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Oltre… Periodico di informazione e dialogo parrocchiale e del quartiere Anno XII – N. 3 – Luglio - Settembre 2018 La Parrocchia non vive con il tanto di pochi, ma con il poco di tutti Parliamo di... Speciale Estate 2018 Prime Comunioni GREST: Memores Festa parrocchiale Massamartana Boscochiesanuova CUN FEST Papa Paolo VI santo con Mons. Romero Social Network Incontri con la Poesia e altro ancora

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Oltre…Periodico di informazione e dialogo parrocchiale e del quartiereAnno XII – N. 3 – Luglio - Settembre 2018

La Parrocchia non vivecon il tanto di pochi, ma con il poco di tutti

Parliamo di...Speciale

Estate 2018•Prime Comunioni•GREST: Memores•Festa parrocchiale

•Massamartana•Boscochiesanuova

•CUN FEST•Papa Paolo VI santocon Mons. Romero•Social Network

• Incontri con la Poesiae altro ancora

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Parrocchia “SS. Trinità a Villa Chigi”

Via Filippo Marchetti, 3600199 Roma

Tel. 06.86.00733Fax 06.86.213956

E-mail: [email protected]: www.sstrinita-villachigi.com

Orari Ss. Messe dal mese di Ottobre

Feriale: h. 8.00 – 9.00 e 18.00

Festivo: h. 9.00 – 10.30 – 12.00 e18.00

IN QUESTO NUMERO:Editorial e 2

La catechesi come vocazione 4

Poesia: la parola condivisa 5

Lotta alla mafia 6

DOSSIER AMBIENTE 8

Questa fotorisale al 4novembredel 2003,

quando l’allora ve-scovo del settoreNord, Mons. EnzoDieci, mi consegnò ilcompito servire diquesta comunità par-rocchiale che già inparte conoscevo es-sendovi stato comevice-parroco dal 1988 al 1992. Orasto per inizare il 16° anno con voi…ma non è colpa mia. Ve l’assicuro.Forte di eperienze precedendentidove la permannenza più lunga,Rieti, era stata di 6 anni, mai avreipensato e immaginato di satre cosìtanti anni. Se poi addizioniamo glianni precedenti, quando sarà aprile,significherà che 20 dei miei 36 annidi sacerdozio li ho vissuti con voi.Mamma mia, una vita! Non tocca a me giudicarmi se sonostao un buon parroco e, soprattutto,se adatto a questa comunita par-rocchiale. Sara il tempo, i fruti enon la nostagia, a dare una risposta.Ho cercato di fare quanto è nellemie possibilità Certe volte con en-tusiamo, altre con un po’ di stan-chezza e qualche velata delusione.L’unica cosa certa di aver amato edi amare questa comunità parroc-chiale con le sue ricchezze e suoi li-

miti. Con le sue luci ele sue ombre. D’al-tronde nessuna realtàumana è perfetta.Ancor quando siparla della Chiesa, diuna parrocchia.Grave dimenticarsiche alla guida dellaChiesa c’è lo SpiritoSanto attraverso ilquale Dio Padre stascrivendo la storia di

salvezza invitadoci a seguire l’esem-pio di suo Figlio, il Cristo. Prima di scrivere questo editorialemi è parsa una vignetta di Linusche dice: “Quando pensi di averetutte le risposte, la vita ti cambiatutte le domande”.E pure John Lennon ha scritto: “Lavita é quello che ti succede mentresei impegnato a fare altri pro-grammi” (“Life is what happens toyou while you’re busy making otherplans”, da Beautiful Boy, nell’estate1980, pubblicata il 17 novembre, eLennon fu ucciso tre settimanedopo, l’8 dicembre.Ci sarebbe da arrendersi in par-tenza, quindi, riguardo ad ogni ten-tativo di risposta. Sembrerebbe pro-prio che le nostre strade portino piùad un destino che non ad una desti-nazione.Invece, ogni volta che mi è capitatodi ritrovarmi ad est invece che ad

Iniziamo un nuovo anno pastoraleparrocchiale insieme

La Parrocchia nonvive con il tanto di pochi, ma con il poco di tutti

di p. Lucio Boldrin

L’Editoriale

NUMERO 3LUGLIO-SETTEMBRE 2018

Reg. Tribunale di Roma n. 120 / 2008 del 18. 3. 2008

Direttore responsabile: p. Lucio Boldrin

Collaboratori: Federica Busato, Angelo Fusco, Mario Gravina,

Giampaolo Petrucci e Diletta Topazio. Impaginazione: Luca Theodoli Stampa: PRIMEGRAF Srl, Roma

In ogni numero verranno presentatele varie attività che si svolgono

in parrocchia

La redazione è aperta ad accogliere suggerimenti e argomenti di dibattito all’e-mail:

[email protected]

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ovest, ho caparbiamente cercato dinon arrendermi all’idea di essere vit-tima di un destino cieco, sballottatoqua e là, ora dalla fortuna, ora dallasfortuna. Piuttosto mi sono convintoche il nostro percorso sulla terra haun grande e nobile obiettivo: farcicrescere tutti, spiritualmente.Ogni avvenimento ha un perché,ogni caduta è un’occasione per im-parare a rialzarsi e ogni vento con-trario è una spinta per volare ancorapiù in alto. Potremmo dire che lavita è, per il 10% ciò che ci accade e,per il 90% come reagiamo.Ma io ci ho messo un sacco di anniper capirlo. È stato faticoso alzarelo sguardo “nonostante tutto” e con-centrarmi sulle stelle invece che suimiei piedi. Che lotta quotidiana!Da una parte ho sognato, progettatoe fatto; dall’altra mi sono scorag-giato, mi sono arreso e mi sono fer-mato. Tra questi due estremi, hopianto, ho tirato sospiri di sollievo,ho osato, ho fatto cambiamenti, misono assuefatto, ho avuto paura, hoavuto coraggio…E se ho imparato qualcosa, è statoproprio quando il buio sovrabbon-dava e l’autocommiserazione stavaper trovare strada facile nel mioanimo. In quei giorni la dispera-zione era lì lì per strabordare. Ma èstato allora che, con tutte le mieforze, mi sono concentrato sullaLuce per gettare l’ombra alle miespalle.È per questo che oggi, quando misento mancare la terra sotto i piedio quando mi sfugge quelcontrollo sulla mia vitache istintivamente vor-rei, mi isolo da tutto e datutti e guardo il Cielo. Loguardo con gli occhi e loscruto con l’anima me-diante qualche letturadi libri di spiritualità.Non so dirvi il “perché”delle tante sorprese(belle e brutte) della vita,ma so che c’è una leggegenerale nell’universoche vuole insegnarci a bal-lare sotto la pioggia, togliendoci lapaura dei tuoni e dei fulmini. E ogninuova danza che impariamo, è come

nascere di nuovo.Un proverbio cinese dice che“quando soffia il vento del cambia-mento, alcuni costruiscono muri, al-tri mulini a vento”. Ecco: guardareil Cielo ci aiuta a costruire mulini avento. Senti di essere destinato a di-ventare figlio della Luce.La metamorfosi può avvenire men-tre curi la bellezza dell’aiuola sottocasa o mentre mandi un confortantesms, quando osservi l’ostacolo comeun’opportunità o quando ti freni dalgiudicare qualcuno… ma, soprat-tutto, avviene nel momento in cuila vita ti cambia la direzione e tu rie-sci a non arrabbiarti con lei.Per non arrabbiarti con la vita, te ladevi sentire amica, complice,amante e viva. Per non arrabbiarmicon la vita, l’ho dovuta guardare daun altro punto di vista: quello di Dio.Piano piano, leggendo la Bibbia econoscendo l’esperienza di grandipersone e coraggiosi santi, ho tiratoun grande sospiro di sollievo: Dioc’è e guida la mia vita.I nostri traguardi lui li vede, nevarca con noi il nastro d’arrivo e,subito dopo, ci incoraggia versoun’altra vittoria per dimostrarcifino a che punto siamo figli dellaLuce. Non esiste il pensionamentonella palestra della vita. Tutto è unincontro tra la sua volontà ed il no-stro libero arbitrio: è su quel ter-reno che nascono crescite spiri-tuali.Ed anche dovessimo sbagliare…cheimporta? Bossuet diceva che: “Dioscrive dritto anche sulle righe storte

degli uomini”. Come fa non so,ma apre vie insperate e rad-

drizza sentieri tortuosi.Qui si entra nel

mondo della fede.Fidati diD i o ,qual-

siasi cosa succeda. Dio è sulla tuastessa barca: “Keep calm and… vivi”“La mente dell’uomo pensa moltoalla sua via, ma il Signore dirige isuoi passi” (Pr 16,9).Con questa certezza iniziamo ilnuovo anno 2018 / 2019 con lapreziosa collaborazione di P. Sil-vano Zanella e p. Raffaele Giaco-puzzi…ma, soprattutto di tutti voi. Ringraziandovi di cuore e auguran-dovi ogni bene per l’anno che verràvi saluto con questa storiella… perchi vuole capire:

Tre contadini si misero d’accordodi avere in comune un asino perlavorare i loro campi.Il primo contadino fece lavorarel’asino da mattino a sera e poi loportò nella stalla senza dargli damangiare: “Ci penserà domani ilmio amico”. Il secondo contadinofece lavorare l’asino da mattino asera e poi lo portò nella stallasenza dargli da mangiare: “Ha giàmangiato ieri e mangerà domani”.Il terzo contadino fece lavorarel’asino dal mattino alla sera e poilo portò nella stalla senza darglida mangiare: “Sono sicuro che cihanno pensato gli altri”. La mat-tina seguente trovarono il poveroasino morto stecchito.La parrocchia è un po’ comel’asino della favola. Tutti chiedonoe dicono quello che la parrocchiadovrebbe fare: “Avere un Consi-glio Pastorale efficiente, molti va-lidi catechisti…pensare più ai gio-vani… Assistere gli anziani emalati, visitare e benedire le fa-miglie…dovrebbe…”. Tutti chie-dono, ma pochi danno. Se tuttichiedono, pensando che ci sonoaltri a fare… l’asino della parroc-chia è mortoL’atteggiamento giusto ci sembraquesto: “Poiché sento la necessitàe l’utilità di quanto chiedo, mimetto a disposizione per farlo, so-prattutto dove c’è più bisogno”.

La parrocchia vive non conil tanto di pochi, ma con ilpoco di tutti.

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Dove sei?». Partono daquesto interrogativo leriflessioni che ha il car-dinale vicario Angelo De

Donatis, lunedì 17 gennaio 2018,durante l’incontro con il clero delladiocesi di Roma, nella basilica diSan Giovanni in Laterano...e poiripetuto nei vari incontri dei set-tore, l'ultimo il 25 settembre nelnostro settore nord in San Lorenzoal Verano ai quali sono stati invitatia parteciparvi anche i laici«La riconciliazione tra di noi – ha

detto ancora De Donatis – è ilfrutto più bello dell’aver messo alcentro della nostra vita comunita-ria il Crocifisso Risorto. Le divi-sioni e i conflitti vengono superatiper un’azione dello Spirito cheaiuta a vivere le relazioni comuni-tarie ad un livello molto più pro-fondo, molto più autentico»Della lunga riflessione riporto que-sto passaggio con l'esempio dellafrutta che ci interpella su quale ti-pologia possa essere la nostra par-rocchia.

LA COMUNITÀ NATADALLA RICONCILIAZIONELa riconciliazione tra di noi è ilfrutto più bello dell'aver messo alcentro della nostra vita comunita-ria il Crocifisso Risorto. Le divi-sioni e i conflitti vengono superatiper un'azione dello Spirito cheaiuta a vivere le relazioni comuni-tarie ad un livello molto più pro-fondo, molto più autentico. L'es-sere Chiesa, l'essere Popolo di Dio,ci viene donato sulle rive del MarRosso, quando abbiamo vissuto la

Che parrocchia siamo?dalla Redazione

L’incontro con il clero della diocesi di Roma nella basilicadi San Giovanni in Laterano e a San Lorenzo al Verano

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Pasqua di liberazione sotto laguida del Signore.È la vita di fraternità, con il suocarico di bellezza e di fatica, ilmodo attraverso il quale il Signoreci fa crescere, ci fa maturare, in uncerto senso ci libera e ci salva. Nonla comunità fatta solo da quelli checi scegliamo noi perché ci sono af-fini o perché abbiamo condivisouno specifico cammino di fede, maquella formata da tutti quelli cheil Signore ci dona, ci mette afianco, come nel caso della parroc-chia: sensibilità diverse, espe-rienze diverse, provenienze di-verse, ma tutti accomunati dallacelebrazione dell'unica eucarestia.Possiamo vivere questa comunitàpiù ampia come i porcospini chesi rifugiano nella stessa tana, e chehanno imparato a non stringersitroppo l'uno all'altro per non pun-gersi.Oppure possiamo accettare il ri-schio e la fatica della fraternità, eallora ne usciremo tutti più arric-chiti. Vi lascio un'immagine, presadal testo di un grande monaco,morto di recente, Andrè Louf. Egliscrive che la comunità cristiana èuna realtà bella e buona come la

frutta, ma ci sono quattro modi di-versi e alternativi di "essere frutta":

1.siamo come la frutta ap-pesa all'albero, vale a diresiamo uniti e legati al Signorema separati da rami diversi edivisi tra di noi?

2.o siamo come la fruttacolta e messa nel cesto:staccati dal Signore, divisi tradi noi, messi in bell'ordine nelcesto, ma in realtà ormaiprossimi alla morte?

3.oppure siamo come ilfrullato di frutta: tutte ledifferenze sono soppresse,tutto è mescolato e omolo-gato, in nome di una comu-nione che è in realtà un azze-ramento dei doni di ciascuno?

4.Oppure siamo come lafrutta a macedonia:ognuno accetta di stare con glialtri, mescolato con loro maanche tagliato e ridimensio-

nato dagli altri, anche a costodi sofferenze che aiutano amaturare... a meno che qual-cuno non sia già così piccoloe umile da essere come la ci-liegia e quindi rimanere in-tero.

Anche quest'anno vivremo in ma-niera intensa l'esperienza della mi-sericordia, soprattutto ci stringe-remo alla croce del Signore persuperare opposizioni e divisioni.Spero davvero che nessuno vogliasottrarsi a questo abbraccio del Si-gnore e dei fratelli, che nessuno pre-tenda di non aver bisogno di ricon-ciliazioni, di guardare in faccia ilproprio peccato personale e comu-nitario per farsi guarire dal Signore.Solo a queste condizioni potremoessere disponibili alla missione cheil Signore ci affida, a quella mis-sione che ci butta nella storiaumana e che nasce dall'ascolto delgrido della gente della nostra città.

«“Dove sei?”…unDio che ci cerca ,come cercavaAdamo, per

affidarci quellamissione che il

Signore ci affida eche ci butta nellastoria umana eche nasce

dall'ascolto delgrido della gentedella nostracittà.»

