2 EDITORIALE - Parrocchie di Rivoli · In seguito va a Firenze, nel convento di San Marco, dove si...

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2 E D I T O R I A L EPasqua 2010di don Giovanni Isonni

RIVOLIParrocchie nella ci à

ANNO XIV - N.1Marzo 2010

Via F.lli Piol, 4410098 Rivoli (TO)

[email protected]

Dire ore responsabile:Paolo Paccò

Vice dire ore:Franco Rolfo

Segreteria di redazione:Lidia Cuva

Redazione:Don Giovanni IsonniDon Paolo RavariniDon Andrea Zani

Riccardo BonaPaola Cornaglia

Pierangelo CosciaSilvano Giordani

Remo LardoriFabio Leone

Mariangela ZamariolaLidia Zane e

Proge o grafi co:Iden tà Mul mediale

Torino

Impaginazione:Fabio Leone

Stampa:Ar Grafi che San Rocco

Grugliasco (TO)

Con queste parole don Tonino Bello alcuni anni fa iniziava la Quaresima dei cris ani della sua terra: cenere e acqua… pen mento e servizio. Sono le parole-chiave ora anche del nostro cammino… la contemplazione del san-to volto, del Crocefi sso, dell’uomo dei dolori, per contemplare il volto della Pasqua, del Risorto, i palpi della sua presenza. Che grazia esserci ferma a guardare il Volto di Gesù nella sua pas-sione e in trasparenza il volto dei tan crocefi ssi del nostro tempo: i giovani che soff rono, le famiglie segnate dal dolore, uomini e donne sconvol dalla morte e dal lu o, le vi me dell’ingiu-s zia sociale, chi è malato nel corpo e nell’anima, chi è solo ed emarginato, chi è schiacciato dal peccato… PASSIO CHRISTI, PASSIO HOMINIS. È stato questo il nostro i nerario in ques mesi e in questo tempo di qua-resima. È la cenere del dolore che ci ha segnato il capo nel mercoledì delle ce-neri, una cenere ancora calda per scuo-terci, per aiutarci a me erci in discus-sione, per conver rci… Questa cenere ci chiama a liberarci dalla cecità, dalla sordità, dalla passività… dall’indiff eren-za verso le sorelle e i fratelli che oggi, nelle nostre strade, nei nostri quar e-ri, nella nostra ci à, nel nostro grande villaggio che è il mondo del 2000, vi-vono la passione: hanno piedi e mani inchioda , hanno la fronte che gronda sangue, hanno il cuore squarciato. È la cenere che ci chiede ges di pen -

“Carissimi, cenere in testa e acqua sui piedi. Una strada, appa-rentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e fa cosa. Perché si tra a di par re dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Oc-

mento, di riconoscimento delle nostre responsabilità, di condivisione “com-passionevole”. Ma non solo! Siamo chiama a passare dalla cenere del do-lore all’acqua della vita, dal pen mento al servizio. Sì, Pasqua è acqua, è servi-zio, è vita! Noi oggi contempliamo nel volto del Crocefi sso il volto del Risorto! Pasqua è passare dalla soff erenza alla serenità, dalla tristezza alla gioia, dal-le lacrime al sorriso, dalla tempesta all’arcobaleno, dal gelo del sepolcro al calore della tavola, dalla fuga lontano da Lui all’incontro con il Risorto, vivo in mezzo a noi.Questo passaggio tu avia ha un solo, unico e imprescindibile snodo: il servi-zio! È il servizio del ca no d’acqua del giovedì santo per lavare i piedi di chi è stanco del cammino, è il servizio del bicchiere d’acqua donato al più piccolo di noi, è il servizio del secchio d’acqua a nto al pozzo di Samaria, è il servi-zio dell’acqua versata sulle ferite lungo la strada tra Gerusalemme e Gerico, è il servizio dell’acqua della grazia, che sgorga dal pe o squarciato sulla croce e diviene un fi ume in piena, che sem-plicemente chiede alle nostre mani di aprirsi per accoglierlo come dono per farne di nuovo dono.Che la nostra Pasqua sia l’incontro con il Risorto,sia un incontro che ci cambia la vita,sia l’incontro che “ci aff erra fi nalmen-te dalla testa ai piedi”!Auguri di cuore!!!

corre tu a una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala. Pen mento e servizio. Sono le due grandi prediche che la Chiesa affi da alla cenere e all’acqua, più che alle parole... Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua. La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnerne l’ardore, me amoci alla ricerca dell’ac-qua da versare... sui piedi degli altri. Pen mento e servizio. Binari obbliga su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa. Cenere e acqua. Ingredien primordiali del bucato di un tempo. Ma, sopra u o, simboli di una conversione completa, che vuole aff errarci fi nalmente dalla testa ai piedi.”

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Il 2010 è una data importante per Rivoli, ricorrono 550 anni dal martirio di Antonio Neyrot. Questo sconosciuto! Verrebbe da dire. Forse meriterebbe più attenzione l’unico rivolese agli onori degli altari, che in passato, quando la fede compenetrava il cuore e la mente dei cristiani, fu media-tore di guarigioni spettacolari. Forse è giunta l’ora di riscoprire questo personaggio, lontano nel tempo ma di straordinaria attualità, perché oggi ci ri-troviamo di fronte allo stesso problema suo: quello del rapporto con l’Islam.Antonio nasce a Rivoli nel 1423 e compie i primi studi nel convento domenicano. In seguito va a Firenze, nel convento di San Marco, dove si prepara a diventare Domenicano. Chiede di andare in Sicilia, ma sant’Antonino che conosce bene il suo carattere, volubile, impulsivo… cerca di dissuaderlo in tutti i modi, invano. An-tonio doveva avere una concezione molto personale del voto di obbedienza! In Si-cilia rimane un anno. L’irrequietezza del carattere lo porta a stancarsi presto. Per andare a Roma si imbarca su una caravel-la che viene abbordata da una nave cor-sara moresca, comandata da un cristiano rinnegato. Costui infierisce con piacere sui cristiani, specie sui religiosi. Antonio arriva a Tunisi, schiavo, il 2 agosto 1459 e cacciato in prigione. In quel luogo rac-capricciante va in crisi. Con l’aiuto di un frate ottiene di rivedere il sole. La prova del carcere e della schiavitù è devastan-

te per la sua fede. Dopo alcuni mesi salta il fosso e pubblicamente, davanti al Bey, abiura alla fede cristiana. Si toglie il saio, si ficca in testa il turbante e pronuncia la formula che lo consacra maomettano. A quel punto, rotti tutti gli argini, prende con sé una donna e addirittura si mette a predicare contro Cristo. Inizia a tradurre il Corano. Poi, sognato sant’Antonino che lo redarguisce severamente e raffronta-to Corano e Vangelo, inizia a rinsavire. Allontana la convivente, ritorna nella comunità cristiana e riprende a pregare. Si prepara all’inevitabile. Sa bene che dall’Islam non si può uscire. Nell’anni-versario dell’abiura, il 6 aprile, domenica delle Palme, si ripresenta davanti al Bey rivestito del saio e, con una serenità che colpisce il testimone, proclama Gesù uni-co salvatore e sconfessa Maometto. Osa invitare il Bey stesso a convertirsi al cri-stianesimo. Il Bey, tra l’indignato e lo stu-pito per tanto ardire, cerca di dissuaderlo promettendogli maggiori onori e regali. Invano. Antonio è fermo e determinato. Gli sono concessi tre giorni per ripensarci e con corredo di bastonate, calci e ingiu-rie, è ricacciato in prigione. Si prepara alla prova suprema. Respinte anche le ultime seduzioni, è condannato a morte per la-pidazione. La sentenza viene eseguita nei pressi del fondaco dei genovesi. È Giovedì Santo, 10 aprile 1460. Perdona, prega e affronta i colpi di pietra e di spada senza battere ciglio. Il testimone dice che ne-

