20/12/2010 - Rassegna Stampa

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Gli studenti del liceo "G. Chelli" in visita allo storico osservatorio astrofisico di Arcetri A—*, e A il lo quattro passi tra ie stelle e i píaneti del sistema solare GROSSETO - Nell'ambito delle iniziative scientifiche del liceo classico e liceo scientifico parita- rio "G.Chelli" si è svolta il 16 di- cembre la visita allo storico osser- vatorio astrofisico di Arcetri, cen- tro di ricerca che fa parte del- l'Inaf, in collaborazione con l'Uni- versità degli Studi di Firenze. Il parco astronomico, alle porte di Firenze, ha portato gli alunni delle ultime due classi a vedere sul cam- po ciò che hanno precedentemen- te studiato in classe. Con i miti che portano i nomi dei corpi del Sistema Solare, i ragazzi sono stati coinvolti in una lezione storica e scientifica, attraverso le riprodu- zioni dei pianeti. Si sono così resi conto, vedendole in scala, delle distanze e delle dimensioni di tut- ti i pianeti del Sistema Solare. Le domande che hanno accompa- gnato gli alunni sono quelle alla base dell'astronomia moderna, co- me l'evoluzione dell'universo e delle galassie, i pianeti extrasola- ri, la materia oscura. L'attività che hanno sperimentato è stata quella di osservazione del Sole: nella cu- pola del telescopio "Amici" si è potuta vedere la fotosfera solare con le sue attività. Il telescopio li presente è solo una minima parte di ciò che fa l'osservatorio di Arce- tri: partecipa alla realizzazione del Large Binocular Telescope, il più grande telescopio ottico, pre- sente in Arizona, del Sardinia Ra- dio Telescope e di altri strumenti all'avanguardia sul piano mondia- le. I ragazzi hanno fatto esperienza di un altro strumento importante nel- lo studio dei raggi cosmici: la ca- mera a nebbia, un rivelatore di particelle provenienti dal cosmo. Nel pomeriggio gli alunni hanno visitato varie facoltà dell'ateneo senese, in particolare il diparti- mento di Fisica, che si trova all'in- terno del complesso Universitario di Porta Romana, immerso nella bellissima valle verde dell'Orto dei Pecci. Lì sono stati accolti dal professor Millucci che li ha guida- ti all'interno dell'Osservatorio Astronomico del Dipartimento Gli allievi hanno potuto constata- re come gli iscritti della facoltà di fisica vivano in un ambiente dina- mico e stimolante, in stretto con- tatto con realtà di ricerca avanza- ta, sia di fisica fondamentale che applicata. Hanno appreso come gli esperi- menti sono realizzati sia nei labo- ratori del dipartimento che in la- boratori di ricerca nazionali e in- ternazionali, e anche nello spazio. In particolare sono stati messi al corrente di come si effettuano ri- cerche di base nel campo della fisica atomica e molecolare e nel campo della fisica subnucleare e astroparticellare e come la ricerca applicata sia rivolta alla fisica me- dica, alla fisica della materia, al- l'utilizzazione di tecniche di mi- croscopia laser per la biologia e allo sviluppo di nuove fonti di energia. Dai libri all'oss erv azione Dopo aver appreso molte nozioni la scoperta sul campo di quanto appreso in classe

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Gli studenti del liceo "G. Chelli" in visita allo storico osservatorio astrofisico di ArcetriA—*, e A il loquattro passi tra ie stelle e i píaneti del sistema solare

GROSSETO - Nell'ambito delleiniziative scientifiche del liceoclassico e liceo scientifico parita-rio "G.Chelli" si è svolta il 16 di-cembre la visita allo storico osser-vatorio astrofisico di Arcetri, cen-tro di ricerca che fa parte del-l'Inaf, in collaborazione con l'Uni-versità degli Studi di Firenze.Il parco astronomico, alle porte diFirenze, ha portato gli alunni delleultime due classi a vedere sul cam-po ciò che hanno precedentemen-te studiato in classe. Con i mitiche portano i nomi dei corpi delSistema Solare, i ragazzi sono staticoinvolti in una lezione storica escientifica, attraverso le riprodu-zioni dei pianeti. Si sono così resiconto, vedendole in scala, delledistanze e delle dimensioni di tut-ti i pianeti del Sistema Solare.Le domande che hanno accompa-gnato gli alunni sono quelle allabase dell'astronomia moderna, co-me l'evoluzione dell'universo edelle galassie, i pianeti extrasola-ri, la materia oscura. L'attività chehanno sperimentato è stata quelladi osservazione del Sole: nella cu-pola del telescopio "Amici" si è

potuta vedere la fotosfera solarecon le sue attività. Il telescopio lipresente è solo una minima partedi ciò che fa l'osservatorio di Arce-tri: partecipa alla realizzazionedel Large Binocular Telescope, ilpiù grande telescopio ottico, pre-sente in Arizona, del Sardinia Ra-dio Telescope e di altri strumentiall'avanguardia sul piano mondia-le.I ragazzi hanno fatto esperienza diun altro strumento importante nel-lo studio dei raggi cosmici: la ca-mera a nebbia, un rivelatore diparticelle provenienti dal cosmo.Nel pomeriggio gli alunni hannovisitato varie facoltà dell'ateneosenese, in particolare il diparti-mento di Fisica, che si trova all'in-

terno del complesso Universitariodi Porta Romana, immerso nellabellissima valle verde dell'Ortodei Pecci. Lì sono stati accolti dalprofessor Millucci che li ha guida-ti all'interno dell'OsservatorioAstronomico del DipartimentoGli allievi hanno potuto constata-re come gli iscritti della facoltà difisica vivano in un ambiente dina-mico e stimolante, in stretto con-tatto con realtà di ricerca avanza-ta, sia di fisica fondamentale cheapplicata.Hanno appreso come gli esperi-menti sono realizzati sia nei labo-

ratori del dipartimento che in la-boratori di ricerca nazionali e in-ternazionali, e anche nello spazio.In particolare sono stati messi alcorrente di come si effettuano ri-cerche di base nel campo dellafisica atomica e molecolare e nelcampo della fisica subnucleare eastroparticellare e come la ricercaapplicata sia rivolta alla fisica me-dica, alla fisica della materia, al-l'utilizzazione di tecniche di mi-croscopia laser per la biologia eallo sviluppo di nuove fonti dienergia.

Dai libriall'osservazione

Dopo averappreso molte

nozioni la scopertasul campo di

quanto appreso inclasse

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Lancio di uova

contro le sedidiPdle Fli

PISA - Un corteo di cir-ca 200 studenti universi-tari ha sfilato ieri per le viedel centro scandendoslogan contro la riformaGelmini, alcuni ragazzihanno lanciatouovacon- itro le sedi di Pdl e Fli. Altermine si è svolta un'as-

per decidere isembleacosa fare nei prossimi igiorni.

Intantosonostatiiden-tificati e denunciati tre istudenti universitari che,insieme ad altri, il 25 no- 1vembre scorso avevanopartecipato all'occupa-zione della Torre di Pisadurante le manifestazionicontro il ddi Gelmini. De-

anche altri 20 1nunciatimanifestanti per l'occu-pazione dell'aeroporto edella stazione ferroviaria.

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Corteo studentilancio di uova

UOVA contro le sedi delPdl edi Fli a Pisa. Sonosta-te lanciate ieri da un corteodi circa 200 studenti uni-versitari ha sfilato per le viedel centro scandendo slo-gan contro la riforma Gel-mini e il governo, e affig-gendo alle sedi dei duepartiti manifesti con alcunefrasi tratte da libri famosi.In serata gli studenti hannooccupato il polo didatticoCarmignani dove si sonosvolte una festa e un'as-semblea per decidere leazioni dei prossimi giorni

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Il distretto coniuga tradizione e realtà imprenditoriali orientate alla ricerca

Firenze punta sul binomiobeni cuiturali tecnologia

Elisabetta Durante

h, Da sempre la Toscana si af-fida alle robuste spalle dei suoigiganti per godere della luce ri-flessa daungrande passato. Esi-ste però anche unaToscana me-no nota ai più, che usa quelléstesse spalle per allargare ilpro-prio orizzonte e conquistareuno spazio nel futuro: è laTosca-na che presta gli occhi al poten-te telescopio Lbt, e orecchi allagrande antenna per onde gravi-tazionali "Virgo", che costrui-sce laser da record e vanta labo-ratori di assoluta avanguardia.

Considerata dagli esperti lapiù avanzata del mondo, la sofi-sticata ottica "adattiva" di Lbtnasce ad Arcetri per scrutarel'Universo profondo, maè forie-ra di importanti ricadute indu-striali. Lo stesso vale per i laser,impiegati oggi non solo e nontanto in attività di laboratorio,quanto in un ventaglio di appli-cazioni nei campi più disparati.Al settore medicale, all'indu-stria, alla conservazione dei be-ni culturali sono infatti destina-tiilaserprodotti dallaEl.En., im-presa fiorentina con una storiada manuale: afondarla, trent'an-ni fa, Leonardo Masotti, pionie-re dei laser e precursore del fe-nomeno - oggi in rapida cresci-ta- dello spin-off di ricerca.

Alla periferia di Firenze, lun-go lo stesso viale delle Idee cheospita El.En., sorgono il Poloscientifico e l'Incubatore uni-versitario fiorentino: quest'ulti-mo - come le altre otto realtàto-scane della rete Riditt - offrespazi e servizi orientati allo svi-luppo di startup, ma nel con-tempo mira a costruire un piùsolido ponte tra ambienti dellaricerca e della produzione. Lasfida è stata raccolta dall'indu-stria locale che ha lanciato dire-cente il progetto "Firenze CreaImpresa", che tra l'altro preve-de la formazione di un gruppopilota di imprenditori pronti ainvestire in nuove attività"knowledge based".

Se c'è, però, una regione incui innovazione fa rima con tra-dizione, questa è la Toscana. Lodimostrail lungo elenco direal-tà interessate a entrare nel Di-stretto tecnologico deibeni cul-turali, il cui compito sarà quellodi mettere a frutto il formidabi-lepotenziale della regione attra-verso una robusta iniezione dicompetenze e tecnologie: com-petenze e tecnologie che sonoperaltro già disponibili in istitu-ti del Cnr, nel Labec, nel Lens ein vari altri laboratori, oltre chenel celebre Opificio delle Pie-

tre Dure.Ilgenius,loci sarà dun-que la base per futuri businessad alto contenuto di cultura, co-noscenza e tecnologia? Ne so-no convinti i giovani imprendi-tori di Confindustria Toscana,come sottolinea il presidenteAlessandro Colombini, prove-niente da quel distretto carta-rio di Lucca che al binomio tra-dizione-innovazione deve lasua fortuna (principale poloproduttivo europeo del settoree distretto italiano più ecoeffi-ciente): «La nostra regione hatutte le carte in regola per svi-

luppare anchelconomicamen-te il suo patrimonio culturale,mettendo inreie iluoghi dipro-duzione della cultura con le ec-cellenze manifatturiere e im-prenditoriali. Del resto, per chiha imparato afare impresa al-l'ombra della cupola del Brunel-leschi, cultura e innovazioneformano un connubio quasi na-turale, Ma l'innovazione la fan-no gli innovatori, e per questodobbiamo riuscire ad attrarrenuovi talenti e disegnare nuovipercorsi di vita e di lavoro».

O RIPRODUZIONE RISERVATA

Occhi puntati sull'universo . La complessa ottica del Large Binocúlar Telescope (Lbt), il più pitentetelescopio ottico del mondo, nasce ad Arcetri, alla periferia di Firenze

Tutti in Rete® Si è appena costituita la Retetoscana degli incubatorid'impresa, a sua volta afferentealla Riditt(Reteitaliana perl'innovazione e iltrasferimentotecnologico)Scopo dell'iniziativa èottimizzare le risorse degli 11incubatori della regione (PoloTecnologico di Navacchio, checoordina la rete, Pont-Tech,Fondazione Toscana LifeSciences, Grosseto Sviluppo,Polo Tecnologico Magona,Lucca Innovazione e Tecnologia,

Innovare in Muglo, Comune diCastelnuovo Vai a' Cecina,Comune di Minu¢iano, CsaVRIe Incubatore universitario diFirenze) attraverso la creazionedi un unico portaé con cuiincrociare domarda e offerta diinnovazione

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C0

ONell'agroalimentarè le iimprenditrici sono ormai il 3 0% del totaleMonica D'Ascenzo

' t t l'alba e fra le stalle di Leccenei Marsi, in provincia di L'Aqui-la, gli allevatori sono già all'ope-ra. Tutti uomini, tranne Elena Si-monicca, 40 anni, un'attività ere-ditata dal padre e tanto lavoro.«Normalmente ho un aiuto, madurante le feste sono sola ed è du-ra dare da mangiare agli animali,accudirli, portare l'acqua» rac-conta Elena alla fine della giorna-

PIONIEREElena, Chiara, Sara e Cristina:storie di giovani managerche hanno dato nuova vitaai marchi di famiglia, 'dalla viticoltura alla pasta

ta in cui si è occupata di un centi-naio di pecore e una cinquantinadi capre, sollevata dal fatto chesiafmito ilperiodo di svezzamen-to degli agnellini a base di favemacinate e grano. Il lavoro non fi-niscelì: «Ci tengo anutrire gli ani-mali con alimenti sani e così colti-vo i miei terreni a fieno e grano».

La vita di Elena, con altre sfu-matura e altre tonalità, è quella dialtre 8oomila donne in Italia chelavorano nell'agroalimentare. Leimprenditrici nel'settore conta-no ormai per il 30% in media, mala percentuale sale nel centro Ita-lia. Fra i lavoranti, invece, si è or-mai raggiunta la parità. Il nuovocensimento Istat del settore è incorso, ma qualche dato si ricavada Unioncamere: tra agricoltura,silvicoltura e pescale donne pesa-no per 8.559 società di persone,245.141.imprese individuali, 1.289cooperative, 16 consorzi e 85 al-

tre forme di società. «Le aziendeal femminile sono innovative,perché grazie alla legge di orien-tamento hanno potuto sfruttarela multifunzionalità creando fat-torie sociali, fattorie didattiche eanche agriasili, un'iniziativa natain Italia che stiamo portando an-che in Europa» spiega AdrianaBucco, responsabile nazionaleDonne Impresa-Coldiretti e pre-sidente commissione femminileCopa a livello europeo. «Unanuova opportunità per le impren-ditrici verrà dalla vendita direttadei prodotti con il progetto Cam-pagnaAmica di Coldiretti» osser-va la Bucco, aggiungendo: «Inmedia le donne hanno un livellodi educazione più alta e non siim-provvisano. Inoltre con DonneImpresa abbiamo l'opportunitàdi fare corsi di formazione chevanno dall'abbinamento vini-ci-bi alle lingue straniere per favori-re l'internazionalizzazione».

Ma come si misura l'intrapren-denza delle imprenditrici italia-ne? Basta sedersi al ristorante Feli-dia a Manhattan, entrare da Lea &Sandman a Londra o da Iseban aTokio e chiedere una bottiglia diCiavolich, vino prodotto con leuve della provincia di Pescara'.Chiara Ciavolich, presidenteColdiretti Pescara, è proprietariadell'azienda vitivinicola ereditatadal padre nel 2005 e fondata nel1853 dalla famiglia di origini bulga-re arrivata in Italia attorno al 500.L'esportazione all'estero del vinoimbottigliato è stata un'idea sua enel giro di cinque anni ha cambia-to le vendite dell'azienda, checommercializza circa 1o omila bot-tiglie l'anno oltre a produrre vinosfaso su 44 ettari di terreno.

La nuova generazione è, quin-

di, quella che raccoglie il testimo-ne della tradizione ma allo stessotempo innova. È il caso di SaraSposini, classe 1982, che neolaure-ata in Belle arti ha preparato unprogetto per dare nuova vitaall'attività di famiglia a Pietrafit-ta di Piegaro, provincia di Peru-gia. Affittuaria della proprietàdel padre, Sara ha aggiunto allecoltivazioni "storiche" (ulivi, ce-reali e ortaggi) lo zafferano. Inol-tre ha trasformato parte dell'ab-bazia benedettina del uoo, pro-prietà di famiglia dal 1921, in agri-turismo (Abbazia sette frati).Una scelta che valnella direzionedella diversificazione, che ha pro-,miato le aziende negli ultimi annicome ha dimostrato lo studio«Crisi economica e agricoltura»curato da Fabrizio De Filippis(Università di Roma Tre) eDona-to Romano (Università di Firen-ze). Associare attività agrituristi-che alla semplice produzione di

beni agricoli consente alle azien-de di resistere meglio alla crisimantenendo un fatturato più sta-bile, spiegalo studio.

Un'altra iniziativa arriva dallaToscana, dove, grazie all'intra-prendenza di Cristina RocchiVannicelli Casoni i produttori di-grano duro hanno avviato un pro-getto per la produzione di pastacon un marchio indipendente inmodo da tagliare la filiera e offri-re prezzi competitivi, guadagnan-do di più. Perché per ogni euroche si spende in prodotti agroali-mentari: 17 centesimi vanno alproduttore, 23 a chi trasforma ilprodotto e 6o al commerciante.L'iniziativa Campagna amica diColdiretti va proprio nella dire-zione di accorciare i passaggi perpermettere guadagni maggioriper i produttori.

monica.dascenzo@)ilsole24orc.comi o RIPRODUZIONE'RISERVATA

A portata di bambino . Souu ec prattutto le donne che, grazie alla legge ot orientamento, hanno potuto sfruttarela multifunzionalità creando fattorie didattiche (nella foto), sociali e anche agriasili

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114, ,pia'Occupazione della Torre: denunciati tre studenti

Ancora proteste a Pisauova sulle sedi dei partiti

PISA. I carabinieri di Pisa hanno denuncia-to tre studenti universitari che, insieme ad al-tri, il 25 novembre scorso parteciparono al-

L'aggressione l'occupazione della Torre di Pisa nell'ambitoe il ragazzo delle manifestazioni contro il ddl Gelmini.ferito soccorso «Nello stesso contesto - spiega una nota diffu-in strada da sa dai carabinieri - sono stati denunciati altriFrancesco 20 manifestanti per l'occupazione dell'aero-Caruso porto e della stazione ferroviaria». Intanto ie-

ri pomeriggio nuova manifestazione per levie della città: 150 ragazzi hanno preso di mi-ra, con lanci di uova e palle di neve, le sedi dialcuni partiti. Non sono stati risparmiati l'U-dc e il Pd, bersagliati parafrasando il titolo digrandi opere classiche.

Capitale blindata e «D:upo» agli studenti

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LE SPOSTE

(VERE)

AL DISAGIO

E VANI

di MAURIZIO FERRERA

giovani sono stanchiI di aspettare. Laprotesta violenta e gliatti di vandalismo nonsono mai accettabili, suquesto non può esserviombra di dubbio. Ma ildisagio degli studenti,dei precari senzaprospettive, delle giovanicoppie che non trovanocasa e non possonopermettersi di fare figli:questo disagio è reale,richiede risposte credibilie concrete . Alcuni deicambiamenti che igiovani si aspettanopotrebbero esserevarati rapidamente,senza costi per lo Stato.

CONTINUAA PAGINA26

CC-2,27FSE DELLA SI'PA

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Garantiti e rari L'allineamento del budget italiano per l'istruzione ai parametri europei costerebbe un punto di Pil

Le risposte (vere) al disagio e alle attese dei giovaniSEGUE DALLA PRIMA (senza le quali staremmo tutti

molto peggio, è indispensabileche le nuove generazioni lo ca-piscano) ci vincolano a risana-re i conti pubblici. Non possia-mo spendere di più, anzi neiprossimi anni dovremo ridur-re la spesa corrente primaria.Per reperire nuove risorse ci so-no, quindi, solo due strade.

La prima è un'incisiva ri-strutturazione della spesa pub-blica. Ci sono margini di com-pressione in settori diversi dal-la protezione sociale (ammini-strazione pubblica, difesa, tra-sferimenti alle imprese). All'in-terno del welfare si può ancoraeffettuare qualche ricalibraturafra voci di spesa. Come mini-mo, si potrebbe correggere l'as-surdo paradosso per cui i con-tributi previdenziali dei precarifiniscano di fatto per sussidia-re le pensioni degli autonomi,che hanno i conti in deficit.

