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INDICE

1. PREMESSA _____________________________________________ pag. 3 2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO_________________________ pag. 6 3. GEOLOGIA DEL TAVOLIERE ____________________________ pag. 11

3.1 STRATIGRAFIA ____________________________________ pag. 14 3.2 TETTONICA ______________________________________ pag. 25

4. IDROGEOLOGIA DEL TAVOLIERE ________________________ pag. 27

4.1 ACQUIFERO FESSURATO CARSICO ______________________ pag. 28 4.2 ACQUIFERO POROSO PROFONDO ________________________ pag. 40 4.3 ACQUIFERO POROSO SUPERFICIALE ____________________ pag. 47

5. STATO QUALITATIVO E QUANTITATIVO DELLE ACQUE CIRCOLANTI NELL’ACQUIFERO POROSO SUPERFICIALE____ pag. 54

5.1 MODALITA’ DI CAMPIONAMENTO DELL’ACQUA DI FALDA E DI MISURA DEI LIVELLI IDRICI _______________________ pag. 59 5.2 LO STATO QUANTITATIVO _____________________________ pag. 61 5.3 CARATTERI GEOCHIMICI E QUALITA’ DELLE ACQUE CAMPIONATE __________________________________________ pag. 75

6. CONCLUSIONI __________________________________________ pag. 92 7. BIBLIOGRAFIA__________________________________________ pag. 96 APPENDICE:

- A) TRATTAMENTO ED ANALISI DEI DATI AMBIENTALI - B) DATI CARATTERISITICI DEI POZZI DI IDROCARBURI - C) SEZIONI - D) TAVOLE

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Capitolo 1 Premessa

1. PREMESSA

I l presente lavoro di tesi si colloca nell’ambito delle attività

di ricerca che il Dipartimento di Geologia e Geofisica

dell’Università di Bari svolge dal 1990, nel campo

dell’idrogeologia, in collaborazione con la sezione territoriale di

Bari dell’ Isti tuto di Ricerca sulle Acque (IRSA) del Consiglio

Nazionale delle Ricerche (CNR).

Lo studio, condotto nell’area del Tavoliere di Puglia, ha

avuto come obiettivo quello di definire:

i l quadro geologico dell’area; ♦

le caratteristiche e i rapporti di posizione delle diverse

unità idrogeologiche costituenti l’idrostruttura del Tavoliere;

i caratteri della circolazione idrica sotterranea ed i suoi

rapporti con i corsi d’acqua superficiali ed i confinanti acquiferi

carsici delle Murge e del Gargano;

lo stato ambientale (quali-quantitativo) della falda

superficiale secondo quanto disposto dal decreto legislativo 11

maggio 1999, n.152 e succ. modif. e integrazioni.

Nel piano di lavoro sono state previste inizialmente due fasi:

consultazione ed acquisizione “critica”, in termini di

attendibilità e significatività, dei dati geologici e idrogeologici già

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Capitolo 1 Premessa

esistenti sull’area di studio e sulle l imitrofe zone marginali delle

Murge e del Gargano;

♦ effettuazione di una prima campagna di misure

freatimetriche, di prelievo e analisi delle acque sotterranee

appartenenti alla falda superficiale;

Alla luce dei dati ricavati dalla prima campagna ed avendo

avuto nel corso del 2002 piogge frequenti ed anche intense, si è reso

opportuno ampliare il piano di lavoro effettuando una seconda

campagna di misure freatimetriche e di prelievo di campioni idrici

negli stessi punti d’acqua.

Questa seconda campagna è stata condotta con le stesse

modalità ed esattamente ad un anno di distanza dalla precedente con

l’intento di confrontare dati relativi ad uno stesso periodo dell’anno

idrologico. Tale campagna, tuttavia, è stata interrotta dall’evento

alluvionale del 25 gennaio 2003 che, se da un lato ne ha ritardato la

conclusione prolungando il periodo delle misure, dall’altro ha

determinato un surplus di alimentazione e condizioni di ricarica

diverse rispetto a quanto verificatosi nell’anno precedente.

Inoltre, data l’eccezionalità dell’evento alluvionale, si è

ritenuto opportuno ritornare su alcuni pozzi scelti a campione, per

eseguire nuove misure che, confrontate con le precedenti, hanno

fornito importanti indicazioni sulla risposta dell’acquifero.

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Capitolo 1 Premessa

Tutti i dati acquisiti , unitamente alle altre informazioni

disponibili , hanno consentito di creare una banca dati su supporto

informatico e di redigere alcuni importanti elaborati cartografici

(Carta geologica con relative sezioni, Carta delle isopieze, Carta

delle isoaline, ecc…) grazie all’util izzo di particolari software quali

Arc View GIS (….) e Surfer 8 (2002).

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Capitolo 2 Inquadramento geografico

2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

Il Tavoliere di Puglia è situato nella parte settentrionale della

Regione pugliese e costituisce la più estesa pianura dell’Italia

meridionale; si sviluppa in direzione NW-SE, ed è compreso tra il F.

Fortore a nord, i Monti della Daunia ad ovest, il Gargano e il mare

Adriatico ad est, e il F. Ofanto a sud (fig. 1).

Saline

F. Ofa

nt o

T. Lo cone

T. Celo

ne

T. Trio

lo

T. Cerv

aro

T. Vulga

no

T. Salso

la

F. F

orto

re

T.Carapelle

T. Candelaro

Lago di Lesina Lago di Varano

Cagnano Varano

Sannicandro GarganicoLesina

Poggio Imperiale

Chieuti

Serracapriola

S. Paolo Civitate

Apricena

Torremaggiore S. SeveroS. Giovanni Rotondo

Rignano Garganico

Manfredonia

Vieste

Lucera

Troia

Biccari

OrdonaCastelluccio dei Sauri

Ascoli Satriano

Candela

Cerignola

Ortanova

Margherita di Savoia

TrinitapoliBarletta

AndriaCanosa

S. Marco in Lamis

Foggia

Figura 1 – Limiti geografici del Tavoliere di Puglia

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Capitolo 2 Inquadramento geografico

Il Tavoliere è l’unica area della Puglia ad essere dotata di una rete

idrografica ben definita, costituita da corsi d’acqua a regime

prevalentemente torrentizio che incidono i depositi quaternari. CALDARA

& PENNETTA (1993), in base alle caratteristiche idrografiche, distinguono

nell’area quattro settori:

Figura 2 – Schema territoriale della provincia di Foggia con l’indicazione del settore meridionale, centrale e settentrionale del Tavoliere (da CALDARA & PENNETTA, 1993)

- il “Tavoliere meridionale” (o basso Tavoliere), compreso tra il

F. Ofanto e il T. Cervaro, caratterizzato da corsi d’acqua che scorrono in

direzione ortogonale alla linea di costa (fig.2);

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Capitolo 2 Inquadramento geografico

- il “Tavoliere centrale” (o medio Tavoliere), interamente

racchiuso tra il Subappennino Dauno e il promontorio del Gargano,

caratterizzato da numerosi corsi d’acqua che nascono dall’Appennino e

scorrono in direzione OSO-ENE, per poi subire una deviazione verso NE

ed immettersi nel T. Candelaro;

- il “Tavoliere settentrionale” (o alto Tavoliere), compreso tra il

bordo NW del Gargano e il T. Saccione, caratterizzato da un reticolo

idrografico che non convoglia le acque nel Golfo di Manfredonia bensì a

N del Gargano. Il corso d’acqua più importante è rappresentato dal fiume

Fortore i cui sedimenti sono stati ridistribuiti verso E dalle correnti marine

provenienti da NO, creando una lunga barra costiera che ha isolato gli

attuali laghi di Lesina e Varano.

- la “Piana costiera tra Manfredonia e Barletta”, costituita da una

fascia di circa 5-6 km che a nord delle Saline di Margherita di Savoia,

tende ad allargarsi fino raggiungere l’ampiezza di circa 20 - 25 km.

Morfologicamente il Tavoliere è una pianura lievemente ondulata

caratterizzata da vaste spianate che digradano debolmente verso mare a

partire dalle quote più alte del margine appenninico. BOENZI (1983)

distingue da ovest verso est ben cinque distretti morfologici: un’area

collinare, una zona a ripiani, una vasta piana alluvionale antica, una piana

costiera ed una zona litorale (fig 3). La prima zona, che borda, a guisa di

fascia, il margine orientale appenninico, è rappresentata da rilievi

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Capitolo 2 Inquadramento geografico

collinari, posti a 300-400 m di quota, sui cui versanti affiorano le argille

del Calabriano.

Figura 3 – Carta geomorfologica schematica della parte centrale del Tavoliere (da BOENZI, 1983)

I ripiani corrispondono a terrazzi marini, che digradano verso

l’Adriatico e sono, a luoghi, delimitati verso est da scarpate poco elevate,

corrispondenti a ripe di abrasione. La piana alluvionale si estende con

continuità dalla zona dei terrazzi più antichi fino alla piana costiera che

corrisponde, per gran parte, ad antiche aree lagunari. Il successivo

insabbiamento delle vie di comunicazione con il mare ha favorito la

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Capitolo 2 Inquadramento geografico

formazione di numerosi laghi costieri (Lago di Salpi e Lago Salso)

successivamente colmati per fatti naturali ed antropici. La zona litorale è

costituita da depositi di spiaggia caratterizzati dalla presenza di dune

sabbiose, rappresentate da dossi allungati parallelamente alla riva.

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

3. GEOLOGIA DEL TAVOLIERE

Il Tavoliere di Puglia rappresenta la parte settentrionale

dell’Avanfossa adriatica meridionale, nota in letteratura anche come Fossa

bradanica. La sua storia geologica è strettamente collegata all’evoluzione

paleogeografica dell’Avampaese apulo. Essa, infatti, inizia a delinearsi

agli inizi del Terziario nel corso dell’orogenesi appenninico - dinarica

contestualmente all’avanzare delle falde appenniniche verso est

(RICCHETTI et alii, 1988).

Con il Pliocene, la Fossa bradanica viene a costituire l’avanfossa

della Catena Appenninica; il carico della catena determina infatti

l’abbassamento della Fossa e l’inarcamento delle Murge che assumono la

struttura di un’ampia piega anticlinalica a cui il sistema di faglie

distensive, con trend NO-SE, ha dato l’aspetto di un ampio “horst” (fig.

4). A seguito della subsidenza, la Fossa è sede di un’intensa attività

sedimentaria rappresentata, nel margine interno, da colate di scivolamento

gravitativo di provenienza appenninica (olistostromi) e nel margine

esterno da apporti longitudinali provenienti da NW, interpretati da

BALDUZZI et alii (1982) come intervalli di sedimentazione torbiditica.

Questi ultimi producono l’accumulo di potenti corpi sabbioso-argillosi

soprattutto nella zona di massima subsidenza (Fossa di Candela).

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

Figura 4 – Sezione geologica attraverso l’Appennino Meridionale e la Fossa Bradanica (da SELLA et alii, 1988)

In fig. 5 è riportata una sezione trasversale del sottosuolo dell’area

dei campi gassiferi di Candela ed Ascoli Satriano, ottenuta dalla

correlazione fra carotaggi elettrici di pozzi (CASNEDI, 1988). Essa mette in

evidenza apprezzabili variazioni nella successione dei corpi argilloso-

sabbiosi che risultano spesso troncati ad W dalla coltre alloctona, come

meglio evidenziato nella sezione semplificata. Verso E, essa mostra una

graduale riduzione dei corpi sabbiosi fino ad essere completamente

sostituiti da argille. Gli intervalli sabbiosi pertanto hanno un’estensione

trasversale limitata.

In senso longitudinale, lo stesso CASNEDI (1988) osserva invece una

progressiva diminuzione del rapporto sabbia/argilla procedendo verso SE.

Nel Pliocene superiore prevalgono gli eventi di tettonica trasversale

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

Figura 5 – Correlazione fra carotaggi elettrici di pozzi in sezione trasversale (da CASNEDI, 1988) che portano alla separazione dell’Avanfossa in più bacini (molisano,

pugliese, lucano).

Nel Pleistocene inferiore, ha inizio una fase di generale

sollevamento testimoniata dall’esistenza di depositi sommitali di carattere

regressivo (BALDUZZI et alii, 1982). A questa tendenza regressiva, si

sovrappongono le oscillazioni glacio-eustatiche quaternarie che portano

alla formazione dei depositi marini terrazzati (CALDARA & PENNETTA,

1993) e dei depositi alluvionali.

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

3.1 STRATIGRAFIA

Nel Tavoliere affiorano litotipi di diversa natura ed età, come

desumibile dalla Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000.

NUMERO FOGLIO NOME FOGLIO

155 San Severo

156 S. Marco in Lamis

157 Monte S. Angelo

163 Lucera

164 Foggia

165 Trinitapoli

174 Ariano Irpino

175 Cerignola

176 Barletta

I diversi fogli che coprono l’intera area del Tavoliere, la cui

denominazione è indicata nel sovrastante prospetto, non forniscono un

quadro geologico d’insieme sufficientemente uniforme, essendo stati

redatti da rilevatori diversi e in epoche differenti; notevoli discordanze,

anche interpretative oltre che cartografiche, si riscontrano anche tra fogli

adiacenti.

Per la definizione dei caratteri geologici d’insieme dell’intera area,

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

si è pertanto reso necessario un lavoro di revisione svolto, non soltanto

sulla base degli elementi cartografati nei suddetti fogli, ma anche

attraverso sopralluoghi e la consultazione dei dati stratigrafici relativi sia

ai numerosi pozzi per acqua presenti nell’area sia alle perforazioni

eseguite a scopi geognostici e per la ricerca di idrocarburi.

In particolare sono stati consultati:

pozzi Agip perforati tra gli anni ’70 e gli anni ’90 (AGIP, 1971,

AGIP,1994, BALDUZZI et alii, 1982);

pozzi dell’Ente Irrigazione sia di vecchia realizzazione (relativi

agli anni ’50 - ’60) sia di nuova realizzazione tra cui quelli appartenenti

alla rete di monitoraggio della regione Puglia;

pozzi della Cassa del Mezzogiorno utilizzati negli anni ’70

nell’ambito di uno studio della falda pleistocenica (Cassa del

Mezzogiorno, 1971);

pozzi della Regione Puglia realizzati negli anni ’80 - ’90;

pozzi di privati;

pozzi dell’AQP (Acquedotto Pugliese);

È stata così redatta una carta litologica prodotta sia su supporto

cartaceo che magnetico (tav. 1) ed alcune sezioni geologiche ed

idrogeologiche riportate in appendice.

Sulla base dei caratteri litostratigrafici e dell’area geografica di

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

appartenenza, i terreni localmente affioranti sono stati riferiti alle seguenti

unità:

UNITÀ APPENNINICHE (Cretaceo - Pliocene medio) ♦

UNITÀ DELL’AVAMPAESE APULO (Cretaceo – Pliocene sup.)

UNITÀ DEL TAVOLIERE (Pliocene – Olocene)

UNITA’ APPENNINICHE

Sono rappresentate sia dalle associazioni litologiche in facies di

flysch, a giacitura caotica e a prevalente componente argillosa, di età

compresa tra il Cretaceo sup. e il Miocene sup., e sia dalle sabbie e dai

conglomerati di età infra-meso pliocenica. Data l'analogia nelle modalità

di traslazione e messa in posto , BALDUZZI et alii (1982) raggruppano tali

unità sotto il generico termine di alloctono qui denominato “Complesso

dei monti della Daunia”.

La consultazione delle stratigrafie dei numerosi pozzi eseguiti per

la ricerca di idrocarburi, ricadenti soprattutto lungo il margine

appenninico, ha consentito di individuare lo spessore di queste unità che

oltrepassa i 3 km spingendosi per oltre 2.5 km sotto il livello del mare

come mostrano le sezioni B-B’ e C-C’ le cui tracce sono riportate in

tavola 2 .

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

UNITÀ DELL’AVAMPAESE APULO

Sono rappresentate dai calcari della piattaforma carbonatica apula

del Cretaceo e dai depositi calcarenitici del Miocene e del Plio-

Pleistocene.

Tali unità affiorano estesamente nelle limitrofe aree del Gargano e

delle Murge mentre nell’area del Tavoliere sottostanno alla spessa ed

estesa copertura dei sedimenti di Avanfossa (RICCHETTI et alii, 1988).

Tale assetto è ben rappresentato nelle sezioni geologiche B-B’, C-C’,

D-D’.

I calcari, come detto, affiorano principalmente lungo il margine

garganico e murgiano dell’area e sporadicamente in esigui affioramenti

lungo il basso F. Ofanto. La presenza delle Cave di Cafiero, a SW di S.

Ferdinando di Puglia, e della Cava di Lagrimaro, nei pressi della Stazione

di Cerignola Campagna, fanno ipotizzare che il substrato carbonatico,

localmente, si trovi a bassa profondità dal piano campagna (COLACICCO,

1951).

Le calcareniti mioceniche affiorano in lembi di limitata estensione e

spessore nell’area garganica e in particolare nei dintorni di Apricena e di

Manfredonia; sono caratterizzate da facies calcareo organogene, di

ambiente costiero e lagunare, in parziale eteropia con biocalcareniti di

mare aperto (D’ALESSANDRO et alii, 1979).

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

Analoghe e coeve facies sono presenti nel sottosuolo della Fossa

bradanica.

Depositi calcarenitici più recenti, del Pliocene sup. – Pleistocene

inf., costituiti da calcari detritici e organogeni (“tufi calcarei”), di colore

biancastro o giallastro, bordano il margine garganico e murgiano dell’area.

Dalla sezione D-D’, lungo l’allineamento Foggia-M.Granata, si

può notare come tali depositi non siano dotati di grande continuità

laterale; infatti, rinvenuti nel pozzo C6 con uno spessore di 36 m circa,

risultano invece assenti nel pozzo C7 distante dal primo all’incirca 7 km.

Ciò fa presumere che lo spessore delle calcareniti tenda a ridursi verso

l’entroterra; tuttavia non è possibile trarre conclusioni certe al riguardo

anche se le stratigrafie delle perforazioni eseguite per la ricerca

d’idrocarburi), contrassegnate con la lettera I nelle sezioni geologiche,

sembrano confermare tale ipotesi.

I dati caratteristici dei pozzi per idrocarburi sono riportati in

appendice B.

UNITÀ DEL TAVOLIERE

Queste unità sono costituite dai depositi di riempimento

dell’avanfossa appenninica, di età pliocenica e infrapleistocenica, e dai

depositi marini e alluvionali delle coperture medio-suprapleistoceniche e

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

oloceniche della piana.

I depositi della fase di riempimento della Fossa bradanica, rinvenuti

nel sottosuolo attraverso l’analisi dei numerosi sondaggi perforati per

ricerche di idrocarburi, sono costituiti da alternanze sequenziali di sabbie

e argille; verso il margine appenninico, le coltri alloctone si inseriscono

nel Pliocene inf.-medio e spesso ne costituiscono la parte prevalente, come

osservabile nelle sezioni B-B’e C-C’. Si tratta di argille indicate con il

generico termine di “Argille grigio azzurre”, localmente sabbiose e

fossilifere, di colore grigio-azzurro con tendenza al giallastro, nella parte

alta, a causa dei fenomeni di alterazione. All’interno della successione

argillosa, sono presenti, a diverse altezze stratigrafiche, livelli sabbiosi e

fossiliferi formanti corpi lenticolari di modesto spessore.

La parte affiorante di questo complesso si estende principalmente

lungo una larga fascia che, con direzione NO-SE, borda i fianchi orientali

dell'Appennino fino a quota 100 - 125 m slm (tav. 1); inoltre, affiorano

lungo la bassa valle del F. Ofanto, tra Barletta e Canosa e lungo il F.

Fortore fino a circa 100 m slm. Nella parte medio-bassa della piana, le

“Argille grigio-azzurre” sottostanno alla copertura alluvionale e lo

spessore dell’unità si riduce in corrispondenza della fascia costiera.

La sezione B-B’, ricostruita attraverso le stratigrafie dei pozzi per

la ricerca di idrocarburi e dei pozzi attestati nel substrato prepliocenico,

mostra chiaramente come lo spessore di questa unità diminuisca passando

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

da circa 2000 m (pozzo I 47), sul bordo dell’Appennino, a circa 140 m

(pozzo C2), in corrispondenza del T. Candelaro.

Lo stesso può dirsi per la sezione D-D’, dove lo spessore delle

argille raggiunge i 764 m, nei pressi di Foggia, come si rileva dai dati

stratigrafici riportati in COLACICCO (1951), e si riduce a 140 m a 5 km dal

T. Candelaro (pozzo C6).

La serie regressiva del Calabriano si chiude con i terreni sabbiosi e

sabbioso-conglomeratici del Pleistocene inf. costituiti da ciottoli

poligenici eterometrici, arrotondati e/o appiattiti; a luoghi, si presentano

fossiliferi e cementati e s’individuano intercalazioni di lenti sabbiose di

colore giallastro. Questi terreni affiorano in un’estesa zona compresa tra

Ascoli Satriano e Lavello ed in una sottile fascia lungo il F. Fortore e nei

pressi di Serracapriola, dove sono prevalentemente sabbiosi con

intercalazioni di lenti ciottolose (Sabbie di Serracapriola).

Lungo la fascia settentrionale del Tavoliere (nei pressi di Poggio

Imperiale, Chieuti e S. Severo) e a SE del F. Ofanto si rinvengono depositi

marini terrazzati del Pleistocene medio-sup. In particolare, nei dintorni di

S. Severo questi depositi sono costituiti da limi, sabbie limose e sabbie,

come si evince dalla colonna stratigrafica riportata in figura 6 e relativa ad

indagini geognostiche realizzate in zona. Al bordo murgiano i depositi

terrazzati diventano prevalentemente sabbiosi e fossiliferi e poggiano a

luoghi sulle Argille grigio-azzurre e a luoghi su depositi delle unità

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

dell’Avampaese apulo.

Lungo tutta la fascia occidentale del Tavoliere, s’individuano

depositi terrazzati alluvionali e deltizi del Pleistocene sup. che affiorano

tra 400 e 100 m di quota e formano strutture prevalentemente allungate in

direzione W-E. Questi depositi poggiano in trasgressione sui depositi del

Ciclo bradanico a W ed a S (MALATESTA et alii, 1967) mentre a N,

(sezione A-A’) verso il F. Fortore, poggiano in parte su questi ed in parte

sui depositi marini terrazzati. Essi sono costituiti da ciottoli poligenici, a

luoghi cementati, con intercalazioni sabbiose e la loro non continuità è

dovuta alle numerose incisioni prodotte dagli attuali corsi d’acqua.

Tuttavia a sud, nel tratto compreso tra il T. Carapelle e il F. Ofanto, i

depositi terrazzati hanno una maggiore estensione, favorita dal diradarsi

della rete idrografica.

Lungo la fascia pedegarganica e nei pressi di Biccari (area

appenninica), s’individuano le conoidi detritiche e alluvionali del

Pleistocene sup.-Olocene, costituite prevalentemente da ghiaie e sabbie

nella suddetta località appenninica, e da brecce calcaree verso la fascia

pedegarganica.

In tutta l’area, specialmente quella orientale, prendono particolare

sviluppo i sedimenti della pianura alluvionale anch’essi del Pleistocene

sup.-Olocene che, a partire da circa 170-175 m slm, si spingono fin nei

pressi della costa conferendo un aspetto pianeggiante all’intera regione.

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

Gli spessori, variabili, tendono ad aumentare procedendo da W verso E

raggiungendo valori massimi nella zona rivierasca (sezione F-F’). Tali

depositi sono rappresentati da un’alternanza lenticolare di sedimenti

alluvionali ghiaiosi, sabbiosi e argillosi, in parte limosi, di facies

continentale che si incrociano e anastomizzano di frequente. Questi

rappresentano il risultato dei numerosi episodi deposizionali che hanno

interessato il Tavoliere. Un esempio è schematizzato nella sezione

geologica che in corrispondenza dell’allineamento Lucera-Ripatetta taglia

trasversalmente i depositi alluvionali del T. Vulgano (fig. 7).

Figura 7 – Profilo geologico delle alluvioni del T. Vulgano (da CALDARA & PENNETTA, 1993)

In essa si evidenzia una successione di cinque unità che, separate

da superfici di contatto erosivo, sono rappresentative di cinque fasi di

alluvionamento (CALDARA & PENNETTA, 1993).

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

Le alluvioni del Tavoliere contengono, nella parte più superficiale,

una crosta evaporitica di natura calcarea, sede di villaggi storici e

preistorici (CALDARA & PENNETTA, 1990); il suo spessore può raggiungere

anche gli otto o dieci metri (stazione di Cerignola Campagna). La genesi è

legata al fenomeno della risalita capillare come conseguenza del clima

fortemente arido che in passato ha caratterizzato l’area. Tale fenomeno è

stato favorito anche dalla presenza, nella zona di aerazione, di depositi

limoso-argillosi per i quali le altezze di risalita, inversamente

proporzionali al diametro dei pori, risultano maggiori. Infine, le elevate

temperature hanno favorito intensi fenomeni di evaporazione e di

precipitazione di CaCO3, come conseguenza del chimismo dell’acqua di

falda caratterizzata da un elevato tenore in Ca e HCO3.

La pianura alluvionale è solcata da numerosi corsi d’acqua i cui

fondovalle sono colmati da limi argillosi frammisti a sabbie e ghiaie. Si

tratta di depositi d’alveo attuali e recenti, olocenici, che presentano

spessori ed estensioni maggiori lungo i corsi d’acqua a regime perenne

(Ofanto, Fortore e Candelaro) e ridotti ad una stretta fascia lungo l’alveo,

nei canali e nei torrenti a regime stagionale.

Verso la costa, affiorano i depositi palustri e di colmata olocenici,

costituiti essenzialmente da limi. Questi si rinvengono nella fascia

bordante i laghi di Lesina e Varano nonché nella fascia costiera interna

compresa tra Manfredonia e Margherita di Savoia corrispondente ad

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

antiche paludi successivamente colmate per fatti naturali ed antropici. Qui

si identificano livelli con faune salmastre legate a processi di chiusura e

apertura stagionale dei canali di comunicazione con il mare ai fini del

ripopolamento ittico dell’ex lago Salpi attualmente bonificato (CALDARA

& PENNETTA, 1990).

Il quadro stratigrafico si completa con i depositi costieri anch’essi

dell’Olocene costituiti da sabbie e ghiaie formanti una stretta spiaggia

delimitata verso terra da cordoni dunari (BOENZI et alii, 1991).

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

3.2 TETTONICA

Il Tavoliere di Puglia corrisponde al settore nord-occidentale

dell’Avanfossa della Catena Appenninica meridionale.

Dal punto di vista strutturale, il Tavoliere costituisce una

depressione tettonica colmata da una spessa successione di depositi di età

plio-pleistocenica. La giacitura di questi depositi, in affioramento, è

caratterizzata da strati suborizzontali o debolmente inclinati verso E; in

profondità, il loro assetto è fortemente condizionato dalla morfologia del

substrato pre-pliocenico, dislocato da faglie e formante una struttura a

blocchi nella quale s’individuano numerosi horst e graben. Gli alti

tettonici, insieme ai sovrastanti livelli sabbiosi pliocenici, costituiscono le

numerose trappole di giacimenti gassiferi presenti nella zona.

Il limite orientale del Tavoliere, al margine del Promontorio

garganico, è rappresentato da un’importante dislocazione tettonica,

corrispondente al T. Candelaro. In tale area, le unità dell’Avampaese

Apulo risultano ribassate verso l’avanfossa appenninica da un sistema di

faglie, ad andamento prevalentemente appenninico, a sua volta dislocate

da sistemi secondari a direzione ENE - WSW ed E-O, circa paralleli al

corso del F. Ofanto. Il substrato prepliocenico risulta pertanto suddiviso in

una serie di blocchi, con generale sprofondamento verso SE (CASNEDI,

1988) sino a raggiungere la profondità massima di oltre 4000 m .

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Capitolo 3 Geologia del Tavoliere

Circa un milione di anni fa, in seguito all’attenuazione delle spinte

appenniniche, al rilascio elastico della Piattaforma Apula e alla

compensazione isostatica, si è avuto un sollevamento regionale ancora in

corso. Tali movimenti verticali di sollevamento, si sono prodotti in forma

differenziale e a più riprese per concomitanti oscillazioni glacio-eustatiche

del livello marino (RICCHETTI et alii, 1988).

Il risultato è rappresentato da diversi depositi terrazzati

corrispondenti a più cicli sedimentari marini e/o a fasi continentali

d’alluvionamento dei quali non è stato possibile distinguere le varie fasi di

terrazzamento a causa dei dislivelli modesti fra le scarpate, le litologie

poco differenziate e la forte antropizzazione (CALDARA&PENNETTA, 1993).

.

26

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

4. IDROGEOLOGIA DEL TAVOLIERE

La particolare situazione stratigrafica e strutturale del Tavoliere

porta a riconoscere tre unità acquifere principali situate a differenti

profondità (MAGGIORE et alii, 1996).

Procedendo dal basso verso l’alto, la successione è la seguente:

acquifero fessurato-carsico profondo, situato in

corrispondenza del substrato carbonatico prepliocenico del

Tavoliere;

acquifero poroso profondo, corrispondente ai diversi livelli

sabbiosi intercalati nella formazione pliopleistocenica delle “argille

grigio-azzurre”;

acquifero poroso superficiale, corrispondente agli interstrati

sabbioso-ghiaiosi dei depositi marini e continentali di età Pleistocene

superiore-Olocene.

Qui di seguito verranno illustrati i caratteri idrogeologici generali

di ciascun acquifero e le principali caratteristiche idrochimiche delle

acque sulla base delle conoscenze più recenti disponibili.

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

4.1 ACQUIFERO FESSURATO-CARSICO PROFONDO

Il substrato calcareo prepliocenico, soggiacente ai depositi plio-

pleistocenici, prevalentemente argillosi, dell’Avanfossa appenninica, è

ribassato a gradinata da sistemi di faglie dirette, a direzione appenninica e

antiappenninica, che danno origine ad una articolata struttura ad horst e

graben. Le suddette masse carbonatiche sepolte ospitano un esteso corpo

idrico, localizzato a diverse profondità e collegato lateralmente alle falde

idriche del Gargano e delle Murge.

L’ interesse per questo acquifero è tuttavia limitato alle zone dove

il substrato si trova a profondità inferiori a qualche centinaio di metri,

vale a dire in prossimità della fascia pedegarganica del Tavoliere e lungo

il bordo ofantino delle Murge, dove il valore di salinità non supera i 2.5

g/L come si rileva dalle sezioni A-A’, B-B’, D-D’ e E-E’. Procedendo

verso la parte mediana dell’ Avanfossa, il contenuto salino delle acque

aumenta notevolmente con la profondità del substrato, passando da valori

tipici di acque di origine meteorica a valori caratteristici di acque connate

(MAGGIORE et alii, 1996).

La presenza di acque dolci è condizionata dal carico che esse hanno

localmente: esse sono presenti solo se tale carico è in grado di mantenere

l’acqua salata ad una profondità maggiore rispetto a quella del tetto della

formazione carbonatica.

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

Quanto sinora esposto trova conferma nella sezione A-A’ nella

quale, procedendo dal Gargano verso il F. Fortore, si registra un notevole

incremento del valore di salinità legato all’approfondimento dell’acquifero

carsico e al minore apporto d’acqua dolce sotterranea del settore più

occidentale dell’acquifero garganico.

I valori di salinità misurati dopo la perforazione dei pozzi, pur

relativi ad epoche diverse, dimostrano che al bordo garganico del

Tavoliere, nei primi 100-300 m di profondità, la falda carsica è

caratterizzata da valori di salinità piuttosto bassi, compresi tra 2.5 g/L e

4.0 g/L. Procedendo verso il F. Fortore, la salinità cresce bruscamente

sino ad assumere i valori tipici dell’acqua di origine marina in

corrispondenza del pozzo C10, dove si è rinvenuta acqua con contenuto

salino pari a 38 g/l.

Ciò trova conferma dai risultati del carotaggio multiparametrico

(fig. 8), spinto fino ad oltre 200 m di profondità rispetto al livello mare,

eseguito lungo la colonna idrica del pozzo LS12FG della rete di

monitoraggio della Regione Puglia, indicato con la sigla C33 in tabella 1.

Passando ad analizzare la stratigrafia termo-salina, si può osservare

che la temperatura, compresa tra 30 e 33oC, e la salinità, compresa tra 37 e

40 g/l, aumentano con la profondità ed assumono valori molto più alti di

quelli riscontrati nei pozzi di monitoraggio ubicati in corrispondenza del

Promontorio garganico. Inoltre, l’ossigeno disciolto è praticamente

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

assente. Tutto ciò induce a pensare che il movimento dell’acqua sia lento

se non addirittura nullo, e vi sia un apporto di acqua connata, più salata e

più calda.

Temperatura (oC) Salinità (g/L)

pH Ossigeno disciolto (mg/L)

Figura 8 – Carotaggi multiparametrici eseguiti nel pozzo LS12FG (da Cotecchia, 1998)

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

MAGGIORE et alii (1996) evidenziano che l’intrusione salina è

maggiore in corrispondenza della fascia pedegarganica che si sviluppa

verso il Golfo di Manfredonia, mentre nella zona di Poggio Imperiale-

Apricena, a sud del Lago di Lesina, risulta ostacolata dal brusco aumento

di spessore dei terreni impermeabili dell’Avanfossa appenninica.

I caratteri strutturali del substrato carbonatico prepliocenico sono

ricostruiti nella sezione B-B’ che va dal Subappennino Dauno al

Promontorio del Gargano. Essa è stata ottenuta sulla base delle stratigrafie

dei pozzi perforati per le ricerche d’acqua e di idrocarburi, contraddistinti

rispettivamente con la sigla C e I in tavola 2. Dalle stesse stratigrafie è

stato possibile definire l’approfondimento del substrato carbonatico

prepliocenico che nei pressi dell’Appennino raggiunge la profondità di

diverse migliaia di metri (~ 4000).

I dati caratteristici dei pozzi che si attestano nel substrato

carbonatico sono riportati in tabella 1.

La circolazione idrica sotterranea è fortemente condizionata dai

caratteri strutturali ed in particolare dalla presenza delle numerose faglie

che determinano direttrici di flusso preferenziali, nonché dalle

caratteristiche idrauliche dell’acquifero che variano da zona a zona in

funzione dello stato di fratturazione e carsismo della roccia.