Antonio Neyrot, Beato di Rivolidi Piero Cole o

anche istintivamente solle-va un braccio per pararsi un colpo. Antonio purifica tutto il passato con il sangue e di-mostra che non c’è abisso da cui non si possa risalire. Morto, viene messo su una catasta di legna per esser bruciato. I presenti assisto-no al primo prodigio. Pur essendo rimasto a lungo tra le fiamme, il corpo resta in-tatto. Il testimone dice che non è bruciato nemmeno un capello o un pelo della bar-ba. Per la rabbia, le spoglie vengono trascinate per le vie di Tunisi, quindi gettate nell’immondezzaio. I cristia-ni, pagata la tangente, recu-perano il corpo, lo ripulisco-no e lo seppelliscono nella chiesetta. Ben presto acca-dono fatti miracolosi e ciò fa crescere ancor più l’astio. Per prevenire scempi, le spo-glie del martire sono trasla-te a Genova e poi a Rivoli, dove giungono nel 1469. È festa grande, accompagna-ta da miracoli. Altrettanto nel 1767, quando Antonio Neyrot viene proclamato be-ato. L’unica chiesa dedicata al martire, ad Hammamet, ha ricevuto in dono una re-liquia nel 1910. Rivoli sem-bra essersi dimenticata di Antonio, non gli ha dedicato neppure una via, un vicolo. Chissà che in questo 550°...

BEATO ANTONIO NEYROT

4PROGETTO QUARESIMALE

ProgettoMkate wetuPane nostro

Diocesi di Maralal (Kenya)

La Diocesi cattolica di Maralal è stata fon-data il 6 ottobre 2001 sotto la guida pa-storale del vescovo Virgilio Pante. Maralal è una delle 25 Diocesi del Kenya. La sua area è di circa 20.000 km quadrati e com-prende esattamente i confini geografici del Samburu District. Maralal è il capo-luogo del distretto Samburu. Il Samburu District è uno dei distretti che compon-gono la regione North Rift del Kenya ed è caratterizzato da terre dal clima arido e semi-arido, la zona è quindi scarsamente popolata. La popolazione totale del Sam-buru District era, secondo il censimento nazionale del 1999, di 143.547 abitanti e oggi probabilmente sono 175.000 o più. La maggior parte del distretto è costituita da savana secca e sabbiosa o da colline rocciose. L’economia è fondata principal-mente sulla pastorizia.La popolazione è composta da differenti gruppi etnici dediti alla pastorizia: Sam-buru 75%, Turkana 15%, pochi Rendille e Pokot e anche qualche minoranza di com-mercianti come i Kikuyu, Meru e Somali. I Samburu allevano bestiame, mucche, capre, pecore e cammelli e, a causa della imprevedibilità delle precipitazioni, sono spinti ad essere nomadi o semi-nomadi. Le malattie del bestiame, la siccità peren-ne e i furti di bestiame sono i principali fattori che spiegano la povertà che afflig-ge la maggioranza degli abitanti. L’agricol-tura è di fatto impossibile, praticata sal-tuariamente in piccoli appezzamenti dai Turkana in quanto a loro, in molti posti, non è consentito tenere il bestiame in territorio Samburu. A causa dei loro con-tinui movimenti alla ricerca di pascoli che sono lontani dai centri abitati, il livello di analfabetismo è alto, solo una piccola percentuale di diplomati riesce a raggiun-gere l’università ogni anno.L’acqua è scarsa, sia per gli uomini sia per gli animali, e non è raro che il bestiame sia decimato durante i lunghi periodi di

siccità. I servizi sanitari sono molto sot-tosviluppati e la mortalità infantile ha un tasso molto elevato in questa zona. La società Samburu è molto simile a quella Masai, a cui sono imparentati, dove l’an-ziano è rispettato ed obbedito in tutte le decisioni. Parte della storia africana è tra-mandata di generazione in generazione per via orale, perciò gli anziani e i saggi sono i depositari della memoria storica e delle tradizioni di ogni etnia e sono quindi circondati di grande considerazione. Spetta al consiglio degli anziani qualsiasi decisione per ciò che riguarda la vita dei singoli e dell’intero clan: dall’approvazio-ne di un matrimonio al periodo in cui ini-ziare le circoncisioni, o risolvere le liti fra vari individui. L’uomo ha enormi poteri e la donna, introdotta nel clan solo dopo il matrimonio, ha come unico scopo quel-lo di procreare. A capo della famiglia vi è l’uomo con diverse mogli (ciascuna con una capanna all’interno del manyatta) e i rispettivi figli. Le donne non possiedono nulla e sono introdotte nella famiglia al solo scopo di procreare maschi e femmi-ne. I primi accudiranno al bestiame e pro-teggeranno il villaggio, le seconde all’atto del matrimonio riceveranno in dote delle

mucche che diventeranno proprietà del padre, renden-dolo più ricco. Solo alla sua morte il primogenito ma-schio ne erediterà la maggior parte mentre agli altri fratelli andrà un capo ciascuno. Le donne non possiedono nulla, e sono introdotte nella famiglia al solo scopo di pro-creare maschi e femmine. I primi serviranno per pasco-lare il bestiame e proteggere il villaggio, le seconde all’at-to del matrimonio porteran-no altro bestiame al padre, rendendolo più ricco.L’economia familiare si reg-ge sulla donna che oltre alla cura dei figli e ai lavori domestici si occupa dell’ap-provvigionamento dell’ac-qua, della legna da ardere e della costruzione della casa. L’uomo è il capofamiglia particolarmente dedito al-la cura del bestiame o ad un lavoro che porti in casa mezzi per vivere.

Con la raccolta quaresimale saranno finanziati: il progetto dei giovani che vanno in Kenia

(forno per pane)ed un progetto diocesano.

5PROGETTO QUARESIMALE

Il progetto prevede la costituzione di un gruppo di 20 gio-vani, senza titoli di studio o disoccupati che intendono uscire dalla loro situazione precaria per imparare un me-stiere che permetta loro di guadagnarsi da vivere.Il corso prevede anche una formazione umana e cristiana oltre all’apprendimento di un minimo di contabilità e altre materie connesse con il mestiere che apprenderanno teo-ricamente e praticamente.Il corso è residenziale e i giovani provengono da 14 par-rocchie della Diocesi di Maralal. Saranno i primi di un pos-sibile sviluppo in futuro. La sede del corso sarà il Pastoral Centre di Maralal.Il corso formerà i giovani a diventare panettieri e cuochi, con particolare attenzione alla produzione di pane, brio-che, pizza, biscotti, dolci per le feste (compleanni, ecc) e matrimoni.La durata del corso, suddiviso in 4 tappe di una settimana cadauna, andrà da dicembre 2009 ad aprile-maggio 2010.

