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2012 fine del mondo? LADY D testimonianza di un sensitivo RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MODA CULTURA COPIA GRATUITA - Anno 5 - N. 9 - Ottobre 2009 - Tiratura copie 20.000 MENICHELLI MENICHELLI

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2012 fine del mondo?

LADY D

testimonianza di un sensitivo

RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MODA CULTURA COPIA GRATUITA - Anno 5 - N. 9 - Ottobre 2009 - Tiratura copie 20.000

MENICHELLI MENICHELLI

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Pubblico con infinito piacere la let-tera inviatami da una imprenditricedolciare dell’Aquila alla quale va tut-ta la nostra solidarietà

Caro direttore,

Confesso che nei momenti di maggior

scoraggiamento, e giuro ne capitano

molti anche nella stessa giornata, da

donna, madre, imprenditrice, cittadina

comune… solo il pensiero della mia cit-

tà così sofferente, oserei dire agonizzante, mi danno la forza, il co-

raggio, la grinta e quasi la rabbia per combattere, andare avanti,

continuare a lottare a lavorare.

Sentiamo tutti che non solo il nostro presente è duro e difficile ma

lo sarà per molti molti anni anche il nostro futuro; solo gli ingenui

possono pensare e credere al contrario: nulla è ancora ripartito,

poco è stato fatto, siamo ancora nella pura e piena emergenza,

abbiamo solo tanta forza e rassegnazione che fanno apparire agli

altri, come già superati tanti ostacoli.

Lei sa bene da donna intelligente, quale sia la cruda realtà e qua-

li sono gli spot televisivi propagandistici, che fanno ben figurare

una parte ma danneggiano la nostra già grave situazione, di un

popolo terremotato, stremato nelle forze, nelle menti e nei cuori,

che ha invece ancora tanto bisogno della vera e sostanziale solida-

rietà dello Stato, degli enti delle altre regioni tutte e della stessa

Europa.

Mi sto sfogando e la prego di perdonarmi, ma quando si toccano

certi argomenti siamo troppo scottati per riuscire a soprassedere

con disinvoltura.

Con simpatia, Spagnoli Maria Teresa

“Dolcevita”Canale SKY 906

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IN QUESTOnumeroLADY D

L’ARMADIO DEI SOGNIL’ARMADIO DEI SOGNI

GIOACCHINO BELLI GIOACCHINO BELLI

LADY D

Lady D: Testimonianza di un sensitivo

La posta di Graig

Vintage di Mara Parmegiani

Roma by Night

Fine del mondo

Il gran tour

Giacomo Casanova

Gioacchino Belli

Joan Crawford

Il fazzoletto

Come si forma la madreperla

Gene che fa dormire poco

Medicina

La saggezza della folla

Un viaggio tra i profumi

Libri - Eventi - Mostre

Ricettae Oroscopo del mese

IL FAZZOLETTO IL FAZZOLETTO

GIACOMO CASANOVA GIACOMO CASANOVA

FINE DEL MONDO FINE DEL MONDO

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La prima volta che incontrai Giorgina Bru-ni, scrittrice, organizzatrice di importantieventi mondani e di spettacoli, anche miaagente, fu a Mayfair, a Londra. Giorginaera diventata un nome di spicco anche sulweb, in quanto fondatrice del magazineon-line “Hot gossip UK”. L’occasione, ri-cordo, fu una festa di beneficenza allaquale era presente chi veramente contavadella Londra bene, la crema della città: at-tori, modelle, musicisti. “Ho sentito che seiun bravo sensitivo”, mi disse sussurrando-mi all’orecchio mentre mi passava un bic-chiere di champagne. “Ci dobbiamoincontrare e parlare”, aggiunse con un lar-go sorriso che mi rincuorò. “Ti piacerebbefare un lavoretto stasera?”, mi chiese ti-randomi per la mano e facendomi sederedietro un tavolo nascosto in un angolodella stanza. “Dimmi hai un agente?”, michiese. “No, non in questo momento”, ri-sposi. “Bene, ora lo hai”, disse ridendo, fe-lice di diventare il mio agente, brindammoe cominciò la nostra amicizia. “Ora cer-chiamo qualche cliente”, disse guardan-dosi attorno. A quel tempo Giorgina stavascrivendo il suo primo libro. Una storia cheraccontava un atterraggio di un UFO avve-nuto negli anni ‘80 nella foresta di Rendle-

sham in Gran Bretagna. Allora, lavoravo inun talk show radiofonico chiamato “Il sa-lone del sensitivo” per radio Liberty 963,gli ascoltatori potevano intervenire, farmidelle domande e io davo loro il mio consi-glio. La stazione radio Liberty 963 appar-teneva a Mohammed Al Fayed ilproprietario di Harrods, padre di Dodi AlFayed. Giorgina, mi disse che aveva senti-to di una “fan” molto famosa, che segui-va la mia trasmissione e che avevaespresso il desiderio di incontrarmi, manon mi disse di chi si trattava. Un giornomi diede un appuntamento a casa sua. Lacasa di Giorgina si trovava a Knightsbrid-ge, a pochi passi da Harrods ed io stavoandando da lei. Dovevamo parlare del miolavoro e su cosa lei aveva in serbo per me.Il suo appartamento era all’ultimo piano ele scale erano così ripide da star male. Ar-rivai alla sua porta con il fiatone. “Sonoio”, dissi entrando e richiudendo la portaalle mie spalle. Giorgina mi salutò e gri-dando tutta eccitata, mi disse: ”C’è qual-cuno che ti vuole incontrare”. Quella fu laprima volta che incontrai Lady Diana. Erain piedi e mi tendeva la mano, “Felice diincontrarti Craig”, mi disse salutandomicon un abbraccio. Non ci potevo credere, i

miei occhi avevano visto Lady D solo aqualche prima cinematografica, ma nonavevo mai stretto la sua mano. Era vestitacon jeans e una maglietta bianca. Era na-turale e molto bella. Si informò della miavita e del mio lavoro di sensitivo. Un lavo-ro che trovava molto interessante.Parlammo per circa mezz’ora, poi ci lasciò.Ma prima di andarsene, con mia sorpresa,mi chiese se poteva incontrarmi di nuovo.“Certamente” risposi io. Quando Lady Dia-na uscì, Giorgina chiuse la porta e battè lemani “Fantastico” disse e poi alzò il telefo-no. “Cosa fai?”, le chiesi. “Chiamo i gior-nali, pensa Lady D e Craig, il sensitivo, chesi incontrano e parlano. Diventerai famo-so. “No”, dissi abbassando il telefono.“Non è corretto, è venuta da me per ave-re un consiglio. Non posso farle questo”.Mi sentivo veramente male, non avrei po-tuto parlare con i giornali per farmi pub-blicità. Insomma, non potevo tradire lasua fiducia. Alla fine concordammo che lavisita di Lady Diana doveva rimanere unsegreto. La seconda volta che incontrai laprincipessa del Galles fu solo per pochi mi-nuti e sempre a casa di Giorgina. Volevasapere qualcosa sulla sua relazione conDodi e se lo avrebbe sposato. Io le dissiche potevo vedere un anello che confer-mava il loro rapporto, ma non vedevo unmatrimonio, anche se sentivo che sarebbestata con Dodi per sempre. Un giorno,mentre lavoravo alla Liberty Radio e ri-spondevo alle domande del pubblico, par-ticolarmente numeroso, tanto che le lineetelefoniche erano intasate, Sally, l’ospitedel programma, così come era già succes-so altre volte, aprì il giornale che era sultavolo e prendendo spunto dall’attualità,chiese “Cosa ci puoi dire su Lady D?” Chiu-si gli occhi e pensai alla foto di Lady Dianacon Dodi, e vidi una macchina bianca pas-sare a forte velocità e poi una luce abba-gliante. Riferì quanto avevo visto,rispondendo sconvolto e con grande tri-stezza alla domanda di Sally e aggiunsi:“Deve stare attenta ad una macchina velo-ce e ad una luce abbagliante”. A questopunto le nostre voci furono “tagliate” euna musica cominciò a suonare. Jo, il pro-duttore entrò nello studio dicendo: “Nonpuoi parlare di Lady D…Sai il padre di Do-di è il proprietario di questa emittente, Li-berty appartiene ad Harrods”. Era moltopreoccupato del fatto che il capo, Mo-hammed Al Fayed, avesse potuto ascolta-re e poteva essersi risentito per quello cheavevo detto su Lady Diana e suo figlio”. “Non dimenticare che queste sono solodelle visioni”, dissi, sperando di sbagliarmisu quello che avevo visto. Poi, non ci pen-sai più e ritornai a casa, riflettendo sul fat-to che non era giusto che io potevo fareprevisioni per molta gente famosa e nonper lady Diana. A quel punto, non mi re-stava che seguire l’istinto e ciò che sentivonel profondo: lasciare la radio e non ritor-nare a lavorare lì. Era tempo che cambias-si e andassi via da Liberty radio 963. Sallycercò di farmi cambiare idea. “Tu sei ungrande sensitivo - mi disse - e ti stai facen-

LADY D: TESTIMONIANLADY D: TESTIMONIAN

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do un nome. Altri avrebbero voluto fartilavorare con loro, nei loro programmi” eavvicinandosi aggiunse “Ma io ho sempredetto di no a tutti, perché lavoravi nel mioshow e non ti volevo perdere. Quello chemi stava dicendo era molto carino, ma iosentivo che era venuto il momento di an-dare. Cinque mesi dopo ero in Italia, quan-do accesi la televisione e ascoltai con lelacrime agli occhi l’annuncio che Lady Dia-na era morta in un incidente di macchina.Secondo quanto riportato la causa dell’in-cidente poteva essere una macchina bian-ca, molto veloce e con luci abbaglianti. Intutti questi anni molti chiaroveggenti esensitivi hanno dichiarato di essersi messiin contatto con Lady Diana. E’ facile dirlodopo, ma io sono stato il solo che non havoluto guadagnare sulla triste storia dellaprincipessa o, semplicemente diventarefamoso, anche se sono stato il primo adaver “visto” la macchina bianca e le luciabbaglianti. Non sono mai voluto andarein televisione a dire quello che avevo “vi-sto” e che avevo incontrato lady Diana, al-la quale avevo dato il mio consiglio. Il suosorriso, la sua gentilezza è rimasta dentrodi me in tutto questo tempo. Qualche vol-ta mi meraviglio di quello che dissi a ladyD nel nostro ultimo incontro: che sarebbestata per sempre con Dodi, purtroppo, acausa di quel terribile incidente.