In relazione ai rapporti idrici intercorrenti fra la porzione di

piattaforma carbonatica affiorante in corrispondenza del promontorio

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

garganico e dell’ horst murgiano e la parte sprofondata del graben del

Tavoliere, la situazione risulta molto articolata. Le acque carsiche del

promontorio garganico defluiscono radialmente dalle zone più interne,

dove è prevalente l’alimentazione dell’acquifero ad opera delle acque

meteoriche, verso la costa dando luogo a numerose sorgenti localizzate in

tratti di costa ben definiti. Esistono tuttavia due importanti zone di

deflusso preferenziale in corrispondenza delle quali si osservano cospicue

emergenze d’acqua: una a N, verso il lago di Varano e la parte orientale

del lago di Lesina, e l’altra a SE, tra Manfredonia e Siponto.

Riguardo la situazione sul bordo murgiano, studi più recenti di

GRASSI et alii (1992), attraverso la ricostruzione delle isopieze e di

sezioni idrogeologiche (figg.9-10), evidenziano che esiste un marcato

deflusso idrico sotterraneo che dalla Murgia si dirige verso il Tavoliere.

Nella figura 9 si può osservare che al passaggio dall’horst

murgiano al graben del Tavoliere, la configurazione delle isopieze non

mostra ricevere alcun significativo disturbo. Ciò dimostra, secondo gli

Autori, che le acque carsiche aventi sede nella porzione affiorante e in

quella sepolta della piattaforma carbonatica, sono in connessione idraulica

e non risentono dell’esistenza dei depositi di colmamento e delle faglie

antiappenniniche dell’ Ofanto.

Quanto detto si evince anche dalla sezione E-E’; i pozzi che

ricadono in tale sezione, alcuni dei quali appartenenti alla rete di

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

Figura 9 – Andamento del la superf ic ie del la fa lda profonda e del la fa lda superf ic ia le . 1 . superf ic ie p iezometr ica del la fa lda profonda. 2 . Superf ic ie piezometr ica del la fa lda superf ic iale . 3 . Isobate del te t to del le argi l le . 4 . Pozzi (da GR A S S I e t a l i i , 1992).

monitoraggio della Regione Puglia (C25, C32), registrano infatti valori di

salinità molto bassi con un debole incremento (di soli 0.3g/L in 12 Km

circa) procedendo verso il Tavoliere. Anche il pozzo C25 profondo circa

500 m, ha un valore di appena 1g/L a dimostrazione che la circolazione

idrica sotterranea localmente è fortemente alimentata dalle acque dolci di

origine meteorica circolanti nell’acquifero murgiano e che la falda

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

Figura 10 – Sezioni idrogeologiche schematiche dell’area posta a cavallo della Murgia e del Tavoliere di Puglia (da GRASSI et alii, 1992).

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

carsica, anche a tale profondità, è poco contaminata dall’acqua di

intrusione marina.

Dalla stessa sezione, così come dalle sezioni riportate in figura 10,

si può osservare come l’elevato spessore dei depositi impermeabili di

colmamento, che in quest’area si spingono fino a 400 m di profondità, fa

sì che la falda circoli in pressione con risalite piezometriche anche

dell’ordine di diverse centinaia di metri.

Lungo la fascia pedegarganica, diversi Autori (COTECCHIA &

MAGRI, 1996; MONGELLI & RICCHETTI, 1970; MAGGIORE & MONGELLI,

1991; GRASSI & TADOLINI, 1992) hanno riscontrato una particolare

caratteristica delle acque sotterranee: l’elevato valore delle temperature

misurate in alcuni pozzi per acqua ubicati al margine garganico del

Tavoliere e in alcune sorgenti, tra le quali la sorgente S. Nazario e quella

di Siponto, poste rispettivamente a NW e a SE del promontorio garganico.

Misure più recenti (PAGLIARULO, 1996) hanno evidenziato in tale area,

gradienti termici elevati di 10°C/100 m.

L’alta temperatura di queste acque è spiegabile attraverso un

fenomeno di mixing tra acque connate profonde e acque di falda di origine

meteorica. Le acque connate infatti, confinate a 1500-2000 m di

profondità nelle rocce carbonatiche fessurate, sotto l’effetto del gradiente

geotermico regionale (25-30°C/km) arrivano ad assumere temperature di

circa 40-60°C (fig. 11).

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

Figura 11 – Sezione idrogeologica schematica che mostra la risalita di acque connate, calde per effetto del gradiente geotermico, e il mixing tra queste e le acque sotterranee fredde del Promontorio del Gargano, di origine meteorica; 1 piattaforma carbonatica;2 alloctono; 3 argille plioceniche; 4 risalita di acque connate; 5 direzione di flusso preferenziale della falda carsica (da MAGGIORE & PAGLIARULO,1999).

A causa delle spinte tettoniche connesse con la convergenza delle

coltri appenniniche verso l’avampaese apulo, queste acque profonde

risalgono verso il Gargano attraverso la struttura a gradinata del substrato

carbonatico prepliocenico fino ad emergere in superficie con temperature

comprese tra 24° C e 27°C (PAGLIARULO, 1996).

Per la caratterizzazione idrochimica delle acque della falda carsica

si sono considerati dati di analisi già acquisiti e relativi a pozzi

appartenenti alla rete di monitoraggio della Regione Puglia situati sia sul

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

bordo garganico e sia sul bordo murgiano (C4, C25, C1, C31, C32, C34,

C26, C24). L’ubicazione dei pozzi è riportata in tavola 1.

In tabella 2 sono riportate le concentrazioni in mg/l dei costituenti

maggiori. Come si può osservare dalla tabella, i dati non si riferiscono

tutti allo stesso periodo di osservazione. In particolare, per il pozzo C4 i

dati riportati sono quelli ricavati all’epoca della perforazione; inoltre, è

l’unico pozzo per il quale il campionamento è avvenuto in condizioni

dinamiche. Quanto detto, pur inducendo ad analizzare i dati con “cautela”,

non impedisce di ricavare alcune importanti indicazioni.

Per ottenere un quadro comparativo immediato, i dati chimici sono

stati rappresentati, previa conversione in meq/l, nel diagramma di

Schoeller (fig.12).

Osservando il diagramma, si nota che sia i tracciati geochimici dei

campioni provenienti da pozzi situati al margine settentrionale delle

Murge (C31-C34-C25), sia quello del margine occidentale del Gargano

(C4), mostrano una prevalenza di ioni alcalini e di ione cloruro che porta a

definire queste acque come clorurato alcaline e, pertanto, interessate dalla

contaminazione dell’acqua di intrusione marina. Da notare, inoltre, la

stretta relazione esistente, per questi pozzi, tra il contenuto alcalino e la

distanza dalla costa; infatti, pur appartenendo alla stessa facies

idrochimica, il contenuto dello ione cloruro e degli ioni alcalini tendono a

ridursi gradualmente spostandosi dalla costa verso l’entroterra. C’è inoltre

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

Figura 12 – Diagramma di Schoeller per le acque circolanti nell’acquifero fessurato carsico

da osservare che per i pozzi C4, C25 e C34, lo ione HCO3 prevale sullo

ione SO4 e ciò è da attribuire ad un maggiore apporto di acqua di origine

meteorica. Un discorso a sé merita il pozzo C1 il quale presenta un

chimismo meno concordante rispetto agli altri per il maggiore contenuto

di cloruri forse spiegabile con l’infiltrazione, anche se lenta, di acqua ad

elevata salinità contenuta nelle vasche evaporanti delle saline di

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

Margherita di Savoia.

Diversi risultano infine i tracciati dei pozzi situati al bordo ofantino

delle Murge; il pozzo C26, che si colloca più all’interno rispetto agli altri,

mostra un tracciato nel quale prevalgono lo ione calcio e lo ione

bicarbonato (acque bicarbonato calciche) mentre per i pozzi C32 e C24 è

lo ione magnesio a prevalere sullo ione calcio forse sia per la natura

prevalentemente dolomitica della roccia serbatoio, trattandosi degli strati

basali della successione del “Calcare di Bari”, sia per una qualche

influenza da parte dell’acqua di intrusione marina.

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

4.2 ACQUIFERO POROSO PROFONDO

L’acquifero poroso profondo è costituito dagli interstrati di sabbie

limose e subordinatamente di ghiaie, presenti a diversa altezza, nella

successione argillosa plio-pleistocenica (sezioni C-C’, E-E’ e B-B’).

Le sue caratteristiche sono poco conosciute soprattutto per quel che

riguarda la geometria e la distribuzione spaziale dei corpi acquiferi, la

connessione idraulica tra i diversi livelli e le altre falde del Tavoliere, le

modalità di alimentazione e di deflusso. Grazie agli studi condotti da

diversi Autori (COTECCHIA et alii, 1995; MAGGIORE et alii, 1996) e alle

stratigrafie dei pozzi perforati in zona sia per la ricerca di acqua che di

idrocarburi, contraddistinti nella tavola 2 rispettivamente con la sigla P

ed I, è stato possibile ricostruirne i caratteri salienti.

I dati caratteristici dei pozzi dell’acquifero poroso profondo sono

riportati in tabella 3.

I livelli acquiferi sono costituiti da corpi discontinui di forma

lenticolare, localizzati a profondità variabili tra i 150 m (sezione E-E’) e

i 3000 m (sezione B-B’) dal piano campagna ed il loro spessore non

supera le poche decine di metri. Nelle lenti più profonde, si rinvengono

acque connate, associate a idrocarburi, che si caratterizzano per i valori

piuttosto elevati della temperatura (22-26°C) e per la ricorrente presenza

di H2S (MAGGIORE et alii, 1996). Tali valori sono spiegabili con il normale

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

aumento di temperatura prodotto dal gradiente geotermico che in

quest’area, ricadente nella provincia geotermica periadriatica,

notoriamente fredda, è stimato inferiore a 25° C/Km (MONGELLI et alii,

1983).

La falda è ovunque in pressione e presenta quasi sempre caratteri di

artesianità. Le quote piezometriche, rilevate da COTECCHIA et alii (1995)

in una serie di pozzi trivellati in un’area compresa tra Foggia e Stornara,

variano procedendo da SSW verso NNE, passando da valori anche

superiori ai 200 m s.l.m. sino a valori dell’ordine di una decina di metri .

Anche la permeabilità e la trasmissività, valutate sugli stessi pozzi

con apposite prove di emungimento, sono risultate molto modeste, con

valori medi di T = 1,38 * 10-4 m2/s e K = 3,9 * 10-6 m/s.

La produttività dei livelli idrici, pur essendo variabile da luogo a

luogo, risulta sempre molto bassa con portate di pochi litri al secondo. In

genere, la produttività tende a diminuire rapidamente a partire dall’inizio

dell’esercizio del pozzo ed in alcuni casi si è registrato il completo

esaurimento della falda. Ciò dimostra che tali livelli possono costituire

soltanto delle limitate fonti di approvvigionamento idrico essendo la

ricarica molto lenta. Tuttavia negli ultimi quarant’anni, la crescente

richiesta di acqua ha dato avvio all’esecuzione di un cospicuo numero di

opere di captazione, per lo più in regime di abusivismo, per uso irriguo,

che si spingono in profondità intercettando i livelli acquiferi interclusi

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

nella formazione argillosa, incidendo sulla salvaguardia degli equilibri

idrogeologici degli stessi.

Studi condotti da COTECCHIA et alii (1995) hanno consentito di

determinare l’età delle acque contenute in tali livelli, sulla base delle

determinazioni del contenuto in 14C e di δ13C, δD e δ18O. I valori di

composizione isotopica ottenuti indicano età molto alte che riportano

l’epoca dell’infiltrazione di tali acque a circa 2000 anni fa. Ciò conferma

che il loro tasso di rinnovamento è praticamente nullo.

Trattandosi poi, come vedremo in seguito, di acque fortemente

mineralizzate ed in particolare con elevati valori di sodio, il loro utilizzo

sui terreni limo-argillosi superficiali, presenti soprattutto nella parte

bassa del tavoliere, determina modificazioni negative anche sotto l’aspetto

pedologico con gravi danni alle colture. Il sodio infatti, oltre a ridurre la

lavorabilità dei terreni ne modifica la permeabilità sia all’aria che

all’acqua ostacolando così l’azione benefica di dilavamento dovuta alle

acque di precipitazione.

Ulteriori problemi sorgono anche dal punto di vista tecnico; i

materiali fini, mobilizzati nella fase di pompaggio, tendono a sedimentare

all’interno del pozzo ostruendone i filtri in tempi decisamente brevi e

determinando condizioni di rischio per la stabilità dell’opera e

l’insorgenza di dissesti superficiali e profondi. Il carattere di artesianità,

assieme al molto spesso inadeguato condizionamento dei pozzi,

42

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

responsabile della mancanza di isolamento della falda superficiale,

determina travasi e miscelamenti di acque tra la falda profonda e quella

superficiale con conseguente contaminazione di quest’ultima.

Figura 13 – Diagramma di Schoeller per le acque circolanti nell’acquifero poroso profondo (da Maggiore et alii,1996).

I tracciati geochimici ottenuti dalle analisi condotte da MAGGIORE et

alii (1996) per le acque circolanti nell’acquifero poroso profondo, sono

rappresentati in figura 13. Essi, pur evidenziando una notevole variabilità

43

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

composizionale, mostrano una generale prevalenza dello ione sodio e dello

ione bicarbonato mentre calcio, cloruri e solfati sono presenti in

concentrazioni più basse . Questo porta a definire la facies idrochimica di

queste acque come bicarbonato-sodica.

Un carattere comune riscontrato dagli Autori per tali acque,

perlomeno nella zona compresa tra il T. Celone ed il T. Carapelle, è

rappresentato dalla bassa salinità totale (< 0.6 g/l) che tende

tuttavia ad aumentare, insieme allo ione cloruro, in direzione del

mare. Non è chiaro come l’acquifero risenta di questo fenomeno,

essendo isolato dalle acque marine, mediante una spessa sequenza

di strati argillosi praticamente impermeabili . Tuttavia il processo

può essere spiegato con il fenomeno della diffusione molecolare,

dovuto al gradiente di concentrazione tra l’acqua marina e le acque

sotterranee .

Importanti informazioni si ottengono anche dal grafico di figura 14

dove si può osservare che il rapporto Na/Cl mostra valori elevati,

compresi tra 1,1 e 3,5.

Tale prevalenza del sodio sullo ione cloruro non è spiegabile

neppure ammettendo un contributo da parte delle acque marine che, com’è

noto, sono caratterizzate da valori del rapporto Na/Cl circa uguale a 1. Il

rapporto Na/Ca mostra anch’esso valori di gran lunga superiori all’unità

sottolineando la prevalenza del sodio anche sul calcio che può essere

44

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

spiegata se si ipotizzano fenomeni di interazione tra gli ioni in soluzione e

la matrice porosa dell’acquifero.

Figura 14 – Caratterizzazione delle acque dell’acquifero poroso profondo sulla base dei cationi principali e dello ione cloruro (da Maggiore et alii, 1996 modificato).

Un sedimento depostosi in ambiente marino o che per fenomeni di

ingressione marina viene a contatto con acque salate, risulta in equilibrio

con la fase liquida e contiene pertanto una elevata percentuale di ioni

sodio nei siti di scambio dei minerali argillosi. Se successivamente tali

sedimenti vengono a contatto con acque dolci, contenenti prevalentemente

ioni calcio che hanno rispetto agli ioni sodio una maggiore affinità verso i

siti di scambio, l’equilibrio chimico viene ad essere perturbato. Si attivano

pertanto delle reazioni di scambio cationico che tendendo a ripristinare

45

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

l’equilibrio tra ioni adsorbiti e ioni in soluzione, possono portare ad una

significativa variazione della composizione cationica iniziale dell’acqua

dolce che viene ad arricchirsi in sodio e ad impoverirsi in calcio.

(COTECCHIA et alii, 1995; MAGGIORE et alii, 1996) .

Riguardo la provenienza delle acque presenti nelle intercalazioni

sabbiose, sulla base degli studi condotti, COTECCHIA et alii (1995),

avanzano alcune ipotesi. La presenza, sul bordo appenninico del

Tavoliere, di terreni sabbiosi suggeriscono che siano proprio questi litotipi

a costituire la zona di alimentazione. Altra possibile ipotesi è che le lenti

sarebbero alimentate, lateralmente o dal basso, dalle acque presenti nel

massiccio murgiano che, a partire dal margine sud orientale del Tavoliere,

si immerge sotto la formazione argillosa. Le acque rinvenute nella

formazione mesozoica, anche a quote intorno ai 400 m sotto il l.m. e

quindi a contatto con i sedimenti argillosi, sono risultate dolci con carichi

idraulici elevati, salinità e temperature molto basse. Tutto questo sostiene

l’ipotesi che, se pur localmente, la falda carsica possa considerarsi

responsabile dell’alimentazione delle lenti.

46

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

4.3 ACQUIFERO POROSO SUPERFICIALE

L’acquifero poroso superficiale si rinviene nei depositi quaternari

che ricoprono con notevole continuità laterale la sottostante formazione

delle Argille subappennine.. Le stratigrafie dei numerosi pozzi per acqua

realizzati in zona, evidenziano l’esistenza di una successione di terreni

sabbioso-ghiaioso-ciottolosi, permeabili ed acquiferi, intercalati da livelli

limo-argillosi, a luoghi sabbiosi, a minore permeabilità. I diversi livelli in

cui l’acqua fluisce non costituiscono orizzonti separati ma idraulicamente

interconnessi, dando luogo ad un unico sistema acquifero.

I dati caratteristici dei pozzi dell’acquifero poroso superficiale

utilizzati per le ricostruzioni stratigrafiche sono riportati nelle tabelle 4a e

4b.

In linea generale, si può affermare che i sedimenti a granulometria

più grossolana, e quindi più permeabili svolgenti il ruolo di acquifero,

prevalgono nella zona di monte mentre, procedendo verso la costa, si

fanno più frequenti ed aumentano di spessore le intercalazioni limoso-

sabbiose meno permeabili che svolgono il ruolo di acquitardo.

Essendo le modalità di deflusso della falda fortemente influenzate

da tali caratteristiche, risulta che l’acqua circola in condizioni freatiche

nella fascia pedemontana ed in pressione nella zona medio-bassa,

assumendo localmente il carattere di artesianità (COTECCHIA, 1956).

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

Quanto esposto è ben rappresentato nelle sezioni G-G’ ed F-F’

relative rispettivamente alla zona mediana e alla zona bassa della pianura

e ricostruite sulla base delle stratigrafie dei pozzi perforati dall’Ente

Irrigazione negli anni ‘50, nonché dei dati stratigrafici riportati nei lavori

di COLACICCO (1951-1953). Dalle stesse è possibile ancora osservare

come, procedendo verso est, lo spessore complessivo dell’acquifero

aumenti passando dai 50-30 metri nella zona mediana a quasi 100 metri

presso il litorale adriatico. Infine, oltre all’estrema irregolarità del tetto

del substrato impermeabile che sostiene l’acquifero, si noti come esso

tenda con una certa gradualità, ad approfondirsi procedendo verso la linea

di costa dove scende al di sotto di quota zero. Quindi accade che mentre

nelle zone più interne (sezione G-G’), situate a circa 25 Km dalla costa, il

tetto della formazione argillosa si rinviene a circa 30 m s.l.m., nella parte

più orientale, corrispondente alla fascia rivierasca, esso si rinviene a circa

60 m sotto il livello del mare (sezione F-F’). Tutto ciò fa sì che

l’acquifero risulti in tale zona maggiormente vulnerabile all’intrusione

marina (MAGGIORE et alii, 1996; POLEMIO et alii, 1999).

Sulla base dell’elevato contenuto salino rilevato in alcuni pozzi,

soprattutto in corrispondenza del golfo di Manfredonia e lungo la faglia

del Candelaro ai piedi del Gargano, COTECCHIA (1956) aveva già osservato

come, proprio in virtù della rilevante profondità degli strati acquiferi

sotto il livello del mare, questi fossero molto spesso invasi da acqua

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

Figura 15 – Carta dello spessore dell’acquifero poroso superficiale. Legenda: !)Argille subappennine; 2)formazioni calcareo dolomitiche mesozoiche; 3) spartiacque idrologico; 4) isopieze in metri s.l.m.; 5)porzioni di acquifero con spessori effettivi < 2 m; 6) porzioni di acquifero con spessori effettivi compresi tra 2 e 10 m; 7) porzioni di acquifero con spessori effettivi tra 10 e 30 m (da Tadolini et alii,1989).

49

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

marina anche a notevole distanza dalla linea di costa.

Anche la potenzialità reale della falda, essendo strettamente legata

a fattori di ordine morfologico e stratigrafico, varia sensibilmente da zona

a zona. Le acque, infatti, tendono ad accumularsi preferenzialmente dove

il tetto delle argille forma dei veri e propri impluvi o laddove lo spessore

dei terreni permeabili è maggiore e dove la loro natura è prevalentemente

ghiaiosa.

Riguardo lo spessore effettivo del materasso acquifero, che si

ottiene sommando soltanto lo spessore dei livelli effettivamente

permeabili, TADOLINI et alii (1989) valutano che oltre il 50%

dell’acquifero presenta uno spessore effettivo compreso tra 2 e 30 m; il

40% rientra nel campo 10-30m mentre la restante parte, che coincide con

il bordo appenninico, è caratterizzata da spessori inferiori a 2 m (fig.15).

Circa le modalità di alimentazione della falda superficiale, un

contributo importante proviene dalle precipitazioni. I risultati del bilancio

idrogeologico dell’idrostruttura del Tavoliere, presentati da DE GIROLAMO

et alii (2002), portano alla conclusione che la precipitazione media annua,

pari a 2635 Mm3, si ripartisce secondo le seguenti aliquote: 1462 Mm3,

pari al 55%, evapotraspirazione reale; 735% Mm3, pari al 28%, deflusso

superficiale; 439 Mm3, pari al 17%, la ricarica (fig.16).

Naturalmente, il contributo al ravvenamento della falda è

strettamente dipendente dal grado di permeabilità dei terreni. Le zone di

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

alimentazione della falda sono rappresentate da quelle aree non ricoperte

da materiali argillosi e con caratteristiche tali da poter assorbire buona

parte delle precipitazioni. Tale funzione è svolta soprattutto dai terreni

sabbioso-conglomeratici presenti nella parte medio-alta della piana.

infiltrazione efficace17%

evapotraspirazione55%ruscellamento

28%

Figura 16 - Valori percentuali dell’evapotraspirazione e del deflusso superficiale e sotterraneo del Tavoliere di Puglia

Oltre che dalle acque di infiltrazione, diversi Autori ritengono che

al ravvenamento della falda superficiale contribuiscano anche i corsi

d’acqua che solcano il Tavoliere (COLACICCO, 1953; COTECCHIA, 1956;

MAGGIORE et alii, 1996). Particolari evidenze geologiche ed idrologiche

sembrano sostenere tale ipotesi. Il T.Cervaro, il T.Celone e il T.Vulgano

infatti attraversano, generalmente nel loro tratto intermedio, terreni

permeabili e quindi possono cedere alla falda buona parte delle loro

portate di piena.

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

Per quanto riguarda la produttività dell’acquifero poroso

superficiale, si è ormai ben lontani dalla condizione di acque freatiche

segnalata da COLACICCO (1951) con portate emungibili dell’ordine di 40-

50 l/s. Attualmente, infatti, le portate di emungimento sono spesso così

esigue (1-3 l/s) da rendere necessario l’utilizzo di vasche di accumulo. Lo

stato attuale della falda risulta pertanto di gran lunga differente rispetto a

cinquanta anni fa. L’introduzione in Capitanata di colture fortemente

idroesigenti, intensificatasi agli inizi degli anni settanta, ha portato alla

perforazione di un gran numero di pozzi (circa 3000 nel solo territorio

comunale di Cerignola) che attingono dalla falda idrica sotterranea. I

volumi di acqua erogati per mezzo di fonti superficiali (invasi di Occhito,

Marana-Capaciotti ed Osento) dal Consorzio per la bonifica della

Capitanata, pari a circa 140 Mm3, sono infatti insufficienti a soddisfare il

fabbisogno irriguo valutato da DE GIROLAMO et alii (2002) in circa 550

Mm3. Avendo gli stessi Autori valutato un volume della ricarica annuale

media pari a 439 Mm3 e considerando che parte di questa defluisce

naturalmente verso il mare Adriatico, emerge un sovrasfruttamento della

falda con un bilancio che si chiude quindi in deficit. Il massiccio

attingimento comporta un progressivo esaurimento della falda: estrarre

una quantità di acqua maggiore della ricarica, che costituisce la risorsa

dinamica, ovvero quel volume di acqua che si rinnova ogni anno, significa

attingere anche alla cosiddetta riserva geologica. Quest’ultima come è

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Capitolo 4 Idrogeologia del Tavoliere

noto, è soggetta ad un ricambio lentissimo e pertanto non dovrebbe mai

essere intercettata se non si vogliono perturbare gli equilibri

idrogeologici. Inoltre, poiché i tempi di permanenza nell’acquifero di

queste acque sono molto lunghi (acque di fondo), ne consegue una

maggiore mineralizzazione che è una condizione di degrado qualitativo

per la falda.

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

5. STATO QUALITATIVO E QUANTITATIVO

DELLE ACQUE CIRCOLANTI NELL’ACQUIFERO

POROSO SUPERFICIALE

Il testo aggiornato del decreto legislativo 11 maggio 1999 n. 152,

recante disposizioni generali per la tutela delle acque, persegue, tra gli

altri obiettivi, la definizione, per tutti i corpi idrici sotterranei ritenuti

significativi (∗), dello stato di qualità ambientale ed il conseguimento,

entro il 2016, di livelli qualitativi possibilmente migliori.

Per i corpi idrici sotterranei, lo stato di qualità ambientale sia

qualitativo che quantitativo, viene definito attraverso attività di

monitoraggio articolate in due fasi. La fase conoscitiva iniziale, di

caratterizzazione sommaria e propedeutica alla successiva fase a regime,

prevede misure quantitative, basate sulla determinazione del livello

piezometrico, e misure qualitative basate sulla determinazione di

parametri di base.

A tale scopo sono state effettuate due campagne di rilievo

freatimetrico e di prelievo di campioni d’acqua: la prima nel 2002, tra il

23 gennaio e il 1 febbraio, la seconda nel 2003, tra il 3 gennaio e l’11

febbraio. Le due campagne realizzate in piena stagione invernale,

∗ Sono significativi gli accumuli d’acqua contenuti nel sottosuolo permeanti la matrice rocciosa, posti al di sotto del livello di saturazione permanente.

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

normalmente corrispondente al periodo di ricarica degli acquiferi (DE

GIROLAMO et alii, 2001), hanno interessato alcuni pozzi ricadenti nei

bacini idrografici del T. Candelaro e del T. Cervaro. Tali pozzi sono

distribuiti uniformemente su tutta l’area.

Occorre specificare tuttavia, che la prima campagna è stata

effettuata al termine di un periodo di prolungata siccità (cfr.§ 5.2) e che

la seconda campagna è perdurata oltre i tempi previsti a causa delle

frequenti piogge culminate nell’evento alluvionale del 25 gennaio, per il

quale è stato calcolato un tempo di ritorno di circa 150 anni.

La scelta dei punti d’acqua, tra i numerosi presenti nell’area in

esame, è ricaduta su 85 pozzi, già oggetto di precedenti campagne

freatimetriche eseguite nell’aprile ’87 dalla GEO S.p.a., qui considerati

come serie storica di riferimento. Tale scelta, risultata opportuna per

numero e distribuzione spaziale dei punti d’acqua, ha consentito di

evidenziare le variazioni piezometriche intercorse nell’arco di un

quindicennio.

Durante la prima campagna tuttavia, solo 69 degli 85 punti d’acqua

sono risultati accessibili per la misura del livello e per 48 tra questi è stato

effettuato il prelievo di campioni d’acqua. Nella seconda campagna,

mirante soprattutto ad un confronto sullo stato qualitativo della falda, sono

stati interessati solo i 48 punti d’acqua campionati nella precedente di cui

tuttavia, solo 41 sono risultati accessibili. Occorre specificare a tale

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

proposito che tutti i pozzi sono di proprietà di privati che non sempre si

mostrano disponibili ad autorizzare l’accesso al punto di prelievo.

La tavola 3 mostra l’ubicazione dei pozzi considerati. Come può

rilevarsi dalla tavola, un certo numero di pozzi ricade nell’ambito delle

aree di affioramento dei depositi terrazzati, sia marini che fluviali.

Relativamente alla pianura alluvionale, essendo l’area in esame molto

vasta, si è ritenuto opportuno suddividerla in due zone:

zona nord, comprendente tutti i pozzi situati tra il T. Vulgano e

il F. Fortore;

zona sud comprendente tutti i pozzi situati tra il T. Cervaro e il

T. Vulgano.

Tale raggruppamento si spiega con la possibilità di evidenziare

eventuali variazioni legate a disomogeneità litologiche dell’acquifero,

all’influenza del fenomeno dell’intrusione marina che dovrebbe risentirsi

maggiormente per la zona sud, ed ancora alla diversa incidenza

dell’attività antropica. È infatti da considerare che nella zona sud, nella

quale ricade l’abitato di Foggia, oltre alla più elevata densità di

popolazione, vi è una maggiore concentrazione di attività industriali e

agricole che sottopongono l’acquifero ad un maggior sfruttamento e a

rilevanti modificazioni dello stato qualitativo della falda idrica

sotterranea.

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

Alla luce di quanto esposto, i punti d’acqua in esame sono stati

suddivisi in quattro gruppi, uno per ciascuna zona (fig. 16a).

Dalla zonazione sono stati esclusi i pozzi A1 e A38. L’esclusione

del pozzo A1 deriva dalla sua collocazione geografica, essendo situato

nell’alveo di magra del F. Fortore. L’esclusione del pozzo A38 è motivata

dalla particolare situazione idrodinamica: la quota piezometrica di questo

pozzo risulta infatti di quasi 15 metri al di sotto del livello del mare ed il

campione d’acqua prelevato possiede le caratteristiche tipiche dell’acqua

marina.

Al fine di ottenere un confronto più immediato tra le diverse zone

individuate, nell’elaborazione dei dati si è fatto ricorso agli strumenti

propri della statistica classica. L’analisi statistica consente di comprendere

il comportamento e le caratteristiche medie dei dati e di purificarli da

valori anomali, cosiddetti “outliers”, e di spiegarne la loro presenza. Sono

stati così determinati, per ciascun parametro e per ciascun

raggruppamento, i principali parametri di locazione (mediana, quartile

superiore e inferiore, 1o e 9o decile).

Il tipo di grafico utilizzato per la rappresentazione ed il confronto

dei valori rilevati nelle varie zone prende il nome di “box & whiskers” o

più genericamente di box plot. Questi grafici sono stati realizzati

utilizzando il programma Grapher 3 (2001).

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

I valori in ascissa, che nel nostro caso sono valori di tipo

categoriale (ossia non numerico), indicano le zone in cui sono state

effettuate le misure; le ordinate rappresentano i valori relativi alle misure

di ciascun parametro chimico-fisico. Per il significato dei parametri di

locazione considerati e del grafico utilizzato si veda l’appendice.

Per i parametri ritenuti più significativi sono state realizzate delle

mappe che forniscono un valido supporto per l’analisi spaziale dei dati. Le

mappe sono state realizzate mediante un software per il trattamento

spaziale dei dati ambientali (Surfer, 2002); per la stima della variabile nei

punti non campionati, la metodologia scelta è quella del Kriging ordinario

(vedi appendice A).

Nei paragrafi che seguono verranno illustrate le modalità di

campionamento e di misura seguite ed esaminati i principali risultati

emersi dalla elaborazione ed interpretazione dei dati acquisiti.

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

5.1 MODALITA’ DI CAMPIONAMENTO DELLA FALDA E

DI MISURA DEI LIVELLI IDRICI Il livello idrico è stato misurato mediante un freatimetro a segnale

acustico/luminoso provvisto di cavo millimetrato.

Il campionamento, essendo i pozzi nella maggior parte dei casi

privi di pompa, è avvenuto in condizioni statiche utilizzando un

campionatore in acciaio inossidabile collegato alla superficie mediante un

cavo in materiale sintetico inerte; laddove presente, invece, il

campionamento è avvenuto per mezzo della pompa.

Per ogni pozzo sono stati prelevati, nella parte più superficiale della

colonna idrica, due campioni di acqua da 1000 ml. L’acqua così prelevata

è stata collocata con celerità in due appositi contenitori in polietilene

avendo cura di non provocare un’agitazione eccessiva e di ridurre al

minimo il tempo di esposizione all’aria del campione. Tali accorgimenti

sono necessari per evitare alterazioni delle caratteristiche qualitative

originarie delle acque ed in particolare dell’originario contenuto in

sostanze volatili.

Nella campagna 2002, entrambi i campioni prelevati sono stati

acidificati con 1 cc di acido solforico (H2SO4) . Tale aggiunta, necessaria

per fissare la sostanza organica ed impedirne la decomposizione, ha

tuttavia reso impossibile la determinazione degli anioni (solfati, cloruri,

carbonati). Pertanto, nella campagna 2003, è stato acidificato un solo

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

campione rendendo così possibile la determinazione dei suddetti

parametri.

Successivamente all’estrazione dei campioni destinati alle indagini

di laboratorio, si è prelevata una ulteriore quantità di acqua per la

determinazione in sito di tutti quei parametri che possono subire delle

sensibili variazioni con il trasporto, conservazione e trattamento del

campione.

In particolare, nella campagna ’02 sono stati determinati

temperatura e ossigeno disciolto, per mezzo di un termometro/ossimetro, e

nella campagna ’03 sono stati determinati temperatura, pH e conducibilità

elettrolitica per mezzo di una sonda multiparametrica.

Allo scopo di avere campioni rappresentativi, non contaminati dai

prelievi precedenti, si è effettuata una accurata pulizia

dell’equipaggiamento di campionatura prima di ogni suo nuovo impiego.

I campioni d’acqua, una volta prelevati, sono stati collocati in una

borsa termica e mantenuti alla temperatura di 4° - 5°C. A fine giornata,

sono stati poi portati presso la sede dell’IRSA di Bari e riposti in una cella

frigorifera per essere successivamente analizzati.

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

5.2 LO STATO QUANTITATIVO

La campagna di rilievo del livello idrico, effettuata nel gennaio

2002, ha interessato 69 pozzi in parte a scavo e in parte trivellati, ricadenti

nei bacini idrografici del T. Candelaro e del T. Cervaro; la loro ubicazione

è riportata in tavola 3.

