seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2...

14
seven to nine conversations for a better city 4 luglio 2007 SOC IAL HOU SING a cura di Lombardia

Transcript of seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2...

Page 1: seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2 Seventonine Brevi conversazioni e momenti di convivio su soggetti di vasto raggio tematico

seventonineconversations for a better city

4 luglio 2007

SOCIAL

HOUSING

a cura di Lombardia

Page 2: seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2 Seventonine Brevi conversazioni e momenti di convivio su soggetti di vasto raggio tematico

2

SeventonineBrevi conversazioni e momenti di conviviosu soggetti di vasto raggio tematico conprotagonisti del mondo dell’informazionee della cultura, esponenti di nuovi mercatiimmobiliari, rappresentanti di organizzazionino-profit applicate al settore, imprenditoridella moda e del design, espertidi comunicazione e marketing, per scoprirealtri punti di vista sulla città, il costruiree l’abitare contemporaneo.Assimpredil vi aspetta tra le sette e le nove di sera per un aperitivo insieme.La risposta alla domanda di case a canone sociale, case perle categorie più deboli, case per chi, pur avendo un redditoda lavoro, non può accedere al libero mercato, resta ancoraoggi prioritaria all’interno dei programmi delleamministrazioni comunali europee e di quella milanese.Milano ha infatti un urgente bisogno di ampliare l’offerta di case in affitto a costi accessibili e sociali per poteraccogliere nuovi abitanti e offrire ai tanti che studiano o lavorano in città anche una possibilità di residenza.Attualmente – secondo i dati raccolti da Comune e Regione– accanto alla domanda sociale emersa, è verosimileconsiderare una forte domanda sommersa, fino ad ipotizzare 30/35.000 famiglie in cerca di un alloggiopubblico. I concorsi internazionali di progettazione banditidal comune di Milano “Abitare a Milano: nuovi spazi urbani

per gli insediamenti di edilizia sociale” hanno così riportatoin primo piano il problema della casa e della qualitàdell’abitare ed è in corso di definizione un nuovo bando per la realizzazione di una nuova, importante quantità di alloggi.Nei progetti di residenza sociale la ricerca tipologica e laqualità prestazionale dovranno essere il criteriofondamentale, così come il rapporto che si instaura con iltessuto in cui si inserisce il nuovo intervento, con i suoidiversi strati, le sue diverse vocazioni, le diverse e possibilistrategie di riforma al suo interno.Si tratta quindi di capire quale sia la formula per uncostruire a costi contenuti, ma che rispetti la qualitàdell’abitare e non tralasci la sperimentazione innovativasul tema.

Raffaello CecchiE’ professore ordinario di Composizione Architettonica presso la Facoltàdi Architettura e Società del Politecnico di Milano. Con l’architettoVincenza Lima apre nel 1981 lo studio Cecchi & Lima architetti associati(progettazione architettonica, urbana e del paesaggio).Hanno vinto numerosi Concorsi Internazionali; Menzione d’onore per lasezione sport al Premio Medaglia d’oro all’Architettura Italiana (2003).I progetti pubblicati su varie riviste (Lotus, Casabella, Abitare, AG (Japan),A+U, ecc..Progetto vincitore “Abitare a Milano”: residenza sociale in via Ovada a Milano (2005), in fase di realizzazione; Edificio residenziale in via Brisa-Gorani (Milano 2003); Documento preliminare per la Nuova Sede degliUffici dell’Amministrazione Comunale nell’area Garibaldi-Repubblica(Milano 2003); Concorso per “Piazze 2001” a Milano: Piazza Gambara,Progetto vincitore (2002); Residenza in via Lattuada a Milano (1998) -realizzato; Centro Natatorio Comune di Pioltello (1999/01).

Giorgio GoffiSi laurea alla Facoltà di architettura del Politecnico di Milano nel 1983con Carlo Santi. Nel 1990 apre il proprio studio a Brescia dove vive e lavora.Tra i lavori più significativi degli ultimi anni si segnalano: il complessoresidenziale “Pascoli” a Brescia (2000-2002), un complesso industrialeper la lavorazione della gomma a Gussago (2001-2003), il nuovo palazzodello sport di Vigevano (con P. Caputo e Jo Coenen), la riconversione ad uffici di un edificio industriale (Brescia), un padiglione temporaneo da adibirsi ad info-point a Brescia (con M. Mento, 2003), cinque unitàabitative per anziani a Castenedolo (con C. Botticini, 2002-2005). I suoiprogetti sono stati pubblicati su alcune delle più autorevoli rivisteinternazionali di architettura quali: Area, Casabella, Costruire,L’architettura cronache e storia.Ha vinto il premio “Ance In/Arch” ed è risultato finalista nei seguentipremi d’architettura:“Premio Piranesi”,“Medaglia d’oro all’architetturaitaliana”,“Premio Mies van der Rohe”.

Francesco InfussiE’ dottore di ricerca in Pianificazione territoriale e urbanistica, docente di Progettazione urbanistica presso il Politecnico di Milano, responsabiledel Laboratorio di ricerca “Progetti e politiche nel territorio” presso il Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano,membro del Direttivo della Società Italiana degli urbanisti.Dal 1985 al 1993 è stato redattore della rivista Urbanistica (periodico dell’Istituto Nazionale di Urbanistica).Attualmente dirige, presso il Dipartimento di Architettura e Pianificazione, un gruppo di ricerca che indaga sul ruolo del progettonei processi di riqualificazione sostenibile della città pubblica nell’ambitodi un “Progetto di ricerca di rilevanza nazionale”, cofinanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica, dal titolo:“La ‘città pubblica’ come laboratorio di progettualità. La produzione di Linee guida per la riqualificazione sostenibile delle periferie urbane.”

Carlo MasseroliLaureato in Ingegneria gestionale al Politecnico di Milano. E’ statoConsigliere di Amministrazione del Politecnico di Milano dal 1988 al1992. Dal 2005 è Consigliere di Amministrazione di AutostradeLombarde s.p.a. Socio fondatore di Steering - Sistemi Direzionali s.r.l.Esperto di Corporate Performance Management.Si occupa di consulenza dal 1994:- Interventi nelle aree di: controllo di gestione, consulenza organizzativa,analisi dei bisogni informativi, sviluppo di applicazioni DSS, formazione- Analisi funzionale, sviluppo e avviamento di applicazioni per ilbudgeting e il reporting presso Gruppo Intesa, Sylea, Negroni, F.lli Bolla,Gruppo Chiari&Forti, Brico, Auchan, Clivet, Morsetec, Registro NavaleItaliano, Cedborsa, Università di Firenze, Università di Trento.- Politecnico di Milano: sistema di controllo di gestione di Ateneo;definizione della pianta organica e analisi organizzativa finalizzataalla pianificazione del personale interno ed esterno.Dal 2006 è Assessore allo Sviluppo del Territorio del Comune di Milano.