Trasled Rita Lena

I first meet Georgina Bruni at a fund raiserevent in London Mayfair anyone that wasanyone was there actors, musicians, mo-dels, the cream of London. Georgina wasa researcher into the unexplained and alsotrained a private investigator. “I’ve heardthat you a good psychic” she whisperingin my ear passing me a glass of champa-gne “we have to get together and chat”her cheeky smile made me feel at ease“would you like to do some work tonight”she asked taking me by the hand and sit-ting me down at a table hidden in the cor-ner of the room. “Now tell me do youhave a agent” she wanted to now. “No Idon’t at his moment” I told her She lau-ghed “Well you do now” she was happyto make herself my agent then and there,we clinked glasses and our friendship be-gan “now let’s find you some clients”. Atthe time Georgina was writing her firstbook “you can’t tell the people” it wasabout a UFO landing in the 80s in Rendle-sham forest Great Britain. You can readmy story under the name Kane page 326-328 I was working on a Radio chat showcalled “The Psychic Salon” for liberty radio963, the listeners could call into the showand ask me questions and I would givethem my psychic advice. The radio stationwas owned by Harrods boss MohammedAl Fayed the father of Dodi Al Fayed. Ge-orgina was quick to point out to me thatshe had heard though her contacts that ihad a very famous fan that listened to my

show and wanted to meet me, but at thattime she wasn’t able to tell me who thisperson was? Georgina’s house was justpassed Harrod’s of Knightsbridge Londonand I had an appointment with her to talkabout my work and what she had in storefor me. Her apartment was on the top flo-or and the stairs were a nightmare toclimb. When I got to her door I was out ofbreath “It’s me” I called out entering clo-sing the door behind me “ I’m in the livingroom” Georgina called out “There’s so-meone I want you to meet” her voice wasthrilled to tell me this. That was the first ti-me I meet Lady Diana. Lady D stood upand held out her hand “pleased to meetyou Craig” she said greeting me with ahug. I couldn’t believe my eyes I had seenLady Diana before at some film premieresbut never got to shake her hand. She wasdressed in jeans and a white shirt effor-tless but very beautiful. She asked meabout myself and about my work as a psy-chic she found this work very interesting.We chatted for around After 30 minutesthen she had to leave, to my surprisedasked me if she could come and see meagain some time in the future. “of course”

I said. When lady Diana left Georgina clo-sed the door and clapped her hands “fan-tastic” she said picking up the telephone.“What are you doing” I asked her. “I’mcalling the papers, this is a big story LadyDiana and top psychic Craig Warwick chat

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NZA DI UN SENSITIVONZA DI UN SENSITIVO

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together, it will make you famous” “No” Isaid closing the telephone “It’s not cor-rect, she came here for some advice I ca-n’t do this to her” I felt bad if I was to talkto the newspaper just to make my name Icouldn’t betray her trust. We both agreedto keep Lady D visit a secret? The secondtime Lady D only had a few minutes tospend with me again at the home of Ge-orgina. She wanted to know about her re-lationship with Dodi and would she marrythis man. I told her that I could see a ringthat confirmed her relationship but I coul-dn’t see a wedding, and I felt that shewould be with Dodi forever! One day Iwas working at Liberty Radio doing thePsychic chat show and as always the pho-ne lines were jammed. There were manycallers to get through, and then like manytimes before Sally the host of the pro-gramme opened the daily newspaper thatwas on my desk and asked “what can youtell us about Lady D” I closed my eyes andtuned into the photo of Lady D on a boatwith Dodi, I could see a speeding whitecar passing me going a great speed andthen there were a flashing lights. This Itold and I was very troubled about what Isaw. “She has to be careful of a fast carand a flashing light” I said I felt a greatsadness. At this point we were cut off and

music started to play over my voice. Jo theproducer off the show entered the roomsaying “you can’t talk about Lady Di…youknow his (Dodi’s) father owns the radiostation, Liberty is owned by Harrods.” She was nervous that the big man Mo-hammed Al Fayed had listened and mighthave been offended with what I had saidabout his son and Lady Diana “Don’t for-get this was only prediction” I said hopingthat I was going to be wrong about whatI had seen.. I didn’t think any more aboutit and I went home and I thought that itwasn’t fair that I was able to make predic-tions for other famous people, why notLady D? At this point I had to trust in whatI was feeling and my inner self was tellingme to leave and not to go back to work atthe radio station. It was time to move ona leave Liberty radio 963. Sally tried to getme to change my mind to stay on withher. “You are a great psychic and you aremaking yourself a big name” she said. “Al-ready others want you to work with themon their shows” she moved closer to me,“but I tell them no because I get the mostcallers when you are on my show and I do-n’t want to lose you. It was nice she wastelling me this, but I felt that it was timefor me to move on. 5 months after I wasin Italy when I turned on the TV like mil-

lions of others and watched with tears inmy eyes as the news was announced thatLady Diana had been killed in a car acci-dent. A fast white car and flashing lightswere reported of being seen at the screen.In the past years so many clairvoyants andpsychics had told their stories about howthey have seen or have made contactedwith Lady D. This is easy to say after I’mthe only one that hasn’t tried to make mo-ney or ask for fame, even though I was thefirst too of had a prediction of a white carand flashing lights. I never wanted to gopublic or try to make any money in tellingthis story. I have never wanted to go pu-blic telling all that I had meet lady Dianaand had in the past giving her psychic ad-vice. Her smile and her kindness has sta-yed with me all this time. I havesometimes wondered if what I had toldLady D in our last meeting that would bewith Dodi forever was because of the caraccident. Jo the producer off the show en-tered the room saying “you can’t talkabout Lady D…you know his (Dodi’s) fa-ther owns the radio station, Liberty is ow-ned by Harrods.” She was nervous thatthe big man Mohammed Al fayed had li-stened and might have been offendedwith what I had said about his son and La-dy Diana “Don’t forget this was only pre-diction” I said hoping that I was going tobe wrong about what I had seen.. I didn’tthink any more about it and I went homeand I thought that it wasn’t fair that I wasable to make predictions for other famouspeople, why not Lady D?At this point I had to trust in what I wasfeeling and my inner self was telling me toleave and not to go back to work at theradio station. It was time to move on aleave Liberty radio 963. Sally tried to getme to change my mind to stay on withher. “You are a great psychic and you aremaking yourself a big name” she said. “Al-ready others want you to work with themon their shows” she moved closer to me,“but I tell them no because I get the mostcallers when you are on my show and I do-n’t want to lose you. It was nice she wastelling me this, but I felt that it was timefor me to move on. 5 months after I wasin Italy when I turned on the TV like mil-lions of others and watched with tears inmy eyes as the news was announced thatLady Diana had been killed in a car acci-dent. A fast white car and flashing lightswere reported of being seen at the screen.In the past years so many clairvoyants andpsychics had told their stories about howthey have seen or have made contactedwith Lady D. This is easy to say after I’mthe only one that hasn’t tried to make mo-ney or ask for fame, even though I was thefirst too of had a prediction of a white carand flashing lights. I never wanted to gopublic or try to make any money in tellingthis story. I have never wanted to go pu-blic telling all that I had meet lady Dianaand had in the past giving her psychic ad-vice. Her smile and her kindness has sta-yed with me all this time. I havesometimes wondered if what I had toldLady D in our last meeting that would bewith Dodi forever was because of the caraccident.

Craig Warwick

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Caro Craig, Vivo nella casa in cui entrambi i miei geni-tori sono morti. Mi chiedevo se, spostan-domi in un'altra abitazione più grande,anche gli spiriti dei miei genitori mi segui-rebbero.

Maria R

Cara Maria R,Ti posso dire che non cambierai casa finoall’inizio del 2010. Quanto al tuo desideriodi volere con te i tuoi genitori, almeno inspirito, ti consiglio di parlare con loro, chesono in grado di sentirti e ai quali potraichiedere se vogliono seguirti nella nuovacasa. Credo che ti seguiranno e che saraimolto felice nella tua nuova abitazione.

Caro Craig,Ho un figlio di 2 anni e mi sono accortache continua a vedere qualcosa che simuove nella nostra casa e che io non pos-so vedere. Potrebbe essere un angelo edin questo caso che cosa posso fare e comeposso sapere se è un angelo buono o cat-tivo.

Vita (PA)

Cara Vita,Tutti i bambini a questa età possono vede-re e sentire gli angeli e se questo fosse unangelo cattivo il tuo bambino sarebbe in-felice e piangerebbe quando gli si avvici-

na. Ma se il bambino sorride significa cheè un angelo buono che lo protegge. Sentoche questo angelo appartiene alla tua fa-miglia e potrebbe essere una zia con lun-ghi capelli rossi ed occhi azzurri. Sento,anche, che non ha avuto figli ed è per que-sto che sta vicino al tuo bambino.

Caro Craig,Il 24 ottobre mi sposerò. Credi che stiasposando l'uomo giusto? Io penso di ama-re ancora il mio precedente fidanzato.

Francesca

Cara Francesca,Stai facendo la cosa giusta. Questo uomoti ama moltissimo, pertanto, cerca di di-menticare il tuo precedente fidanzato cheti ha preso più volte in giro e che ti ha usa-ta solo per soldi e come passatempo. Noncambierà mai, pertanto chiudi questa sto-ria. Il tuo futuro marito è un gran lavora-tore e vuole andare a vivere all’estero ecredo che andrete a Londra insieme. Sce-glierai lui e quando ti guarderai indietro tisentirai sciocca ad aver pensato a questecose.

Caro Craig, Che cosa è un Orb? Roberto (VA)

Caro Roberto Si dice che gli Orb appartengono agli spi-riti che sono rimasti volentieri tra noi, per-ché si sentono legati alla loro vitaprecedente o alle loro situazioni preceden-ti. Le ragioni potrebbero essere tante. Uncomportamento quasi ossessivo che li po-trebbe far diventare come un essere umano psicotico. Va detto, però, general-mente, la maggior parte di noi, quandomoriamo, procede volentieri ad un livellodiverso, che segue quello terreno, dovel’esistenza spirituale è tranquilla e buona.

[email protected]

LA POSTA DI CRAIG

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L'ARMADIO

Abito charleston, anni ‘20, in georgette rossa, perline e paillet-tes in argento, completo di scialle

Abito da sposa anni ‘20, in organza cipria con orlo smerlatocon motivi a petalo e prezioso fermaglio in perline d’argento

Abito da spiaggia, 1930 completo di borsa, realizzato in setacon tecnica serigrafica

Abito da sposa anni ‘50 taffetà di seta, pizzo Sangallo e pointd’esprit - Yves Saint Laurent -

Dalla collezione storica di Mara Parmegiani, dalla fine ‘700 al 1980, esp

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O DEI SOGNI

Abito anni ‘50, in faille rosso e velluto nerro, con cappello - Christian Dior -

Abito anni ‘50 in faille con ricami in cristallo - Sorelle Fontana -

Abito da sposa, anni ‘60 in fibra mista operata epreziosi intarsi di pizzo stile Mary Quant

Completo in seta rosa, anni ‘60 - con preziosi ricami amano in perle e canutiglie in tinta - Maria Antonelli -

sposta ai Musei Capitolini di Roma, alcuni abiti del periodo 1920- 1960

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ROMA by NIGHTa cura di Giancarlo Sirolesi

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Lo staff di “Capitani in mezzo al mare”in onda su Rai Due, festeggia al Gilda

Debora Bettega, Emanuela Tittocchia e Paola Pessot a bordo

della nuova 500

Eleonora Abbagnato tra gli ospiti de La Maison

Irena Bozzi festeggia il suo compleanno con le amiche

Lino Patruni di ritorno dagli USA dopo lo strepitoso successo Jazz

Gianni Rivera con la moglie Laura

Demetra Hampton al Ku-ra-ku-ra

Maria Rita Parsi giurata al Premio Poesia

Circolo Canottieri Tevere vincitorI over 50

Giorgio Grappelli presidente Metro e Roma

Eleonora Abbagnato “riscalda” i muscoli

Julia Roberts a Roma

Serata di gala al salaria sport village conMaria Grazia Cucinotta accolta dal direttore

Umberto Masci

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Gocce di Curiel, un profumo creato per l’Aquila, in tiraturalimitata, da Celso Fadelli

Anna Falchi in conferenza stampa

Il cav. Mario Boselli, Presidente della Camera della Moda e Matteo Marzotto a Mittelmoda

L'ottima forma di Franco Califano

Il belissimo sorriso di Caterina Balivo

Marco Mezzaroma e Mara Carfagna mangiano cinese

Il riposo delle Winx

La ressa ad aspettare l’uscita di Jennifer Lopez

La sempre affascinante Jennifer Lopez

Miss Roma Fabiana De Canale

Miss Italia nel mondo Diana Curmei Il Presidente dell’Osservatorio ParlamentareEuropeo, Giuseppe Catapano, premia il

