2006 Un Nuovo Decreto Decurionale Di Luceria Del 327 d.C. (2)

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INDICE Edipuglia srl, via Dalmazia 22/b - 70050 Bari-S. Spirito tel. 080. 5333056-5333057 (fax) - http: //www.edipuglia.it - e-mail: [email protected] Premessa di M. Silvestrini, T. Spagnuolo Vigorita, G. Volpe Pubblicazioni di Francesco Grelle (fino a marzo 2006) Il conventus come forma di partecipazione alle attività giu- diziarie nelle città del mondo provinciale romano di Francesco Amarelli TPSulp. 80 (= Tab. Pomp. 47): un mandatum per epistulam (con ceir≈mbolon: Ulp. D. 4.9.1.3)? di Lucio Bove La carriera e la famiglia di M. Aedius M. f. Ba[lbus?], per commendationem Ti. Caesaris Augusti consul ab Senatu destinatus (riedizione di CIL IX 2341+2343 e 2342) di Giuseppe Camodeca Silla DHMOKRATWR di Luciano Canfora Curie, centurie ed ‘heredia’ di Luigi Capogrossi Colognesi Plurima litterulis signata sepulcra loquuntur. Prudenzio Per. XI, 1-22 e le iscrizioni della catacomba di s. Ippolito di Carlo Carletti Note su alcune iscrizioni di Luceria di Marcella Chelotti Pietro de Francisci e la Procedura civile di Franco Cipriani Idee di Roma fra IX e X secolo: il dittico di Rambona di Lellia Cracco Ruggini La storiografia dello Hakenkreuz. Il giudizio di Arnaldo Momigliano su Franz Altheim di Federico M. d’Ippolito Tre vicende esemplari: nuovi frammenti di storia romana nella Suda di Andrea Favuzzi Il console giudice nel De officio consulis di Ulpio Marcello. Note minime di Venanzia Giodice Sabbatelli Note su eccezione di dolo generale e abuso del diritto nelle vedute dei giuristi classici di Luigi Labruna Questioni aperte sul SC. de Cneo Pisone patre di Francesca Lamberti Concetto Marchesi, «studioso, maestro e risoluto uomo d’azione» di Domenico Lassandro Notae Tironianae e epigrafia dell’instrumentum: qualche osservazione di metodo di Daniele Manacorda I Neratii nel territorio lucerino: ancora una testimonianza di Vincenza Morizio Il vescovo siculo Evagrio (IV secolo) tra filologia e storia di Giorgio Otranto Frammento epigrafico da Urbs Salvia con il terzo e il quar- to consolato di Gaio Mario di Gianfranco Paci Storia locale dell’Italia romana. Nursia colonia antoniana? di Silvio Panciera Libertas e diritto delle genti: una lettura del discorso di Licinio Macro nelle Historiae di Sallustio di Mario Pani Un nuovo decreto decurionale di Luceria del 327 d.C. di Aniello Parma Q. Cic. Comm. pet. 14 di Luigi Piacente Plut. Con. praec. 34 (142E-143A) e i sèmata finwm≈na di Giunio Rizzelli La longi temporis praescriptio e lo statuto giuridico dei coloni di Pasquale Rosafio Danno non patrimoniale e legittimazione ad agire di Amalia Sicari Una dedica al Sole nella cattedrale di Bari di Marina Silvestrini L’incapacità nella legislazione religiosa tardoantica di Tullio Spagnuolo Vigorita Pap. 2 ‘def.’ D. 12. 6. 59: un’esegesi di Mario Talamanca Un’iscrizione sulle distribuzioni pubbliche di vino a Roma (CIL, VI, 1785 = 31931) di Domenico Vera Stibadium e convivium in una villa tardoantica (Faragola - Ascoli Satriano) di Giuliano Volpe

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Una nuova tabula patronatus da Larinum

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INDICE

Edipuglia srl, via Dalmazia 22/b - 70050 Bari-S. Spiritotel. 080. 5333056-5333057 (fax) - http: //www.edipuglia.it - e-mail: [email protected]

Premessa di M. Silvestrini, T. Spagnuolo Vigorita, G. Volpe

Pubblicazioni di Francesco Grelle (fino a marzo 2006)

Il conventus come forma di partecipazione alle attività giu-diziarie nelle città del mondo provinciale romano

di Francesco Amarelli

TPSulp. 80 (= Tab. Pomp. 47): un mandatum per epistulam(con ceir≈mbolon: Ulp. D. 4.9.1.3)?

di Lucio Bove

La carriera e la famiglia di M. Aedius M. f. Ba[lbus?], percommendationem Ti. Caesaris Augusti consul ab Senatudestinatus (riedizione di CIL IX 2341+2343 e 2342)

di Giuseppe Camodeca

Silla DHMOKRATWRdi Luciano Canfora

Curie, centurie ed ‘heredia’di Luigi Capogrossi Colognesi

Plurima litterulis signata sepulcra loquuntur. PrudenzioPer. XI, 1-22 e le iscrizioni della catacomba di s. Ippolito

di Carlo Carletti

Note su alcune iscrizioni di Luceriadi Marcella Chelotti

Pietro de Francisci e la Procedura civiledi Franco Cipriani

Idee di Roma fra IX e X secolo: il dittico di Rambonadi Lellia Cracco Ruggini

La storiografia dello Hakenkreuz. Il giudizio di ArnaldoMomigliano su Franz Altheim

di Federico M. d’Ippolito

Tre vicende esemplari: nuovi frammenti di storia romananella Suda

di Andrea Favuzzi

Il console giudice nel De officio consulis di Ulpio Marcello.Note minime

di Venanzia Giodice Sabbatelli

Note su eccezione di dolo generale e abuso del diritto nellevedute dei giuristi classici

di Luigi Labruna

Questioni aperte sul SC. de Cneo Pisone patredi Francesca Lamberti

Concetto Marchesi, «studioso, maestro e risoluto uomod’azione»

di Domenico Lassandro

Notae Tironianae e epigrafia dell’instrumentum: qualcheosservazione di metodo

di Daniele Manacorda

I Neratii nel territorio lucerino: ancora una testimonianzadi Vincenza Morizio

Il vescovo siculo Evagrio (IV secolo) tra filologia e storiadi Giorgio Otranto

Frammento epigrafico da Urbs Salvia con il terzo e il quar-to consolato di Gaio Mario

di Gianfranco Paci

Storia locale dell’Italia romana. Nursia colonia antoniana?di Silvio Panciera

Libertas e diritto delle genti: una lettura del discorso diLicinio Macro nelle Historiae di Sallustio

di Mario Pani

Un nuovo decreto decurionale di Luceria del 327 d.C.di Aniello Parma

Q. Cic. Comm. pet. 14di Luigi Piacente

Plut. Con. praec. 34 (142E-143A) e i sèmata finwm≈nadi Giunio Rizzelli

La longi temporis praescriptio e lo statuto giuridico deicoloni

di Pasquale Rosafio

Danno non patrimoniale e legittimazione ad agiredi Amalia Sicari

Una dedica al Sole nella cattedrale di Baridi Marina Silvestrini

L’incapacità nella legislazione religiosa tardoanticadi Tullio Spagnuolo Vigorita

