2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali...

39
KAIRÓS Dio mio, perché? Anno V n. 6 Marzo 2003 Sommario Editoriale 2 La Parola 4 Dio mio, perché? Severino Pagani La Tradizione 10 Li amò sino alla fine Giuseppe Angelini La Preghiera 21 Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni Krónos 34 Intercedere per la pace con creatività e tenacia Carlo Maria Martini Se cerchi un libro 38 Appuntamenti del mese 39

Transcript of 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali...

Page 1: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

KAIRÓS Dio mio, perché?

Anno V n. 6 Marzo 2003

Sommario Editoriale 2 La Parola 4 Dio mio, perché? Severino Pagani La Tradizione 10 Li amò sino alla fine Giuseppe Angelini La Preghiera 21 Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni Krónos 34 Intercedere per la pace con creatività e tenacia Carlo Maria Martini Se cerchi un libro 38 Appuntamenti del mese 39

Page 2: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós - Editoriale

2

EDITORIALE

Si giunge a possedere una scientia crucis

solo quando si sperimenta fino in fondo la croce. Di questo ero convinta fin dal primo istante,

perciò ho detto di cuore: «ave crux, spes unica».

Edith Stein

L’anno liturgico nel suo svolgersi offre un tempo particolarmente fecondo e propizio per disporsi con più vivo desiderio e con una ritrovata energia in ascolto della Parola. È il tempo della Quaresima, il tempo della conversione del cuore, il tempo per “credere al vangelo”. La parola della croce diventa il luogo in cui Gesù si rivela, parla al cuore e alla intelligenza di chi lo cerca, di chi ha il coraggio di sostare sotto la croce stessa: «Stavano presso la croce di Gesù…». Essere discepoli del Signore, desiderare di entrare o di permanere in questo stato, richiede il coraggio, l’audacia di questa sosta. Lasciamoci guidare dalle parole di don Giovanni Moioli che così descriveva “l’equivalenza” tra essere discepolo e condividere la croce.

«Non si è discepoli se non si dice di no a se stessi: questo significa condividere la croce per dire di sì a Dio, al suo volere, alla concezione della vita come dono di se stessi, vivendo come Gesù Cristo, diventando come lui, decidendo che il modo di essere uomini che ci appare in lui è il modo giusto, non soltanto in generale, ma per ciascuno di noi.

Essere discepoli e condividere la croce sono due cose equivalenti; il dire di no a se stessi perché si dice di sì a Dio è una specie di croce, ci fa vivere in un certo modo, ma facendoci anche morire. Certo non è la morte fisica, ma uno ha l'impressione che muoia qualcosa o qualcuno dentro di lui, soprattutto in certi momenti, quando si è di fronte a una decisione importante.

L'essere discepoli ci fa dunque vivere in un modo che, portato alle estreme conseguenze, è quello che ci appare nel Crocifisso: sono le due dimensioni dell'abbandono fiducioso in Dio e della dedizione ai

Page 3: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós - Editoriale

3

fratelli. Sono le due facce della carità: l'amore di Dio e l'amore del prossimo.

Si può anche accettare di essere discepoli, perché non ci pensiamo troppo bene e ci pare che non ci inquieti più di tanto. Ma quando si dice che c'è una equivalenza tra essere discepoli e condividere la croce, allora sorge la domanda: questo condividere la croce come un dire di no a se stessi è una proposta umana o disu-mana? Nasce in noi la meraviglia: non sarà una follia, uno scandalo? Non sarà questo semplicemente la negazione dell'umano? Non sarà qualcosa di disumano?

Sarò ancora libero sarò ancora me stesso, se la mia coscienza dev'essere misurata su Gesù Cristo e la mia libertà deve essere orientata a camminare dietro a lui?

E' come se ci fosse chiesto di convertire e di battezzare e di rievangelizzare l'incredulo che è dentro di noi che si esprime in infinite maniere e infinite direzioni e che, continuamente, di fronte alla esigenza di essere discepolo, sente che deve morire.

Occorre ricondurre tutto in noi stessi alla fede, cioè al senso delle cose e della vita che ci è apparso in Gesù Cristo e nella sua parola; tutto, anche il corpo, anche l'affettívità, anche lo sguardo, anche l'uso dell'intelligenza e della libertà.

Il problema non è di tirar via un pezzo di noi stessi, ma è di come noi siamo. Quando uno di noi accetta di mettersi dietro al Signore, allora comincia a diventare discepolo. Il credente che siamo noi, viene dietro molto più faticosamente rispetto a quel credente, che siamo ancora noi, che «dice» le cose della fede. Ci costa metterci dietro. Quel noi che deve morire è quello che preferirebbe star davanti e far da inciampo al Signore che cammina.

Prima ancora del dolore, il diventare credenti è la nostra prima croce.

Ma il modo credente di vivere è quello vincente, perché Gerusalemme è il luogo dell'offerta suprema, ma anche il luogo della risurrezione. Fidandoci del Signore, accettando di diventare discepoli, il qualcuno che muore in noi, permette a quel qualcuno, che siamo ancora noi, di essere vivo, di vivere non in una qualunque maniera, ma secondo il Signore». (cfr G. Moioli, La parola della croce, Glossa).

Possano queste parole essere un aiuto per divenire sempre più

“discepoli del Signore”. Buona Pasqua! Comunità La Parabola

Page 4: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – La Parola

4

LA PAROLA

don Severino Pagani

DIO MIO , PERCHÉ? DAL VANGELO DI MATTEO (27, 45-55)

Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "Elì, Elì, lemà sabactàni?", che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Costui chiama Elia". E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: "Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!". E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: "Davvero costui era Figlio di Dio!". C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo. Il grido della preghiera: 27,46

L'evangelista Matteo lascia che tutti gli altri parlino e scherni-scano, ma fa tacere Gesù fino all'ora nona, quando egli "gridò a gran voce", pronunciando il lamento per l'abbandono di Dio. C'è chi pensa che il grido di Gesù (27,46.50) sia stato un grido di disperazione. Gesù ha condiviso - si dice - la condizione dell'uomo disperato. Ma non è così. Il grido di Gesù non è stato l'urlo di un uomo che ha totalmente

Page 5: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – La Parola

5

fallito la sua esistenza e vede crollare inesorabilmente le sue pretese messianiche. A escluderlo basta ricordare che l'intero racconto della passione ha sullo sfondo la figura del giusto sofferente, che è la figura dell'uomo abbandonato, ma non disperato. Nessun testo biblico che parla del giusto sofferente finisce nel vuoto della disperazione. In particolare il Salmo 22, qui pronunciato da Gesù nei suoi primi versetti, si conclude con parole di rinnovata fiducia. La profonda angoscia dell'uomo biblico si conclude sempre nella speranza, mai nella disperazione.

Non c'è dubbio che il grido di Gesù sia stato una preghiera: una preghiera gridata, ma sempre una preghiera, una preghiera di nuda e disadorna fede in Dio.

Gesù gridò a gran voce: il verbo “gridare” utilizzato dall’evangelista è il verbo boan. II boan dell'uomo non è un grido inutile che si perde nel vuoto sordo e impassibile, bensì il richiamo ad un interlocutore che ci ascolta. L'uomo che ripone ogni fiducia in se stesso ammutolisce nel suo dolore. L'uomo invece che sa di essere di fronte a un interlocutore divino può aprirsi con lui nel suo tormento, mentre chi ignora questa apertura e questa preghiera viene inghiottito dalla solitudine. Anche l'uomo biblico conosce la desolazione di chi si sente abbandonato da Dio. Ma dal fondo di questa solitudine disperata e mortale sgorga il grido che esprime la totale remissione al Dio che gli sta di fronte. La preghiera che si fa domanda

Gesù è il giusto abbandonato nelle mani degli empi, e nella

sofferenza grida al Signore. Ma a differenza di molte preghiere anticotestamentarie, egli non invoca da Dio vendetta, né giustizia, ma la sua compagnia. Il grido di Gesù è rivolto unicamente a Dio e riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla a Dio e a nessun altro. E a Dio non chiede aiuto, ma presenza.

Se la tradizione evangelica ha prediletto il Salmo 22, facendone il Salmo della croce, non è stato per caso. In altre preghiere il giusto prega in situazioni di difficoltà, nel pericolo di essere abbandonato, e invoca Dio perché non lo abbandoni. Nel Salino 22, invece, il giusto si sente già abbandonato. E perciò non invoca di non essere abbandonato, ma chiede perché è stato abbandonato: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Così la preghiera del giusto, più che invocazione di aiuto, esprime il desiderio della presenza. La preghiera di Gesù è la domanda del perché della sofferenza innocente, della verità sconfitta, dell'amore inutile. La domanda di Gesù è la

Page 6: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – La Parola

6

domanda dell'uomo, la domanda radicale e decisiva. Condividendo questa radicale domanda dell'uomo, il Figlio di Dio ha mostrato tutta la sua solidarietà con l’uomo. Il grido della morte: 27,50

Come nel vangelo di Marco, anche nel racconto di Matteo Gesù muore con un alto grido: «Ma Gesù, avendo di nuovo gridato con voce forte, emise lo spirito» (27,50).

Matteo ha però operato sottili cambiamenti nell'asciutta descrizione di Marco. Per indicare il grido senza parole della morte, l'evangelista cambia il verbo: non più anabao (gridare), ma krazo (gridare senza articolare parola, gridare semplicemente di dolore, non per farsi udire da lontano). Dal punto di vista linguistico è il massimo di cui l'angoscia possa disporre. Il suo intento è di collegare il grido della morte al grido della preghiera. Per questo dice «gridò di nuovo» e utilizza un verbo che evoca il Salmo 22. L'ultimo grido di Gesù, per-ciò, non è stato solamente il grido della morte, il modo più umano di morire, ma il grido della preghiera che è il modo umano di pregare. Vorrei stare accanto a Gesù: a Gesù crocifisso. Vorrei ascoltare questo silenzio. Guardo una croce. È come se provassi il desiderio di osservare da lontano. Non ce la faccio subito ad avvicinarmi. Poi, per grazia, se il Signore vorrà, sarà Lui a chiamarmi in questa vicinanza dolorosa e purificante. Vorrei riconsegnare tutto di me: le mie bugie, le mie esagerazioni, la mia apparenza, la mia miseria, le mie povertà più nascoste; a lui consegno le mie umiliazioni. Davanti alla croce lascio parlare il Signore. Vede la mia vita: che cosa mi dirà? Davanti al crocifisso mi interrogherò sul mio rapporto colui, mio Signore e mio Dio. Crederò che proprio lì, sulla croce, posso vedere Dio. La persona di Gesù, la sua vita, il suo volto, il suo cuore, la sua personalità, le sue parole dette ai discepoli, i suoi miracoli, le sue commozioni, le sue decisioni e la sua morte sono il luogo in cui Dio ancora si rivela. Signore, insegnami la sapienza della croce. So che per imparare a morire devo liberarmi da ogni attaccamento e da ogni orgoglio. Mi lascerò difendere soltanto da te. Crederò alle intenzioni dei cuori. Porterò le fatiche e i peccati dei miei fratelli. Il loro peso sarà anche il mio e il mio sarà anche il loro. Imparerò a guardare la vita nella sua complessità. Diventerò un uomo o una donna di pazienza e di bontà, perseverante, tenace, con un cuore che non si lascia mai scoraggiare di fronte al bene. Con l’aiuto della tua santa grazia diventerò più libero, più puro, più povero.

Page 7: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – La Parola

7

DAL VANGELO DI LUCA (23, 33-46)

Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno". Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: "Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto". Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: "Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso". C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!". Ma l'altro lo rimproverava: "Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male". E aggiunse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso". Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Detto questo spirò. «Padre, perdonali»: 23,34

Il Crocifisso di Luca non sta in silenzio, ma parla: alle folle, al Padre, al ladrone pentito. Eccetto che per il morire, Gesù è il soggetto soltanto di verbi di dire. La prima parola di Gesù è stata per le donne, invitandole a convertirsi. La seconda parola è per i suoi crocifissori: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno (23,34). Gesù non solo perdona, ma scusa. Non muore minacciando il giudizio di Dio, ma perdonando e scusando. Il perdono non è certo solo rivolto ai romani, bensì anche agli ebrei, a tutti. Questa misericordia di Gesù non sorprende il lettore. Tutta la passione secondo Luca è infatti attra-versata dalla misericordia: il gesto di Gesù che guarisce l'orecchio del servo del sommo sacerdote, lo sguardo a Pietro che lo rinnega, la parola del perdono ai crocifissori.

L'amore verso i nemici è una delle caratteristiche più tipiche dell'insegnamento di Gesù. La preghiera sulla croce esprime il dono totale di sé da parte di Gesù e il suo amore «sino alla fine» per tutti gli uomini. Davanti agli occhi egli ha soltanto e unicamente la loro salvezza.

Page 8: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – La Parola

8

Gesù manifesta così la grandezza del suo cuore, la

comprensione verso la debolezza dell’umanità, l’invito a costruire un’anima universale, la dimensione magnanima della preghiera cristiana, l’anelito missionario della sua missione messianica, la necessità di verificare i nostri pensieri, sentimenti, risentimenti, giudizi.

«Gesù diceva»: il verbo all'imperfetto suggerisce una richiesta ripetuta, un'invocazione insistente. Gesù ha pronunciato la preghiera del perdono più di una volta.

Gesù non dà personalmente il suo perdono, ma lo chiede al Padre. Deve essere chiaro che il suo perdono rinvia a quello del Padre. La croce è lo splendore del perdono del Padre.