I dati caratteristici di tali pozzi e i valori dei livelli idrici sono

riportati in tabella 5, assieme ai dati relativi alla campagna freatimetrica

del 1987 utilizzati come serie storica di riferimento. Di tutti i pozzi

considerati, sei (A56-A57-A72-A74-A75-A76) sono risultati secchi.

Nel grafico di figura 17, sono messe a confronto le quote

piezometriche relative ai due periodi di misura. I pozzi rappresentati in

questo grafico sono stati ordinati per quota topografica decrescente. Dal

grafico si evidenzia innanzitutto, la stretta dipendenza tra quota

topografica e quota piezometrica e come quest’ultima tende a diminuire al

diminuire della prima. Per i pozzi della piana alluvionale questo

andamento è anche legato al progressivo abbassamento del tetto del

substrato impermeabile che, affiorante sul bordo appenninico, si rinviene

ad oltre 60 m sotto il livello del mare in prossimità della costa. Tale zona,

pertanto, risente fortemente del fenomeno di intrusione marina come

dimostra la preoccupante situazione per il pozzo A38 che risulta il più

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

prossimo alla costa e la cui quota piezometrica soggiace di quasi 15 m al

livello mare, evidenziando il forte “stress” cui la falda è sottoposta.

Nessuna relazione con la quota topografica è osservabile nel grafico

di figura 18 in cui sono riportate le variazioni del livello idrico relative

allo stesso periodo; ci si aspetterebbe infatti che, procedendo da monte

verso valle, le variazioni aumentino, mentre esse risultano estremamente

irregolari. E’ possibile invece osservare che le differenze, variabili dal

metro ad oltre 18 m, risultano maggiori per i pozzi trivellati che attingono

a livelli più profondi. Essendo i tempi di ricarica più lunghi per i livelli

profondi, ne consegue cha la risposta dell’acquifero è più lenta e quindi

maggiore è lo sfasamento tra il momento in cui l’acqua si infiltra nel

sottosuolo e quello di arrivo nella zona di emergenza.

È in ogni caso evidente dal grafico, il generale e sensibile

abbassamento del tetto della falda tale da determinare in alcuni casi

l’abbandono di pozzi ormai secchi.

Fanno eccezione a questa generale tendenza solo i pozzi A20 e A22

dove si è riscontrato un piccolo sollevamento rispettivamente di 40 cm e

70 cm.

Il degrado quantitativo riscontrato è da legarsi all’emergenza idrica

provocata dai lunghi periodi di siccità, divenuti particolarmente frequenti

a partire dalla metà degli anni ’80. Tali eventi, riducendo bruscamente la

disponibilità di acqua negli invasi artificiali, hanno determinato un nuovo

62

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

incremento d’uso delle acque sotterranee, oltre a ridurre l’entità della

ricarica (Polemio et alii, 1999).

Nei grafici di figura 19 e nel box-plot di figura 20, sono riportate le

variazioni del livello idrico dei diversi gruppi individuati. La non

coincidenza dei periodi di osservazione può comportare una

sopravvalutazione della variazione dei livelli, tenendo conto che ad aprile

(’87) i prelievi per uso irriguo possono già essere in atto; inoltre, il

periodo di ricarica può dirsi quasi ultimato mentre a gennaio (’02) è

ancora in corso.

Risulta evidente dai grafici che le variazioni sono più basse e meno

variabili nella zona dei terrazzi sia marini che fluviali.

Per i terrazzi fluviali, tale diversità può essere messa in relazione

con la maggiore permeabilità dei depositi e con la limitata estensione di

questi acquiferi che quindi si ricaricano in tempi più brevi. Ma è anche da

considerare il diverso regime pluviometrico. Infatti per queste aree, situate

a ridosso dell’Appennino, le precipitazioni risultano mediamente più

abbondanti oltre che più frequenti. Per i terrazzi marini, dove prevalgono

colture meno idroesigenti, tale diversità può spiegarsi con il minor

attingimento di acqua.

Molto più netta risulta la differenza tra la zona nord e la zona sud,

per la quale gli abbassamenti assumono valori molto più alti. Dal box-plot

si può notare infatti la notevole differenza tra i valori assunti dalle

63

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

mediane nonché il diverso tipo di distribuzione. Per la zona sud, la

distribuzione è molto più ampia con una evidente asimmetria sottolineata

dalla diversa lunghezza dei “baffi”; per la zona nord invece l’intervallo di

variabilità è più ristretto e la distribuzione quasi simmetrica. Tale

diversità può attribuirsi agli intensi prelievi per uso industriale, civile e

soprattutto agricolo essendo nella zona sud molto più estese le aree

irrigue.

Dalla figura 19b, essendo i pozzi ordinati per quota topografica

decrescente, è ancora possibile ricavare ulteriori informazioni sul diverso

comportamento tra la zona occidentale, che rappresenta la parte medio-alta

del sistema acquifero, e la zona orientale che ne rappresenta la parte

bassa. Nell’ambito della zona nord, le variazioni sono più accentuate

nella parte orientale. Stesso andamento , anche se meno evidente, è

osservabile nella zona sud. Infatti, escludendo i dislivelli maggiori

registrati nei pozzi A80 (18,2 m) e A84 (17,6 m), che richiamano a

situazioni locali di sovrasfruttamento, si ottiene che, ancora una volta, i

valori sono più bassi nella parte occidentale.

Questo diverso comportamento può spiegarsi tenendo conto della

minore permeabilità dei terreni presenti nella parte bassa della piana che,

riducendo l’infiltrazione efficace delle acque meteoriche, fanno sì che

questa porzione di acquifero sia alimentata prevalentemente dalle acque

sotterranee provenienti da monte.

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

La carta delle isopieze (fig. 21), relativa alla campagna di misura

2002, ha consentito di definire, l’andamento “attuale” della superficie

piezometrica nonché le relazioni esistenti tra l’acquifero superficiale e i

principali corsi d’acqua.

Dalla carta si rileva che i massimi valori del gradiente idraulico,

evidenziati dalle isoipse ravvicinate, si registrano nella parte più interna,

corrispondente alla zona di maggiore ricarica dell’acquifero, mentre

tendono a diminuire nella parte centrale e ancor più verso il T. Candelaro

dove le isoipse si fanno più rade. La particolare morfologia assunta dalla

superficie piezometrica permette, innanzitutto, di definire una direttrice di

deflusso idrico preferenziale più marcata, osservabile verso il T.

Candelaro che funge da asse drenante; non si evidenzia l’esistenza di

marcati spartiacque idrologici.

La campagna freatimetrica di gennaio 2003, diversamente da quella

precedente, ha interessato solo 41 pozzi. Per i dati caratteristici e quelli

idrometrici dei pozzi considerati si veda la tabella 5.

I pozzi, anche se il loro numero è più limitato rispetto alla

campagna precedente, risultano uniformemente distribuiti su tutta l’area e,

in base alle misure effettuate, è possibile trarre informazioni di carattere

generale.

Va tuttavia evidenziato che, come specificato in precedenza, le

misure relative a quest’ultima campagna sono state interrotte a causa

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

dall’evento alluvionale del 25 gennaio e sono state portate a termine solo

17 giorni dopo tale evento che ha determinato una brusca variazione nelle

condizioni di alimentazione dell’acquifero. Le misure acquisite dopo

l’alluvione vanno pertanto considerate con cautela poiché non

confrontabili con quelle prese in precedenza.

Nei grafici di figura 22 sono riportate le quote piezometriche

rilevate a gennaio ’02 e gennaio ’03; in figura 23 sono rappresentate le

relative variazioni del livello idrico.

L’ordine di rappresentazione e le modalità di raggruppamento dei

pozzi sono le stesse utilizzate per i grafici precedenti; con un asterisco

sono riportate le misure eseguite dopo l’alluvione.

Dai grafici si può evidenziare un generale sollevamento del tetto

della falda variabile da 10 cm, per i pozzi A12, A22, A4, a 6.9 m per il

pozzo A15 situato immediatamente a sud di Torremaggiore.

Si discostano da questa generale tendenza solo otto pozzi

(A35,A36,A32,A25,A34,A33,A20,A30) nei quali si è registrata una

variazione negativa variabile da 3.9 a 0.1 m, mentre per il pozzo A31,

ricadente in corrispondenza dei depositi di terrazzo fluviale, il livello è

rimasto praticamente invariato.

La carta delle isopieze relativa alla campagna di misura 2003

(fig.24)non evidenzia nessuna sostanziale differenza rispetto alla

precedente. La morfologia della superficie piezometrica, rimasta

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

praticamente invariata, sembra non aver risentito delle variazioni del

livello idrico che pure si sono verificate.

Dal grafico di figura 25 ma ancor più dai box-plot di figura 26 è

possibile osservare che le variazioni del livello idrico, nelle diverse zone

individuate, assumono valori diversi. Per i terrazzi marini esse risultano

tutte di segno positivo con una prevalenza tuttavia delle variazioni

inferiori al metro come evidenzia la forte asimmetria del box-plot relativo.

L’esiguo numero dei pozzi attestati nei depositi terrazzati fluviali e

deltizi rende l’analisi dei dati poco significativa. È tuttavia osservabile

anche per questa zona un trend positivo delle variazioni. L’eccezione del

pozzo A35, rappresentato come outlier, è da collegarsi alla frammentarietà

dell’acquifero in questione che fa di ciascun lembo un corpo idrico a sé

stante e particolarmente sensibile alle locali situazioni di

sovrasfruttamento.

La zona nord e la zona sud confermano la diversità già riscontrata

per il quindicennio 1987-2002 rimarcando delle notevoli differenze. Alla

minore variabilità e alla prevalenza delle variazioni di segno positivo della

zona nord, si contrappone la zona sud caratterizzata da una maggiore

variabilità ed incidenza delle variazioni negative che risultano anche le

maggiori.

Vengono riconfermate, ed in modo ancora più evidente, anche le

differenze riscontrate tra la zona occidentale e la zona orientale. Per la

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

zona occidentale le variazioni, quasi tutte positive, risultano sensibilmente

più alte; diversamente, per la zona orientale, ben il 50% delle variazioni

risultano negative. Pertanto, la zona occidentale, per la sua posizione e la

locale maggiore permeabilità degli strati acquiferi, rappresenta la zona di

di preferenziale ricarica del sistema acquifero.

Quanto sinora esposto è evidenziato nella carta delle variazioni dei

livelli 2002-2003 (fig.27). Da essa risulta che le variazioni sono tutte

positive nella zona occidentale; può inoltre rilevarsi l’esistenza a sud-est

di un’area a comportamento “anomalo” in cui le variazioni sono tutte di

segno negativo.

Il generale sollevamento della superficie piezometrica, registrato

nell’arco di un anno solare, era prevedibile considerando le frequenti ed

anche abbondanti piogge che hanno interessato, nel corso del 2002, tutta

l’area considerata e culminate nell’alluvione di gennaio. Secondo tale

previsione risultano, quindi, non spiegabili le variazioni negative

soprattutto tenendo conto che nella gran parte dei casi esse sono state

rilevate in pozzi (A36, A30, A32, A34, A25) in cui la misura del livello è

stata eseguita ben 17 giorni dopo l’evento alluvionale.

Al fine di verificare l’effettiva quantità di pioggia registrata nel

corso del 2002 e nel tentativo di correlare quest’ultima al sollevamento

della falda, sono stati acquisiti dati pluviometrici relativi ad alcune

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

stazioni del Servizio Idrografico (∗) scelte a campione: “Foggia

Osservatorio”, “S. Severo” e “Pietramontecorvino” ricadenti nel bacino

del T. Candelaro; “Manfredonia” ricadente nel bacino dei laghi Salso e

Salpi, e “Castelluccio Dei Sauri”, ricadente nel bacino del T. Cervaro.

Nonostante l’esiguo numero di stazioni considerate , l’analisi dei

dati, pur riferibili esclusivamente alle località di rilevamento, ha

consentito di ricavare importanti informazioni.

Nei grafici di figura 28 e 29 sono riportati, relativamente alle

stazioni su indicate, i totali mensili delle quantità di precipitazioni per

l’anno 2002 e le medie mensili ricavate su un periodo di osservazione di

44 anni (1951-1994). Il confronto con le medie consente di evidenziare

l’anomala distribuzione delle precipitazioni che caratterizza tutte le

stazioni. I primi tre mesi risentono ancora del periodo particolarmente

siccitoso che ha preceduto tali eventi piovosi. Infatti, le precipitazioni

mensili risultano tutte inferiori alle medie pur essendo le piogge

notoriamente concentrate nei mesi invernali. La situazione si inverte per i

mesi di aprile e maggio particolarmente piovosi, mentre giugno fa

registrare in quasi tutti i casi un minimo assoluto.

L’anomalia nelle distribuzione delle piogge risulta più evidente per

i mesi estivi. A fronte di medie mensili tra le più basse dell’anno, in ∗ Si ringraziano l’Ing. Giuseppe Tedeschi, l’Ing. Giuseppe Amoroso e l’Ing. Pierluigi Loiacono dell’Ufficio Difesa del Suolo e Servizio Idrografico, Assessorato ai LL.PP. della Regione Puglia, per aver fornito i dati di pioggia non ancora pubblicati negli Annali Idrologici. Si fa presente tuttavia che i dati potrebbero subire variazioni in sede di revisione definitiva.

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

accordo con regimi pluviometrici di tipo mediterraneo, i valori rilevati

sono tutti sensibilmente più alti con un massimo relativo ad agosto. La

tendenza torna ad invertirsi per i mesi di ottobre e novembre per il quale,

in particolare, si registra un minimo relativo pur essendo questo, per tutte

le stazioni, il mese mediamente più piovoso. Un picco si registra per il

mese di dicembre con valori che, ad eccezione della stazione

“Pietramontecorvino”, sono molto più alti della media.

Il confronto tra il totale delle precipitazioni del 2002 e il totale

medio annuo consente di ricavare ulteriori informazioni. Per la stazione

“Pietramontecorvino”, lo scarto tra i due valori è quasi nullo, quindi

l’anomalia è data esclusivamente dalla distribuzione temporale delle

piogge mentre la quantità non risulta coinvolta. Lo scarto aumenta per le

altre stazioni; per “Foggia Osservatorio” e “S. Severo”, che hanno un

valore quasi coincidente, risulta il più alto.

In figura 30 sono riportate le osservazioni pluviometriche relative

ai giorni piovosi registrati nel mese di gennaio 2003, dove per giorno

piovoso si intende quello in cui le precipitazioni superano 1 mm. È

evidente la concentrazione delle piogge nel periodo tra il 18 e il 26

gennaio con un massimo registrato nel giorno 25 in cui sono cadute tra 1/4

e 1/2 delle precipitazioni totali mensili. È altresì evidente che l’evento

piovoso ha assunto caratteri diversi nelle varie stazioni: per la stazione

“S.Severo”, che ha tra l’altro registrato a gennaio il minor numero di

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

giorni piovosi, esso è risultato più contenuto diversamente dalla stazione

“Castelluccio Dei Sauri” dove in un solo giorno sono caduti ben 90 mm di

pioggia.

Considerando l’eccezionalità dell’evento alluvionale, si è ritenuto

opportuno ritornare, successivamente a tale evento, su alcuni pozzi per

eseguire nuove misure. I punti d’acqua considerati e le misure rilevate

sono riportate nelle tabelle 6a e 6b.

Nella scelta dei punti d’acqua si sono considerati:

pozzi in cui la prima misura, precedente l’evento alluvionale, ha

fatto registrare, rispetto al 2002, variazioni quasi tutte positive (tab. 6a);

per questi è stato sufficiente eseguire solo una nuova misura.

pozzi in cui la prima misura, successiva all’evento alluvionale,

ha dato variazioni quasi tutte negative (tab. 6b); per questi è stato

necessario eseguire più misure.

Per una precisa collocazione temporale rispetto a tale evento, nelle

tabelle sono state anche indicate le date di rilevazione di ciascuna misura.

Per ottenere informazioni sui tempi di risposta dell’acquifero, con

particolare riferimento all’evento alluvionale, si sono costruiti dei grafici

in cui sono messi a confronto nel tempo i livelli piezometrici, misurati nei

pozzi di cui sopra, e le piogge medie mensili ragguagliate. Queste ultime

sono state calcolate utilizzando il metodo di Thiessen. Per le cinque

stazioni pluviometriche considerate, si sono costruiti i poligoni di

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

influenza e calcolati i rispettivi pesi dati dal rapporto tra l’area del singolo

poligono e l’area dell’intero bacino.

I grafici di figura 31, relativi ai pozzi di tabella 6a, mostrano che le

abbondanti piogge di dicembre 2002 e gennaio 2003 hanno determinato,

nella gran parte dei casi, notevoli sollevamenti della superficie

piezometrica evidenziati dal brusco cambio di pendenza, tra gennaio e

febbraio 2003, delle curve del livello statico. Tale comportamento si è

riscontrato sia in quei pozzi in cui le variazioni rispetto a gennaio 2002

erano già notevoli (A19,A18, A21,A23,A24,A27,A39, A48) e sia in quelli

in cui tali variazioni erano inferiori (A43,A46,A11); anche il pozzo A35,

ricadente nell’area di affioramento dei depositi terrazzati fluviali, ha

risentito in modo evidente degli eventi piovosi registrando una variazione

di segno opposto alla prima. Ciò conferma che la limitata estensione di

questi acquiferi fa sì che essi si ricaricano molto rapidamente.

Da quanto esposto sembrerebbe che la condizione di terreno saturo

faciliti e renda più rapida l’infiltrazione delle piogge. L’unica eccezione è

data dai pozzi A12 e A6, nei pressi di S.Severo, per i quali il

sollevamento, registrato a distanza di circa un mese dall’evento

alluvionale, è risultato rispettivamente nullo e minimo. Ciò può essere

messo in relazione con la minore permeabilità dei depositi marini

terrazzati, localmente costituiti da sabbie limose e limi (cfr.§ 3.1.3)

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

Nel grafico di figura 32 sono riportati i dati relativi ai pozzi di

tabella 6b. Tali pozzi, concentrati nella zona sud-est, hanno messo in

evidenza, ad esclusione del pozzo A26, un’area a comportamento

anomalo.

La spiegazione a tale anomalia è giunta dall’esame delle stratigrafie

di alcuni pozzi che ha consentito di stabilire la diversa natura e la diversa

profondità dei livelli acquiferi nell’ambito della zona sud. Sulla base di

tali stratigrafie sono state ricostruite alcune sezioni. La sezione M-M’,

ricadente nella zona sud-ovest di Foggia dove le variazioni del livello

idrico sono state positive, mostra chiaramente che gli strati acquiferi, oltre

che molto superficiali, sono costituiti prevalentemente da ghiaie che,

com’è noto, sono molto permeabili. Diversamente la sezione L-L’,

ricadente nella zona sud-est caratterizzata da variazioni negative, mostra

che i livelli acquiferi sono a profondità superiore ai 20 metri e ricoperti da

un banco di argille sabbiose che, essendo poco permeabili, limitano

l’infiltrazione favorendo lo scorrimento superficiale. Ciò significa che

questi livelli acquiferi sono alimentati da monte e che i percorsi idrici

sotterranei sono più lunghi. La figura 32 mostra infatti che il sollevamento

nei pozzi “anomali” si registra solo a marzo a ben due mesi di distanza

dalle violenti piogge. Per i pozzi A34, A36, A32 e A30 il livello continua

ad alzarsi anche ad aprile mentre nel pozzo A25 esso ritorna ad abbassarsi.

Questo può spiegarsi con la vicinanza al T. Candelaro che può aver

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

richiamato le acque della falda drenandole, ma non è da escludere, anche

se non sono disponibili i dati di pioggia, che ciò sia stato determinato

dall’inizio della stagione irrigua, probabilmente anticipato dalle scarse

piogge che hanno caratterizzato aprile e maggio. Infatti, dalle misure

eseguite a maggio nei pozzi A30 e A36, è risultato un abbassamento del

livello piezometrico.

Un andamento a sé è quello presentato dal pozzo A26. Pur avendo

registrato un notevole sollevamento, nel periodo gennaio 2002-febbraio

2003, le due misure successive hanno dato variazioni in diminuzione

legate ad un riequilibrio della falda probabilmente drenata dal vicino T.

Salsola. Il brusco abbassamento registrato a maggio è invece legato al

prelievo di acqua in atto già da cinque giorni così come riferito dal

proprietario del pozzo.

Le considerazioni fin qui esposte, assieme ai dati già esistenti

relativi all’area di studio (cfr.§ 4.3), hanno interessato alcuni fra gli

indicatori generali (morfologia della superficie piezometrica, escursioni

piezometriche, entità dei prelievi, ecc…) definiti dal DLgs 152/99 per la

caratterizzazione quantitativa dei corpi idrici sotterranei. L’analisi di tali

dati evidenzia che per l’acquifero poroso superficiale non risulta verificata

la condizione di equilibrio. Il suo stato quantitativo pertanto, secondo

quanto indicato dallo stesso decreto e riportato in tabella 7, è ascrivibile a

quello della classe C.

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

6. CARATTERI GEOCHIMICI E QUALITA’ DELLE ACQUE

CAMPIONATE

Le analisi sui campioni sono state effettuate presso i laboratori della

Sezione di Bari dell’Istituto di Ricerca Sulle Acque (IRSA) del Consiglio

Nazionale delle Ricerche (CNR). Sono stati presi in considerazione sia i

costituenti principali necessari per la caratterizzazione geochimica dell’acqua, sia

i parametri di base per il rilevamento della qualità dei corpi idrici sotterranei

secondo quanto previsto dal DLgs 152/’99 e succ. modif. per la fase conoscitiva

iniziale. Sono stati inoltre considerati alcuni fra i più significativi parametri

chimici indicatori dell’idoneità dell’acqua per il consumo umano, così come

previsto dal DLgs 31/01.

In tabella 8 sono riportati i parametri determinati, distinguendo nelle note

tra quelli misurati “in situ” o in laboratorio, nonché quelli calcolati attraverso

formule note in letteratura.

In entrambe le campagne, i prelievi hanno interessato 48 pozzi indicati con

la sigla A1-A48 in tabella 5 e riportati nella tavola 3. Nella campagna 2003, alcuni

di questi pozzi (A2,A13,A37,A38,A44,A47,A41) non sono più risultati accessibili

e, pertanto, i campioni prelevati ed analizzati in quest’anno risultano in numero

inferiore all’anno precedente.

I risultati delle analisi e delle misure eseguite sui campioni d’acqua nelle

due campagne di prelievo, sono riportati nelle tabelle 9 ed 10.

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

Occorre specificare che la procedura sperimentale seguita nel 2002 per

analizzare i campioni d’acqua, diversamente da quella seguita nel 2003, non

prevedeva la loro filtrazione su filtri di 0,45 micron. Ciò significa che i valori dei

metalli (Ca, Mg, Na, K Fe, Mn) comprendono sia la parte in soluzione che la parte

in sospensione. Pertanto le considerazioni su metalli in soluzione sono relative ai

soli valori della campagna 2003.

In base ai risultati ottenuti si possono fare le seguenti considerazioni.

La conducibilità elettrica (C.E.), essendo un parametro variabile con la

temperatura, è stata “normalizzata” riferendola ad una stessa temperatura che, per

le nostre indagini, si è stabilito fissare a 20 °C e a 25°C.

L’analisi spazio-temporale della C.E. è possibile esaminando i box-plots di

figura 33, che mostrano come la C.E. risulti un parametro estremamente variabile

nello spazio e nel tempo.

In particolare, escludendo il pozzo A38, per il quale si è già evidenziata la

particolare situazione idrodinamica discutendo lo stato quantitativo della falda, nel

2002 i valori di conducibilità variano da un minimo di 666 µS/cm per il campione

A30, ricadente nella zona sud, ad un massimo di 4266 µS/cm per il campione A8

ricadente nella zona dei terrazzi marini.

Dai grafici risulta una sostanziale differenza tra le diverse zone

individuate: alla sostanziale coincidenza dei valori dei “baffi” inferiori si

contrappongono valori differenti dei “baffi” superiori e differenti distribuzioni.

La zona dei terrazzi marini, oltre a caratterizzarsi per un maggiore

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

intervallo di variabilità del parametro, evidenziato dalla maggiore altezza della

“scatola”, presenta una distribuzione asimmetrica con una mediana molto vicina al

quartile superiore. Tale distribuzione non si riscontra per la zona dei terrazzi

fluviali. La diversità è da imputarsi innanzitutto alla diversa natura dei terreni

acquiferi: per terreni di origine marina valori di conducibilità più elevati sono

infatti prevedibili. È anche da considerare la diversa estensione e permeabilità

degli acquiferi dai quali dipendono i tempi di permanenza delle acque nel

sottosuolo. I terrazzi fluviali ospitano acquiferi circoscritti e di più elevata

permeabilità, fattori che determinano una minore permanenza delle acque nel

sottosuolo e quindi di norma una minore mineralizzazione.

Ancora più marcata risulta, nell’ambito della pianura alluvionale, la

differenza tra la zona nord e la zona sud per la quale i valori di conducibilità sono

nettamente inferiori.

Nella campagna 2003, i valori di conducibilità, variabili complessivamente

tra 621 a 5177 µS/cm, risultano generalmente più bassi rispetto all’anno

precedente. Come si osserva dalla figura 33, le differenze tra le diverse zone sono

state sostanzialmente riconfermate. In particolare, i valori di conducibilità

risultano mediamente più bassi per i terrazzi fluviali e per la zona nord. In

quest’ultima zona, la differenza è più marcata mentre per la zona sud, i valori, ora

in aumento ora in diminuzione, fanno si che il box-plot relativo non subisca

sostanziali differenze rispetto al precedente anno.

La diminuzione dei valori di conducibilità è in accordo con il generale

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

sollevamento del livello piezometrico successivo alle frequenti piogge che hanno

prodotto un “effetto diluizione” dovuto all’arrivo in falda di acque “fresche”.

L’unica eccezione a questa generale tendenza è rappresentata dalla zona dei

terrazzi marini per la quale, in più casi, i valori risultano maggiori di quelli

dell’anno precedente determinando un notevole allungamento della “scatola”. Si

può a ragione ipotizzare che in questa zona, le condizioni di maggiore siccità, la

quasi totale assenza di apporti idrici superficiali dalle aree più interne e la minore

permeabilità dei terreni possano aver determinato, nell’insaturo, un forte

accumulo di sali successivamente dilavati dalle abbondanti piogge.

La carta della conducibilità, ricavata sulla base dei valori dell’ultima

campagna di misura, riassume molto bene le differenze sinora esposte (fig.34). La

carta, infatti, mostra chiaramente la presenza di una zona sud caratterizzata da

valori di conducibilità più bassi. Ciò è da legarsi non solo alla eterogeneità dei

terreni acquiferi ma anche al diverso rapporto esistente tra la falda carsica del

Gargano e quella del Tavoliere al confine tra le due idrostrutture. Le sezioni H-H’,

I-I’ ed N-N’ mostrano chiaramente come tale rapporto vari nello spazio ed in

particolare come procedendo da SE verso NW lungo il T. Candelaro sussistano

condizioni geologiche favorevoli al versamento d’acqua, per via sotterranea, dal

Gargano verso il Tavoliere.

Infatti, l’acquifero garganico contiene una falda che si trova di norma al

livello del mare, sostenuta da acqua marina che si infiltra nel continente

determinando ampie zone di diffusione. Nella sezione H-H’, ricadente nella zona

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

del basso Candelaro, si può osservare come le argille, molto superficiali, rinvenute

a circa 10 metri di profondità nel pozzo A116, costituiscano uno sbarramento al

deflusso idrico della falda carsica del Gargano impedendone la comunicazione

con quella del vicino Tavoliere. La sezione I-I’, ricadente nel tratto medio del

Candelaro, evidenzia una situazione diversa. Il sistema di faglie trasversali, a

direzione antiappenninica, ribassando il substrato carbonatico in direzione SE-

NW, fa sì che le argille, procedendo in tale direzione, si rinvengano a profondità

maggiori e notevolmente al di sotto della quota corrispondente al livello del mare.

La falda carsica risulta quindi in connessione idraulica con quella del Tavoliere

rendendo possibile un fenomeno di contaminazione salina.

Come messo in evidenzia dalla sezione N-N’, anche a sud-est di Apricena,

nella parte alta del T. Candelaro, l’acquifero superficiale del Tavoliere è in

collegamento idraulico con l’idrostruttura garganica. Trattandosi di un settore

dell’acquifero carsico meno influenzato dalla intrusione salina, l’acqua della falda

carsica, che si infiltra per via sotterranea nei depositi della piana, ha un più basso

valore di salinità che trova riscontro nei più bassi valori di conducibilità che la

falda del Tavoliere presenta localmente.

La distribuzione spaziale e le variazioni temporali dei valori relativi ai

costituenti principali rimarcano sostanzialmente quanto già esposto per la

conducibilità. In particolare, i box-plots evidenziano che i valori sono più alti per

la zona nord e dei terrazzi marini e più bassi per le altre due zone (figg.35-38). Fa

eccezione solo il potassio (K) che mostra valori più alti per la zona nord ma

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

soprattutto per la zona dei terrazzi fluviali e questo probabilmente a causa di

specifici apporti locali di questo elemento attraverso l’impiego massivo di

fertilizzanti a base di potassio.

Anche per Cl-, SO4= e HCO3- vengono confermate le differenze tra le

varie zone, già riscontrate per gli altri parametri.

Dai valori dei costituenti principali, è possibile ricavare, previa

conversione degli stessi in meq/L, le caratteristiche idrochimiche delle acque

campionate. In tal senso risulta particolarmente utile l’utilizzo di alcuni

diagrammi di classificazione e comparazione.

Dal diagramma quadrangolare di Langelier-Ludwig (fig.39) si rileva che la

gran parte dei campioni, indipendentemente dalla zona di appartenenza, ricadono

nel quadrante inferiore sinistro, pochi in quello superiore sinistro e solo alcuni

negli altri due. Le acque, quindi, possono definirsi come clorurato alcalino-terrose

(essendo i solfati subordinati ai cloruri) e solo sporadicamente come clorurato

sodiche (essendo il potassio subordinato al sodio).

Maggiori dettagli si ricavano dai diagrammi di Schoeller (figg. 40-41).

Relativamente alla piana, i tracciati per le acque della zona nord e della zona sud

sono pressoché uguali. L’unica differenza riscontrabile per la zona nord, sembra

essere data dalla maggiore concentrazione salina e dalla abbondanza relativa di

ioni cloruro rispetto agli ioni alcalini. Stesse caratteristiche si riscontrano anche

per i tracciati della zona dei terrazzi marini con più elevato contenuto salino. Un

diverso andamento, caratterizzato dalla prevalenza di sodio sui cloruri, si registra

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

per quei tracciati a minore contenuto salino sia della falda dei terrazzi marini che

dei terrazzi fluviali. Nell’ambito dei terrazzi marini, tale andamento

contraddistingue in particolare l’acqua campionata nei pozzi A3, A6 e A9.

Le variazioni evidenziate nei tracciati sono imputabili alla eterogeneità dei

terreni acquiferi ma anche alla presenza di inquinanti legati allo scarico di reflui

urbani e all’utilizzo di pesticidi e fitofarmaci in agricoltura che modificano

sensibilmente la facies geochimica delle acque. Per i tracciati “anomali” è stata

infatti riscontrata, anche se non sempre contestualmente, una elevata

concentrazione di nitrati, OC, COD e di tutti quei parametri che indicano

contaminazione organica. In particolare, la prevalenza di sodio sui cloruri

riscontrata in alcuni campioni (A20, A39, A30) sembra imputabile all’elevato

contenuto di nitrati.

Sono infine da considerare anche fenomeni di contaminazione da parte

della falda garganica che, come già detto, nel tratto intermedio del T.Candelaro

risulta in connessione con la falda del Tavoliere provocando un aumento del

contenuto salino. Un esempio è rappresentato dai tracciati dei campione A21 e

A11 per i quali sodio e cloruri hanno valori circa uguali.

Continuando sulle considerazioni relative ai parametri di base (DLgs

152/’99) si osserva che la temperatura dell’acqua, compresa tra 9,8o e 17,5oC, è

risultata influenzata dalle basse temperature dell’aria all’atto del campionamento.

Le temperature riscontrate evidenziano che le acque si muovono lungo circuiti

mai molto profondi e che la ricarica dell’acquifero è dovuta proprio alle piogge

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

invernali. La variabilità comunque osservabile nei dati, può essere messa in

relazione con la diversa profondità dei pozzi campionati, variabile tra un minimo

di 5,6 m e un massimo di 22,2 m, per i pozzi a scavo, e tra un minimo di 16 m e

un massimo di 70 m, per i pozzi trivellati. La zona satura dell’acquifero, pertanto,

si colloca quasi del tutto nella “zona di eterotermia” che, com’è noto, risente delle

variazioni annuali e stagionali di temperatura.

La durezza, che è da intendersi come durezza totale, è stata ricavata

applicando la seguente espressione:

100

++++ +=

MgCaF βα

0F = durezza in gradi francesi

α = 2.497 = coefficiente di trasformazione del tenore di Ca++(mg/L) in mg/L di

CaCO3 equivalente

β = 4.116 = coefficiente di trasformazione del tenore di Mg++(mg/L) in mg/L di

CaCO3 equivalente

Ca++ = tenore di calcio in mg/L

Mg++ = tenore di magnesio in mg/L

L’intervallo di variabilità della durezza, compreso tra 7,9 e 173,25, risulta

molto ampio, tuttavia, solo un piccolo numero di campioni ha valori superiori a

100oF. Relativamente a tale parametro, le acque campionate sono da considerarsi

da dure a molto dure.

Fra i composti organici azotati, solo l’ammonio e i nitrati vengono

considerati dal decreto legislativo 152/’99 fra i parametri di base. I valori, misurati

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

in laboratorio in termini di azoto ammoniacale (N-NH4) e azoto nitrico (N-NO3)

sono stati espressi come ammonio (NH4) e nitrati (NO3) utilizzando i seguenti

fattori di conversione:

1 mg N-NH4 = 1.28 mg NH4

1 mg N-NO3 = 4.4 mg NO3

La presenza di ammonio può essere indice o di inquinamento fognario, nel

qual caso si deve accompagnare a valori significativi del carbonio organico e

dell’azoto organico, o di inquinamento di origine agricola causato dall’impiego di

fertilizzanti azotati. Esso, tuttavia, è stato rinvenuto solo in pochi pozzi con valori

che, se pur elevati, generalmente non sono stati riconfermati nella seconda

campagna di prelievi. Ovvero, i pozzi nei quali si rinviene ammonio sono quasi

sempre diversi nelle due campagne. Questa evidenza, assieme alla distribuzione

puntuale di questo parametro che non consente di ricavare alcuna significativa

informazione spaziale, è da correlarsi a locali e sporadici “fenomeni inquinanti”

di origine agricola che vengono facilmente “ammortizzati” per diluizione e

dispersione in falda. Infatti, pozzi adiacenti a quelli in cui l’ammonio è stato

riscontrato, hanno mostrato, per lo stesso parametro, valori pari a zero.

