2017 - ATTPT - Un viaggio attraverso i borghi rurali della Sicilia

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I borghi rurali rinascita o abbandono? Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di Enna XXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese– sabato 18 febbraio 2017 I borghi rurali siciliani Morfologia, tipologia e tecnologia

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Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di EnnaXXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese–sabato 18 febbraio 2017

I borghi rurali sicilianiMorfologia, tipologia e tecnologia

Relatore
Note di presentazione
Quanto esporrò oggi è parte del risultato di una ricerca in corso da qualche anno fondata non solo su una capillare indagine su libri e riviste dell’epoca ma soprattutto sulla ricca e preziosa documentazione conservata presso l’Archivio Storico dell’E.S.A. nel comune di Prizzi che attraverso grafici, fotografie e documenti, in gran parte originali ed inediti, mi ha consentito di ricostruire parte della storia dell’architettura rurale siciliana, dal periodo autarchico alla riforma agraria degli anni Cinquanta. Tra le varie regioni italiane (Lazio (Latina, Sabaudia, Pomezia), Puglia, Sardegna) il fenomeno urbanistico-architettonico che portò alla realizzazione dei borghi rurali fu particolarmente diffuso in Sicilia poiché accompagnato da una decisa volontà politica legata alla colonizzazione del latifondo. Basta pensare che, nell’arco di trent’anni, sono stati realizzati ben 68 borghi (con più di 25.000 case coloniche) per comprendere come i borghi rurali, di varia misura e tipologia, costituiscano un elemento caratterizzante le campagne siciliane e nello stesso tempo testimonianza di un’epoca, sia dal punto di vista politico, sociale, architettonico ed urbanistico. Purtroppo la posizione di tali borghi in zone non facilmente raggiungibili dell’entroterra siciliano, le successive trasformazioni subite, gli adattamenti per nuove destinazione d’uso, ma soprattutto l’abbandono, hanno portato ad una perdita di memoria di un così vasto e prezioso patrimonio.

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Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di EnnaXXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese–sabato 18 febbraio 2017Bonifica integrale

Relatore
Note di presentazione
Cominciamo dall’inizio….per capire a quando risalgono tali borghi e quali fossero le finalità per cui vennero realizzati La nascita dei borghi rurali risale al periodo immediatamente successivo alla fine della prima guerra mondiale quando il governo di Mussolini emanò una serie di leggi per sistemare le tanto dibattute questioni sulle trasformazioni fondiarie. La questione riguardava tre fattori: L’estensione della proprietà terriera dei latifondisti ed il relativo frazionamento Lo sfruttamento delle terre, Il modello colturale da adottare per migliorare le capacità produttive Il miglioramento delle condizioni di vita sociali ed economiche dei contadini. Dopo la fine della prima guerra mondiale la questione del frazionamento del latifondo venne adottato per risolvere il problema dell’occupazione, da parte dei reduci, delle terre. Vennero assegnati agli ex combattenti terre degli ex feudi incolti espropriati tramite l’Opera Nazionale Combattenti. In quegli anni al problema del frazionamento si accompagnava quello della bonifica, non secondo l’accezione inziale del termine, riguardante solo il prosciugamento delle terre paludose, ma riguardante il cambiamento della realtà fondiaria, attraverso la realizzazione di una serie di interventi infrastrutturali (strade, acquedotti, captazioni d’acqua) che potessero garantire un migliore sfruttamento delle terre stesse oltre che un miglioramento delle condizioni di vita sociali e soprattutto economiche dei contadini. territorio caratterizzato da zone malariche,latifondi malamente coltivati a frumento, una grande massa di braccianti disoccupati che avevano dato vita a movimenti di lotta per la terra Terre per avvicinare i contadini alle terre che già coltivavano. Terre poco a mal coltivata Terre brulle e desolate Acqua Strade per migliorare le comunicazioni

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Villaggi agricoli o operai

Nella relazione sul Ventennale, si legge, perl’appunto, “nell’aprile 13-1927, alla presenzadell’Ecc. Giurati, fu inaugurato un villaggioagricolo e n° 68 villaggi tipo. 5 di questivillaggi sono sorti con una spesa di £ 5milioni, capaci di dare alloggio a 73 famigliedi coltivatori: Borgo Littorio in territorio diMezzoiuso, Borgo Regalmici in territorio diCastronovo, Borgo Sferro in territorio diCatenanuova e Borgo Filaga in territorio diPrizzi

borgo Littorio

borgo Regalmici

Villaggio di Pergusa

borgo Filaga

Relatore
Note di presentazione
I primi insediamenti rurali realizzati in Sicilia durante il ventennio mussoliniano furono dei “villaggi” agricoli o operai, realizzati per lo più per alloggiare gli operai che dovevano realizzare le opere di bonifica in località disabitate, o veri e propri villaggi agricoli, sorti per volontà di alcuni proprietari terrieri che pioneristicamente aderivano alla bonifica integrale promossa dal regime. Ricordiamo il villaggio di Pergusa…………..realizzato per la bonifica della zona paludosa ….Filaga per costruzione acquedotto di Montescuro, borgo sferro per le opere stradali nella piana di Catania…villaggio del Biviere per la bonifica del lago di Lentini. Detti villaggi, costruiti come abbiamo visto per differenti finalità potevano essere utilizzati come case rurali, ottenendo un immediato popolamento delle campagne con un notevole risparmio economico. Da un censimento del 1935, si può risalire al numero di villaggi rurali realizzati in Italia. In particolare sette in Calabria, sei in Basilicata, cinque in Sicilia, tre in Sardegna, uno in Abruzzo, uno in Campania, uno in Toscana ed uno in Puglia. … Quindi, già nel 1927, ancor prima dell’esperienza dell’agro Pontino e dell’ECLS esisteva un progetto per la fondazione di villaggi rurali.

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L’impianto della maggior parte di talivillaggi riprende fedelmente un progettotipo messo a punto nel 1925 dal Ministerodei Lavori Pubblici consistente in unadistribuzione radiale degli edifici intorno aduna piazza centrale da cui si dipartonoquattro strade ortogonali tra loro chedividono l’impianto in quattro settori su cuisorgono lo stesso tipo e numero difabbricati. Particolarità di tale impiantoplanimetrico sono i quattro edifici cheprospettano sulla piazza quadrangolare eche con la loro pianta ad L la definiscono.Gli altri edifici, invece, tutti di formarettangolare, differiscono solo nellosviluppo longitudinale, in funzione deglialloggi o camerate contenuti al lorointerno.

