2002 - Progetto Educativo del 2002

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    PROGETTO EDUCATIVO(2002)

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    Creare un impegno a lungo termine per

    ridurre in modo significativo la domanda

    illecita di droghe attraverso ilcambiamento di atteggiamenti e

    comportamenti, specialmente tra i giovani,

    riguardo alle droghe di abuso, grazie allo

    sviluppo di programmi adeguati, con fondi

    sufficienti, messa in opera efficace e

    valutazione accurata .....

    Interventi efficaci di prevenzione e

    riduzione dellabuso sono possibili solo se

    si possiede una informazione affidabile,

    significativa e tempestiva che definisca la

    natura e dimensione dei problemi e le

    implicazioni sanitarie del consumo

    illecito. Occorre avvalersi di varie

    tecniche di ricerca, fra cui il

    monitoraggio epidemiologico e la

    valutazione rapida della situazione e dei

    bisogni ......

    NATURA DEI PROGRAMMI DI RIDUZIONE DELLA

    DOMANDA:Le politiche e programmi di riduzione della

    domanda devono:

    a) creare la consapevolezza del dannoassociato ai consumi di droghe;

    b) includere misure per aumentare leconoscenze sui rischi dellabuso e

    incoraggiare processi decisionali sani,

    come un primo passo per cambiare

    efficacemente atteggiamenti e

    comportamenti;c) scoraggiare la tolleranza sociale del-labuso;

    d) promuovere alternative che rispondano aibisogni che provocano il consumo di droghe;

    e) assicurare una buona qualit della vitache porti ad uno sviluppo personale non

    solo fisico, ma anche psicologico,

    intellettuale e spirituale;

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    f) tenere in giusta considerazione lecaratteristiche socioculturali dei luoghi

    in cui gli interventi sono condotti pergarantire che tutti i settori della

    comunit assumano la loro parte di

    responsabilit;

    g) porre attenzione a non inviare messagginon appropriati e non basati su conoscenze

    scientifiche;

    h) costruire qualit individuali e socialiche riducano i bisogni che possono essere

    soddisfatti dal consumo di droghe;

    i) promuovere la prevenzione primaria,servendosi di unampia serie di approcci e

    interventi (influenza dei pari, programmi

    comunitari, campagne dei media, ecc.)

    ponendo laccento sul coinvolgimento della

    comunit;

    j) rispondere a tutto il ventaglio deibisogni di ogni consumatore e della sua

    famiglia e ridurre la trasmissione

    dellHIV;k) tenere in considerazione le condizionicliniche degli individui colpiti e ridurre,

    per quanto possibile, le ricadute

    attraverso il monitoraggio individuale e la

    reintegrazione sociale;

    l) assicurare la non-discriminazione deitossicodipendenti in fase di recupero;

    m) aumentare a livello individuale laconsiderazione per la salute e lambiente

    ed il senso di responsabilit per ilproprio comportamento e benessere;

    n) includere misure di prevenzione daintraprendere sul posto di lavoro, o legate

    al tempo libero e alle attivit culturali;

    o) riconoscere che la tossicodipendenza un problema sanitario e che trattamento e

    riabilitazione vanno preferiti allazione

    disciplinare o al carcere;

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    p) essere basati su un approccio cheincluda tutte le sostanze psicoattive

    potenzialmente dannose (compresi alcol,tabacco ed inalanti), soprattutto in

    considerazione del poliabuso e dellabuso

    di sostanze acquistate legalmente, ma usate

    in modo scorretto.

    (Programma delle Nazioni Unite sulControllo Internazionale degli Stupefacentie degli Psicofarmaci, riunione annuale del26 aprile 1996 - Linee guida per la

    riduzione della domanda)

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    I PRINCIPI ISPIRATORI

    DELLAZIONE DI VOLONTARIATO

    L'idea di chiamare l'Associazione LIBERAMENTE nasce dall'interesse per ilterritorio della mente del tossicomane, edi ogni altro essere umano, come ambienteda preservare, da proteggere, dabonificare, quando stiano per intervenire osiano gi intervenuti fattori esterni a

    condizionarne i regimi di vita interni, ilfunzionamento, il destino.Centro della soggettivit intesa come

    agente attivo in grado di elaborare etrasformare le informazioni derivantiglidall'esperienza; originaria aperturadell'uomo sul mondo; l'area dellacoscienza, concepita non come sostanza, macome processo comprensibile a partire dai

    condizionamenti inconsci; espressionedelle interazioni tra individui: ad ognunadi queste definizioni della MENTE, e adaltre ancora non ricordate, corrispondonouna metodologia ed una impostazione teoricache nella pratica terapeutica in misuracrescente tendono ad integrarsi pi che acontrapporsi.I diversi indirizzi delle moderne scienze

    dell'anima costituiscono una via d'accesso

    agli enigmi della mente umana. Di ognuno diessi occorre servirsi, di volta in volta,per corrispondere nella maniera pi ade-guata ai bisogni diversificati degliutenti.Al di l del dualismo mente-corpo, oltre

    ogni riduzionismo fisiologistico, come puresenza assolutizzare la realt della mentefino a farne il 'luogo' esclusivo

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    dell'umano, si cercher nel PROGETTOESISTENZIALE della PERSONA la sua

    soggettivit, il senso della suaesperienza, l'origine e la meta delleazioni del singolo.

    La devianza, la tossicodipendenza, lamarginalit sociale non sono semplicimalattie e nemmeno malattie 'semplici'.L'ANALISI MULTI-FATTORIALE delle cause diquesti fenomeni conduce di necessit ad unAPPROCCIO TERAPEUTICO MULTIMODALE che oggi

    prevalente e che impone anche agliOperatori sociali la capacit di accostarsiai pro-blemi con un atteggiamento libero davisioni univoche e che non appaia dimenticodella dimensione complessa della menteumana, se considerata nei suoi rapporti conil corpo e con la sua ambivalenzacostituti-va. Il semplice non mai ilsigillo della verit.

    L'azione dei volontari dell'Associazioneassumer progressivamente una valenzaprevalentemente formativa. Gli utenti e laloro condizione suggeriscono una modalitd'intervento che si qualifica come FORMA-ZIONE pi che come terapia. Che laprevenzione e il recupero, poi, assumano difatto valore terapeutico conseguenza delmodo di intendere sia l'una che l'altro.

    Smettere di 'bucarsi' non difficile.Quello che veramente difficile viveresenza sentire il bisogno di tornare a farloper poter vivere. Perch la stessa azionedi recupero si traduca a sua volta inazione preventiva occorre incidere suglistili di vita e sugli stili cognitivi dellapersona. Le impostazionicomportamentistiche classiche ten-dono ad

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    essere abbandonate dalle stesse Comunit.Lo sforzo pi grande va prodotto dai primi

    contatti con chi viene dalla 'strada',nella preparazione all'ingresso inComunit, nell'azione di supporto durantela fase di fuoriuscita dall'astinenza, difronte alle ricadute dopo il programmaterapeutico. L'offerta che si rivolge comeServizio al ragazzo non semplicementefarmacologica o medica e tanto menopsichiatrica: le competenze specialisticheaccompagnano la fase di orientamento, ma

    non esauriscono l'aiuto alla persona. Lecarenze affettive, gli insuccessiscolastici, i fallimenti nella fase diiniziazione come nei riti di passaggio allavita adulta, gli arresti dello sviluppoadolescenziale richiedono interventi voltialla formazione della persona, soprattuttoquando i comportamenti prevalenti e lerelazioni significative siano viziati da

    atteggiamenti immaturi o devianti. L'azioneformativa si rivolger poi a tutte lepersone che vanno a costituire il sistemafamiliare come gli altri sistemi di cuil'individuo parte.

    In questo senso, c' da compiere un'azionedi ECOLOGIA DELLA MENTE tutte le volte chesi tratta di ripristinare la capacitprogettuale di una persona, operando sui

    sensi di colpa e su ogni altro meccanismoche possa portare oltre la soglia ditollerabilit l'azione autodistruttivaposta in essere dal soggetto.

    La battaglia che si combatte con unapersona e con la sua famiglia per la'bonifica' del territorio della sua mente edi quella dei suoi cari dai condizionamenti

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    'chimici' esterni, come da ogni altraazione che miri ad alterare l'equilibrio

    dei sistemi in cui i singoli vivono, andrri-guardata come una lotta di liberazioneda un'oppressione spirituale oltre cheeconomica e 'materiale'.La SALUTE MENTALE del singolo costituisce

    l'obiettivo e il criterio per l'azione. Chepoi si voglia dare il nome di pace, dibenessere, di felicit, di omeostasi alrapporto positivo che la persona aspira adin-staurare con se stessa, in sede morale

    tutti saremo d'accordo nel chiamare amorproprio la consapevolezza critica che ognicoscienza ha di se stessa come coscienzamorale: la libert d'azione dipender inlarga misura dall'educazione della volont;la volont libera si dar come risultato diu-na vita ordinata e improntata al rispettodi regole condivise dal gruppo diappartenenza e dalla comunit familiare e

    locale; il senso della realt si chiariral singolo come capacit di non confondereadattamento e sottomissione, corrispondendoalle attese degli altri, senza perdersinella dissipazione o isterilirsi nell'avaranegazione di s; ideale e reale non saranno'romanticamente' contrapposti e negatireciprocamente, ma di ciascuno sar vissutacon misura la presenza allo stesso titolonella vita umana; il valore costituir il

    limite dell'azione, la meta lontana, ilcriterio di verit; l'apertura illimitataalla speranza sar temperata dal principioresponsabilit; all'etica della convinzio-ne si sostituir progressivamente l'eticadella responsabilit; dall'astrattadialettica con i membri della propriafamiglia si passer lentamenteall'integrazione nel si-stema familiare,

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    senza peraltro rinunciare alla propriaidentit e alla diversit che

    contraddistingue la vita dei singoli; allapretesa di chiedere sempre e comunque sisovrapporr la capacit di interpretare ibisogni degli altri e di produrre la giustadistanza; alla ricerca del piacere a tuttii costi si affiancher lo spirito dirinuncia, fino a fare del piacere un benespirituale pi che un contenuto materialesoltanto; all'ambiguit e all'equivocosubentreranno l'onest intellettuale e la

    trasparenza della coscienza; alla noia delmondo si contrapporr l'operosit el'attesa paziente; alla dissolutezza e alvizio si sostituir la prudente ricercadell'altro/a, il rispetto del suo'territorio', il senso della sacralitdella vita; al 'prestissimo' della vitaquotidiana, tipico della nostra societ, sisostituir il tempo debito e la ricerca

    della giusta distanza; all'angoscia dimorte, che travaglia tutti itossicodipendenti, si sostituir ilriconoscimento della brevit della vita el'accettazione della sua caducit.

