2 GIUGNO 1946 – LA REPUBBLICA (DALLA MONARCHIA ALLA ... · (DALLA MONARCHIA ALLA REPUBBLICA) ......

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2 GIUGNO 1946 – LA REPUBBLICA (DALLA MONARCHIA ALLA REPUBBLICA) Il 2 giugno del 1946 gli italiani furono chiamati alle urne per decidere sulla forma di Stato da dare alla nostra nazione dopo la disastrosa guerra che tanti lutti e distruzioni aveva causato in tutto il territorio nazionale. Definire storica quella data è il minimo che si possa fare in quanto costituì uno dei momenti più importanti della nostra storia. Cambiò radicalmente la forma di stato, da Monarchia a Repubblica, non a seguito di una rivoluzione o di fatti di sangue, ma per volere del popolo italiano, a seguito di un referendum, cui parteciparono anche le donne, alle quali per la prima volta nella storia d’Italia, fu concesso l’esercizio del voto. Furono giorni di grande euforia, ma anche di grandi tensioni, soprattutto per alcune contestazioni che riguardavano il conteggio dei voti - si parlò di imbrogli - ed il quorum per assegnare la vittoria - maggioranza dei voti validi o sul numero dei votanti? Vediamo allora che cosa successe. Seguirò questa traccia.

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2 GIUGNO 1946 – LA REPUBBLICA

(DALLA MONARCHIA ALLA REPUBBLICA)

Il 2 giugno del 1946 gli italiani furono chiamati alle urne per

decidere sulla forma di Stato da dare alla nostra nazione dopo la

disastrosa guerra che tanti lutti e distruzioni aveva causato in

tutto il territorio nazionale.

Definire storica quella data è il minimo che si possa fare in

quanto costituì uno dei momenti più importanti della nostra

storia.

Cambiò radicalmente la forma di stato, da Monarchia a

Repubblica, non a seguito di una rivoluzione o di fatti di sangue,

ma per volere del popolo italiano, a seguito di un referendum, cui

parteciparono anche le donne, alle quali per la prima volta nella

storia d’Italia, fu concesso l’esercizio del voto.

Furono giorni di grande euforia, ma anche di grandi tensioni,

soprattutto per alcune contestazioni che riguardavano il conteggio

dei voti - si parlò di imbrogli - ed il quorum per assegnare la

vittoria - maggioranza dei voti validi o sul numero dei votanti?

Vediamo allora che cosa successe.

Seguirò questa traccia.

SOMMARIO :

1. PRINCIPALI AVVENIMENTI CHE HANNO PRECEDUTO

IL 2 GIUGNO 1946.

2. REFERENDUM COSTITUZIONALE DEL 2 GIUGNO 1946.

3. PROIEZIONE FILMATO “Dalla Monarchia alla Repubblica”.

INTERVALLO

4. CAMBIAMENTO DEI SIMBOLI.

5. STESURA DELLA CARTA COSTITUZIONALE

6. TRATTATO di PACE.

7. VIAGGIO di DE GASPERI NEGLI STATI UNITI

D’AMERICA NEL 1947

8. PIANO MARSHALL (1947)

9. ELEZIONI POLITICHE DEL 18 APRILE 1948.

10. DAL 18 APRILE 1948 AI GIORNI NOSTRI.

PRINCIPALI AVVENIMENTI

CHE HANNO PRECEDUTO IL 2 GIUGNO 1946.

Vediamo quali sono stati i principali avvenimenti che hanno

preceduto quel 2 giugno del 1946.

Il 10 luglio 1943 gli alleati sbarcarono in Sicilia (ricordo che

eravamo in guerra dal 10 giugno del 1940).

Il 25 luglio, 15 giorni dopo, il Gran Consiglio del fascismo aveva

sfiduciato Mussolini, Capo del Governo, il quale, recandosi il

giorno dopo dal Re per riferire su quanto accaduto, venne

arrestato e condotto in località segrete.

Il Re dette l’incarico al Maresciallo Badoglio di formare un nuovo

governo, cosa che avvenne in pochi giorni.

I primi di settembre gli alleati sbarcano in Calabria e proseguono

l’avanzata verso nord, mentre i tedeschi occupano il centro nord.

L’otto set., come detto, Il neo governo italiano ottiene dagli alleati

un Armistizio e subito dopo anche l’autorizzazione a formare un

nuovo Esercito per combattere al loro fianco. ( le Forze Armate

italiane, sempre più numerose, prendono parte alla guerra di

liberazione assieme agli alleati ed ai partigiani che fanno sentire il

loro peso principalmente al Nord).

Il 9 set. il Re ed il Governo lasciano Roma e si trasferiscono in

territorio già liberato, a Brindisi.

Lo stesso giorno gli alleati sbarcano a Salerno, mentre il 12 viene

liberato Mussolini, il quale fonda, al nord, la Repubblica Sociale

Italiana che, ovviamente, combatte a fianco dei tedeschi.

L’avanzata degli alleati non ha sosta, Napoli si ribella a fine

settembre ed il sud, a fine anno, è quasi tutto liberato fino

all’altezza di Cassino, dove una potente linea difensiva dei

tedeschi li blocca.

Iniziano anche le azioni dei partigiani al centro nord.

Superata la resistenza a Cassino nella primavera del 1944, il 4

giugno del 44 viene liberata Roma, nel mese di agosto Firenze ed

a novembre vi è ancora una volta una sosta sulla linea che va da

Viareggio a Rimini, la famosa linea Gotica.

A febbraio del 45 riprendono le operazioni che portano alla

liberazione dell’Italia il 25 aprile, alla morte di Mussolini ed al

suicidio di Hitler.

E’ evidente che dopo quattro anni di guerra l’Italia è piena di

macerie, la popolazione ridotta alla fame, le famiglie in grave crisi

economica e, soprattutto, affettiva per la perdita di parenti, amici

ecc.

Teniamo conto che ci sono molti dispersi ed i prigionieri debbono

ancora tornare in patria.

Vediamo adesso quali sono gli avvenimenti più significativi dal

punto di vista politico..

Il giorno dopo l’Armistizio ( ricordo l’8 set. del 43) nasce

ufficialmente il CLN, Comitato di Liberazione Nazionale, organo

politico, di cui fanno parte i capi della maggior parte dei partiti

politici estromessi da Mussolini dalla vita politica italiana

durante tutto il periodo della dittatura.

I principali attori in questa formazione sono i partiti della sinistra,

principalmente socialisti e comunisti , i democristiani, i liberali, i

repubblicani ed altre formazioni minori.

A gennaio del 44 si riuniscono a Bari un centinaio tra le più alte

personalità italiane del mondo culturale e politico per individuare

le linee essenziali che lo sviluppo della politica deve avere in

Italia. Il primo obbiettivo è la nuova forma di stato che l’Italia deve

assumere, attraverso un referendum.