La seconda strada è la cresci-ta. Se il nostro Pil aumentasseogni anno come quello tede-sco, s'innescherebbe un circo-lo virtuoso anche in termini difinanza pubblica e occupazio-ne. Con una buona regia, il di-videndo della crescita potreb-be essere utilizzato a favore dei

giovani. Come ha detto un os-servatore straniero ad un re-cente convegno di Confindu-stria le ragioni del nostro rista-gno economico sono «un mi-stero». Vi è tuttavia largo con-senso sull'opportunità di nuo-ve liberalizzazioni, di scossede-regolative che accrescanol'efficienza dei mercati e delloStato. Va poi finalmente e seria-mente giocata la carta dell'oc-cupazione femminile, non so-

lo perché sarebbe un volano dicrescita, ma anche perché legiovani donne italiane sonoforse le più penalizzate del-l'area Ocse.

I giovani non sono un grup-po di pressione, con problemie richieste che valgono comequelle di qualsiasi altra «cate-goria». Sono il pilastro portan-te dell'Italia di domani. I lorobisogni, le loro aspettative van-no trattati come un interessegenerale, che viene prima diqualsiasi interesse particolare:soprattutto di quelli che, difen-dendo rendite e privilegi, in-gessano il Paese e bloccano leopportunità delle nuove gene-razioni.

Modificare le regole che ali-mentano l'instabilità del postodi lavoro e che «tolgono i so-gni ai nostri figli» (come hascritto una madre nella letterapubblicata ieri sul Corriere)non è certo impossibile. Circo-lano da tempo proposte detta-gliate, fattibili e convincenti:perché la «politica» (governo,partiti, parti sociali) non riescaa correggere quell'odioso diva-rio fra garantiti e precari cheha essa stessa generato è diffi-cile da comprendere e ancorpiù da giustificare.

Molte delle risposte al disa-gio dei giovani hanno tuttaviaun costo elevato. Per allinearela nostra spesa per l'istruzioneagli standard europei ci vorreb-be almeno un punto di Pil. Raf-forzare gli ammortizzatori so-ciali, le politiche di formazio-ne, i trasferimenti e i serviziper le famiglie, i sussidi per lacasa, i prestiti e le borse di stu-dio costerebbe a sua volta al-meno un altro punto: in totalesi arriverebbe a circa trenta mi-liardi di euro. Questa cifra ver-tiginosa fornisce un ordine digrandezza allo svantaggio deigiovani italiani rispetto a quel-li dei Paesi con cui ci confron-tiamo. E misura anche il ma-croscopico fallimento del no-stro Stato sociale, delle scelteimprovvide fatte nell'ultimomezzo secolo da governi diogni colore.

Le attuali regole europee

risorsePer reperire nuove risorseci sono solo laristrutturazione della spesapubblica e la crescita

Le donneLe giovani donne italianesono forse le piùpenalizzate dell'interaarea dell'Ocse Maurizio Ferrera

® RI PHOC UCION, RISERVAI A

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i --i II presidente dei rettori: I' Università deve cambiare

«riforma seria, non diventiun caso di ordine pubblico»

MILANO - Doppio appello. Alle isti-tuzioni: «Ora è necessario che la riformadell'università passi. In un clima il piùpossibile responsabile». Alla piazza: «Ca-ri studenti, questo provvedimento nonè contro di voi. Se il futuro è la vostrapreoccupazione, la legge interviene permigliorarlo. Non date spazio agli estre-misti». Enrico Decleva, presidente deirettori e vertice della Statale di Milano,insiste: «È una legge seria. Non diventiuna mera questione di ordine pubbli-co».

Professore, perché tanta fretta?«I processi devono arrivare a una con-

clusione, e ora bisogna chiudere. Se neltesto ci sono aspetti da rivedere, c'è lapossibilità di farlo con i decreti attuati-vi. Ma è fondamentale che a gennaio sipossa partire, tanto più che le risorse mi-nime per il 2011 sono state assicurate».

Meglio correggere in corsa?«Certo. Scommettiamo sulla

fattibilità della legge, sulle nuove formedi reclutamento, sulle garanzie dicompetitività, sulla valorizzazione dellecarriere. Sono tutti elementi che nonsempre sono stati compresi, e che inve-ce dovrebbero togliere molte ombre allostato di incertezza in cui ora vivono i gio-vani».

Il dissenso nasce da un'errata perce-zione della riforma?

«In parte si. Ma vedo anche non pocaideologia. E su questo punto c'è poco dafare. Trovo comunque paradossale pro-

testare contro il Parlamento in un'occa-sione in cui si è fatto un grande lavoro,da parte di maggioranza e opposizione,per migliorare la riforma. Fosse avvenu-to o avvenisse più spesso...».

Teme che nei prossimi giorni si ripe-tano gli scontri di Roma?

«Spero di no e trovo comunque inop-portuno che si introducano ulteriori ele-menti di esasperazione. Il Parlamentodeve poter decidere serenamente».

Vede gli albori di un altro'68?«Alcuni rituali si assomigliano, ma

niente si ripete e la consistenza dell'at-

Ì

«Ora si chiuda, ci sono i decretiattuativi per migliorare il testo.Queste norme tolgono ombre allostato d'incertezza dei giovani»

I

tuale protesta è tutta da verificare. Certa-mente i giovani sono preoccupati - aragione - per il loro futuro. Ma la rifor-ma, ripeto, può in parte migliorare le lo-ro prospettive».

Gli studenti stanno preparando nuo-ve proteste.

«Lo so. E il clima politico non aiuta.In questo senso la riforma dell'universi-tà diventa semplicemente un argomen-to, se non un pretesto, per scendere instrada. Con il rischio che la situazionescappi di mano. A tutt ».

Gasparri ha chiesto una «decisaazione preventiva» per evitare un'altraRoma. Lei che ne pensa?

«Occorre garantire la libertà di mani-festazione. Ma alcuni comportamentinon possono essere accettati o subiti. Disicuro questa legge non merita di diven-tare un terreno di guerra».

Annachiara SacchiUJ PoPH01]UZ 0NE NISEHVA R

155della Cameraal disegnodi leggeGelmini:a riforma,n Aula loscorso 30novembre, hancassato peril voto finale252 no. Settegli astenuti

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L'opposizione insorge. I Verdi: è il Cile di Pinochet

ROMA - Equiparare chicommette atti di violenza inpiazza, durante le manifestazio-ni, agli ultrà allo stadio. E studia-re un provvedimento simile alDaspo per allontanare i teppistidai cortei . A lanciare la propostaè stato il sottosegretario all'In-temo Alfredo Mantovano vener-dì e l'idea è subito piaciuta sia alministro Roberto Maroni sia alsindaco di Roma Gianni Aleman-no. L'ultima strategia in vistadella settimana prossima, quan-do, con la discussione in Senatodel ddl Gelmini, potrebbero tor-nare a protestare i movimentistudenteschi . E potrebbe rom-persi la tregua dopo gli scontridi martedì.

La Procura di Roma indaga suuna possibile regia che avrebbecoordinato i disordini , nei qualici sono stati più di 15o feriti,mentre la Digos lavora per iden-tificare chi quel giorno ha incen-diato veicoli e barricate . Intanto,ai 23 arresti e ai 17 indagati perla guerriglia urbana, si sono ag-giunte ieri altre 7 persone accu-sate dell blitz a Palazzo Madamadel 3o novembre e 81 per mani-

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festazione non preavvisata, 41delle quali per la successiva oc-cupazione dei binari della stazio-ne Termini.

Sulla questione del nuovo Da-spo, il sottosegretario Mantova-no ha spiegato che «il meccani-smo punta a prevenire atti diviolenza, come si è fatto per glistadi: si individuano , sulla basedi elementi obiettivi e dati di fat-to, i soggetti che si sono resi re-sponsabili di devastazioni e

Il Daspo (Divieto diaccedere alle

manifestazioni sportive) èstato introdotto con la leggedel 13 dicembre 1989, n. 401,per contrastare la violenzanegli stadi . Il provvedimentoviene emesso dal questoresulla base della relazionedegli investigatori e va da i

neggiamenti». La proposta, se-condo Maroni , «è interessante eriteniamo che questo modellosia esportabile . C'è la possibilitàdi inserirlo nel ddl Sicurezza».Contraria l'opposizione. Il com-mento più critico è quello di An-gelo Bonelli , presidente dei Ver-di: «Vogliono trasformare l'Ita-lia nel Cile di Pinochet».

E mentre ieri il presidente delSenato Renato Schifani ha sotto-lineato come «l'eccesso dell'uso

a 5 anni: può essereaccompagnato anchedall'ordine di presentarsi incommissariato o in unastazione dei carabinieri inconcomitanza con losvolgimento di un eventosportivo. Nella Capitale itifosi col Daspo di Roma eLazio sono oltre 500.

della piaz-za come luogo diviolenza, la conflittualità politi-ca che scivola in denigrazione ela violenza verbale non fannoche mettere a repentaglio la coe-sione sociale», in mattinata Ale-manno ha incontrato prefetto equestore della Capitale, Giusep-pe Pecoraro e Francesco Taglien-te, per discutere le misure di pre-venzione in vista delle manife-stazioni, soprattutto quella dimercoledì prossimo. «Facciamoappello alle forze politiche e aipromotori della protesta perchésiano isolati i violenti - ha det-to il sindaco -. L'invito è di or-ganizzare manifestazioni auto-rizzate con percorsi predefiniti.Altrimenti si commette reato,anche senza violenza. Questurae prefetto mi hanno garantitomassima attenzione perché ilcentro storico non venga più in-vestito da incidenti: era già zonarossa e lo diventerà ancor dipiù». Sarebbe allo studio l'allar-gamento del cordone di sicurez-za alla zona a traffico limitato.

R . Fr.U RIPPODUZIONE P.IS[R`JATA

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E m U

La sequenzadell'aggressio-ne al giovaneCristiano C.,colpito alvolto con uncasco da unragazzo piùgrande di lui(youreporter. it)

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MANGANELLO NEROManifestazioni degli studenti, stretta del sindaco di Roma

II Viminale: estendere il divieto per g li stadi alle piazzedi Silvia D'Onghia

utti insieme faccia-mo paura", gridava-no gli studenti du-rante le ultime mani-

festazioni. E la sensazione èche abbiano ragione, dopo gliscontri del 14 dicembre e so-prattutto in vista di martedì emercoledì prossimi, con la ri-forma Gelmini in Senato. Lapolitica passa al contrattaccoattraverso due espressioni,Daspo e zona rossa.La prima circolava negli am-bienti delle questure già daqualche giorno, ma quasi amo' di battuta. Poi venerdì èfinita sulla bocca del sottose-gretario Alfredo Mantovanoed è diventata una cosa seria.Tanto che ieri il ministro Ma-roni, definendo l'ipotesi "inte-ressante", ha annunciato chepotrebbe essere inserita giànel ddl Sicurezza che ha co-minciato il suo iter in Senato.L' intenzione sarebbe quella diestendere il divieto di accessoalle manifestazioni sportiveanche a quelle di piazza. Sem-pre che ci sia una maggioranzache la sostenga, ha aggiuntoMaroni. Sempre che sia costi-tuzionale, verrebbe da dire.Ma naturalmente la parola, ap-pena pronunciata, ha incon-trato il benestare di moltiesponenti del Pdl, a partire dalcapogruppo alla Camera, Fa-brizio Cicchitto, e dell'Asso-ciazione nazionale funzionaridi polizia.

E poi c'è la zona rossa, espres-sione che riporta alla memo-ria il G8 di Genova e che gli stu-denti prendono come una ve-ra provocazione. Roma ha co-nosciuto, nelle ultime settima-ne, due aree inaccessibili:quella del 30 novembre, quan-do Questura, Prefettura eCampidoglio chiusero fin dal-le prime ore del mattino l'in-tero centro, da via dei Fori Im-periali a gran parte del Lungo-tevere, creando una città blin-data, militarizzata e completa-mente in tilt; e una seconda,quella del 14 dicembre, quan-do ad essere inviolabili eranole strade intorno agli obiettivisensibili, Camera e Senato. Maneanche in questo caso si è sta-ti in grado di evitare il peggio.

IL QUESTORE di Roma,Francesco Tagliente, non amala definizione di "zona rossa",ma ancora non si pronuncia econtinua ad organizzare riu-nioni e sopralluoghi. Si analiz-zano varie ipotesi, anche su undiverso schieramento Begliuo-mini (il cui numero potrebbeessere superiore a quello mes-so in strada la settimana scor-sa). Il dispositivo andrà calibra-to in base alle informazioni rac-colte nelle prossime ore dai

e mercoledì lenuove proteste:la riformaGelmini vain Senato,

Martedì

servizi di intelligence, ma unacosa è certa: lavolontà è quelladi evitare altre "piazze del Po-polo", teatro degli scontri piùviolenti. E quindi tenere lonta-ni i manifestanti dal centro. An-che perché è questo che la po-litica chiede, a cominciare dalsindaco Alemanno che ieri haincontrato Prefetto e Questoree ha insistito sulla necessità diallargare la zona off limits. Nonsolo: verranno identificati e de-nunciati tutti quei manifestantiche faranno parte di un corteonon autorizzato (81 quelli de-nunciati, anche con questaipotesi, per il 14 dicembre).E mentre il presidente del Se-nato Schifani condanna "l'ec-cesso dell'uso della piazza co-me luogo di violenza", gli stu-denti si riorganizzano. Domanisarà la giornata decisiva per co-noscere l'intenzione delle va-rie anime del movimento, masembra certo, per mercoledì,un corteo pacifico durante ilquale verranno lanciati "ogget-ti leggeri" e "colorati", nean-che uova, forse palloncini. LaRete degli studenti medi orga-nizzerà manifestazioni e flashmob in tutta Italia, senza con-centrarsi solo sulla Capitale. Ilpunto interrogativo rimango-no gli universitari. La volontàdi fondo è sempre quella dimantenere la protesta entro iconfini pacifici, ma gli umorisono talmente tanti e trasversa-li che è difficile far parlare unavoce sola.

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GLI STUDENTI continuanoa dirsi "soddisfatti" della mani-festazione del 14, che ha por-tato per le strade di Roma cen-tomila persone, e danno la col-pa degli scontri al governo e alclima di esasperazione che si ècreato. Nel mirino c'è anche lastampa, colpevole - secondoloro - di aver oscurato, con ladescrizione degli incidenti, ilvalore di quell'immenso ser-pentone di gente. "La sensazio-ne è non solo quella di non po-ter influire sulle decisioni -spiega Sara, della Rete deglistudenti medi -, ma anchequella di non essere neancheascoltati". "Auspichiamo -hanno detto altri di loro riunitiin assemblea al liceo Mamianidi Roma - di non trovare anco-ra una volta una città militariz-zata e di poter manifestare libe-ramente per le vie della città".Un'ipotesi che, al momento,sembra un' illusione.

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Denunciatie identificatitutti quelli chefaranno partedi cortei nonautorizzati

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Palazzodi

Montecitorio

LE POSSIBILI AREEOFF-LIMITS DEL 22

PalazzoMadama

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irraggiungibilePantheon da via Nazionale

PalazzoGrazlol I

Su Internet ogni giorno nuovi "spezzoni" di ciò che è accaduto in piazza il 14. Qui sopra

un uomo travisato che scaglia una pietra verso gli studenti. E in mezzo agli agenti, dopo il lancio si allontana in tranquillità

i can??L'aggressore di Cristiano, il ragazr.o

romano di 15 anni che ha ris, Fiiato I.vita, mentre allontana con vinlanra

un altro manif tan I.iIIa

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Pestaggio con il casco, nel video un saluto romanoGLI UNIVERSITARI: "QUEL VIOLENTO NON ERA NEL SERVIZIO D'ORDINE". DOVREBBE COSTITUIRSI TRA POCHE ORE

ff n singolo che ha perso la te-sta". Il ragazzo che martedì

scorso, durante la manifestazionecontro la Gelmini e il governo, hacolpito con un casco la testa di Cri-stiano, 15enne del liceo romanoMamiani, viene descritto così negliambienti universitari. Un trentennenon riconducibile all'estrema de-stra, ne ai gruppi ultras, come si eradetto in un primo momento. Unvolto conosciuto dal movimento,ma non appartenente ad una strut-tura specifica. Un habituè delle ma-nifestazioni, ma non un iscritto al-l'università. Nelle prossime ore po-trebbe costituirsi, anche perchè lapolizia sembra aver ben chiaro dichi si tratti.

IERI gli studenti della Sapienzahan-no preso le distanze da lui e dal suogesto, che ha messo a rischio la vitadi Cristiano (tuttora ricoverato all'o-spedale San Giovanni, in attesa - do-mani - di un intervento chirurgico)."Nessuno gli ha chiesto niente", ri-spondono i ragazzi a chi domandaloro se l'aggressore facesse parte delservizio d'ordine. Eppure lui era lì, adifendere le camionette dei carabi-nieri, insieme ad altri quattro o cin-que manifestanti. Ilvideo della violenzamostra anche unodi loro che, con Cri-stiano a terra, sem-bra fare il saluto ro-mano. Nelle imma-gini si vede poi il li-tigio tra il gruppet-to di amici che di-fende il trentenne egli altri studenti chesi scagliano controdi loro. La Procuradi Roma ieri ha ac-quisito il filmato,

domattina la famiglia di Cristianoformalizzerà la denuncia, la Questu-ra continua a ripetere di star valu-tando una serie di situazioni.

FORSE anche quella di Riccardo LiCalzi, lo studente palermitano di 26anni arrestato con l'accusa di resi-

stenza aggravata elesioni a pubblicoufficiale e scarcera-to grazie a un videogirato con un tele-fonino. "Quandouna parte del cor-teo si è spinta versovia del Corso dapiazza del Popolo -racconta al Fatto - iosono rimasto indie-tro. Poi è partitauna carica e tuttihanno cominciato acorrere. Io sono ca-

duto a terra, ma non ho fatto in tem-po a rialzarmi". Alcuni agenti si sonoavventati su di lui e lo hanno preso acalci e manganellate. "All'inizio nonho capito cosa stava accadendo -prosegue - poi ho urlato: `Non hofatto niente'. Ma loro si accaniva-no". Riccardo è stato portato dap-prima in commissariato, poi - san-guinante - accompagnato in ospe-dale e medicato. In serata è arrivatoalla scientifica, dove è stato tratte-nuto in una camera di sicurezza conun'altra quindicina di persone. "Èstato il momento psicologicamentepiù duro, non sapevamo neanche diquali reati ci accusavano". Riccardoda sei anni vive grazie alle borse distudio: è per questo che martedì sitrovava in piazza. Non si aspettavacerto quel livello di scontro, non siaspettava di tornare a casa con undito fratturato e i punti in testa.

Si. D'O. - G. R. Spe.

"Un singolo cheha persola testa":la polizia ormaisa chi èII ragazzo colpitosarà operato

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Gli studenti preparanoun mercoledì di guerra :allarme ultras infiltratiLa riforma Gelmini dopodomani arriva in SenatoAntiterrorismo in allerta: teppisti da tutta Italia a Roma

Massimo Malpica

Roma «Gli scontri di martedìsono stati la prova generaleper la guerriglia del 22». Così,secondo l'antiterrorismo, i sitiweb antagonisti avrebbero sin-tetizzato i «propositi» per lamanifestazione degli studenticontro la riforma Gelmini, ilcui voto è previsto mercoledìin Senato.

