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IN QUESTO NUMERO :

/ laici nelle comunità della Chiesa

Vacanze con i figli

Don Mantovanivisto da un giornalista

Un tesoro per la Chiesa :le vocazioni adulte

Vita da Kivari, semplice e rude

Cristianesimo maturonella Terra dei Liberi

IN COPERTINA :Indi Xavantes (Mato Grosso-Brasile) . Questipiccoli figli della selva nei loro primi contatticon la civiltà rivelano intelligenza, buonedisposizioni e un elevato grado di assimila-zione di spirito cristiano

l membri del Consiglio Superiore della Congregazione Salesiana a/ lavoro, sotto lapresidenza del Rettor Maggiore. Sul loro tavolo i problemi di tutta la Congregazione

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PANORAMICAD ELL APOSTOLATODEI LAICI

La salvezza offerta da Dio al mondo per mezzodi Gesù deve essere conosciuta : l'evangelizzazioneè il primo campo di apostolato . Anche se in mododel tutto proprio esso è affidato ai ministri di Dio,i documenti del Concilio richiamano anche i laicicristiani a questo dovere . La costituzione sullaChiesa ricorda « quegli uomini e donne che aiuta-vano l'apostolo Paolo nell'evangelizzazione, fati-cando molto per il Signore » .

Certo la vita cristiana integralmente vissuta, ilbuon esempio, la testimonianza cristiana nei varistati di vita, sono già di per sè un "annuncio" delVangelo, come attesta Gesù quando dice : « Vedanogli uomini le vostre opere buone e diano gloriaa Dio »; ma l'appartenenza alla Chiesa e la soli-darietà con Cristo capo, chiama tutti i fedeli acooperare direttamente all'evangelizzazione, quandose ne dà l'occasione o quando sono espressamenteinvitati .

I laici possono essere il ponte che dal clero giungealle varie situazioni umane, i messaggeri del Van-gelo atteso e ancora non giunto in molti ceti di per-sone, i traduttori in linguaggio vicino alla sensibi-lità umana particolare di determinati ambienti .Talora essi possono supplire il clero assente o insuffi-ciente o scacciato . Sempre essi, proprio perchèimmersi nel contesto del mondo da evangelizzare,sono dei preziosissimi interpreti delle ansie degliuomini presso il magistero ecclesiastico, come hannoluminosamente dimostrato gli interventi degli os-servatori laici al Concilio Vaticano .Se essi non parlassero, il Vangelo sarebbe per

sempre interdetto a molte situazioni ; Cristo sa-rebbe senza mani per gestire, senza piedi per cam-minare, senza occhi per vedere, senza voce perparlare, quasi persino senza cuore per amare seessi, membra sue, non si mettessero generosamentea sua disposizione .

Per dare al mondoun'anima cristiana

Preziosa nel campo dell'evangelizzazione, l'operadei laici diviene insostituibile nel campo dell'ani-mazione cristiana dell'ordine temporale, della con-sacrazione del mondo, cioè nella parte dell'operadella salvezza, che deve orientare di nuovo a Dioil creato che il peccato ha distorto e disorientato .È l'affermazione della regalità di Cristo e di Dioper mezzo dell'ufficio regale che i fedeli tutti, rice-vono dalla loro appartenenza al corpo mistico diCristo Re. C'è qui - afferma il Concilio - uncampo immenso aperto all'impegno dei laici, che«servendo Cristo anche negli altri, conducono,con umiltà e pazienza, i loro fratelli al Re, servireal quale è regnare. Il Signore, infatti, desidera di-latare il suo regno anche per mezzo dei fedeli laici »(Lumen Gentium, n . 36) .

Per animare cristianamente l'ordine temporaleè necessario prima di tutto avere una conoscenzaprofonda della sua realtà ; del suo ordinamento alfine ultimo dell'uomo ; della bontà che gli derivadalla creazione; del servizio che può rendere allapersona umana; della gloria che il suo ordinamentopuò dare a Dio. Qui è il campo vastissimo dellafilosofia, della cultura, della tecnica da porre alservizio dell'uomo e di Dio . Qui è l'esercizio deivari uffici temporali come servizio reso alla co-struzione di un mondo di giustizia, di carità, dipace. Qui l'acquisto di una competenza nei campidel proprio lavoro, per meglio rispondere alle at-tese del mondo . Qui, infine, l'impegno di operareper il risanamento delle istituzioni e delle condi-zioni del mondo. In una parola : l'economia, lasociologia, la politica, la vita sindacale, la vitacivica ecc . Ecco le parole della Costituzione conci-liare: «Per loro vocazione è proprio dei laici cer-

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care il regno di Dio trattando le cose temporali eordinandole secondo Dio . Vivono nel secolo, cioèimplicati in tutti e singoli i doveri e gli affari delmondo e nelle ordinarie condizioni della vita fa-miliare e sociale, di cui la loro esistenza è comeintessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuirequasi dall'interno a modo di fermento, alla santifi-cazione del mondo mediante l'esercizio del pro-prio ufficio e sotto la guida dello spirito evangelico,e in questo modo a manifestare Cristo agli altri,principalmente con la testimonianza della lorostessa vita, e col fulgore della loro fede, della lorosperanza e carità . A loro quindi particolarmentespetta di illuminare e ordinare tutte le cose tem-porali alle quali sono strettamente legati, in modoche sempre siano fatte secondo Cristo, e crescano esiano di lode al Creatore e al Redentore » (LumenGentium, n. 31) .

L'animazione cristiana ci darà il progresso cri-stiano e così avremo la glorificazione di Dio nell'or-dine temporale. I beni temporali sono ambigui :possono servire al bene o al male ; tocca ai laici,che ne hanno la responsabilità, ordinarli al bene,cioè al servizio dell'uomo e alla gloria di Dio .

Si dilatanogli spazi della carità

Ai messi di Giovanni che gli chiedevano il segnodella sua messianità, Gesù disse : « Andate a rife-rire a Giovanni quel che udite e vedete : i ciechivedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mon-dati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri èannunziata la buona novella, ed è beato chi non siscandalizza di me » . In queste parole di Gesù èesemplificato il posto preminente che nel Regno diDio ha la carità, fermento della salvezza, legge delnuovo popolo di cui Cristo è il Re . Nella caritàsi realizzano la legge e i profeti, cioè l'attesa del-l'Antico Testamento ; essa è il comandamento nuovo,cioè tutta la novità portata da Gesù nel nuovo,rapporto di figli di Dio e di fratelli in Lui ; essa èil segno che notifica, tra di loro e a tutti, i seguacidi Gesù; essa diverrà anche il richiamo più po-tente di tutti gli uomini all'ovile di Cristo. Nelsuo duplice aspetto di amore di Dio, di cui sideve procurare la gloria, e di amore del prossimo,di cui si deve favorire la salvezza, la carità è ilfondamento regale dell'apostolato dei Laici .

Il nostro tempo offre alla carità un campo vastis-simo di lavoro . Il nostro tempo ha realizzato l'au-gurio di Sant'Agostino : « Si dilatino i campi ope-rativi della carità! ». Abolendo le distanze con irapidissimi mezzi di trasporto ; rendendo simulta-

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neamente presenti a tutti gli uomini le situazionidi bisogno, di indigenza e di intervento in tuttoil mondo per mezzo degli strumenti di comunica-zione sociale, aumentando con i ritrovati dellatecnica e del progresso le possibilità di presenza edi aiuto; facilitando per mezzo di intese interna-zionali, sempre piú vaste e agili, la cooperazione ditutti là dove condizioni penose lo richiedono inmodo urgente; facendo intravedere, con sistemi disicurezza sempre più perfezionati, anche la pos-sibilità di eliminare il flagello ricorrente della guerra,gli uomini del nostro tempo hanno aperto all'apo-stolato una prospettiva che, trasbordando daglistessi confini un tempo sterminati ed oggi angustidella terra, si affaccia, con le imprese spaziali, alledimensioni misteriose dello spazio non più negatoagli uomini . La carità, che è un divino fermento,non si esaurirà nemmeno in queste dimensioni,avrà sempre qualche altra cosa da dire. Perchèla scienza finisce e anche la fede si esaurisce,e si compie la speranza, ma la carità è ine-sauribile .

Ebbene la carità rende inesauribile anche l'im-pegno dell'apostolato dei laici ; e siccome qui interra la carità si applica specialmente a situazionitemporali, essa diviene in tutti i campi lo stru-mento più valido anche per l'animazione cristianadel mondo, che è il "proprio" dell'apostolato deilaici.

Esempi recenti confortano questa visione .

UN SECOLO PRIMA DEL CONCILIO

Don Bosco divinò, or è un secolo, con l'intui-zione del genio e della santità, quella che dovevaessere più tardi nel mondo cattolico la mobi-litazione del laicato contro l'azione del mondonemico della Chiesa .

PIO XII

Il sacerdote può lavorare con zelo nel sacroministero ; ma la cooperazione morale e mate-riale appartiene di preferenza alle persone chevivono nel secolo, entro le officine, negli ufficicivili, nel commercio. Essi possono con maggiorlibertà e con maggiore facilità conoscere i bi-sogni e meditare sui mezzi atti a provvederci .

DON BOSCO

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Il loro apostolatonon ha limiti

Per comprendere quale immenso campo siaaperto all'apostolato dei laici, sarebbe necessarioriepilogare quel singolare documento che concludeil lavoro del Concilio, il cosiddetto —schema 13",che inizia con le significative parole : « Le gioie e lesperanze, le tristezze e le angosce degli uominid'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro chesoffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezzee le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è digenuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore » .

Dimensioni della presenza della Chiesa nel mondo,dimensioni dell'apostolato .

Presenti nella Chiesa, i laici possono aiutare laloro parrocchia e la loro diocesi, come quegli uo-mini e donne che aiutavano gli Apostoli nella pre-dicazione. Possono condurre chi sta lontano, co-municare la parola di Dio nella catechesi indivi-duale e in quella organizzata, amministrare i benidella Chiesa, mettere le loro competenze al ser-vizio della comunità, aiutare le esigenze della pa-storale che sono sempre più vaste, sostenere leopere missionarie, la stampa, le associazioni di ca-tegoria, le opere caritative, il tempo libero .

Impegnati nella loro famiglia, cellula su cui laChiesa e la società cristiana si fondano e crescono,essi possono restituire all'amare cristiano, da cuila famiglia nasce, la sua purezza; darsi reciprocatestimonianza di fede, di speranza e di carità ;educare cristianamente i loro figli, esigere che lasocietà li aiuti in questa opera ; scoprire le voca-zioni, educarle e custodirle ; dare esempio di ma-trimonio santo, indissolubile, radiante di aperturaverso altri nuclei familiari; rivendicare i suoi di-ritti - legislazione, scuola, alloggi, sicurezza, la-voro -; tutto il numero 11 del decreto sull'aposto-lato dei laici è un documento base dove si richia-mano le possibilità grandiose di apostolato fami-liare, a cui si chiede di assicurare il permanere delcristianesimo nei paesi cristiani e il suo radicarsinei paesi dove per la prima volta viene annun-ziato .

Un altro campo, collaterale e conseguente alla fa-miglia, è quello della gioventù verso cui il Concilioguarda con particolare speranza e con cui vuoleche si instauri da parte degli adulti «un dialogoamichevole, che permetta . . . passando sopra alladistanza di età, di conoscersi reciprocamente, e dicomunicarsi reciprocamente le proprie interioriricchezze » (Decreto, n . 11) .

Immessi nella società, i laici lavoreranno a co-struire una "cristianità" che non sia lontana dallelinee della "città celeste", a cui anche essa devecooperare a condurre gli uomini . « L'impegno diinformare dello spirito cristiano la mentalità e i

Apostolato dei mezzi di comunicazione sociale . Questi quattroallievi dell'istituto Don Bosco di Woluwe-St.-Pierre, vincitori inuna trasmissione della televisione belga dedicata ai giovani, sipreparano a svolgere il loro apostolato in un settore dove urgonopiù che altrove gli apostoli laici

costumi, le leggi e le strutture della comunità ~ncui uno vive, è compito e obbligo proprio dei laicie che dagli altri non può essere debitamente com-piuto. Essi completano la testimonianza dellavita con la testimonianza della parola . Nel campodel lavoro o della professione o dello studio, del-l'abitazione, del tempo libero e delle associazioni,sono i più adatti ad aiutare i loro fratelli » (Decreto,n. 13) .

Il decreto sull'apostolato dei laici spezza la suaultima lancia esortandoli a non rimanere chiusinel loro individualismo, ma a recare il proprioapporto alle organizzazioni di apostolato . In unmondo dove tutto si organizza e si pianifica, anchel'apostolato vuole le sue organizzazioni . Il capi-tolo IV del decreto si chiude anzi con una prospet-tiva offerta ai più generosi, la prospettiva dellaconsacrazione all'apostolato . « Nella Chiesa sonodegni di particolare onore e di raccomandazionequei laici, celibi o uniti in matrimonio, che si con-sacrano in perpetuo o temporaneamente al ser-vizio delle istituzioni e delle loro opere, con lapropria competenza professionale . È per essa digrande gioia vedere crescere sempre più il numerodei laici che offrono il proprio servizio alle associa-zioni e alle opere di apostolato . . . ». È un appelloche ogni laico cristiano deve meditare ; è un invitoche riguarda tutti; i più generosi rispondano!

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LA SICILIAHA FESTEGGIATODON RICCERI

Dietro l'insistente invito dei suoi concittadini, il Rettor Maggiore nell'aprile scorso ha visitatoMinéo. Ha sostato anche in diverse case salesiane della Sicilia, festeggiato con viva simpatiada autorità, confratelli, allievi, exallievi e cooperatori

Volevano rivederlo a tutti i costi . Cominciaronoa tempestare con lettere e telegrammi fin dal giornodopo la sua elezione a Rettor Maggiore, più di unanno fa . Don Ricceri tenne i suoi concittadini sullacorda per un anno intero, poi si arrese e il 17 aprilescorso, domenica in Albis, andò a visitarli .

A cinque chilometri dalla cittadina di Minéo, allenove del mattino, erano tutti al bivio Fondacaccioad attenderlo sulle auto : il sindaco in tricolore, lagiunta municipale e il consiglio al completo, duedeputati regionali, un senatore della circoscrizione,il viceprefetto della provincia, il viceprovveditoreagli studi, il comandante la tenenza dei carabinieri,il vicario foraneo, i parroci delle tre collegiate,tutti i religiosi e le religiose del luogo .

CAMPANE E MORTARETTI

Minéo, diecimila abitanti, era pavesata più cheper la festa patronale. Gli alunni della scuola mediaschierati lungo la via di accesso, ciascuno con labandierina o il ritratto del Rettor Maggiore, costi-tuivano una gentile nota di colore . Lo stesso ritrattoera profuso sui muri e nelle vetrine .Ed ecco la piazza, molto grande, col monumento

al cittadino illustre Luigi Capuana, stipata di folla,e la banda degli exallievi di San Gregorio che davavoce alla gioia comune. Due ale di bambini e bam-bine nel colorito costume siciliano mantenevanocome potevano un lungo corridoio tra la folla .

Sulla gradinata della scuola le bimbe della primaelementare nel vestitino immacolato, cantarono l'innoGiù dai colli. Ci stava a proposito quell'inno :Don Bosco in qualche modo veniva nella personadel suo sesto successore .

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Poi i discorsi. Don Ricceri parlò per ultimo e disseche aveva portato sempre con sè il ricordo e la no-stalgia della piccola città dove era nato e dove ripo-sano i suoi genitori. La sua voce non riusciva a do-minare l'intensità e la sincerità della sua commozione .

Quindi a piedi, accompagnato da un lungo corteo,si recò alla sua antica chiesa parrocchiale . Intantole campane facevano capriole di gioia . La gente siera riversata : tutto esaurito in chiesa e `fuori . Ci fuMessa comunitaria, con le voci bianche dei puericantores.

FESTONI INFIORESCENZEGRAPPOLI STELLE

Al ritorno don Ricceri fece visita alla scuola el'intraprendente direttore didattico lo accompagnòpresso alcune bacheche in cui erano esposti vecchifogli ingialliti dal tempo . C'erano le sue pagelle, isuoi voti delle elementari, altissimi, di quelli chefanno inorgoglire le mamme . C'era solo una leggeraflessione nel voto di calligrafia . « Dovevo immagi-narmelo! » commentò con un sospiro il suo segre-tario, che quotidianamente è alle prese con i gero-glifici della sua grafia non ancora emendata . Intantonel cortile della scuola gli 85o alunni di Minéoerano schierati, e don Ricceri li passò in rassegnae annunziò ai più piccoli la distribuzione delle ca-ramelle.

La mattinata si concluse con il ricevimento almunicipio . Il sindaco gli consegnò un orologio dapolso col preciso intento che tutte le ore gli ricor-dassero Minéo .

Nel primo pomeriggio fu la visita d'obbligo a tuttigli istituti, enti, chiese e organizzazioni cittadine .

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Don Ricceri parlò con i malati dell'ospedale, pregòsulla tomba dei genitori e vi depose un mazzo difiori, si intrattenne con i piccoli dell'orfanotrofio,con i parroci, con i cooperatori. Inaugurò un asiloche porta il suo nome .

A sera, dopo' il canto del Te Deum, si ritrovaronosul terrazzo prospiciente la piazza centrale di Minéo .Partecipò anche il vescovo di Caltagirone . La piazzastipata di gente era uno spettacolo . Migliaia dipiccole lampadine si accesero tutte insieme con icolori dell'iride, lungo le facciate dei palazzi, for-mando linee, festoni, infiorescenze, grappoli, stelle .

Il vescovo e il sindaco parlarono ancora alla gentedalla terrazza : poi parlò don Ricceri e invitò il ve-scovo a benedire tutti . Il vescovo disse che toccavaal Rettor Maggiore ; infine si accordarono di recitarecontemporaneamente la formula. Dal cielo, dopo labenedizione, piovvero anche i fuochi d'artificio .

I diecimila di Minéo quella sera si addormenta-rono rimuginando un pensiero che era stato varia-mente espresso nei diversi discorsi della giornata,

e che li riempiva di orgoglio : i salesiani sono dap-pertutto nel mondo, dappertutto parlano del loroRettor Maggiore, e nominano la città che gli ha datoi natali .