    La tensione tra PROGETTO e DESTINOaccompagner sempre ogni impresa umana.Tanto pi teso sar il rapporto tra i duetermini in un ambito come quello delle

    devianze e delle tossicodipendenze in cuiLIBERT e DETERMINISMO giocano un ruolo chenon stato ancora chiarito. Le basibiologiche, infatti, dellatossicodipendenza non sono state studiate asufficienza. Non dato sapere fino a chepunto, dunque, il comportamentotossicomanico sia condizionato da fattoriindipendenti dalla storia e dalla volont

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    del singolo. Noi non considereremo, allora,la tossicodipendenza come effetto del

    "vizio" o come un prodotto della "so-cietdei consumi" e basta.

    Il bisogno di comunit che attraversa lavita dei singoli e dei gruppi nella nostrasociet si staglia sullo sfondo della crisidella famiglia come comunit naturaledell'uomo, della scuola come comuniteducante del giovane, della citt comecomunit locale, della nazione come

    espressione alta e 'luogo' che riassumetutte le forme dell'appartenenza.La comunit terapeutica per

    tossicodipendenti non riesce a risolveretutti i problemi dei ragazzi che si sonoperduti a causa della mancanza di contestodi cui si patisce, per la debolezza deiriferimenti alle altre forme di comunit dicui il singolo aspira a far parte. Per

    questo, anche la riforma della politica,accanto alla riforma della scuola,costituisce un bisogno collettivo ancorainappagato. Come si ha bisogno di punti diriferimento nella famiglia e nella scuola,cos se ne ha bisogno nella propria citt enello stato.I grandi assenti nella vita morale dei

    giovani del nostro tempo sono, forse,proprio GLI ADULTI, dal momento che si

    avverte nel travaglio delle giovanigenerazioni la mancanza di sicuri punti diriferimento. Le comunit che esaltano lafase della pre-accoglienza con percorsipreferenziali e separati per i genitoriregistrano spesso l'assenza dei PADRI.Anche nella lunga battaglia che precedel'ingresso in comunit essi sono meno'presenti' delle madri. Occorre, dunque,

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    promuovere la nascita di 'padre coraggio',perch la battaglia contro le

    tossicodipendenze veda schierati in campotutti i soggetti che comunque sonocoinvolti.Il bisogno di comunit, allora, si

    qualifica sempre pi nella nostra societcome bisogno di padri. Il PRINCIPIORESPONSABI-LIT costituisce, a questoriguardo, la leva teorica e il principio dacui partire per rendere i singoli pisensibili alla vita della loro famiglia,

    della scuola in cui insegnano o chedirigono, della citt che amministrano,della nazione che governano. Senza caderenell'errore sociologico degli annisettanta, per cui si riteneva cheall'origine del disagio giovanile ci fossela societ, che la societ fosse la 'causa'di tutti i mali dei giovani, occorreindividuare correttamente nella dimensione

    collettiva, per troppo tempo trascurata,una delle cause del malessere del nostrotempo: la vita dei singoli andr ricondottaall'interno dei sistemi di cui fanno parte.Assolutamente centrale diventa, in questa

    prospettiva, il lavoro con le famiglie eper le famiglie della propria citt. La FA-MIGLIA il luogo privilegiatodell'incontro con il disagio del singolo.Considerata in una visione sistemica, al

    suo interno che andranno cercate le 'cause'per le quali il singolo si allontanatodalle proprie ragioni vitali o ritorcecontro se stesso le energie morali chedovrebbero dispiegarsi costruttivamentenella vita di relazione.

    La COMUNIT TERAPEUTICA pertossicodipendenti rappresenta ancora il

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    luogo ideale per il recupero e l'avvio alreinserimento sociale. Concepita come una

    FAMIGLIA TEM-PORANEA, essa consente ilristabilimento della capacit diautosostentamento dell'individuo, senza laquale difficile una vita di relazionenelle societ complesse del nostro tempo.Al suo interno il regime di vita basatoessenzialmente su REGOLE che aiutino lapersona a ricostruire le coordinate dellasua esistenza o a costruirne di nuove operaoltre il semplice decondiziona-mento nella

    direzione di una modifica del comportamentoe degli stili cognitivi. L'a-zione sullasfera emotivo-affettivo-senti-mentale-morale prevalente.C', tuttavia, una terra di nessuno che

    giunta l'ora di esplorare e di dissodare:ci riferiamo al vasto territorio costituitodai tentativi, dalle occasioni, dalleopportunit, dal bisogno di procedere in

    direzioni diverse dalla Comunitterapeutica.In tutto il mondo le Comunit si

    trasformano. I programmi e le opportunitofferte all'interno si diversificano. Ipercorsi individuali sono meno rigidi. Ilsingolo diventa pi importante dellatradizione della Comunit e dei suoiprincipi. I loro fondatori si interroganosul lavoro che occorre fare prima e dopo il

    programma residenziale. La preaccoglienza eil reinserimento acquistano un significatonuovo. Il rapporto con il tossicodipendentediventa meno paternalistico.

    Nella societ civile, mentre affiora latentazione di interpretare la riduzionedel danno come pura e semplice offerta difarmaci sostitutivi dell'eroina in dosi

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    elevate o di siringhe pulite eprofilattici, si leva la protesta di chi

    ritiene che l'azione degli 'operatori distrada' debba essere interpretata in uncontesto umanitario pi ampio che comprendatutte intere le ragioni per un aiuto nonoccasionale all'uomo che soffre.

    Per queste ragioni, e perch animati dallaconsapevolezza che occorre fornire rispostesempre nuove al problema, l'Associazionenon sposer in maniera esclusiva nessun

    metodo e nessuna filosofia, per impedireche il Gruppo dei fondatori risenta dellasclerosi inevitabile a cui il temporidurrebbe ogni scelta univoca di oggi.Il modello del volontariato cattolico, la

    terapia sistemica della famiglia,l'ergoterapia, la prospettiva relazionale,i metodi della psichiatria umanistica delnostro secolo sono alcuni dei riferimenti

    metodologici e ideali che animerannol'azione dei volontari.

    Gli STILI ETICI del Gruppo, comerisultante della varia provenienzaculturale dei suoi membri, costituisconol'unico primum veramente assoluto: lasalvaguardia del pluralismo delle visionietiche costituisce una premessaindispensabile per corrispondere alla sfida

    rappresentata dalla vita stessa degliutenti, dall'identit delle persone che siavvicineranno per chiedere aiuto, in quantoalla loro vita etica non lecitosovrapporre la propria.

    A nessuno lecito proporre uno stile divita diverso da quello dal quale la personasi allontanata e al quale andr

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    ricondotta. Il vuoto spirituale che a moltisembra di scorgere nella vita del tossico

    solo un errore prospettico: nelladevastazione presente della vita dellapersona ci che manca solo un ORDINE, nonuna visione del mondo.Il compito pi difficile si presenta

    allorch si tratta di decidere intorno allescelte di vita di un adolescente. Ladimensione collettiva e sistemica dellafamiglia, comunque, costituisce la'salvezza' per l'operatore, in quanto ogni

    decisione sull'orientamento da suggeriresar ri-portato all'interno della realtfamiliare.

    Il contatto dei volontari con l'esistenzadei tossicodipendenti assume valoreterapeutico paradossalmente proprio perchessi sono guidati da quella incertezzacostitutiva del loro operare: l'aporia

    fondatrice della loro azione dipendedall'assenza di una scienza dellaprevenzione, dalla complessit del 'campo'e dell'oggetto, dalla realt umanadell'oggetto su cui operano, che soggettopi che oggetto. Non si tratta diintervenire su organi malati o su unorganismo e basta. La relazione di aiutovede l'una di fronte all'altra dueesistenze, due progetti. L'operatore deve

    costituirsi, dunque, come 'legislatore'dell'esperienza, come validatoredell'esperienza, come 'specchio' dellacondizione dell'altro; deve intervenire suisuoi schemi cognitivi per poter fornireefficaci suggerimenti volti allarisoluzione dei problemi dell'esistenza dichi gli si affida.

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    In tutte le et della sua vita l'uomo unessere che ha bisogno di cure. Solo se ci

    faremo guidare da un sentimento di umanapietas per il dolore altrui potremoprocedere dentro il territorio accidentatodell'amore e della follia, del vizio edella colpa, del silenzio e dell'emozionesenza vacillare, convinti dell'adagio disempre che ci si salva soltanto insieme. Inquesta superiore forma di moralit risiedeil senso del volontariato.

    Gli uomini cercano la FELICIT, ma latrovano spesso nel piacere o nell'effimero;hanno bisogno di ordine e di misura, ma siabbandonano all'eccesso e alla dismisura;trovano il benessere nella limpidezza enella semplicit di vita, ma subito dopocercano la complicazione e il labirinto;aspirano alla stabilit della vitadomestica, ma quando l'hanno raggiunta

    'escono di casa'; si realizzano nel lavoro,ma se non lo trovano o se lo perdono siadattano alla nuova condizione; desideranocrescere, ma si attardano nelle fasi'precedenti' dello sviluppo; vogliono unacosa, ma sperano che venga loro negata perpoter dire che sono sfortunati e che ilmondo li odia; amano la vita, ma laconfondono con il mondo; temono gli altri,ma non pensano che essi stessi sono 'altri'

    per l'altro; apprezzano l'amicizia, ma lapiegano alla convenienza e la compromettonocon la complicit; non possono vivere senzal'amore, ma ne moltiplicano il significatofino a farne smarrire il senso piautentico; concepiscono il compitodell'educazione per l'adulto, ma dele-ganoalla scuola il compito dell'educazione deiloro figli; adulti insegnanti trascurano i

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    figli degli altri, ma si meravigliano segli altri insegnanti non educano i loro

    figli; hanno inventato la scuola come pa-lestra di vita per i giovani, ma lariducono ad esercizio di arti lontane dallavita; si commuovono di fronte alla vita chenasce, ma non proteggono l'infanzia e leprime et della vita dall'occhio indiscretodell'adulto e dalla violenza dei suoiimpulsi; corteggiano le fanciulle perspingerle alla festa d'amore, ma poi neganola 'corte' nella quale le avevano

    collocate; esaltano la purezza e il candoredell'adolescenza, ma non propongono modellidi s che corrispondano a quel modo diespli-carsi della vita; si abbandonano aipiaceri della vita adulta credendo le etulteriori il 'luogo' pi vero dellafelicit, ma dicono ai ragazzi che la loro l'et pi bella della vita; quando sisentono 'progetto' si abbandonano alla

    speranza, ma quando debbono fare i conticon la penuria e con la sceltacontrappongono alla speranza laresponsabilit; quando si fa buio intorno aloro o mostrano di non conoscere le paroledella vita, cercano la morte, pi per pauradella vita che per vero desi-derio dimorire; quando sentono di non essere amati,invece di sforzarsi di rendersene degni,maledicono il giorno in cui sono nati e

    ritorcono la mano contro di s; quando nonpossono levare la mano contro l'altro lalevano contro di s; quando sono nellamiseria e nel dolore non cercano la luce el'appoggio dei simili, ma si fermano nellatenebra e nell'errore; cercano la veritnelle parole e si ostinano contro di esse:non vedono il particolare, ma pretendono ilgenerale. Vogliono tutto e subito. Infelici

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    ora, vogliono il benessere ora. Nonvogliono essere curati, vogliono guarire.