Morire perdonando è un tratto essenziale del martire cristiano. Luca lo ricorderà anche negli Atti degli Apostoli, raccontando il martirio di Stefano (7,60): «Signore, non imputar loro questo peccato». Dire che nella passione e sulla croce Gesù è la figura del martire è esatto, ma debole. Gesù è il rivelatore. Come si è già suggerito, sulla croce Gesù è la figura dell'amore di Dio per l'uomo, non semplicemente dell'amore dell'uomo per Dio. «Gesù, ricordati di me»: 27,39-43

Luca prosegue raccontando una dopo l'altra le reazioni dei due malfattori «appesi» con lui. Le due figure sono radicalmente contrapposte. Il primo malfattore è probabilmente un indomabile zelota, che anche nella morte resta fedele alla sua scelta di ribellarsi al dominio straniero per instaurare il regno di Dio. Per lui un Messia che muore in croce e non salva se stesso, né quelli che hanno lottato per la sua causa, rappresenta una insanabile contraddizione. Merita soltanto ironia e disprezzo. Il verbo scelto dall'evangelista è «bestemmiare», che dice insieme lo scherno e l'irriverenza. Come sempre di fronte allo scherno, Gesù non dice parola. Interviene invece l'altro malfattore: diversamente dal primo, confessa senza attenuanti la propria colpa, riconosce l'innocenza di Gesù e a lui si affida. Accogliendolo prontamente, Gesù compie nella sua morte ciò che ha fatto lungo tutta la vita: accogliere i peccatori (15,2). E mostra, al tempo stesso, che la sua salvezza è diversa da quella sognata dai capi, dai soldati e dal malfattore ostinato.

Si noti la solennità della promessa di Gesù («in verità») e la sua sicurezza («ti dico»). Qui Gesù non prega, non chiede a Dio, ma garantisce. Il ladrone pentito si è affidato a lui prontamente («Gesù, ricordati di me»), e Gesù risponde con la sua persona, assicurandogli

Page 9: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – La Parola

9

una vita di comunione con lui («sarai con me») e subito («oggi»). A una domanda che rimandava al futuro («quando sarai nel tuo Regno»), Gesù risponde con un rinvio al presente («oggi»).

Sbaglieremmo se nell'episodio dei due malfattori sotto-lineassimo soltanto la misericordia. In realtà è fortemente presente anche il giudizio, che è l'altra faccia della misericordia. Un peccatore guarda Gesù in croce e chiede perdono ed è accolto nel suo Regno. Un altro peccatore guarda lo stesso Gesù in croce e bestemmia. Perché uno sì e l'altro no? Nulla ci è detto, e nulla bisogna dire. È il mistero dell'amore di Dio e della libertà dell'uomo, che occorre sempre ricordare, ma che non si può scandagliare, se non ciascuno all'interno di se stesso. Di fronte alla croce, come a ogni altro gesto di Dio, gli esiti possibili sono due. E il lettore è invitato a confrontarsi con ambedue: con il primo per ricordare che la misericordia di Dio è sempre disponibile, e con il secondo per non dimenticare mai quel santo timore che rende umili e vigilanti. Nella mia adorazione davanti alla croce cercherò di conoscere l’amore. Cercherò di andare oltre la giustizia a motivo di una gratuita giustificazione, perché siamo stati resi santi da peccatori che eravamo. C’è una cattiva giustizia che si presenta come durezza di cuore, come incapacità di perseveranza, come desistenza di fronte ad una forma di amore più grande. Rispunta tutte le volte che dico: si è vero, ma… E dietro questo ma le responsabilità degli altri, il peso della storia, il peccato di molti rendono freddo l’amore. Ora, dinnanzi alla croce, capisco che saprò andare oltre la giustizia a motivo della giustificazione. Per imparare davvero ad amare dovrò passare ancora attraverso molte purificazioni. Saprò sostare soffrendo nella preghiera.

Page 10: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kai

rós

– L

a T

rad

izio

ne

10

LA

TR

AD

IZIO

NE

G

iuse

pp

e A

ng

elin

i

LI A

SIN

O A

LLA

FIN

E

GIO

VE

DÌ S

AN

TO

Ra

cco

gli,

Sig

no

re, i n

ost

ri g

iorn

i

Qu

ante

vo

lte i

n u

n a

nn

o h

o d

ub

itato

di

te,

o D

io,

ch

e p

ure

ch

iam

o

og

ni

gio

rno

co

n i

l n

om

e d

i P

adre

? N

on

si

po

sso

no

co

nta

re.

An

che

in

qu

esto

mo

men

to t

u c

on

osc

i qu

anto

du

biti

di t

e, e

di

qu

este

mie

par

ole

; es

se a

te

si r

ivo

lgo

no

, sì

, m

a co

me

in u

n a

tto

di s

up

rem

a in

cosc

ien

za.

O,

fors

e, i

n u

n a

tto

di

fed

e? n

ella

fid

uci

a ch

e tu

p

oss

a ra

cco

glie

rle

pre

sso

di t

e e

inte

nd

erle

, m

olto

al d

i là

di q

uan

to io

rie

sca

vera

men

te a

ri

volg

erle

a t

e, m

olto

al

di

là d

i q

uan

to i

o p

oss

a p

ensa

rle

e vi

verl

e?

Sp

esso

ho

du

bita

to d

i te

sen

za r

ivo

lger

mi

a te

, n

epp

ure

co

n l

a lin

gu

a so

ltan

to,

nep

pu

re

col

des

ider

io

ince

rto

e

insi

curo

d

el

cuo

re.

Ho

d

ub

itato

d

i te

in

te

rza

per

son

a:

ma

ci

sarà

d

avve

ro

qu

esto

D

io

mis

teri

oso

? O

fo

rse

qu

esta

so

len

ne

par

ola

«m

iste

ro»

, co

pre

so

ltan

to il

b

uio

, il

vuo

to c

he

incu

te t

imo

re?

Più

sp

esso

an

cora

ho

du

bita

to d

i te

se

nza

n

epp

ure

n

om

inar

ti in

te

rza

per

son

a;

sem

plic

emen

te

dim

entic

and

oti,

cer

can

do

an

sio

sam

ente

di

qu

a o

di

un

pu

nto

di

app

og

gio

per

viv

ere

fino

a s

era;

cer

can

do

alm

eno

qu

ella

fam

osa

pie

tra

su c

ui a

pp

og

gia

re il

cap

o,

che

il F

iglio

del

l'uo

mo

d

icev

a in

vece

di n

on

av

ere.

O

gn

i vo

lta i

l m

io d

ub

bio

si

con

clu

dev

a n

ello

sm

arri

men

to.

«Do

ve

and

rò lo

nta

no

dal

tu

o s

pir

ito?

». «

Do

ve a

nd

rem

o,

Sig

no

re?

Tu

so

lo h

ai

par

ole

di v

ita e

terr

ia».

Ma

bas

ta q

ues

ta m

ia im

po

ssib

ilità

a t

rova

re u

n

altr

o l

uo

go

per

la

mia

vita

, u

n a

ltro

rip

oso

per

il

mio

in

term

inab

ile

vag

are,

bas

ta q

ues

ta p

aura

del

vu

oto

, per

farm

i cre

den

te e

fig

lio tu

o?

N

o, c

erta

men

te n

on

bas

ta.

Qu

esta

im

po

ssib

ilità

è

anch

e la

st

rad

a ch

e co

nd

uce

al

la

dis

per

azio

ne;

op

pu

re l

a st

rad

a d

i ch

i si

acc

on

ten

ta d

i va

gar

e se

nza

ri

po

so,

rip

ren

den

do

o

gn

i vo

lta,

do

po

p

och

e o

re

di

so

nn

o,

il su

o

svo

glia

to c

amm

ino

. Q

uan

te v

olte

in

un

an

no

ho

cre

du

to i

n t

e, P

adre

mio

? T

u l

o s

ai.

Fo

rse

mai

. E

pp

ure

qu

alch

e vo

lta m

'è p

arso

di s

ì: m

par

so c

he

solo

la

Page 11: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kai

rós

– L

a T

rad

izio

ne

11

tua

gen

ero

sità

io

po

tess

i r

ing

razi

are

p

er

il d

on

o c

he

m'e

ra f

atto

d

i ve

der

e ri

fiori

re l

a vi

ta,

la g

ioia

, la

sp

eran

za,

la g

iust

izia

, l'a

mic

izia

in

torn

o a

me.

In

qu

ei g

iorn

i le

par

ole

del

van

gel

o,

le p

aro

le d

i C

rist

o m

i ven

ivan

o

inco

ntr

o:

faci

li, c

om

pre

nsi

bili

, vi

cin

e, q

uas

i fo

ssero

par

ole

mie

. Le

p

aro

le d

el F

iglio

tu

o d

icev

ano

sen

za v

iole

nza

qu

ell

o c

he

io v

ole

vo

dir

e e

vole

vo d

irti;

le p

aro

le d

el F

iglio

mi f

acev

an

o tu

o fi

glio

. A

nch

e q

ual

che

gio

rno

di

qu

esto

gen

ere

io d

ebb

o r

ico

no

scer

e n

el

mio

an

no

: n

on

so

no

sem

pre

in

lite

co

n t

e. M

a q

uel

lo c

he

anco

ra m

i sp

aven

ta è

ch

e i

po

chi

gio

rni

di

gra

zia

e i

mo

lti g

iorn

i d

i d

ub

bio

si

succ

edo

no

sco

nn

essi

, im

pre

ved

ibili

, q

uas

i ac

cum

ula

nd

osi

a c

asac

cio

g

li u

ni

sug

li al

tri,

sen

za c

he

io s

app

ia d

istin

gu

ere

qu

ali

son

o i

gio

rni

più

mie

i, i g

iorn

i più

ver

i, i g

iorn

i ch

e p

iù m

i ap

par

ten

go

no

. F

ors

e è

giu

sto

ch

e si

a co

sì?

Fo

rse

è co

sì c

he

con

du

ci la

vita

dei

tu

oi

figli,

do

ve tu

so

lo s

ai?

F

ors

e ra

cco

gli

i n

ost

ri g

iorn

i d

isp

ersi

co

me

il ve

nto

rac

cog

lie l

e fo

glie

cad

ute

, se

nza

ch

e n

oi

si p

oss

a ch

ied

erti

rag

ion

e d

i q

uel

lo c

he

fai?

Q

uan

do

si

agita

no

den

tro

di

me

qu

esti

pen

sier

i, m

i è

di

qu

alch

e co

nfo

rto

il

rico

rdo

di

Pie

tro

, d

i G

iaco

mo

, d

i G

iovann

i. A

nch

e lo

ro,

che

ne

sap

evan

o d

ella

mèt

a a

cui

il M

aest

ro li

avr

eb

be

con

do

tti?

Ch

e n

e sa

pev

ano

del

lo

ro M

aest

ro?

Ass

ai p

oco

: o

gn

i g

ior

no

era

no

da

lui

sorp

resi

fin

o a

ll'in

vero

sim

ile;

og

ni

gio

rno

- c

osì

in

clin

o a

pen

sare

-

anch

e lo

ro h

ann

o d

ub

itato

di

lui.

Ep

pu

re o

gn

i vo

lta i

l M

aest

ro l

i ra

cco

glie

va,

li co

rreg

gev

a, li

rad

dri

zzav

a, e

sap

eva

do

ve li

co

nd

uce

va.

Bas

tava

ch

e lo

sap

esse

lui.

Io l

i in

vid

io u

n p

oco

. M

i p

are

che

il lo

ro c

amm

ino

d

ove

sse

esse

re

mo

lto f

acile

. N

on

è d

iffic

ile c

red

ere

in t

e, n

on

è

diff

icile

nep

pu

re

abb

and

on

are

tutt

o i

l re

sto

, se

qu

esto

vu

ol

dir

e p

ot

ersi

fin

alm

ente

sc

aric

are

dal

pes

o d

ella

pro

pri

a lib

ertà

, d

el r

isch

io d

i d

ove

r p

ren

der

e o

gn

i gio

rno

dec

isio

ni,

del

la r

esp

on

sab

ilità

di d

ars

i un

a m

èta

nel

la v

ita.

Io l

i in

vid

io:

per

ché

essi

no

n a

veva

no

dav

anti

solt

anto

te,

il

Dio

in

visi

bile

e s

enza

im

mag

ine;

ma

avev

ano

dav

anti

ai

loro

occ

hi,

assa

i p

iù v

icin

o e

sic

uro

, u

n M

aest

ro.

E q

uan

do

si

ha

un

M

aest

ro,

per

q

uan

to s

ever

o e

d i

mp

reve

dib

ile,

è fa

cile

rin

un

ciar

e a

lla p

ietr

a su

cu

i p

osa

re il

cap

o.

Ma

po

i an

che

per

ess

i ven

ne

l'ora

. La

tua

ora

, Sig

no

re m

io G

esù

Cri

sto

. L'

ora

in

cu

i tu

ste

sso

rac

cog

lievi

i tu

oi g

iorn

i, e

ne

face

vi u

na

cosa

so

la, u

n'o

ffert

a so

la, u

na

scel

ta s

ola

, un

sac

rific

io s

olo

.

Page 12: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kai

rós

– L

a T

rad

izio

ne

12

E i

n q

uel

l'ora

an

che

i d

isce

po

li fu

ron

o c

om

e co

stre

tti

a ra

cco

glie

re

dal

le tu

e m

ani u

n d

on

o tr

op

po

gra

nd

e.

Q

uan

to a

vreb

ber

o p

refe

rito

ch

e tu

co

ntin

uas

si a

dis

pen

sar

loro

i t

uo

i d

on

i g

iorn

o

per

g

iorn

o,

par

ola

d

op

o

par

ola

, p

asso

d

op

o

pas

so,

rim

anen

do

co

n lo

ro p

er s

emp

re.