IMMAGINI, RICORDI, AMICIZIE

Minéo rappresentò la giornata clou della visita inSicilia, ma tante altre sorprese ed emozioni attende-vano don Ricceri, i salesiani gli exallievi e i coopera-tori delle varie case che lo accolsero fra il 13 e il23 aprile. Immagini e volti che sbiadivano, ricordiche si stemperavano nel tempo, amicizie che si at-tenuavano, tutto ritornò vivo nella memoria .

Doti Ricceri era giunto a Catania il 13 aprile,in aereo da Torino . Al momento dell'atterraggioparecchie persone lo attendevano al portello di uscitadella prima classe, e non lo incontrarono : don Ricceriera uscito dal portello della classe turistica, tra lagente anonima e indaffarata . Rimase però molto

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confuso quando vide che ad accoglierlo c'era persinol'arcivescovo di Catania.

L'istituto del Cifali divenne il suo quartier gene-rale, ma già quella stessa sera lo lasciò per avventu-rarsi nei luoghi che lo avevano visto fanciullo, chierico,giovane sacerdote, consigliere, direttore .

La prima tappa fu a San Gregorio, che ora è no-viziato e studentato, con oratorio e parrocchia, e cheera stato per lui, a 13 anni, la sua prima casa sale-siana, a 24 anni la casa dell'ordinazione sacerdotale,e poi la casa che lo vide consigliere e direttore d'o-ratorio . In quegli anni lontani i suoi ragazzi, aspiranti

tMinéoII Rettor Maggioreaccompagnatodal Sindacoe dalle altre autoritàdella sua cittadina

Palermo, IstitutoSanta Lucia

II Rettor Maggiore siintrattiene con le allieve

di Azione cattolica, avevano vinto il primo premiocatechistico nazionale, e in udienza speciale daPio XI avevano ricevuto il gagliardetto dalle manidel Papa .Al suo arrivo a San Gregorio don Ricceri trovò

il sindaco, la giunta, la banda e molte persone altri-menti compassate e dignitose, che in quell'occasionemostravano un loro piglio allegro e pittoresco .«Non si stupisca - bisbigliò un euforico giovanottoal segretario, quasi per scusare le esuberanze di queglianziani signori . - Non si meravigli del chiasso :per noi don Ricceri è tutto. I nostri padri l'hannoavuto direttore all'oratorio, li ha tirati su lui così» .Don Ricceri sorrise indulgente, lasciò che lo chia-massero (come si fece un po' dappertutto) « il Don Bo-sco della Sicilia », dichiarò di considerarsi « cittadinodi San Gregorio » . L'indomani impose l'abito chie-ricale a ventiquattro novizi salesiani .

Il 15 aprile visitò l'aspirantato di Pedara e il col-legio di Randazzo, la casa madre dei salesiani inSicilia, che lo ebbe per 6 anni, come chierico e comesacerdote ; poi ad Acireale - dove nel 1923 avevaricevuto il suddiaconato dal card . Cento - sostò nelnoviziato delle suore, che gli fecero dono di pregiatetovaglie da altare, ricamate dalle novizie .

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Il 16 aprile visitò in periferia l'opera alla Barriera,che aveva conosciuto nel 1922 . Allora c'erano pochiambienti scomodi ; ora trovò una moderna scuolaprofessionale per radiotecnici, elettrotecnici, analistichimici, disegnatori tecnici, eccetera .Fece visita anche alle Salette, altra opera di

periferia . Lì nel 1922, giovane chierico, aveva fattole sue prime esperienze oratoriane ; erano stati tempitristi : i monelli gli avevano lanciato sassi . Il suo in-gresso alle Salette fu piuttosto movimentato . L'au-tista notò da lontano un assembramento, e da uomopratico sentenziò : « C'è stato un incidente; dovremo

cercare una deviazione, se vorremo passare » . Lastava cercando quando dall'assembramento uscironouomini e ragazzi in costume siciliano, gridando«Viva Don Bosco! Viva don Ricceri! » . In un nientela macchina fu risucchiata dalla gente e non potèpiù andar oltre, per non arrotare qualcuno . Don Ric-ceri smontò e fu fagocitato dalla calca: quelli delseguito lo ritrovarono solo più tardi, nell'internodell'istituto . I ragazzi delle Salette questa volta nongli gettarono sassi, ma insieme con gli anziani can-tarono, suonarono e danzarono per lui, e ci guada-gnarono caramelle e medagliette .

IL GARBATO DISCORSODEL VESCOVO

Dopo la festa a Minéo, il 18 aprile don Riccerifu a Caltagirone . Vescovo, canonici, sindaco, giunta,banda, valletti in costume e, graditissima sorpresa,la presenza dell'onorevole Scelba, exallievo di Cal-tagirone. Don Ricceri sostò alla tomba monumentaledi don Sturzo. Pranzo all'istituto salesiano, ospitel'onorevole Scelba, per il quale andarono a ripescarenegli archivi i documenti antichi che portavano la

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sua firma in qualità di presidente del Circolo locale .Nel pomeriggio accademia, nell'Auditorium delseminario. Il vescovo nel suo garbato discorso quasisi scusò di non essere anche lui exallievo salesiano,ma ne attribuì la colpa ai salesiani, che pur essendostati invitati insistentemente ad aprire un collegionel suo paese, non c'erano andati . « Ora -- osservòil vescovo - io sarei non soltanto un exallievo sale-siano ma forse un salesiano » . Il Rettor Maggiorefu lieto della benevolenza del vescovo e disse chepoteva ancora essere salesiano, accettando di dareil nome ai cooperatori .

Palermo,Istituto Don BoscoII Rettor Maggiorecon il Presidentedella Regione sicilianaon . Franco Coniglioe il Vicepresidenteon . Antonello Dato

1Caltagirone,

IstitutoSan Domenico Savio

Il Rettor Maggiorecon gli

on. Scelba e Azzaro

Il iq era a Messina . Altri festeggiamenti, garofanirossi, e tanti ricordi : l'oratorio Domenico Savio diMessina era stato il suo ultimo incarico in Sicilia,negli anni infuocati 1940-42, poi i superiori lo ave-vano chiamato a Torino. Il Rettor Maggiore visitòl'istituto San Luigi e il nuovo studentato teologicoancora in costruzione, che verrà inaugurato il pros-simo anno scolastico .

Il 21 aprile, ultima tappa, fece visita ai confratellidi Palermo, accolto da una pioggia rabbiosa chesconvolse un po' i piani dei festeggiamenti. Fu acena nell'istituto di via Sampolo con i membri delGoverno regionale siciliano e molti amici dell'operasalesiana. Ultima messe di ricordi e di rievocazioni,gli anni 1935-40 passati nella Conca d'Oro comedirettore. Il giorno 22 visitò l'antica scuola pro-fessionale di Santa Chiara ; poi ripartì nel pomeriggioal nuovo Centro di Addestramento Professionale di«Gesù Adolescente » e tagliò il nastro per la suainaugurazione ufficiale . Il 23 aprile, scortato da unlungo corteo, don Ricceri prese la via dell'aeroportoe del ritorno .Anche a Palermo, come già a Catania, ad Alì,

ad Acireale e a Messina fece visita alle case delleFiglie di Maria Ausiliatrice, che spiegarono davanti

a lui una meravigliosa fioritura di opere e gareggia-rono con i salesiani nel rendere calorosissime mani-festazioni d'omaggio al loro Superiore .

UNA RESTITUZIONEALLA FAMIGLIA SALESIANA

Don Ricceri era passato - come scrisse un quo-tidiano locale - «da un posto all'altro, da unacasa salesiana all'altra, parlando, ascoltando e soprat-tutto incoraggiando ed entusiasmando» . La polizia

lo scortava sempre, talvolta a sirene spiegate . Idiscorsi, a decine, erano lievitati da un affetto e dauna simpatia che non si trovano di solito nelle ce-rimonie ufficiali .

Che cos'era successo, in quei dieci giorni di visita,attorno al Rettor Maggiore ? Qualcosa che va al dilà delle parole, che perciò è difficile dire . La Siciliasalesiana, o semplicemente la Sicilia, dialogava conDon Bosco. Nel lontano 1879 Don Bosco avevamandato in Sicilia, a Randazzo, i primi dieci salesiani,dieci piemontesi . Li aveva scelti con cura, gentein gamba, che seppero capire la nuova terra e sinto-nizzarsi . Ed ecco i risultati : oggi i salesiani in Siciliahanno 34 case e sono 581 ; le case delle Figlie diMaria Ausiliatrice sono 71 e le suore 1186 . I Coope-ratori sono 28 .ooo e sono attivissimi . Gli exallievinon si contano, sparsi ormai per tutta l'Italia, inposti di grande responsabilità e con un affettostraordinario a Don Bosco .

Che la Sicilia abbia dato un successore a Don Boscoé un po' come una restituzione alla Famiglia salesiana .Forse per questo i festeggiamenti nella piana diCatania, nella Conca d'oro e in ogni altra partehanno assunto un tono e un calore che solo il cielodi Sicilia può ospitare .

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Cento e più anni fa a Torino,a un certo punto dell'estate, l'O-ratorio di Valdocco si trasformavain un irrequieto alveare . Sottol'alta direzione di Don Bosco uncentinaio di ragazzi, messi da partei libri, si tuffavano nelle attivitàpiù svariate . Alcuni soffiavanonegli strumenti musicali metten-doci dentro tutta la buona volontàper ricavarne sinfonie, marce, va-riazioni degne della prima bandasalesiana ; altri nelle aule prova-vano e riprovavano le battute di

Le vacanze e le ferie per molti genitori sono i rari giorni, in tutto l'anno, che essipossono trascorrere interamente accanto ai figli . Con buona volontà, intelligenza eaffetto essi potrebbero trasformare questi giorni in un tempo di attività gioiosa, sanae riposante, e in un tempo di intesa e di reciproca comprensione

commedie, drammi in cinque attie farse ; altri a bocca spalancatadavanti agli spartiti musicali sicimentavano in canti sacri e pro-fani ; altri ancora forgiavano at-trezzi per il teatro e vestiti per gliattori, e li imballavano in piccolicolli facilmente trasportabili .

Che succedeva? Una cosa sem-plice: i ragazzi di Don Bosco sipreparavano alle vacanze.

Ma bisogna prepararsi alle va-canze? Don Bosco pensava di sì,e ci metteva la massima diligenza .

Anche le famiglie dovrebbero pre-pararvisi. Succede che giunti aimonti o al mare ci si guarda infaccia e si domanda : «Be', adessoche facciamo ? »; e i ragazzi dànnola stura ai rimpianti : « Se avessiportato la bicicletta. Perchè nonho preso il traforo ? L'uncinetto ?La reticella per le farfalle ? Lalenza ? Il giradischi ? Le racchettedel tennis, quei libri, quelle ri-viste da leggere? ».

Tocca ai genitori pensarci intempo, e prevedere per i figli i

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giorni di sole e i giorni di pioggia,i giochi e le occupazioni . Si prendeun foglio, lo si intitola : « Idee perle vacanze » e quando viene un'ideala si appunta. Al momento di farei bagaglì, sulla lista c'è già segnatoquel che si deve portare via .Preparare dunque per tempo,

come faceva Don Bosco .Terminati i preparativi, Don Bo-

sco si metteva alla testa dei suoicento ragazzi e li coinvolgeva inuna fantastica avventura attraversocolline, paesi e città del Piemontee della Liguria : una gita che du-rava venti giorni e anche più,parte in treno ma soprattutto apiedi ; una specie di tournée consfilate, canti, discorsi, concertibandistici e recite teatrali . Tuttoera previsto, e l'eventuale impre-visto tornava ancor più gradito: ilsole, i temporali, il pranzo dalparroco, l'invito del sindaco, lavisita alla cantina del benefattore,i fuochi d'artificio, i drammoniin teatro .

I ragazzi esprimevanoil meglio di sè

Nei trasferimenti apriva la mar-cia un tamburino che attirava icuriosi ; ma transitando nei centriabitati era la banda al completoche tirava la gente fuori dalle case ;un codazzo di paesani poi li se-guiva per chilometri . Don Boscoa volte montava a cavallo e comeun generale passava in rassegnale sue truppe. I più piccoli e ipiù stanchi avevano un somarelloche cavalcavano a turno . Un par-roco, un benefattore, il priore diun convento, secondo quanto siera da tempo combinato, allesti-vano i pasti .

Dove sostavano, a sera gli ar-tisti recitavano le loro farse e iloro drammoni. Se il paese nonaveva il teatro, improvvisavano ilpalco accostando due carri agricolie innalzando intorno i tendaggiimprestati dal sacrestano. Finitolo spettacolo, a notte alta, la bandaandava sotto la finestra del bene-

fattore di turno e gli propinavauna serenata di ringraziamento .

Erano vacanze piene, quelle conDon Bosco . I ragazzi eccitatiesprimevano il meglio di sè e svi-luppavano tutte le loro risorsefisiche e mentali .

L'ozio :un'illusione e un pericoloMa - vien da domandarsi --

e il riposo? Le vacanze non sonfatte per il riposo? Non sarebbemeglio, almeno durante le vacanze,lasciare i figli a far niente, dopo illungo anno scolastico e gli esami?

Com'è facile sbagliare, a propo-sito del riposo ! Lo si confondecol far niente . C'è un riposo to-tale, dicono i medici, ed è ilsonno. Altrimenti, anche quandoil corpo è in ozio, la testa lavora .Il non far niente non esiste, èun'illusione : anche lo sforzarsi difar niente è già fare qualcosa. Ilvero riposo, oltre al sonno, con-siste nell'occuparsi in attività di-verse dal lavoro solito, nel farecose piacevoli, interessanti, disten-sive .

L'ozio non è soltanto un'illu-sione del riposo, ma è anche unpericolo. Don Bosco ne avevapaura . « Di questo io mi raccomando- diceva ai suoi ragazzi - chele vostre vacanze siano di riposo,ma nello stesso tempo siano occupate,sicchè ricreandosi il corpo, non abbiaa perderne lo spirito » . I suoi ra-gazzi in gita, al termine di quellegiornate intensamente vissute, tro-vavano per dormire giacigli im-provvisati, a volte della semplicepaglia, ma i loro sonni erano pro-fondi come su " gommapiuma " .Tornavano poi all'Oratorio piùrobusti, distesi, vivaci, ricchi ditante cose nuove viste e impa-rate .

E i nostri ragazzi ? Fortunatiquelli che a sera, giunti all'ora del" Carosello ", cadono dal sonno,e messi a letto si addormentanoprima ancora di toccar le lenzuola .Degli altri invece, di quelli rimasti

con le mani in mano, nell'ozio enella noia, c'è da preoccuparsi .Don Bosco se ne preoccupava .Sul foglietto « Ricordi per le va-canze », che distribuiva ogni estateai suoi, aveva scritto : « L'ozio è ilpiù grande nemico, che devi costan-temente combattere » .

Vien da pensare alla supina pas-sività dei bagni di sole, a certiritrovi che trasudano noia e tor-pore, all'inazione delle spiagge :l'ombrellone, il transistor, il ba-gno, le creme per la tintarella, ilmoscone, il juke-box e l'equivocoapproccio .

« Io desidero che in qualunquetempo si faccia sempre qualcosa- diceva Don Bosco - perchèin vacanza o lavorate voi, e ildemonio se ne sta inoperoso ; oppurevoi vivete disoccupati, e il demoniolavora lui » .

In cercad'una confidenza perduta

Le vacanze possono diventareil tempo fortunato dell'intesa edella comprensione fra genitori efigli. Si sta tutti insieme, in ar-monia, si impara a conoscersimeglio, ad affiatarsi, a condivideregli uni i gusti degli altri . È questoil grande vantaggio delle vacanzefamiliari, che va sciupato quandoil nucleo si sgretola e c'è chi vaai monti e chi va al mare .

Oggi purtroppo i figli sono inrotta con i genitori . « Quando ve-dete un adulto e un adolescentecamminare insieme a lungo senzascambiarsi una parola - osser-vava un umorista - non potetesbagliare: sono padre e figlio» .

Perchè mai genitori e figli tantospesso non si comprendono? Glistudiosi elencano un sacco di mo-tivi: gli adulti hanno dimenticatocom'erano in gioventù ; la societàè in rapida trasformazione e' i gio-vani vivono in un mondo comple-tamente diverso ; la rivolta fa partedella crisi dell'adolescenza, è comeuna fase dello sviluppo della per-sonalità giovanile ; i figli si fanno

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uomini e i genitori continuano aconsiderarli bambini ecc .

I giovani anzitutto perdono lafiducia nei genitori . Per dirla an-cora con un umorista, a sei anniil ragazzo dice : «Papà sa tutto» .A dodici anni dice : « Papà saquasi tutto ». A diciotto anni :«Papà non capisce niente». E aventiquattro anni : « Mi consiglieròcon papà » . Torneranno, più tardi,all'affetto e alla stima verso i geni-tori, ma intanto il piccolo drammafamiliare provoca crisi dolorose .Succede perfino che non vadanod'accordo con i genitori ragazzibuoni, generosi, dotati di fortiidealità e di spirito di sacrificio :fuori casa sono esemplari, fanno illoro dovere ; in casa sono gelidi,suscettibili, intrattabili . « È facilis-simo capire i giovani - ha scrittoun famoso psicologo, l'Allers -ma è molto difficile capire ungiovane» . Il guaio è che questounico giovane che è difficile ca-pure di solito è il proprio figlio .

Ecco dunque le vacanze da tra-scorrere insieme . Per prima cosa,via quell'aria austera e sostenuta .Il commendatore tratta suo figliocome il suo fattorino di azienda .Unica differenza, ogni tanto glidice: « Ti servono soldi? Tieni»'Il ragazzo li prende ma conun'ombra di tristezza . Tante volteavrebbe voluto parlare con suopadre di mille cose importanti, mail commendatore aveva semprealtro da fare . Ora, in vacanza, è iltempo di prendere la lenza e andara pescare insieme. Se il ragazzogioca al pallone, a fine partita losi attende sul bordo del campo egli si dà un'amichevole pacca sullespalle. Per quanto debole e deli-cata, quella pacca è capace di de-molire un muro : il muro dell'in-comunicabilità .

Dialogo schietto e lealeIl primo passo è dunque condi-

videre i gusti dei figli, interessarsiai loro svaghi, partecipare alle lorooccupazioni . È la premessa, perpoi intavolare il dialogo .