Diversa la situazione per i nitrati, presenti in tutti i campioni analizzati con

valori estremamente variabili anche se, in quasi il 50% dei casi, la concentrazione

supera di molto i 50 mg/L. Anche i nitrati, come l’ammonio, possono avere

origine fognaria e/o agricola. I box-plots di figura 42 mostrano, tuttavia, che solo

pochi campioni, rappresentati come outliers, hanno valori superiori ai 150-200

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

mg/L. I pozzi nei quali i nitrati assumono valori più alti risultano lontani dai centri

abitati e con valori di carbonio organico relativamente modesti e di azoto organico

nulli. Questo, ancora una volta, porta ad ipotizzare che la loro origine sia agricola

piuttosto che urbana. Tale conclusione è confermata anche dai valori misurati per

l’ossigeno e l’ortofosfato. Il tenore di ossigeno misurato nei pozzi, infatti, non è

mai stato <1 mgO2/L valore caratteristico per gli acquiferi in cui l’ossigeno viene

utilizzato nei processi di decomposizione biologica di sostanze organiche.

Per quanta riguarda l’ortofosfato, i valori molto bassi misurati rendono

molto bassa la probabilità di inquinamenti di tipo fognario.

È da osservare che nel 2003 i valori dei nitrati sono maggiori rispetto al

2002. L’inquinamento da nitrati può essere messo in relazione non solo con l’uso

massiccio di concimi, diserbanti e prodotti chimici utilizzati nelle pratiche

agricole, ma anche con la pratica, spesso riscontrata durante le operazioni di

campionamento, di spandere sul terreno agrario i liquami prodotti negli

allevamenti di bestiame. Pertanto, l’aumento dei nitrati può essere correlato alla

risalita della falda con due possibili spiegazioni: da una parte l’accumulo dei

composti azotati nella zona insatura nei periodi di minimo piezometrico ed il loro

successivo rilascio nelle acque sotterranee in seguito alla risalita della falda;

dall’altra l’effetto delle precipitazioni abbondanti che, oltre a far risalire il livello

piezometrico, trasportano i composti dalla superficie del suolo nella zona satura

dell’acquifero.

Tra le sostanze indesiderabili, rappresentative di situazioni di

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

inquinamento antropogenico o naturale indotto dallo sfruttamento della risorsa

idrica, il decreto considera anche Fe e Mn. Tralasciando di commentare i valori

registrati nella campagna 2002 in quanto legati ad analisi eseguite senza filtrare i

campioni d’acqua, i valori 2003, ottenuti invece da campioni filtrati su filtri

monouso da 0,45 micron e quindi relativi alla sola frazione in soluzione, sono

molto più bassi. Il ferro infatti, risulta il più delle volte assente o con

concentrazioni inferiori a quella minima rilevabile dal metodo e pari a 4 µg/L.

Anche il manganese è presente con concentrazioni che nella gran parte dei casi

sono inferiori o uguali a 5 µg/L.

Limitatamente alla campagna 2003, è possibile ricavare, considerando i

sette parametri macrodescrittori, lo stato di qualità delle acque. In tabella 11 sono

riportati, per ciascun campione, i valori dei sette suddetti parametri e la classe di

qualità corrispondente, ricavata sulla base della tabella 12a e definita secondo lo

schema di tabella 12b. In neretto sono riportati i valori che, superando le soglie

previste, determinano l’attribuzione alla classe superiore. Come si può osservare

ben il 73% dei campioni rientra nella classe 4, il 10% nella classe 3 e solo il 17%

nella classe 2. Pertanto lo stato chimico della falda può riferirsi nel complesso alla

classe 4 relativa ad impatto antropico rilevante con caratteristiche idrochimiche

scadenti.

Va tuttavia evidenziato che, essendo la classificazione determinata dal

valore di concentrazione peggiore riscontrato nelle analisi dei diversi parametri di

base, l’attribuzione alla classe 4 è determinata il più delle volte da un solo valore

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

eccedente quelli previsti per le classi inferiori. Tale valore inoltre, è quasi sempre

legato ai nitrati e solo sporadicamente agli altri macrodescrittori. Ciò significa che

il quadro qualitativo è allarmante per un solo parametro e pertanto recuperabile

con relativa facilità tecnologica e/o pianificatoria .

Ben diversa invece, la situazione per i campioni A1, A7, A14, A18, A19,

A23, A26, A45 per i quali quasi tutti i macrodescrittori superano i valori soglia.

Gli alti contenuti riscontrati contestualmente per tali parametri, potrebbero essere

riconducibili allo sversamento di acque reflue non depurate o solo parzialmente

trattate derivanti dalle abitazioni adiacenti ai pozzi e dai vicini nuclei abitati. È

evidente quindi, che lo stato qualitativo è qui legato ad impatto antropico ben più

rilevante e di più difficile recupero.

Dall’analisi dello stato quantitativo e qualitativo fin qui esposta, è

possibile definire lo stato ambientale dell’acquifero poroso superficiale, dato dalla

sovrapposizione delle classi chimiche (classi 1,2,3,4,0 di tabella 12b) e

quantitative (classi A,B,C,D di tabella 7) così come indicato nella tabella 13. La

sovrapposizione della classe quantitativa C e di quella qualitativa 4, riscontrate

per il corpo idrico in oggetto, porta a definire il suo stato ambientale come

scadente.

Da questo si può già intuire che l’utilizzo di tali acque può essere

parzialmente o totalmente compromesso in funzione dell’uso cui sono destinate.

Tra i parametri determinati, ne sono stati scelti alcuni considerati dal DLgs 31/’01

per la valutazione dell’idoneità dell’acqua destinata al consumo umano. I valori di

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

riferimento, detti valori di parametro (V.d.P.), che il decreto fissa relativamente a

tali parametri, sono riportati in tabella 14. Tali caratteristiche di carattere chimico-

fisico, pur essendo insufficienti per esprimere un giudizio di potabilità, che si basa

anche su esami batteriologici e determinazioni di tipo organolettico, consentono di

trarre alcune informazioni sul potenziale uso delle acque.

La presenza di ammonio e nitrati indica che l’acqua è inquinata dalla

presenza di sostanze azotate. La loro presenza è rilevata, non sempre

contestualmente, solo in alcuni campioni con concentrazioni che, tuttavia,

superano quasi sempre il V.d.P.

La presenza di sostanze organiche è espressa dal TOC (Carbonio Organico

Totale) rinvenuto in tutti i campioni con concentrazioni comprese tra 1 e 10 mg/L.

L’unica eccezione è rappresentata dal campione A1 per il quale la concentrazione

supera i 30 mg/L. Anche se la normativa vigente non fissa alcun limite per questo

parametro, essa fissa dei limiti per altri parametri (antiparassitari, idrocarburi

aromatici, tetracloroetilene, tricloroetilene, trialometani, cloruro di vinile) di fatto

inclusi nella misura del TOC che, pertanto, andrebbe scomposto in queste

componenti, il ché, però, avrebbe comportato analisi molto complesse non

programmate all’inizio delle indagini.

I nitrati, anch’essi rinvenuti in tutti i campioni, superano i 50 mg/L fissati

dal decreto nel 50% dei casi. Soprattutto per quei campioni dove le concentrazioni

superano dalle 3 alle 10 volte tale limite, è ipotizzabile l’origine agricola.

I cloruri sono sempre presenti nelle acque naturali perché la loro origine è

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

essenzialmente minerale. Elevati tenori possono, tuttavia, denunciare: fenomeni di

intrusione salina, inquinamenti legati allo sversamento di reflui particolarmente

salini (es. industria conserviera); uso eccessivo di concimi sotto forma di sali

nutrienti. I campioni analizzati presentano tenori di cloruri maggiori del V.d.P. in

circa il 40% dei casi.

Ferro e manganese, in genere, sono presenti in soluzione come ioni. Il

ferro, più che nocivo per la salute, determina uno scadimento delle proprietà

organolettiche dell’acqua conferendole un sapore sgradevole. Relativamente a tale

parametro i valori risultano di gran lunga inferiori al V.d.P. Diversamente accade

per il manganese presente in molti campioni con concentrazioni che in alcuni casi

superano il V.d.P.

I solfati pregiudicano le qualità organolettiche dell’acqua e per questa

ragione non dovrebbero essere contenuti in quantità elevate. I margini di

accettazione sono comunque piuttosto ampi e vengono superati solo dal 14% dei

campioni analizzati.

Anche l’eccesso di sodio, nelle acque destinate al consumo umano, deve

essere evitato. Infatti oltre a provocare un cattivo sapore, può causare un aumento

della pressione arteriosa e favorire la ritenzione idrica. Riguardo a tale parametro,

la maggior parte dei campioni ha mostrato valori superiori al limite.

Per quanto riguarda il pH, le acque possono definirsi nel complesso da

neutre a debolmente alcaline. Le variazioni rispetto alla neutralità (pH=7) sono

infatti molto modeste. Tranne che per il pozzo A38, i valori sono tutti compresi tra

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

quello min e max imposti dalla normativa.

Della conducibilità si è già ampiamente discusso, basti qui aggiungere che

il valore di parametro viene superato per circa il 24% dei campioni.

La durezza totale non dovrebbe superare i 50 oF. Acque molto dure, pur

non essendo particolarmente dannose per la salute (ove si trascuri la facilitata

formazione di calcoli renali nei soggetti predisposti), determinano inconvenienti

pratici (elevati consumi di detergenti, incrostazioni, cattiva cottura degli alimenti,

ecc…). I valori di durezza totale risultano per quasi il 50% dei campioni superiori

a tale limite.

In sintesi, volendo esprimere, limitatamente ai parametri considerati, un

giudizio di qualità di tali acque destinate al consumo umano, si ha che risultano

potenzialmente potabili solo quei campioni che, in base alla precedente

classificazione chimica, sono stati attribuiti alla classe 2 e 3 ovvero solo il 27%

dei campioni. Tale percentuale, già piuttosto bassa, potrebbe ulteriormente

diminuire considerando l’AOX, un altro parametro che, se pur non contemplato

dalla normativa può risultare fortemente limitante l’uso dell’acqua a scopi

potabili. L’AOX, infatti, fornisce una misura complessiva delle quantità di

sostanze organiche alogenate (contenenti cioè atomi di cloro, bromo, fluoro,

iodio) presenti nel campione. Tali sostanze, trovano largo uso come solventi

industriali, sgrassanti, pesticidi, erbicidi, ecc. e sono molto tossiche a causa della

facilità con cui di accumulano nei grassi dell’uomo mostrando notevoli proprietà

cancerogene. E’ per questa ragione che, come già riportato, tra la miriade di

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

sostanze organiche potenzialmente presenti in un’acqua, la normativa vigente

fissa dei limiti precisi giusto per quelle clorurate (tetracloroetilene, tricloroetilene,

trialometani, cloruro di vinile). Per ciascuna di queste sostanze, tuttavia, tali limiti

non superano 30 microgrammi per litro e, pertanto, i valori di AOX misurati nel

corso delle due campagne e risultati in taluni pozzi superiori a 30 µg Cl/L (ppb)

meriterebbero particolare attenzione.

Nell’ipotesi di un uso irriguo delle acque esaminate, esse devono

possedere determinati requisiti di qualità, variabili con la natura del terreno e con

il tipo di coltura a cui sono destinate. Un parametro molto utilizzato per valutare

l’idoneità di un’acqua per uso irriguo, è l’indice SAR (Sodium Adsorption Ratio)

ricavato con la seguente formula:

[ ][ ] [ ]

2+++++

+=

MgCaNaSAR

Il SAR, espresso in meq/L, fornisce una misura dell’assorbimento di sodio da

parte del terreno ed esprime il pericolo di salinizzazione del suolo stesso con

perdita di permeabilità. Il valore dell’indice SAR nelle acque campionate è

risultato sempre inferiore a 10. Un ulteriore parametro per la valutazione

dell’idoneità di un’acqua all’uso irriguo è la salinità totale espressa in termini di

conducibilità elettrica (C.E.). Mettendo in relazione i due parametri nel classico

diagramma di qualità per un’acqua irrigua (fig. 43), i campioni risultano di classe

3, 4, 5 corrispondenti ad acque da mediocri a cattive. Ciò è dovuto alla

conducibilità che supera costantemente i 750 µS/cm (25oC). Ne consegue pertanto

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Capitolo 5 Stato qualitativo e quantitativo delle acque circolanti nell’acquifero poroso superficiale

che le acque dell’acquifero poroso esaminato risultano poco idonee all’uso

irriguo.

Tra l’altro, il fenomeno della progressiva salinizzazione dei suoli pugliesi

(Uricchio et al., 2003) ha portato al degrado di ingenti parti del territorio in esame

ed è proprio legato all’utilizzo in agricoltura di acque di falda la cui salinità è

aumentata nel tempo a causa del sovrasfruttamento delle risorse idriche

sotterranee. Non sono tuttavia da sottovalutare, tra le concause, anche la quasi

totale assenza di acque interne superficiali a regime perenne ed i frequenti eventi

di siccità, che rendendo sporadiche le lisciviazioni del terreno favoriscono gli

accumuli salini.

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Capitolo 6 Conclusioni

6. CONCLUSIONI

I risultati descritti nel presente studio confermano, come da più

parti evidenziato, la forte pressione esercitata sull’acquifero poroso

superficiale con una serie di conseguenze per l’integrità della risorsa

idrica, sia in termini quantitativi che qualitativi.

In particolare, l’analisi dei dati piezometrici relativa al periodo

1987-2002 ha consentito di evidenziare un complessivo rilevante

abbassamento dei livelli idrici nei pozzi di controllo che, in alcuni casi,

sono risultati ormai a secco. Il generale trend piezometrico negativo è

imputabile da un lato all’aumento della richiesta idrica, legato soprattutto

all’introduzione in agricoltura di colture estensive e fortemente

idroesigenti, e dall’altro al succedersi di eventi siccitosi. Tali eventi, la

cui frequenza è notevolmente aumentata nell’ultimo ventennio, riducono

drasticamente non solo la ricarica della falda, ma anche le acque raccolte

negli invasi superficiali e distribuite attraverso gli impianti di irrigazione

consortili. Pertanto, si è emunto sempre più massicciamente dalla falda ed

in misura superiore ai valori della ricarica media annua, innescando

condizioni di disequilibrio che hanno portato al progressivo esaurimento

della risorsa idrica.

Relativamente al periodo di osservazione 2002-2003 a seguito di un

periodo eccezionalmente piovoso, si è avuto un generale “recupero”

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Capitolo 6 Conclusioni

risultato, dall’analisi statistica, più evidente nella zona nord e occidentale

che costituisce la zona di ricarica del sistema acquifero. Solo in alcuni

pozzi (A7,A15,A18,A19,A26,A48) si è registrato un sollevamento del

livello idrico tale da compensare in un solo anno l’abbassamento registrato

nell’arco di un quindicennio. Tale sollevamento è risultato plausibile non

solo considerando l’abbondanza delle precipitazioni avutesi nel corso del

2002, ma anche l’anomala distribuzione temporale delle stesse che,

concentrandosi nel periodo primaverile ed estivo, hanno evitato i massicci

prelievi per uso irriguo che in queste stagioni sono concentrati. Ciò

conferma che, pur considerando la maggiore frequenza degli eventi

piovosi, la riduzione degli emungimenti è necessaria, nonché

indispensabile, per consentire un ripristino delle condizioni di equilibrio

della falda.

Lo studio ha consentito inoltre, di definire, se pure a grandi linee,

l’assetto idrostrutturale dell’acquifero della pianura alluvionale

individuando un’area a sud-est dove i livelli acquiferi, essendo più

profondi, vengono alimentati da monte, più che dalle acque di infiltrazione

diretta, con tempi di ricarica più lunghi. Il confronto con i dati

pluviometrici ha permesso di constatare che soltanto piogge abbondanti e

frequenti contribuiscono al ravvenamento di questa porzione di acquifero

che, allo stesso tempo, sembra risentire rapidamente dei prelievi in atto.

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Capitolo 6 Conclusioni

Il forte degrado delle acque sotterranee dell’acquifero poroso

superficiale è stato altresì confermato dall’analisi qualitativa, basata sui

principali parametri fisico-chimici previsti dalle vigenti normative in

materia di tutela e qualità delle acque. In riferimento ai parametri di base

(DLgs 152/’99), è emerso che i campioni d’acqua , nella gran parte dei

casi, possiedono caratteristiche idrochimiche scadenti legate soprattutto

alla elevata concentrazione di nitrati e alla elevata salinità, espressa dagli

alti valori di conducibilità e di concentrazione di cloruri. Ciò conferma

che l’acquifero risulta particolarmente vulnerabile all’inquinamento di

origine antropica sia diretto (inquinamento da nitrati di origine agricola) e

sia indotto (contaminazione salina legata al sovrasfruttamento della

risorsa). Il constatato scadimento qualitativo delle acque rende le stesse

non idonee non solo all’uso potabile (DLgs 31/01) ma anche irriguo.

L’utilizzo di tali acque per l’irrigazione, che continua ancora a farsi,

risulta quindi, particolarmente dannoso per i terreni: la progressiva

riduzione della fertilità e la degradazione delle caratteristiche fisiche che

tale utilizzo provoca può, nel lungo periodo, condurre alla desertificazione

dei suoli.

L’analisi qualitativa, avvalendosi del supporto statistico, ha inoltre

confermato l’eterogeneità del vasto sistema acquifero della pianura

alluvionale, evidenziando zone con caratteristiche chimiche mediamente

diverse. In particolare, si è riscontrato che la zona sud, caratterizzata da

94

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Capitolo 6 Conclusioni

valori di salinità più bassi, risulta meno interessata dal fenomeno di

contaminazione salina. Tale diversità sembrerebbe imputabile al diverso

rapporto esistente tra la falda carsica del Gargano e quella del Tavoliere.

Al confine tra le due idrostrutture rappresentato dal T. Candelaro, ed in

particolare nel tratto alto e medio del suddetto torrente, sussistono

condizioni geologiche favorevoli al versamento d’acqua sotterranea dal

Gargano verso il Tavoliere.

Infine, considerando il rilevante impatto antropico sulla qualità e

sulla quantità della risorsa idrica, lo studio condotto ha consentito di

definire come scadente lo stato ambientale dell’acquifero poroso

superficiale. Pertanto, è indispensabile programmare specifiche azioni di

risanamento che possono tuttavia avere esito positivo solo se affiancate da

un monitoraggio attento del territorio ed inserite in una pianificazione

generale che persegua un uso “sostenibile” della risorsa idrica. Si auspica

che il contributo conoscitivo fornito dal presente studio possa risultare

utile in tal senso.

95

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Capitolo 7 Bibliografia

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100

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RINGRAZIAMENTI

Desidero ringraziare calorosamente il Dr. Giuseppe Pappagallo ed il

Geom. Donato Lamacchia per il contributo nella informatizzazione dei dati; il

Dr. Emanuele Barca per il contributo nella elaborazione statistica dei dati; l’ Ing.

Anna Maria De Girolamo per aver fornito i dati di pioggia media ricavati

nell’ambito delle attività connesse con la redazione dei Piani di Bacino; i periti

chimici Michele Cammarota, Nicoletta Rapanà, Vito Locaputo, Ruggiero

Ciannarella e Michele Labellarte per aver effettuato le analisi chimico-fisiche; il

Sig. Marco Daurù ed il Sig. Pasquale Castellano per la collaborazione offerta

durante le campagne di prelievo e di misura; tutti i borsisti e contrattisti

dell’IRSA per il sostegno e l’aiuto offerto.

Vorrei inoltre ringraziare l’onnipresente Prof. Michele Maggiore per la

professionalità ed il sapere messo a disposizione e gli Ingg. Michele Vurro e

Giuseppe Passerella per le proficue discussioni effettuate nel corso dello

svolgimento dello studio.

Infine ringrazio il piccola Luca per aver messo a mia disposizione il suo

P.C. privandosi dei suoi giochi preferiti.

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Ai miei genitori

con profonda gratitudine,

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Appendice A

A. TRATTAMENTO ED ANALISI DEI DATI

AMBIENTALI

A-1

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Appendice A

Per sviluppare risposte quantitative e qualitative relative a fenomeni

naturali espressi da variabili continue e/o discrete, gli strumenti statistici risultano

particolarmente utili.

Tuttavia la gran parte dei metodi statistici classici non tiene conto delle

informazioni spaziali contenute nei set di dati relativi alle scienze della terra.

Accanto alla statistica pura si è pertanto sviluppata la “geostatistica” che

pur sfruttando gli strumenti della statistica classica, offre metodologie per

descrivere la continuità spaziale che è una peculiare caratteristica di molti

fenomeni naturali.

DESCRIZIONE UNIVARIATA

L’elaborazione statistica, che può essere condotta su più livelli, parte dalla

descrizione univariata dei dati ovvero dalla organizzazione, presentazione e

descrizione dei dati relativi ad ogni singola variabile.

Uno dei metodi più utilizzati per la presentazione dei dati è la tabella delle

frequenze che registra quanto spesso i valori della variabile ricadono all’interno di

un certo intervallo di classi. La corrispondente rappresentazione grafica della

tabella delle frequenze è detta istogramma. Generalmente si utilizzano classi di

uguale ampiezza così che l’altezza delle barre dell’istogramma è proporzionale al

numero di valori che ricadono in quella classe.

A-2

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Appendice A

Nelle scienze della terra sono di grande interesse anche le frequenze

cumulate ed il corrispondente istogramma o curva delle frequenze cumulate. Per

ottenere queste ultime occorre considerare non il numero dei valori che ricadono

all’interno di una classe ma il numero totale di valori al di sotto di un certo valore

di “cutoff ”.

Le principali caratteristiche degli istogrammi possono essere ricavate

attraverso alcuni parametri rappresentativi che in generale si possono distinguere

in:

1. misure di locazione

2. misure di dispersione

3. misure di forma

I parametri del primo gruppo ci danno informazioni su dove le diverse

parti della distribuzione si trovano. Tra questi abbiamo:

- la media m, che è data dalla media aritmetica dei valori dei dati

∑=

=n

iix

nm

1

1

dove n è il numero dei dati e x1…..xn sono i valori

- la mediana M, che esprime il punto medio dei valori osservati se questi

sono disposti in ordine crescente. La metà dei valori osservati sarà inferiore alla

mediana, l’altra metà sarà superiore.

A-3

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Appendice A

2

1+nx

=M

2:2

12

+ +nn xx

Sia la media che la mediana sono misure di locazione del centro della

distribuzione. La media è più sensibile ai valori stranamente alti mentre la

mediana non ne dovrebbe essere influenzata.

- la moda che è il valore più ricorrente; essa varia con la precisione dei

dati e per questo non è molto utile.

- quartili inferiore e superiore che separano i dati in quattro quarti se

questi sono disposti in ordine crescente. Un quarto dei dati cade al di sotto del

primo quartile q1 e un quarto cade al di sopra dell’ultimo quartile q3.

- decili dividono i dati in decimi; un decimo dei dati ricade al di sotto del

primo decile, due decimi cadono al di sotto del secondo decile e così via. Il quinto

decile corrisponde alla mediana.

- percentili dividono i dati in centesimi. Il venticinquesimo percentile

corrisponde al primo quartile.

A-4

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Appendice A

Per la rappresentazione grafica di queste misure di locazione, esistono

diversi tipi di grafici tra i quali i “box and whiskers” detti più generalmente “box

plot”.

Il termine “box and whiskers” significa “scatola con i baffi”, in virtù della

particolare forma degli elementi grafici utilizzati per rappresentare i dati. La

“scatola” (fig.A.1) individua i valori misurati che rientrano nel range interquartile

e presenta un taglio orizzontale nel suo interno che individua il valore della

mediana, mentre, proprio per come è stata definita, i lati superiore ed inferiore

della scatola rappresentano rispettivamente 3° ed il 1° quartile.

aCAT

0

10

20

30

40

VA

R

mediana

3° quartile

1° quartile1° decile

9° decile

Figura A.1 – “ Box and whiskers”

Ciascuna scatola può essere dotata di una coppia di segmenti verticali detti

“baffi”. Il baffo inferiore, rispettivamente superiore, rappresenta i dati

strettamente maggiori al 1° decile, rispettivamente strettamente minori del 9°

A-5

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Appendice A

decile; in termini più strettamente tecnici il sistema scatola + baffi indica

l’intervallo di confidenza circa al 99%, ossia i valori misurati che rientrano

nell’intervallo compreso tra gli estremi dei due baffi sono quelli che ripetendo 99

volte la misura ritroveremmo certamente. Avremmo potuto essere meno esigenti e

richiedere un intervallo di confidenza meno ampio, tale per esempio che almeno

95 su 100 degli eventuali valori misurati cadessero nell’intervallo indicato, in tal

caso avremmo ottenuto un intervallo di confidenza al 95%, come rappresentato

nella figura A.2 .

Figura A.2 – Intervallo di confidenza al 95%.

Il caso in cui uno od entrambi i “baffi” manchino, questa assenza sta ad

indicare la coincidenza tra il 3° quartile ed il 9° decile oppure tra il 1° quartile ed

il 1° decile, cosa plausibile se si considera che nella serie di valori che viene

rappresentata ci possono essere dei valori ripetuti.

Questa tipologia di grafico è presente nella maggior parte dei software

statistici; a monte della rappresentazione grafica il software si fa carico

implicitamente del calcolo di tutti i valori di posizione interessati nella

A-6

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Appendice A

rappresentazione: la mediana, il 1° e 3° quartile, il 1° e 9° decile, infine alcuni di

essi, come nel nostro caso, effettuano un’elaborazione aggiuntiva testando i valori

inferiori al 1° decile e superiori al 9° decile (outlier) per verificare attraverso degli

opportuni test se questi valori estremi possano o meno essere statisticamente

plausibili.

Nella rappresentazione da noi optata i valori estremi, sia per difetto sia per

eccesso, sono contrassegnati da un asterisco. Dal punto di vista

dell’interpretazione grafica, va sottolineato che quando il taglio è situato

grossomodo al centro della scatola ossia del range interquartile, ciò significa che

la distribuzione delle frequenze dei valori misurati è all’incirca simmetrica.

Le misure di dispersione sono utilizzate per descrivere la variabilità dei

dati ed includono:

- la varianza σ2 che è data da

( )2

1

2 1 ∑=

−n

ii mx

ovvero dalla media dei quadrati delle differenze tra i valori osservati e la

loro media.

- la deviazione standard σ che è semplicemente la radice quadrata della

varianza.

Una caratteristica dell’istogramma che i parametri statistici finora descritti

non rappresentano è la simmetria. Risultano a tale scopo utili le misure di forma

tra cui è molto utilizzato

A-7

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Appendice A

- il coefficiente di skewness definito come

( )

31

31

σ

∑=

−=

n

ii mx

nCdS

Il numeratore è la media delle differenze al cubo tra i valori dei dati e la

loro media mentre il denominatore è il cubo della deviazione standard. Il CdS è

molto influenzato dai valori erratici molto alti. Il segno del CdS è importante per

comprendere il tipo di asimmetria.

Un istogramma con CdS positivo elevato avrà una lunga coda di valori alti

a destra rendendo la mediana minore della media. Se l’istogramma ha CdS

negativo si riscontrerà una lunga coda di piccoli valori a sinistra e la mediana sarà

maggiore della media. Se lo skewness è vicino allo zero allora l’istogramma sarà è

pressoché simmetrico e media e mediana dovrebbero coincidere.

DESCRIZIONE BIVARIATA

La descrizione univariata, descrivendo le distribuzioni delle variabili

singolarmente, offre una visione piuttosto limitata soprattutto quando si hanno a

disposizione set di dati relativi a molte variabili. La statistica offre tuttavia anche

strumenti per la descrizione bivariata che risultano particolarmente utili per i set di

dati legati alle scienze della terra per i quali le più importanti ed interessanti

caratteristiche derivano proprio dall’analisi delle relazioni e delle dipendenze tra

diverse variabili.

A-8

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Appendice A

Il modo più comunemente utilizzato per la rappresentazione bivariata dei

dati è lo scatterplot che è un grafico x-y in cui le coordinate x rappresentano il

valore di una variabile e le coordinate y quello dell’altra. Lo scatterplot è anche di

estrema utilità per valutare la presenza di valori strani e quindi la bontà dei dati a

disposizione. Da uno scatterplot è possibile individuare il tipo di correlazione che

lega fra loro i dati.

Sono possibili tre casi:

- le variabili sono positivamente correlate; ciò significa che i valori più

grandi di una variabile tendono ad essere associati ai valori più grandi dell’altra e

analogamente i valori più piccoli di una tendono ad essere associati ai più piccoli

dell’altra.

- le variabili sono negativamente correlate; in tal caso ai valori più alti di

una variabile corrispondono i valori più bassi dell’altra e viceversa.

- le variabili sono scorrelate; in questo caso non esiste una relazione tra i

valori delle due variabili e all’aumento dei valori di una non sembra corrispondere

una tendenza dell’altra.

Il parametro statistico utilizzato per esprimere le relazioni tra due variabili

è il coefficiente di correlazione ρ

( )( )

yx

n

iyixi mymx

nσσ

ρ∑

=

−−= 1

1

n è il numero dei dati

x1…xn sono i valori dei dati della prima variabile

A-9

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Appendice A

mx è la loro media

σx è la loro deviazione standard

y1…yn sono i valori dei dati della seconda variabile

my è la loro media

σy è la loro deviazione standard .

Il numeratore dell’espressione del coefficiente di correlazione si dice covarianza

Cxy.

Il coefficiente di correlazione è una misura vera di quanto i valori

osservati siano vicini ad una linea retta, condizione che si verifica nel caso di

esatta corrispondenza tra i valori dell’una e dell’altra variabile. Se ρ = +1 allora lo

scatterplot sarà una retta con pendenza positiva, se ρ = -1 allora sarà una retta con

pendenza negativa. Per valori di ρ < 1 lo scatterplot apparirà come una nuvola di

punti tanto più dispersa quanto più il valore di ρ decresce da 0 a 1.

DESCRIZIONE SPAZIALE

I dati relativi alle scienze della terra possono definirsi dati spaziali poiché

ricadono in una precisa posizione dello spazio inoltre, nella maggior parte dei

casi, essi sono dotati di continuità spaziale. Questo vuol dire che è molto più

probabile che abbiano valori simili due dati vicini uno all’altro piuttosto che due

A-10

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Appendice A

dati lontani. Nessuno degli strumenti statistici univariati e bivariati sinora

descritti, contengono memoria di queste importanti caratteristiche.

Il modo più semplice per rappresentare dati spaziali è il posting dei dati,

ovvero una mappa su cui ogni posizione dei dati è indicata con il corrispondente

valore. Guardando un posting dei dati si può notare che i valori non sono mai

localizzati casualmente, ma piuttosto, valori bassi tendono ad essere vicini a valori

bassi e valori alti, vicini a valori alti. Un valore alto circondato da valori bassi, o

viceversa, desta sospetto.

Uno strumento utilizzato per studiare le relazioni tra una stessa variabile in

due diverse posizioni è lo scatterplot – h. Esso mostra tutte le possibili coppie di

valori dei dati la cui posizione è separata da una distanza h in una data direzione.

In uno scatterplot – h l’asse X è etichettato V(t) e l’asse Y è etichettato V(t+h),

dove V(t) è il valore della variabile V in una particolare posizione t, mentre

V(t+h) è il valore della variabile ad una distanza h da t, in una particolare

direzione scelta.

La forma della nuvola di punti su uno scatterplot – h ci dice quanto i valori

dei dati siano continui in una data direzione. Se i valori dei dati in posizioni

separate dalla distanza h sono simili, allora i punti saranno plottati vicino ad una

retta a 45o passante per l’origine. Più i valori sono dissimili, più la nuvola tende ad

ingrossarsi; generalmente questo accade all’aumentare della distanza h

considerata.

A-11

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Appendice A

I parametri quantitativi che riassumono le informazioni dello scatterplot –

h sulla continuità spaziale dei dati, sono essenzialmente tre:

1. Funzione di correlazione o correlogramma ρ(h); essa esprime la

relazione tra il coefficiente di correlazione di uno scatterplot – h ed h. In genere si

plottano diversi grafici della funzione di correlazione rispetto ad h per diverse

direzioni.

2. Funzione di covarianza C(h); essa esprime la relazione tra la

covarianza di uno scatterplot – h ed h.

3. Variogramma o semivariogramma γ(h); esprime la relazione tra il

momento d’inerzia attorno alla retta y =x di uno scatterplot – h ed h.

Diversamente dal coefficiente di correlazione e dalla covarianza, il momento

d’inerzia aumenta quando la nuvola si ingrossa.

Nell’analisi dei dati ambientali, per ottenere tali parametri, si usa by-

passare gli scatterplot – h. In tal caso il calcolo avviene direttamente attraverso le

seguenti formule:

- funzione di correlazione

( ) ( )hh

hCh+− ⋅

=σσ

ρ

in cui

C(h) è la funzione di covarianza;

σ−h è la deviazione standard di tutti i valori dei dati che sono alla distanza

–h da altri;

A-12

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Appendice A

( ) ∑=−− −=

hhhih

ij

mvhN

221σ

σ+h è la deviazione standard di tutti i valori dei dati che sono alla distanza

+h da altri;

( ) ∑=++ −=

hhhjh

ij

mvhN

221σ

m-h è la media di tutti i valori dei dati che sono alla distanza – h da altri

dati;

( ) ∑=

− =hh

ihij

vhN

m 1

m+h è la media di tutti i valori dei dati che sono alla distanza + h da altri

dati;

( ) ∑=

+ =hh

jhij

vhN

m 1

- funzione di covarianza

( ) ( ) ( ) ( )hhhh

ji mmvvhN

hCij

+−=

⋅−⋅= ∑1

- variogramma

( ) ( ) ( )2

21 ∑

=

−=hh

jiij

vvhN

A-13

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Appendice A

Il variogramma è definito come la metà della media dei quadrati delle

differenze dei valori dei dati posti alla distanza h.

LE STIME

L’ obiettivo delle analisi viste fino ad ora è stato quello di descrivere il set

dei dati campione. Rimane tuttavia un altro obiettivo che è quello della stima

ovvero dell’utilizzo delle informazioni desunte dal campione per prevedere il

valore in aree in cui non si hanno dati a disposizione.