Page 3: seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2 Seventonine Brevi conversazioni e momenti di convivio su soggetti di vasto raggio tematico

Claudio De AlbertisBuonasera, questi incontri Seven-tonine intendono affrontare temirilevanti, con un occhio alla proget-tazione e alla realizzazione di ma-nufatti e l’altro ai problemi della cit-tà e del territorio che qui rappre-sentiamo, nel tentativo di aprirequesta “Casa dei costruttori” a tut-ti coloro che operano entro e a ca-vallo del grande settore dell’indu-stria delle costruzioni.Un tema che sicuramente non puòpiù essere rimandato è quello del-l’edilizia sociale. Il tema è attualis-simo perché si è aperta ormai dadue anni la stagione dei concorsi diprogettazione per la casa sociale;tra breve poi il Comune di Milanolancerà un bando per la concessio-ne del diritto di superficie di novearee per la progettazione, la costru-zione, realizzazione e gestione diquasi 2.300 alloggi.Abbiamo invitato a chiacchierarecon noi l’Assessore Masseroli chesta gestendo sul piano della pro-grammazione questa tematica e hain carico proprio il lancio di questobando che interesserà imprese, coo-perative e progettisti.Poi abbiamo chiamato due archi-tetti che hanno lavorato molto suquesto tema, Raffaello Cecchi eGiorgio Goffi. Credo che con loro va-da anche affrontato il tema dei li-miti della progettazione su questoversante, spero che poi le cose dicui parleranno diano testimonian-za anche del fatto che spesso, inparticolare sull’edilizia sociale, lenormative ostacolano il progetto;e forse è arrivato anche il momen-to di ripensare complessivamente ilmodello dell’edilizia sociale e dellacellula abitativa: c’è difficoltà a in-novare e a coniugare l’innovazionetecnologica e l’innovazione di pro-dotto con la qualità edilizia e quel-la urbana.Francesco Infussi si occupa di pia-nificazione territoriale al Politecni-co di Milano, ma è soprattutto il re-sponsabile di un Progetto di ricer-

ca che riguarda i progetti e le poli-tiche del territorio, è un osservato-re molto attento di queste dinami-che; tra l’altro è stato chiamato dal-l’Amministrazione Comunale di Mi-lano a collaborare proprio nella for-mulazione del riferimento poi po-sto alla base del concorso “Abitarea Milano”che ha avviato questa sta-gione di nuovi progetti.

Raffaello CecchiLascio all'architetto Infussi, che hapreparato il bando di Concorso “Abi-tare a Milano 1 e 2”, il compito diraccontare il quadro programmati-co del bando a cui abbiamo rispo-sto con il progetto su via Ovada.Questo bando rappresenta sicura-mente un forte cambiamento ri-spetto alle norme cui siamo statiabituati in materia di “housing so-ciale”. In questo il progetto di edili-zia sociale è presentato in un qua-dro organico rispetto all'area urba-na su cui si organizzerà e sollecitaparticolare attenzione ai temi del-l'abitare contemporaneo, in qual-che modo lontani dai modelli di ri-ferimenti più recenti.Oggi la cultura dell'abitare, avendoconstatato l'inadeguatezza dei mo-delli proposti dalla normativa im-

positiva, bloccata su schemi tipolo-gici ormai inattuali, chiede ipotesitipologiche e aggregative maggior-mente riferite ai cambiamenti so-ciali in atto, alle necessità espresseda nuovi bisogni e stili di vita, ai te-mi emergenti del contenimentoenergetico ecc... Occorre infatti da-re maggiore importanza alla con-divisione di spazi per aumentare lasocializzazione, adottare nelle co-

struzioni tecnologie innovative, es-sere attenti ai temi della sostenibi-lità e del risparmio energetico, a unmaggior uso degli spazi aperti, anuove relazioni con una città in tra-sformazione.Tutti questi requisiti, indispensabi-li per un progetto contemporaneo,sono entrati solo recentemente nel-la logica dei bandi per l'housing so-ciale e oggi hanno dispiegato unricco ventaglio di proposte oltremo-do diversificate.Dobbiamo purtroppo notare chel'Italia, rispetto alle numerose ini-ziative avvenute a livello europeo,giunge ultima nel proporre nuoveipotesi abitative e proposte proget-tuali adeguate al cambiamento inatto. In Spagna, negli ultimi anni,abbiamo assistito, per esempio, auna proliferazione di iniziative perl'housing sociale e a una diffusionedella pubblicistica di settore; nu-merose riviste di architettura scel-gono questo come campo privile-giato di analisi: le proposte proget-tuali contengono tipologie inedite,vengono registrati i requisiti deglialloggi e proposti manuali ragiona-ti utili alla progettazione. Credo cheun buon progetto si misuri sullapossibilità di anticipare un possibi-

le futuro, utilizzando appieno siaelementi della tradizione discipli-nare, sia quelli più recenti offertidall'innovazione tecnologica e dal-la ricerca scientifica.Riguardo alla tipologia abitativa, lacultura architettonica tradizionalesi basava su modelli impostati sul-la partizione dello spazio – funzio-nale dai rigidi dimensionamenti se-condo una logica distributiva de-

3

Dobbiamo purtroppo notare che l'Italia,rispetto alle numerose iniziative avvenutea livello europeo, giunge ultima nel proporrenuove ipotesi abitative e proposte progettualiadeguate al cambiamento in atto.

Page 4: seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2 Seventonine Brevi conversazioni e momenti di convivio su soggetti di vasto raggio tematico

sunta da supposti comportamentimediamente omologati; solo recen-temente spazialità inedite (tipo loft,duplex, patii, ecc..), per non parlaredelle infinite possibilità aggregati-ve, entrano a pieno titolo anche nel-

le proposte di housing sociale. Altret-tanto avviene nelle possibilità d'usodiversificato in seguito ai cambia-menti d'uso (co-housing, spazio re-sidenziale insieme a spazio lavora-tivo, minori separazioni funzionalispecialistiche, flessibilità ecc..)Vi racconto ora come il nostro pro-

getto per “Abitare Milano 1” ha af-frontato queste problematiche ecome ha cercato di trovare risposteadeguate. Il progetto è stato elabo-rato dal nostro studio Cecchi&Limaarchitetti associati avvalendosi perle strutture e gli impianti della Tekne S.p.a e come consulenti delprof. Gianni Scudo per i temi dellesostenibilità ambientale e del con-tenimento energetico e del paesag-gista Antonio Perazzi per l'assettodel parco. L'area è collocata dietro viaFamagosta, dalla via Ovada si spin-ge a sud al limite del quartiere San-t’Ambrogio, a ovest è lambita dal-l'ospedale San Paolo, a est da unastruttura per lo sport (palestra perla scherma) e da un residence stu-dentesco molto British nella sua ti-pologia aggregativa.I confinanti sono elementi forti, ve-ri protagonisti in questa parte dicittà: l'ospedale San Paolo, il quar-tiere Sant'Ambrogio e il tessuto ur-bano a nord di via Ovada.La nostra area (ill.1) appariva comeuno spazio recintato da questegrandi presenze, ci è parso quindi

che una risposta incisiva doveva ne-cessariamente confrontarsi conqueste, proponendo forti e signifi-cative presenze. Abbiamo pensatodi risolvere il tema trovando analo-gie tra la nostra condizione e il con-cetto di campus; nel campus uni-versitario i grandi elementi auto-nomi dei padiglioni costruisconorelazioni tra loro nello spazio aper-to che li contiene, uno spazio se-gnato da percorsi diversi, luogo diincontri e scambio.Abbiamo quindi lavorato in primoluogo al progetto dello spazio di re-lazione tra i protagonisti esistenti:andare da via Ovada al quartiereSant'Ambrogio, collegare trasver-salmente il San Paolo al residencestudentesco, attraversare con am-bienti piacevoli di sosta e possibili-tà di incontri, il tutto nella configu-razione di un grande parco – giar-dino che, come la piazza nella cittàtradizionale, divenisse tipologiaaperta agli usi più diversificati.Su questo nuovo spazio si poteva-no quindi progettare due grandiedifici, uno ad housing sociale, l'al-

4

Cecchi&Lima architetti associati.Intervento di edilizia sociale in via Ovada, Milano. Planimetria.1

Solo recentementespazialità inedite (tipo loft, duplex,patii, etc..), per nonparlare delle infinitepossibilitàaggregative, entranoa pieno titolo anchenelle proposte di housing sociale.