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Ma c'è dialogo e dialogo. Anchela signora del commendatore si eramessa di buona volontà. Un giorno,mentre sotto il pergolato dei nonnilavorava all'uncinetto con sua figlia,le dice: « Vedi, Mirella, d'ora in-nanzi voglio che tu mi considerinon più una mamma severa comeforse sono stata, ma un'amica e unaconfidente . Io ho un po' piùesperienza di te, e ti posso consi-gliare e aiutare». Mirella assentepersuasa, e il giorno dopo affidaalla mamma un piccolo segreto .Non lo avesse mai fatto. Lamamma la sgrida, fa mille do-mande, la tormenta, la spia, lapedina, non la lascia più uscire.Tutto è finito, signora : è raggiuntoil risultato opposto . Per forza ;non si tradisce così la fiducia deifigli .

Nel 1866 un chierico faceva dasegretario a Don Bosco : era ti-mido, sempre in apprensione peril delicato compito che gli erastato assegnato, timoroso di nonfare abbastanza bene . Don Boscose ne accorse e lo avvicinò .«Guarda - gli disse, - tu haitroppo timore di me. Tu credi cheio sia rigoroso ed esigente. Non osiparlarmi liberamente e hai semprepaura di non potermi accontentare .Ebbene, deponi ogni timore . Tu saiche Don Bosco ti vuole bene . Perciòse ne fai delle piccole, non ci bada,e se ne fai delle grosse ti perdona » .Bastarono queste parole per tra-sformare il chierico, che ricuperòla sua serenità e raddoppiò il suoaffetto verso Don Bosco. Il dia-logo con i figli dev'essere così :schietto, leale, senza sottintesi otranelli, senza sbagliate capitola-zioni, e veramente orientato versoil bene dei ragazzi .

Ai monti o al mare o in cam-pagna o anche in crociera, si re-spira un clima di cui i sanitari ei bollettini sul tempo non diconomai nulla: il clima spirituale, chepuò essere sano o malsano o ad-dirittura pestilenziale . Atmosferapesante dell'ozio, torbida dei juke-box e delle spiagge, spensieratadelle gite, ruvida e forte delle

escursioni, ecc. Ovunque siano, ifigli hanno bisogno del sole, equesto sole nel clima dello spiritoè Dio .

Nei consigli ai giovani in vacanzaDon Bosco ricordava le preghiere,la messa, la comunione, la letturadi qualche buon libro . I suoi centoragazzi in passeggiata per monti• pianure aprivano la giornata conla messa, e la chiudevano con lepreghiere della sera. Di festa edi-ficavano i paesani con la messacantata in parrocchia .

Un fragrante odoredi oratorio

La famiglia in vacanza ha tempo,•

una volta tanto può fare le coseper bene. I figli ne hanno bisogno,• anche i genitori . Tutti insiemein chiesa, grandi e piccini. E nondietro l'ultima colonna, ma inprima fila, con i libretti, rispon-dendo e cantando a voce alta.È bene " compromettere " i figlifin dalla prima domenica, davantiagli amici, ai conoscenti, al par-roco : tutti devono sapere cheessi vanno in chiesa da buoni cri-stiani .

E non è tutto . Ci sono luoghidi soggiorno che hanno il parroco• il giovane viceparroco dinami-cissimo, che s'intrufola tra i ra-gazzi, fa amicizia, organizza giochi• gite, trasforma la villeggiaturain un gaio oratorio quotidiano .Anche di fronte a questo sacerdoteè bene " compromettere " i figli:li si presenta non come mascal-zoncelli bisognosi di sorveglianzaspeciale, ma come bravi ragaz-zi che possono rendersi utili intante cose. I figli, pizzicati nell'or-goglio, manterranno la parola esi impegneranno al meglio. Nenascerà un fragrante odore dioratorio .

E più ancora, su queste vacanzecon i figli, ben organizzate, vissutenella reciproca comprensione enella sana attività, splenderà sem-pre il bel tempo, il sole della gra-zia di Dio .

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. . Vediamo apparire solo, la testabassa sul libro delle preghiere, la stolanera al collo, il prete : e dietro a luiavanzare un carretto tirato da un bue,con sopra una cassa da morto . . ."

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gente davanti al mio centro assistenziale . . . Svelti,svelti, benedetti » (anzi, dice " benedeti ", perchè èveneto e nemmeno dopo trentacinque anni d'Indiaha perso l'accento natio) .

Così il giornalista Giovanni Giovannini ha incon-trato e ricorda don Mantovani.

Cerco nella notte di vedere la città dove sono piom-bato dal cielo. Madras è un susseguirsi sterminatodi quartieri che si uniscono in un unico caoticoconglomerato urbano dai due milioni, due milionie mezzo di abitanti (quanti siano, di preciso nes-suno lo sa) ; una distesa di poche case decenti, di in-finite casupole, di decine, centinaia, migliaia di ca-panne fatte di fango, di rami d'albero, di foglie .Per i più, anche la capanna di fango o di rami è unlusso: è normale vivere, nascere, morire sulla strada .

Sono le prime luci. Le donne cominciano un'attesadi ore, a centinaia, davanti a un'unica pompa, e ibambini partono a rovistare i bidoni delle immon-dizie alla ricerca di una buccia di banana, di unafoglia buttata via da un " ricco " .

Mentre andiamo - continua il giornalista nellasua corrispondenza - padre Mantovani ammette diessere stanco : prima di venire all'aeroporto a ritirarecibo per i vivi, ha dovuto occuparsi dei morti . « Nonsi riesce a far fronte a tutto - si lamenta . - Oggine ho sepolti solo due, ma ieri sei e ier l'altro sedici,tutti morti di fame. Oltre che per la fatica, non socome fare per la spesa » .

Fanno cucchiaiocol palmo della mano

È l'alba, sono arrivati al centro missionario, e c'èdavvero gente che attende : un buon centinaio di primomattino, poi cinquecento, poi mille, nzilleduecento .

C'è qualche madre, qualche vecchio, ma in asso-luta maggioranza sono tra i cinque e i dieci anni,felici, plaudenti, irrequieti . È impressionante vederecome piccini di cinque o sei anni si rendano contodi cosa vuol dire latte concentrato o galletta o pasta,come facciano festa con un gioioso entusiasmo che iragazzi delle nostre zone più diseredate non riser-berebbero alle leccornie .

I1 latte in polvere è ora nei calderoni che le donnenon finiscono di far bollire insieme a pochi pugnidi riso ; poi passa nei piatti di alluminio dei bambini .Centinaia di bambini accoccolati per terra, intenti adassorbire piano il liquido caldo che raccolgono fa-cendo cucchiaio del palmo della mano, cercando auno a uno, fino all'ultimo, i chicchi di riso . Mi al-lontano a malincuore .

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Gli aerei continuano ad atterrare, e nelle pause frai trasporti e le distribuzioni il giornalista Giovanninisi rende conto di come funziona il centro missionario .Dall'anno scorso don Mantovani distribuisce ai ragazzipoveri una manciata di riso . I ragazzi che domandanosono aumentati, fino a raggiungere il migliaio . Un pugnodi riso è niente, ma per molti è tutto ciò che mange-ranno nelle ventiquattr'ore .

II fotografonon si sente di fotografarli

Dopo i bambini, i lebbrosi. Racconta Giovannini .

Ce ne sono duemilacinquecento in giro per le stradedi Madras, con tutte le gamme delle mutilazioni,le piaghe aperte e purulente, gli arti ridotti a tron-coni, il volto ormai senza lineamenti . Sono peri-colosi, e nei loro confronti la folla indiana reagiscenei modi più differenti : in genere accettandoli conassoluta indifferenza, altre volte lapidandoli. Sonoi più affamati tra gli affamati .Padre Mantovani il 24 febbraio ha inaugurato un

centro di raccolta. Con la macchina piena di cassettede " La Stampa ", corriamo a visitare la nuova operache sorge alla periferia di Madras, in un bosco incan-tevole di centinaia di palme : c'è ancora poco, sistanno costruendo le abitazioni e ponendo le fonda-menta di un ospedale che sarà attrezzato anche peroperazioni chirurgiche .

Nel verde cupo si aggirano ombre che ci muovonoincontro le mani ; ma non sono molte, altre più nu-merose sono stese all'ombra, incapaci dì muoversi,per sempre . Questi primi settanta ricoverati (diven-teranno fra poco trecento) sono stati scelti tra coloroper i quali non c'è più o quasi più speranza . Dialcuni, che ricordano appena l'uomo, il fotografo nonsi sente di prendere fotografie, e io non mi sentodi far descrizioni .

Padre Mantovani li guarda, li tocca, li interrogaa uno a uno, e deve dire qualcosa di allegro in " ta-mil " perchè tutti ridono . Alla distribuzione delcibo, qualcuno imbocca il vicino che non ha piùle mani per portare la roba alla bocca .

Ci salutano giungendo nel saluto indiano non lemani ma i monconi, ci guardano con il loro atrocesorriso .

E poi avanti, sempre di corsa, verso un'immensaspianata alla periferia, dove non c'è niente e nessuno,dove ci sarà fra poco un quartiere con mille abitanti,lebbrosi . Padre Mantovani aveva deciso di costruireun intero " villaggio del lebbroso ", prima ancoradi sapere se avrebbe avuto o no i centomila dollari

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necessari. «Bisogna sempre avere fiducia nella Prov-videnza - mi dice. - Ecco, siete arrivati voi . Vorreiintitolare questo villaggio alla città di Don Boscoe de "La Stampa", a Torino » .

L'anticameradell'aldilà

Padre Mantovani mi accompagna a un padiglionedove giacciono immoti settantaquattro scheletri vi-venti, pochi fortunati " ex morti " e cioè ormaisalvi, molti in lotta ancora, diversi moribondi . «Perquest'uomo, per questa donna - dice padre Man-tovani - è questione di ore » .

Su due culle metalliche giacciono due corpicini,due ammassi di pelle grinzosa attorno alle ossa, senzaetà, forse quattro, forse sei anni . « Questa - lapresenta il missionario - l'abbiamo raccolta abban-donata per terra poche notti addietro e forse ce lafacciamo a salvarla, ma quella sono quattro mesiche la curiamo in ogni modo e ancora non sappiamose riusciremo ». Di vivo, l'esserino ha solo due occhicome punte di spillo, e uno sguardo fisso allucinatoche non mi leverò più dal cervello . Il padiglionedella morte è un'allucinante anticamera dell'aldilà .

Don Mantovani conduce il giornalista nell'ambu-latorio .

Passo dal padiglione dei morenti all'ambulatorio .Da questo a quello, il passaggio non è infrequente :tra il centinaio e più di persone che quotidianamentevengono a farsi visitare dai medici dei salesiani,molti sono in condizioni così disperate da trasfor-mare la diagnosi in una sentenza di morte a brevescadenza . Vedo ragazzi tisici all'ultimo stadio, dis-sanguati da dissenterie, svuotati da grovigli di vermi,o colpiti da tutti i tre mali insieme, e tutti scavatidalla fame. . .

Sotto il sole,a passo di bue

Il giornalista Giovannini rimane impressionato nonmeno dai morti che dai vivi .

A Madras - scrive -- nessuno ha tempo o forzadi badare a chi si spegne d'inedia . Il cadavere ri-mane abbandonato dove giaceva vivo, anche un

All'aeroporto di Madras .Il giornalista Giovannini e don Mantovaniin faccende :è arrivata la carità torinese

giorno intero, anche due, a putrefare sotto il soleselvaggio, finchè la polizia (che non può arrivare atutto) trova modo di caricarlo . Solo i salesiani hannoorganizzato un servizio : appena sanno di un morto,mandano un uomo a prendere il corpo con unabicicletta-riksciò, lo benedicono, lo accompagnanoal cimitero.

Il 5 marzo Giovannini invia al suo giornale questacorrispondenza.

Arriviamo al Centro di padre Mantovani e tro-viamo la grande spianata sinistramente deserta . Ve-diamo in lontananza apparire solo, la testa bassa sullibro delle preghiere, la stola nera al collo, il prete :e dietro a lui avanzare un carretto tirato piano da'un bue, guidato da un conducente indiano, con soprauna cassa da morto, quattro assi da imballaggio in-chiodati alla meglio . Solo quando i due uomini ela bestia ci sono accanto, riusciamo a vedere il ca-davere, larva scheletrica, incorporea .

Padre Mantovani ha finalmente alzato la testa, ciha scorti, non ci accoglie col consueto entusiasmo :« Benedeti, benedeti, oggi non ho tempo per voi .Questo lo abbiamo trovato morto di fame, pura-mente e semplicemente di fame, fin da ieri . Devoportarlo al cimitero, non posso aspettare con questocaldo » .

Arriva come una freccia un ragazzino, gli va ad-dosso urlando . Vedo il padre allargare desolato lebraccia, mormorare : « Come faccio, come faccio » .

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Ma è un attimo, subito la sua decisione è presa .Il morto nella cassetta e sul carro può aspettare, unmoribondo no .

Andiamo di corsa sul posto : tra la gente che passae tira via, c'è un vecchio steso sul marciapiede, rat-trappito nello spasimo dell'agonia . Sole, polvere,sudiciume, calore, indifferenza, mendicanti che pre-mono come se non stesse succedendo niente : intrav-vedo il padre in ginocchio, ma l'uomo non è mori-bondo, è morto, e lui lo benedice . « Possiamo la-sciarlo, state tranquilli, nessuno lo toccherà, manderòi miei a prenderlo» .

Torniamo all'altro morto, al carro col bue e l'in-diano. Questo morto non sarà accompagnato solo dalprete, avrà anche due giornalisti con lui . Avantidunque, prima con un certo disagio attraverso lafolla delle miserabili vie del quartiere, col carrolento in mezzo al traffico tumultuoso del centro .Poi, vista la generale indifferenza, cominciamo anchenoi a non curarci di niente e di nessuno .

Il padre mi aveva ammonito che la strada sarebbestata lunga, ma quanto lunga non avrei potuto im-maginare. Anche per questo capisco come il po-ver'uomo, già di una certa età, non in perfetta salute,si sia commosso fino alle lacrime quando gli abbiamoannunciato che da Torino gli fanno dono di unautofurgone per i suoi morti .

È un'ora che camminiamo sotto il sole a passodi bue, siamo stanchi quanto dev'essere stanco lui :dopo un'ora e mezzo, quando ci dice che mancaancora mezz'ora di strada, lo prendiamo a vivaforza - esausto com'è non può opporre moltaresistenza - e lo mettiamo a sedere sul carretto .Continui lì a pregare, appoggiato alla cassa scoperta .Continuiamo anche noi, intontiti dal sole, dalla pol-vere, dal fetore, gli occhi fissi sullo scheletro umanoche il rotolare del veicolo muove continuamente .Finchè, finalmente, siamo lungo il mare ; qui sonopochi i vivi, è la città dei morti. L'atmosfera è serenapiù che nei nostri cimiteri : la morte in India è troppoonnipresente per incutere eccessivo dolore, commo-zione, paura .

Questo pretedalla letizia incrollabile

io marzo, è l'ultima sera di permanenza a Madras :domani Giovannini tornerà in Italia . Scrive al giornale.

Per la prima volta stasera nè io nè padre Manto-vani saremo a ricevere l'aereo, l'ultimo destinato aMadras. Dopo il saluto ufficiale del sindaco della

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città, vogliamo accomiatarci nello stesso posto dovequattordici giorni addietro, giungendo, l'orrore co-minciò a prenderci alla gola per non lasciarci più .Nel Centro di padre Mantovani, dove poche lucirompono l'afosa oscurità della spianata, teorie dispettri stanno sfilando lentamente, avviandosi a pren-dere posto, ad accoccolarsi ordinatamente sulla pol-vere rossa . Avanzando a uno a uno dal buio, sembranonon terminare mai : sono bambini soprattutto, maanche madri e vecchi trascinati a braccia, malatiafflitti da una gamma inimmaginabile di mutilazioni,ciechi dalle orbite vuote che incedono tenendo strettifra le mani gli stracci di chi li precede . È un filodi miseria indicibile che si snoda per ore, ininter-rotto, da tutto il desolante quartiere, da tutti glialtri quartieri della città, anche i più lontani, doveè corsa fulminea la voce . Spuntano a migliaia, tantoche padre Mantovani e io ci sentiamo sgomenti .Ma ci sarà qualcosa per tutti . Ci sarà, anche se alleotto di sera la pur immensa spianata di polvere rossaappare come una compatta distesa di gente acco-sciata, come il simbolo di tutta l'infinita miseriadell'India.

Davanti a questo strato umano sono allineatestasera molte sedie . Hanno voluto intervenire aquesto pranzo d'addio l'Arcivescovo di Madras,l'Ispettore salesiano, i missionari che in questigiorni abbiamo visitato intenti alle loro opere .Padre Mantovani al microfono cerca le parole

per ringraziare . Il sant'uomo è preso da tanta com-mozione (e noi con lui, mentre avanzano bambi-nelli a offrirci la collana della riconoscenza, mentredall'immensa folla si leva un interminabile applauso)che deve andare svelto a sostituirlo al microfonoil suo Ispettore, a dire lui della riconoscenza di tantipoveri per tanta esplosione di carità .

Ci siamo dovuti scuotere tutti per porre manoai mestoli . Arcivescovo e giornalisti, preti e auto-revoli ospiti indiani, abbiamo rovesciato dai pento-loni giunti fumanti dalle cucine razioni enormi sullegrandi foglie che fanno da piatto .

Così col ringraziamento ufficiale delle autoritàindiane e il saluto commosso dei buoni padri e deiloro assistiti, è terminata la nostra missione a Madras .

Il giornalista Giovannini dice che non dimenticheràmai la fame in India, i paesaggi riarsi dal sole, i buoiche tirano aratri a chiodo . Soprattutto non riusciràa dimenticare don Mantovani, questo prete dal pizzoseicentesco, dalla letizia incrollabile, che chiama ipoveri e i lebbrosi «le mie perle, i miei gioielli »,che si è scelto come motto : «Dare and hope : osa espera ».

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UN TESOROPER LA CHIESA :LEVOCAZIONIADULTELe scuole fondate da Don Boscoper le vocazioni adulte eimitate un po' dappertutto, hanno donatoalla Chiesa manipoli di sacerdotitemprati nella virtù epronti agli apostolati più ardui .La Congregazione Salesiana sta orariattivando in Italia tali scuole,con la certezza che le vocazioni adulteanche oggi come ieri sapranno offrirealla Chiesa un aiuto prezioso

Un sabato sera del 1875 Don Bosco stava confessandonella sacrestia di Maria Ausiliatrice. Un pensiero, in-sistente come un assillo tormentoso, lo distraeva. Pen-sava: i sacerdoti sono insufficienti, le vocazioni scarse,i bisogni della Chiesa urgenti . Come risolvere il pro-blema? Si vedeva circondato da tanti ragazzi buonie innocenti, ma quanti si sarebbero messi per la viadel sacerdozio e quanti avrebbero perseverato ?

