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Da sinistra, Josef Hoffmann, Casa a Pozzuoli, 1896 (in basso, lo schizzo di una villa d’invenzione ispirata alla mediterraneità); Casa cubica a Capri, 1896; Casa con volta a botte e pergolato a Capri, 1896, in Josef Hoffmann, L’architettura dell’isola di Capri, in “Der Architekt”, III, 1897, p.13. Secondo J. Hoffmann: <<La vivace idea architettonica si esprime armoniosamente nella sua assoluta semplicità, libera da artificiose sovrastrutture o decorazioni di cattivo gusto. […] L’arte popolare che si ritrova in queste semplici case di campagna è di grande effetto per ogni animo non sofisticato e ci rende sempre più consapevoli della mancanza di tale aspetto presso di noi. Infatti, a mio parere, fino ad ora non si è affatto riusciti a ideare anche soltanto una moderna tipologia di casa di campagna che sia veramente adatta alla nostra situazione, al nostro clima, affatto riusciti a ideare anche soltanto una moderna tipologia di casa di campagna che sia veramente adatta alla nostra situazione, al nostro clima, al nostro ambiente, nonostante la stragrande quantità di nuove costruzioni. L’esempio di Capri e di qualche altra località che mi riservo di descrivere in seguito non deve tuttavia spingere all’imitazione pedissequa di tale maniera di costruire, ma deve destare in noi un’idea di abitazione accogliente: il che non significa “abbellire” strutture già scadenti con decorazioni aggiuntive, tipiche dell’architettura svizzera o eseguite con ridicoli ornamenti prodotti in serie, ma piuttosto significa creare un insieme semplice, che risponda alle esigenze di razionalità e comodità dell’individuo che sia di colore uniforme e naturale e dove i mezzi lo consentano possegga una plasticità meno accattivante ma comodità dell’individuo, che sia di colore uniforme e naturale e, dove i mezzi lo consentano, possegga una plasticità meno accattivante, ma senz’altro più genuina. […] Bisogna fare in modo che le costruzioni siano realizzate in un ambiente curato, con giardini e ville, utilizzando il terreno e il luogo nel modo migliore>>. Da, L’architettura dell’isola di Capri, in “Der Architekt”, III, 1897, p.13. L’articolo, corredato da sei disegni è tradotto in B. Gravagnuolo, Il mito mediterraneo nell’architettura contemporanea, Electa, Napoli 1994, pp.57-58.

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Da sinistra, Josef Hoffmann, Casa a Pozzuoli, 1896 (in basso, lo schizzo di una villa d’invenzione ispirata alla mediterraneità); Casa cubica a Capri, 1896; Casa con volta a botte e pergolato a Capri, 1896, in Josef Hoffmann, L’architettura dell’isola di Capri, in “Der Architekt”, III, 1897, p.13. Secondo J. Hoffmann: <<La vivace idea architettonica si esprime armoniosamente nella sua assoluta semplicità, libera da artificiose sovrastrutture o decorazioni di cattivo gusto. […] L’arte popolare che si ritrova in queste semplici case di campagna è di grande effetto per ogni animo non sofisticato e ci rende sempre più consapevoli della mancanza di tale aspetto presso di noi. Infatti, a mio parere, fino ad ora non si è affatto riusciti a ideare anche soltanto una moderna tipologia di casa di campagna che sia veramente adatta alla nostra situazione, al nostro clima,affatto riusciti a ideare anche soltanto una moderna tipologia di casa di campagna che sia veramente adatta alla nostra situazione, al nostro clima, al nostro ambiente, nonostante la stragrande quantità di nuove costruzioni. L’esempio di Capri e di qualche altra località che mi riservo di descrivere in seguito non deve tuttavia spingere all’imitazione pedissequa di tale maniera di costruire, ma deve destare in noi un’idea di abitazione accogliente: il che non significa “abbellire” strutture già scadenti con decorazioni aggiuntive, tipiche dell’architettura svizzera o eseguite con ridicoli ornamenti prodotti in serie, ma piuttosto significa creare un insieme semplice, che risponda alle esigenze di razionalità e comodità dell’individuo che sia di colore uniforme e naturale e dove i mezzi lo consentano possegga una plasticità meno accattivante macomodità dell’individuo, che sia di colore uniforme e naturale e, dove i mezzi lo consentano, possegga una plasticità meno accattivante, ma senz’altro più genuina. […] Bisogna fare in modo che le costruzioni siano realizzate in un ambiente curato, con giardini e ville, utilizzando il terreno e il luogo nel modo migliore>>. Da, L’architettura dell’isola di Capri, in “Der Architekt”, III, 1897, p.13. L’articolo, corredato da sei disegni è tradotto in B. Gravagnuolo, Il mito mediterraneo nell’architettura contemporanea, Electa, Napoli 1994, pp.57-58.

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Adolf Loos, Plastico della villa progettata per l’attore Alexandere Moissi a Lido di Venezia, 1923; a destra, Assonometria della villa progettata per il dottor Joseph Fleischner ad Haifa in Israele, 1931. Da B. Gravagnuolo, Il mito mediterraneo nell’architettura moderna, Electa, Napoli 1994, p. 56.

Afferma Adolf Loos:<<Non pensare al tetto, ma alla pioggia e alla neve. […] Non temere di essere giudicato non moderno. Le modifiche al modo di costruire tradizionale sono consentite soltanto se rappresentano un miglioramento, in caso contrario attieniti alla tradizione. Perché la verità, anche se vecchia di secoli, ha con noi un legame più stretto della menzogna che ci cammina al fianco>>. Da Regole per chi costruisce in montagna, 1913, in Parole nel vuoto, Adelphi, Milano, 1992, p.272.

Secondo Adolf Loos: <<La nostra educazione poggia sulla cultura classica. L’architetto è un muratore che ha studiato il latino. Ma gli architetti moderni sembrano piuttosto degliun muratore che ha studiato il latino. Ma gli architetti moderni sembrano piuttosto degli esperantisti. L’insegnamento del disegno deve fondarsi sull’ornamento classico>>. Da Ornamento ed educazione, 1924, in Parole nel vuoto, Adelphi, Milano, 1992, p.330.