Il cardinale vicario Angelo De Donatis

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Èda poco uscito per i tipide Il Mulino La vita e igiorni. Sulla vecchiaia.Autore del libro è l’ex

Priore della Comunità monasticadi Bose Enzo Bianchi. Lo scrittoci invita a una profonda e serenariflessione sul tempo della nostraesistenza che chiamiamo terzaetà. Nel libro troviamo paginebellissime e poetiche di medi-tazioni in cui il coraggio di in-vecchiare trova la sua forza inun’autentica vocazione all’attra-versamento dell’esistenza. La vec-chiaia è un periodo della vita,ricco di esperienza e nello stessotempo problematico e fragile mache offre molte possibilità per do-nare alle nuove generazioni unaguida e un’occasione per dialogarecon i giovani sentendosi utili.Un’età importante, dunque, cherichiede una consapevolezza epreparazione. La terza età, sostiene Enzo Bian-chi, ci chiama a prendere confi-denza con un corpo che ci indicadei nuovi limiti e ci chiede di ac-cettarci con una nuova e diversaidentità che va vissuta pienamentepasso dopo passo tra ombre eluce, tra gioia e afflizioni in uncammino nuovo e ricco di bellezzadella propria realtà. È unprepararsi “a lasciare la presa,ad accettare l’incompiuto, ad al-lentare il controllo sul mondo esulle cose, nell’inesorabile facciaa faccia con il corpo che progres-sivamente ci tradisce.” Enzo Bianchi ci invita ad ac-cogliere questo tempo della vita,senza nulla concedere a una ma-linconica nostalgia del passato,ma cercando le occasioni preziosedi un generoso atto di fiducia ver-so le nuove generazioni. La vec-

chiaia è quel tempo in cui ci siaddentra come in un paesestraniero, in una terra di cuiconosciamo solo poche cose. L’au-tore del libro mette a disposizionedel lettore i suoi attraversamentie si confronta con la vecchiaiache è un’evoluzione, un movi-mento e dunque anche un di-venire. La vecchiaia, scrive EnzoBianchi, non è un territorio, nonè una situazione, ma è un pas-saggio, come un passaggio è l’in-fanzia, l’adolescenza, la giovinez-za, l’età matura. In poche parole:tutta la nostra esistenza è costel-lata di passaggi che ci fanno en-trare e uscire da esperienze disegmenti della vita. Ogni passag-gio è costellato da luce e da ombre.Ma la vita va avanti per la suastrada, una strada che conducealla vecchiaia nella quale siamochiamati a scrivere il bilanciodella nostra storia. Davanti alcorpo che cambia e si trasformacome cambia e si trasforma d’al-tronde tutta la natura di cui l’uo-mo è parte integrale, Bianchi, haun atteggiamento di adesione, dicomunione con un cuore serenoma anche pieno di riflessionifilosofiche. Ed è con questo sguardo chel’anziano monaco della comunitàdi Bose, rivolge al lettore un’e-sortazione: la vecchiaia con tuttele sue luci e ombre non va sepa-rata dalla vita. “Lasciare la presa– scrive Enzo Bianchi – non èlasciar cadere dalle mani nel pozzola corda del secchio, ma un las-ciare alcuni fili per stringerne conforza altri…. la vecchiaia è ag-giungere vita ai giorni e non giornialla vita”. A chiusura di questa breve re-censione sul libro “La vita e i

g iornisulla vecchia-ia”, mi piace proporre,sullo stesso tema, una mia poesiache richiama l’attenzione sul val-ore della solidarietà quale reci-proco aiuto che ci fa essere orafigli ora padri gli uni verso glialtri.

Essere figlio del figlio

Figlio, figlio mioquando le mie manicominceranno a tremaree quando i miei piedicominceranno a vacillaree quando la luce dei miei occhicomincerà ad affievolirsie quando la mia memorianon ricorderà nemmenoche tu, figlio, sei mio figlioallora, figlio, figlio miosii tu mio padreaffinché io possadiventare tuo figlio.Siano, allora, le tue manile mie mani e i tuoi piedii miei piedi e i tuoi occhii miei occhi.Sii tu la mia mente

La vita e i giorni

Che cos’è la vecchiaia? Ce ne parla, con sapiente meditazione, Enzo Bianchi nel suo libro uscito di recente

a cura di Mario Gravina

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Ass. Culturale “I versi e la memoria”

Incontri con la poesia2018/19: “Dentro la parola”

La poesia ha la sua presenza (avolte completamente silen-ziosa) al di là delle parole scritte.

È presente in un brano musicale, inun canto, in un dipinto, in una naturaincontaminata, in uno sguardo in-namorato, per strada, nell’arreda-mento di una casa, sopra un balconefiorito ecc… Allora possiamo dire,semplicemente, che la poesia è unabitus, un modo di vivere la vita eviverla con profondo sentimento eamore verso l’umanità e l’intero uni-verso. Chi di noi non ha mai letto unapoesia o magari, in un certo mo-mento della propria vita, ne abbiascritto anche qualche verso? Checosa è una poesia? Perché si scrive inversi? Cosa si vuole esprimere nellapoesia? Da sempre l’uomo ha mani-festato un suo sentimento o espressoun pensiero attraverso la poesia. Anche quest’anno (il sesto) l’As so cia -zio ne Culturale “I versi e la memoria”

riprenderà i consueti incontri di let-tura di poesie presso la nostra Par-rocchia della SS. Trinità. Ci vedremoquindi una volta a settimana dalleore 17.45 alle ore 19.00 presso i localidella comunità parrocchiale. Il giornodegli incontri sarà reso noto con uncomunicato che verrà affisso anchenelle bacheche della parrocchia. Iltema conduttore digli incontri di let-tura delle poesie di quest’anno è“Dentro la parola”, tema che ci ac-compagnerà durante tutto il ciclodegli incontri. È nostro desiderio e scopo dell’Asso-ciazione voler creare spazi di culturache agevolino la partecipazione dipersone che credono e vogliono vi-vere la cultura dal basso. Perciò ve -ni te a trovarci, magari anche soloper curiosità e poi chissà, forse, lepoesie vi aiuteranno a capire che c’èun modo di-verso per stare gioiosa-mente insieme e nutrirsi della cul-

tura di oggi e di quella del passatofacendone memoria. Ecco quindi il motivo per cui abbi-amo scelto di chiamare la nostra As-sociazione “I versi e la memoria”. Credo che valga la pena, nello spir-ito di questa idea, citare qualcheriga tratta da una riflessione dellapo e tes sa Maria Grazia Calandronein riferimento alla testimonianzasociale e culturale che ogni poetaporta all’interno della propria co-munità. Scrive così la poetessa Calandrone:“È quello dei poeti un compito etico eantico: anche quando non parlano indiretta dal mondo, anche se la loropoesia non è accusa e denuncia, met-tono davanti ai nostri occhi il mondocome dovrebbe essere… i poeti sonole sentinelle che stanno a guardiadella nostra caduta. Ci tengono, conle loro mani materne fatte di parole,perché non cadiamo nell’idiozia.” .

I poeti lavorano di notte / quando il tempo non urge su di loro, / quando tace il rumore della folla / e termina il linciaggiodelle ore. / I poeti lavorano nel buio / come falchi notturni od usignoli / dal dolcissimo canto / e temono di offendere Iddio./ Ma i poeti, nel loro silenzio / fanno ben più rumore / di una dorata cupola di stelle.

(Alda Merini)

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Giovanni Battista Montini e OscarArnulfo Romero hanno un legamenel segno dei tempi. Tempi neiquali la testimonianza cristianadel “Papa del dialogo”, che haportato a compimento il Concilio,e del vescovo martire, grande tes-timone della Chiesa del Con-cilio, fissa una traiettoria dallaquale non si può tornare indietroed è più che mai di stringente at-tualità.

Dovrete serpeggiare unpochino, ma sono certoche troverete la giustavia”. Nel momento in

cui Paolo VI viene elevato alla glo-ria degli altari (e tutte le voci al-l’unisono ne cantano i meriti) nonriesco ad archiviare questa Setti-mana Paolo VIQueste parole che Papa Montiniebbe a dirmi nell’occasione diun’udienza in San Pietro, nel mo-mento stesso in cui apprese che eroun rappresentante delle ACLI.Era un’udienza generale, sul finiredel 1968, ed io accompagnavo ungruppo di allievi della scuola di for-mazione del Patronato Acli, di cuiero allora Vice Presidente. Era-vamo situati nella cerchia che at-tornia l’altare del Bernini; e, ter-minata la celebrazione della Messa,il Papa sarebbe sceso a salutarequelli della prima fila.