Continuando a confessare, cominciò a sognare aocchi aperti. Gli parve di trovarsi nella sua camera,seduto a tavolino col registro dei giovani dell'Oratoriotra le mani . Una voce gli disse : « Vuoi sapere il modo

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di accrescere e presto il numerodei buoni preti? Osserva quelregistro e da esso ricaverai quantodevi fare». Don Bosco sfogliò,lesse i nomi, riflettè, ma nonvenne a capo di nulla . Disse trasè: sogno o son desto? -Eppurela voce che ho udito è voce vera .« Mi volli alzare - racconta -per vedere chi fosse Colei che miaveva parlato, e mi alzai realmente .I giovani che si confessavano a med'intorno, vedendo che mi alzavocosì in fretta e spaventato, credet-tero che mi venisse male ; misorressero ; e io rassicurandoli cheera nulla, continuai a confessare » .

Il segretario di Don Bosco com-menta: « Noto che il signor DonBosco da prima non disse se lavoce fosse d'uomo o di donna,ma sul fine disse precisamente :" Io mi volli alzare per vederechi fosse Colei che mi aveva par-lato " . Allude manifestamente allaMadonna » .

Come nacquel'Opera dei Figli di Maria

Finite le confessioni, Don Boscocorse davvero in camera sua edesamino attentamente i registriantichi dell'Oratorio . Osservò chedi tanti ragazzi che intraprende-vano gli studi per seguire la viadel sacerdozio, appena quindici sucento (neppure due su dieci) ar-rivavano a mettere l'abito eccle-siastico ; invece quasi tutti coloroche erano venuti già adulti, cioèotto su dieci, avevano indossatol'abito, e in minor tempo .

Convinto che l'Opera fosse vo-luta da Dio e che Colei che gliaveva parlato fosse Maria Ausi-liatrice, vi pose subito mano e laintitolò alla sua celeste Ispiratrice .In questo modo nacque 1` Operadi Maria Ausiliatrice per le voca-zioni tardive " .

Molti Vescovi l'approvarono conespressioni lusinghiere, dichiaran-dola « degna di ogni encomio »,«rispondente a un sentito bi-sogno*, «di grande utilità alla

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Chiesa » e « tale da potersene spe-rare preziosissimo frutto » . A que-ste lodi il Papa stesso metteva lafirma. Pio IX con un Breve del9 maggio 1876 la benedisse «colmassimo piacere e di tutto cuore»• concesse a quanti vi si sarebberoiscritti per sostenerla, anche solofinanziariamente, l'indulgenza ple-naria in articulo mortis e tutte leindulgenze plenarie e parziali deiTerziari di San Francesco d'Assisi .

Due direttori santi

Don Bosco elesse a direttoredell'Opera un sacerdote santo, ilbeato don Luigi Guanella, futurofondatore dei " Servi della Carità ",che la Provvidenza aveva condottoa Valdocco a vivere per tre annialla scuola di Don Bosco . Sottola direzione di don Guanella queigenerosi giovanotti fecero tali pro-gressi che nell'aprile del 1876don Guanella scriveva a Pio IX :«Questi Figli di Maria quanto abontà sono i giovani più esemplari,• quanto all'applicazione ammira-bili. Molti si possono ormai ripro-mettere di passare i cinque annidi latinità nel periodo di dodici mesi,• gli altri in quello di due anni .Sono entusiasti del carissimo nostroDon Bosco, ammiratori del granPontefice dell'Immacolata, e impa-zienti del ministero delle anime . Libenedica tutti, Santissimo Padre,acciocchè, come si spera, si molti-plichino negli anni avvenire, e tuttiriescano operai valorosi nella vignadel Signore* . Pio IX lesse il fogliopresentatogli personalmente daDon Bosco e vi scrisse sottoun'ampia benedizione autografa .Più tardi Don Bosco affidò la

direzione dell'Opera a un altrosanto, il servo di Dio don FilippoRinaldi, lui stesso maturato al sa-cerdozio tra i Figli di Maria .Fatto Rettor Maggiore, egli di-chiarerà: « Circa la Pia Opera diMaria Ausiliatrice ho dei ricordiaffatto personali per avermeneDon Bosco affidato la direzione,prima a Mathi e poi a San Gio-

vanni Evangelista, durante unperiodo di sei anni, cinque deiquali furono gli ultimi della suavita. Il buon Padre voleva che iomi recassi a dargliene conto quasiogni settimana ; s'interessava del-l'indirizzo, della parte materialecome di quella scolastica e spiri-tuale ; e con grande compiacenzami ripeteva quanto aveva dettodi quest'opera a Papa Leone XIII,e gli elogi che il grande Ponteficene aveva fatto. Posso dirvi in-somma con tutta verità che l'Operadi Maria Ausiliatrice per coltivarele vocazioni tardive fu una dellepiù care a Don Bosco, come con-tinuò ad esserlo ai suoi due primisuccessori, e lo è a me che viscrivo » .

Da questa " scuola di fuoco ",come amava chiamarla Don Bosco,non sono usciti dei mezzi preti,dotati di scarsa cultura e ca-paci di realizzare poco di buono.Ne uscirono, oltre don Rinaldi,vari membri del Consiglio Supe-riore della Congregazione, comedon Francesco Provera, don Fran-cesco Bodrato, don Carlo Ghi-varello, don Giuseppe Lazzero,don Domenico Belmonte, e moltivalorosi missionari, come mons .Fagnano, don Milanesio, don Bac-cino, don Balzola e l'apostolo deilebbrosi don Unia . L'insigne sto-rico P. Grisar ha osservato : « .1Figli di Maria sono per le MissioniSalesiane preziosi operai, perchèd'ordinario dànno ad esse giovanirobusti, indurati alla fatica, i qualiper seguire la loro vocazione dovet-tero già sostenere, la maggior parte,gravi sacrifici » .

Del resto Don Bosco l'avevapreannunziato dicendo : « I Figlidi Maria saranno per l'azione,mentre i piccoli che vengono su nellenostre case saranno per la scienza » .

Sta avverandosiuna profezia

Il Santo andò oltre e profetizzòche molti avrebbero imitato il suoesempio : « Vi saranno molti Ve-

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scovi - disse un giorno a don Bar-beris - che vista la buona provache facciamo noi di questi adulti,seguiranno il nostro esempio e apri-ranno case a questo fine » .

E in un discorso ai direttorisalesiani aveva asserito: «L'Operadi Maria Ausiliatrice va aumen-tando assai; e prendendo, come spero,proporzioni colossali, farà un granbene alla Chiesa» .Anche Pio IX, sentendo che

l'Opera per le vocazioni adultefondata da Don Bosco prosperava,commentò : « Se i frati vorrannofrati, dovranno ricorrere a questavia; così anche i Vescovi, se vor-ranno preti » .

La profezia dei due Santi co-minciò subito ad avverarsi . Il" Bollettino Salesiano ", nell'ago-sto del 1892, a soli quattro annidalla morte di Don Bosco, scriveva :« Le speranze di Don Bosco nonandarono deluse : ben oltre 500furono già i chierici che in questianni uscirono 'da dette scuole[per vocazione adulte] . Alcuni alpresente, già da più anni ordinatisacerdoti, sono zelanti parroci,altri indefessi apostoli nelle Mis-sioni ». Poi le case si moltiplica-rono e sotto il rettorato di don Ruagli istituti nei quali in tutto o inparte erano coltivate le vocazionitardive erano, nella sola Italia,undici .

L'avveramento della profezia èin atto anche per la Chiesa tutta .In Italia l'attuale sommo Ponte-fice quand'era ancora arcivescovodi Milano, confidava al cardinaleKónig, arcivescovo di Vienna, diaver fatto « ottime esperienze » coni sacerdoti provenienti dalla scuolaper le vocazioni adulte istituitapresso il Seminario .Tali scuole sono sorte in Ger-

mania, in Austria, in Francia, nelBelgio, in Olanda, in Inghilterra,nelle Americhe . Molti Vescovisono tornati dal Concilio con l'in-tenzione di fondare nelle loro dio-cesi una scuola per vocazioni adulteo almeno una scuola di orienta-

mento vocazionale per giovani daiquindici ai venti anni .La Congregazione Salesiana

pensa a riattivare tali scuole e hadeciso di aprirne una in Italia,tutta e solo per questo scopo :accogliere e formare giovani adultiche si sentono chiamati alla vitasacerdotale, sia in diocesi comenelle varie famiglie religiose. Con-tinuerà così ad attuarsi uno deipiù cari ideali di Don Bosco,racchiuso in queste sue espres-sioni : «Ricordiamoci che regaliamoun grande tesoro alla Chiesa, quandonoi procuriamo una buona vocazione ;che questa vocazione, o questo pretevada in diocesi, nelle missioni, oin casa religiosa, non importa; èsempre un gran tesoro che si regalaalla Chiesa di Gesù Cristo ».

AJ)ostoti laici, tocca a voi

I cooperatori, gli exallievi, i de-voti e gli amici di Don Bosco,anzi tutti i cattolici che sentonoun dovere che il Concilio Vati-cano II ha messo in piena evi-denza, quello dell'apostolato, sonoinvitati a collaborare a quest'operavoluta da Dio e urgentemente ri-chiesta oggi dalle necessità dellaChiesa . Nell'ambiente in cui vi-vono, lavorano e svolgono le loroattività apostoliche, non sarà lorodifficile individuare giovani daiquindici ai venticinque anni chemilitano con gioia nelle file degliapostoli laici, e segnalare al nostroRettor Maggiore quelli che aspi-rano a diventare sacerdoti e che,per le loro doti, dànno serio affi-damento di riuscita.

« Questi giovani adulti - hadetto Pio XII - anche se giun-gono al sacerdozio in età avanzata,sono spesso forniti di maggiori e dipiù solide virtù, essendo già statisperimentati e avendo rafforzato illoro animo al contatto delle diffi-coltà della vita e avendo già colla-borato in un campo che rientra nellefinalità dell'azione sacerdotale» .

Quattro salesiani di primissimo piano,vessilliferi di una schiera di apostoliuscita dalla Scuola fondata da DonBosco per vocazioni adulte

Da/l'alto : don Unia, apostolo dei leb-brosi ; don Balzola, apostolo dei Bo-roros ; mons . Fagnano e don Milanesio,conosciuti dagli indi patagoni rispet-tivamente come il "padre grande" eil "padre buono", braccio destro ebraccio sinistro del cardinale Cagliero,apostolo della Patagonia

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"COOPERATORI"perchè?

Cooperare con Dio e con la Chiesa(o meglio nella Chiesa) alla salvezzadelle anime è proprio quello che co-munemente si chiama apostolato. Co-operatore quindi è sinonimo di apo-stolo.

Il Concilio Vaticano II ha spalan-cato ai laici un orizzonte nuovo equasi abbagliante nel dichiarare : « Lavocazione cristiana è per sua naturaanche vocazione all'apostolato» .

Il vero cristiano che è e si sentefiglio di Dio non sta ad attendereuna seconda chiamata o vocazioneper darsi all'apostolato : Dio lo hachiamato e costituito apostolo fin dalBattesimo ; lo ha riconfermato talecon la Cresima e lo ha equipaggiatodi tutto punto con l'Eucaristia . Ilvero cristiano è e deve sentirsi uncooperatore di Dio al piano dellasalvezza .

Il mirabile " Decreto sull'Aposto-lato dei Laici " si chiude con unosquillo che dovrebbe scuotere tuttii fedeli : «Il Sacro Concilio scongiuranel Signore tutti i laici a risponderevolentieri, con generosità e con slanciodi cuore alla voce di Cristo . . . affinchèGli si offrano come cooperatori nellevarie forme dell'unico apostolato dellaChiesa » .Lo stesso Decreto usa spesso il

termine di cooperatori proprio nelsenso paolino di cristiani-apostoli ossiadi veri cristiani, che « esercitanol'apostolato evangelizzando e santi-ficando gli uomini, e animando eperfezionando con lo spirito evange-lico l'ordine temporale » .

La profezia di Don Bosco: « Verràun tempo in cui il nome di coope-ratore vorrà dire vero cristiano» èormai scattata. È scattata appuntocon il Decreto sull'Apostolato deiLaici. D'ora in poi risulterà lampanteper tutti il genuino significato datoda Don Bosco ai suoi " Salesianiesterni " chiamandoli " Cooperatori "ossia: cristiani veri, che vogliono coo-perare con Dio alla salvezza delleanime, soprattutto dei giovani .

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COOPERATORI SALESIANI

AReda di Faenza (Ravenna) • Un bel manipolo di nuovi Cooperatori . Il Concilio hadetto che i giovani devono fare l'apostolato tra i giovani . La formula dei Cooperatorigiovani, bene attuata, può corrispondere a questa esortazione della Chiesa

Roma - Sacro Cuore • Convegno di Sacerdoti Cooperatori ed Exallievi

Bari • L'arcivescovo mons . Nicodemo, dopo aver aperto un ciclo di conferenze sul-l'Apostolato dei Laici, riceve l'omaggio dei Cooperatori e degli Exallievi

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NEL MONDOSALESIANOVOI SACERDOTI SIETE LA PUPILLA DEI MIEI OCCHI

Veniva spontaneo pensare a queste parole rivolteda Don Bosco agli Exallievi Sacerdoti nel 1883,mentre il 28 aprile scorso si svolgeva a Valdocco ilconvegno interregionale dei Sacerdoti Cooperatori edExallievi. Era stato indetto per commemorare il 1500della nascita di Don Bosco con lo studio dei pro-blemi giovanili di oggi e per rendere omaggio alsuo VI Successore al compiersi del primo annodi rettorato .

Intervennero oltre 300 sacerdoti, provenienti dalPiemonte, dalla Lombardia e dalla Liguria. Celebròla santa Messa e tenne l'omelia nella Basilica di MariaAusiliatrice mons . Francesco Sanmartino, VicarioGenerale di Torino, consacrato vescovo pochi giorniprima. Subito dopo nel teatro di Valdocco il nuovoConsigliere generale dei Cooperatori e degli Exal-lievi don Luigi Fiora aprì il convegno, creandocon le sue parole un gradito clima di famiglia .

I sentimenti dei convenuti verso i Superiorifurono interpretati da mons. Agostino Fasano, rap-presentante degli Exallievi Sacerdoti .

Quindi don Pier Giovanni Grasso, direttore del-l'Istituto di Psicologia del Pontificio Ateneo Sale-siano in Roma, svolse il tema centrale del convegno :

« I problemi dei giovani nell'èra del Concilio » . Conacutezza di studioso e con vivo senso di penetrazionepsicologica presentò un panorama approfonditodella gioventù dell'èra conciliare, con riferimentiatti a rendere più illuminata la pastorale giovanile .

I nostri giovani - disse - non sono dei ribelli,degli ,arrabbiati". Sono solo dei frustrati nel lorobisogno fondamentale di sicurezza nella verità e difiducia nell'amore. Non s'impegnano per i nostriideali perchè non sappiamo presentarli a loro come

si deve. Questo è vero in ma-niera tragica specialmente peri valori religiosi. Quello chenon viene offerto - sul pianoreligioso - è la coscienza mo-

tivata che il Cristianesimo è veramente un complessodottrinale sublime, coerente, profondamente soddi-sfacente le esigenze della ragione (oltre che delcuore): degno cioè di persone intelligenti, maturee viventi in una società moderna e "razionale" .Proprio i più intelligenti, davanti a un insegnamentoepisodico, asistematico, disincarnato, sentono, comeun dovere di coerenza, di disimpegnarsi, di rifiutareil messaggio, come residuo arcaico di una età imma-tura e infantile .

I giovani hanno accettato la civiltà moderna contutto lo slancio. Per questo vogliono essere rassicu-rati sulla possibilità di vivere cristianamente nellenuove strutture sociali e di accettare serenamentei nuovi valori scientifici, tecnici, di democrazia, disolidarietà universale . . . Perciò saranno i primi e ipiù pronti ad accogliere i nuovi orientamenti uscitidalla grande discussione conciliare, perchè sono liberidalle incrostazioni del passato culturale e sono giàsulla linea dello sviluppo storico della società e dellaChiesa. 11 Concilio è veramente -anche se non semprecoscientemente - la grande speranza dei giovani .Mons. Angrisani completò il quadro scendendo

alla pratica pastorale, soprattutto nella cura delle

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vocazioni . Riaffermata con parole di Don Boscola dottrina della Chiesa, la quale insegna che Diogetta abbondante il germe della vocazione sacerdotalereligiosa, invitava a esserne pescatori solerti special-mente in tre momenti : quando il ragazzo entra nellemedie, quando le termina e tra i giovani adulti .

Mentre parlava mons. Angrisani, giungeva applau-ditissimo l'arcivescovo di Torino che, salutata l'as-semblea, diede una sua geniale interpretazione dellaspiritualità salesiana . In essa mons . Pellegrino vededue componenti: una continua ansia di aggiorna-mento e di sana modernità, ma insieme uno spiritodi serenità, ottimismo e gioia, che formano unaseconda componente e che distinguono la spiritua-lità salesiana da altre spiritualità che oggi sono dimoda, dominate da un non cristiano senso di soli-tudine e di angoscia .

Chiuse il convegno il Rettor Maggiore, che rin-graziò i convenuti del " dono " che gli avevano of-ferto con la loro presenza e confermò la sua volontàdi fraterna collaborazione col Clero diocesano nellaChiesa e per la Chiesa, come vuole il Concilio e inlinea col programma che fu già suo negli anni didirezione del movimento Cooperatori. A confermadi ciò il Rettor Maggiore annunziava che la Con-gregazione Salesiana sta per prendere delle iniziativepratiche, soprattutto nel campo delle vocazioni .