E in

vece

tu

pre

ten

dev

i di r

acco

glie

re la

tu

a vi

ta i

n u

nità

, in

un

a so

la

ora

, q

uel

la d

ella

tu

a m

ort

e. E

pre

ten

dev

i in

siem

e d

i ra

cco

glie

re i

n

un

ità,

in c

om

un

ion

e co

n t

e, a

nch

e la

loro

vita

: ch

ied

evi f

inal

men

te a

d

essi

di

cred

ere

in t

e co

n t

utt

a la

lo

ro v

ita,

e n

on

so

ltan

to u

n g

iorn

o

do

po

l'al

tro

. Q

ues

to s

ign

ifica

van

o l

e tu

e p

aro

le:

«Pre

nd

ete

e m

ang

iate

, q

ues

to è

il

mio

co

rpo

. P

ren

det

e e

bev

ete

il m

io s

ang

ue:

è l

a n

uo

va e

d e

tern

a al

lean

za».

O

gg

i to

rna

qu

ell'o

ra a

nch

e p

er n

oi.

Di

nu

ovo

to

rna

il g

iorn

o i

n c

ui

no

i si

amo

co

me

stra

pp

ati

alla

d

isp

ersi

on

e d

ei g

iorn

i, e

alla

dis

per

sio

ne

dei

sen

tim

enti,

e a

lla s

tess

a d

isp

ersi

on

e d

egli

un

i nei

co

nfr

on

ti d

egli

altr

i. D

i n

uo

vo

ci

invi

ti ad

en

trar

e n

el

seg

reto

d

ella

tu

a

Cen

a,

in

com

un

ion

e co

n te

e in

co

mu

nio

ne

frat

ern

a.

lo h

o t

anta

pau

ra d

i en

trar

e m

ale

in q

ues

to s

egre

to;

di e

ntr

arci

co

me

spin

to d

agli

altr

i, d

all'a

bitu

din

e, d

all'i

ner

zia,

dall'i

nco

scie

nza

, e

no

n

con

le

mie

gam

be,

co

n l

a m

ia f

ede,

la

mia

lib

ertà

. N

on

ho

un

a lib

ertà

co

sì g

ran

de.

Po

sso

en

trar

e an

che

così

?

No

n e

ntr

ò c

osì

an

che

Pie

tro

, ch

e il

gio

rno

do

po

ti

trad

ì?

Ep

pu

re a

lui c

on

ced

esti

anco

ra u

na

no

tte

per

pen

tirsi

. T

u s

tess

o h

ai

det

to a

lui q

uel

la s

era:

«Q

uel

lo c

he

io f

acci

o,

tu

ora

no

n lo

cap

isci

, lo

ca

pir

ai d

op

(Gv

13

, 7

). N

on

en

trar

on

o c

osì

tu

tti

gli

altr

i, ch

e n

ella

st

essa

no

tte

furo

no

dis

per

si c

osì

pre

sto

, in

tan

to

do

loro

so c

on

tras

to

con

qu

el g

esto

di c

om

un

ion

e ch

e av

evan

o c

eleb

rato

co

n te

?

Cer

to,

entr

ò c

osì

an

che

Giu

da:

e l

'en

trar

e g

li fu

fat

ale:

man

giò

e

bev

ve l

a p

rop

ria

con

dan

na.

Ma

che

cosa

du

nq

ue

è as

so

luta

men

te

nec

essa

rio

per

en

trar

e e

no

n e

sser

e co

nd

ann

ati?

Bas

ta c

he

io t

i d

ica:

«C

red

o,

Sig

no

re,

ma

mo

lte v

olte

an

cora

do

vrai

ven

ire

in a

iuto

alla

m

ia in

cred

ulit

à»?

lo

so

no

cer

to c

he

bas

ta:

no

n t

i st

anch

erai

di

racc

og

liere

e r

iun

ire

i m

olti

gio

rni c

he

anco

ra m

i ved

ran

no

sm

arri

to e

lon

tan

o d

a te

. D

ialo

go

tra

Ge

sù e

Pie

tro

: le

pa

role

e il

sile

nzi

o

Page 13: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kai

rós

– L

a T

rad

izio

ne

13

Allo

ra i

l S

ign

ore

, vo

ltato

si,

gu

ard

ò P

ietr

o e

Pie

tro

si

rico

rdò

delle

pa

role

cb

e

il S

ign

ore

gli

ave

va d

ett

o:

«P

rim

a c

be i

l g

allo

ca

nti,

og

gi

mi

rin

neg

bera

i tr

e

volte

».

E,

usc

ito,

pia

nse

am

ara

men

te.

(Lc

22

, 6

1-6

2)

Q

uan

do

fu

l'o

ra -

co

sì c

om

inci

a il

racc

on

to d

ella

pas

sio

ne

in L

uca

(2

2,

14

-15

) -

Ges

ù

dis

se

ai

suo

i d

isce

po

li:

«Ho

d

esid

erat

o

ard

ente

men

te

man

gia

re

qu

esta

P

asq

ua

con

vo

i».

«Ho

d

esid

erat

o

ard

ente

men

te q

ues

t'ora

». M

a p

oi,

sub

ito d

op

o a

i so

ld

ati,

Ges

ù d

ice:

«Q

ues

ta è

la

vost

ra o

ra,

è l'i

mp

ero

del

le t

eneb

re»

(22

, 5

3).

Di

chi

è d

un

qu

e q

ues

t'ora

: d

i Ges

ù o

«d

elle

ten

ebre

»? È

u

n'o

ra d

a at

ten

der

e e

des

ider

are,

op

pu

re d

a te

mer

e e

sfu

gg

ire?

Tu

tte

le d

ue

cose

in

siem

e.

L'o

ra,

l'ora

per

ecc

elle

nza

, l'o

ra d

ella

ver

ità,

l'o

ra c

ruci

ale,

è u

n'o

ra c

he

met

te i

n c

roce

, è u

n'o

ra n

ella

qu

ale

i co

ntr

asti

si e

sasp

eran

o.

Ges

ù

vuo

le q

ues

t'ora

. La

ver

ità d

i D

io,

la l

uce

di

Dio

è f

atta

co

sì:

no

n

è u

na

luce

ch

e am

mo

rbid

isce

i co

nto

rni d

elle

co

se,

che

smu

ssi g

li sp

igo

li, i

con

tras

ti,

i co

nfli

tti.

La l

uce

di

Dio

è u

na

luce

ch

e d

ivid

e,

che

esas

per

a i

con

tras

ti e

cost

rin

ge

a d

olo

rose

dec

isio

ni.

La l

uce

di

Dio

è c

ruen

ta,

com

e cr

uen

ta è

la

sua

par

ola

. M

a eg

li n

on

si

è d

ifeso

. «I

I S

ign

ore

mi

ha

aper

to l'

ore

cch

io e

io n

on

ho

op

po

sto

res

iste

nza

, n

on

mi s

on

o t

irat

o

ind

ietr

Os

50

, 5).

N

oi

no

n d

esid

eria

mo

qu

esta

lu

ce,

des

ider

iam

o q

ue

sta

par

ola

. N

on

le

des

ider

iam

o s

po

nta

nea

men

te,

qu

and

o s

egu

iam

o

l'in

clin

azio

ne

più

pla

usi

bile

e o

vvia

del

la n

ost

ra v

ita.

No

i vo

rre

mm

o u

na

luce

e u

na

par

ola

ch

e al

leg

ger

isse

ro

tutt

i i

con

tras

ti,

che

smu

ssas

sero

tu

tti

i co

nfli

tti,

che

scio

glie

sser

o

og

ni

situ

azio

ne

cru

ent

a la

q

ual

e es

iga

dec

isio

ne

e sc

elta

, co

stri

ng

a a

pre

nd

ere

un

a p

arte

e

a ri

fiuta

re l

'altr

a.

Tu

tto

, m

a n

on

qu

esto

. T

utt

o,

mag

ari

anch

e m

olta

so

ffe

ren

za,

mo

lta

mis

eria

, m

olta

n

oia

, m

a n

on

q

ues

to:

Sig

no

re,

no

n

con

dan

nar

ci

a sc

eglie

re.

Sem

bra

ch

e sp

esso

la

no

stra

pre

gh

iera

, l

a ta

cita

do

man

da

che

sorg

e d

alla

no

stra

vita

ver

so D

io,

dic

a p

rop

rio

co

sì:

«No

n c

i co

nd

ann

are

a sc

eglie

re».

N

on

sap

pia

mo

sce

glie

re.

Vo

rrem

mo

ch

e tu

tte

le c

ose

in

torn

o a

no

i an

das

sero

d'a

cco

rdo

per

co

nto

lo

ro;

che

tutt

e le

pe

rso

ne

foss

ero

già

ar

mo

nic

amen

te

con

cilia

te,

in

mo

do

d

a n

on

co

stri

ng

erci

m

ai

a d

ecid

ere.

Q

uan

do

vi

ene

l'ora

cr

uci

ale,

in

cu

i o

cco

rre

inve

ce

dec

ider

e,

i d

isce

po

li n

on

san

no

so

pp

ort

arla

: d

orm

ivan

o n

ell'o

rto

. Lu

ca è

mo

lto

pre

occ

up

ato

di

solle

vare

i d

isce

po

li d

a u

n g

iud

izio

ch

e fa

cilm

ente

i

cris

tian

i d

ella

tra

diz

ion

e su

cces

siva

avr

ebb

ero

esp

ress

o n

ei lo

ro c

uo

ri

con

tro

qu

ei d

isce

po

li ad

do

rmen

tati;

qu

and

o d

eve

ric

ord

are

il so

nn

o d

i

Page 14: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kai

rós

– L

a T

rad

izio

ne

14

Pie

tro

e d

egli

altr

i ag

giu

ng

e, q

uas

i co

me

scu

san

te,

ch

e es

si d

orm

ivan

o

«per

la tr

iste

zza»

. E

Lu

ca h

a ra

gio

ne,

in c

erto

sen

so.

Do

rmiv

ano

per

ché

la t

rist

ezza

di

qu

ell'o

ra

era

tro

pp

o

gra

nd

e,

ang

osc

ian

te,

inso

pp

ort

abile

p

er

loro

. Q

uan

do

la

tris

tezz

a d

iven

ta t

rop

po

gra

nd

e, l

'uo

mo

do

rme,

fu

gg

e, s

i sf

ila d

alla

vita

,

è

altr

ove

. E

po

trem

mo

dir

e c

he

anch

e il

trad

imen

to

di

Pie

tro

, p

iù c

he

un

tra

dim

ento

, fu

co

me

un

so

nn

o.

No

n f

u l

a sc

elta

d

elib

erat

a e

con

sap

evo

le

di

chi

cam

bia

ca

mp

o.

Le

pa

role

d

el

trad

imen

to

son

o

det

te

com

e in

so

gn

o:

la

ten

sio

ne

de

ll'o

ra,

l'esa

sper

azio

ne

dei

co

ntr

asti,

la

d

iffic

oltà

d

ella

si

tuaz

ion

e,

imp

edis

con

o a

Pie

tro

di

dec

ider

e, d

i sc

eglie

re,

di

vig

ilare

, d

i es

sere

sv

eglio

e p

rese

nte

all'

ora

. È c

om

e se

Pie

tro

si a

dd

orm

enta

sse.

N

el s

on

no

rin

neg

a G

esù

, m

a ca

nta

un

gal

lo;

Ges

ù s

i vo

lge

vers

o

Pie

tro

e P

ietr

o s

i sve

glia

, e p

ian

ge

amar

amen

te.

La n

ost

ra S

ettim

ana

San

ta r

ipet

e fa

cilm

ente

la

vice

nd

a d

i P

ietr

o.

No

n è

po

ssib

ile c

he

no

i viv

iam

o s

veg

li la

Set

timan

a S

anta

tu

tta

inte

ra.

Do

rmia

mo

già

og

gi,

do

rmia

mo

da

mo

lte o

re,

da

mo

lti

gio

rni

e an

ni;

do

rmia

mo

: e

cio

è si

amo

lo

nta

ni,

asse

nti

dal

l'ora

in c

ui s

i pro

du

con

o i

con

tras

ti es

trem

i. V

ivia

mo

in u

n m

on

do

in c

ui t

utt

i gli

spig

oli

son

o arro

ton

dat

i, tu

tti i

co

ntr

asti

son

o a

dd

olc

iti (

ci v

uo

le «

tolle

ran

za»

per

le

div

ersi

tà!)

; le

p

aro

le s

op

ratt

utt

o s

on

o m

olto

sm

uss

ate,

lo

go

rate

, s

cam

bia

bili

; tu

tto

è

mo

lto i

nd

iffer

ente

e g

rig

io a

tto

rno

a n

oi;

e n

oi

do

rmia

mo

. La

no

stra

P

asq

ua

no

n p

ess

ere

che

un

ris

veg

lio.

Can

ta i

l g

allo

, la

scia

mo

ci

sveg

liare

. C

i si

sv

eglia

ce

rto

p

er

pia

ng

ere,

m

a è

un

p

ian

to

sop

po

rtab

ile.

Il p

ian

to d

i P

ietr

o,

susc

itato

da

qu

est

o s

gu

ard

o d

i G

esù

, è

insi

eme

pre

ced

uto

dal

su

o p

erd

on

o.

È

cost

rett

o a

l ri

sveg

lio d

alla

p

rese

nza

del

Mae

stro

; e

la s

ua

pre

sen

za,

anch

e si

len

zio

sa,

anch

e so

l-ta

nto

att

rave

rso

lo

sg

uar

do

, se

mb

ra g

iud

icar

e, p

un

ger

e, f

erir

e. M

a in

siem

e è

pre

sen

za

che

rass

icu

ra;

mo

stra

in

fatt

i ch

e la

n

ost

ra

deb

ole

zza

no

n è

imp

revi

sta

e tr

agic

amen

te s

orp

ren

de

nte

per

lui,

com

e in

vece

ap

par

e a

no

i in

du

cen

do

ci a

lla f

ug

a n

el s

on

no

. N

on

so

lo è

da

lui

pre

vist

a; m

a è

anch

e d

a lu

i per

do

nat

a.

