeo.
Tacconi M., Le due Polonie – L’Europa senza l’Euro, in «Limes» 1/20144
Alberico Iusso, Polonia, la Nuova Frontiera Economica dell’Europa, su http://5
Bloglocal.net 05/2014
Un Paese che ha saputo far leva sul proprio orgoglio, sul proprio desiderio di
partecipazione al processo comunitario, sulla propria perseveranza e sul
proprio entusiasmo per raggiungere i risultati che ad oggi ne fanno la “best
practice” dell’UE. E’ sull’analisi scientifica (elaborata attraverso fonti ufficiali
di respiro internazionale) di quest’orgoglio, di questa determinazione, delle
speranze e delle effettive percezioni che i Polacchi hanno dell’Unione Europea
che questo lavoro si impernia e trova il suo compimento. È durante la mia
permanenza in Polonia per motivi di studio che ho avuto modo di interessarmi
a una lunga serie di significati contenuti nell’essere parte dell’Unione Europea
ma che appaiono quasi sopiti negli Stati ormai da molti e molti anni coinvolti
nel discorso comunitario.
Il discorso pubblico che ha avuto luogo in Polonia negli ultimi anni può
agevolmente essere racchiuso all’interno della parola “Europeanisation” intesa
come il sistema di processi, siano essi afferenti dinamiche di natura politica,
sociale o economica, intrinsecamente legati all’Unione Europea, che
diventano parte della struttura identitaria di un Paese.
Con il processo di integrazione della Polonia e degli altri Stati che fanno il
loro ingresso nel consesso europeo nel 2004, il baricentro dell’Unione si è
spostato in maniera considerevole ed evidenzia orizzonti ricchi di nuove
opportunità.
L’opinione dominante tra i Polacchi vedeva l’orizzonte dell’adesione
all’Unione Europea come un passaggio essenziale per il futuro del Paese, i
Polacchi erano ben consci delle difficoltà invalicabili che la Polonia avrebbe
dovuto affrontare in caso si fosse scelta una strada diversa da quella
comunitaria. Il periodo di crescente presa di posizione a favore dell’Unione
culminò il 7 e l’8 giugno 2003, quando i risultati del referendum decretarono il
77.45% di voti a favore dell’ingresso definitivo della Polonia nell’Unione . Fu 6
così che dopo il 1 maggio 2004 la discussione riguardo l’adesione divenne
superflua e venne rimpiazzata dal dibattito sul posto che sarebbe stato
occupato dal Paese all’interno dell’Unione . 7
Certamente è un dato acclarato e storicamente dimostrato che il Paese in
questione nel 1989, quando la “IronCurtain” cadde definitivamente, versava in
situazioni terribili, ad un passo dalla bancarotta, con un grande, inefficiente
settore agricolo, con un sistema di collegamenti stradali e ferroviari ridotto ai
servizi minimi e un’economia che complessivamente non si distaccava di
molto da quella dell'Ungheria . Al tempo dei Paesi appena usciti dal giogo 8
comunista si ritenne possibile una fase di crescita per Ungheria e
Cecoslovacchia. Le speranze per la Polonia erano bassissime. A distanza di
meno di 26 anni quello stesso Paese si dimostrò l’unico di tutta Europa ad
essere capace di evitare la fase recessiva durante la crisi finanziaria, in parte
grazie ad una commistione vincente tra politiche fiscali e monetarie, una
modesta esposizione al mercato internazionale e un debito pubblico non
elevato. Una rilevazione dell’anno passato evidenziò che il PIL è stato più
elevato di un quinto rispetto a quello registrato alla vigilia della crisi. Una
economia in crescita, quindi, ma che dimostra solidità e un livello bassissimo
di vulnerabilità rispetto a shock provenienti dall’esterno, diede alla Polonia un
peso ancora maggiore all’interno dell’Unione. L’influenza crescente di questo
Paese va di pari passo, ed è anche nutrita in parte, dall’asse Polonia-Germania,
la seconda più importante relazione bilaterale dopo l’asse Germania-Francia.
ElżbietaSkotnicka-Illasiewicz, 5 Years of Poland’s Membership of the European Union in 6
the Social Context, The Office of the Committee for European Integration, Warsaw, 2009, su http://www.ukie.gov.pl
Ibidem.7
Martinelli A., Markets, Governments, Communities and Global Governance, in 8
«International Sociology», Vol 18.2, 2003, pp.291 - 323
A conti fatti, dopo un periodo di tempo che permette di concedersi a
valutazioni che iniziano a rispondere a requisisti di oggettività e permanenza
nel tempo, si può affermare che il più grande singolo contributo al successo
della Polonia è stato l’uso sapiente che questa ha fatto della sua “membership”
europea. I Polacchi furono svelti nel riconoscere le opportunità insite nelle
politiche di coesione e nei fondi strutturali dell’Unione. Sin da subito questo
Paese evidenziò grande forza di volontà nei confronti del cambiamento e
dell’adeguamento agli standard europei. Un esempio di queste pratiche
positive messe in atto fu l’aspra lotta alla corruzione interna alla Polonia. Al
momento dell’allargamento, la Polonia, più che la Romania, la Bulgaria e tutti
gli altri Stati che ebbero accesso completo alle politiche comunitarie,
intraprese una durissima lotta alla corruzione diffusa nel settore pubblico e nei
procedimenti amministrativi e governativi. Queste iniziative seguivano una
equazione tanto chiara e solida, quanto, probabilmente, non ancora compresa
neanche dai Paesi più influenti dell’Unione: tanto più la classe dirigente e
governante è onesta e non ricopre cariche pubbliche abusando dei suoi poteri,
tanto più vi sarà un’efficace e capillare distribuzione dei fondi che l’Unione
metterà a disposizione degli Stati membri distribuendoli secondo le rispettive
esigenze e premiando i Paesi che, in maniera virtuosa, riescono a rendere
queste risorse effettivamente produttive.
È a seguito di questo e di altri successi che la Polonia è stata il più grande
destinatario di fondi, €145 bilioni tra il 2007 e il 2013 e ancora lo sarà,
percependo ulteriori €118 bilioni nel periodo di tempo tra il 2014 e il 2020 . 9
Come è stato possibile per la Polonia essere protagonista di una così grande
accelerazione? Come ha potuto fare così tanto meglio rispetto alle “stelle”
dell’Europa centrale? Dove si è trovata la forza e il consenso popolare per
The Economist, The second Jagiellonian age, su http://www.economist.com/9
specialreports, June 28th 2014
sottoporsi collettivamente ad una delle più brusche e radicali “shock terapy”
volte alla nuova frontiera capitalistica e di libero mercato?
Questi i quesiti ultimi a cui si cerca di dare risposta in questo studio di sistema
che cerca di evidenziare, attraverso fenomeni evidenti e misurabili (elezioni,
indici di gradimento, indici economici, variazioni di tematiche nel dibattito
pubblico), la reale natura di un popolo che ha fatto tanto in un frangente
temporale tanto limitato.
In questo percorso risulta necessaria la comprensione dello senario che ha
portato alla definitiva adesione della Polonia all’Ue. Quali tappe sono state
raggiunte e quali modalità, quali strategie di pre-adesione sono state poste in
atto, sono gli interrogativi ai quali il capitolo che segue si propone di dare
risposta.
IL PROCESSO DI ALLARGAMENTO. L’INGRESSO DELLA POLONIA
NELL’UE
Il processo di allargamento dell’Unione Europea che vide la Polonia parte
contraente dei trattati di adesione è oggettivamente ritenuto uno dei momenti
più significativi per gli obiettivi perseguiti e per il carattere palese delle
modalità con le quali questi obiettivi intendono essere raggiunti.
Sin dai primissimi passaggi riguardo il processo di integrazione europea, lo
studio approfondito dell’iter seguito dalla Polonia durante le strategie di
preadesione concede una comprensione puntuale di quali siano state, e tuttora
sovente rimangono, le difficoltà che una organizzazione complessa come
l’Unione Europea in una fase di crescita esponenziale possa trovarsi a
fronteggiare. L’adesione di dodici Stati membri, conclusosi a metà del primo
decennio del 21° secolo, rappresenta la più grande ondata d’allargamento
(quinto allargamento) che l’Unione Europea si sia mai trovata a fronteggiare e
impegna l’intera Unione ad un’approfondita riflessione e ad un necessario
rinnovamento in campo politico-istituzionale volto a sostenere i cambiamenti
radicali che questo evento porta con sé.
Dal 1° maggio 2004, 75 milioni di abitanti sono entrati a far parte dell’Unione
Europea. In seguito a tale evento lo spazio politico ed economico dell’UE25
comprende tre ex repubbliche sovietiche (Estonia, Lettonia, Lituania), quattro
Stati ex satelliti dell’URSS (Polonia, Repubblica ceca, Ungheria, Slovacchia)
un’ex repubblica iugoslava (Slovenia) e due isole del Mediterraneo (Cipro e
Malta).
La necessità di un contesto che possa soddisfare le esigenze di sviluppo e
crescita sia in campo economico che in campo politico e sociale proveniente
da questi Paesi è cronologicamente attestata dalla pioggia di domande di
adesione presentate dagli stessi tra il 1994 e il 1996 . 10
Le linee direttrici che verranno seguite per tutto il processo di preadesione
della Polonia e degli altri Paesi coinvolti nel quinto allargamento vengono
dettate dal Consiglio Europeo di Copenaghen (1993). In questo anno vengono
determinati i criteri che ogni Paese deve rispettare per potersi qualificare
all’ingresso: a) la presenza di stabilità istituzionale che riesca a garantire il
corretto funzionamento della macchina dello Stato secondo principi
democratici; b) l’esistenza di una economia di mercato e la capacità di
fronteggiare le sfide poste dall’ingresso all’interno del libero mercato
mondiale e del mercato unico europeo; c) l’assunzione degli oneri o degli
obblighi di partecipazione dovuti alla necessaria adesione ai comuni fini
politici, economici e monetari dell’Unione. Assieme alla dichiarazione dei
parametri appena citati venne, anni dopo, costituita una strategia di preaccesso
ambiziosamente chiamata Agenda 2000 (volendo così dichiarare gli orizzonti
temporali che allora ci si aspettava rispettare) volta a identificare con ancora 11
maggiore incisività i passaggi da completare in vista di un’Unione sempre più
estesa ed eterogenea.
Alla Commissione europea venne attribuito il compito di articolare le tappe
per l’adesione dei candidati e di monitorarne il progresso nell’adattamento
all’acquis communautaire. L’Unione Europea si troverà così a gestire una
incredibile mole di incombenze dovute alla valutazione dei risultati raggiunti
attraverso gli accordi di associazione con questi Paesi e di conseguenza
inizierà una attività di screening per comprendere i tempi e le modalità da
Allargamento 2004: la sfida di un’UE a 25, 23.01.2007, su http://europa.eu/10
legislation_summaries/enlargement/2004_and_2007_enlargement/e50017_it.htm
Lea Ypi, Il Problema dell’allargamento dell’Unione Europea, in «XXI Secolo, Treccani 11
Enciclopedia», Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 2009
seguire onde evitare procedure di adesione che possano risultare inconcludenti
o addirittura nocive per i contraenti. Durante il periodo di esame dei progressi
compiuti da ciascun candidato, in base a quanto definito nei trattati di
associazione, si identificarono alcune criticità nell’acquisizione dei parametri
di Copenaghen. Le relazioni redatte dalla Commissione e sottoposte al
Consiglio rilevarono ad esempio dei ritardi nell’adattamento, da parte degli
stati candidati, agli standard in merito a politica agricola ed ancor di più si
rilevò che gli elementi essenziali al passaggio alla moneta unica risultavano
lungi dall’essere riscontrabili nei Paesi in esame. In seguito a questa capillare
attività di screening, il Consiglio europeo riunito a Lussemburgo il 12 e 13
dicembre 1997 lancia il processo di allargamento dell’Unione che si svolge
per tappe, secondo i ritmi propri di ciascuno Stato candidato, in funzione del
proprio grado di preparazione. Da questa decisione prendono corpo i negoziati
basati sul principio di “differenziazione”, secondo il quale ciascun Paese
recepisce le norme comunitarie nei tempi e nei modi consentiti dal proprio
impianto economico-politico . 12
Il grado di adozione dell’acquis da parte dei Paesi candidati veniva
costantemente valutato sulla base di precisi parametri che vennero definiti da
Agenda 2000 e confermati con forza dal Consiglio di Lussemburgo e
declinavano i seguenti ambiti di valutazione: le riforme istituzionali; le
riforme politiche interne (in particolare quelle in materia di politica agricola
comune e fondi strutturali); le trattative per l’adesione (con particolare
attenzione alla selezione dei candidati); e i preparativi per l’ingresso . 13
Quando ormai il quadro iniziava ad essere più chiaro e le iniziative da
perseguire iniziarono a risultare organiche e congruenti con le necessità di
un’Unione Europea che vede i suoi confini estendersi e le sfide tra
Mario Telò, Dallo Stato all’Europa, Edizioni Carocci, Roma 2004.12
Ibidem.13
approfondimento ed allargamento moltiplicarsi, il Consiglio Europeo di
Laeken del 2001 prese atto della road map tracciata dalla Commissione nel
2000 per stabilire le scadenze delle varie tappe per l’adesione, confermando
l’anno 2002 come termine dei negoziati. Il quinto allargamento, nel quale la
Polonia assunse il ruolo di capofila, risultò particolarmente sui generis anche
per le numerose deroghe richieste all’Unione da parte dei Paesi candidati per
quanto concerne i tempi di messa in pratica dell’acquis e delle disposizioni
europee riguardanti l’ambiente, la libera circolazione delle merci e delle
persone e le politiche monetarie; per questo motivo gli allargamenti e i
negoziati successivi al 2004 sono identificati da una forte imposizione di
obblighi e condizioni specifiche, da assumere in tempi rigorosamente
concordati e, in larga parte, improrogabili . La Polonia riguardo le politiche 14
monetarie in senso stretto e la Romania in termini di lotta alla corruzione e di
raggiungimento di una armonizzazione degli apparati parastatali con le
istituzioni comunitarie, sono alcuni esempi di questa scansione alle volte
troppo arbitraria delle tempistiche di recezione delle direttive.