Relatore
Note di presentazione
Analizzeremo adesso questi “villaggi” dal punto di vista morfologico, tipologico e tecnologico, dando anche un breve accenno sull’attuale stato di conservazione. L’impianto della maggior parte di tali villaggi riprende fedelmente un progetto tipo messo a punto nel 1925 dal Ministero dei Lavori Pubblici consistente in una distribuzione radiale degli edifici intorno ad una piazza centrale da cui si dipartono quattro strade ortogonali tra loro che dividono l’impianto in quattro settori su cui sorgono lo stesso tipo e numero di fabbricati. Particolarità di tale impianto planimetrico sono i quattro edifici che prospettano sulla piazza quadrangolare e che con la loro pianta ad L la definiscono. Gli altri edifici, invece, tutti di forma rettangolare, differiscono solo nello sviluppo longitudinale, in funzione degli alloggi o camerate contenuti al loro interno. L’impianto proposto dal Ministero dei LL.PP., a sua volta riproponente l’impianto degli insediamenti seicenteschi, basato su una maglia ortogonale in cui la possibile iterazione degli isolati era alla base di una futura crescita urbana.

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Borgo Regalmicio meglio “Recalmigi”, così come silegge nella lapide affissa su uno deifabbricati, sorge nel 1926 «… sopraun’area sulla quale in cento giorni sitagliarono strade e piazze, s’impiantòl’acqua potabile, e si elevarono dodicicasette in muratura»

Relatore
Note di presentazione
Detto villaggio allocato tra Alia, Cammarata e Mussomeli, non è stato mai utilizzato, né come villaggio operaio durante i lavori stradali (per la realizzazione della strada di circa 15 chilometri congiungente le stazioni di Cammarata e di Valledolmo) in occasione dei quali fu ideato, né tanto meno più tardi come gruppo di abitazioni coloniche. Oggi il villaggio è in stato di totale abbandono.

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Villaggio Filaga – 1927-1928 – appartiene allaprima fase dellaruralizzazione sicilianaed è uno dei pochivillaggi che riproduceseppur parzialmente laplanimetria del progettoministeriale

Filaga

“Nessuno pensi di piegarci senza avere prima duramentecombattuto”(dal discorso della Mobilitazione, pronunciato il 2 ottobre 1935)

Relatore
Note di presentazione
Borgo Filaga, sorto anch’esso come villaggio operaio per la costruzione della ferrovia per opera dell’Azienda Autonoma delle Ferrovie dello Stato (Acquedotto Montescuro), venne inaugurato il 28 ottobre 1928 in occasione della celebrazione del VI annuale della marcia su Roma alla presenza delle autorità locali e di una folla proveniente da Prizzi, Lercara e dai paesi vicini. Ma in realtà ne è stato realizzato solo metà. Ritroviamo, infatti, tutti gli edifici solo su un lato della strada che doveva, invece, costituire l’asse di simmetria del villaggio, e dei quattro edifici ad L che dovevano costituire la piazza che faceva da fulcro all’intero villaggio e da cui si sviluppavano simmetricamente i fabbricati, ne riscontriamo solo due, che si leggono oggi, più che come parte di una piazza, come un ingresso monumentale verso la parte di villaggio edificata. A testimonianza dell’epoca di realizzazione e del regime fascista restano la scritta “Nessuno pensi di piegarci senza avere prima duramente combattuto” su uno degli edifici, i porta bandiera e l’impronta di quello che doveva essere lo stemma con la falce, su entrambi i fabbricati simmetrici della piazza.

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Borgo Littorio

Borgo Regalmici

Relatore
Note di presentazione
Si tratta per lo più di corpi di fabbrica a pianta rettangolare ad una sola elevazione fuori terra, la cui costruzione richiedeva pratiche costruttive semplici e l’uso di materiali naturali spesso reperibili in sito. Nei villaggi operai continuano, quindi, ad essere utilizzate le tecniche della tradizione costruttiva ottocentesca, fondazioni ed organismo murario in pietrame informe o squadrato ammorsato in corrispondenza delle murature convergenti tramite cantonali, solai in ferro e tavelle o mattoni e coperture lignee solitamente di due tipi, a doppia falda, a semplice o doppia orditura, poggiante sui muri perimetrali e sui timpani murari intermedi e del tipo a padiglione con struttura portante con incavallature lignee, quasi sempre aggettanti rispetto al filo dei prospetti.

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Relatore
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Come abbiamo detto all’inizio uno dei problemi dello sfruttamento delle terre, oltre le opere di bonifica era quello dell’appoderamento. Constatando che nella maggior parte del territorio siciliano la popolazione rurale risultava accentrata nei paesi più o meno grandi, assai distanti l’uno dall’altro, con la conseguente assenza di popolazione fissa nelle campagne. Si predilesse una forma di appoderamento sparso, con case coloniche diffuse sul territorio, ognuna con il proprio podere, circa 24 ettari, in modo da porre i contadini a diretto contatto con le terre da coltivare.

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Relatore
Note di presentazione
Le caratteristiche della casa colonica furono stabilite in funzione dell’estensione del terreno, e della composizione media della famiglia colonica, in media di 8 persone. Una cucina, tre camere da letto, forno Un pollaio e una conigliera modello Una Stalla un silo da foraggio, una concimaia, talvolta porcile e ovile,

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Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di EnnaXXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese–sabato 18 febbraio 2017Casa colonica in contrada Binuara

Relatore
Note di presentazione
ve ne sono diverse tra Ummari e Fulgatore Non tutte sono abbandonate ,alcune sono abitate, una delle quali è stata adattata ad agriturismo. E’ probabile che esse si rifacciano semplicemente ad un progetto comune proposto dal Consorzio di Birgi, e che quindi il fenomeno sia solo la manifestazione di una certa elasticità nelle scelte.

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Casa colonica in contrada Xiggiari-Castellaccio (Paceco)

Relatore
Note di presentazione
L’anno in numero romano dell’Era Fascista, la cui data di inizio fu il giorno dopo la marcia su Roma del 28 ottobre del 1922. L’anno XVIII corrispondeva pertanto al 1940 dell’era cristiana. Fascio e martello il simbolo della dittatura fascista.

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“… la necessità di creare dei centri in cui raggruppare i servizi più necessari alla vita”

Relatore
Note di presentazione
La scelta dell’appoderamento sparso non voleva comunque segregare la famiglia rurale, negandole ogni forma di vita sociale, si ravvisò “… la necessità di creare dei centri in cui raggruppare i servizi più necessari alla vita”: servizio di assistenza civile (ufficio dell’O.N.B. e delegazione podestarile) servizio di assistenza sanitaria (ambulatorio medico-ostetrico), scuola, servizio di assistenza religiosa (chiesa e sacrestia), servizi logistici (locanda con annesso forno e stallaggio, bottega di generi diversi, officina da fabbro e maniscalco, falegname e carradore, calzolaio-sellaio), servizi di collegamento (ufficio postale e posto telefonico), servizi di tutela ordine pubblico (stazione dei carabinieri), “…oltre le abitazioni del personale tutto addetto ai servizi anzidetti”.