Per le forze dell'ordine, in-somma, è in atto unamobilita-zione generale chevaben al dilà anche numericamente del-la protesta spontanea deglistudenti. L'Uds (unione deglistudenti) annuncia un «asse-dio» ai «palazzi del potere»,mentre il network antagonistaavrebbe già diramato le lineeguida per il 22: nell'analisi de-gli organi investigativi di poli-ziae carabinieri trapela un'evi-dente preoccupazione. Masui siti web antagonisti fa di-scutere un «controcomunica-to» sull'aggressione al15enneferito da un colpo di casco mar-tedì. L un documento anoni-mo che racconta come ilgiova-ne, colpito mentre lanciava or-taggi contro una camionettadei carabinieri, sarebbe vitti-ma non di un «cane sciolto»ma di una precisa strategia,quella di «riempire di bottechiunque non avesse rispetta-

to le decisioni», strategia pre-sa nel corso di una «riunionetecnica» che si sarebbe svoltaall'università romana della Sa-pienza la sera del 13. Docu-mento inquietante, che non fainomi degli «studentiin mobi-litazione» che avrebbero detta-to la linea «dura», ma in moltitrai commentatori paventanoil timore che sia in atto una«guerra» interna tra le animedella protesta per conquistareanche con laviolenza il verticedel movimento. Che sfileràsenza gli studenti di destra delBlocco studentesco, comespiegail presidente diBs (bloc-co studentesco) Francesco Po-lacchi. «Hanno già cercato dimetterci in mezzo per gli scon-tri di martedì, quando noi nonc'eravamo. E non ci saremonemmeno il 22: l'obbiettivo re-ale di questa manifestazionenon è protestare contro la rifor-ma Gelmini, ma dare una spal-lata al governo. Noi siamo con-trari alle privatizzazioni e cita-gli, ma sulla riforma Gelminiabbiamo una posizione superpartes, apprezzandone peresempio il tentativo di argina-re i baronati. Protesteremo,ma a modo nostro».

Tornando alle informativein mano alle forze dell'ordine,mercoledì prossimo gli anta-gonisti potrebbero ingrossare

le file reclutando - non sareb-be la primavolta - ultras da tut-ta Italia, uniti dall'odio controla polizia. Il rischio, parallelo,è che vengano a contatto tra lo-ro gruppi di tifosi rivali, dandoluogo a scontri imprevedibilinel cuore del corteo di prote-sta. Sarebbero poi stati regi-strati contatti con movimentiantagonisti d'oltreconfine, edunque si aspetta che in cor-teo siano presenti anche unbuon numero di stranieri, evi-dentemente «sensibili» alla ri-forma del ministro Gelmini.Tra gli altri diktat diramati viaweb, le forze dell'ordine avreb-bero individuato l'invito a pre-sentarsi con una sorta di divi-sa. L'informativa accenna peresempio a un giubbotto concappuccio double face, neroda un lato e a colori vivaci dal-l'altro, che verrebbe indicatocome il «capo d'abbigliamen-toindispensabile» per parteci-pare a eventuali scontri perpoi mimetizzarsi facilmentetra la folla e dileguarsi, in bar-ba a fotografie e video. Anchein questo senso gli scontri dimartedì hanno fatto scuola. Inmolte immagini i protagonistidegli scontri erano riconosci-bili da dettagli come guanti oscarpe. E così ecco il suggeri-mento a non indossare calza-ture di marca o di colori trop-po sgargianti.

La parola d'ordine è unifor-mità: vestirsi uguali per non

«spiccare». Ma se il dress codedella protesta è influenzatodall'effetto-video, il GrandeFratello è anche un alleato deimanifestanti. Radio-movi-mento fa appello a quanti arri-veranno in corteo perché por-tino con loro telefonini in gra-do di fare riprese e piccole vi-deocamere. L'intento è la co-pertura globale della manife-stazione, per testimoniarequalsiasi scontro con la poli-zia, non solo in chiave «difensi-va», ma anche puntando sul-l'effetto dissuasione delle vide-ocamere.

Di certo, obiettivo della par-te più calda dei manifestantisarà arrivare o almeno avvici-narsi a Montecitorio, nel cuo-re della zona rossa. E un altroelemento messo in rilievo nel-l'informativa riguarda il timo-re che, oggi e domani, venga-no sistemati «materiali» neipressi del perimetro della zo-na rossa o al suo interno, inmodo da arrivare alla spiccio-lata e poi «attrezzarsi» in locopertentare di forzare i cordonidelle forze dell'ordine.

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Studenti liberidi sfasciare ancoraE il giudice ci sta

di GIANLUIGI PARAGONE

Ho letto la difesa del segretariodell'associazione nazionale magi-strati, cioé il sindacato delle toghe,in merito alle scarcerazioni (...)

segue a pagina 15

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I l commento

Liberi di distruggere, i giudici ci stannoDa domani i poliziotti ritroveranno gli stessi studenti che li avevano aggrediti. Fuori grazie ai pm

:.c segue dalla primaGIANLUIGI PARAGONE

(...) dei ragazzi dopo i gravi fatti del14 pomeriggio fuori dal Parlamen-to, fatti di cui tutti gli italiani hannole idee chiare per la potenza delleimmagini mostrate in tv e in inter-net Speravo che Giuseppe Casciniammettesse una qualche colpadei magistrati, chiedesse almenoun pochino scusa per la fretta, in-comprensibile ai più, di liquidare iragazzi come se non avessero fattonulla. Invece no, nessuna presad'atto. Pazienza, vorrà dire che al-cuni magistrati italiani continue-ranno a sembrarci dei personaggilunari. Ecco la prova.

«Ma quale lassismo dei giudi-ci?», ha spiegato il segretariodell'Anm. «Questi colleghi sonostati coraggiosi, guai a fare da cin-ghia di trasmissione fra 1' emotivitàdella piazza e le decisioni proces-suali». Cinghia di trasmissione?L'emotività della piazza?Macomediavolo parlano queste toghe?Possibile che anche di fronteall'imbarazzo generale parlino co-me il più narcisista degli Azzecca-garbugli? La piazza - che poi non èpiazza ma sono cittadini italiani innome dei quali si esercita la legge-non chiede una giustizia emozio-nale, spinta appunto da chissàquale piglio giustizialista o mal-pancista: i cittadini vogliono sape-re se in questo dannato paese sipossa spaccare vetrine, seminarepanico, incendiare macchine,menare agenti di polizia, organiz-zare atti di guerriglia col volto co-perto, senza che alcuno ne rispon-da. E emotività, dottor Cascini? 0 èla più naturale delle esigenze digiustizia?

Sarebbe fin troppo facile rinfac-ciare ai magistrati che hannoprovveduto con tempismo e velo-cità (caratteristiche di cui la mac-china della giustizia sembrasprovvista nel 99,99 per centro deicasi giudiziari, tanto piùin materiacivile) il danno che poliziotti, com-mercianti e altri hanno subito; sa-rebbe fin troppo facile prevedereche di questo danno lariparazionearriverà - se mai arriverà... - in

tempi biblici. Non lo faccio perchéaltre perle di saggezza sentenziateda Cascini meritano ancora qual-che commento.

Perché tanta fretta nello scagio-nare quei ragazzi, domanda ilgiornalista del Corriere. Risposta:«Perché la libertà personale è unbene primario, servono le prove, sideve valutare anche la personalitàdel fermato e questi erano tutti ra-gazzi giovanissimi privi di prece-denti penali». Ma tu guarda chesorpresa: è rimastauna dose diga-rantismo tra le toghe. Bene, allorache si aspetta a fare una bella ri-flessione sull'(ab)uso della carce-razione preventiva che si fa in Ita-lia? Com'è che adesso, proprioquando le decisioni dei giudicistridono con le immagini di vio-lenza, si levano parole di garanti-smo? Com'è che colleghi di Casci-ni buttano in galera innocenti emai nessuno di loro paga per taliorrori giudiziari? Ci sarà pur unabella differenza tra chi non ha fattoniente e si ritrova in cella per unatraduzione sbagliata o per unoscambio di persona o per cos'al-tro, e chi invece viene preso nelmezzo di una guerriglia? Tuttisanti `sti ragazzi o tutti coglioni ipoliziotti che li hanno arrestati?

Un fatto è certo: ancora unavolta resta l'amaro in bocca perdelle decisioni che appaiono aipiù un ennesimo sbandamentodella giustizia italiana. Ciò emergecon il racconto amaro di un poli-ziotto presente quel pomeriggio aRoma per fronteggiare l'esercitodi teppisti. Un racconto davverosincero, svuotato di qualsiasi ap-piglio ideologico o di qualsivogliasfumatura politica (sacrosante lerichieste di un trattamento eco-nomico superiore e di dotazionipiù efficaci per fronteggiare episo-di tipo quelli di Roma). Racconta ilpoliziotto: «Dio non voglia che ungiorno questi signori nonraggiun-gano il loro scopo: uccidere uno dinoi. Come gli ultrà hanno fattocon Raciti. (...) Anche noi abbiamo

ri: abbiamo madri, mogli, figli checi aspettano». Parole che s'infran -gono contro la faccia tosta di queigenitori che l'altro giorno in que-stura andavano a prendere i lorofiglioletti con la serenità di chi ri-tiene sia sempre colpa degli altri.«Ormai si sentono legittimati a fa-re tutto, legittimati dalla giustiziache li mette fuori dopo tutto quelcasino e a ripresentarsi in piazzalasettimanaprossima».

Caro Cascini, cari magistrati:anche ipoliziotti sono una cinghiadi trasmissione? Oppure sonol'indice - un altro - di una giustizialunare che s'accoppia più o menovolontariamente con una sinistra(non meno lunare) che cerca unamotivazione politica agli sfoghi diquesti ragazzi? Settimana prossi-ma al Senato si voterà la riformaGelmini: l'opposizione ha l'occa-sione per dimostrare di essere cre-sciuta. L'assemblearismo perma-nente non è mai stato il punto piùalto della democrazia.

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VERSO IL BISStudenti come gli ultràPer i violenti niente corteiAlemanno: «Misure rafforzate, il centro storico sarà zonarossa». Il governo accelera sul Daspo per le manifestazioni

ROBERTA CATANIA

10 10 10 Il Daspo, il divieto per i tifosi ritenutiviolenti di accedere alle manifestazionisportive, potrebbe estendersi ai manife-stanti. La proposta dell'altro ieri del sottose-gretario Alfredo Mantovano ha trovatomolti consensi nella maggioranza. Uno sututti, quello del ministro dell'Interno, Ro-berto Maroni, che ierihaipotizzato di«inse-rirlo da subito nel ddl sicurezza» che ha ini -ziato l'iter al Senato. «Valuteremo», ha spie -gato il capo delViminale, «se ci saranno inu-meri a sostenere questa proposta. A mesembra interessante, perchè il Daspo stafunzionando molto bene negli stadi. Rite-niamo che questo modello sia esportabile».

Il ministro dell'Interno è tornato anchesulle scarcerazioni dei giovani arrestati do-po gli scontri di piazza del14 dicembre aRo-ma, osservando che «la scarcerazione è sta-ta un errore, anche perché c'è un rischio direiterazione del reato». Ha però aggiunto:«Non voglio fare polemica, è un'opinione enon una critica nei confronti della decisio -ne dei magistrati», anche se Maroni ha giàannunciato «misure più stringenti» in vistadella prossima manifestazione degli stu-denti, prevista per mercoledì 22 dicembre,nella Capitale, quando al Senato è in calen-dario il voto finale della riforma Gelmini.

Sull'argomento Daspo è tornato anchel'artefice della proposta. Il sottosegretarioall'Interno Mantovano ha spiegato chel'idea «viene alla luce anche perché, pur-troppo, la risposta sul piano giudiziario èunarisposta che non soddisfale esigenze diprevenzione. Allora», ha proseguito, «credosia legittimo, alla vigilia di altre manifesta-zioni che vengono annunciate, un inter-vento sul piano della prevenzione che per-metta di tenere lontani dai luoghi delle ma-nifestazioni questi soggetti. Chi ha già datoprova di compiere reati di lesioni, di deva-stazioni e così via, viene interdetto per uncongruo tempo dalla partecipazione aqualsiasi manifestazione di piazza».

Sulla proposta del Daspo nelle piazze ilsindaco di Roma, Gianni Alemanno, hasuggerito «una verifica dal punto di vista

tecnico». Secondo lui è una cosa di cui par-lare «dopo la fine di questo momento diemergenza, probabilmente a gennaio,quando la tensione sarà calata». Il sindaco

ha anche spiegato che «non si tratta di unaschedatura, ma semplicemente di applica-re il divieto di partecipare a manifestazionipolitiche per tutti coloro che si sono mac-chiati di violenze in un medesimo contesto.In questo modo», ha aggiunto Alemanno,«si può evitare che anche persone denun-ciate e rimesse in libertà, come i 22 manife-stanti di martedì scorso, pur non rimanen-do in carcere, tomino ad essere protagonistipericolosi delle piazze».

Ieri il sindaco ha incontrato il prefetto e ilquestore di Roma in vista dei prossimi cor-tei. «C'è grande preoccupazione», ha spie-gato Alemanno, «da lunedì a mercoledì sa-ranno giornate critiche, che potrebbero ri-proporre situazioni e immagini simili aquelle di martedì scorso». Per fronteggiarela situazione di allarme, «saranno predispo-ste tutte le misure di ordine pubblico neces-sarie a tener lontane dal centro le manife-stazioni. Il centro storico è già zona rossa esaràrafforzata», ha concluso il sindaco.

Sul fronte delle indagini, invece, la pro-cura di Roma sta lavorando per individuarel'esistenza di una possibile «cabina di regia»degli scontri. Secondo le prime testimo-nianze di chi ha operato in piazza, gli assaltie iblitz contro le forze dell'ordine sono sem-brati «studiati a tavolino» e in qualche mo-do preordinati al fine di aumentare la vio-lenza. Perciò Digos e carabinieri del Rosstanno esaminando foto e filmati giratimartedì scorso. Oltre a questi, i magistratihanno già annunciato di volere acquisire ilvideo diffuso suInternetin cuièripresal'ag-gressione di un 15enne, colpito con un ca-sco daunragazzo conilvolto coperto. Ilgio-vane manifestante, Cristiano, ha riportatouna frattura scomposta del setto nasale eunematoma celebrale. A piazzale Clodio si stapensando di aprire un fascicolo per lesionivolontarie gravi.

Inoltre la Digos sta tentando di identifi-care chi ha appiccato le fiamme al blindato

della Guardia di finanza, al mezzo Ama e aicassonetti. E quando ci saranno dei nomi, siipotizzerà l'incendio doloso. Per gli 81 giàdenunciati, invece, si p aria di manifestazio -ne non preavvisata, blocco stradale, inter-ruzione di pubblico servizio, oltraggio e re-sistenza a pubblico ufficiale. E per 41 di loroè scattata anche la denuncia per blocco fer-roviario.

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Gli scontri di martedì scorso a Roma (Lapiesse)

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L'ipocrisia di sinistra e pmPer salvare i vandali di Romaspunta il garantismo a orologeria

ANDREA SCAGLIA

Ed eccola, che torna in auge. C'è que -staparola, garantismo, continuamente tira-ta da una parte e dall'altra manco fosse unelastico, salvo poi tutti o quasi dimenticar-sene quando ci sarebbe finalmente da tra-durla in atti concreti. E d'altronde è semprecosì, la si applica sempre ai casi ritenuti piùo meno vicini politicamente, e però accura-tamente evitando di pronunciarla quandole manette riguardano soggetti assimilabiliallo schieramento opposto. E intendiamoci,è contraddizione che riguarda pressochél'intero arco parlamentare - eccezion fattaper i soliti Radicali, che su quest'argomentoda anni predicano tra le pernacchie. E dun-que, ecco che da sinistra si levano grida con-tro chi avrebbe desiderato veder incarceratii manifestanti arrestati dopo i disastri roma-ni, mentre - tanto per dire la prima che vienein mente - di garantismo si evitava di disqui-sire ai tempi della lunghissima carcerazionepreventiva di Balducci, quello della cricca,rimasto in galera anche quando - a detta ditutti - ogni esigenza cautelare era ormai eva-porata. E il concetto è naturalmente ribalta-bile, ché anche a destra l'atteggiamento è ilmedesimo, altroché. È il garantismo a oro-logeria.

Evedrete che anche quest'improvviso fu-rore garantista sarà mangiato e digerito edespulso dagli editorialisti d'occasione an-cor più velocemente del cappone natalizio.Per la verità, sarebbe il caso di regalarne unpo' anche ai signori magistrati, che in que-sto caso - anche comprensibilmente - han-no evidenziato come, per i ragazzi fermatinella Capitale, non sussistessero gli estremiper trattenerli in cella. E però, insomma, èallora utile ricordare ai togati - che quandos'accenna alla riforma del sistema-giustiziasi scandalizzano per «l'attacco alla loro au-tonomia di giudizio» - è utile ricordar loro

un paio di dati relativi proprio alla sconcer-tante situazione carceraria italiana, conparticolare riferimento proprio alla carce-razione preventiva. Allora: secondo i datipiù recenti, diffusi giusto un mese fa dall'as-sociazione Antigone, i detenuti nelle 206carceri hanno raggiunto la cifra di 68.527 (ea quest'ora saranno anche aumentati), afronte di 44.568 posti disponibili. Di questi,oltre il 43 per cento - vale a dire poco menodi 30mila - sono in attesa di giudizio defini-tivo. E addirittura 15mila persone si trovanoin stato di detenzione senza che sia arrivatoa compimento nei loro confronti nemme-no il primo grado di giudizio. Quindicimila!

Dice: ma si tratterà di reati gravi e gravis-simi, magari contestati in flagranza, o co-munque per i quali la sentenza di colpevo-lezza è poco più di un pro forma. Errore:tanto per dire, analizzando i dati ministeria-li relativi ai procedimenti per ingiusta de-tenzione -vale a dire riguardanti episodi incui l'autoritàgiudiziaria, nellafase d'indagi-ne, dispone un arresto che poi si rivela perl'appunto illegittimo - analizzando questidati, dicevamo, viene fuori che in cinqueanni, fra il 2003 e il 2007 sono stati comples-sivamente 9.557 i procedimenti di questogenere arrivati a sentenza nelle Corti d'Ap-pello italiane, pressoché sempre confer-mando l'illegittimità della custodia cautela-re. Cioè, quasi 10mila arresti ingiusti accer-tati in cinque anni. Una media di cinque algiorno.

E per fare un altro esempio, sempre re-stando nell'ambito del processo penale: neldiscorso d'inaugurazione dell'anno giudi-ziario 2009, il presidente della Corte d'Ap-pello milanese si diceva soddisfatto perché«le sentenze di condanna rappresentano inprimo grado il 68 per cento del totale». Chepoi vuol dire che un imputato su tre risultainnocente. E magari s'è fatto pure la galera.Alla faccia del garantismo.

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PANTALEO (CGIL) • Le proteste non sono un problema di ordine pubblico

«Gli studenti devono potermanifestare liberamente»

Roberto Ciccarelli

ramo l'unico paese europeo

S in cui il declino peggioraogni giorno - afferma Doma-

nico Pantaleo, segretario della Flc-Cgil- ma le proteste giovanili vengono trat-tate come un problema di ordine pub-blico. Non dimentichiamo che siamoin un sistema autoritario, c'è l'idea chei conflitti vanno annichiliti, mentre lapolitica si rinchiude nei palazzi».

Per questo il ministro dell'internoMaroni propone di estendere il Da-spo alle manifestazioni?Non sono d'accordo, la prevenzio-

ne degli incidenti nel corso delle mani-festazioni deve avvenire in maniera di-versa. Il Daspo è un provvedimentoadottato per gli stadi e rischia di impe-dire la libera partecipazione ai cortei.Fermo restando che bisogna metterein campo le iniziative necessarie perprevenire i disordini, mi auguro che leprossime manifestazioni siano pacifi-che e chiedo al governo di permettereagli studenti di manifestare liberamen-te.