Med Festival di Agropoli

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te dell’universo. I Maya avevano tre calendari, due che potremmo definire ciclici e uno lineare. Per loro infatti il tempo è costituito dacicli con eventi che si ripetono a intervalli più o meno regolari. In questa concezione vi è un principio e una fine per ogni cosa e un nuo-vo inizio, un rinnovamento, dopo ogni fine. Dunque, secondo i calendari ciclici, il tempo ricomincia sempre, come fosse un grande cer-chio. E infatti come ruote dentate erano rappresentati i due calendari ciclici: uno di 270 giorni chiamato Tzolkin, ovvero “sacro”, cheaveva principalmente un valore cerimoniale ed era utilizzato per compiere riti propiziatori che creassero un’armonia tra la Terra e il Cie-lo; e l’altro di 365 giorni chiamato Haab, ovvero “anno vago”. Il terzo calendario, invece, è quello lineare, detto Lungo Computo perché conta tutti i giorni fino al presente. In questo calendario, checomprende anche gli altri due, c’è solo un inizio e solo una fine: comincia con una data precisa, il 13 agosto 3113 a.C., che rappresen-ta anche l’inizio della loro civiltà, e finisce il 21 dicembre 2012 d.C., che corrisponde alla fine della quinta era. In quel giorno, solstiziod’inverno, ci sarà l’allineamento della Terra, del Sole, della costellazione delle Pleiadi e del centro della nostra galassia dove campeggiaun enorme buco nero. È un calendario, dunque, che si basa sui rapporti cosmici, sulla distanza del nostro pianeta e dell’intero sistemasolare dal centro della galassia e sui movimenti che il nostro sistema compie all’interno della Via Lattea. Secondo la cosmologia dei Ma-ya vi erano cinque grandi ere cosmiche, ognuna della durata di 5125 anni. Quattro sono già trascorse, concludendosi in grandi catacli-smi: l’era dell’Acqua, dell’Aria, del Fuoco e della Terra. La quinta, l’era dell’Oro, è quella in cui vivevano i Maya e nella quale viviamoanche noi: è l’ultima era di 5125 anni, iniziata nel 3113 a.C. e che terminerà nel 2012 d.C. (secondo la traduzione nelle nostre date delcalcolo temporale dei Maya). Facciamo ora un passo indietro. Riprendiamo la lettera del sedicente politico norvegese. A un certo punto egli afferma che “i segni del-la presenza aliena sono anche qui e spesso vedo la classe politica norvegese non essere quello che dice di essere. È come se fossero con-trollati in ogni pensiero….”. Ora secondo alcuni studiosi e, in particolare, secondo l’antropologo Josè Arguelles - che scrisse “Il fattoreMaya” - i Maya in realtà sarebbero venuti dallo spazio e sarebbero approdati sulla Terra per fornire un quadro completo di informa-zioni sulla funzione del nostro pianeta nel sistema solare. Poi, sempre secondo questa teoria, appena intuirono che si stava avvicinan-do un periodo di morte e distruzione (probabilmente le invasioni spagnole), fecero ritorno nello spazio abbandonando rapidamente lecittà e lasciandole inghiottire dalla giungla, forse per conservarne i segreti. E come sono venuti, starebbero facendo ritorno, ma noncome entità fisiche, bensì entrando direttamente nel codice genetico di alcuni individui. Saranno quei personaggi a cui fa riferimentoil nostro politico norvegese? Sulla base di quanto sostiene l’antropologo, i Maya starebbero per ritornare per consentire l’allineamento, che accadrà nel solstizio d’in-verno del 2012 e l’armonizzazione con il Tutto Cosmico, cioè la sincronizzazione della Terra e del sistema solare con una comunità ga-lattica più ampia. I Maya a suo tempo sarebbero venuti proprio per suggerirci come fare, per tracciare il cammino, per darci gli strumenti

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21 DICEMAPPUNTAMEN

Se andate su internet a cercare qualche informazione sulla fine delmondo nel 2012, una delle prime cose che troverete è una letteradi un sedicente politico norvegese che annuncia di volervi parlare ditutte le “cose difficili che accadranno dal 2008 al 2012”. E segueuna sequela di eventi che sfiorano il “terrorismo psicologico”: co-struzioni di bunker sotterranei, avvicinamento di un pianeta X cheimpatterà la terra, segni di presenza aliena, selezione a monte di chisi salverà e chi no, etc. Ci si può credere o meno, ma non ci si puòfermare all’apparenza. Bisogna andare più a fondo, bisogna cerca-re di capire quanto di vero, o almeno verosimile, ci sia. Da dove nasce la paura della fine del mondo proprio nel 2012? Adire il vero la paura della fine c’è sempre stata. Ciclicamente si te-me una data, gli si dà un significato di chiusura o quantomeno distravolgimento assoluto del mondo conosciuto. La paura della finenasce forse dalla consapevolezza della nostra finitezza. La vita uma-na prima o poi finisce (almeno per chi non crede in una dimensio-ne ultraterrena) e di conseguenza anche il mondo prima o poi devefinire. E per quanto siamo sempre alla ricerca di un’eternità irra-giungibile, è il concetto della finitezza che ci perseguita e che con-diziona il nostro agire. Premesso questo e date per superate tutte le altre “fini del mondo”- visto che il mondo non è finito affatto - cerchiamo di capire qual’ è l’origine di quest’ultima paura e perché sembri preoccupa-re tanto. Il tutto nasce da una profezia dei Maya, popolo esperto delle stellee del cosmo, ossessionato dal tempo e convinto che l’uomo sia par-

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razione ininterrotta! Cosa assai improbabile. Ma cosa c’entrano questi teschi con la fine del mondo? La leggenda sostiene che i tredicimanufatti provengano direttamente dagli abitanti di Atlantide, che li avevano ricevuti dagli extraterrestri. E si sostiene che questi teschiavrebbero il potere di entrare in comunicazione con il cervello uma-no, tramite la capacità del quarzo di stimolare l’amigdala, un’areaencefalica a forma di mandorla che agisce sulle emozioni. Poichéuna delle proprietà principali del quarzo è la sua capacità di riflette-re la luce con incidenze particolari, l’amigdala verrebbe stimolataproprio attraverso l’interazione con il nervo ottico. Questa capacitàdei teschi di sollecitare stimolazioni sensoriali tramite l’amigdala po-trebbe essere utile al momento cruciale del 21 dicembre 2012 percreare un alone potente di energia tale da trasmettere quella formu-la utile alla salvezza dell’umanità. Oltre alla data trasmessa dai Maya, non vi è nessun’altra profeziacosì specifica e puntuale. Inoltre, da quanto abbiamo detto, quelladata, più che LA fine del mondo, indicherebbe UNA fine del mondo,cioè la fine di un determinato modo di vivere. Che poi questo passiattraverso cataclismi e distruzioni, non è dato sapere. Sembrerebbe però che le grandi profezie, le grandi civiltà antiche,alcune religioni o scuole misteriche, alcuni testi sacri siano proietta-ti verso il 2012. Dall’Egitto alla Cambogia e alla Bolivia, dalla Bibbiaai monumenti alchemici e alla mitologia indù, dal Libro dei Muta-menti (I-Ching) cinese del II sec a.C. alla New Age, in tutti si posso-no trovare dei segnali che indicano un cambiamento vicino, untempo giunto alla fine, una trasformazione prossima, e anche il ri-torno di un dio come salvatore dell’umanità. Di tutti questi il più inquietante è il “Codice Genesi”, un libro di Mi-chael Drosnin, un giornalista investigativo, che sostiene di aver de-cifrato un codice divino nascosto nelle pagine della Bibbia e che

MBRE 2012: NTO AL BUIO

di comprensione. Se non lo faremo, se cioè non ci allineeremo, se non entre-remo in sintonia con l’universo saremo distrutti, annientati. Questo significache l’uomo dovrebbe evolversi per sopravvivere, dovrebbe cambiare radical-mente la sua natura a tal punto da creare una nuova razza umana, dovreb-be armonizzare il maschile e il femminile che sono in noi, recuperandoproprio ciò che l’uomo-maschio ha voluto reprimere per aggiudicarsi l’ege-monia sul mondo perché, se armonia deve esserci, una parte non può e nondeve prevalere sull’altra. Questo dunque è il punto di partenza, il fulcro di tutta l’attuale teoria sullafine del mondo. Attorno a ciò ruota tutto il resto, altre teorie che si muovo-no sul piano del profetico e altre che provengono dal mondo scientifico. Unadi queste profezie è quella dei “teschi di cristallo” che è legata sempre ai Ma-ya. Secondo questa leggenda, trasmessa oralmente, “quando i tredici teschidi cristallo saranno ritrovati e riuniti, inizierà un nuovo ciclo per il genereumano, un ciclo di grande conoscenza ed elevazione” perchè essi – dice laleggenda – contengono una formula potente in grado di salvare l’umanità,ma solo se questa è sufficientemente evoluta e integra moralmente.Questi teschi di cristallo, fatti con il quarzo (materiale molto duro, di pocoinferiore al diamante), in effetti esistono e sono stati scoperti a partire dalXIX secolo. Ora sono sparsi per il mondo, alcuni in musei o istituzioni pub-bliche, (uno è ad esempio al British Museum), altri in mano a privati. Si dice che abbiano poteri particolari, che chi ne è entrato in pos-sesso abbia assistito a fenomeni strani. C’è chi parla di aloni lumonosi, di spostamenti inspiegabili, di strani suoni, di guarigionimiracolose in presenza dei teschi. Chi li ha analizzati, ha rilevato che la loro fattura è unica, difficile da riprodurre con i moderni siste-mi. Di uno di essi gli studiosi dicono che sia “un oggetto impossibile” perché il quarzo è stato inciso e lavorato in senso contrario al-l’asse naturale del cristallo, tecnica che permette sì una migliore lavorazione dei dettagli, ma anche molto rischiosa per la compattezzadel materiale. L’unica spiegazione possibile per la realizzazione di questo particolare teschio richiederebbe circa trecento anni di lavo-

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conterrebbe la profezia sulla fine del mondo. La cosa inquietante del CodiceGenesi è che, dalla decriptazione della Bibbia attraverso un sistema specificodi lettura, è emerso l’omicidio del politico israeliano Rabin, il luogo, l’anno eil nome dell’assassino. Così, allo stesso modo, si legge che la Terra “verrà fran-tumata, distrutta, io la farò a pezzi”. Secondo questa profezia una cometa col-pirà la Terra nell’anno ebraico 5772, che corrisponde proprio al nostro 2012. Lo stesso politico norvegese nella sua lettera parla di un pianeta X che si staavvicinando al nostro. E in effetti vi sarebbe un decimo pianeta del nostro si-stema solare, denominato Nibiru - supposto sulla base di discrepanze nell’or-bita di Nettuno - che gli astronomi stanno cercando di individuare e che siprevede possa essere visibile ad occhio nudo nel 2011. Il suo avvicinamentoprovocherebbe eventi drammatici sulla Terra, e proprio per cercare di indivi-duarlo in tempo è stato costruito un potentissimo telescopio. Fin qui le profezie. Ora tocca alla scienza dire la sua. Ma le notizie, a dire il ve-ro, non sono confortanti. A parte l’avvicinamento del pianeta X, due fenome-ni molto importanti si starebbero verificando: il nostro pianeta starebberallentando sempre di più il suo moto di rotazione attorno al proprio asse; diconseguenza si starebbe indebolendo il magnetismo terrestre, cosa che rendela Terra più vulnerabile all’attrazione gravitazionale esercitata dalla Luna e al-la possibilità di un’inversione rapida dei poli magnetici (non geografici) coneffetti inimmaginabili. Il campo magnetico è fondamentale per la vita sullaTerra, perché forma la magnetosfera, una sorta di scudo protettivo contro leradiazioni solari, che vengono incanalate in fasce che girano in modo innocuoattorno all’atmosfera. Sembra però che si siano aperte delle fessure nella magnetosfera, una delle più grandi si estenderebbe sull’ocea-no tra il Brasile e il Sudafrica: è chiamata Anomalia dell’Atlantico Meridionale. Un cambiamento o uno squarcio nel campo magneticopuò interferire in modo rilevante sui nostri sistemi di comunicazione e di navigazione aerea e navale e sulle reti di alimentazione elet-trica. Non solo. Se si indebolisce il campo magnetico, il nostro pianeta è più facilmente soggetto alle tempeste solari con megaeruzio-ni di radiazioni, che dovrebbero raggiungere un massimo proprio nel 2012, con una potenza mai vista da 400 anni a questa parte. In tutto questo non bisogna dimenticare il famoso “buco dell’ozono”, un assottigliamento della concentrazione di ozono nella strato-sfera, un gas che ci protegge dalla radiazione ultravioletta, dannosa per l’uomo. La riduzione dell’ozono può causare anche una par-ziale inibizione della fotosintesi delle piante e distruggere parti importanti del fitoplancton, base della catena alimentare marina,determinando così uno scompenso notevole. Il buco si è aperto poco più a sud dell’Anomalia dell’Atlantico e la vicinanza dei due even-ti crea una sinergia sfavorevole alla salute umana e ambientale. Inoltre non c’è dubbio che la temperatura del nostro pianeta si stia al-zando. Eppure, al di là dei fenomeni ciclici (per cui nel corso della storia dell’umanità, e anche prima di questa, ci sono stati periodi piùcaldi e periodi più freddi), sembra che questo surriscaldamento non riguardi solo la Terra, ma anche altri pianeti. Secondo un geofisicorusso questo avviene perché l’intero sistema solare sta entrando in una regione dell’universo con un contenuto di energia più elevato:la cosiddetta Cintura Fotonica, ovvero una nube interstellare di energia. Questo si riflette inevitabilmente anche sul Sole e sulla sua at-tività che diventa più forte e pericolosa, nonché sui campi magnetici dei pianeti e sulle temperature globali. La conseguenza diretta, al-meno per la Terra, è l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi climatici. C’è un altro dato da riferire per dovere di cronaca.Sono state raccolte prove attendibili secondo le quali ogni 62-65 milioni di anni si sono verificate regolarmente estinzioni di massa. L’ul-tima è avvenuta proprio 65 milioni di anni fa. Da un lato questo potrebbe far pensare che sia giunta anche la nostra ora, dall’altro chesiamo in ritardo e dunque qualcosa forse potrebbe essere cambiato. In un contesto di questo genere l’indebolimento del pianeta, in-dotto da un comportamento indiscriminato dell’uomo, potrebbe aggravare la situazione soprattutto se tutto si concentrasse in unostesso periodo. Nella visione dei catastrofisti la Terra potrebbe essere colpita da comete o asteroidi, si potrebbero risvegliare i vulcaniaddormentati e, con i conseguenti tsunami e lo sciogliemento dei ghiacciai, potremmo subire una sorta di nuovo diluvio universale. Sipotrà salvare solo chi vive sulle montagne e ha scorte a sufficienza per resistere un po’ di anni senza corrente e senza riscaldamento.Ma di fatto cosa realmente succederà non si sa. A scanso di equivoci, intanto, è stata costruita in una montagna ghiacciata vicino al villaggio di Longyearbyen, in un arcipelago a po-chi chilometri dalle coste norvegesi, una banca mondiale delle sementi, una banca che contiene cioè i semi di tutte le essenze vegetaliattualmente coltivate sulla Terra. Ufficialmente vuole essere una garanzia per affrontare le sfide future. Ma di quali sfide si tratti, nes-suno lo spiega. Secondo alcuni si tratta invece di un bunker per salvare i pochi sopravvissuti, tra cui gli stessi governanti che sanno quel-