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Borghi del periodo autarchico – appoderamento sparso

Relatore
Note di presentazione
I centri vennero distribuiti nel territorio con un raggio di 4 km. Ad esplicitare tale teoria viene riportato l’esempio del territorio compreso dalla poligonale avente per vertici i centri di Cammarata, Acquaviva, Mussomeli, Villalba, Vallelunga, Valledolmo, Alia, Lercara, Castronovo con estensione di circa 345 Kmq, ove l’Istituto aveva costruito l’azienda dimostrativa di Sparacia e “dove era in corso un importante esperimento di popolamento stabile”. Considerando un raggio d’influenza di circa 4 km per ogni paese restava una superficie di 20 mila ettari senza alcun servizio e quindi non in grado di accogliere popolazione sparsa. Secondo l’idea dell’appoderamento sparso era, quindi, necessario spezzare tale estensione con almeno cinque borghi rurali di diverse dimensioni. Si veniva così a definire un sistema di borghi a struttura gerarchica ove i nuclei minimi, a diretto servizio delle residenze, erano a loro volta collegati a quelli medi e questi ultimi al borgo principale, posto, ove possibile, baricentricamente al comprensorio. La scelta di quest’area era dovuta anche al tentativo di utilizzo di borgo Regalmici, costruito dal Ministero dei Lavori Pubblici nel 1927, considerato di tipo grande, ed alla già prevista costruzione al centro del comprensorio di “Poggio Benito”, considerato di tipo medio, ed al cui posto venne successivamente realizzato borgo Callea. Nel comprensorio del Consorzio di Bonifica della Valle del Tumaranno era, inoltre, prevista la realizzazione di altri tre borghi di tipo piccolo, senza alcuna denominazione.

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Borghi del periodo autarchico - morfologia

Sulla base dell’organizzazione del tipo di appoderamento l’Istituto V.E. III per il bonificamento della Sicilia propose, quindi, tre tipi di “centro rurale”:

-Piccolo- Medio-Grande

Centro rurale di tipo grande

Centro rurale di tipo medio

Centro rurale di tipo piccolo

Relatore
Note di presentazione
Sulla base dell’organizzazione del tipo di appoderamento l’Istituto V.E. III per il bonificamento della Sicilia propose, quindi, tre tipi di “centro rurale”, un tipo piccolo con il minimo indispensabile dei servizi (poteva comprendere in un solo fabbricato la chiesa, la scuola e l’ambulatorio) ed il più frequente, un tipo grande nel quale raccogliere tutti i servizi occorrenti ad una popolazione civile ed un tipo medio. I servizi pubblici (scuola, chiesa, ufficio postale, stazione dei carabinieri, Casa sanitaria, ufficio dell’Ente, ecc.) erano gestiti dallo Stato o da altri Enti mentre gli altri servizi (trattoria, locanda e botteghe artigiane) erano gestiti dai privati. Nel centro di tipo grande suggerito dall’Ente il consistente numero di edifici consentiva la costituzione di due piazze distinte. Una prima piazza nella quale raccogliere le attività religiose, politiche e culturali del centro (chiesa, casa del parroco, scuola, collettoria postale con posto telefonico, stazione dei Regi Carabinieri (RR.CC.), casa delle organizzazioni del partito e ufficio consorziale) ed una seconda piazza ove raggruppare i fabbricati a destinazione commerciale-industriale (forno con rivendita dei tabacchi e di generi alimentari, osteria con stallaggio, casa degli artigiani, officina del fabbro e del carradore, autorimessa, molino, cabina elettrica e magazzini consorziali). Una collocazione indipendente era prevista, invece, per il fabbricato dei servizi sanitari e la casa cantoniera. Anche il centro di tipo medio proposto dall’Ente, costituito da dieci fabbricati, era organizzato intorno a due piazze, dove la chiesa ed il campanile rappresentavano la massa dominante del centro e nello stesso tempo la separazione ed il collegamento delle due piazze stesse. Mentre il centro di tipo minimo proposto, costituito da sei modesti fabbricati, era imperniato intorno ad una sola piazza.

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Nel gennaio del 1940 con la Legge di «Colonizzazione del latifondo siciliano» venne dato inizio al piano di bonifica, comprendente ben 500 mila ettari di latifondo siciliano, di dimensioni ancora maggiori di quello del Pontino. Tali intervento venne affidato a Nello Mazzocchi Alemanni, già ispettore generale dell’Opera Nazionale Combattenti per l’agro pontino. Con detta legge venne istituito L’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano (ECLS)

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La completa attuazione dell’intervento prevista in dieci anni, prevedeva la realizzazione di oltre 20 mila case coloniche e un 100 centri rurali. Previsione che sembrerebbe addirittura ragionevole, se si pensa che solamente nel primo anno di attuazione, dal 1940 al 1941, vennero costruiti 8 borghi (uno per ogni provincia con esclusione della provincia di Ragusa, priva di terreni a conduzione latifondistica) e 2507 case coloniche.

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I borghi rurali, che ancora oggi vediamo costellare come piccoli punti la vastità del territorio siciliano, nacquero dunque nel segno di una politica ben definita a livello di governo nazionale. Ogni borgo fu intitolato a decorati con medaglia d’oro al valor militare scelti fra gli originari della zona o a qualche martire fascista. Amerigo Fazio, nato a Marsala, I battaglione (camici nera) nei combattimenti dell’Africa orientale (Eritrea), morto in Eritrea nel gennaio del 1936-XVI

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Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di EnnaXXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese–sabato 18 febbraio 201730 maggio 1942

Relatore
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A questi primi otto borghi si affiancò la progettazione di altri cinque borghi completando il quadro generale che prevedeva la costruzione di due borghi per provincia: borgo Bassi, Borsellino, Guttadauro, Callea e Ventimiglia. Alla data del 30 maggio 1942, prima dell’interruzione a causa del precipitare degli eventi bellici, l’ECLS aveva costruito un totale di 13 borghi. Vennero quindi realizzati borgo Fazio e Bassi in provincia di Trapani, borgo Schirò e Borzellino in provinca di Palermo, borgo Gattuso, oggi Petilia, e Guttadauro in provincia di Caltanissetta, borgo Bonsignore e Callea (inizialmente denominato borgo Sparacia) in provincia di Agrigento, borgo Lupo e Ventimiglia in provincia di Catania, borgo Rizza in provincia di Siracusa, borgo Cascino in provincia di Enna, e borgo Giuliano in provincia di Messina. Il secondo borgo realizzato in provincia di Trapani si chiamava borgo Ummari ma poi venne intitolato a «Livio Bassi» Arditissimo pilota da caccia, nato a Trapani, caduto in un bombardamento aereo durante la seconda guerra mondiale. Medaglia d’oro al valore militare (febbraio 1941). Fratello del sindaco Aldo Bassi La costruzione dei borghi non si arrestò neanche a causa della guerra. Come si evince dalla cartina molti altri erano in fase di costruzione o di progettazione.