Come giudica la campagna di diffa-mazione e criminalizzazione in attocontro gli studenti e i ricercatori?Molto negativamente. Come Flc ri-

vendico il dialogo politico con il movi-mento studentesco e quello dei ricerca-tori che è stato utile per noi, come an-che per loro. Il nostro rapporto è inizia-to con l'Onda quando gli studenti si so-no opposti al Disegno di legge Gelminie alla politica dei tagli alla scuola e al-l'università voluta dal ministro del-l'Economia Tremonti. Questo rappor-to si è rafforzato da quando il loro mo-vimento reclama un modello di svilup-po basato sui beni comuni e alternati-vo a quello neo-liberista. Stiamo lavo-rando ad una piattaforma comune dapiù di un anno, cioè da quando abbia-mo promosso un'assemblea con glistudenti e i ricercatori precari alla Sa-pienza. Insieme a loro abbiamo parte-cipato alla manifestazione Fiom del 16ottobre e a quella del 27 novembre inquella della Cgil. E presto lanceremo ilpercorso degli «stati generali della co-noscenza» rivolto a tutti i soggetti chevivono e lavorano nel ciclo dell'istru-zione pubblica.

Come giudica gli incidenti visti a Ro-ma martedì scorso?Ribadisco la mia ferma condanna

per quegli atti di violenza. Altra cosaperò è l'indignazione espressa in quel-la piazza. Quella bisogna comprender-la per evitare che le nuove generazionicadano nella disperazione o nell'isola-mento. Gran parte delle tensioni diquesti giorni sono dovute al fatto chequesto movimento fa paura al gover-no, rivendica un sistema sociale all'al-tezza del benessere delle persone ed ècapace di costruire alleanze sociali e diconservare il consenso che si è guada-gnato nella lotta contro il Ddl Gelmini.Rispetto alla generazione del niente di-ritto allo studio, lavoro stabile o statosociale, senza alcuna garanzia per ilreddito o per la pensione, qui si è ini-ziato a rivendicare il diritto al futuro.

Chi è il protagonista di questa rivol-ta generazionale?Il lavoro della conoscenza altamen-

te qualificato che ha perso identità edè stato ridotto alla condizione di sotto-proletariato. È questo il protagonistadi uno scontro di classe per molti versiinedito in questo paese. La nuova ge-nerazione degli studenti ha ormai capi-to che un alto tasso di scolarità non ga-rantisce alcuna mobilità sociale, l'ap-prendimento non garantisce l'emanci-pazione né l'affermazione professiona-le nella vita. In più questa società glinega qualsiasi spazio alla cultura, alreddito e alla libertà. È una situazionesoffocante contro la quale il movimen-to propone un'alternativa di civiltà.

Quale?La cultura di destra ha fino ad oggi

sostenuto che le persone da sole posso-no essere più libere di realizzarsi. Que-sti ragazzi dicono che solo collettiva-mente si può cambiare il mondo. Oggiin campo non c'è solo un'opposizioneal governo, ma una proposta che rove-scia l'idea per cui il successo formativodipende dal reddito delle famiglie enon dal valore del lavoro intellettuale.Per il movimento, la scuola e l'universi-tà non sono più legate all'aziendali-smo, alla retorica della meritocrazia ealla selezione dei migliori. Vengono an-zi considerati luoghi dove costruire for-me di partecipazione dove le personeproducono saperi e non sono soggettipassivi di apprendimento.

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COMMENTO

Università, il pensiero unicoriorganizza la riscossa

Marco Bascetta

omari il ddl Gelmini torneràDin aula. L una scelta crimina-

le, una provocazione scelle-rata. Il segno di una arroganza chesfocia nell'idiozia. Un messaggio irri-cevibile: con una maggioranza di trenullità a buon prezzo, con una oppo-sizione sociale gigantesca e determi-nata e il rifiuto di gran parte del mon-do della cultura e dell'università, pro-cederemo comunque, useremo finoin fondo il potere di cui disponiamo,quello dei voti come quello dei man-ganelli per imporre la nostra volon-tà.

Spirito di vendetta? Astiosa resadei conti con il fronte sconfitto dellasfiducia? Grottesca simulazione diuna capacità di governo ormai irri-mediabilmente liquefatta? Perchètutto questo accanimento, questafretta di segnare il punto? Questastrategia di sfondamento? Il fatto èche intorno alla riforma dell'univer-sità si gioca una partita, simbolica epolitica, di enorme portata e di lun-go periodo. Berlusconi e i suoi fede-rali lo capiscono benissimo, l'opposi-zione centrista e perfino di sinistra,è restia a rendersene conto, come sesi trattasse di una pacata disputa le-gislativa sui dettagli.

Il primo elemento che dovrebbesaltare agli occhi di tutti è che mette-re in calendario il ddl Gelmini conquesti tempi e in questo clima confi-gura un preciso stile di governo:quello di un potere che disponendodi una maggioranza, comunque rac-cattata, agisce a prescindere dalla si-tuazione sociale del paese come pu-ra e semplice affermazione di autori-tà. Chi, pur apprezzando per un ver-so o per un altro questa pessima ri-forma, è disposto ad accettare un sif-fatto stile che assomma l'onnipoten-za berlusconiana alle esibizioni mu-scolari di Maroni e La Russa? Senzarendersi conto che l'approvazionedel disegno di legge potrebbe com-portare una catastrofe ormai annun-ciata in ogni modo.

Ma vi è un secondo elemento an-cora più importante: la normalizza-zione aziendalista dell'universitàconfigura un modello sociale com-plessivo. Un modello che espelle dalsuo orizzonte l'idea stessa dell'inve-stimento come investimento socia-le, che nega alla radice qualunquepossibilità di concepire la crescitaculturale di un paese come processocollettivo, e che, sotto le bandieredel «merito», stabilizza e inaspriscegli strumenti di ricatto che discipli-nano il mondo del lavoro precario.

Un modello che non concepisceaffatto i «tagli» nemmeno come unadolorosa necessità, ma come unprincipio di giustizia, quasi divina, euna straordinaria occasione per redi-stribuire i redditi verso l'alto. Un mo-dello, infine, che cerca di riafferma-re, costi quel che costi, i principi e le

politiche neoliberiste infragiliti e at-tanagliati dalla crisi. L insomma apartire dall'Università e dall'intero si-stema della formazione che il «pen-siero unico» e il «non ci sono alterna-tive» sta riorganizzando la sua riscos-sa, radunando le file, affilando le ar-mi. Per questo non mollano e perquesto sono disposti a tutto.

Facciamo i debiti scongiuri e rista-biliamo le debite proporzioni, ma laquestione dell'università occupa nel-la testa (e nella pratica) dei poteri do-minanti, da Londra a Roma a Parigi,lo stesso posto che i minatori, a suotempo, occuparono in quella della«lady di ferro» e i controllori di volonella testa di Ronald Reagan. L ilfronte da spezzare, l'avversario dasbaragliare per predisporre il campodel presente, e soprattutto quellodel futuro, all'esercizio incontrasta-to del potere e del profitto. L il «nullasarà più come prima», è l'aggressio-ne selvaggia a qualunque pretesa dibenessere sociale, di libertà indivi-duale e di rilevanza politica. Non silevano forse da tutte le parti gli invitiall'«umiltà», alla riduzione delleaspettative e all'arte di arrangiarsi?Rivolte indifferentemente a studen-

ti, operai e lavoratori precari?Certo, i minatori e i controllori di

volo hanno perso: gli era difficile par-lare all'insieme della società. I primiperchè legati a tradizioni e formeproduttive in evidente declino, i se-condi per la loro specificità corpora-tiva. Ma con il lavoro cognitivo è tut-ta un'altra storia. Non si può sosti-tuirlo con le macchine e gli schiavi,né farlo svolgere dai militari. Unacerta libertà ne è l'indispensabile car-burante, penetra le fabbriche e i piùdiversi comparti produttivi. Non nu-tre nostalgie, ma non accetta la chiu-sura del futuro.

L'Università, insomma, può parla-re oggi alla società tutta intera. Chiavesse avuto la pazienza di ascoltarecome la città di Roma ha percepitol'insorgenza del 14 dicembre, avreb-be facilmente registrato la sovrappo-sizione della mobilitazione studente-sca all'insieme della condizione gio-vanile e non solo. Non si parlava de-gli «studenti», ma di gente derubatadel futuro, e di una classe politicacomplice o impotente. Quanti, nel-l'aula parlamentare, si troveranno apartire da domani a fare i conti conil colpo di mano del governo sappia-no che della complicità o dell'impo-tenza saranno chiamati a renderconto. E proprio a loro che ingiungia-mo, per una volta, di isolare i provo-catori e i violenti che siedono suibanchi del governo. Quanto allapiazza, ai movimenti, si può star cer-ti che non resteranno a guardare.Non possono farlo. La posta in giocoè troppo alta. Troppo seria per la-sciarla alla miseria di questa politi-ca.

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1990-2010

Atenei aperti(ai privati)e città bloccate

Benedetto Vecchi

A nni di controrivoluzione.O di rivoluzione passiva,secondo il vecchio adagio

gramsciano per indicare le inno-vazioni sociali, produttive e politi-che che il capitalismo mette incampo dopo che si è consumatauna sconfitta del suo antagonistastorico, la classe operaia. Ma al dilà della passione definitoria, glianni Ottanta erano stati anni do-ve la sconfitta dei movimenti ra-dicali degli anni Settanta aveva icolori sgargianti del made inItaly ed era illuminata dalle lucealgide delle televisioni commer-ciali di un «furbetto del quartie-re» che da lì a una mancata di an-ni, grazie a spericolate operazio-ni immobiliari rese possibili daisuoi rapporti con il gruppo di po-tere craxiano, avrebbe occupatola scene dei media e della politi-ca per non abbandonarle permolti, troppi anni.

Per chi aveva conosciuto gli an-ni Settanta, il decennio successi-vo era l'anno dello scontento, del-la disillusione. L'unica possibilitàconcessa era capire cosa era acca-duto non solo in Italia, ma in unmondo dove impazzavano Ro-nald Reagan e Margaret Tha-tcher, i migliori interpreti politicidella controrivoluzione liberale.

E quando un pragmatico mini-stro annuncia che per migliorarela vita negli atenei italiani, le uni-versità devono avere l'autono-mia finanziaria per attrarre i capi-tali che la crisi fiscale dello statosociale non può garantire, il cli-ma asfissiante e le luci tutte lustri-ni di alcune città italiane vengo-no cancellate da giovani cresciutinegli anni Ottanta e che dell'edo-nismo cosiddetto reaganiano nehanno le scatole piene. L il movi-mento della Pantera, mix vitaledi radicalismo vecchio stile e atti-tudine controculturale; di stilegrunge o punk e forme di vita me-tropolitane.

La Pantera esplode a Paler-mo. Gli studenti delle altre città,in una dinamica quasi carbona-ra, tessono fili di una comunica-zione che tuttavia diffondono ilvirus del movimento. Pochi me-si e il ritornello da stadio «lapantera siamo noi e chi cazzo

siete voi?» è il verace mantrache accompagna i cortei. Identi-tà sfuggente, mimetica, ma ca-pace, nelle intenzioni, di graffia-re e fare male. I media, come èdi consueto, ignorano. E quan-do lo fanno si affannano a lan-ciare strali contro il Sessantottoo gli anni di piombo. La sinistrapolitica è annichilita dalla cadu-ta del Muro e vede nella Pante-ra solo dei «bravi ragazzi»..

In cerca di autonomiaOgni movimento sociale inventala sua tradizione e la Pantera nonè da meno. L'ecologismo, le teo-rie della complessità, la dimen-sione controculturale degli anniSessanta, le elaborazioni etero-dosse della sinistra marxista e lanarrativa cyberpunk sono frulla-te per elaborare un punto di vistache rivendica un' autonomia dalpotere, punto di partenza ma an-che fondamento del «fare movi-mento». Non è infatti un casoche molti degli attivisti della Pan-tera, una volta che il felino si è de-filato, costituiranno la compo-nente più riconoscibile dei centrisociali che fioriranno in tutta Ita-lia. Centri sociali come zona tem-poraneamente autonoma, cosìcome erano state pensate le facol-tà occupate durante la Pantera.

La Pantera è un movimentodifficile da definire. L fatto di stu-denti, va da sé, che si battonocontro la proposta di Ruberti, maparla un linguaggio che annulla iconfini tra università e società informe radicalmente diverse dalpassato. Sono giovani cresciutinell'Università di massa e ciò cherifiutano è un futuro scandito dal-la logica del mercato, nel qualepossono trovare un lavoro dequa-lificato. La precarietà di massa èdietro l'angolo, ma la forma do-minante nei rapporti tra capitalee lavoro è ancora all'insegna deltempo indeterminato.

C'è inoltre un altro aspetto cheva nominato. Riguarda l'ingom-brante eredità della Pantera, cioèquel rapporto tra produzione diconoscenza e produzione di mer-

ci. Ingombrante perché le univer-sità sono sempre più diventateuna istituzione preposta a forma-re forza-lavoro docile e bendispo-sta a un regime di precarietà atempo indeterminato. «Batti iltuo tempo, fotti il potere», scandi-va una posse negli anni della Pan-tera. Refrain sempre affascinantee che funziona anche adesso, apatto però che il tempo di cui siparla sia quello della lunga dura-ta e non di una immanenza chesi dissolve come la fiamma diuna candela.

Il liberismo rapaceSono passati due decenni e leUniversità sono di nuovo in rivol-ta. Ciò che la Pantera paventavacome rischio è divenuto realtà.L'Università è divenuta un'agen-zia di formazione di precari, men-tre ai privati viene promesso dipotersi prendere il meglio. Comeha scritto Naomi Klein, è nella cri-si che prende forma un liberismorapace e autoritario. Questa voltai giovani che vogliono scandire ilproprio tempo sentono sulle lorospalle la crisi economica e chenon la vogliono pagare. Quandomanifestano ciò che diventa cen-trale non è una condizione stu-dentesca ritenuta miserabile. So-no molto più sensibili a una con-dizione sociale generalizzata,quella che è riassunta nella paro-la «precarietà». Vedono un mon-do dove le diseguaglianze socialisono cresciute, dove la povertà ètornata a popolare la metropoli.Sono inoltre consapevoli che laloro vita avrà molte meno chan-ce di quella dei loro genitori ononni. Ma fuggono le passioni tri-sti del rancore o dell'invidia. Anzisi percepiscono come gli uniciantidoti a quel clima claustrofobi-

co e asfissiante che, come unacappa, instilla veleno nelle rela-zioni sociali. Sono cioè precariche parlano con altri precari, ma-gari incatenati in una fabbrica oin un ufficio o che si «sbattono»tra un lavoro e l'altro.

Ricordare la Pantera significaquindi prendere le distanze daun'immagine patinata dei movi-menti e fare i conti con una real-tà dove la rivolta è un momento,certo rabbioso, di quel tentativodi trovare la strada per riprender-si il presente e il futuro. Può nonpiacere, ma questa è la realtà. Emette tristezza leggere chi ha no-stalgia per l'immagine patinatadei movimenti e che prende le di-stanze da quanto sta accadendo.L il riflesso pavloviano di chi vi-sto un pericolo nasconde la testasotto la sabbia. Per chi invecevuol cambiare la realtà è difficileabbandona il campo, perché inpolitica i rischi vanno corsi. Conintelligenza e duttilità.

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MOVIMENTOUna modernizzazione universitariasponsorizzata da quella che oggichiameremmo politica «riformista».Un'insorgenza pre-berlusconiana,a metà fra la nascente era mediaticae il culto dell'azione diretta.Gli studenti di quella stagione avevanointuito il futuro fallimento delle sinistre

1991,MANIFESTAZIONEDELLA PANTERAA ROMAFOTO TANO D'AMICOSOTTO, CORTEO DEL14 DICEMBRE FOTOANDREA SABBATINI

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Il balzo rimossodella Pantera

Daniela Preziosi

G li studenti della Nuova Ondahanno restituito il lustro chespetta a un'anziana signorina,

ventenne rottamata anzitempo. La Pan-tera, il movimento universitario chenel 90 mise a ferro e a fax gli atenei ditutta Italia, in questo 2010 che finiscefesteggia il suo compleanno. Ma, ap-punto, fino all'insorgenza studentescacontro la legge Gelmini, è stato un com-pleanno in clandestinità. Poche analisi,poche riflessioni, persino pochi articolisulla stampa. E dire che di ex pantere,in giro per redazioni, case editrici, isti-tuzioni culturali e università, ce n'è.

La rimozione di quel movimento è ilvero oggetto d'indagine del libro e deldocumentario del giornalista e fil-maker Carmelo Albanese, C'era un'on-da chiamata Pantera (manifestolibri),che già nel titolo stabilisce nessi e con-nessioni con il movimento studente-sco in corso. Un'indagine condottacon testimonianze dirette che, senzapretesa di comporre una storia, raccon-ta l'avventura che inizia il 6 dicembre1989 all'università di Palermo. La tele-camera di Albanese, in realtà, si accen-de prima: a ottobre di quell'anno la fa-coltà Lettere della Sapienza di Roma èin fibrillazione. Le organizzazioni politi-che già litigano sull'occupazione con-tro la riforma del ministro Antonio Ru-berti, il primo tentativo di ristruttura-zione che oggi chiameremmo «riformi-sta»: introduzione dell'autonomia uni-versitaria e degli enti di ricerca, ingres-so dei privati nei consigli di ammini-strazione. Ruberti è un socialista, il go-verno è l'Andreotti VI, il Psi è quello diBettino Craxi.

Una notte di fine anno a Roma vieneavvistata una pantera dalle parti di viaNomentana. Scappa da un circo ed en-tra nella fantasia di Fabio Ferri e Stefa-no Palombi, creativi di razza, che inven-tano lo script «la pantera siamo noi» eci appioppano il simbolo delle BlackPanter. Il prodotto è perfetto. C'è chinega che sia andata così. Fatto sta cheil logo c'è, e funziona subito.

La Pantera, quella dell'università,

per mesi si aggira nei media italiani.Sbaraglia la definizione di un'68 in to-no minore, o di un'77 «pacifista». Parlain tv «a titolo personale» ma dopo di-scussione collettiva. Sulle gradinate del-le facoltà cresce la sua musica e la suapoesia, è il rap di Onda Rossa Posse,poi Assalti Frontali che batte il tempo aun'intera generazione.

Costruisce una rete prima della rete,collegando in tempo reale le universitàoccupate con il fax, nuova tecnologiadell'epoca che nei dipartimenti è anco-ra un oggetto misterioso (indimentica-bili le sequenze del professor France-sco Pitocco che consegna, suo malgra-do, il centro stampa agli studenti, pre-occupatissimo: «Ragazzi, il fax è una co-sa che bisogna saper far funzionare».Per lui è una scatola magica). A febbra-io la prima assemblea nazionale, a Pa-lermo, a marzo un'altra a Firenze. Lalegge Ruberti viene emendata, il cotépiccista e figicciotto se ne compiace, ilcorteo nazionale di Napoli segna la fi-ne del movimento. L'ultima facoltà a di-soccupare è Architettura di Palermo,dopo 127 giorni.

Questo in brutale sintesi. Ma non èla cronaca il punto del lavoro di Albane-se. Il suo racconto è un discorso in sog-gettiva, non a caso gemello di un doc.Intuisce quello che succede e, senza es-sere fin lì uno del mestiere, sente di do -verlo documentare. Da rivive il suo mo-vimento attraverso la telecamera. Di-venta - e chi c'era lo ricorda bene - unpersonaggio pirandelliano, un SerafinoGubbio operatore, una testimonianzatotale. Come totale è la sua empatia coicompagni. Non è un caso che la sua ca-mera punti su Antonio Russo, universi-tario, dieci anni dopo ucciso a Tblisi dainviato per Radio Radicale (a lui è dedi-cato questo lavoro). Libro e doc hannoun punto di vista che si muove a spallafra ieri e oggi, fra corridoi e aule di Lette-re della Sapienza di Roma, il luogo sim-bolico e concreto dove si consuma il de-litto della rimozione. O la rimozionedel delitto.

Per questa ragione il libro può susci-tare sentimenti contrastanti. Ma è one-sto: racconta le storie da un punto di vi-sta, eppure riesce a non negare gli altrieventuali. Lui non vede per esempio(ma non lo cancella dalle immagini deldoc, e solo un cronista totale riesce in

un'operazione così spericolata) il con-fronto muscolare fra militanti dellaFgci- siamo in pieno congresso di scio-glimento del Pci - e quel che allora re-stava dell'Autonomia operaia. In mez-zo, cani sciolti e «studenti stanchi». Gli«studenti veri» li chiamavano i figicciot-ti, per distinguerli dai militanti travesti-ti da universitari. Lo scontro che si svol-ge a Lettere è unico, e per questo in teo-ria direbbe poco della realtà delle altrefacoltà e delle altre città. Ma finisce perrappresentare bene l'anima plurale diquel movimento.