IL DIALOGO COL PAPAUno degli assistenti delle Acli, ildehoniano padre Sebastiano Zam-pogna, fece il mio nome aggiun-gendo che ero un dirigente delleAcli. E fu l’evocazione delle Asso-

ciazioni Cristiane Lavoratori Ita-liani che indusse il Papa a fermarsied a rivolgermi una parola che nonho dimenticato. “Dovete - disse -trovare la giusta via”.Fui colto di sorpresa ma non mimeravigliai. Da tempo le Aclierano considerate un problemanella comunità cristiana italiana,anche se in quella fase non eranostate ancora formulate le “impu-tazioni” (deviazioni dottrinali e pa-storali) che nel 1971 avrebberoportato ad una censura della Ceie ad una deplorazione dello stessopontefice. Così mi venne di inter-loquire: “Come possiamo tro-varla”?Il Papa prolungò la sosta: “Seguite– disse – la luce che è in fondo ai

vostri cuori e sicuramente la tro-verete”. Ed io a Lui: “Ma è difficile,come fare”? E Lui a me: “Certo, do-vrete serpeggiare un pochino masono certo che troverete la giustavia”.

A DIFESA DELLE ACLIIntanto l’intero apparato del se-guito curiale si era attivato per spo-stare il Papa verso gli interlocutorisuccessivi. Ed a me non rimase chememorizzare il dialogo per rife-rirlo, come feci, ai colleghi dellapresidenza per una doverosa rifles-sione.Oggettivamente, il verbo “serpeg-giare”, sinonimo di “strisciare”,non suscitava entusiasmo anche sein esso trovavo un riscontro allasegnalazione della difficoltà del no-stro compito associativo. E d’altraparte nessuno più di Papa Montiniera in condizione di comprendereil travaglio di un’organizzazioneche egli stesso, da Sostituto alla Se-greteria di Stato, aveva sostenutofin dalle origini nella sua fisiono-mia originale.Io stesso ero stato testimone, allorada giovane addetto stampa dellaPresidenza Acli, del discorso di sa-luto che Montini aveva rivolto aglioperatori e dirigenti delle Acli allavigilia del suo trasloco a Milano,come Arcivescovo sulla cattedra diAmbrogio: “Se le Acli non ci fos-sero, aveva esclamato, bisogne-rebbe inventarle”. E non era unafrase neutrale perché già allora, nel1954, molte ostilità verso il movi-mento si erano manifestate sianella destra democristiana che inquella cattolica.

Quando Papa Paolo VI m’invitò a “serpeggiare”di Domenico Rosati

Il 14 ottobre Paolo VI dichiarato santo assieme amons. Oscar Romero

«Un ricordo diDomenico Rosatiche ha vissuto inprima persona il pontificato diPapa Montini,

gli anni di piomboe l’inizio dellanuova stagioneper la societàitaliana e la Chiesa»

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LA “QUESTIONE POLITICA”I tratti di quella che sarà descrittacome “la questione politica delleAcli” erano infatti presenti già dailoro primi passi. E in genere tuttele rimostranze nei confronti dellapresunta esorbitanza politica del-l’organizzazione venivano convo-gliate verso la Santa Sede. Che peròsi limitava ad esercitare unamoralsuasion sui dirigenti attraverso lafigura degli assistenti ecclesiastici.Ed era un limite straordinaria-mente importante perché era laprima volta che un’organizzazionecattolica riconosciuta dalla gerar-chia godeva di un regime intera-mente democratico sia nelle op-zioni di contenuto che nella sceltadei dirigenti.Molto prima del Concilio, in effetti,si era realizzata in Italia un’espe-rienza così originale e tipica nellaquale l’aperta professione di coe-renza cristiana faceva sintesi conla pienezza di autonomia e di re-sponsabilità dei laici.

UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTENon è questa la sede per ricostruirel’intera vicenda delle Acli nel pro-blematico rapporto con la gerar-chia cattolica sia prima che dopo ilConcilio Vaticano II. Ma è dove-roso ricordare che nel corso di al-cuni decenni una classe dirigente,di laici ma anche di preti, era ve-nuta enucleandosi nel “laborato-rio” (o “simulatore”?) delle Acli, in-trecciandosi con la storia dellaRepubblica nei suoi passaggi cru-ciali come ad esempio l’opzione peril centrosinistra.L’attesa di questa porzione del po-polo di Dio si manifestò piena-mente nella sintonia con le sceltedel Concilio Vaticano II, in parti-colare con quella che, generaliz-zando il criterio della autonomiadei laici nelle realtà temporali, pa-reva in qualche modo dilatare la fi-sionomia dell’esperienza aclista. Eciò prometteva, agli occhi dimolti,una esaltazione del ruolo di

influenza culturale e di pressionesociale che le Acli erano venute as-sumendo malgrado la loro volon-taria rinuncia ad una proiezionediretta, con propri strumenti, sulterreno politico e sindacale.

IL CONCILIO E LE SPINTE SOCIALISul finire del 1968 – la distanzatemporale migliora la visuale –erano ben delineati gli elementiche, nella visione di Paolo VI. spie-gavano il richiamo alla “giusta via”.Nel mondo cattolico e più intensa-mente nelle Acli era cresciuta (ef-fetto cumulativo del ‘68, delle lottesindacali e del Concilio) la perce-zione di un superamento dell’unitàpolitica dei cattolici e quindi unapiena agibilità del pluralismo delleopzioni pratiche. C’erano le condi-zioni per una “diversa” proiezionepubblica dei credenti , dove la di-versità consisteva nel superamentodell’unità (ideologica o storica) nelvoto alla Dc? segue>

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Già dopo il congressoAcli 1966 Paolo Vi aveva richia-mato la dirigenza delle Acli ad unpiù stretto dialogo con la Dc(“usate il telefono,,,”). Ma proba-bilmente l’evento più significativoper la maturazione dei convinci-menti del Papa fu il Convegno diLucca (1967) promosso da ungruppo di intellettuali cattolici,dove emerse con chiarezza (anchese subito non dibattuta) la linea diAldo Moro che rifiutava la giusti-ficazione anticomunista dell’unitàe la collocava nel disegno di uncompimento della democrazia chei cattolici avrebbero dovuto giocarecome protagonisti.

UN PANORAMA DI INCERTEZZEE’ legittimo immaginare che la pro-spettiva morotea, che assegnava unnuovo ciclo vitale ad una Dc rige-nerata dal ruolo storico da assu-mere, abbia motivato l’atteggia-mento di contrarietà della SantaSede (a volte più aspro, altre meno)nei confronti di ipotesi, che allorasi affacciavano al proscenio, di ar-ticolazione della presenza politicadei cattolici italiani in una logicapostunitaria?L’esame dei documenti presenta unpanorama di incertezza. Il Papadelle grandi aperture mondiali

della Populorum progressio e dellaattenzione ai mutamenti culturali(Ocrogesima adveniens) non è cer-tamente da includere tra coloro cheosteggiarono alcune delle più arditeposizioni postconciliari con gli ar-gomenti del vecchio conio reazio-nario. E tuttavia non v’è dubbio chenegli anni precedenti l’esperimentodella solidarietà nazionale molti re-ferenti vaticani agirono, talvolta av-valendosi di un ambiguo “veneratoincarico”, per ostacolare i tentativiche alcuni misero in atto per pre-sentare un’offerta differenziata aicattolici in ricerca. Nè l’atteggia-mento sembrò mutare quando nel1976, il Convegno ecclesiale su“Evangelizzazione e promozioneumana” fissò le coordinate di unpluralismo vissuto da cristiani inesperienze laiche vecchie e nuove.

UN PAPA IN RICERCAL’immagine che si ricava dagli ele-menti fin qui considerati (maun’analisi più accurata sarebbe au-spicabile) è dunque quella di unpapa che sta cercando eglistesso un percorso di pre-senza cattolica che sia in sin-tonia con i principi fon - damentali, ma tenendo contodelle sollecitazioni e dellaspinte di una modernità com-plessa ed esigente.In una prospettiva di questo ge-

nere le assonanze con il pensierodi Moro diventano affinità ed è na-turale che spingano a condividerel’esigenza di mantenere “l’intattaforza della Dc” come perno di ogniazione politica, incluse quelle volteal compimento della democrazianel dialogo con i soggetti protago-nisti della Costituzione.Personalmente mi persuasi diquesto stato di cose quando,dieci anni dopo, avvertii nelleparole di Papa Montini per ilrapimento di Aldo Moro,qualcosa di più del dolore perl’amico colpito e cioè l’incubodi una irrimediabile sconfittaanche politica.