I rapporti annuali redatti e pubblicati nell’ambito della strategia di preadesione
evidenziarono delle evidenti differenze nell’assorbimento e nella capacità di
rispondere agli stimoli dell’Unione da parte dei Paesi coinvolti nella capillare
attività di monitoraggio. Sin dai primissimi tempi la Polonia evidenziò una
forte propensione strutturale a fronteggiare con successo le sfide che il
processo di integrazione avrebbe necessariamente comportato, delineando
scenari futuri che orienteranno il focus delle strategie europee nell’attribuzione
di diverse priorità proprio allo Stato polacco. La conferma di una notevole
mole di aspettative nei confronti della Polonia si concretizza analizzando i
programmi di assistenza economica grazie ai quali l’Unione Europea mirava a
sostenere i Paesi candidati al fine di agevolare l’assorbimento delle politiche
comunitarie.
T.Favaretto, Allargamento ad Est e Integrazione Europea, Franco Angeli, Milano 2004.14
I negoziati di adesione, infatti, sono regolarmente preceduti da accordi
bilaterali nei quali i contraenti assicurano l’impegno dei loro sforzi e delle loro
risorse al raggiungimento di determinati obiettivi volti ad armonizzare i propri
impianti legislativi ed economici a quelli dell’Unione. Gli strumenti finanziari
adottati per portare a compimento ciò che era stato previsto negli accordi di
associazione e nei partenariati europei erano i programmi di assistenza
economica: CARDS (Community Assistance for Reconstruction Development
and Stability); ISPA (Instrument for Structural Policies for Pre-Accession) e
SAPARD (Special Accessiom Programme for Agriculture and Rural
Development) . 15
I programmi appena citati contemplava diverse attività di intervento
umanitario, con l’attenzione per la tutela dei diritti delle minoranze, di
intervento in merito allo stato del sistema di telecomunicazioni, garantendo
mezzi di informazione liberi. Questi programmi si occupano inoltre di
incentivi per le aziende agricole, formazione professionale, elaborazione di
sviluppo rurale, promozione e progettazione di infrastrutture di trasporto che
siano all’altezza della media europea. Nella grande moltitudine di programmi
che rispondono a questi parametri ne venne istituito uno che si rivelò
particolarmente efficace e che, ancora oggi, manifesta importanti meriti
nell’andamento complessivo dei Paesi che interessa. Il programma in
questione è il programma PHARE (Poland and Hungary: Assistance for
Restructuring their Economies) laddove l'acronimo ne evidenzia
immediatamente il carattere strettamente diretto a questi due Paesi ritenuti sin
da subito le realtà più promettenti , in quanto a dinamismo, dell’intera fase di 16
allargamento che si sta analizzando e non dimenticando anche che sono stati
Ibidem.15
H.Grabbe, The EU’s transformative power. Europeanization through conditionality in 16
Central and Eastern Europe, Basingstoke, New York 2006.
storicamente i primi ad avviare processi di transizione dal comunismo
all’economia di mercato vera e propria.
Nato come strumento di assistenza nell’apporto di “know-how”, di assistenza
tecnica e come disponibilità a prestazioni di aiuto umanitario, ove necessario,
il programma PHARE muterà evolvendosi in un efficace strumento di
preadesione con preponderanza di interventi finanziari volti a sostenere gli
investimenti, a incoraggiare lo sviluppo e la spesa in settori come le
infrastrutture o la tutela dell’ambiente.
Entrando ulteriormente nel merito del programma di sostegno, per
comprendere con maggiore puntualità quali sono stati i presupposti sui quali la
Polonia edificherà poi con perizia e intelligenza la propria crescita ed il
proprio sviluppo, è necessario spiegare con maggiore chiarezza che il
programma PHARE (nato come sostegno unicamente per Polonia e Ungheria)
è stato adottato dall’Unione Europea come esempio e paradigma per la 17
stragrande maggioranza dei programmi di preadesione successivi a quello
polacco e ungherese.
Le attività di PHARE si concentrano su due obiettivi prioritari (oltre a quelli
precedentemente identificati inerenti allo sviluppo delle infrastrutture): aiutare
le amministrazioni nazionali e regionali e gli organi di regolamentazione e di
controllo dei Paesi candidati a familiarizzare con gli obiettivi e le procedure
comunitarie; incoraggiare gli investimenti tesi al miglioramento delle
condizioni di vita, ad una puntuale regolamentazione delle condizioni di
lavoro attraverso l’imposizione (da raggiungere in modo graduale) di standard
già applicati nei Paesi comunitari; definire standard qualitativi minimi di
produzione per raggiungere una tutela del consumatore che possa incontrare le
esigenze comunitarie.
UE a dieci anni dal più grande allargamento, su http://www.welfarenetwork.it/ue, 17
04.05.2014.
L’allargamento del 2004 ha determinato un momento di fondamentale
importanza per il futuro dell’Unione, ha creato un sistema di collaborazione e
sinergia che ad oggi rappresenta un modello di sviluppo, ha permesso il
miracolo di un progresso sostenibile laddove risultava impensabile un cambio
di rotta tanto repentino e produttivo, al punto da rivelarsi un importante banco
di prova per la sostenibilità strutturale di un’Unione sempre più estesa.
Per una visione che possa permettere anche la minima comprensione della
complessità dei temi che l’Unione si trovò a fronteggiare, emblematico fu lo
scontro interno riguardo la libera circolazione delle persone avvenuto in
concomitanza con la risoluzione sul quinto allargamento. Visto l’incredibile
aumento dei cittadini comunitari e le scarse condizioni di vita dei loro Paesi
d’origine, venne realizzato nel 2002 uno studio da parte della Commissione
europea che dichiarò infondati i timori di un’invasione da parte dei lavoratori
dell’Est verso gli Stati membri dell’Unione . Nonostante gli esiti favorevoli e 18
rassicuranti dello studio, i Paesi confinanti come la Germania e l’Austria
premevano per ottenere garanzie in merito al livello di qualificazione dei
lavoratori in entrata e che riuscissero ad arginare la minaccia di un flusso
improvviso di immigrati provenienti da Paesi con alti tassi di disoccupazione e
salari più bassi rispetto alla media europea.
Preso atto delle irremovibili resistenze in tal senso la Polonia, e con essa tutti
gli altri candidati, dovettero rassegnarsi all’adozione di misure diverse a
seconda dei vari Paesi membri, alcuni dei quali erano a favore di chiare
restrizioni all’accesso (Germania e Austria), altri di uno schema di progressivo
abbattimento delle barriere (Belgio, Danimarca, Francia, Lussemburgo,
Olanda) e altri ancora a un mercato del lavoro aperto (Finlandia, Grecia,
Irlanda, Italia, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito).
Allargamento 2004: la sfida di un’UE a 25, su http://europa.eu/legislation_summaries/18
enlargement/2004_and_2007_enlargement/e50017_it.htm, 23.01.2007
Questa fu una delle numerose riserve dalle quali la Polonia dovette partire
ormai 11 anni fa sviluppando una politica che non solo doveva riuscire a dare i
propri frutti, ma che doveva anche convincere e tranquillizzare gli altri Paesi
membri al fine di ricevere il riconoscimento e la credibilità che oggi le si
attribuisce e che le permette di esprimere con forza e chiarezza la propria
opinione nei consessi internazionali.
Ampliando il focus ancora una volta e tornando ad una valutazione
complessiva delle conseguenze portate dal quinto allargamento, bisogna
ammettere che, se da un lato esso ha permesso la nascita di giovani economie
virtuose come quella polacca e da questa ha attinto importanti spunti di
riflessione su un futuro quanto più volto al miglioramento della condizione di
vita dei cittadini europei, dall’altro lato ha evidenziato numerose criticità nel
sistema costituito di attribuzione di peso politico-governativo a ciascun Paese
membro. Ad esempio le procedure di voto nel Consiglio dei Ministri ed i
parametri seguiti per le successive turnazioni riguardo le cariche governative,
politiche e rappresentative dovettero essere rivisti e rivalutati a seguito
dell’ingresso dei nuovi Stati membri.
La necessità di definire con maggiore chiarezza quali fossero i confini
territoriali e culturali dell’Unione si affermava con sempre maggiore forza e
vedeva la ridefinizione formale e sostanziale di un preciso paradigma valoriale
e l’identificazione di una scala di priorità come una via necessaria per
riaffermare con forza l’identità economica, sociale e politica dell’Unione sia al
suo interno, sia nei confronti delle altre potenze mondiali.
È da questi interrogativi e da queste criticità che questo lavoro vuole partire,
valutando con attenzione le conseguenze che il processo di integrazione
europea ha avuto sulla Polonia, si vogliono analizzare quali punti salienti
hanno caratterizzato quella che è definita la “best practice” dell’Unione, la
concretizzazione dei valori e dei percorsi che sostanziano l’idea europea sin
dall’inizio, il tangibile progresso veicolato dalle politiche economiche
comunitarie. A questa esigenza di comprensione e di analisi spesso si risponde
con l’applicazione diretta, quand'anche sterile, di meri indicatori economici;
per questo lavoro il focus è mantenuto sempre centrato sulla valutazione che i
cittadini polacchi hanno dell’integrazione e della vita europea, sulla
percezione diretta che questi hanno dei paradigmi che la governano e sulla
comprensione delle inclinazioni sociali conseguenti alle modificazioni che la
Polonia ha vissuto in questi primi 11 anni come Stato membro dell’Unione
Europea.
IL DIBATTITO INTERNO, GLI SCHIERAMENTI POLITICI E I
MUTAMENTI ANALIZZATI ATTRAVERSO GLI INDICATORI DI
PERCEZIONE SOCIALE.
Il supporto del popolo polacco nei confronti della adesione all’Unione
Europea è sempre rimasto estremamente alto nel tempo, e registrò uno dei
livelli massimi durante i tre anni a seguire l’ufficiale integrazione.
Un importante dato da tenere in considerazione prima di proseguire l’analisi è
che una delle chiavi per comprendere questi elevatissimi livelli di favore nei
confronti dell’Unione e delle sue politiche si sostanzia nelle aspettative che il
popolo polacco nutriva verso la condizione della futura Polonia e del ruolo che
avrebbe giocato nei consessi internazionali. Era, quindi, spesso di carattere
politico piuttosto che economico la natura delle aspettative da parte di larga
parte del popolo polacco. In relazione a questo, uno scenario molto più chiaro,
si delinea quando si vanno ad esaminare le varie posizioni e il dibattito
pubblico sviluppatosi intorno all’UE da parte di partiti politici, leader
d’opinione e opinione pubblica con rilevazioni che riguardano un tempo
precedente ed anche successivo l’effettiva adesione e la conclusione dei
negoziati preliminari . 19
Anno rilevante e particolarmente indicativo della situazione politica interna
della Polonia è il 2005, nell’autunno del quale si tennero le elezioni
presidenziali ed, in concomitanza, quelle parlamentari. Entrambe le
consultazioni videro una vittoria decisa nei contenuti (ma meno nei numeri) da
parte dello schieramento di destra, con a capo il partito “Law and
Elezioni Europee: la Polonia vota per l’Ucraina, in « L’Internazionale », 13.03.201519
Justice” (Prawo i Sprawiedliwosc) con il 27% dei voti . Tale partito riuscì ad 20
esprimere una solida maggioranza in parlamento e permise la vittoria in fase
di secondo turno di Lech Kaczynski alla carica di Presidente della Repubblica.