Dalla lettera di P. Masino

Maralal, 6 gennaio 2010A dicembre ho già svolto la prima settimana di formazione con reciproca soddisfazione dei docenti e degli studenti. Risultati anche buoni nel primo lavoro da... panettieri. Continueremo con fiducia e in tanti vorrebbero aderire... Vedremo. Ciao e attendo con fiducia il gruppo dei giovani guidati da Don Andrea.

Costi del progetto20 alunni per 1000 (al giorno) x 30 giorni: 3 maestri per 8.000 scellini ognuno: Farina 200 kg per 70 scellini 20 fornetti domestici a metà prezzo Strumenti e materiale per dolci Totale 728.000 scellini del Kenya = circa € 6.500 - 7.000

Grazie, don Mario!Domenica 28 febbraio, alla Messa delle ore 11, la co-munità ringrazia commossa don Mario Scremin per la sua preziosa attività pastorale che ha svolto in tutti questi anni in mezzo a noi e gli fa dono di un’immagine della Madonna con un “grazie” di cuore. Don Mario va ad abitare nella Casa del Clero, a Torino e continuerà a svolgere il servizio di confessore alla Consolata. Ecco il sentito “grazie” scritto da un’ex-allieva e letto al termi-ne della S. Messa.

Caro don Mario, non è semplice trovare le parole per dirle un grazie lungo quasi 50 anni. Tanti anni fa un pro-fessore di religione ha acceso nel mio cuore un piccolo fuoco che non si è più spento… mi ha parlato di Dio, di fiducia, di amore, di rispetto. Erano le fondamenta per costruire “la casa sulla roccia”. Mi ha insegnato a met-tere Gesù al centro e non ai margini.I suoi ex-allievi sono sempre rimasti nel suo cuore insie-me a quelle foto scolastiche che spesso tira fuori per ri-cordare qualcuno che ha ritrovato dopo tanti anni! Che ordine e precisione nel suo bagaglio di affetti e ricordi! È bello ricordare con quanta cura e attenzione accom-pagnava un gruppo di ragazzine curiose e impertinenti ad affacciarsi alla vita con i ritiri al Salotto e con i campi estivi. Mi piace ricordarla al mattino mentre prega pri-ma della Messa delle 8.30, pronto a interrompere per accogliere come il Padre buono i suoi “penitenti”. Mi piace ricordare le sue ricche omelie che passano dal-la testa e trovano posteggio nel cuore per riaffiorare al momento opportuno.La vedo che scruta con velocità le persone che parteci-

pano alla Messa per contare le particole… piccoli gesti che scaldano il cuore. Grazie dalla comunità di Gesù Salvatore, dove ha celebrato l’Eucaristia per tanti anni.Grazie perché tutti ci siamo sentiti “curati”. Mi piace pensare che il meglio debba ancora venire e lei, che mi ha insegnato ad abbandonarmi con fiducia alla Di-vina Provvidenza, saprà ancora gustare ogni istante. In modo particolare, oggi, dopo tanti anni, vorrei salutar-ti dandoti del “tu” come si fa col proprio “papà” e invi-to tutti quelli che per solo rispetto hanno “mantenuto le distanze” a fare altrettanto, perché ho scoperto da poco che a “te” avrebbe fatto piacere. Grazie!

Una tua ex-allieva a nome della comunità

600.000 sh.24.000 sh.14.000 sh.90.000 sh.10.000 sh.

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La marcia della paceSiamo noi che possiamo dare la pace o toglierla

di Remo LardoriDomenica 17 gennaio un corteo di circa duecento persone, partito dalla chiesa Maria Immacolata Ausiliatrice di Piazza Cavallero ed è arrivato, infoltendosi lun-go le vie del centro, sul piazzale della chiesa Santa Maria della Stella. In testa al corteo alcuni ragazzi sollevavano uno striscione con la scritta: “Semina la pace”. Era la marcia della pace, al suo secondo anno di vita. Sulla scalinata della Stella il coro interparrocchiale ha cantato in tutti i modi la pace: da seminare, da vivere, da donare. Al termine della manifestazione un gruppo di ragazzi ha fatto eco: “Questo mondo è un fiore delicato che non va spre-cato mai / siamo noi che con un gesto pos-siamo fare questo / siamo noi che possiamo con un soffio dare pace o toglierla”.

Ma che cos’è la pace? Alla domanda han-no risposto la presenza e la parola di don Luigi Ciotti che ha camminato con gli al-tri e con le autorità civili nel corteo. Don Ciotti è da sempre il prete di strada; ha camminato e continua a farlo lungo molte

L’arrivo del corteo sul piazzale di Santa Maria della Stella.

Il parroco don Giovanni presenta don Luigi Ciotti.

Don Luigi Ciotti,fondatore del Gruppo Abele

e della rete Libera,ha partecipato alla marcia del-

la pace organizzatadalle quattro parrocchie

del centro di Rivolie ha indicato

il cammino da percorrereper essere operatori di pace.

7MARCIA DELLA PACE

vie. Ha incontrato tanti volti, ha abbraccia-to tante sofferenze, ma ha toccato anche con le sue denunce numerosi interessi ed è costretto a vivere sotto scorta. Fonda-tore del gruppo Abele e della rete Libera, che si sta ramificando in Europa attraver-so la rete “Flare”, continua a portare la sua parola che sovente ha il timbro della voce dei profeti. Ha accettato volentieri l’invito ad essere tra noi per questa occa-sione, perché a Rivoli si sente di casa. Ha preso la parola sul piazzale della chiesa e ha dato un senso alla marcia, ha precisato che cos’è la pace, perché ognuno possa scegliere di essere operatore di pace. “La pace – ha detto – è sinonimo di giustizia, diritto, libertà, legalità, dignità umana, difesa del creato. Non c’è pace senza giu-stizia, non c’è giustizia senza verità… Ab-biamo bisogno di pace, ma il senso del-la vita e della giustizia non si trovano in fondo ai nostri ragionamenti, ma sempre in fondo al nostro impegno. Un impegno però che vive nella quotidianità, nella continuità, che ha bisogno a volte anche di resistere. Resistere è una parola attiva che ha la stessa radice di esistere, che si-gnifica VIVERE, STARE LÌ, ESSERE PRESEN-TI, ESSERCI ED ESSERE INSIEME”. Essere dove? Dove c’è violazione della legalità, della giustizia, della libertà, dove vengono disattesi i diritti umani, dove corruzione e peccati di omissione aggiungono cata-strofi umane e politiche a quelle naturali. Don Ciotti ha toccato così i temi più scot-

tanti di oggi, dal disastro umano di Haiti ai migranti, ai rifugiati, ai milioni di persone in fuga da guerre, persecuzioni, disastri ambientali, al numero impressionante di minori coinvolti in queste situazioni e sen-za più alcun riferimento; dalle situazioni emergenti del lavoro nero, del precaria-to, della prostituzione, delle dipendenze che creano schiavitù, alle disuguaglianze sociali, ai vuoti istituzionali, alla eccessiva burocrazia che alimentano le mafie… E ha puntato il dito accusatore contro i molti peccati di omissione e le molte parole che sovente eclissano le responsabilità dei grandi e dei piccoli, dei singoli e delle autorità pubbliche.Che cosa deve fare il cristiano? Deve es-sere presente con la sua testimonianza, con l’impegno. Non può accontentarsi di denunciare l’ideale e di affermare i prin-cipi generali. Deve entrare nella storia e affrontarla nella sua complessità, pro-muovendo tutte le realizzazioni possibili dei valori evangelici e umani della libertà e della giustizia. Ed ha aggiunto: “Occorre far maturare una coscienza sociale e un sentimento profondo della vita, impa-rare a mettersi nei panni dell’altro e ad avere verso gli altri la stessa attenzione, lo stesso riguardo che desideri per te stesso”. È cosa da farsi ogni giorno. Ma occorre camminare insieme. Questo è seminare la pace.