Pap. 2 ‘def.’ D. 12. 6. 59: un’esegesidi Mario Talamanca

Un’iscrizione sulle distribuzioni pubbliche di vino a Roma(CIL, VI, 1785 = 31931)

di Domenico Vera

Stibadium e convivium in una villa tardoantica (Faragola -Ascoli Satriano)

di Giuliano Volpe

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Bari 2006

E S T R A T T O

STUDI IN ONORE DI FRANCESCO GRELLE

a cura diMarina Silvestrini, Tullio Spagnuolo Vigorita e Giuliano Volpe

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1 Mappa catast. f. 25, part.136.

2 Sulla posizione del luogodi rinvenimento a ridosso dellastrada che da Larinum conduce-va a Luceria e per altri ritrova-menti archeologici della zona v.De Felice E., 1994, 35-37.

3 Parma A., 2003, 1-4; Id.,2003 a; Id., 2003 b, in c.d.s.;Id., 2004, in c.d.s.

4 De Benedittis G. – Di NiroA. 2004, 1-14. La tabula è oggicustodita nel museo archeologi-co di Campobasso (inv. 55222).

5 Sulla coincidenza tra laresidenza abituale dell’onoratoe il luogo dove era esposta latabula patronatus v. HarmandL., 1957, 333 ss.; Gagé J.,1964, 417 ss.; MacMullen R.,1967, 114 ss. e 133.

6 La lastra bronzea ricompo-sta da tre frammenti contigui ecombacianti misura: h. cm. 55 x+29 x 0,4. Alt. lett.: cm. 0,8-1,5. Il campo epigrafico è rac-chiuso sui due lati conservati dauna cornice composta da unadoppia linea incisa di cui quellaesterna dritta e l’interna ondula-ta, nel cancorrente della cornicesono presenti rivetti in bronzoribattuti su fori passanti. Sulretro sono evidenti tracce deichiodi in bronzo che assicura-vano la tavola ad un supportoverosimilmente ligneo. Al cen-tro della cuspide principale vi èun foro passante ostruito da unframmento del chiodo in ferroche probabilmente la fissava aparete.

7 Si vedano ad esempio latabula offerta nel 325 d.C. dagliamiternini al patronus C. Sal-lius Pompeianus Sofronius ericavata da una lastra più gran-de che recava un’iscrizionepubblica precedente (AE. 1937,119 = AE. 1992, 385); o la stes-sa tabula patronatus di Lari-num che nel 344 riutilizza unalastra con un senatus consultumdel 19 d.C. (AE. 1992, 301); e

Nella primavera del 2003 furono recuperati da un privato e consegnati allaSoprintendenza archeologica del Molise tre frammenti combacianti di unalastra di bronzo con incisa la gran parte di un’iscrizione latina. Il rinvenimentoavvenne in località Piano della Candra, un territorio agricolo a poco più di 1Km. dal centro di Santa Croce di Magliano (CB), nei pressi della masseriaCalandrella 1, una zona appartenente al territorio dell’antica Larinum e postasul percorso della strada che, orientata a SE, la collegava con Luceria incro-ciando il tratturo Foggia - Celano 2. L’iscrizione, relativa ad una tabula patro-natus concessa dall’ordo di Luceria, aggiunge un nuovo interessante testo alcospicuo corpus dei decreta decurionum che chi scrive sta da tempo preparan-do 3. Del fortuito ritrovamento venne prontamente data notizia a stampa da G.De Benedittis e A. Di Niro che illustrarono, in un opuscolo edito dalla Soprin-tendenza archeologica, rispettivamente la tabula e l’area circostante il luogodel ritrovamento 4.

L’iscrizione tuttavia merita un riesame, non solo per qualche miglioramen-to di lettura, ma specialmente perché si può assegnare con precisione la datadel 23 maggio del 327 d.C. al processo verbale della seduta dell’ordo decurio-num di Luceria, riportato in estratto nella tabula, nella quale venne cooptatocome patronus della città un influente personaggio clarissimus ac consularisvir. Questi resta purtroppo anonimo per lo stato frammentario della lastraanche nella parte che ne recava il nome. L’iscrizione, come si legge nell’opu-scolo, fu trovata all’interno di un’ampia area cosparsa in superficie da mate-riale ceramico di età imperiale, comprese suspensurae, colonnine fittili e late-rizi che attestano la presenza di una villa rustica di notevole estensione conannessi impianti termali, verosimilmente appartenuta all’onorato della tabulapatronatus lucerina, il quale doveva avervi la sua residenza abituale secondoun uso in quel tempo abbastanza frequente fra i potentiores 5. È auspicabilepertanto l’avvio di approfondite indagini archeologiche nell’area, che possanoportare ad una migliore conoscenza delle vicende del sito e forse anche alrecupero dei frammenti ancora mancanti della tavola bronzea.

Dell’iscrizione, incisa su una lastra di forma rettangolare con marginesuperiore cuspidato e acroteri laterali di forma triangolare 6, si conserva pocopiù della metà destra. La superficie appare ampiamente corrosa e in numeroseparti manca addirittura qualche decimo di millimetro dell’antica superficie inbronzo; sulla superficie retrostante non sono visibili tracce di un precedenteimpiego, diversamente dai non pochi casi di età tardoantica, in cui si riscontrail riuso di lastre bronzee già iscritte 7. Manca tutta la parte sinistra, compro-mettendo non poco le possibilità di ricostruzione del testo.

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di Aniello Parma

così anche per la tabula offerta dalla colonia pestana nel 347 al patronus Aquilius Nestorius edincisa sul retro della tabula dedicata pochi anni prima nel 337 ad Aurelius Gentianus, anch’eglipatronus di Paestum (CIL X 477 = ILP 107).

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Aniello Parma

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8 Alcune gentilmente forni-temi dal De Benedittis, che quipubblicamente ringrazio, e altreeseguite a forte luce radente dachi scrive.

9 Sulle tabulae patronatustardoimperiali e le indicazioniincise nel loro fastigio, vd. Cha-stagnol A., 1995, 33-41, chestudia in particolare la presenzain alcune del chrisma cristiano,ritenendo che ciò si verificavasolo nell’esemplare solenne-mente consegnato al patronus,non in quello dell’archivio pub-blico.