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Gunnar Asplund, Tunisi, da Luca Ortelli, Verso il sud. I i i l di i “L t ” 68 1991 22 33Impressioni asplundiane, in “Lotus”, 68, 1991, pp. 22-33.

Asplund compie il suo viaggio in Italia nel 1914.

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A sinistra, Gunnar Asplund, Roma, Santa Maria Antiqua.

A destra, Gunnar Asplund Roma, tempio di Vesta e, in basso, casolare nei pressi di Villa Madama. Nella composizione volumetrica e nel trattamento delle facciate è possibile riconoscere una delle fonti di ispirazione di villa Snellman.

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A sinistra, Josef Hoffmann, Casa con volta a botte e pergolato a Capri, 1896, in Id., L’architettura dell’isola di Capri, in “Der Architekt”, III, 1897, p.13.1897, p.13.

A destra, Plinio Marconi, casa a Capri (da P. Marconi, Architetture minime mediterranee e architettura moderna, “Architettura e Arti Decorative”, 1929-30, vol.I, fasc. 1, p. 33).

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Plinio Marconi, Architetture minime mediterranee e architettura moderna, 1929-30, vol.I, fasc. 1, pp. 27-44. L’Autore propone un analisi rigorosa dei caratteri tipologici e costruttivi delle architetture mediterranee. <<Le architetture minime mediterranee interessano più che tutte le consimili d'altri Paesi giacché oltre i caratteri di primitività posseggono anche degli aspetti stranamenteinteressano più che tutte le consimili d altri Paesi giacché, oltre i caratteri di primitività, posseggono anche degli aspetti stranamente vicini a sensibilità architettoniche attuali. […] L'elemento base è da ricercarsi nel nuovo bisogno di costruttività […] cioè alla volontà di raggiungere assoluta aderenza tra la forma della fabbrica e la sua sostanza onde ottenere dirette ispirazioni estetiche: manifestare solo organi di bellezza architettonica che abbiano un senso anche dal punto di vista distributivo e statico. […]>>

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<<È necessario continuare ad affermare, come prima condizione dell'arte sia il senso della decoratività, cioè il potere di plasmare, disporre, superare la sostanza secondo uno schema di bellezza che dipenda da noi e non soltanto da coefficientiplasmare, disporre, superare la sostanza secondo uno schema di bellezza che dipenda da noi e non soltanto da coefficienti materiali: non si farà mai arte senza fantasia: ma di questa si sente ora il bisogno di scegliere soltanto le forme che non si oppongano alla sostanza costruttiva, che ne siano in armonia ed anzi la indichino meglio, la alzino dal suo piano senza falsarla.[…] Non dunque tanto razionalismo quanto costruttività: idee moderne che nascono non al di fuori, alla corteccia della struttura,ma invece col dominio degli stessi organi interni di essa.>>

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Plinio Marconi, Vitorchiano, da “Revue de l’Uniti Association de Turisme International”, 2, 1928, pp.25-36.

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Plinio Marconi, schizzi dal vero a Vitorchiano e in Tuscia, 1922-1923 (lapis su carta)

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C.Jona, L’Architettura Rusticana nella Costiera d’Amalfi, Ed. Crudo, Torino s.d., [1923]. Il testo è una raccolta di disegni dell'Autore (alcuni datati 1919), con brevi note sui materiali da costruzione I disegni illustrano gli elementi tipici dell’ediliziacostruzione. I disegni illustrano gli elementi tipici dell edilizia residenziale, compresi i particolari architettonici quali: logge, cornicioni, inferriate, finestre, pavimenti. Nella breve introduzione vengono messe in luce le principali caratteristiche degli edifici: <<le forme geometriche per masse squadrate, le

di fi i li il d bb li t d ll l [ h ]grandi superfici lisce, il candore abbagliante della calce [che]ricordano l'oriente e fanno pensare alla bizzarra fantasia d'un architetto cubista […] manifestandosi in essi la genialità e il buon gusto propri di quella popolazione.>>

cfr. Gino Severini, Du Cubisme au Classicisme, Paris, 1921

In basso, C. Jona, L’Architettura Rusticana in Valle d’Aosta, Ed. Crudo, Torino, s.d., [1923]).

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Camillo Jona, Pont Saint Martin - vecchie case della bassa valle (da C. Jona, L’Architettura Rusticana in Valle d’Aosta, Ed. Crudo, Torino, s.d., [1923]). Nella premessa, l’Autore indica come in: <<Valle d'Aosta si

il ò til ti diff t d ll d ll i i i t tisviluppò uno stile rusticano differente da quello delle regioni circostanti e subì fortemente l'influenza degli stili medioevali […] così il carattere della casa valdostana è massiccio e pesante.>> Vengono di seguito descritti alcuni esempi significativi, come quelli che si trovano a Gressoney o la casa di Liverogne, mettendone in rilevo alcuni attributi particolari: l'ornamentazione, le finestre a bifore, le varie parti in legno della casa, dagli armadi a muro alle scale, il tetto e le balaustre in legno. Sullo stesso tema da segnalare l’articolo di E. A. Griffini, La casa rustica della Val Gardena, "Architettura e Arti Decorative", 1924-25, vol.II, fasc. 7, pp.291-98 e di G.Gerola, L’architettura minore rustica trentina,7, pp.291 98 e di G.Gerola, L architettura minore rustica trentina, "Architettura e Arti Decorative", 1928-29, vol.II, fasc.1, pp.291-301.

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Roberto Pane, Napoli, dettagli d’architettura rustica (da R. Pane, Tipi di architettura rustica in Napoli nei campi Flegrei, “Architettura e Arti Decorative”, 1927-28, vol.II, fasc.12, pp. 529-543).

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A destra, Cetara, 1958, da R. Di Stefano, Roberto Pane – la difesa dei valori ambientali, in “Restauro”, XXVII, 143, 1998, p. 23.