Il Coro Polifonico Interparrocchiale diretto da Fabio Leonesulla scalinata di Santa Maria della Stella

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Siamo in Svezia, alla metà degli anni novanta. Alla figlia che gli chiede perché ormai si viva nell’odio e nella paura dell’altro, il Commissario W. risponde: “Perché abbiamo smesso di rammendare le calze” e spiega che l’usa e getta è diventato una filosofia, una morale invisibile, ma diffusa, che ha cambiato il senso di quello che è giusto e di quello che è sbagliato, di quello che si può fare al nostro prossimo e di quello che proprio non si deve fare. Nell’Italia di oggi, ma non da oggi, siamo nella stessa amara situazione: anche le persone sono diventate usa e getta, soprattutto se si tratta di stranieri, di di-versi, di poveri, di emarginati, di non integrati nella nostra società dei consumi. E senza dubbio l’attuale crisi economica ha esasperato le nostre paure (abilmente fomentate dai media e non solo), perché ci ha reso più insicuri e quindi - ma non è la logica con-clusione - più intolleranti.

Quanto è capitato e sta capitando nel Veneto, a Milano, a Napoli, a Castelvolturno e in troppi altri luoghi contro stranieri, diversi e rom avrebbe dovuto indignarci e spingerci ad un preciso impegno per la difesa della dignità e dei diritti di tutti quelli che vivono in Italia o che tentano di arrivarci per trovare lavoro, sicurezza, casa, molte volte sfug-gendo a situazioni invivibili. Non l’abbiamo fatto e i nostri silenzi hanno permesso la vergogna di Rosario: scene di caccia all’uomo contro uomini - molti dei quali con rego-lare permesso di soggiorno - colpevoli solo di avere la pelle di un altro colore, colpevoli di aver lavorato dodici ore al giorno per una miseria, pur di dare quel poco che restava dopo i vari taglieggiamenti alle loro famiglie. Don Luigi Ciotti, al termine della marcia della pace del 17 gennaio, ci ha caldamente sollecitati a fare della difesa della giustizia e del rispetto puntuale dei diritti di tutti il nostro impegno quotidiano.

“Anche chi ha già fatto - ci ha detto - deve fare di più! Sempre!” Se non ci impegniamo sempre e sempre di più i nostri silenzi e il nostro disimpegno diventano connivenza con chi sfrutta e poi distrugge queste nuove schiavitù. È giusto commuoverci e dare il nostro aiuto per i terremotati di Haiti, ma è ancora più giusto e sacrosanto indignarci per quello che avviene in Italia e dall’indignazione passare a un impegno concreto e continuo, perché non accada mai più. Proprio per questo si è costituito a Rivoli un gruppo, formato da associazioni, parrocchie, chiesa evangelica, quartieri, che intende operare per costruire solidarietà. Abbiamo già fatto e continueremo a fare insieme una serie di attività per educarci alla comprensione degli altri - tutti -, per educarci all’ac-coglienza e al rispetto dei diritti. Troverete notizia delle nostre attività su manifesti, sulle griglie di Assopace, nelle varie chiese, nei quartieri. Il nostro logo è: Conoscere Accogliere.

Anche chi ha già fatto deve fare di più sempre!

CONOSCERE ACCOGLIERE

di Paola Cornaglia

Via Crucis di Claudio Giacone.

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Signore, fa’ di me la tua sindone. Quando, deposto nuovamente dalla croce,

vieni in me nel sacramentodel tuo corpo e del tuo sangue,

che io ti avvolga con la mia fedee il mio amore

come in un sudario, in modo che i tuoi lineamentisi imprimano nella mia anima

e lascino anche in essa una traccia indelebile. Signore, fa’ del ruvido e grezzo panno

della mia umanità la tua sindone!”.

P. Raniero Cantalamessa

SPECIALE SINDONE

Spec

iale

Sin

done

10 SPECIALE SINDONE

Qualche notizia storicaIl “lenzuolo” conservato nel Duomo di Torino è stato oggetto di studi approfon-diti almeno a partire dagli anni Settanta. Ma la storia del lenzuolo è certamente lacunosa, almeno fino al XIV secolo. Nei vangeli Gesù viene avvolto in un lenzuolo (sindon) per la sepoltura. E nel V-VI seco-lo ad Edessa (oggi Urfa, in Turchia) si parla di un ritratto di Gesù su tela «non fatto da mano umana», chiamato Mandylion. Lo stesso si ritrova a Costantinopoli nel X se-colo, confermato da un cavaliere francese (Robert de Clari) che avrebbe assistito ad una esposizione nel 1204. La documen-tazione che accompagna la “Sindone” è accertata a partire dal 1350, quando il ca-valiere francese Geoffroy de Charny fa co-struire una chiesa a Lirey, in Francia, per custodire e mostrare ai fedeli la Sindone. Nel 1453 Marguerite, ultima discenden-te degli Charny, dona o vende la Sindone ai Savoia, che fanno costruire la Saint-Chapelle a Chambery per la custodia del prezioso lenzuolo. Nel 1532 l’incendio nella Saint-Chapelle provoca i danni an-cora oggi visibili. La Sindone viene trasfe-rita a Torino nel 1578 (capitale dei Savoia dopo Chambery) e nel 1694 nella Cappel-la del Guarini, dove resterà fino al 1993. Il lenzuolo rimane ai Savoia fino al 1983: Umberto II, prima di morire, la dona al Papa. Del 1898 è la prima fotografia del torinese Secondo Pia: segna anche l’ini-zio degli studi scientifici. La sera dell’11 aprile 1997 nella Cappella del Guarini in fase di ristrutturazione scoppia un furioso incendio ma la Sindone non subisce alcun

danno. Dal 2000 la Sindone si trova in una cappella del Duomo torinese, conservata in una teca ad alta tecnologia. Nel 2002 un’importante operazione di restauro: sono rimosse le toppe cucite nel 1534 sui buchi provocati dall’incendio e viene sostituito il telo d’Olanda sul quale allora era stato cucito.

Le ostensioniLe ostensioni pubbliche della Sindone nei secoli passati erano di breve durata, ma molto frequenti. Nel XX secolo la Sindo-ne è stata esposta pubblicamente cinque volte: nel 1931 per le nozze di Umberto II di Savoia, nel 1933 in occasione dell’An-no Santo straordinario, nel 1978 per i 400 anni del suo trasferimento a Torino, nel 1998 per ricordare il centenario della prima fotografia e nel 2000 in occasione del Giubileo. Nelle due ultime ostensioni (della durata di circa due mesi ciascuna) Torino ha accolto oltre quattro milioni di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. Nel 1973 si è tenuta la prima e unica ostensione televisiva in diretta.