Lo scontro stritola gli «studenti veri»,che infatti presto si ritireranno ad espri-mere tutta la loro ricchezza di contenu-ti nelle commissioni e nei dipartimen-ti. Che la telecamera di Albanese nonvede, affascinata com'è dal nocciolopiù denso. Ma che costituirono - conseminari autogestiti, letture collettivedi saggi - un reale momento di presa dicoscienza di tanti, al riparo dai leaderi-ni che trasformavano le assemblee incurve. Quelli che, magari vagheggian-do di costruirsi una carriera politica, fi-nirono per distruggersela.

Perché la Pantera, pur per fortuna ca-pitalizzando pochi drammatici scontricon la polizia, è una storia tragica. Il fi-nale è così cocente - e qui ci avvicinia-mo al grumo della rimozione - che qua-si tutti, anche quelli che sembravanoavviati al miglior cursus honorum isti-tuzionale, cambiano strada. Portano illoro impegno altrove, per lo più nel-l'editoria, nell'università, nelle istituzio-ni culturali. Ma via dalla politica, lospiega bene Daniele Vicari, oggi granregista, all'epoca studente del diparti-mento musica e spettacolo.

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Invece il nucleo denso che cattural'occhio di Albanese, è appunto qualco-sa di molto vicino alle stesse ragioni del-la sua successiva «rimozione forzatadella memoria», «una sorta di invito aun'amnesia dissociativa collettiva», ob-bediente alla regola sociale condivisadell'eterno «anno zero».

Ma convince di più entrare in quelmovimento, vederne le ragioni. La Pan-tera muove, lo dice Albanese, una «criti-ca di massa che avversa i concetti fon-danti del nuovo impero, quello cheora, e non nel'90, è davanti ai nostri oc-chi». Si muove in una terra di confine:è l'ultimo dei movimenti che compio-no una critica globale al «nuovo ordinemondiale» che gli si va apparecchian-do. Ma è anche il primo dei movimentimediatici, quindi a rapido consumo,ma anche l'ultimo che professa il cultodell'azione diretta.

La Pantera è soprattutto fra gli ultimigrandi movimenti politici italiani del-l'era pre-berlusconiana. Nasce e crescein un mondo che di colpo, nel '93, di-venta preistoria. La «discesa in campo»del Cavaliere improvvisamente sbattelontano anni luce tutta la storia prece-dente. Ed è vero che del berlusconismogli studenti ebbero un'intuizione note-vole, approvarono una "Mozione Mon-dadori" che forniva un'analisi lucida diquanto accadeva nell'editoria. Ma nonbastava, non bastò.

Il vero trauma della Pantera fu chemisurò con precisione e largo anticipoil conflitto e la sconfitta di quelle chepoi saranno definite «le due sinistre». Ècrollato il Muro, il congresso di liquida-zione del Pci attraversa il movimentonei temi e nei tempi; sta per nascere Ri-fondazione comunista, la sinistra extra-parlamentare rivede il tabù della rap-presentanza.

Il ministro Ruberti, il rettore Tecce, ilpreside Tartaro, e docenti Asor Rosa,Merolla, Ferroni che prendevano partealla dialettica con gli universitari, schie-randosi contro (i primi due), a favore(gli ultimi tre), o pensosamente dubbio-si (il preside di Lettere) erano tutta intel-lighenzia di sinistra. Da quel mondo,con poche eccezioni, arrivava una pro-posta di ristrutturazione che si spinge-

va - già allora - fino all'ingresso dei pri-vati negli Atenei. La Pantera la fermaper qualche mese, vince la battaglia,ma la guerra l'ha già persa. Si trova difronte a una bruciante presa d'atto cheviene dalla sinistra (oggi si direbbe «ri-formista») il disegno strategico della co-siddetta «modernizzazione». Contro,gli studenti sentono di essere a maninude, senza alleati possibili. Il sensodella solitudine degli studenti fu totale:la consapevolezza che nessun dio di si-nistra li avrebbe salvati. In tempi di af-flati unitari, di big bang e ricomposizio-ni, la memoria di quell'ultima frattura èmolesta.

Contemporaneamente alla Pantera,ma anche nel laboratorio della Pante-ra, nascono le due sinistre. Sorge lì l'al-ba del fallimento di entrambe. Gli stu-denti lo capiscono e fanno un passo alato. La crisi della politica arriverà poi,con Tangentopoli, Berlusconi e i primimovimenti anti-politici. Ma è come segli studenti siano stati attraversati dallaprecoce premonizione che da lì, dallapolitica, non si cava niente: e non insenso di profitto personale, ma di prati-che di trasformazione.

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ROMA - Ventidue articoli,quelli del disegno di legge sul-l'Università promosso dal mi-nistro Gelmini, che stanno su-scitando molle proteste in tut-t'Italia. Le nuove norme - spie-gano le Associazioni studente-sche - procedendo sulla sciadella legge 103 del 2008. cheha già tagliato pesantementeI' Università pubblica, determi-neranno ulteriori sforbiciate aldiritto allo studio: meno soldiper le borse di studio, menocontributi per trasportiì, men-se e alloggi.

Tra i punti più controversidel disegno di legge c'è sicura-mente il limite a sei anni perriuscire a fare propria l'abilita-zione per insegnare come asso-ciato. Secondo la piazza, il dise-gno di legge non affronta laquestione delle migl iaia di do-centi a contratto. Inoltre stu-denti e sindacati ritengono cheil ddl favorirà la concentrazio-ne del potere in mano al retto-re e a pochi baroni: propriocoloro - dicono - che hannoprovocato la crisi attuale. Peril prossimo anno, inoltre, leUniversità avranno difficoltàa sostenere le normali spese difunzionamento a causa dell'in-certezza sulle risorse disponibi-li e saranno penalizzati i ricer-catori che svolgono didattica.Infine, desta perplessità la pre-visione di una grande quantitàdi deleghe al Governo, in parti-colare quelle sulla definizionedelle norme su merito e valuta-zione. sul reclutamento e suinuovi concorsi.

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Studenti diviRoma appello ai profl unitevi digiuno.o. ,

di ALESSANDRA MIGLIOZZI

ROMA - Maria di questi tempi di solitofa la valigia per tornare a casa a Campo-basso per le vacanze di Natale. Stavolta,però, si resta a Roma. A continuare laprotesta contro il ddl Gelmini. Con leialtri quattro colleghi della facoltà diScienze Orientali della Sapienza dagiovedì scorso sono in sciopero dellafame. E oggi la contestazione studente-sca ripartirà proprio dalla rinuncia alcibo: Maria Vitale e i suoi compagni diuniversità lanceranno sul loro blog esulla pagina facebook del Coordina-mento KappaCinque un appello aglistudenti, ai professori e agli intellettualia unirsi al digiuno, almeno fino al 22,giorno del voto sulla riforma dell'uni-versità. "Sappiamo che non abbiamosperanze, che la legge passerà, ma vo-gliamo far capire che non ci siamostancati di dire no. Che la loro ostinazio-

pro deffia farnese lea alla Sapienza, mercoledì due cortei

ne non ci spezza". Tutti sono in allar-me. Le forze dell'ordine preparano gliassetti anti-sommossa. La politica litigasui fatti del 14 dicembre e sforna propo-ste per restringere la capacità di azionedei manifestanti, dal Daspo per i corteiagliarresti preventivi. Gli studenti nonhanno nessuna intenzione di farsi divi-dere fra buoni e cattivi e catalogarecome "teppisti da stadio". E sono pron-ti a stupire la politica, tornando alleiniziative fantasiose che in questi mesihanno caratterizzato il loro movimen-to, cresciuto a dismisura, fuori dalleaspettative di chi lo ha animato e cheadesso spera che l'Onda possa "davve-ro condizionare la gente, farla riflettere,determinare il cambiamento".

Li chiamano generazione né né, chenon studia e non lavora, generazione P,come Precaria, generazione Meno, cheha avuto meno, appunto, dei propriogenitori. Ma loro vogliono soprattutto

essere una generazione attiva, che nonsi inchioda davanti a facebook e alla tved è pronta a lottare per i propri diritti.Questo torneranno a dire da oggi, nelgiorno in cui il Senato apre il dibattitosulla legge Gelmini.

É quasi Natale e il movimento noncede alla stanchezza. Oggi alle 17 c'èassemblea alla Sapienza. Da domanitornano i flash mob, mentre le siglesindacali faranno azioni negli atenei.Mercoledì corteo a Roma con doppiapartenza: da piazzale Aldo Moro per gliuniversitari, da Piramide per gli studen-ti medi. Poi tutti uniti verso il Senatoper 1-assedio" ai palazzi del potere.Stavolta non si cede alle provocazioni."La politica sta cavalcando fonda del14 dicembre per sminuirci- commentaElena Monticelli del coordinamentouniversitario Link-. Provano ad incasel-larci nei modelli del passato, ci parago-nano agli ultras e con questa scusa

provano alimitare il diritto a manifesta-re". A Maroni, Mantovano e Gasparri igiovani si dicono "pronti a dare unarisposta che non si aspettano". "Lapolitica- aggiunge Giorgio Sestili diAte-nei in Rivolta- sta riducendo tutto a unproblema di ordine pubblico. Ma èevidente che il movimento comincia afare paura: alzano i toni perché inizianoa temerci. Le parole di Gasparri? Sonoincommentabili e la sua proposta inco-stituzionale. Stanno gettando benzinasul fuoco per provocarci, ma ricordia-mo loro che la nostra protesta ha sem-pre avuto molteplici forme. A chi siaspettagli scontri rispondiamo: vi stupi-remo". Nessuna "escalation" conferma-no anche dal collettivo romano SenzaTregua anche perché "sappiamo che lariforma sarà approvata, ma la nostrabattaglia va avanti. Anche saldando lanostra forza con quella dei lavoratori".

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BOLOGNA

Mente muWazioiie,fl reftore apre ranno

con un díbatúto pubbflcoROMA - Un'assemblea pubblica affollatadi insegnanti, ricercatori e personale am-ministrativo ma senza toga e tocco. E conuna breve incursione degli studenti antiGelmini che hanno letto le proprierivendi-cazioni e chiesto le dimissioni del rettoreIvano Dionigi come atto di protesta con-tro la riforma, consegnandogli alla fineima torta chela prossima volta potrebbero«lanciare», hanno minacciato.

Al posto dell'assemblea, nell'aula ma-gna di santa Lucia, l'Università di Bolo-gna avrebbe dovuto celebrare il nuovoanno accademico. Ma la cerimonia è statasospesa dal rettore per timore di contesta-zioni. In alternativa, e sempre per sceltadel rettore, si è optato per l'assemblea che èdurata un paio di ore. «Per qualcuno lanotizia è la sospensione dell'anno accade-mico, per me è la risposta corale dellacomunità accademica e dei colleghi», hascandito orgoglioso Dionigi. rivendican-do poi: «Io ho aperto il portone e sonostato li...».

Verso le 10.30 nell'aula è entrata unapiccola delegazione dei collettivi studente-schi. «Siamo qua per rivendicare unavittoria», hanno esordito alludendo allasospensione dell'inaugurazione. Poi han-no denunciato «il forte conflitto e disagioche c'è anche all'interno dell'Università diBologna». il lavoro nero. gli stage nonpagati, chiedendo al rettore le sue «dimis-sioni immediate» e di annullare definitiva-mente la cerimonia di inaugurazione.«L'istituzione universitaria ha subito unaferita, siamo qui per dare una risposta - haesordito il rettore - non so chi ha vinto o haperso, so solo che chi si ostina al dialogo hauna possibilità in più». Secondo lui lariforma si spinge «a iperegolamentare ri-ducendo l'autonomia ma le risorse nonsono adeguate».

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e esso dí manifestareADRIANO SOFRI-F,1 GOVERNO annuncia un

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rereversitari. Il governo non si risparmia.

SEGUEAPAGINA30

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ILPERMESSODIMANIFESTADRIANO SOFRI

(segue dalla prima pagina)

a le veci del Parlamento. Fale veci della magi stratura, siimpegna all'unisono, in-terni e giustizia, a spiegarle

che i ragazzi fermati vanno tenutiin galera. Si profonde in avverti-menti sul ritorno del Sessantotto edegli annidi piombo. Dal'45 al Ses-santotto erano passati 23 anni. DalSessantotto a oggi 42. I"ragazzi" dioggi, dai 41 anni in giù, sono natidopo il Sessantotto, e dai 40 in giùdopo lo sbarco sulla luna. Che stodenti ricercatori operai vadano suiletti al governo sembra seccante,mafino aun certo punto. Dalìpos-sono solo scendere, o buttandosidi sotto, e non c'è problema, o dal-le scale, e basta aspettarli e rimet-terli al loro posto. Che dai tettiscendano nelle strade e le riempia-no e tornino ad avere insiemeobiettivi definiti e un'ispirazionegenerale, che ripudino una pre-suntariformaenonnepossanopiùdi un'intera idea del senso della vi-ta, questo il governo non può sop-portarlo. Il govern o ha tutto il p ote-re, e lo venera come un sacramen-to, il Parlamento è un incidentesempre più superfluo, giustizia estampa (non servili) cerimonie fa-stidiose, le polizie - quando nonmanifestano a loro volta contro ilgoverno -un privato servizio d'or-dine.

La cosa è culminata - per il mo-mento - nell'invenzione del Vi mi-nale: l'estensione del Daspo allemanifestazioni politiche-cioè allapolitica. Essendo le manifestazio-ni politiche appunto il modo dimanifestarsi della politica, la pro-posta vale né più né meno all'eso-nero di polizia di un certo numerodi cittadini- "ritenuti pericolosi" -dalla politica, e dunque, per com-pletareilgiro diparole edifatti, dal-la cittadinanza. Ascoltare la trova-ta e sorridere- o ridere francamen-te-è fin troppo facile. «Livogliamovedere, a decidere chi può parteci-pare a un corteo o a un comizio, epoi a impedirglielo». Ma il bellodelle trovate reazionarie sta pro-prio lì: che vengano sparate nono-stante la loro enormità, anzi, grazie

alta loro assurcnta. liti anziani si n-corderanno le polemiche roventisulle leggi d'eccezione e il fermo dipolizia. Ma il fermo di polizia, an-che il più arbitrario per durata emodalità, pretende almeno di farseguire l'arbitrio a un reato com-messo. Qui il fermo ne precede lapresunzione, vagheggia una legi-slazione dei sospetti. Alle manife-stazioni politiche possono parte-cipare solo i buoni cittadini: i catti-vi no. Chi sono i cattivi? Quelli che,se si permettesse loro dipartecipa-re alle manifestazioni politiche, sicomporterebbero male. Logico,magnifico. Vengo anch'io. No tuno. E perché? Perché no. I1 Vimin a-

le non vuole. Per il nostro bene.L'idea del Daspo politico è così

genialmente ministeriale da la-sciare ammirati e senza parole. Al-l'inizio; poi le parole vengono, al-tro che se vengono. Una volta chevi siate informati su che cos'è (è ilDivieto diAccedere alle manifesta-zioni SPOrtive, scritto così) perchénon applicare il Daspo anche agliaccessi alle Autostrade Italiane?Ho appena sentito dalle autoritàpreposte che la colpa di ieri è degliautomobilisti sventati che sfidanola sorte senza attenersi alle racco-mandazioni dei cartelloni stradali("catene a bordo" eccetera: anchein treno?). Dunque D aspo ai casel-li. Manifestanti o automobilisti,basterà dotare le polizie (e le forzearmate, perla sinergia) di un elen-co deifacinorosi, da compulsare almomento della loro discesa in stra-da. Del resto, diciamocelo: elenchicosì ci sono già, pubblici e privati.

Per] eincombentimanifestazio-ni studentesche basterà disporredi un primo catalogo approssima-tivo: due o tre milioni di nomi e co-gnomi. Del resto, avvenne già. An-zi, geniale com'è,l'ideaministeri a-le rischia di essere troppo modestarispetto ai precedenti classici. Fa-scismo o "socialismo reale" nonsapevano forse assicurare l'ordinepubblico e lo svolgimento ordina-to delle libere manifestazioni,piuttosto che con la bruta repres-sione, con una accurata azionepreventiva (di igiene, vorrei dire,ora che questa sintomatica parola

- "la guerra, igiene del mondo" - èstata rimessa all'onore del mondostesso)?Andando più perle spicce,quei regimi non si limitavano adapplicare un Daspo antemarcia aisospetti dissidenti per le eventualiloro manifestazioni pubbliche, maperle proprie. Allavigilia delle qua-li gli oppositori, meticolosamenteschedati senza bisogno di compu-ter, quando non fossero già al sicu-ro in galera o al confino, venivanoarrestati o consegnati agli arresti adomicilio. Ela piazza delle manife-stazioni di regime ne risultavasgombra dal rischio di incidenti:igiene, appunto, piazza pulita di ti-voltosi, violenti e altri rifiuti orga-nici.

Si applichi dunque il Daspo allemanifestazioni politiche, ma se neescludano le manifestazioni di op-posizione al governo-non occor-revietarle, bastaabolirle-elo si ap-plichi rigorosamente a quelle delPdl, della Lega e delle forze loro al-leate e genuinamente fasciste, daicui paraggi saranno allontanati imembri dell'Elenco Facinorosi, econcentrati per il tempo necessa-rio alla sicurezza collettiva e all'or-dinato esercizio del diritto dimani-festazione-36 ore minimo-fraIn-cisaValdarno eFirenze Sud. Abor-do. In catene.

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Si sentono dire che devono impegnarsi di più. Lo fanno giàChe la loro è la "generazione meno ", quella che sta peg odella precedente. Lo sanno già. Come pure sannoche non avranno né opportunità di lavoro népensione

BENEDETTATOBAGI

cardateli bene negliocchi e ascoltateli,per una volta, nonattraversoidatilstat,il rapporto Censis onell'altrui media-

zione letteraria e cinematografica.Qualcuno dirà: non siate romantici,non sono tutti così. Però moltissimisono proprio coree loro, giovaniadulti, più che ragazzi, ben diversidaivecchi "adultescenti": meritanorispettosa attenzione. Non sonomi-ca i cuccioli del Maggio che lottava-no così come si gioca cantati da DeAndré. Lucaha già sperimentato chenon può permettersi di dire no alda-tore di lavoro; i viaggi necessari percompletare la formazione sono unsogno proibito nel cassetto, ma ge-stisce la frustrazione senza gettare laspugna. Oggi, non bastapiù dir loro:impegnatevi, bisogna sacrificarsiper i propri obiettivi. Lo sanno già.Mar tinanella «vita frenetica» trova iltempo per mobilitarsi, leggere, di-scutere: sacrifica piuttosto lavica so-ciale. Enrico non si è chiuso nelle suepreoccupazioni e ha individuato ilprimo problema nella totale assenzadi solidarietà sociale. Sperimentanole prime emozioni politiche, impa-rano che se non si sta unitinon se neesce. Bellissima la definizione post-ideologica di Nicola: fare politica èguardarsi intorno e capire, comepremessa all'azione per ridurre il di-vario tra realtà e sogno.

Cosa succederà all'esaurirsi dellacarica dei vent'anni, fisiologico «an-tidoto alla rassegnazione»? Non esi-ste unafattispecie di reato per impu-tare chi sta uccidendo lentamentequesto patrimonio di energie. Tantinuovi Lucae Nicola, coitaglialle bor-se di studio, domani dovranno inde-bitarsi o rinunciare a una formazio-ne come si deve, finendo ancora piùinermi di fronte al mercato e a unasocietà complessa, quindi difficileda capire. Chi ripete il mantra delmerito dovrebbe tenerne conto.

