2013 - Francesca Coppola e Sebastiano A. Patanè Ferro - Lo chiamavano il guardiano delle tombe
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Transcript of 2013 - Francesca Coppola e Sebastiano A. Patanè Ferro - Lo chiamavano il guardiano delle tombe
Francesca coppola & Sebastiano A. Patanè Ferro
Lo chiamavano il guardiano delle tombe
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©”Lo chiamavano il guardiano delle tombe
di Francesca Coppola e
Sebastiano A. Patanè Ferro
Catania/Napoli 2013
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Controcanti
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Lo chiamavano il guardiano delle tombe Catania/Napoli 2013
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basta al titolo la libertà
di dire quello che si legge
ma non si vede
uno stile corsivo, in modo coinciso
persino retorico con numeri romani
poi ci sono i respiri da contare
nelle zone morte, area e limite
bandire qualche ruga per rendere
il ritratto-trono meno vissuto
forse a saperlo è solo lui,
il guardiano delle tombe
ora che è cielo e spade
ora che gli manca un tempo
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*
ricorriamo alle maree quando è tempo di discorsi
che inzuppano riviere di disagio
fuori dai campi dell’oltrequotidiano
ci sono i ritmi incisi sulla fronte elusi dal ritocco
e le distanze percepite piano come disturbassimo
la retorica dei fiori
porto del brandy per recuperare il tempo spento
che sappia il cielo dell’invaso scoperchiato
-timore, assistere e svernare- da un popolo di rane
senza governo e senza sodalizio
lui sa di certo quel guardiano astuto
lui sa del coro mai accennato e del contratto
sa l’ora precisa del risveglio giusto per mettere
su su la caffettiera
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*
il guardiano .così distante. eppur vicino
mostra il bicchiere per il tuo brandy
avesse il quadro - operazione in pronto
chiamerebbe conversazioni nobili alle platee
e invece
resta al sasso, già conosci la sua abilità all'ovvio
Volevo il sadismo come fuga dalle maree - paletti
e non toccarmi di fiori alle gengive
resto nella contusione d'esistere, la foga del taglio
in mezzo
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*
Ah retaggio continuatore di pulsare estraneo
decimazione di presente che sperpera minuti
certo, avesse il quadro innalzerebbe gemiti
a canti vesuviani quasi iberici
ma stimola l’immagine il guardiano statico
lasciando segni ad ogni giravolta
al brindisi s’aggiunge un battere di mani
per celebrare il taglio
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*
la sua casa, la sua forza di guardiano
in guardare ogni fossa, che sia miraggio
che sia partenza, lui afferra il tuo applauso
raffredda la sfida, non dirlo a nessuno
marcisce immortale, senatore di ogni inchino
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*
riponi gli attrezzi nello scantinato
per oggi niente fosse o preferisci buche
niente guardianare nulla sfugge al congelatore
i nitrati resuscitano le clivie
che - lo sai bene – non sanno contare
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*
si lasceranno i numeri nei giardini di chi mente
Ossa. terriccio, fuscello castigato e il male degli alberi
Chi era cipresso? se non un dio a mani giunte?
respiravo tumuli cimelio_ grazie di Sant'Anna
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*
si muove invisibile un controcanto
nel fondo immorale di tutte le preghiere
e la distanza tra giusto e circostanza
s’accorcia toccando il pavimento
è lì che deve stare attento
il tanto guardiano del silenzio
prima che il cipresso si apra a corollario
e diventi nuovo simbolo o, se vuoi,
cancello aperto
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*
il guardiano accoglie il vento fra gli alberi
sa di Cristopher il suo nome, fa la conta
dei numeri romani, dama sfida compassione
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…forse a saperlo è solo lui, /il guardiano delle tombe /ora che
è cielo e spade (FC)