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Procida, S. Maria La Bruna e, tipi dia case rurali, da R. Pane, Architettura rurale campana, ed. Rinascimento del libro, Firenze, 1936. L’Autore indica come: <<Spesso il barocco appare associato all'architettura rurale con un accordo particolarmente felice. Una cornice di stucco svolgentesi lungo una voluta, l'orlaturaparticolarmente felice. Una cornice di stucco svolgentesi lungo una voluta, l orlatura concavo - convessa di un muro di confine stanno lì a ricordare in una forma che, per essere elementare non cessa di essere rivelatrice, come il barocco trovi nella sua tendenza di movimento il suo più caratteristico sentimento di stile; ed in questa sua tendenza nessuna compagnia può essergli più affine di questa degli archi e delle volte. […] L'occhio scopre accanto al nudo insieme delle masse il piccolo particolare di t t i t t t l i di t lstucco e questo acquista per contrasto, un valore prezioso capace di concentrare la

nostra attenzione assai più di tanti eccessi chiaroscurali. […] Queste strane e vivaci combinazioni di strutture, nel loro vario adattamento, rivelano un'ingegnosità esplicatasi man mano che si presentava un problema da risolvere.>> Passando poi alla conformazione degli edifici, l'Autore suggerisce per le nuove costruzione una "procedura" che: <<senza troppe nostalgie per le forme del passato, sia come la sua antica vicina, felicemente intonata al paesaggio […] dalla intensità di movimento che è possibile imprimere a masse determinate affinché queste non risultino trite o uniformemente pesanti, e siano in definitiva accolte e non respinte dall'ambiente naturale.>>. Da R. Di Stefano, Roberto Pane – la difesa dei vaolori ambientali, “Restauro”, XXVII, 143, 1998, pp. 15-16.

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Roberto Pane, Tipi di architettura rustica in Napoli nei campi Flegrei, 1927-28, vol.II, fasc.12, pp.529-43. L’articolo, illustrato da disegni dell’Autore, nell'elogio dei temi vernacolari, tende a rivalutare il significato volumetrico ed il rigore compositivo,

mettendo così in luce i valori tettonici, distributivi e costruttivi dell’architettura rustica.

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Roberto Pane, Architettura barocca napolitana, da “Architettura e Arti Decorative”, 1927-28, vol.I, fasc. 3-4, pp.97-112.

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Gino Capponi, casetta di pescatori a Punta Molino e case di pescatori di tipo intensivo (da G. Capponi, G. Cipriani, Motivi di architettura ischiana “Architettura e Arti Decorative” 1926 27 vol II fasc 11 pp 481 494)architettura ischiana, Architettura e Arti Decorative , 1926-27, vol.II, fasc.11, pp. 481-494).

Illustrato dai disegni di G. Capponi, l’articolo tesse le lodi di un'architettura razionalissima nella ripetitività di moduli costruttivi, purezza dei volumi e biancore accecante degli intonaci.

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E. Cerio, il “Rosaio” ad Anacapri da Gino Capponi, Architettura e accademia a Capri - Il “Rosaio” di Edwin Cerio, 1929-30, vol. I, fasc.4, pp.177-88. Illustrando l’opera di E. Cerio, l’Autore torna sulle considerazioni dell'architettura mediterranea. Nella rispondenza delle forme alle condizioni di ambiente emerge l'aderenza a quei rapporti spaziali della composizione, alle proporzioni, a quelle particolari ed indefinibili modulazioni di piani e linee che esprimono alla radice i caratteri architettonici della cultura locale. Di E. Cerio, L'architettura minima nella contrada delle Sirene "Architettura e Arti Decorative" 1922 23 voll II fasc 4 pp 156 76L architettura minima nella contrada delle Sirene, Architettura e Arti Decorative , 1922-23, voll. II, fasc. 4, pp.156-76.

Edwin Cerio è, oltre che architetto, scrittore, botanico, ingegnere navale, zoologo, paleontologo, dal 1921, sindaco di Capri. Come architetto progetta numerose ville tra cui la Casa Solitaria, il Rosaio, la Casa Romita. Come botanico pubblica Flora privata di Capri e come scrittore è noto per Aria di Capri diviso in due libri, Il libro degli uomini e il Libro delle cose, dove cerca di ricostruire una sorta di

i fi l i d i l hi d i f i d i i iù i d ll'i l N ll imitografia caprese attraverso la storia dei luoghi, dei fatti e dei personaggi più e meno noti dell'isola. Nella sua opera si sovrappongono, così, campi disciplinari diversi e influenze culturali eterogenee che comprendono verismo e futurismo, decadentismo e "scapigliatura mediterranea". Determinante la sua battaglia per la difesa delle bellezze storiche e naturali dell'isola, resa esplicita nel Regolamento edilizio di Capri e nel Convegno di Capri per la Bellezza Paesistica.

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In alto a sinistra, Procida – Case della marina, 1926. In basso, a sinistra, Procida – Casa con pino, 1926. A destra, in alto, Capri – Casa con vaso, 1927. in basso, a destra, Capri – Le porte dell’infinito, 1927. Da Paola Cortese, Isabella Sacco, Giuseppe Capponi (1893-1936), Gangemi, Roma, 1991, pp. 69-70.