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Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di EnnaXXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese–sabato 18 febbraio 2017Dai villaggi operai ai borghi della riforma agraria

BORGHI RURALI DEL PERIODO AUTARCHICO (ANNI ‘40)

• Borgo Fazio – Comune di Paceco• Borgo Bassi – Comune di Fulgatore

BORGHI DELLA RIFORMA AGRARIA (ANNI ‘50)

• Borgo Bruca – Comune di Buseto Palizzolo• Borgo Badia – Comune di Buseto Palizzolo• Borgo Runza – Comune di Mazara del Vallo• Dagala Fonda - Castelvetrano (non

realizzato)

Relatore
Note di presentazione
I borghi che oggi tratteremo, sono in particolare quelli realizzati in provincia di Trapani, che costituiscono un piccolo, seppur significativo, campione dei borghi realizzati in Sicilia nei vari anni, prima quelli degli anni ‘40 realizzati dall’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano (E.C.L.S.), poi dall’Ente Riforma Agraria Siciliana (E.R.A.S) ed infine dall’Ente Sviluppo Agricolo (E.S.A.) negli anni ’50-’60. Attraverso l’analisi di alcuni di questi borghi sarà possibile non solo risalire ai caratteri morfologici e tipologici comuni, ma anche a caratteri architettonici tipici, che in parte richiamano l’architettura rurale mediterranea ed in parte le tendenze del nascente movimento razionalista italiano.

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Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di EnnaXXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese–sabato 18 febbraio 2017«… testimonianza del nuovo momento storico e sociale voluto dal regime».

Elemento generatore del borgo è, quindi, la piazza, “… che è luogo di riunione, di contratti, di scambi commerciali, di svaghi. Un borgo senza piazza non avrebbe suggerito al rurale siciliano l’idea del paese”.

Borgo Fazio

Relatore
Note di presentazione
I borghi progettati negli anni ‘40 da architetti siciliani, tra cui soprattutto esponenti della “Scuola di Palermo” (Epifanio, Caracciolo, Mendolia, Marino, Marletta, Baratta, Manetti-Cusa, Gramignani), oltre ad essere il prodotto di una precisa azione di carattere urbanistico ed architettonico dovevano essere testimonianza del nuovo momento storico e sociale voluto dal regime. Dal punto di vista morfologico i borghi dell’ECLS ripropongono in aperta campagna lo schema dell’ideologia urbana, fondata sul nucleo della piazza in cui convergono potere religioso e potere politico. Elemento generatore del borgo è, quindi, la piazza, “… che è, per chi conosce l’abitudine siciliana, elemento di straordinaria importanza: luogo di riunione, di contratti, di scambi commerciali, di svaghi. Un borgo senza piazza non avrebbe suggerito al rurale siciliano l’idea del paese”. Gli architetti siciliani hanno scelto alternativamente la soluzione della piazza aperta o chiusa. Per piazza aperta si intende uno spazio definito per tre lati dalle facciate degli edifici principali e per il quarto lato dal paesaggio. L’impianto planimetrico dei borghi basati sulla piazza aperta “… tende a disporre delle masse che non recingono interamente lo spazio destinato a piazza” ……. quasi che il borgo si snodi e idealmente abbracci tutte le case che saranno disposte nella campagna circostante”. La tipologia della piazza aperta, molto più frequente nei borghi realizzati negli anni ’50, in quelli degli anni ‘40 , è stata invece riscontrata solo a borgo Fazio. Qui l’intera composizione architettonica si sviluppa intorno alla piazza aperta verso la panoramica campagna ove prospettano gli edifici sia del potere politico che religioso e da cui si dipartono “a ventaglio” gli edifici dei servizi. Il borgo si trova in località Guarine, notevolmente isolato, tanto che anche il confine del suo raggio di influenza risulta distante da centri abitati. Tale situazione non sarebbe cambiata neanche in futuro; tre sottoborghi, mai realizzati, erano previsti in corrispondenza del limite del raggio di influenza Borgo Fazio Il progetto originario, datato 22 gennaio 1940 fu redatto dall’architetto Luigi Epifanio L’impianto del borgo è abbastanza originale. E’ sempre presente una piazza centrale, ma questa è aperta su un lato, lungo il quale si trova la principale via d’ingresso, dalla SP45.

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Borgo Cascino

Borgo Borzellino

Relatore
Note di presentazione
Molto più frequente è stata l’adozione della piazza chiusa quale fulcro del complesso edilizio. Piazza rettangolare o quadrangolare con gli edifici disposti su tutti e quattro i lati, a volte attraversata da una strada a volte accessibile solo da un lato alla fine del viale d’accesso alberato o edificato. Sia in borgo Cascino che in borgo Schirò la piazza presenta un asse eccentrico, rappresentato dalla strada di attraversamento , su cui si attestano a baionetta le due emergenze architettoniche, il campanile della chiesa e la torre.

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Borgo Bassi

Relatore
Note di presentazione
Anche borgo Bassi potrebbe dirsi impostato su una piazza aperta verso la campagna con una strada di ingresso ed una di uscita disposte a baionetta. L’assonometria di progetto mostrata in figura non corrisponde effettivamente all’assetto attuale del borgo in quanto il Borgo Bassi cambiò sede per due volte, e con essa planimetria, con trasformazioni non troppo radicali, che riguardarono l’eliminazione del dispensario medico e di una delle strade di accesso, mentre la piazza assume un aspetto speculare a quello dell’originale. La modifica della piazza non si risolve solo in un cambiamento di disposizione degli edifici; anche la chiesa, la cui pianta è asimmetrica per la presenza di canonica e torre campanaria, deve assumere un aspetto speculare.  La piazza guarda ancora verso la campagna, mentre la  rotonda con i sedili, e la fontanella sono scomparse, così come la strada di uscita. Il borgo assume così l’assetto attuale, con un unico, breve, asse viario di accesso che si dirama ad angolo retto dalla SS 113.

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Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di EnnaXXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese–sabato 18 febbraio 2017Borgo Callea

Relatore
Note di presentazione
Tra i pochi esempi di impianto urbanistico fondato su due piazze, come i progetti presentati dall’Ist. V.E. III per i centri di tipo grande possiamo annoverare borgo Callea. Il progetto originario del borgo, redatto dall’arch. Pietro Ajroldi prevedeva un impianto fondato su un asse stradale centrale culminante alle due estremità con le due piazze, quella del potere politico, con la casa del fascio, la sala delle adunanze, la scuola e la trattoria, e quella del potere religioso ove prospettava la chiesa con annessa canonica. La chiesa posta in asse ed alla fine del lungo viale. Particolarmente rilevante in tale impianto era la posizione dell’ingresso al borgo, decentrata e laterale, pensata per un accesso diretto alla piazza principale, quella del potere politico, perfettamente in asse con la torre littoria posta sullo sfondo. L’ingresso, inoltre, doveva avvenire attraverso due edifici simmetrici, destinati a negozi, che avevano l’intento di conferire una sorta di monumentalità ed accentuare l’effetto prospettico verso la piazza e la torre. Alcuni edifici non sono mai stati realizzati modificando del tutto l’impianto iniziale del borgo fondato sull’asse viario di collegamento delle due piazze non più leggibile.