    Non vogliono vivere, vogliono la vita. Natidi donna, dimenticano il loro 'ambiente'naturale e la 'cultura' da cui provengono.Fragile 'canna pensante', l'uomo vuole

    l'eterno e non si rassegna alla dimensionedel mutevole, del cangiante e delprovvisorio. Educato all'idea della suasuperiorit sulle altre forme di vitaesistenti in natura, cerca l'immortalitnella vita: egli vive come se non dovesse

    mai morire, ma questo lo porta a manipolarela vita per piegarla ai suoi fini. Animatoun tempo dal desiderio di conquistare lanatura per carpirne i segreti, ha ridottoil suo desiderio di conoscenza a volont didominio. La natura ora rivela gli abissidella sua insondabilit. L'infinitamentepiccolo e l'infinitamente grande restanoirraggiungibili. I pochi che riescono ad

    accostarvisi con gli strumenti dellascienza stentano a raccontarne gli enigmiai loro simili. Questi ultimi si aggiranonon tra i musei della scienza e per lebiblioteche del mondo, ma nelle stanze deichiromanti e dei cartomanti; continuano adinterrogare il cielo, perch il futuro nonsia pi un mistero. Adattano le loro poverevite ai brandelli di conoscenza cheaccattano negli scantinati della scienza.

    La miseria culturale dunque all'originedel loro scarso rispetto della vita.Laddove non sono riuscite la scienza e lapolitica, deve riuscire la co-scienzamorale dell'uomo, che occorre risvegliare,indicandole i compiti dell'umanitpresente. Non esistono scorciatoie nellesociet complesse. Ognuno di noi 'spaesato' e vinto dal 'disincanto'. La

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    storia prodotto dell'azione dell'uomo. Inessa l'uomo si trova e si perde, in quanto

    il luogo in cui egli inscrive la sualibert.Per introdurre senso nella storia e nella

    vita dei singoli, si tratta di promuovereliberamente la vita, ostacolando nei modiconsentiti l'avanzare in noi di ogni istin-to di morte.

    Gli uomini temono la LIBERT, anche searrivano a sacrificare la vita per essa.

    Nell'abisso della libert essi vi scorgonola sua duplicit, essendo essa sempreinsieme positiva e negativa, desiderosa diaffer-marsi e confermarsi e capace dinegarsi e di perdersi; la negazione intutti i suoi aspetti, dal semplice nonessere d'un limite iniziale alla negativitassoluta del male, dal nulla operoso eattivo al tormento della sofferenza;

    l'ambiguo volto della divinit, che altempo stesso il Dio dell'ira e dellagrazia, il Dio della collera e della croce.Insomma si incontra la drammaticasituazione dell'uomo smarritonell'ambiguit; la quale non si manifestaappieno se non nel pensiero tragico, di lda ogni sterile antitesi di ottimismo epessimismo.

    La presenza del MALE nel mondo e nellastoria dell'uomo costituisce il pi grandeenigma e la difficolt pi grande dafronteggiare. Ad esso l'uomo oppone le sueleggi e la sua volont, ma queste nonbastano. E' solo 'accettando' il dolore cheviene dal male considerato in tutte le sueforme che si va incontro alla vita,soprattutto quando essa ci riserva

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    l'esperienza inaspettata ed incomprensibiledel male.

    La potenza del male grande, ma lapotenza del DOLORE maggiore. Solo ildolore pi forte del male: l'unicasperanza di debellare il male affidata aldolore, che per travagliosa e dilanianteche sia la sua opera l'energia nascostadel mondo, la sola capace di fronteggiareogni tendenza distruttiva e di vincere glieffetti letali del male (LUIGI PAREYSON).La tossicodipendenza per noi fuga dalla

    libert e dal dolore. Essa la condizionetragica di chi, non potendo sceglierelibert e responsabilit, di contro a'piacere' e 'speranza', si affida alleforme pi diverse di 'autoterapia',illudendosi cos di ritrovare la proprialibert lontano dal dolore. Per la sua viaprodurr altro male e dolore a coloro chelo circondano.

    Questi ultimi, di fronte alla fuga daldolore di un loro caro possono aiutarlosoltanto proponendosi come uomini,accettando a loro volta il dolore in cui siritrovano - per poter intraprendere labattaglia in sua difesa -, indicando ognivolta sempre di nuovo la condizione dallaquale non possiamo sradicarci.Creature fragili e limitate, realizziamo

    il senso della nostra vita nel tempo e

    nella precariet, ma la brevit della vitaapparir tale solo a chi non sapr daresenso ad essa, riducendo il suo valore alpuro dato biologico.L'uomo produttore di senso. Egli

    introduce nel mondo linguaggi nuovi ognivolta che sente il bisogno di comunicare informe nuove. Animale simbolico, produttoredi linguaggi, egli avverte che gli sfugge

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    il senso del pi grande male sociale: latossicodipendenza. Alienato dalle sue

    possibilit pi vere, non si accorge cheessa solo una malattia della sua libert.Il dolore che essa procura pu esserecurato solo producendo libert.Occorre libert, sempre pi libert. Cio

    consapevolezza del male e della suaineliminabilit; volont di combatterlo eaccettazione del dolore; responsabilit eresponsabilit.

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    FONDAMENTI DELLAZIONE

    DI VOLONTARIATO

    I. Tra societ civile e Stato

    L'AZIONE DI VOLONTARIATO si situa stra-tegicamente in un ambito che definitosociale o della societ civile, che si con-trappone concettualmente alla societpolitica o allo Stato, come luoghi del

    pubblico, rispetto al quale il Volontariatosi qualifica come espressione del privato.Se la realt della societ civile diversae distinta da quella dello Stato concepitocome ordinamento, qui non si intende l'a-zione nel 'sociale' come un'azione dacontrapporre a quella dello Stato.Lo sforzo di costruzione di unidentit da

    parte dei gruppi di volontariato laico

    nasce dal bisogno di agire politicamente,cio nellinteresse della societorganizzata, senza che questo significhiprima o poi riassorbimento nellarea delvolontariato cattolico o resa allareapolitica al governo della citt, dellaprovincia o della regione in cui si opera.Il volontariato laico collabora con tuttele amministrazioni locali e rispetta leleggi dello Stato, da qualunque governo

    siano state promulgate.Il Volontariato pi autentico dislocato

    ormai su posizioni che miranoall'integrazione tra 'pubblico' e'privato', in quanto la battaglia contro ladroga e contro la tossicodipendenza non puessere combattuta e vinta da un solosoggetto: le posizioni antistataliste sonodestinate a restare prigioniere del

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    pregiudizio ideologico e non fannoguadagnare posizioni al 'fronte' impegnato

    in questa battaglia.Il Volontariato per sua natura non pudiventare Stato, cio parte di esso, manemmeno anarchicamente ritirarsidallagone politico, ignorando le politichesociali che si praticano, rinunciando afarsene promotore, senza suggerire meteulteriori allazione sociale. Esso ha dasuggerire addirittura qualche soluzionegenerale, contro le inerzie del tempo. Di

    fronte alle grandi emergenze etiche e inpresenza di una crisi delle figure diriferimento nel campo delleducazione,occorre dire da che cosa bisogna ripartiresempre di nuovo per dare risposte aibisogni emergenti.

    II. Sitoeducativo

    Il modello della RETE e lAPPROCCIO MUL-TIMODALE suggeriscono ai soggetti pubblicie privati lo sforzo di definizione delcampo in cui operano come ambito nel qualela distinzione pubblico-privato vale picome fatto descrittivo che nonprescrittivo: le persone non si salvanoda una parte o dallaltra.La scelta del Servizio da parte degli u-

    tenti risponde spesso a ragioni private e

    personali e rientra nella catena deitentativi che essi fanno quandoincominciano ad abbandonare la tendenzaallautoterapia.I Gruppi di volontari operano nel contesto

    integrato SER.T. - Comunit - Servizisocio-sanitari(Servizi sociali dei comuni,Presidi sanitari)- Associazionismo -Istituzioni, come CENTRI DI ASCOLTO che

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    tutti i Presidi socio-sanitari (SER.T.,DSM, Consultori familiari); ad Est con le

    Istituzioni politiche (Servizi sociali deiComu-ni e Assessorati ai Servizi sociali).Il confine a cui allude la mappa il

    termine, il luogo e il senso della relazio-ne con laltro da s per il Volontariatolaico, che ricerca nel rapporto di colla-borazione con tutti gli altri Operatori -politici, istituzionali, sociali e sanitari- il riconoscimento di cui il suo lavoro habisogno quotidianamente. Se fosse, infatti,

    esperienza irrelata, in s sufficiente,troverebbe solo in se stessa la sua ragiondessere. Tutto quello che precede, invece,suggerisce che il senso dellazione risiedeinteramente nella relazione con laltro,sia esso lutente o loperatore impegnatosul terreno del cambiamento dellesistente.Definire i confini dellazione divolontariato, dunque, utile a meglio

    definire lambito entro il quale essa sisitua, la fonte della sua legittimitsociale, la sua moralit, la radicedellethos del suo sapere.

    IV. La sorgente dellethos del Sapere delvolontario va cercata dentro la relazione

    Lo sguardo discreto dell'Operatore,insomma, assume tutta intera l'umanit di

    chi gli sta di fronte, per instaurare unrapporto significativo con l'utente che siavvicina al Servizio, perch la RELAZIONEu-mana che si stabilisce sia fondata sulriconoscimento reciproco e non siapregiudicata la possibilit di stabilirecontratti e alleanze.Quello che ci muove quotidianamente,

    spingendoci ad uscire di casa per occuparci

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    del disagio dei ragazzi un sentimento diribellione e di rabbia di fronte alla

    condizione disastrosa di tanti giovani,sentimento che si trasforma in BISOGNO DIGIU-STIZIA e in una modalit combattiva afavore della pluralit sociale (Le personevanno rispettate, opinioni e comportamentino, F.SAVATER), perch tutti i nostriconcittadini imparino a sopportarepacificamente quello che disapprovano neiloro simili, soprattutto neitossicodipendenti. Solo da un ATTIVO

    SPIRITO DI TOLLERANZA potr nascere ungenerale risveglio morale e un diversoatteggiamento solidale nei confronti di chi nellerrore. E importante che siachiaro che vivere in una democrazia oggi (eancor pi in futuro) equivale a coesisterecon quello che consideriamo sbagliato emeschino, con quello che ci ripugna o chenon riusciamo a comprendere. Vivere in

    democrazia significa sperimentarelinquietudine; trovare nella comunit unagenerica protezione ma ben pocaconsolazione alle insicurezze private(F.SAVATER).Quello che ci muove quotidianamente,

    spingendoci ad uscire di casa per occuparcidel disagio dei ragazzi il desiderio dientrare dentro il loro DESTINO (lasituazione familiare, le condizioni di

    nascita, il temperamento e il carattere),per introdurre elementi di PROGETTO laddovesembra essersi interrotta la CAPACIT DIAUTOSOSTEN-TAMENTO della persona, dovelostinazione contro le proprie radici e lapropria storia si traduce in fuga dallalibert e dal dolore, dove risultaappannata la capacit di comunicaresignificativamente con le persone vicine.