Lo schieramento in questione volle porre come cardine e centro della sua
politica un forte scetticismo nei confronti del processo d’integrazione europeo
che venne ritenuto a più riprese invasivo e soffocante . 21
La coalizione di destra che vinse le elezioni polacche del 2005 si componeva
di altre due principali forze politiche che abbracciavano un euroscetticismo
fervido e deciso: il partito Self-Defence (Samoobrona) e The League of Polish
Families (Liga Polskich Rodzin). Il primo, che attingeva il suo elettorato dalla
fascia di popolazione per lo più di estrazione contadina e che contava nel suo
elettorato un maggioritario numero di operai e bracciati, conquistò l’11.4% dei
voti conquistando la terza posizione. Il secondo, un partito che affondava le
sue radici negli ambienti clerico-nazionalisti e che ebbe grande evidenza nel
2003 in concomitanza con il referendum, portando avanti un’aspra posizione
antagonista nei confronti dell’Unione Europea, totalizzò l’8% dei voti.
Il 2005 rappresentò una forte battuta d’arresto in termini di tempo e
accelerazione del processo integrativo. Il governo precedente volle, al
contrario di questo, a tutti i costi completare l’ingresso nella eurozona il prima
possibile, in modo da perseguire l’aspirazione di non finire ai margini di un
discorso europeo che ascolta solo un “inner core” dei Paesi dell’UE.
Sin dal primo momento il nuovo governo evidenziò la sua volontà di vedere
l’integrazione europea non certo come una priorità, soprattutto se questa
avesse potuto comportare l’introduzione di politiche fiscali restrittive con
conseguenze negative sul breve periodo.
Aleks Szczerbiak, Why do poles love the EU and what do they love about it?: Polish attitudes 20
towards European integration during the first three years of EU membership, Sussex European Institute Working Paper, No. 98, 2007.
Ibidem.21
All’anno delle elezioni successero anni ancora più duri per i rapporti Polonia-
UE. Il primo segnale dell’inasprirsi del dialogo fu il rimpasto in seno al
Ministero degli affari esteri. Durante il primo periodo di governo da parte di
Law and Justice lo scranno fu gestito da Mr Stefan Meller, un diplomatico non
di estrazione storicamente partitica che in alcune occasioni aveva evidenziato
ansia nei confronti delle posizioni assunte dal suo partito di maggioranza . 22
Quando il partito decise di rendere la linea ancora più rigida, allontanò Mr
Muller e pose al suo posto Anna Fotyga, alleata fidata del Presidente
Kaczynski. Immediatamente dopo la sostituzione tra i banchi del governo e
durante l’estate del 2007, il governo polacco iniziò una dura battaglia nel
merito delle politiche europee. Si iniziò dalle modalità di voto in seno al
Consiglio , il governo polacco nella figura del suo Ministro degli esteri e di 23
Jaroslaw Kaczynski (fratello del Presidente polacco) sferrò un potente attacco
agli equilibri comunitari affermando che il numero di voti attribuiti in
Consiglio dei Ministri non sarebbe dovuto essere basato esclusivamente sul
parametro della popolazione ingiusto data l’iniquità di quest’ultimo,
considerati i sei milioni di Polacchi uccisi dalla Germania durante la seconda
guerra mondiale . 24
Durante le trattative tra istituzioni europee ed esponenti degli affari esteri
polacchi, il governo subì una serie di sconfitte politiche interne che ne
screditarono le posizioni e la forza elettorale. Nel settembre 2007 Law and
Justice perse le elezioni in favore di un partito dal respiro ben più liberale
come Civic Platform (Platforma Obywatelska). Pur con il radicale cambio di
vedute al governo, uno dei caratteri più controversi del rapporto Polonia-UE
Ibidem.22
Il Trattato di Nizza aveva istituito un sistema di maggioranza qualificata, basato su una nuova 23
ponderazione dei voti e una clausola della soglia demografica. Il numero di voti attribuito a ciascuno Stato membro era ponderato affinchè la legittimità delle decisioni del Consiglio potesse essere mantenuta in temini di rappresentatività demografica ed economica.
Aleks Szczerbiak, Why do poles love the EU and what do they love about it?: Polish attitudes 24
towards European integration during the first three years of EU membership, cit.
ha sede proprio nel dibattito intorno al mantenimento del sistema di voto
sancito dal trattato di Nizza. Il leader dello schieramento vincitore alle elezioni
del 2007, Jan Rokita coniò lo slogan “ Nice or Death” (Nizza o Morte) per
enfatizzare la volontà di preservare il sistema di votazione che attribuiva alla
Polonia ben 27 voti all’interno del Consiglio dei Ministri, soltanto due in
meno rispetto ai quattro Stati più grandi e potenti ovvero Regno Unito,
Francia, Germania e Italia. Il nuovo sistema di voto, discusso dopo quello
decretato a Nizza, prevedeva una doppia maggioranza che veniva ritenuta
valida soltanto ove si fosse raggiunta la quota di rappresentanza del 60% della
popolazione europea e del 50% degli Stati.
Il motivo per il quale è importante valutare con attenzione il tema riguardante
le modalità di voto è dovuto alla evidente correlazione tra il dibattito pubblico
interno allo Stato polacco (e conseguentemente al consenso espresso nei
confronti del processo di integrazione) e l’andamento della discussione intorno
alla rivisitazione del trattato di Nizza. La serie di dati che ci si appresta ad
esaminare viene periodicamente pubblicata dalla Commissione europea con il
nome di “Eurobarometro” ed esamina l’andamento degli indici di gradimento
da parte del popolo europeo nei confronti delle politiche adottate in un dato
periodo, oppure delle istituzioni europee stesse. Così come si è già accennato,
l’approccio alle istituzioni comunitarie da parte del popolo polacco è da
sempre stato caratterizzato da una forte rigidità e uno sguardo sempre critico e
mai prono al volere degli organi superiori. Questa attitudine si rileva
immediatamente attraverso una valutazione attenta dello scenario politico-
governativo che vede lo strapotere di formazioni politiche euro-critiche.
La grande maturità del popolo polacco nei confronti delle sorti del proprio
Paese si evince dagli Eurobarometri rilasciati dalla Commissione europea, che
evidenziano già nel marzo 2007 come il 67% degli intervistati dichiarò che
l’essere membro UE comporta benefici per il proprio Paese. Il dato è ancora
più sorprendente se lo si paragona alla media europea che in tal senso si attesta
intorno al 50% oppure si accosta al 42% del campione polacco che rispose in
maniera ugualmente positiva allo stesso quesito nella primavera del 2004. 25
Lo scenario che va definendosi mette in luce una lunga serie di interrogativi in
merito che risulta necessario sciogliere. Ci si trova dinnanzi ad un Paese dove
le elezioni politiche vengono sistematicamente vinte da formazioni rigide e
sospettose nei confronti dell’integrazione europea, e che si posiziona su livelli
di gradimento europeo del 17% superiori rispetto alla media degli Stati
membri, un Paese che guadagna un delta di 25 punti percentuali di incremento
di favore in poco meno di tre anni . La situazione che precedeva l’effettiva 26
adesione vedeva un popolo che per il 51% si aspettava di vedere i propri
standard di vita crollare, che per il 42% riteneva inevitabile un deterioramento
della qualità del servizio sanitario e che per il 39% pensava che il mondo del
lavoro sarebbe stato uno dei settori maggiormente colpiti dalle conseguenze
negative della partecipazione alla vita comunitaria . 27
Queste le basi da cui partire alla ricerca di risposte che possano chiarire il
processo che ha tramutato questo scenario nella forza emergente e trainante
che la Polonia è ai giorni nostri. La Polonia è oggi il punto di rifermento al
quale vengono adeguati gli interventi di sostegno ai Paesi che si trovano
ancora in condizioni di transizione verso una posizione stabile all’interno
dell’Unione Europea, è un modello al quale sovente si guarda alla ricerca di
operazioni di sistema che possano risultare vincenti in un periodo
indubbiamente difficile, declinato in ogni settore ed in ogni Paese.
Le parole che Tadeusz Mazowiecki, il Primo Ministro polacco pronunciò nel
1989, certamente sintetizzano una parte importante per comprendere lo spirito
che ha animato il popolo polacco in questi anni di transizione e di crescita
European Commission, Eurobarometer: Public Opinion in the European Union Executive 25
Summary: Poland, OPOCE, Luxembourg, June 2007
Ibidem.26
Ibidem.27
esplosiva. «One cannot see a trace of the enthusiasm that accompanied these
events. We are joining the EU with neither a feeling of a great historical
victory, nor of a historical defeat. We are joining cautiously, knowing well that
much depends on the fate of the Union itself, non Polish politicians, but also
on ourselves… The closer that we get to EU accession, the more uneasy and
uncertain we are» . 28
Delineato il processo che portò la Polonia dai vari trattati all’adesione ufficiale
all’Unione Europea, valutato lo scenario politico al governo nei primi anni
dopo il 2004, risulta efficace iniziare un’analisi dettagliata delle percezioni
sociali dello scenario europeo da parte del popolo polacco, partendo dal
supporto espresso verso la qualità del sistema politico dominante nell’Unione.
Questa analisi non può prescindere, poi, da come questo sistema possa influire
sullo scacchiere interno polacco. Attingendo e mettendo a sistema le
rilevazioni svolte dagli Eurobarometri della Commissione europea tra la
primavera del 2006 e del 2007, un campionamento raccolto in un report dello
ISP ed uno studio pubblicato sul quotidiano “Rzeczpospolita”, i risultati
evidenziano una verità incontrovertibile sulla quale si è portati a riflettere
probabilmente con eccessiva superficialità: l’ingresso all’interno della
compagine europea da una vastissima fetta della popolazione polacca viene
ritenuto una garanzia di qualità del sistema politico internazionale con
conseguenze positive anche sul piano nazionale.
In altre parole, uno dei punti saldi nell’opinione del popolo polacco nei
confronti dell’Unione Europea è il grande supporto che questa istituzione può
fornire ad una classe politica che, in buona parte, viene vista come corrotta ed
egoista. Le politiche internazionali e il rapporto di sussidiarietà instaurato tra
le istituzioni comunitarie e gli schieramenti governativi nazionali erano
ritenuti fattoti di garanzia di buon governo e buona politica, declinando le
A.L.. Dimitrova, Driven to change. The European Union’s enlargement viewed from the East, 28
Manchester University Press, Manchester-New York, 2004
conseguenze di questa vicinanza su due livelli. Il primo livello è quello che
concerne prevalentemente questioni di controllo che le istituzioni
internazionali portano avanti nei confronti dei governi nazionali, e il secondo
implica lo sviluppo sinergico e sintetico che si crea nella cooperazione
internazionale.
Le opinioni espresse nel discorso pubblico sull’Unione e il posto che, al suo
interno, la Polonia deve occupare è per questo direttamente connesso a
convinzioni radicate da tempo e riguardanti questioni di carattere
prevalentemente domestico, cioè in larga parte, fattori di pertinenza sociale.
Molta della politica inizialmente intercorsa tra Polonia ed Unione si incentrava
sul riguardo assoluto, richiesto con forza dal governo polacco, per il
mantenimento di un rapporto che non desse adito a una visione coercitiva e
invadente dell’Unione sul popolo polacco, le sue tradizioni, i suoi retaggi, i
suoi valori. Al termine della fase iniziale di interazione politica e sociale tra
realtà locale ed internazionale, che non portò con sé alcun trauma
nell’opinione pubblica, il governo proseguì il suo cammino nel nome della
condivisione europea. Con il favore di un popolo esigente ma favorevole alle
politiche in atto, il governo polacco e l’opinione pubblica spostarono assieme
il focus dell’attenzione sull’analisi delle attitudini e delle caratteristiche su cui
puntare per rendere la Polonia uno Stato membro strategico e quindi
imprescindibile e grandemente considerato dall’intera Unione.
Nell’aprile 2006 si evidenziò come il 72% dei Polacchi affermassero la loro
fiducia nell’Unione, mentre solo il 28% espresse una sensazione di sicurezza
nei confronti dei propri governanti. L’83% ritenne che il primo interesse che
occupava le attività dei propri governanti era quello dei governanti stessi,
mentre solo il 44% riteneva questo fosse il caso dell’UE . Questa diffusa 29
percezione di un possibile “tutoraggio politico” applicabile alle istituzioni
Eurobarometer 67 . Public Opinion in the European Union Executive Summary: Poland, OPOCE, 29
Luxemburg, June 2007
interne ha contribuito per anni e continua ancor oggi a contribuire alla
caratteristica propensione di questo popolo nel sopportare alcuni necessari
sacrifici in vista della creazione di un sistema politico ed economico sano e
robusto.