UN ATTEGGIAMENTOAPERTOEra dunque in nome di questa vi-sione ideale che si configuravano irichiami e le ammonizioni alle Aclied alle loro...avventure? Non visono affermazioni al riguardo ed èdifficile provare una tesi in assenzadi espliciti elementi di prova. Manon sarebbe perduto il tempo im-piegato a verificare le basi teorichee fattuali di un simile atteggia-mento né può suscitare meravigliail fatto che anche un Papa, quelpapa, ne sia stato partecipe.Il problema, in ogni caso rimaneaperto e i fatti accaduti non sonoalterabili. Resta – ed è importante

Papa Paolo VI con Aldo Moro

<segue

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notarlo – un atteggiamento dispo-nibile di Papa Montini verso ognipossibile evoluzione delle cose.

LE RAGIONI DELLE ACLINegli anni dal1972 al 1975 (la miaVice Presidenza delle Acli) e poinel 1978, anno del mio primo con-gresso, mi preoccupai di fare inmodo che il Papa avesse sempre,con continuità e fedeltà, una infor-mazione esatta su quel che le Aclifacevano e pensavano. Ritenevo in-dispensabile che fossero sempreconosciute e considerate quelle chechiamavo “le ragioni delle Acli” an-che a proposito del pluralismo edel voto libero. Mi ero infatti resoconto che una sorta di agenzia di-sinformativa operava ai livelli piùimpensati al fine di calcare le tintea nostro sfavore anche quando nonc’era materia utilizzabile.Sono agli atti della Presidenza delleAcli le lettere che, prima a firma diMarino Carboni e poi mia, fa-

cemmo pervenire al Papa per illu-strare e motivare le nostre scelte.Non ci fu mai riscontro diretto, delresto non richiesto, se non la cer-tezza che i testi erano stati recapi-tati al destinatario. Solo due fatti,uno poco prima della morte diPaolo VI e uno subito dopo, aiquali ho sempre attribuito ungrande significato.

DUE RISPOSTE (INDIRETTE)Il primo riguarda la risposta almessaggio indirizzato al Papa dalCongresso Nazionale del giugno1978. Di solito tali riscontri avve-nivano tramite la Segreteria dellaCei; viceversa, nel caso, il tele-gramma papale, a firma del Segre-tario di Stato Mons. Casaroli,venne direttamente inviato a chiscrive. Era un segnale? Di atten-zione certamente.L’altro fatto è più complesso maanche più significativo. Quando

lessi il testamento di Paolo VI cheinvitava l’esecutore testamentariomons. Macchi a distribuire ri-cordi tra coloro che il Papa avevaamato, scrissi allo stesso monsMacchi per dichiarare di sentirmicoinvolto dalla volontà del defuntoperché, “nel bene e nel male”, leAcli avevano avuto un posto di ri-lievo nei suoi sentimenti.Qui la risposta arrivò rapidamentetramite uno speciale messo ponti-ficio che recapitò alla sede delleAcli una formella bronzea delloscultore Manfrini, come segnodell’affetto che sicuramente, certi-ficava mons Macchi, Paolo VIaveva nutrito per le Acli. Più tardi, in occasione di una ma-nifestazione a Loreto, dove Macchiera stato inviato, ebbi modo di sen-tire quale fosse la mente – nelsenso della disponibilità – delsanto Padre a proposito delle Acli.Ma a quel punto era cominciatauna nuova stagione.

Papa Paolo VI e il mons. Oscar Romero

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Un algoritmo sviluppato dall’università di Cambridge ècapace di scoprire molto di noi con i dati di Facebook

di Diletta Topazio

acebook detiene una quan-tità enorme di dati su tuttinoi, come con chi intera-giamo, quanto tempo pas-

siamo online e tutte le singole pa-role utilizzate nello scrivere imessaggi di chat. La piattaformautilizza queste informazioni per co-struire un’immagine per ciascunutente da utilizzare per personaliz-zare notizie e annunci pubblicitari.Ma un unico database, quello dei mipiace (i.e. likes) che mettiamo, puòrivelare moltissimo della persona-lità dell’utente. L’Università di Cambridge ha ela-borato un sistema che usa sola-mente i dati relativi ai likes per co-struire una immagine dellaper so nalità dell’utente dietro loschermo. Questo gruppo di ricer-

catori ha dimostrato come i likespossano rivelare preziose informa-zioni private quanto personali ri-guardo l’orientamento sessuale,l’etnia, le preferenze politiche e re-ligiose, i tratti personali, l’intelli-genza, la felicità, l’uso di sostanzestupefacenti, fino ai più semplicicome l’età e il sesso.Questa analisi è stata condotta negliStati Uniti su un campione di58.000 volontari che hanno accon-sentito allo studio dei propri mipiace. Il modello è stato in grado diriconoscere se si trattasse di uominieterosessuali o omosessuali nel -l’88% dei casi, americani di origineafricana o caucasica nel 95%, di pre-ferenza repubblicana o democraticanel 95%. È inoltre possibile indivi-duare il grado di istruzione e lo stato

familiare con ottima precisione. Uno studio formidabile, alla fron-tiera della ricerca, in grado diestrarre, da semplici numeri, realtàe verità complesse (si pensi al-l’orientamento sessuale o allo statodi felicità degli utenti).Sicuramente è un sorriso amaroquello che tutto ciò suscita in noi,sempre più consapevoli di una co-stante e martellante invasione dellasfera privata, che noi stessi permet-tiamo ed assecondiamo parteci-pando attivamente in questo vorticetecnologico.La vera domanda è se davvero civiene offerta la possibilità di rinun-ciarvi e sfuggirne o se ci resta solol’opzione di danzare sotto questapioggia di dati, senza eccessivo mo-ralismo.

Metti un likee ti dirò chi sei

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Un rinnovato augurio ai 56 bambin/e ealle loro famiglie che nei mesi di Maggioe Giugno hanno ricevuto per la primavolta l’Eucaristia. Mentre celebravo le

Prime Comunioni, come in tutte le SS. Messe delle10.30, quando ci sono i bambini, cerco di semplificarela Parola ascoltata e il mistero che si celebra. Non ècosa semplice. E qui mi viene alla mente mia nonnaGiulia. Mia nonna non mi ha mai spiegato il misterodella Trinità. Vi dico di più: forse nemmeno sapevacosa fosse la Trinità in teologia. Era ignorante alcospetto dei miei docenti universitari, ma possedevauna sapienza che nessuno più mi ha trasmesso. Ungiorno le chiesi: “Nonna, cosa sono queste tre per-sone che diventano una?”. Lei mi fece cenno di lasciarperdere e mi disse: “Pensa a quando mi abbracci:più o meno è così”. Un abbraccio: le braccia di Dioche accolgono chi si fida di Lui. Incredibile! Ecco la

fede semplice alla quale attingo sempre, la fede chemi fa provare emozione, che mi fa piangere, che mifa sentire piccolo e gigante, che mi emoziona, chestempera il mio nervosismo, che alimenta la mia te-nerezza. Perchè se uno ti abbraccia… cavolo, tu tisciogli! E allora perché certe volte quando preghiamosembriamo bloccati, come certe statue di Pompei,Ercolano e Aplonti? Perché rimaniamo inespressivi,ingessati, impalati. Preoccupati di salvare la faccia.Penso a certi volti in chiesa, in quartiere, nei bar:volti spenti, impenetrabili, immobili, quasi mummi-ficati, compostezza forzata. Ma se uno ti abbraccia tu ti sciogli! Quando ci ar-renderemo allo Spirito? Quando faremo una risataliberatoria, una capriola sul prato, quando deci-deremo d’arrenderci allo Spirito, di diventare mor-bidi, leggeri, disinvolti, sciolti, comunicativi? Ap-profittiamone di quest’abbraccio: siamo troppo

Da Giugno a Settembre… momenti insieme:

Gesù, guidaci nel mare della vitaPrime Comunioni 2018

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DOMENICA 13 MAGGIO: Badami Fiavio, Bianchi Livio, BigottiFlavio, Catuogno Arcangelo. Clemenza Caterina, De GiorgiSilvia, Giaccio Giulia, Maschio Valerio, Mingrone Lorenzo,Mosciatti Matteo, Olivieri Valentina, Padilaairon

Chellewin Agulto, Samaniego Rein Diamond Utalan,Varani Giulio, Vitiello Davide . Catechiste: Livia e Rebecca.