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Borgo Borzellino

Borgo Bassi

Borgo Schirò

Borgo CascinoRapporto prospettico tra la strada di accesso ed il fondale

Relatore
Note di presentazione
Nella composizione planimetrica molta importanza viene data al rapporto prospettico tra la strada di accesso ed il fondale. L’edificio scelto per la prospettiva frontale è nella maggior parte dei casi la Chiesa, la torre littoria o la casa del Fascio. In borgo Borzellino Nella composizione architettonica viene dato molto risalto alla torre littoria, in pietra a faccia vista posta all’ingresso del borgo.

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La torre civica, riprendente simbolicamente quella medievale, è uno dei simboli delpotere fascista. Nei borghi rurali comunque la torre, incorporata o collegata conarchitetture di raccordo al palazzo comunale, assolve alla funzione di torre civica. In essaè, infatti, spesso presente il balcone delle arringhe ad emulazione del celebre balcone dipalazzo Venezia. Quale emblema del potere, la torre assolve anche ad un’altra funzionequella di imporsi sul paesaggio in modo da essere un punto di riferimento per i contadiniper chilometri e chilometri di distanza.

Relatore
Note di presentazione
La torre civica, riprendente simbolicamente quella medievale, è uno dei simboli del potere fascista. Nei borghi rurali comunque la torre, incorporata o collegata con architetture di raccordo al palazzo comunale, assolve alla funzione di torre civica. In essa è, infatti, spesso presente il balcone delle arringhe ad emulazione del celebre balcone di palazzo Venezia. Quale emblema del potere, la torre assolve anche ad un’altra funzione quella di imporsi sul paesaggio in modo da essere un punto di riferimento per i contadini per chilometri e chilometri di distanza.

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Borghi del periodo autarchico – stile «Novecento»

Relatore
Note di presentazione
Da un’analisi dei borghi esistenti è stato constatato come gli elementi caratterizzanti i borghi degli anni ‘40, seppur con notevoli differenze dal punto di vista stilistico ed architettonico legato alle esperienze dei rispettivi progettisti, siano sempre gli stessi: la piazza, la torre civica, l’arco ed i portici. Elementi caratterizzanti i borghi esistenti, di tipo medio e grande, così come i disegni dei progetti tipo messi a punto dall’Istituto V.E. III, sono il campanile e la torre littoria, dalla volumetria compatta, che spiccano, per altezza, rispetto alle altre costruzioni del borgo e svettano sulla campagna circostante, quasi a volere richiamare il valore simbolico delle torri medievali. I disegni dell’Istituto sembrano dare precise indicazioni su determinati elementi architettonici che ricorrono nei borghi rurali siciliani: i portici, l’arco, finestre binate i portici che definiscono il prospetto principale degli edifici o che collegano edifici diversi, che caratterizzano l’ingresso principale all’edificio stesso e la grande varietà di aperture. In questi esempi sono spesso presenti finestre abbinate a due o a tre con interposti filari di mattoni in modo da configurare una specie di finestra a nastro, la lunga finestra rettangolare che caratterizza anche esternamente il vano scala e le finestre ad oblò che movimentano i prospetti degli edifici più rappresentativi (scuole e chiese). Tutti elementi, questi ultimi, appartenenti ad un linguaggio architettonico razionalista o stile «novecento».

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Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di EnnaXXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese–sabato 18 febbraio 2017«… gli architetti siciliani coniugarono le

caratteristiche del razionalismo italiano con quelle dell’architettura rurale siciliana»

Relatore
Note di presentazione
Nei borghi realizzati derivano da quel tentativo, per la maggior parte dei casi riuscito, degli architetti siciliani di coniugare le caratteristiche dell’architettura rurale siciliana con quelle del razionalismo italiano. Il disegno dei borghi fu affidato a noti architetti siciliani che, pur vivendo appieno le correnti architettoniche del momento, già da alcuni anni si erano “interessati all’edilizia siciliana nelle sue forme paesane e rurali”. La scelta di progettisti siciliani, era chiaramente legata alla volontà che i borghi non avessero lo stile “novecento” ma che esprimessero la loro sicilianità, consistente cioè in un’architettura chiusa, sobria, congeniale alla natura ed ai paesi della Sicilia, non internazionale o nordica. Epifanio, Caracciolo, …….. Studi su Erice

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Note di presentazione
la sede del PNF, anch’esso su due elevazioni l’accesso al primo piano avveniva con una scalinata esterna, che conduceva ad un balcone con funzione di arengario, soluzione smile a quella adottata per borgo Schirò e borgo Rizza.

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Relatore
Note di presentazione
Il differente trattamento delle superfici in corrispondenza degli stipiti, delle parti basamentali e dei cantonali caratterizzanti i borghi siciliani derivano da quel tentativo, per la maggior parte dei casi riuscito, degli architetti siciliani di coniugare le caratteristiche dell’architettura rurale siciliana con quelle del razionalismo italiano.

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La scuola è oltre la piazza, lungo l’asse viario di accesso, unico edificio che si sviluppa esclusivamente su una sola elevazione

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Chiesa di S. Orsola (Edificata nel XV sec. ) e chiesa di Sant’Antonino

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Ancora un forte carattere dell’architettura rurale siciliana ha l’edificio delle botteghe artigiane di borgo Bassi

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Arco emblema del Neoclassicismo monumentale caratterizzante lo stile «Littorio»

Relatore
Note di presentazione
Tra gli elementi formali l’arco è invece quello che maggiormente caratterizza i borghi. Di derivazione classica, l’arco in serie viene variamente usato per la creazione di portici antistanti agli edifici Stile Littorio ispirato al Neoclassicismo

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Note di presentazione
…., per collegare edifici differenti, per creare differenti accessi dalla campagna circostante o in alcuni casi, …. Arco utilizzato come elemento che definisce i portici che collegano vari edifici Il portico, elemento di derivazione nordica, nei borghi siciliani viene utilizzato più che come elemento funzionale come elemento unificante architettonicamente gli edifici del borgo. Inoltre in funzione del tipo di edificio cui è accostato assume diverse connotazioni.

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Note di presentazione
isolato, viene utilizzato come accesso trionfale al borgo (borgo Bassi), a reminiscenza degli archi trionfali che immettevano negli antichi fori romani. In borgo Bassi la presenza del grande arco di trionfo posto all'ingresso é caratteristica unica tra i borghi ECLS Questo arco non aveva solo funzione simbolica ma era anche funzionale in quanto al proprio interno erano contenute le vasce di serbatoio

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Note di presentazione
Guardando questo quadro di De Chirico sembra di guardare uno scorcio di borgo rurale degli anni ‘40. E’ stato, e continua ad essere ritrovato un parallelismo tra almeno alcuni dei primi otto borghi ECLS e la pittura metafisica di Giorgio De Chirico, con particolare riferimento alla sua serie pittorica “Le Piazze d’Italia”. Lo stile architettonico dell’epoca fascista dei borghi si manifesta come neoclassicismo monumentale, con elementi e strutture stilistici peculiari tra i quali possono essere individuati l’arco ( la cui tipologia può variare dall'arco a tutto sesto alla piattabanda), la colonna e la torre.