10 CIL X 478 = ILP 108; VI1687 = ILMN I, 47; IX 259;AE. 1954, 27 = AE. 1989, 137= ILMN I, 589; AE. 1975, 367= Suppl.It., 2, 3. Sulla menzio-ne di signa nelle iscrizioni ono-rarie v. Kajanto I., 1966, 53 ss.;Chastagnol A., 1988, 38 ss.

11 Per un esempio si v. latabula, CIL VI 1687 = ILMN47 (con foto) per la cooptazionedel patrono di Hadrumetum nel321 d.C., che nel fastigio reca algenitivo il signum Populoniusdell’onorato Q. Aradius Vale-rius Proculus v.c.

12 CIL II 6023 = 6044, 353 =AE. 1962, 52; CIL IX 6078, 94;AE. 1961, 97; AE. 1984, 416;ILJug. 692. In particolare duebolli su tegola (AE. 1976,166b) con la dicitura HieracisActi, ritrovati in località Pezzedella Chiesa, nel territorio del-l’antica Teanum Apulum, nonmolto lontano dall’area di rin-venimento della tabula, porte-rebbero a supporre una produ-zione locale dei laterizi (unaltro proviene da Histonium)(Russi A., 1976, 127 s., cheperò intende il nome Actius enon Actus). Controversa attesta-zione di questo nome nel branodi Amm. Marc. 31.11.3, vd.PLRE I, 12. Sul cognomenActus v. Kajanto I., 1965, 349;si v. anche ThLL. I, 455.

13 Sulle acclamazioni nelmondo romano vd. RouechéCh., 1984, 182. Veyne P., 1976,350 n. 223. Hugoniot C., 2002,179 ss.

In base allo studio di numerose foto 8 e dopo un attento esame autoptico deldicembre 2004, il testo superstite, ordinato su 18 linee di estensione differen-te, può essere a mio avviso così restituito (vi appaiono solo le integrazionisicure ed evidenti; per le altre, che proporrò, argomentandole nel corso delcommento, rinvio alla fine del presente lavoro):

Acteb b(vac.)

[Fl. Const]a.ntio et Val Maximo coss[- - -]x. kal Iunias, Luceria

5 [- - -]A.ur Iulianus et Iunius Longinus[- - - c]u.n.c. to ordine conse[- - -]+ v f[- - -]e iugiter indifferen[- - -]is sui optinere ae

10 [- - -] praecipuorum maximo[- - - pat]rocinia sectatur publica[- - -] e.st quapropter censere[- - -]m. p.r.aedicabili viro[- - -]o clarissimo ac consulari viro

15 [- - - a]more erga ordinem civesq duci[- - -] tabulam patronatus aerae incisam placet[- - -]+tas nos patriamq nostram ut patronus[- - - fo]vere dignetur

Lin. 2: P I (DE BENEDITTIS-DI NIRO) - Lin. 5: il gentilizio del primo duoviro non è letto da DE

BENEDITTIS-DI NIRO. Lin. 6: unito ordine const (DE BENEDITTIS-DI NIRO) - Lin. 9 in f.: AT (DE

BENEDITTIS-DI NIRO) - Lin. 11: F incisa per errore e poi corretta in S. Lin. 12 in.: ST (DE BENEDIT-TIS-DI NIRO) - Lin. 13: [prae]?dicabili (DE BENEDITTIS-DI NIRO) - Lin. 15 in.: mor? (DE BENEDIT-TIS-DI NIRO) - Lin. 16 in.: N (DE BENEDITTIS-DI NIRO) - Lin. 17: patriamque (DE BENEDITTIS-DI

NIRO).

Le prime due linee, conformemente ad una pratica assai diffusa nelle iscri-zioni onorarie di età tarda, e in specie nelle tabulae patronatus 9, sono staccatedal resto del titulus ed evidenziate racchiudendole in un cerchio raggiato,simile ad una corona di alloro molto schematizzata, sormontata da una palmanel frontone cuspidato della lastra. Alla linea 1 nel vocativo Acte deve ricono-scersi il nome, o eventualmente il signum, del personaggio celebrato. Infatti diregola questi elementi onomastici isolati e messi in evidenza ad inizio dell’i-scrizione erano menzionati al vocativo come un’acclamazione di lode o diaugurio (ad esempio a Paestum nel 344: Helpidi, homo felix! Deus te ser-vet!) 10, o al genitivo sottintendendo il possesso del titulus 11. Il vocativo Acteindica per il nostro personaggio il cognomen Actus, che è invero assai raro; lesue attestazioni sono soltanto cinque e tutte concentrate nella piena età impe-riale 12.

La lin. 2 contiene un’acclamazione beneaugurante formulata in relazioneall’onore concesso 13; infatti i segni di lettere, due piccole aste verticali conminuti segni orizzontali sul margine inferiore, che ancora si vedono, sono da

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14 Secondo i quali (11) sipotrebbe “pensare ad un appel-lativo … del tipo p(ater) i(llu-stris) o altro”. Ma, a parte ognialtra considerazione, l’appella-tivo di illustris come segno didistinzione dei più alti gradidella carriera senatoria, viene inuso solo alcuni decenni dopol’età costantiniana del nostropatronus. La più antica attesta-zione dell’appellativo vir illu-stris in funzione di dignità è del23 marzo 363 d.C., usato per ilprefetto del pretorio Mamertino(CTh. 11. 30, 31 = CI. 12. 4, 1-2); il titolo sarà codificato solodieci anni più tardi, il 5 luglio372, con la legge di Valentinia-no I e Valente (CTh. 6. 7, 1; 9,1; 11, 1; 14, 1). Sul punto Piga-niol A., 1972, 280, 390. Chasta-gnol A., 1982, 176 s., ora trad.it. a cura Roda S., Chastagnol,1996, 35 s.

15 CIL VI 1686 = ILMN I,46 (con foto).

16 Le tabulae patronatus cheriportano in estratto il processoverbale di cooptazione della se-duta dell’ordo decurionum sonosolo l’ 1,5% del totale di questidocumenti a noi pervenuti. Al-tre tabulae patronatus in bronzocon epitomi dei decreta decu-rionum di cooptazione: CIL V5912; VI 1492, 29682, 31692 =ILMN I, 411, 39083; CIL IX 10,259, 2464, 3429; X 476, 477,478; XI 5127 = Suppl.It. 16, 4;AE. 1937, 119 = Suppl.It. 9, 85;AE. 1937, 121 = Suppl.It. 9, 85;AE. 1990, 211. Per una tipolo-gia delle tabulae patronatus v.Harmand L., 1957, 332 ss.; Ni-cols J., 1980, 536 (che però esa-mina documenti datati non oltrela seconda metà del III sec.d.C.). Sugli aspetti sociali esulla funzione politica del pa-tronus municipale si v. Har-mand, 1957, u.l.c.; Duthoy R.,1981, 295-305; Id., 1984, 145-156; e più di recente il volumecollettaneo a cura di Wallace-Hadrill A., 1989. Sul rapportopatronus – città cliente per il pe-riodo tardoantico v. EngesserF., 1957; Krause J.U., 1987.