La Messa di Diamante di don SprianoLa domenica in Albis, 17 aprile, nella Basilica di Maria Ausiliatrice diValdocco celebrava solennemente la sua Messa di Diamante il venerandosalesiano don Pio Evasio Spriano, noto a molti Cooperatori per le Con-ferenze con proiezioni luminose che per oltre un ventennio tenne in tuttaItalia come propagandista delle Missioni Salesiane . Tra le sue beneme-renze c'è quella di aver fondato, per ispirazione del servo di Dio don Fi-lippo Rinaldi, il periodico " Maria Ausiliatrice ", che contribuì a diffonderneil culto finchè le restrizioni della seconda guerra mondiale costrinsero asospenderlo . E c'è anche una numerosa schiera di exallievi che venerano indon Spriano l'educatore saggio e l'insegnante solerte e sacrificatissimo . Oracontinua a dirigere l'Ufficio Filatelico Missionario, da lui fondato nel 1924.

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UNA FINESTRA SUL COLLE

L'afflusso dei pellegrini al Santuario del ColleDon Bosco nei giorni di festa si va moltiplicando conpunte inattese . Nella notte di Natale, alla Messadi mezzanotte, chi avrebbe preveduto la presenzadi oltre 500 pellegrini ?La domenica 20 marzo, allo scopo di informare

l'Ente Turismo, si vollero contare le auto in arrivo .Era una giornata primaverile piena di sole : ne ar-rivarono 1004 .Nel giorno di Pasqua, io aprile, superarono le

1500 . Nel Tempio, alle cinque sante Messe, po-temmo distribuire un bel migliaio di Comunioni.

Il concerto elettronico delle campane e la visionedell'umile casetta, lo spettacolo grandioso del nuovoTempio e dell'Istituto festante, specialmente nelleore di ricreazione, dànno ai visitatori il confortod'un'ora armoniosa in onore del santo Pastorelloche, divenuto buon Pastore d'un gregge innumere-vole, oggi è onorato in tutto il mondo .

Il nostro lavoro ora mira a rendere più accoglienteil piazzale, a circondarlo di verde e di aiuole e a ren-derne più facile l'accesso e l'uscita con un vialea senso unico . Intanto è già in cantiere il travertinoper il rivestimento della facciata e del pronao .

Benedizioni e grazie a tutti i nostri generosi Be-nefattori!

DON RENATO ZIGGIOTTIRettore

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MADRAS (INDIA)MONS. MATHIAS HA IL SUO SUCCESSORE

L'arcidiocesi di Madras-Mylapore ha il suo nuovoPastore nella persona di mons. R. Arulappa, chesuccede al nostro compianto mons. Luigi Mathias .

Il nuovo Arcivescovo, che è nato nel 1910, compìgli studi nel Pontificio Seminario di Al'waye in Indiae nel Pontificio Collegio Urbano di PropagandaFide in Roma. Mons. Mathias, che nutriva per luigrande stima e affetto, lo nominò parroco della cat-tedrale di San Tommaso, e in seguito Cancellieredell'Archidiocesi.La consacrazione di mons . Arulappa ebbe luogo

il 25 marzo scorso nel vasto cortile del collegio sale-siano San Beda, alla presenza di oltre 15.000 persone,per mano dell'Internunzio Apostolico in Indiamons . Knox. Uno dei due con-consacranti fumons. David Marianayagam, salesiano, vescovo diVellore. In più occasioni il nuovo Arcivescovo ri-cordò le benemerenze del suo indimenticabile pre-decessore.

Madras • Il nuovo arcivescovomons. Arulappa tra l'internunziomons. Knox alla sua destra emons. Marianayagam, salesiano

A conclusione delle feste della consacrazione i sa-lesiani di Madras hanno voluto festeggiare il vene-rando mons. Carvalho, già Vescovo ausiliare dimons. Mathias e poi Vicario capitolare, Cooperatoresalesiano e grande ammiratore di Don Bosco: eglisi ritira per la sua tarda età di 79 anni .

Il Rettor Maggiore don Luigi Ricceri col dott. GinoPiacenza e il prof. Castagna, exallievo salesiano, invisita alla " Trasformazioni Tessili ", la nota T . T.che ha sede a Torino, e il complesso aziendale aMoncalvo (Asti). Accolto a festa dai signori Piacenza,dalle maestranze e dalle alunne della Scuola MediaAziendale, tenuta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice,ha rivolto a tutti la sua parola di compiacenza perlo spirito che vi domina, ha ascoltato commosso lanostalgica canzone di mons . Cimatti : La casetta diDon Bosco, rievocatrice del 1500, e ha ricevuto unagenerosa offerta per la fame nel mondo .

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La nuova chiesa salesiana intitolata a Cristo Re,che sorge presso le opere giovanili, già par-zialmente operante a Cerignola (Foggia)

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Torino • Basilica di Maria Ausiliatrice . Mons .Mensa, vescovo di Ivrea, durante l'ordinazionesacerdotale dei diaconi salesiani dello Stu-dentato teologico di Bollengo, appartenentia diverse nazioni

ANCHE A CERIGNOLA I RAGAZZISONO LA CALAMITA DEI SALESIANI

A Cerignola, la città in provinciadi Foggia nota come posto avanzatodel comunismo nell'Italia meridionale,si è inaugurata la maestosa chiesadi Cristo Re, che domina l'imponentecomplesso salesiano di Opere giovanilie sociali in parte già funzionante findal 1961 col Centro di addestra-mento professionale per radiotecnicied elettromeccanici . Va realizzandosicosì il sogno tanto vagheggiato damons. Donato Pafundi, defunto ve-scovo di Cerignola, e perseguito contenacia dal suo successore mons. Ma-rio Di Lieto .

Nel vasto programma di festeggia-menti ha assunto particolare interessela Messa prelatizia celebrata damons. Augusto Bertazzoni, arcive-scovo di Potenza, già allievo dellacasa madre di Valdocco viventeDon Bosco, uno dei giovani (tracui il servo di Dio don Orione) cheoffrirono generosamente la loro vitaper prolungare quella di Don Bosco .Mons. Bertazzoni (è un venerando

novantenne dal passo fermo, dalleidee chiare e dalla memoria lucidis-sima) ha ricordato gli episodi piùsalienti della sua vita di allievo diDon Bosco e ha fatto rivivere mo-menti di intensa commozione quandoha rievocato le reazioni dolorose deigiovani dell'Oratorio alla morte delSanto dei giovani .Nel pomeriggio convennero a Ce-

rignola i Cooperatori della regione,che parteciparono alla santa Messa,concelebrata dal Vescovo diocesanocon alcuni Direttori salesiani, e assi-stettero alla prima Conferenza annualetenuta dall'Ispettore don AntonioMarrone, che ha rilevato come l'apo-stolato dei Cooperatori attui in pienole direttive del Concilio . Don Mar-rone ha quindi parlato dell'Opera diCerignola, già in avanzato stato dicostruzione, e ha concluso : « A Ceri-gnola siamo venuti perchè attrattidalle frotte di giovani che affollano lestrade e reclamano assistenza reli-giosa, ma anche per corrispondere al-l'eroica fede di monsignor Vescovo » .

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/N BREVEITALIA

Exallievo che va missionarionell'Ecuador

Il giorno di San Giuseppe il sig. BrunoOberto Paget, exallievo delle scuoleprofessionali salesiane di San BenignoCanavese, ricevette dalle mani del Pre-fetto generale della Congregazione Sale-siana, don Albino Fedrigotti, il croci-fisso di missionario e subito dopo partìper l'Ecuador . Si è recato nella città diCuenca per collaborare con i salesianidel luogo all'insegnamento delle materieelettromeccaniche ed elettroniche, in se-guito a regolare contratto . Il sig . Obertosta attuando un apostolato che entra inpieno nello spirito del Concilio . Altriexallievi hanno chiesto di imitarnel'esempio .

ARGENTINA

Una Unione exallievinelle forze armate

In occasione del 90° anniversariodella fondazione della prima Opera sa-lesiana in Argentina, si è costituital'Unione Exallievi Don Bosco anchenelle forze armate argentine residenti inBuenos Aires . Gli exallievi ufficiali esottufficiali di carriera sono 316 così di-visi : 155 appartengono all'Esercito, 75alla Marina, 60 all'Aeronautica e 26alla Gendarmeria . Presidente di questasingolare Unione è il ContrammiraglioEdoardo Garcia Pulles. Il Regolamentoè quello delle Unioni Exallievi, adattatoall'ambiente. Il primo articolo dice chegli Exallievi salesiani incorporati nelleForze Armate, essendo stati formatinell'amore a Don Bosco e ai suoi ideali,desiderano mantenerli vivi e operantinella vita, rimanendo fraternamenteuniti fra loro sotto la guida dei Superiorisalesiani . Prima loro attività è di for-mare buoni cittadini e ottimi cristianifra i militari, attraverso l'insegnamentodei principi cristiani e della dottrinasociale della Chiesa » .

BELGIO

Rapido sviluppodell'opera di Tournai

La Scuola per ingegneri-tecnici inelettromeccanica ed elettronica dell'Isti-tuto Don Bosco di Tournai presentauno sviluppo che agli inizi nessuno osavasperare così rapido . Quest'anno gliiscritti sono 73 e la loro provenienza ri-

vela fin dove la Scuola è conosciuta :ne provengono anche da Bruxelles, daAnversa, e una ventina dalla Francia .L'edificio, che sarà sede della Scuola,cresce rapidamente . La moderna costru-zione assicurerà le migliori condizionidi lavoro.

COLOMBIA

Un elogio del Presidentedella Repubblica

I salesiani della Colombia con variemanifestazioni di imponenti masse gio-vanili, hanno celebrato i 75 anni dallafondazione della prima casa in Bogotà .Nel Teatro Colón il Presidente dellaRepubblica, dopo aver elogiato l'operareligiosa, sociale e caritativa svolta daiFigli e dalle Figlie di San GiovanniBosco, disse : « Per tutto questo il Go-verno della Repubblica decreta ai sa-lesiani la decorazione della Croce diBoyaca nel suo massimo grado, stabi-lita dal liberatore Simone Bolivar per .ché brillasse sul petto degli uomini esulla bandiera delle istituzioni che lottanoper la libertà, per la giustizia, per l'ordinee, in questo caso, che sono il miglioreriflesso della Divinità sulla terra, perchéc'insegnano ad amarci come fratelli » .

FRANCIA

Crescenti simpatie per l'operadi Don Bosco nell'Alsazia

A Wittenheim nell'Alsazia il 5 marzovenne inaugurato un nuovo braccio difabbrica dell'Istituto "Don Bosco" delleFiglie di Maria Ausiliatrice . Il Diret-tore della "Cassa di Soccorso Familiare"sig . Lang, tenne il discorso, mettendo inrilievo l'importanza della formazionedelle giovani alla vita familiare ed elo-giando altamente l'opera educativa dellaCasa . Le alunne nei tipici costumi alsa-ziani eseguirono canti corali, danze folclo-ristiche e rievocazioni storiche, con rife-rimenti alle finalità della scuola. LaBanda municipale, formata in gran parteda minatori, rallegrò la cerimonia.

SPAGNA

Un monumento cittadinoa Don BoscoLa città di Vigo ha inaugurato un

monumento a San Giovanni Bosco nellapiazza intitolata al Santo . Notevoli leaffermazioni del Sindaco della città .Disse : « Don Bosco aveva già un mo-numento nel cuore di ogni vicese . Il

Santo delle classi lavoratrici è veneratoin tutte le famiglie di Vigo, per le qualiquesto monumento costituisce una -riaf-fermazione pubblica del culto che lacittà ha per il Santo » .

Un grandioso progettodi Don Bosco attuato a MadridCento anni fa San Giovanni Bosco

illustrava al pittore Lorenzoni il suoprogetto per il quadro di Maria Ausilia-trice. Il progetto era grandioso, si trat-tava della gloria di Maria, Madre dellaChiesa . Con calcoli geometrici il pittoredimostrò a Don Bosco l'impossibilità direalizzare il suo progetto . Il quadroche oggi si venera nella Basilica di To-rino è una riduzione di quello ideatoda Don Bosco. Dovevano passare centoanni prima che un grande artista spa-gnolo, di fama mondiale, si decidessenel 1965 a realizzare il primo progetto .L'artista è Santiago Padrós, che ha alsuo attivo la decorazione pittorica diimportanti santuari . La chiesa nellaquale è attuata l'idea di Don Bosco èquella del collegio salesiano di Estrechoin Madrid . La mestosa cupola di 21 metridi diametro è arricchita di 75 figure inmosaico che occupano una superficie di400 metri quadrati. La figura di MariaAusiliatrice misura metri 6,50; quelladi Don Bosco che ne contempla la gloriadalla parte opposta misura metri 4,50,le altre figure sono sui tre metri.

STATI UNITI

Il decimo "ConvegnoGiovanile Salesiano "

Mille giovani di cento scuole dell'ar-cidiocesi di Los Angeles si sono radu-nati nella Scuola tecnica "Don Bosco"di South San Gabriel per il 10° Con-vegno Giovanile Salesiano . Scopo diquesto "Salesian Youth Forum" è dicoltivare il terreno dove viene gettatoil seme che dovrà dare i leaders catto-lici di domani. Per questo i giovaniche vengono invitati a parteciparvisono scelti tra i migliori . I leaders nonnascono, ma si formano . Gli organizza-tori lo sanno, per questo si preoccupanodi sceglierli, prepararli e formarli .

SUD AFRICA

Quattro Opere in cinque anniUn gruppo di quattro Figlie di Maria

Ausiliatrice, sono giunte a BrentwoodPark-Benoni (Transvaal), dove hannoaperto una casa per l'assistenza e l'edu-cazione delle fanciulle e dei ragazziportoghesi e immigrati nella diocesi diJohannesburg . Un'altra opera di linguainglese e africana fu aperta a Booysensin locali ceduti dai salesiani nella par-rocchia di Turfontein. Sono così quattrole opere che le Figlie di Maria Ausilia-trice hanno aperto nel Sud Africa inmeno di cinque anni.

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L'OPERA BUONA

DEL

DOTTOR ORTÍZ

In Messico,mentre è in atto una magnificaun noto medico della capitaledona ai figli di Don Boscoun moderno aspirantato

Dalle parti del Popocatépetl, ilgigantesco vulcano del Messico,sorge una casa salesiana nonmolto grande ma di taglio deci-samente moderno . È l'aspiran-tato di Panzacóla costruito primaancora che col calcestruzzo, conla fede di un uomo che vollerispondere alle prove del Signorecon un atto di generosità.Quest'uomo - si era nel 1962 --

fu visto più volte presentarsi allaportieria della casa ispettoriale sa-lesiana in Città di Messico, edomandare dell'Ispettore . L'Ispet-tore era sempre fuori, in giro, inqualche parte dei quasi due mi-lioni di chilometri quadrati di su-perficie messicana . Constatato cheera assente, il signore se ne andavarassegnato, deciso però a tornareper realizzare a tutti i costi ilsuo progetto . Si chiamava JuanMora Ortíz e nascondeva sottol'aspetto sereno una ferita ancoraaperta : poco tempo prima gliera morta una figlia .Non era certo la prima prova

a cui il Signore lo sottometteva .Nato a Morelia dove sorge unaminuscola casa salesiana, il si-gnor Ortíz era rimasto prestosenza babbo. La mamma, coope-ratrice salesiana, si era trovatanella povertà, ma lo aveva man-tenuto agli studi con le risorsedel suo lavoro . Il giovane Juanaveva corrisposto appieno alleaspettative della mamma : stu-diando col massimo impegno, eradiventato medico, docente uni-

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fioritura di vocazioni,

versitario, e aveva aperto una cli-nica. Sposato, aveva avuto duefiglie, con le quali spartiva il suoaffetto e anche i suoi risparmidestinati alla loro dote . Ma ilSignore gli portò via la figlia piùgiovane, Maria, e allora il dottorOrtíz decise che con la sua doteavrebbe compiuto un'opera buona .

Sognava di far sorgere un col-legio per ragazzi poveri, e a que-st'idea spontaneamente associavai figli di Don Bosco. Non avevastudiato presso i salesiani, e quasineppure li conosceva . Solo dapiccolo si era imbattuto in unsalesiano coadiutore, che ognimese faceva il giro di Moreliaconsegnando personalmente il"Bollettino Salesiano" nelle manidei Cooperatori della città . Conquesto lontano ricordo in menteil dottor Ortíz si presentò conperseveranza alla portieria dellacasa ispettoriale, finchè un giornofinalmente trovò l'Ispettore e gliparlò del suo progetto .

Don Gonzalez, l'Ispettore, sitrovò in un pasticcio . Aveva giàtroppi collegi aperti, pieni di ra-gazzi, e non aveva salesiani a cuiaffidare un nuovo collegio. An-cora una volta si mise in viaggioe accompagnò il dott . Ortíz avisitare le opere salesiane piùvicine. Risultò evidente che primadi costruire altri collegi occor-reva tirar su i salesiani da met-terci dentro . Urgeva soprattuttoin quel momento una casa diaspirantato in cui i ragazzi chia-

mati dal Signore potessero pre-pararsi alla loro missione .

L'Ispettoria messicana avevagià i suoi aspirantati, ma nonbastavano. Tanto più che daicollegi molti ragazzi erano prontia rispondere alla chiamata delSignore .Non deve stupire che in quel

Paese ci sia una primavera divocazioni : il Messico cristiano èuscito dal bagno di sangue dellapersecuzione religiosa, e il sanguedei martiri - come aveva già no-tato Tertulliano mille e settecentoanni fa - è seme di cristiani .

Il dott . Ortíz non ci pensòdue volte : in soli tre mesi fececostruire il moderno aspirantatodi Panzacóla e lo intitolò allafiglia defunta Maria Estela Mora .Un anno dopo, circa, si ripre-sentò all'Ispettore •e gli domandò :« E ora, che cosa c'è di urgenteda costruire ? ». L'Ispettore glirispose che bisognava terminarel'opera iniziata, perchè gli aspi-ranti di Panzacóla non avevanouna chiesa vera e propria . L'annoscorso il Vescovo benedisse lanuova chiesa, moderna anch'essa,dalle ampie vetrate luminose . Ildott. Ortíz partecipò alla festa elesse l'Epistola della Messa .

I centodieci ragazzi dell'aspi-rantato - quando un giorno sa-ranno diventati sacerdoti sale-siani - grazie al gesto del dottorOrtíz potranno aprire non uncollegio (come lui sognava), mamolti collegi per i ragazzi poveri.

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DON CESARE CASTELLINOgià missionario salesiano in Thailandia

In Thailandia il Papa ha introdotto la gerar-chia episcopale . Il gesto di Paolo VI premia il la-voro intenso delle Congregazioni missionarie (e traesse la Società Salesiana, che in Thailandia ha unadiocesi e una ispettoria), e riconosce la maturitàdi fede raggiunta dai cattolici thai .