Rispondono implicitamente a chisi limita a constatare che serio la pri-magenerazion e dallaResistenzache

starà peggio della precedente. Losappiamo già, grazie. Hanno dirittodi arrabbiarsi, vedendo che il discor-so della classe politica neri proseguecon l'analisi della situazione, né pro-pone possibili piani sociali, politicied economici per affrontare la sfidadellanuova "ricos truzione" nellaso-cietà telematica, postfordista e glo-balizzata. Il sacrificio, anche quellodi controllare una rabbia che montanaturale, andrebbe chiesto in nomedi qualcosa.

Gli studi attenti che dagli anniNovanta Sergio Bologna dedica aiproblemi del nuovo sistema pro-duttivo e contrattuale, al lavoro au-tonomo e atipico che coinvolge mi-lioni di soggetti, al ripensamentoradicale degli ammortizzatori so-ciali e della formazione, sono bella-mente ignorati dai più. Anche leproposte di Tito Boeri e Pietro Ichi-no rimangono confinate al dibatti-to tra addetti ai lavori. Ma questo èl'orizzonte in cui s'innestan o anchequeste dieci storie: l'esistenzadi cit-tadini e lavoratori di serie B. Unadrammatica ingiustizia. La loro vo-ce seria e preoccupata ricorda imessaggi di ricercatori, italianiespatriati, giovani genitori coi figlinelle scuole pubbliche disastrate,raccolti da Repubblica il nei mesiscorsi. La MayDay parade dei pre-cari da dieci anni prova a rimettereal centro questi temi, ma è regolar-mente subissata dal concertone dipiazza San Giovanni. Bologna am-moniva di non abusare del termine"generazione", dato che la dispe-rante assenza di prospettive necoinvolge più d'una (l'ha ricordatoanche Barbara Spinelli da questepagine), proponendo piuttosto ladefinizione di "web class", sottoli-neava che abbiamo a che fare conuna middle-class impoverita, non èproletariato, né "moltitudine". Ivecchi apparati concettuali non ba-stano e regna ancora la confusionepersino sulle parole da usare, unatragica cecità bipartisan.

Adesso le fiammate di piazzahanno ricordato che siamo sedutisu unapolveriera. Lapaura è unfor-midabile strumento di controllo so -

ciale e un pericoloso detonatore diaggressività, ma anche un mecca-nismo naturale prezioso per inne-scare unasogliad'attenzionepiù al-ta, dare una scossa e stimolare rea-zioni utili.In questo senso, è saluta-re cominciare ad aver paura: per igiovani manifestanti, non di loro. Eanche con loro: chi pagherà le pen-sioni e sosterrà i consumi travent'anni? Guardiamoli negli occhiequalcuno abbassi lo sguardoperlavergogna. Siamo tutti coinvolti.

Avevo vent'anniNon permetteròa nessuno di direche questo è il periodomigliore della vitaPaul Nizan . DaADEN ARABIA, 1931

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ROMA-È il governo ad alzare lebarricate, questa volta. E loro,quelli del movimento studente-sco, questa volta eviteranno loscontro: "Li sorprenderemo".L'esecutivo si appresta a battez-zare il Daspo per gli studenti cherestano impigliati nei fermi dellacelere: universitari come gli ul-tras. E ilministro Roberto Maro-ni per martedì prossimo pro-spetta la fortificazione dell'areadella "zona rossa" attorno ai pa-lazzi della politica. Martedì, in-fatti, torna al Senato per la suaapprovazione definitiva la rifor-ma dell'Università: mercoledìdovrebbe essere licenziata gra-zie alla blindatura del governosugli emendamenti e con i votifavorevoli dei finiani. Per duegiorni eperlaterzavolta inpochesettimane il centro storico di Ro-ma sarà interdetto agli studentiin corteo con i blindati messi di

traverso alle strade d'accesso.«Ogni atto del governo, ogni

successivo inasprimento del-l'ordine pubblico, dimostranoche hanno paura della nostraprotesta», dice Francesco Bran-caccio, dottorando in Scienzepolitiche alla Sapienza di Roma.«Una zona rossa sempre piùblindata offende l'idea di unaRoma città aperta, idea che do-vrebbe essere di tutte le forze po-litiche. Il Daspo è una limitazio-ne della libertà di manifestare epernoiè incostituzionale. Ridur-re un fenomeno politico e socia-le a un problema di ordine pub-blico è la peggiore delle rispostepossibili». Quindi, manifestere-te o no? «Siamo un movimentointelligente, che sa spiazzare. Dadomani torniamo a discuterenelle facoltà, ma è già chiaro atutti: ci mobiliteremo e la polizianon ci troverà dove ci sta aspet-tando. Non cadremo nelle trap-pole che vogliono tenderci». Gliultimi due "mob" dell'anno sa-ranno quindi a sorpresa e terran-no conto del fatto che molti uni-versitari stanno già lasciando le

facoltà peri rientri natalizi.All'Università orientale di Na-

poli domani ci sarà un incontrocori gli studenti di Londra e Ate-ne per sottolineare come l'allar-gamento in tutta Europa di motiviolenti sia il segnale di "una cri-si sociale a cui i governivoltano lespalle". GiovanniPagano, Scien-ze politiche a Napoli: «Il diritto amanifestare non è paragonabilea una partita e gli studenti, dopola giornata del 14 con tutti i suoiproblemi, sono più motivati diprima. Piazza del Popolo ci hacambiati, ma non ci ha frenato» .A Napoli sono ripartite le occu-pazioni delle scuole superiori emercoledì è previsto un corteocittadino. «C'è voglia di tornarein piazza, nonc'è l'ansia. Lo fare-mo in modo ironico». Alla Sa-pienza romana domani ci saran-

L'opposizione alla "Gelmini"avrà tempi lunghi e il movimen-to siprepara aunafase diinterdi-zione sostanziale nei confrontidel decreto nel momento in cuidiventerà legge. «E un provvedi-mento tecnicamente difficile,con una pletora di decreti attua-tivi che innpegneranmo nel tem-po il governo e i tecnici del mini-stero. Noi daremo battaglia suogni punto». Dalla scuola secon-dariaarriva l'esempio delle diffi-coltàconcretecheleriformeGel-mini stanno incontrando. I sin-dacati segnalano che a Torinoottanta scuole fin qui non hannoaccettato la sperimentazioneche dovrebbe portare alla sceltadei professori da premiare: il"no", in questo caso, è stato deidocenti. «Il campo di battaglia èampio», assicurano gli universi-tari. Quelli del Marniani, liceo diRoma, ieri hanno consegnato

i

no riunioni nelle singole facoltà,e poi dell'intero ateneo, perpre-parare il martedì della protesta.Luca Cafagna, Scienze politiche:«Viviamo questi nuoviprovvedi-menti come una provocazione,una richiesta di scontro frontale,e non ci scontreremo. Continua-

occhiali di cartone ai giornalisti,miopi nelle interpretazioni degliscontri di Piazza del Popolo: «Introppihannovisto blackblocchenon c'erano».

li calendario della protesta

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Assemblee di facoltàalla Sapienzae nel resto d'Italiaper organizzare presidie manifestazionidei due giorni successivi

re ad evocare lo spettro della vie -lenza degli Anni Settanta è un ot-timo modo pern ora capire che glistudenti hanno grossi problemioggi. Noi non facciamo ideolo-gia, il governo sì».

SUI TETTILa protesta deimovimento studentescosale sui tetti delleuniversità di tutta Italia

# MONUMENTIGli studenti occupanoi monumenti, dalla Torredi Pisa al Colosseo.Striscioni anti Gelminianche all'estero

IN PIAZZAII giorno del voto difiducia al governo glistudenti scendono inpiazza a Roma. Disordiniin centro storico

Manifestazione a Romae altre manifestazioninel resto d'ItaliaAllo studio l'ipotesidi un corteo romano

*Azioni flash a sorpresa

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2Aanifestazionea Romae corteinel resto d'Italia

*Sono previstialmeno 30 eventi

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La procura apre un'inchiesta. Domani Cristiano Ciarrocchi sarà operato: se tornassi indietro mi terrei a distanza

ROMA - «Mi terrò lontano dalle ma-nifestazioni, non parteciperò più aicortei». E stanco e amareggiato Cri-stiano Ciarrocchi, il 15enne che mar-tedì scorso mentre erain piazza Vene-zia ne] corteo degli studenti è stato ag-gredito daunmanifestanteincappuc-ciato che, improvvisamente, lo ha col-pito alvolto con un casco. Un episodiodiffuso su Internet in un video che ri-trae l'aggressione. Un filmato che laProcura di Roma acquisirà: i magi-strati potrebbero aprire un fascicoloipotizzando ilreato dilesionivolonta-rie gravi.

«Non ricordo nulla di quello che èsuccesso dopo la botta», raccontaCri-stiano, studente del liceo Mamiani diRoma, da martedì scorso ricoveratonel reparto di chirurgia maxi]]ofaccia-le dell'ospedale San Giovanni con unafrattura scomposta del setto nasale eunematomacerebrale. «Dopoilcolposono svenuto e quando ho riaperto gliocchi ho vistovicino a me un altro stu-dente con unakefiainsanguinata sul-l'occhio», ricorda Cristiano. Esile dicorporatura e cori i capelli ricci, il15enne, che domani sarà operato perla frattura al naso, è ancora sconvolto

Ragazzo picchiato con il cascoora la polizia cerca 1' aggressore

per corteo degenerato in guerriglia.«Chi se lo immaginava che lanciandoun po' di frutta mi sarebbe arrivato uncasco in testa- ammette Cristi ano-eravamo andatifipermanifestare conil motto "Lotta dura con la verdura" epoi sono stato aggredito. Se tornassiindietro forse mi terrei a distanza».Però poi aggiunge: «E giusto protesta-re per avere una scuola migliorare».

Accanto a lui, in ospedale, ci sono igenitori. «Lunedì sporgerò denunciain procura» dice Claudio, il papà diCristiano. «Quella mattina la madreed io gli avevamo vietato di andare alcorteo - racconta il padre - ora spe-ro solo che il colpevole vengatrovato».

L'AGGRESSIONECristiano tiraqualcosa controil blindato. Unragazzo con ilcasco in manosta difendendo ilblindato. A uncerto puntoparte alla caricadi Cristiano e locolpisce allatesta

Nel video dell'aggressione di Cri-stiano si vede, tra i primi soccorritori,l'ex deputato ed exleader dei disobbi-dienti napoletani, Francesco Caruso.«Ilo cercato di rianimarlo e poi l'hoportato in uri bar per tamponare le fe-rite con dell'acqua- ricorda Caruso-Non ricordava niente, continuavaachiedere dove si trovava», L'aggresso-re, però, Caruso non l'ha visto. «Noncredo alla tesi degli infiltrati-dice-penso piuttosto che fosse uni niversi-tario.In quel momento c'eratensionetra chi voleva continuare a fare il tiro-a-segno contro i blindati e chi volevaproseguire cori il corteo».

Cd RIPRODUZIONE RISERVATA

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CAMILLAE I GIOVANI

DI ROMAENZO BETTIZA

`° olti inglesi, ve-dendo nelle pri-me paginegrandi foto discontri, fiam-

me, lampi fumogeni, auto rove-sciate, gente in fuga, avevanostentato a capire che quelleimmagini di guerriglia urbanaprovenivano da Roma anzichéda Londra. La momentaneaconfusione o sovrapposizioneottica era più che comprensibi-le, dato che la gente, qui, è ap-pena uscita dal caos. Si potreb-be dire che, visti da Londra, gliatti di guerriglia esplosi il 14 di-cembre nelle piazze romane eil 15 in quelle di Atene siano ap-parsi in qualche modo intrec-ciati e influenzati dalla rivoltadegli studenti britannici.

CONTINUAALLE PAGINE 8 E 9

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Gli ultimi giornidel Welfare

La Londra di "Nick Cameron" e "David Clegg" ha inventatokeynesismo conservatore: tagliare le spese, tagliare le tasse

ENZO BETTIZASEGUE DALLA PRIMA PAGINA

ivolta culminata il 10 dicembre nel-l'attacco con vernici e rifiuti allaRolls Royce degli esponenti dellacasa reale. Il contagio è sembratomanifestarsi con particolare inten-sità negli slogan di battaglia dei cas-seurs italiani che, in certi casi, han-no riecheggiato alla lettera quellidei consimili vandali inglesi: sul lun-gotevere Marzio una Mercedes ne-ra, evocante la regale Rolls Royce,è stata incendiata al grido «sietetutti come Carlo e Camilla!».

Quanto una certa Europa sia di-ventata stretta, nevrotica, insoffe-rente di se stessa, lo dimostra pro-prio quell'allusione nominalistica esardonica approdata in un balenodal Tamigi al Tevere. «Carlo» e «Ca-milla», vilipesi contemporaneamen-te in due capitali europee e trasfor-mati, addirittura, in sigle negatived'ingiustizia sociale, di riforme sco-lastiche intollerabili, d'insani com-plotti orditi da dicasteri reazionaricontro la spesa pubblica e il Welfareperenne. Probabilmente tutto que-sto potrebbe far rivoltare nella tom-ba un John Maynard Keynes, criti-co sì del capitalismo conservatore,gran patrono di un Welfare presso-ché estremo, ma al tempo stesso lea-le funzionario e stimato consiglieredei governi di Sua Maestà dal dopo-guerra di Versailles fino alla confe-renza di Bretton Woods.

ne che oggi mette a serio rischio lastabilità dei più evoluti Paesi occi-dentali.

Keynes era un economista sini-streggiante, con un tocco molto bri-tish, direi molto alla Ruskin, di di-lettantismo d'alta classe. Umanistaoxoniano in senso lato, ostile al lais-sez-faire, censore dell'avidità di de-naro, non si dava però le arie di unafanatica vestale dell'economia pu-ra. Lui, che nel periodo tra le dueguerre aveva rovesciato la teoria ela prassi economica delle società li-berali in crisi, stimolando l'inter-ventismo programmato dello Statoe il New Deal rooseveltiano, usavadire modestamente: «Non dobbia-mo sovrastimare l'importanza delproblema economico, o sacrificarealle sue presuntenecessità altre ma-terie di maggioree più duraturo si-gnificato. L'econo-mia dovrebbe, adesempio, essereuna materia perspecialisti nontroppo dissimiledall'odontoiatria.Sarebbe davveromagnifico se glieconomisti riuscissero a farsi per-cepire come una categoria di perso-ne utili e competenti: come i denti-sti, appunto».

Secondo alcuni, il trapano odon-totecnico, suggerito a suo tempo daKeynes, lo si dovrebbe adoperareoggi esclusivamente come strumen-to d'urto per compiere operazionid'intervento terapeutico contrariea quelle raccomandate dallo stessoKeynes. Il mezzo keynesiano do-vrebbe prevalere sui fini keynesia-ni. In altre parole, bisognerebbeprosciugare e spostare la dottrinagenerale di Keynes a destra così co-me Marx capovolse la dialettica diHegel a sinistra. Se ho ben capitoquanto mi dicono certi navigati ope-ratori della City, il governo Came-

La Big SocietyForse vale la pena di soffermarsi unmomento, in questi giorni di traumitemperati da progetti onirici di una«big society», sulla complessa figu-ra di Keynes. Furono sue le ideeche, negli anni della Grande Depres-sione, contribuirono a risanare il ca-pitalismo in panne delle maggioridemocrazie con suggerimenti e in-terventi che sapevano di sociali-smo. In Inghilterra, in America, an-che in Europa continentale, diversisociologi e politici lo rievocano co-me un toccasana con cui disperde-re le ombre della nuova depressio-

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ron-Clegg, dominato nei ministerichiave dai conservatori , doveva, de-ve e dovrà fare esattamente ciò chesta facendo . Irrobustire, cioè, i po-teri dell'esecutivo , attivando l'inter-ventismo statale non per aumenta-re la spesa bensì per decurtarla;non per elevare le tasse bensì ridur-le; non per mantenere ampio lospettro di vantaggi del Welfare,elargito anche ai meno bisognosi,bensì sfoltirlo o quantomeno limar-lo negli eccessi assistenziali troppoindulgenti e troppo paritari.

Tale strategia d'urto, basata susevere manovre di risparmio di unbilancio inquinato da un debito pub-blico intorno all 'ottanta per centodel Pil , che non è ancora « il Pil dellafelicità» secondo Cameron, è stata

accettata stoica-mente dai cittadi-ni adulti. Non hafiatato il mezzo mi-lione d'impiegatistatali minacciatidi licenziamento, ilavoratori dei ser-vizi pubblici han-no reagito fioca-mente, non sonoscese sul sentierodi guerra le inquie-

te Trade Unions che difendono di-ritti e salari degli operai e condizio-nano il voto del partito laburista. Al-meno finora non si sono visti pro-lungati scioperi di massa.

S'è vista invece, come ho accen-nato all ' inizio, la violentissima rea-zione di trentamila studenti e ricer-catori in protesta per il balzo delletasse universitarie, le tuition fees.Reazione di rivolta del tutto inaspet-tata, alluvionale , per tanti aspettiscandalosa e perfino sacrilega sulpiano dei valori e dei miti nazionali.Lordata la pesante statua di Win-ston Churchill ; strappata la bandie-ra del glorioso Cenotaph dal figliodi un chitarrista dei Pink Floyd;frantumati i vetri del Ministero delTesoro che ha triplicato le rette ac-

LO BR ITANN I CO

I cittadini adulti accettano

senza fiatare la strategiad'urto del governo

I S I LENZ I O 1 S I NDACAT INemmeno le inquiete

Trade Unions proclamanoscioperi di massa

cademiche; insultato come «GiudaIscariota» e «bastardo» il vicepre-mier Nick Clegg, che in campagnaelettorale s'era dichiarato contra-rio all'aumento della tassazione.

L'offesa ai RealiE accaduto perdipiù qualcosa chealmeno da due secoli non accadevain Gran Bretagna. Particolarmentegrave e dissacrante è apparsa, agliocchi degli inglesi, l'onta inflitta daimanifestanti, oltreché alla consor-te, alla placida figura del principeCarlo, sovrano in pectore che giàesegue, al fianco della madre Elisa-betta, doveri e funzioni d'ordine co-stituzionale. La dinastia di un re-gno faticosamente unito nel passa-to e nel presente, stimata in tempidi pace e di guerra, era finora perquasi tutti i britannici, di destra odi sinistra, un'istituzione popolaree intoccabile. Questo può spiegarela gravità anche storica dell'affron-to inferto per la prima volta, nellapersona del principe ereditario, al-la Corte di San Giacomo, simbolo diuna coesione unitaria e patriotticache va ben al di là di BuckinghamPalace.

Le cicatriciNon basterà, certo, una passata dispugna a cancellare le cicatrici la-sciate dall'uragano non solo sui mo-numenti violati e negli animi, pro-fondamente turbati, della gente co-mune. In particolare, non basterà asedare le contrapposizioni tra gliesponenti di una maggioranza nonsempre concorde nella decisione dieliminare, a colpi d'ascia, le anacro-nistiche quanto gravose zavorredell'impero che non c'è più. Il ruderealismo, con cui i conservatori in-tendono contrarre o addiritturasvuotare il ridondante Welfare, hail suo inevitabile costo politico intermini di voti e di consenso. Le in-cipienti incrinature, causate soprat-tutto dalla riforma universitaria, so-no duplici: da un lato contrappongo-

no il blocco conservatore a quellominore dei liberaldemocratici, dal-l'altro serpeggiano trasversalmen-te all'interno di ciascuno dei dueblocchi. I più imbarazzati e smarri-ti restano comunque i libdem che,alla vigilia elettorale di maggio, ave-vano assicurato agli studenti un ap-poggio che poi non sono stati in gra-do di esercitare.

Non a caso la riforma, voluta conforza dal premier Cameron e soste-nuta obtorto collo da Clegg, la setti-mana scorsa è passata al Parlamen-to per il rotto della cuffia con 323 sìe 302 no. Alla nutrita opposizionelaburista si sono unite le defezioniliberaldemocratiche. Hanno votatoa favore ventotto deputati libdem,cioè la metà della loro rappresen-

tanza parlamentare, ventuno han-no votato contro e otto si sono aste-nuti. Non a caso solo otto torieshanno votato contro, mentre duesottosegretari libdem si sono di-messi dal governo per opporsi conun voto negativo al vicepremierClegg, leader del loro partito. Un in-fluente deputato liberaldemocrati-co ha pubblicamente ammesso che«ci sono momenti in cui bisogna ri-conoscere che l'esecutivo sbaglia».