lo che accadrà, ma non vogliono dirlo per non perdere il postoverso la salvezza. Così il mondo si divide tra chi vede ovunque segnali negativi edistruttivi e chi invece spera in un rinnovamento totale che pos-sa migliorare la vita di ogni essere umano e aprire le porte a unanuova Età dell’Oro, intesa non in senso materiale, ma in sensopsichico e relazionale. Colpevolisti e innocentisti, ovvero pessi-misti e ottimisti. Nessuno di fatto ha la certezza di cosa accadrà:in tutti e due i casi alcune teorie sembrano appartenere alla re-altà fantascientifica, ma di contro alcuni segnali, alcuni elemen-ti rendono verosimile l’ipotesi che presto potrebbe accaderequalcosa. Quanto questo “qualcosa” sia distrutivo o rigeneran-te non è dato sapere. Non almeno ai comuni mortali. Da partenostra noi guardiamo a tutto ciò con l’indulgenza della speran-za. È la cosa migliore che, al momento, ci sentiamo di fare.

FONTE: “2012, LA FINE DEL MONDO?” DI Roberto Giacobbo,ed. RAI-ERI Mondador

Cristina Guerra giornalista TG1

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Nel ‘700 non esisteva il turismo, viaggiare era rischioso sia per ilcattivo stato delle strade sia per i pericoli sempre presenti. Po-chissima era la gente che viaggiava e conosceva una lingua oltrela propria. Architetti e pittori italiani sceglievano di solito la Ger-mania per motivi di lavoro o di studio, ma un viaggio era in ognicaso una impresa notevole, appannaggio di persone ricche, im-prescindibile per l’educazione dei giovani rampolli. Goethe, poeta, scrittore, genio multiforme che si esprime anchenel campo della riflessione filosofica e della ricerca scientifica,nasce a Francoforte sul Meno nel 1749, figlio di Johann Kaspar,consigliere imperiale di Katherina Elisabeth Textor, figlia dell’exborgomastro della città. Già a quattro anni si avvicina al mito diFaust, grazie alla nonna che gli regala un teatro per le marionet-te. Studia la lingua italiana, il latino, il francese e l’ebraico, dedi-candosi anche al disegno e alla musica. Per Goethe i viaggi esercitarono una profonda influenza sulla suapersonalità, stimolando la sua produzione letteraria. Il viaggioera una specie di fuga, la necessità di scoprire l’Italia classica del-la Magna Grecia e dei romani. Forte degli studi di legge a Strasburgo e a Lipsia, dove fu coin-volto dal movimento letterario dello “Sturm und Drang”, scelseper il suo soggiorno italiano nel 1786 il falso nome Jean PhilippeMoller, un anonimo commerciante di Lipsia.A Roma, la capitale che tanto amò, Goethe convisse con molti ar-tisti tedeschi mossi dalla stessa attrazione nei confronti della cit-

tà e strinse un’intensa eproficua amicizia con loscrittore Friedrich Schiller.Nel suo diario di viaggioin Italia e della Città eter-na scriverà: “C’è una solaRoma al mondo, e io mi citrovo bene come un pescedentro l’acqua, e vi gal-leggio così come una palla di cannone gallegge-rebbe sul mercurio, men-tre in qualsiasi altroliquido essa colerebbe apicco. Niente offuscal’orizzonte dei miei pen-sieri, fuorché il non potercondividere la mia felicitàcon quelli che amo. Ora ilcielo è stupendamente se-reno, solo al mattino e al-la sera scende su Roma un pò di nebbia. Ma sui colli, ad Albano,a Castelgandolfo, a Frascati, dove la scorsa settimana trascorsitre giorni, l’aria è costantemente pura e limpida. Là, si può stu-diare una natura differente”; e di Napoli: “E anche a me qui sem-bra di essere un altro. Dunque le cose sono due: o ero pazzoprima di giungere qui, oppure lo sono adesso”. “E’ vero, qui nonsi può far qualche passo senza che ci s’imbatta in individui malvestiti persino solo di stracci, ma non per questo loro sono per-digiorno e fannulloni! Anzi, paradossalmente oserei dire che aNapoli il lavoro maggiore è svolto dalle persone dei ceti bassi”.Per Goethe, la natura, dominata da una forza creativa unitaria, èsoggetta a una continua “metamorfosi” guidata da una pro-grammata armonia che si rivela anche nel più piccolo ente indi-viduale. La metamorfosi naturale va intesa come un divenirespirituale mosso da due tendenze opposte (concentrazione edespansione) e dall’universale “legge dell’accrescimento”. Perquesto, nelle sue assidue osservazioni naturalistiche, Goethe cer-ca la traccia e la riprova della “pianta originaria” e dell’animaleoriginario”. Secondo lo studioso inglese Matthew Arnold, Goethe “È uno de-gli spiriti più elevati che abbiano mai calcato il suolo terrestre. Lesue opere hanno proposto una visuale nuova e un modo diversodi analizzare e interpretare la natura, la società, la storia”. Le suetragedie, i suoi romanzi, le sue liriche - Werther, Le affinità elet-tive, Elegie romane, Stella, L’apprendista stregone - testimonianodi una acuta introspezione psicologica.Johann Wolfgang von Goethe, considerato il più grande poeta dilingua tedesca fu celebrato in vita come “monumento vivente” equando nel 1832, all’età di 83 anni morì, di lui disse Hugo VonHoffmannsthal “Oggi noi non abbiamo una nuova letteratura.Abbiamo Goethe insieme a pochi incerti tentativi”.

Costanza Cerioli

IL GRAN TOURJOHANN WOLFGANG VON GOETHE

Goethe “Wartburg mit Mönch und Nonne” (14.12.1807)

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Giacomo Casanova nasce a Venezia il 2 aprile del 1725 da Zanet-ta Farusso, figlio illegittimo del patrizio Michele Grimani.A quattordici anni riceve gli ordini come “abatino”, studia al-l’Università di Padova, dove probabilmente si addottorò (1742)in diritto civile e canonico, in utroque jure, come egli stesso af-ferma, dopo aver preso gli Ordini minori (1741). Nello stesso an-no compì un primo viaggio a Corfù dove ebbe le primeesperienze di libertinaggio. Nel 1743 dopo aver soggiornato aNapoli e in Calabria, torna a Roma presso il Cardinale Acquaviva,presso il quale rimane per circa due anni. Fu in questo periodoche Casanova maturò l’abbandono degli studi ecclesiastici, an-che perché fu distolto dai primi amori. Nel 1745 è a Venezia, pro-tetto dal senatore Matteo Giovanni Bragadin. Lascia Venezia nel1750 e gira per l’Europa, visita la Francia e a Lione si iscrive allamassoneria, torna a Venezia e nel 1755 viene imprigionato dall’Inquisizione e portato nel carcere dei Piombi con l’accusa diappartenenza a sette segrete, praticare magia, libertinaggio e vi-lipendio alle istituzioni. Avventuriero, libertino, scrittore sostene-va, con una faccia di bronzo, di avere trecento anni, di possederela medicina universale, di essere in grado di fare tutto quel chevoleva con la natura, di essere capace di fondere i diamanti.Dopo quindici mesi di segregazione, la notte tra il 31 ottobre eil 1° novembre del 1756, fugge dai Piombi in modo rocambole-sco e si rifugia a Parigi. Riprende a viaggiare, spesso per piacerepersonale, qualche volta perché messo al bando. Visita le capita-li europee: Parigi, Vienna, Dresda, Berlino, Praga. È di questo pe-riodo la sua conoscenza con Voltaire e la presentazione a

Caterina la Grande. In Russia si regalò, per il suo compleanno,una quattordicenne comprandola da un servo della gleba. Zaira,rivestita e amata a modo suo, fu anche picchiata secondo l’usan-za russa e poi rivenduta per pochi rubli ad un settantenne. Nel1784, diventa segretario dell’ambasciatore veneziano, Foscarini.L’incarico dura poco, perchè nel 1785 la morte dell’ambasciato-re lo spinge a cercarsi un nuovo protettore e quindi ad accettaredi diventare bibliotecario del conte di Waldstein che un annodopo lo assume, a Vienna, come bibliotecario nel suo castello diDux, dove resterà fino al 4 giugno 1798, giorno della sua morte.Casanova era a volte anche ligio alle convenzioni, alle regole, eraun borghese nel senso migliore del termine. Inventava, abbelliva,nascondeva, impegnato fino allo spasimo a reinterpretare la vitaogni giorno, a speculare, giocare d’azzardo, ma anche truffare,commerciare, occuparsi con successo di alta finanza per i gover-ni presso i quali trova momentaneo asilo. Fonda imprese com-merciali, giornali, introduce il gioco del lotto in Francia. Scrive epubblica numerose opere. Disegna i tarocchi. Casanova fu baro,spia, ateo, imbroglione (a Parigi tentò di vendere la pietra filoso-fale ad una nobildonna), seduttore, saltimbanco, giocatore d’azzardo. Oltre ad essere un grande viaggiatore contribuì a dif-fondere numerosi usi e costumi in tutta Europa, perché in ogniluogo si adoperò per introdurre le novità che aveva osservato neiluoghi già visitati (giochi da tavolo, usanze, modi di fare ecc.).Molto spesso si trattò di modalità comunicative che gli procura-vano favori presso i nobili, ma anche nemici. Alto un metro e no-vanta “aveva un colorito africano e due occhi vivaci che, pur