Page 5: seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2 Seventonine Brevi conversazioni e momenti di convivio su soggetti di vasto raggio tematico

tro ad affitto moderato, per conte-nere le richieste quantitative delbando.Il nuovo disegno del parco – giardi-no non doveva sopraffare il carat-tere di prato incolto che aveva: inquesto il nostro paesaggista ci ha

aiutato intervenendo con pochi emisurati interventi osservando la“natura” del sito e prevedendo an-che l'autonomia colonizzatrice del-l'elemento vegetale. Su questo nuo-vo suolo rappresentato dalla lentaflessione a una quota inferiore del-la via Ovada con una nuova mate-ria pavimentale e dal parco – giar-dino si sono innalzati i due nuovielementi di costruito: un edificio al-to dai sette ai nove piani sul latoovest, e un edificio irregolare com-posto da due braccia verso sud cheraccogliesse una grande porzionedi parco e contenesse al suolo fun-zioni speciali e servizi pubblici. Inuna fase di sviluppo del progetto iservizi pubblici generici sono statisostituiti da un servizio particolare

del San Paolo destinato alla neu-ropsichiatria infantile, chiamatoKoala. Abbiamo inoltre adottato sultema della composizione tipologi-ca alcuni principi. La composizionesociale eterogenea e instabile de-gli abitanti che vivono i nuovi edi-

fici di edilizia sociale stimola la ri-cerca progettuale sull'alloggio co-me spazio “dinamico”, aperto allesempre più rapide variazioni neltempo della domanda abitativa eflessibile nello spazio interno allesingole unità per soddisfare esigen-ze in continuo mutamento. Più chedifferenziare l'offerta tipologica se-condo sistemi codificati o nuovi co-dici, l'orientamento è stato quellodi predisporre unità di superficieminime, dotate di pareti attrezzateper gli impianti, intervallate da spa-zi calibrati che potessero essere ag-gregati o sottratti ora all'una ora al-l'altra unità oppure configurarsi au-tonomamente come spazi interme-di (ill.3). È stato quindi fondamen-tale studiare l'intervallo fra elemen-

ti fissi (muri tecnici), che divenissespazio di riconfigurazione possibi-le delle unità previste.Non pianta libera indifferenziata,quindi, ma alternanza di spazi fissiattrezzati e spazi dinamici a dispo-sizione.Ossatura strutturale e layout im-piantistico si intrecciano offrendoun supporto a questo tipo di aggre-gazioni instabili. In Italia, spesso, lerisposte progettuali ai cambiamen-ti si misurano faticosamente con lanormativa.Le superfici minime stabilite perogni locale secondo la sua destina-zione funzionale si scontrano conl'idea dell'alloggio come aggrega-zione di stanze indifferenziate, chedi volta in volta possono essere uti-lizzate in modi diversi o cedute /ac-quisite in processo di osmosi con leunità adiacenti. In una giustappo-sizione di stanze mediamente gran-di e indifferenziate, con una giustadistribuzione di pareti attrezzate,c'è spazio per aggregazione e risud-

divisione. Queste operazioni, purcondizionate dai limiti imposti dalpiano economico finanziario, sono

5

In Italia, spesso,le risposte progettualiai cambiamenti,si misuranofaticosamentecon la normativa.

La composizione sociale eterogenea e instabiledegli abitanti che vivono i nuovi edifici diedilizia sociale stimola la ricerca progettualesull'alloggio come spazio “dinamico”, aperto alle sempre più rapide variazioni nel tempodella domanda abitativa e flessibile nello spaziointerno alle singole unità per soddisfare esigenze in continuo mutamento.

Cecchi&Lima architetti associati.Intervento di edilizia sociale in via Ovada, Milano. Prospetto nord2

Page 6: seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2 Seventonine Brevi conversazioni e momenti di convivio su soggetti di vasto raggio tematico

state praticate nel nostro progetto.Potrò aggiungere ulteriori precisa-zioni nel corso del dibattito.

CDASpesso, come dicevo all’inizio, c’è unrapporto fra norma e progetto cheva a scapito dei progetti: negli spa-zi che hai mostrato, il recupero delbilanciamento nel rapporto traprezzo e qualità progettuale puòessere offerto da una maggiore fun-zionalità degli edifici e da una mi-nore rincorsa di una qualità, del tut-to apparente, di materiali e finitu-re? Passa attraverso una diversa cul-tura dell’utente che oggi cerca lapiastrella firmata anziché l’efficien-za energetica?

RC Diciamo per esempio che il rispar-mio energetico è oggi un requisitoessenziale del progetto architetto-

nico. Orientamenti dell'edificio, con-grui pacchetti murari e uso di at-trezzature impiantistiche adatteconcorrono al risparmio energeti-co. Nel nostro caso è stata proget-tata una copertura verso sud conuna inclinazione adatta al posizio-namento di pannelli per il solaretermico anche se questo costo su-perava i parametri economici pre-stabiliti. Stiamo ancora verificandola possibilità del loro utilizzo o au-tonomo o integrato al teleriscal-damento. Quando si accennava alrapporto tra costi dell'edificio e qua-lità architettonica penso che anchecon costi contenuti si possa con-durre una ricerca mirata a integra-re qualità spaziale, risparmio ener-getico, scelte materiche e cromati-che, impiegando materiali non co-stosi, ma efficaci sia dal punto di vi-sta estetico che tecnico.Vorremmo qui anche porre l'accen-

to sulla difficoltà di fare progettodati i vincoli posti dalla normativaregionale quali ad esempio le rigi-de metrature per le tipologie di al-loggio e il rapporto fra superficieutile e superficie non residenziale.Queste norme ostacolano spessola sperimentazione progettuale ela possibilità di lavorare sulla fles-sibilità delle aggregazioni e suglispazi di relazione.Non dico ovviamente che non deb-bano esserci norme vincolistiche,dico che se ne possono ridurre mol-te che bloccano la sperimentazioneprogettuale e abbassano la quali-tà delle nostre architetture rispet-to a quelle europee. Sono ancheconsapevole che per una buona ar-chitettura i vincoli possono costi-tuire uno stimolo e un modo perconfrontarsi a un altro livello. Pen-siamo a un architetto come FrankGehry che, conosciuto prevalente-

6

Cecchi&Lima architetti associati.Intervento di edilizia sociale in via Ovada, Milano. Casa dinamica. Flessibilità interna. Tipi di alloggi.3

Page 7: seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2 Seventonine Brevi conversazioni e momenti di convivio su soggetti di vasto raggio tematico

mente per le sue grandi opere, an-che nelle case popolari a Francofor-te, pur con un regime normativo re-strittivo, ha prodotto bellissime ar-chitetture. Ritornando invece al tuodiscorso (De Albertis), il livello deimateriali e finiture in Italia è me-

diamente è più accurato e costrut-tivamente gli edifici sono meglioeseguiti, ma penso anche che nuo-vi materiali, per ora solo sperimen-tati su un'edilizia medio alta, pos-sono tra pochissimo essere usatianche per l'housing sociale in unaprevisione di abbassamento dei co-sti di produzione derivati dagli avan-zamenti che avvengono nella ricer-ca tecnologica.