Che cos’è la Sindone?Che cosa ne pensa la Chiesa? L’incontro con don Giuseppe Ghiberti è stato per la comunità di Rivoli (cittadinanza e creden-ti) una ulteriore occasione di riflessione e di comprensione dell’evento dell’osten-sione e della Sindone stessa. Che cos’è la Sindone? Che cosa ne pensa la Chiesa e perché la propone? Una metafora ci può aiutare… All’inizio del vangelo di Giovan-ni, i capi dei farisei inviano alcuni loro rap-

La Sindonea cura di Silvano Giordani

Si avvicina il tempodell’ostensione della

Sindone.Il Duomo di Torinoè già stato chiusoper l’allestimento

delle strutture.Le prenotazioni

per la visitastanno per toccareil milione e mezzo…

11SPECIALE SINDONE

presentanti a interrogare il Battista: chi sei tu? Sei un profeta, sei Elia, sei tu il Cri-sto? La risposta di Giovanni: Io sono voce di uno che grida nel deserto colui che vie-ne dopo di me, al quale non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo... Anche la Sindone può essere vista in quest’ottica! Non è la redenzione… ma rinvia al redentore! È Voce che parla al CUORE. Rappresenta la figura umana - frontale e dorsale - di un morto per crocifissione. Tutti i segni, esaminati con attenzione, te-stimoniano una sofferenza enorme…Non c’è scritto di chi è il corpo, quando è avvenuto, perché… Come saperlo? La storia narra di tanti crocifissi, perché la pratica della crocifissione era diffusa…Ma un documento nella storia narra di un crocifisso, con descrizione dei parti-colari sorprendentemente corrispondenti a quelli della Sindone… (corona di spine, colpo al costato…) che lo rendono unico! Ecco perché è possibile pensare che que-sto sia il lenzuolo che ha avvolto Gesù!

La malattia della nostra bimba è stata diagnosticata quando lei aveva meno di tre mesi. Abbiamo dovuto imparare tante cose sulla patologia e sulla terapia, ci siamo scontrati con le statistiche. Prima di conosce-re lei veramente, in profondità, prima di trovare un nuovo equilibrio per la nostra famiglia, abbiamo conosciuto l’esperienza dell’ospe-dale e la terribile sensazione dell’impotenza di fronte alla malattia. Siamo passati dalla gioia senza pensieri allo sconcerto. Inizialmen-te si impone la domanda che da sempre gli uomini gridano al cielo:

“Perché? Perché a me?”

Poi, lentamente, per grazia di Dio, si fa strada la consapevolezza che il dolore e l’amore fanno parte dello stesso mistero. Che sono ineludi-bili realtà della vita. E la sofferenza apre spazi nuovi, in cui è possibile condividere la sofferenza degli altri e la sensibilità si acuisce.Il Signore ci aiuti in questa nuova, speciale vocazione.

Lidia e Paolo

Come non essere coinvolti, interpellati, e non solo emotivamente! È Voce che parla alla MENTE Anche se coinvolti dalla propria fede, è legittimo porsi delle domande su questo lenzuolo. E molti scienziati, di ambiti di-versi, sono stati coinvolti nell’analisi della Sindone per rispondere ad una serie di le-gittime domande: chi è? che età ha il len-zuolo? come si è formata l’immagine?…

ConclusioniLa Sindone comunque esiste, anche senza il coinvolgimento della fede, e quindi sol-lecita la ricerca. La scienza può dare mol-te informazioni, e le ha date, ma non po-trà giungere alla definizione di verità e di identità: rivelarci, cioè, chi è l’uomo della Sindone. Anche dal punto di vista della fede, non è risolutiva, ma può aiutare a credere. Come davanti alla croce stava una folla incuriosita, anche oggi la Sindo-ne richiama tanti pellegrini incuriositi. Questo lenzuolo, come la persona cui fa riferimento, non lascia indifferenti.

Testimonianza

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Al di là della liturgia ricca e coinvolgente, alcune riflessioni sui temi della sofferenza umana meritano di essere ripresi.1. Finita l’epoca delle ideologie forti e ridimensionata l’influenza delle reli-gioni tradizionali, rimangono le “passioni tristi”, le sofferenze e i disagi che avvolgono tutti, senza prospettive e senza speranza…La comunità cristiana è chiamata a risplendere come una città sul monte, come “casa della speranza”, sacramento della speranza offerta a tutti.

2. La morte, l’esperienza della morte, viene sempre più emarginata dalla nostra società ed esorcizzata nei modi più diversi. La secolarizzazione ci ha separati dal mistero del morire: il corpo è solo una macchina come le altre, che si guasta, deperisce, viene abbandonato… La comunità cristiana è chiamata a riscoprire il ministero della consolazio-ne, anche nella celebrazione dei riti funebri: ridare alla morte il posto che le spetta, per riscoprire il significato del corpo e della vita.

3. L’uguale dignità di tutti gli esseri umani, creati a immagine di Dio, è il tema della terza celebrazione. Il tema non è nuovo per la comunità cri-stiana tutta impegnata a denunciare qualsiasi discriminazione delle per-sone e - in attesa del “Regno di giustizia e di pace” - invitata a posare uno sguardo di misericordia sulle tante forme di ingiustizia che affliggono il mondo.

4. La malattia, come la morte, non sono solo il richiamo ad una disfun-zione, ad una difficoltà… ma l’esperienza della fragilità e della precarietà sostanziale della vita tutta. Non è la malattia che ci pone a disagio, ma

Passio Christi, passio hominis(Le celebrazioni proposte dalla Chiesa torinese)

il malato! Ed è di fronte alla singola e concreta persona che la comunità ecclesiale è chiamata a rispondere come “comunità sanante”, perché pro-muove una salvezza integrale, rivolta a tutta la persona.

5. Il “benessere” apparente della società occidentale ha prodotto, di fatto, una serie di “malesseri” che coinvolgono un numero sempre maggiore di persone, anche nella parte “sviluppata” della società. Così molti sono gli esclusi da questo benessere… moltissimi i vulnerabili, per cause diverse, pronti ad essere collocati fuori dal giro, tanti anche gli invisibili già di per sé ai margini... Il meccanismo dello sviluppo ha pensato anche ai palliati-vi per alleviare la fatica del vivere e aumentare la rincorsa all’illusione del “benessere”... ma non ha pensato alla solitudine che accompagna queste e altre forme di esclusione; la vera e profonda esigenza del cuore umano è di amare ed essere amato! La scelta della comunità cristiana sta nell’impegno per evitare che povertà ed emarginazione diventino anche esclusione!

6. L’ultima tappa del cammino di preparazione tocca la radice di ogni pec-cato e del male: metterci al posto di Dio e fare a meno di Lui. Il “benesse-re” ha alimentato l’illusione dell’essere umano di “fare a meno di Dio” - già denunciata “in principio”, nel Libro della Genesi, come il “peccato origina-le” - perché ha imparato a realizzare il mondo in cui vive e a penetrare i misteri dell’universo. Ma tutto questo non ha portato al “paradiso terre-no” … tanto rincorso, quanto allontanato! Anche in questo caso la comu-nità cristiana deve guardare a Gesù: il crocifisso-risorto non ha scaricato il male sulle spalle degli altri, ma ha preso su di sé le colpe del mondo! Solo in questo modo avviene la salvezza, la vera realizzazione.