17 Invece i primi editori, purdopo una specifica trattazionedel punto (De Benedittis-Di

leggere, dopo un attento esame autoptico, non P I, come suggerito dai primieditori 14, che sarebbe privo di confronti e non dà un senso plausibile, quantopiuttosto B B da sciogliersi in b(onis /ono) b(ene /enigno /ono), una formula diplauso assai frequente proprio in questo periodo. Si veda come esempio assaistringente la coeva tabula patronatus bronzea, di Q. Aradius Valerius Proculusv.c. del 322 d.C., che nella elegante corona lemniscata posta nel timpano recaappunto la medesima abbreviazione 15.

Le linn. 3-7 seguendo uno schema molto frequente nelle tabulae patrona-tus 16 riproducono il praescriptum del decreto; in esso è indicata la data in cuiavvenne la seduta dell’ordo con la menzione della coppia consolare, che varestituita con sicurezza 17 in quella di Flavius Constantius e Valerius Maximus,consoli ordinari nel 327 d.C. 18 L’assemblea si tenne in Luceria 19 verosimil-mente nella curia cittadina o nella basilica, edificio pubblico attestato nellacittà dauna in età tardoimperiale da un’iscrizione del 364-367 dell’epoca diValentiniano I e Valente (AE. 1988, 387 = 1991, 516), che ricorda la costru-zione a cura del corrector della provincia di un secretarium e tribunal perl’amministrazione della giustizia. Supponendo curia 20, resta spazio sufficienteper la menzione dell’appellativo, con cui di norma si distinguevano questi edi-fici pubblici, e che spesso risaliva ad imperatori o a privati munifici costrutto-ri del monumento (ad es. curia Caesarea (CIL X 476, del 337, Paestum),Aelia Augusta (CIL XIV 2795, del 140, Gabii), Ulpia (AE. 1931, 38 = 1966,607 = 1983, 998, del 144, Sala), Septimiana Augustea (AE. 1937, 119, del325, Amiternum), Safiniana (CIL IX 2655 = AE. 1999, 546 = 2001, 896,Antonino Pio, Aesernia), Torquata Vitrasiana (CIL X 4643, del II sec., Cales)ecc.) 21.

Il giorno della seduta deve essere stato il 23 maggio, ovvero il decimo gior-no antecedente le kalendae di giugno, poiché l’asta obliqua del numerale, par-zialmente visibile prima di kal(endas), non può essere che una X (meno proba-bile una V) per la sua forte inclinazione; oppure anche il 24, se si suppone l’in-

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Niro, 11), non sono riusciti ad identificarla; ritenendo anche in questo caso la trascrizione ‘pocofelice’ restano incerti su una doppia, invero confusa, indicazione: ‘Valerio e Massimiano, cheressero insieme il consolato tra il 298 d. C. ed il 305 d. C.’, oppure ‘probabilmente Constantius eMaximianus’, con rinvio a Degrassi A., 1952, 77.

18 Per i consoli v. Degrassi A., 1952, 77. PLRE. I, 225, n. 5; 590, n. 49.19 Su Luceria in età tardoantica v. D’Angela C., 1982, 587-600; Id., 1999, 85-94; Lippolis E.,

1999, 1-28, in part. per l’età tardoantica 18 ss.; Mazzei M., 2001, 15-50; Russi A., 1987, 39-55.Un’analisi complessiva delle strutture della città in Volpe G., 1996, 114 ss. Per una trattazionepiù generale si v. Garzetti A., 1973, 1950-2; Sirago V. 1980. Per l’epigrafia lucerina si v. conbibl. precedente Silvestrini M., 1999, 117-158, in part. 117-124. Chelotti M., 2001, 7-41. Chelot-ti M., 2004, 99-113. Infine da ult. la recentissima messa a punto di Silvestrini M., 2005, 22-30.

20 Dai 96 decreta decurionum rimasti nella documentazione epigrafica e da me raccolti risultache la curia è il luogo dove con maggior frequenza l’ordo si radunava (20 casi), seguita dallabasilica che ricorre 7 volte. Sull’esistenza di una basilica a Luceria nel IV sec. d.C. v. Russi A.,1987 (1991), 247-267; Id., 1991 a, 299-322, riprendendo l’articolo citato alla nota prec.; GrelleF., 1989, 115-123.

21 Se, come sembra (vd. infra), Luceria ottenne da Costantino il titolo di civitas Constantinia-na, si potrebbe proporre l’integrazione di curia Flavia, (cfr. il notissimo caso di Hispellum Fla-via Constans) che entrerebbe perfettamente nella lacuna. Ma il rapporto cronologico fra il decre-tum del 327 e la concessione del titolo imperiale alla colonia resta ignoto.

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22 Per altre attestazioni diIunii lucerini, tra cui un C.Iunius Atticus II vir quinq.,databile alla seconda metà delII- inizi del III sec., v. Silvestri-ni, 1999, 122 ss.

23 Così le norme relative allacompetenza dei magistrati citta-dini più elevati in grado sullaconvocazione e direzione del-l’assemblea decurionale cittadi-na dettate nelle leges municipa-les pervenuteci. Sul punto vd.Liebenam W., 1900, rist. 1967,226 ss.; Langhammer W., 1973,188 ss.

24 Allo stesso modo CIL VI29682 = ILMN 411 (III sec.) ein CIL X 4643 (II sec.). Piùspesso per rendere l’immaginedella presenza al completo del-l’ordo nei decreta si usa univer-si o anche frequentes: per qual-che esempio della stessa epocav. CIL IX 10, 3160; AE. 1992,385, 386. Sull’uso dell’aggetti-vo cunctus v. anche ThLL. IV,1401.

25 Esempi di cooptazionecon la presenza unitaria di ordoe populus: CIL VI 1691; IX2337; 2803; 3160; X 1702;1820; 3844; 4722; XI 5693;5694; XIV 4449; 4455. AE1913, 25; 1931, 36; 1968, 115;1972, 79; 1976, 141; 1991,514b; 1997, 453.

26 Camodeca G., 1980-81,123 s.

27 Su questo aspetto v. Har-ries J., 2003, 125-141. Sullapresenza e partecipazione delpopulus alla vita delle città tar-doantiche si v. Jones A.H.M.,1964, 722 ss., = Id., 1973, vol.II, 967 ss.; Lepelley Cl., 1979,59 ss.