Giorgio GoffiIl progetto che stasera illustrerò ri-guarda un piccolissimo edificio rea-lizzato insieme a un amico e colle-ga: Camillo Botticini. Il progetto ri-guarda un blocco di cinque unitàabitative di edilizia residenziale pub-blica. L’intervento non è legato a unparticolare programma edilizio, masi è trattato di un incarico direttoaffidatoci dall’Azienda Lombardadi Edilizia Residenziale di Brescia.Il progetto si colloca ai margini delnucleo antico di Castenedolo, bor-go collinare a est di Brescia, nellaprima fascia periferica lungo l’asseviario che collega Brescia a Manto-va. L’area di progetto è situata, al-l’interno di una corte di un anticopalazzo nobiliare, Palazzo Frera, og-gi trasformato da un pessimo in-tervento di ristrutturazione, nellasede dell’ASL. L’edificio si sviluppa

lungo un vecchio muro in pietra checostituiva l’antica recinzione dellaproprietà e va a sostituire un pic-colo manufatto agricolo di perti-nenza dell’antico palazzo. In questospazio ridottissimo, il programmaprevedeva la realizzazione di cin-

que unità abitative destinate a gio-vani coppie.Da sempre interessato al rapportofra architettura e contesto, sia essonaturale o artificiale, captandonetracce, segni e direttrici secondo unapproccio che rifiuta di pensare al-l’edificio avulso dal luogo nel qua-le si colloca, mi aveva subito inte-ressato l’aspetto geografico e mor-fologico del paese. Gli elementi che

hanno caratterizzato l’impianto in-sediativo dell’edificio sono quindida una parte la maglia ortogonaledel centro storico, dove chiaramen-te si legge la struttura della cittàromana, e dall’altra lo sviluppo delcentro abitato che invece segue laconformazione e l’anomalia del se-dime del fiume che scorre dietroPalazzo Frera – sulla rotazione delquale si delinea la nuova griglia del-l’espansione del nuovo edificato. Lasovrapposizione di questa doppiaorditura ha configurato il disegnoplanimetrico a zeta dell’edificio, do-ve i lati orizzontali segnano e indi-viduano la maglia generata dal se-dime del fiume e quelli verticali lagriglia ortogonale costituente il nu-cleo più antico di Castenedolo.La prossimità del progetto a unafutura nuova strada che dovrà ser-vire sia il nuovo edificio dell’ASL siauna lottizzazione situata poco piùa nord ha determinato una propo-sta insediativa volta a favorire unascelta inclusiva dell’edificio, in mo-do che non affacciasse direttamen-

7

C. Botticini, G. Goffi. Case Aler, Castenedolo (BS)4

Vorremmo qui anche porre l'accento sulladifficoltà di fare progetto dati i vincoli postidalla normativa regionale quali ad esempio le rigide metrature per le tipologie di alloggio e il rapporto fra superficie utile e superficienon residenziale.

Page 8: seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2 Seventonine Brevi conversazioni e momenti di convivio su soggetti di vasto raggio tematico

te gli alloggi all’esterno lungo il nuo-vo asse viario: il tutto per garanti-re al massimo privacy e tranquilli-tà degli abitanti. L’intervento, rea-lizzato con costi contenuti (l’interoprogetto non ha superato i duecen-tocinquantamila euro), prevede unasequenza di cinque piccoli alloggia patio, dove ciascun alloggio affac-cia dentro a due piccoli patii che di-vengono altrettante stanze all’aper-to. Brevi rampe facilitano l’accessoagli alloggi in un primo piccolo pa-tio-corte d’ingresso su cui affacciail locale principale soggiorno/pran-zo in una continuità visiva e spazia-le tra interno ed esterno, dove que-st’ultimo risulta dilatato anche dauna pensilina che crea una sorta diportico.Questa continuità viene sottolinea-ta tramite la chiusura vetrata dellato nord del soggiorno/pranzo, per-mettendone anche una sua perfet-ta climatizzazione. Un secondo spa-

zio aperto si configura come unospazio accessorio, quale potrebbeessere un piccolo orto, accessibiledalla cucina. All’interno dei localiun piccolo disimpegno distribuiscegli accessi a un bagno e a una ca-mera matrimoniale, che ha ancheaccesso diretto alla corte d’ingres-so tramite una porta-finestra. Larealizzazione è caratterizzata lun-go il fronte strada da una grandepensilina lignea che protegge gliaccessi agli alloggi: leggermentestaccata dal suolo, connette il pia-no orizzontale degli ingressi alleunità abitative al piano della coper-tura; una sorta di nastro ligneo rit-mato da piccoli elementi cubici so-spesi che sono, di fatto, spazi an-nessi all’abitazione destinati a rico-vero attrezzi e che divengono ele-mento filtro della corte interna. Glielementi materici utilizzati sono ilmattone e il legno, due elementiche riprendono i caratteri dell’ar-

chitettura rurale vicina, in un’inter-pretazione sensibile al carattere del-le preesistenze, non imitativamen-te storicistica ma volutamente rien-trante in una logica di dichiaratacontemporaneità. Il mattone è unmattone trafilato industriale posa-to con malta idraulica naturale del-lo stesso materiale dell’impasto delmattone e stilata a raso, il legno unlarice siberiano non trattato.

CDARingrazio Giorgio Goffi, che tra l’al-tro ha vinto il premio “In/Arch An-ce” alla seconda edizione. Questolavoro, che ha presentato con la suanaturale modestia, testimonia il suoimpegno. Volevamo presentare unintervento di dimensioni più gran-di e uno più ridotto anche perché ilnostro territorio è fatto di tanti pic-coli interventi che vanno a ricon-nettere il tessuto esistente.

8

C. Botticini, G. Goffi. Case Aler, Castenedolo (BS)Accesso agli alloggi.5

Page 9: seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2 Seventonine Brevi conversazioni e momenti di convivio su soggetti di vasto raggio tematico

GGSono molto legato a questo proget-to perché secondo me riprende quelvalore civico dell’architettura cheultimamente si è perso e che ten-de a dare dignità alla vita dei citta-dini. Bisogna, a mio avviso, riappro-priarsi di questi temi e ridare nuo-vo slancio alla sperimentazione.