Repubblica fu l’unanime verdetto, la cui carta fondamentale

doveva essere scritta da un’Assemblea Costituente da eleggere a

suffragio universale nello stesso giorno del Referendum.

Nell’aprile dello stesso anno il governo si trasferì a Salerno e qui si

ebbe una riunione importante del CLN, dove si stabilì, su

proposta di Togliatti, che alla forma di Stato si sarebbe pensato

dopo la liberazione dell’Italia, liberazione che in quel momento era

considerata prioritaria su qualsiasi altra azione.

Si fece anche un accordo con la corona (il Re era stato più volte

consigliato di abdicare, ma non ne aveva voluto sapere,

nonostante fosse quanto mai compromesso con il fascismo, sia

per aver dato l’incarico a Mussolini dopo la marcia su Roma nel

22 e sia per non aver fatto nulla per evitare la guerra).

Si arrivò al solito compromesso all’italiana.

Il Re avrebbe ceduto al figlio Umberto i vari poteri, ma non la

corona. Venne così trovata la formula della Luogotenenza. Tale

passaggio di poteri sarebbe avvenuto, come infatti avvenne, al

momento della liberazione di Roma, 4 giugno 1944.

Subito dopo quella data cambiò anche il governo.

Si ebbe il governo Bonomi, formato dai principali partiti che in

quel momento erano presenti nel CLN, Cioè socialisti, comunisti e

democristiani.

Subito dopo la liberazione dell’Italia la guida del governo viene

affidata a Parri che la tenne fino a novembre dello stesso anno

(1945) .

Da quel momento e per sette anni, i vari governi che si

susseguirono furono guidati da Alcide De Gasperi.

Il potere del governo si va sempre più rafforzando dopo la

liberazione di Roma e la questione istituzionale assurge a

problema fondamentale della Nazione subito dopo il 25 aprile del

1945, cioè subito dopo la liberazione dell’Italia.

Naturalmente anche i vari partiti intensificarono la loro azione nel

paese.

Come obbiettivo non vi era soltanto la scelta tra Repubblica e

Monarchia, ma anche la rappresentanza presso l’Assemblea

Costituente e, dopo la nascita della Repubblica, traguardo che si

dava per certo, l’ascesa al potere.

Furono soprattutto i partiti socialista e comunista, assieme ai

sindacati, ad assumere un ruolo sempre più importante nella vita

del paese a cominciare dalla potente spinta che davano al governo

per definire al più presto possibile la data del referendum.

Non mancarono gli scioperi, mentre la ricostruzione cominciava

in modo consistente , ma caotico, la borsa nera prendeva sempre

più piede.

Insomma la situazione esigeva che si definissero al più presto gli

elementi fondamentali dello Stato per dare ai cittadini sicuri punti

di riferimento e, soprattutto, la certezza di un ritorno alla legalità.

Dopo diverse contestazioni da parte della Corona e dei

Monarchici, che ritenevano non giusta una consultazione

elettorale mentre molti italiani erano ancora fuori dalla Nazione

perché prigionieri e parte dell’Alto Adige e del Friuli non votavono

perché non era ancora stato ben definita la posizione giuridica di

quelle zone dagli alleati, il governo sottopose al Luogotenente, che

a malincuore lo firmò, un decreto nel quale erano convocate, il 2

giugno 1946, le elezioni per il referendum istituzionale e per

l’elezione dei deputati all’Assemblea Costituente.

Con lo stesso decreto furono definiti i rapporti tra governo ed

Assemblea Costituente. Fu stabilito che : durante il periodo della

costituente e fino alla convocazione del parlamento a norma della

nuova costituzione, il potere legislativo resta delegato al governo,

ad eccezione di alcune importanti e specifiche leggi come quelle

costituzionali, quelle relative alle consultazioni elettorali ed

all’approvazione di trattati internazionali che invece, spettano

all’Assemblea Costituente.

Sembrava che tutto cominciasse a filare liscio. Ma non fu così.

Il 9 maggio il Re Vittorio Emanuele III abdicò in favore di Umberto

II e lasciò l’Italia, trasferendosi in Egitto.

Questo gesto che portava al trono Umberto II, persona garbata,

rispettosa delle Istituzioni, senza pesanti responsabilità nei

riguardi del fascismo e della guerra, fece rinascere le speranze dei

monarchici, mentre nei partiti a spiccato indirizzo repubblicano

cominciarono a sorgere dubbi sulla vittoria finale, ritenuta certa

fino a quel momento.

Furono, pertanto, intensificati i comizi, gli incontri dei leaders con

la base. La propaganda fu accentuata anche a mezzo stampa

(tutti i giornali che “tifavano” per la Repubblica furono mobilitati

con in testa il Corriere della Sera).

Per far fronte ad eventuali colpi di mano dei monarchici, il

Ministro degli Interni, il socialista Romita, fervente repubblicano,

fece adottare numerose misure cautelative, tra cui quella di

“fortificare” il Viminale ( è la sede del Ministero degli Interni).

Il “Vento del Nord”, così era stato definito il grande movimento dei

partiti che propugnavano la Repubblica, cominciò a spirare

ancora più forte.

Ma anche il Re ed i suoi seguaci non stettero con le mani in

mano.

Il Sovrano cominciò a girare per tutte le grandi città, specialmente

al sud, dove ricevette calorose accoglienze.

Distribuì onorificenze ai combattenti ed ai civili che si erano

distinti durante la guerra. Concesse persino numerosi titoli

nobiliari.

Per lui spirava il “vento del sud”.

Fra gli atti più significativi dal punto di vista Istituzionale, oltre a

quelli relativi alle elezioni, che il Sovrano compì durante il suo

Regno vi fu la promulgazione , il 15 maggio, dello Statuto che rese

autonoma la Sicilia.

Tale Statuto, fatto redigere da un’apposita commissione, fu

concesso per evitare la secessione dell’Isola per opera dei

movimenti separatisti, organizzatisi in partiti politici, che

tanta importanza assunsero, a partire dal luglio del 43 nell’isola.

Insomma, la situazione generale in tutta l’Italia, per i vari motivi

di cui si è parlato in precedenza, non era affatto tranquilla; vi era

una notevole tensione latente, ma alla fine, tutto sommato, le

elezioni si svolsero in un clima abbastanza sereno.

Adesso vediamo il filmato, che in un certo qual modo ripercorre

gli avvenimenti che ho appena descritto. Vi è il grande vantaggio

che vedrete molte personalità che in quel periodo ebbero un

notevole peso nella scrittura della nostra storia.

PROIEZIONE FILMATO “Dalla Monarchia alla Repubblica”.

Prima di proseguire desidero evidenziare un aspetto che nel

filmato viene un po’ trascurato e che ritengo di notevole

importanza.

Alle 18 del 10 giugno 1946 il Presidente della Corte di Cassazione,

cui spettava la proclamazione del risultato delle elezioni, si limitò

a dare solamente il totale dei voti, per la Repubblica circa 12

milioni e per la Monarchia circa 10 milioni. Ma non proclamò la

Repubblica.