GIACOMO CASAe le sue centose

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essendo pieni di spiri-to, rivelavano semprela suscettibilità, l’in-quietudine e il ranco-re che gli conferivanol’aria feroce di chi èpiù facile mettere in

collera che di buon umore, che sarebbe bello se non fosse brut-to!” Provava un’indicibile attrazione verso l’altro sesso. Nelle me-morie parla di sedicenni, venticinquenni, ma non disdegnavaneanche le cinquantenni. Di se diceva: “ Ho molto amato anchela buona tavola e insieme tutte le cose che eccitano la curiosità”.Il bilancio della sua vita sessuale-amorosa ci parla di quasi due-cento donne sedotte e di una mezza dozzina di figli avuti e spar-si per l’Europa. Questo nonostante il fatto che, com’egli stessoraccontava, usava senza risparmi i preservativi che erano “...unarecente invenzione inglese”. Casanova, che del sesso aveva fattouno strumento di autorealizzazione e affermazione di sé, dicevadi usare il preservativo non solo per proteggersi dalle infezionima anche per mettere il bel sesso al sicuro da ogni timore. La sua“redingote Anglaise” era realizzata in sottile pelle di capra, fissa-ta con un cordoncino di seta, decorata a fiorellini. Gran partedella sua vita si svolse tra la tavola, le braccia delle donne e il ta-volo da gioco. Dormiva pochissimo. Le sue galoppate amatorie

avevano delf a n t a s t i c o .Ogni impresastrana o auda-ce lo sti-molava, dalletruffe allam a r c h e s ad’Urfé, cheaveva da po-co superato isettant’anni -con la quale,nel suo rap-porto di “su-blime pazzia”visse un lungopomeriggio ealla quale fe-ce credere diaverla mes-sa incinta - all’acrobaticadeflorazione

di una gobba, dal duello dialettico con Voltairealla rappresentazione pratica delle 35 pose ama-

torie suggerite dall’Aretino. Era insaziabile, al punto che quandoesagerava - e accadeva spesso - finiva con l’eiaculare sangue, co-sa che inorridiva le sue donne lasciando lui appagato e inorgo-glito “L’ultima notte, che passai intera, con la mia deliziosacontessa, fu molto triste; saremmo morti di dolore, senza le vo-luttà dell’amore che ci consolarono. Nessuna notte venne maiimpiegata meglio di quella! Le lacrime del dolore e quelle dell’amore si alternarono senza interruzione, e io rinnovai novevolte il sacrificio sull’altare del dio che ravvivava le mie forze ognivolta che il piacere le esauriva. Sangue e pianto bagnavano ilsantuario, tanto il sacrificatore quanto la vittima erano spossati,eppure i desideri dicevano: “Ancora!”. Dovemmo staccarci, im-ponendoci uno sforzo tanto penoso quanto era stata dolce lanostra unione di otto ore... Era di bocca buona, amava tutte: bel-le, brutte, vecchie, quello che capitava; anche se ebbe sempreuna predilezione per le lolite che collezionò in grande misura (ini-ziò ai misteri dell’amore anche bambine di dodici e undici anni).Pare che le sue armi “segrete” fossero il cacao presente nellacioccolata e lo zinco contenuto nelle ostriche, delle quali fu smo-dato consumatore. Un universo di valenze eterogenee che ce lomostrano anche come un generoso, uomo di cultura e di gusto,uno dei più grandi letterati del suo tempo. L’Europa del Settecen-to viene da lui osservata con un colpo d’occhio formidabile edavvincente, dalla prospettiva molteplice dei caffè, dalle alcove aisalotti, dai tavoli da gioco alle logge massoniche, dove trascorre-va la sua vita “en philosophe”, cioè da colto gaudente. Consumòfino all’ultimo l’avventura della sua esistenza in un’epoca in cui lavita era una opera d’arte e si poteva farne, con vera gioia per lui,un capolavoro dei sensi. Fu virile fino in tarda età, anche se daiquarant’anni in poi visse un lungo e doloroso declino fisico che siconcretizzò in molte malattie, tra cui grossi disturbi alla vista.

Annotazione nel registro dei decessi di Dux (Boemia) che registrala morte di Giacomo Casanova avvenuta il 4 giugno 1798.

Mara ParmegianiStorica del costume

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Adélaide de Gueidan al clavicembalo

ANOVAedici donne

Abitazione di Casanova a Venezia

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Questa è la storia der Tinea, er bullo de Trestevere.Il suo vero nome era Romeo Ottaviani ed era nato a Roma - ovvia-mente - e stava di casa a vicolo del Cinque. Era un giovanottone al-to e robusto, cresciuto in un rione che fu una fucina di bulli e quindine assorbì il modo di essere e fu testimone di innumerevoli fatti disangue. Il delegato di pubblica sicurezza Ripandelli, per evitargli difinir male, lo raccomandò per un lavoro alle Regie Poste e il nerbo-ruto Romeo divenne un fattorino alla sede di piazza San Silvestro.Ma una sera del 1898, finito il lavoro, in via Frattina s’imbatté in unenergumeno che picchiava una donna. Subito s’intromise a difesadella ragazza “Che je stai a fa’ a sta poveretta, lassela perde”. “Jefaccio quello che me pare e piace e tu impiccete de l’affari tua sinnòco questo - je mostrò er cortello - te caccio fora le budella’. Nella tradizione banditesca si diventava brigante per onore e sensodella giustizia. Così Romeo assestò due ceffoni al Malandrinone,protettore famoso e capo di una sessantina di papponi con i qualicontrollava una gran parte della prostituzione romana, si conquistòl’odio della malavita e l’affetto della gente. La stampa rese noto l’episodio e fece del Tinea un nuovo eroe popo-lare, seguendolo in tutte le sue “imprese “ e rendendolo famoso,detto l’ufficio reclami per i deboli. Tinea lavorò come “maschera” inteatri e locali, un buttafuori che faceva paura a qualsiasi facinoroso.Una sera ci si provarono in dodici, con un agguato al quale Er Più - disarmato in quel caso - dovette far fronte con la fuga; ma la suacorsa ebbe termine quando la fila degli assalitori si era quasi dirada-ta. Al primo che sopraggiunse dette un pugno che l’atterrò, gli tol-se il coltello e si fece incontro agli altri: fece in tempo a ferirne solodue perché gli assalitori si dileguarono.Il coltello, con la sua diabolica ambivalenza, che, come è ovvio, dastrumento può tramutarsi in arma per eccellenza, è stato il protago-nista di molti fatti di sangue in ogni epoca, con particolare valenzain Italia tra il 1600 ed i primi del ’900 ed il primato, almeno per iduelli, spetta senza alcun dubbio alla città di Roma.Da quer giorno casa del Tinea, a piazza Renzi, diventò una specie diufficio reclami. Il soprannome Tinea gli era stato affibbiato per dar-gli origini importanti. Divenne Er Più di Trestevere. Ormai tutti sape-vano che se avevano bisogno, lui sistemava le cose, e quandoesagerava si faceva un pò di carcere e poi tornava all’opera. Nell’an-tico dialetto romanesco, il bullo viene a volte confuso col “paino”,che occasionalmente si era armato di coltello, ma che era un elegan-tone perdigiorno. Il bullo era di un’altra pasta, un vero e proprio fe-nomeno di costume, forte, arrogante, violento, fumantino,guascone, gran mangiatore e bevitore, disinteressato, protettore deipoveri e dei vessati, di parola d’onore, insomma “er più”. Ebbe ter-reno fertile tra i rioni popolari di Roma, acerrimi nemici, Testaccio,Trastevere, Regola, Monti, Parione, Ponte e San Lorenzo. Il bullo pe-rò non ruba, non sfrutta le donne anche se gli cascano ai piedi, ve-ste elegantissimo, pieno d’oro che ciclicamente deve impegnarequando è a corto di bajocchi. Un tizio noto come “Er Bassetto” che Tinea aveva maltrattato in pri-gione - anche Er Più si faceva dei mesi di galera ogni tanto - si ven-

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"Un vecchio cortello dicede strada er z

diventa n'fattaccio, di

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dicò facendogli un taglio sulla guancia mentre dormiva e lo“sfregio” era il massimo delle offese. Uscito “dar Coeli”, Er Piùcercò ostinatamente Er Bassetto ed evidentemente lo trovò,perché fu rinvenuto morto per un’unica coltellata, inferta congrande forza.A Roma esisteva una scuola di coltello dietro il Pantheon, a viadella Palombella, chiamata “scuola della cicciata” ove le puntedelle armi rimanevano scoperte solo minimamente ed il restodella lama veniva avvolto in spago (la sicura) per cui si potevacolpire solo la ciccia dell’avversario. Anche quando erano in ga-lera i bulli si allenavano, colpendosi con gli scopettoni delle la-trine intinti nel bianco della calce delle sputacchiere in unasingolare scherma con tanto di arbitro e scommesse.L’ospedale più frequentato dai bulli era La Consolazione, inquanto trovandosi tra il Foro ed il Teatro Marcello, era croceviatra Trastevere e Monti e non lontano da Ponte a Ripa. I mediciredassero per diversi anni una statistica di ferimenti, omicidi,colpi da fendente o da stoccata.Una sera all’inizio di aprile del 1910, una carrozzella trasportòun ferito proprio all’ospedale della Consolazione, un giganteche aveva intriso col suo sangue tutta la tappezzeria della “bot-ticella”. Fu un infermiere a identificarlo nel Tinea, era stato feri-to a tradimento da un gobbetto noto come Sartoretto.Al funerale der Più partecipò tutta la Roma bulla, una gran fol-la di amici, nemici, curiosi, cronisti e poliziotti.Il Messaggero gli rese omaggio - dalle cronache di allora, ndn):“Er Tinea non era un delinquente volgare. In altri tempi, in altri

luoghi egli sarebbe stato un caporale di bravi, un piccolo capi-tano di ventura, un discreto capo brigante, più abile e soprat-tutto più coraggioso di Mugolino, di Leone, di Fioravanti, diTiburi. Gli aneddoti sulla vita di quest’uomo sono moltissimi: etutti valgono a provare la sua forza, la sua audacia, spinte finoalla temerità, e in pari tempo la sua generosità di fronte ai de-boli. Dove era lui, non ammetteva che ci fossero altri prepoten-ti: e guai a chi osava metterglisi di fronte, correva il rischio dimorire ammazzato o, per lo meno, era sicuro di rimanere parec-chio tempo all’ospedale, per farsi curare le ferite ricevute”.I bulli incarnarono l’anima di Roma, sonnolente all’epoca papa-le, con la sua conflittualità tra libertà ed amore per il papa Re.Costituìrono il punto di riferimento del rione ove carente era lalegge e si cercava una giustizia immediata e severa.C’è da dire che all’epopea dei bulli mise fine il Fascismo, conun’accanita persecuzione. Personaggi incredibili come Barbie-retto, Gramicetta, Augusto er fontaniere, Toto er pizzuto, Achil-le er gallo, Augusto er pittoretto, Silvestro er ciociaro, erBroccoleto, er Tarmato, er Carcina, Nino er boja, Ettorone del-l’ammazzatora, che rifiutavano categoricamente di usare la pi-stola chiamata con dispregio “cacafoco” e preferivano il coltelloovvero “tajno” o “cerino”, passarono lunghi periodi in carcere(Carceri nuove, San Michele prima e Regina Coeli dopo).Con la morte, Er Più evitò di essere testimone del declino delsuo mondo.