28 Su questo punto v. Chasta-gnol, 1988, in part. 51 ss., sullevirtutes più frequentemente evi-denziate 54 ss. Una lettura delfenomeno in Christol M. eMagioncalda A., 1996, 25-42.Sullo stile retorico e magnilo-quente delle dediche onorarienel periodo tardoimperiale v.Salomies O., 1994, 76 ss.

29 Per l’avverbio iugiter,usato specialmente nel tardoimpero, v. ThLL., vol. VII.2,630 s.

tegrazione [I]X. L’ordo decurionum fu convocato, come di regola, dalla cop-pia di magistrati giusdicenti della colonia di Luceria, di cui si possono recupe-rare per intero i nomi, Aur(elius) Iulianus e Iunius Longinus, finora non atte-stati 22, che saranno stati duoviri o duoviri q(uin)q(uennales) 23.

La formula alla fine di lin. 7, v(erba) f(ecerunt), introduce, secondo lanorma, la relatio dei magistrati sull’ordine del giorno in discussione nell’as-semblea; la sigla è preceduta da un segno di lettera verticale, visibile sul mar-gine della frattura, che sembra tagliato da un tratto diagonale; ciò pare indica-re solo una H, da intendere con h(aec) v(erba) f(ecerunt).

La seduta si era svolta con la partecipazione dell’intero ordo. Infatti a lin.6, scorgendosi ancora le tracce di una N e di una C sul margine della frattura,si deve integrare sicuramente cuncto, mentre alla fine della linea, conse- nonpuò essere restituito altrimenti che in consentiente; il contesto della frase fa sìche risulti esclusa l’integrazione consensu. Ciò lascia intendere come qui sivolesse sottolineare in modo enfatico che la proposta dei duoviri era stata fattadietro sollecitazione unanime dell’intero ordo decurionum 24.

Diversamente da altre tabulae patronatus non pare quindi menzionato l’in-tervento del populus alla proposta di cooptazione del patrono 25. Il più dellevolte si trattava però di una partecipazione solo formale del populus espressaattraverso acclamazioni, fatte in genere nei luoghi di spettacolo; si vedano adesempio le iscrizioni prese in esame nelle ricerche di G. Camodeca per Puteo-li tardoantica 26, da esse appare come il populus (finanche in sue partizioni diquartiere, regiones) poteva deliberare l’elevazione di statue e scegliersi deipatroni. Esemplari in tal senso due tabulae patronatus di Paestum (CIL X 478= ILP 108 e AE. 1990, 211) del 344 e 347, in cui sono solo i cives ad agire:cum cibes frequentes coloniae Paestanorum coegissent (o risp. in uno adfuis-sent, consilioque habito), berba fecerunt 27.

Seguono, nelle linee 8 - 11, diverse locuzioni tipiche dello stile delle iscri-zioni onorarie di età tardo imperiale, enfatiche ed ampollose, finalizzate all’e-saltazione delle virtù del personaggio 28, o termini fino ad allora desueti comead es. l’avverbio iugiter 29. Sebbene non credo possibile ricostruirle puntual-mente, pure sembrano a mio parere alludere, per il chiaro riferimento ai patro-cinia publica 30 e ai praecipui et maximi viri, con un evidente richiamo all’or-dine senatorio cui apparteneva l’onorato, alle attese che la città di Luceriariponeva nella cooptazione del nuovo patronus 31.

Purtroppo lo stato frammentario della tabula non ci consente di desumerese il nostro personaggio fosse nativo di Luceria, quale discendente da influen-ti famiglie cittadine, come espressamente si mette in evidenza in altre tabulaepatronatus 32, oppure se fosse legato alla città soltanto da proprietà o interessi

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30 Su quest’aspetto v. Nicols J., 1988, 201-217.31 Per un confronto v. le altre tabulae patronatus datate tra III e IV sec. d.C.: CIL VI 29682 a-

c = ILMN. I, 411; IX 10, 259, 2464, 3429; X 476 = ILP 106, 477 = ILP 107, 478 = ILP 108; AE.1937, 119, 121; 1990, 211.

32 Sul punto v. Duthoy R., 1984, 23-48; sulla possibile determinazione dell’origine dei patronimunicipali dalle formule generalmente usate per i patroni v. in part. 26 ss. Alcuni esempi di IVsec. in AE. 1937, 119 = 1992, 385 = Suppl.It. 9, 90 ss. (Amiternum, 325 d.C.). AE. 1937, 121 =1992, 386 = Suppl.It. 9, 87 ss. (Amiternum, 335 d.C.). AE. 1990, 211 = 1995, 74 (Paestum, 347

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d.C.). AE. 1992, 301 (Larinum,344 d.C.). CIL IX 1568 (Bene-ventum, 379-80 d.C.). CIL IX1682-83 (Beneventum, 393-396d.C.). CIL IX 1684 (Beneven-tum, IV sec. d.C.).

33 Su cui vd. De Felice,1994, l.c.

34 Dalla stessa località pro-viene anche CIL IX 6083, 48con l’attestazione di un servusactor che gestiva i poderi di unaAemilia C. f. Caricla. Per unalettura del territorio v. De Bene-dittis G., 1987, 516-521; VolpeG., 1990; Id., 1993, 133-141;Chelotti M. 1997, 7-30; AlvisiG., 1970.

35 Sul formulario usato nelleiscrizioni di patroni di età tardavd. Neri V., 1981, 175-201;Krause J.U., 1987, 1-80; Buo-nocore M., 1992, 19-25.

36 Favorevoli a ritenere leformule ab origine ed origina-lis nell’accezione relativa all’o-rigine locale e ad una possibileforma ereditaria del patronatocittadino e di comunità si v.Harmand L., 1957, 299.Arnheim M.T.W., 1972, 156.Chastagnol A., 1982, 277 s.Krause J.U., 1987 cit. a nt. pre-cedente, 4 s. e ntt. 10-11, ilquale ritiene che le suddettelocuzioni siano un uso caratteri-stico delle tabulae dell’Italiameridionale, se non esclusivedella Campania. La tesi è con-divisa anche da Chausson F.,2004, 71-120, in part. 82 ss. e86 s. Contrario a questa inter-pretazione Ausbüttell F., 1989,40 s., il quale ritiene che questeespressioni siano utilizzate soloper vantare l’appartenenza delpatronus ad una gens influente.