Via Crucis di Giuseppe Giacone a M.I.A. stazione XII

Tutto è compiuto!

Via Crucis di Giuseppe Giacone a M.I.A. stazione XI

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato!

SPECIALE SINDONE

13SPECIALE SINDONE

Sindone 2010di don Domenico Machetta

Con quale spirito guardo la Sindone?Con l’affetto e l’emozione con cui con-templo qualcosa di intimo che la persona più cara al mondo mi ha lasciato prima di morire. Qualcosa di mio, che mi ap-partiene, che porta ancora il suo profu-mo, che porta i segni della sua sofferenza inaudita, ma soprattutto che mi ricorda la sua presenza viva accanto a me. Il frutto della visita alla Sindone è un amore più intenso per l’Eucaristia, per la Messa, per l’adorazione, per le visite al Santissimo. La Sindone è un documento senza con-fronti sulla Passione, ma soprattutto sul-la Resurrezione. Il Corpo che la Sindone ha avvolto è sui nostri altari e nei nostri tabernacoli. Colui che un giorno fu nel grembo di Maria, Colui che pendeva dalla croce alla periferia di Gerusalemme, ogni giorno è tra le mie mani!

Nella campagna di Agliè vive da quasi trent’anni la comunità fondata da don Domenico Machetta, prete salesiano che avverte una chiamata speciale: li-turgista, musicista, uomo di fede stra-ordinaria si mette al servizio della Pa-rola e testimonia un amore contagioso per la preghiera, raccogliendo attorno a sé giovani, famiglie, consacrati. Ogni sabato pomeriggio, a Santa Maria in Zinzolano, si commentano le letture della domenica e si respira un’aria di in-tensa spiritualità. Perché qui la pratica della “lectio divina” non è un episodio, ma un modo di vivere.

Signore Gesù, mi trovo davanti a questa immagine, dolce e dramma-tica, di un uomo crocifisso, come crocifisso sei stato tu 2000 anni fa sul monte Calvario.

Io non so se questo volto tumefatto e macchiato di sangue, ma dolcissimo nella serena solennità della morte, sia il Tuo, e forse non riuscirò mai a saperlo, ma questo non è importante, perché qui, sulla Sindone, posso leg-gere come in un libro, ciò che Tu hai fatto per me.

Quello che vedo non posso dire con certezza che sia la tua Persona, ma si-curamente i miei occhi avvertono il fascino di quest’immagine e il mio cuore si commuove nel constatare che qui si riflette, come in uno spec-chio, il Vangelo.

Vedo i segni della tua passione, Signo-re, e li vedo così come gli evangelisti raccontano: i fori dei chiodi sulle mani e sui piedi, la ferita del costato ancora segnata dal sangue, il capo con i segni inconfondibili di una corona di spine, i tanti colpi di flagello su tutto il cor-po... icona impressionante di una sof-ferenza infinita.

Gesù, quest’immagine, anche se non fosse la Tua, mi rimanda a Te, perché io già so, dal Vangelo, quello che Tu hai sofferto per me.Veramente “sei stato trafitto per i no-stri delitti, schiacciato per la nostra iniquità” (Is 53,5).

Mi fermo in silenziosa preghiera ado-rante non un lenzuolo, ma la tua Persona, Signore, Gesù. Desidero capire tante cose, mi proietto su tanti ideali, vorrei un mondo diverso.

Io stesso dovrei essere diverso, ma molte volte mi trovo solo con le mie miserie morali, con i miei egoismi,

con le mie piccole e meschine ri-cerche di immediate soddisfazio-ni, che manifestano una scarsa attenzione alla tua Persona.Perdonami, Gesù, perché non sempre ho capito:- non sempre ho capito che hai dato la vita per me;- non sempre ho capito il grido di tanti fratelli e sorelle che atten dono da me maggiore vicinanza e solidarietà;- non sempre ho capito me stesso, le grandi potenzialità di bene che mi hai donato e mi sono chiuso nel mio piccolo mondo carico di egoismo e di noia.

Ma ora, Signore, aprimi gli occhi, perché io veda Te e il mondo in modo nuovo; scalda il mio cuore, affinché mi senta affascinato dal vero Amore, il Tuo, e lo sappia tra-smettere ai miei fratelli che come me sono in ricerca di quella felicità che solo Tu puoi donare in pienezza.

Convertimi, Signore, e rendimi ca-pace di santità, quella santità quo-tidiana che consiste in un “sì” sin-cero e totale al tuo Amore, come Maria la tua Mamma, che ha fatto del “sì” alla volontà del Padre l’uni-co programma della sua vita.

Ora mi fermo, guardo e rifletto in silenzio... nell’attesa di una tua ri-sposta che diventi esperienza certa di averti incontrato.

Tu sicuramente hai qualcosa da chiedermi... Io infatti so che in mol-te cose devo cambiare.

Signore, crocifisso d’amore, ecco-mi, mi consegno a Te... fa’ di me quello che vuoi. Amen.

Severino Poletto,Arcivescovo di Torino

Cerco il tuo voltoPREGHIERA davan alla Sindone

dell’Arcivescovo di Torino, Severino Pole o

14 SPECIALE SINDONE

- Bruno Ferrero, Anna Peiretti, La Sindone raccontata ai bambini, To, ELLEDICI, 2009, euro 1,80. Già in ristampa, il simpatico volumetto presenta la Sindone come l’ogget-to più misterioso al mondo e la “fotografia” di un antico delitto, in cui si imbattono per caso due bambini impe-gnati in una ricerca scolastica. Il percorso si conclude di-mostrando come la Sindone rappresenti lo specchio dei vangeli. In uscita, dello stesso autore, una pubblicazione dedicata ai ragazzi.

- Dossier catechista propone un poster dal titolo “Noi lo abbiamo visto”; ritrae il volto sindonico cui si sovrappone il disegno di bambini attenti e curiosi.

- Bruno Barberis, Sindone. Il messaggio universale, To, ELLEDICI, 2009, euro 2. Il volume è breve e di facile let-tura ma esaustivo e molto chiaro, contiene foto, tavole e box; uno di questi esamina sette caratteristiche comuni a Gesù e all’uomo della Sindone, affermando infine che su 200 miliardi di eventuali crocifissi, solo uno può aver posseduto contemporaneamente questi sette tratti.

- Gino Moretto è autore di tre volumi, intitolati rispetti-vamente “Sindone. La guida” “Sindone. La verità”, “Sin-done. La storia”, pubblicati dall’editrice ELLEDICI. Il lin-guaggio è divulgativo, l’opera si distingue per la chiarezza espositiva e la ricchissima documentazione fotografica.

Elledici:vetrina sulla Sindone

Siamo andati a curiosare tra le pubblica-zioni dedicate alla Sindone nel negozio della casa editrice ELLEDICI, in C.so Fran-cia... (nuovo orario: dal lunedì al sabato ore 8.30-12.30; 15-18). Abbiamo trova-to numerosi testi: alcune nuove edizioni, qualche novità, approcci diversi al tema, che privilegiano ora l’aspetto storico-scientifico, ora il valore spirituale di que-sta controversa reliquia. Da più luoghi la sottolineatura del significato che riveste la Sindone per il cristiano: poco importa sapere se è autentica o no, se l’immagine si sia formata naturalmente o artificial-mente, la cosa certa è che essa rappre-senta un “segno” e un “messaggio”.