M. P.

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ceva a na spada ferisco e sbudello la gentezangue che caccio da quelle ferite diventa na lite". Giuseppe Gioacchino Belli

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Joan Crawfordla personificazione del sogn

Da star silenziosa a regina del camp,Joan Crawford e la sua incredibile car-riera durata ben 45 anni costituisco-no una vera e propria leggenda disopravvivenza professionale e con-tinua reinvenzione. Allo stessotempo diva gloriosa, tragica, di-sperata e speranzosa, la storia diJoan Crawford è la personifica-zione del sogno americano.Non fu cosi da subito. Moltospesso le dive di Hollywooddi ieri e di oggi condividonoun’infanzia difficile e tor-mentata. Fu cosi ancheper lei, nata Lucille LeSueur, minore di tre fra-

telli e chiamatafamil iarmenteBillie, che iniziòad appassionarsialla danza e matu-rò il desiderio di di-ventare ballerina. Ilsogno si infranse pre-sto a causa di un inci-dente in giovane età(Lucille si tagliò un piedecon il vetro di una botti-glia, recidendosi il muscoloe i tendini) che la rese semi-claudicante per tutta la vita.A scuola, dove era costrettaanche a lavorare per mante-nersi agli studi, secondo i suoi

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biografi dovette subire gli abusi psicologici della preside, mentrea casa quelli del patrigno che spesso le faceva delle avance. Coni risparmi accumulati, continuò gli studi di danza e nonostante ilsuo handicap diventò campionessa di charleston, ottenendo uningaggio da 25 dollari in un locale di Chicago. La sua carriera nelmondo dello spettacolo iniziò in piccoli cabaret destinati a unpubblico di passaggio. Il primo salto fu la promozione a ballerina di fila a Broadway, nel-la rivista musicale Innocent Eyes, e Lucille, che era costretta a la-vorare nei piccoli club per potersi mantenere, ebbe finalmente lasua prima occasione. Fu lì infatti che venne notata da un talentscout che la presentò alla sua prima major, la Metro GoldwynMayer. Il primo passo a Hollywood era ormai compiuto anche sela battaglia era dura e la vita continuava tra alti e bassi. Il debut-to cinematografico avvenne in silenzio con piccole parti da con-trofigura e in ruoli minori, primo fra tutti quello in Pretty Ladies.Fu allora che Lucille assunse il definitivo nome d’arte di JoanCrawford. Il suo ingresso ufficiale tra le stelle del cinema se loguadagnò 3 anni dopo il suo arrivo a Hollywood, nel 1928, gra-zie all’irrefutabile prova del box office e alle lettere di fans, per ilfilm muto “Le nostre sorelle di danza” (Our Dancing Daughters).Da questo punto in poi Joan iniziò la sua battaglia con i dirigen-ti degli studios per ottenere ruoli da protagonista in film in cuinon veniva mai considerata come prima scelta. Una battaglia chedurò tutta la vita a prescindere dalla carriera in rapida ascesa,dalla fama ottenuta e dalla major per cui lavorava. Nonostante ledifficoltà, e grazie al suo continuo reinventarsi Joan Crawfordriuscì a creare una solida e variegata galleria di personaggi, nelcorso dei sui 45 anni di carriera, che spesso rispecchiava i tempie le tendenze dell’industria dell’epoca. Negli anni ‘20 fu l’epito-mo della cosiddetta flapper ovvero una di quelle ragazze, disin-volte ed emancipate, che indossavano gonne corte, portavano icapelli a caschetto, ascoltavano il jazz e mostravano il loro di-sprezzo per quello che all’epoca era considerato un comporta-mento decoroso. Esuberante e irrequieta, nel 1929 sposò l'attoreDouglas Fairbanks Jr., che contribuì al suo inserimento nel mon-do della celluloide. Negli anni ‘30, durante la Grande Depressio-ne, la Crawford incarnò le speranze della nazione con il suoicelebri ritratti della vivace ragazza della working class e di quel-la più sofisticata e modaiola della upper class. Il vero grande successo arrivò proprio nel 1932 grazie all’ interpretazione dellasensuale e spregiudicata dattilografa in Grand Hotel, accanto aGreta Garbo e John Barrymore, film vincitore di un premio Oscar.La Crawford impose così un nuovo modello di donna, dolce efemminile, e allo stesso tempo indipendente e sfacciata, in unafortunata serie di commedie e melodrammi, spesso al fianco diClark Gable. Nel 1939 interpretò un importante ruolo nella com-media Donne, diretto da George Cukor. Nel 1940 tornò al fiancodi Clark Gable nel celeberrimo “L’isola del diavolo”. Nel 1945 vin-se un Oscar come migliore attrice con il film “Il romanzo di Mil-dred”, in cui impersonò una donna divorziata alle prese con iproblemi delle sue due figlie: una che muore tragicamente e l’al-tra che dimostra uno spietato arrivismo. Non poté però presen-ziare alla cerimonia di premiazione, perché costretta a letto dauna polmonite. Nel dopoguerra i suoi personaggi si fecero più

oscuri, Joan si avventurònel noir e nel dramma do-mestico, mentre negli anni‘50 si divise tra storie alta-mente drammatiche e filmin cui aveva ruoli decisa-mente più camp, esagera-ti, quasi grotteschi. Furonogli anni in cui girò una se-rie di cortometraggi per latelevisione e alcuni film discarso successo a ecce-zione dello spregiu-dicato western Johnny Guitar del 1954 di NicholasRay, in cui interpretò un’af-fascinante e impetuosaproprietaria di saloon. Ormai diva affermata, adottò nel tempoquattro figli: Christina, Philip, al quale cambierà il nome in Chri-stopher, Cathy e Cindy, che lei chiamerà sempre “le mie gemelli-ne”. Nel frattempo aveva divorziato da Douglas Fairbanks Jr., e siera risposata altre tre volte: con gli attori Franchot Tone, PhilipTerry e con Alfred Steele, dirigente della Pepsi Cola, marchio peril quale la diva prestò in più occasioni il volto per spot pubblici-tari. Dopo la morte di quest’ultimo nel 1959, entrò a far partedella direzione della Pepsi; si occupò di beneficenza e girò unaserie di cortometraggi per la televisione e alcuni film di scarsosuccesso. La tendenza al camp si accentuò negli anni ’60. È del1962 il suo ultimo grande successo: il celeberrimo “Che fine hafatto Baby Jane?”, diretto da Robert Aldrich, e girato a fiancodella sua storica collega-rivale Bette Davis. Il successo della pelli-cola non si tradusse però in nuove promettenti proposte. Al con-trario, Joan fu costretta per motivi finanziari a iniziare il ciclo delcosiddetto Grand Guignol, mediocri film horror, l’ultimo dei qua-li fu “Il mostro di Londra” (Trog), girato in Inghilterra nel 1970. Ilsuo volto ha ispirato quello della strega Grimilde del film Disney“Biancaneve e i sette nani”. Nel 1964 si riammalò gravemente dipolmonite e non riuscì a completare la lavorazione della pellico-la “Piano... piano, dolce Carlotta”, che l’avrebbe rivista accantoalla Davis e fu sostituita da Olivia de Havilland. Mentre la sua car-riera volgeva al tramonto si ammalò di cancro allo stomaco emorì nel 1977 in completa solitudine nella sua casa di New York.Nel testamento diseredò la figlia Christine e il figlio Christopher(«Per i motivi che loro sanno», scrisse) lasciando ogni sua sostan-za alle altre due figlie, Cindy e Cathy. Christine pubblicò in segui-to uno spietato libro di memorie “Mammina Cara”, da cui ètratto il celebre film interpretato da Faye Dunaway.

Andrea di Capoterra

no americano

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Il fazzoletto, essenziale da quando Ciro, re di Persia, emanò un

editto che proibiva di pulirsi il naso con le mani, diviene prezio-

so nel tempo.

Opera di un’arte minore, ha accompagnato con la sua evoluzio-

ne l’affermarsi o il tramontare delle mode, l’avvicendarsi degli

stili, il libero dispiegarsi del gusto.

E una vita di secoli, narrata con il filo, ne fa un frammento di sto-

ria: un viaggio alla riscoperta di secoli percorsi da rivoluzioni cul-

turali, sociali ed artistiche di grande rilievo.

Nel XVII secolo il fazzoletto diviene moda corrente nella società

francese. Gli uomini lo portavano in una tasca dell’abito e le don-

ne in sacchette sospese alla vita con un cordoncino reticule, che

nascondevano sotto le gonne o il panier.

Il popolino diceva di una persona che aveva fatto fortuna quan-

do non si puliva più il naso con il bordo della manica e ogni da-

ma di censo doveva farne uso.

Nel ‘500 i fazzoletti o drapiselli, realizzati in lino o tela di Reims,

venivano profumati con una essenza solida conservata in conte-

nitori di pelle a forma di volatile: gli augelletti di Cipro. Si profu-

mavano i fazzoletti chiamati anche “di Venere”, perché si crede-

va che i profumi avessero effetti curativi. Al loro fascino non

sfuggì, qualche secolo dopo, neanche Giuseppina Beauharnais,

moglie di Napoleone. Forse per mascherare una bocca troppo

larga e malsana, ad ogni accenno di risata portava un fazzoletto

profumato alla bocca.

Ma era anche un sollievo odorarlo quando la morsa del busto di-

ventava insopportabile.

I fazzoletti comparvero già all’nizio del XIV secolo negli inventa-

ri di personaggi di rango con il nome di “lacrimatoi”. Quelli di

Caterina dé Medici erano orlati con merletti a motivi geometrici

e ad ago dalle ricamatrici di Venezia.

Tra le “piccole regole” di Baldassare Castiglione, c’era anche

quella che prima di sedersi a tavola ci si dovesse lavare le mani.

Se sulla tavola era posto un solo bicchiere, prima di portarlo alla

bocca, i commensali si dovevano pulire bene le labbra con il pro-

filo del fazzoletto e bere d’un solo fiato.

Quelli maschili, salvo quelli destinati ad Enrico II che li preferiva

di larga bordura, erano più semplici. Venivano riposti talvolta in

una borsa sospesa alla cintura insieme all’orologio, assoluta no-

vità creata da Peter Henlein di Norimberga, o dentro le tasche,

nella parte alta delle calze. Una satira del 1512 spiega come faz-

zoletti abilmente disposti nell’apertura del farsetto potevano

supplire alla mancanza

della camicia, ma i tratta-

ti di buone maniere del

XVI secolo ne raccoman-

dano in modo sempre

più pressante l’uso per

soffiarsi il naso.

Il fazzoletto suggerì an-

che una pettinatura se-

ducente e di gran moda.

Mademoiselle de Fonten-

ges, la diciottenne favori-

22

Il Fazzoletto, un picco

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ta del Re, durante una partita di caccia, cadde da cavallo perden-

do la sua curiosa acconciatura tutta nastri e piume.

Con gesto istintivo la Fontanges adoperò, per raccogliere sulla

nuca i suoi capelli, il fazzoletto che faceva parte dell’abbiglia-

mento per la caccia che di solito sventolava da una tasca latera-

le. Da quel momento fu moda.

Il perfezionamento dei telai meccanici e l’invenzione, da parte

dell’inglese Hammond nel 1768 della macchina per fabbricare il

tulle, chiamato “fondo di Bruxelles”, fece si che sul mercato si

potessero trovare pizzi quasi perfetti a prezzi più contenuti. Fece

seguito, nel 1828 la prima macchina per ricamare e il 1840 salu-

tò i primi pizzi a macchina.

I più snob continuavano nondimeno a farne sfoggio nei salotti,

nel corso di conversazioni, esibendo esemplari di raffinata fattu-

ra.

Verso la fine del ‘700, la cultura dell’ago e del filo aveva opera-

to la rivoluzione delle apparenze e il fazzoletto non più soltanto

decorativo, era divenuto funzionale.

Per le donne che non avevano adottato l’uso della borsetta, il

fazzoletto, come il ventaglio, era un accessorio assolutamente in-

dispensabile, da tenere in mano per la strada, durante la passeg-

giata, in visita, in viaggio.

Come pegno d’amore le ragazze ricamavano sui fazzoletti, con i

propri capelli, le cifre dei loro innamorati o raffigurazioni allego-

riche come il salice

piangente, simbolo del-

l'amore tenace, o colom-

be in volo.

Nel 1859 le popolane

mettevano sui capelli

fazzoletti tricolori sui

quali spiccava una come-

ta luminosa con la scritta

“Dio lo vuole”.

Le rivoluzionarie francesi

se ne servirono per rac-

cogliere sulla ghigliottina, il sangue di Luigi XVI.

Ma al fazzoletto è legato anche l’amore: lo si lasciava cadere di-

strattamente per incoraggiare il corteggiatore. In leggerissima

seta colorata, rifinito da un alto bordo di pizzo valenciennes, di-

venne indispensabile anche nel matrimonio.

Nelle cresime, il libro delle preghiere era avvolto in un fazzoletto

ricamato con margherite e spighe, entrambe simboli beneaugu-

ranti. Il lutto era messo in evidenza nei fazzoletti, orlati quasi

sempre di valenciennes, con ricami in grigio o nero.

Oggi i fazzoletti, trasformati in foulard, firmati, coloratissimi e

grandi si portano al collo; i piccoli nel taschino della giacca; i più

antichi e preziosi vengono incorniciati a testimonianza di presti-

gio, di arte, di duro lavoro artigianale il più delle volte realizzato

dalle orfanelle presso Istituti di Opere Pie.

Pavarotti lo usava quotidianamente, avvolto intorno al collo, tra

le mani era imprescindibile quando cantava.

Oggi il fast-food, l’usa e getta si è esteso anche al fazzoletto che

adesso è di carta; perché, come osservò una nobile giapponese:

“Non è bello riporre nella borsetta ciò che deve essere gettato”.