Francesco InfussiRecentemente mi sono occupato diedilizia sociale in alcune occasioni,vorrei proporvi un bilancio di que-ste esperienze.La prima occasione è rappresenta-ta dalla vicenda di “Abitare a Mila-no” che vi ha raccontato RaffaelloCecchi. In essa mi sono occupato diistruire parte del processo, in parti-colare della redazione del “Docu-mento preliminare alla progetta-zione” che è stato allegato al ban-do di concorso.Mi è sembrato molto corretto co-minciare a parlarne partendo dairisultati, dirò poi perché.Non si è trattato semplicementedella stesura di una serie regole chesovrintendano al rapporto tra dueo più attori, come avviene in tutti ibandi. Com’è noto, un bando di con-corso è una sorta di contratto. In es-so si stabiliscono le regole che do-vranno rispettare banditori e con-correnti. In questo caso abbiamofatto qualcosa di più.Abbiamo esplorato le possibilità dimodificazione dei luoghi che ci era-no stati assegnati. Da queste esplo-

razioni abbiamo poi estratto delleregole di progettazione, dei requi-siti e delle prestazioni che i proget-ti avrebbero dovuto consegnare al-la città, guardandoci bene, però, dalsuggerire qualcosa circa le forme.Abbiamo, quindi, cercato di andare

molto avanti nel processo per poicancellare tutto il lavoro fatto e re-stituire concetti e non forme, nellaconvinzione che dagli stessi princi-pi si potessero realizzare progettidiversi.La necessità di questa proceduraderivava innanzi tutto dalle carat-teristiche delle aree, delicate e pro-blematiche da vari punti di vista. Sitrattava di aree “residuali”, spessooppresse da infrastrutture, in diffi-cile relazione con i contesti; a voltela loro stessa abitabilità era discu-tibile: il progetto doveva renderle“ospitali”. In tutti i casi, la loro tra-sformazione poteva essere utilmen-te impiegata per avviare processi diriqualificazione nei contesti ospi-tanti. Il programma prevedeva, se-condo il Comune, la realizzazionedi alloggi e di servizi che dovevanoessere rivolti anche alla città e nonsolo ai nuovi abitanti.Il secondo motivo, in parte derivan-

te dal primo, consisteva invece nel-l’intenzione del Comune di predi-sporre le condizioni urbanisticheper gli interventi, dando un chiaroorientamento progettuale. Così ab-biamo inventato questa formulapoco ortodossa di bando che, aquanto pare, ha riscosso un certosuccesso.Spesso si sente parlare di “buonepratiche”, per poi accorgersi che ciòche di materiale questi processi de-positano nello spazio è, invece, damolti punti di vista, discutibile. Ciòavviene perché per “buone prati-che” si intende spesso la sola di-mensione processuale delle attivi-tà di progettazione. Penso che laqualità del processo non sia scindi-bile da quella del prodotto: la qua-lità del primo implica necessaria-mente quella del secondo e vice-versa. È a un’integrazione e a una

contemporaneità tra queste due di-mensioni che dobbiamo tendere,non accontentandoci di una solafra esse. Il progetto visto solo come“prodotto” generalmente riduce laprogettazione dell’architettura edella città ad attività individuale,esito esclusivo della “saggezza pri-vata” del progettista. Il progetto vi-sto esclusivamente come “proces-so” generalmente sopravvaluta ladimensione positiva dell’interazio-ne sociale e riduce il ruolo del giu-dizio sulla qualità degli spazi abi-tabili e dei loro rapporti con la cit-tà. Occorre quindi fare molta atten-zione agli esiti dei processi, così co-me occorre accompagnarli. Questobando può essere stato l’avvio di un“buon processo”, ma a me sembrache un giudizio efficace sia quelloche riesce a tenere conto anche deirisultati fisici. Il processo scorre e siallontana, mentre le pietre riman-gono.

Abbiamo cominciato i nostri lavoriall’inizio del 2005. Il Comune di Mi-lano (il settore “Piani e Programmiesecutivi per l’edilizia pubblica”) af-fida al Dipartimento di Architettu-ra e Pianificazione una consulenzaper organizzare quattro concorsi diprogettazione, finalizzati alla rea-lizzazione di edilizia sociale, io so-no il responsabile della Convenzio-ne. In seguito, nella primavera, il Co-mune ci affida l’incarico per altriquattro concorsi. Complessivamen-te si tratta di 1200 alloggi circa.Nei mesi immediatamente seguen-ti si sono susseguiti alcuni fatti. Ab-biamo costruito il bando (con le ca-ratteristiche che ho detto). Si sonosvolti i concorsi e i progetti sonostati giudicati dalle giurie. Abbia-mo redatto i Programmi Integratidi Intervento (questa era la proce-dura prescelta dal Comune); è sta-

9

Penso che la qualitàdel processo non siascindibile da quelladel prodotto.

Occorre quindi fare molta attenzione agli esitidei processi, così come occorre accompagnarli.

Page 10: seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2 Seventonine Brevi conversazioni e momenti di convivio su soggetti di vasto raggio tematico

to precisato il programma dei ser-vizi e, conseguentemente, sono sta-ti perfezionati i progetti. Il Comu-ne li ha presentati nei quartieri cheli avrebbero ospitati. I progettistidel primo concorso hanno redattoi progetti definitivi ed esecutivi. IlComune ha redatto il bando di ga-

ra per la realizzazione dei progettivincitori del primo concorso, sonostati aggiudicati gli appalti. I can-tieri sono stati aperti nel gennaio2006. Adesso alcuni sono in via dichiusura, altri, come avete sentito,sono un po’indietro. Sostanzialmen-te in un anno abbiamo attraversa-to tutte le fasi del processo (di cuimolto ho tralasciato di dire).Non so se questa sia una storia“normale” in questo Paese, lascio avoi giudicare. Pochi ne sanno qual-che cosa. Non so che morale sia pos-sibile trarne. In ogni caso, a me sem-bra sia stata una vicenda importan-te, per la sua impostazione, la “ve-locità”, i suoi risultati. Il Comune haesposto l’iniziativa all’Urban Cen-ter, alla chiusura dei concorsi, e poinon mi sembra abbia fatto altro perpubblicizzarla. Forse avrebbe potu-to sostenerla e pubblicizzare di più,perché, naturalmente, è merito delComune se tutto ciò si è dato inquesto modo.Per quanto riguarda il mio gruppodi ricerca, la storia continua: stia-mo preparando un Documento Pre-liminare ispirato da principi analo-ghi a quelli redatti per “Abitare aMilano”per la Fondazione HousingSociale. Si tratta di una storia altret-tanto interessante se non più: unsoggetto privato che realizza diret-

tamente housing sociale utilizzan-do un Fondo etico. Infine, stiamopreparando per il Comune altri Do-cumenti Preliminari per alcune areeche saranno messe a bando prossi-mamente. Chissà, spero avremo oc-casione di parlare in futuro.La seconda occasione in cui recen-

temente mi sono occupato di edi-lizia sociale è costituita invece dal-la partecipazione a una Ricerca di in-teresse nazionale finanziata dal Mi-nistero dell’Università, cui lavoranosei sedi universitarie italiane. Io so-no responsabile dell’unità di ricer-ca del Politecnico di Milano. Lo sco-po consiste nella produzione di “li-nee guida” per la riqualificazionedei “quartieri di edilizia pubblica”o,per meglio dire, della “città pubbli-ca”, come la chiamiamo noi. Si trat-ta di una ricerca ampia e articola-ta che non posso qui ricordare in-tegralmente. Anche in questo caso,mi auguro di poter presentare qui