37 Si ricordi che in questoperiodo aumenta notevolmenteil numero di patroni municipalidi rango senatorio rispettoall’età precedente; certamentel’incremento tiene conto delprogressivo svilimento ed evo-luzione della carriera pubblicache proprio in questo periodovede un decisivo riassetto. Sulpunto v. Chastagnol, 1988, 172ss. Arnheim, 1972 cit., 49 ss.Navarro F.J., 1997, 255-293.Non mancano tuttavia, anche sein numero esiguo, fra IV e V

locali, ovvero da vincoli di altra natura. Certo il rinvenimento della tabulabronzea, a lui offerta dall’ordo di Luceria, nel territorio della finitima Larinum(nei pressi di S. Croce di Magliano, non distante dalla strada che collegava ledue città) 33, in una località caratterizzata, come in antico, da un paesaggioagrario con proprietà agricole sparse in aree scarsamente abitate e tradizional-mente vocate alle colture di cereali 34, fortemente suggerisce l’ipotesi che quidoveva sorgere la sua villa residenziale, inserita in un’ampia ed importanteproprietà fondiaria, dove il clarissimus aveva ricevuto la tabula dai Lucerini.Al momento però l’indagine archeologica, ancora di superficie, non sembraaver individuato resti di costruzioni di età tardoimperiale.

Invero, da un’esame attento del formulario presente nei testi relativi allaconcessione di patrocinium da parte di città o comunità 35, non sembra potersirilevare un modello valido per tutti i casi e anche se viene talvolta, in partico-lare in quelle di età tarda, menzionata l’espressione patronus ab origine, origi-nalis non è sempre possibile ritenere sicuro un ereditario legame familiare o ladiscendenza locale del personaggio onorato 36; del resto, specie nel periodotardoimperiale il patrono veniva in primo luogo scelto fra personaggi apparte-nenti ai ceti più eminenti 37, sia per le sue considerevoli risorse economiche,sia per la sua personale influenza a corte e vicinanza all’imperatore 38, in mododa essere un efficace tramite tra i bisogni della città che lo aveva cooptato e ilpotere centrale 39. Un chiaro esempio di quanto detto è nella decisione presa daValentiniano nel 364 d.C. (CTh. 12.1.68) per metter fine ad un violento con-trasto, quasi certamente provocato da un’eccessiva esazione fiscale, generato-si tra il consularis Campaniae di quel periodo, che doveva aver agito senza ladovuta autorizzazione imperiale, e la curia di Abellinum che vide accettate lesue ragioni verosimilmente grazie al risolutivo intervento di un suo patronuscittadino 40.

La sententia del nostro decretum, riportata nelle linn. 12 e seguenti, è intro-dotta dalla locuzione quapropter che funge da congiunzione di coordinazionecon quanto precede ed esprime il motivo della decisione presa dall’assembleacittadina: quapropter censere… 41; in un simile contesto il verbo est che prece-de, potrebbe verosimilmente intendersi come optimum est 42, a conclusione

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Un nuovo decreto decurionale di Luceria del 327 d.C.

secolo patroni scelti fra gli esponenti dei gruppi dirigenti locali che esercitano un’influenza limi-tata al ristretto ambito cittadino come testimoniano anche i loro appellativi onorifici. Su questopunto si vedano per la regio secunda le argomentazioni di Grelle F., 1994a, 154 s.

38 Da non prendere in considerazione l’ipotesi di una indicazione imperiale, anche solo occa-sionale, nella scelta dei personaggi da cooptare come patroni cittadini, avanzata da Nicols J.,1978, 429-432, riportata ancora come valida da Chausson 2004, ma già giustamente criticata daEck W., 1979, 489-494, in quanto l’intervento imperiale si riferiva in realtà ad altre funzioniricoperte dal patrono.

39 Come esempio di questo stretto rapporto si vedano i patroni di Puteoli tardoantica studiatida Camodeca G., 1980-81, 100 ss., dove si ritrovano personalità fra le più prestigiose dell’aristo-crazia senatoria del tempo, e personaggi locali, membri di spicco, dell’élite cittadina.

40 Su questo v. più diffusamente Camodeca G., 1996, 186.41 Quapropter è usato con identica funzione di congiunzione coordinativa con quanto precede

in due decreta decurionum da Paestum relativi alla cooptazione di patroni cittadini: CIL X 476 =ILP 106 (del 337 d.C.) e CIL X 477 = ILP 107 (del 347 d.C.).

42 Anche questa espressione si trova in uguale contesto nei già citati decreta decurionumpestani della nota prec.

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43 Sull’attributo praedicabi-lis riferito a clarissimi viri dietà costantiniana v. ThLL., vol.X.2, 541 s.

44 A tal proposito si vedanogli esempi offerti da altri decre-ti di cooptazione di patroni:CIL IX 3429 (242 d.C., Peltui-num), CIL IX 3160 = Suppl.It.3, 1987, 114 (metà IV sec. d.C.,Peltuinum), AE. 1990, 211(347 d.C., Paestum).

45 Sul punto v. Eck W.,1980, 283-322. Duthoy R.,1984-1986, 121 ss. Id., art. cit.,27 ss.

46 Per la diffusione del nomeActius usato nel mondo romanosia da personaggi di estrazioneservile che di rango senatoriov., Solin H., 2003, 617-618.

47 Si sarebbero potuti richia-mare Cn. Papirius Actius, sena-tore del tardo III sec. (PIR2 P106), o il contemporaneo sena-tore abellinate C. Arrius Spe-dius Actianus (PIR2 A 1110) sulquale v. Camodeca G., 1982, 2,120; Id., 1996, 186 s.

48 Sull’appellativo clarissi-mus e sul suo uso in generale v.Hirschfeld O., 1901, 580 ss. =1913, 647 ss. Più di recente unaggiornamento bibliografico inRaepsaet-Charlier M.Th., 1987,6-7.

49 Si veda a questo propositoC.I., 9.41.11 nella quale MarcoAurelio enuncia attraverso gliappellativi di egregius, perfec-tissimus ed eminentissimus lagerarchia delle cariche riservateai componenti dell’ordine eque-stre e di conseguenza separaquelle dell’ordine senatorio. Sulpunto si v. Chastagnol A.,1992, 171 ss.

50 Sul punto v. Pflaum H.G.,1970, 161 ss.

51 Sulla carriera senatoria nelperiodo del tardo principato v.Christol M., 1986, 90 ss. per ilperiodo successivo del tardoimpero v. in generale ArnheimM.T.W., 1972, 8 ss. e 49 ss.;più in particolare v. ChristolM., 1982, 144 ss. ChastagnolA., 1988, 168 ss.

52 Sulle modalità di accessoal Senato in quest’epoca v.Chastagnol A., 1970, 187-206.

della frase dove, a quanto sembra, si afferma essere ottima cosa per una comu-nità cittadina ricercare (sectatur) i patrocinia publica di alti e potenti perso-naggi (i praecipui et maximi viri). E pertanto (quapropter) l’ordo di Luceriasceglie un eminente senatore, praedicabilis vir 43, come patronus. Seguendo lastruttura espositiva del testo della tabula, solo all’inizio della linea 13 e dellalin. 15 può essere menzionata l’offerta del patronato cittadino (patrona-tus….offerri….) fatta dalla colonia lucerina 44.