Un capitale di fatiche e di sangue, versato lungol'arco di quattro secoli, ha dato in questi giorni il suofrutto: gli otto vicariati apostolici della Thailandiasono diventati diocesi . Il Papa ha giudicato adulta lafede dei cattolici thai e ha donato alloro Paese, comepremio della raggiunta maturità, la gerarchia episcopale .

Ciò significa che i missionari, veri marines della

Chiesa sempre pronti a buttarsi allo sbaraglio,hanno assolto in bellezza il loro compito di "sfon-damento" e hanno gettato le premesse alla fiori-tura del clero locale secolare . Tra i missionari cisono anche i figli di Don Bosco, con a capomons. Pietro Carretto, primo Vescovo della nuovadiocesi di Bang-Nok-Khuek .

Terminata dunque l'opera di sfondamento, leCongregazioni missionarie rimetteranno a poco apoco le leve del comando nelle mani del clero se-colare, ma non per questo il loro compito sarà fi-nito. I marines rimarranno ancora il solido pilastrodella Chiesa thailandese .

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LA THAILANDIA DIVENNE PARROCCHIA

Il loro assalto alla roccaforte buddista del Siamcominciò l'anno 1511 con la conquista di Malacca .Erano i tempi in cui Alfonso di Albuquerque, gi-ronzolando con la sua flotta nei mari dell'Oriente,collezionava per conto della corona portoghesegrosse perle dai nomi prestigiosi di Goa, Ceylon,Socotra ecc . Capitato in Siam, l'Albuquerqueimpose silenzio una volta tanto ai suoi cannoni,e si limitò ad accreditare alla corte del re una mis-sione diplomatica fissa . Con tutta probabilità fuallora, o poco dopo, che i primi sacerdoti cattolicimisero piede in Thailandia : due domenicani, cap-pellani dei civili e militari portoghesi assoldati dalre del Siam .

Quando però di lì a poco una delle frequenti in-vasioni birmane falciò via i sacerdoti cattolici in-sieme con parecchia popolazione, già 1500 thailan-desi erano stati convertiti . Da allora fu un susse-guirsi di lunghi periodi di libertà religiosa alternatialle strettoie soffocanti di violente persecuzioni,dopo le quali bisognava cominciare tutto da capo .E puntualmente ogni volta i missionari domenicanio francescani o gesuiti si trovarono pronti a rico-minciare .A ogni modo nel 1622, con l'arrivo dei Padri

delle Missioni Estere di Parigi, la Thailandia eraparrocchia; nel 1673 diventò vicariato apostolico ;poi si frantumò in diversi vicariati e nel 1944 ebbeil primo Vicario thailandese .

Tra il popolo thai e l'Occidente ci fu sempre unaforte simpatia .

Accadde una vicenda alla corte siamese, che gliscrittori hanno raccolto volentieri e sviluppato inromanzi, teatri e film : la vicenda di una istitutriceinglese di nome Anna, assunta da, un re del Siamcome governante dei suoi figli . Essa li educò conmentalità apertamente occidentale (come era lo-gico aspettarsi); e chi ora prende contatto con laproduzione letteraria che la riguarda si persuadeche quest'Anna debba a buon diritto attribuire asè il merito di aver introdotto in Thailandia la cul-tura europea . Non è così. Quest'Anna venne dopo .Tutto cominciò prima, e cominciò con un missio-nario .

IL PRINCIPE E IL MISSIONARIO

Quando cento e più anni fa morì il re del SiamRama III, gli sarebbe dovuto succedere il figlioprimogenito, ma un fratellastro in una congiura dipalazzo gli soffiò il trono . Il giovane principe eredi-tario si ritirò deluso in un monastero buddista diBangkok e si fece bonzo . Caso volle che il mona-stero confinasse con la chiesa cattolica "ImmacolataConcezione", tenuta dal missionario francese padre

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Pallegoix. Il principe e il missionario s'incontra-rono, si frequentarono, divennero amici . Di più,il principe dimostrava acuto interesse per la culturaoccidentale, e trovò in padre Pallegoix una guidae un maestro. Poi i loro destini si divisero : padrePallegoix divenne Vescovo e si trasferì in altra partedella città ; il principe riuscì a far valere i suoi di-ritti regali, voltò le spalle alla bonzeria e salì altrono col nome di Rama IV. La loro amicizia ri-mase tenace .Il Vescovo morì. Il suo corteo funebre doveva

transitare, sul fiume, davanti al palazzo reale .Rama IV volle essere presente al passaggio e quandoil corteo sfilò innanzi al palazzo fece sparare i suoicannoni in segno di supremo saluto al suo caroamico .

Dopo il funerale, il pro-vicario andò dal re e gliconsegnò l'anello episcopale . « È desiderio del Ve-scovo defunto - gli disse - che il re conservi que-sto prezioso oggetto come ricordo della loro lungaamicizia ». Rama IV gradì il dono, e collocò l'anellotra le cose care del suo tesoro .

Sembra una favola. Ma sono passati più di centoanni e l'amicizia tra la Thailandia e l'Occidentecontinua . Lo si vede bene in questi giorni difficiliin cui la Thailandia è insidiata dalla minaccia co-munista. I guerriglieri filocinesi pullulano nei Paesiconfinanti (Laos e Cambogia), e talvolta sconfi-nano anche in territorio thai, ma il Paese con de-cisione ha messo fuori legge il partito comunista .

UN PIZZICO DI PROVVIDENZA

La storia dei Salesiani in Thailandia comincianel 1927 e si snoda attraverso queste tappe . Anno1930: è eretta la "Missione sui iuris" di Ratburi ;1934: la missione diventa prefettura apostolicasotto mons. Pasotti; 1941 : la prefettura si tra-sforma in vicariato apostolico ; 1965 : il vicariatodiventa diocesi. La sede si trasferisce da Ratburia Bang-Nok-Khuek, ed è come un ritorno alle ori-gini, una specie di giustizia, perchè lì a Bang-Nok-Khuek era sprizzata la prima scintilla della fede .

Cento e più anni fa un piccolo cinese, pagano,povero in canna ma con un pizzico di Provvidenzanella bisaccia, lasciò la Cina e tutto solo sceselungo il maestoso fiume Menam, giù fino a Bang-kok, in cerca di fortuna . Non trovò la fortuna checercava, ma trovò un'altra fortuna, impensata : lafede. Un certo padre Albrand, passato alla storiacome "apostolo dei Cinesi", lo battezzò e gli misenome Francesco. Per parte sua si chiamava giàNgai .

Francesco Ngai, cinesino errante, con la sua bi-saccia, i suoi stracci e la sua fortuna tutta inte-riore, si rimise in cammino . Giunto in riva al fiume

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San Seng Arun (Thailandia) - Il nuovo Santuario della Ma- Mons. Carretto con le autorità inaugurano il nuovo edificio delladonna di Fatima, costruito da mons . Carretto dove fino a 15 anni Scuola di Haad Yai (Thailandia), una delle opere cattoliche chefa c'era foresta vergine e proprio sul valico dove passarono i primi il Vescovo si preoccupa di disseminare attraverso la penisolamissionari delle Missioni Estere di Parigi nel luglio del 1662

con metodica regolarità

Me-Klong, trovò quattro case, una pagoda bud-dista e una segheria ; il posto gli piacque e si fermò .Aveva una fede contagiosa : i pescatori del villaggiovollero anch'essi il battesimo . Dal 1857 un missio-nario si fermò stabilmente tra loro ; costruì unachiesetta e una scuola di legno teck, acquistò icircostanti terreni incolti e si mise a disboscarli .Con i suoi neofiti lottò aspramente contro la fo-resta, ma alla fine vinse, e dove prima barrivanogli elefanti fece sorgere orti e piantagioni di nocedi cocco .C'era un buddista a Bang-Nok-Khuek, uomo

molto importante perchè padrone della segheria,che non vedeva di buon occhio il fervore dei primicristiani. Alcuni di loro per recarsi in chiesa pas-savano innanzi la segheria, e il padrone buddistali ingiuriava, li copriva di maledizioni e anche limaltrattava. Che fare? Qualche neofito non benrodato nelle vie dello spirito si sentiva prudere lemani, ma Francesco Ngai calmava tutti e invitavaalla pazienza . « Sopportiamo queste ingiurie peramor di Dio - diceva . - Non saremmo degni delnome di cristiani, se ci vendicassimo! ». E i neo-fiti tiravano avanti alla men peggio, rispondendoai maltrattamenti con sospiri e preghiere . Ma ungiorno il fuoco bruciò la segheria e il vento ne di-sperse le ceneri. Il padrone buddista si trovò sullastrico ; faceva pena. Francesco Ngai allora passòdi casa in casa da tutti i cristiani e fece una col-letta. Raccolto un gruzzoletto, lo mise nelle manidel povero buddista e gli disse : « Noi cattolicisiamo poveri, ma Gesù Cristo ci ha insegnato adamare e aiutare i bisognosi anche se sono nostrinemici. Abbiamo perciò messo insieme questo pocodenaro e te lo doniamo con tutto il cuore » .

Non passò molto che quel buddista domandò ilbattesimo.

LA PAGODA TRASFORMATAIN CATTEDRALE

La pagoda, in quella fioritura di cristianesimo,era come un pesce fuor d'acqua . I bonzi suoi in-quilini vi si trovavano a disagio, e un bel giornola abbandonarono. Essa intristì e dopo qualcheanno crollò.

Intanto alcuni neofiti poveri come FrancescoNgai (e come lui con un pizzico di Provvidenzanella bisaccia), migrarono altrove in cerca di for-tuna. Avevano anch'essi una fede contagiosa, e fucosì che nella zona si svilupparono parecchi villaggiquasi interamente cristiani .

Sulle rovine della pagoda abbandonata il missio-nario costruì poi una imponente chiesa in mura-tura, che ora è la cattedrale di mons . Carretto. Icristiani di Bang-Nok-Khuek oggi sono tremila, eda questa fiorente cristianità sono sorti una decinadi centri minori . Ma la diocesi è enorme, pari a unterzo d'Italia . Si snoda lungo il budello di terra,sottile come il collo di una clava, che tiene unitala Penisola malese al continente asiatico . Lungoquel collo stiracchiato, il Vescovo si prodiga perdisseminare delle opere che non siano troppo di-stanziate l'una dall'altra . Un collegio, una scuola,almeno una chiesetta in legno teck . Qua e là di-stano ancora cento o centocinquanta chilometril'una dall'altra, ma il rosario delle opere cattolichesi sta sgranando da nord a sud attraverso la peni-sola con metodica regolarità .

I buddisti della diocesi sono 5 milioni e i catto-lici 14.000 appena . In tutta la Thailandia gli abi-tanti sono 30 milioni, e i cristiani poco più di120.000. Ma che importa? Il Papa li ha trovatimaturi e ha fatto loro il dono della gerarchia epi-scopale .

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ESERCIZI SPIRITUALIPER COOPERATORI

Per comodità dei nostri Cooperatori ripetiamo l'elenco dei

corsi che si svolgeranno in giugno, luglio e agosto,rinnovando a quanti hanno a cuore il progresso dellapropria anima e l'efficacia del loro apostolato, caldo invito aparteciparvi e a condurvi altri Cooperatori e Cooperatrici

COOPERATORIMuzzano Biellese (Vercelli) : 17-21 agostoMuzzano Biellese (Vercelli) : 12-16 agosto (riservata aconiugi)Galliano Eupilio (Como) : 26-29 giugnoGalliano Eupilio (Como) : 30 luglio-2 agostoGalliano Eupilio (Como) : 27-30 agostoCison di Valmarino (Treviso) : 17-21 agosto

Eremo Rocca di Garda (Verona) : 31 luglio-4 agosto

Bologna-San Luca : 11-14 agostoPietrasanta (Lucca) : 3-6 agostoLoreto-Montereale : 28-31 luglioLoreto-Montereale : 24-27 agostoMontefiolo di Casperia (Rieti) : 27-31 agostoPacognano di Vico Equense (Napoli): 12-16 agosto(per Cooperatori coniugi e genitori di salesiani)Pacognano di Vico Equense (Napoli) : 18-22 agosto(Cooperatori giovani e adulti con predicazione distinta)

Ostuni - Istituto Salesiano (Brindisi) : 6-10 luglioPotenza - Casa S . Cuore : 27-31 luglio

COOPERATRICIMuzzano Biellese (Vercelli) : 30 luglio-3 agosto

Muzzano Biellese (Vercelli) : 3 agosto-7 agostoMuzzano Biellese (Vercelli) : 21-25 agostoVarese - Cesbeno: 23-27 agostoCesuna - Villa Tabor (Vicenza): 18-22 luglioMontebelluna (Treviso) : 24-28 agostoBologna-San Luca : 30 giugno-3 luglioCalci (Pisa) : 6-10 agostoLoreto-Montereale : 24-27 luglioLoreto-Montereale : 28-31 agostoFiuggi (Frosinone) : 29 giugno-3 luglioPacognano di Vico Equense (NA): 26 giugno-2 luglio(Cooperatrici giovani e adulte con predicazione distinta)Ostuni-Villa Specchia (Brindisi) : 6-10 luglioPotenza-Casa S. Cuore: 1-4 agostoZafferana Etnea (Catania): 29 giugno-3 luglio

ESERCIZI DI ORIENTAMENTOper signorine dai 18 ai 25 anni

Brescia-Via Martinengo da Barco, 4: 26-29 giugnoMontebelluna (Treviso) : 24-28 agostoFiuggi (Frosinone) : 4-9 luglioBari-Oasi Francescana : 13-17 luglio

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DELL'AUSILIATR! o-

Maria Ausiliatriceè stata sempre il mio aiuto potente

Ho frequentato la Scuola "Maria Ausilia-trice" di Alessandria d'Egitto e dalle Suoreho ricevuto l'istruzione e la formazione spi-rituale. La devozione alla Vergine è statasempre il respiro della mia anima e ha addol-cito le numerose prove di questi anni congrazie segnalatissime .

Profuga con la famiglia dall'Egitto, venni aRoma. Mancavamo di tutto e mio marito erasenza lavoro. L a novena consigliata da DonBosco, ripetuta con fede, incominciò a darcisollievo morale e anche l'aiuto indispensabiledi cui avevamo bisogno . Nella grande famigliadei Cooperatori, della quale facevamo partegià in Egitto, ritrovammo serenità e conforto .Mio marito trovò lavoro, anche se fuori diRoma, con la prospettiva di un trasferimento .

Frattanto una grave malattia lo colpì . Ri-coverato d'urgenza in clinica per essere sotto-posto a difficile atto operatorio, fu fra la vitae la morte per più settimane . La Madonnaperò vegliava su di lui, maternamente, ascol-tando le nostre invocazioni piene di fede .Dopo tanta angoscia, quando con la guari-gione quasi miracolosa di mio marito eratornato il sereno, una nuova burrasca venivaa turbare la pace familiare : mio marito stavaper essere dichiarato inabile al lavoro . Ricor-remmo ancora a Maria, "aiuto potente", emio marito fu riassunto al lavoro e trasferitoa Roma come desideravamo .Roma

ADELE CAMBRIA

Ora continua fiducioso il suo cammino

Da più tempo mi trovavo in una situazionecomplessa per cui, nonostante i miei sforzi,non riuscivo a trovare una soluzione e percui passavo giornate di mortificazione e diassillanti preoccupazioni . Riconoscendo in-sufficienti i rimedi umani, mi sono rivolto confiducia all'intercessione della Madonna Au-siliatrice, di San Giovanni Bosco e di SanDomenico Savio, invocandoli incessantementedi venire in mio aiuto. E proprio in questigiorni mi è stata concessa la grazia implorata .Riconoscente alla Divina Provvidenza e gratoai Santi Protettori, invio l'obolo per la cele-brazione di tre sante messe in loro onore ein suffragio dei miei genitori . Conservo unaprofonda devozione verso questi miei Santi

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Protettori, ai quali in ogni circostanza dellavita mi rivolgo col pensiero, e continuo fidu-cioso il mio cammino .S. Caterina Ionio (Catanzaro)

FRANCESCO DAQUA

La macchina si rovesciagiù dalla scarpata

Eravamo lungo una strada di montagna, diritorno da un sopraluogo per stabilire unaColonia pro Oratorio, quando improvvisamentela macchina slitta da una stretta curva, rove-sciandosi a più riprese giù dalla ripida scarpata,tra balzi e urti fino alla ripa sovrastante il fiume .Un sasso ne fermò la tragica valanga, ma più,• certamente, il nostro fiducioso grido di in-vocazione all'Ausiliatrice e a Don Bosco .

E fummo miracolosamente salve . Rottureda urti, ferite profonde, sofferenze non lieviebbero guarigione rapida e felice . Maria Au-siliatrice e Don Bosco fecero stupire tutti, anchei medici curanti, dello straordinario e tangibileloro intervento nel nostro difficile salvataggio .