da voi il volume, quando sarà pub-blicato, così potremo discuterne.Adesso mi preme ricordare un pa-io di ipotesi.Le condizioni della “città pubblica”sono cambiate. Pur essendo anco-ra luoghi dello stigma, collocati en-tro una rappresentazione non cer-to virtuosa dei processi di produ-zione e gestione della città, a Mila-no, molti quartieri di edilizia pub-blica oggi sono collocati in posizio-

ni significative, in relazione a unamolteplicità di fattori: all’accessibi-lità esistente e in progetto, alle nuo-ve risorse ambientali che si sonoconsolidate negli ultimi anni, allamappa attuale delle trasformazio-ni degli spazi urbani dismessi e, tan-to più, in relazione alla mappa del-le future opportunità.Sembra si sia verificata una sortadi rivincita sulle logiche localizzati-ve che hanno sovrinteso all’insedia-mento dei quartieri.Tanto più la situazione d’origine eracritica, al momento della loro co-struzione, tanto più oggi le condi-zioni contestuali sono cambiate, de-finendo per queste parti di città unprofilo nuovo, potenzialmente rile-vante, se solo si è sufficientemen-te attenti per coglierlo. Molti quar-tieri milanesi sono prossimi a:-aree industriali dismesse trasfor-mate in poli di eccellenza e sedi difunzioni attrattive metropolitane,-cave riqualificate e immerse all’in-terno di grandi parchi urbani,-importanti progetti di infrastrut-turazione laddove in precedenza lestesse situazioni erano poco acces-sibili,-spazi agricoli trasformati in parchie destinati ad assumere in futuroun ruolo ancor più rilevante nelladefinizione delle pratiche del loisirmetropolitano.

Con differente intensità e varietà dieffetti, ciò succede in molti casi aMilano. Sappiamo, però, che non so-no infrequenti situazioni analogheanche nelle altre città che abbiamostudiato. A Milano, le innovazioniche hanno investito la città esisten-te hanno prodotto spazi pubblici,servizi, flussi di popolazioni e una di-namicità che avremo potuto utiliz-zare anche per la riqualificazionedei quartieri di edilizia pubblica con-

10

Quando nuovi interventi mutano il ruolo e il senso di intere parti di città, occorre avereuna strategia locale e urbana assieme.

A Milano, le innovazioni che hanno investitola città esistente hanno prodotto spazipubblici, servizi, flussi di popolazioni e unadinamicità che avremo potuto utilizzareanche per la riqualificazione dei quartieri diedilizia pubblica contigui alle areetrasformate.

Page 11: seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2 Seventonine Brevi conversazioni e momenti di convivio su soggetti di vasto raggio tematico

tigui alle aree trasformate.Vicever-sa i progetti di riqualificazione diciascun quartiere, quando sono sta-ti intrapresi, avrebbero potuto ser-virsi di queste potenzialità attraver-so un gioco interattivo che forseavrebbe premiato la città nel suo

complesso. Non solo, se collochiamola “città pubblica” entro ambiti piùvasti, ci accorgiamo come essa sitrovi al centro di territori densi dinuove centralità, collocate nei co-muni di prima cintura e anche nel-l’area vasta.C’è una prevalente assenza di at-trattori urbani tra il centro di Mila-no (dove sono presenti i luoghi rap-presentativi e simbolici della città)e i quartieri più esterni. Tutt’intor-no alla corona delle tangenziali oappena al di fuori, invece, verso iquartieri si concentrano una seriedi nuovi attrattori di vario genere.Cosa posso dire di aver imparato daqueste due esperienze?Innanzi tutto, mi sembra sia neces-saria una nuova capacità proget-tuale da parte delle Amministrazio-ni. Esse devono assumersi maggio-ri responsabilità su quanto avvie-ne attraverso le disposizioni nor-mative che consentono l’edificabi-lità dei suoli. Non solo quantitàquindi, non solo programmi funzio-nali, non solo “valutazioni d’impat-to”, ma anche una maggiore visio-narietà che si assuma in anticipo laresponsabilità di quanto sarà realiz-zato. Non bastano i nuclei di valu-tazione ex post dei progetti per as-sicurare qualità alla città e allo spa-zio abitabile. Lo dimostrano i pezzidi città che sono stati realizzati ne-gli ultimi dieci anni, attraverso pro-cedure diverse.Occorrono anche idee sui risultati daconseguire in termini di qualità spe-

cifica degli spazi e di relazioni tragli interventi e il contesto di trasfor-mazione. Quando nuovi interventimutano il ruolo e il senso di intereparti di città, occorre avere una stra-tegia locale e urbana assieme. Que-sto ruolo può essere assunto, a

maggior ragione, dagli interventi diedilizia sociale nei quali l’operato-re pubblico è coinvolto, anche se informe diverse, a seconda dei casi.Probabilmente il futuro non ci ri-serva la possibilità di grandi inter-venti, probabilmente essi saranno“progetti d’infiltrazione”, come quel-li dei concorsi “Abitare a Milano”.A maggior ragione sarà necessarioun più ampio coinvolgimento sul-la qualità del risultato da parte del-l’Amministrazione.Si tratta di aree delicate e fragili nel-le quali molto può fare un proget-to di housing sociale che sia ancheinteso come progetto di riqualifi-cazione urbana. Non dico che la vi-cenda di “Abitare a Milano” debbacostituire un “esempio esemplare”,ma forse può essere uno sfondo sulquale intessere nuove formule, an-che più innovative.Insomma, la sperimentazione do-vrebbe essere lo stile che accompa-

gna questi interventi, come, del re-sto, la migliore tradizione di proget-tazione in questo campo insegna.La seconda cosa che mi sembra diaver imparato è che si potranno at-tivare fertili vicende di progettazio-ne in questo campo se riusciremo

a fare almeno due difficili eserciziche riguardano il nostro modo divedere. Occorre “rieducare” il no-stro sguardo, riconoscendo per la“città pubblica” un contesto di ri-sorse forse più rilevante dei proble-mi che essa solleva. Per far questo,occorre anche “allargare” lo sguar-do per produrre politiche e proget-ti meno inerti e maggiormenteaperti all’interazione con ciò che av-viene nella città. Queste ipotesi misembra siano fertili sia per i proget-ti di riqualificazione, sia per quellidi nuova edificazione, qualora i cri-teri di localizzazione fossero costrui-ti in relazione a visioni strategichedella città e non attraverso la som-matoria di occasioni che non rie-scono a comunicare con il contestoe fra loro.

CDARingrazio Francesco Infussi, le suenotizie mi hanno confortato anchedel lavoro che stiamo facendo comeAssociazione. Grazie ad accordi bi-laterali abbiamo raccolto in un pro-getto chiamato “e-Mapping” tutti idati disponibili in Regione, Provin-cia, Comuni e nei vari enti di ricer-ca presenti sul nostro territorio, stia-mo quindi costruendo per le nostreimprese (a breve anche per l’ester-no) una serie di interrelazioni di da-ti analoghi a quelli che citavi: peresempio ora stiamo lavorando suirapporti della crescita dei valori im-mobiliari su tutto il nostro territo-

rio in rapporto a una serie di para-metri. Questi tipi di analisi mi con-fortano perché servono ai ricercato-ri per definire politiche e servonoanche agli operatori per meglioidentificare dove indirizzare gli in-vestimenti.