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    Lesperienza degli ultimi due anni divolontariato si arricchita per noi di una

    modalit di intervento prevalentementeformativa che si sostanzia di interventisulla famiglia, perch lazione degliadulti riguadagni nel tempo la fisionomiaeducativa perduta.Il DONO di s, DEL proprio TEMPO di vita

    il pre-requisito essenziale per ogni azionevolta a introdurre elementi di dinamismopsicologico ed etico nella vita altrui. Lanegazione della comunit come della

    comunicazione lassolutizzazionedellindivi-duo, la pretesa di fondaresul soddisfacimento totale edincondizionato dei bisogni e dei dirittidellindividuo forme accettabili edautentiche della vita di relazione.Compito del volontariato anche quello di

    indicare orizzonti metaindividuali, perrendere possibile la comunit avvenire al

    di fuori della realt eccezionale etemporanea della Comunit terapeutica.Quello che ci muove quotidianamente,

    spingendoci ad uscire di casa per occuparcidel disagio dei ragazzi il bisogno dimettere a frutto la nostra esperienza dieducatori, che andiamo arricchendo sulcampo e attraverso forme avanzate diaggiornamento nelle quali un posto dirilievo va assumendo il ruolo delle

    emozioni e dei sentimenti e la loroeducazione.Se non pi pensabile lazione educativa

    degli insegnanti senza competenze psicolo-giche, anche noi dobbiamo orientarci adapprendere dallesperienza, dentro larelazione con i ragazzi che ci sono statiaffidati e che si affidano a noi, come siregola la distanza con i ragazzi, perch

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    assieme alle competenze intellettuali chesiamo portati pi facilmente ad esibire

    nella-zione culturale ed educativa risaltila COMPETENZA EMOTIVA che si richiedesempre pi dai Volontari che operano con igiovani.

    V. Ego cum

    Loggetto della nostra attenzione, ci dicui si fa questione qui non ilVolontariato, larea culturale diappartenenza di questa o quella

    Associazione di volontariato, ma la figuradel Volontario. Se il campo dellazione divolontariato stato definito rispetto aci con cui confina - laltro da s che gli indispensabile per poter sussistere -,apparir insuperabile lesperienza e ilsentimento della solitudine o megliodellARRISCHIO DELLA RELAZIO-NE: laltrocome deviante, come dipen-dente il

    prossimo da amare.La relazione nella quale si decide lemo-zione che legher laltro a noi non ci vedeal riparo, ma esposti; impone unapertura.Larrischio della relazione non da

    intendere come esposizione del singolo aduna situazione di pericolo, come se avessedi fronte una forza superiore dasormontare, come se dovesse difendersi daun assalto.

    Il rapporto con laltro nella relazione piuttosto definibile negli stessi terminiin cui si pone quello che il docenteintrattiene con lallievo, leducatore conleducando: la valenza di quella relazione educativa, ma in un senso tutto nuovo pernoi. Non la trasmissione di un sapere oaddirittura di unesperienza in gioco.

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    Il CONTATTO con laltro impegna leducato-re su un terreno che non cognitivo e

    basta: la cognizione che si vuolesuggerire, lo schema cognitivo che siintende proporre passa non attraversolintelletto soltanto, ma soprattuttoattraverso la partecipazione comprensiva.E una questione di medesimezza umana.Laltro, pur nella sua irriducibilealterit, simile a noi.

    VI. Una mente ospitale: Ama lOspite tuocome te stesso

    Ensea el Cristo: a tu prjmo / amarscomo a ti mismo, / mas nunca olvides que es

    otro. (Insegna il Cristo: amerai il tuoprossimo come te stesso, / ma nondimenticare mai che un altro), ANTONIOMACHADO.[...] Prossimo, infatti, ci che

    differisce inesorabilmente da noi.Prossimo soltanto ci che possiamoconcepire come avente un proprio caratteree un proprio luogo distinti dal nostrocarattere e dal luogo che noi occupiamo.L'ansia di eliminare la distanza nonproduce comunit, ma, all'opposto, nedissolve la stessa idea. Pu produrrecomunit, invece, soltanto uno sguardoche custodisce l'altro nella sua

    distinzione, un'attenzione che lo comprendaproprio sulla base del riconoscimento dellasua distanza. L'intelligenza del prossimonon consiste nell'afferrarlo, nelcatturarlo, nel cercare di identificarloa noi, ma nell'ospitarlo come ilperfettamente distinto.

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    Ma lamore come arma, strumento e modalitconoscitiva pi che un sentimento: amore

    non vuol dire amare.

    VII. Ethos anthropoi daimon

    Il rapporto che si istituisce sul campocon il ragazzzo e con la sua famiglia sidefinir sempre pi nellambito di unacultura della RELAZIONE ETICA. Lazioneeducativa anche etica, in quanto mira adinstaurare un insieme di comportamenti

    finalizzati ad un valore. Ci che sitratter di fondare la possibilit di unethos comune.Lazione di volontariato incontra il suo

    fondamento in unETICA ORIGINARIA, nelriconoscimento che , chesignifica: Demone a ciascuno il suo mododi essere. Ethos, pi che il comportamentocollettivo o il costume, come abitualmente

    si dice, designa il modo di essere. Designail modo di essere di ciascuno inteso nellasua irripetibile unicit: il modo di essereche suo, che gli proprio. Letimostesso di ethos contiene una radice cheallude al suo, al s. Lethos pertieneallesi-stente umano nella sua unicit.Indica ci che proprio dellunico. Perquesto esso corrisponde al daimon.

    VIII. Fare comunit

    Non si tratta solo di mandare inComunit un ragazzo che ci chiede aiuto:per breve tempo, noi dovremo legarlo anoi e poi indurlo a partire, adallontanarsi da noi. E lui lo farvolentieri, perch chiamato altrove.

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    L dove andr dovr uscire dallEgo sum,per essere Ego cum: dovr fare Comunit.

    Dovr imparare a pensare quel cum. Trovernel luogo chiamato Comunit - che il dafarsi - nemici ossia stranieri. Conessi dovr non solo intrecciare un dialogo,ma trovare la dimensione del noi, dentro laquale soltanto si d quella prossimit chenon lindistinto dellintersoggettivitimpersonale, ma sempre di nuovo un Terzo dadare, da riconoscere: la dimensione dellaGiustizia, che si fonda ponendo ogni

    distinto nella sua luce, esaminandolo concura, riconoscendo allaltro ci che glispetta.Analizzare ogni grumo, amare la

    distinzione, riconoscere a ciascuno i suoidiritti, distinguendosi lun laltro -questa sarebbe giustizia. [...] Peresercitare una tale giustizia in grandestile, un uomo deve poter sentire in se

    stesso la lotta tra distinti poteri, e nonvolere che nessuno tramonti, lasciare chela loro lotta continui (CACCIARI).Prima che il ragazzo vada a fare

    Comunit, noi dovremo prepararlo, nonsemplicemente raccontandogli che cos laComunit data, perch questultima nonesiste, non in nessun luogo. Anchessa un sito, un dove: dove si falesperien-za del cum. La Comunit deve

    essere fon-data sempre di nuovo.Prima che il ragazzo decida, cio scelga

    di separarsi da..., noi dovremo farlo u-scire dal suo Ego sum e indicargli larealt dellAltro, a partire dallaltro che dentro di lui.

    Al di qua della Comunit c il campoaperto delle infinite relazioni possibili.

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    Dentro questa illimitata possibilit da-zione si situa la libert di ciascuno di

    noi. In questo al di qua, nel mancatoriconoscimento del bisogno di comunit,occorre pure cercare la possibilit diandare verso la libert.

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    L'ASSOCIAZIONE

    Il Gruppo dei fondatori si costituiscecome libera Associazione e senza fini dilucro con il nome LIBERA MENTE.L'Associazione ha sede in Isola del Liri

    (FR), Via colle S.Lorenzo 4.L'Associazione si costituisce come Centro

    di ascolto e di orientamento.

    CENTRO DI ASCOLTO E DI ORIENTAMENTO,

    l'Associazione opera nella prospettivadella costituzione di gruppi di auto-aiutodi genitori; mira a individuare ilterritorio che 'precede' latossicodipendenza come terreno di lavoro sucui investire le migliori energie: ildisagio prima ancora del disturbo; ilconsumo prima ancora della dipendenza;l'alternativa alla Comunit come 'campo' diintervento; la famiglia prima

    dell'individuo; la realt prima dellaverit.Contro la tendenza ad abbandonare al loro

    destino i tossicomani gravi che non hannocompletato il programma terapeutico nelleComunit di recupero o che sono ricadutidopo aver completato il programma, LIBERAMENTE accoglier tutti i 'disperati' incerca di nuove risposte, per riannodare i

    fili della speranza ed aiutare chi ne avrbisogno ad orientarsi nel labirinto dellapropria esistenza.Il Gruppo dei volontari fondatori assume

    la PSICOLOGIA, la PSICHIATRIA, la PSICOANA-LISI, come ogni altra forma di PSICOTERAPIAINDIVIDUALE O DI GRUPPO, come strumento efonte di conoscenza, come supporto perl'azione, come appoggio a cui ricorrere

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    tutte le volte che nasce nei singoli e nelGruppo il sospetto che sia indispensabile

    la consulenza tecnica e il supportoterapeutico di Operatori della salutementale. Alla loro 'supervisione' siricorrer tutte le volte che i volontaridovranno misurarsi con i disturbi manifestidegli utenti nella loro azione divolontariato. Il restringimento del campodi azione coincider con il dilatarsidell'azione umanitaria e di 'segretariatosociale'.

    L'Associazione individua l'azione diprevenzione, di recupero e di rientro dallatossicodipendenza come uno dei terreni e-lettivi per i quali nata. Cerca lacollaborazione con gli altri gruppi divolontariato esistenti nel territorio,soprattutto con quelli che condividonol'atteggiamento di umilt di fronte alla

    natura che tipico della scienza, checonsiderano sempre a-perta la ricerca dirisposte ai grandi problemi dell'esistenzaumana, che non esauriscono la loro azionein una visione esclusiva della realt, chenon basano l'azione su principifondamentali in contrasto con le regoledella democrazia e con il pluralismo dellevisioni etiche.