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Borghi del periodo autarchico - tecnologia

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Note di presentazione
Per quanto riguarda le tecniche costruttive per i borghi realizzati negli anni ’40 si riscontra, invece, per i vari elementi tecnici un accostamento tra tecniche consolidate della tradizione costruttiva e nuove soluzioni tecnologiche. Ricordiamo, infatti, che nel periodo tra le due guerre mentre in Europa si andava affermando l’uso delle strutture intelaiate, in Italia il cemento armato stenta ad essere compreso ed utilizzato come un sistema costruttivo e viene usato solo per alcuni elementi dell’organismo edilizio quali sbalzi, scale, cordoli di appoggio dei solai. Le costruzioni infatti, mantengono la struttura portante in muratura, informe o con conci squadrati, e coperture lignee, tipiche della tradizione costruttiva locale, mentre solai, architravi, scale e sbalzi, archi di alcuni porticati come quelli che delimitano la piazza di borgo Borzellino, vengono realizzati in cemento armato. Soprattutto per i solai, si assiste ad un abbandono del legno, materiale tradizionalmente usato per gli orizzontamenti ed all’avvicendarsi dell’uso di materiali e soluzioni tecnologiche innovative, come il cemento armato ed il laterizio. Si vengono così a definire delle costruzioni cosiddette “miste” in cui si ha una grande eterogeneità di materiali e tecniche costruttive. Si hanno nello stesso edificio solai piani in cemento armato e coperture inclinate con struttura lignea, oppure strutture miste con capriate in cemento armato e travi e tavolato in legno. O ancora architravi in legno ed archi in cemento armato. A proposito dei tetti, è interessante rilevare che le coperture inclinate, che concludono le fabbriche dei borghi degli anni ’40, anche se in alcuni casi sono latero-cementizie, come in borgo Petilia e borgo Schirò, originariamente erano come tutte le altre ancora esistenti in legno secondo la tradizione costruttiva locale.

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I borghi della riforma agraria

Relatore
Note di presentazione
Ma la vera svolta, cioè il vero passaggio dal latifondo e dal bracciantato alla piccola proprietà contadina si ebbe grazie alla legge n. 104 emanata dalla Regione siciliana nel 1950, intitolata “Riforma agraria in Sicilia”. Nonostante il rapido progresso tecnologico che portò negli anni Cinquanta alla meccanizzazione in agricoltura, cioè l’uso di macchine a motore che implicava non solo implicava l’industrializzazione delle attività agricole ma anche, con i mezzi di trasporto motorizzati, la possibilità di spostamenti molto più agevoli e su distanze ben maggiori di quelle che potevano venire coperte, a piedi, solo una quindicina d’anni prima. ………………., la riforma agraria in Sicilia non previde un incremento dell’estensione dei poderi assegnati, bensì una riduzione; mentre la pianificazione della costruzione dei borghi continuò secondo lo stesso criterio adottato prima, con i medesimi raggi di influenza, e servizi analoghi a quelli stabiliti in epoca ECLS, pensati in funzione di spostamenti effettuati prevalentemente a piedi. 

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Note di presentazione
….si proseguì anche nella politica di appoderamento delle campagne fino ad allora portata avanti; nella convinzione che per la reale trasformazione fondiario-agrario dei lotti assegnati era necessario l’insediamento stabile delle famiglie contadine nelle campagne. Continuando con la classificazione precedente i borghi venivano suddivisi sempre in tre tipi, denominati A, B e C, praticamente corrispondenti ad i borghi grandi, medi e piccoli del periodo autarchico. (sempre legati da un concetto di dipendenza gerarchica).

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Borgo Baccarato Borgo Portella della CroceAmpliamento borgo Cascino

Relatore
Note di presentazione
Negli anni ’50 all’idea del borgo rurale non residenziale cioè costituto da soli servizi, fino ad allora portata aventi ed attuata si andava sostituendo quella del borgo residenziale, che comprendesse oltre ai servizi anche le residenze dei coloni, secondo quello che era stato il sistema di appoderamento adoperato nell’agro pontino. Per molti borghi già costruiti vennero previsti dei piani di ampliamento con l’inserimento di fabbricati residenziali. Ricordiamo i progetti di ampliamento di borgo Fazio, Callea, Cascino e Bonsignore. oltre alle summenzionate unità abitative, comprendeva anche ambulatorio veterinario e mattatoio, molino, magazzino, e lo spostamento della casa sanitaria in un edificio a parte, nonché gli alloggi separati per ostetrica, impiegato comunale e custode del borgo. Ma i relativi lavori non vennero mai nemmeno iniziati

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Borghi della “Riforma agraria” - morfologia

Borgo Baccarato Borgo Portella della Croce

Borgo Manganaro

Relatore
Note di presentazione
Mentre dal punto di vista morfologico i borghi della riforma agraria rimarcano i modelli sperimentati negli ‘40 dall’ECLS ma non mostrano altrettanti valide caratteristiche architettoniche, soprattutto nel caso in cui la progettazione era affidata a tecnici dell’Ente, poco interessati al nuovo linguaggio architettonico e che proponevano spesso progetti tipo per differenti collocazioni. Per quanto riguarda l’impianto di tali borghi sono state riscontrate le due tipologie: a piazza aperta e piazza chiusa. Alla tipologia con piazza chiusa appartengono borgo La Loggia, borgo Baccarato e borgo Badia. Mentre i borghi Manganaro e Portella della Croce riprendono ad esempio l’impostazione con piazza aperta.

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Borghi della “Riforma agraria” – morfologia e tipologia

Relatore
Note di presentazione
In entrambi i borghi la chiesa domina la piazza e la circostante campagna ed essendo i borghi di tipo grande quindi con un rilevante numero di edifici, si ha la concentrazione degli edifici rappresentativi (chiesa, ufficio dell’ente, scuola, delegazione municipale, ufficio postale e stazione dei carabinieri) intorno alla piazza ed una distribuzione dei servizi (ambulatorio medico, rivendita e trattoria, botteghe artigiani ed alloggi) ai margini sinistro e destro della piazza e lungo la strada di accesso.

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Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di EnnaXXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese–sabato 18 febbraio 2017Borgo Portella della Croce

Baccarato Bruca

Relatore
Note di presentazione
Dal punto di vista architettonico i porticati ad arco vengono sostituiti da un sistema di travi e pilastri lineari. Le modanature in mattoni o in pietra da taglio, che arricchivano stipiti e mostre, vengono eliminati per lasciare spazio a superfici semplicemente intonacate con la sola parte basamentale rivestita in pietra. Anche dal punto di vista formale gli edifici risultano molto semplici: si tratta perlopiù di volumi parallelepipedi con qualche risega e sporgenza. Le coperture risultano quasi sempre piane eccetto che per la chiesa dove era necessario coprire grandi luci. Viene soppressa la torre littoria, lasciando quale unico elemento di spicco dell’intera composizione il campanile della chiesa.