11

Occorre anche “allargare” lo sguardo perprodurre politiche e progetti meno inerti emaggiormente aperti all’interazione con ciòche avviene nella città.

Grazie ad accordi bilaterali abbiamo raccoltoin un progetto chiamato “e-Mapping” tutti i dati disponibili in Regione, Provincia,Comuni e nei vari enti di ricerca presenti sul nostro territorio.

Page 12: seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2 Seventonine Brevi conversazioni e momenti di convivio su soggetti di vasto raggio tematico

Carlo MasseroliCredo che sul tema housing socia-le noi come amministrazione ci gio-chiamo una bella fetta di credibili-tà e di capacità di risposta all’esi-genza che il territorio esprime. Lacasa è un tema di cui tutti si diver-tono a parlare, qualcuno a propo-sito, qualcuno un po’ meno. Oggimolta gente che abita a Milano ten-de a scappare dalla città. Ripensa-re e proporre nuovi modelli di hou-sing significa per me invertire que-sta tendenza. Se la nostra partitasarà vinta, una giovane coppia, unafamiglia numerosa, un giovane stu-dente universitario o un lavoratorefuori sede, che oggi che oggi sonocostretti ad andare ad abitare fuo-ri città, presto, potranno sceglieredi abitare a Milano. Questa eviden-temente è una sfida grande, unasfida che non passa solo attraver-so la costruzione di nuovi alloggima, in senso più generale, coinvol-ge e richiama tutti gli attori socia-li ed economici della città alla pro-posizione di un nuovo modello dihousing sociale. Nella storia, è ac-caduto che le amministrazioni pub-bliche costruissero e gestissero ca-se per persone in stato di necessi-tà. Soluzioni e modelli nati alloracome risposte temporanee, si sonotrasformati in risposte permanen-ti: la casa è fatta per durare nel tem-po, ma non un tempo infinito. L’im-postazione di quei quartieri metteoggi in evidenza tutti i limiti di quel-la scelta: assenza da parte della Pub-blica Amministrazione della capa-

cità economica per la gestione emanutenzione, riduzione del temadell’abitare alla sola offerta di al-loggi generando di conseguenzauna totale assenza di piccoli e gran-di servizi, cioè luoghi dove la quali-tà della vita è risultata secondariarispetto al fatto che l’abitazione cifosse. In una trasmissione televisi-va, qualche giorno fa, è stata fattavedere una casa popolare con unapercentuale tra il 20 e il 30% di per-sone diversamente abili dovel’ascensore non funzionava a cau-sa della mancata manutenzione.Questa è la situazione in cui ci tro-viamo. Una situazione che, per tro-vare una risposta adeguata, chiededi intervenire in modo radicale. Ab-biamo una parte di popolazione instato di necessità e una parte sem-pre più ampia di popolazione diclasse media che fatica ad abitarea Milano perché lo stipendio nonbasta più per sostenere il costo diacquisto di una casa. Inoltre non

esiste un mercato dell’affitto a prez-zo accessibile. Quando mi sono spo-sato ho avuto la fortuna di trovareuna piccola casa in periferia, zonaBovisa, dove ho abitato da sempre.Poi ho avuto due figli e ho compra-to una casa in edilizia convenzio-nata, la così detta “Bovisa 90” natanel 2000, solamente grazie al fat-to che la gente si era stufata di sta-re in graduatoria. Quando sono ar-rivato a quattro figli ho cambiatonuovamente casa e sono stato co-stretto a comprare una casa in edi-lizia libera che mi causa un mutuoda qui ai prossimi trent’anni dellamia vita. Purtroppo non ho trovatosul mercato un’offerta in ediliziaconvenzionata che rispondesse al

tema delle famiglie numerose. Trale regole dell’edilizia convenziona-ta è stabilito che superata la sogliadei 90 mq non sia possibile consi-derare l’alloggio come edilizia con-venzionata, di conseguenza si dàper definizione che chi ha 3 o 4 fi-gli è scemo o è ricco. Io ricco nonsono, ma non mi ritengo neanchescemo. Ritengo differentemente chechi decide di fare tanti figli in qual-che modo vada premiato perché in-veste sul futuro, futuro anche del-la propria città. È chiaro che i mec-canismi vanno cambiati e noi stia-mo cercando di fare questo in mo-do radicale: io sono di quelli che ri-tengono che il Comune non debbapiù costruire né gestire case. Anchela gestione che il Comune ha datodelle case popolari a terzi è una ge-stione che non ha funzionato per-ché al ribasso.Tutti ne conosciamo i limiti e sia-mo chiamati a registrare della con-tinua assenza di risorse per la ma-

nutenzione. Una delle prime coseche ho fatto quando sono diventa-to assessore è stato chiedere: ”Midate conto di quanto costa mette-re l’ascensore a tutte queste case?”Ora non ricordo l’importo ma erauna cifra a sette zeri. Faccio un al-tro esempio: contratti di quartiere.Si era deciso nel passato di spinge-re il percorso delle manutenzionistraordinarie di queste case, ripeto,case costruite per durare poco, ca-se che sono state fatte con impian-ti non pensati per una vita superio-re a trent’anni: ecco, i costi di ma-nutenzione e di ristrutturazione diqueste case si aggirano intorno ai70.000 Euro ad alloggio. QuandoClaudio De Albertis mi dice che

12

I meccanismi vanno cambiati e noi stiamocercando di fare questo in modo radicale: iosono di quelli che ritengono che il Comunenon debba più costruire né gestire case.

Sul tema housing,sociale, noi comeamministrazione cigiochiamo una bellafetta di credibilitàe di capacità di risposta all’esigenzache il territorioesprime.

Page 13: seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2 Seventonine Brevi conversazioni e momenti di convivio su soggetti di vasto raggio tematico

1.000 Euro è il prezzo al mq per co-struire una casa nuova, io dico cheè da matti ristrutturare quelle vec-chie. Allora dobbiamo avere il co-raggio di buttare giù e ricostruiredove questo è possibile. Buttar giù

avendo prima costruito degli am-biti vivibili. Questo è uno degli obiet-tivi delle nove aree di cui stiamoparlando. L’impostazione che stiamodando al bando e alla delibera cheporteremo a breve in giunta, preve-de come primo obbiettivo, la qua-lità dell’intervento urbanistico e ar-chitettonico e una forte attenzio-ne al tema del mix funzionale. Iltentativo, anche attraverso i finan-ziamenti regionali, è quello di met-tere insieme un mix: persone in sta-to di necessità, giovani coppie, la-voratori fuori sede, perché il gran-de tema di queste aree è che nonesiste più la casa popolare. Il temadella casa pubblica è finito, la casapopolare è finita, perché metteretutte le persone in stato di neces-sità insieme non funziona, non leaiuti. Stiamo cercando di dare unsegno forte di cambiamento sul te-ma dell’housing sociale, perché sele giovani coppie vanno via da Mi-lano, Milano perde l’occasione di in-vestire sul proprio futuro; se gli stu-denti non vengono a Milano per-ché costa troppo, le nostre univer-sità perdono in competitività; se lefamiglie numerose vanno fuori cit-tà, non ci sono bambini, e a che co-sa servono gli asili? Allora, se nonvogliamo che la nostra città invec-chi e muoia, dobbiamo rispondereal tema dell’housing sociale e la ri-sposta per me innanzitutto il temadella casa in affitto a prezzi acces-

sibili, con edilizia temporanea ededilizia convenzionata. Abbiamo learee, abbiamo la Legge Regionale12 su cui stiamo spingendo per ri-conoscere la casa in affitto comeservizio, insomma abbiamo la pos-

sibilità di realizzare un mix abitati-vo dentro qualsiasi nuova trasforma-zione urbana.Ritengo che, per operare questasvolta, cioè rispondere ad un biso-gno abitativo di livello medio oltreche sociale ed esprimere ambiti abi-tativi di qualità, anche i comuni del-l’hinterland sono chiamati ad esse-re protagonisti insieme a Milano.