- Di carattere tecnico-scientifico è invece il testo di Ema-nuela Marinelli, intitolato “Analisi di un mistero”, pub-blicato da Sugarco nel 2009. L’autrice, laureata in scienze naturali, fa il punto sulla ricerca condotta sull’enigmatico lenzuolo presentando uno studio che si sviluppa tra storia e scienza.

- Barbara Frale, ufficiale dell’archivio segreto del Va-ticano, è autrice di “La Sindone di Gesù Nazareno”, Bologna, Il Mulino, 2009. Citazioni evangeliche e sto-riche, struttura narrativa, buona leggibilità ne fanno un bel libro. L’autrice esamina alcune tracce di scrittura in greco, latino e aramaico da poco identificate sul lino della Sindone.

- Monsignor Giuseppe Ghiberti è autore del volume “Dalle cose che patì”, guida ufficiale all’Ostensione im-minente. Il volume, ricchissimo, affronta tutti gli aspet-ti connessi alla Sindone: la storia, le prove di autentici-tà, il confronto con i Vangeli e la teologia. Offre spunti di spiritualità e di pastorale per evangelizzare con la Sindone.

- Di carattere spirituale sono anche i volumi di Orazio Pe-trosillo, “La Sindone da contemplare”, ELLEDICI, 1998 e di Carlo Maria Martini, “Il Dio nascosto”, Edizioni OCD, Milano, 2010.

N O V I T A ’ 2 0 0 9 - 2 0 1 0

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Domenica 17 gennaio è stata dedicata al “migrante”. Come da alcuni anni a questa parte, il Centro di Ascol-to ha accolto l’invito della Caritas Diocesana chiedendo la partecipazione alla S. Messa delle ore 11 di un gruppo di famiglie rumene abitanti a Moncalieri che si ritrova la domenica nella chiesa del Carmine, a Torino.Il loro coro ha animato la funzione con canti in italiano e in rumeno. Don Lorenzo, giovane prete rumeno, ha cele-brato l’Eucaristia. Molto pertinente il Vangelo della dome-nica sulle nozze di Cana: quel “non hanno più vino” che diventa l’occhio attento al nostro prossimo per accorgerci delle sue necessità. E quanto vino manca oggi! Il pane, il

La giornata del migrantedi Carla A.

ACCOGLIENZA

Il Volontariato Vincenziano è un’associa-zione di laici cattolici, riunisce persone che intendono vivere la solidarietà e la carità cristiana secondo il Vangelo. È nato da un’intuizione di San Vincenzo de’ Paoli nel 1617 e si è sviluppato attraverso l’ope-ra delle “dame della carità” organizzata e guidata dal santo stesso con la collabo-razione di Santa Luisa de Marillac. Opera nell’ambito sociale, in collaborazione con la Chiesa locale e con le istituzioni civili. Si propone di dare una risposta alla povertà materiale di molte persone e alle cause che la producono. È caratterizzato dall’in-contro, nel loro ambiente di vita, con le persone e le famiglie in difficoltà, senza alcuna discriminazione e con interventi immediati di aiuto quando la situazione lo richiede.A Rivoli il primo gruppo di Volontariato nacque il 27 gennaio 1930 presso l’Isti-tuto Salotto e Fiorito delle Figlie della Carità. Dal 1940 sono sorti i gruppi delle parrocchie di San Martino e Santa Maria della Stella, di San Giovanni Bosco e di San Bernardo, seguendo lo sviluppo del-la città. In quest’anno, che ricorda il 350° anniversario della morte dei fondatori, il Volontariato Vincenziano ha celebrato l’80° anno di presenza in Rivoli per richia-mare lo spirito e l’entusiasmo del passato,

per portare l’attenzione alle tante povertà di oggi, acuite dall’attuale crisi economica, per lanciare un invito alla collaborazione nelle opere vincen-ziane. Due momenti particolari hanno segnato questo anniversario: la celebra-zione dell’Eucaristia del 24 gennaio nella chiesa di Santa Maria della Stel-la, presieduta da padre Giovanni Battista Bergesio assistente regionale del Volontariato Vincenziano del Piemonte e la serata di riflessione del 27 gennaio nel teatro di San Martino condotta da padre Luigi Mezzadri, assi-stente nazionale. Forti sono stati i messaggi che i due sacerdoti vincenzia-ni hanno lasciato. Il primo: il cristiano è vivo nel momento in cui rivolge la sua attenzione verso chi è nel bisogno, senza alcuna distinzione, perché è questo l’incon-tro diretto con Cristo: “Quello che avete fatto agli altri lo avete fatto a me”. Il secondo: Vincenzo non inventò la carità, ma la scoprì nella chiesa e la mise ai vertici dell’interesse del cristiano, stimolandolo a portare l’amore di Cristo a contatto diretto col bisognoso. “Inciampare” in una delle sue organizzazioni ed entrarvi sono la cosa più bella che possa capitare a un cristiano.

lavoro, la casa, la salute… ma anche l’amicizia, la compa-gnia, l’ascolto, l’accoglienza… Fare nostro l’invito di Maria “non hanno più vino” è uno dei cardini su cui si fonda il nostro CDA. Al termine della funzione è stato bello ritro-varci a tavola, mescolati con gli ospiti, a condividere i cibi preparati, con la disponibilità di sempre, da alcuni volon-tari. I bambini hanno giocato e rallegrato con le loro grida gioiose il pranzo. I giovani hanno cantato alcune canzoni rumene. Al termine del momento conviviale, bambini e mamme hanno ricevuto un piccolo dono.

Volontariato Vincenziano: 80 anni a Rivoli

PER CONTATTARE I GRUPPI DEL VOLONTARIATO VINCENZIANOGruppo San Martino e Santa Maria della Stella: sede in piazza San Martino 3. Tel. 3409481125Gruppo San Giovanni Bosco: sede in viale Carrù 9.Tel.0119592487Gruppo San Bernardo: sede in via Beltramo 2. Tel.0119533577Gruppo Suor Annunziata: sede presso Istituti Riuniti Salotto e Fiorito, via Grandi 5. Tel. 0119535184PER CONOSCERE SAN VINCENZO E LA SUA OPERA“Vincenzo de’ Paoli il santo della carità” di L. Mezzadri, ed. Città Nuova.

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Anticamente, la Quaresima era il periodo durante il qua-le, attraverso la penitenza e la prova, i Catecumeni (adulti che avevano scelto di diven-tare cristiani) si preparavano a ricevere il Battesimo nel-la notte di Pasqua. Ai giorni nostri la liturgia, nel periodo quaresimale, ci invita a rin-novare e ravvivare nel nostro cuore l’impegno di fede con cui, durante la Veglia pasqua-le, pronunceremo di nuovo le promesse del nostro Bat-tesimo. Chiedendo il Battesi-mo per i propri figli i genitori si impegnano a trasmettere la fede ricevuta. Per questo è importante la loro pre-parazione, che diventa una preziosa occasione per risco-prire e approfondire il mes-saggio cristiano. La nostra tradizione attuale privilegia il Battesimo dei piccoli, ma è crescente il numero di fami-glie che matura questa scelta quando il bambino frequenta ormai la scuola primaria.Gli operatori pastorali che si occupano di accogliere e accompagnare le famiglie al sacramento del Battesimo, in accordo con i sacerdoti e

con quanto proposto dall’ufficio catechi-stico diocesano, intendono proporre, per il prossimo anno pastorale, un percorso comune di preparazione. I destinatari di questo progetto, che si svolgerà nel pe-riodo quaresimale, saranno proprio le fa-miglie che intendono battezzare un bam-bino in età scolare.È anche evidente che la comunità deve impegnarsi nel facilitare il cammino di fede dei genitori che hanno scelto di bat-

Battesimo . . . prima e dopo

tezzare i loro figli; in questo anno si pensa di offrire quattro momenti significativi e diversi tra di loro a queste famiglie.Il primo è stato l’invito loro rivolto per partecipare alla messa del 10 gennaio (so-lennità dal Battesimo di Gesù); verranno ancora proposti: un incontro sulla Pasqua sabato 27 marzo, la tradizionale benedi-zione dei bambini lunedì 20 settembre ed un ultimo incontro nella prima domenica di Avvento, 28 novembre.