Le critiche espresse alla propria classe dirigente e politica nel biennio
2006/2007 furono feroci e apparentemente inarrestabili. La chiara visione di
un paradigma (quello europeo) che evidenziava la sua efficienza, paragonato
al modus operandi di una classe dirigente interna che non poteva che
ammettere la sua inadeguatezza portò ad un’aspra contestazione. Il 78% dei
Polacchi dichiarò di sentire che le proprie istituzioni statali non operavano in
un regime di efficienza, esattamente nello stesso periodo in cui
l’Eurobarometro della Commissione europea registrò l’ennesimo record in
termini di gradimento per l’UE da parte del popolo polacco . Il 68% degli 30
intervistati affermò la sua completa fiducia nelle istituzioni europee (i.e.
Parlamento, Commissione e Consiglio dei Ministri) attestando il proprio Paese
ad uno dei livelli più alti tra gli Stati membri (la media era del 45%) e
delimitando lo scarto più elevato effettuato nel minor tempo (dal 33%
registrato nella primavera del 2004, 35 punti di incremento in 2 anni) . 31
L’umiltà dimostrata in questo frangente dal popolo polacco e il suo desiderio
di rivalsa, insieme alla sua forte attitudine alla critica aspra nei confronti di
sistemi che non funzionano, dà immediatamente il primo esempio di una lunga
serie di riflessioni che è bene tenere a mente quando si valutano i cambiamenti
che l’Unione Europea ha portato nella vita degli Stati membri e dei popoli che
li abitano. Lo studio della situazione polacca permette la comprensione di
questi aspetti con lo sguardo il più neutrale possibile, in quanto, prima della
realtà europea, la Polonia aveva conosciuto solamente scenari di dolore,
guerra e repressione. Così il popolo polacco prende posizione ed evidenzia a
Ibidem.30
Ibidem.31
tutti gli Stati membri come si debba ricercare una situazione di controllo
reciproco degli apparati istituzionali, un sistema di forze politiche e
governative che lavorino fianco a fianco per garantire degli standard di vita e
di governo più elevati. La qualità della materia governativa, la lotta alla
corruzione ed al malcostume politico, l’abbattimento di ogni concezione della
cosa pubblica come mezzo per raggiungere fini o ambizioni personali, è uno
dei punti sui quali maggiormente la Polonia batte i pugni e sui quali ogni Stato
membro necessita di porre una riflessione al fine di raggiungere un obiettivo
che sia degno di portare il nome di Unione Europea.
Giungendo alla conclusione di questo capitolo e volendo ridefinire con ordine
le riflessioni che qui sono state espresse, è necessario razionalizzare ancora
meglio la lunga serie di concetti che in queste pagine hanno trovato
espressione. La tensione sociale interna, il dibattito pubblico e quello partitico,
il volere popolare che si traduce in un voto e l’insieme di questi che realizza
una linea da seguire, date le variabili tenute sotto esame nelle pagine
precedenti. La comprensione delle ragioni che governano la fiducia, piuttosto
che la sfiducia nelle realtà governative sovranazionali e le sue implicazioni.
I Polacchi nel corso degli anni hanno dimostrato di essere pienamente
coscienti del fatto che una delle più incisive decisioni della storia del loro
Paese è stata presa e pare, ad oggi, avere carattere irreversibile. La
convinzione che la natura di Stato membro dell’Unione sia una condizione
ormai naturale, sta gradualmente intensificandosi. La Polonia percepisce
ormai se stessa come un “full member” dell’Unione e non più come una realtà
che incentra il suo agire sulla dimostrazione di essere all’altezza delle prove
che attendono l’UE stessa.
L’inclinazione dei Polacchi all’UE è divenuta più di carattere pratico. Il senso
di paura e timore nei confronti dell’Unione è svanito ed ha lasciato spazio ad
un approccio maggiormente lucido e pragmatico, volto a superare eventuali
difficoltà sfruttando una forte attitudine al realismo. Questa caratteristica si
traduce chiaramente nell’analisi tematica del dibattito pubblico che avviene in
Polonia, dove si è assistito ad una inversione di tendenza. Nei momenti subito
precedenti e successivi all’adesione, il dibattito si concentrava su tematiche di
carattere prevalentemente “alto” e verteva su principi, valori, credenze; da
alcuni anni ormai il focus verte su questioni decisamente più legate alla vita di
ogni giorno dei cittadini polacchi e comunitari e sempre più include, a livello
governativo, tavoli di negoziazione mirati, piuttosto che semplici prese d’atto
delle direttive espresse dagli organismi comunitari . 32
L’intensificarsi quotidiano dei momenti di contatto Polonia-UE rafforza la
convinzione che l’Unione non sia solo Bruxelles, che l’essere membro
dell’Unione conceda opportunità di cooperazione in una moltitudine di aspetti
della vita grazie anche alla possibilità di visitare altri Paesi europei e venire in
contatto con cittadini di altri Stati membri attraverso un’enorme quantità di
programmi di studio, di formazione, di lavoro . 33
La discussione polacca concernente l’Unione non è e non può essere
considerata una mera astrazione, anzi, questa permette di avere un contatto
incontrovertibile con la realtà, di valutare situazioni alle quali probabilmente i
vecchi Stati membri risultano assuefatti e non riescono più a percepire appieno
le opportunità insite nell’UE . La possibilità illimitata di misurarsi con 34
contesti diversi e sempre nuovi potendo mettere al servizio dell’altro la propria
diversità ed il proprio know-how è uno dei principali motori che tiene in vita
giorno per giorno l’entusiasmo polacco nei confronti di questa realtà.
La Presidenza polacca dell’Unione Europea: Donald Tusk, in « Il Post »02.07.201132
Stephan Faris, How Poland became Europe’s most dynamic economy, su http://33
www.bloomberg.com, 27.11.2013
F. Schimmelfenning, U. Sedelmeier, The politics of European Union enlargement. Theoretical 34
approaches, Cambridge University Press, London-New York 2005
Contestualmente, il discorso politico interno inerente l’Unione europea è
ancora dominato da un utilizzo strumentale e subordinato a propositi personali
o di partito delle tematiche in gioco. Prescindendo da questo, sembra che, al di
là della sterile competizione elettorale incentrata sulla prova di quale
schieramento sia maggiormente interessato alla tutela della libertà del proprio
Paese, tutti i corpi politici in gioco abbiano realizzato che l’Unione Europea
intesa come un insieme di realtà che operano in piena sinergia, sia un gioco a
ben più che somma zero per tutte le realtà che ne prendono parte.
Una importante porzione della popolazione polacca sente che i più
“rivoluzionari” eventi storici che la interessano immediatamente siano già
avvenuti. Non solo l’indipendenza della Polonia, ma anche l’ingresso nella
NATO e successivamente nell’Unione Europea erano eventi che non troppo
tempo addietro risultavano inimmaginabili. Così, prima si è puntato a risolvere
e portare a termine le necessità oggettive e basilari di carattere nazionale,
successivamente il livello delle esigenze è cambiato e, si potrebbe arrivare a
dire, si è evoluto . Al giorno d’oggi, gli obiettivi che la popolazione polacca 35
sta perseguendo sono più dettagliati, meno sistemici, più pragmatici e
quotidiani, anche mondani.
È comunque chiaro ai Polacchi che la stragrande maggioranza di questi
obiettivi sono stati raggiungi grazie anche ai cambiamenti strutturali, al
processo di civilizzazione, alla trasformazione tanto affascinante quanto
storicamente rilevante che l’integrazione europea ha permesso.
Mitchell A. Orenste, Six Markets to Watch: Poland, from Tragedy to Triumph, su http://35
www.foreignaffair.com, January/February 2014
DIMENSIONE SOCIALE DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA DELLA
POLONIA
L’allargamento posto in essere nel 2004 dall’Unione Europea dovrebbe essere
considerato ed analizzato non esclusivamente come un fenomeno politico o
economico, ma anche come un evento sociale di rilevanza considerevole.
Processi sociali e cambiamenti di questa tipologia presentano un elevatissimo
grado di complessità ed una vasta gamma di aspetti da approfondire.
Per misurare questi ultimi, oltre agli indicatori socio-economici, sono utilizzati
anche gli “opinion polls”, che rilevano l’approccio soggettivo degli intervistati
riguardo un fenomeno ed uno specifico punto di vista rispetto ad un tema che
interessa la popolazione in genere. Risulta importante notare che le opinioni e
i punti di vista espressi dai cittadini non hanno carattere statico, ma al
contrario evidenziano un elevato grado di cambiamento nel tempo ed a
seconda delle circostanze. Queste rilevazioni di carattere sociale rilevano così
gli indici nel cambiamento di atteggiamento di una popolazione, le sue
valutazioni rispetto a date aspettative sociali, le correlazioni con il progresso
economico e politico . 36
Sin dal 1990 iniziò un’operazione costante di monitoraggio da parte dei più
illustri istituti nazionali ed internazionali di ricerca sociale e statistica (tra i
quali i principali sono quelli elencati in nota a piè di pagina) dei trend riguardo
l’approccio sviluppato dai Polacchi rispetto alla realtà europea. Inizialmente,
la possibilità di comparare le varie rilevazioni era bassissima data la grande
diversità di approccio nel metodo e nel merito rispetto ad un fenomeno,
ovvero le conseguenze sociali portate dall’integrazione europea, che ancora
non presentava una maturità tale da riuscire a soddisfare analisi di sistema che
fossero significative e adatte a scopi di ricerca. Con il passare degli anni, con
MałgorzataKałużyńska, KatarzynaSmyk, JakubWiśniewski, 5 years of Poland in the European Union, 36
Office of the Committee for European Integration,Warsaw 2009
un’opinione pubblica più consapevole si è riusciti a comparare le varie
indagini e sottolinearne i caratteri costanti e quelli che invece risultavano
soggetti a maggiore volatilità.
Lo scopo di questa sezione del lavoro è di evidenziare questi trend e
sottolineare le variabili che incidono su valori più o meno incisivi riguardo il
supporto o la riluttanza dei Polacchi nei confronti della realtà dell’Unione
Europea. Si comprenderà come il favore nei confronti dell’Unione sia soggetto
alla variazione dei gruppi sociali, delle età, del lavoro svolto e ad una lunga
serie di variabili sociali, si cercherà inoltre di catturare le dinamiche legate ai
benefici o ai costi sostenuti dalla popolazione attraverso le percezioni dei
cittadini stessi. I fattori che possono influenzare cambiamenti di attitudine nei
confronti dell’Unione Europea possono essere potenzialmente infiniti ed
innumerevoli. Possono sussistere fattori interni agli Stati, come ad esempio il
supporto per il governo, gli indici di sviluppo economico ecc. oppure fattori di
sistema, che riguardano lo scenario globale o regionale, quali ad esempio la
situazione e il benessere dei mercati globali.
La Polonia è certamente uno degli Stati membri più entusiasti e tra gli anni
2005 e 2009 la media di cittadini polacchi che ritenevano l’Unione come un
fattore positivo e fonte di opportunità superò nettamente la media europea.
"
La stabilizzazione del supporto nei confronti dell’Unione era anche dovuta ad
una concezione ben radicata nella mente dei Polacchi, secondo cui l’Unione
rappresentava uno scenario futuro inevitabile, risultato dei processi globali.
Nel periodo subito precedente l’adesione, il favore nei confronti dell’Unione
risultò non costante, conseguenza di uno stato di grande ansia e di una visione
del futuro sempre più conscia dei sacrifici che attendevano la popolazione
intera. Se in un primo tempo il supporto era basato su aspettative generali
riguardanti il progresso culturale e civile e l’avvicinamento generico verso i
Paesi più ad occidente, con il passare del tempo il giudizio si fondava su basi
potenzialmente più solide. A questo aspetto va associato il progressivo
bilanciamento delle aspettative legate all’ingresso nell’Unione. I benefici
attesi erano considerati su prospettive temporali di lungo periodo, si credeva
che solo la generazione successiva avrebbe potuto godere appieno dei frutti
del processo in atto.
La popolazione sperava, con l’ingresso nell’UE, di movimentare e sviluppare
notevolmente il suo mercato ed auspicava un crollo della disoccupazione (che
toccò il 20% nel 2002 ), dall’altro lato temeva l’impennata dei prezzi e il 37
Eurobarometer 65, Public Opinion in the European Union Executive Summary: Poland, OPOCE, 37
Luxemburg, January 2007.
conseguente peggioramento nel proprio tenore di vita. Seppur questi dubbi
crebbero grandemente durante i mesi immediatamente precedenti al
referendum, questo vide il 77,45% dei voti a favore dell’integrazione . Questa 38
cifra è in parte dovuta all’approccio maturo degli euroscettici, che, seppur
ipercritici nei confronti degli scenari futuri che si spingevano oltre i confini
nazionali, ritennero priva di senso l’opposizione ad un evento tanto inevitabile
e preferirono astenersi dal voto.