Per Nick Clegg lo sbaglio è statopesantissimo. È lui, personalmente,che paga un conto amaro dopo es-sersi imbarcato da posizioni minori-tarie in una coalizione in cui i prin-cipali dicasteri, Tesoro, Sanità,Istruzione, Affari esteri e Internisono occupati da ministri conserva-tori. Il comandante della corazzatafra tempestosi marosi di guerrigliaè David Cameron; ma quasi nessu-no lo attacca perché, dicono, «eraun duro conservatore prima del vo-to e tale è rimasto anche dopo il vo-to». È invece il suo luogotenenteClegg il megabersaglio che attiraoggi gli insulti, in certi casi atroci,di milioni di elettori delusi, soprat-tutto studenti, che avevano votatoil partito liberaldemocratico qualealternativa «progressista» al mori-bondo governo dei laburisti. Un ma-ligno articolo pubblicato dal Finan-cial Times, che non gli risparmiacritiche e rimpianti, ha reso notoche i protestatari hanno infilato ad-dirittura un pacco di escrementinella sua cassetta postale.Il crollo libdemFrattanto il crollo liberaldemocrati-co nei sondaggi è vertiginoso. L'ac-cusa principale che la sinistra lib-dem muove a Clegg è di aver tradi-to, appena entrato nell'esecutivo dicoalizione, le belle promesse eletto-rali compiendo uno spregevoleU-turn ovvero una conversione a U.Anziché conferire un timbro più li-berale alla coalizione, avrebbe mes-so l'immagine liberale al serviziodella scure dei conservatori, appog-giando in sostanza la loro inflessibi-le politica d'austerità pur fingendo,ogni tanto, di smussarla qua o là.

Ma, nonostante la virulenza deiripudi che lo sommergono, Cleggsembra tuttavia deciso a inchiodar-si al suo posto di vice primo mini-

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stro. Cercherà, sicuramente, di noninterrompere la durata quinquenna-le della legislatura nella speranza dipotersi riabilitare, davanti al suopubblico esigente, col referendumdi primavera sulla modifica dellalegge elettorale basata, finora, sullaferrea diarchia fra conservatori elaburisti. I delusi potrebbero torna-re a sorridergli se l'esito referenda-rio riuscirà almeno a scalfire, in at-tesa di un regolamento proporzio-nale, quella legge capestro che nel-la distribuzione dei seggi favoriscesoltanto due partiti, il vincente e ilperdente, Tory o Labour che sia, va-nificando il cumulo di voti raccoltidal terzo contendente liberale.

Osservatori imparziali ritengo-no che Clegg, pur avendo incassatotroppe disfatte in meno di un anno,non desisterà dal percorrere fino infondo la strada del «compromessostorico» all'inglese con David Came-ron. Molte cose, oltre all'età e al-l'ambizione, assimilano i due qua-rantenni desiderosi di cambiare, in-sieme, il volto della Gran Bretagna

I MEGABERSAGL I OE Clegg, che ha deluso chi

aveva creduto nell'alternativaprogressista al labour

LA ROTTA DEL GOVERNOE chiaramente indicata

e resterà fissa sulla bussoladel conservatore Cameron

e definirne meglio la collocazionesulla scena europea e planetaria. Ilretaggio castale, gli studi negli ate-nei più privilegiati, l'ordinata vitamatrimoniale, la statura snella, la«bellezza inutile», come ha detto uncritico malizioso, conferiscono allapiù giovane coppia di governantidella storia britannica un'impres-sionante somiglianza nell'aspetto fi-sico, nel gesto, perfino nell'eloquio:l'esitante e sofisticato Queen's En-glish. Al di là delle differenze ideolo-giche, che ormai si vedono poco,sembra unirli un patto di complici-tà esistenziale oltreché politica: unpatto che mette radici in un'originesociale tanto parallela da farsi qua-si antropologica. Giocando ironica-mente sullo scambio dei nomi pro-pri, i giornalisti, certo non a caso,hanno chiamato «Nick Cameron» ilconservatore e «David Clegg» il li-berale. Quasi una coppia di sosia,più che di consimili.

La rotta della nave rimarrà ov-viamente fissa sulla bussola di Ca-meron. Ma Clegg sa benissimo che inostromi, quando si tengono strettie leali al comandante, possono dura-re a lungo. La sua rotta seguiràquella della nave. Scomunicato dauna metà del partito, abbandonatodai due terzi dell'elettorato libera-le, il vicepremier dà la netta impres-sione di voler presidiare, malgradotutto e tutti, le postazioni conqui-state nei pressi del timone ed ener-gicamente garantite dal suo doppiosupremo. [3 - fine]

Q}6 pUD-DEI LICEIf El

"LTAN UV HIN

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voti i scartoL'aumentodelle tasse

universitarie èpassato con 63

voti in menorispetto

al marginedi cui gode

la coalizionetra Tory

e Lib-Dem

arresti

e 14 feriti, tracui 7 poliziotti,sono il bilancio

degli scontridel 9 dicembre

che hannotrasformato

il centrodi Londra

in un campodi battaglia

LA PROTESTA DEL9 DICEMBREA LONDRA CONTRO L'AUMENTO DELLE TASSE UNIVERSITARIE HA DEVASTATO LA ZONA

INTORNO A WESTM INSTER. IN QUESTA FOTO SI VEDONO OPERAI RIPARARE UNA CABINA TELEFONICA PRESAA SASSATE

DAGLI STUDENTI. ALCUNI HANNO ANCHE SCALATO LA STATUA DI WINSTON CHURCHILL E L'HANNO COPERTA DI GRAFFITI

A

'3

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LA CAPITALE NEL MIRINO

"Per due giorniassalteremoi palazzi del potere"La minaccia degli studenti per domani e mercoledì corresui siti. Il Viminale prova a regolamentare la protesta

FLAVIA AMABILEROMA

Un dettaglio finora è sfuggitodelle ultime due manifesta-zioni, quella del 14 dicembree quella del 25 novembre:non erano autorizzate. DallaQuestura ci tengono a sottoli-

Gli agenti sarannoraddoppiati e forseverrà rallentatoil flusso degli sms

nearlo perché la settimanache si apre oggi contienetroppe incognite e le forzedell'ordine questa volta nonsi faranno cogliere di sorpre-sa come martedì scorso in ca-so di violazione della zona

rossa e non avranno più gli at-teggiamenti di tolleranza delpassato. E quindi il questore diRoma, Francesco Tagliente, hachiesto al capo della Digos diavviare una trattativa con glistudenti per concordare unpercorso e rispettare la neces-sità di un preavviso previstodalla legge.

Il contatto avverrà in tempistrettissimi ma nel frattempogli altri tasselli di questa deli-catissima situazione si andran-no componendo con altrettan-ta fretta. Oggi gli studenti si

riuniranno in assemblea perconcordare le iniziative di lot-ta di domani e soprattutto didopodomani, mercoledì 22.Nel frattempo al Senato intor-no alle 11 di stamattina la rifor-ma dovrebbe arrivare in aula.Il governo intende approvarein via definitiva il provvedi-mento entro le 14 di mercoledìma ci sono centinaia di emen-damenti da esaminare, per riu-scirci dovrà ricorrere ad alcu-ni espedienti: il contingenta-mento dei tempi per l'esame diciascun emendamento e, in ul-timissima analisi, la fiducia.Polizia raddoppiataSe martedì scorso erano unmigliaio a difendere la «zonarossa», ovvero i palazzi del po-tere, dal Senato alla Camera,da palazzo Grazioli a palazzoChigi, ora si sta pensando di in-viarne almeno 2mila che do-vranno muoversi in tempi piùrapidi anche nei vicoli del cen-tro finora ottima via di fuga incaso di problemi. E poi si vuoleallargare l'area protetta all'in-tero centro storico, da piazzaBarberini a piazza del Popolo,il Campidoglio, Campo de' Fio-ri fino all'estremità di via Giu-lia. Un'altra iniziativa che sista studiando è un oscuramen-to parziale delle comunicazio-ni in modo da rendere meno fa-cile per i manifestanti restare

in collegamento via Sms e or-ganizzare la protesta.

Il «Potere» nel mirinoDal canto loro gli studenti ri-spondono annunciando «l'asse-dio» proprio ai palazzi del pote-re. «Quel che è successo il 14non ci ha fermato. Questo è ilmessaggio che vogliamo lancia-re. Il nostro obiettivo saranno ipalazzi del potere, la zona ros-sa. Sarà un assedio», dice An-drea dell'UdS, l'Unione degliStudenti. «La nostra risposta -aggiunge - dopo quella giornatasarà più forte, più amplificata.I122 non sarà la sola giornata diprotesta».

Oggi sono in programmamanifestazioni in tutte le facol-tà mobilitate, per programma-re le iniziative, che qualcuno an-nuncia «eclatanti» dei prossimigiorni. «È tutto ancora in di-scussione - fanno sapere gli stu-denti di Link Collettivo -. Doma-ni sera forse si saprà qualcosa

sulle modalità che abbiamo scel-to per manifestare. Riguardo auna possibile trattativa con laQuestura di Roma a noi non ri-sulta. Poi, non abbiamo ancoradeciso dove andare, quindi nonha ragione di esserci».Appello agli intellettualiDa tre giorni sono in scioperodella fame cinque studenti del-l'Istituto italiano di studi orien-tali (Iso) per far parlare dellaprotesta degli studenti. Lancia-no un blog, «Abbiamo fame dicultura» e un appello: «Seguite-ci, scioperate con noi». «Ci rivol-giamo ad artisti, intellettuali,giornalisti - spiega Maria, 23 an-ni, iscritta al primo della Magi-strale -, oltre che a tutti gli stu-denti e i docenti delle facoltà ita-liane». «E chiediamo a tutti -continua - di seguire le nostreregole, fino al 22 dicembre: soloacqua e un po' di te caldo, almassimo con lo zucchero».

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ViolenzeUn momento

dei violentiscontri

avvenuti aRoma i114dicembre

scorso

Riforma a rischio rinvioRiprenderà stamattina l'esa-me della riforma dell'Universi-

In Parlamentoparte l'ultimo dibattitoper arrivare al votosul testo definitivo

tà. Innanzitutto dovrà supera-re le pregiudiziali di incostitu-zionalità che verranno solleva-te dal Pd e forse anche dal-l'Udc. «Stiamo portando avan-ti una riforma che viola la Costi-

La zona rossaArea di massimasicurezza

M Area sotto strettasorveglianza

tuzione e all'art. 81 istituisce unFondo per il merito ma senzacopertura finanziaria», precisaMariangela Bastico del Pd. Dal-le undici in poi l'esame degliemendamenti nell'aula del Se-nato, 500 da Pd e Idv. «Nessunostruzionismo, solo modifichedi sostanza», aggiunge Marian-gela Bastico. Il governo vuolechiudere entro le 14 di mercole-dì. Può farcela solo ricorrendoad alcune regole come il contin-gentamento dei tempi, in ulti-ma analisi la fiducia.

www.lastampa . it/amabile

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"Punire i colpevolinon le manifestaz ioni "

FRANCESCA PACIROMA

Il Daspo per prevenire primache curare le possibili dege-nerazioni violente delle mani-festazioni di piazza? Secon-do il giurista Stefano Rodotàsarebbe come gettare benzi-na sul fuoco: «E' impossibile,scorretto e pericoloso ridur-re una complessa vicenda dicarattere sociale a un proble-ma di ordine pubblico. Difet-ta completamente dell'anali-

si della società. Vado nellescuole, incontro i ragazzi,ascolto il disagio, so che unamisura come il Daspo veicole-rebbe il messaggio sbagliatoper cui partecipare a un cor-teo è qualcosa di equiparabilea andare alla partita di pallo-ne». L'errore è duplice, sostie-ne. Non raggiunge il bersagliodal punto di vista socio-cultu-rale ma neppure da quello tec-nico: «Questo Paese dovrebbeabituarsi all'idea di governare

i fenomeni sociali, compresal'illegalità, con gli strumentidella legislazione ordinaria enon con interventi d'emergen-za. Ho vissuto gli anni del ter-rorismo, quando essere garan-tisti era davvero complicato.Ma per fortuna non ci trovia-mo sempre in situazioni spe-ciali. Per carità, i violenti devo-no essere identificati e isolati.Poi, se effettivamente accerta-te, e sottolineo più volte la pa-rola effettivamente, le respon-sabilità vanno punite: ma c'è ilcodice penale per questo».

Schedare a priori i manife-stanti salta invece un passag-gio fondamentale: su questo ilprofessor Rodotà ci tiene a re-plicare alla proposta del sotto-segretario all'interno Manto-vano e si accalora mentre por-

ta a passeggio il cane della ni-potina. Perché una protestacome quella degli studenti del14 dicembre contiene ancheuna richiesta di dibattito politi-co che non ha nulla da spartirecon i cori delle tifoserie calci-stiche: «E' stato già sbagliatoda parte di questo governonon considerare il mondo de-gli studenti superiori e univer-sitari un interlocutore, è un at-teggiamento che palesa un di-sprezzo della società, una di-stanza profonda dalla gente.Bisognerebbe invece ascoltar-lo, dialogare, cercare di capir-ne le obiezioni e al tempo stes-so intervenire contro i violen-ti: abbiamo tutti gli strumentigiuridici per reagire in modogiusto senza appellarci all'or-dine pubblico».

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"Fermare i provocatoriserve a tutelare i diritti"

GUIDO RUOTOLOROMA

L'ex ministro dell'Internodei governi D'Alema-Ama-to, Enzo Bianco (Pd), a sor-presa si dichiara disponibilea discutere la proposta delsottosegretario Mantovanodi estendere il Daspo allemanifestazioni politiche.«Naturalmente siamo dispo-sti a discuterne in Parlamen-to - sostiene Bianco -, manon per inserirlo nel decre-

to, come un emendamento».Senatore, quella di Mantova-no sembrava una provoca-zione, e invece...

«Ci vuole grande fermezzacontro la violenza. La situa-zione è esplosiva nel Paese.C'è una grande tensione e, co-me ha detto con grande lucidi-tà il capo della Polizia, il pre-fetto Antonio Manganelli, sistanno scaricando sulle forzedi polizia tensioni derivatedal ruolo di supplenza che ri-

schiano di dover svolgere».E il governo , e la politica so-no latitanti...

«E' forte la tensione sociale edeconomica, il Sud è una polve-riera e monta la rabbia dellenuove generazioni che avver-tono di non avere un futuro».

Gli universitari che si batto-no contro la riforma Gelminihanno il diritto di protesta-re, di manifestare?

«Questo diritto è inalienabile.Non è materia di scambio, didiscussione».

E cosa c'entra allora il Da-spo?

«In questo contesto, l'ordinepubblico diventa una questio-ne delicatissima. Sento puzzadi bruciato, di provocazioneche punta a strumentalizzarepoliticamente la protesta degli

universitari. Ci sono aree diestremismo mai sopite che sistanno risvegliando».

Gruppi minoritari che han-no alimentato la violenzanella manifestazione di mar-tedì?

«Sono gli irriducibili in ottusastupidità. Ecco perché occor-re una grande fermezza con-tro ogni manifestazione di vio-lenza».

I Verdi sostengono che intro-ducendo il Daspo per le ma-nifestazioni politiche sia neifatti tornati al Cile di Augu-sto Pinochet...

«Noi vogliamo tutelare gli stu-denti, e per farlo si può anchepensare di neutralizzare i pro-fessionisti della violenza. Sen-za comprimere le libertà ga-rantite dalla Costituzione».

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"Solo retorica politica.Hanno già gli strumenti"

ROMA

Tim Parks non ama risponde-re a domande sul calcio. Nonpiù. Per troppo tempo lo scrit-tore inglese nonché tradutto-re di Moravia, Calvino, Tabuc-chi è stato identificato toutcourt con l'esperienza vissutain prima persona nella tifose-ria del Verona raccontata nelcelebre saggio «Questa pazzafede». Prende la chiamata inlibreria e non vorrebbe parla-

re, ma la proposta di estendereil Daspo dagli stadi alle piazzelo fa sorridere, amaramente:«Si tratta solo di retorica politi-ca. La polizia non ha bisogno diaiutini del genere per fare ilsuo lavoro perché ha già tuttigli strumenti per schedarechiunque, in piazza come allostadio, dove ci sono telecamerepiazzate in ogni angolo e chiun-que è stato fotografato talmen-te tante volte. Sono certo cheanche a Roma le forze dell'ordi-

ne sapessero benissimo sin dalprincipio quali erano gli studen-ti da tenere d'occhio».

Qualcuno, di fronte alle au-tomobili sfondate e alle vetrinein frantumi il 14 dicembre, haevocato il fantasma di FilippoRaciti, l'ispettore ucciso il 2 feb-braio del 2007 durante gli scon-tri tra agenti e ultras del Cata-nia. La rabbia studentesca po-trebbe forse degenerare comequella delle curve? SecondoTim Parks i due episodi sono«assolutamente imparagonabi-li». E la differenza non è affattoscontata: «La violenza degli sta-di è molto più controllabile, piùorchestrata, più decifrabile. Ipochi tifosi che usano le manie-re veramente forti lo fanno con-tro altri come loro e la poliziasa, ha il polso di ogni possibile

situazione, dispone di tutte le

informazioni necessarie. La vio-

lenza delle curve calcistiche

non è cieca come erroneamen-

te si pensa, basta conoscerne il

meccanismo. Ho parlato con

numerosi agenti ultimamente e

sapete cosa dicono? Che alla fi-

ne hanno più paura della piazza

che dello stadio». Tim Parks fa

una pausa, consapevole d'aver

fatto un'affermazione a dir po-

co controintuitiva. Ma è diret-

to come i giornalisti anglosas-

soni: «Lo stadio è più pulito,

con i controlli che ci sono pri-

ma d'entrare per vedere la par-

tita non è possibile per nessu-

no portare dentro un'arma. In

piazza no, l'accesso è aperto, li-

bero, nascondere qualcosa con

cui colpire è facile. I poliziotti

lo sanno». [FRA. PA.]

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"Bei garantisti, è in giocola libertà di opinione'

ROMA

Finora il nome del trentaseien-ne Gerardo Morsella era notosolo agli adepti della fisica teo-rica presso i quali passava epassa per un «geniaccio». Og-gi il suo telefonino non smettedi trillare. E l'insistenza nonha nulla a che vedere con ilsuo lavoro di ricercatore aTor Vergata: arrestato dopogli scontri del 14 dicembre, Ge-rardo è stato rimesso in liber-

tà come 25 dei 26 fermati, ma in-sieme ad altri 7 sarà processatoil 15 febbraio. Se fosse introdot-to il Daspo sarebbe tra i primi aessere interdetto dalla piazza.

«Un evento sportivo è diver-so da una protesta politica, proi-bire a qualcuno di manifestaresignificherebbe mettere in di-scussione il diritto alla libertà diopinione» dice sorseggiando untè nero. Se toccasse a lui, giura,farebbe ricorso: «Credo che sa-rebbe una misura anticostitu-

zionale e poi comunque il gover-no dovrebbe spiegarci cos'èquesto garantismo a correntealternata: quando si tratta diDell'Ultri, Cosentino o Berlusco-ni è giusto aspettare fino all'ulti-mo grado di giudizio e oltrementre per gli studenti niente».