«Il

Sig

no

re D

io m

i h

a d

ato

un

a lin

gu

a d

a in

izia

ti,

per

ché

io s

app

ia

ind

iriz

zare

allo

sfid

uci

ato

un

a p

aro

la»

(Is

50

, 4

). G

esù

è p

rese

nte

co

me

colu

i ch

e m

i co

no

sce

e m

i co

mp

ren

de,

ch

e sa

ch

e co

sa c

den

tro

di m

e p

rim

a d

i me

stes

so.

Sap

eva

che

cosa

c'

era

den

tro

Pie

tro

, an

che

qu

and

o P

ietr

o d

icev

a: «

Io s

on

o p

ron

to a

mo

rir

e p

er t

e».

Sap

eva

che

qu

elle

par

ole

no

n e

ran

o -

alla

lett

era

- ve

re;

sap

eva

per

ò a

nch

e ch

e in

altr

o s

enso

era

no

ver

e. D

un

qu

e, e

gli

ci c

on

osc

e m

eglio

di q

uan

to c

i co

no

scia

mo

no

i- c

on

osc

e la

no

stra

deb

ole

zza,

ne

mis

ura

la p

rofo

nd

ità

Page 15: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kai

rós

– L

a T

rad

izio

ne

15

più

di

qu

anto

no

i si

amo

cap

aci

di

com

pre

nd

erla

, e

di

giu

stifi

carl

a. I

l ca

nto

del

gal

lo,

lo s

gu

ard

o d

i G

esù

ci

sveg

lian

o p

er

un

pen

timen

to,

un

a co

nve

rsio

ne,

un

pia

nto

, ch

e n

on

è s

olo

so

pp

ort

ab

ile,

ma

anch

e p

rom

ette

nte

: è u

n p

ian

to c

he

pre

lud

e al

la g

ioia

. C

erch

iam

o, i

n q

ues

ta S

ettim

ana,

di l

asci

arci

sve

gli

are.

V

EN

ER

DÌ S

AN

TO

V

en

uto

mezz

og

iorn

o,

si f

ece

bu

io s

u t

utt

a la

terr

a,

fino

alle

tre

del p

om

er

igg

io.

Alle

tre

Gesù

gri

co

n v

oce

fo

rte:

«E

loì,

Elo

ì, l

em

a s

ab

act

àn

í?»

, ch

e s

ign

ific

a:

Dio

mio

, D

io m

io,

perc

bé m

i h

ai

ab

ba

nd

on

ato

? A

lcu

ni

dei

pre

sen

ti, u

dito

ciò

, d

iceva

no

: «

Ecc

o,

chia

ma

Elia

!».

Un

o c

ors

e a

in

zup

pa

re d

i a

ceto

un

a s

pu

gn

a e

, p

ost

ala

su

un

a c

an

na

, g

li d

ava

da

bere

, d

icen

do

: A

spett

ate

, ve

dia

mo

se v

ien

e E

lia

a t

og

lierl

o d

alla

cro

ce.

Ma

Gesù

, d

an

do

un

fo

rte g

rid

o,

spir

ò.

Il ve

lo d

el t

em

pio

si s

qu

arc

iò in

du

e,

da

ll'a

lto in

ba

sso

. (M

c 1

5,

33

-38

)

Nei

g

iorn

i d

ella

su

a so

ffere

nza

il

Fig

lio

del

l'uo

mo

fu

so

lo.

Inu

tilm

ente

av

eva

cerc

ato

d

i ap

rire

il

mis

tero

d

ell

a su

a m

ort

e ai

d

od

ici;

inu

tilm

ente

ave

va a

d e

ssi

offe

rto

il

suo

co

rpo

ucc

iso

co

me

seg

no

di

com

un

ion

e, i

nu

tilm

ente

ave

va c

erca

to i

n l

oro

dei

co

mp

agn

i. E

ssi n

on

sep

per

o p

oi v

eglia

re c

on

lui u

n'o

ra s

ola

. N

on

sep

per

o v

eglia

re c

on

lu

i d

ura

nte

qu

ell'o

ra c

he

è la

su

a o

ra,

l'ora

dec

isiv

a.

Tu

tti

gli

altr

i fu

ron

o a

nco

ra p

iù l

on

tan

i. Lo

nta

ni,

pu

r se

nza

sen

tirsi

dis

per

si,

smar

riti:

lo

nta

ni

e in

siem

e si

curi

- c

osì

alm

eno

sem

bra

va -

su

l lo

ro c

amm

ino

. S

icu

ri n

ella

loro

sfid

a, c

he

è p

oi l

a sf

ida

del

l'uo

mo

«c

on

cret

e at

tacc

ato

al

le

cose

ch

e si

to

ccan

o

con

m

ano

, n

ei

con

fro

nti

del

l'uo

mo

di

fed

e, c

he

vive

di

sfu

gg

enti

e im

pre

cise

par

ole

d

i Dio

. «S

alva

te

stes

so,

e ti

cred

erem

o»:

qu

esto

è il

seg

no

più

gra

nd

e,

l'un

ico

se

gn

o

che

l'uo

mo

«c

on

cret

è d

isp

ost

o

a p

ren

der

e in

co

nsi

der

azio

ne,

co

me

con

vin

cen

te

arg

om

ento

p

er

un

q

ual

sias

i m

essa

gg

io.

Sal

vare

se

stes

si,

dife

nd

ersi

fin

ché

si p

, q

ues

to è

il m

assi

mo

del

la

sap

ien

za, p

er c

hi t

ien

e i p

ied

i per

terr

a; e

no

n s

olo

i p

ied

i. G

esù

è s

olo

. La

su

a so

ffere

nza

sem

bre

reb

be

qu

asi

pu

dic

amen

te

nas

cost

a d

a u

n v

elo

: il v

elo

co

stitu

ito a

pp

un

to d

alla

su

a so

litu

din

e.

C'e

ra u

n v

elo

nel

tem

pio

di G

eru

sale

mm

e. C

hiu

dev

a i

l tab

ern

aco

lo,

il lu

og

o p

iù s

egre

to e

più

imp

ort

ante

del

tem

pio

. Il

lu

og

o in

cu

i - c

osì

si

dic

eva

- ab

itava

la g

lori

a d

i Dio

, tr

a i c

her

ub

ini

del

l'arc

a d

ell'a

llean

za.

Nes

sun

o p

ote

va g

uar

dar

e o

ltre

il ve

lo, p

erch

é av

reb

be

vist

o il

vu

oto

. A

llo

stes

so

mo

do

G

esù

, il

Fig

lio

di

Dio

fa

tto

u

om

o,

è

com

e ci

rco

nd

ato

d

a u

n

velo

d

i so

litu

din

e fin

ché

soffr

e,

per

ché

no

n

si

Page 16: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kai

rós

– L

a T

rad

izio

ne

16

po

treb

be

in q

uel

mo

men

to g

uar

dar

e d

a vi

cin

o i

n q

uel

cu

ore

sen

za

sco

rger

vi i

l vu

oto

: «D

io m

io,

Dio

mio

, p

erch

é m

i ha

i ab

ban

do

nat

o?

».

il vu

oto

è q

uel

lo la

scia

to d

a D

io: e

gli

è as

sen

te e

no

n r

isp

on

de.

Og

ni v

olta

ch

e l'u

om

o s

offr

e se

nza

po

ters

i dar

e al

cu

na

spie

gaz

ion

e d

ella

p

rop

ria

so

ffere

nza

,

og

ni

vo

lta c

he

l'u

om

o m

uo

re s

enza

p

ote

r

ri

con

osc

ere

alcu

n s

enso

nel

la p

rop

ria

mo

rte,

è c

om

e s

e il

tem

pio

fo

sse

vuo

to,

e so

ltan

to u

n v

elo

po

tess

e p

ud

icam

ente

nas

con

der

e l'a

ssen

za d

i D

io.

Il ve

lo s

i str

app

a q

uan

do

Ges

ù m

uo

re.

Mu

ore

co

n u

n f

ort

e g

rid

o.

Mu

ore

no

n c

om

e ch

i so

cco

mb

e al

l'in

elu

ttab

ilità

deg

li e

ven

ti, m

a q

uas

i p

rote

stan

do

co

ntr

o i

l p

ote

re i

ng

iust

o d

ella

mo

rte.

Il

suo

fo

rte

gri

do

ap

par

e g

ià a

l cen

turi

on

e co

me

il se

gn

o d

i un

a vi

tto

ria

sulla

mo

rte:

co

n

qu

el g

rid

o G

esù

str

app

a il

velo

ch

e n

asco

nd

e l'e

sse

nza

di D

io,

e re

nd

e D

io p

rese

nte

an

che

al d

i là

del

la m

ort

e.

Cel

ebri

amo

la m

ort

e d

i Ges

ù q

uas

i co

nfe

ssan

do

il n

ost

ro p

ecca

to d

i al

lora

e d

i og

gi.

Il p

ecca

to d

i no

n a

ver

sap

uto

veg

liare

un

'ora

co

n lu

i. Il

pec

cato

d'e

sser

ci r

asse

gn

ati

alla

so

ffere

nza

del

fra

tello

, d

el f

iglio

d

ell'u

om

o,

com

e u

n m

ale

inev

itab

ile.

Cel

ebri

amo

qu

est

a m

ort

e p

er

entr

are

oltr

e il

velo

e d

iven

ir c

apac

i di c

on

osc

ere

il F

iglio

di D

io a

l di

là d

ella

mo

rte.

Ch

e n

on

ci

acca

da

che

il ri

to d

iven

ti p

er n

oi

un

vel

o

anco

r p

iù o

pac

o d

i q

uel

lo c

he

imp

ediv

a ag

li u

om

ini

di v

enti

seco

li fa

d

i ric

on

osc

ere

il F

iglio

di D

io in

mez

zo a

loro

.

Sig

no

re G

esù

Cri

sto

, tu

ha

i co

no

sciu

to il

do

lore

de

l gri

do

, e

in e

sso

n

on

ti s

ei p

erd

uto

. Il

tuo

gri

do

ti h

a in

na

lza

to f

in

o a

l cie

lo, n

on

ti

ha

sch

iacc

iato

in u

na

fo

ssa

. C

he

ne

sa

rà d

el n

ost

ro g

rid

o?

Qu

ale

sa

rà la

pa

rola

na

sco

sta

in q

ue

lla s

off

ere

nza

, ch

e s

pe

sso

ci t

og

lie la

p

aro

la?

A

cco

gli

tu s

tess

o il

no

stro

gri

do

; ri

em

pilo

di u

na

p

aro

la;

illu

rrd

na

lo c

on

un

a s

pe

ran

za. F

att

i tro

vare

so

rpre

nd

én

tem

en

te

vici

no

su

lla c

roce

, co

me

fa

cest

ì co

n il

bu

on

lad

ron

e, a

l qu

ale

d

ice

sti:

«O

gg

i sa

rai c

on

me

ne

l p

ara

dis

. S

AB

AT

O S

AN

TO

Pre

gh

iera

ne

lla n

ott

e

F

ino

a q

ua

nd

o,

Sig

no

re,

con

tinu

era

i a d

imen

iíca

rmi?

F

ino

a q

ua

nd

o m

i na

sco

nd

era

i il t

uo

vo

lto?

F

ino

a q

ua

nd

o n

ell'

an

ima

mia

pro

verò

aff

an

ni,

tr

iste

zza

nel c

uo

re o

gn

i mo

men

to?

F

ino

a q

ua

nd

o s

u d

i me t

rio

nfe

rà il

nem

ico

?

Gu

ard

a,

risp

on

dim

i, S

ign

ore

mio

Dio

,

Page 17: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kai

rós

– L

a T

rad

izio

ne

17

con

serv

a la

luce

ai m

iei o

cch

i, p

erc

bé n

on

mi s

orp

ren

da

il s

on

no

della

mo

rte.

(S

al 1

2,

1-4

) L

e m

ie m

olte

pa

role

Dio

mio

. D

io m

io,

vera

men

te t

u s

ei u

n D

io n

asco

sto

. Q

uan

to è

div

enta

to

pes

ante

il

tuo

no

me

sulla

mia

bo

cca.

S'in

colla

la

mia

lin

gu

a al

mio

p

alat

o,

qu

and

o i

o c

erco

di

pro

nu

nci

arlo

. S

i fa

nn

o c

om

e d

i p

ietr

a le

m

ie p

aro

le,

app

ena

io t

enti

di

rivo

lger

le a

te.

Ved

i, fin

ché

no

n m

i ri

volg

o a

l tu

o m

iste

ro,

finch

é le

pic

cole

, e

mo

lte,

e v

arie

co

se d

ella

m

ia v

ita m

i te

ng

on

o o

ccu

pat

o,

fors

e an

che

inte

ress

ato

, o

an

no

iato

, o

tim

oro

so,

o t

alvo

lta a

ud

ace,

e a

lleg

ro,

e m

agar

i p

erf

ino

ric

on

osc

ente

; fin

ché

i m

iei

frat

elli

mi

inco

ntr

ano

, e

mi

inte

rro

gan

o,

e m

i ri

mp

rove

ran

o,

o m

i in

cora

gg

ian

o;

finch

é sc

orr

on

o i

g

iorn

i, e

ad u

no

ad

un

o i

o d

ebb

o r

iem

pir

li, f

inch

é d

ura

tu

tto

qu

esto

, io

so

par

lare

, so

an

che

tro

pp

o p

arla

re.