La linea 14, come mostra il vacuum a fine della lin. 13, era chiaramenteriservata all’onomastica e ai titoli di rango del patronus. Purtroppo non rimaneche l’ultima lettera O del cognomen che si potrebbe restituire in Actus grazieall’acclamazione d’augurio col vocativo Acte incisa nella corona laureata nelfastigio della tabula; inoltre la designazione del suo rango, clarissimus acconsularis vir, costituisce una preziosa informazione perché ci fa conoscere unnuovo senatore tardo imperiale come patronus di città 45. Non sembra peròpossibile identificarlo dal momento che nessun senatore con cognomen Actusè finora noto; diverso sarebbe stato il discorso se il suo nome fosse statoActius 46, che è noto per senatori del tardo impero 47, ma il vocativo Acte del-l’acclamazione alla lin. 1 lo esclude decisamente.

L’appellativo di clarissimus nelle epigrafi onorarie fu usato in generale,come è noto, per identificare i membri dell’ordine senatorio fin dalla metà delI sec. d.C. 48, soltanto più tardi esso assunse il valore di specifico titolo dirango, con un riconoscimento ufficiale a partire da Marco Aurelio 49 che in talmodo intendeva distinguere coloro che ricoprivano i maggiori incarichi dellaorganizzazione amministrativa imperiale. L’espressione consularis, invece, giàper tempo fu impiegata anche epigraficamente per indicare chi avesse rivestitoil consolato (ordinario o suffetto che fosse); più tardi indicò anche coloro cheavevano ricevuto solo il privilegio degli ornamenta consularia e ricoprivanouffici propri degli ex-consoli 50. Ma all’epoca del decretum lucerino in esame,cioè in epoca costantiniana, la sola titolatura di consularis non è più sufficientea dimostrare l’importanza della carriera senatoria percorsa, perché le riformeintercorse fra Gallieno e Diocleziano avevano comportato l’inflazione e lo svi-limento del consolato suffetto, cui ormai si perveniva ad inizio di carriera dopoaver ricoperto solo la questura e la pretura 51. Pertanto con questo titolo sipotrebbe anche indicare semplicemente un giovane senatore ai primi gradinidel cursus 52, che non aveva ancora ottenuto reali cariche senatorie 53, oppure unhonoratus clarissimus che si accontentava del solo titolo 54, mediante il qualegli era assicurata una posizione di privilegio, e l’esonero dagli oneri e liturgiecuriali, nonché grande prestigio locale.

Questi personaggi, forti dell’alta posizione sociale raggiunta e dei vantaggi

53 Su questa problematica v. Pflaum H.G., 1970, 168 ss., spec. a pag. 174 s. con un elenco diattestazioni epigrafiche di viri clarissimi et consulares senza altre specificazioni di carriera chequi si aggiorna: Aur. Antistius [- - -], CIL X 1794 = Puteoli IV-V, 1980-81, 113 s. (Puteoli, fineIII inizi IV); Libonius Severus, AE. 1984, 759 (Scupi, metà-fine III); L. Volusius Bassus CerealisCurnius, IRT 543-544 (Leptis, fine III – IV). Cfr. anche Lepelley Cl., 1992, I, 256 ss.

54 Sugli honorati clarissimi v. Lepelley Cl., 1922, I, 256-260 e 266-274. Chastagnol A., 1982a, 172 s.

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55 Si veda l’esempio di C.Sallius Sophronius Pompeianusv. p., patronus di Amiternum(AE. 1937, 119 = Suppl.It., 9,34) che dopo essere divenutopatrono di Amiternum nel 325ascende rapidamente al perfet-tissimato e circa dieci annidopo è cooptato quale patronoda altre importanti città dellaregione (AE. 1937, 120 =Suppl.It., 9, 35). Sulla grandeinfluenza che simili personaggiavevano sulle comunità cittadi-ne loro clienti v. Christol M. -Magioncalda A., 1996, 25 ss.Camodeca, 1980-81, 114.

56 La locuzione all’iniziodella lin. 15 trova un precisoconfronto in un decreto diCales: pro eius erga nos amore(CIL X 4643, II sec. d.C.).

57 Alcuni esempi: CIL VI1492; IX 259; AE. 1937, 120 =AE. 1992, 385; AE. 1937, 121= AE. 1992, 386. Di grandeinteresse per la conoscenza diquesta prassi è il titulus incisosulle facce di una base onorariada Lanuvium (AE. 1998, 282)dedicata nel 228 d.C. a C. Ser-vilius Diodorus v.e., nominatopatronus del locale collegio deidendrofori; nell’iscrizione inci-sa sulla faccia sinistra dellabase sono ben descritti i diversipassaggi di redazione e conse-gna della copia bronzea di tabu-la patronatus offerta da duedelegati del collegio all’onora-to. Sul punto v. Nonnis D.,1995-1996, 247 ss.

58 AE. 1937, 121 = Suppl.It.,9, 85. Su aedes v. ThLL., vol. I,907-916. Diversamente domusè in genere nei decreta usato inriferimento alla casata delpatronus v. ThLL., vol. V.1,1949 ss.

59 Sul punto v. CamodecaG., 2003, 141.

60 In particolare quest’ultimeespressioni trovano nei decretipestani (CIL X 476 = ILP 106(del 337 d.C.); X 477 = ILP 107(del 347 d.C.) e X 478 = ILP108 (del 344 d.C.) uno stringen-te confronto utile per una lororestituzione.

61 Sabbatini Tumolesi P.,1990, 246 ss., ritiene che deldecreto di cooptazione del

che ne derivavano, esercitarono nelle loro regioni un indiscusso potere, anchese circoscritto all’ambito locale 55.

Generalmente dopo la motivazione della delibera, qui espressa nella frase‘[offerri pro eius a]more erga ordinem civesque’ 56, seguono, in questo tipo didocumenti, le diverse indicazioni sulla realizzazione della tabula, sulle moda-lità di consegna, e qualche volta anche il nome o la qualifica di chi consegna-va l’onorificenza a nome di tutta la città 57. Si riferisce senz’altro alla consegnadella tabula il ‘duci’ alla fine di lin. 15: la lastra di bronzo doveva essere por-tata a casa del patrono, così ad esempio nel già citato decretum di Amiternumper la cooptazione del patronus Sallius Sofronius Iunior, si trova …in aedibussuis…’ 58; mentre nella tabula patronatus di Fl(avius) Successus, sono i viriprincipales ad offrire la tabula al patrono (CIL IX 259, Genusia); infine neldecreto di Ferentinum sono due delegati dall’ordo a portare la tabula (CIL VI1492). Si può quindi supporre che la lin. 16 si aprisse con l’indicazione dicoloro che materialmente avrebbero offerto la copia bronzea del decreto alnuovo patrono: ‘a II viris (/a legatis)’, oppure più genericamente con l’indica-zione del luogo ove portarla, ad esempio: ‘in aedes eius’.