Nel periodo intorno all’entrata in vigore del trattato definitivo di adesione del
1 maggio 2004, i cittadini polacchi evidenziano, all’interno delle loro risposte,
un forte allontanamento dal trend tra i supporter e gli oppositori, la forbice
ebbe una crescita notevole tra queste due categorie, mentre il numero degli
indecisi scende grazie alle campagne d’informazione messe in atto per educare
l’opinione pubblica . 39
"
A due anni dall’ingresso nell’Unione, le rilevazioni evidenziano che la
porzione di cittadini convinti che l’integrazione comporti più benefici che
sacrifici è tre volte più grande di quella che ritiene il contrario. Un’analisi più
Ibidem.38
Monitoraggio effettuato da SMG/KRC commissionato da DA UKIE, Marzo 2004, cit. CBOS, Summary 39
of Poland’s five years in the European Union, BS/66/2008, April 2008
approfondita rivela chiaramente come il livello di supporto per l’Unione,
risulti sistematicamente legato alla sua crescita graduale e continuata nel
tempo. Questo dato evidenzia una serie di fattori che è importante rendere
palesi. In primo luogo l’efficacia del sistema di comunicazione pubblica, che
ben adempiva al suo compito di informare i cittadini. In secondo luogo,il fatto
che questa costante crescita di favore coincida con la progressiva
comprensione oggettiva di quali possano essere i benefici di cui un cittadino
può personalmente godere.
Infine, attraverso il carattere graduale della crescita del livello del supporto si
può desumere l’attitudine del popolo polacco che, seppur favorevole, mantiene
il livello dell’analisi su un piano razionale e non basa le sue percezioni su
infondati entusiasmi passeggeri.
Esattamente due anni dopo l’ingresso del 2004 le implicazioni positive di
questo evento sull’economia polacca diventavano sempre più evidenti. Più
della metà della popolazione dichiarava tangibili le influenze positive sullo
stato di salute del mercato interno (57%, 10 punti in più rispetto all’anno
passato ). Questo dato va però accompagnato alla valutazione di insufficienza 40
dei miglioramenti nel mercato del lavoro che già nel 2005 i cittadini
incominciarono ad evidenziare. In quel periodo l’opinione ancora presente
nella popolazione valutava il processo di integrazione europea come un
fenomeno che poco stava aiutando a diminuire il numero dei disoccupati e i
livelli di tutela verso i lavoratori. Come si avrà modo di vedere nel prosieguo
di questa sezione, i risultati nel campo occupazionale sono stati visibili e
determinanti. Nel 2005, solo un anno dopo l’effettiva adesione della Polonia,
le strategie di libero mercato dei lavoratori, di sostegno per l’impiego e di
supporto all’imprenditoria non avevano ancora avuto modo di mostrare i loro
Monitoraggio GfK Polonia, commissioned by DA UKIE, May 2008 cit. Malgorzata Kaluzynska, 40
Poland’s 10 years in the European Union, Report, pubblicato da Ministry of Foreign Affairs, Warszawa 2014
frutti, trattandosi di politiche che necessitano di un periodo di incubazione
certamente non riducibile a tempi limitati . 41
La forte determinazione dell’UE nel dare fiducia e conseguentemente
sostanziosi finanziamenti alla Polonia, coniugata con una gestione intelligente
ed abile del cambiamento in atto nel mondo dell’occupazione, portarono a
risultati sorprendenti solo un anno dopo. Un Polacco su sette, nel 2006,
dichiarò di avere almeno un membro della sua famiglia che, dopo il 2004,
aveva lasciato il suo Paese d’origine trovando lavoro in altri Stati membri
dell’Unione. Secondo i sondaggi e i rilevamenti statistici ufficiali, la Germania
conquistò inevitabilmente la prima posizione come meta preferita dal popolo
polacco, seguita da Regno Unito, Irlanda e Paesi Bassi. A seguito della
evidente semplificazione nelle procedure di impiego all’estero e con un gran
numero di Polacchi che sostavano all’estero anche solo per pochi mesi, per
acquisire know-how e portarlo in patria, si assistette già agli inizi del 2006 ad
un graduale miglioramento dello stato dell’economia del Paese; calarono
grandemente gli allarmismi nei confronti delle implicazioni riguardo
l’aumento dei prezzi e conseguentemente dell’abbassamento dei livelli di vita.
Se un anno prima l’opinione dominante era quella di un’integrazione europea
colpevole del peggioramento della qualità della vita e menzognera nei
confronti di tutte le promesse fatte prima e durante il 2004, il 2006 rappresenta
l’inizio di un trend positivo che potrà rallentare ma mai invertirsi fino ai giorni
nostri . 42
Eurobarometer 65, full report: rilevazioni Marzo - Maggio 2006, OPOCE, Lussemburgo, gennaio 41
2007.
Ibidem.42
"
La predominanza di fattori positivi che culminò con i sondaggi del 2006 è
principalmente dovuta anche all’efficace strutturarsi degli apparati
amministrativi interni al fine di assorbire la più elevata quantità di
finanziamenti europei possibile. Prima del 2004 molti cittadini espressero le
loro paure riguardo al livello di preparazione della Polonia nel ricevere i fondi
ad essa destinati. Procedure troppo complicate ed aspettative eccessive da
parte dell’Unione erano i punti sui quali i cittadini fondavano i loro sospetti.
Secondo il Ministero dello Sviluppo Regionale, la Polonia spese solo l’11%
del denaro garantito tra il 2004-2006 ed, a fronte di questo dato, il governo e
gli apparati amministrativi si strutturarono al fine di riuscire ad utilizzare il
40% dei finanziamenti. Questa ristrutturazione sistemica venne subito messa
in atto cosicché in breve i cittadini riscontrarono un incredibile miglioramento
soprattutto riguardo le infrastrutture, l’ambiente e gli investimenti a livello
municipale . 43
SMG/KRC commissionato da DA UKIE, Settembre 2006 cit. CBOS, Summary of Poland’s five years in 43
the European Union, BS/66/2008, April 2008
Sebbene si possa ritenere che le implicazioni di carattere puramente socio-
economico del processo di integrazione possano palesarsi in periodi non
eccessivamente lunghi, il caso Polonia evidenzia come anche attitudini e
peculiarità di carattere culturale e legate alla civilizzazione riescono a
manifestarsi con la stessa forza e in tempi brevi. Circa la metà della
popolazione considera l’integrazione come un mezzo attraverso il quale si è
giunti ad un miglioramento sostanziale nel campo della conoscenza in
generale, dell’educazione (intesa in termini scolastici) e nell’approccio al
mondo del lavoro e del lavoro stesso. Due Polacchi su cinque notano un
innalzamento di efficienza in campo lavorativo, nella produttività e nella
formazione aziendale ed imprenditoriale. Riguardo l’identità nazionale ed il
sentimento fortemente patriottico del popolo polacco, nessuna differenza è
stata evidenziata. Vengono così fugati, almeno per il momento i timori
precedenti al 2004 secondo i quali l’Unione europea rappresentava l’ennesimo
baluardo di una cultura standardizzata e votata esclusivamente a consumismo
e cultura di massa priva di tradizioni e valori del passato . 44
Il patrimonio artistico - religioso e i retaggi legati alla famiglia polacca
rimangono saldi con il valore aggiunto di una crescente maturità nei rapporti
interpersonali ed una maggiore benevolenza e tolleranza nei confronti di
cittadini di Paesi esteri. Un’ulteriore riflessione da fare in merito ai mutamenti
prodotti dall’integrazione europea sulla Polonia è il suo rapporto con la
percezione stereotipata che gli altri Paesi membri hanno nei suoi confronti.
Risulta dalle rilevazioni che con il passare del tempo, con il progressivo
adeguamento delle strutture statali, con l’aprirsi al mercato unico e con la
dimostrazione, sfida dopo sfida, di essere all’altezza degli altri Stati membri
dell’UE, i cittadini polacchi valutino se stessi in termini sempre migliori. I
successi conseguiti nei primi anni di integrazione, uniti alla grande
considerazione e alle grandi aspettative nutrite dall’Unione, hanno contribuito
CBOS, Assessment of effects of Poland’s accession to the EU three years on, BS/70/2007, Aprile 44
2007
in maniera determinante all’aumento dell’autostima del popolo polacco (alla
fine del 2005 quasi un cittadino su due sostenne che il processo di integrazione
europea avesse inciso sul crescente livello di autostima e coesione sociale ). 45
"
DIFFERENZIAZIONE SOCIO-DEMOGRAFICA NELL’OPINIONE DEGLI
ATTORI DEL SUO SPAZIO PUBBLICO RIGUARDO L’INTEGRAZIONE
UE
Lo strumento di rilevazione statistica è uno dei più efficaci nel fornire
indicatori che permettono di analizzare un dato fenomeno utilizzando variabili
CBOS, Summary of Poland’s five years in the European Union, BS/66/2008, April 200845
di carattere qualitativo o quantitativo. Riguardo ai dati forniti fino a questo
momento ci si è concentrati sulla comprensione della incidenza che un
carattere ha sull’intera popolazione (utilizzando campioni che includevano
indistintamente i cittadini della Polonia). Nella parte che segue, il lavoro si
avvale di analisi ancor più dettagliate in modo da comprendere come questo
campione si compone e quali sono le variabili che modificano l’approccio dei
cittadini polacchi verso il tema dell’integrazione europea. Esistono delle
diversità sociali evidenti intorno al supporto nei confronti dell’integrazione
della Polonia nell’Unione Europea? Come si sostanziano queste ultime e come
si compongono? Come incidono sulle risposte sul tema? Vi è un grande
numero di categorie che si possono prendere in considerazione: l’età, il
genere, il livello di istruzione o reddituale, la categoria professionale degli
intervistati.
Grande supporto per l’Unione e gradi aspettative legate al processo di
integrazione sono associati ad alti livelli di istruzione, introiti economici
piuttosto alti, e a categorie professionali specialistiche e a esponenti
dell’imprenditoria privata polacca. Anche l’età, come verrà approfondito in
seguito, è un fattore importante riguardo la percezione della realtà europea. I
giovani, principalmente scolari e studenti universitari, appartengono al gruppo
che presenta il livello più alto di apprezzamento per gli effetti positivi relativi
all’integrazione (più del 90%) . 46
I cambiamenti nei livelli di supporto alla membership europea da parte della
Polonia, in base ai differenti gruppi sociali sono rappresentati in figura.
GfK Polonia, monitoraggio commissionato da DA UKIE, 2008 cit. Malgorzata Kaluzynska, Poland’s 10 46
years in the European Union, Report, pubblicato da Ministry of Foreign Affairs, Warszawa 2014
"
Gli agricoltori sono forse la categoria che ha visto una evoluzione dei livelli di
favore verso l’Unione più curiosa ed interessante. Per molti anni, scetticismo e
opposizione per l’Unione sono state cifre determinanti all’interno
dell’opinione espressa da questo gruppo. Le paure nei confronti della
vulnerabilità della Polonia nel non riuscire a preservare gli interessi degli
agricoltori imperavano e rappresentavano una realtà di cui tenere molto conto.
All’inizio del 2004, pochi mesi prima dell’adesione, i sondaggi rilevarono
questa attitudine dominante e questa fervida opposizione. La maggior parte
degli agricoltori ritenevano che l’adesione avrebbe comportato effetti negativi
sulle loro attività. Qualche mese dopo l’adesione, la situazione cambiò. In
pochissimi mesi il numero dei supporter superò quello degli oppositori ed uno
dei fattori determinanti di questa inversione di tendenza fu la crescente
domanda da parte del mercato unico per un gran numero di prodotti agricoli.