Fo

rse

i m

iei

frat

elli

cred

eran

no

qu

alch

e vo

lta c

he

io s

ia s

icu

ro,

agile

, fo

rte,

ch

'io a

bb

ia t

rova

to u

na

casa

acc

og

lien

te i

nto

rno

a m

e;

ch'io

sap

pia

dir

e u

n n

om

e g

iust

o p

er o

gn

i co

sa,

un

a p

aro

la a

pp

rop

riat

a p

er o

gn

i situ

azio

ne.

Ma

tu i

nve

ce s

ai c

he

tutt

e q

ues

te m

olte

par

ole

, p

ron

un

ciat

e su

lle c

ose

pic

cole

e v

arie

, so

no

par

ole

di

atte

sa.

Tu

sai

q

uan

to v

iva

io p

ort

i in

me

la c

erte

zza

che

nes

sun

a d

i qu

este

par

ole

si

reg

ge

da

sola

. T

u s

ai,

ed i

o s

o,

che

tutt

e q

ues

te p

aro

le a

lla f

ine

cerc

ano

un

fo

nd

amen

to,

un

a te

rra

sicu

ra s

u c

ui

po

gg

iare

e c

resc

ere;

ce

rcan

o r

ipo

so n

ell'i

nco

ntr

o c

on

te,

nel

dia

log

o c

on

te,

nel

l'asc

olto

di

te,

nel

l'in

voca

zio

ne

del

la

tua

gra

zia.

La

vi

ta

inca

lza,

e

dis

trae

, e

cost

rin

ge

a ri

man

dar

e se

nza

po

sa l

a p

aro

la p

iù e

sse

nzi

ale.

Pu

re m

i ac

com

pag

na

sem

pre

-

o

qu

asi

sem

pre

-

il p

ensi

ero

, c

he,

q

uan

do

fin

alm

ente

un

gio

rno

mi

ferm

erò

, e

sap

rò (

o p

otr

ò)

far

tace

re u

n

mo

men

to l

e co

se p

icco

le,

e i

frat

elli,

e t

utt

o i

l r

esto

, in

qu

el g

iorn

o

anco

ra p

otr

ò fi

nal

men

te p

arla

re a

te e

di t

e.

È v

ero

qu

esto

pen

sier

o o

è il

lusi

on

e?

Qu

and

o,

raro

e i

mp

rob

abile

, p

ure

qu

el g

iorn

o a

rriv

a,

e d

esid

ero

so

io m

i la

nci

o n

el d

ialo

go

co

n t

e, f

atti

po

chi p

assi

m

i sen

to c

om

e p

reso

d

a ve

rtig

ine.

Mi g

uar

do

ind

ietr

o,

e so

tto

, e

into

rno

, e

sop

ra,

e m

i par

e d

'ess

ere

per

ico

losa

men

te t

eso

su

l vu

oto

. M

i par

d'e

sser

e co

me

si s

entì

P

ietr

o,

qu

and

o u

n g

iorn

o -

co

n s

up

rem

o c

ora

gg

io e

d

inco

scie

nza

-

Page 18: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kai

rós

– L

a T

rad

izio

ne

18

chie

se d

i sc

end

ere

dal

la b

arca

, e

fu s

ul

mar

e in

bu

rras

ca,

e g

uar

in

torn

o, e

co

min

ciò

ad

affo

gar

e.

Dio

mio

, tu

co

no

sci

la m

ia n

ost

alg

ia d

i p

reg

hie

ra.

Ma

tu c

on

osc

i an

che

il m

io s

egre

to t

imo

re.

Il tim

ore

ch

e q

uel

la n

ost

alg

ia d

ebb

a p

erp

etu

amen

te r

iman

ere

tale

, per

ché

app

ena

io te

nti

di f

arn

e u

na

real

sub

ito

essa

m

i si

im

pie

tris

ce.

No

n

è ve

ra,

du

nq

ue,

n

epp

ure

la

n

ost

alg

ia?

No

n è

ser

io,

orm

ai,

ch'io

nu

tra

no

stal

gie

di

qu

esto

gen

ere,

ma

solo

d

evo

co

nfe

ssar

e ill

usi

on

i?

E

allo

ra

io

mi

do

man

do

: m

a d

avve

ro

io

cred

o

in

te?

O

pp

ure

so

ltan

to io

fac

cio

«co

me

se»

tu c

i fo

ssi,

tutt

o d

isp

on

end

o e

giu

dic

and

o

nel

la p

resu

nzi

on

e d

ella

tu

a p

rese

nza

, m

a m

ai g

uar

da

nd

o c

on

dec

isio

ne

vers

o d

i te,

per

pau

ra d

i ved

ere

il vu

oto

?

Il tu

o s

ilen

zio

Qu

alcu

no

ha

det

to c

he

tu s

ei il

sile

nzi

o;

che

tutt

o p

arla

di t

e, in

voca

la

tua

pre

sen

za, s

up

po

ne

la tu

a sa

pie

nza

, rifl

ette

il

tuo

am

ore

; ch

e tu

tto

p

arla

di t

e, m

a tu

no

n p

arli:

tu s

ei il

sile

nzi

o.

E

nep

pu

re

no

i p

arlia

mo

d

avve

ro

a te

, m

a so

lo

«rec

itia

mo

» p

reg

hie

re. P

iù c

he

«rec

ita»,

la p

reg

hie

ra n

on

pu

ò e

sser

e.

Qu

esto

è il

gio

rno

del

sile

nzi

o.

Qu

esto

è i

l g

iorn

o d

ella

«m

ort

e d

i D

io».

Qu

esto

è i

l g

iorn

o d

el

sep

olc

ro,

del

la

mo

rte

del

l'uo

mo

in

siem

e a

Dio

, d

ell

a m

ort

e d

i q

uel

l'uo

mo

ch

e p

rete

se d

'ess

ere

nel

mo

nd

o la

Par

ola

di D

io.

Qu

esto

è

il g

iorn

o

del

si

len

zio

-

ma

finir

à.

Qu

esta

se

ra,

alla

ce

leb

razi

on

e d

ella

V

eglia

p

asq

ual

e,

le

par

ole

ri

com

ince

ran

no

a

risu

on

are,

ab

bo

nd

anti,

rig

og

liose

, ad

dir

ittu

ra p

rol

isse

, ac

com

pag

nat

e d

a m

olti

can

ti e

com

men

ti e

ges

ti.

E p

oi

torn

erem

o a

cas

a, e

do

rmir

emo

. E

do

man

i sa

fest

a, l

a fe

sta

di P

asq

ua.

Q

ues

to

gio

rno

d

i si

len

zio

fin

irà,

in

falli

bilm

ente

, così

co

me

infa

llib

ile è

il c

ors

o d

el s

ole

. M

a, D

io m

io,

com

e p

oss

o io

no

n t

emer

e ch

e la

fes

ta

di d

om

ani e

le

par

ole

di

qu

esta

no

tte

no

n s

ian

o i

n r

ealtà

ch

e u

na

tom

ba

per

te;

un

a to

mb

a as

sai

più c

hiu

sa e

tri

ste

del

la t

om

ba

di

og

gi,

del

la t

om

ba

che

anco

ra a

tten

de

l'alb

a d

el te

rzo

gio

rno

?

lo h

o p

aura

ch

e q

ues

to g

iorn

o d

i sile

nzi

o p

assi

; p

ass

i per

il v

olg

ere

dei

so

le,

sen

za c

he

nu

lla s

i vo

lga

nel

mio

cu

ore

, s

enza

ch

e il

mio

si

len

zio

dav

vero

in

con

tri

il tu

o s

ilen

zio

, q

uel

sil

enzi

o c

he

solo

no

n è

m

ort

e, q

uel

sile

nzi

o c

he

con

osc

e il

terz

o g

iorn

o.

Page 19: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kai

rós

– L

a T

rad

izio

ne

19

La

pa

rola

ra

cco

lta n

el s

ilen

zio

Per

co

no

scer

e q

ual

e si

a il

mio

sile

nzi

o -

se

il se

gn

o d

ell'i

ncr

edu

lità

o l

a tr

acci

a d

el t

uo

in

com

pre

nsi

bile

mis

tero

- i

nte

rro

gh

erò

il

Fig

lio

tuo

; in

terr

og

her

ò la

tu

a p

aro

la d

iste

sa,

la P

aro

la

che

tu r

isch

iosa

men

te

hai

vo

luto

si

fac

esse

car

ne

ed a

bita

sse

in m

ezzo

a n

oi,

e si

dis

ten

des

se

per

la

du

rata

di

mo

lti g

iorn

i, e

per

la

mo

ltep

licità

di

mo

lti g

esti,

e p

er l

a lu

ng

hez

za d

i mo

lti d

isco

rsi.

Inte

rro

gh

erò

qu

ella

Par

ola

ch

e al

la f

ine

fu d

iste

sa s

u u

na

cro

ce,

per

ra

gg

iun

ger

e co

sì d

i nu

ovo

il tu

o s

ilen

zio

. C

he

rim

ase,

in

qu

el p

reci

so m

om

ento

, d

elle

mo

lte p

aro

le c

he

per

q

ual

che

attim

o a

veva

no

ro

tto

il tu

o s

ilen

zio

?

Ch

e ri

mas

e d

i te,

Sig

no

re G

esù

?

Giu

sep

pe

d'A

rim

atea

, il

dis

cep

olo

in

cert

o e

nas

cost

o,

ven

ne

allo

ra

alla

lu

ce e

«co

rag

gio

sam

ente

» -

dic

e G

iova

nn

i -

chi

ese

il tu

o c

orp

o:

ad e

sso

ded

icò

il s

uo

sep

olc

ro n

uo

vo.

No

n s

o s

e io

d

ebb

o a

mm

irar

e o

te

mer

e q

ues

t'uo

mo

: es

ce d

all'o

mb

ra q

uan

do

tu

vi

ent

ri,

e si

affr

etta

a

cost

ruir

e u

n m

on

um

ento

al

tuo

sile

nzi

o -

o a

l tu

o r

ico

rdo

: n

on

è l

a st

essa

co

sa?

No

n è

so

lo u

n p

assa

to q

uel

lo c

h'e

gli

on

ora

? N

on

è q

ues

ta

anco

ra u

na

volta

la

no

stal

gia

di

qu

ello

ch

e n

on

è p

iù,

no

n è

pre

sen

te,

no

n è

ver

o?

A

nch

e N

ico

dem

o u

scì

dal

la n

ott

e e

po

rtò

pro

fum

i p

rezi

osi

, p

er

imb

alsa

mar

ti.

An

che

Mar

ia e

le

altr

e d

on

ne,

ch

e p

ure

no

n t

'ave

van

o s

egu

ito s

olo

d

i n

ott

e, v

enn

ero

al

tuo

sep

olc

ro:

gel

ose

del

tu

o r

ico

rdo

e i

mp

azie

nti

d'e

spri

mer

e an

cora

, co

n g

esti

inu

tili,

la l

oro

fed

e e

il

loro

am

ore

. Q

uel

l'am

ore

, ch

e la

mo

rte

cert

o n

on

ave

va c

ance

llat

o,

ma

risc

hia

va

d'im

pie

trir

e e

di f

issa

re a

d u

n s

epo

lcro

mu

to.

Ep

pu

re a

d e

sse

per

pri

me

tu,

vive

nte

e s

fug

gen

te,

ti

man

ifest

asti

al

terz

o g

iorn

o.

Ti

man

ifest

asti

com

e co

lui

che

va -

«al

Pad

re m

io e

P

adre

vo

stro

» -

com

e co

lui

che

asce

nd

e, c

om

e co

lui

che

rim

ane

per

se

mp

re,

ma

al d

i là

del

le t

racc

e la

bili

lasc

iate

da

l tu

o p

assa

gg

io r

apid

o

per

le v

ie d

el m

on

do

. M

aria

co

ntin

allo

ra a

ric

ord

are,

ad

am

are,

a s

per

are

in C

olu

i ch

e er

a p

assa

to,

ma

con

tinu

ò

tutt

o

qu

esto

n

on

p

ress

o

un

se

po

lcro

: to

rnan

do

ai

fr

atel

li,

e an

nu

nci

and

o

loro

: «I

l S

ign

ore

è

riso

rto

»;

vive

nd

o c

on

lo

ro,

aman

do

li, p

arla

nd

o a

d e

ssi,

cert

a o

rmai

ch

e n

on

si

per

de

qu

ello

ch

e p

ure

pas

sa s

enza

las

ciar

si s

trin

ge

re c

om

e p

rese

nza

co

rpo

sa e

sic

ura

tra

le b

racc

ia.

Page 20: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kai

rós

– L

a T

rad

izio

ne

20

lo c

red

o c

om

e d

i ve

der

e u

na

som

iglia

nza

- S

ign

ore

Ges

ù C

rist

o -

d

elle

tu

e p

aro

le e

del

tu

o s

ilen

zio

co

n l

e m

ie p

aro

le e

il

mio

sile

nzi

o.

Le t

ue

div

enn

ero

inte

ram

ente

ver

e q

uan

do

tu

le c

hiu

des

ti n

el s

ilen

zio

- e

da

oltr

e il

sile

nzi

o d

el s

epo

lcro

tu

res

titu

isti

ad e

sse

vita

med

ian

te il

tu

o S

pir

ito.

La t

ua

pre

sen

za a

no

i è

stra

na,

Sig

no

re

Ges

ù C

rist

o:

si

esp

rim

e m

edia

nte

par

ole

pas

sate

; m

a in

siem

e m

edia

nt

e p

aro

le c

he

solo

ora

so

no

div

enta

te v

ive

e ve

re.