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I temi legati alla tutela e conoscenza del paesaggio trovano un riconoscimento ufficiale nel 1922, al Convegno di Capri per la Bellezza Paesistica, promosso dal sindaco di Capri, Edwin Cerio, a cui aderiscono le principali Associazioniitaliane e che vede la partecipazione tra gli altri del sottosegretario per le Belle Arti On Caloggero B Croce F T Marinetti [1] U Ojetti <<P i i liArti On. Caloggero, B. Croce, F. T. Marinetti,[1] U. Ojetti. <<Principali espressioni ne sono stati una conferenza del comm. Parpagliolo sulla nuova legge per le bellezze naturali testé approvata dal Parlamento, un discorso del Cerio sull'architettura rustica tradizionale di tutta la costa del golfo di Napoli, ed infine una trattazione dell'On. Visco sulle questioni dei piani regolatori e dei regolamenti edilizi, la quale trattazione, dopo una discussione ampia a cui presero parte il Pantaleo, il Guadagni ed altri, si chiuse con un voto, alquanto generico, affermante la necessità che un opportuno e ben studiato regime delle nuove costruzioni potesse conciliare le esigenze dello sviluppo edilizio con quelle della bellezza e del carattere tradizionale dei sviluppo edilizio con quelle della bellezza e del ca atte e t adizionale deiluoghi. […] Ciò che invece è bello ed utile e va salutato come una lieta promessa, è il formarsi di una vera coscienza del paesaggio, il costituirsi di nuclei di persone le quali considerino questi problemi, che finora gli uomini pratici trascuravano e schermirono, come essenziali nella vita nazionale, come elementi di studio da cui può ricevere utile fermento pure l'ediliziacome elementi di studio da cui può ricevere utile fermento pure l'edilizia nuova, sottratta dalla volgarità dello schema geometrico e dalla concezione d’indipendenza dall'ambiente.>>[2]

[1] Cfr., F. T. Marinetti, Lo stile pratico, Atti del I Convegno del Paesaggio, Capri 1922. [2] N.d.R., Il convegno di Capri per la bellezza paesistica, segnalato da una nota su "Architettura e Arti Decorative”, 1923, anno II, fasc.1.

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La chiesetta della Piccola Marina.La chiesetta della Piccola Marina.

La volontà di difesa operativa delle bellezze paesistiche testimonia la necessità, sia da parte degli organi centrali dello Stato che dei vari "sodalizi" locali di n’atti ità mirata a conciliare lo s il ppolocali, di un’attività mirata a conciliare lo sviluppo edilizio con la tutela della bellezza e del carattere dei luoghi. La formazione di una coscienza critica del paesaggio, grazie ad un'educazione intensa e diffusa, è demandata a quelle Associazioni che in virtù della loro militanza sul campo risultano essere i principali interlocutori con le amministrazioni competenti oltre che riferimento e garanzia all'opera di sensibilizzazione e controllo del territorio. Si tratta di Associazioni "intermedie" che si fondano sul lavoro ssocia ioni te ed e c e s o da o su avo ovolontario degli iscritti, nel conseguimento di progetti di autogestione e miglioramento sociale. Fra le più significative ricordiamo il Touring Club Italiano[1] e il Club Alpino Italiano.[2]

[1] Il Touring club italiano, sorto nel 1894, soprattutto per volontà di tre industriali milanesi, può essere considerata una vera e propria associazione di massa, più di 100.000 iscritti nel 1912; più di 200.000 nel 1922 (il partito socialista italiano, ritenuto il primo partito di massa in Italia, nel 1910 contava 32.000 iscritti).[2] Fondato in Italia da Quintino Sella, nel 1865, su modello anglosassone, all'inizio degli anni Venti conta g , gcirca 30.000 tesserati.

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A destra, nel vecchio quartiere.

L'amore e la conoscenza per i luoghi, oltre allo spirito patriottico implica la com nica ione deispirito patriottico, implica la comunicazione dei risultati di documentazione, il mantenimento dei sentieri, la costruzione dei rifugi, il rilevamento dei dati metereologici e scientifici, l'attenzione per il folklore, le battaglie per il rimboschimento.[3]Ambiziosi sono spesso gli obiettivi, in genere anche raggiunti, discussi nelle pubblicazioni ad alta tiratura, tra cui: la creazione delle prime carte automobilistiche, la compilazione delle prime guide turistiche nazionali. Il tutto riconducibile ad tu st c e a o a . tutto co duc b e adun'unica filosofia: il miglior modo per esercitare l'amore per la patria.

[3] Lo scopo è indicato dal Sella, nel 1874, che afferma come: <<Il forte sentimento ben prestoafferma come: <<Il forte sentimento ben presto agisce sull'intelletto, sorge la curiosità, il desiderio di sapere le cose e le cause delle cose e dei fenomeni che si vedono.>> Relazione di Quintino Sella al settimo congresso del Club Alpino. Cfr. C. Ottavio, L'italietta dei notabili: ceti privilegiati e forme di egemonia, in "Vita civile degli italiani. 1850-1920", ed. Electa, Milano 1990, pp.46-47.

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Porta di Capri

Questa nuova sensibilità si traduce in strumento operativo nel Q pRegolamento edilizio del comune di Capri, elaborato da Edwin Cerio tra il 1917 e il 1921, che rappresenta uno dei primi riferimenti normativi in materia di salvaguardia ambientale.<<La Commissione edilizia del comune di Capri, oltre agli ordinari scopi di assicurare all'edilizia locale le necessarieordinari scopi di assicurare all edilizia locale le necessarie condizioni di stabilità, di struttura e di igiene sanitaria, deve esplicare la sua funzione con il fine principale di conservare all'isola il suo patrimonio artistico e pittoresco ed il carattere locale che si è venuto formando attraverso le generazioni del suo popolo. La sua opera perciò sarà informata allo spirito ed allo stile della architettura caprese, ed a norme atte ad assicurare la conservazione del paesaggio ricordando che la maggiore ricchezza del Paese è rappresentata nella sua bellezza cui debbono ispirarsi le costruzioni per essere con semplicità e nobiltà, intonate all'ambiente.>>[3]p p , [ ]Così, in una sorta di "teorema di economia costruttiva" il regolamento indica come esso non sia: <<un documento scritto per gli esteti, non un appello inteso a commuovere solamente i cuori sensibili, ma una norma che vuol essere una guida pratica per tutte le classi sociali nella parte esplicativa considera anchele classi sociali, nella parte esplicativa considera anche "l'argomento borsa", il lato puramente materiale, finanziario della sua architettura. […] La casa brutta, sulla casa bella, ha tutti gli svantaggi della bruttezza sulla bellezza; e non minore, fra questi svantaggi è quello economico.>>[4]Q i if i i i i i h id iQuesti riferimenti normativi, sono esempi che evidenziano come l’attenzione per la cultura locale si estenda ad ambiti diversi, investendo il vasto campo della valorizzazione e tutela del territorio.