Domenica 13 Maggio

rigidi. Vedi: bisogna pregare perché abbiamo bi-sogno di scioglierci, di guarire dal collo contorto,di essere capaci di gesti teneri. Senza la preghieradiventiamo aridi! Se penso che mia nonna con ago,filo e uovo di legno parlava con Dio mentre chiu-deva i buchi delle mie calze… un po’ tanto mi ver-gogno. Mi vergogno, ma anche mi commuovo, per-ché ancora oggi sento che questa “vecchiacatechista” non mi abbandona ma m’invita semprea pregare per rasserenarmi, per addolcirmi, peressere spensierato.Io mi arrabbio, e Lui mi dice: Perdona! Io hopaura, e Lui mi dice: Coraggio! Io ho dubbi, e Luimi dice: Fidati! Io sono inquieto, e Lui mi dice: Siitranquillo! Io voglio star comodo, e Lui mi dice:Seguimi! Io faccio progetti e Lui mi dice: can-cella tutto! Io voglio qualche sicurezza eLui mi dice: lascia fare a Me! Io pensodi essere buono e Lui mi dice: Non ba-sta, ti voglio santo! Io voglio coman-dare, e Lui mi dice: Inginocchiati!Io voglio capire, e Lui mi dice: Fi-dati! Io voglio rivincita, e Lui midice: domani, non oggi! Iopenso alla vendetta, e Lui midice: non faresti la differenza!Io voglio essere grande, e Luimi dice: diventa come un

bambino! Io voglio nascondermi, e Lui mi dice:dove sei?Ogni cosa che faccio sembro fuori posto. No! Pro-prio non capisco questo Gesù. Come molti dei suoidiscepoli anch’io avrei voglia di cercarmi un mae-stro meno esigente. Però, anche a me succede comea Pietro: non conosco nessuno, che abbia parole diVita eterna come Lui.Tutto questa riflessione per dire ai bambini di nonarrendersi mai, e che spesso voi genitori e nonnisiete i migliori catechisti semplicemente amando ivostri figli/e.

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DOMENICA 20 MAGGIO: Ascenzi Tommaso, Benigni Corrado,Carmignani Riccardo, Cassoni Valentina, Como MariaVittoria, De Benedetti Cecilia, De Santis Sofia, IettoLeonardo, Italiano Manfredi, Mari Valeria, Marsili Maria

Vittoria, Rossi Giorgia, Roxas Jorell Marco, SansoneGiovanni, Savoini Marta, Vatielli Guglielmo, VivenzioEdoardo .Catechisti: Eugenia e Marco

Domenica 20 Maggio

DOMENICA 3 GIUGNO: Aluffi Giulia, Aluffi Marco, Barba Valeria,Callegati Lorenzo, Di Patrizio Annalisa, Di Zenzo Riccardo,Fera Brenda, Matlide La Torre, Francesca Giovanna, MagwaDilupengi Rose, Marchesi Leonardo, Marenzi Jacopo, Martufi

Ludovica, Mucci Matteo, Orsilio Ginevra, Pavoni Matteo, RicciGreta, Ricci Martina, Scognamiglio Giordano, ScurtoArianna, Tiveron Riccardo, Tozzi Cecilia, Vulpiani Emanuele.Catechisti: Anna, Enrica e Andrea

Domenica 3 Giugno

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La nostra festa patronaleo parrocchiale fa faticaad avere una sua tradi-zione essendo la solen-

nità SS. Trinità una festa “mobile”,che cade l’ottava domenica dopoPasqua: dunque varia al variaredella Pasqua e perché, diciamolopur senza vergogna, è più facileessere devoti a sant’Antonio, asanta Rita... che alla SS. Trinitàche non abbiamo ancora la capa-cità di comprendere fino in fondola sua grandezza, profondità e im-portanza. La SS. Trinità che espri-me, amore, comunione, miseri-

La Festa della Parrocchia 8 - 9 -10 Giugno 2018

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cordia in primis diventa un segnoe un esempio di come dovremmovivere, come comunità parroc-chiale, il Vangelo per essere te-stimoni credibili del battesimo ri-cevuto. Come ogni anno la solen-nità della Trinità la uniamo aldies natalis di san Gaspare Bertoni(12 giugno 1853) e diventa così lafesta di fine anno delle attivitàparrocchiali: giorni di festa congiochi, canti, grigliate e tutto fattocon semplicità, sentendosi unagrande famiglia dove ognuno hacontribuito in vari modi. Questoil significato e il valore della Festa

Patronale, che sembra sempliceraccontare, ma che richiede tantolavoro e tanto impegno, da partedi tanti giovani e meno giovanivolenterosi che non sto menzio-nare, ma ai quali va il mio grazieper collaborazione e impegno so-stenuto. Un grazie particolareal vice parroco, p. RaffaeleGiacopuzzi, che come ogniestate, anche quest’anno sisobbarca il peso, da giugnoai primi di settembre, di or-ganizzare e condurre le varieattività a Roma e fuori Roma,per i bambini e i giovani.

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La parola Grest significa,letteralmente, “GRuppoESTivo” ed è la “versione”estiva dell’oratorio dedicata

ai più piccoli. Sì, perché il Grest èparte dell’oratorio che durante l’esta-te non va in vacanza, ma esce al-l’aperto nelle piazze e nei parchidelle nostre Parrocchie.Il Grest si svolge all’inizio dell’estatee coinvolge i bambini delle elemen-tari che per tre settimane, e una insettembre, si ritrovano a giocare,ballare, danzare, ridere, pregare,cantare, mangiare… condividendoun’esperienza significativa di vita eamicizia insieme a Gesù.Tutto questo però non sa reb bepossibile se non ci fossero glianimatori! Grazie di cuo re!

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MEMORES: Cronache delle memorie perdute

GREST 2018: 1-28 giugno e 3 -7 settembre

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Il gruppo animatori è composto daragazzi/e, dai 14 in sù, che si met-tono al servizio dei più piccoli nonsolo per le settimane in cui si svolgeil Grest, ma spendendosi nei mesi esettimane precedenti per ideare,creare e organizzare i giochi e levarie attività di animazione.La preparazione del Grest è per glianimatori un momento di crescitapersonale, in cui mettersi in gioco e

tirar fuori i propri talenti per poidonarli agli altri.Ogni anno il Grest ha un tema di-verso che da l’impronta ai giochi,alle canzoni e a tutte le attività dianimazione e che guida i bambinialla scoperta della Parola di Dio ren-dendola concreta a vicina alle espe-rienze che facciamo insieme alGrest.Il tema di quest’anno è stato:Memores - Cronache delle

memorie perdute… iniziando nelricordo del primo Grest in parroc-chia svoltosi nell’estate del 1989…quasi 40 anni. Una bella tradizioneche ogni anno vede crescere il nu-mero di partecipanti, circa 300, conimmutato entusiasmo e soddis-fazione anche da parte della lorofamiglie che ringrazio della fiduciache ci accordano ogni anno e dellaloro presenza.