Esiste un gran numero di metodologie legate alla stima ma tutte sono

basate su combinazioni lineari pesate del tipo

∑=

⋅=n

iii vv

1

ˆ ω

in cui

è il valore stimato v̂

v1….vn rappresentano gli n dati disponibili;

ω1....ωn rappresentano gli n pesi assegnati ai vi valori.

I pesi sono generalmente scelti in modo che la loro somma sia uguale a

uno, sebbene questo non sia richiesto da tutti i metodi; le diverse metodologie

usano diversi approcci per assegnare un valore a questi pesi.

La stima può essere di diverso tipo:

- stima globale è la stima su un’area all’interno della quale abbiamo

molti campioni;

A-14

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Appendice A

- stima locale è la stima su una piccola area in cui abbiamo pochi

campionamenti e per il cui calcolo utilizziamo i campionamenti nelle aree esterne

e vicine; al limite la stima locale può essere puntuale e su blocchi dove nel primo

caso la stima viene effettuata in un punto preciso, mentre nel secondo caso viene

valutata su blocchi di dimensione finita.

La stima globale viene utilizzata nelle fasi iniziali della maggior parte

degli studi. Occorre in tal caso fare attenzione all’influenza che, sul calcolo può

avere il raggruppamento dei dati (clustering). Se infatti la gran parte dei dati

ricade in una determinata zona, il calcolo della stima darà probabilmente una

buona indicazione del valore medio di quella zona, ma non certo di tutta l’area.

Per diminuire l’influenza dei punti raggruppati sul calcolo della stima globale si

utilizzano particolari tecniche di declustering.

Nella stima locale, dove si fa ancora uso di combinazioni lineari pesate, i

pesi, diversamente dalla stima globale, tengono conto delle distanze tra il punto in

cui si vuole stimare il valore e i punti campionati.

KRIGING ORDINARIO

Il Kriging ordinario (KO) rientra tra i metodi di stima puntuale ed è spesso

associato all’acronimo B.L.U.E. che sta per Best Linear Unbiased Estimator che

vuol dire Migliore Stimatore Lineare “Non Deviato”.

Il KO infatti è

A-15

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Appendice A

- Lineare perché le sue stime sono combinazioni lineari pesate dei valori

dei dati disponibili;

- Non Deviato (anche se la traduzione risulta una forzatura) perché cerca

di avere il residuo medio o errore medio, mr, uguale a zero;

- Migliore perché tende a minimizzare la varianza degli errori, σr2.

La possibilità di minimizzare la varianza degli errori distingue il KO dagli

altri metodi di stima. L’obiettivo del KO è pertanto ambizioso poiché sia mr e sia

σr2 sono sempre incognite; non conoscendo l’errore medio non si può garantire

che sia nullo e allo stesso tempo non conoscendo la varianza degli errore non si

può minimizzarla.

Il problema si risolve costruendo con i dati a disposizione, un modello e

nel lavorare sull’errore medio e sulla varianza dell’errore del modello.

Per ogni punto in cui si vuole stimare il valore, si suppone che esista una

funzione casuale che dipende da alcune variabili casuali, date dai valori rilevati

nei punti campionati; per ogni coppia di tali variabili la distribuzione dipende solo

dalla distanza tra i due punti.

Supponiamo di voler stimare il valore nel punto 0 noto il valore in altri

punti.

Il primo passo è quello di calcolare le distanze tra tutte le coppie di punti

campionati e la distanza di ciascun punto campionato dal punto 0 in cui vogliamo

stimare il valore.

A-16

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Appendice A

Il passo successivo consiste nel calcolare un variogramma sperimentale.

Fissata una certa distanza h, ad esempio 5m, ed una certa direzione, ad esempio

est, si considerano tutte quelle coppie di punti che nella direzione est, hanno

distanza pari a 5m. Per evitare che il numero delle coppie sia scarso, viene

ammesso un margine di tolleranza sia sulla distanza e sia sulla direzione scelta. La

formula per il calcolo del variogramma diventa quindi:

( ) ( ) ( )∑≈

−=hh

jiij

vvhN

h 2

21γ

L’unica differenza tra questa e la formula originale è che ora scegliamo di

sommare tutte le N(h) coppie la cui separazione è approssimativamente uguale ad

h. Si scelgono poi altri valori di h (10m,15m,20m ecc…) e si ripete il calcolo.

Si costruisce quindi il variogramma sperimentale riportando sull’asse X le

distanze h e sull’asse Y i valori γ(h).

Dopo aver ricavato il variogramma, questo deve essere interpretato.

L’interpretazione consiste nel “fittare” al variogramma sperimentale una formula

matematica o un modello.

Con il processo di fitting si può:

1. determinare i parametri descrittivi del variogramma;

2. selezionare un modello appropriato;

3. determinare se il variogramma è isotropo o anisotropo.

A-17

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Appendice A

1. PARAMETRI DESCRITTIVI 11..

I parametri descrittivi sono tre ( fig.A.3):

Nugget; l’effetto nugget rappresenta la variabilità del campione a

piccole distanze ovvero per piccoli valori di h. Esso si legge sull’asse Y del

variogramma ed è dato dalla differenza tra l’origine del variogramma (0,0) ed il

valore sull’asse delle Y in cui il variogramma interseca quest’ultimo. Il nugget si

indica generalmente con Co ed è sempre positivo. In generale è meglio avere un

nugget molto piccolo o assente perché questo indica che è presente un piccolo

errore o nullo nella descrizione della continuità spaziale.

Range; il range è la distanza alla quale i campioni diventano

indipendenti, ovvero la massima distanza di autocorrelazione spaziale della

variabile in esame. A distanze maggiori del range i valori della variabile tendono a

non essere più correlati. Più specificatamente il range, che si indica con a o con r,

è il valore della distanza (h sull’asse delle X) alla quale il variogramma (γ

sull’asse delle Y) diventa orizzontale e non mostra più alcun significativo

cambiamento. Un piccolo range indica che una relazione tra i campioni è

osservabile solo a piccole distanze, viceversa, un grande range indica che una

relazione tra i campioni è osservabile anche a grandi distanze. In generale quindi è

sempre preferibile avere range grandi. Il range varia con la direzione considerata.

A-18

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Appendice A

Figura A.3 – Parametri descrittivi del variogramma.

Sill; il sill è il valore di γ in corrispondenza del range, attorno al quale

il variogramma diventa orizzontale ovvero è il valore dell’asintoto orizzontale al

quale la funzione tende. Un basso sill indica una piccola variabilità tra i dati

misurati, al contrario, un grande sill indica una grande variabilità. In generale

quindi, è preferibile avere bassi valori di sill. Il valore del sill si legge sull’asse Y

e si indica con C+Co per indicare che l’effetto nugget è parte del sill.

Oltre ai tre parametri descrittivi del variogramma esistono altre due

caratteristiche importanti:

Continuità all’origine; la continuità è il comportamento del

variogramma a distanze h molto piccole de è un importante indicatore della

regolarità spaziale della variabile. Generalmente sono quattro i tipi di continuità

riscontrabili nei variogrammi:

A-19

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Appendice A

1) Continuità parabolica; indica che la variabile misurata varia con

estrema continuità. All’aumentare delle distanze le differenze tra i

campioni sono piccole.

2) Continuità lineare; indica che la variabile misurata è continua. C’è

una relazione diretta tra l’aumento della distanza e le differenze tra i

campioni.

3) Discontinuità ; equivale all’effetto nugget.

4) Nessuna continuità ; indica che la variabile misurata è estremamente

irregolare. Non esiste una relazione tra distanze di campionamento e

valori misurati.

• Ampiezza e numero dei “lags”; il lag è la distanza a cui le

differenze tra i campioni sono calcolate. La valutazione dell’ampiezza ottimale del

lag è dettata dalla spaziatura tra i campionamenti. Usare una ampiezza troppo

piccola produrrà, nel variogramma, numerose fluttuazioni locali dette “rumore”.

Al contrario, una ampiezza troppo grande produrrà un variogramma troppo

regolare (smooted).

Il numero dei lags è il numero degli intervalli da considerare nel

variogramma. Ad esempio se l’ampiezza del lag è di 150m ed il loro numero è 5,

il calcolo del variogramma sarà fatto alle distanze 150 m, 300m, 450m, 600m,

750m.

A-20

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Appendice A

2. MODELLI DI VARIOGRAMMA 22..

Affinché un variogramma sperimentale sia utile come mezzo per la stima

dei valori è necessario applicare un modello generalizzato che fitti tutti i tipi di

comportamento spaziale. Il modello è una funzione matematica continua che

rappresenta in modo adeguato i dati sperimentali. Numerosi sono i modelli

disponibili ed ognuno di questi è caratterizzato da una formula matematica,

funzione dei parametri descrittivi nugget, range e sill. I più comuni sono:

Modello sferico.

Questo è il più comune tipo di modello. È formato da una curva che

aumenta con la distanza fino a che questa diventa uguale al range. Oltre il range le

differenze medie quadrate non cambiano e la loro curva diventa orizzontale

determinando il sill. L’equazione generale del modello sferico è:

( ) ( ) ( )

−+=

3

0 5,05,1 ah

ahCChγ se h ≤ a

( ) CCh += 0γ se h > a

Modello esponenziale. •

Questo modello ha una curva che aumenta con la distanza ma non

raggiunge mai la posizione orizzontale (comportamento asintotico). Esso è

A-21

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Appendice A

caratterizzato da valori del range molto alti. L’equazione generale del modello

esponenziale è:

( ) ( )[ ]ahCCh 3exp10

−−+=γ

Modello lineare. •

Il modello lineare è rappresentato da una retta ciò significa che γ aumenta

con la distanza con una relazione lineare (proporzionalità diretta). I variogrammi

lineari non hanno né sill né range, ma possono avere nugget. La pendenza della

retta si valuta come rapporto

( )

hhγ

Modello gaussiano. •

Il modello gaussiano è caratterizzato da una curva che aumenta molto

gradatamente con la distanza (comportamento parabolico all’origine),

successivamente aumenta rapidamente raggiungendo il sill asintoticamente come

per il modello esponenziale. L’equazione generale del modello gaussiano è:

( ) ( )[ ]22

03exp1 ahCCh −−+=γ

A-22

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Appendice A

Modello nugget puro. •

Il modello “pure nugget” ha punti che non hanno una apparente pendenza,

ma che più probabilmente ha un range molto piccolo e non valutabile. Questo

vuol dire che punti vicini sono differenti tra di loro come punti lontani. La

migliore curva che fitta questo variogramma è una retta orizzontale pertanto,

nugget e sill sono uguali e non c’è range. L’equazione del modello “pure nugget”

è:

( ) CCh += 0γ

Modelli annidati. •

I variogrammi annidati sono combinazioni dei modelli semplici descritti

che si usano per fittare variogrammi sperimentali più complessi.

3. ANISOTROPIA. 33..

Molte delle variabili ambientali si presentano spazialmente anisotrope

ossia i parametri caratteristici dei variogrammi non sono uniformi in tutte le

direzioni. Per valutare l’anisotropia direzionale usando il variogramma, si devono

usare coppie di campioni raggruppate per lags, direzione e tolleranza.

In genere si calcola prima il variogramma relativo alla direzione est (0o)

con tolleranza 45o e poi si calcola quello in direzione nord (90o) con la stessa

tolleranza. Si confrontano i parametri sill e range, se questi sono simili allora la

A-23

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Appendice A

varibile ha un comportamento isotropo. Se questi sono diversi, allora si ha una

anisotropia spaziale e si procede aumentando le direzioni di calcolo e riducendo le

tolleranze al fine di individuare la direzione di massima anisotropia.

Ritorniamo al problema di partenza ovvero alla stima del valore della

variabile nel punto 0 noto il valore in altri sette punti. Si tratta in pratica di

risolvere il seguente sistema del kriging ordinario:

1

1

01

=

=−

=

=

n

ii

iij

n

jj

ω

γµγω

Le prime n equazioni servono a minimizzare la varianza, l’ultima

equazione è necessaria per la condizione di unbiasedness.

Scelto il modello che meglio fitta il variogramma sperimentale ottenuto, e

note le distanze tra tutte le coppie di punti campionati e la distanza di ciascun

punto campionato dal punto in cui vogliamo calcolare la stima, si sostituiscono

tali distanze nella formula del modello scelto e si calcolano i γij e i γi0 .

Si sostituiscono i γij e i γi0 nel sistema del kriging ordinario. Le incognite

di questo sistema restano quindi gli n ωi coefficienti della combinazione lineare e

µ detto parametro di Lagrange, ovvero n+1 incognite. Le equazioni sono n+1

quindi il problema è risolvibile.

A-24

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Appendice A

Noti gli n ωi e µ si può calcolare la stima nel punto 0 :

∑=

⋅=n

jjj vv

1

ˆ ω

la varianza della stima sarà data dalla seguente formula:

µγϖσ +=∑=

01

2i

n

iir

A-25

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A-1

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N° rif. Pozzo Sigla Denominazione Latitudine Longitudine Comune Profondità

(m)

Quota p.c.

(m slm) Litologia Spessore (m)note

I 1 AS1 Ascoli Satriano 1 Ascoli Satriano 1853,00 argille marnose e sabbie 0-1420

argille sabbiose 1420-1600argille marnose e

sabbie 1600-1847

substrato prepliocenico 1847-1853

I 2 AS3 Ascoli Satriano 3 41° 14' 19'' 03° 01' 56'' Ascoli Satriano 2288,00 argille e sabbie 0-1370

argille 1370-1628argille e sabbie 1628-2130argille marnose 2130-2251

substrato prepliocenico 2251-2288

I 3 AS4 Ascoli Satriano 4 41° 15' 30'' 03° 03' 79'' Ascoli Satriano 1903,40 dep. alluvionale 0-40

argille e sabbie 40-1377argille 1377-1537

argille e sabbie 1537-1815argille marnose 1815-1853

substrato prepliocenico 1853-1903

I 4 AS 6 Ascoli Satriano 6 41° 13' 21'' 03° 03' 07'' Ascoli Satriano 1000,00 248,00 0-200

argilla e sabbia* 200-379

argilla sabbiosa 379-550

argilla e sabbia** 550-960

argilla 960-984

argilla e sabbia*** 984-1000

I 5 AS 7 Ascoli Satriano 7 41° 14' 06'' 03° 03' 09'' Ascoli Satriano 1000,00 266,00 ciottoli 0-19

argilla sabbiosa 19-203 argilla e sabbia* 180-222argilla e argilla

sabbiosa 222-380

argilla e sabbia** 380-500argilla sabbiosa 500-691

sabbia e argilla*** 691-845

argilla 845-854argilla e sabbia**** 854-1000

*Da 304 m a 379 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.**Da 572 m a 576 m, da 633m a 637m e da 642 m a 660 m sono state rinvenute sabbie e argille con acqua dolce; da 660 m a 822 m sabbie e argille con acqua salmastra e da 822 m a 960 m sabbie e argille con acqua salata.***Da 984 m a 1000 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salata.

Da 203 m a 222 m sono state rinvenute sabbie e livelli argillosi con acqua dolce

**Da 380 m a 500 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.

***Da 691 m a 771 m sono state rinvenute sabbie e livelli argillosi con acqua dolce eda 771 m a 845 m con acqua salmastra

**** Da 854 m a 1000 m sono state rinvenute sabbie e argille con acqua salata

Tabella dei dati caratteristici dei pozzi di idrocarburi

Stratigrafia sommaria

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I 6 F1 Faragola1 41° 10' 42'' 03° 08' 28'' Ascoli Satriano 1769,00 argille e sabbie 0-470

argille 470-1240argille e sabbie 1240-1533

argille 1533-1636argille e sabbie 1636-1769

I 7 F2 Faragola 2 41° 13' 02'' 03° 07' 27'' Ascoli Satriano 1000,00 363,00 ciottoli 0-50

argille e sabbie* 50-328argilla sabbiosa

con ciottoli** 328-357

argille e sabbie*** 357-938argilla sabbiosa 938-975

argille e sabbie**** 975-1000

I 8 F5 Faragola 5 41° 13' 23'' 03° 08' 10'' Ascoli Satriano 1000,00 323,00 ciottoli con argilla 0-50

argilla sabbiosa e sabbia * 50-1000

I 9 F7 Faragola 7 41° 13' 31'' 03° 07' 38'' Ascoli Satriano 1000,00 327,00 0-147

argilla e sabbia* 147-219argilla sabbiosa** 219-405argilla e sabbia con ciottoli*** 405-453

argilla sabbiosa**** 453-1000

I 10 CA 1 Carrera 1 41° 15' 46'' 03° 06' 53'' Ascoli Satriano 500,00 149,00 argilla e ciottoli 0-25

argilla sabbiosa 25-100argilla e sabbia

con ciottoli 100-150

argilla e sabbia* 150-345argilla 345-351

argilla e sabbia** 351-500

I 11 G 1 Giardinetto 1 41° 13' 47'' 03° 11' 04'' Ascoli Satriano 500,00 243,00 argilla e ciottoli 0-19

argilla e sabbia* 19-291argilla sabbiosa** 291-500

I 12 TV15 Torrente Vulgano 15 41° 26' 24'' 02° 48' 44'' Biccari 500,00 250,00 argilla sabbiosa

con ciottoli 0-29

argilla sabbiosa 29-500I 13 CL1 Calvello 1 41° 58' 55'' 02° 58' 55'' 2408,00 dep. alluvionale 0-20

argille e sabbie 20-1402argille 1402-1810

argille e sabbie 1810-2165argille marnose 2165-2250

substrato prepliocenico 2250-2408

Da 229 m a 232 m e da 243 m a 247 m sono stati rinvenuti strati di sabbia con acqua dolce.**Da 328 m a 365 sono stati rinvenuti ciottoli e sabbie con acqua dolce.***Da 375 m a 390 m, da 385 m a 414 m, da 418 m a 452 m, da 455 m a 489 m, da 494 m a 498 m, da 507m a 519 m e da 529 m a 540 m sono state rinvenute prevalentemente sabbie con adqua dolce; da 540 m a 938 m argille e sabbie con acqua salmastra.****Da 975 m a 982 m sono state rinvenute sabbie con acqua dolce e da 982 m a 1000 m sabbie e argille con acqua salmastra. *Da 206 m a 212 m, da 254 m a 259 m , da 390 m a 397 m, da 405 m a 415 m,da 420 m a 447 m, da 451 m a 480 m e da 497 m a 507 m sono stati rinvenuti strati prevalentemente sabbiosi con acqua dolce; da 520 m a 1000 m argille e sabbie con acqua salmastra.

*Da 147 m a 154 m, da 159 m a 188 m e da 195 m a 219 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua dolce.**Da 334 m a 342 m e da 387 m a 395 m sono stati rinvenuti strati prevalentemente sabbiosi con acqua dolce.***Da 405 m a 414 m e da 419 m a 453 m sono state rinvenute argille,sabbie e ciottoli con acqua dolce.****Da 455 m a 478 e da 498m a 507 m sono state rinvenute sabbie con acqua dolce; da 507 m a 632 m , da 658 m a 704 m, da 767 m a 850 m , da 859 m a 927 m e da 942 m a 976 m sono state rinvenute argille sabbiose con acqua salmastra.

*Da 317 m a 345 m sono state rinvenute sabbie e argille con acqua dolce.

**Da 351 m a 395 m sono state rinvenute argille e sabbie conacqua salmastra

*Da 254 m a 266 m e da 278 m a 291 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua dolce.**Da 453 m a 457 m, da 464 m a 468 m e da 475 m a 488 m sono stati rinvenuti strati prevalentemenmte sabbiosi con acqua dolce.

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I 14 CAN 1 Candela 1 41° 12' 46'' 03° 00' 20'' Candela 2720,00 argille e sabbie 0-500argille 500-625

argille e sabbie 625-1277argille 1277-1710

argille e sabbie 1710-2535argille marnose 2535-2651

substrato prepliocenico 2651-2720

I 15 CAN 2 Candela 2 41° 11' 41'' 02° 59' 20'' Candela 3215,00 argille 0-231alloctono 231-1025

argille e sabbie 1025-1310argille 1310-1755

argille e sabbie 1755-2870argille marnose 2870-3025

substrato prepliocenico 3025-3215

I 16 CAN13 Candela 13 41° 14' 31'' 02° 56' 23'' Candela 2259,00 alloctono 0-1800argille e sabbie 1800-2175argille marnose 2175-2259

I 17 CAN14 Candela 14 41° 15' 11'' 02° 57' 18'' Candela 1807,50 alloctono 0-900argille e sabbie 900-1565

argille 1565-1807I 18 CS1 Castelluccio 1 Castelluccio 2185,50 argille e sabbie 0-1505

argille 1505-1760argille e sabbie 1760-2070argille marnose 2070-2154

substrato prepliocenico 2154-2185,5

I 19 PE 1 Pecoraro 1 41° 16' 22'' 03° 03' 37'' Castelluccio 500,00 193,00 0-287argille e sabbie* 287-500

I 20 CD1 Colle D'Armi1 41° 37' 56'' 02° 40'56'' 2156,00 dep. alluvionale 0-10argille e sabbie 10-265

alloctono 265-1711argille 1711-1910

argille e sabbie 1910-2156I 21 BS1 Borgo segezia 1 41° 22' 30'' 03° 02' 29'' Foggia 1645,00 argille e sabbie 0-760

argille 760-1150argille e sabbie 1150-1225

argille 1225-1465argille marnose 1465-1645

I 22 FG1 Foggia 1 41° 32' 20'' 03° 04' 02'' Foggia 649,30 dep. alluvionale 0-47argille e sabbie 47-185

argille 185-278argille marnose 278-300

substrato prepliocenico 300-649

I 23 FG2 Foggia 2 41° 33' 44'' 02° 56' 52'' Foggia 847,00 dep. alluvionale 0-25argille e sabbie

argillesubstrato

prepliocenico 835-847

*Da 287 m a 308 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua dolce e da 308 m a 500 m argille e sabbie con acqua salmastra.

25-835

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I 24 FG3 Foggia 3 41° 28' 12'' 03° 03' 58'' Foggia 676,00 dep. alluvionale 0-35argille e sabbie 35-240

argille 240-280argille sabbiose 280-535

substrato prepliocenico 535-676

I 25 FG4 Foggia 4 Foggia 1600,00 argille e sabbie 0-1550substrato

prepliocenico 1550-1600

I 26 FOR1 Fortore 1 41° 44' 15'' 02' 43' 41'' 1076,00 dep. alluvionale 0-15argille e sabbie 15-935argille marnose 935-1059

substrato prepliocenico 1059-1076

I 27 FOR 2 Fortore 2 41° 43' 41'' 02° 44' 42'' 1163,00 dep. alluvionale 0-25argille e sabbie 25-880argille marnose 880-1029

substrato prepliocenico 1029-1163

I 28 FOR 3 Fortore 3 41° 42' 09'' 02° 40' 24'' 1801,00 dep. alluvionale 0-23argille marnose 23-1801

I 29 LAV 2 Lavello 2 41° 05' 40'' 03° 13' 48'' 1678,00 dep. alluvionale 0-40argille e sabbie 40-650

argille 650-1050argille sabbiose 1050-1392

argille 1392-1510substrato

prepliocenico 1510-1678

I 30 LAV 3 Lavello 3 41° 04' 40'' 03° 12' 13'' 2016,00 dep. alluvionale 0,00-50,00alloctono 50,00-1622,00

argille 1622-1665argille sabbiose 1665-2016

I 31 LAV 4 Lavello 4 41° 04' 05'' 03° 17' 43'' 1629,00 dep. alluvionale 0-65argille e sabbie 65-450

argille 450-869argille sabbiose 869-1230

substrato prepliocenico 1230-1629

I 32 LAV 6 Lavello 6 41° 03' 39'' 03° 19' 13'' 924,00 dep. alluvionale 0-50argille e sabbie 50-200

sabbie 200-485argille marnose 485-576

substrato prepliocenico 576-924

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I 33 L1 Lucera 1 41° 28' 40'' 02° 53' 17'' Lucera 1917,00 166,00 copertura alluvionale 0 - 25

argilla sabbiosa 25 -245argilla sabbiosa e

ghiaiosa * 245 - 269

argilla con strati argilloso sabbiosi

e ghiaiosi ** 269 - 735

argilla 735-1200argilla sabbiosa 1200-1599argilla marnosa 1599-1642

substrato prepliocenico 1642-1917

I 34 L2 Lucera 2 41° 29' 05'' 02° 48' 27'' 3117,00 argille e sabbie 0-900argille 900-1198

argille sabbiose 1198-2715argille marnose 2715-2854

substrato prepliocenico 2854-3117

I 35 L3 Lucera 3 41° 26' 31'' 02° 48' 25'' 2502,00 argille e sabbie 0-830argille 830-1340

argille sabbiose 1340-1665argille 1665-2165

argille sabbiose 2165-2502

I 36 L4 Lucera 4 41° 32' 28'' 02° 52' 02'' Lucera 500,00 114,00 copertura alluvionale 0,- 18,8

argilla sabbiosa 18,8-50argilla 50-204

argilla con strati argilloso sabbiosi

e ghiaiosi *204-500

argilla sabbiosa 0-204,7

argilla sabbiosa con strati sabbiosi

e ghiaiosi *204,7- 695

argilla 695-1072argilla sabbiosa 1072-1212argilla marnosa 1212-1227

I 38 L6 Lucera 6 41° 29' 24'' 02° 58' 22'' Lucera 1170,00 101,00 copertura alluvionale 0-16, 47

argilla 16,47-200

argilla con strati argilloso sabbiosi * 200-695

argilla 695-1115argilla marnosa 1115-1156

substrato prepliocenico 1156-1170

* Da 204,7m a 223,5m, da 270,6m a 282,4m, da 306m a 317,6m, da 322,3m a 350m, da 425,9m a 489,4m e da 498,8m a 500m sono state rinvenute argille sabbiose e ghiaiose con acqua salmastra.

* Da 200m a 216,5m, da 230,6 a 235m, da 258,8 a 268m, da 289,4m a 421m, da 433m a 447m, da 456,5 a473, da 480m a 500m sono state rinvenute argille sabbiose con acqua salmastra.

* Da 245m a 269m sono state rinvenute argille sabbiose e ghiaiose con acqua dolce.

** Da 269m a 283m, da 304,7 m a 325 m, da 350 m a362m , da 426 m a 436m, da 450m a 463m e da 478m a 500m sono state rinvenute argille sabbiose e ghiaiose con acqua salmastra.

* Da 204m a 209m, da 267,6m a 272,3m, da286,4m a300m, da359m a 366m, da392m a 400m, da403,7m a434m e da 481m a 488 m sono state rinvenute argille sabbiose e ghiaiose con acqua salmastra. .

I 37 L5 Lucera 5 41° 31' 50'' 02° 54' 20'' Lucera 1227 97

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I 39 L7 Lucera 7 41° 24' 50'' 02° 53' 59'' Lucera 2704,00 207,00 argilla 0 -250argilla e argilla

sabbiosa* 250- 876

argilla 876-1626argilla sabbiosa 1626-1785

argilla 1785-2190argilla sabbiosa 2190-2620argilla marnosa 2620,00-2691,00

substrato prepliocenico 2691-2704

I 40 SC 1 S. Caterina 1 41° 27' 13'' 02° 55' 49'' Lucera 500,00 sabbia e ciottoli 0-12argilla 12-250

argilla sabbiosa 250-310sabbia e argilla* 310-500

1 41 RG2 Reggente 41° 25' 21'' 02° 55' 06'' Lucera 500,00 192,00 sabbia e ciottoli 0-12argilla 12-125

argilla sabbiosa 125-300sabbia e argilla* 300-500

I 42 P1 Palmori 1 41° 31' 00'' 02° 55' 05'' Lucera 500,00 argilla sabbiosa con ciottoli 0-36

argilla sabbiosa 36-258sabbia e argilla

sabbiosa con ciottoli*

258-439

argilla 439-449sabbia e argilla** 449-500

I 43 P2 Palmori 2 41° 30' 18'' 02° 55' 06'' Lucera 500,00 sabbia e ciottoli 0-16,7argilla sabbiosa* 16,7-309sabbia e argilla

sabbiosa** 309-500

I 44 P3 Palmori 3 41° 30' 54'' 02° 53' 58'' Lucera 500,00 172,00 argilla sabbiosa con ciottoli 0-30

argilla sabbiosa 30-165argilla e sabbia* 165-215argilla sabbiosa 215-253argilla e sabbia** 253-500

I 45 TS1 Torrente Salsola 41° 33' 00'' 02° 54' 58'' Lucera 500,00 85,00 argilla sabbiosa con ciottoli 0-30

argilla sabbiosa 30-300argilla e sabbia* 300-500

I 46 MD1 Monte d'Oro 1 41° 33' 20'' 02° 51' 46'' Lucera 1405,00 117,00 dep. alluvionale 0-10argille e sabbie 10-243

argilla 243-760argilla sabbiosa 760-1250argilla marnosa 1250-1273

substrato prepliocenico 1273-1405

*Da 384 m a 500 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.

*Da 302 m a 483 m sono state rinvenute sabbie e argille con acqua salmastra; da 483 m a 495 m sabbie e argille con acqua salata.

*Da 258 m a 276 m, da 297 m a 310 m, da 330 m a 361 m, da 364 m a 379 m e da 382 m a 394 m sono state rinvenute sabbie con ciottoli e argille sabbiose con acqua dolce; da 394 m a 439 m argille sabbiose con ciottoli con acqua salmastra.**Da 449 m a 500 m sono state rinvenute sabbiae e argille con acqua salmastra.

*Da 205 m a 209 m, da 242 m a 245 m e da 266 m a 278 m sono stati rinvenuti strati prevalentemente sabbiosi con acqua dolce.**Da 309 m a 317 m e da 334 m a 402 m sono state rinvenute sabbie con acqua dolce; da 402 m a 500 m sabbie e argille sabbiose con acqua salmastra.

*Da 202 m a 215 m sono state rinvenute prevalentemente sabbie con acqua dolce.**Da 253 m a 273 m, da 279 m a 297 e da 302 m a 307 msono state rinvenute prevalentemente sabbie con acqua dolce; da 307 m a 500 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.

* Da 345 m a 395 m, da 438m a 447m e da 481m a 492m sono state rinvenute argille sabbiose con acqua salmastra.

*Da 310 m a 486 m sono state rinvenute sabbie e argille con acqua salmastra, e da 486 m a 500 m sabbie e argille con acqua salata.

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I 47 MD2 Montedoro 2 41° 32' 34'' 02° 47' 06'' 2974,00 dep. alluvionale 0-15argille e sabbie 15-600

argilla 600-1326argilla sabbiosa 1326-1850

argilla 1850-2266argilla sabbiosa 2266-2590argilla marnosa 2590-2712

substrato prepliocenico 2712-2974

I 48 O 1 Ordona 1 41° 15' 25'' 03° 07' 43'' Ordona 1105,00 dep. alluvionale 0-85argilla e sabbia 85-679

argilla 679-891argilla sabbiosa 891-1045

argilla 1045-1105I 49 O 2 Ordona 2 41° 19' 26'' 03° 06' 06'' Ordona 1597,00 dep. alluvionale 0-100

argilla e sabbia 100-708argilla 708-992

argilla sabbiosa 992-1100argilla marnosa 1100-1330

substrato prepliocenico 1330-1597

I 50 OR 1 Orsara 1 41° 18' 16'' 02° 48' 57'' Orsara 1592,00 alloctono 0-1590

I 51 MCH1 Monte Chiancone 1 41° 33' 50'' 02° 44' 10'' Pietramonte-corvino 2596,00 argille e sabbie 0-595

alloctono 595-1573argilla sabbiosa 1573-1935

argilla 1935-2353argilla sabbiosa 2353-2596

I 52 MCH2 Monte Chiancone 2 41° 32' 20'' 02° 44' 37'' Pietramonte-corvino 2282,00 argille e sabbie 0-450

argilla 450-812alloctono 812-1915

argilla 1915-2165argilla sabbiosa 2165-2282

I 53 PC 1 P. Casanova 1 41° 27' 20'' 02° 48' 11'' 2525,00 dep. alluvionale 0-30argilla e sabbia 30-800

argilla 800-1280argilla sabbiosa 1280-1695

argilla 1695-2127argilla sabbiosa 2127-2525

I 54 PC 2 P. Casanova 2 41° 28' 18'' 02° 47' 53'' 2428,00 dep. alluvionale 0-30argilla e sabbia 30-800

argilla 800-1168argilla sabbiosa 1168-1520

argilla 1520-1941argilla sabbiosa 1941-2428

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I 55 PC 3 P. Casanova 3 41° 29' 13'' 02° 49' 26'' 2924,00 dep. alluvionale 0-35argilla e sabbia 35-800

argilla 800-1315argilla sabbiosa 1315-1648

argilla 1648-2150argilla sabbiosa 2150-2580argilla marnosa 2580-2795

substrato prepliocenico 2795-2924

I 56 R1 Rendina 1 41° 03' 41'' 03° 15' 06'' 2250,00 argilla e sabbia 0-130alloctono 130-1361

argilla sabbiosa 1361-1540argilla 1540-1593

argilla sabbiosa 1593-1950substrato

prepliocenico 1950-2250

I 57 R2 Rendina 2 41° 06' 15'' 03° 11' 08'' 1321,00 argilla e sabbia 0-350alloctono 350-892

argilla sabbiosa 892-1321I 58 RT 1 Roseto 1 41° 26' 13'' 02° 47' 36'' 2475,00 dep. alluvionale 0-30

argilla 30-200alloctono 200-2248

argilla sabbiosa 2248-2475I 59 RT 2 Roseto 2 41° 26' 05'' 02° 46' 54'' 3264,00 dep. alluvionale 0-20

alloctono 20-3264I 60 RT 5 Roseto 5 41° 25' 47'' 02° 47' 48'' 2803,00 dep. alluvionale 0,00-20,00

argilla 20-190alloctono 190-2048

argilla 2048-2159argilla sabbiosa 2159-2803

I 61 S1 Sannicandro 1 41° 48' 32'' 02° 59' 14'' 2502,00 piattaforma prepliocenica 0-2502

I 62 S2 Sannicandro 2 41° 53' 31'' 02° 47' 49'' Serracapriola 2269,00 139,00 copertura alluvionale 0- 60

argilla sabbiosa 60-400argilla con livelli

marnosi 400-480

substrato prepliocenico * 480-2269

I 63 SP1 S.Paolo Civitate 1 41° 42' 23'' 02° 49' 55'' 839,00 argille e sabbie 0-645argille 645-823

substrato prepliocenico 823-839

I 64 SV1 Spartivento 1 41° 21' 05'' 03° 11' 30'' 1177,00 dep alluvionale 0-35argille e sabbie 35-550

argille 550-770argille marnose 770-986

substrato prepliocenico 986-1177

* da 480 m a 750 m sono stati rinvenuti calcari con acqua salata + odore di H2S

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I 65 CO 1 Cotinone 1 41° 44' 23'' 02° 53' 09'' S. Severo 500,00 0-150argilla e sabbia* 150-259argilla e sabbia con areneria** 259-369

argilla sabbiosa*** 369-393breccia

calcarea**** 393-399

399-500

I 66 S.S1bis S. Severo 1 bis 41° 41' 50'' 02° 58' 29'' S. Severo 1594,00 56,00 argilla sabbiosa 0- 95

argille con livelli sabbioso-ghiaiosi 95,4- 359,3

calcare marnoso 359,3 -384,3substrato

prepliocenico 384,3-1594

I 67 TZ 1 Tavernazza 1 41° 24' 15'' 02° 55' 45'' 2058,00 dep. alluvionale 0-25argilla e sabbia 25-867

argilla 867-1512argilla sabbiosa 1512-1653

argilla 1653-2015substrato

prepliocenico 2015-2058

I 68 TF 1 Torre Fiorentina 41° 35' 26'' 02° 47' 12'' 1700,00 argilla e sabbia 0-620argilla 620-1365

argilla sabbiosa 1365-1700I 69 M1 Moffa 1 41° 42' 01'' 02° 48' 27'' Torremaggiore 500,00 193,00 0-196

argilla e sabbia* 196-292argilla 292-368

argilla e sabbia** 368-450argilla sabbiosa 450-500

I 70 T1 Torremaggiore 1 41° 40' 59'' 02° 47' 58'' Torremaggiore 500,00 172,00 argilla 0-59argilla e sabbia* 59-124argilla sabbiosa 124-175

argilla 175-239argilla e sabbia** 239-329argilla e argilla

sabbiosa 329-500

I 71 MS1 Masseria Schiavone 1 41° 36' 45'' 02° 50' 38'' Torremaggiore 500,00 144,00 argilla 0-180

argilla sabbiosa 180-110argilla 110-210

argilla e sabbia* 210-390ciottoli** 390- 400

argilla e sabbia*** 400,00-494,00argilla 494-500

I 72 SG 1 S Giusto 1 41° 22' 35'' 02° 59' 51'' Troia 500,00 201,00 0-242argilla e sabbia* 242-500

I 73 MV 1 Montalvino 1 41° 23' 10'' 02° 50' 03'' Troia 2401,00 dep. alluvionale 0-34alloctono 34-1850

argilla sabbiosa 1850-2242argilla 2242-2401

*Da 59 m a 129 m sono State rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.