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Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di EnnaXXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese–sabato 18 febbraio 2017Asilo

Scuola

Sede coperativa

Relatore
Note di presentazione
Tra il 1958 ed il 1959 furono redatti diversi progetti di borghi, costituiti da alcuni edifici-tipo, raggruppati in diverse disposizioni o combinazioni. Questo è il periodo nel quale si verifica la scomparsa delle chiese dai progetti; i borghi vengono così denominati “di tipo ridotto”, presumibilmente perché non sono più classificabili come borghi”C”. L’elemento di aggregazione, costituito dall’edificio ecclesiastico, viene in un certo modo sostituito, forse seguendo i dettami dell’articolo 2 della legge 104, dalla sede cooperativa.  Tra tipologie fondamentali: un asilo , una scuola-ambulatorio, una scuola semplice, e due diversi progetti di cooperativa-magazzino I due edifici destinati a sede cooperativa e magazzino sono basati sullo stesso principio: due costruzioni distinte unite da un portico. Una delle due costruzioni, su due elevazioni, avrebbe ospitato una sala ricreativa e lo spaccio, l’altra due magazzini. La differenza tra i due edifici consiste nella posizione reciproca delle due costruzioni, e conseguentemente nel portico di unione  Di questa tipologia a Trapani ne sono stati realizzati due. Borgo Runza e borgo Badia.

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Note di presentazione
Borgo Badia è stato ceduto al comune di Buseto Palizzolo in data 23 aprile 1975 in ossequio alla legge 890 del 1942.

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Note di presentazione
Borgo Badia – Borgo ridotto (numero minimo di servizi La prima stesura del progetto di Borgo Badia è datata 13 giugno 1958. Il borgo sarebbe stato a servizio dei 48 lotti di PR 347, 351, 372 e 558 Sarebbe stato ubicato lungo quella che attualmente è la SP 22, discosto da essa di un centinaio di metri; una strada d’accesso, già progettata, avrebbe congiunto il borgo alla provinciale. Venne però richiesto uno spostamento più a Nord, e redatto un nuovo progetto datato 29.4.1959.�il borgo, con lo spostamento, “guadagnò” anche una chiesa, progettata successivamente ed inserita nella nuova planimetria. Tale caratteristica rende unico Badia tra i borghi di questo gruppo; peraltro, esso sarebbe costituito dalla presenza dei tre edifici 1), 3) e 5), come borgo Runza e molti altri. La presenza della chiesa, invece, ha consentito di creare una piazza quadrangolare , chiusa su tre lati e con accesso da Nord

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La nuova sede del borgo era stata individuata lungo la SS 187; la strada d’accesso (attualmente via Sebastiano Bonfiglio), posta esattamente lungo la direttrice Nord-Sud, sbocca direttamente nella piazza, la cui quinta Sud è costituita dalla chiesa. A questa è quindi affidato l’impatto visivo all’ingresso, come nelle migliori tradizioni ECLS

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Borghi della “Riforma agraria” - tecnologia

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Nei borghi costruiti negli anni ’50 si ha invece un completo abbandono della struttura muraria e l’uso del cemento armato per tutte le parti strutturali, in ciò agevolato dall’organizzazione del cantiere edilizio seguito alla ricostruzione postbellica. La struttura portante risulta a telaio in c.a. con fondazioni a travi rovesce, i solai ed anche le coperture sono realizzati con l’ormai consolidata tecnica del cemento armato e laterizio.

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Con la meccanizzazione si ha l’abbandono dei borghi rurali soprattutto quelli distanti dai centri abitati con la conseguente distruzione………………… Tutto questo disastro sembra essere avvenuto tra il 2008 ed il 2010. In meno di 2 anni sono crollati sede ECLS, sede PNF, facciata della chiesa, cortile della canonica, part. della tratt. Attualmente Borgo Fazio è frequentato solo occasionalmente da pastori ed agricoltori della zona, oltrechè dai solito appassionati di soft air gun.

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i borghi vengono frequentemente usati come scenario di guerra da coloro che si dedicano al soft air gun.

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La “Via dei borghi”, è un progetto volto alla valorizzazione e rivitalizzazione dei “Borghi rurali siciliani” uniformemente distribuiti all’interno del territorio regionale ed attualmente in gran parte in stato di abbandono e degrado. Il progetto, che riguarda solo alcuni di detti borghi, oggi appartenenti al demanio regionale (gestito dall’Ente Sviluppo Agricolo – E.S.A.) ed a quello dei Comuni, propone il preliminare recupero del patrimonio edilizio abbandonato o sottoutilizzato, la sua rifunzionalizzazione e la sua messa in rete a fini turistico-culturali. La “Via dei borghi” è un’asse ideale, lungo circa 200 km, che unisce otto borghi, Bruca, Borzellino, Schirò, Portella della Croce, Vicaretto, Petilia, Baccarato, Lupo, e che attraversa l’entroterra siciliano da occidente ad oriente. Ogni borgo con specifica destinazione d’uso, costituisce una tappa di un percorso turistico-culturale unitario, che si differenzia dai circuiti turistici tradizionali rivolti principalmente ai beni monumentali ed archeologici dei grandi centri dell’Isola e dal turismo stagionale che interessa i centri costieri e le isole. Tale turismo culturale, che interseca le peculiarità storiche e tradizionali delle varie località con gli aspetti turistici, grazie alle favorevoli caratteristiche climatiche in ogni stagione, potrebbe innescare un processo di rivalutazione dell’ambiente rurale e del settore agricolo, oltre ad attrarre numerose iniziative fieristiche dell’isola. I collegamenti tra i vari borghi, che non distano più di 50 chilometri l’uno dall’altro, prevedono tracciati alternativi (percorsi a cavallo ed in bicicletta), che sfruttano tratti ferroviari dismessi, oggetto di interventi pubblici per la costituzione di greenways, regie trazzere e sentieri all’interno di riserve naturali. In particolare l’ippovia segue percorsi sterrati dotati di punti di sosta e abbeveratoi esistenti, mentre il percorso ciclabile attraversa i centri abitati su viabilità secondaria e su tratti sterrati con lievi pendenze. Le destinazioni d’uso previste per ogni borgo sono connesse alle peculiarità monumentali, archeologiche, antropologiche e naturalistiche dei vari territori, ad esempio borgo Baccarato è connesso al distretto turistico-archeologico di Piazza Armerina-Morgantina e borgo Bruca con l’area archeologica di Segesta, mentre borgo Schirò e borgo Portella della Croce possono facilmente essere collegati con le riserve naturali di bosco Ficuzza e monte Carcaci e con le aree tutelate dei monti Sicani. In ogni borgo sono previsti una serie di servizi connessi al circuito turistico quali stazioni di noleggio, sosta ed assistenza per le greenways, centri informativi su tutte le iniziative del comprensorio e di tutti gli altri borghi in rete (infopoint, etc.), locali di esposizione e di vendita dei prodotti tipici locali, spazi per attività didattiche e promozionali legate alle tradizioni produttive ed alimentari locali.