M. P.

Storica della moda

23

colo passato di storia

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2424

Come si forma la madreperla lo ha scoperto un gruppo di ricer-

catori giapponesi che hanno individuato due proteine la cui fun-

zione sarebbe essenziale proprio nel momento in cui le

conchiglie a valve delle ostriche si stanno formando. Le due pro-

teine si comportano come i vigili nel traffico: dirigono i cristalli

di carbonato di calcio tutti nella stessa direzione per farli allinea-

re in modo tale da conferire alla sostanza che sta nascendo, la

madreperla, la sua perlacea bellezza.

Bella, iridiscente e dura, queste, le sue caratteristiche. Ma della

madreperla e dei processi che portano alla sua formazione fino

ad ora si sapeva ben poco, se non che quella sostanza a struttu-

ra lamellare, che è identica a quella delle perle che crescono al-

l’interno delle valve, è costituita da strati di cristalli di aragonite

tutti orientati nella stessa direzione, separati da altri strati di una

sostanza organica, chiamata conchiolina, una sorta di matrice

composta di proteine ed altre molecole organiche.

Ora, però, in un lavoro pubblicato su Science, Michio Suzuki e i

colleghi dell’Università di Tokyo, spiegano che, per saperne di

più, hanno destrutturato le valve di un’ostrica da perla di alleva-

mento, come la Pinctada fucata, rimuovendo, con l’acido, i mi-

nerali di aragonite dalla matrice organica del bivalve, per estrar-

re le proteine. Tra le diverse proteine trovate i ricercatori hanno

scoperto che solo una, la Pif80, si lega all’aragonite sintetica,

piuttosto che ad altri tipi di cristalli di carbonato di calcio. Ana-

lizzando, poi, il gene che codifica questa proteina, hanno visto

che questo gene codifica anche un precursore della proteina.

Precursore che viene diviso in due altre proteine, la Pif80 e la

Pif97.

La conclusione alla quale sono arrivati Suzuki e colleghi è che, se

le ostriche non hanno queste ultime due proteine perdono com-

pletamente la loro capacità di produrre il rivestimento madreper-

laceo della conchiglia. Molto probabilmente, dicono gli

scienziati, le proteine formano un complesso proteico in cui

Pif80 si lega all’aragonite e Pif97 si lega ad altre molecole nella

matrice, regolando la crescita di questo materiale molto duro e

ricercato.

Rita Lena

Ecco come si forma

la madreperla.

Grazie a due

proteine che

allineano i cristalli

di calcio

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Scoperto il gene che fa dormire poco.

Accorcia la durata del sonno e non fa sentire stanchi

Dormire poco fa male? No, se si è geneticamente pro-grammati per farlo. Lo hanno scoperto Ying He e i col-leghi della University of California, Mission Bay, SanFrancisco che hanno individuato il gene che fa dormirepoco, o meglio una mutazione che sembra essere, al-meno in parte, responsabile del fatto che alcune per-sone, dormono di meno senza poi portarne leconseguenze come stanchezza e sonnolenza. Anzi, gra-zie al gene, si dorme di meno e si riesce a recuperareanche il sonno perduto. Questa scoperta, avvertono gli scienziati sulle pagine di“Science”, che ha recentemente pubblicato lo studio,non deve però invogliare a fare le ore piccole o ad at-tardarsi davanti alla Tv o cambiare le abitudini di vita,perché come spiegano in un altro articolo altri ricerca-tori dell’Università svizzera di Losanna e della Vaud Uni-versity Hospital Center di Losanna in Svizzera, questamutazione è molto rara e, quindi non a tutti è dato ilprivilegio di dormire poco e di sentirsi bene e lucidi ilgiorno dopo. La scoperta è stata fatta dopo che Ying He e colleghihanno analizzato e studiato una famiglia in cui la ma-dre e la figlia dormivano regolarmente una media di seiore per notte e, dopo aver sequenziato diversi geni che,secondo loro, potevano essere coinvolti nella regolazio-ne del sonno, hanno scoperto una variante del geneDEC2, che tra tutti i membri della famiglia, avevano so-lo la madre e la figlia. Si tratta di un gene “repressoredella trascrizione” e, come tale, blocca l’espressione dideterminati geni o proteine, ed è anche coinvolto nellaregolazione dei ritmi circardiani. Per verificare gli effet-ti della variante genica sulla durata del sonno, i ricerca-tori hanno creato un modello animale ingegnerizzato(topo) portatore della mutazione ed hanno confronta-to i suoi cicli veglia-sonno e la sua attività cerebrale conquelli di topi normali.I risultati della sperimentazione dicono che i topolinimutanti dormono di meno, con periodi di veglia più

frequenti, e che hanno bisogno di meno tempo per riprendersi dalla privazione del sonno. Secondo gli autori dello studio, gli animalimutanti utilizzati per la ricerca, potrebbero diventare un nuovo modello utile sul quale studiare il sonno umano e, anche se la mutazio-ne è piuttosto rara, la ricerca apre la strada a nuovi approfondimenti volti a scoprire quali sono i veri meccanismi del sonno e l’effet-to che il sonno ha sulla salute umana.

Rita Lena

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Le recenti acquisizioni in campo implantologico e nella rigene-

razione ossea intraorale consentono terapie odontoiatriche, un

tempo inimmaginabili in termini di successo e rapidità di ese-

cuzione, che consentono di risolvere brillantemente anche i più

gravi esiti di traumi sportivi.

Non bisogna tuttavia dimenticare l’importanza della prevenzio-

ne a tutti i livelli delle attività sportive, sia per quanto riguarda

i traumi facciali e dentari sia per intercettare altre patologie

specie dell’età evolutiva.

Il paradenti è per esempio un ottimo presidio protettivo trop-

po spesso rifiutato dagli sportivi.

In una nostra recente ricerca statistica eseguita su giovani atle-

ti abbiamo evidenziato come solo il 15% giustificava l’abban-

dono del paradenti per motivi estetici (disturbi nell’eloquio,

timore di essere derisi dal gruppo, etc.) mentre la maggioranza

riferiva come motivazione principale la scarsa tenuta e l’ingom-

bro eccessivo, specie negli sports da combattimento, in cui

queste caratteristiche di affidabilità e l’utilizzo del paradenti co-

me prevenzione del trauma sono indispensabili.

Abbiamo così iniziato una collaborazione con l’Accademia Ita-

liana di Karate Wa Doryu che ci ha portato a confezionare pa-

radenti individuali a tre strati, uno interno più rigido (materiale

Erkodent), perfettamente stabili anche a bocca aperta, molto

aderenti, protettivi anche sulle zone alte del dente e con una

superficie occlusale rigida studiata appositamente per conferi-

re i vantaggi già dimostrati dall’uso del bite negli sportivi (au-

mento della forza, maggiore equilibrio). Tutti gli atleti della

Nazionale Italiana hanno partecipato alla ricerca riferendo risul-

tati molto positivi. La nostra iniziativa si è poi estesa agli istrut-

tori e alla scuola di formazione dell’Accademia con giornate

specifiche sul tema in cui gli istruttori sono stati addestrati a ri-

conoscere anche le occlusioni più a rischio di trauma o quelle

patologie, quali la respirazione orale o le deglutizioni atipiche,

che possono venire intercettate precocemente dagli insegnanti

ai quali affidiamo i nostri piccoli atleti. Tutti hanno imparato co-

me comportarsi in caso di avulsione traumatica di un dente e

questo può significare salvare un incisivo centrale ad un giova-

ne per tutta la vita.

Una patologia sempre più frequente anche nei giovani e lega-

ta ad una predisposizione a scaricare il proprio stress sul siste-

ma masticatorio oltre che ad una malocclusione preesistente è

l’abitudine a serrare o digrignare i denti (serramento e bruxi-

smo, da noi definiti genericamente parafunzione). Si può ma-

nifestare in molti modi, a volte subdoli e non riconosciuti dal

paziente se non troppo tardi, quando insorgono click articolari

o blocchi della mandibola. Spesso la diagnosi non è facile in

quanto nella sindrome dolorosa confluiscono dolori di altra ori-

gine, come emicranie o cervicalgie. Per questo motivo è indi-

spensabile affidarsi ad uno specialista gnatologo piuttosto che

intraprendere cure con “bite fai da te”. Queste patologie in-

fluenzano di solito anche i muscoli cervicali e di conseguenza

inevitabilmente tutti i muscoli posturali. In adolescenza picco-

li scompensi dovuti a malocclusioni associate a parafunzione,

come anche a disturbi oculari di convergenza o problematiche

di piede varo o valgo vengono facilmente compensati ma nel-

l’adulto, quando le riserve di adattamento si esauriscono, ini-

ziano i problemi più gravi, dalla discopatia alle rachialgie.

Affrontare queste patologie affidandosi ad un singolo speciali-

sta di solito è insufficiente perché necessita un team interdisci-

plinare affiatato.

Per questi motivi abbiamo costituito un gruppo di studio roma-

no in cui collaborano non solo un folto gruppo di odontoiatri

ma anche osteopati, ortopedici podologi, medici dello sport,

oculisti. La nostra attenzione è rivolta alla prevenzione prima-

ria, cercando di diffondere i principi basilari, ma anche offren-

do terapie in convenzione, disponibilità immediata in caso di

traumi e soprattutto in caso di traumi gravi l’appoggio di strut-

ture ospedaliere idonee ad affrontare i traumi cranio facciali

dello sport con la massima professionalità, dalla terapia chirur-

gica fino alla riabilitazione fisioterapica specifica.

Le nuove terapie odontoiatricheDr. Marco Boatta

Medico Odontoiatra, esperto in Gnatologia, specialista in NeurologiaConsigliere della SIOS Soc It di Odontostomatologia Sportiva

Dr. Roberto PistilliDirigente primo livello Chirurgia Maxillo facciale A.O.S. Filippo Neri

specialista in Implantologia e tecniche rigenerative.

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In questo momento di grande incertezza economica e di altret-tanto grande trasformismo di molti esponenti di partiti e partiti-ni di entrambi gli schieramenti politici, in cerca di strategie piùutili a loro stessi, che non ai loro elettori, l’opinione compatta echiara del popolo dei forum e dei blog non lascia dubbi: gli elet-ti devono essere fedeli al loro mandato e lasciare da parte i per-sonalismi, più o meno motivati. La domanda è allora questa: hapiù ragione la “folla”, ovvero, in questo caso, i nostri lettori/ elet-tori, considerati “profani”, (un modo gentile per non dire igno-ranti), o i singoli, cioè i politici locali, anche molto competenti etitolati, che spesso hanno opinioni differenti? La risposta può sembrare sorprendente, ma è questa: ha ragionela folla! Non ci credete? E allora seguite questa conferma scien-tifica …..Correva l’anno 1906 quando in un giorno d’autunno, lo scienzia-to britannico Francis Galton, molto noto per i suoi studi su stati-stica ed ereditarietà, lasciò la sua casa di Plymouth per recarsi aduna fiera di campagna. Aveva 85 anni, e li aveva spesi per dimo-strare che soltanto pochissime persone, particolarmente dotate,avessero le caratteristiche necessarie per mantenere sana una so-cietà, mentre la stragrande maggioranza delle persone non lepossedeva. Egli aveva, insomma, fino a quel giorno ben poca fi-ducia nell’intelligenza della persona media, ed era quindi convin-to che una società potesse funzionare soltanto se il potere, ed ilcontrollo, rimanevano nelle mani di pochi eletti “ben nati”!Quel giorno, però… tutto cambiò. Galton si imbattè, infatti, inuna gara di valutazione del peso: era stato messo in mostra ungrosso bue ed una discreta folla di persone aveva comperato persei pence un biglietto numerato su cui scrivere il proprio nome ela stima del peso. Ottocento persone tentarono la sorte: pochierano gli esperti (macellai e contadini), la maggior parte non ave-

va nessuna dimestichezza con il mondo del bestiame e a Galtonvenne subito in mente l’analogia con i meccanismi elettorali: se-condo lui lo scommettitore medio era probabilmente idoneo aproporre una stima corretta del peso del bue, quanto lo è l’elet-tore medio a giudicare in merito alle questioni politiche su cui siesprime! A Galton quindi interessava, attraverso l’analisi di quelparticolare voto, dimostrare che l’elettore medio fosse capace diben poco. Perciò si fece dare i biglietti dagli organizzatori e li sot-topose ad analisi statistica. Vi risparmio la descrizione di tutti iparticolari dell’esperimento, che potete trovare nel libro. “La sag-gezza della folla“ scritto da James Surowiecki, un simpatico eco-nomista, ma vi riporto la sintesi. Galton sommò tra loro tutte lestime e calcolò la media delle risposte del gruppo: quel numerorappresentava la saggezza collettiva della folla di Plymouth, edegli pensava che la stima media del gruppo sarebbe stata total-mente sbagliata… Invece, si sbagliava, perché la folla, nel suo in-sieme, aveva ipotizzato un peso di 1.197 libbre, a fronte delgiusto peso del bue di 1.198 libbre: in altre parole, il giudizio del-la folla era stato praticamente perfetto! Questo risultato fece cambiare a Galton il giudizio sull’elettoratoin particolare, e sulla democrazia in generale e, sicuramente adenti stretti, dovette pronunciare queste parole: “il risultato sem-bra dare più credito all’affidabilità del giudizio democratico diquanto ci si potesse aspettare“, con buona pace di chi è convin-to che la conoscenza sia concentrata nelle mani (o meglio nellatesta) di pochissimi individui… E allora, visto che i gruppi si rive-lano estremamente intelligenti, spesso più dei loro membri mi-gliori, forse dovremmo consultare di più il parere della folla(della quale, ovviamente fanno parte anche i geni), non solo nelmomento elettorale… A questo servono i blog, i forum e la cor-rispondenza preziosa dei lettori /elettori, che con il loro prezioso,e saggio contributo, contribuiscono a mantenere vivo e compat-to lo spirito di collaborazione e unità, unica strada per raggiun-gere obiettivi comuni (peso del bue a parte).