**Da 239 m a 329 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.

Da 247 m a 253 m e da 303 m a 330 m sono state rinvenute argille sabbiose con acqua dolce; da 330 m a 390 m argille e sabbie con acqua salmastra.

**Da 390 m a 400 m sono stati rinvenuti ciottoli con acqua salmastra.

***Da 400 m a 191 m sono state rinvenute argille e sabbie conacqua salmastra.

*Da 257 m a 267 m, da 287 m a 328 m, da 377 m a 405 m e da 427 m a 435 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.

*Da 150 m a 163 m, da 167 m a 170 m, da 200 m a 231 m sini state rinvenute argille sabbiose con acqua dolce; da 234 m a 237 m e da 240 m a 259 m sono staterinvenute prevalentemente sabbie con acqua dolce. **Da 259 m a 269 m argille e sabbie con acqua salmastrra.

***Da 369 m a 383 m sono state rinvenute argille sabbiose con acqua salata.

****Da 393 m a 399 m sono state rinvenute brecce con acqua salata

Da 196 m a 292 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.**Da 368 m a 450 m sono state rinvenute argille e sabbie con acqua salmastra.

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I 74 MC 1 Monte Cigliano 1 41° 22' 22'' 02° 51' 31'' Troia 2497,00 290,00 argilla con lenti argilloso sabbiose 0-500

alloctono 500-1820argilla sabbiosa 1820-2225

argilla 2225-2384argilla sabbiosa 2384-2497

I 75 SB Serra dei Bisi 41° 20' 54'' 02° 51' 13'' Troia 2780,00 alloctono 0-2286argilla sabbiosa 2286-2359

argilla 2359-2535argilla sabbiosa 2535-2780

I 76 MF1 Monte Fedele 1 41° 17' 54'' 02° 54' 03'' 2497,00 alloctono 0-1590I 77 MS1 Monte Stillo1 40° 34' 40'' 02° 34' 40'' Volturino 3110,00 dep. alluvionale 0-40

argille e sabbie 40-465argille 465-1105

alloctono 1105-1700argille e sabbie 1700-1915

argille 1915-2415argille e sabbie 2415-2790argille marnose 2790-2921

substrato prepliocenico 2921-3107

I 78 MS2 Monte Stillo2 41° 31' 15'' 02° 45' 20'' Volturino 3300,00 dep. alluvionale 0-20argille e sabbie 20-575

alloctono 575-2023argille e sabbie 2023-3200argille marnose 3200-3298

I 79 MS3 Monte Stillo3 Volturino 3002,00 argille 0-910alloctono 910-3002

I 80 MS4 Monte Stillo4 41° 28' 22'' 02° 43' 40'' 1500,00I 81 MS7 Monte Stillo7 41° 29' 27'' 02° 46' 45'' 2359,00 0-404

alloctono 404-1700argille e sabbie 1700-2359

I 82 MVE1 Monte Verde 1 40° 59' 38'' 02° 59' 51'' 140,00 alloctono 0-140

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Appendice C

C. SEZIONI

C-1

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Appendice C

C-2

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Appendice C

C-3

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Appendice C

C-4

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Appendice C

C-5

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Appendice C

C-6

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Appendice C

C-7

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Appendice C

C-8

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Appendice C

C-9

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Appendice C

C-10

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Appendice C

C-11

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Appendice C

C-12

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Appendice C

C-13

Page 155:  · 2019-09-19 · INDICE 1. PREMESSA _____________________________________________ pag. 3 2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO_________________________ pag. 6 3. GEOLOGIA DEL TAVOLIERE

…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….Appendice D

D-1

D. TAVOLE

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Appendice D

D-2

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Appendice D

D-3

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Appendice D

D-4

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Appendice D

D-5

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3

Figura 6 - Colonna stratigrafica relativa ad uno dei sondaggi geognostici realizzati alla periferia SW dell'abitato di S.Severo, nei pressi del nuovo distaccamento VV.FF.

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TERRAZZI MARINI TERRAZZI FLUVIALI

A10

A2

A3

A51

A12

A17 A

6

A7

A19 A8

A14

A9

A46

A22

A35

A27

A31

-20,0

-15,0

-10,0

-5,0

0,0

5,0

pozzo

∆ (m

)

a)

ZONA NORD ZONA SUD

A39

A15

A18

A69

A29 A

23A

4 A24

A33

A66

A5

A50

A52

A55

A60

A16

A13

A20

A53

A26

A21 A11

A1

A45 A

48A

43A

40A

84A

37A

42A

36A

80A

30A

71A

32 A34

A73

A68

A25

A65

A38

-20,0

-15,0

-10,0

-5,0

0,0

5,0

pozzo

∆ (m

)

b) pozzi trivellati pozzi a scavo Figura 19 (a-b): - Confronto per gruppi delle variazioni del livello idrico tra aprile '87 e gennaio '02

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TERRAZZI MARINI TERRAZZI FLUVIALI

A10

A3

A12

A17

A6

A7

A19

A8 A14 A9

A46

A22

A35

A27

A31

-4,0-3,0-2,0-1,00,01,02,03,04,05,06,07,0

pozzo

∆ (m

)

a)

ZONA NORD ZONA SUD

A39

A15

A18

A29 A

23

A4

A24

A33

A16

A20

A26

*

A21

A11

A1

A45

A48

A43

A40

A42

*

*A36

*A30

*A32

*A34 *A

25-4,0-3,0-2,0-1,00,01,02,03,04,05,06,07,0

pozzo

∆ (m

)

b) (*) misure eseguite dopo l'alluvione pozzi trivellati pozzi a scavo Figura 25 (a-b) - Confronto per gruppi delle variazioni del livello idrico tra gennaio '02 e gennaio '03

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FOGGIA OSSERVATORIO

050

100150200250300350400450500550600650700750800850900

mm

2002 41,0 11,6 26,4 96,6 87,6 5,8 59,6 118,8 72,6 31,6 13,2 128,0 692,8

medie 44,3 38,4 40,5 36,9 35,4 29,0 21,6 23,3 40,2 51,9 57,9 48,2 467,6

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC TOT

MANFREDONIA

050

100150200250300350400450500550600650700750800850900

mm

2002 35,8 11,2 15,4 53,6 67,6 3,2 43 66,2 92 45,6 12,2 175,8 621,6

medie 40,7 36,5 38,6 35,1 32,6 28,5 22,0 21,1 43,9 47,7 56,6 45,5 448,8

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC TOT

S. SEVERO

050

100150200250300350400450500550600650700750800850900

mm

2002 43 9,8 26,4 101 75 5,8 44,4 91,6 111,4 56,4 10 160,8 735,8

medie 51,5 43,7 42,3 39,2 37,0 28,2 26,6 24,7 44,9 56,6 62,3 57,9 514,9

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC TOT

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Figura 28 - Dati pluviometrici mensili 2002 e valori medi mensili relativi ad alcune stazioni ricadenti nell'area di studio

PIETRAM ONTECORVINO

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

500

550

600

650

700

750

800

850

900

mm

2002 57,8 16,6 30,8 184,4 77,8 18,8 99,4 146,8 105,2 35,6 17 89,8 880

medie 102,7 88,6 84,7 87,2 51,1 43,2 32,6 35,3 55,9 84,9 105,3 100,4 871,9

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC TOT

CASTELLUCCIO DEI SAURI

050

100150200250300350400450500550600650700750800850900

mm

2002 43,8 16,2 30,8 118 56,6 4,8 50,6 100,6 58,6 41,8 18,4 101,4 641,6

medie 51,3 43,7 46,6 45,4 39,3 35,6 30,1 25,9 37,1 57,5 61,1 55,0 528,6

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC TOT

Figura 29 - Dati pluviometrici mensili 2002 e valori medi mensili relativi ad alcune stazioni ricadenti nell'area di studio

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Jan-02 Feb-02 Mar-02 Apr-02 May-02 Jun-02 Jul-02 Aug-02 Sep-02 Oct-02 Nov-02 Dec-02 Jan-03 Feb-03

15

20

25

30

35

40

45

50

55

60

65

70

75

80

85

livel

lo s

tatic

o s.

l.m.

legendaA12A6A19A43A18A23A24A21A11

Jan-02 Feb-02 Mar-02 Apr-02 May-02 Jun-02 Jul-02 Aug-02 Sep-02 Oct-02 Nov-02 Dec-02 Jan-03 Feb-03

100

105

110

115

120

125

130

135

140

145

150

155

160

165

170

livel

lo s

tatic

o s.

l.m.

legendaA46A35A27A39A48

Jan-02 Feb-02 Mar-02 Apr-02 May-02 Jun-02 Jul-02 Aug-02 Sep-02 Oct-02 Nov-02 Dec-02 Jan-03

0

20

40

60

80

100

120

140

160

mm

di p

iogg

ia

Piogge medie ragguagliate

Figura 31 - Confronto tra le piogge medie ragguagliate e i livelli piezometrici misurati nei punti d'acqua di tabella 6a

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Jan-02 Feb-02 Mar-02 Apr-02 May-02 Jun-02 Jul-02 Aug-02Sep-02 Oct-02 Nov-02Dec-02 Jan-03 Feb-03 Mar-03 Apr-03 May-03

0

20

40

60

80

100

120

140

160

mm

di p

iogg

ia

Piogge medie ragguagliate

Jan-02 Feb-02 Mar-02 Apr-02 May-02 Jun-02 Jul-02 Aug-02 Sep-02 Oct-02 Nov-02 Dec-02 Jan-03 Feb-03 Mar-03 Apr-03 May-03

5

10

15

20

25

30

35

livel

lo s

tatic

o s.

l.m.

A25A36A30A32A26A34

Figura 32 - Confronto tra le piogge medie ragguagliate e i livelli piezometrici misurati nei punti d'acqua di

tabella 6b

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0

200

400

600

800

1000

1200

1400

1600

mg/

L

T.MARIN

I

T.FLUVIALI

ZONA NORD

ZONA SUD

Ca

A45

a)

0

50

100

150

200

mg/

L

T.MARIN

I

T.FLUVIALI

ZONA NORD

ZONA SUD

Mg

A45

A26

b)

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Figura 35 (a e b) - Box plot relativo alle concentrazioni di calcio (a) e di magnesio(b) rilevate nella campagn a 2003

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

mg/

L

T.MARIN

I

T.FLUVIALI

ZONA NORD

ZONA SUD

Na

A45

a)

0

50

100

150

200

250

300

mg/

L

T.MARIN

I

T.FLUVIALI

ZONA NORD

ZONA SUD

K

A18

A48

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b) Figura 36 (a e b) - Box plot relativo alle concentrazioni di sodio (a) e di potassio(b) rilevate nella campagna

2003

0

500

1000

1500

2000

2500

mg/

L

T.MARIN

I

T.FLUVIALI

ZONA NORD

ZONA SUD

Cl

a)

0

100

200

300

400

mg/

L

T.MARIN

I

T.FLUVIALI

ZONA NORD

ZONA SUD

SO4

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b) Figura 37 (a e b) - Box plot relativo alle concentrazioni di cloro (a) e di solfato (b) rilevate nella campagna

2003

100

200

300

400

500

mg/

L

T.MARIN

I

T.FLUVIALI

ZONA NORD

ZONA SUD

HCO3

A45

A32

Figura 38 - Box plot relativo alle concentrazioni di bicarbonato rilevate nella campagna 2003

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0 10 20 30 40 50HCO3

0

10

20

30

40

50

Na+

K

50 40 30 20 10 0SO4+Cl

50

40

30

20

10

0

Ca+

Mg

Legendaterrazzi mariniterrazzi fluvializona nordzona sud

Figura 39 - Diagramma di Ludwig-Langelier per la classificazione delle acque

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Conducibilità (µS/cm) 25°C

0

10

20

30

2

4

6

8

12

14

16

18

22

24

26

28

Indi

ce S

AR

Diagramma di qualità per un' acqua irrigua

1 23

4

2

3

4

5

3

4

5

6

45

6

7

250100 750 2250 5000

1 Acqua buona da usare sempre senza precauzioni

2 Acqua media buona da usare con qualche precauzione in terreni mal drenati

3 Acqua media mediocre da usare con precauzioni

4 Acqua mediocre cattiva da usare con molte precauzioni

5 Acqua cattiva, l’ uso comporta rischi elevati

6 Acqua pessima da usare solo in casi eccezionali

7 Acqua sconsigliabile da non usare mai

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Figura 43 -Diagramma di classificazione delle acque per uso irriguo( da Wilcox, 1995; modificato)

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Figura 16a -Carta raffigurante le diverse zone individuate

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A46

A10

A39

A2

A3

A22

A45

A48

A35

A51

A27 A15

A43

A40

A31

A84

A18

A69

A12 A17

A29

A23

A6 A

7A

37A

4 A19 A24

A33

A42 A66

A8 A36

A5

A50

A14

A80

A30 A

9A

71 A52

A32

A34

A73

A55

A60

A16

A13 A20 A53 A26

A21

A68

A25 A11 A1

A65

A38

-50,0

0,0

50,0

100,0

150,0

200,0

pozzo

L.S.

m s

lm

Aprile 1987

Gennaio 2002

Figura 17 - Quote piezometriche rilevate ad aprile '87 e gennaio '02

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A46

A10

A39

A2

A3

A22

A45

A48

A35

A51 A

27A

15A

43A

40 A31

A84

A18

A69

A12

A17 A29

A23

A6

A7

A37

A4

A19

A24

A33

A42

A66

A8

A36

A5

A50

A14

A80

A30

A9

A71

A52

A32 A34

A73

A55

A60

A16

A13

A20

A53

A26

A21

A68

A25

A11

A1

A65

A38

-20,0

-17,5

-15,0

-12,5

-10,0

-7,5

-5,0

-2,5

0,0

2,5

pozzo

∆ (m

)

pozzi trivellati pozzi a scavo

Figura 18 - Variazioni del livello idrico tra aprile '87 e gennaio '02

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-20

-18

-16

-14

-12

-10

-8

-6

-4

-2

0

2

m

T.MARIN

I

T.FLUVIALI

ZONA NORD

ZONA SUD

Differenza livelli 2002-1987

A2

Figura 20 - Box-plot delle differenze dei livelli idrici rilevati a gennaio 2002 ed aprile 1987

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Figura 21 – Carta della piezometria gennaio 2002

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A46

A10

A39

A3

A22

A45

A48

A35

A27 A15

A43 A40

A31 A18

A12 A17

A29 A23

A6

A7

A4

A19

A24

A33

A42

*

A28

*

A8

A36

* A14

A30

*

A9 A41

A32

*

A34

* A16

A20 A

26*

A21

A25

* A11 A

1

-20,0

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

120,0

140,0

160,0

180,0

pozzo

L.S.

m s

lm

Gennaio 2002

Gennaio 2003

(*) misure eseguite dopo l'alluvione

Figura 22 - Quote piezometriche rilevate a gennaio '02 e gennaio '03

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A46

A10 A

39

A3

A22

A45

A48

A35

A27

A15

A43

A40

A31

A18

A12

A17

A29 A

23

A6

A7

A4

A19

A24

A33

A42

*

A8

*A36

A14

*A30

A9

*A32

*A34

A16

A20

A26

*

A21

*A25

A11

A1

-6,0

-4,0

-2,0

0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

pozzo

∆ (m

)

(*) misure eseguite dopo l'alluvione

Figura 23 - Variazioni del livello idrico tra gennaio '02 e gennaio '03

pozzi trivellati

pozzi a scavo

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Figura 24 – Carta della piezometria gennaio - febbraio 2003

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-4

-2

0

2

4

6

8

m

T.MARIN

I

T.FLUVIALI

ZONA NORD

ZONA SUD

Differenza livelli 2003-2002

A19

A15

A35

Figura 26 - Box-plot delle differenze dei livelli idrici rilevati a gennaio/febbraio 2003 e gennaio 2002

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Figura 27 – Carta della differenza dei livelli 2003/2002

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0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

110

120

130

140

150

160

170

180

190

200m

m

Foggia Istituto Agrario 4,4 3,4 1 2,8 1 5,6 29 4,6 11,4 49,6 27,4 4,8 1,2 147,6 44,3

S.Severo 4,6 3,4 1 5,4 20 2,8 10 22,2 14,4 1,8 87,6 51,5

Castelluccio dei Sauri 4,6 1,8 5,2 1,4 2,8 26,8 4 15,8 91,4 28,2 1 2,4 185,8 51,3

Pietramontecorvino 11,8 2,4 1,2 3,2 1,6 2 4,4 20,2 3,2 10,8 58 23,6 1,2 1 146 102,7

M anfredonia 2,4 3,4 3,4 5,4 2,2 7,4 30 8,4 44,6 16,4 127,2 67,6

1 2 5 7 8 9 10 18 19 24 25 26 29 30 31Tot.

Gennaiomedia

mensile

Figura 30 - Osservazioni pluviometriche relative ai giorni piovosi registrati nel mese di gennaio 2003

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0

1000

2000

3000

4000

5000

µS/c

m

T. MARIN

I

T. FLUVIA

LI

ZONA NORD

ZONA SUD

2002

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

µS/c

m

T.MARIN

I

T.FLUVIALI

ZONA NORD

ZONA SUD2003

A45

A8

A45

Figura 33 - Box plot relativo ai valori di conducibilità rilevati nelle due campagne di misura

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Figura 34 – Carta della conducibilità 2003

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Ca Mg Na+K Cl SO4 HCO3

0.1

1

10

100Legenda

A3A6A7A9A10A14A8A12A17A19

TERRAZZI MARINI

Ca Mg Na+K Cl SO4 HCO3

0.1

1

10

100

LegendaA22A27A31A35A46

TERRAZZI FLUVIALI

Figura 40 - Diagramma di Schoeller per le acque della zona dei terrazzi marini e dei terrazzi fluviali

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Ca Mg Na+K Cl SO4 HCO3

0.1

1

10

100

LegendaA15A18A23A24A29A33A39A4A5A11A16A20A21A26

ZONA NORD

Ca Mg Na+K Cl SO4 HCO3

0.1

1

10

100Legenda

A45A48A25A28A30A32A34A36A40A42A43

ZONA SUD

Figura 41 - Diagramma di Schoeller per le acque della zona nord e della zona sud

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Sigla N° rif pozzo Latitudine Longitudine Comune Proprietario Anno perforazione

Quota p.c.

(m slm)

Profondità (m)

Profondità dei livelli acquiferi dal

p.c.(m)

Livello statico s.l.m. (m)

Portata emunta

(l/s)

∆ corrisp.

(m)

Qs

(l/s m)Salinità (mg/l)

T (°C)

NOTE

C1 5/IS 41° 20' 34'' 03° 41' 08'' Trinitapoli Ente Irrigazione

_ 6,5 178,0 169,5 7,5 _ _ _ _ _

C2 3 41° 37' 40'' 03° 05' 10'' S.Severo Ente Irrigazione

_ 38,0 211,5 195,5 0,0 _ _ _ _ _

C3 3/RG 41° 38' 58'' 03° 09' 42'' Rignano Garganico

Ente Irrigazione

1962 86,6 100,3 98,5 4,5 15,0 0,0 15,0 2223 _

C4 1/RG 41° 38' 50'' 03° 15' 38'' S.Giovanni Rotondo

Ente Irrigazione

1962 142,7 220,7 148,0 5,2 1,8 45,0 0,0 1200 _

C5 7 41° 17' 27'' 03° 28' 39'' Cerignola Ente Irrigazione

_ 85,0 600,0 550,5 17,9 _ _ _ _ _

C6 4=4EI 41° 34' 40'' 03°09' 55'' Foggia Ente Irrigazione

_ 28,0 255,0 243,0 1,0 _ _ _ _ _

C7 5EI _ _ Foggia Ente Irrigazione

_ 45,0 410,0 394.5-396.0 402.0-410.0

14,5 _ _ _ _ _

C8 27 _ _ Foggia privato _ 56,0 400,0 370,0 28,0 _ _ _ _ _

C9 48 _ _ Foggia privato _ 39,0 310,0 280,0 19,0 _ _ _ _ _

C10 54 _ _ Lesina privato _ 12,0 580,0 550,0 2,0 _ _ _ 38000 _

C11 9 _ _ Lesina Regione Puglia

1989 67,0 300,0 290,0 17,0 15,0 21,0 0,7 3558 35

C12 19 _ _ Lesina privato _ 9,0 255,0 245,0 _ _ _ _ _ _

C13 3/FP 41° 50' 28'' 02° 58' 38'' Poggio Imperiale

Ente Irrigazione

_ 28,9 190,5 180,0 10,9 17,0 0,4 42,5 2510 _

C14 2/FP 41° 50' 04'' 02° 55' 11'' Poggio Imperiale

Ente Irrigazione

1954 36,5 354,5 344,5 13,6 12,0 3,7 3,2 3800 _

C15 57 (Di Lella)

_ _ Poggio Imperiale

privato _ 23,0 320,0 300,0 3,0 _ _ _ _ _

C16 57 (Marchesino)

_ _ Poggio Imperiale

privato _ 75,0 110,0 _ _ _ _ 4,0 2519 38

C17 60 (Marchesino)

_ _ Poggio Imperiale

privato _ 93,0 278,0 260,0 11,0 _ _ 0,5 _ 20

Tabella 1: - Dati caratteristici dei pozzi dell'acquifero carsico

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Sigla N° rif pozzo Latitudine Longitudine Comune Proprietario Anno perforazione

Quota p.c.

(m slm)

Profondità (m)

Profondità dei livelli acquiferi dal

p.c. (m)

Livello statico s.l.m. (m)

Portata emunta

(l/s)

∆ corrisp.

(m)

Qs

(l/s m)Salinità (mg/l)

T (°C)

NOTE

C18 148 (Marchesino)

_ _ Poggio Imperiale

privato 1989 54,0 98,0 87,0 9,0 20,0 9,0 2,2 _ _

C19 56 (Marchesino)

_ _ Apricena AQP _ 104,0 240,0 93,0 11,0 _ _ 0,2 _ _

C20 49 (Di Lella)

_ _ S. Marco in Lamis

_ _ 28,0 42,0 _ _ _ _ _ 2100 _

C21 2 _ _ Manfredonia _ _ 5,0 350,0 306,0 3,0 _ _ _ 7000 _

C22 251 42° 21' 26'' 03° 28' 21'' Trinitapoli privato 1910 4,5 150,0 95,0 3,0 _ _ _ _ 40

C23 253 41° 18' 13'' 03° 39' 47'' S.Ferdinando di Puglia

privato _ 20,0 100,0 94,0 3,0 _ _ _ _ _

C24 1M _ _ Minervino Murge

Ente Irrigazione

1952 253,0 400,0 _ _ 20,0 0,2 100,0 5000 _

C25 3RTP 41° 14' 42'' 03° 30' 36'' Cerignola Ente Irrigazione

1965 125,4 600,0 457,0 22,3 6,0 23,0 0,2 1050 _

C26 1/cdM _ _ Castel del Monte

_ 1969 487,7 750,0 455.7-500.0 592.5-750.0

32,0 5,0 10,5 0,5 4160 _

C27 114NW/BA _ _ Canosa di Puglia

Regione Puglia

1985 85,0 129,0 100,0 20,0 5,5 1,0 5,5 946 _

C28 336NW/BA _ _ Canosa di Puglia

Regione Puglia

1990 150,0 210,0 127,0 126,0 6,0 4,0 1,5 730 _

C29 S1 _ _ _ _ _ 54,0 200,0 _ 31,0 _ _ _ _ _

C30 S3 _ _ _ _ _ 54,0 200,0 180,0 11,0 _ _ _ _ _

C31 LS4BA _ _ Canosa di Puglia

Ente Irrigazione

_ 110,0 106,0 _ 11,0 10,7 1,4 7,6 1250 19

C32 LS7BA _ _ _ _ _ 182,0 252,0 _ 13,0 _ _ _ 698 17

C33 LS12FG _ _ _ Ente Irrigazione

_ 28,0 280,0 220,0 22,0 _ _ _ 3739 32,5

C34 PS3BA _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _

C35 260 41°33' 10'' 03° 21' 30'' Manfredonia _ 1950 30,0 35,0 18,0 _ _ _ _ _ _ DA COLACICCO (1951-1953)

C36 5/AP 41°46' 03'' 03° 01' 03'' Apricena Ente Irrigazione

1954 72,6 151,0 55,0 17,6 _ _ _ 960 19

acqua contenente H2S (Colacicco,1951)

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Sigla pozzo C25 C1 C26 C24 C31 C32 C34 C4Provincia FG FG BA BA BA BA BA FGCondizioni di campionamento S S S S S S S SSigla campione 3RTP 5IS 1 CDM 1M LS4BA LS7BA PS 3 BA 1 RGProfondità di campionamento 460 175 610 310 165 205 250 /Data 17/10/95 27/09/95 31/01/97 12/10/95 13/10/95 13/10/95 17/10/96 19/07/1962

mg/L 36 119 55 40 72 49 190 87mg/L 50 160 17 48 53 48 70 42mg/L 119 1100 12 16 230 22 440 269mg/L 22,5 63 2,2 2 8 1 19 20mg/L 212 2075 21,2 33 400 85 1028 468mg/L 25 230 5,4 10 40 11 190 57mg/L 316 350 244 340 380 290 140 128

Tabella 2: - Costituenti principali dei campioni d'acqua relativi a pozzi attestati nell'acquifero carsico, al margine settentrionale delle Murge e a quello occidentale del Gargano.

ClSO4HCO3

CaMgNaK

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Sigla N° rif pozzo

Latitudine Longitudine Comune Proprietario Anno perforazione Quota p.c. (m slm)

Profondità pozzo (m)

Profondità dei livelli acquiferi dal p.c.

(m)

Livello statico (m slm)

Portata emunta

(l/s)

∆ corrisp. (m)

Qs

(l/s m)Salinità (mg/l)

T (°C)

P1 1/FP 41° 53' 47'' 02° 51' 39'' Lesina Ente Irrigazione _ _ 352,0 _ _ _ _ _ 2118,0 _

P2 6 41° 17' 11'' 03° 28' 25'' Cerignola Ente Irrigazione _ 83,0 636,0 57,0 88,0 _ _ _ _ _

P3 6 bis 41° 17' 11'' 03° 28' 25'' Cerignola Ente Irrigazione _ 83,0 68,216,0 - 20 0 55,0 -

62,0 83,0 _ _ _ _ _

P4 D'Alosio _ _Poggio

Imperiale privato 1991 55,0 276,0 250,0 25,0 15,0 3,0 5,0 3136,0

P5 Merla _ _Poggio

Imperiale privato 1992 _ 350,0 _ _ _ _ _ 601,0 13,6

P6 10 _ _Poggio

Imperiale privato 1990 _ 146,0da 118,0 a 142,0

più livelli acq. _ 4,0 4,0 1,0 843,0 29,0

P7 11 _ _ Apricena _ _ _ 297,0140,0 - 167,0 285,0 -

297,0 _ 18,0 19,0 0,9 _ _

P8 12 _ _Torremag-

giore Regione Puglia 1990 126,0 224,0 190,0 56,0 12,0 70,0 0,2 _ 10,0

P9 40 _ _ S. Severo _ 90,0 190,0115,0 - 130,0 170,0 -

174,0 36,0 _ _ _ _ _

P10 41 _ _ S. Severo _ _ 66,0 258,0 244,0 46,0 _ _ _ _ _

P11 C1 (Verna)

_ _ Foggia privato 1992 28,0 409,0 108,0 32,0 8,0 125,0 0,1 _ _

P12 Agnelli _ _ Foggia privato 1993 47,0 430,0 357,0-363,0 381,0-399,0

47,0 2,7 32,0 0,1 _ _

P13 Guzz.3 _ _ Foggia privato 1994 82,0 430,0 da 240,0 a 397,0 più livelli acq.

_ _ _ _ _ _

P14 Guzz.1 _ _ _ privato _ 84,0 400,0 _ _ _ _ _ 956,0 _

P15 Franc. _ _ Foggia privato 1994 47,0 455,0 _ 50,6 0,67 3,6 0,2 _ 21,1

Tabella 3: - Dati caratteristici dei pozzi dell'acquifero poroso profondo

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Sigla N° rif pozzo Latitudine Longitudine Comune Proprietario Anno perforazione Distanza dal mare (km)

Quota p.c. (m slm)

Profondità pozzo dal p.c.

(m)Note

A86 LS B FG _ _ Foggia Regione Puglia 1995 _ 44,0 67,0 Rete Monitoraggio con analisi chimica completa

A87 1 41° 26' 50'' 03° 02' 40'' Foggia Ente Irrigazione _ 35,0 92,0 164,3 Pozzo esplorativo

A88 4/RF/AP 41° 43' 01'' 03° 04' 24'' Apricena Ente Irrigazione 1954 20,0 48,5 201,2 Pozzo esplorativo

A89 2 41° 27' 10'' 03° 04' 03'' Foggia Ente Irrigazione 1951 34,0 85,0 41,5

A90 55 bis _ _ _ Cassa del Mezzogiorno 1971 _ _ 60,0

A91 74 bis _ _ _ Cassa del Mezzogiorno 1971 _ _ 51,0

A92 41 bis _ _ _ Cassa del Mezzogiorno 1971 _ _ 56,0

A93 63 bis _ _ _ Cassa del Mezzogiorno 1971 _ _ 40,0

A94 332 bis _ _ _ Cassa del Mezzogiorno 1971 _ _ 45,0

A95 210 bis _ _ _ Cassa del Mezzogiorno 1971 _ _ 29,0

A96 187 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1954 _ 29,0 31,7

A97 186 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1954 _ 28,0 31,0

A98 190 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1953 _ 19,0 62,0

A99 192 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1953 _ 18,0 60,5

A100 180 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1953 _ 18,0 62,1

A101 184 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1954 _ 17,0 63,0

A102 183 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1954 _ 15,0 54,4

A103 224 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1955 _ 8 58,4

A104 156 41° 29' 30'' 03° 25' 00'' Manfredonia _ 1930 _ 7 34,5

A105 354 41° 29' 30'' 03° 25' 35'' Manfredonia _ 1951 _ 3 58,0

Tabella 4a : - Dati caratteristici dei pozzi dell'acquifero poroso superficiale

Pozzi utilizzati per misure freatimetriche eseguite nel

Tavoliere nell'ambito dello "Studio della falda pleistocenica mediante modello analogico R.C." condotto

dalla Cassa del Mezzogiorno (1971)

DA COLACICCO (1951-1953)

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Sigla N° rif pozzo Latitudine Longitudine Comune Proprietario Anno perforazione Distanza dal mare (km)

Quota p.c. (m slm)

Profondità pozzo dal p.c.