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Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di EnnaXXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese–sabato 18 febbraio 2017Borgo Bruca (1953-1958)

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Il primo borgo ad essere stato recentemente recuperato è borgo Bruca, punto di partenza della “Via dei borghi” dalla Sicilia occidentale , crocevia di località storiche, naturalistiche e turistiche di grandissimo richiamo (Segesta, Erice, aree naturalistiche e balneari della riserva dello Zingaro, di San Vito Lo Capo, Scopello, Castellammare del Golfo). L’intervento di recupero è stato realizzato con fondi comunitari su progetto redatto nel 2011 dall’Ufficio Tecnico dell’E.S.A., in seguito ad accordi di programma con il Comune di Buseto Palizzolo cui il borgo è stato ceduto nell’aprile del 1975 nell’ambito di una normativa regionale che prevedeva la cessione di alcuni borghi alle Amministrazioni Comunali Borgo Bruca fa parte dei borghi realizzati negli anni ’50, in attuazione dei piani di riforma agraria operati dalla Regione siciliana . Il borgo, realizzato tra il 1953 ed il 1958 su progetto degli ingg. G. Tesoriere e A. Cocuzza, presenta una serie di edifici destinati a servizi (chiesa con annessa canonica, scuola con alloggio degli insegnanti, delegazione municipale e ambulatorio medico con alloggi, ufficio postale e caserma carabinieri con due alloggi, uno per l’ufficio postale ed uno per i carabinieri ). Il borgo ripropone una delle composizioni planimetriche dei borghi degli anni ’40, con gli edifici disposti a “C” intorno alla “piazza aperta” verso la campagna circostante.

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Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di EnnaXXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese–sabato 18 febbraio 2017

Relatore
Note di presentazione
Dal punto di vista architettonico il borgo, così come gli altri del periodo, presenta una semplificazione dei volumi, delle forme e delle superfici, ormai prive di modanature e semplicemente intonacate; i volumi semplici e squadrati degli edifici risultano movimentati solo da porticati con esili pilastri in calcestruzzo armato ed arricchiti da un basamento in pietrame a faccia vista, riproposizione di caratteristiche dell’architettura vernacolare siciliana. Unico elemento architettonico predominante, oltre che per la posizione centrale e dominante l’intera composizione planimetrica, è la chiesa. “La composizione richiama lo schema classico con tetto a capanna e campanile da una parte…” che si riscontra nelle chiese dei vari borghi del periodo con alcuni particolari caratterizzanti. “Un particolare elemento decorativo è rappresentato dal pronao con l’ampio arco che sporge e stacca il chiaroscuro della parte curva dalla serenità della parte piana. La limpidezza delle pareti esterne è interrotta solo da strisce in marmo orizzontali”.

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Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di EnnaXXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese–sabato 18 febbraio 2017

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L’intervento di recupero ha riguardato buona parte degli edifici del borgo (chiesa, caserma dei carabinieri, ufficio postale e delegazione municipale) con tipologie di intervento differenti a seconda dello stato di degrado dei vari edifici, oltre alla sistemazione della piazza. Il progetto per un importo complessivo di Euro 1.000.000,00 proponeva una serie di interventi volti alla conservazione di un bene di valore storico-culturale. Il progetto, di tipo conservativo, mantiene inalterati gli impaginati dei prospetti, ed ove possibile le distribuzioni interne, ed i materiali. Gli interventi hanno, quindi, riguardato il consolidamento delle murature e dei solai latero-cementizi ed il rispristino, con gli stessi materiali locali, delle finiture mancanti, definitivamente non recuperabili, o di quelle sostituite impropriamente nel corso degli anni (infissi in legno, pluviali, marmi e rivestimenti di pietra calcarea delle cave di Custonaci, intonaci di tipo Li Vigni). Le uniche modifiche hanno riguardato gli adeguamenti degli impianti alle nuove normative (es. impianto di climatizzazione estate-inverno) ed in particolare l’uso di nuovi materiali per il miglioramento del rendimento energetico (pannelli isolanti, vetro-camera, ecc.). Per i locali dell’ex delegazione municipale, fino a poco tempo fa in uso come abitazione ed interamente in buono stato, si è intervenuto solo sull’esterno, con il rifacimento dei prospetti che presentavano macchie, efflorescenza, patina biologica e con il ripristino delle strutture. del porticato con estese fratturazioni e distacchi a causa dell’ossidazione delle armature. Inoltre, al fine di ripristinare la configurazione formale e volumetrica originale sono state demolite due superfetazioni sulla terrazza sovrastante il portico. Più consistenti, sia dal punto di vista strutturale che impiantistico, sono stati, invece, i lavori di recupero dell’edificio che ospitava la caserma carabinieri e l’ufficio postale, destinati a centro polifunzionale per la promozione del territorio e delle attività turistico-culturali attraverso alcuni servizi di assistenza. I locali a piano terra ed alcuni a primo piano dell’ex ufficio postale sono stati riservati alla promozione dei prodotti agro-alimentari (con esposizione e degustazione) e delle lavorazioni artigianali tradizionali con dimostrazione delle stesse. L’edificio dell’ex caserma è stato, invece, adibito a locali di servizio per le attività turistico culturali di Segesta e ambientali di bosco Scorace e per quelle connesse con la “Via dei borghi”. I locali del piano terra, prospettanti la piazza, sono stati adibiti ad infopoint e quelli sul retroprospetto a servizi per l’ippovia, noleggio e assistenza meccanica per le greenways.

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Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di EnnaXXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese–sabato 18 febbraio 2017

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Prof. T. Basiricò - Università “Kore” di EnnaXXXI Corso di Cultura –Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese–sabato 18 febbraio 2017

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Per quanto riguarda la chiesa, esempio tipico dell’architettura religiosa presente nei borghi rurali, è stato effettuato il ripristino dei prospetti, dando risalto all’elegante facciata bicroma, scandita da fasce orizzontali intonacate di colore bianco, a richiamo del colore del marmo con cui, come si legge nella relazione di progetto, dovevano essere realizzate. La nitidezza di tale bicromia era stata purtroppo smorzata negli anni dai numerosi degradi fisiologici: depositi superficiali, estesi sull’intera superficie, concrezioni in corrispondenza delle pareti esposte a nord e macchie al di sotto delle fasce orizzontali dovuti all’incuria ed al tempo. Per quanto riguarda, invece, i distacchi e le lacune sul cordolo di copertura e sul campanile, è stato effettuato un risanamento delle strutture mediante asportazione della parte di calcestruzzo degradata, trattamento di pulitura e passivazione dell'armatura e rifacimento del copriferro. Per il tetto è stato effettuato il rifacimento del manto di copertura in tegole marsigliesi attraverso la dismissione ed il ricollocamento di buona parte delle stesse, previa stesura del manto di impermeabilizzazione. Anche per gli infissi in profilato di ferro ossidati e privi di tenuta, l’intervento è stato di semplice riparazione delle parti arrugginite e di integrazione delle lacune dei telai. Si auspica che questo intervento possa divenire progetto pilota per la realizzazione degli altri progetti della “Via dei borghi” anche usufruendo dei prossimi finanziamenti del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (F.E.S.R. 2014-2020).