Così di seguito la proposizione ‘tabulam patronatus aere incisam placet’,assai frequente nelle iscrizioni di questo genere, secondo un uso proprio delperiodo definisce l’oggetto che esprimerà, con una metonimia, la dignitas dipatronus dell’onorato 59.

Allo stesso modo le frasi di chiusura, ‘[- - -]tas nos patriamq(ue) nostramut patronus/[- - - fo]vere dignetur’ 60, manifestano tutto il compiacimento chel’ordo e i cittadini di Luceria hanno nell’offrire la copia 61, incisa nel bronzo,del decreto di cooptazione al nuovo patrono cittadino affinché egli, tenendolaesposta nella sua casa, non dimentichi di sostenerli con la massima generositàin futuro 62.

Da quanto detto, appare chiara l’importanza e l’interesse che questo nuovodocumento riveste per la storia di Luceria nella prima metà del IV sec. d.C. Lacittà proprio in età costantiniana sembra godere di una particolare ripresa dellavita pubblica 63, ricevendo cure ed attenzioni dal governo imperiale; forse sipuò ora aggiungere, anche grazie all’attività di questo suo nuovo patrono cla-rissimus ac consularis vir. La colonia lucerina, in questo periodo assume unanotevole rilevanza distrettuale nell’organizzazione amministrativa della regio-ne 64, assai verosimilmente come sembra, prende ora il nome di ‘Civitas Con-

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patrono, già trascritto nel commentarius cotidianus municipii per il tabularium, venissero realiz-zati due estratti incisi su bronzo: uno da esporre in un’area pubblica, forse proprio nella curia,l’altro da offrire solennemente al patronus.

62 In proposito v. Giardina A., 1988, 74 ss.63 Sul punto v. Grelle F., 1994, 29.64 Per questo aspetto si ricordino sia l’iscrizione onoraria lucerina (AE. 1983, 247) dedicata al-

cuni anni prima di questa tabula patronatus a M. Aurelius Consius Quartus vir clarissimus, cor-rector Apuliae et Calabriae tra il 317 e il 324 per i benefici ricevuti nell’ambito della sua attivitàamministrativa (sul punto v. Grelle, 1994, 29; Cecconi G.A., 1998, 178; più specificamente Che-lotti M.- Mennella G., 1994, 167 ss.), sia quella di qualche decennio dopo, dell’età di ValentinianoI (AE. 1988, 387 = 1991, 516), che richiama la costruzione di edifici da destinare allo svolgimentodi un’attività giudiziaria del governo provinciale (v. Grelle F., 1989, 115 ss.).

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65 Per la probabile attestazio-ne della nuova denominazionedella città v. CIL IX 801, a talproposito si veda il già ricordatoe più noto esempio di Hispelluma cui nel 335 Costantino con-cesse, con rescritto, di chiamar-si Flavia Constans, CIL XI5265 = AE. 2001, 926; sul pun-to v. Grünewald Th., 1990, 152s. Potrebbe forse essere ricon-dotto a questo rapporto specialeanche l’atto di omaggio alla di-nastia dei costantinidi in CIL IX791, una dedica posta dal popu-lus lucerino nel sett. 337-340 aitre Augusti, figli di Costantino,ascesi al potere dopo la mortedel padre.

66 Va ad aggiungersi al nutri-to elenco dei patroni di cittàdella regio II, per cui v. ora Fol-cando E., 1994, 51 ss.; Grelle,1994 a, 139-158.

67 Sul punto v. la lettura divan Sickle C.E., 1938, 9-18; e leconclusioni di Liebeschuetz W.,1992, 1-49; Lepelley C., 1992,50-76; Sot M., 1996, 356 s.

68 Per le manifestazioni dievergetismo in questo periodov. Harmand L., 1957, 287 ss.;354-385. Krause, J.U., 1987 a,14 ss.; Id. 1987, 70 s. Ausbüt-tell F., 1989, 44. Per un elencodelle epigrafi relative ad atti dievergetismo nelle città dell’Ita-lia tardoantica v. Cecconi G.A.,1994, 229 ss.

69 Hahn I., 1968, 261 ss.Nicols J., XCVI, 1979, 303 ss.Krause J.U., 1987, 73 ss.

70 Sui munera cittadini inquesto periodo v. Bruschi Ch.,1984, 1311 ss., con bibl. Più direcente sul significato deimunera civilia v. Grelle F.,1999, 137-153, in part. 147 ss.Sulle attese delle città nei con-fronti dei patroni v. in generaleSmith R.B.E., 1989, 142-166.

stantiniana’ 65. La tabula patronatus facendoci conoscere un nuovo patronosenatorio della città 66, si inquadra in quel complesso rapporto fra potere cen-trale ed esigenze politico-economiche delle città minori, cruciale in questoperiodo storico, quando il ricorso all’aiuto di questi autorevoli personaggifaceva sperare alle indebolite amministrazioni cittadine di poter affrontare esuperare difficoltà crescenti67.

Il confronto con altre tabulae patronatus coeve provenienti da città italianeci consente di prospettare una possibile ricostruzione della parte lacunosa deltesto proponendo alcune integrazioni che si ritengono verosimili e sono adogni modo exempli causa:

Acteb(onis) b(ene)

[Fl(avio) Const]antio et Val(erio) Maximo co(n)s(ulibu)s(vac.?) [I?]X kal(endas) iunias, Luceria

5 [in curia - - -] Aur(elius) Iulianus et Iunius Longinus[ii viri qq c]uncto ordine conse

(vac.?) [ntiente] h(aec) v(erba) f(ecerunt)[ - - -]e iugiter indifferen[- - -]is sui optinere ae

10 [- - -] praecipuorum maximo[rumq(ue) virorum pat]rocinia sectatur publica[- - - optimum] est. Quapropter censere[patronatum ta]m praedicabili viro[- - - Act]o clarissimo ac consulari viro

15 [offerri ob eius a]more erga ordinem civesq(ue); duci[a II viris] tabulam patronatus aere incisam placet[ut sua benigni /auctori?]tas nos patriamq(ue) nostram ut patronus[in omnibus fo]vere dignetur

Il senatore, probabilmente legato da relazioni familiari o da interessi eco-nomici a Luceria, di certo doveva già essersi reso benemerito nei confrontidella città (pro eius amore erga ordinem civesque) 68, di cui doveva aver difesogli interessi grazie al suo alto grado sociale 69, e quindi faceva ben sperare cheavrebbe ancor più largamente provveduto alle crescenti necessità della colonialucerina (nos patriamq(ue) nostram ut patronus in omnibus fovere dignetur) 70

dopo che questa aveva deciso di onorarlo solennemente con la concessionedel patronato cittadino.

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