(m)Note

A106 353 41° 30' 30'' 03° 27' 30'' Manfredonia _ 1951 _ 3 45,0 DA COLACICCO (1951-1953)

A107 322 _ _ Foggia Ente Irrigazione 1954 _ 55 34,0

A108 299 41° 25' 30'' 03° 23' 00'' Cerignola 1952 _ 53 41,0 DA COLACICCO (1951-1953)

A109 298 _ _ Foggia Ente Irrigazione 1954 _ 52 46,0

A110 300 _ _ Foggia Ente Irrigazione 1954 _ 46 26,6

A111 301 _ _ Foggia Ente Irrigazione 1954 _ 43 28,5

A112 337 _ _ Foggia Ente Irrigazione 1955 _ 33 30,3

A113 202 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1954 _ 39 60,6

A114 105 41° 32' 05'' 03°18' 09'' Manfredonia _ 1927 _ 31 110,0 DA COLACICCO (1951-1953)

A115 205 _ _ Manfredonia Ente Irrigazione 1954 _ 20 35,7

A116 MN31 _ _ Manfredonia Privato 1988 _ 5 15,0

A117 RN10 _ _ Rignano Garganico Privato 1987 _ 37 47,0

A118 139 _ _ Rignano Garganico Ente Irrigazione 1954 _ 20 55,5

A119 137 _ _ Rignano Garganico Ente Irrigazione 1954 _ 41 56,0

A120 70 41° 31' 10'' 03°05'55'' Foggia _ 1950 _ 50 52,0

A121 62 41° 32' 05'' 03°07' 05'' Foggia _ 1949 _ 50 50,0

A122 311 _ _ Foggia Ente Irrigazione 1954 _ 40 53,0

A123 48 41° 32' 32'' 03°08'39'' Foggia _ 1928 _ 45 56,4

A124 67 41° 26' 50'' 03°02' 40'' Foggia _ 1950 _ 50 764,0

A125 51 41° 27' 08" 3° 03' 43" Foggia _ 1929 _ 85 57,0

A126 53 41° 27' 30" 3° 05' 40" Foggia _ 1934 _ 60 60,0

A127 50 41° 27' 38" 3° 06' 00" Foggia _ 1910 _ 68 225,0

A128 1 41° 45' 05" 2° 57' 50" Apricena _ 1950 _ 45 32,5

A129 AP 6 _ _ Apricena Privato 1988 _ 62 62,0

DA COLACICCO (1951-1953)

DA COLACICCO (1951-1953)

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Sigla N° rif. pozzo Profondità dei livelli acquiferi dal p. c.(m) Litologia acquifero Spessore strati

acquiferi (m)

Spessore della copertura

pleistocenica (m)

Livello statico dal p.c.(m)

Livello statico slm(m ) Portata (l/s) Depressione

(m)

Portata specifica (l/s

m)

Permeabilità ∗10-3 (m/s)

C.E. (µs/cm) Salinità (mg/l)

A86 LS B FG 35,0 sabbie 12,0 47,0 16,6 27,4 0,6 15,7 0,04 _ 868 _A87 1 11,1 ghiaia 11,0 22,0 11,1 80,9 _ _ _ _ _ _A88 4/RF/AP 29.0-57.8 breccia 26,8 78,0 29,0 19,5 2,0 12,0 0,20 _ _ _

64.0-78.0 breccia 14,0A89 2 9.7-16.0 ghiaia 6,3 23,5 8,7 76,4 8,0 10,5 0,80 _ _

19.0-21.5 ghiaia 2,0A90 55 bis 41,0 ghiaia 10,0 15,0 24,8 _ _ _ _ _ _ _A91 74 bis 30,0 sabbia 10,0 9,3 _ _ _ _ _ _ _A92 41 bis 21,0 ghiaia e sabbia 32,0 5,7 _ _ _ _ _ _ _A93 63 bis 6.8-21.5 ghiaia 15,5 21,5 6,8 _ _ _ _ _ _ _

30.0-35.0 ghiaia 5,0A94 332 bis 36,0 arenaria 6,0 7,6 _ _ _ _ _ _ _A95 210 bis 6,5-11,0 ghiaia 4,5 29,0 11,7 _ _ _ _ _ _ _

13,0-29,0 ghiaia e sabbia 16,0A96 187 7,5 ghiaia 14,4 27,9 -8,8 20,2 5,2 1,0 _ _ _ _A97 186 6,8 ghiaia 19,2 26,4 -7,2 20,8 6,1 0,4 _ _ _ _A98 190 14.2-17.5 ghiaia 3,3 53,4 -2,3 16,7 4,0 14,7 _ _ _ _A99 192 10.2-18.9 ghiaia 8,7 54,0 -1,9 16,1 _ _ _ _ _ _

35.0-54.0 sabbia 19,0A100 180 17.23-23 ghiaia e 5,7 57,4 +0.8 18,8 14,0 8,0 _ _ _ _

32.2-34.8 sabbia 2,643.4-55.0 6,5

A101 184 19.3-24.8 ghiaia 55,0 58,8 +1.7 18,7 14,0 3,4 _ _ _ _34.2-38.2 ghiaia 4,042.1-48.2 ghiaia 6,151.5-58.8 ghiaia 7,3

A102 183 20.9-26.9 ghiaia e 6,0 58,1 +1.5 16,5 _ _ _ _ _ _35.9-40.0 sabbia 4,142.3-49.6 sabbia 7,3

A103 224 30.10-36 ghiaia 5,9 62,0 +0.25 8,3 7,1 17,1 _ _ _ _A104 156 22.9-24.9 sabbia 2,0 34,5 +2.25 9,3 3,0 _ _ _ _ _

32.4-34.5 ghiaia 2,0A105 354 9.50-14.0 _ 4,5 53,70 +2.00 5,0 _ _ _ _ _ _

50.0-20.0 _ 30,0A106 353 _ _ _ 45,00 _ _ _ _ _ _ _ _

Tabella 4b : - Dati caratteristici dei pozzi dell'acquifero poroso superficiale

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Sigla N° rif. pozzoProfondità dei livelli acquiferi dal p. c.

(m)Litologia acquifero Spessore strati

acquiferi (m)

Spessore della copertura

pleistocenica (m)

Livello statico dal p.c. (m)

Livello statico slm (m ) Portata (l/s) Depressione

(m)

Portata specifica (l/s

m)

Permeabilità ∗10-3 (m/s)

C.E. (µs/cm) Salinità (mg/l)

A107 322 6.5-20.7 ghiaia 14,2 31,00 -6.5 48,5 3,3 19,3 _ _ _ _23.3-28.0 sabbia 4,7

A108 299 38.0-41.0 ghiaia 3,0 41,00 -6 47,0 3,0 6,0 _ _ _ _A109 298 5.0-20.0 ghiaia e 15,0 35,00 -5 47,0 3,0 2,0 _ _ _ _

32.0-35.0 sabbia 3,0A110 300 8-23.5 ghiaia e sabbia 15,5 23,50 -6.5 39,5 6,0 0,5 _ _ _ _A111 301 11.5-14.0 ghiaia 2,5 25,00 -8 35,0 2,8 8,0 _ _ _ _

16.5-25.0 ghiaia 8,5A112 337 9.3-24.5 ghiaia e sabbia 15,2 24,50 -5,0 28,0 5,0 3,5 _ _ _ _

5,1-8,9 sabbia 3,8021,5-25,7 sabbia 4,2030,0-33,1 ghiaia e sabbia 3,1041,6-43,4 sabbia 1,80

48,15-50,7 sabbia 2,5510,0-13,7 sabbia 3,7040,9-44,8 sabbia 3,9049,5-51,5 sabbia 2,00

4,0-7,5 ghiaia 3,5012,5-43,7 ghiaia 31,20

A122 311 39,0-48,0 ghiaia e sabbia 9,00 48,00 -4,0 36,0 1,7 31,0 0,05 _ _ _1,0-10,0 sabbia 9,0041,0-43,0 sabbia 2,0043,0-54,0 ghiaia 11,00

3,0-17,0 ghiaia 14,0017,0-31,0 sabbia 14,007,0-12,0 sabbia 5,0020,0-32,0 sabbia 12,00

_ _ _39,00 10,00 10,00 1,00

_ _ _

A129 AP 6 40,00 ghiaia 0,50 40,50 8,00

38,0 _ _ _A128 1 32,00 7,0

_ _ _

_ _

A127 50 31,00 14,0 54,0 _ _ _

_ _ _ _

_ _

A126 53 0,8-31,0 ghiaia 30,20 45,00 4,00 56,00

_ _ _ _

_ _

A125 51 1,0-42,0 ghiaia 41,00 42,00 -9,00 76,00

1,50 _ _ _

_ _

A124 67 11,0-22,0 ghiaia 11,00 33,50 -11,00 39,00

A123 48 54,00 0,80 45,80 _ _ _ _

_ _ _ _

_

A121 62 34,2-42,8 ghiaia 8,60 42,80 -2,50 47,50 8,30

7,0 0,57 _ _

3,9

A120 70 47,20 -2,0 48,0 4,0

35,3 55,90 -21,1 17,9A113 4,7-40,0202 sabbia 2,5 1,56 _ _ 790,0

A114 105 _ _ _ 28,00 _ _ _ _ _ _ _ _

A115 205 4,1-31,5 sabbia 27,4 31,50 -14,0 5,6 0,3 6,1 0,05 _ _ _

A116 MN31 37807,0 sabbia e ghiaia 2,0 10,00 -3,0 2,0 5,0 6,0 0,83 _ 2360 1510,0

A117 RN10 43-47 sabbia 4,0 _ -8,0 29,0 4,0 18,0 0,22 _ 2000 1280,0

A118 139 50,70 -4,6 15,4 2,8 24,0 0,11 _

35,9 3,2 18,0 0,18 _ _ _

_ _

A119 137 51,50 -5,1

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Tabella 5: - Dati caratteristici dei pozzi considerati nelle campagne di rilevamento del livello idrico

Pozzo Sigla pozzo Latitudine Longitudine Comune Tipo

Profondità pozzo dal

p.c.(m)

Diametro (mm)

Quota p.c.

(m slm)Unità idrogeologica

Liv. statico da

p.c. Aprile 1987 (m)

Liv. statico Aprile 1987

(m slm)

Liv. statico da p.c.

Gennaio 2002 (m)

Liv. statico

Gennaio 2002

(m slm)

Differenza livelli

Gen. '02 Apr.'87

Liv. statico da p.c.

Gennaio 2003 (m)

Liv. statico Gennaio

2003 (m slm)

Differenza livelli

Gen. '03 Gen. '02

A1 57 41° 48' 57'' 02° 45' 50'' Serracapriola S 5,6 2800 24,8 depositi d'alveo 2,5 22,3 4,8 20,0 -2,3 3,3 21,5 1,5A2 6 41° 48' 11'' 02° 50' 22'' Lesina T 62,5 300 141,0 depositi marini terrazzati 19,8 121,2 27,7 113,3 -7,9 nd nd nd

A3 9 41° 47' 12'' 02° 48' 38'' S. Paolo di Civitate S 5,6 2000 134,9 depositi marini terrazzati 2,8 132,1 5,1 129,8 -2,3 3,3 131,6 1,8

A4 12 41° 46' 05'' 02° 58' 18'' Apricena S 21,0 nd 60,6 depositi della pianura alluvionale 15,5 45,1 20,4 40,2 -4,9 20,2 40,4 0,2

A5 13 41° 45' 12'' 02° 58' 55'' Apricena T 39,0 260 48,3 depositi della pianura alluvionale 5,1 43,2 9,6 38,7 -4,5 nd nd nd

A6 27 41° 44' 08'' 02° 54' 59'' S. Severo S 20,0 2000 64,0 depositi marini terrazzati 13,5 50,5 17,3 46,7 -3,8 17,0 47,0 0,3A7 215 41° 42' 40'' 02° 54' 32'' S. Severo S 6,5 2000 61,2 depositi marini terrazzati 3,7 57,5 5,3 55,9 -1,6 1,9 59,3 3,4A8 218 41° 42' 28'' 02° 57' 58'' S.Severo S 12,0 2000 49,0 depositi marini terrazzati 6,6 42,4 8,2 40,8 -1,6 8,0 41,0 0,2A9 223 41° 42' 20'' 02° 59' 21'' S.Severo S 12,0 2500 44,8 depositi marini terrazzati 4,6 40,2 7,4 37,4 -2,8 6,8 38,0 0,6

A10 23 41° 42' 14'' 02° 48' 50'' Torremaggiore S 6,5 nd 171,8 depositi marini terrazzati 2,0 169,8 5,7 166,1 -3,7 5,4 166,4 0,3

A11 18 41° 41' 44'' 03° 04' 10'' Rignano Garganico S 10,5 nd 25,2 depositi della pianura

alluvionale 5,5 19,7 9,7 15,5 -4,2 9,5 15,7 0,2

A12 217 41° 41' 38'' 02° 56' 52'' S. Severo S 17,0 2500 79,7 depositi marini terrazzati 9,3 70,5 10,9 68,8 -1,6 10,8 68,9 0,1

A13 229 41° 40' 58'' 03° 03' 22'' S. Severo T 65,0 300 33,5 depositi della pianura alluvionale 10,7 22,8 19,7 13,8 -9,0 nd nd nd

A14 19 41° 40' 52'' 03° 00'43'' S. Severo S 16,0 2000 46,1 depositi marini terrazzati 4,2 41,9 6,1 40,0 -1,9 5,8 40,3 0,3

A15 25 41° 40' 22'' 02° 50' 34'' Torremaggiore S 7,6 2000 108,9 depositi della pianura alluvionale 2,0 106,9 8,6 100,3 -6,6 1,7 107,2 6,9

A16 228bis 41° 40' 05'' 03° 02' 09'' S. Severo T 62,0 300 36,3 depositi della pianura alluvionale 8,4 27,8 10,7 25,5 -2,3 10,1 26,2 0,6

A17 33 41° 39' 37'' 02° 54' 15'' S. Severo S 10,5 nd 79,5 depositi marini terrazzati 5,0 74,5 8,9 70,7 -3,9 7,5 72,0 1,4

A18 232 41° 38' 25'' 02° 51' 23'' Torremaggiore S 7,5 3000 83,5 depositi della pianura alluvionale 3,4 80,0 5,3 78,2 -1,8 2,1 81,4 3,2

A19 35 41° 37' 58'' 02° 58' 13'' S. Severo S 10,0 nd 58,4 depositi marini terrazzati 7,0 51,4 8,3 50,1 -1,3 3,5 54,9 4,8

A20 238bis 41° 37' 42'' 03° 07' 10'' Rignano Garganico T 45,0 300 33,5 depositi della pianura

alluvionale 8,8 24,7 8,4 25,1 0,4 9,0 24,5 -0,6

A21 242bis 41° 37' 22'' 03° 07' 59'' Rignano Garganico T nd 300 30,7 depositi della pianura

alluvionale 7,4 23,3 11,6 19,1 -4,3 10,7 20,0 0,9

A22 32 41° 36' 58'' 02° 52' 08'' S. Severo S 10,0 3000 130,1 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 5,5 124,6 4,8 125,4 0,7 4,7 125,4 0,1

A23 37 41° 36' 27'' 02° 54' 10'' Torremaggiore S 14,2 nd 68,9 depositi della pianura alluvionale 3,5 65,4 5,4 63,5 -1,9 4,4 64,5 1,0

A24 39 41° 35' 31'' 02° 57' 08'' S. Severo T nd 230 58,1 depositi della pianura alluvionale 3,2 54,9 6,5 51,6 -3,3 5,1 53,0 1,4

A25 248 41° 34' 55'' 03° 14' 28'' S. Marco in Lamis T 38,0 300 25,7 depositi della pianura

alluvionale 10,9 14,8 17,2 8,5 -6,4 20,1 5,6 -2,9

A26 252 41° 34' 24'' 03° 06' 04'' Foggia T 40,0 300 32,6 depositi della pianura alluvionale 2,2 30,5 4,0 28,6 -1,9 1,7 30,9 2,3

coordinate pozzo prelievo

Page 199:  · 2019-09-19 · INDICE 1. PREMESSA _____________________________________________ pag. 3 2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO_________________________ pag. 6 3. GEOLOGIA DEL TAVOLIERE

Tabella 5: - Dati caratteristici dei pozzi considerati nelle campagne di rilevamento del livello idrico

Pozzo Sigla pozzo Latitudine Longitudine Comune Tipo

Profondità pozzo dal

p.c.(m)

Diametro (mm)

Quota p.c.

(m slm)Unità idrogeologica

Liv. statico da

p.c. Aprile 1987 (m)

Liv. statico Aprile 1987

(m slm)

Liv. statico da p.c.

Gennaio 2002 (m)

Liv. statico

Gennaio 2002

(m slm)

Differenza livelli

Gen. '02 Apr.'87

Liv. statico da p.c.

Gennaio 2003 (m)

Liv. statico Gennaio

2003 (m slm)

Differenza livelli

Gen. '03 Gen. '02

A27 49ter 41° 33' 44'' 02° 54' 07'' Lucera S 15,2 3500 111,9 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 6,4 105,6 7,5 104,4 -1,1 6,5 105,4 1,0

A28 257 41° 33' 02'' 03° 12 '50'' S. Giovanni Rotondo T 48,0 300 50,4 depositi della pianura

alluvionale 17,5 32,9 >31 <19.4 nd 46,0 4,4 nd

A29 51 41° 32' 48'' 02° 57' 11'' Lucera S 12,1 nd 71,3 depositi della pianura alluvionale 5,5 65,8 9,0 62,3 -3,5 8,4 62,9 0,6

A30 259 41° 32' 19'' 03° 10' 15'' Foggia T 56,0 300 45,1 depositi della pianura alluvionale 12,5 32,6 26,4 18,7 -13,9 29,8 15,3 -3,4

A31 54 41° 32' 17'' 02° 57' 26'' Lucera S 13,5 nd 87,2 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 5,0 82,2 7,4 79,8 -2,4 7,4 79,8 0,0

A32 256 41° 32' 16'' 03° 11' 53'' S. Giovanni Rotondo T 40,0 300 41,4 depositi della pianura

alluvionale 7,5 33,9 10,7 30,7 -3,2 10,8 30,6 -0,1

A33 M8 41° 32' 02'' 03° 00' 59'' Foggia T 39,5 300 56,6 depositi della pianura alluvionale 3,8 52,8 8,9 47,8 -5,1 10,5 46,1 -1,7

A34 47ter 41° 32' 02'' 03° 17' 33'' Manfredonia T 40,0 300 40,6 depositi della pianura alluvionale 21,5 19,1 24,6 16,0 -3,1 28,5 12,1 -3,9

A35 56bis 41° 31' 32'' 02° 55' 03'' Lucera S 11,6 3000 120,3 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 7,3 113,0 8,4 111,9 -1,1 11,5 108,8 -3,1

A36 262 41° 31' 27'' 03° 04' 52'' Foggia T 43,0 300 49,0 depositi della pianura alluvionale 5,8 43,1 16,8 32,2 -11,0 20,4 28,6 -3,6

A37 301 41° 30' 38'' 03° 02' 57'' Foggia T 38,5 300 61,0 depositi della pianura alluvionale 3,8 57,3 18,8 42,2 -15,0 nd nd nd

A38 60 41° 30' 14'' 03° 21' 20'' Manfredonia T 60,0 300 7,8 depositi della pianura alluvionale 13,2 -5,4 22,7 -14,9 -9,5 nd nd nd

A39 67 41° 28' 09'' 02° 54' 41'' Lucera S 10,5 nd 150,5 depositi della pianura alluvionale 8,5 142,0 9,6 140,9 -1,1 9,0 141,5 0,6

A40 303 41° 28' 08'' 03° 00' 38'' Lucera T 60,0 300 96,2 depositi della pianura alluvionale 10,7 85,5 13,8 82,4 -3,0 11,5 84,7 2,3

A41 71 41° 27' 52'' 03° 11' 03'' Foggia T 24,9 300 42,9 depositi della pianura alluvionale 9,1 33,8 nd nd nd 2,8 40,1 nd

A42 M6 41° 27' 34'' 03° 08' 35'' Foggia T 23,3 300 55,1 depositi della pianura alluvionale 9,0 46,1 16,6 38,6 -7,5 12,0 43,1 4,6

A43 67bis 41° 26' 49'' 03° 02' 22'' Foggia S 22,2 4000 98,8 depositi della pianura alluvionale 8,7 90,1 16,4 82,4 -7,7 16,15 82,65 0,25

A44 81 41° 25' 08 03° 06' 27'' Foggia T 16,0 300 72,1 depositi della pianura alluvionale 3,2 68,9 >31 <41.1 nd nd nd nd

A45 92 41° 23' 00'' 03° 03' 56'' Foggia S 12,7 2000 125,4 depositi della pianura alluvionale 4,4 121,1 8,8 116,7 -4,4 5,3 120,1 3,5

A46 91 41° 22' 35'' 03° 00' 17'' Troia T 46,0 300 187,2 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 13,4 173,7 19,0 168,2 -5,6 18,7 168,5 0,3

A47 106 41° 20' 56'' 03° 03' 40'' Foggia T 56,8 300 168,9 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 42,0 126,9 >31 <137.9 nd nd nd nd

A48 107 41° 20' 14'' 03° 05' 20'' Castelluccio dei Sauri S 10,3 3000 123,2 depositi della pianura

alluvionale 6,0 117,2 9,0 114,2 -3,0 5,6 117,6 3,4

coordinate pozzo prelievo

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Tabella 5: - Dati caratteristici dei pozzi considerati nelle campagne di rilevamento del livello idrico

Pozzo Sigla pozzo Latitudine Longitudine Comune Tipo

Profondità pozzo dal

p.c.(m)

Diametro (mm)

Quota p.c.

(m slm)Unità idrogeologica

Liv. statico da

p.c. Aprile 1987 (m)

Liv. statico Aprile 1987

(m slm)

Liv. statico da p.c.

Gennaio 2002 (m)

Liv. statico

Gennaio 2002

(m slm)

Differenza livelli

Gen. '02 Apr.'87

A49 8 41° 46' 50'' 02° 51' 53'' Apricena T 16,5 250 74,7 depositi della pianura alluvionale 9,3 65,4 nd nd nd

A50 213 41° 45' 28'' 02° 55' 58'' Apricena T nd 300 46,1 depositi della pianura alluvionale 4,1 42,0 8,7 37,4 -4,6

A51 11 41° 45' 06'' 02° 50' 21'' S.Paolo di Civitate S 8,0 2000 117,5 depositi marini terrazzati 6,0 111,5 7,6 109,9 -1,6

A52 15 41° 45' 00' 03° 01' 12'' Apricena S 16,0 1000 42,1 depositi della pianura alluvionale 2,5 39,6 7,6 34,6 -5,0

A53 21bis 41° 43' 43'' 03° 03' 05'' Apricena T nd 300 33,4 depositi della pianura alluvionale 6,9 26,5 13,0 20,4 -6,1

A54 214 41° 43' 28'' 02° 56' 37'' S.Severo T 20,0 200 48,0 depositi della pianura alluvionale 5,2 42,8 nd nd nd

A55 220 41° 43' 25'' 02° 59' 12'' S.Severo T 70,0 300 38,0 depositi della pianura alluvionale 4,0 34,0 5,8 32,2 -1,8

A56 26 41° 43' 13'' 02° 51' 19'' S.Paolo di Civitate S 6,0 2000 79,3 depositi marini terrazzati 3,4 75,9 secco nd nd

A57 17 41° 42' 47'' 03° 02' 53'' S.Severo S 7,6 2000 29,1 depositi marini terrazzati 5,0 24,1 nd nd nd

A58 24bis 41° 42' 06'' 02° 52' 07'' Torremaggiore S 8,2 2000 99,3 depositi della pianura alluvionale 3,9 95,4 secco nd nd

A59 225 41° 40' 53'' 02° 59' 29'' S.Severo S 9,3 2000 61,4 depositi marini terrazzati 3,9 57,5 nd nd nd

A60 240 41° 38' 27'' 03° 02' 52'' S.Severo T 48,5 300 37,6 depositi della pianura alluvionale 4,6 33,0 13,3 24,3 -8,7

A61 241 41° 37' 57'' 03° 00' 49'' S. Severo T 26,0 300 44,6 depositi della pianura alluvionale 3,6 41,0 nd nd nd

A62 241bis 41° 36' 41'' 03° 02' 04'' S. Severo T >30 300 43,5 depositi della pianura alluvionale 7,2 36,3 nd nd nd

A63 238 41° 36' 18'' 03° 04' 31'' S.Severo T 46,5 300 36,5 depositi della pianura alluvionale 4,4 32,1 nd nd nd

A64 243 41° 36' 05'' 03° 10' 06'' S.Marco in Lamis T 31,0 300 20,0 depositi della pianura

alluvionale 3,4 16,6 nd nd nd

A65 246 41° 35' 34'' 03° 12' 36'' S.Marco in Lamis T 32,0 300 21,6 depositi della pianura

alluvionale 6,0 15,6 9,8 11,9 -3,8

A66 300 41° 34' 42'' 02° 59' 28'' S.Severo T 35,0 300 53,9 depositi della pianura alluvionale 4,5 49,4 7,2 46,7 -2,7

A67 M9 41° 34' 11'' 03° 03' 22'' Foggia T 47,5 300 40,5 depositi della pianura alluvionale 5,4 35,1 nd nd nd

A68 44bis 41° 33' 45'' 03° 15' 35'' S.Giovanni Rotondo T 60,0 300 28,0 depositi della pianura

alluvionale 6,3 21,7 16,4 11,6 -10,1

A69 50 41° 33' 21'' 02° 55' 24'' Lucera T 28,0 300 80,5 depositi della pianura alluvionale 3,8 76,7 6,6 74,0 -2,8

A70 47 41° 32' 24'' 03° 18' 42'' Manfredonia T 63,1 300 30,3 depositi della pianura alluvionale 20,8 9,5 nd nd nd

A71 254bis 41° 32' 07'' 03° 08' 28'' Foggia T 66,5 300 43,3 depositi della pianura alluvionale 7,8 35,5 19,2 24,1 -11,4

A72 59 41° 30' 46'' 02° 56' 37'' Lucera S 12,7 nd 115,4 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 12,3 103,1 secco nd nd

coordinate pozzo prelievo

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Tabella 5: - Dati caratteristici dei pozzi considerati nelle campagne di rilevamento del livello idrico

Pozzo Sigla pozzo Latitudine Longitudine Comune Tipo

Profondità pozzo dal

p.c.(m)

Diametro (mm)

Quota p.c.

(m slm)Unità idrogeologica

Liv. statico da

p.c. Aprile 1987 (m)

Liv. statico Aprile 1987

(m slm)

Liv. statico da p.c.

Gennaio 2002 (m)

Liv. statico

Gennaio 2002

(m slm)

Differenza livelli

Gen. '02 Apr.'87

A73 255 41° 30' 28'' 03° 08' 21'' Foggia T nd 300 40,1 depositi della pianura alluvionale 5,6 34,5 10,8 29,3 -5,2

A74 305 41° 29' 40'' 02° 55' 40'' Lucera S 12,9 1000 142,6 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 10,8 131,8 secco nd nd

A75 M5 41° 29' 21'' 03° 12' 31'' Foggia T 27,0 300 37,6 depositi della pianura alluvionale 15,8 21,8 secco nd nd

A76 306 41° 29' 18'' 02° 59' 43'' Lucera S 11,6 nd 88,8 depositi della pianura alluvionale 8,2 80,6 secco nd nd

A78 80bis 41° 25' 38'' 03° 02' 39'' Foggia S 19,0 1200 107,8 depositi della pianura alluvionale 11,8 96,0 nd nd nd

A79 304 41° 25' 34'' 02° 57' 28'' Lucera S 7,1 3000 145,3 depositi della pianura alluvionale 2,1 143,2 nd nd nd

A80 83 41° 25' 34'' 03° 13' 42'' Foggia T 34,7 300 45,7 depositi della pianura alluvionale 10,2 35,5 28,4 17,3 -18,2

A81 M7 41° 25' 32'' 03° 01' 01'' Foggia T 63,5 300 121,9 depositi della pianura alluvionale 10,6 111,2 nd nd nd

A82 82 41° 25' 01'' 03° 09' 22'' Foggia T 41,6 300 67,3 depositi della pianura alluvionale 22,2 45,1 >31 <36,3 nd

A83 74 41° 24' 24'' 02° 54' 41'' Troia S nd nd 191,6 depositi della pianura alluvionale 7,0 184,6 nd nd nd

A84 93 41° 23' 52'' 03° 05' 52'' Foggia S 10,5 800 85,4 depositi della pianura alluvionale 3,7 81,7 21,2 64,1 -17,6

A85 302 41° 28' 03'' 03° 01' 42'' Foggia T nd 300 91,1 depositi della pianura alluvionale nd nd 13,0 78,1 nd

coordinate pozzo prelievo

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Tabella 6a : - Pozzi a campione per i quali, nella campagna 2003, sono state eseguite due misure

da p.c. s.l.m. data da p.c. s.l.m. data da p.c. s.l.m.

A12 S 79,7 depositi marini terrazzati 10,90 68,80 03/01/2003 10,80 68,90 0,10 22/02/2003 10,80 68,90 0,00

A6 S 64,0 depositi marini terrazzati 17,30 46,70 03/01/2003 17,00 47,00 0,30 22/02/2003 16,70 47,30 0,30

A19 S 58,4 depositi marini terrazzati 8,30 50,10 08/01/2003 3,45 54,95 4,85 22/02/2003 1,80 56,60 1,65

A46 T 187,2 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 19,00 168,20 23/01/2003 18,70 168,50 0,30 22/02/2003 18,00 169,20 0,70

A35 S 120,3 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 8,40 111,90 23/01/2003 11,50 108,80 -3,10 22/02/2003 9,50 110,80 2,00

A27 S 111,9 depositi terrazzati alluvionali e deltizi 7,50 104,40 23/01/2003 6,50 105,40 1,00 22/02/2003 4,80 107,10 1,70

A39 S 150,5 depositi della pianura alluvionale 9,60 140,90 23/01/2003 9,00 141,50 0,60 22/02/2003 6,90 143,60 2,10

A48 S 123,2 depositi della pianura alluvionale 9,00 114,20 23/01/2003 5,57 117,63 3,43 22/02/2003 4,70 118,50 0,87

A43 S 98,8 depositi della pianura alluvionale 16,40 82,40 23/01/2003 16,15 82,65 0,25 22/02/2003 14,60 84,20 1,55

A18 S 83,5 depositi della pianura alluvionale 5,30 78,20 08/01/2003 2,10 81,40 3,20 22/02/2003 1,50 82,00 0,60

A23 S 68,9 depositi della pianura alluvionale 5,40 63,50 08/01/2003 4,40 64,50 1,00 22/02/2003 1,25 67,65 3,15

A24 T 58,1 depositi della pianura alluvionale 6,50 51,60 23/01/2003 5,10 53,00 1,40 22/02/2003 1,40 56,70 3,70

A21 T 30,7 depositi della pianura alluvionale 11,60 19,10 08/01/2003 10,70 20,00 0,90 22/02/2003 9,50 21,20 1,20

A11 S 25,2 depositi della pianura alluvionale 9,70 15,50 08/01/2003 9,50 15,70 0,20 22/02/2003 7,90 17,30 1,60

Pozzo Tipo Quota p.c. (m slm)

Unità idrogeologica

Liv. Statico Gennaio 2002(m) Liv. Statico febbraio 2003(m)Liv. Statico Gennaio 2003(m)Variazioni

feb.'03-gen.'03Variazioni

gen.'03-gen.'02

Page 203:  · 2019-09-19 · INDICE 1. PREMESSA _____________________________________________ pag. 3 2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO_________________________ pag. 6 3. GEOLOGIA DEL TAVOLIERE

Tabella 6b: - Pozzi a campione per i quali, nella campagna 2003, sono state eseguite più misure.

da p.c. s.l.m. data da p.c. s.l.m.

Variazioni feb.'03-gen.'02

data da p.c. s.l.m.

Variazioni mar.'03-feb.'03

data da p.c. s.l.m.

Variazioni apr.'03-mar.'03 data da p.c. s.l.m.

Variazioni mag.'03-apr.'03

A25 T 25,7 depositi della pianura alluvionale 17,20 8,50 11/2/2002 20,10 5,60 -2,90 17/3/2003 19,85 5,85 0,25 28/4/2003 20,25 5,45 -0,40 / / / /

A34 T 40,6 depositi della pianura alluvionale 24,60 16,00 11/2/2002 28,50 12,10 -3,90 17/3/2003 28,40 12,20 0,10 28/4/2003 28,30 12,30 0,10 / / / /

A36 T 49,0 depositi della pianura alluvionale 16,80 32,20 11/2/2002 20,40 28,60 -3,60 17/3/2003 19,90 29,10 0,50 28/4/2003 18,80 30,00 0,90 21/5/2003 19,45 29,65 -0,35

A30 T 45,1 depositi della pianura alluvionale 26,40 18,70 11/2/2002 29,80 15,30 -3,40 17/3/2003 29,34 15,76 0,46 28/4/2003 28,80 16,30 0,54 21/5/2003 29,20 15,90 -0,40

A32 T 41,4 depositi della pianura alluvionale 10,70 30,70 11/2/2002 10,80 30,60 -0,10 17/3/2003 10,50 30,90 0,30 28/4/2003 10,48 30,92 0,02 / / / /

A26 T 32,6 depositi della pianura alluvionale 4,00 28,60 11/2/2002 1,70 30,90 2,30 17/3/2003 2,60 30,00 -0,90 28/4/2003 2,75 29,85 -0,15 21/5/2003 8,10 24,50 -5,35

Liv. Statico 2003(m)Liv. Statico Gennaio 2002(m)

Pozzo Tipo Quota p.c. (m slm)

Unità idrogeologica

prima misura seconda misura terza misura quarta misura

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Classe D L'impatto antropico nullo o trascurabile, ma con presenza di complessi idrogeologici con intrinseche caratteristiche di scarsa potenzialità idrica.

Classe B L'impatto antropico è ridotto, vi sono moderate condizioni di disequilibrio del bilancio idrico, senza che tuttavia ciò produca una condizione di sovrasfruttamento, consentendo un uso della risorsa e sostenibile sul lungo periodo.

Classe C L'impatto antropico significativo con notevole incidenza dell'uso sulla disponibilità della risorsa evidenziata da rilevanti modificazioni agli indicatori generali.

TABELLA 7: Classi quantitative dei corpi idrici sotterranei (DLgs 152/99 e succ. mod)

Classe A L'impatto antropico è nullo o trascurabile con condizioni di equilibrio idrogeologico. Le estrazioni di acqua o alterazioni della velocità naturale di ravvenamento sono sostenibili sul lungo periodo.