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Primo Grest in parrocchia : era l’estate del 1989

1989

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In linea col sinodo dei giovani, un centinaio diadolescenti e giovani hanno vissuto una setti-mana confrontandosi col Vangelo di Giovani.Ponendosi delle domande. Cercando delle

risposte sul loro domani: Un incontro rubato, casualeè all’origine della vita di ogni iscepolo. Lo scambiosecco e diretto di due domande e una proposta sono itermini di un’alleanza che si farà intimità, amicizia,fraternità, testimonianza, racconto di generazione ingenerazione. È questione di vocazione e di sequela,di domanda e di ascolto, di identità e relazione. DalVangelo di Giovanni (1,35-39) Il giorno dopo Giovanni

stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissandolo sguardo su Gesù che passava [che camminava],disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i suoi due discepoli,[lo udirono] sentendolo parlare così, seguirono Gesù.Gesù allora si voltò e, osservando [visto] che essi loseguivano, disse loro: “Che cosa cercate?” [“Che cer-cate?”]. Gli risposero: “Rabbì - che, tradotto, significaMaestro -, dove dimori? [dove abiti?]”. Disse loro:“Venite e vedrete”. Andarono [Vennero] dunque evidero dove egli dimorava [abitava] e quel giornorimasero [dimorarono] con lui; erano circa le quattrodel pomeriggio [l’ora decima].

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RATATOUILLEMASSAMARTANA (PG): 1- 8 luglio

Una settimana in Umbria dove circa 80 ra-gazzi dalle medie alle superiori hanno vis-suto periodo di autogestione…anche culi-naria, dove i spirandosi al film “ Ratato-

uille”: Rémy è un piccolo topo con un grande sogno:cucinare. Il protagonista vive poco lontano da Parigi,nella soffitta di una casa di campagna abitata da unaanziana ma agguerrita signora. Il topino ha un fratellodi nome Émile e un padre, di nome Django, che è ilcapo della grande colonia di ratti che abita la casa.Rémy, contrariamente ai suoi simili, possiede un ol-fatto ed un gusto molto raffinati, che lo portano anon voler mangiare spazzatura, come fanno i suoisimili, ma a voler sperimentare sempre nuovi sapori,

e a camminare su due zampe, senza poggiare quelleanteriori perché le usa per mangiare.A causa di questo, Rémy viene scelto come "esami-natore olfattivo" per la colonia: ogni volta che unmembro della colonia porta qualcosa che intendemangiare, Rémy lo annusa e dice se il cibo sia com-mestibile. Tale compito gli viene assegnato dopo cheha salvato la vita al padre, che stava per mangiareun torsolo di mela infetto da veleno per topi. L'idolodi Rémy è il famoso chef francese Auguste Gusteau,la cui filosofia è Chiunque può cucinare… Forti di questa certezza i nostri giovani, insieme a agiochi preghiera, si sono sbizzarriti nel cucinare… enell’inventare nuove prelibatezze.

“Maestro, dove abiti?”BOSCOCHIESANUOVA (VR) 9-15 luglio

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Allora Silvia,alla finecos’hai fattoq u e -

st’estate? Ma, unpo’ come sempre…Mare, montagna… Ah,quest’anno però qualcosa didiverso c’è stato: sono andata alCUNFEST.“Al CUN ché??”: è esattamente lareazione che avevo anch’io fino apochi mesi fa, quando i miei amicidei Ragazzi di Don Gaspare mi par-lavano di quest’esperienza estiva.Bosco, che geograficamente si situaa un’oretta in macchina da Verona,ma che in realtà si colloca in unangolo di cuore di tutti coloro chehanno partecipato ad almeno uncampo stimmatino, ha accolto que-st’anno la 39° edizione del CUNFEST.Ma torniamo all’inizio di quest’av-ventura. Dopo una bella passeggiatasotto il sole cocente e con appressole valigie - arrivati a Verona, per sa-lire a Bosco si deve prendere un au-tobus; chiaramente, venendo sù perla prima volta, si è verificato il clas-sico “sbaglio di fermata”; il che haimplicato il dover munirsi di unadose di buona volontà e di TANTApazienza al fine di trovare il corag-gio di fare l’ultimo pezzo di salitaa piedi… - finalmente arriviamodavanti a un cancello aperto: invitoa entrare nella dimora che ci acco-glierà per la successiva settimanae mezza.All’interno, ancor prima dell’arrivodegli altri ospiti, c’è già un via-vaifrenetico di persone che entranoed escono da quella che poi scopri-remo essere “la Villa”. Questo primo spaccato sulla vita delPRE CUN e del CUN, seppur ridut-tivo, è rivelatore: perché i giorni se-guenti saranno caratterizzati dal l’af -

faccendarsi dei ragazzi –suddivisi in squadre (gliSbrilluccica, gli ShiningToilet, il Servizio delloSpirito, gli Alzati e Spa-recchia, i Mission Impos-sible…) – nel prendersi cura

della comunità (intesa comeluoghi ma anche, e soprattutto,come persone); e, lavoro non dapoco, nell’organizzare i tre giorni diCUN FEST (che vedrà il numero dipartecipanti aumentare notevol-mente).Ma se FRENESIA è una parola cheben rappresenta il CUN e la sua at-mosfera, c’è un altro termine chedi certo li dipinge in modo ancorpiù veritiero…: EMOZIONI.L’emozione di amicizie che final-mente si ritrovano, nate qui a Boscoe che nel CUN vedono un rendez-vous annuo; l’emozione che sta nelfiorire di nuovi rapporti; il raccogli-mento vissuto nelle escursioni not-turne all’eremo, e durante la pe ni -tenziale del venerdì sera; le risatedella serata di sabato, l’amore checircolava liberamente nella celebra-

zione della messa domenicale… etanti altri sentimenti e sensazioniche non si possono racchiudere inun raggruppamento di lettere!E condividendo le giornate, impa-rando a conoscerci e mettendoci gliuni al servizio degli altri, facendoscoprire a chi è salito solo per le ul-time 72 ore un po’ di quel che ave-vamo sperimentato nella settimanaprecedente, abbiamo cercato di con-cretizzare il tema di quest’anno:“EUNTES DOCETE- Discepoli Mis-sionari”: perché il modo migliore pertestimoniare il Vangelo è vivere ilmessaggio d’amore che ci trasmette.Insomma, in conclusione di que-st’avventura indimenticabile, il luc-cichio negli occhi degli amici intornoa me mi ha dimostrato una cosa: chele storie raccontate sul fantomaticoCUN non erano leggende o frutti difantasie esagerate; ma che, davvero,la magia di Bosco ti entra dentro, re-stando poi come sottofondo musi-cale ai ricordi felici costruiti lì… nel-l’attesa di tornare l’anno dopo, perincrementare le nostre memorie connuovi sorrisi e risate!

L’incontro dei giovani delle realtà stimmatinea Boscochiesanuova è arrivato a quota 39!

di Silvia Valvo

Cun Fest: la festa dei giovani

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Ci sono diversi motivi perdecidere di andare a visi-tare la Terra Santa, iprimi che mi vengono in

mente sono per turismo o sempli-cemente per approfondire le paroledi Gesù narrate dagli Apostoli neivari Vangeli. In entrambi i casil’esperienza risulta coinvolgente edemotivamente straordinaria.Guardi con i tuoi occhi e tocchi conmano la bellezza dei luoghi, respiria pieni polmoni l’atmosfera di unmondo antico, che ha alle spallesecoli di cultura e di religione.Tutto è una cascata indescrivibile,di profonde emozioni, si parte dallavista per poi arrivare ai sensi, cherisvegliano in te la curiosità, che siera appisolata nel cassetto specialedell’intelletto.Sono emozioni forti, per il turistae il religioso in ascolto della vocedi Dio, in particolare se si provienedalla Vecchia Roma, città ricca dimonumenti storici e religiosi, tantoda considerarli parte integrantedell’arredo urbano. Lo sfoggio diuna cultura, millenaria apprezzata