A cura della Psicologa Isabella De MartiniDocente di Psicologia Medica

Università di Genova

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LA SAGGEZZA DELLA FOLLA …

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Si comincia annusando dei chicchi di caffè. Servono per pulire l’olfatto. Poi ci si accomoda su una sedia di pelle. E Felice, dopo averti studia-to e osservato, sceglie quattro tra i ventidue “Profumum” per iniziare a viaggiare e ricordare insieme. Prende il primo odore, quello più delicato, lo spruzza su una cartina, te la porge ed è un fiume di parole evocative: “Era caldo nella distesadi grano mietuta da poco e che all’orizzonte sconfinava fino al mare. Percorso tra erba bruciata e canto di cicale: inno all’afa soffocante. Nel-l’immobilità dell’aria man mano che il blu si avvicinava si spandeva profumo di agrumeti.. Questo è Neroli”. Le note olfattive che si sentonosono boccioli di arancio amaro, legno d’arancio, mirra. Poi passa al secondo: “L’aristocratico e bianco fumo di pregiati sigari si diffonde inambienti riscaldati da torbatissimo whiskies scozzesi e dal tepore di camini alimentati da ciocchi di quercia. Questo è Fumidus”. Radice di ve-tiver e betulla affumicata.Terminati i quattro racconti sei immerso nei ricordi. Ti invita a risentire le cartine e a scegliere due odori da provare e da indossare sul corpoper alcune ore.Questa avventura profumata si ripete ogni volta che si entra in un negozio “Profumum” a Roma. Felice, Giuseppe, Luciano e Maria Durantehanno ereditato dai loro genitori “profumieri” la passione per questo lavoro. Che però si è modificato nel corso del tempo. Così, dopo un’evo-luzione commerciale, dettata dal desiderio di differenziarsi, anziché di omologarsi, nel 1996 creano “Profumum”. Una collezione di odori pertrasmettere emozioni e sensazioni che avvolgono e coinvolgono.

Alessia Ardesi

UN VIAGGIO CON LA MENTE TRA GLI ODORI

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Il coraggio della verità. Un’esperienza diretta senza mediazioni. Falsi moralismi o detti comuni. Unlibro laico e autentico, privo di pregiudizi e con tematiche forti. “Diversi e Divisi” il nuovo roman-zo di Nello Rega, giornalista e scrittore. “Diversi e divisi - Diario di una convivenza con l’Islam”non solo un libro. Non un giudizio sul mondo musulmano: ma la constatazione, ragionata eobiettiva, della differenza tra due realtà culturali e religiose. Il risultato il titolo dell’opera. Il ro-manzo è anche una storia damore e un’utopia romantica tra un uomo cattolico e una donna scii-ta. La penna di Nello Rega immerge il lettore dentro le pagine della convivenza dei dueprotagonisti. Il racconto si alimenta di ricordi, parole, sogni, realtà, paure e solitudine. I temi dioggi. I temi del mondo. Come l’abbandonarsi della mente e dell’anima di un uomo cristiano cheincontra quella che credeva fosse la donna della sua vita. Con la magia dei dubbi e la determina-zione delle certezze, Nello Rega cerca di alleviare le pene di chi si contorce sui perchè e sui per co-me certi avvenimenti accadano. “Diversi e Divisi” è anche un design book by Raffaele Gerardiwww.raffaelegerardi.it, da sfogliare ed ammirare. L’artista e designer marchigiano con le sue pen-nellate ferme e decise, racconta il libro per immagini. Unito all’autore da una lunga amicizia e dal-la voglia di dedicarsi agli altri, sono fianco a fianco anche nel progetto LibanItaly e TogetherOnlus, impegnati dal 2005 in progetti umanitari in Libano.

Costanza Cerioli

L’arte contemporanea africana torna al Teatro Pa-rioli. Riparte domenica 11 ottobre la rubrica di ar-te a cura del critico d’arte Luca Faccendaall’interno del salotto del Maurizio Costanzo Show.Tema scelto dal direttore artistico della NationalGallery Firenze per la prima rubrica della serie au-tunnale è un particolare artista del Kenya – Abdal-lah Salim – che si caratterizza per le sue opererealizzate in acrilico su legno traforato. Il criticoapparirà sorprendentemente proprio dietro a que-sti fori per spiegare al pubblico, dal palco, la straordinaria capacità di questo artista cinquantu-nenne di narrare il quotidiano della sua terra.

Nicoletta Di Benedetto

“Le case hanno un’anima”di Giovanna Napolitano Le case hanno un’anima è un percorso di mezzo secolo di via culturale e sociale visto attraverso i salotti letterali e le case più im-portanti di Roma, Capri, Siena e L’Aquila. Dal seicentesco palazzo caprese di Edwin Cerio passando per la villa di Alberto Moravia eElsa Morante per arrivare alla dimora di Carlo Ludovico Bragaglia sul Monte Tiberio. Toccando il cenacolo letterario aquilano di Ni-cola e Francescangelo Ciarletta e la casa patrizia dei Camerini. E attraversando i salotti letterari romani fra cui quello di Elsa de Gior-gi, casa Napolitano, luogo di incontro tra cinema giornalismo e arte... Con le serate tra Edoardo De Filippo e l’editore Curcio, lecronache di moda e costume di Irene Brin e Camilla Cederna e le notizie della vita culturale newyorkese con Alfred Barr direttoredel “Moma” di New York.

L’Arma per l’Arte - “Antologia di meraviglie”60 opere, tra cui straordinari capolavori, per i 40 anni del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Cultura-le per illustrare i risultati di una costante vigilanza sul patrimonio culturale nazionale e l’articolata attivitàdi recupero in collaborazione con le istituzioni nazionali e internazionali. La mostra “L’Arma per l’Arte – An-tologia di meraviglie” sarà ospitata nelle sale di Castel Sant’Angelo a partire dal 22 settembre 2009. Capo-lavori assoluti, emblematici frammenti di storia si potranno ammirare, sino al prossimo 30 gennaio. Perl’occasione lascerà le sale del Palazzo Ducale di Urbino, che gelosamente lo custodisce, il Ritratto di gentil-donna, cosiddetta “La muta” di Raffaello, immagine del Palazzo, espressione della cultura raffinatissima,simbolo della straordinaria stagione del Rinascimento urbinate. Capolavoro indiscusso in cui l’artista dimo-stra di aver assimilato, con straordinaria vivacità e curiosità intellettuale, la lezione di Leonardo da Vinci. Ilpercorso espositivo è diviso in tre sezioni per offrire la chiave di lettura della mostra e per illustrare alcunitemi significativi: i reperti archeologici recuperati a seguito di attività extragiudiziali, tra cui il famosissimocratere attico a figure rosse firmato da Euphronios, il solo integro dei ventisette vasi dipinti dall’artista gre-co; le opere recuperate a conclusione di commissioni rogatorie internazionali, tra le quali, oltre “La Muta di

Raffaello”, saranno esposte la “Sacra Famiglia con San Giovannino” del Sodoma, la cosiddetta “Madonna Salomon” di Giovanni Bel-lini, e “La Madonna e i Santi Gerolamo e Francesco in adorazione del Bambino”, che uno studio recente attribuisce al Ghirlandaio;i beni recuperati sul territorio nazionale, tra i quali figurano l’unico gruppo scultoreo a tutto tondo della “Triade Capitolina”, altri-menti nota solo attraverso riproduzioni su monete e rilievi, e il frammento recuperato di una monumentale tela con la Vergine cheappare a San Francesco, che Orazio Borgianni, amico e seguace originale di Caravaggio, aveva dipinto nel 1608 per la chiesa di SanFrancesco a Ripa a Roma.Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo23 Settembre 2009 – 30 Gennaio 2010Orario Museo: 09,00-19,00 – Lunedì chiuso

Nicoletta di Benedetto

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BILANCIA

Il segno zodiacale della Bilancia (23 settembre - 22 ottobre), appartiene ai segni di Aria, è un segno dominato dal pianeta Venere. Inati in questo periodo si caratterizzano per il savoir fair: gentili, equilibrati e ordinati, hanno grande capacità di adattamento. Ama-no la bellezza e l’eleganza, odiano le discussioni e la volgarità, nell’esprimere i giudizi sono sempre razionali, indispensabili sono l’ami-cizia e l’amore sincero e per questo sono fedeli e possessivi. I nati sotto il segno della Bilancia si distinguono in professioni come ildesigner, l’antiquariato, le arti in generale, compreso musica e scrittura, ma anche in professioni forti come la medicina e la scienza.Secondo la tradizione, la Bilancia governa la regione lombare, i reni e le ghiandole surrenali. Pertanto i nativi sotto il segno devonofare attenzione in modo particolare al portamento e all’andatura per far sì che il tronco sia sempre ben molleggiato sul bacino, cosache evidenzierà la bellezza del corpo. Rappresentanti importanti nati in questo periodo sono: Giuseppe Verdi, Oscar Wilde, John Len-non, Sandro Pertini, Marcello Mastroianni, Catherine Deneuve. Per i nati sotto il segno della Bilancia il colore preferito è il Verde e ilMarrone; la pietra portafortuna è la Tormalina verde, il Corallo e lo Zaffiro; per il metallo l’Argento; tra i fiori il Narciso, la Rosa, il Gi-glio e la Gardenia; tra le essenze il Muschio, il Tabacco e il Sandalo.Il giorno favorevole è il venerdì.

Siderio

La RICETTA DEL MESE a cura di ROSANNA VAUDETTI CONDUTTRICE SU SKY DELLA “DOMENICA DI ALICE”

ZUPPA DI FUNGHI, PATATE E CECI

Pulire i funghi eliminando la parte terrosa del gambo e affettarli. Lavare le patate, pelarle e tagliarle a cubetti. Lavare il prezzemolo, selezionarne le foglie e tritarle assieme all’aglio. Scaldare il brodo. Mettere in una pentola da minestra l'olio, il tri-to di aglio e prezzemolo e farlo rosolare a fiamma media per un minuto. Aggiungere i funghi, mescolare, quindi unire le patate. Unire un mestolo di brodo, un pizzico di sale, una grattugiata di pepe e cuoce-re per 10 minuti, coperto, a fiamma media. Unire i ceci e il brodo e cuocere per altri 15 minuti. Mescolare di tanto in tanto e verso fi-ne cottura, regolare di sale. Servire la zuppa con il trito rimasto, una grattugiata di pepe ed un filo d'olio a crudo.

Ingredienti: (dose per 4 persone)

• 300 gr di funghi champignon • 2 patate da 300 gr circa

• 2-3 rametti di prezzemolo • 1 spicchio d'aglio

• 1 litro di brodo vegetale • 3 cucchiai d’olio extravergine di oliva

• sale • pepe

• 300 gr di ceci già cotti

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