C’è poi il Regolamento Edilizio e l’Ag-giornamento del Documento di In-quadramento; nuove regole che ri-spondo a questo nuovo orizzonte.Io credo che se anche voi collabora-te, se anche i giornalisti iniziano aguardare che cosa sta accadendo,se anche voi operatori provate adinvestire in questa direzione, si pos-sa vincere questa sfida.

CDAVorrei puntualizzare tre cose. La pri-ma sull’andamento demograficodella città: il Cresme ha dati che nonsono attuali perché in realtà dal2004 c’è stato incremento della po-polazione. Questi 30.000 abitanti

all’anno in più sono per due terzidovuti agli immigrati; ma comun-que la tendenza è diversa, le nostreanalisi dicono tra l’altro, contraria-mente a quanto sostenuto, che incerte zone, nei vent’anni conside-rati, sulla spinta iniziale della gran-de utopia del vivere meglio fuoricittà, c’è stato uno spostamento diquasi il 16% della popolazione (8.7in un anno e 7.8 nell’altro) che si èdistribuita sul territorio per motividi carattere economico.Da questo punto di vista il fenome-no va oggi analizzato in manieramolto diversa, i 4.500 Euro su cuivengono collocate le case a Cernu-sco sul Naviglio devono confrontar-si non con i tuoi 2.400 della con-venzionata ma magari con i 3.300Euro di via Rombon. I valori econo-mici sono profondamente diversi,quell’analisi che io ho visto nellasua interezza è a mio giudizio unpoco datata. Riprendendo il discor-so dei grandi quartieri, sono d’ac-cordo che si sono spesi un sacco disoldi nelle manutenzioni; probabil-mente sarebbe stato meglio unapolitica di sostituzione edilizia, dirottamazione, nella realtà però c’èstata una politica di frammentazio-ne e di dismissione della proprietà:oggi intervenire sui grandi quartie-ri è possibile a Rotterdam, è possi-bile ma forse un po’più difficile a Pa-rigi, ma sicuramente è molto diffi-cile qui. Se posso dare un suggeri-mento, credo che si dovrebbe tuttiinsieme affrontare una sperimenta-zione anche sotto il profilo econo-mico: noi ne abbiamo avviate alcu-ne, perché il processo di ricolloca-zione passa attraverso analisi socioeconomiche e modelli finanziari deltutto diversi.Terza cosa, so benissimo che statelavorando a tante cose, tra cui il ri-facimento del documento diretto-re, ma vi prego di aprire il più pos-sibile il dibattito e di affrontare que-sto tema accantonando le dema-gogie: le case costano, bisogna por-re freni perché tutti i vincoli, nor-

Allora, se nonvogliamo che lanostra città invecchie muoia, dobbiamorispondere al temadell’housing sociale.

13

L’impostazione che stiamo dando al bandoe alla delibera che porteremo a breve in giunta, prevede come primo obbiettivo, la qualità dell’intervento urbanistico e architettonico e una forte attenzione al temadel mix funzionale.

Page 14: seventonineportale.assimpredilance.it/uploads/allegati/7to9_4lug... · 2015. 9. 8. · 2 Seventonine Brevi conversazioni e momenti di convivio su soggetti di vasto raggio tematico

mativi o altro, hanno semmai pro-dotto comportamenti al di fuori del-le norme e hanno negato e leso al-la base la competitività che poi è labase per ottenere i risultati anchequalitativi di cui parlavi.

Daniela Volpi L’Ordine degli Architetti della Pro-vincia di Mlano ha promosso recen-temente un premio sull’architettu-ra costruita dedicato a Ugo Rivoltain funzione della consapevolezzache la crescita e la trasformazioneurbanistica rilevabile in Italia comenei principali centri urbani europei,porta un grande aumento delleemergenze sociali e ambientali.Ci sono da tenere in conto le nuo-ve sfide della globalizzazione, tut-to questo in sintesi ci pone di fron-

te alla necessità di richiamare l’at-tenzione del mondo della politica,di quello della cultura come di quel-lo dell’impresa, proprio sull’affer-marsi di questa nuova questioneurbana dell’edilizia sociale, che anostro avviso deve acquistare unacentralità pari se non addiritturasuperiore a quella della moderniz-zazione delle infrastrutture del Pae-se. Sollecitare l’attenzione su que-sto argomento significa effettiva-mente approfondire le relazioni trai processi di sviluppo e la trasfor-mazione della città, tra i progetti ele politiche urbane, con un partico-lare riferimento anche alla cono-scenza delle esperienze che sonostate fatte in altri Paesi che hannocercato – come noi – di svilupparestrategie efficaci e sostenibili rela

tivamente alla programmazione di case per le fasce di popolazione abasso reddito. L’idea quindi è un pre-mio all’architettura costruita tra ilgennaio 2000 e il dicembre 2006 sultema dell’edilizia sociale, pensan-do possa essere un piccolo contri-buto per sollecitare il dibattito suun argomento che ormai riveste uncarattere di massima urgenza, at-traverso il confronto fra i protago-nisti di esperienze rilevanti a livel-lo europeo: il concorso infatti è aper-to ai ventisette Paesi della Comu-nità Europea più la Svizzera. Se guar-diamo alle statistiche, infatti, giàoggi la maggior parte degli abitan-ti del pianeta vive nella città; ci so-no proiezioni che ci dicono che que-sta tendenza aumenterà fino a rag-giungere nel 2050 una concentra-zione di popolazione urbana chesarà pari al 75% della popolazioneglobale; la questione abitativa rap-presenta al momento un problemasociale oltre che un problema eco-nomico, e necessariamente devetrovare delle soluzioni tempestive,coerenti, efficaci. Quindi la trasfor-mazione della città e la sua espan-sione deve costituire l’obbiettivoprincipale di urbanisti, amministra-tori pubblici e imprese.

14

Si sono spesi un sacco di soldi nellemanutenzioni; probabilmente sarebbe statomeglio una politica di sostituzione edilizia, dirottamazione, nella realtà però c’è stata unapolitica di frammentazione e di dismissionedella proprietà: oggi intervenire sui grandiquartieri è possibile a Rotterdam, è possibilema forse un po’ più difficile a Parigi, masicuramente è molto difficile qui.

Via san Maurilio 2120123 Milano T 02 8812951F 02 [email protected] cura di

Lombardia