Rendiamo pubbliche grazie con commossa•

rinnovata fede .Genova

TRE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

01 HANNO PURE SEGNALATO GRAZIEAgnese Teresa - Aldegnai Rina - Alessio Avelino - AlfìEster - Aloisi Lina - Ameno Giuseppina - Antonella Maria -Antonioli Lina - Anversa Enza - Arcidiacono Maria -Ardimento Antonio - Argiolas Lidia - Arreghini Luigi -Arrobbio Caterina - Baccino Emma - Bado Francesca -Baffi Daniele Teresa - Bagnati Eugenio - Baiocchi Lina -Balbo Guglielmo - Baldiolli Margherita - Barbera Maria -Barberis Cassinis Flavia - Barbero Serafina - BartolottaFranca e Tony - Bascotto Amabile - Bechaz Alessandro -Belloni Teresa - Belloro Mely - Bellosta Lucia - BenazzoMaddalena - Bensi Renata - Bernardi Gianni e Mariella -Bernardi Rina - Bertaina Meineri Carme - Bertero Rosetta -Bezzi Sofia - Bianco Pinuccia - Bigolin Maria - Blane In-nocenzo - Bonardi Caterina ved. Rovere - BongiovanniMaria - Bonventre Anna ved . Calamia - Borgata Giusep-pina - Bottussi Mercedes - Breci Indorato Iolanda - Broc-cardo Domenica - Bruzzone Maria - Bucci Francesco -Buffa Gallina Ada - Buffelli Eufrosina - Burgay Marisa -Buscemi Nunzia - Busso Giuseppina - Cagliero SavioElvira - Calvisetti Dino ed Ermelinda - Cammarata Grazia -Camosso Sorelle - Cannata Angelina - Campanari Maria -Campanella Bentivegna Maria - Capellino Mauro - Ca-priata Rosa - Caravati Giampiero e M . Angela - CardascoAchille ed Elda - Carnisio Attilio - Casazza Rosa - CasettaNovo Luigina - Castaldi Maria - Castaldo Autilia - CastelloOlga - Catalano Gina - Cauda Vincenzo - Censi Achilleo• Flessinga - Cerutti Giuseppina - Chessa Giovanna -Chiappetta Rosa - Chiaspotti Camilla - Ciconte MariaStella - Comino Emma - Conterno Esterina - ContinoCarla - Cordiali Maria Rosa - Corsino Maria - CortellezziUboldi Antonietta - Cortese Gaspare - Cortese Ines -Corti Rigamonti Maria - Costabloz Iris - CostamagnaMargherita - Cotta Antonio - Cragnolini Maria - CraveroDomenico - Cristino Isaia Giustina - Cristofosetti Fabio -Crosazzo Angelo - Cuttaia Concetta - Daffronto Anna -Dagna Margherita - Dal Bianco Arcangelo - Dal GaudioGiovanni - Damasso Sorelle - D'Ambrosio Marta - D'AnnaDe Martini Eugenia - Davoli Fornaciari M . Livia - De

Geronimi Carolina - Delfino Chiarina - Delfino Santina -Deliperi Rina - Dell'Isola Antonio - Del Mangano Da-carro Franca - Demartini Carmelina - De Martini Giovanna- De Vanna Antonietta - Di Maio Giulia - Disconzi Do-menica - Dubini Rosa ved . Grassi - Farraioli Silvio - FavrePalmira - Felchero Rina - Femi Rosina - Fenizio Lella -Ferro Carmina - Figus Maria - Filippi Wangher Adele -Fiorenza Maria - Fiorini Angela - Fiorito Belmonte Vit-toria - Fornaroli Enza - Fossan Cristina - Francini Giulia -Frascarolo Romana e Carlo - Frau Crobu Elisabetta -Freggiano Luigia - Frigioni Virgilia - Gabutti Fam . -Galbiati Lucia - Galliano Dina - Gallo Caterina - GavaEmilia - Gelmini Lina - Gennaro Giacomo e Giorgio -Ghesi Elsa - Ghiotti Aldo - Giacomuzzi Bosin Violetta -Giletto Giuseppina - Giuria Rosetta - Granzino Lucia -Grassi Antonietta - Grassi Cesira - Graziano Carlo -Graziotto Fedora - Gregori Luisa - Greppi Maddalena -Grigoletto Maria - Grilletta Giulia - Grillo Lantero Luigia- Grillone Rosina - Guariento Pietro - Guasone Carla -Guglielmi Paola - Guizzi Franca - Gulino Salvatore -Innocenti Annita - Jorio Argentino - Lamberti FrancescoLanzeni Giuseppe - La Rocca Rosa Maria - LasagnoMaria - Lepori Teresa ved. Cocco - Libardi Alice - LiuzzoMaria Rita - Loiz Santina - Lombardi Ruffini Maria -Longa Rosa - Lo Presti Gemma - Lorenzi Giuseppina -Loria Giuseppe - Lotauro Francesco - Luchi Annunziata -Lucio Maria - M. G . - Maffezzoni Eva - Magni Monica -Malaguti Olga - Mandrile Giuseppe - Manfredi Conso-lina - Mangano Angelo - Maniossi Antonio - MantelloElsa - Manzini L. - Marani Vera - Marchisio Guglielmo -Margiocco Rosa - Mariglia Edea - Marin Giuseppina -Marzano Elisa - Masiero Maria - Massa Adelaide - MassoneLuciano - Massuello Gennaro - Mastinello D . Enrico -Meazzini Angela - Merendi Bucchi Enrichetta - MerlottiMaria - Miccichè Carolina - Miglio Luigi - MiglionicoRosa - Milani Maria Luisa - Millet Rina - Mimmiti Giu-seppina - Minatta Ricca Claudina - Minuci Serra Ines -Miorelli Maria - Mizzi Rosalba - Modica Marianna -Monducci Evelina - Montersino Colomba - MonzeglioClelia - Morello Maria - Morina Maddalena - MoroniAngelina ved . Feletti - Morra D. Oreste - Mortello An-tonietta - Musine Efisia - Nadali Maria - Nattero Teresa -Neri Mario - Oliviero Renzo - Orrù Anna Maria - OrsattiMaria - Ottani Maria - Pagliasso Biagia - Pantano Giovanni- Papili Maria - Peano Maccario Pinuccia - Pedroni Alma -Pellitteri Angela - Pepe Baldassare - Perotti Claudio -Perrone suor Alessandra - Perruchon Andrea - PetrilloAnnamaria - Pianta Carmen - Pinter Maria e Carmen -Polliotti Francesca - Poloni Stefano - Pompermaier GobberElda - Pondemi Roberto - Ponzanelli Italo e Rina - Sig. Por-liod Celestina - Porta Maria - Pozzi Adele ved . Molla -Pramotton Vittoria - Praticò Caterina - Prevedello Ade-lina - Pugnetti Maria - Pulejo Anna Maria - Puleri Bon-sangue Pietrina - Putzolu Angelina - Putzolu Mansueta -Ragona Francesco - Ragosta Michele - Raimondi Maria -Ramella Ernesto - Razzoli Clementina - Reina Alfonso -Remotti Pietro - Rinaldi Concetta - Rini Bosco Angiolina -Riva Maria - Rivella Revello Maria - Rizzo Rosetta - Ros-sano Anastasia - Rossetti Cecilia - Rossi Benedetta - RossoGiuseppe - Ruggeri Anna Maria - Ruggeri Giuditta -Saffiotti Natale - Sala Giuseppe - Sala Schenone Rosa -Samuele Nicola - Sanfilippo Antonina - Sangiorgio Giu-seppe - Sanna Francesca - Santamaria Concetta - SaporitiGiovanna - Savio Lanzetta Ida - Sergine Valter - SerocchiCarolina - Serra Albertina - Serra Laura e Domenica -Scagliotti Maria - Scandurra Rosario - Sciutto Fam. -Scodalupi Assunta - Silvestro Giuseppina - SimonettiM. Grazia - Simonta Giuseppe - Siracusa Vittorina -Spallino Rosalia - Spampatti Giovanni - Spinola Lucia -Spraga Maria - Stecco suor Maria - Stissi Giuseppina -Stropeni Livio - Sudano Angelica - Tajana Eleonora -Tamburello Casaccio Maria - Taraschi Rosaria - TarditiMaria - Tardito Valentina - Tenchio Elda - Tezzo Fran-cesco - Tomè Luisa - Tomè Marisa Piccin - TorchianiNizioli sorelle - Torelli Zardo prof . Maria - Tosini Gia-como - Touscoz Dina - Tovazzi Cainelli Augusta - TrentinMatteo - Trevisiol Emilio - Tripodi Vincenzo - TruccoGiuseppe - Truffa Maria - Truffini Cleonice - TufaroPicco Giuseppina - Tusa Provvidenza - Ubbiali Carlo -Valenti Barbara - Vanelli Zilioli Dina - Vaudano Cele-stina - Venturelli Ugolotti Armida - Vicario Maria - VignaElisabetta - Vigone M . Antonietta - Villa Antonio - Vil-lareale Rosa - Virga Salvatore - Zanda Giovanni - ZerilliVincenzina .

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Felice ispirazione! . . .

Ero malata di grave deperimento organicoin seguito a forte esaurimento nervoso . Lemoltissime cure mediche non solo non miavevano migliorata, ma non mi avevano im-pedito di peggiorare al punto da non poterpiù prendere alcun cibo . Ridotta in gravi con-dizioni e senza speranze umane, ebbi unaispirazione : tolsi dal collo di mio figlio l'abi-tino di San Domenico Savio e lo indossai iopregando con viva fede il Santo che mi otte-nesse di migliorare, avendo un figlio disgra-ziato e molto bisognoso delle cure materne .« Non per me -- lo supplicai - ma per l'in-nocenza di questa creatura! ». Fui esaudita eoggi posso dire che, se non sono guarita deltutto, ho potuto riprendere le mie occupazionidomestiche . Anche mio marito nel 1963 spe-rimentò l'aiuto di Maria Ausiliatrice, di SanGiovanni Bosco e di San Domenico Savio inoccasione di un intervento per ernia strozzata.Sciolgo quindi i miei voti e ringrazio i nostriSanti protettori .Mombaruzzo (Asti)

ERNESTINA LUCETTI

La nostra grande fortuna

Desidero far sapere che la mia fiduciosapreghiera a San Domenico Savio perchè miottenesse che il mio bimbo appena nato nonmorisse, come purtroppo pronosticavano imedici dell'ospedale, è stata esaudita . Il caroSan Domenico Savio è intervenuto e, dopoventi giorni di ansie e timori, ho potuto por-tarmi a casa dall'ospedale il mio Riccardo Do-menico perfettamente normale in tutte le suefunzioni, con sollievo del pediatra che ha ri-tenuto mio figlio un "vero fortunato" . Sonopersuasa che la nostra grande fortuna sia ladevozione a questo meraviglioso piccolo Santo .Legnano (Milano)

ADA GALIZIA

Fede premiata col dono di un bimbo

Erano trascorsi t i anni dal giorno del nostromatrimonio. Tristi e scoraggiati, mio marito eio, andavamo man mano rassegnandoci al pen-siero di non sentire mai risonare la nostra casadi grida festose di bimbi . Mia sorella, Figliadi Maria Ausiliatrice, intuendo la mia intimapena, un giorno mi parlò dell'efficace interces-

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sione di San Domenico Savio, invitandomi aindossare l'abitino del Santo che ella mi donò .

Passarono due anni che trascorsi perseve-rando nella preghiera e nella speranza . La lungafiduciosa attesa fu premiata col dono di un belbimbo, a cui è stato imposto il nome di Do-menico Giuseppe. Il piccolo ha già sperimen-tato la potenza del suo santo protettore, otte-nendo da Lui la guarigione da una seria conge-stione polmonare sopravvenuta due giorni dopola nascita .

Ora il piccolo Domenico ha un anno e godeperfetta salute . Rendo pubbliche le due grazieottenute, riconoscentissima, con mio marito,al grande San Domenico Savio, artefice dellanostra immensa felicità di sposi .Pescosannita (Benevento)

CATERINA BOFFA IN D'APOLLONIO

San Domenico Savio ci ha resi felici

Durante undici anni di matrimonio, quattrovolte abbiamo atteso invano la gioia di vedereallietata la nostra casa dal sorriso di un bimbo .Perduta ormai ogni speranza umana, da buoniCooperatori salesiani, ci siamo affidati confede incrollabile al nostro caro San Dome-nico Savio .

Con questa fede iniziammo la quinta attesa .A ogni difficoltà e pericolo insorgente dice-vamo concordi : « San Domenico Savio non fale cose a metà ! ». E la nostra fede, contro ogniumana speranza, fu esaudita . La nostra casaè stata allietata dal sorriso di un bimbo, cheabbiamo chiamato Domenico perchè deside-riamo che viva con lo stesso spirito di SanDomenico Savio.

Abbiamo piacere sia pubblicata la graziaaffinchè nessuna mamma non perda mai lafiducia. Aggiungiamo una modesta offerta.Minerbe (Verona)

IMELDA E GUIDO MENEGAZZI

Giuseppe Randazzo (Castel di Lucio - Messina) mandandoofferta ringrazia S . D . S. per la salute del figlio, nato incondizioni precarie .Elena Scipioni (Genova) invia offerta per la ricuperatasalute della piccola Elena.Michelina Catalano (Montemaggiore Belsito - Palermo)ottenuta da S . D. S. una grazia per il suo Filippo, neimplora un'altra.Anna Tealdo (Vesime - Asti) ringrazia S . D . S. per lasalute della bambina nata prematura .Eugenia Croce Airale (Milano) con l'abitino di S . D. S .ebbe un bel bambino in condizioni che sembravanoimpossibili.

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Scampata da morte sicura

Stavo per uscire quando, nell'attraversare lastrada per salire sull'autocorriera, fui investitada una veloce macchina, che mi fece violente-mente stramazzare sul lastricato, riportandouna grave ferita alla testa e una profondafrattura alla gamba sinistra . Subito soccorsadal padrone della vettura e da un Padre sale-siano dell'Istituto " San Giuseppe " - dinanzial quale avvenne l'investimento - ricevettila benedizione di Maria Ausiliatrice . Mi parveallora di sentire la Madonna vicina a me,infondermi una calma meravigliosa e una ras-segnazione fiduciosa mai provata in vita mia .Tutti disperavano della mia guarigione, maio no. Trasportata d'urgenza al pronto soccorsodi Catania, venne a farmi visita in clinica unaltro salesiano, che mi portò una reliquia delvenerabile don Michele Rua, il quale è ancoravivo come santo nel ricordo delle sue visitea Pedara il 15 marzo Igoo e il 24 aprile 19o6 .Posi con fede la reliquia sulla gamba fratturata .Don Rua avrà certo affrettato la grazia inter-cedendo presso la Madonna . Guarii infatticosì bene da non aver bisogno di bastone ;e questo con grande stupore del medico cu-rante, il prof. Branciforte, il quale mi disse :« Signorina, lei ha saputo pregare ! » . Veramentechi ha saputo pregare per me fu il grandedevoto della Madonna Don Rua .Pedara (Catania)

ALFINA PAPPALARDO STRANO

Di essere guarito bene dà prova ogni giorno

Nel settembre del 1964 fui chiamato improv-visamente al letto di mio padre morente . Avendoavuto sempre una grande fiducia in don Rua,presi con me la reliquia del Venerabile .

Trovai mio padre in condizioni abbastanzacritiche, perciò invitai i familiari ad averefiducia in don Rua, che fa tante grazie, e adapplicare la sua reliquia al malato . Il consultodei medici vedeva indispensabile una opera-zione grave e delicata, ma questa non era pos-sibile, data la debolezza e l'età avanzata delmalato. Perciò lo licenziarono dall'ospedaleaugurandoci che potesse tirare avanti ancoraper qualche tempo . Nel nostro dolore ripo-nemmo tutta la fiducia nell'aiuto di Dio perl'intercessione di don Rua . Poco per volta ilpadre riprese forze, incominciò a prenderecibo e potè lasciare il letto .

Ora è passato un anno e mezzo . Il babbosi sente guarito. Ha già 82 anni e ogni giornofa mezz'ora di cammino per assistere allasanta Messa e ricevere la santa Comunioneper rendere grazie al Signore e pregare per laconversione dei peccatori . Si alza alle cinquedel mattino e ne dà questa ragione : « Se miofiglio sacerdote si alza ogni giorno così prestoper compiere i suoi doveri religiosi, non devoessere da meno io, suo padre » .Krizevci (Jugoslavia)

Sac . MARINO MANDIC SALESIANO

Promette gli ori ereditati dalla mamma

Avevo una sorella, sofferente da diversi anni,ricoverata in ospedale. Avendo molta fede nellaintercessione del venerabile don Rua, feci lapromessa di donare gli ori ereditati dallamamma alle Opere salesiane se avessi ottenutola grazia della sua guarigione. Essendo ormaiun anno che la sorella gode buona salute e nonessendosi più verificate le abituali cadute, de-sidero mantenere la parola e mando quanto hopromesso, sempre sperando nella protezionedel Venerabile. Sono felice di comunicare lagrazia ottenuta per far conoscere la bontà delvenerabile don Michele Rua .S. Zenone di Minerbe (Verona) AGATA BEVILACQUA

Maria Ravizza (Frinco - Asti) sofferente dimiocardite e preoccupata del suo stato di salute,supplicò fiduciosa don Rua e ottenne un buonmiglioramento. Lo prega ancora a continuarlela sua valida protezione .

Giuseppina Monzelio ringrazia S.G.B. eDon Michele Rua per la particolare assistenzaavuta nella buona riuscita di una grave ope-razione ; porta la sua modesta offerta per leOpere salesiane .

R. D . (Bitonto - Bari) dichiara che, ricoveratoin ospedale per colica renale, per dieci giornidovette sottoporsi agli opportuni accertamenti,ma che pregando Don Rua, potè evitare l'ul-timo, il più doloroso. Ora ha tanta fiducia cheDon Rua lo guarirà del tutto .

Biagia Di Lorenzo (Vittoria - RG) anni ad-dietro fu colpita da peritonite . Si rivolse conmolta fede e insistenza al ven. Don Rua e fuesaudita.

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SALESIANI DEFUNTIDon Giovanni Battista Borino t a Roma a 84 anni il 2-IV-x966 .La vita di don Borino si svolse in una ininterrotta e intensa attivitàdi studioso come scrittore della Biblioteca Vaticana, alla quale fuchiamato da mons . Achille Ratti, futuro Pio XI . Oltre la pubblicazionedi alcuni volumi sui codici della Biblioteca Vaticana stessa, approfondìcon diligentissimo e acuto metodo critico lo studio della Storia Eccle-siastica del secolo XI . La sua fatica fu coronata da una poderosa rac-colta di a Studi Gregoriani i e di altri scritti, che ebbero la più lusin-ghiera accoglienza degli studiosi per il loro valore storico e per ilsignificato che vennero ad assumere nel mondo culturale del dopo-guerra . Altri lavori potranno essere condotti a termine con l'abbon-dantissimo e ordinato materiale da lui preparato sulla figura e suitempi di Gregorio VII . Nel laborioso e severo isolamento dello studiodon Borino ha nutrito sempre un affettuoso e tenace attaccamentoa Don Bosco, al quale si era consacrato con due suoi fratelli . In questiultimi tempi ebbe prova di particolare interessamento da parte diGiovanni XXIII e un'alta e personale parola di riconoscenza da partedi Paolo VI .Don Luigi Cencio t a Buenos Aires (Argentina) .A 92 anni di età conservava una lucidità di mente e una energia fisicastraordinarie . Nato nel 1874 a Cerreto (Cuneo), venne ordinato sa-cerdote nel soos da mons . Cagliero. Nel isii partì per la Patagonia,dove per oltre trent'anni fu il braccio destro del Superiore di quelleMissioni . Apostolo pieno di ardimento, fu il primo che raggiunsela Terra del Fuoco con una " Ford " . Diede vita a vari collegi, tracui quello di Comodoro Rivadavia, oggi sede dell'Università San Gio-vanni Bosco . Quando cominciò a sentire il peso degli anni, ebbe l'in-carico di organizzare la propaganda salesiana e si stabilì a Buenos Aires,dove diede vita a un centro di stampa che distribuisce mensilmente70.000 copie del Boletín Salesiano e altrettante copie del giornalettoObra de Don Bosco en la Patagonia Septentrional e dei Boletín Cefe-riniano . Negli ultimi anni don Cencio ha distribuito più di 50 .000 copiedella biografia di Zeffirino Namuncurà e oltre ioo .ooo vite di Don Bosco.Inoltre ha diffuso a decine di migliaia le biografie dei missionari sa-lesiani e opuscoli e fogli di propaganda senza numero . Fu insommaun autentico e ardimentoso apostolo della buona stampa .Don Giuseppe Sutera t a Buenos Aires a 85 anni .Don Eugenio Hector t a St. Bonnet le Ch. (Francia) a 72 anni .Don Patrizio Molloy t a Brosna (Irlanda) a 55 anni .Don Mario Garda t a San Salvador (El Salvador) a 54 anni .Don Leopoldo Pixa t a Cuzco (Perù) a 49 anni .Coad. Vincenzo Nassetta t a Newton (Stati Uniti) a 76 anni .Coad. Luigi Brambatí t ad Asti a 72 anni .Coad. Orante Chíarillí t a Roma a 64 anni .