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TABELLA 8 : Parametri determinatiPARAMETRO ABBREVIAZIONE UNITA DI MISURA NOTE

In campo Parametro di base DLgs 152/99

In campo Parametro indicatore DLgs31/01

In campo(25o C) indirettamente(20o C) Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01In campo

Indirettamente Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01

Indirettamente

In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01

In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01

In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01

In laboratorio

In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01

In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99

mg/L

In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99

In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01

In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99

In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro chimico DLgs 31/01

In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro chimico DLgs 31/01

In laboratorio

mg/L

mg/L

mg/L

In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99 Parametro indicatore DLgs 31/01

In laboratorio

oC

Unità di pH

µS/cm a 25o C e a 20o C

mg/L

οF oppure mg/L CaCO3

mg/L

mg/L

mg/L

N-NO2 o NO2

mg/L

mg/L

Na

N org

Cl

P tot

mg/L

mg/L

mg/L

mg/L

mg/L

mg/L

T

pH

K

O2

TDS

N-NH4 o NH4

N-NO3 o NO3

Mg

Temperatura

pH

Conducibilità elettrica

Ossigeno disciolto

Durezza

Sali disciolti totali

Azoto ammoniacale o ammonio

Azoto nitrico o nitrati

Azoto nitroso o nitriti

Azoto organico

Cloruri

K

Fosforo totale

Solfati

Calcio

Magnesio

Sodio

Potassio

Fe

Mn

CO3

SO4

Ca

Ferro

Manganese

Carbonati

Bicarbonati HCO3 mg/L In laboratorio Parametro di base DLgs 152/99

Domanda chimica di ossigeno COD mg/L di O2 In laboratorio

AOX In laboratorio

Carbonio organico totale OC In laboratorio Parametro indicatore DLgs31/01

Indice SAR SAR Indirettamente

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TABELLA 9 : Principali parametri chimico - fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2002 (*) .

A1 A2 A3 A4 A5 A6 A7 A8 A9 A10 A11 A12 A13 A14 A15 A16

57 6 9 12 13 27 215 218 223 23 18 217 229 19 25 228biscon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatore con pompacon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatore

unità di misura

oC 10,8 17,0 13,5 12,5 nd 15,0 15,6 13,0 12,2 14,0 15,0 16,0 17,2 15,2 12,5 16,5

mg/l 4,1 6,8 7,4 7,3 nd 2,2 6,8 6,2 4,3 4,9 3,0 5,4 1,8 1,8 2,5 2,8

/ 7,5 6,6 7,7 7,6 6,7 7,2 7,7 6,7 7,5 7,6 6,8 6,8 7,0 7,3 7,1 6,7

µs/cm 3355 1615 875 731 1651 992 2282 4266 956 2002 1651 2968 2490 2255 3933 2435

µs/cm 3720 1790 nd 810 1830 1100 2530 4730 1060 2220 1830 3290 2760 2500 4360 2700

mg/l 2232 1074 582 486 1098 660 1518 2838 636 1332 1098 1974 1656 1500 2616 1620

mg/l O2 112,0 4,5 5,7 6,3 3,9 5,1 5,2 13,1 9,4 7,3 4,9 4,7 4,0 12,0 11,3 5,1

mg/l 37,6 1,7 2,2 2,5 1,5 2,0 2,0 4,9 3,6 2,9 1,9 1,9 1,6 4,5 4,2 1,9

µg Cl/l 98 12 8 8 21 3 19 19 6 16 10 11 7 26 19 18

mg/l P 1,91 nd nd nd nd nd nd nd 0,34 nd nd ass nd 0,53 0,36 nd

mg/l P 1,91 ass. 0,05 0,017 ass. 0,058 0,03 ass. 0,34 0,037 ass. ass. 0,017 0,53 0,36 ass.

mg/l P ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass.

mg/l N 8,54 nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd

mg/l N 4,34 nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd

mg/l N 4,20 ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass.

mg/l 5,40 ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. as ass. ass. ass. ass.

mg/l N ass. 0,16 0,18 ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass.

mg/l ass. 0,53 0,59 ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass.

mg/l N 3,30 6,15 1,74 2,27 1,20 0,36 14,73 9,31 3,46 0,42 13,45 3,26 nd 1,73 0,27 9,00

mg/l 14,52 27,06 7,66 9,99 5,28 1,58 64,81 40,96 15,22 1,85 59,18 14,34 nd 7,61 1,19 39,60

mg/l 327,0 140,0 74,8 110,0 222,0 114,0 42,3 306,0 101,0 284,0 267,0 382,0 313,0 89,4 1420,0 196,0

mg/l 108,0 35,9 9,8 8,2 76,1 10,7 25,2 91,6 32,0 97,9 60,3 56,7 117,0 22,7 142,0 48,5

mg/l 319,0 98,5 97,8 199,0 216,0 52,5 143,0 236,0 126,0 597,0 256,0 197,0 476,0 212,0 960,0 193,0

mg/l 476,0 21,4 2,5 14,3 19,3 4,6 2,9 10,6 13,2 19,1 31,4 9,2 37,0 56,0 10,3 6,3

mg/l 0,574 1,470 <0,004 <0,004 0,426 0,022 <0,004 0,033 0,072 0,104 <0,004 0,530 4,820 <0,004 <0,004 0,981

mg/l 4,270 0,038 0,013 0,000 0,026 0,009 <0,0004 0,018 0,025 0,016 0,003 0,023 0,199 0,128 0,027 0,031oF 126 50 23 31 87 33 21 114 38 111 91 118 126 32 412 69

/ 4 2 3 5 3 1 4 3 3 8 4 2 6 5 6 3

TABELLA 9 : Principali parametri chimico - fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2002(*).

COD

Pozzo

Parametro

Temperatura

Ossigeno disciolto

Sigla campione

Modalità di campionamento

Port.

Porg.

TKN

N-Org

pH

C.E. a 20oC

C.E. a 25oC

T.D.S

OC

AOX

Ptot

K

N-NH4

NO2

N-NO3

NO3

NH4

N-NO2

Fe

* in neretto sono riportati quei valori che eccedono il valore di parametro fissato dal DLgs31/01

Mn

Ca

Durezza

Indice S.A.R.

Na

Mg

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TABELLA 9 : Principali parametri chimico - fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2002 (*) .

A17 A18 A19 A20 A21 A22 A23 A24 A25 A26 A27 A28 A29 A30 A31 A32

33 232 35 238bis 242bis 32 37 39 248 252 49ter 257 51 259 54 256con

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatore con pompacon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatore

unità di misura

oC 12,0 10,5 15,0 17,0 16,5 13,0 11,5 16,0 17,5 16,5 12,8 nd 9,6 17,5 13,0 17,0

mg/l 2,0 4,1 7,5 6,0 8,5 6,0 3,7 1,6 6,0 5,0 4,1 nd 8,2 8,0 8,2 3,4

/ 7,2 7,2 7,2 7,0 7,4 7,3 7,1 7,2 6,8 6,7 7,3 7,2 7,8 7,2 7,2 7,5

µs/cm 2273 3635 2102 2039 2805 1245 4077 1173 1308 3635 749 776 1290 666 884 956

µs/cm 2520 4030 2330 2260 3110 1380 4520 1300 1450 4030 830 860 1430 738 980 1060

mg/l 1512 2418 1398 1356 1866 828 2712 780 870 2418 498 516 858 443 588 636

mg/l O2 22,7 7,6 / 4,2 10,3 5,1 12,7 7,2 5,5 5,0 12,0 5,8 / 6,8 5,8 7,4

mg/l 8,0 3,0 / 1,7 3,8 2,0 4,5 2,6 2,2 2,0 4,7 2,2 / 2,6 2,2 2,9

µg Cl/l 30 20 / 14 33 21 36 24 8 32 37 11 / nd 5 6

mg/l P 0,69 0,09 / 0,08 nd nd 0,28 nd 0,05 ass nd nd / nd nd 0,09

mg/l P 0,69 0,09 / 0,08 0,03 ass 0,28 ass 0,05 ass 0,06 0,03 / 0,02 ass 0,09

mg/l P ass. ass / ass ass ass ass ass ass ass ass ass / ass ass ass

mg/l N 3,78 0,80 / nd nd nd nd 2,80 nd nd nd nd / nd nd nd

mg/l N nd ass / ass nd nd nd ass nd nd nd nd / nd nd nd

mg/l N 3,78 0,80 / ass ass ass ass 2,80 ass ass ass ass / ass ass ass

mg/l 4,80 1,00 / ass ass ass ass 3,60 ass ass ass ass / ass ass ass

mg/l N ass. ass / ass ass ass ass ass 0,11 0,09 ass ass / ass ass ass

mg/l ass. ass / ass ass ass ass ass 0,36 0,30 ass ass / ass ass ass

mg/l N 0,23 9,58 / 15,10 25,98 17,33 85,48 0,68 36,50 13,35 1,46 1,44 / 8,70 20,40 0,40

mg/l 1,01 43,34 / 66,44 114,31 76,25 376,11 2,99 160,6 58,7 6,4 6,3 / 38,3 89,8 1,8

mg/l 242,0 278,0 / 120,0 603,0 46,9 427,0 117,0 164,0 215,0 101,0 334,0 / 73,1 174,0 24,7

mg/l 65,3 71,1 / 50,9 179,0 6,9 114,0 33,9 48,8 83,7 22,5 37,2 / 19,6 16,3 13,7

mg/l 302,0 652,0 / 274,0 1330,0 80,0 424,0 118,0 110,0 238,0 120,0 262,0 / 63,6 134,0 279,0

mg/l 17,1 33,6 / 15,0 29,6 117,0 74,3 9,6 16,600 18,100 11,300 12,700 / 9,620 71,000 12,000

mg/l 0,209 <0,004 / 0,684 0,115 <0,004 <0,004 2,420 1,050 0,172 0,045 4,490 / 2,290 <0,004 4,340

mg/l 2,380 0,067 / 0,011 0,028 0,001 0,008 1,330 0,47 0,01 0,02 0,23 / 0,05 0,00 0,13oF 87 98 / 51 224 15 153 43 61 88 34 98 / 26 50 12

/ 4 9 / 5 12 3 5 2 2 3 3 4 / 2 3 11

Durezza

Indice S.A.R.

Na

K

Fe

Mn

N-NO3

NO3

Ca

Mg

N-NH4

NH4

N-NO2

NO2

Port.

Porg.

TKN

N-Org

COD

OC

AOX

Ptot

pH

C.E. a 20oC

C.E. a 25oC

T.D.S

Parametro

Temperatura

Ossigeno disciolto

Pozzo

Sigla campione

Modalità di campionamento

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TABELLA 9 : Principali parametri chimico - fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2002 (*) .

A33 A34 A35 A36 A37 A38 A39 A40 A41 A42 A43 A44 A45 A46 A47 A48

m8 47ter 56bis 262 301 60 67 303 71 m6 67bis 81 92 91 106 107con

campionatore con pompacon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatore con pompacon

campionatorecon

campionatore con pompacon

campionatorecon

campionatore con pompacon

campionatore

unità di misura

oC 16,8 nd 10,5 17,0 16,8 17,0 14,0 16,1 nd 17,5 10,0 nd 15,8 nd nd 16,0

mg/l 4,0 nd 5,5 4,3 4,2 2,0 7,7 7,0 nd nd 5,6 nd nd nd nd nd

/ 6,8 7,1 7,1 7,1 7,0 6,0 7,1 7,1 nd 7,3 7,0 nd 7,6 6,8 6,8 7,0

µs/cm 2174 884 1109 1173 884 10905 1137 767 nd 803 938 nd 2300 848 1606 1173

µs/cm 2410 980 1230 1300 980 12090 1260 850 nd 890 1040 nd 2550 940 1780 1300

mg/l 1446 588 738 780 588 7254 756 510 nd 534 624 nd 1530 564 1068 780

mg/l O2 6,8 4,5 4,2 4,8 6,7 13,2 4,2 5,8 5,1 6,0 9,4 3,5 8,0 9,4 5,1 4,9

mg/l 2,7 1,7 1,7 1,9 2,7 5,2 1,7 2,3 2,0 2,4 3,7 1,4 3,1 3,7 2,0 1,9

µg Cl/l 26 7 6 11 5 57 9 5 8 4 37 3 20 2 16 5

mg/l P ass nd 0,04 nd ass nd ass ass nd nd nd ass nd ass nd nd

mg/l P ass ass 0,04 ass ass ass ass ass ass ass ass ass 0,02 ass ass ass

mg/l P ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass

mg/l N nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd

mg/l N nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd

mg/l N ass ass ass ass ass nd ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass

mg/l ass ass ass ass ass nd ass ass ass ass ass ass ass ass ass ass

mg/l N 0,29 ass 0,12 ass ass ass 0,09 0,09 ass ass ass 0,12 ass ass ass ass

mg/l 0,96 ass 0,40 ass ass ass 0,30 0,30 ass ass ass 0,40 ass ass ass ass

mg/l N 10,80 3,26 12,04 10,05 1,20 16,97 23,42 3,70 11,86 9,01 14,55 1,37 66,35 9,37 53,49 20,10

mg/l 47,5 14,3 53,0 44,2 5,28 74,67 103,05 16,28 52,18 39,64 64,02 6,03 291,94 41,23 235,49 88,44

mg/l 187,0 87,4 125,0 147,0 166,0 1390,0 143,0 112,0 369,0 63,5 133,0 89,4 67,2 120,0 381,0 693,0

mg/l 30,2 23,3 16,3 31,0 41,5 371,0 11,5 19,1 47,0 14,5 24,8 12,3 16,0 9,0 66,4 44,7

mg/l 271,0 85,4 83,7 118,0 259,0 1020,0 75,9 82,2 324,0 110,0 105,0 69,8 112,0 34,7 196,0 418,0

mg/l 12,600 12,000 9,640 15,200 25,3 98,9 10,7 11,8 17,0 13,1 21,3 8,0 263,0 7,5 50,5 17,0

mg/l 2,490 0,071 <0,004 0,872 11,600 3,580 <0,004 3,400 0,294 0,284 0,088 0,184 <0,004 1,160 0,885 0,000

mg/l 0,02 0,00 0,00 0,02 0,136 13,000 0,001 0,258 0,011 0,008 0,001 0,011 <0,0004 0,034 0,011 0,000oF 59 31 38 49 58 499 40 36 11 22 43 27 23 34 122 191

/ 5 2 2 2 5 6 2 2 4 3 2 2 3 1 2 4

Mn

Durezza

Indice S.A.R.

Mg

Na

K

Fe

NO2

N-NO3

NO3

Ca

N-Org

N-NH4

NH4

N-NO2

Ptot

Port.

Porg.

TKN

T.D.S

COD

OC

AOX

Ossigeno disciolto

pH

C.E. a 20oC

C.E. a 25oC

Modalità di campionamento

Parametro

Temperatura

Pozzo

Sigla campione

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TABELLA 10 : Principali parametri chimico-fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2003(*)

A1 A2 A3 A4 A5 A6 A7 A8 A9 A10 A11 A12 A13 A14 A15 A16

57 6 9 12 13 27 215 218 223 23 18 217 229 19 25 228bis

Modalità di campionamentocon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatore con pompacon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatore

unità di misura

oC 13,4 / 15,8 15,30 17,1 17,1 16,4 15,8 15,2 13,5 14,3 17,6 / 14,4 13,7 14,8

/ 7,9 / 7,9 8,24 7,0 7,7 7,8 7,1 8,0 7,8 7,3 7,2 / 7,4 7,7 7,0

µs/cm 3085 / 852 678 1559 902 1968 3292 872 5177 1419 2960 / 3770 910 2255

µs/cm 3420 / 945 752 1728 1000 2182 3650 967 5740 1573 3282 / 4180 1009 2500

mg/l 2052 / 567 451 1037 600 1309 2190 580 3444 944 1969 / 2508 605 1500

mg/l O2 91,4 / 4,4 7,20 4,2 7,3 9,6 10,3 9,6 12,5 7,3 7,4 / 10,3 13,4 6,5

mg/l 32,0 / 1,7 2,60 1,6 2,7 3,7 4,0 3,7 4,8 2,6 2,6 / 4,1 5,5 2,5

µg Cl/l 64 / 4 3 0 1 20 22 5 25 6 3 / 18 16 56

mg/l P 0,22 / nd nd nd nd nd nd 0,08 nd nd nd / 0,012 nd nd

mg/l P 0,22 / ass. ass. ass. ass. ass. ass. 0,08 ass. ass. ass. / 0,012 ass. ass.

mg/l P ass. / ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. / ass. ass. ass.

mg/l N 0,90 / nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd / 0,45 nd nd

mg/l N ass. / nd nd nd nd nd nd nd nd nd nd / ass. nd nd

mg/l N 0,90 / ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. / 0,45 ass. ass.

mg/l 1,15 / ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. / 0,58 ass. ass.

mg/l N 0,82 / <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 0,01 <0.01 0,06 <0.01 / <0.01 <0.01 0,02

mg/l 2,71 / <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 / <0.03 <0.03 0,07

mg/l N 16,08 / 5,52 3,95 0,24 1,76 17,40 14,47 5,53 0,92 10,20 5,50 / 155,20 1,60 14,70

mg/l 70,75 / 24,29 17,38 1,06 7,74 76,56 63,67 24,33 4,05 44,88 24,20 / 682,88 7,04 64,68

mg/l 127,00 / 75,00 37,80 214,00 81,90 125,00 337,00 83,50 440,00 134,00 312,00 / 357,00 86,40 130,00

mg/l 61,30 / 11,30 5,18 84,20 18,40 62,60 109,00 29,80 154,00 31,20 67,30 / 122,00 18,60 65,30

mg/l 192,00 / 108,00 118,00 193,00 92,30 304,00 364,00 104,00 680,00 128,00 230,00 / 538,00 102,00 249,00

mg/l 283,00 / 2,73 8,60 12,50 7,82 10,40 17,70 11,20 21,70 15,50 9,40 / 24,30 10,20 9,18

mg/l 0,014 / <0.004 <0.004 <0.004 <0.004 <0.004 <0.004 0,005 <0.004 <0.004 <0.004 / <0.004 <0.004 <0.004

mg/l 0,057 / 0,001 0,00 0,054 0,002 0,001 0,003 0,002 0,006 0,004 0,006 / 0,054 0,161 0,002

mg/l 553,8 / 80,0 38,30 678,0 120,7 444,7 1164,0 91,0 2130,0 238,0 923,0 / 1037,0 159,7 525,4

mg/l 100,0 / 125,0 58,00 142,5 66,0 252,0 270,0 73,0 160,0 120,0 107,0 / 340,0 55,0 92,5

mg/l 464,0 / 263,5 317,20 283,0 305,0 341,6 219,6 433,0 170,8 341,6 164,7 / 256,0 317,2 302,6oF 57 / 23 12 88 28 57 129 33 173 46 106 / 139 29 59

/ 4 / 3 5 3 2 6 4 2 7 3 3 / 6 3 4

TABELLA 10 : Principali parametri chimico-fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2003(*)

pH

C.E. a 20oC

C.E. a 25oC

Pozzo

Sigla campione

Parametro

Temperatura

T.D.S

COD

OC

AOX

Ptot

N-Org

N-NH4

NH4

Port.

Porg.

TKN

N-NO2

NO2

N-NO3

NO3

Ca

Mg

Na

K

Fe

Mn

Cl

SO4

HCO3

Durezza

Indice S.A.R.* in neretto sono riportati quei valori che eccedono il valore di parametro fissato dal DLgs31/01

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TABELLA 10 : Principali parametri chimico-fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2003(*)

A17 A18 A19 A20 A21 A22 A23 A24 A25 A26 A27 A28 A29 A30 A31 A32

33 232 35 238bis 242bis 32 37 39 248 252 49ter 257 51 259 54 256con

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatore con pompacon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatore

unità di misura

oC 13,7 11,4 14,6 13,2 16,2 13,7 13,6 15,9 17,6 13,8 13,5 18,9 11,4 13,3 14,4 16,00

/ 8,0 7,7 7,6 8,1 7,5 7,9 7,6 7,7 7,4 7,3 7,8 7,7 8,3 7,4 8,0 8,23

µs/cm 3285 3118 3175 1191 934 1091 3049 920 1064 3500 690 732 1214 704 852 825

µs/cm 3642 3457 3520 1320 1035 1209 3380 1020 1180 3880 765 812 1346 780 945 915

mg/l 2185 2074 2112 792 621 725 2028 612 708 2328 459 487 808 468 567 549

mg/l O2 9,2 24,7 6,4 12,5 14,0 7,3 12,2 3,8 4,3 4,8 8,0 4,8 8,0 13,4 3,9 3,10

mg/l 3,5 9,3 2,5 4,7 5,4 2,6 4,8 1,4 1,7 1,9 3,0 1,9 3,1 5,1 1,4 1,20

µg Cl/l 26 9 11 20 6 3 20 4 <1 29 3 <1 3 3 1 <1

mg/l P nd 0,04 nd 0,12 nd nd nd nd nd nd nd nd 0,06 nd nd nd

mg/l P ass. 0,04 ass. 0,12 ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. 0,06 ass. ass. ass.

mg/l P ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass.

mg/l N nd nd nd nd 0,68 nd nd nd nd nd nd nd 0,37 nd nd nd

mg/l N nd nd nd nd ass. nd nd nd nd nd nd nd ass. ass. nd nd

mg/l N ass. ass. ass. ass. 0,68 ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. 0,37 0,50 ass. ass.

mg/l ass. ass. ass. ass. 0,87 ass. ass. ass. ass. ass. ass. ass. 0,47 0,64 ass. ass.

mg/l N 0,01 <0.01 <0.01 0,12 0,33 <0.01 <0.01 0,02 <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 0,01

mg/l 0,03 <0.03 <0.03 0,40 1,09 <0.03 <0.03 0,07 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 0,03

mg/l N 11,00 21,50 19,90 83,60 4,90 15,10 12,60 7,80 18,30 25,80 2,50 0,08 9,10 17,70 29,40 1,60

mg/l 48,40 94,60 87,56 367,84 21,56 66,44 55,44 34,32 80,52 113,52 11,00 0,35 40,04 77,88 129,36 7,04

mg/l 263,00 197,00 308,00 118,00 53,40 47,30 202,00 73,00 102,00 218,00 50,70 52,60 80,20 62,30 87,40 19,80

mg/l 47,80 58,40 81,40 39,70 32,30 8,89 131,00 27,40 35,70 168,00 25,00 22,50 48,30 13,90 12,40 7,18

mg/l 359,00 436,00 264,00 136,00 156,00 109,00 420,00 91,80 79,80 438,00 98,00 78,10 172,00 70,00 64,80 116,00

mg/l 11,50 72,10 19,20 22,50 12,60 143,00 28,10 8,23 13,70 36,20 13,90 11,80 24,70 6,80 43,80 5,87

mg/l 0,000 <0.004 0,000 <0.004 <0.004 <0.004 <0.004 0,000 0,000 <0.004 <0.004 0,000 <0.004 0,000 <0.004 0,05

mg/l 0,004 0,005 0,002 0,001 0,001 0,001 0,005 0,001 0,005 0,001 0,000 0,000 0,001 0,000 0,001 0,00

mg/l 802,3 795,0 845,0 85,2 248,5 114,0 1008,0 165,0 205,9 1420,0 60,3 142,0 149,0 56,8 78,1 140,60

mg/l 246,0 360,0 247,0 68,0 17,0 117,5 250,0 90,0 44,0 380,0 170,0 34,0 288,0 43,5 77,5 23,50

mg/l 224,5 262,3 190,3 380,6 262,3 263,5 262,3 185,4 244,0 292,8 231,8 201,3 347,7 219,6 200,0 146,40oF 83 73 110 46 27 15 104 30 40 124 23 22 25 21 27 8

/ 5 7 3 3 4 4 6 2 2 5 3 2 5 2 2 6

HCO3

Durezza

Indice S.A.R.

Fe

Mn

Cl

SO4

Ca

Mg

Na

K

N-NO2

NO2

N-NO3

NO3

TKN

N-Org

N-NH4

NH4

AOX

Ptot

Port.

Porg.

C.E. a 25oC

T.D.S

COD

OC

Parametro

Temperatura

pH

C.E. a 20oC

Pozzo

Sigla campione

Modalità di campionamento

Page 211:  · 2019-09-19 · INDICE 1. PREMESSA _____________________________________________ pag. 3 2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO_________________________ pag. 6 3. GEOLOGIA DEL TAVOLIERE

TABELLA 10 : Principali parametri chimico-fisici dei campioni d'acqua prelevati nella campagna 2003(*)

A33 A34 A35 A36 A37 A38 A39 A40 A41 A42 A43 A44 A45 A46 A47 A48

m8 47ter 56bis 262 301 60 67 303 71 m6 67bis 81 92 91 106 107con

campionatore con pompacon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatorecon

campionatore con pompacon

campionatorecon

campionatore con pompacon

campionatorecon

campionatore con pompacon

campionatore

unità di misura

oC 16,1 19,6 14,3 14,0 / / 14,6 16,6 / 15,3 12,8 / 15,5 15,7 / 14,2

/ 7,1 7,6 7,8 7,3 / / 7,4 7,8 / 7,3 7,9 / 7,8 7,3 / 7,8

µs/cm 1967 868 1545 1082 / / 1125 621 / 971 808 / 2154 793 / 1281

µs/cm 2181 962 1713 1200 / / 1247 689 / 1076 896 / 2388 879 / 1420

mg/l 1309 577 1028 720 / / 748 413 / 646 538 / 1433 527 / 852

mg/l O2 7,9 4,8 9,7 2,1 / / 4,9 6,5 / 3,4 4,1 / 10,9 2,6 / 7,4

mg/l 3,0 1,9 3,7 0,8 / / 1,9 2,4 / 1,3 1,6 / 4,1 1,0 / 2,7

µg Cl/l 6 1 6 <1 / / 1 <1 / <1 <1 / 18 1 / 4

mg/l P nd nd nd nd / / nd nd / nd nd / nd nd / nd

mg/l P ass. ass. ass. ass. / / ass. ass. / ass. ass. / ass. ass. / ass.

mg/l P ass. ass. ass. ass. / / ass. ass. / ass. ass. / ass. ass. / ass.

mg/l N nd nd nd nd / / nd 5,00 / nd nd / nd nd / nd

mg/l N nd nd nd nd / / nd ass. / nd nd / nd nd / nd

mg/l N ass. ass. ass. ass. / / ass. 5,00 / ass. ass. / ass. ass. / ass.

mg/l ass. ass. ass. ass. / / ass. 6,40 / ass. ass. / ass. ass. / ass.

mg/l N <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 / / 0,08 0,52 / 0,02 <0.01 / <0.01 0,09 / <0.01

mg/l <0.03 <0.03 <0.03 <0.03 / / 0,26 1,72 / 0,07 <0.03 / <0.03 0,30 / <0.03

mg/l N 17,50 9,80 8,80 12,00 / / 41,80 1,50 / 19,20 12,40 / 70,70 19,30 / 28,30

mg/l 77,00 43,12 38,72 52,80 / / 183,92 6,60 / 84,48 54,56 / 311,08 84,92 / 124,52

mg/l 177,00 69,30 146,00 95,00 / / 125,00 76,00 / 105,00 71,60 / 180,00 110,00 / 96,00

mg/l 74,10 23,70 30,20 28,40 / / 17,30 14,40 / 19,30 22,30 / 75,40 13,20 / 22,50

mg/l 187,00 95,50 165,00 101,00 / / 106,00 71,70 / 70,30 72,70 / 190,00 41,60 / 124,00

mg/l 16,80 11,40 21,60 12,00 / / 15,20 15,20 / 14,10 15,20 / 18,20 12,90 / 44,10

mg/l <0.004 0,000 0,000 <0.004 / / 0,007 0,000 / <0.004 <0.004 / 0,000 <0.004 / 0,000

mg/l 0,001 0,001 0,000 0,000 / / 0,138 0,000 / 0,000 0,003 / 0,003 0,002 / 0,000

mg/l 335,0 177,5 291,0 165,0 / / 116,4 134,9 / 97,3 96,6 / 294,6 80,0 / 159,7

mg/l 360,0 45,0 164,0 120,0 / / 152,0 44,5 / 107,5 67,5 / 185,0 72,5 / 164,0

mg/l 372,0 214,7 351,4 209,8 / / 165,9 207,4 / 239,1 229,4 / 378,2 205,0 / 213,5oF 75 27 49 39 / / 43 25 / 34 27 / 76 4 / 33

/ 3 3 3 2 / / 2 2 / 2 2 / 3 1 / 3Indice S.A.R.

Cl

SO4

HCO3

Durezza

Na

K

Fe

Mn

N-NO3

NO3

Ca

Mg

N-NH4

NH4

N-NO2

NO2

Port.

Porg.

TKN

N-Org

COD

OC

AOX

Ptot.

pH

C.E. a 20oC

C.E. a 25oC

T.D.S

Sigla campione

Modalità di campionamento

Parametro

Temperatura

Pozzo

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TABELLA 11 : Classe chimica dei campioni prelevati sulla base dei parametri macrodescrittori

µS/cm mg/L µg/L µg/L mg/L mg/L mg/L

A1 3085 553,8 57 14 70,75 100 1,15 4

A3 852 80 1 <4 24,29 125 ass. 2

A4 678 38,3 0 <4 17,38 58 ass. 2

A5 1559 678 54 <4 1,06 142,5 ass. 4

A6 902 120,7 2 <4 7,74 66 ass. 2

A7 1968 444,7 1 <4 76,56 252 ass. 3

A8 3292 1164 3 <4 63,67 270 ass. 4

A9 872 91 2 5 24,33 73 ass. 2

A10 5177 2130 6 <4 4,05 160 ass. 4

A11 1419 238 4 <4 44,88 120 ass. 3

A12 2960 923 6 <4 24,20 107 ass. 4

A14 3770 1037 54 <4 682,88 340 0,58 4

A15 910 159,7 161 <4 7,04 55 ass. 4

A16 2255 525,4 2 <4 64,68 92,5 ass. 4

A17 3285 802,3 4 0 48,40 246 ass. 4

A18 3118 795 5 <4 94,60 360 ass. 4

A19 3175 845 2 0 87,56 247 ass. 4

A20 1191 85,2 1 <4 367,84 68 ass. 4

A21 934 248,5 1 <4 21,56 17 0,87 4

A22 1091 114 1 <4 66,44 117,5 ass. 4

A23 3049 1008 5 <4 55,44 250 ass. 4

A24 920 165 1 0 34,32 90 ass. 3

A25 1064 205,9 5 0 80,52 44 ass. 3

A26 3500 1420 1 <4 113,52 380 ass. 4

A27 690 60,3 0 <4 11 170 ass. 2

A28 732 142 0 0 0,35 34 ass. 2

A29 1214 149 1 <4 40,04 288 0,47 4

A30 704 56,8 0 0 77,88 43,5 0,64 4

A31 852 78,1 1 <4 129,36 77,5 ass. 4

A32 825 140,6 0 5 7,04 23,5 ass. 2

A33 1967 335 1 <4 360 77 ass. 4

A34 868 177,5 1 0 45 43,1 ass. 3

A35 1545 291 0 0 164 38,7 ass. 4

A36 1082 165 0 <4 120 52,8 ass. 4

A39 1125 116,4 138 0 152 183,9 ass. 4

A40 621 134,9 0 0 44,50 6,6 6,40 4

A42 971 97,3 0 <4 107,50 84,5 ass. 4

A43 808 96,6 3 <4 67,50 54,6 ass. 4

A45 2154 294,6 3 0 185,0 311,1 ass. 4

A46 793 80 2 <4 72,50 84,9 ass. 4

A48 1281 159,7 0 0 164 124,5 ass. 4

Mn

in grassetto sono riportati quei parametri che determinano l'attribuzione alla classe superiore

classeFe NO3 SO4 NH4Pozzo C.E. a 20oC Cl

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Unità di misura Classe 1 Classe 2 Classe 3 Classe 4 Classe 0

Conducibilità elettrica

µS/cm( 20o C) ≤ 400 ≤2500 ≤ 2500 >2500 >2500

Cloruri mg/L ≤ 25 ≤ 250 ≤250 >250 >250

Manganese mg/L ≤ 20 ≤ 50 ≤ 50 >50 >50

Ferro mg/L ≤ 50 ≤200 ≤ 200 >200 >200

Nitrati mg/L di NO3 ≤ 5 ≤ 25 ≤ 50 >50 /

Solfati mg/L di SO4 ≤ 25 ≤ 250 ≤ 250 >250 >250Ammonio mg/L di NH4 ≤ 0,05 ≤ 0,5 ≤ 0,5 >0,5 >0,5

Classe 2

Impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo e con buone caratteristiche idrochimiche

Classe 3

TABELLA12a: Classificazione chimica in base ai parametri macrodescrittori (DLgs 152/99 e succ. mod)

TABELLA 12b: Classi chimiche dei corpi idrici sotterranei (DLgs 152/99 e succ. mod)

Classe 1Impatto antropico nullo o trascurabile con pregiate caratteristiche idrochimiche

Impatto antropico significativo e con caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con alcuni segnali di compromissione

Classe 4Impatto antropico rilevante con caratteristiche idrochimiche scadenti

Classe 0Impatto antropico nullo o trascurabile ma con particolari facies idrochimiche naturali in concentrazioni al di sopra del valore della classe 3

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ELEVATO

BUONO

SUFFICIENTE

Impatto antropico nullo o trascurabile sulla qualità e quantità della risorsa, con l'eccezione di quanto previsto nello stato naturale particolare;

SCADENTE

NATURALE PARTICOLARE

Impatto antropico ridotto sulla qualità e/o quantità della risorsa;Impatto antropico ridotto sulla quantità, con effetti significativi sulla qualità tali da richiedere azioni mirate ad evitarne il peggioramento;Impatto antropico rilevante sulla qualità e/o quantità della risorsa con necessità di specifiche azioni di risanamento;

Caratteristiche qualitative e/o quantitative che pur non presentando un significativo impatto antropico, presentano limitazioni d'uso della risorsa per la presenza naturale di particolari specie chimiche o per il basso potenziale quantitativo.

Stato particolare1 - A 1 - B 3 - A 1 - C 0 - A

Stato elevato Stato buono Stato sufficiente Stato scadente

2 - A2 - B

3 - B 2 - C3 - C4 - C4 - A

TABELLA 13a: Stato ambientale (quali-quantitativo) dei corpi idrici sotterranei (DLgs 152/99 e succ. mod)

TABELLA13b: Definizioni dello stato ambientale per le acque sotterranee (DLgs 152/99 e succ. mod)

2 - D3 - D4 - D

0 - B0 - C0 - D1 - D

4 - B

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Parametri chimici

Parametro Valore di parametro Unità di misura

Nitrato (come NO3) 50 mg/lNitrito (come NO2) 0,5 mg/l

Parametri indicatori

Parametro Valore di parametro Unità di misura

Ammonio 0,5 mg/l

Cloruro 250 mg/l

Conduttività 2500 µS/cm a 20oC

Concentrazione ioni H >6,5 e <9,5 unità pHFerro 200 µg/l

Manganese 50 µg/lSolfato 250 mg/lSodio 200 mg/l

Carbonio organico totale ( TOC) Senza variazioni anomale /

Durezza valori consigliati 15-50 oF

TABELLA 14: Valori di parametro fissati dal D. L. 2 febbraio 2001, n. 31: "Attuazione delladirettiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano" e successivemodifiche.