    La Comunit terapeutica, comunqueorganizzata, il SERT, il Dipartimento diSalute Mentale, il Servizio sociale deiComuni, le strutture di accoglienzapubbliche e private, i presidi sanitari eogni altra offerta di aiuto a livelloistituzionale come a livello socialecostituiscono i punti di riferimentodell'azione di volontariato, che non si

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    esaurisce nella pratica di un solo metodo enella scelta di un solo referente per il

    recupero.L'Associazione individua comeinterlocutori privilegiati i SERT dellaprovincia di Frosinone e il Dipartimento diSalute Mentale di Sora, come ogni altrastruttura sanitaria abilitata edinteressata a collaborare ufficialmente oattraverso la disponibilit dei singoliOperatori, nelle forme che da una parte edall'altra saranno individuate nel tempo.

    L'Associazione lavora per la prospettivadella formazione nel nostro territorio diTERAPEUTI DELLA FAMIGLIA, al fine diorientare sempre pi l'aiuto alle famiglieverso forme di intervento che si ispirinoad una visione sistemica dellatossicodipendenza.

    Accanto alla figura del Volontario

    privato, che fa derivare la sua competenzadalla struttura delle motivazioni,dall'esperienza maturata sul campo edall'aggiornamento ricorrente,l'Associazione riconosce e rispetta ilcontributo insostituibile dei Medici, deiFarmacologi, degli Infermieri, degliPsicologi, degli Psichiatri, dei Sociologie degli Assistenti sociali che operanonelle strutture pubbliche. Con essi i

    volontari dell'Associazione cercherannosempre di stabilire le forme dicollaborazione che sono possibilinell'ambito delle rispettive sfere dicompetenza e nel rispetto delleattribuzioni della sfera pubblica.

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    IL GRUPPO DEI VOLONTARI

    L'Associazione promuove al suo interno lavita del Gruppo dei fondatori, e deglialtri volontari che nel tempo siavvicineranno ad essa, come realt centraleed esclusiva. I gruppi dei genitori chenasceranno al suo interno farannoriferimento ai fondatori per regolare iloro rapporti con l'Associazione. Il Gruppo

    precede, supera, prevale su ogni altrarealt ed aspetto della vitadell'Associazione.

    Il Gruppo afferma il principio etico delBENESSERE DEL SINGOLO dentro il Gruppo comecondizione del benessere del Gruppo e comeregolatore della vita del Gruppo stesso.L'esperienza insegna che se sta male anche

    un solo membro del Gruppo prima o poi il

    Gruppo ne risentir. (I gruppi umani sonoSISTEMI all'interno dei quali l'interazionetra i loro membri si riverbera sulla vitadei singoli e dei gruppi stessi).L'azione di volontariato del singolo

    acquister senso se il Gruppo lo aiuter asentirsi in ogni momento della vita delGruppo parte non secondaria del Gruppostesso. Il contributo dei singoli, a

    qualsiasi titolo dato (economico,materiale, spirituale), vitale per lasopravvivenza del Gruppo e condizione delsuo sviluppo.

    I rapporti tra i membri del Gruppo sarannocurati e regolati attraverso la ricerca dimomenti di incontro orientati allaformazione dei singoli, attraverso le

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    visite alle Comunit terapeutiche con lequali si stabiliranno rapporti di

    collaborazione, ricorrendo alla discussioneguidata su temi di interesse morale,attraverso il confronto serrato suicomportamenti adottati dai volontari nelcorso della settimana. La franchezza e lachiarezza dei rapporti costituiranno sempreun ideale da perseguire. La cura dei casiche il Gruppo dovr seguire sar affidatadi volta in volta a coppie diverse ediversamente assortite, per favorire la

    comunicazione tra tutti i membri del Gruppoed impedire la cristallizzazione dirapporti che potrebbero diventareesclusivi. La ricerca della coesione delGruppo impegner tutti i volontari inun'azione 'centripeta', volta ad impedireartificiose e insanabili forme diconflittualit: lo scopo della nascita delGruppo l'azione di volontariato a favore

    delle famiglie del territorio. In essaandranno cercate e recuperate sempre leragioni per rinnovare il proprio impegno eper attingere vigore nei momenti didifficolt. Occorre curare i rapportiinterni, per impedire che si instauri una'deriva' entro la quale si appannerebbero iruoli e si indebolirebbe lo status deisingoli membri del gruppo. Rispondere alleattese del gruppo importante per non

    incrinarne la coesione.La definizione di REGOLE e VALORI comuni

    discender dall'esperienza del Gruppostesso e da quella delle Comunitterapeutiche.Il LEGAME ETICO posto alla base della vita

    del Gruppo - che si preciser nel tempo,arricchendosi di tutte le motivazioni che isingoli porteranno con la loro esperienza -

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    non potr mai trascurare la presenza e ilcontributo ideale dei FONDATORI del Gruppo

    stesso. Ad essi si far sempre riferimentocome ad un serbatoio ideale. Essicostituiscono la MEMORIA STORICA DELGRUPPO, regolano le scelte future estabiliscono le forme dello sviluppo delGruppo negli anni a venire.

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    LA PREVENZIONE

    L'Associazione riconosce che la dimensionepi vera della prevenzione quellacollettiva, secondo quanto detto neltesto che segue e che andr assunto comeriferimento ideale e pratico:

    Un'acquisizione fondamentale del nostrotempo quella che ha portato a riconoscere

    che il fenomeno del consumo e dell'abuso didroga si configura essenzialmente comesintomo, cio come una delle possibiliespressioni terminali di processi ben piampi e sovraordinati. Il che non va intesocome un invito a ritenere che taleespressione sintomatica non sia per questocaratterizzata da connotati e peculiaritspecifiche che la contraddistinguono e che,in un certo contesto storico-sociale, le

    conferiscono una dimensione e un'evidenzapercettiva ta-li da farla avvertire come unfenomeno del tutto nuovo ed originale, nonpi riconoscibile nella comune matrice chelo lega ad altre manifestazioni didisadattamento, di alienazione, didevianza.Ci che qui si vuole sottolineare

    piuttosto che, in quanto sintomo, ilfenomeno-droga non pu essere considerato(n prevenuto) come entit a s stante,bens va correttamente ricondottonell'ambito di quella variet diespressioni di disagio e di malessere chesegnalano una pi vasta crisi diadattamento dell'individuo (giova-ne enon).

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    Il significato stesso della prevenzioneprimaria viene allora dilatandosi fino ad

    assumere il carattere di un'azione socialecomplessa, orientata ad innovare leorganizzazioni, le istituzioni ed i servizisociali, in modo che, rispondendo meglio aireali bisogni dei cittadini, costituiscanoun tessuto non favorevole alla emersione dicomportamenti distruttivi (...). UN TERRI-TORIO ORIENTATO ALLA PREVENZIONE E' UNA CO-MUNITA' CHE IMPARA COLLETTIVAMENTE, CHE SIAUTOINTERROGA SUI CAMBIAMENTI NECESSARI;

    CHE SI MOBILITA IN PERMANENZA PER OFFRIRERISPOSTE ALLE DOMANDE EMERGENTI DAI GIOVA-NI. LA PREVENZIONE NON E' NIENTE DI DIVERSODALLA LOTTA QUOTIDIANA PER MIGLIORARE LAVITA. (G.Contessa, Metodologia e tecnichedell'intervento preventivo, 1982).L'Associazione offre alle istituzioni

    comunali nelle loro varie espressionisupporto tecnico e consulenza per

    l'elaborazione di un PROGETTO CITTADINO DIPREVENZIONE.

    L'Associazione individua il Personaleausiliario delle Scuole, i Vigili urbani, iVigili del Fuoco, la Guardia di Finanza, iCarabinieri e le Forze di Polizia, laGuardia forestale, i volontari dellaProtezione civile, i rappresentanti ditutte le Associazioni ambientalistiche, i

    Dirigenti e i quadri tecnici di tutte leistituzioni pubbliche e private comenaturali interlocutori del Gruppo, in vistadella creazione di momenti dicollaborazione (aggiornamento degliOperatori di quelle realt, partecipazionea momenti di prevenzione).

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    EVOLUZIONE STORICA DEGLI

    ORIENTAMENTI IN TEMA DIPREVENZIONE SCOLASTICA DELLETOSSICODIPENDENZE GIOVANILI

    Ricorrendo ad una schematizzazione forseindebita e senza dubbio riduttiva, la lineadi sviluppo degli approcci preventiviscolastici pu essere sommariamente

    suddivisa in alcune tappe fondamentali,cos ordinate:

    I fase: prevenzione come compito estraneoalle funzioni della scuola

    II fase: prevenzione come restaurazioneeducativa

    III fase: prevenzione come terrorismoesortativo-drammatizzante

    IV fase: prevenzione come informazioneoggettiva sulle drogheV fase: prevenzione come educazione

    sanitariaVI fase: prevenzione come qualit del

    processo formativo

    [da Scuola e prevenzione delletossicodipendenze. Una ricerca sugli

    atteggiamenti degli insegnanti, a cura diLorenzo Tartarotti e Bruno Vezzano, GiuffrEditore, Milano 1985]

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    EDUCAZIONE EMOTIVA

    I componenti attivi fondamentali di unefficace programma di prevenzionecomprendono:

    ABILITA EMOZIONALI Identificare e denominare i sentimenti Esprimere i sentimenti Valutare lintensit dei sentimenti Controllare i sentimenti Rimandare la gratificazione Controllare gli impulsi Ridurre lo stress Conoscere la differenza fra sentimenti eazioni

    ABILITA COGNITIVE

    Colloquiare con se stessi: condurre undialogo interno come modo per affrontareun argomento oppure per mettere indiscussione o per rafforzare il propriocomportamento

    Leggere e interpretare i segnali sociali:per esempio, riconoscere le influenzesociali sul comportamento e collocare sestessi nella prospettiva pi ampia dellacomunit

    Adoperare metodi graduali di risoluzionedei problemi e di assunzione delledecisioni: per esempio, controllare gliimpulsi, fissare gli obiettivi,identificare azioni alternative, prevederein anticipo le conseguenze

    Comprendere la prospettiva altrui

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    Comprendere le norme comportamentali (qual e quale non un comportamento

    accettabile) Avere un atteggiamento positivo verso lavita

    Essere autoconsapevoli: per esempio,sviluppare aspettative realistiche su sestessi

    ABILITA COMPORTAMENTALI Non verbali: comunicare attraverso gliocchi, lespressivit del viso, il tono

    della voce, i gesti e cos via Verbali: porre richieste chiare, reagirealle critiche con efficacia, resisterealle influenze negative, ascoltare glialtri, aiutarli, partecipare alle attivitpositive dei gruppi di coetanei.