L’aumento della domanda sorprese i produttori agricoli polacchi, specialmente
se si considerano le loro paure riguardo la liberalizzazione degli scambi
commerciali, che ritenevano possibile causa di rovina per i prodotti di
provenienza polacca. Va inoltre ricordato che il trend di crescita nel supporto
per l’UE tra gli agricoltori è fomentato in larga parte dalla loro speranza di
essere destinatari di sussidi diretti da parte dell’Unione, versati attraverso varie
strategie di finanziamento ai privati. Prendendo in considerazione un delta
temporale che riguarda i primi anni di integrazione (dal 2004 al 2008), è
evidente l’aumento in termini percentuali ed assoluti di gradimento, che risulta
più che raddoppiato . 47
La prossima categoria oggetto di analisi è quella degli studenti, che a sua
volta, richiederebbe un’ulteriore distinzione in base al segmento scolastico di
appartenenza. Indipendentemente dalla tipologia di appartenenza è certo che
questo gruppo dimostra significanti devianze statistiche dalla media aritmetica
degli indici di gradimento del periodo in analisi. Questo gruppo evidenzia di
conoscere nel dettaglio i benefici di cui è destinatario e, durante l’anno della
vigilia del quinto anniversario dell’adesione all’UE, il 99% dichiara il proprio
favore in occasione di un monitoraggio del maggio 2008 . I benefici correlati 48
alla partecipazione alla realtà comunitaria, evidenziati dal campione di giovani
cittadini polacchi, non riguardano solo la dimensione individuale, ma anche
quella nazionale; infatti nello stesso anno, l’80% degli studenti medi e
superiori afferma che l’intero sistema polacco, nella maggior parte delle sue 49
componenti ha beneficiato dal processo di integrazione europea. I risultati
mostrati in queste statistiche sono, in termini relativi, tendenzialmente in linea
con le rilevazioni eseguite nel tempo all’interno degli altri Paesi dell’Unione,
nelle quali i giovani ed in particolare gli studenti si rivelano costantemente
uno dei gruppi sociali di maggior supporto alle politiche portate avanti
dall’Unione Europea.
Rispetto al gruppo appena analizzato, certamente si troveranno meno
sostenitori dell’integrazione tra anziani, pensionati e soggetti affetti da
Standard Eurobarometro 70, National Report, October 2008, OPOCE, Lussemburgo, January 200947
SMG/KRC (2004), Pentor (2005), SMG/KRC (2006), Pentor (2007), GfK Polonia (2008) commissionato 48
da DA UKIE. I diversi monitoraggi sono stati effettuati utilizzando due rilevazioni per anno e mettendo a sistema i risultati.
Standard Eurobarometro 70, National Report, October 2008, OPOCE, Lussemburgo ,January 200949
disabilità. Questo non vuole certo dire che disapprovazione e riluttanza siano
dominanti in questa porzione di popolazione, dal momento che le rilevazioni
del dicembre 2008 trovarono un cospicuo 59% di pensionati favorevoli e solo
il 14% di contrari all’Unione Europea. Attraverso questa rilevazione, è stato 50
possibile riscontrare uno degli aspetti più genuini tra quelli registrabili in
questa serie di tematiche. La combinazione dei risultati riguardo la percezione
dei benefici individuali (11%), dei benefici per la Polonia (75%) e dei benefici
per i più giovani (74%) evidenzia che anziani pensionati e disabili hanno
aspettative di miglioramento della loro condizione personale irrisorie, se non
nulle, ma mantengono un approccio positivo nei riguardi della realtà
comunitaria nell’interesse dell’intera nazione e del benessere delle generazioni
più giovani. A conti fatti, i pensionati, a causa della loro condizione finanziaria
e stato di salute, non usufruiscono della libertà di movimento o di lavoro
all’estero, ma apprezzano in proporzioni considerevolmente apprezzabili il
miglioramento dell’immagine della Polonia nel mondo (67%) e una
sensazione di maggior sicurezza intesa nei termini della tutela dalla
microcriminalità (55%) . 51
L’ultimo gruppo da analizzare è quello degli “executive staff”, degli
specialisti, dei quadri dirigenti, dei liberi professionisti, degli imprenditori.
Questo è senza dubbio il gruppo che evidenzia il maggior favore verso il
modello di sviluppo europeo. L’abbattimento dei confini del mercato del
lavoro e del mercato delle merci è per questa categoria una prerogativa
assoluta; la mobilità internazionale che l’Unione garantisce è forza motrice del
favore della stragrande maggioranza degli appartenenti a questa classe.
L’Eurobarometro redatto nell’ottobre 2008 è manifesto della grande
soddisfazione nutrita verso l’Unione, l’86% degli executive si dichiara
Monitoraggio GfK Polonia commissionato da DA UKIE, pubblicato Maggio 2009 cit. Malgorzata 50
Kaluzynska, Poland’s 10 years in the European Union, Report, cit.
Ibidem.51
pienamente soddisfatto dalle opportunità fornite dal processo di integrazione,
mentre la media del Paese si aggira intorno al 65% . 52
I quattro gruppi qui analizzati certamente non esauriscono l’intero campione,
ma offrono un valido spunto di riflessione, portando degli esempi
empiricamente registrati di come la realtà dell’Unione viene percepita dalle
società che incontra, dai cittadini degli Stati membri che abbraccia. Volendo
procedere ad un breve excursus del quadro delineato, si assiste al fatto che
tanto più il campione è giovane (80% tra i 15 e i 24 anni contro il 54% dei più
anziani), istruito (72% con percorso di scuola superiore o carriera
universitaria, contro il 45% con attestato di scuola primaria) e residente in
grandi città (74% di residenti in grandi centri contro il 58% di residenti in
zone rurali), tanto maggiore sarà il supporto registrato nei confronti del
modello di sviluppo ed integrazione europea . 53
Assunti questi dati, frutto di un’analisi concentrata principalmente nello studio
del fenomeno adesione dividendo il campione ed approfondendo i singoli
aspetti in base alle classi sociali di appartenenza e ai dati anagrafici, la parte
che segue impernierà la discussione sull’analisi dei singoli benefici o paure nei
confronti del fenomeno dell’integrazione e di come la percezione degli stessi
sia mutata nel tempo.
La libertà di viaggiare, studiare e lavorare in qualsiasi Stato dell’UE sono i
benefici più quotati del processo di integrazione. L’abbattimento delle barriere
e dei confini costituisce uno degli effetti più tangibili dell’adesione. Altri
benefici sono riconducibili ad aspetti puramente economici, come la riduzione
del tasso di disoccupazione, l’erogazione di fondi e sussidi (specialmente per
l’agricoltura), la modernizzazione e l’aumento dei flussi in ingresso ed in
uscita di prodotti e merci. Nell’aprile 2008, tre intervistati su quattro
Standard Eurobarometro 70, October-November 2008, cit.52
Ibidem.53
credevano che l’economia polacca avesse beneficiato in maniera sostanziale
della condizione di Stato membro UE (nel 2004 erano all’incirca il 40%) . La 54
comparazione simultanea di tre rilevazioni statistiche condotte nel 2004, nel
2006 e nel 2008 evidenzia chiaramente la fluttuazione della percezione dei
benefici della permanenza nell’Unione Europea nel dettaglio, vagliando
individualmente le conseguenze più incisive e direttamente percepibili dai
cittadini riguardo al processo di integrazione.
Standard Eurobarometer, full report, fieldwork: March-May 2008, OPOCE, Lussemburgo, 54
November 2008
"
Lo schema sopra riportato ben fotografa il cuore del tema trattato in questo
lavoro, evidenzia i trend, identifica in quali tempi si sono svolti i processi di
cambiamento e lascia intenderne le modalità. Inoltre identifica e rende
rilevabile come il cambiamento, seppur radicale, non sia stato improvviso o
oltremodo brusco, ma graduale e ben bilanciato. Su sei fenomeni analizzati la
percezione di benefici reali supera il 50% e risulta evidente che la porzione di
popolazione che evidenzia negatività nelle categorie rappresentate risulta
racchiusa in un forte regime di minorità. La sicurezza degli intervistati, sia
questa tra le mura domestiche o negli ambienti pubblici risulta incrementata
nel 36% dei casi, mentre soltanto l’8% ritiene che questo fenomeno stia
seguendo un trend negativo a causa dell’integrazione . Un ulteriore area di 55
analisi evidenziata dal grafico è quella attinente il costo della vita e i prezzi dei
beni e dei servizi reperibili sul mercato e dalla quale è effettivamente
verificabile che la fluttuazione dei prezzi, avendo conseguenze immediate sul
tenore di vita dei cittadini di uno Stato, viene grandemente percepita come una
minaccia concreta che l’apertura, seppur progressiva, al mercato unico porta
con se. A fronte delle ultime riflessioni ed analisi va certamente tenuto conto
di un punto fermo che non viene minimamente oscurato dalle ultime
rivelazioni riportate. Dato certo è che nel 2008, la percentuale di intervistati
che dichiara di percepire personalmente un incremento nella qualità delle
condizioni di vita dopo il processo di integrazione europea ha registrato un
aumento di 40 punti percentuali rispetto le rilevazioni condotte nel 2005 . 56
La crescente presa di coscienza dei benefici legati all’integrazione si è tradotta
in una tendenza sempre in incremento nel supporto nei confronti dell’Unione
Europea. Analizzando i risultati delle rilevazioni, sorvolando su ogni tipo di
separazione o di sezionamento del campione, si evince che, al di là della
significativa divergenza di approccio nei confronti del processo di
integrazione, la percentuale degli intervistati che supporta questo processo
eccede rispetto alla percentuale di coloro che esprimono opinioni critiche, in
tutti i gruppi socio-demografici analizzati. Attraverso l’ultima delle tre
rilevazioni, quella del 2008, si vede una Polonia alla vigilia del quinto
anniversario dell’accesso nell’Unione Europea che è ormai consapevole del
ruolo che esercita nello scenario europeo e che ha cittadini che ben
Ibidem55
Standard Eurobarometro 70, October-November 2008, cit. 56
percepiscono i benefici comportati dall’essere parte di questa realtà.
L’evoluzione che qui è stata analizzata copre così il primo periodo di
integrazione europea compiuto dalla Polonia, fase di grandi cambiamenti, di
profondi timori e radicate volontà di miglioramento. Fotografia che ben
identifica i tratti salienti che riguardano il rapporto tra cittadini, Stati membri
ed Unione Europea, che permette riflessioni profonde su quali siano le future
sfide da affrontare per contribuire alla creazione di un’Unione sempre più
unita e che sempre più riesca ad essere una realtà vivamente sentita dai
cittadini che la abitano.
CONCLUSIONI
“Here people welcome the changes, but also sees the dark inside” (Qui la
gente accoglie con favore i cambiamenti, ma vede anche i lati oscuri che sono
all’interno di essi). Questa la frase che in qualche modo concede al lettore la
possibilità di attingere da questo lavoro, non solo nozioni, ma anche spunti di
riflessione. Questo pensiero mi fu rivolto da un professore nel periodo del mio
soggiorno a Varsavia durante un seminario attinente le implicazioni della
globalizzazione sulla preservazione dell’identità culturale di ogni singolo
Paese. La Polonia evidenzia in questo lavoro, trovando conferma nella frase
citata, il suo carattere di deciso progressismo, bilanciato da una forte
inclinazione all’analisi delle conseguenze negative che il progresso può
portare con sé. Un Paese che, visto il minimo gap temporale, ricorda
nitidamente i drammi di una vita ai margini del mondo, rivede con semplicità
quelli che furono i disastri causati da un atteggiamento chiuso e
protezionistico ed è determinato a rompere quegli schemi che lo ridussero in
ginocchio. Disposta a ricoprire il ruolo di gatekeeper delle pratiche
democratiche e della cooperazione internazionale, la Polonia quotidianamente
rimarca i valori rappresentati dall’Unione Europea mostrando senza timore le
cicatrici del suo passato prossimo, mostrando i risultati del presente e
raccontando i traguardi da raggiungere in futuro.
Nei capitoli precedenti si è evinta in più riprese questa natura intrinseca del
popolo polacco, immediatamente percepibile puntando il focus sull’attitudine
al sacrificio e alla ricerca di risultati di lungo periodo che possano
rappresentare delle solide basi di crescita da parte della fascia di popolazione
più anziana. Parte della “golden age” che questo Paese sta vivendo è di
derivazione, o perlomeno rimanda a questa inclinazione al consapevole
desiderio di cambiamento. Questo dato è stato evidenziato attraverso
rilevazioni statistiche e fonti empiriche che hanno chiaramente messo in luce il
carattere volatile di una diretta proporzionalità tra insoddisfatti e sfavorevoli
che non sempre sussiste. Un popolo, quindi, che seppur insoddisfatto
nell’immediato riesce a far prevalere ragionamenti di bene comune e di lungo
periodo, e che quindi non molla la presa, non permette allo scetticismo di
essere il detentore della realtà e del futuro.
In un periodo caratterizzato da demagogiche invettive anti europeiste, in cui
ogni tipo di responsabilità viene scaricata sugli organismi comunitari, periodo
nel quale si valuta il futuro di alcuni Paesi membri basandosi su soli indicatori
di carattere economico, e mentre in gran parte degli Stati le forze politiche di
opposizione alla visione comunitaria acquisiscono margini di consenso sempre
maggiori, la Polonia guarda all’Europa come un’ispirazione, come una sfida
da vincere ogni giorno e non come una battaglia persa in partenza.