[3] E. Cerio, L'architettura minima nella contrada delle Sirene, "Architettura e Arti Decorative", fasc. 4, dicembre 1922, pp. 166-167.[4] E. Cerio, cit., p.168.

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Casa di Mastro SpadaroE. Cerio, L'architettura minima nella contrada delle Sirene, "Architettura e Arti Decorative" 1922 23 voll II fasc 4"Architettura e Arti Decorative", 1922-23, voll.II, fasc. 4, pp.156-76. Nell’articolo su L'architettura minima nella contrada delle Sirene, l’Autore descrive le qualità dell'architettura paesana di questa contrada, da Vico Equense al promontorio di Minerva: Meta, Sorrento, Massa, Mitrano, Marciano, Mitigliano; dalla punta della Campanella ad Amalfi: Mortella, Jerate, Montalto, Nerano, Sant'Elia, Positano, Cetara, Majori, Minori e in maniera specifica Capri. Vengono così individuate le caratteristiche dell'architettura locale, legate a diverse ragioni materiali ed estetiche.<<Necessità di vario genere: pratiche, innanzitutto, ché il nostro Necess d v o ge e e: p c e, u o, c é os opopolano, il pescatore ed il contadino, l'artigiano, proporziona la sua dimora ai suoi pochi, parchi bisogni materiali; […] ebbero la "semplicità", che è la più aristocratica virtù dell'edilizia, nella nostra architettura popolare risulta naturalmente e senza quelle essa è ottenuta dai raffinati Necessità estetiche di ambientazioneessa è ottenuta dai raffinati. Necessità estetiche, di ambientazione in un paesaggio che è una fantasia di motivi sbrigliati, gai; una festa di colori. Necessità salutari: bisogno di sole, che è l'unico disinfettante che il nostro popolo conosca; di aria, che è la sua medicina abituale. […] Il muratore alla cui fantasia si impongono solamente queste necessità, plasma la casa risolvendo tutte le difficoltà del suolo - dislivelli, pendenze - con la impreparazione spensierata dell'improvvisazione. La casa rurale risulta così col segno plastico dell'opera fatta a mano; gli angoli sono smussati, arrotondati, e dove le superfici curve si incrociano con le superfici , p ppiane sono raccordate con quell'effetto così piacevole che gli inglesi chiamano “eyesweet” - dolce all'occhio. […] Questo stile di Capri non è classico; non è romano, non gotico, non orientale, non barocco: è un po' di tutti questi stili, è semplicemente lo stile di Capri è cioè parte del patrimonio spirituale cosadi Capri è, cioè, parte del patrimonio spirituale, cosa essenzialmente dei capresi […] e va conservato religiosamente. […]>>.

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E. Cerio, L'architettura minima nella contrada delle Sirene, "Architettura e Arti Decorati e" 1922 23 oll II fasc 4 pp 156 76 In rela ione all’analisiArti Decorative", 1922-23, voll.II, fasc. 4, pp.156-76. In relazione all’analisi delle tecniche costruttive, l’Autore descrive la cosiddetta arte della volta battuta: <<forse la più bella e più utile rievocazione e rinascita di antichi sistemi di costruzione è quella di un'arte della quale si andava perdendo perfino il ricordo: l'arte della volta battuta. […] È interessante il confronto fra i risultati ottenuti con il sistema antico - di volta battuta - e quello moderno di copertura ad asfalto nella nostra regione meridionale. Le antiche coperture ad "astrico battuto", meno che nei casi di edifici completamente abbandonati e nei quali sia mancata ogni manutenzione, si sono conservate perfettamente stagne ed a Capri, per esempio non è infrequente il caso di volte in perfetto stato died a Capri, per esempio non è infrequente il caso di volte in perfetto stato di conservazione dopo due o tre secoli dalla loro costruzione. […] Il fatto che in tutte le moderne costruzioni delle quali si è impiegato l'asfalto le riparazioni si sono rese indispensabili dopo pochi anni e debbono rinnovarsi frequentemente, ha indotto a considerare la possibilità ed opportunità della rinascita di una tecnica disusata da oltre un quarto di secolo nota come quella dell'"astricotecnica, disusata da oltre un quarto di secolo, nota come quella dell astrico battuto". Il processo di questa tecnica è semplicissimo: sulla volta formata in muratura ordinaria, si dispone uno strato da 15 a 20 cm. di lapillo vulcanico inzuppato di latte di calce. Una squadra di operai incomincia il lavoro della battitura che dura tre giornate, normalmente servendosi della "mazzoccola" una grossa spatola di legno con la faccia inferiore piana ed i lati foggiati ad angolo acuto. La prima giornata la battitura si compie con la faccia piana della mazzoccola, la seconda giornata si batte di taglio e la terza di nuovo con la faccia piatta, e fino a che la superficie battuta non diventi perfettamente liscia. Durante tutto il tempo in cui si svolge la battitura la copertura viene p g pcontinuamente inzuppata di latte di calce. Ad opera compiuta lo spessore deve ridursi a circa un terzo della grossezza originale. Irrigata convenientemente, la volta si ricopre di terra, erba o fieno o paglia, perché asciughi lentamente. […] I "battitori" di volte siedono su uno scannetto ed adoperano la "mazzoccola" per battere le superfici curve la"jannara" per quelle piane [ ] >>

Gli strumenti per la battitura dei tetti, da E. Cerio, L’architettura minima nella contrada delle Sirene, da per battere le superfici curve, la jannara per quelle piane. […] >> “Architettura e arti decorative”, 4, 1922-23, pp. 156-176.