Allo

ra,

tan

ti se

coli

fa,

tu l

e p

ron

un

cias

ti: m

a er

ano

p

aro

le

d'a

ttes

a,

ch

e

att

end

evan

o

il si

len

zio

del

sep

olc

ro p

er

d

iven

tare

ver

e. O

gg

i tu

no

n le

pro

nu

nci

, an

zi tu

taci

ost

inat

amen

te, m

a le

par

ole

d'a

llora

so

no

ver

e.

Fo

rse

allo

ra i

o p

oss

o s

per

are,

po

sso

pre

gar

e, p

oss

o c

hie

der

ti ch

e an

che

alle

mie

mo

lte p

aro

le i

nce

rte

e in

con

clu

se,

po

ssa

ven

ire

un

po

' d

i ve

rità

-

se

da

esse

sa

prò

al

la

fine

stac

carm

i, i

n

un

at

timo

di

fidu

cio

so s

ilen

zio

, at

ten

den

do

ch

e d

al t

uo

sile

nzi

o v

eng

a lo

Sp

irito

ch

e d

à vi

ta a

lle c

ose

mo

rte.

Page 21: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kai

rós

– L

a T

rad

izio

ne

21

Page 22: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – La Preghiera

21

LA PREGHIERA

SALMO 54

SE SI POTESSE FUGGIRE…

Allora Gesù cominciò a provare tristezza e angoscia… …si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo:

«Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!»

( Mt 26, 37-39 ) Canto di un uomo tradito e umiliato, che ripete senza fine il suo interminabile lamento. A tre riprese egli descrive il suo tormento di uomo calunniato, rattristato nel vedere la corruzione della città santa, abbandonato dal suo migliore amico. Ah, se potesse evadere da questa miseria che l’assedia! Viene fatto di pensare alla preghiera di un Geremia perseguitato dai suoi avversari e a Gesù, l’uomo dei dolori, tradito da un amico. E’ la preghiera per i giorni nei quali ci si sente affranti dalle lotte della vita, dall’ostilità degli uomini e delle cose; si vorrebbe sfuggire alla tenaglia, rifugiarsi in un angolo, lontano da tutti, per non incontrare più nessuno. Ma soltanto la presenza di Dio può liberare il cuore prigioniero della propria sofferenza. Porgi l'orecchio, Dio, alla mia preghiera, non respingere la mia supplica; dammi ascolto e rispondimi, mi agito nel mio lamento e sono sconvolto al grido del nemico, al clamore dell'empio. Contro di me riversano sventura, mi perseguitano con furore. Dentro di me freme il mio cuore, piombano su di me terrori di morte. Timore e spavento mi invadono e lo sgomento mi opprime.

Page 23: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – La Preghiera

22

Dico: «Chi mi darà ali come di colomba, per volare e trovare riposo? Ecco, errando, fuggirei lontano, abiterei nel deserto. Riposerei in un luogo di riparo dalla furia del vento e dell'uragano». Disperdili, Signore, confondi le loro lingue: ho visto nella città violenza e contese. Giorno e notte si aggirano sulle sue mura, all'interno iniquità, travaglio e insidie e non cessano nelle sue piazze sopruso e inganno. Se mi avesse insultato un nemico, l'avrei sopportato; se fosse insorto contro di me un avversario, da lui mi sarei nascosto. Ma sei tu, mio compagno, mio amico e confidente; ci legava una dolce amicizia, verso la casa di Dio camminavamo in festa. Piombi su di loro la morte, scendano vivi negli inferi; perché il male è nelle loro case, e nel loro cuore. Io invoco Dio e il Signore mi salva. Di sera, al mattino, a mezzogiorno mi lamento e sospiro ed egli ascolta la mia voce; mi salva, mi dà pace da coloro che mi combattono: sono tanti i miei avversari. Dio mi ascolta e li umilia, egli che domina da sempre. Per essi non c'è conversione e non temono Dio. Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici, ha violato la sua alleanza. Più untuosa del burro è la sua bocca, ma nel cuore ha la guerra;

Page 24: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – La Preghiera

23

più fluide dell'olio le sue parole, ma sono spade sguainate. Getta sul Signore il tuo affanno ed egli ti darà sostegno, mai permetterà che il giusto vacilli. Tu, Dio, li sprofonderai nella tomba gli uomini sanguinari e fraudolenti: essi non giungeranno alla metà dei loro giorni. Ma io, Signore, in te confido. Preghiamo Signore Dio, Padre nostro, che hai ascoltato la preghiera del tuo figlio Gesù e lo hai liberato dall’angoscia e dalla morte, sostieni la nostra debolezza nei momenti di paura e di tristezza e aiutaci a compiere sempre il tuo volere. Amen.

Page 25: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – Letture Spirituali

24

LETTURE SPIRITUALI

Luigina Mascheroni

ADRIENNE VON SPEYR (1902-1967)

Nasce in una agiata famiglia svizzera a la Chaux–de-Fonds il 20

settembre 1902, secondogenita di quattro figli. Sin da piccola appare profondamente convinta di essere alla ricerca di in Dio «diverso», differente da quello formalmente osservato nel clima protestante ed austero della sua famiglia, diverso da quello predicato dal suo professore di religione al liceo.

Questa sensibilità religiosa, che urta profondamente la madre, con la quale si instaurerà un rapporto critico e difficile, viene invece compresa a fondo dalla nonna, che sapeva raccontare storie, «anche storie del buon Dio. E quando raccontava del buon Dio si era sicuri: lei lo conosceva bene».

Anche la professione che il padre, noto oculista a Basilea, esercita in compagnia della figlia, la conduce in quegli anni giovanili alla scoperta del Dio «altro»: Egli è anche il padre dell’amore del prossimo, che incontra numerose volte in ospedale. Cresce così in Adrienne il desiderio di diventare medico: è il prossimo sofferente, il povero vulnerabile, il malato indifeso che rappresentano i suoi pazienti privilegiati, quando ormai nota dottoressa in città, vedrà riempire il suo ambulatorio di questa umanità dolente. A queste persone abbandonate, povere, addolorate, prive di sostentamento, di guida, di speranza, si dedicherà con passione, con generosità, organizzando raccolte in denaro tra i familiari e gli amici, ma anche cercando di leggere dentro il dramma di tante giovani vite disperate, di curare le tante malattie dello spirito, che paralizzano la speranza e deprimono il gusto della vita.

La malattia, il dolore non furono certo per lei, sin da giovane, solo un «oggetto» della sua premura spirituale. Poco più che quindicenne perse il padre per una improvvisa malattia e ciò causò, fra l’altro, un penoso cambiamento del tenore di vita di tutta la famiglia. I lavori di casa, soprattutto affidati ad Adrienne, obbligata dalla madre a frequentare, oltre al liceo, la scuola commerciale, finiscono per stroncare la sua salute: nel 1918 le viene diagnosticata una grave forma di tubercolosi, che si aggiunge alla povertà materiale:

Page 26: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – Letture Spirituali

25

«finalmente appresi – annota Adrienne – nel più profondo di me stessa cosa significa essere un mendicante».

A Leysin, dove viene mandata per curarsi, prova il gusto dell’amicizia e della solidarietà con le altre ragazze, discute con loro di problemi religiosi, organizza una serie di conferenze su vari temi, quali il rapporto tra obbedienza e libertà, il pensiero di Dostojewskij, il tema della verità religiosa.

Dopo la guarigione, la sua strada è seminata di difficoltà e di incomprensioni familiari, dovute alla sua irrevocabile decisione di diventare medico, che si scontrava con l’altrettanto irrevocabile rifiuto della madre e di uno zio, preoccupato per la salute precaria. Adrienne non demorde e dopo aver recuperato i tre di studio liceale e l’esame di maturità, frequenta la facoltà di medicina. Sono questi anni difficili e faticosi, raccontati con arguzia e serenità nei suoi diari, anni in cui sente crescere in sé lo stupore e il «miracolo» dell’amicizia con i colleghi e della solidarietà con i malati. Il Signore non è poi così lontano e diverso; anzi ora le sembra «molto più accompagnato»; ammira con rispetto l’ascesi silenziosa di molte suore in ospedale, percepisce che bisogna amare molto «per fare una sintesi di Dio e del mondo».

Alle soglie della laurea, nell’estate del 1917, incontra Emil Dürr,

professore universitario di storia, vedovo con due bambine, subito profondamente innamorato di questa giovane brillante ed intelligente. Dopo un periodo di riflessione e di titubanza: «Credevo molto fermamente di essere destinata alla verginità, ma non ne vedevo la forma; mi sembrava che un legame è assolutamente necessario; lo vedevo, anche nel matrimonio, come un legame a Dio, ma in quale modo?».

Accetta così con serenità e accondiscendenza di sposarsi con Emil, convinta che «si è creati per ciò che Dio vuole e non per ciò che io voglio. Questo intendo con la parola purezza».

Sono questi gli anni dedicati all’inizio dell’attività

professionale, prima in ospedale, poi dal 1931 in un ambulatorio privato a Basilea: qui svolse per decenni l’immenso compito sia professionale che spirituale dentro uno studio sempre sovraffollato, luogo di un servizio speso nel silenzio e nella modestia, nonostante che le incredibili doti taumaturgiche della dottoressa von Speyr riempissero la città, soprattutto dopo la conversione al cattolicesimo nel 1940.

In questi dieci anni di paziente, sofferta attesa dell’incontro con Dio, Adrienne matura la convinzione e l’aspirazione di una esistenza

Page 27: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – Letture Spirituali

26

sempre più unificata nell’illimitata appartenenza al Signore che deve venire, e nell’altrettanto illimitato impegno della sua professione in mezzo agli uomini: sono questi i primi consapevoli stadi di maturazione verso l’unità di vita nei consigli evangelici e di vita nella professione secolare, che rappresenta il caposaldo teologico della comunità di san Giovanni, da lei fondata in seguito con il teologo von Balthasar. E’ quell’unità «tra cielo e terra» che spesso le viene suggerita attraverso esperienze straordinarie (come preveggenze e visioni soprannaturali) e che appaiono misteriosamente scandite da altrettante esperienze dolorose.

Dopo sei anni di matrimonio, nel 1934 Emil Dürr muore improvvisamente ed Adrienne venne colta da una terribile angoscia, che la portò a pochi passi dal suicidio. Un amico cattolico l’aiutò a superare questo difficile momento, restituendola al suo lavoro e ai bambini di Emil.

Nel 1936, dopo un periodo di «intensissima riflessione» si risposa con il professor Werner Kaegi, quasi una risposta inconsapevole e obbediente ad una forma di vita, forse mai coscientemente scelta, eppure accettata e vissuta con impegno e generosità. Tutto questo non sembra limitarla affatto nel suo successivo, cosciente voto di verginità fatto all’interno della sua comunità di persone consacrate.

C’è qui un mistero di grazia che va difeso e contemplato, più che analizzato e spiegato attraverso una esegesi ossessiva dei carteggi e dei diari: grazie alla sua duplice quanto «ministeriale» esperienza dei due «stati di vita», Adrienne ci ha lasciato opere sulla verginità consacrata di alto valore ascetico, oltre che un volume Theologie der Geschlechter non ancora pubblicato, ma che può illuminare «il grande dono» della ministerialità coniugale.

Gli anni dal 1936 al 1940 sono soprattutto dedicati al tentativo di chiarire definitivamente la sua «posizione» religiosa, tuttavia i contatti sia con pastori protestanti che con sacerdoti cattolici la deludono. Era inoltre ancora ferita dal trauma della morte di Emil, soprattutto nel momento in cui, recitando il Pater Noster si sentiva come bloccata ad esprimere in piena libertà il «sia fatta la tua volontà». Adrienne sentiva di non riuscire ancora ad accettare quella morte e quella volontà, quasi che le fosse per sempre impedita la preghiera e con essa la possibilità di porsi in piena trasparenza con Dio.

Presa da questi tormenti interiori e da problemi di salute,

finalmente, nell’autunno del 1940, avvenne l’incontro decisivo con il teologo gesuita Hans Urs von Balthasar, giunto a Basilea come cappellano degli studenti universitari. Durante il primo incontro, preparato da una amico comune, Adrienne prese il coraggio e gli

Page 28: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – Letture Spirituali

27

spiegò che voleva diventare cattolica. «Subito parlammo della preghiera – ricorda il teologo – e appena le mostrai che con “sia fatta la tua volontà” non proponiamo a Dio la nostra opera, ma la nostra disponibilità ad essere assunti dalla sua opera e sempre impegnati in essa, fu come se avessi premuto inavvertitamente un interruttore che di colpo accende nella sala tutte le luci».

Finalmente Adrienne sembra aver trovato il «cuore del mondo», aver incontrato il senso e il fine della sua lunga ricerca, che diventa ora l’inizio di una straordinaria esperienza di vita.

«Dio cerca sempre persone che nel momento decisivo non hanno nessuna paura», dirà pochi giorni dopo il battesimo celebrato nella festa di Tutti i Santi del 1940. «Dio aspetta il nostro sì», avvolgendo il nostro assenso con il suo stupore e la sua meraviglia. Sin dai primi giorni Maria le dice che «la strada è ancora lunga. Apprendre, souffrir, progresser».

Apprendre, che vuol dire conoscere per amare. Souffrir, perché solo il patire può aprire la via della passione del

Figlio, può voler dire abbracciare tutta l’umanità per condividere il peso della violenza e del male.