COOPERATORI DEFUNTICan. Teol. Giuseppe Marchísio t a Ivrea (Torino) a 88 anni .Nativo di Castelnuovo, si era proposto di ricopiare in sè le virtù deiSanti castelnovesi, ispirando la sua vita sacerdotale a San GiuseppeCafasso e a San Giovanni Bosco. Visse per le anime consacrandosifino all'ultimo al loro servizio nella cattedrale. Professore in seminario,seguiva con zelo anche i giovani dell'Oratorio e di Azione Cattolica .Plinio Betti t a Terni il 31-111-1966 .Era consigliere del Centro Cooperatori e incaricato della organizza-zione degli Esercizi Spirituali . Cristiano convinto e fervente, fu amatoper la sua bontà, per la vita esemplare, per la sua disponibilità di ser-vizio . Fu costante ogni anno agli Esercizi Spirituali.Comm. Ettore Groppi t a Montù Beccaria (Pavia) a 95 anni .Padre esemplare, integerrimo funzionario del Ministero delle Postee Telecomunicazioni, munifico benefattore dell'Asilo infantile locale,trovò nella pratica delle virtù cristiane il segreto della forza educativaper i quattro figli, tra cui una Figlia di Maria Ausiliatrice .Zaccaria Píeri t a Roma il 5-IV-1966 .Visse nello spirito e nel lavoro dei figli di Don Bosco : prima nell'Ora-torio di Frascati, ove fu l'anima della Filodrammatica ; poi a Romadove, essendo in pensione, mise a disposizione le sue ore libere la-vorando nella Pia Opera del Sacro Cuore per le Messe perpetue. Edu-catore esemplare in famiglia, donò un figlio al Signore, oggi sacerdotesalesiano .Pericle Giarrusso t a Napoli a 85 anni .Zelò il culto sacro nella chiesetta di Sant'Antonio, succursale della

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI

Parrocchia di San Giovanni Bosco al Rione Amicizia, e si distinseper la sua bontà.Giovanni Tiboni t a Varallo Pombia (Novara) .La fede lo guidò nel cammino della vita operosa e lo sostenne nellostrazio della morte del suo Gian Carlo, exallievo dell'Oratorio, angelodi candore e di bontà, vittima della guerra fratricida nel 1945 . Sorpresodal male che lo strappò alla terra, disse una sola parola : « Sia fattala volontà di Dio +. Affezionato Cooperatore, predilesse le nostre Missioni .Vincenzo Salvi t a Travagliato (Brescia) .Padre esemplare di sette figli, si stimava onorato di aver dato a Don Boscodue delle sue figlie . Nella lunga malattia mantenne saldo lo spiritodi preghiera, a cui attinse serenità fino all'ultimo .Giovanni Gallarate t a Milano a 77 anni .Padre di un sacerdote salesiano, ha trascorso la sua vita donando ge-nerosamente e con sacrificio . La sua fede lo ha sorretto nella dolorosamalattia. Diceva convinto : a Dobbiamo accettare tutto dalle mani di Dio » .Bianchi Giuseppina t a Lugagnano d'Arda (Piacenza) a 81 anni .Rimasta orfana di madre quando era postulante tra le Figlie di MariaAusiliatrice, consigliata dal venerabile don Rua, sacrificò la sua voca-zione per far da mamma ai fratelli e alle sorelle . Maestra di grandicapacità didattiche e pedagogiche, trasferitasi a Milano, seppe faredella scuola la palestra del suo ardente apostolato salesiano, rimanendoconsacrata a Dio nel mondo . Per alcuni anni fu pure istitutrice stimatae benvoluta in casa Mussolini . Il servo di Dio don Filippo Rinaldila ebbe tra le figliuole spirituali di predilezione (" Zelatrici di MariaAusiliatrice") e le fece da padre fino alla morte . Passò gli ultimi anniin una casa del suo caro Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice,circondata di cure e di affetto . Cooperatrice zelante, fu larga di aiutiverso la Famiglia Salesiana e verso altre istituzioni benefiche .Giuseppina Làconi Melis t a Ussassai (Nuoro) il 1-iv-1966 .Donna forte, fu ammirabile per la sua fede, per il suo abbandonoin Dio nella prova e per la generosità nel donargli il figlio don Fran-cesco Làconi, Ispettore salesiano nel Medio Oriente, e una figlia trale Suore di Maria Ausiliatrice . Assidua alla santa Messa quotidiana ;al parroco che, per il male che la travagliava, si offriva di portarlela Comunione in casa, rispose: i Non è il Signore che deve andaredalla sua serva, ma la serva dal suo Signore » .Carolina Bertani t a Casorezzo (Milano) a 6o anni .IL passata all'eternità silenziosamente, come già il fratello don Ugo,salesiano, la sorella Virginia e il papà . Nel giro di pochi anni si è spentauna famiglia esemplare, che però continua a risplendere nella mentee nel cuore di tutti i parrocchiani di Casorezzo e della famiglia diDon Bosco. A lei ora non mancano i suffragi di quanti ha aiutato comezelatrice delle vocazioni .Dina Bohaguri t a Forlì .Zelatrice dell'Unione Cooperatori, conobbe il segreto di fare il benesenza farlo apparire . Affezionatissima all'Opera salesiana locale, findagli inizi assistette le Figlie di Maria Ausiliatrice con la preghiera,il consiglio, il lavoro e, infine, con l'offerta eroica della sua sofferenza .Ved. Ferrua Caterina nata Demichelís .Con la sua forte tempra cristiana, sull'esempio di Mamma Marghe-rita, crebbe nella bontà e nel sacrificio la sua famiglia . Grande devotadi Maria Ausiliatrice,, offrì a Dio le sue lunghe sofferenze per le vo-cazioni sacerdotali e religiose .Linda Cavagnis t a Fuipiano al Brembo (Bergamo) .Donna di grande fede, umile e paziente, si dedicò tutta alla famiglia .Promosse la fondazione dell'Asilo infantile parrocchiale. Si preparòall'unione eterna con Dio sopportando con ammirevole rassegna-zione la lunga malattia .Luigina Samaden ved . Vanoní t a Morbegno (Sondrio) .Eccezionale il suo spirito di carità e viva la sua fede . Tutta la sua vitafu tesa alla realizzazione di quei princìpi di solidarietà umana e cri-stiana che erano alla base della sua attività di ogni giorno .

ALTRI COOPERATORI DEFUNTIArtesani Marisa - Bertelli Teresa - Bonecher Antonia - Brini Vit-toria - Bugatti Martinelli Luigia - Buscaglia Virginia - Buttigliero AnnaMaria - Caserta Antonia - Castagno Domenica - Crespi Enrico -,DanieliMarta - Duroni ins . Maria - Fabiani D . Giuseppe - Fabbri Angela inRighi - Ferrero Teresa - Grassis ved . Teresa - Greco Grazia - LicastroSisina - Manzo Angela - Medici Pietro - Mercanti Gina - MisciosciaFrancesco - Morivi Michele - Nolfi Ines - Piazzalunga Elisa - PudduRedenta - Rassu Giuseppe - Sartori Dionigio - Seghezzi Maddalena -Vittorie Caterina - Zanette Regina - Zugni Marco.

L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, eretto in Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n . 22, può legal-mente ricevere Legati ed Eredità . Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule :Se trattasi d'un legato : « . . . lascio all'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino a titolo di legato la somma di Lire .. . (oppure)l'immobile sito in . . .».

Se trattasi, Invece, di nominare erede dl ogni sostanza l'istituto, la formula potrebbe essere questa :

« . . . Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale l'istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino, lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo» .(luogo e data)

(firma per esteso)

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TOTALE MINIMO PER BORSA L . 50 .000• Avvertiamo che la pubblicazione di una Borsa incompleta si effettuaquando il versamento Iniziale raggiunge la somma di L . 25.000, ovveroquando tale somma viene raggiunta con offerte successive•

Non potendo fondare una Borsa, si può contribuire con qualsiasi sommaa completare Borse già fondate

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bocso, a curadella famiglia Elia, (Isolabella) . L . 25 .000 .Borsa : Guarino Salvatore, a cura di AntoninaCatalano, (Palermo). L. 25 .000.Borsa : Maria Ausiliatrice, a ricordo e memoriadei defunti della famiglia Aicardi, a cura diAicardi Battistina, (Cartari-Imperia) . L . 25 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, inringraziamento, protezione dei vivi e suffragiodei defunti, a cura di Brunetti Maria, (Mon-temagno d'Asti). L . 25 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, acura di Botto Giorgio, (Varzi) . L . 30 .000 .Borsa : Gesù, Maria e S. G . Bosco, assistete imiei figli e le loro famiglie, a cura di BindiAlberighi Maria, (Siena) . L . 25 .000.Borsa : Anime del Purgatorio, a cura di Fer-rero Rosa . L . 25 .000 .Borsa : Don Bosco, grazie! a cura di FasoloMaria, (Rivoli) . L . 25 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, proteggete e aiutate

BORSE COMPLETEBorsa : Don Rua e Don Rinaldi, in memoriadei coniugi P. Libotte, a cura della figlia Gio-vanna Libotte, (Grand-Halleux, Belgio) .L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, acura dei Coniugi Bettonville, (Grand-Hal-leux, Belgio) . L . 50 .000 .Borsa : Coniugi Caratti Bruno di Visoned'Acqui, fondata dal Geom . Alfonso Caratti,a suffragio dell'anima propria e delle animedei suoi cari defunti, (Torino). L. 6o .ooo .Borsa : Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco eS. D . Savio, pregate per la nostra bambina,a cura di N . N. (Ancona) . L . 5o .ooo .Borsa : Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco eDon Pietro Berruti, qa a cura di AlbertoArnodo, (Roma) . L . 50 .000 .Borsa: Don Paolo Scelsi Cuccia, sacerdotesalesiano, in suffragio e ricordo, a cura delfratello Dr. Vincenzo e famiglia, (Collesano) .L . 50.000.Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, insuffragio dei miei defunti, a cura di TullioCassinelli, (S . Francisco, USA) . L. 52 .700 .Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco eDon Michele Rua, in suffragio dei loro defunti,a cura delle sorelle Lucia e Letizia, (Biella) .L. 50 .000 .Borsa : Saya Concettina ved . Mazza, in suf-fragio e ricordo, a cura della figlia MariaMazza, (Rometta-Messina) . L . 50 .000 .Borsa : Divina Provvidenza, intercedenti S. Giu-seppe e Laura Vicufla, continuate la vostrabenevolenza sui nostri cari vivi e defunti, acura dei coniugi Miceli, (Roma). L. 50 .000

ii miei figliuoli, a cura di Giribaldi PozziVittorina, (Melzo). L. z5 .ooo .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, p . g. r.,a cura di Silvia Falzin, (Bolzano) . L . 25 .000 .Borsa: Santa Rita, a cura dei Coniugi ta-gliolo, (Stellonello-Savona) . L . 40.000 .Borsa: Sacro Cuore di Gesù e Don Bosco, a curadi Lago Giovanni, (Portici-Napoli) . L. 30 .000 .Borsa: Maria Ausiliatrice, S . G. Bosco e PapaGiovanni XXIII°, proteggete la mia famiglia,a cura di Mastella Amalia, (Varese) . L . 25 .000 .Borsa: Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, acura di Leda Manfredi, (Varese). L . 25 .000 .Borsa : Don Bosco, Venerabile Don Rua eDon Rinaldi, a cura di Matelloni Olimpiae figli, (Solbiate Arno) . L . 30 .000 .Borsa : Don Bosco e S . Margherita, a cura diGaris Carlo (Torino) . L . 25 .000 .Borsa: Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, insuffragio e ricordo del marito, a cura di ElsaGallo Ciglia, (Alassio) . L . 25 .000 .

Borsa : Maria SS . Addolorata e Ausiliatrice,a suffragio dei loro cari defunti, a cura di AnnaMaria e Emma Pasquino, (Serra S . Bruno) .L . 50 .000 .Borsa: San Domenico Savio, proteggete miafiglia nella nuova maternità, a cura di BollaLetizia, (S . Bonifacio) . L. 50 .000 .Borsa : Sacro Cuore di' Gesù, Maria Ausilia-trice e S . G . Bosco, esauditemi, a cura di BollaLetizia (S . Bonifacio) . L. 50.000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e DonRinaldi, proteggete me e la mia famiglia, a curadi Giuseppina Amaducci (Lucca) . L. 50 .000 .Borsa : Sacro Cuore di Gesù e Maria Ausilia-trice, in ringraziamento e protezione, a curadi Maria Ponta (Udine) . L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, prega per me adessoe nell'ora della mia morte, a cura di CargnoniLucia (Brescia) . L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco, assi-steteci, a cura di Decarli Giovanni (Trento) .L . 50 .000 .Borsa : Mons . Vincenzo Cimatti, a cura di :dott . Vincenzo Bertagalli, Fumi, Gino Rosati,dott. Vero Pellegrino. L. 50 .000.Borsa: Maria Ausiliatrice, proteggeteci in vitae specialmente in punto di morte, a suffragio ericordo di Maria Dorotea . L. 50 .000 .Borsa: Maffini Don Luigi, I° Direttore del-l'Istituto Coletti, a cura della locale UnioneExallievi, (Venezia) . L . 50 .000 .Borsa : Favretto cav . Angelo. già presidentedell'Unione Exallievi Coletti, a cura delcomm. Silvio Garola, (Venezia) . 5o .ooo .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . D . Savio, invo-

CROCIATAMISSIONARIA

BORSE DA COMPLETARE

Borsa : Cimino Umberto, a cura di AntonassoMaria, (Copertino-Lecce) . L . 35 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, aiutami! a cura diGiannina Cerini Ved . Borroni, (Varese) .L. 25 .ooo .Borsa : Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco eS. D . Savio, in suffragio dei miei defunti e perla continua protezione sopra la nostra famiglia,a cura della famiglia Montuori, (Caserta) .L. 25 .000 .Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, perle mie necessità, e cura di Invernizzi Adele,(Milano) . L . 34.000 .Borsa: San Domenico Savio, proteggi i mieifigli, a cura di Genco Giuseppe, (Orbassano) .L. 41.65o.Borsa: Zia Lella, a cura di Vezzosi Jolanda,(Reggio Emilia) . L . 30 .000 .Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,a cura di Velikonja Milka, (Follonica) .L . 44 .000 .

(coxr,NUA)

cando protezione e salute per il piccolo Riccardo,a cura della Zia M . G. L . 50.000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, inriconoscenza dei favori spirituali e temporaliricevuti, a cura di Mametti Giulia e Desi-derio, (Como). L. 50 .000 .Borsa : Sacro Cuore di Gesù e S. G. Bosco,p . g. r . e in memoria dei propri defunti, a curadi C . P . (Lecco) . L . 50.000.Borsa : Sacro Cuore di Maria Ausiliatrice eSanti Salesiani, p . g. r. e in memoria dei propridefunti, a cura di C. P. (Lecco). L . 50 .000 .Borsa : Maria Immacolata e S. Giovanni Bat-tista, per i defunti della Famiglia PetricaccioPietro, a cura di Petricaccio Vincenza, (Triora-Imperia) . L . 50 .000.Borsa : Sacro Cuore di Gesù e S. G . Bosco, acura della Famiglia Stardero Francesco,(Torino) . L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco e SantiSalesiani, pregate per me in vita e in morte,in suffragio di Boltri Clemente e figlia, a curadi Delerè Maria Ved . Boltri . L. 50.000.Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco,in suffragio e ricordo di Michele Demateis,a cura della moglie Emma Demateis, (ChI-tillon-Aosta) . L. 50 .000 .Borsa : San Giovanni Bosco, a cura di LuisaAvanzini, (Milano) . L . 50.000.Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, acura di S . A. (Carmagnola). L. 50.000.Borsa: Gesù Sacramentato, Maria Ausiliatrice,S. G . Bosco e Santi Salesiani, in memoria esuffragio di tutti i miei defunti, a curadi N. T. L. L . 50.000 .

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i libri della 5*_

ESAMI D 1 COSCIENZADI UN CRISTIANOMEDIOCREPagine 227 • L. 1000

Collana " La Scala d! Giacobbe " n. Il

Lo scopo di questi esami di coscienza è diessere uno stimolo e un aiuto alla forma-zione di un'autentica mentalità cristiana .Di qui la novità della formula su cui sonoimpostati : più che a una individuazione dicolpe, si punta alla " revisione" dellamentalità alla luce del Cristo

Nelle migliori Librerie e direttamente presso la

SOCIETA EDITRICE INTERNAZIONALECorso Regina Margherita, 176 - Torino - C. C . Postale n . 2/171

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BOLLETTINO SALESIANO

Si pubblica 111 1' del mese per i Cooperatori Salesianiil 15 del mese per i Dirigenti della Pia Unione

S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Benefattorie Amici delle Opere Don Bosco

Direzione e amministrazione :via Maria Ausiliatrice 32, Torino • Telefono 48.29 .24Direttore responsabile Don Pietro Zerbino

Autorizzazione del Trib. di Torino n. 403 del 16 febbraio 1949

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