2010 - Sebastiano A. Patanè e Leda Moncalieri - Se ti fossi

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Leda Moncalieri & Sebastiano A. Patanè Se ti fossi… Catania 2010

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poesie, duetti

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Leda Moncalieri & Sebastiano A. Patanè

Se ti fossi…

Catania 2010

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©”Se ti fossi…”

di Leda Moncalieri e

Sebastiano A. Patanè

Catania/Torino 2010

per “Le vie poetiche”

collana “Controcanti”

proprietà artistica dei collage di

Federica Galetto

in copertina

"Sciogliere il ghiaccio"

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Controcanti

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Se ti fossi…

Catania/Torino 2010

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Angel Rose

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Se ti fossi…

Se ti fossi cielo, se ti stessi accanto clamore e silenzio

certo di registrare ogni sorriso ai bordi del cammino

nello scarso senso della corteccia rotta…

Piegami di venti e piene, di venti e turbini senza più istantanee

con i respiri larghi delle mareggiate, molla e sostegno

della mia incertezza, lato di lati inaccessibili. Se ti fossi stella

se ti fossi panca, su me conteresti i petali mostrandomi la scelta

sotto la piega esatta del delizioso seno Riempimi di spezie

l’alchemico disagio, prendi e trascina tutte le sentenze, lasciale nei fossi

dai fuoco alle persiane chiuse e sveglia -che è l’ora- ogni circostanza

C’era un rifugio sul colle del mio cuore e se ti fossi mare o se ti fossi cielo

li ti propagherei in successioni d’amoroso estendersi verso l’altra forma

Chiara è la curva della ricorrenza che torna e reclama tutte le distanze

quando al passaggio delle margherite si spezzano i gialli per dar posto alla

gloria

***

Cominceremo dalle forbici che

non trovo più da mesi, nonostante la perizia del conservarle in vista

pronte a troncare cime che esclamino eccedenze. Come noi, a eccedere

d’orgoglio le fratture, firme affrettate, ovunque capiti

sui gessi, sulle teste

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i chiodi, messi a sigillo ai piani superiori

Basterebbe una telefonata che mi corra incontro. E che ci fosse

Dio a rimettere le spalle, nei resti involontari

di quel vento. Non saremmo avanti abbastanza

o indietro, per incontrarlo? Prenderlo al braccio

tra la sabbia, come d’appartenersi

senza inclinazioni

***

Cominceremo dai materassi, avvezzi a mettere un’ombra

caffelatte e certe fioriture, come se dell’estate

non ci fosse nulla, ma rimanesse tutto il sudore

come aria cinta dai cancelli e un orticello

con gli universi in mano, mentre

un nero seppia annega autografi alle viole, ghirlande

di monete sui trapassi

Se tu mi fossi l’attraversamento, non avrei pesi, ma

ruote di pavone, dove il verbo piega, impenna

piume d'asfalto, nastri ricuciti sopra un amore senza dita

su morti, sui trionfi

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Il corpo distratto

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Ci fermeremo sulle punte dei coltelli prima di ogni censimento

sulle calme curve delle dalie dopo ogni accettazione e

sulle domeniche affrettate poi ci fermeremo, larghi di palme

e voci senza eco Lasciale nei porfidi

le piccole schermaglie della sera quando si estende il grigio

pianificando il buio e tu ed io sciolti nel grembo dell’unica ferita

per ricucirla dal suo interno, verso le tracce degli amanti

Fermiamoci sui calcoli mnemonici di tutti i compleanni

per ridere dei pianti, per piangere del tempo che ci ignora

da sotto i materassi, da sopra le vertigini del tatto, dalle grondaie

e dalle balconate e senza alcun riserbo gridiamo pure

quel - per cui noi –

***

Se mi fossi altrimenti, poggiato al grido delle siepi, quando innestano il

rosso

ai tornanti, così aperti, così dolci

Uno sbocciare blando

la solita chiesa, l’odore di rosolio

negli anelli

Ci fu la data

d’alfa e omega

i saluti,

di carne in carne, i figli

un ristoro

frugale

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L’attorno al medesimo braciere

carta stagnola, i fiori disossati -nero su nero- androgini

apparenti e lo stato delle sedie, all’erta tra

incroci e paglia, di racconti agli occhi

Ci sarà dunque amore, dietro i graniti rosa e una fotografia che chiude a

chiave

quel -noi, per cui

di noi, ci sarà amore, dopo i funerali?

***

Se si fosse rassegnata la meteora alle fiamme del silenzio

se si fosse rappreso quel sentire i vuoti lungo le corsie

la carne ferma nei solai nell’attendere curiosa le sinistre

luci del ritorno e se si fosse spenta la pausa dei baci

sarebbe allora nullo il vento che ci accosta

Racchiusi i sogni nelle contorte clausole delle cattedrali

cercando spazi negli specchi esauriti del ricordo

Ma se ti fossi vena e forma, se ti fossi alveo e secchiello

mi chiederesti spazio per rinforzare i bordi? o se ti fossi sangue

e cenere, ruscello e sabbia per castelli, se ti fossi amore

soccorreresti il giorno quando si fa scuro?

Vorrei un verso dopo i funerali

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La borsa

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livellamenti

Ah, le corsie, tutto quel disarmo unirsi come sposi, unirsi come baci

di cenere e cortecce ... legarsi come nodi a un’evasione

le cattedrali

da piazza in piazza che popola. d’azzurri, e vene, e di secchielli

le moltiplicazioni

a slegare le campane .. ..la notte ch’è sempre un tentativo di mani imprecise

petali di dalia. Senza badare a quanto, fu il giallo dell’agosto e l’acqua calda

sotto le lanterne

Oh, come ci sudava il cielo sulle labbra e tu

torre orfana di sabbia e di sculture sacre . e io

affresco, ogni salita, ogni terrazzamento

come uno stormo di inclinazioni, forme tonde e l’arco della schiena

apprendisti ...... infine

***

espansioni

Allarga il senso delle moltitudini fra ali e girasoli nella risacca aspra, alterna

alle campane quel cigolio di legni chiari segnali del purenoisogniamo

maschere e le cadenze delle vene contro la scelta

successiva i rintanati umori

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formano gli abissi, spezzano gli avori sopra i materassi e le

ringhiere sono furti

sono bende

sono mosche

sono fiumi senza ponti marmi

Girandole io voglio, mulini e sospensioni sugli altari… le vastità sui tetti e

piccole antennine sulla fronte.

esserti Danubio

La delicata piega delle cosce soffre lo scompiglio dell’abbraccio

quando ricade il sasso del mattino nell’uni-

co cerchietto.

Tengo in sospeso l’argine la mimica lo zenzero

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Indice

Se ti fossi...

[cominceremo dalle forbici...]

[ci fermeremo sulle punte...]

[se mi fossi, altrimenti...]

[se si fosse rassegnata...]

Livellamenti

Espansioni

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