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E. Cerio, L'architettura minima nella contrada delle Sirene, "Architettura e Arti Decorative", 1922-23, voll.II, fasc. 4, pp.156-76. <<L'esperienza ormai secolare, ha dimostrato la superiorità tecnica di questo sistema di copertura battuta su tutti i sistemi di copertura più moderni. Ma oltre a questa superiorità tecnica - di durata, resistenza, impermeabilità - la volta battuta ha sulla copertura diresistenza, impermeabilità la volta battuta ha sulla copertura di asfalto un vantaggio estetico di primaria importanza per l'architettura di tutta la nostra regione. Essa ha anzitutto quella nobile impronta dell'opera compiuta, direttamente, dalla mano dell'uomo, che nessun ordegno meccanico arriverà mai ad uguagliare La "grana" stessa della copertura è di effetto piacevole euguagliare. La grana stessa della copertura è di effetto piacevole e con il tempo, quando le spore di numerose specie della flora protettiva dei ruderi e dei tetti hanno avuto il tempo di fissarsi e svilupparsi, la copertura battuta acquista una patina vegetale di piacevolissimo effetto. Con il ritorno alle costruzioni a volta ed ai sistemi di copertura di "astrico battuto" Capri si è posta alla testa di un movimento che mira ad una forma semplice, efficace di protezione del paesaggio: una forma che richiede un poco di buona volontà ed il rispetto di una tradizione architettonica millenaria che si è affermata con la creazione dei più notevoli esempi di arte p pmuraria paesana e popolare che conosca l'Italia.>>

Operaio che maneggia la mazzoccola per la realizzazione della volta battuta la Lamia da Erealizzazione della volta battuta la Lamia, da E. Cerio, L’architettura minima nella contrada delle Sirene, da “Architettura e arti decorative”, 4, 1922-23, pp. 156-176.

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La Stracasa a Tragara di Vismara.

Afferma E. Cerio:<<Le provvidenze comunali studiate ed attuate per preservare il carattere dell'architettura locale, e gli p p , gsforzi compiuti da singoli artisti e costruttori hanno avuto in meno di un anno favorevoli risultati in Capri; anzitutto con la rieducazione della mano d'opera sistemi di costruzione dei quali si andava perdendo il segreto e la pratica e poi con l'adozione con un numero rilevante di nuove costruzioni dil adozione, con un numero rilevante di nuove costruzioni, di strutture a volte. Dopo più di un quarto di secolo, nel quale le volte erano state abbandonate per essere sostituite da coperture piane, a travi di ferro, abbiamo così visto rifiorire la "Lamia" a "gavetta", quella a "vela", le volte a crociere

ti ti lti i b tt hi d' i Q ticon sesti acuti; volticine a botte, a schiena d'asino. Questi elementi di un'edilizia improvvisata, spontanea, impensata che scaturisce dall'animo del popolo meridionale come le sue canzoni, sono gran parte del fascino del paesaggio. Fascino orientale, che si accentua con le forme della vita vegetativa […] i cui primi segni sono rintracciabili nel VII e VIII secolo, che ha avuto una influenza etnica sulla nostra regione che sopravvive nella tecnica e nel gusto dell'arte muraria, che si è fusa con la tradizione architettonica romana e greca, s'è innestata alla foggia gotica che incominciò a prevalere dopoinnestata alla foggia gotica che incominciò a prevalere dopo il mille, con la discesa dei Normanni e lo stabilimento del loro dominio lungo il nostro litorale. La casetta semplice di campagna, intorno al golfo di Napoli, l'abitazione rurale che fornisce una perfetta soluzione del problema architettonico, i d tt ll f i iti t tt l di i isi adatta nella sua forma primitiva, a tutte le condizioni

dell'ambiente, e costituisce una parte del nostro patrimonio artistico ed etnico la cui preservazione si impone ora, più che mai, minacciata com'è dalle nuove condizioni di vita sociale. […] Questo fascino, purtroppo, è minacciato; dovunque è arrivato l'ingegnere laureato, saturato di formule di statica e nutrito di coefficienti di resistenza, è cominciata l'opera di distruzione della bellezza delle nostre architetture paesane. […]>>

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Vill ll Pi l M i ( h C i )Villa alla Piccola Marina (arch. Cerio).Secondo E. Cerio: <<In Capri si è fatto il primo tentativo per assicurare la tutela dello stile locale della sua architettura e proteggerla da ulteriori manomissioni e deturpazioni con la elaborazione di un regolamento edilizio la cui applicazione, ritardata da innumerevoli difficoltà burocratiche, osteggiata dalle autorità cosiddette tutorie, è arrivata in tempo per salvare almeno i resti della edilizia paesana ed impedire la continuazione di quelle costruzioni che hanno deturpato il centro dell'abitato ed alcuni dei siti più pittoreschi dell'isola. La caratteristica strutturale tipica dellasiti più pittoreschi dell isola. La caratteristica strutturale tipica della architettura popolare, nel paesaggio di Sirenide, è l'organismo che, scolasticamente, si può definire come risultante da un'ossatura di piedritto sul quale poggia una copertura a volta - nel gergo locale "lamia" - viene usata nei suoi tipi fondamentali: a botte, a sesto acuto sferica Ma la esecuzione non essendo quasi mai guidata daacuto, sferica. Ma la esecuzione non essendo quasi mai guidata da piani di costruzione, le lamie si foggiano secondo le necessità della utilizzazione degli ambienti come risultato della improvvisazione del muratore e spesso come manifestazione della sua immaginazione, della fantasia stimolata dalla febbre creativa di uno spirito libero non costretto ad osservare le prescrizioni e le norme di un progetto prestabilito. La parte ornamentale della costruzione non è quindi un'appendice posticcia della ossatura murale, ma risulta come essenza stessa della struttura: non una sovrapposizione di stucchi, bande, cornici, svolazzamenti floreali, ma un gioco di , , , , gmasse movimentate, ineguali, varie per grandezza e foggia, armonizzate con le necessità della abitazione. […] Eccettuate alcune piccole concessioni alla decorazione esterna, le nostre case sono caratterizzate dalla assenza di ogni stuccatura e da una semplicità di linea e di forma che è il segreto della loro armonicasemplicità di linea e di forma che è il segreto della loro armonica bellezza e la ragione della loro dignità.>>

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Resti del vecchio quartiere di Capri. A destra, campagna di Anacapri

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Secondo Virgilio Marchi, gli architetti Tradizionalisti sono coloro che: <<conservano la tradizione caratteristica della loro regione. Li chiamano Provincialeschi perché se ne trovano massimamente in provincia dove il culto per i restaurimassimamente in provincia dove il culto per i restauri, completamenti, progetti a stile antico, e per il folklore decorativo, è più frequente. Son come i poeti all’ombra del campanile. È loro compito di rivivere il passato in una identità spirituale e in una contemporaneità storiche assolute. […] con il l i i l’ di il Adil loro passatismo arginano l’avvento di un nuovo stile. Ad ogni modo, a rigore di termini, riescono architeti artisticamente più coscenziosi e onesti>>. V. Marchi, L’architettura futurista, Franco Campitelli editore, Foligno [1924] pp. 32-33.