Sfondare le vetrine è sbaglia-to, concorda. Tanto per comin-ciare strategicamente. Ma è «laspia di un disagio sociale» chenon si esaurirà mettendogli il si-lenziatore: «La politica deve ca-pire che c'è una generazioneche rischia di non avere piùniente da perdere e di conse-guenza di essere disposta a tut-to. La gente per le strade lo av-verte. Quando alla manifestazio-ne romana del 30 novembre glistudenti hanno bloccato il MuroTorto gli automobilisti anziché

insultarli applaudivano. Si sta

allargando l'area delle persone

che non si sentono più rappre-

sentate né dalla destra né dalla

sinistra». Qual è la risposta? Ce

n'è una? Se fosse la Gelmini, ipo-

tizza, rinuncerebbe al braccio

di ferro: «Il ministro non ci ha

mai ascoltato. Non siamo con-

trari alla meritocrazia, non sia-

mo contrari allo svecchiamento

ma allo smantellamento del si-

stema accademico, tra noi ci so-

no persone con idee politiche di-

verse e abbiamo proposte con-

crete. Se oggi fossi la Gelmini

sospenderei il decreto e incon-

trerei i rappresentanti degli stu-

denti per immaginare una rifor-

ma vera che consideri i tanti

che, precari e sottopagati, han-

no tenuto finora in piedi l'uni-

versità italiana». [FRA PA]

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DALLA PARTEDEGLI

STUDENTIGoffredo Fofi

Di questo movimento in lotta vedo la confusionema anche l'affermarsi di un pensiero che nasce

dalla rivolta . Contro il cinismo dell 'attesa

E

ccoli , i sepolcri imbiancatidel giornalismo e della po-litica - due delle maggioripiaghe d'Italia - spaventar-

si di nuovo per la riapertura dei con-flitti , per il ritorno della "piazza",per le insofferenze di chi ha comin-ciato a capire quanto è stato truffa-to in questi anni e da chi è stato truf-fato. Che ci sia chi , come al solito,approfitta delle manifestazioni perfar casino è certamente vero, ma og-gi, se si guarda al contesto , non rie-sco neanche a indignarmi troppoper questa minoranza violenta e op-portunista , anche se in passato essaha contribuito non poco ad affossa-re le prospettive di crescita dei movi-menti e so bene che potrebbe farlodi nuovo. E soprattutto non mi parece ne fossero molti , di questi mesta-tori violenti , alla manifestazione ro-mana, mentre forse c'era qualche"piano " dell'altra parte , soprattuttonel caso che la fiducia non fosse pas-sata... Sarei perfino portato a com-prendere , con buona pace dei com-mentatori ex giovani nonostantel'età, le dimostrazioni più nervosedegli studenti perché la loro rabbiami sembra giustificata , a sinistra,dai decenni del silenzio , delle mani-festazioni rituali e turistiche, dellemarce pacifiste diventate scampa-gnate a birra e piadina , dei verdisenza verde i rossi senza rosso ibianchi senza bianco tutti uniforme-mente grigi e soddisfatti , negli annidelle illusioni e delle vacche grasse.

L'anno finisce con molte novità ese la situazione politica è costernan-te, con la sua destra estrema berlu-sconiano -leghista , con la sua destrafinian-casinian-rutelliana, con ilsuo centro - destra di grigi Pd e disbraitanti denunciatori dall'animascura , la situazione sociale è anima-ta da correnti di protesta e di insoffe-renza e indica un risveglio delle co-scienze che appare ancora sotterra-neo e confuso , ma che può e deveportare a chiarificazioni indispensa-bili, a metter di nuovo in comunica-zione interna (anche dura, e in que-sto caso più è dura e meglio è) basicolpite e avvilite , basi costrette asopportare per prime e quasi da so-le il costo delle crisi provocate dallamascalzonaggine dei ricchi, conrappresentanti politici nuovi, e me-glio se espressi dal seno di quelle ba-si, nati dalle loro esigenze . Parago-nare questa fine d 'anno con quelloche ne è stato l'inizio sarebbe moltoistruttivo . La rapidità dei cambia-menti , il risveglio e l'accelerazionedei conflitti sembravano fantascien-za appena un anno fa , impensabili einimmaginabili . E invece perfino lastoria della più abulica delle azioni

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europee si è rimessa in cammino, edi questo non si può che esser felicinonostante le difficoltà che già si in-travvedono e che attengono sem-pre ai periodi di sommovimento, ac-cresciute in Italia dai sogni e sonnidel trentennio trascorso. Nonostan-te l'impreparazione delle basi allagestione dei conflitti, effetto del lun-go e complice sonno della sinistra.Degli studenti in lotta in questi gior-ni vedo la confusione, ma vedo an-che il lento, per ora, affermarsi diun pensiero che nasce nei fatti, dal-l'esperienza della rivolta. Vedo il ri-fiuto del cinismo dell'attesa, del pa-ternalismo dei "grandi" e del fatali-smo, nonostante le tante castrazio-ni subite. Vedo anche i rischi di nuo-vi conformismi, soprattutto nellaparte più "adulta" e cioè universita-ria. Ma vedo anche nei più giovani edi origine meno "borghese" (soprat-tutto quelli degli istituti tecnici eprofessionali) il richiamo diretto al-la durezza delle prove che già stan-no vivendo, loro e i loro famigliari,genitori e fratelli maggiori aggredi-ti dalla crisi, costretti a rivedere leloro abitudini e a ridurre i loro con-sumi, a stringere la cinghia più pe-santemente di tutti. Da cosa posso-no mai sentirsi "garantiti" questi ra-gazzi, in un contesto come quelloodierno, così bieco nei suoi egoismie nelle sue menzogne?

Mi piace anche che essi parlinopiù dei loro problemi che della scia-pa e servile Gelmini, e che la scuolasia anche il terreno dove si propon-gono chiarificazioni che riguarda-no tutti coloro che vivono la crisi,una crisi di cui la scuola è solo unodegli aspetti. Mi sembra, parlandocon alcuni di questi ragazzi, di av-vertire un nuovo dialogo tra loro e iloro genitori e fratelli maggiori, epersino un embrione di quella cheun tempo si chiamava coscienza diclasse. E non mi sembra poco. A sol-lecitare la loro adesione alla lotta ela loro sacrosanta rivolta c'è la pau-ra di un futuro che non promettenulla di buono, perché esso è gesti-to e diretto da una classe dirigenteladra ipocrita infida. C'è la richiestadi una chiarezza morale da esigereanzitutto da chi pretende di rappre-sentarli, ma anche da se stessi e daipropri simili e vicini. C'è poca ideo-logia, in loro, e comincia invece aesserci la volontà di immaginare, ilbisogno di ridiscutere di tutto, dinon farsi più ingannare dai"grandi" e dai loro amici, dalle lorocaste: di ricominciare a pensare conla propria testa e a partire dai pro-pri bisogni, i più evidenti come i piùprofondi. Sbaglierò, ma spero dinon sbagliare. v

Striscioni alla facoltà di Giurisprudenza della Sapienza di Roma

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«Vogliono inchiodarcialla logica della violenzaLi spiazzeremo ancora»Tra gli studenti che preparano le nuove manifestazioni«Non siamo soltanto un problema di ordine pubblico»

TONI JOP

[email protected]

Spiazzeremo ancora, cosìcome abbiamo sempre fat-to, loro, Maroni e Aleman-no, seguono schemi fissi,il movimento no, garanti-

to». Francesco, dottorando in Scien-ze Politiche, promette sorprese peril 22 dicembre. La strategia non è an-cora stata messa a punto, le assem-blee hanno ruminato riflessioni suquel che è accaduto il 14 dicembrequando le immagini delle auto datealle fiamme e i pestaggi ai danni dialcuni agenti hanno scippato titoli esoggettività a una manifestazionedi decine di migliaia di ragazzi chelottavano e lottano perché non passiil ddl Gelmini. Alemanno ieri parla-va di zona rossa, Mantovano sugge-riva misure restrittive incostituzio-nali per mettere alla gogna il movi-mento, la tensione sale, si crimina-lizza la piazza a pochi giorni di di-stanza dalla prossima prova di forzaper impedire ciò che, secondo i mili-tanti dei collettivi, non verrà impedi-to, e cioè l'approvazione della distru-zione dell'università pubblica daparte di questo governo di destra.

Dice Francesca , ventiquattro an-ni, facoltà di Lettere della Sapienza:

«Stanno cercando di trasformare ildissenso in una questione di ordinepubblico, serve per stornare l'atten-zione dal loro fallimento politico esociale». Sì, ma auto e bancomat da-ti alle fiamme, poliziotti picchiatimentre sono a terra o alla guida diun automezzo cos'hanno a che vede-re con i vostri obiettivi politici? «Ve-de - risponde - quel che è successo il14 non ce lo aspettavamo, io nonme lo aspettavo. Ho provato a spie-garmelo tenendo a mente un conte-sto atroce: la notizia della fiducia algoverno conquistata a quel modo èstata una bomba, la manifestazionein quel momento è cambiata. E guar-di che io e tantissimi altri come medi fronte a quella violenza siamo ri-masti sbigottiti, ma eravamo noi,era la nostra rabbia. Eppure non honulla a che vedere con i pestaggi ocon gli incendi. Ho visto persone in-sospettabili ma che conosco applau-dire la camionetta in fiamme. Ma èpratica, la violenza, che non ci ap-

partiene, non è roba nostra, anzi.E non credo che il 22 assisteremoa qualcosa di simile, lo spero contutto il cuore, chiuderemo gli spa-zi a pratiche che non condividia-mo».

«La violenza del 14? Solo attimarginali- sostiene Alessia 23 an-ni, dei collettivi di Fisica della Sa-pienza - frutto di una rabbia trop-po a lungo accumulata, ma abbia-mo dimostrato di saper stare inpiazza in modo pacifico anche seper due anni non siamo stati ascol-tati». Ma non è vero, come si fa aconsiderare nulla il credito del mo-vimento e il rispetto politico e so-ciale, e la stessa fatica con cui ilgoverno sta arrivando al voto sulddl? Merito del movimento, manon ne tengono conto... «Non vo-glio dar fuoco e nessun bancomat,se è questo che vi interessa, anchese non mi sento di condannare unabitante di Terzigno se esasperatoha acceso quelle fiamme. Sì, cer-cheremo di riportare le cose alladimensione di lotta che ci compe-te, la nostra».

«Bella cultura questo governo -questo è Francesco, il dottorando- inquadra il movimento, la piaz-za, il dissenso, il conflitto come in-quadra uno stadio di calcio. Romacittà aperta, non fosse tragico, fa-rebbe ridere». D'accordo, ma il 22che accadrà, c'è una parte grandeed empatica del Paese angosciataal pensiero che il Movimento cadanella trappola del potere... «Vorreismentire questa angoscia, tornere-mo in piazza adottando modalitàopportune e intelligenti, non sare-mo dove ci aspettano, riflettiamosu questa nostra forza collettiva,non si temano escalation, prati-chiamo conflittualità, non violen-za anche se non ci infossiamo inun dibattito sulla dicotomia travio-lenza e non violenza». Chiamala di-cotomia: la non violenza è un pun-to politico forte, anzi è la forza, an-che di questo movimento. v

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a in concomitanza con il rush finale della controriforma Gelmini«A Roma faremo attenzione alle provocazioni»

i studenti tornano in strada,

«Ma radicalità non e violenza»Da oggi si ricomincia. Con la Ri-forma Gelmini che torna al Se-nato per l'approvazione defini-tiva, gli studenti tornano inpiazza e promettono nuove ini-ziative. Da oggi fino a mercole-dì, giorno del voto finale.

TONI JOP

ROMA

Ce n'est qu'un debout: da oggi siricomincia. Assemblee in tutto ilpaese per decidere tempi e formedi lotta da opporre alla scadenzadel voto sul ddl Gelmini, in vistadella giornata di mobilitazione del22 dicembre, a tre giorni da Nata-le. «Sarebbe stato difficile - spiegaClaudio Riccio, portavoce naziona-le del Link - ripetere l'exploit del14 quando siamo riusciti a compor-re una iniziativa nazionale a Ro-ma. Ma saremo tanti comunque, intutte le città».

Nessun passo indietro e paroled'ordine che intonano e prometto-no una radicalità che non ha nientea che vedere con la violenza. Ga-sparri ieri ha suggerito nostalgicola detenzione preventiva per le"teste calde". «Non ci spaventa Ga-sparri, ma il paese ha il diritto ditemere da chi come lui predica unacultura politica autoritaria - com-menta Riccio - dobbiamo attender-ci provocazioni forti da un sistemache accetta come normali quei ri-chiami ma sapremo riconoscerle erespingerle, non sottovalutino lanostra intelligenza».

L'ORIENTALE IN LOTTA

Teste calde? Piccola storia nella sto-ria: nell'Università della Sapienza,una delle più popolose del conti-nente, si sta consumando presso-ché nel silenzio il dramma di unafacoltà condannata all'estinzione.A Lingue orientali, un centinaio distudenti lotta da 22 giorni, l'occu-pazione più lunga di tutto il qua-

dro nazionale. Lì, cinque studentistanno mettendo in pratica da cin-que giorni lo sciopero della fame ementre conducono lezioni in piaz-za, invitano altri ad aderire a que-sta forma di lotta. È l'unica facoltànon in passivo di tutta l'Universitàromana, ma sarà chiusa in base adun calcolo numerico che se ha chefare con la ragioneria del mercato,non ha niente a che vedere con l'in-

«Non è lui che cispaventa, ma la suacultura autoritaria»

vestimento culturale nel nostro pa-ese. Difendono un corso di studi,non un affare, non un successo:più teste calde di così.

Par quindi di capire che il movi-mento articolerà la sua iniziativain una raffica di appuntamenti di-slocati in città diverse ma con mo-dalità che si annunciano sorpren-denti. Si parla di zona rossa, a Ro-ma e non solo, presa "d'assedio",

ma badando alle provocazioni e re-spingendo gli eccessi. "Quel che èaccaduto il 14 a Roma - spiega an-cora Claudio Riccio -ha scavalcatoil dibattito che era maturato nellenostre assemblee, sia chiaro, ci sia-mo trovati dentro qualche cosache non avevamo previsto». Ma an-che lui bolla come vecchio e sempli-cistico il dibattito su «violenza-nonviolenza» che si è aperto dopo gliscontri soprattutto sul fronte politi-co. A proposito: quale politica? «Leforze politiche di opposizione cihanno lasciato da soli - racconta ilresponsabile nazionale del Link - agestire la critica sociale radicale inun momento storico in cui il poteresi pone in termini violenti altro cheradicali. Ci interessa poco il dibatti-to che si è aperto in questi giornisulle alleanze, ci interessa inqua-drare degli obiettivi che hanno ache fare con i bisogni della scuola edella società nel suo insieme e sce-gliamo la linea di condotta che cisembra più efficace per raggiunger-li».

Sono molto più umani di granparte di questo Parlamento.v

Gli studenl i lom[mo iu strada,Ala Iadírtlila non e s iolenza

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Cari studenti capiscocontro cosa protestateMa non contro chiRiflessione pubblica di una studiosa che, donna, a 47 anni è professore ordinarioNelle nostre università una mosca bianca. Ecco cosa ha da dirci la sua esperienza

Filosofia teoreticatra Genova e Londra

Nicla Vassallo è nata nel 1963.Ha studiato filosofia all 'Universi-

tà di Genova e al King 's College Lon-don - University of London . Dal 2005è professore ordinario di Filosofia teo-retica nell 'ateneo genovese . Tra glistudi pubblicati , «Teorie della cono-scenza» e «Filosofia delle donne» edi-ti da Laterza . (www.niclavassallo.net)tato i professori ordinari donne? Mo-sche bianche, soprattutto se «giova-ni». Le pari opportunità, in un'univer-sità senza tempo, in un paese senzatempo? Non scherziamo. Una miagiornata tipo inizia all'alba sulla scri-vania e sulla scrivania termina in tar-da serata: in mezzo molto; il lusso:un'ora di palestra-vi risparmio i det-tagli, ma pronta a fornirli. Baroneio? Non so cosa significhi il quasi nul-lafacente, che guadagna fuor di mi-sura, delega docenza e ricerca a qual-che «anonimo» tiranneggiato, gesti-sce il potere e trama per esso, sguaz-za nelle varie parentopoli, promuo-ve qualche stupido nel timore di ve-nir messo in ombra, realizza coopta-zioni, snobba gli studenti, ha unascarsa/media produzione scientifi-ca, non si aggiorna, crea corsi e inse-gnamenti qui e là, propone e ricevelauree honoris causa, usa il compu-ter a mala pena, è supponente, indi-sponente, si dichiara innocente, raz-zola male, accarezza intrighi e politi-che, e così via.

Il barone chi è? Ovvio che il baro-ne non coincide necessariamente col

professore ordinario, mentre puòcoincidere col professore associato ecol ricercatore. Allora gli studentimanifestano anche contro i ricercato-ri. Ebbene sì, e dovrebbero farlo, per-ché alcuni ricercatori anziani, dotatidell'egoismo proprio dell'anziano,pretendono di diventare professori,nonostante curricula spesso inesi-stenti. Se la gerontocrazia vincerà,l'università tornerà a sbarrare le por-te ai giovani meritevoli, e lo stesso

L.Guarisce o patologizza?Razionalizzao è irrazionale?

, _'

Denaro e conoscenzaÈ questo il bivioper il nostro Paese

accadrà se a venire cooptati sarannoi soliti imparentati, portaborse, yes-men (o yeswomen), cari a chi detie-ne le redini del comando. La riformaGelmini vi collaborerà? Chissà. Con-tro essa non manifesto, non sciope-ro, non salgo sui tetti. Continuo adadoperarmi per l'università, la ricer-ca, la didattica, nonostante la leggen-da metropolitana voglia che il mio ca-

rico lavorativo settimanale non supe-ri le tre ore - invito chi vi crede a tra-scorrere con me un solo «perfectday». Non so se la riforma ci condur-rà definitivamente e irrimediabil-mente verso il baratro. I nostri ateneivengono di già considerati e classifi-cati piuttosto male in base agli stan-dard internazionali, non attraggonodocenti e studenti stranieri, invoglia-no i propri a fuggire all'estero, richia-mano i «cervelli», che non sempre ri-sultano tali, li maltrattano non appe-na valicano il confine. Come ogni ri-forma, conterrà qualcosa di buono,si proporrà di migliorare la situazio-ne, sebbene senza investire risorse,anzi. Una riforma che razionalizza edepatologizza? Chi? Che cosa? Op-pure una riforma irrazionale e pato-logica? Vedremo. Però, attenzione,considerati i recenti avvenimenti,non facciamo di ogni erba un fascio,evitiamo etiche e tuttologi, non ri-chiamiamoci a valori aleatori, non di-scettiamo di violenza senza compe-tenze in filosofia politica e scienze po-litiche, non difendiamo l'indifendibi-le. Se proprio vogliamo, ragioniamosu cosa comporta la zona rossa chesancisce lo strappo spietato del palaz-zo dalla piazza.

Chiediamoci cosa deve garantireun paese all'università, per non risul-tare l'uno lo specchio dell'altra, e vi-ceversa, per fare sì che le compraven-

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dite non riguardino la conoscenza.L'università deve essere posta nellecondizioni di svolgere la propria fun-zione formativa, attraverso corsi distudio sensati, attraverso la buona di-dattica e ricerca; dimostrarsi merite-vole per attestare ai giovani che il me-rito conta, non altro; assicurare pre-gio a lauree e titoli, dottorato di ricer-ca incluso; garantire a ogni giovanesapere e serietà, senza l'angoscia diun futuro che non ci sarà, senza la ne-cessità di trasformarsi in yesmen e ye-swomen, senza l'invidia per chi hascelto mestieri dai facili guadagni,senza la rabbia nei confronti del mala-to egoismo di molti potenti anziani.

Ragionare/indottrinare Questanostra università deve promettere atutti ragionamento (con la propria te-sta), non indottrinamento. L'univer-sità pubblica con le finanze pubbli-che, quella privata con quelle priva-te. Garanzie minime, quasi banali.Chissà. In questo paese senza tempo,ci troviamo di fronte a un bivio: il po-tere del denaro che tutto compra esvende, o il potere della conoscenzache nutre la mente e ci rende esseriumani? Una lettura per giovani e an-ziani: l'Apologia di Socrate. Chi nonl'ha presente, ha già scelto senza di-gnità, sempre che sappia sceglierechi non dispone delle conoscenzeper farlo.v