Progresser, progredire, andare oltre. Bisognava, come amava dire, tentare, provare a pronunciare un assenso sempre più consapevole e totale, tenendo conto della sua non-finitezza, della sua imprevedibilità resa feconda dal Dio incommensurabile e pieno. Il senso dell’autentica vita contemplativa, come tentativo di aprirsi al mondo stando dalla parte di Dio e della sua Parola, diventa per Adrienne sempre più chiaro, perché incalcolabilmente fruttuoso dentro la vita attiva, spesa per i bisogni del mondo. Contemplazione e azione si fondono in quegli anni, saldate da una ferma disciplina di preghiera, quasi un velo mariano steso sulla sua vita intessuta, come tante, di ritmi quotidiani e di gesti silenziosi: l’attenzione ai bambini e alla famiglia, il lavoro in ambulatorio, la cura dei poveri, e poi l’approfondimento teologico maturato nell’intesa sempre più feconda con von Balthasar, che l’apre anche all’amicizia con Romano Guardini, Hugo Rahner, Henry de Lubac.

Il primo frutto della sua carismatica è rivolto all’esterno, ad altri,

con i quali è assolutamente urgente condividere il gusto della pura obbedienza a Dio e il dono della carità ai fratelli. Adrienne sente tutto il peso del compito particolare a lei affidato e si sforzerà di viverlo come servizio assegnatole da Dio per la Chiesa universale, senza indulgenza verso se stessi, senza autocompiacimento, l’anima deve farsi «anfora del mistero di Dio», vaso riempito della sua carità.

Page 29: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – Letture Spirituali

28

Nasce così nel marzo 1941 l’idea di fondare una nuova comunità di giovani ragazze non inserite all’interno dei tradizionali ordini religiosi, ma chiamate ad una maturazione più consapevole dei consigli evangelici, per inserirsi nel mondo con nuove energie: l’8 dicembre 1944 avvenne l’incontro di fondazione della Comunità di San Giovanni, nella quale era fondamentale l’aspirazione ad una «clausura del cuore», ad una vita intensa di preghiera, che oltre agli incontri comunitari, lasciasse spazio all’orazione personale. La comunità iniziò dunque il suo cammino illuminato da quello di Adrienne, che ogni giorno, dopo le visite ambulatoriali, verso le tre di pomeriggio, arrivava all’appartamento, sede della comunità, e oltre ai colloqui personali teneva una sorta di lectio divina sul Vangelo di Marco. Il carisma della comunità andava via via delineandosi: «scegliere persone che servano la Chiesa, ma non da suore, bensì da persone che vivono nel mondo, esercitando una professione, sono brave nel loro lavoro e vivono la loro vita alla luce della meditazione giornaliera del Vangelo».

Adrienne, sino al 1940, non aveva letto nessun libro di teologia, né

lo farà in seguito, se non sporadicamente, sotto la guida di von Balthasar: lesse infatti le Lettere di Sant’Ignazio, le regole di san Benedetto e san Francesco di Assisi, C.Foucauld, un po’ di Newmann, san Giovanni della Croce e La storia di un’anima di santa Teresa del Bambino Gesù, che volle tradurre in tedesco.

Dopo la conversione l’interesse centrale è infatti rivolto alla Sacra Scrittura: solo dentro la Parola e facendosi «serva» di essa era convinta di comprendere il mistero e il dono della sua missione ecclesiale. Più che ai suoi speciali carismi (stigmatizzazione, visioni, guarigioni, ecc.) il dono profetico di Adrienne è consegnato ad una massa imponente dei commenti che attraversano l’Antico e il Nuovo Testamento, le Lettere paoline sino all’imponente commento dell’Apocalisse. Già pochi mesi dopo la conversione, ebbe le sue prime «visioni» che si ripetono anno dopo anno, rivelando nuovi e sorprendenti contesti teologici.

Quanto al suo metodo, Adrienne non specula, riferisce. Non elabora in una scrittura personale la concretezza della sua contemplazione biblica, ma lascia che sia un altro a trascrivere ciò che detta. Questa inedita forma di comunicazione segue ogni giorno il suo ritmo quotidiano; intrattenendosi con i familiari, preparandosi una tazza di the, di ritorno dall’ambulatorio, ad una tratto si ferma assorta a riflettere su un versetto biblico; poi per una mezz’ora detta «ciò che vede» a von Balthasar. Chiamato a restare l’unico interlocutore diretto dei commentari dettati, il teologo gesuita, mai dubbioso della

Page 30: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – Letture Spirituali

29

veridicità di ciò che ascolta trascriverà in quasi trent’anni di intensa comunione con Adrienne più di sedicimila pagine, preparandole per la stampa, assieme ai carteggi, alle pagine autobiografiche e ai volumi postumi.

Anche il dettare sembra rispondere appieno alla sua interiore esigenza dell’anonimato, là dove il dire il «sempre di più» dell’infinità della Parola viene direttamente consegnato all’altro, affidato perché venga accolto e custodito. Una modalità, questa, dell’essere a disposizione, come i profeti dell’Antico Testamento che si facevano «orecchio » di Dio, Adrienne pronuncia il suo sì facendosi trasparente trasmissione di ciò che le veniva mostrato da Dio.

Contemplazione e azione sono le linee che definiscono la

spiritualità di questa mistica: «(…) Gesù si raccoglie vicino a Maria e a Marta; contemplando l’amore del Padre, realizza il miracolo della vita restituendo Lazzaro alle due sorelle e al mondo. Segnale della sua futura vittoria sulla violenza della morte, il Signore prepara il compimento della sua missione, realizzando in sé, in nome del Padre, la duplice attitudine della contemplazione e dell’azione, indicando alle tante Marte, alle tante Marie sparse sulla storia, l’unica e assoluta vocazione all’amore. (…)»

Come dall’aspetto della pianta – nota ancora la von Speyr - si può dedurre indirettamente lo stato di salute delle sue radici, così dalla vita del credente nel mondo i può risalire sino al fondamento della sua fede. La radice è invisibile: è il mistero dell’unione dell’uomo con Dio, che viene alimentata da quella sfera della contemplazione e della preghiera che resta inaccessibile agli altri. Ma in ciò che è esteriormente visibile, nel momento cioè di attuazione di un progetto, in una prova di amore, in una azione diretta ad una fratello, è possibile intravedere la luce di un mistero di grazia che resta inaccessibile.

«La vita cristiana comprende così sempre entrambi gli aspetti dell’azione e della contemplazione, uno visibile e l’altro sottratto agli sguardi; ma entrambi, soggetti a un certo scambio, si mostrano autentici perché nascono dall’unità del Signore, ritornano ad essa, lo fanno conoscere».

Nonostante le differenti modalità incarnate dall’opera di Marta e dall’adorazione di Maria, i due stati di vita reclamano, per Adrienne, «un certo scambio», un’alternanza feconda dentro la vita del credente. Invocando un’attitudine spirituale profonda, tipica della Madre di Gesù, che teneva lo sguardo rivolto via da sé, si è chiamati a realizzare la misura del «come» dell’amore vivendo dentro l’azione, immersi nella contemplazione.

Page 31: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – Letture Spirituali

30

In questo dinamismo interiore, sostenuto dai doni dello Spirito,

Adreinne coglie l’essenza della vita mistica, che è intessuta giorno dopo giorno dei tanti gesti quotidiani che seminano ascolto e pazienza, attenzione e servizio, accoglimento e adorazione. In una miscela di amore e di dolore il contemplativo attivo o, che è lo stesso, l’attivo contemplativo raccoglie attorno a sé la povertà del mondo per restituirla, fecondata di amore, alla contemplazione del Padre.

E ritrovare così nell’unità di cielo e di terra, l’aspirazione nostalgica e infinita ad una vita di santità.

Le sue condizioni di salute, che si aggravano nei primi anni

Cinquanta, la costringono a rinunciare, con sua grande sofferenza, alle visite ambulatoriali. Nel 1964 perse la vista, le rimaneva un po’ del suo lavoro a maglia e la corrispondenza con numerose persone, soprattutto religiose, in Germania e in Francia, che da anni mantenevano uno stretto contatto con lei. Amava dire in quei mesi di terribile agonia: Que c’est beau du mourir!, perché la riteneva la condizione assolutamente privilegiata di avere solo Dio davanti a sé. Morì il 17 settembre 1967.

LE PREGHIERE DELLA TERRA

Preghiera del mattino Padre dei cieli, tu hai distinto il giorno dalla notte perché entrambi

si trasformassero in un monito e in una gioia per noi: il monito a ricordarci di te, la gioia di servirti in tutto. Perciò anche il giorno che spunta ora deve appartenere a te, deve divenire un giorno della tua chiesa, un giorno dei tuoi figli. E’ ancora fresco come un puro mattino, tutto in lui ancora attende di essere plasmato. Sappiamo che esso ti appartiene perché tu lo hai creato. Sappiamo che, in obbedienza a te, dovremmo farne un giorno privilegiato: uno spazio in cui in ogni istante e in ogni luogo tu possa abitare, uno spazio riempito da te, in cui tu possa anche esigere da noi che eseguiamo il compito che ci hai indicato. Rendici puri, donaci buoni sentimenti, fa’ che compiamo con gioia ciò che il nostra servizio chiede.

Tu hai distinto il giorno dalla notte, tuttavia fa’ che noi non distinguiamo fra ciò che compiamo volentieri e ciò che ci appare faticoso. Aiutaci piuttosto ad accettare con animo grato e sereno, come ricevendolo dalle tue mani, tutto ciò che questo giorno ci riserva;

Page 32: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – Letture Spirituali

31

aiutaci a parteciparvi interiormente e a farne ciò che tu hai previsto secondo il tuo progetto. Fa’ che la nostra capacità di ascolto sia aperta e chiara, così come chiaro e trasparente a te è il giorno. E se il giorno porta con sé qualcosa di oscuro e torbido, lo sappiamo: sono le oscurità della nostra natura incerta e della nostra ignoranza, cui ogni decisione riesce difficile.

Tu non hai solo diviso, ma da sempre hai anche deciso: fa’ che anche noi affrontiamo con fermezza il nostro compito e che prendiamo la decisione che tu attendi da noi. Per amore hai diviso il giorno dalla notte: fa’ che viviamo del tuo amore, che esso sia operante in noi, che noi ti offriamo, insieme col Figlio tuo, ogni azione della nostra giornata, così che sia compiuta nel suo Spirito. Amen.

ALL’INIZIO DELLA MESSA Signore, ci siamo ritrovati insieme nella tua casa. Fa’ che non

siano solo dei segni esteriori ad indicarci che siamo nel luogo in cui tu abiti. Facci sentire piuttosto il tuo Spirito, te ne preghiamo, in modo che ci inginocchiamo davanti a te con il cuore già cambiato, pronti ad accogliere tutto ciò che vorrai mostrarci, pronti anche ad abbandonare tutto ciò che non è compatibile con te. E come, appena entrati nel luogo in cui tu sei, abbiamo chiuso le porte alle nostre spalle, fa’ che dimentichiamo ciò che appartiene solo a questo mondo, ciò che potrebbe distogliere il nostro pensiero da te, tutto ciò insomma che non appartiene al tuo amore ed è incapace di servirlo. Tu vedi bene che siamo deboli e imperfetti: con quanta fatica ci siamo risoluti a venire oggi da te, quanta importanza diamo a ogni ostacolo, pronti ad avviarci per vie diverse dalle tue. Estirpa dunque a noi, Signore, questo cuore incapace d’amore. Serba in noi puri pensieri, fa’ che diveniamo consapevoli nello Spirito che siamo presso di te, che aspettiamo te, che tu ci prometti e doni non solo la tua presenza accanto a noi, ma la tua dimora in noi. (…) Che durante quest’ora non pensiamo a tutte le cose possibili che non hanno nulla a che fare con te, bensì preghiamo per ciò a cui ci richiami: con uno spirito aperto poiché tu ci apri al tuo spirito, con un cuore umile poiché in un cuore così tu vuoi abitare, con un’anima amante, poichè tu sei l’Amore. Benedici, rivela, donaci l’amore. Amen.

Page 33: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – Letture Spirituali

32

PREGHIERA NEL TEMPO

Padre, tu ci hai affidato il tempo che passa come un dono della tua

grazia e della tua presenza. Tu vivi nel tempo eterno, allo stesso modo noi, finchè siamo in vita, dobbiamo restare nel tempo che si consuma. Tuttavia non siamo abbandonati, ma unti a te in un’alleanza, preparata e offerta fin dalla creazione, rinnovata e arricchita di nuovo spessore e nuova efficacia con l’Avvento del Figlio tuo. E se gli anni si dissolvono, essi sono solo una fila continua di giorni che scivolano su di noi, e noi li attraversiamo: lungo tutto questo tempo, il nostro scopo è solo di cercare ciò che tu ci mostri, sperimentare il tuo amore, rimanere racchiusi in te così come il tempo è tutto racchiuso nella tua eternità. Sappiamo che siamo nelle tue mani, che tu disponi tutto e pretendi una cosa sola: l’impegno ad amarti più che possiamo, non singolarmente te, ma te con il Figlio e lo Spirito nell’unità che tu rappresenti dall’origine dell’eternità. Il nostro amore può essere solo risposta e amore di risposta, perché tu, eterno amore trinitario, ci ami sempre pr primo.Non permettere che questa nostra risposta venga mai meno; rendila piuttosto così forte che in essa tu possa sempre percepire il riflesso della tua luce. Amen.