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G. Pagano, Documenti di architettura rurale e architettura nazionale, "Casabella”, VIII, nov. n.95, 1935. L’Autore partendo dall’analisi dell’architettura rurale, afferma che: <<saranno veramente italiani della nostra era quegli architetti che avranno il coraggio della modestia.>> Il tema viene approfondito da G. Pagano insieme a G. Daniel ne l’Architettura rurale italiana, catalogo della Mostra di architettura rurale, allestita alla VI Triennale di Milano.[1]

[1] G. Pagano, G. Daniel, Architettura rurale italiana, catalogo della Mostra di architettura rurale, allestita alla VI Triennale di Milano, ed. Quaderni della Triennale, Milano, settembre 1936.

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Dal graticcio di legno si sviluppa un balcone dal balcone si evolve il ballatoio finchè tutta la parete espostaDal graticcio di legno si sviluppa un balcone, dal balcone si evolve il ballatoio, finchè tutta la parete esposta verso meridione si copre di ballatoi

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L. Ridolfi, Sulla costruzione delle case coloniche, in “Giornale Agrario Toscano”, N.S.I., Firenze 1854,da Maria Luisa Ugolotti Architettura e bonofiche La maremma settentrionale: territorio città architettura (1738 1860)da Maria Luisa Ugolotti, Architettura e bonofiche. La maremma settentrionale: territorio, città, architettura (1738-1860),

Editrice librerie Dedalo, Roma 1999, fig. 36.

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F Galli Saggio d’architettura rurale sviluppato nei variF. Galli, Saggio d architettura rurale sviluppato nei vari progetti con alcuni cenni per regolarne le costruzioni e con una raccolta d’elementi utili e reali per le perizie di previsione, Pisa, 1840, Tav. 1, Casa Modica; a destra, Tav. III, Casa Completa, da Maria Luisa Ugolotti, A hit tt b fi h L tt t i lArchitettura e bonofiche. La maremma settentrionale: territorio, città, architettura (1738-1860), Editrice librerie Dedalo, Roma 1999, figg. 33-34.

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L. Piccinato, L'edilizia coloniale, [ad vocem], Enciclopedia Italiana G. Treccani, ed. 1931, X, pp.826-827. L’Autore illustra iled. 1931, X, pp.826 827. L Autore illustra il carattere mediterraneo di tale architettura, accomunandolo a quello dell'Italia meridionale, dell'Egeo, della Spagna: <<architettura di massa, bianca e luminosa, semplice chiusa all'esterno, ricca di volumi e

di d i i >> Q t tt i èpovera di decorazioni.>> Questa attenzione è da mettere in rapporto alla colonizzazione italiana in Africa[1] e nel Dodecaneso[2] e alla politica di bonifica che porterà alla realizzazione delle borgate rurali.

[1] Vedi il piano di Bengasi e Tripoli di O. Cabiati e Alpago Novello, 1933. Cfr. Alpago Novello e Ottavio Cabiati, Il piano regolatore e di ampliamento della città di Tripoli, "Rassegna di architettura", VI, 1934, pp.273 e segg e la "Casa" XV 1933 Per un analisisegg. e la Casa , XV, 1933. Per un analisi puntuale di questo movimento si rimanda a S. Danesi, Aporie dell'architettura italiana in periodo fascista - Mediterraneità e Purismo, in Il razionalismo e l'architettura in Italia durante il fascismo, a cura di S. Danesi e L. Patetta,

G CLa Biennale di Venezia 1976; G. Ciucci, Architettura e urbanistica fra immagine mediterranea e funzione imperiale, in "Italia moderna" vol. III, Electa, Milano 1984, pp. 25-40; AA.VV., a cura di G. Gresleri, P. G. Massaretti, S. Zagnoni, Architettura italiana , g ,d’oltremare, 1870-1940, Marsilio, Venezia 1993.[2] Da ricordare anche Furio Fasolo, Architetture mediterranee egee, ed. Danesi, Roma s.d. [1936] e AA.VV., La presenza italiana nel Dodecaneso tra il 1912 e il 1948

Coo, veduta del villaggio Kephalos (M. Paolini, 1936) da Rodo Santoro, I disegni di Mario Paolini nell’archivio della Scuola Archeologica Italiana di Atene, da AA.VV., La presenza italiana nel Dodecaneso tra il 1912 e il

italiana nel Dodecaneso tra il 1912 e il 1948. La ricerca archeologica, la conservazione, le scelte progettuali, a cura di M. Livadiotti, G. Rocco, Edizioni del Prisma, Catania 1996.

1948. La ricerca archeologica, la conservazione, le scelte progettuali, a cura di M. Livadiotti, G. Rocco, Edizioni del Prisma, Catania 1996, pp.251-260.

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Furio Fasolo, Architetture mediterranee egee, ed. Danesi, Roma s.d.