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    IL CURRICULUM

    DELLA SCIENZA DEL S

    Essere autoconsapevoli: osservare sestessi e riconoscere i propri sentimenti;costruire un vocabolario per i sentimenti;conoscere il rapporto tra pensieri,sentimenti e reazioni

    Decidere personalmente: esaminare leproprie azioni e conoscerne le

    conseguenze; sapere se una decisione dettata dal pensiero o dal sentimento;applicare queste idee a questioni quali ilsesso e la droga

    Controllare i sentimenti: colloquiare conse stessi allo scopo di cogliere messagginegativi come le autodenigrazioni; capireche cosa c dietro un sentimento (adesempio il senso di offesa che sotteso

    alla collera); trovare modi di controllarele paure e le ansie, la collera e latristezza

    Controllare lo stress: imparare il valoredellesercizio, della immaginazioneguidata e dei metodi di rilassamento

    Essere empatici: comprendere i sentimentie le preoccupazioni degli altri e assumereil loro punto di vista; apprezzare idiversi modi con cui le persone guardano

    alla realt Comunicare: parlare dei sentimenti conefficacia; saper ascoltare e saperdomandare; distinguere tra ci chequalcuno fa o dice e le tue reazioni o ituoi giudizi al riguardo; esporre ilproprio punto di vista invece di incolparegli altri

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    Essere aperti: apprezzare lapertura ecostruire la fiducia in un rapporto;

    sapere quando si pu parlare dei proprisentimenti privati senza correre rischi Essere perspicaci: identificare modellitipici nella propria vita emotiva e nelleproprie reazioni; riconoscere modellisimili negli altri

    Autoaccettarsi: sentirsi orgoglioso di se considerarsi in una luce positiva;riconoscere i propri punti forti e leproprie debolezze; essere capaci di ridere

    di se stessi Essere personalmente responsabili:assumersi le responsabilit; riconoscerele conseguenze delle proprie decisioni eazioni; accettare i propri sentimenti eumori; portare a compimento gli impegniassunti (ad esempio nello studio)

    Essere sicuri di s: affermare i propriinteressi e sentimenti senza rabbia o

    passivit Saper entrare nella dinamica di gruppo:saper collaborare; sapere quando e comecomandare e quando e come eseguire

    Saper risolvere i conflitti: saperaffrontare lealmente gli altri ragazzi, igenitori, gli insegnanti; saper negoziarei compromessi in maniera che ambo le partirestino soddisfatte.

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    IL METODO

    I PROTOCOLLI previsti dalle Istituzionisanitarie e dall'OsservatorioEpidemiologico della Regione Lazio, nonchla giurisprudenza che si accumulata neltempo, ispireranno l'INTERVENTO deivolontari nei loro rapporti con gli utenti.Dal punto di vista deontologico essiseguiranno i principi ai quali si ispirano

    gli Operatori delle strutture sanitariepubbliche.

    Il PRIMO CONTATTO e i COLLOQUI successivicostituiscono un metodo dal quale non sipu prescindere, per poter risalire allecause del disagio e per poter stabilire unrapporto con la famiglia dell'interessato econ l'ambiente da cui proviene.

    Alla base del colloquio terapeutico ilmetodo dell'EMPATIA e dell'ASCOLTO.

    La PRESA IN CARICO di una persona sitraduce immediatamente nell'offerta diaiuto, nell'ascolto della storia personale,nella ricerca di soluzioni possibili ad unproblema che sar definito nella suaricchezza e complessit attraverso

    l'instaurarsi di una relazione che si farterapeutica nel corso di un programma diincontri che si terranno nella sededell'Associazione e presso il domiciliodell'interessato.

    Le VISITE DOMICILIARI aiutano l'opera delvolontario e rappresentano una premessa ouno sviluppo dell'opera di convincimento

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    dei familiari della persona che ha bisognodi aiuto.

    La DISINTOSSICAZIONE CONTROLLATArappresenta un altro passaggio importantenella catena dei tentativi che si mettonoin opera nella ricerca di soluzioni alproblema personale.

    Il rapporto tra il volontario e la personache si rivolge all'Associazione sistruttura nel tempo fino ad assumere i

    connotati e le forme dell'azione a cui interessata la CLINICA DELLATOSSICODIPENDENZA.

    L'utente che si rivolge al Servizio vienecoinvolto nella costruzione di un progettoterapeutico dentro il quale l'ORIENTAMENTOscaturisce da un lavoro comune che lo vedepartecipe. Le regole di setting alle quali

    si ispirano gli operatori si instauranodopo i primi contatti e dopo la faseesplorativa.

    I volontari provvedono al proprioaggiornamento periodico a turno nellestrutture pubbliche, ove possibile, epresso centri di ricerca privati con ilsostegno economico dell'Associazione.

    Il rapporto con gli utenti e con ilresto del pubblico tende a risolversinell'incontro con le altre competenze.L'azione di volontariato si ferma di frontealle sfere e agli ambiti di competenza chenon sono suoi propri.

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    E M P A T I A e K A I R S

    EMPATIA. Capacit di immedesimarsi inun'altra persona fino a coglierne ipensieri e gli stati d'animo. Il termine stato introdotto dall'estetica romanticacon J.G. HERDER e NOVALIS, che loimpiegarono per spiegare la risonanzainteriore degli oggetti estetici. T.LIPPStent di spiegarlo con i processi diimitazione e proiezione per cui ci sisente nell'oggetto o nella persona in cuici si immedesima, pur conservando lacoscienza della propria identit comeidentit separata. Il concetto statoripreso da K.JASPERS e utilizzato perdistinguere la comprensione empatica dallacomprensione razionale: Quando nellanostra comprensione i contenuti deipensieri appaiono derivare con evidenza gli

    uni dagli altri, secondo le regole dellalogica, allora comprendiamo questerelazioni razionalmente (comprensione dici che stato detto); quando invececomprendiamo i contenuti delle idee comescaturiti da stati d'animo, desideri etimori di chi pensa, allora comprendiamoveramente in modo psicologico o empatico(comprensione dell'individuo che parla).L'empatia richiede un assetto recettivo

    che consenta, come dice G.H.MEAD, di en-trare nel ruolo dell'altro per valutare ilsignificato che la situazione che evocal'emozione riveste per l'altra persona,nonch l'esatta interpretazione verbale enon verbale di ci che in essa si esprime.C.R.ROGERS ha studiato l'importanzadell'empatia nel rapporto terapeutico, incui la comprensione non avviene a livello

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    gnosico ma patico, dove determinateemozioni che non appartengono ai propri

    vissuti possono essere valutate perestensione delle proprie esperienze. Ldove non si d un'esperienza comune, comenel caso del delirio o di numerosepatologie psichiatriche, risulta difficilestabilire un'empatia e questa difficolt spesso assunta a livello diagnostico comecriterio per distinguere una nevrosi da unapsicosi. A proposito dell'empatia esistonodue interpretazioni:

    1. L'INTERPRETAZIONE FENOMENOLOGICA. -Alla base dell'empatia rintracciabilequella condizione esistenziale che l'essere in un mondo comune (Mitwelt) apartire dalle prime esperienze di naturapuramente e-mozionale dove, come scriveM.SCHELER, l'uomo vive pi negli altri chein se stesso, pi nella collettivit che

    come singolo individuo per cui buona partedelle componenti di fondo che sono allabase della struttura comunicativa hanno laloro radice in quell'originaria possibilitcomprensiva che si esprime nella simpatia.Scheler, infatti, critica il concetto diempatia perch, a suo parere, lo statoaffettivo di B, implicito nella piet cheio ne provo, resta per me lo statoaffettivo di B: non passa in me che lo

    compatisco, e non produce in me uno statosimile o uguale. Anche Mead, forseseguendo Scheler, parla sempre di simpatia,ma con questo termine intendeimmedesimazione in un'altra persona, equindi propriamente: empatia.

    2. L'INTERPRETAZIONE PSICOANALITICA. - S.FREUD tratta l'empatia come sinonimo di

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    immedesimazione: L'immedesimazione(Einfh-lung) oggi pi spesso designata

    con il termine "empatia" (ingl. empathy).Fatta questa precisazione terminologica,Freud scrive che dall'identificazioneparte la strada che, passando perl'imitazione, giunge all'immedesimazione,ossia all'intendimento del meccanismomediante il quale ci comunque possibileprender posizione nei confronti di un'altravita psichica. Questa presa di posizione per Freud una sorta di intuizione che

    consente di accedere a quei campi e a queiprocessi della vita psichica dell'altroestranei alla propria esperienza diretta.Sull'opportunit di differenziare leintuizioni dall'empatia intervenutoR.R.GREENSON per il quale l'empatiacomprende sensazioni, affetti e impulsi,mentre l'intuizione una ripro-duzione diimmagini mentali, per cui l'intuizione

    mette insieme gli elementi probantiafferrati per empatia Questa differenza rintracciabile anche nella distinzioneintrodotta da A.GASTON tra com-prensioneempatica e intuizione empatica.

    (dal Dizionario di psicologiadi Umberto Galimberti, UTET 1992)

    EMPATIA E KAIRS. - L'empatia quellacapacit di intendere l'altro al di ldella comunicazione esplicita, di cui tuttisi ritengono forniti, soprattutto quelliche si fidano ciecamente della loro "primaimpressione", senza neppure sospettare checon la prima impressione si viene aconoscere non tanto l'altro, quanto,appunto, la propria impressione ciol'effetto che l'altro ha fatto su di noi,

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    che non siamo specchi cristallini, ma vetrideformati dalla nostra vita e dalla nostra

    esperienza, per cui, dalle nostreimpressioni pi facile ricavare chi noisiamo e non tanto chi l'altro.L'empatia mette in gioco spazio e tempo,

    in quella "giusta distanza" che impedisceall'amore di travolgere e all'indifferenzadi raggelare. Empatia vuol dire "giustotempo", perch dove in gioco il dolore(ma anche l'amore) ci che conta non laverit, che gli psicologi chiamano "dia-

    gnosi", ma il tempo della suacomunicazione, che non deve essere nanticipato n ritardato.Anche per questo i Greci avevano unaparola: kairs, il tempo opportuno, iltempo debito, il tempo dove la parola siincontra con l'ascolto senzafraintendimento in quella giustacoincidenza che la lunga frequentazione

    rende possibile e che conduce alla scopertadell'irripetibilit dell'individuo comeintersezione di piani spazio-temporaliimprevedibili, nonch al senso di unaccadere infondato, rivelato dal caso eintuibile nell'istante come kairs terreno,tempo debito di ogni cosa e di ciascuno,ritaglio temporale che ci viene offerto indono, e dove la nostra quotidianaesperienza pu trovare un'occasione per

    tornare a manifestarsi.

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    PROGETTO E DESTINO: il diventa ciche sei pindarico e la sua

    scomposizione nel campopsicoterapeutico

    Si tratta di AIUTARE I SINGOLI A DI-VENTARE QUELLO CHE SONO, facendo beneattenzione al cambiamento che subisce il'campo' sul quale si esercita l'azioneterapeutica, in quanto la formula da cui

    siamo partiti si moltiplica nelle altreformule: DIVENTA CI CHE NON SEI, NONDI-VENTARE CI CHE SEI, NON DIVENTARE CICHE NON SEI.