Disse che vi erano delle contestazioni e, pertanto, avrebbe dato il

verdetto definitivo il 18 giugno. Bel Pasticcio, perchè si entra in

un periodo di assoluta mancanza di poteri.

La Monarchia non esisteva più per volere degli italiani, ma la

Repubblica non era stata proclamata. Quale Bandiera innalzare

sul Quirinale?

Ma De Gasperi, capo del governo, insisteva presso il Re affinché

gli cedesse i poteri e lasciasse l’Italia. Ma il Re, freddo , ma

cortese, rispondeva che era necessario attendere le decisioni finali

della Corte di Cassazione.

Intanto la sinistra, specialmente quella più radicale, cominciava a

mobilitarsi, il paese era irrequieto, si temevano tumulti. E questa

situazione preoccupava non poco il Governo, che continuava ad

insistere perché il Re lasciasse l’Italia. Si trattava, ma non si

perveniva ad una soluzione concordata.

La tensione cominciò a salire. I rapporti tra il governo e la casa

Savoia si deteriorarono sempre più.

La sera dell’11 vi fu un consiglio dei Ministri molto agitato.

Ma ancora una volta De Gasperi riuscì a calmare le acque, acque

che però si agitarono, e di molto, il giorno dopo, il 12.

Napoli era in rivolta, scatenata a favore del Re. Sembra che la

rivolta sia partita da una protesta verso la sede comunista che

aveva esposto una bandiera rossa con a fianco il Tricolore con

una donna turrita al posto dello scudo Sabaudo. Ci furono anche

dei morti. Fu affisso un manifesto in cui si inneggiava alla

Monarchia ed a Masaniello e nel pomeriggio fu assaltata una delle

sedi del partito comunista. Fu un giorno terribilmente tragico.

Mentre a Napoli erano sorte le barricate, il Ministro della Real

Casa, Falcone Lucifero, consegnava, alle ore 13, a De Gasperi, un

messaggio del Re il quale si diceva pronto ad accettare il responso

popolare, ma dopo che la Cassazione ne avesse ufficialmente

proclamato il risultato.

A questo punto viene indetto, la sera, un nuovo consiglio dei

Ministri, che, alla fine, sancisce che i poteri di Capo dello Stato

non sono più del Re, che praticamente adesso è un semplice

cittadino, ma del Presidente del Consiglio.

Questa decisione viene comunicata al Re la mattina del 13,

mentre si trovava a casa di conoscenti dove aveva trascorso la

notte.

Quella notte molti uomini politici e funzionari dello stato non

dormirono a casa loro, soffiavano venti di golpe sia da parte dei

monarchici, sia da parte degli estremisti di sinistra.

A questo punto i consiglieri del Re elaborarono 4 ipotesi di

soluzioni:

- scontro aperto dichiarando decaduto il governo;

- aspettare il verdetto della Cassazione, in una situazione

Istituzionale ibrida;

- aspettare il verdetto della Cassazione con un proclama al

paese nel quale si mettesse in evidenza “l’arbitrio e

l’usurpazione del governo” ;

- partenza del Re senza abdicazione e senza passaggio di poteri,

proclama al paese , come nell’ipotesi precedente, e rifiuto di

considerare legittimamente e genuinamente risolta la

questione istituzionale.

Queste proposte vennero sottoposte al Monarca, il quale scelse la

quarta. Era la meno traumatica fra tutte quelle che gli avevano

proposto.

Questa soluzione, in fondo, si confaceva al carattere di questo

Savoia, uomo alieno da gesti di forza che avrebbero potuto

comportare ulteriore spargimento di sangue alla Nazione.

Si recò al Quirinale, stese il proclama, salutò tutti i suoi

collaboratori e la guardia ed alle 15 si recò all’aeroporto di

Ciampino da dove partì per l’esilio.

Lo spauracchio della guerra civile lentamente comincia

ad allontanarsi e gli animi si distendono.

De Gasperi fu visto, cosa mai accaduta in precedenza, con una

sigaretta in mano.

Ma non era ancora tutto finito.

La stessa sera del 13 l’agenzia giornalistica Ansa pubblica il

proclama del Re nel quale si afferma, tra l’altro, ………..che il

governo, in spregio alle leggi ed al potere indipendente e sovrano

della Magistratura- ricordo che la Cassazione non aveva ancora

proclamato la vittoria della Repubblica – ha compiuto un gesto

rivoluzionario, assumendo con atto unilaterale ed arbitrario,

poteri che non gli spettano e mi ha posto nell’alternativa di

provocare spargimento di sangue o di subire la violenza.

Umberto prosegue nel suo proclama dicendo che ha compiuto

questo gesto nel supremo interesse della Patria e conclude

sciogliendo dal giuramento

prestato tutti i componenti delle Forze Armate e rivolgendo un

deferente saluto ai caduti ed ai combattenti.

A questo proclama De Gasperi reagì indignato in quanto il

responso delle urne era stato chiaro, ma soprattutto, perché si

tendeva ancora una volta a dividere, piuttosto che a unire, gli

italiani.

Un commento in tal senso fu pubblicato sui vari giornali.

Come abbiamo visto, la Repubblica è nata, ma non fu affatto un

parto facile ed indolore. È importante, però, affermare che il Re

venne privato dei suoi poteri non da una guerra o da una

rivoluzione, ma da un responso popolare.

Gli avvenimenti che seguirono non furono pochi, mi soffermerò su

alcuni che considero fondamentali e precisamente:

- cambiamento dei simboli a cominciare dalla nostra Bandiera;

- nascita della Costituzione;

- trattato di pace, non dimentichiamo che da poco l’Italia aveva

perso la guerra;

- visita negli Stati Uniti d’America di De Gasperi;

- piano Marshall;

- votazioni politiche dell’aprile del 1948;

- trattato di pace,

- fatti salienti dal 1948.

CAMBIAMENTO DEI SIMBOLI

Esiliata la Monarchia, i primi cambiamenti avvennero nei simboli

della neonata Repubblica Italiana.

La nostra nuova Bandiera

Per prima cosa fu cambiata la nostra Bandiera, il simbolo dei

simboli. Naturalmente fu tolto lo stemma Sabaudo ed il suo posto

fu lasciato libero. Il tricolore, verde, bianco e rosso venne scelto

come simbolo della nostra Patria, l’Italia repubblicana.

Si pose però un problema per i marinai. Chi andava per mare

aveva sempre visto la nostra Bandiera con uno scudo al centro.

Inoltre, la nostra nuova

Bandiera era uguale a quella Messicana, con la quale si sarebbe

potuta confondere.

Si decise allora di stampare, sulla parte bianca, i quattro stemmi

delle quattro repubbliche marinare, che, come sapete, erano

Venezia, Genova, Pisa ed Amalfi.