PER LA PERSEVERANZA Signore, nostro Dio, fa’ che i tuoi figli perseverino nell’amore per

te. Tu sai bene come siamo: commossi dalla tua bontà quando ci giunge inattesa, colpiti dalla tua severità quando si rivela esigente. Nelle esperienze felici o difficili pensiamo a te perché vediamo ciò che viene da te; ma la monotonia del quotidiano ci rende tiepidi, ti dimentichiamo, ti teniamo lontano dai nostri pensieri e dalle nostre azioni; è come se ti considerassimo necessario solo nei giorni eccezionali, come se volessimo disporre di te per le nostre esigenze. Ti preghiamo di mutare questa situazione e di convertirci, finchè siamo in tempo. Disponi di noi: scuoti la nostra apatia, trasformala in fuoco o in gelo o in entrambi insieme, ma permetti al tuo Spirito di soffiare in noi. Distruggi tutto ciò che non è tuo, non lasciare in noi nessun pensiero di cui tu non sia il centro, per trascinarci così nell’amore eterno. Non pretendiamo che questo amore sia pieno di dolori o pieno di gioie, ma solo che sia sempre tuo.

Signore, dacci la grazia di offrirti sempre ciò che tu hai dato: solo così noi, servi inutili, non rimarremo senza frutto.

Benedici il tuo amore in noi, perché porti i frutti che tu vuoi. Amen.

Page 34: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós – Letture Spirituali

33

PER MARIA A CRISTO Signore, prima di farti uomo e affrontare il dolore, hai invitato tua madre a farti da madre, ad affrontare con te i tuoi sacrifici ma anche a dividere con te le sue gioie. La grazia che tu le hai conferito, per cui ella è divenuta tua madre, è così grande e inesauribile che in essa c’è spazio per tutti coloro che ti cercano, per tutti che desiderano offrirti un sacrificio nella fede. Il sacrificio di una vita al tuo servizio, forse anche il sacrificio della dedizione a questo servizio o di umiliazioni e dolori imprevisti. Tu hai amato tua madre e le hai donato un amore così puro per te: perciò ti preghiamo, Signore, accoglici ogni giorno in questa grazia e riservaci un posto nella relazione fra te e tua madre. Ci sia permesso così di offrirti a nostra volta ogni suo sacrificio, di provare con te ogni sua gioia, di fare sempre e precisamente ciò che la madre attende da noi, con te, con il Padre e lo Spirito e con tutti gli angeli e i santi. Donaci la gioia e la grazia del servizio, oggi e in eterno. Amen. OFFERTA DI CIÒ CHE NON SI POSSIEDE

Signore, ti ho dato così spesso ciò che possedevo completamente;

lascia che ti offra ora tutto ciò che non ho, che mi fu sempre negato, a cui aspiravo sapendo che mi era irraggiungibile: la pace, il riposo, la sicurezza. (…) L’inutile affanno della mia inquietudine non mi affligge più: la pace è in te, tu l’hai presa in consegna, anche da me; tu puoi distribuirla di nuovo senza perdita. (…) Sii lodato, in te si trova ciò che cerchiamo; e ciò che credevamo di donarti di nostra iniziativa era in te già dall’inizio. Ti ringraziamo perché, nonostante questo, tu lo accetti anche da noi. Signore, non limitarti a prender ciò che non abbiamo, ma conservalo.

Solo il Signore è il fondamento: forse ci consente la raccolta di alcune spighe della semente da lui seminata; noi gli portiamo in dono ciò che era già suo. Un fuoco vivo non cessa di bruciare, finchè tutto è consumato e ridotto in cenere. Nessuno dà importanza alla cenere: dispersa in terra, inerte e invisibile com’è, essa non è feconda, ma può ancora essere macerata fino a sparire servendo a uno scopo che essa ignora. Signore, bruciaci fino a incenerirci, distruggici secondo il tuo volere. Anche se io dovessi ancora dire cosa voglio non ascoltarmi; anche contro ogni apparenza, credi che sono sempre solo tua e non conosco nessun’altra volontà che la tua. Amen. Bibliografia: A. von Speyr, Esperienza di preghiera, 1990, Jaca Book, Milano P. Ricci Sindoni, Adrienne von Speyr Storia di un’esistenza teologica, 1996, SEI, Torino

Page 35: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós - Krónos

34

KRÓNOS

Carlo Maria Martini

INTERCEDERE PER LA PACE CON

CREATIVITÀ E TENACIA

Gerusalemme, Quaresima 2003 Sono passati sei mesi da quando ho terminato il mio ministero attivo come Arcivescovo e in molti mi domandano, anche solo implicitamente, le ragioni del silenzio «sabbatico» tenuto in questo periodo, invitandomi a romperlo in qualche occasione particolare. Vorrei anzitutto precisare che non si tratta di un silenzio che si potrebbe un po’ definire come «dispettoso» (cioè di chi si tira fuori dai problemi con senso di superiorità o di sufficienza), né del silenzio detto «ossequioso», quello cioè di chi ha paura di disturbare autorità politiche o ecclesiastiche: si tratta di un silenzio che vorrei definire «rispettoso», che tiene conto cioè della mia nuova situazione di vita, del mio agire in parte a Roma e in parte a Gerusalemme e degli equilibri delicati che tutto ciò comporta. Ma vorrei definirlo al meglio un silenzio «sabbatico», ricordando quelle parole che noi sacerdoti anziani citiamo ancora della Bibbia «sabbato quidam siluerunt secundum mandatum» (Lc 23,56) dove la Bibbia della C.E.I. traduce «Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento»: che è poi quel medesimo antico comandamento che impone, per la santità stessa dell’uomo e i n ordine al servizio dell’Altissimo, l'alternarsi di lavoro e riposo, e quindi anche di Parola e di pause di silenzio. Ma vi sono pure occasioni e situazioni che invitano a fare eccezione a questa regola, per ragioni gravi. E terribilmente grave è certamente la situazione delle attuali minacce alla pace e delle violazioni della pace, messe più in rilievo da grandi e corali desideri di pace. Ci si deve certamente rallegrare di questa grande, spontanea, diffusa, praticamente unanime volontà di pace. Vi è in essa un riflesso del desiderio, di quella pace che è dono di Dio, della pace offerta a Betlemme agli uomini che Dio ama.

Questa volontà e questa ansia di pace, che totalmente condividiamo, ci spingono però a ricordare tre cose.

Page 36: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós - Krónos

35

La prima è che la pace ha un costo. Mi diceva un amico qualche

tempo fa, parlando della sua esperienza come straniero in una società travagliata da conflitti: questa società, nelle sue espressioni migliori, vuole sinceramente la pace, ma non sa decidersi a pagarne il prezzo. Va infatti ricordato che persino quel fiore raro e prezioso del Vangelo che talora viene chiamato (con una semplificazione terminologica) «non violenza», ha un prezzo preciso: «a chi ti vuole chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello» (Mt 5,40). Ciò significa che bisogna essere disposti a pagare un prezzo e a rinunciare anche a qualcosa a cui si avrebbe diritto. Non basta dunque invocare la pace: bisogna essere disposti a sacrificare anche qualcosa di prorio per questo grande bene, e non solo a livello personale ma pure a livello di gruppo, di popolo, di nazione.

Una seconda cosa che menzionerei è che la pace non è mai un edificio solido, costruito compatto una volta per tutte, ma somiglia piuttosto ad una tenda, a un castello di sabbia, da custodire e da ricostruire sempre con infinita pazienza («settanta volte sette» direbbe, Gesù, cfr Mt 18,22). In altre parole, non è sufficiente rifarsi soltanto a considerazioni etico-politiche (chi ha ragione, chi ha torto, chi è l'aggressore, chi è l'aggredito, l'uso della legittima difesa, l'eventuale possibilità di una guerra giusta ecc.). Occorre avere il coraggio di proclamazioni profetiche, che tengano conto della precarietà e peccaminosità della situazione umana storica.

Infatti la prima e perenne difficoltà nella costruzione della pace nella città degli uomini risiede in un dato antropologico che la Bibbia ricorda fin dalle prime pagine e cioè che «l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza» (Gen 8, 21). Ogni volontà costruttiva della pace si scontra con la ineludibile aggressività umana, col desiderio insito in tanti di noi, persone e gruppi, di possedere ciò che è dell'altro, di avere più dell'altro, meglio dell'altro, togliendolo, se non c'è altro mezzo, anche con la forza. Tutto ciò costituisce una dimensione tragica dell'esistenza che non è lecito ignorare, fare come se non esistesse. In questo senso la sola e astratta sollecitazione di atteggiamenti belli ma carichi di utopia, senza inserirli nel contesto reale della struttura, dei bisogni e delle miserie umane, minaccia alla fine la causa stessa della pace.

Non per niente una delle tradizioni bibliche più antiche dice che la prima città fu fondata da Caino, allo scopo certamente anche di contenere e arginare quelle aggressioni scatenate che alla fine avrebbero potuto uccidere lo stesso Caino (cfr Gen 4, 17).

Il conflitto, l'uso della forza. la possibilità dello scatenarsi della violenza, sono dati di cui si deve tener conto nel programmare la vicenda umana, ciò che è compito soprattutto dei politici. È perciò

Page 37: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós - Krónos

36

inevitabile, per la pace di questo mondo, ideale sommo e sempre da perseguire con indomito coraggio, ritessere continuamente le fila di una concordia che non si illuda di sradicare dei tutto l'aggressività, ma che si proponga il compito, più modesto ma insieme più realistico, di moderarla fino al punto da preferire talora anche un compromesso, in cui ciascuno debba concedere qualcosa a cui avrebbe teoricamente diritto, in vista del superamento di una litigiosità violenta e senza fine. Si tratta cioè di superare il solo punto di vista etico-polifico per accedere a quel profetico «porgi l'altra guancia» (cfr Mt 5, 39) che non crediamo sia così utopico come sembrerebbe e prima vista.

La difficoltà perenne di una politica della pace (che sarà sempre una pace fragile e minacciata) sarà infatti proprio nella determinazione del punto di equilibrio tra le ragioni delle parti in causa e le possibilità pratiche di gestirle senza conflitto violento, in una sana dialettica che conduca tutti i contendenti alla rinuncia di qualcosa di proprio in vista della ricerca del maggior bene comune concretamente realizzabile qui e ora.

La terza verità da ricordare è che, per tutti i motivi detti sopra, una pace seria e duratura, là dove persistono ragioni gravi di conflitto, ha sempre un po' dei «miracoloso», dell'improbabile, del «dono dall'alto» («Vi do la mi . a pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi», Gv 14, 27) e perciò chi crede in Dio la deve chiedere nella preghiera con tutte le forze e anche chi non crede la deve invocare dal fondo della propria coscienza pronto a sacrificarsi con tutto se stesso. Occorre cercare la pace possibile e intercedere per essa con quella instancabilità con cui pregava Gesù nell'orto degli Ulivi «ripetendo le stesse parole» (Mt 26, 44), con quella costanza, perseveranza, creatività e tenacia di cui ci dà esempio Papa Giovanni Paolo Il.

Come afferma il Concilio Vaticano II, la pace (che è molto di più che non l'essenza di guerra o la presenza di un fragile armistizio) è il dono che va invocato e ricercato con l'aiuto di tutti: «La pace terrena che nasce dall'amore del prossimo, è immagine ed effetto della pace di Cristo, che promana da Dio Padre» (Gaudium et spes, n. 77).

Di qui si può anche intendere il senso vero e profondo dei fa-moso e sapiente detto biblico «opus iustitiae pax» (cfr Is 32, 7): «effetto della giustizia sarà la pace». Sì, la pace non può che essere frutto della giustizia, ma la pace di questo mondo non sarà soltanto il risultato di una giustizia mondana perfetta, che non si avrebbe mai nelle attuali aggrovigliate condizioni storiche, ma frutto di quella giustizia che è al momento ottenibile anche a prezzo di sacrifici e rinunce di singoli e di gruppi in vista di un bene comune più alto e condiviso. La pace perciò alla fine è opera di una giustizia che

Page 38: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós - Krónos

37

partecipa della giustizia divina, di una giustizia cioè che è anche perdonante, misericordiosa, riabilitante, capace di dimenticare i torti subiti. Card. CARLO MARIA MARTINI (articolo pubblicato su L’Osservatore Romano del 12.03.03)

Page 39: 2003 mar Dio mio, perchè? - laparabola.org - Dio mio, perchè_.pdf · Salmo 54 Letture Spirituali 24 Adrienne von Speyr Luigina Mascheroni ... riguarda Dio. Sulla croce Gesù parla

Kairós - Recensioni

38

SE CERCHI UN LIBRO LE ALI E LA BREZZA Thévenot Xavier Qiqajon € 13,00 Come si può vivere, e vivere bene, aderendo nel contempo alla dinamica dell’Evangelo? Come si può agire senza cedere al diffuso utilitarismo mentre ci si apre alla gratuità del Dio di Gesù Cristo? Tali sono le sfide che il mondo di oggi lancia ai cristiani attraverso le domande che pone o con situazioni inedite. Queste pagine offrono al lettore un sapiente aiuto per comprendere che lo Spirito – anima di ogni autentica vita morale – non spinge a fuggire il mondo ma invita ogni uomo ad assumere pienamente la propria condizione di “essere fatto di terra” e a correre in avanti verso una vita piena, conforme al desiderio di Dio. PAROLE DI RISURREZIONE Paolo VI, C. M. Martini, R. Cantalamessa, B. Maggioni, S. Fausti, G. Basadonna, M. Orsetti, Anonima Ancora € 8,50 Nove meditazioni sul mistero della Risurrezione scritte da autorevoli maestri per sollecitare i cristiani a riscoprire il mistero di Pasqua come centro della propria fede. IL TEMPO DELLA CONVERSIONE DEL CUORE Card. Dionigi Tettamanzi Piemme € 7.75 Un invito alla conversione del cuore, a distogliere i nostri affetti dagli idoli vani e abbandonarci all'amore di Dio. Le figure di Giona e di Zaccheo, la loro singolare esperienza dell'incontro con Dio, sono i modelli di cammino quaresimale che il Cardinale Dionigi Tettamanzi propone in queste vibranti pagine.