Questo Paese rappresenta quotidianamente una spia, un promemoria da tenere
costantemente in considerazione, ci mostra con il suo recente passato lo
scenario che potrebbe verificarsi nel caso in cui la tendenza alla chiusura dei
confini e delle menti riesca a prevalere su logiche di cooperazione e
solidarietà. Se l’Unione Europea non fosse stata la promotrice di spinte di
cooperazione e di sviluppo collettivo che è oggi, la Polonia certamente non
sarebbe riuscita da sola a raggiungere i brillanti obiettivi che in questi anni ha
accumulato. Questo dato è chiaro nelle menti del popolo polacco e si
manifesta in maniera continua in tutte le rilevazioni che sono state analizzate
in questo lavoro ed anche in una larga mole di indagini che, per ragioni di
economia dell’elaborato, è stata relegata ai margini delle conclusioni a cui si è
giunti. Assunto il carattere di condizione necessaria dell’Unione Europea nei
confronti dello sviluppo socio-economico della Polonia, è bene lasciare aperta
la riflessione su come possa configurarsi per Paesi membri come l’Italia, la
Germania, la Francia, un ipotetico futuro dominato dalle macerie di una realtà
comunitaria lasciata naufragare all’ombra di semplici rapporti di forza tra gli
Stati che la compongono.
È da questo punto che la mia analisi è partita ed è qui che termina. Dopo un
lavoro di analisi che ha cercato di individuare quali sono state le variabili che
hanno accompagnato il processo di integrazione europea della Polonia, e
realizzando che cifra determinante è proprio il grande spirito di sacrificio
manifestato nel concreto dai cittadini polacchi, pongo al centro della
riflessione la presenza, o l’eventuale assenza di questa caratteristica all’interno
degli altri Stati membri UE. Questa sana propensione all’ “investimento sul
domani” è ciò che sta trainando la Polonia verso un ruolo sempre più centrale
nei principali consessi europei e mondiali, i risultati positivi sono evidenti e
semplici da evincere in maniera incontrovertibile. La domanda che ci si
poneva nei primi anni 2000 è così, in questo frangente, in dirittura di
inversione. Se prima il quesito era “Sarà la Polonia all’altezza dell’Unione
Europea”, su temi come quelli trattati in questo lavoro potremmo azzardare:
“Sarà l’Unione Europea all’altezza della Polonia?”
POLAND’S EU INTEGRATION ACCORDING TO ITS PUBLIC
SPACE’S ACTOR’S OPINION (ENG VERSION)
POLISH EU INTEGRATION: DISCOVERING THE SOCIAL
ENVIRONMENT
During past economic depressions, countries use to take protectionist
measures. Governments were firstly interested in interior affairs.
However ,from more than a decade states have changed their approach by
shearing strategies and find common solutions to common problems.
Today, activities performed by European Union influence almost each field of
our lives (welfare, politic, education, job environment, sustainability), but
European impacts on countries affair is not a new event , it can be related to
ancient cultural origins.
The analysis of EU power on our lives can be examined on both political and
social point of view , taking into account economic values, on one side, like
GNP, currency volatility, ability of a country to attract foreign investors and to
support Eu single Market and social points of view, on the other, such as
services, welfare, education, equal opportunities.
This work describes Eu influence on Member state citizens according to a
social approach, specifically how people perceive the presence of EU in their
lives. The whole study relies on William Thomson’s (humanist sociologist)
famous assumption according to which if people perceive a situation as if it
was true, the same situation will became true and consequences will be
accordingly produced. The work explores the curious effects of this principle.
How can consequences be related to the perception of reality and, on the
reverse side, can we modify citizens’ perceptions thus consequences coming
from perceptions?
The work observes if the social perception of a country can change its life
conditions with particular regard to Poland. In 1988 Poland started looking
aboard and spreading its vision by entering the European Union (December
1988). Today, it is considered as a benchmark in terms of growth, dynamism
and development, being it born and raced in EU, following its teachings.
Thanks’ to its approach, Poland is actually recognized as the only country,
within the Eu zone, to have successfully faced the worldwide economic crisis.
This work has been performed looking at Polish people eyes, listening to their
speeches, political ideas, and expectations for the future. Afterwards, their
perceptions have been related to country’s life conditions.
Polish enthusiasm, showed during the whole integration processes, has
allowed the country to turn into practice EU directives with unexpected
positive results. Polish citizens have displayed a strong sense of belonging to
EU, even in its worst historical period. Their proudness, emotional
involvement, and dedication to the integration process have lead the country to
be today considered as “best practice” among Eurozone.
During my stay in Poland, for studying purposes, I got in touch with some
crucial aspects relating to social environment, which explain their relation
with European Union.
According to my opinion, Poland shows different social behaviors from other
EU member states.
The word “europeanization” is a common expression of all Polish public
speeches, it is used to sum up both social and economics Euro-oriented
dynamics and it is part of Polish common identity.
Poland inclusion in EU (together with other countries) moved the European
center of gravity from the western to the eastern part and offered new
opportunities to the country.
Few years after the first inclusion, Polish public opinion was mainly focused
on the “integration” topic. The referendum performed on 7/8 June 2003
showed 77.45% of Polish being in favor of entering in EU.
After 1st May 2004, Polish started thinking about the importance of the
country would have gained among European Union .
At the time of the Iron Curtin, in 1989, Poland was experiencing one of its
worst historical periods: the country was close to bankruptcy, both agricultural
and transportation infrastructures as well as cultural situation were showing
their inconsistency.
Polish economic condition was very close to Hungarian situation,
Communism had just fallen and no growth was expected in both Poland and
Hungary.
However 26 years after, Poland represents the only country, within EU, to
have successfully faced the economic crisis. Positive results are due to an
effective fiscal and monetary politic, Polish moderate exposure to international
market issues, and its moderate rate of Public debit.
According to a survey performed last year, GNP raised more than 1/5,
compared to the one registered at the very beginning of the crisis, thanks to its
economic growth and lack of exposure to the international issues. Polish
evolution has led the country to acquire even more importance within EU.
Another aspect to take into account regards bilateral agreements taken with
German. German start supporting Poland and their agreement was considered
as the second one, in terms of importance, after the German-French one.
By analyzing Polish historical background, its entering in EU has added a
huge value to its community: Polish immediately realized that being a
“membership” could provide them a large amount of scenarios in terms of
political bounds and found rising.
Therefore, immediately they start working for adapting their procedures to
EU standards and fighting corruption in public administration. They easily
understood that if the ruling class of a country behaved correctly, the same
country would have received more EU founds.
In fact, between 2007-2013, Poland received the highest amount of funds from
EU (about 145 billion euro) and it is supposed to receive about 118 billion
euros between 2014-2020
What are the reasons of Polish growth? Why did Poland experience the best
performance among the Euro zone countries? Why have Polish people
decided to change their way of life looking at EU as a real opportunity?
This work tries to describe Polish aptitude, taking into account countable
phenomena such as elections, liking indexes, economic indexes, issues
discussed in public speeches.
In order to understand how Poland became part of EU, in the following
chapters Polish historical background will be investigated. Specifically, which
major steps, processes and strategies were implemented to achieve the
European goal.
EUROPEAN UNION EXPANSION: POLAND ENETERING EUROPEAN
UNION
The entry of Poland into the European Union is seen as one of the most
important moment in country life.
European Union had to face several difficulties and the analysis of Polish
integration process sums up some of them. The entry process involved Poland
the 1st decade of XXI century and corresponded to EU hugest expansion (5th
EU expansion).
The new environment forced EU to deal with political and institutional
transformations and align them to face ongoing radical changes. On 1st May
2004, 75 million Polish citizens became EU citizens: the new political and
economic environments of EU25 included three previous soviet republics
( Estonia, Latvia, Lithuania), four previous “URSS satellite states” (Poland
Czech Republic, Hungry, Slovakia) one state previously part of Yugoslavia
(Slovenia) two Mediterranean Islands (Cyprus and Malta).
Between 1994 and 1996, EU received a huge amount of applications. Many
countries looked at EU as a way for emerging.
In 1993, EU Council issued some guidelines (pre-integration process) to be
followed by all those counties which aimed at entering EU. Poland, as well
as other states, had to respect the following criteria:
a) institutional stability according to democratic principles
b) presence of a country free market and ability to face worldwide free market
and EU single market challenges
c) assumptions of obligations for fulfilling shared political, economic and
monetary purposes.
Few years after the establishment of EU pre-integration process, a set of
strategies and steps called “ Agenda 2000” was implemented to provide
counties with some measures aimed at identifying all passages and periods
they had to follow for entering the EU.
EU Commission was asked to set up procedures that candidates had to follow
and monitor their improvements in terms of acquiscommunautaire.
Within few years, EU has managed many tasks, evaluated results, taken
agreements, monitored progresses and improvements. EU has fit candidates
requests to Eu environments, matching needs and preventing inconsistent
applications.
EU has taken different agreements with each country, according to the
complexity of each state, tailoring tasks and obligations. Finally in
Luxemburg, on 12-13 dec 1997, a country-tailored integration processes was
implemented n compliance with the “differentiation principle”. This criteria
allowed all countries to follow the European integration process with different
time and mood, depending on its economic and institutional systems.
Counties were constantly asked to comply with Agenda 2000’s parameters;
the same criteria were ratified by EU Council. They consisted of Institutional
reforms, particularly related to internal politics (such as land reform,
structural and structural funds) and negotiations (related to the choice of
countries to be admitted).
In Laeken, in 2001, EU council acknowledged the road map proposed by Eu
commission: it fixed the year 2002 as deadline for the negotiation phase.
During EU 5th expansion, Poland played a leading role. EU had to face many
requests for exceptions to current regulations due to countries’ lack of
alignment to crucial aspects such as environments, free access of goods and
persons to all counties, monetary politics.
This is the reason why, all integration processes came after the 5th expansion,
were characterized by stronger obligations in terms of time in accepting EU
regulations and adapting them to the country system.
Examples of delay in accepting EU regulations are Polish monetary politics
and Rumanian fight to corruption in public administration..
Annual reports, implemented accordingly the monitoring activity, showed
strong differences among countries during pre- integration process.
Poland was early recognized as a positive benchmark since it faced EU
challenges with enthusiasm and confident aptitude. For this reasons EU
economically assisted the country, from the very beginning, helping the state
to adapt its social and economic system to EU requirements.
Generally, integration trading come after bilateral agreements, where both
parts guarantee their obligations and commitment for achieving a common
goal. In particular, Countries agreed with adapting their legal and economic
systems to EU requirements.
The major economic assistance programs implemented were CARDS
(Community Assistance for Reconstruction Development and Stability); ISPA
(Instrument for Structural Policies for Pre Accession) e SAPARD (special
Accession Program for Agriculture and Rural Development). These programs,
that made reference to different developing areas, were used by EU to support
countries to improve both their legal and financial systems. Probably, the
most effective program was PHARE (Poland and Hungary: Assistance for
Restructuring their Economies). It was a country-tailored program for Poland
and Hungry both considered, at that time, the greatest engaged realities.
Initially, PHARE was born as a tool for spreading “Technical Knowledge”
among countries; than it changed into a tool used to deliver financial aids for
infrastructure and environment development. Afterwards, it was adopted as
“best practice” and implemented for most of countries involved in pre-
accession process.
PHARE was focused on two major goals:
1) helping national and regional administration to be familiar
with EU procedures.
2) supporting investments aimed at improving life and
working conditions , defining common basic criteria oriented to the
protection of consumers interests.
EU expansion in 2004 allowed counties to build up cooperation and synergies,
creating a kind of developing model.
One of the major problems EU had to face, during its 5th expansion, was
related to free movement of goods and persons within EU member states.
The huge increase in EU citizens and different life and working conditions
among countries made arise an enormous problems in terms of people and
goods management. Some mature countries (like German and Austria) were
afraid to be sonly invaded by eastern European people searching for better
salaries and life conditions.
Even if EU commission published a deep study outlining the inconsistency of
this issue, German and Austria asked for specific. Therefore, EU decided to
adopt different measures in this regard: German and Austria gained restrictions
to free access, Belgium, Denmark, France and Luxemburg accepted a
progressive free access procedure, while Finland, Greece, Irland, Italy,
Portugal, Spain, Swiss, UK accepted a free market approach.
In this context, Poland built up specific measures aimed at arising its
international visibility and credibility. Polish implemented foreign politic has
lead the country to be recognized as influent and respected. in fact, today
Poland is able to express its own opinions and obtain international consent.
On one side, the 5th EU expansion contributed to create new economies such
as the Polish one (also stressing the importance of EU citizens life conditions),
on the other side it stressed the inconsistency of the democratic process
regarding votes, state importance, turns, institutional roles. This is the reason
why further access processes have not been related to these matters.