Questa soluzione lasciava la nostra Bandiera, vista da lontano,

formalmente simile alla precedente, distinguendola sempre da

quella messicana, ma molto diversa nella sostanza.

Ecco perché sulle navi della nostra Marina Militare non vi è il

semplice Tricolore, ma quello con al centro gli stemmi della

quattro Repubbliche marinare.

Sulle navi mercantili e sulle barche da diporto, invece, lo stemma

al centro non ha la corona turrita ed il leone di San Marco al

posto della spada ha un libro aperto.

Il Tricolore , però, nel prosieguo della nostra storia, ha avuto degli

alti e bassi nella sensibilità degli italiani. Ma negli ultimi anni,

grazie ad un’azione decisa e sentita da parte del precedente

Presidente della Repubblica, Carlo Azelio Ciampi, il Tricolore è

tornato di attualità nell’animo della maggior parte degli italiani e

molte famiglie lo tengono in casa, esponendolo nelle grandi

occasioni.

Non poco hanno contribuito a questa diffusione il ripristino della

Festa Della Repubblica il 2 giugno di ogni anno con la parata

militare ed i grandi successi che l’Italia ha riportato in molti

settori dello sport, non ultimo quello di aver conquistato la Coppa

del Mondo di calcio.

L’Inno di Mameli

Secondo simbolo cambiato fu l’Inno Nazionale. La Marcia reale

venne accantonata ed, inizialmente, nel 43, il governo Badoglio

elevò ad Inno Nazionale l’Inno del Piave. Ma l’Assemblea

Costituente, nel 46, non ebbe dubbi su quale dovesse essere

l’inno più idoneo a rappresentare gli italiani: “l’Inno di Mameli” o

“Fratelli d’Italia”, come lo vogliamo chiamare.

Ricordo che il titolo originario dei versi era “Il canto degli italiani”.

Questo fu un cambiamento radicale.

Quell’Inno, nato nel 1847, praticamente a Genova, quando fu

intonato da più di trentamila persone in occasione dei

festeggiamenti del centenario della cacciata degli austriaci dalla

città ligure, e cantato da tutti i patrioti durante le guerre del

nostro risorgimento ed in tutte le manifestazioni patriottiche,

diventava il simbolo di una nazione finalmente libera e

democratica, anche se non completa nei suoi confini.

Nelle successive vicende della nostra storia, perse però un po’ di

popolarità, come era avvenuto per il Tricolore.

Fortunatamente per noi, anche per l’Inno Nazionale, il precedente

Presidente della nostra Repubblica, Carlo Azelio Ciampi, ha

ridestato l’interesse degli italiani verso questo “Simbolo”, che

racchiude in sé l’essenza della storia moderna d’Italia e ci fa

sentire tutti fratelli.

Grazie a questa sensibilità del nostro Presidente, ad alcuni

avvenimenti che hanno visto protagonisti numerosi italiani nel

mondo ed ad un impegno nelle scuole si riscopre il nostro Inno

Nazionale e con esso si comincia ad usare la parola Patria,

sostituita da molti, spessissimo, dalle parole “Paese”, “Nazione”.

E’ stato il nostro Presidente CIAMPI a togliere la ruggine all’Inno

Nazionale , invitandoci a considerare “Fratelli d’Italia”, come

veramente lo aveva immaginato il suo autore, “Il canto degli

italiani”.

Formula del giuramento

Anche la formula del giuramento per tutte le categorie di persone

tenute, per il loro incarico, a prestare giuramento, cambiò

radicalmente.

Nell'anno 1848, proclamato da Carlo Alberto lo Statuto

costituzionale fondamentale del Regno, la formula del giuramento

era la seguente : "Io giuro di essere fedele a S.S. R M. ed ai suoi

Reali precessori, di osservare lealmente lo Statuto, le leggi dello

Stato e di adempiere a tutti li doveri che sono inerenti alla mia

qualità di militare col solo scopo del bene inseparabile del Re e

della Patria".

La formula del giuramento cambiò notevolmente con l’avvento

della Repubblica. Si giurava fedeltà, infatti, alla Repubblica

Italiana ed al suo Capo.

Cito a memoria “Giuro di essere fedele alla repubblica Italiana ed

al Suo Capo, di osservarne lealmente le leggi e di adempiere a

tutti i doveri del mio Stato al solo scopo del bene della Patria”

Da allora ha subito qualche variazione.

Ecco quella attuale: "Giuro di essere fedele alla Repubblica

italiana, di osservare la Costituzione e le leggi e di adempiere con

disciplina ed onore tutti i doveri del mio stato per la difesa della

Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni".

L’Emblema

Altro simbolo: l’emblema dell’Italia repubblicana.

Nel 46 venne indetto un concorso che, attraverso diverse fase, si

concluse solamente nel maggio del 48 quando, dopo

l’Approvazione dell’Assemblea Costituente nel gennaio dello

stesso anno ed alcuni , ulteriori piccoli ritocchi , l’allora

Presidente provvisorio della Repubblica

Enrico De Nicola firmò il decreto legislativo n. 535 con il quale

consegna all’Italia il suo emblema.

Esso è caratterizzato da tre elementi: la stella, la ruota dentata ed

i rami di ulivo e di quercia.

La stella è uno degli oggetti più antichi del nostro patrimonio

iconografico ed è sempre associata all’Italia.

La stella, poi, rappresenta per i militari, l’appartenenza alle Forze

Armate.

La ruota dentata d’acciaio, simbolo dell’attività lavorativa, ci

ricorda il primo articolo della nostra Costituzione “L’Italia è una

Repubblica democratica fondata sul lavoro”.

Il ramo d’ulivo simboleggia la volontà di pace e la quercia incarna

la forza e la dignità del nostro popolo.

Abbiamo poi il simbolo della testa di una “donna turrita” che fu

addirittura stampato, accanto allo stemma sabaudo, nella scheda

elettorale del referendum istituzionale.

Questo simbolo lo troviamo anche in alcune banconote ed in una

fortunata e longeva serie di francobolli.

Stesura della COSTITUZIONE

Lo Statuto Albertino, che dal 1848 aveva costituito la legge

fondamentale dello Stato era ancora formalmente in vigore, anche

se le leggi fasciste erano state abolite sin dal luglio del 1943. Negli

ultimi 23 anni si erano consumati un ventennio di dittatura

fascista ed una sconfitta militare tra le più sanguinose che

l’umanità ricordi. L’avvento della Repubblica cambiò il modo di

fare politica, cambiò il sistema istituzionale, cambiarono le

aspirazioni e le speranze degli italiani, ma si sviluppò anche una

guerra, sia pure non guerreggiata, per la conquista del potere i

cui artefici furono il partito comunista guidato da Togliatti da una

parte e la democrazia cristiana che aveva a capo De Gasperi,

dall’altra.

Definita con il referendum la forma di stato da adottare, si doveva

procedere adesso a porre le basi per la costruzione di un’Italia

diversa dalla precedente , in cui i valori della democrazia , della

libertà, della giustizia e della solidarietà, fossero posti alla base

della nuova società a cui la maggioranza degli italiani aspirava.