nel tempo, crea il Viaggio non con-venzionale, ma straordinario, a cuibisogna aggiungere per senso dicronaca, la fatica, il caldo per letemperature alte e il significato delcammino in gruppo, che ha riti eregole precise.Io sono cattolica e provengo da unafamiglia credente e praticante, miè stato facile scegliere di compierequesto viaggio passando per l’espe-rienza del pellegrinaggio, mancavaal mio bagaglio personale, di viag-giatrice curiosa e sempre alla ri-cerca di nuove storie da scrivere.Senza troppi indugi e guidata dasana incoscienza, con un innatospirito d’avventura, ho affrontatole fatiche che sono seguite alla miascelta.Mi sono trovata a trascorrere in-numerevoli ore di cammino, in-sieme ai miei fantastici compagnidi viaggio; un sole caldissimo, contemperature nell’aria elevate, haaccompagnato tutti i miei giorni dipermanenza in questo bellissimopaese che è l’Israele. Non sempreè stato facile abituarsi a simili

climi. Camminare in gruppo èun’esperienza da fare almeno unavolta nella vita, sebbene sia impe-gnativo e si seguano ritmi e tabelledi marcia prefissate. Si creano le-gami importanti con le persone concui condividi la fatica, le alzataccemattutine, ma anche i profondimomenti di meditazione, in cuiscopri di avere punti di vista co-muni, se non addirittura di condi-videre esperienze di vita analoghe.La mie giornate in Israele, durantegli otto giorni che ho avuto il pia-cere di visitarlo, sono sempre ini-ziate con l’alzarsi presto al mattino.Il mio buongiorno era dato da unafredda voce meccanica, della sve-glia telefonica, che parlando in per-fetto inglese mi ordinava implaca-bile d’alzarmi. In pochi attimi, sonosveglia anche se l pronta ad iniziareuna nuova giornata di cammino,edi spiegazioni date a voce dalla no-stra preparatissima guida di DonAndrea Lombardo.Intanto ammiro con meraviglia ilpanorama dalla mia finestra,scorgo il lento svegliarsi delle cittàdi Nazaret, Betlemme e Gerusa-lemme le città che ho visitato eamato.Un taxi giallo cattura il miosguardo nella prima alba delgiorno, ha ancora i fari accesi, perilluminare il percorso nella piccolastradina sotto l’albergo. La gior-nata inizia, con una colazione fu-gace nella sala delle colazioni del-l’albergo di turno, l’affettuososalutarsi con i miei amici è un ritodolce a cui mi presto con simpatiae rispetto.Paola, Luca, Federica e Alberto,Gabriela, Claudia Tullia ed altrisono il mio legame con l’Italia e

Un viaggio che ti rimarrà impresso tutta la vita

Alla scoperta della Terra Santa

di Chiara Argento

Nazareth

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allo stesso tempo la forza di ungruppo coeso che resiste al caldo,alle passeggiate interminabili alsole, alle lacrime che solcano il visonel massimo momento di stan-chezza.La luna d’oriente come la chiamoio, è ancora al suo posto tra poco ilsole inizierà a sorgere. Le nume-rose antenne paraboliche issate sultetto delle case degli israeliani, por-tano le notizie di tutto il mondo,ieri sera guardando la tv dell’al-bergo ho potuto vedere alcuni pro-grammi italiani Il canale di Rai Uno, era accantoalle tv israeliane ed arabe. Realizzoin fretta, che oggi grazie al forteprogresso tecnologico, tutto ilmondo è a portata di telecomando.Qui in Israele è tutto più chiaro enetto rispetto all’Italia. Dopo al-cune ore a bordo del pullman dellaRomana Pellegrinaggi, arriviamonei siti religiosi aperti alle visite tu-ristiche.Subito vengo attorniata da gentedi differente etnia, che provienedagli angoli più disparati dellaTerra. In pochi attimi mi sento im-mersa in un’ allegra cacofonia dicolori, suoni e lingue, che mi fannocomprendere di trovarmi in un po-sto unico che si può solo descriverecome universale. La diversità di ge-neri, porta alla luce atteggiamentidiversi nell’intendere la religione,tra uomini e donne, ma che nellagrazia della Fede si ritrovano a par-lare dello stesso Dio.Jhave’, Dio, Allah, in Israele tuttosi confonde nel suono di una pre-ghiera unica e universale, qui noncontano affatto le provenienze, sié solo una persona venuta per sen-tire la voce di Dio, nel Paese dovetutto ebbe inizio nella lunga nottedei tempi.Nazaret, Betlemme ed infine Ge-rusalemme, ogni città mi ha rega-lato il suo fascino, ma alla basesono tutte città che nascono sul-l’impronta della cultura ebraica,dove si riflettono usi e costumi,molto conformi al modo di essereebreo o ebreo palestinese. Negozimoderni, con ogni genere di mer-canzia si affiancano a quelli pieni

di souvenir per turisti, un profondocontrasto tra l’anima religiosa delPaese e quella economica, il para-gone mi porta subito a pensare chequi convivono in sintonia duemondi diversi tra loro. Il progressosocio economico e la religione. En-trambi hanno fatto grande l’Israeleche è conosciuto oggi.Il turismo è uno dei motori econo-mici del ricco Israele, negli ultimidieci anni parlando con la guidache ci accompagna, mi raccontacome sia esploso il fenomeno delturismo, con il particolare riferi-mento ai Pellegrinaggi Religiosi.L’altro punto invece è il notevoleprogresso tecnico scientifico che hadato lustro al paese nel mondo. GliIsreliani sono un popolo colto, efiero delle loro origini. Seguono iprecetti religiosi, ma allo stessotempo, tutti sono in grado di par-lare un perfetto inglese, io non homai trovato difficoltà a farmi capiree a farmi comprendere. Ottimo bi-glietto da visita per una Nazioneche ogni anno ospita milioni di pel-legrini. Questo processo ti fa sen-tire sicuro protetto,come la nume-

rosa presenza della polizia agli an-goli delle strade, sempre pronta adintervenire se succede qualcosad’importante. In Israele sul finiredei nostri giri, era il periodo delCapodanno Ebraico, festività im-portante per gli ebrei. Insieme almio gruppo ne abbiamo compresol’importanza, recandoci in serataal Cottel (Muro del Pianto) doveoltre a mettere nelle fessure delMuro la preghiere scritte su i pezzidi carta. Un Rabbino ha suonatolo Chofar un Corno che emette unsuono profondo, magico che toccail cuore e gli animi di chi loascolta. Viene usato per sottoli-neare i momenti importanti cheriguardano la cittadinanza du-rante le ricorrenze importanti.Tornata a casa con un volo seralea Fiumicino Aeroporto ritrovo ilcaos della città. È tempo di ricordie di guardare le tantissime fotoscattate girando per i Siti religiosi,devo raccogliere le idee per pre-sentare a chi mi legge il mioIsraele, il viaggio straordinario enon convenzionale, che ti rimaneimpresso per tutta la vita.

Gerusalemme

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Lavori da fare

PREVENTIVI PER RISTRUTTURAZIONE EMESSA IN SICUREZZA

QUADRO ELETTRICO CHIESA

Il quadro elettrico della chiesa è fuori norma e per il momento è stato “arginato” con della plasticain alcuni contatti a causa di infiltrazioni d’acqua.

PREVENTIVO euro 5.970,00 + iva

POTATURA PIANTE

La potatura delle piante in via Marchetti e via Casella dato che hanno raggiunto altezze che po-trebbero causare problemi e danni.

PREVENTIVO euro 5.700,00 + Iva

IMPIANTO SPORTIVO

Rifacimento e messa in sicurezza del campetto piccolo, trasformandolo in campo da basket e quelloda basket trasformarlo per nuovo campo regolare da calcetto e sistemazione dell’altro campo di calcetto.

PREVENTIVO euro 29.540,92 (iva inclusa) con una parte della spesa supportata dalla Po-lisportiva

RISCALDAMENTO CHIESA

Vi sarebbe la necessità di cambiare i Fancoil per riscaldamento: attualmente ne funzionano4 su 8. E 4 sono stati staccati in quanto non più funzionanti o perchè mandavano in corto circuito la cal-daia...

PREVENTIVO circa euro 7.500 + Iva

IBAN: IT 97 Z05034 03242 00000031015INTESTATO A PARROCCHIA SS. TRINITÀ A VILLA CHIGI