    In questo senso, occorrer capire benecosa implichi il motto DIVENTA CI CHE SEI.Una persona deve essere aiutata arealizzare la propria natura, pi che apassare a vivere quella che a noi sembra laforma di vita migliore. Allora, tornare avivere 'libera-mente' significa imparare ariconoscere e ad accettare come un dato ilproprio S. A questo deve conformarsi lavera o pretesa libert dell'Io. Ognieventuale integrazione o riparazione delproprio nucleo originario non comportermai un mutamento sostanziale o unannullamento di quella parte di s che non

    piace. Su questa base teorica emetodologica l'asserto di partenza si potrchiarire, allora, con le espressionipopolari SII TE STESSO, NON TRADIRE TESTESSO. La fuoriuscita dallatossicodipendenza coincider, per il restodella vita della persona, conl'accettazione del proprio DESTINO.

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    DIVENTA CI CHE NON SEI, ovvero lapossibilit del mutamento. L'esperienza ci

    ha insegnato che il PROGETTO supera ildestino quando si avverte come possibile latrasformazione della propria vita sotto laspinta di mete ideali, per quanto essesiano arginate dal principio di realt.L'utopia, l'esodo, la speranza non sonoesiti negati dalla psicoterapia. Rispettoal diventa ci che sei, il diventa ciche non sei non si pone come opposto chelo esclude ma come elemento complementare.

    Si tratta di far interagire 'libera-mente'i due momenti nella relazione terapeutica,orientando l'ascolto nella direzione sug-gerita dalle modificazioni che intervengononel 'campo' e dai 'punti di resistenza' cheaffiorano.

    NON DIVENTARE CI CHE SEI o dellaliberazione limitata dai condizionamenti.

    Sia i condizionamenti naturali che icondizionamenti culturali costituiscono unadeterminazione che occulta una natura pioriginaria che non possiamo escludere dipoter realizzare nel corso della nostravita. Non saremo noi a suggerire all'utentequesta meta come senz'altro desiderabile,in quanto essa si mostrer spontaneamente ein forme imprevedibili nello spazioterapeutico. La problematicit di

    quest'ultimo decide sul corso cheprenderanno le cose. L'altro si dislocher'libera-mente' sotto la guida accortadell'operatore.

    NON DIVENTARE CI CHE NON SEI: fedeltal dato originario e perseverazione nellalibert finita. Solo apparentemente siamoritornati al primitivo diventa ci che

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    sei. In realt, il progetto (diventare) siadegua al destino (ci che sei) con un

    movimento che potremmo dire centrifugo,mentre nella forma originaria il movimento, per cos dire, centripeto. Qui siammette la possibilit di diventarealtro, pertanto di assumere forme, norme,stereotipi e modalit forniti dai modellistorici diffusi in una determinata cultura,e questa possibilit assunta come rischiodi fuga da s, come pericolo di infedeltal dato originario. Tuttavia questa

    possibilit, per quanto astratta, comportaquella libert senza la quale ogniimperativo non a-vrebbe senso. Si tratta diuna libert finita, una libert che siesercita all'interno di condizioni sia purenon del tutto necessitanti. La possibilitdi essere se stessi assume valore proprioperch viene preservata questa libertfinita. L'altro osciller 'libera-mente'

    dentro la personale dialettica libert-necessit.

    La scomposizione in quattro momenti, apartire dalla formula di partenza, tipicadella fondamentale problematicit chedischiude dinanzi a noi il campopsicoterapeutico: solo in questo spazio diincer-tezza costitutiva si manifestano siale possibilit autentiche del diventare se

    stessi e del non fuggire da se stessi, siai rischi fecondi della trasformazione deldato originario e del mutamento delladirezione.

    Brani liberamente tratti e adattati daMARIO TREVI, Il lavoro psicoterapeutico.

    Limiti e controversie, THEORIA 1993

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    IL GRUPPO DI AUTO-AIUTO

    DELLE FAMIGLIE

    Lesperienza degli ultimi decenni nelcampo della cura ha insegnato a tutti glioperatori, pubblici o privati, laici e non,che senza la famiglia i ragazzitossicodipendenti non si salvano.

    Senza famiglia vuol dire che in assenzadi un contributo attivo al lavoro di

    accoglienza e di orientamento esuccessivamente di recupero e direinserimento da parte delle figure diriferimento pi importanti nella vita delragazzo si rischia lastrat-tezza e laparzialit dellintervento, perch lafamiglia il contesto di origine e diappartenenza, il luogo di protezione edi rifugio da cui il ragazzo si

    allontanato o da cui stato respinto, incui ha fatto lesperienza della perdita edel-labbandono, dellincomprensione edella distrazione.

    Vera o presunta che sia lesperienzariferita dal ragazzo, sempre a partiredalla ricerca sullo stato dei rapportiintrattenuti con il sistema famigliare che possibile verificare lo stato di

    deterioramento delle relazioni umane equindi la gravit e lo stato di avanzamentodei processi di destrutturazione dellapersonalit a cui il ragazzo arrivato.

    Senza famiglia vuol dire ritrovarsi adoperare nella impossibilit di verificaredirettamente su una delle fonti dellaconoscenza il livello di attendibilit delvissuto del ragazzo.

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    Il COINVOLGIMENTO PARALLELO DELLA FAMIGLIA

    nel lavoro di orientamento serve a unduplice scopo:a) fornire al ragazzo la dimostrazionedella possibilit di un cambiamento delcontesto che non in grado di ricevere lasua sofferenza;b) operare sul disagio della famiglia per

    fornire alla stessa laiuto di cui habisogno.

    Senza cadere nellerrore teorico o nellasemplificazione sociologica di chiattribuisce alla famiglia la COLPA deldisagio del ragazzo, come se essa potesseessere individuata come causa diretta deimali del ragazzo; il lavoro educativo sullafamiglia mira fin dallinizio allapromozione della consapevolezzadellesistenza del problema nella famiglia,

    a far accettare e a riconoscere la veranatura del problema, allo sviluppo dellacapacit di ascolto, allap-prendimento deldialogo come mezzo per aprirsi e non perchiudersi, alluso del linguaggio deisentimenti associato alla fermezza morale,al riconoscimento degli errori educativiche sicuramente la famiglia ha commesso,alla presa di coscienza che il figlio indifficolt ha bisogno di cure pi degli

    altri e che ogni altra preoccupazione odoccupazione familiare passa insecondordine di fronte alla vita di unragazzo.

    Ogni famiglia tende ad allucinare larealt, a difendersi dallangoscia che laparola DROGA suscita negando di volta involta levidenza, sia quando il ragazzo si

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    sottrae allazione di recupeo, sia quandomostra segni di miglioramento ma ha bisogno

    comunque di figure forti a cui fareriferimento per non perdersi di nuovo.Gli equivoci in cui gli adulti rischiano

    di cadere sono relativi agli atteggiamentiche ogni educatore deve essere in grado diesibire di volta in volta: la durezza sarpresa per fermezza; la dolcezza perdebolezza; lapertura al cambiamento percedimento. Il riconoscimento degli erroricommessi si tradurr a volte in tendenza a

    dire: abbiamo sbagliato tutto; ilpermissivismo ed il disinteresse per lusoche il ragazzo avr fatto della libertcome del denaro ricevuto porteranno a dire:gli abbiamo dato tutto!.

    Il dramma della famiglia consiste nelladimenticanza del proprio compito educativo.

    Un gruppo di auto-aiuto delle famigliedovr tenere conto degli ostacoli fin qui

    descritti.

    Il coinvolgimento parallelo dovrriguardare entrambi i genitori, perch nelgruppo costituito abbandonino la tendenza avivere i problemi di coppia davanti aifigli, a delegare la guida della famigliaal genitore maggiormente presente (che quasi sempre la madre), a colpevolizzarsiscambievolmente, arrivando presto a

    guadagnare la consapevolezza del lavoro dafare per liberarsi del peso del passatonello sforzo di collaborazione allazioneriparativa delle ferite che il ragazzo hasubito.

    La SPERANZA DELLA CURA affidata allapossibilit di incidere sui comportamenti,perch anche gli adulti crescono.

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    Il conservatorismo morale di molti diessi allorigine della rassegnazione di

    fronte alla deriva a cui il ragazzo siabbandona.Il risveglio morale dei genitori quasi

    sempre successivo allavvio di untentativo di recupero da parte del ragazzo,anche se sono essi stessi che accompagnanoil ragazzo presso i Servizi.

    Il circolo vizioso che si instaura trai genitori e il ragazzo, per cui allosti-

    nazione e alle recriminazioni di lui essirispondono accrescendo la confusione eimpedendo la comunicazione, deve esserespezzato, cercando da una parte edallaltra la possibilit di instaurare uncircolo virtuoso fatto di domande nuove,di gesti nuovi, di chiare aperture chevalgano a favorire dallaltra parteanaloghe prese di posizione.

    Loperatore funge da catalizzatore dinuovi processi interattivi; agisce comevalidatore dellesperienza nuova; sicostituisce per tutta la famiglia comeregolatore autorevole dello scambio tra imembri della famiglia stessa, quando si stabilita lalleanza terapeutica.

    Lesperienza di Libera Mente con il

    gruppo delle famiglie consente di affermareche un rapporto stretto con gli Operatoridel SER.T. e con la famiglia suscita nelragazzo la speranza nel cambiamento, grazieanche allinterazione tra i soggetticoinvolti, ognuno dei quali vedeaccresciuto il proprio prestigio, in virtdellapporto costruttivo degli altri due.

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    Lazione sulla famiglia orientata ancheal rasserenamento delle relazioni, in vista

    di quella collaborazione che si intendechiedere alla famiglia: soprattutto le-roinomane che causa con i suoicomportamenti lesasperazione, lincapacitdi ascoltare e dialogare, la disperazione.

    La prima condizione da realizzare lacapacit da parte dei genitori di tenere inpiedi un colloquio e un contatto vero conil ragazzo, a dispetto e al di l di tuttele bugie e le recriminazioni.

    Di fronte alla natura duplice delragazzo, che tende a nascondersi dietroalla maschera del tossico, si richiede daparte dei genitori lintelligenza emotivaindispensabile e la forza di comunicare conil ragazzo senza farsi esasperare daltossico.

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    ORIENTAMENTI PER LA FORMAZIONE

    DELLE FAMIGLIE(1. Essere capaci di utilizzare lostrumento del dialogo come luogo di verite non di falsit, come mezzo per aprirsi enon per chiudersi)

    La comunicazione all'interno dellafamiglia del tossicodipendente quasisempre drogata: le persone non comunicano

    veramente, perch il ragazzo con i suoicomportamenti rende gli altri membri dellafamiglia "reattivi", cio pronti a"scattare".L'adulto, perci, non deve cadere

    nell'errore di farsi trascinare nei falsiragionamenti del ragazzo.