Per fare questo si era deciso di dar vita, eleggendola, ad

un’Assemblea Costituente.

Come ho accennato in precedenza le votazioni per eleggere questa

Assemblea avvennero contestualmente a quelle per il referendum,

il 2 giugno, parliamo sempre del 1946.

I Deputati da eleggere erano 556. Ecco il risultato. Democrazia

Cristiana 207, Partito Socialista 115, Partito Comunista 104,

Unione Democratica Nazionale 41, Uomo Qualunque 30, Partito

Repubblicano 23, Blocco

Nazionale della Libertà 16, Partito d’Azione 7. Il resto, 13

deputati, andò ad un nutrito numero di partiti minori, per la

precisione erano 8.

L’Assemblea si mise subito al lavoro.

Dopo la proclamazione ufficiale dei risultati della consultazione

elettorale da parte della Corte di Cassazione il 18 giugno, l’Italia

diventa ufficialmente una Repubblica per scelta del suo popolo.

Il 25 giugno vi fu l’inaugurazione dell’Assemblea e viene eletto il

presidente , nella persona di Saragat.

Il giorno 28 fu la volta del Presidente provvisorio della Repubblica

nella persona di Enrico de Nicola, grande giurista napoletano, il

quale, com’era suo costume non accettò subito, ma lo fece dopo la

tenace insistenza di alte personalità tra cui Benedetto Croce.

L’Assemblea era pronta ad operare e lo fece subito con la nomina

di diverse commissioni cui furono affidati specifici compiti, come

la stesura delle regole, chiamiamole così, di determinati settori.

La costituzione comincia a nascere e non pochi sono i contrasti.

Uno in particolare portò quasi allo scontro. La definizione dei

rapporti tra stato e chiesa.

I democristiani , con De Gasperi ( era il Capo del Governo ),

volevano si facesse riferimento ai Patti Lateranensi, a differenza

dei partiti della sinistra, che, invece, propugnavano un generico

riferimento alla libertà di religione. Alla fine fu accettata la

soluzione democristiana e fu votata anche dai comunisti, guidati

da Togliatti, per evitare scissioni nella Nazione per motivi religiosi.

(Togliatti, non voleva, inoltre, inimicarsi troppo la Chiesa).

Il termine dei lavori fu procrastinato per due volte ed alla fine fu

deciso dalla stessa Assemblea che la costituzione dovesse essere

definitivamente approvata entro la fine del 1947. Infatti

l’approvazione del testo definitivo si ebbe il 22 dicembre del 1947,

fu promulgata il giorno 27 dal Presidente provvisorio della

Repubblica de Nicola ed entrò in vigore il primo gennaio del 1948.

L’Italia aveva la sua legge fondamentale.

Era costituita da 139 articoli, dei quali i primi 12 riguardano i

principi fondamentali.

Negli Art. dal 13° al 47° sono indicati i diritti ed i doveri dei

cittadini, mentre nei rimanenti Articoli è indicato l’ordinamento

della Repubblica nelle sue diverse articolazioni, Parlamento ,

Presidente della Repubblica, Governo, Magistratura, Regioni, ecc..

L’impianto della Costituzione, per quanto riguarda la

governabilità del paese , a parere di molti illustri giuristi, non fu

dei migliori in quanto si privilegiarono i poteri del parlamento

rispetto a quelli del governo ed ai parlamentari si dette la facoltà

di espletare il proprio compito senza limiti di mandato. In ultima

analisi la nostra è una Repubblica parlamentare. Il parlamento è

sovrano.

Tutto ciò significava che il parlamentare può cambiare “Bandiera”

spostando le varie forze in parlamento e, quindi, la possibilità

di far cadere il governo che, per governare, deve avere la fiducia

del parlamento.

Questa impostazione ha prodotto parecchi disastri, in quanto fino

al 2001 l’Italia ha avuto, in media, un governo ogni anno o poco

più.

La maggior parte degli Articoli furono approvati con larga

maggioranza, ma il loro contenuto è il frutto, spesso, di

compromessi.

Infatti, la Costituzione Italiana nasce dalla confluenza dei diversi

valori di cui sono portatori i vari partiti.

All’idea democratica che li unisce tutti si aggiungono i valori

dell’antica tradizione liberale italiana, quelli propri del socialismo

dei partiti della sinistra ed infine quelli della dottrina sociale della

Chiesa a cui si ispirava la democrazia cristiana.

Ciò nonostante l’impianto della nostra Costituzione è da

considerare di altissimo valore giuridico, sociale e politico e fissa

una serie di principi in cui tutti, a qualsiasi parte politica

appartengono, si possono riconoscere.

Inoltre, i costituenti, in un certo qual modo, conferirono una certa

rigidità alla Costituzione, che può essere modificata solamente

con un apposito procedimento parlamentare, molto più lungo e

complesso rispetto a quello riguardante le normali leggi.

Entrata in vigore la Costituzione l’Assemblea Costituente

procedette alla convocazione della consultazione elettorale politica

e scelse come data il 18 aprile.

Ebbe inizio una campagna elettorale fra le più accese in quanto

era in gioco il futuro dell’Italia.

A fianco della Russia, come propugnavano i partiti di sinistra con

in testa i comunisti, od a fianco degli Stati Uniti d’America come

invece volevano i partiti del centro e della destra, primo fra tutti il

partito della Democrazia Cristiana?

E’ vero che le grandi potenze avevano deciso che l’Italia rimanesse

nel campo occidentale, ma è altrettanto vero che se il popolo

italiano avesse scelto, a seguito di libere elezioni, di essere

governata dai comunisti e, quindi, di entrare nella sfera

d’influenza dell’Unione Sovietica, con moltissime probabilità, io

dico sicuramente, gli Stati Uniti non avrebbero contrastato questa

volontà popolare con la forza.

Il risultato è noto a tutti. Non sto ad esaminare quali furono i

fattori principali che fecero pendere la bilancia da parte dei

democristiani.

Certamente un ruolo decisivo lo ebbe, a mio parere, , la cultura

liberale e cattolica del nostro popolo.

Infine,l’11 maggio, seguendo i canoni stabiliti dalla nuova e fresca

Costituzione, venne eletto il nuovo Presidente della Repubblica,

Presidente e non Presidente Provvisorio, nella persona di Luigi

Einaudi.

Si conclude in tal modo un grande e faticoso processo

democratico che collocò l’Italia, in tal modo, dopo anni di

dittatura, tra le grandi democrazie del mondo.

TRATTATO di PACE

Il trattato di pace tra l’Italia e le potenze vincitrici della 2^ guerra

mondiale ha un nome assolutamente fuori luogo. L’Italia non

trattò, ma subì le condizioni che le vennero imposte.