After 5th integration process, the new EU needed to delineate its new territorial
and cultural borders together with values and priorities to follow; to redefine
its economic, social and political identity and its place in the world.
This work tries to analyze major consequences of Polish Integration in EU and
why Poland is today considered as a European Best practice, by evaluating
social features. How did Polish citizens perceive the integration process? How
have they been experiencing EU environment for 11 years.
THE INTERNAL DEBATE: SOCIAL PERCEPTION OF POLITICAL
ALLIES AND CHANGES
Polish citizens have always supported EU integration process, being
continuously engaged. Their highest commitment was registered during the
three years after the official integration. Specifically, they had strong
expectations in terms of leveraging country’s life conditions and they firmly
believed Poland would have played an even growing role on the international
playground.
By analyzing Public speeches performed by different political parties before
and after EU integration , Polish expectations can be easily recognized. What
does public opinion think about EU?
One of the most crucial year in Polish political history was 2005: Presidential
and Parliamentary election results showed a deep increase in right-oriented
electorate (27%)The Pary “Law and Justice” (PrawoiSprawiedliwosc) scored
27% , won and helped MR Lech Kaczynski to became the new Polish
president.
The party’s orientation was strongly against European integration (later
considered too oppressive) . The party mainly consisted of two major
political powers called: Self-Defence (Samoobrona) and The League of Polish
Families (LigaPolskichRodzin). Both of them were strongly against the
integration of Poland In EU. The electorate of Self-Defence came from the
lowest part of the society (farmer, workers, day labors), and scored 11.45
taking the 3rd place among political powers. The second Pary, The League of
Polish Families (LigaPolskichRodzin) consisted of cleric and nationalist
representatives, After growing exponentially in 2003, it scored 8% at the
election of 2005,
In any case, EU integration process succeeded,even if 2005 stopped a while
the process, thanks to the political allies which had previously governed
Poland until 2005. This is the reason why the country did not experience
isolation from EU dynamics.
As said, the ruling class established from 2005, was not particularly focused
on EU integration; it mainly obstructed reformation process considering as
restrictive the Fiscal Politic promoted by EU institutions, According to their
opinion it was causing negative effects on short term period.
After 2005, relationships between Poland and EU got worsen, since the
government changes some keyrole figures within the Foreign Affair Ministry.
Anna Fotyga, a follower of President Kaczynski’, succeeded MrMeller and
contacts with EU became even harder . In 2007, Polish government started
fighting European Politics, Polish ruling class was strongly opposing the vote
system within the European Council and tried to destabilize the whole EU
communication system by arising nationalistic issues like the murdering of
many Polish citizens by hand of Germany during the second world war.
However, the majority party started gradually to lose its reliability and in 2007
Law and Justice lose the Governmental elections. A more liberal and EU
oriented party started to increase its importance. it was named Civic Platform
(PlatformaObywatelska) and MR janRokita was its leader.
In his speeches, he aggressively promoted the preservation of the Vote System
used in EU Council after Nice Treaty. In particular, it granted Poland 27 votes
within Eu council, 4 less pioneers countries.
Polish public speeches have been analyzed taking into account Eurobarometer
data (Eurobarometer is a list of data periodically published by EU
Commission showing likingindex among EU citizens, regarding different
several fields) .
They mainly referred to speeches performed in 2007 and showed 67% of
interviewed citizens pleased to be part of European Union. They stated that
EU would have brought many advantages to the country.
Poland appeared to be a country where on the one hand, elections were
systematically won by rigid and euroskeptic parties, on the other hand, Polish
people scored an higher rate of liking index related to EU integration
compared to the EUaverage (Polish rate was more than 17% compared to the
EU average).
Before entering EU, Polish expectations for life condition improvement were
very low (51%), 42% of them forecasted a decline in National Health Service,
39% of them perceived negative consequences.
All fears and negative perceptions gradually turned into energy. The same
energy that makes, today, Poland a leading country within EU,. Nowadays,
Poland is seen as a benchmark for those countries still involved in the
integration process, a model to follow.
Tdaeusz Mazowiecki speech summed up Polish spirit of the time: «One
cannot see a trace of the enthusiasm that accompanied these events. We are
joining the EU with neither a feeling of a great historical victory, nor of a
historical defeat. We are joining cautiously, knowing well that much depends
on the fate of the Union itself, non-Polish politicians, but also on ourselves…
The closer that we get to EU accession, the more uneasy and uncertain we
are» .
Once examined Polish political background , the present study goes deep and
tries to investigate Polish social perception. In particularly, how did Polish
people support EU integration and prefer a cleaned political system.
According to Eurobarometer data, ISP reports and newspapers dated 2006-07,
Polish people saw EU entering as a mood to leverage their political system.
Their public opinion really believed that, thanks to EU Institutions, their
national system would have been forced to act fairly and honestly also fighting
corruption withinpublic administration. The improvement of Polish local
system would be achieved thought two major tools: 1. performing control on
local system by EU institutions; 2. developing of international synergies and
cooperation.
Polish citizens asked EU not to impose its own willing by changing local
traditions and value system. The integration process went on without any
shock and Poland reformed its regulationsadopting them to the European
requirements.After the first assessing phase, both Polish government and
public opinion started to switch their attention to the importance Poland would
have gained within the international context.
In 2006, 76%of Polish trusted EU and only 28% trusted local Ruling class;
83% of Polish stated that local ruling class was only focused on personal
purposes, while only 44% of them had the same idea regardingEu institutions
Polish citizens identified that EU institution would probably have heled local
administration to leverage its position, leading the country to a better situation.
If on the one hand , between 2006-2007, Polish ruling class strongly
criticized EU influence, on the other hand citizens considered the same ruling
class as unsuitable and really started trusting EU institutions. As pointed out
by Eurobarometer data, liking index of polish inhabitants related to Eu
institution, exponentially arise at that time. Polish have immediately
understand that their institution did not fit with international growth and
decided to exploit EU institutions to take as much opportunities they can.
If we consider Polish social background before 2004, they had mostly
experienced pains, wars and oppression, thanks to the entering European
context, Poland started to play an even stronger role and promote its opinions
on the international field.
Through its experience, Poland teaches other member states that reciprocal
control is a powerful mean to fight corruption and leverage countries’ general
conditions.
From the very beginning, Polish realized that EU entering would have
completely changed their situation, taking advantages of all opportunities the
international context would have provide them . Fears and negative
perceptions gave way to a more practical approach, by overtaking all
difficulties and achieving better conditions. EU was not merely perceived in
terms of institutions but was considered in terms of opportunities regarding all
fields of human life.
THE SOCIAL DIMENSION OF POLAND’S EU MEMBERSHIP
The expansion of European Union in 2004 should be analyzed not merely as a
political and economic event, but also as a huge social affair taking into
consideration several features
In order to investigate social perceptions, “opinion pools” have been used. The
tool takes into account interviewers’ personal opinions regarding specific
phenomena; it reveals citizens’ social expectations according to the growing
political and social environment being also aware that citizens’ opinion were
continuously changing according to different circumstances.
In 1990, both national and international statistic research centers started to
investigate Polish citizens aptitudes towards EU integration. However, they
used different approaches that brought to different outcomes, surely not useful
for statistical purposes. After many years of researches on the topic, some
basic features were pointed and some data, regarding both changeable and
unchangeable values, were retrieved.
In this chapter, some variables, regarding Polish aptitude towards EU, will be
investigated taking into consideration interviewed class of belonging, age, job
and their perceptions of benefits and costs related to EU integration . There
are also external features that have influenced social perception like
government economic growth, local and regional characteristics or global
market systems.
Poland looked at EU integration as a resource to develop and, between
2005-2009, the average of Polish citizens considering Eu a big opportunity
overtook the same EU average.
"
Polish were also aware that EU integration was a matter of time, an inevitable
event of their life.
At some point, just before Eu integration in 2004, Polish appeared to be
unsatisfied to take part to the European coming event since they w+knew that
benefits will have come in the long period. on the one hand the really
expected to develop their internal market and to decrease strongly the
unemployment rate(20% un employment rate of 2002), on the other hand they
suspected a rice in prices and consequently a decrease in their life conditions.
All these fears had not any outcome in referendum performed: 77.45 % of
the whole electorate voted in favour of EU integrations. Euroskeptics decided
not to express their opinion by considering Eu integration as inevitable.. Also
uncertain people were cut off by the advertisement campaign in favor of Eu
integration
"
Two years later EU integration, data showed that the number of citizens in
favor of EU integration growth of 1/3. This is due to the information campaign
performed and the progressive understanding of benefits coming from the
international partnership. Polish people also realized that they have had an
objective perception.
Furthermore, after two years, more than a half of internal market was growth,
(57% more than 10 points compared to the previous year), even if no leverage
of internal market labor was recorded. In 2005, strategies taken in free labor
market and enterprises support were seen as unsatisfactory, simply because
they needed more time to be implemented.
Thanks to the economic aids provided by EU, its institutional support and an
accurate internal managing of EU investments, one year later, Poland scored
a huge increase in labor market. The rate of 1/7 citizen stated that in 3 years a
member of its/her family had started working in another member state.
According to polls and official statistic data, Germany was the preferred
country where Polish decided to work; followed by U.K, Ireland and the
Netherlands.
Polish used to work abroad for acquiring knowledge and coming back to their
country with a different and increased know how; this new habit led the
country to improve its economic conditions, in the early 2006, Moreover,
people started not to be afraid about price rising and consequent decrease in
life conditions.
In less than one year, Polish public opinion changed positively and EU
integrations process was finally seen as carrying more benefits than obstacles.
"
Changes in Polish public administration also contributed to leverage the
country system and gaining even more European funds.
Between 2004-2006, Poland had used only 11% of funds given by EU because
of bureaucracy and challenging procedures. This had led to a revolutionary
change in its public administration and, in few months, Polish citizens
experienced an enormous improvement in managing procedures related to
infrastructures, environments, municipal investments
Poland is also a good example of culture and civilization leveraging in the
short period: in fact, 2/5 of them noticed a growth in working conditions,
companies’ productivity and education. at the same time, Polish national
identity remained the same as well as their value system linked to culture and
family and cross border relationships added value to Polish principles.
Poland should be considered also in relation to the perception other country
had of it.
Data showed that changes recorded in Poland positively transformed other EU
members’ opinion about the country, this contributed to increase Polish
citizens self-confidence.
"
SOCIO DEMIOGRAPHIC DIFFERENTIATION OF PUBLIC OPINION
RELATED TO EU INTEGRATION
Surveys provides both quantitative and qualitative data. Until now, they have
been analyzed without taking into account any specificity. In the following
part of the chapter, the study goes deeper in more relevant aspects regarding
the social perception of Polish citizens paying attention to data categorized
according to the age, education level, salary and job of interviewed people.
The higher was the education level and salary, the higher was people
engagement in EU matters. Also age was a relevant tool to understand how
people were involved in the Eu integration process: yung people, students at
school and university, reveled the highest rate of appreciation for positive
effects coming from the integration (90%).
"
The farmer category experienced an even growing interest in EU integration
by discovering the potentialities and opportunities given by European Union.
At the very beginning, in 2004, they were strongly against EU entry, thinking
the integration would have produced negative effects. After few months from
1st May 2004, most of them completely changed their mind, since there was an
increase in demand for Polish land products. Between 2004 and 2008, the
liking index related to the EU integration matter among farmers doubled.
Regarding students as category, they appeared to be very proud of being part
of EU, knowing all benefits they would have acquired both on the individual
side and on national one (99% of students were in favor of EU integration in
2008)
On the other hand, aged retired and disabled people did not generally support
EU expansion process; even if a survey performed in 2008, revealed 51% of
them were in favor of EU entry and 14% against.
Data showed that aged persons on the one hand did not look at improving
their life conditions by moving and search for new opportunities abroad; on
the other hand, they were proud of the even growing importance Poland was
acquiring on the international field.
The last social level taken into consideration is the one regarding “executive
staff” (top manager / executive chief, entrepreneurs / businessman). This
group showed the highest engagement in the EU integration process being
they interested in free market, free movement of goods and international
mobility. Eurobarometer data (dated 2008-2009) showed a class really excited
for being part of EU: 86% of executives declared to be very satisfied of
opportunities offered by EU compared with the country average (66%)
declaring the same feeling.
Statistic researches performed in 2004 show a fluctuating perception of people
r e g a r d i n g b e n e f i t s b r o u g h t b y e n t e r i n g E U .
"
This chart sums up changes in people’s perception experienced by Polish
people and outlines that changes have been gradually incorporated at social
level.
Early fears and possible threats have been gradually changed in opportunities
and benefits.
In order to create an even better EU environment both member states and EU
institutions should aim at making people feel part of a unique community full
of opportunities and positive perspectives
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