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Gli studi promossi soprattutto da GiuseppeGli studi promossi soprattutto da Giuseppe Pagano, alimentano un filone di ricerca che influenza, ad esempio, le opere di Luigi Cosenza, il quale, partendo dall’analisi dei caratteri tipologici dell’edilizia di Capri, Ischia, Procida e della costiera amalfitana, riscopre l’essenzialità delle costruzioni vernacolari. Il ripensamento sull’architettura “minore” e “anonima” alimenta le sue calibrate composizioni “razionali” di villa Oro (1934), di p ( ),villa Savarese (in collaborazione con B. Rudofsky, 1937), di villa Cernia e del progetto irrealizzato di una Casa per Positano (sempre con Rudosfsky, 1936).

Bernard Rudofsky, ingegnere - architetto di formazione viennese, collabora attivamente con Luigi Cosenza tra il ’34 e il ’37. Trasferitosi poi negli Stati Uniti, ha curato nel 1964 l l A hit t ith t1964 la mostra sul tema Architecture without architects per il Museum of Modern art di New York, mostra nella quale confluiscono, rielaborate, alcune delle tematiche avviate dalle ricerche sull’edilizia minore campane pdegli anni Trenta. Il catalogo dell’esposizione, edito dal M.O.M.A., Doubleday-Company di New York, nel 1964 è stato tradotto in italiano come: B. Rudofsky, Architettura senza architetti Napoli 1977architetti, Napoli, 1977.

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Hassan Fathy, New Gourna, Egitto, 1948<<Tradizione non significa immobilismo. Ogni volta che un operaio incontra una nuova difficoltà e trova il modo di superarla fa il primo passo verso il formarsi di una nuova tradizione. Ci sono tradizioni venute dagli albori dell'umanità

che sono ancora vive e lo rimarranno per lungo tempo: l'arte di fare il pane per esempio, o i mattoni. Quando una tradizione si è consolidata, è dovere dell'artista farla progredire apportando con la sua inventiva l'impulso che la salverà dall'immobilismo. Grazie alla

tradizione, l'artista è liberato da molte decisioni, ma è impegnato a prenderne altre altrettanto importanti perché non appassisca nelle sue mani…>> da Hassan Fathy, Costruire avec le peuple, Sindbad, Parigi 1970, p.302.

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Presenza di cariche aggiunte (paglia triturata, altre volte si usano conchiglie, ciottoli, bitumi ecc.)

Hassan Fathy

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Dimitris Pikionis, in alto, casa Moraitis Tzitzifies, Neo Faliro, 1921; in bassocasa Karamanos, via Irakleiou, Atene, 1925. a destra, ipotesi ricostruttiva di una cas di Priene di Anastasio Orlandos.Da A. Ferlenga, Pikionis, 1887-1968 Electa Milano 19991968, Electa, Milano 1999.

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Dimitris Pikionis, casa Karamanos, via Irakleiou, Atene, 1925. a destra, ipotesi ricostruttiva di una cas di Priene di Anastasio Orlandos.Da A. Ferlenga, Pikionis, 1887-1968, Electa, Milano 1999. Lo spirito della tradizione: <<Lo studio delle tradizioni dei popoli conduce lo studioso, prima o poi, ad alcune parziali conclusioni di base: che le tradizioni stesse sonosopravvivenze di ritmi e forme antichissime, che nonostante abbiano subito alcune metamorfosi nel passaggio del tempo,

t i i bil l l t i i i [ ] P hé t l t di i [ ll i ] è l’ i d ll’ imantengono invariabile la loro sostanza originaria. […] Perché questa sola tradizione [ellenica] è l’espressione dell’unico logos eterno, il logos che – come disse Eraclito – non è altro che “la spiegazione di come il tutto si amministri”. E per quel tanto che siamo in comunione con quella Memoria, noi raggiungiamo la verità, mentre quando, al contrario stiamo ciascuno isolato, ci limitiamo cioè all’angusto, atomico, nostro “io”, cediamo in peccato: in altre parole manchiamo la verità.>>

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Dimitris Pikionis, villaggio forestale Pertouli, 1953-56, veduta della casermetta allo stato attuale. A destra, casa Garis Palaio P hik A 1960 64 i d ll lPsychiko, Atene, 1960-64, scorcio della scala esterna.

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Dimitris Pikionis, centro di accoglienza turistica di san Dimitris Loumbardiaris, Parco dell’Acropoli, Atene, 1954-58; a sinistra, fianco interno della chiesa e dell’ingresso posteriore del padiglione centrale; a destra, studio per il portico della chiesa.

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Dimitris Pikionis, centro di accoglienza turistica di san Dimitris Loumbardiaris, Parco dell’Acropoli, Atene, 1954-58; a sinistra veduta dell’ingresso dal portico della chiesa; a destra, dettaglio dell’abside e del lastricato interno al recinto.

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Di it i Piki i i t i d ll d ll’A li d llDimitris Pikionis, sistemazione della zona dell’Acropoli e della collina di Philopappou, Atene, 1951-57Da AA. VV., L’opera di Dimitris Pikionis, “Controspazio”, XII, 5, 1991.

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A sinistra, Franco Albini e Luigi Colombini, rifugio Pirovano, C i i 1949 51 D Gi i Ci i F D l CCervinia, 1949-51. Da Giorgio Ciucci,Francesco Dal Co, Architettura italiana del ‘900 – Atlante, Electa, Milano 1993, p. 42.A destra, R. Gabetti, A. Isola, Parrocchiale di Roccabruna, 1996-2000.

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Maurizio Momo, Monastero cistercense “Dominus Tecum”, 1988-1996, in località Prà d’Mill (comuni di Bagnolo Piemonte e Barge).

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Maurizio Momo, Monastero cistercense “Dominus Tecum”, 1988-1996, in località Prà d’Mill (comuni di Bagnolo Piemonte e au o o o, o as e o c s e ce se o us ecu , 988 996, oca à à d (co u d ag o o e o e eBarge). Io non posso eseguire un atto nuovo / tesso e ritorno a tessere la favola medesima / ripeto un ripetuto endecasillabo / dico quello che gli altri mi hanno detto / sento le stesse cose nella stessa / ora del giorno o dell’astrattanotte. J.L. Borges (da Ecclesiaste, 1,9: E non c’è niente di nuovo sotto il sole)