Tra le tante cose che il Governo, retto da De Gasperi, doveva

affrontare, in un momento delicatissimo della nostra storia, vi

furono anche le preoccupazioni per addivenire ad un trattato di

pace il più possibile “leggero” per la nostra Nazione e per il nostro

popolo.

Gli sforzi fatti dal Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi

furono notevoli, soprattutto per limitare i danni nel settore della

Venezia Giulia.

Ma alla fine gli alleati, soprattutto per la feroce spinta della

Russia, che voleva l’annessione di Trieste alla Jugoslavia, su

proposta della Francia, decisero per la costituzione di un

territorio libero di Trieste, sotto la giurisdizione dei vincitori.

Memorabile fu il discorso che tenne il 10 agosto del 1946 alla

conferenza della pace di Parigi il nostro Presidente del Consiglio

Alcide De Gasperi.

Fu un discorso dignitoso, ma nello stesso tempo denunciava le

contraddizioni dei vincitori che in un primo momento avevano

affermato che nella definizione dei confini degli stati sconfitti si

sarebbe tenuto conto della maggioranza etnica della popolazione

residente.

Così non era stato per le popolazioni della Venezia Giulia.

Il discorso di De Gasperi fu apprezzato dalle potenze occidentali,

mentre dura fu la reazione dei Russi.

Il delegato Russo Viscinski, per confutare le tesi sostenute da De

Gasperi, pronunciò un discorso violento ed insultante.

Disse tra l’altro:

”…………non è vero che Trieste sia italiana. Trieste è stata fondata

dagli slavi,…………………….Non è vero che l’Esercito italiano ha

abbattuto l’impero Austro-Ungarico. Esso fu vinto dai russi nel

1916…………….”.

E concluse con questa frase quanto mai offensiva:

“tutti sanno che gli italiani sono molto più bravi a scappare che a

combattere”.

Il Governo Italiano pretese il testo ufficiale del discorso del

delegato russo, ma quando lo ebbe questa frase non c’era più.

Ci siamo dovuti assoggettare alla perdita della Venezia Giulia, ma

anche a quella di Trieste e non solo.

L’Italia, Inoltre, perse, oltre alle colonie, qualcosa anche ad ovest

a favore della Francia, mentre riuscì a tenere l’Alto Adige

promettendo una forte autonomia alle popolazione di quella

regione. Infine, ci furono imposti limitazioni nella formazione delle

nostre Forze Armate, ed il pagamento di tributi ai vincitori

sottoforma di risarcimenti ecc..

Quando il trattato venne portato all’Assemblea Costituente, cui

spettava la ratifica, aspra fu la reazione di tutti i parlamentari ed

accesa la discussione, soprattutto per la mancata assegnazione di

Trieste all’Italia.

Alla fine il comunista Togliatti, dopo aver avuto un incontro con

Tito, Capo degli slavi, propose di cedere Gorizia per avere Trieste.

Togliatti fu salutato dai partiti della sinistra come il risolutore

dell’importante problema, da alcuni addirittura come il salvatore

della Patria.

Ma la reazione di tutte le forze politiche non di sinistra fu

violenta. Niente baratti, soprattutto con la cessione

dell’italianissima Gorizia.

Così l’Assemblea rigettò a larga maggioranza la proposta di

Togliatti.

Se si fosse accettata questa soluzione oggi avremmo Trieste, ma

non Gorizia. Le abbiamo, invece, tutte e due.

Alla fine, con le necessarie riserve si accettarono le condizioni

poste all’Italia, condizioni che successivamente saranno riviste.

Prima fra Tutte quella riguardante Trieste che nel 1954

ritorna, come doveva essere sin dall’inizio, pienamente italiana.

Prima di chiudere questo periodo ,cioè quello che va dal 46 al 48

desidero accennare a due altri importanti avvenimenti.

La visita di De Gasperi negli Stati Uniti d’America ed il piano

Marshall, elaborato da questa Nazione.

VIAGGIO di DE GASPERI NEGLI STATI UNITI D’AMERICA

Ricordo che siamo in un periodo storico dell’Italia, ma soprattutto

dell’Europa, molto ma molto delicato.

Bisogna fare la più importante delle scelte: Unione sovietica e,

quindi, oriente, oppure Stati Uniti d’America e, pertanto,

occidente.

Il Capo del Governo De Gasperi, espressione della Democrazia

Cristiana, propendeva per l’occidente, mentre Togliatti ed un po’

meno i socialisti, vedevano nel comunismo affermatosi

nell’Unione Sovietica, con una rivoluzione e non con una

consultazione elettorale come è avvenuto per la scelta della forma

istituzionale in Italia, la panacea di tutti i mali del mondo.

Questa contrapposizione, naturalmente, vede una certa spinta

delle due citate nazioni nei confronti del popolo italiano.

Come più volte è stato detto, la situazione economica dell’Italia e

degli italiani era veramente critica. Il nostro territorio, nei suoi

elementi basilari come fabbriche, ferrovie, strade, abitazioni,ecc. ,

era disastrato.

Politicamente, venendo da un ventennio di dittatura e da una

guerra perduta l’Italia non aveva amici ed era sempre guardata

con sospetto.

Bisognava trovare risorse per la ricostruzione, occorreva rompere

l’isolamento politico; insomma, bisognava muoversi, specialmente

in direzione di quelle nazioni democratiche, come gli Stati Uniti

d’America, nel cui territorio vivevano un consistente numero di

italiani emigrati agli inizi del secolo, che avevano dimostrato un

certo interesse per il nostro Paese.

L’occasione per un contatto ufficiale tra il governo italiano e

quello americano venne data da un invito fatto a De Gasperi dalla

rivista “TIME” a prendere parte a Cleveland ad un convegno dal

titolo “Cosa si attende il mondo dagli Stati Uniti”.

Si discusse a lungo dell’opportunità di accettare o meno l’invito.

Ogni dubbio, però, fu fugato dall’invito ufficiale che il governo

americano fece al nostro Capo del Governo.

Ai primi di gennaio del 1947 De Gasperi si recò negli Stati Uniti e,

dopo un’accoglienza tiepida e quasi indifferente da parte delle

Autorità di quel paese, la figura dello statista italiano si va

sempre più affermando per le idee che esprime, per la fermezza

con cui le esprime e per la forte personalità che evidenzia in ogni

circostanza. Inizia il discorso al convegno dicendo che a Londra

era stato accolto come nemico, a Parigi come belligerante, a

Washington ed a Chicago, invece, era stato trattato come amico.

Alla fine, quando De Gasperi ebbe l’onore di sfilare per la via

principale di New York, il popolo americano accolse con calore e

simpatia.

La nostra Bandiera fu scortata da un drappello di quaranta

guardie a cavallo in uniforme.

Si ebbe così una sorta di solenne riconciliazione tra le due

Nazioni, ma soprattutto tra i due popoli.

De Gasperi acquistò prestigio internazionale e, facendosi

interprete dei bisogni degli italiani, chiese ed ottenne aiuti,

soprattutto in danaro, poi puntualmente restituiti.