    Sono falsi ragionamenti:

    - le recriminazioni su cose accadute nelpassato su cui le interpretazioni sonosicuramente contrastanti, come se fosseimportante per l'adulto stabilire la veritdi un fatto circoscritto, di fronte allagravit di tutti gli altri comportamentidel ragazzo;- i "progetti" di vita (i viaggi, per

    allontanarsi dalle tentazioni, come se letentazioni non stessero dappertutto; i

    nuovi lavori, che non iniziano mai o chedurano poco o che poi non soddisfano pi,come se il lavoro da solo potesse bastare;il proposito di fare da soli, magarichiudendosi in casa, come se bastasse laresistenza passiva alle sostanze);- le mezze verit, che inutile "smasche-

    rare", dimostrando accanitamente che le pa-role nascondono un'altra realt: la

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    comunicazione non ci guadagna se riusciamoa stabilire una verit circoscritta,

    considerato che la maggior parte di quelloche dice il ragazzo bugia.

    Per instaurare un rapporto produttivo, chesia cio basato sulla capacit discambiarsi le esperienze, di ascoltare e difarsi ascoltare, di dire ci che si senteveramente, mostrando anche le proprie pauree debolezze, occorre essere capaci diutilizzare lo strumento del dialogo come

    luogo di verit e non di falsit, comemezzo per aprirsi e non per chiudersi.

    C' DIALOGO SOLO QUANDO ALMENO DA UNAPARTE C' LA CAPACIT DI CONDURRE LADISCUSSIONE VERSO UNO SBOCCO COSTRUTTIVO,CHE DIA A CHI NELL'ERRORE - CHE NON SEMPRE E SOLO IL RAGAZZO - LA POSSIBILITDI METTERSI IN DISCUSSIONE SENZA CHE

    L'ALTRO LO COSTRINGA A "CHIUDERSI". Sel'adulto ha qualcosa da farsi rimproverare,ma si comporta come se fosse perfetto, nonpu pretendere di condurre il dialogo senzache gli vengano mosse critiche dall'altro.Deve riconoscere i limiti della propriaautorit perch essa si affermicompiutamente.

    Chi conduce il dialogo deve avere il

    coraggio:di ascoltare le verit dell'altro, anche sedolorose, senza coprirle subito con leproprie certezze, che dentro il dialogorischiano di diventare astratte se noncoincidono con i bisogni dell'altro;di affermare la realt del bene, che

    appare sempre banale di fronte allagrandezza del male: bisogna esprimere

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    sempre il valore della famiglia e con essai valori che sono alla sua base, come, ad

    esempio, la solidariet tra i membri dellacomunit familiare, il sostegno affettivo,la cura e la protezione dei pi deboli, lacapacit di risultare modello ed esempiopositivo, l'amore disinteressato, lasincerit, la franchezza.

    Tutti gli altri valori, a cui si ispira lafamiglia cristiana, sono stati tradottidalle Comunit terapeutiche in PRINCIPI E

    COMANDAMENTI. Contribuiscono a definire lascala dei valori, a cui dobbiamoispirarci nelle nostre famiglie, non soloi valori veri e propri della culturacristiana, ma anche I SENTIMENTI MORALI,che non sono veri e propri valori in s:essi lo diventano quando contribuiscono alrisveglio della coscienza morale delsingolo, consentendogli di agire in

    libert.Ad esempio, la vergogna solo unsentimento morale. Esso diventa un valorequando chi nell'errore sente rimorderglila coscienza per il male commesso.Se noi riusciremo a suggerire ai ragazzi

    la consapevolezza della gravit dei tortifatti, prima di tutto ai propri familiari,e se sapremo, poi, guidarli perch ilrimorso generi un'azione riparatrice e

    costruttiva, avremo orientato la nostraazione ispirandoci ad un valore.

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    ORIENTAMENTI PER LA FORMAZIONE

    DELLE FAMIGLIE(2. Essere capaci di manifestare i proprisentimenti senza sentirsi 'diminuiti'davanti ai propri figli e senza aver pauradi non essere accettati e capiti)

    A) L'ESEMPIO

    I ragazzi incominciano ad imparare che

    cosa sia l'amicizia, che cosa sia l'amore,che cosa l'onest, che cosa la chiarezza infamiglia, dai propri genitori e dagli altriparenti adulti presenti in casa.

    Per questo, importante l'esempio chegli adulti danno: se c' differenza tra leparole e i fatti, tra le parole e leazioni, i ragazzi guarderanno ai fatti, nonalle parole. Allora, gli adulti danno

    l'esempio ai loro figli con i lorocomportamenti: con i fatti, con i gesti,con le azioni quotidiane.

    Se padre e madre litigano davanti aifigli o dicono davanti ai figli che l'altrosta sbagliando, i figli sentiranno e sifaranno un'idea negativa dei loro genitori:saranno 'corrotti' dal loro comportamento,perch potranno appoggiarsi al pi forte,non a quello che di volta in volta 'ha

    ragione'.

    B) RICONOSCERE I PROPRI ERRORI NON SI-GNIFICA PERDERE AUTORIT

    Se un figlio rimprovera il padre o lamadre perch dicono una cosa e ne fannoun'altra, ed vero, non basta riaffermarei principi: bisogna dimostrare con i fatti

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    ci che si pensa. E' inutile dire poi a sestessi o alla riunione delle famiglie che

    si vuole bene al proprio figlio, che sivuole bene a quel figlio come se ne vuoleagli altri, se a quel figlio non si ha ilcoraggio di dire la verit. Non importa sela domanda d'amore di quel figlio siesprime in una famiglia attenta, ordinata etranquilla: il bisogno d'amore deve esserecompreso e interpretato. A volte bisognadarne di pi anche avendone dato tanto,altre volte non bisogna soffocare il figlio

    con il proprio amore, sostituendosi a lui,risparmiandogli il dolore della scopertadell'esperienza. E poi, se un figlio'rimprovera' il padre o la madre per unerrore commesso da loro, bastacircoscrivere l'oggetto dellarecriminazione, senza considerare ognicritica come un attacco a tutto ci chel'adulto fa. La critica su un punto, non

    su tutta la vita del padre o della madre.Ma se il figlio accusa il padre o la madredi essere distratti, assenti, di non saperparlare o di non voler parlare,

    a)fermatevi a riflettere assieme al vostroconiuge, possibilmente senza 'scaricare'sul coniuge tutta la responsabilit dici che non va: non c' mai laresponsabilit di una sola persona nella

    conduzione della vita familiare: potremmodire che, come c' la comunione dei beni,cos ci deve essere la comunione deglierrori;

    b)fate un bilancio della vita familiare inassenza del figlio, e non fategli capirecosa farete: sarebbe un segno didebolezza; non potete 'recuperare' in un

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    giorno; utilizzate il 'fattore sorpresa',per rendere pi emozionante la vita

    familiare; vostro figlio parteciper conemozione alla vita familiare rinnovata:solo un'emozione pu cambiare la vita diuna persona;

    c)riconoscete poi serenamente le vostremancanze, senza assumere atteggiamenticatastrofici: questo sarebbe un altromodo per non riconoscere veramente levostre responsabilit; non mai troppo

    tardi ( tardi solo quando un figlio morto, o quando si sposato e se n'andato o quando andato a realizzarsilontano da voi);

    d)incominciate a parlare a vostro figlio inmodo nuovo: non importante stare a direper settimane e per mesi che avetesbagliato o pensare che il compito sia

    quello di dire: ho sbagliato tutto:vostro figlio chiede solo uncomportamento nuovo; non sa che farsenedi una condanna in blocco del vostropassato; non lo aiuterebbe ora, dalmomento che con il suo 'lamento' stachiedendo aiuto e non sta istruendo unprocesso.

    RICONOSCERE - SE SI SBAGLIATO - L'ERRORE

    DI UN GIORNO, PIUTTOSTO CHE DOVER DOPODIECI ANNI RICONOSCERE DI AVERE SBAGLIATOPER DIECI ANNI, - COSA QUESTA EVIDENTEMENTEPI DIFFICILE E DOLOROSA.

    C) SE SIETE VERAMENTE CONVINTI DI VOLEREBENE A TUTTI I VOSTRI FIGLI E VI SEMBRA CHEQUALCUNO DI ESSI ABBIA QUALCHE MOTIVO PER

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    ORIENTAMENTI PER LA FORMAZIONE

    DELLE FAMIGLIE(3. Essere capaci di affrontare il 'momentodella verit' quando si presenta, trovandoil coraggio di parlare)

    Il 'momento della verit' arriva quando siamo messi di fronte alle nostre

    responsabilit oppure quando ci si aspetta qualcosa da

    noi che dobbiamo dire o fare oppure quando ci si fa notare che non c'

    corrispondenza tra ci che diciamo e ciche facciamo

    oppure quando stato detto tutto ci chebisognava dire:

    allora resta solo da attraversare lo spaziofisico che ci separa dalla persona che cista di fronte per abbracciarla o per

    dichiararle tutto il nostro amore ovveroresta da prendere la parola per dire lanostra verit.

    Il 'momento della verit' ci trovaimpreparati se non sappiamo, o cicomportiamo come se avessimo dimenticato,che quel che ci separa dalle persone che ciamano una delle cause del loro malessere.

    Il nostro silenzio come il non fare sono

    vilt o, se lo preferite, mancanza dicoraggio. Mancare di coraggio non vuoldire essere vili per natura. Nessuno coraggioso o vile per natura. Ci scopriamosolo deboli di fronte alle scelte o nellacondizione di non poter parlare o di nonpoter agire per la natura dellecircostanze: perch le situazioni sonointricate e ci paralizzano. Ma nella vita

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    arriva sempre il momento in cui tutto ciche stato rinviato si ripropone alla

    scelta. Arrivati a un certo punto, le cosesono mature: bisogna scegliere: o questo -o quello.

    Se vero che nessuno di noi coraggiosoo vile per natura, altrettanto vero chenon importante pensare alle sceltecoraggiose, come se le scelte pi grandi dafare fossero quelle da cui dipende lanostra qualifica di coraggiosi: superatequelle, siamo coraggiosi. E' di fronte alla

    scelta che si decide che su quell'oggettoparticolare della scelta saremo coraggiosio no: non si tratta di essere coraggiosiuna volta per sempre o di 'diventare'coraggiosi.

    In realt, noi dobbiamo badare a tutte lenostre scelte quotidiane. Dobbiamo educarela nostra volont alla scelta giorno pergiorno, altrimenti arriveremo impreparati

    al giorno in cui dovremo fare una grandescelta.Molte scelte da fare riguardano le cose

    da dire: i segreti che ci portiamo dentroper anni, a volte per tutta una vita.Quante volte tra i coniugi restano nondette cose che si teme possano causare unarottura irreparabile? Quante volte si taceperch ci sembra che con la nostra animasiamo tanto lontani da chi ci ama da temere

    i rimproveri, le accuse, le recriminazioni,i richiami all'ordine? Soprattutto questiultimi sono la cosa che temiamo di pi: nonvogliamo ritornare 'nei ranghi', dentro laroutine quotidiana, ai doveri di sempre. Laverit