Ritornato in Patria De Gasperi, dovette constatare che la

situazione sociale si era notevolmente “incattivita”.

Vi furono diversi scioperi, scontri con le forze dell’ordine, durante

i quali si contarono non solo feriti, ma anche dei morti.

Inoltre la situazione politica aveva visto la scissione del Partito

Socialista.

Non mi dilungo su questo argomento.

Dico soltanto che De Gasperi si dimise e, dopo travagliati contatti

con tutti i partiti, decise di dar vita ad un governo monocolore

democristiano, quindi senza comunisti e socialisti. Di questo

governo, che ebbe la fiducia dell’Assemblea Costituente nel

giugno del 47, facevano parte, oltre agli uomini politici

democristiani, due liberali , tra cui Einaudi e quattro indipendenti

e tra questi vi era Merzagora.

Risolto il problema governo, l’Italia comincia a crescere, sia pure

in mezzo a tante difficoltà.

Una grossa mano la dà anche il PIANO MARSHALL.

Piano Marshall

Gli Stati Uniti d’America si rendono conto che la loro potenza

economica, che era notevole, si era moltiplicata nei confronti

dell’Europa, impoverita dalla lunga e disastrosa guerra.

Inoltre, desiderano arginare l’espansionismo dell’Unione

Sovietica, che, non solo sta cercando di imporre la propria volontà

a quei paesi già destinati alla sua influenza dagli accordi di Yalta,

come l’Ungheria, la Polonia, la Jugoslavia, la Romania, la

Cecoslovacchia, ecc., ma sta tentando di portare al potere, sia

pure in modo democratico, il partito comunista in Italia ed anche

in Francia.

Nel mese di giugno del 47, ricordo che siamo nel periodo in cui De

Gasperi vara un governo monocolore, cioè senza comunisti e

socialisti, il Gen. Marshall annuncia che gli Stati uniti d’America

hanno messo a disposizione dell’Europa, e quindi anche dei paesi

dell’est, 22 miliardi di dollari in quattro anni, naturalmente a

certe condizioni. Era, allora, una grande cifra. Ciò anche allo

scopo di dare organicità agli aiuti che finora avevano elargito a

pioggia ad alcune nazione come l’Italia e nello stesso

tempo cercare di rompere l’egemonia sovietica nell’est europeo.

Inghilterra e Francia aderirono subito e organizzarono un

convegno a Parigi allo scopo di definire l’atteggiamento dei paesi

comunisti.

Durante la conferenza il delegato dell’Unione Sovietica attaccò

piuttosto duramente gli Stati Uniti affermando che tutti i paesi

che avrebbero accettato, sicuramente avrebbero dovuto dare una

contropartita e, quindi, avrebbero perso parte della loro

indipendenza.

Questa linea d’azione fu chiara anche per i paesi satelliti che si

adeguarono, rinunciando a malincuore a questi aiuti.

Tuttavia anche l’Italia non era del tutto convinta.

La svolta si ebbe quando i paesi occidentali capirono quali erano

veramente le intenzioni dell’Unione Sovietica, nei paesi occupati

dall’armata rossa.

I dirigenti comunisti si impadronivano di tutte le leve del potere,

cancellando ogni opposizione interna. In poche parole tutte le

nazioni dell’Est europeo furono assoggettati ai voleri di Mosca.

Questa nuova “mappa” europea che si stava definendo in modo

da determinare due blocchi, comunisti da una parte e democrazie

dall’altra, unitamente al fatto che la situazione economica e

sociale dell’Italia era quanto mai critica, spinsero il governo

italiano ad accettare gli aiuti.

L’Italia accetta, quindi, il Piano Marshall e comincia a disporre di

nuove risorse che le consentono di accelerare la ricostruzione,

specialmente per quanto riguarda le opere pubbliche.

Preciso che molti di queste elargizioni erano a fondo perduto.

Esistevano però alcune clausole che prevedevano, tra

l’altro, l’acquisto di materie prime, di macchinari e di tecnologie

dagli Stati Uniti.

Gli aiuti durarono fino al 1951 ed in totale assommarono a circa

1,5 miliardi di dollari.

Avvenimenti salienti dal 1948

Mi limito proprio ad enunciarli, altrimenti occorrerebbe un giorno

intero.

Insediatosi il governo De Gasperi ed eletto il Presidente della

Repubblica nella persona di Einaudi, sembrava che si fossero

poste le basi per la soluzione dei numerosissimi problemi che

affliggevano la nostra Nazione a partire dalle condizioni piuttosto

precarie della maggior parte della nostra popolazione.

Ma così non fu.

Il 14 luglio un giovane siciliano attentò alla vita di Togliatti

sparandogli quattro colpi, di cui tre andarono a segno, ma non in

modo mortale.

Tutte le sinistre scesero in piazza, a volte anche in modo violento.

Si sfiorò la guerra civile. Alla fine la moderazione ebbe il

sopravvento, anche per volere dello stesso Togliatti, che non era

affatto convinto della riuscita di una insurrezione, ancorché

proveniente dal basso.

Nell’aprile del 49 l’Italia entra a far parte del Patto Atlantico cui

aderiscono la maggior parte delle democrazie occidentali e che

prevede, tra l’altro, l’impegno della difesa comune nel caso uno

stato membro venisse attaccato.

Nell’aprile del 51 nasce a Parigi la Ceca, Comunità Europea del

carbone e dell’acciaio. Mercato comune del carbone e dell’acciaio.

Le nazioni aderenti sono, oltre all’Italia, la Francia, la Germania

Occidentale, il Belgio, il Lussemburgo ed i Pesi Bassi. Il trattato

entra in vigore nel luglio del 52.

Nell’ottobre del 1954 Trieste ritorna all’Italia, dopo una serie di

manifestazioni in tutto il paese.

La guerra si allontana sempre più, l’Italia cresce non solo

economicamente ed industrialmente, ma anche dal punto di vista

politico e nel dicembre del 1955 viene ammessa alle Nazioni

Unite, l’organizzazione comunemente indicata con la sigla ONU e

che comprende la maggior parte degli stati della terra.

Contemporaneamente grandi contatti vengono presi tra le

maggiori nazioni europee per un accordo commerciale. Nascono

così a Roma nel marzo del 1957 la Comunità Europea

dell’Energia Atomica (EURATOM) e la Comunità Economica

Europea, comunemente chiamata con la sigla CEE. Le nazioni

firmatarie furono le stesse del trattato Ceca. Il trattato CEE si

prefigge lo scopo di conseguire, nei successivi 12 anni, come

infatti avvenne, la libera circolazione, nei paesi firmatari, delle

persone, delle merci, dei servizi e dei capitali. Questa CEE cresce

sempre più ed oggi comprende ben 25 Nazioni ed altre si

apprestano a farne parte.

Nel luglio del 58, ad opera di Fanfani, nasce il primo governo di

centro sinistra, che vede i socialisti a fianco dei democristiani, per

la prima volta dopo il governo monocolore di De Gasperi del 1947.

Ma questa nuova esperienza politica non dura nemmeno un

anno. Ritorna alla ribalta della politica italiana, però, con

maggiore convinzione, nel 1960.

Arriviamo al 1961. Si celebra il primo centenario dell’Unità

d’Italia. In tutta Italia si festeggia l’avvenimento con conferenze,

mostre, concerti ecc..

Nel novembre del 1962 viene nazionalizzata l’industria elettrica,

ritenuta di vitale importanza per i bisogni dei cittadini e per le

esigenze dell’ industria.

Scompaiono alcune grandi figure della storia: nel novembre del

63 viene assassinato il Presidente degli Stati Uniti d’America

Kennedy, nell’agosto del 64 muore a Yalta, Palmiro Togliatti,

indiscusso capo del partito comunista italiano per parecchi

decenni e nel gennaio del 65 se ne va anche Churchill, grande

protagonista della politica inglese e mondiale, soprattutto durante

la seconda guerra mondiale.

Nel 1966 avviene la grave alluvione di Firenze, che colpisce tutta

la città nei suoi affetti più cari, le opere d’arte. Ci son voluti

diversi anni per cancellare le tracce di questa tremenda alluvione.

Il 1968 è un anno pieno di avvenimenti molto rilevanti.

Nel mese di gennaio inizia un nuovo corso politico in

Cecoslovacchia comunemente chiamato “la primavera di Praga”,

poi soffocato, nel mese di agosto, dai carri dei paesi del Patto di

Varsavia, che è un patto stipulato dai paesi comunisti, simile al

Patto Atlantico di cui abbiamo già parlato.

Nel mese di maggio divampa a Parigi una protesta giovanile, che

dopo qualche mese si propaga in tutta l’Europa.

Nel 1969 l’Italia e l’Austria firmano un accordo per l’autonomia

dell’Alto Adige.

Nel dicembre del 1970 è approvata la legge sul divorzio.

Nel febbraio del 72 il presidente della Repubblica Leone, per la

prima volta nella storia repubblicana, scioglie le Camere e nel

successivo mese di marzo si fanno vive le brigate rosse,

movimento eversivo, con il rapimento di un dirigente di una

grande industria.

Il 1973 è caratterizzato da una svolta politica ed economica di

grande importanza. La svolta politica fu attuata dal Segretario del

partito comunista, Enrico Berlinguer, che propose quello che poi

prese il nome di “compromesso storico”, cioè la collaborazione di

diversi partiti per dare all’Italia governi stabili e duraturi. Si

concretizzò nel 1978, quando il partito comunista dette il proprio

appoggio esterno al monocolore di Andreotti.

La svolta economica si ebbe nel mese di dicembre quando i paesi

produttori di petrolio quadruplicarono il prezzo del greggio.

Si comprende quali furono le conseguenze negative in tutte le

economie delle nazioni importatrici di questo prezioso liquido. In

Italia si arrivò al razionamento dei carburanti.

Arriviamo così al 1976, quando nel mese di maggio il Friuli

viene colpito da uno spaventoso terremoto, che causa circa mille

morti e numerosissimi feriti.

Nel gennaio del 77 viene approvata la legge sull’aborto e nel 78,

quando il fenomeno delle brigate rosse è praticamente al culmine,

viene rapito e, dopo più di un mese, ucciso Aldo Moro, eminente

uomo politico italiano appartenente alla Democrazia Cristiana.

Nel giugno del 79 si hanno le prime elezioni europee, mentre a

settembre viene varato dal governo un piano per far fronte alla

crisi energetica.

Il 1980 è tristemente noto per la strage alla stazione di Bologna

avvenuta il due agosto, quando una bomba esplose nella sala

d’attesa facendo 85 vittime e numerosi feriti e per il terremoto in

Irpinia, a causa del quale persero la vita circa 3000 persone e

numerosi città e comuni rimasero danneggiati, alcuni anche

completamente distrutti.

Nell’81, mese di maggio, viene ferito il Santo Padre in un attentato

a Piazza San Pietro.

Nel mese di agosto dell’83 abbiamo, per la prima volta nella

nostra storia Repubblicana, come primo ministro un socialista e

precisamente l’Onorevole Craxi.

Salto, poiché non vi sono fatti di grande importanza, al mese di

novembre del 1988, quando cade il muro di BERLINO.

La guerra fredda è finita e la storia del mondo si avvia verso un

nuovo corso, che, purtroppo, non rispetta le aspettative in quanto

le guerre continuano in tutti i continenti.

Nel mese di febbraio del 92 viene firmato, dai 12 paesi della CEE

di allora, il trattato di Maastricht, tappa importante nel processo

di unificazione europea.

Questi i cardini del trattato:

- nascita della Unione Europea che riunisce tutti i vari trattati in

vigore fino a quel momento;

- sviluppo di una politica comune per quanto riguarda la politica

estera e la sicurezza;

- cooperazione tra tutti i paesi firmatari nei settori della giustizia

e degli affari interni

e non ultimo

- l’introduzione della Cittadinanza Europea e della Moneta

unica, l’Euro. La moneta unica, come tutti sapete, è già in atto

sin dal gennaio del 1992.

E mi fermo al mese di agosto del 1993 quando viene approvata

una nuova legge elettorale che prevede un sistema

prevalentemente maggioritario con una quota proporzionale.

Inizia così una nuova era per l’Italia che porta ad una maggiore

stabilizzazione dei vari governi fino ad arrivare al penultimo che

ha visto lo stesso Presidente del Consiglio per i cinque anni

dell’intera legislatura.

Certo questa elencazione di avvenimenti può essere stata noiosa,

credo, però, serva a puntualizzare i momenti più importanti della

nostra storia repubblicana. Storia repubblicana che ha visto

momenti di prosperità e periodi di difficoltà politica ed economica.

Di una cosa tutti, però, dobbiamo essere orgogliosi: qualsiasi

governo abbiamo scelto per governarci ha saputo mantenere

sempre viva la fiaccola della pace.

Mai l’Italia ha saputo costruire in tutta la sua storia un periodo

così lungo di pace.

E questo lo dobbiamo anche a quei personaggi che ebbero in

mano le sorti dell’Italia subito dopo la guerra, i quali, in momenti

difficili, pieni di incognite e di difficoltà di tutti i generi, seppero

fare delle scelte giuste ed oculate che hanno dato all’Italia quei

due valori che io ritengo importantissimi per qualsiasi popolo:

libertà e democrazia.

A noi, ai giovani il testimone di quegli uomini, affinché il loro

intelligente lavoro non venga vanificato o, peggio

ancora, annullato.

BRACCIANO, dicembre 2006

Pres. Sez. A.N.Art.I. di BRACCIANO

( Gen. Antonino MOZZICATO )