10 gennaio 2010: Messa alla Stella con i battezzati dell’ultimo anno.

BATTESIMI

Tutto è compiuto, il sì è stato detto, Dio ha dato tutto.Il velo del tempio è squarciato:

questo è il volto del Dio cercato dall’uomo.A noi, ora, schierarci.

Di cadere in ginocchio, sbigottiti,o ancora, di versargli addosso l’amaro aceto dell’incredulità.

P. Curtaz – L’ultimo sì – Un Dio che muore solo come un cane

La redazione porge a tutti i migliori auguri per una Santa Pasqua.

17PROGETTI

La festa di Gesù Salvatore nasce grazie a un’idea di don Gianni Rege, il nostro pre-cedente parroco, quando arrivò nel 2002 e vide la nostra chiesa. Si scelse la prima settimana di febbraio perché, come risul-ta da fonti storiche, il canonico don Do-menico Foco il 3 febbraio del 1990 era qui a celebrare per la prima volta e a ri-cordare che la nostra chiesa, consacrata dal cardinale Saldarini sei anni dopo, era un fondamentale centro di aggregazione religioso in un quartiere nuovo della città. Don Giovanni, informato che la chiesa di Gesù Salvatore nel 2010 avrebbe compiu-to venti anni, ha voluto fortemente che ricordassimo l’evento. Ci ha proposto una settimana densa di celebrazioni religiose,

damente diversi, facendoci capire com’è grande la comunità cristiana. Quando ab-biamo interpellato Anna Negro, la diret-trice del coro di S. Martino, per il concer-to, è stato spontaneo unificare i due cori per evidenziare l’unione delle due chiese. Il concerto, magistralmente guidato da Anna, era arricchito dalla nostra storia scritta in modo semplice, ma con il cuore, da un nostro parrocchiano, con foto che ricordavano gli eventi di questi venti anni. Il tutto è stato proiettato sullo schermo grazie al montaggio di Paola Merlo e alla lettura di Maria Rosaria Luongo. L’incon-tro con un amico come don Guido, la do-menica, è stato un tornare indietro con il tempo, anche lui l’ha ricordato trovan-

Grande festa per i 20 annidella Chiesa di Gesù Salvatore

di Rino Trinchera

doci invecchiati, ma “sono invecchiato anch’io” ha det-to scherzando. Nella sua omelia ha commentato le scritture facendoci scaldare il cuore e ricordandoci come deve essere una comunità cristiana verso gli altri e fra noi stessi. Poi l’atteso ab-braccio con tutti noi: ricorda-va i nostri nomi chiedendoci notizie sulla salute e su amici o parenti. Infine si è intratte-nuto a pranzo e ognuno ha potuto chiedergli conforto e consigli. Il sindaco della cit-tà Franco Dessì, invitato alla festa, ci ha onorato della sua presenza: un’occasione per discutere sui problemi citta-dini. Grazie, don Giovanni, per averci spronati a questo evento così significativo e ar-ricchente.

la prima di Febbraio e per finire il pranzo comunitario la domenica. Per la celebra-zione eucaristica di domenica 7 invitiamo il primo parroco di questa chiesa, dopo naturalmente don Foco, il caro don Gui-do, che accetta volentieri, ben lieto di in-contrarci in quella giornata. Organizziamo anche il concerto per la serata dei ricordi del sabato sera. Don Giovanni ci propone di interpellare il coro di S. Martino e tra un canto e l’altro inseriamo la storia di questa chiesa. Grazie alla buona volontà di molti siamo riusciti a organizzare tutto. Le quattro serate di preghiera sono state di fede sentita nel cuore, con temi profon-

18 GIOVANI

5 dicembre 2009. Si parte… destinazione Exilles: tutti pronti per un nuovo cam-petto, breve, ma utile per rispolverare la bellezza di trascorrere dei giorni insieme, di condividere ragionamenti e pensieri. Tema del campo è la comunicazione. Tra-mite attività formative e giochi, proposti dai nostri animatori e da don Andrea, ab-biamo posto l’attenzione sul rapporto con gli altri e grazie alla preghiera abbiamo rafforzato quello con Dio. Importante è stato anche vivere questi giorni di Avven-to insieme, condividendo riflessioni per-sonali. I momenti di svago e divertimento non sono mancati, come in ogni campo che si rispetti e anche se sono stati solo tre giorni, siamo riusciti a viverli piena-mente portando a casa un altro piccolo ricordo indimenticabile.

Exilles: campo invernale Adò

voglia di stare insieme e poi le chiacchie-re, le confidenze, le risate… Ma in que-sto caso si è trattato di qualcosa di più, infatti i ragazzi hanno vissuto due giorni alla ricerca del loro “Fattore X” che poco e nulla ha a che vedere con il noto pro-gramma televisivo che si preoccupa di portare al successo cantanti sconosciuti. La ricerca che ha visto coinvolti i nostri ragazzi è stata infatti ben più complessa in quanto sono stati spinti a soffermarsi su loro stessi alla scoperta della caratte-ristica che li rende unici, della qualità mi-gliore, ma anche al tentativo di giocare la loro “carta vincente” nella vita di ogni giorno. Questo è stato il tema proposto dagli animatori e scandito attraverso un mix di attività divertenti e riflessive. Non sono mancati gli spazi di svago, uno su

Week-end ad ExillesUna delle esperienze che ha più suscitato l’entusiasmo dei ragazzi delle superiori è stato il week-end, nel mese di dicembre, a Exilles. I grup-pi coinvolti sono stati due: quello di 1^ superiore che da quest’anno sperimenta il gemellaggio S.Bernardo – Maria Immacolata Ausiliatri-ce, e il gruppo “Schegge” di 2^ 3^ 4^ e 5^ superiore di San Bernardo, i cui ragazzi sono anche i giovani anima-tori dell’oratorio. Le gite fuori porta sono quasi sempre un successo, così com’è stato in questa occasione. C’è l’eufo-ria dello spostarsi da casa, la

tutti il tanto atteso gioco notturno, reso ancora più divertente dalla nevicata che in poche ore ha imbiancato tutto tenen-doci compagnia sino al nostro rientro. Un momento importante ma anche di festa è stato il vivere la messa domenicale tutti insieme affidando al Signore l’esperienza vissuta. Il week-end è stato inoltre un’oc-casione di crescita nella condivisione per i ragazzi più grandi e un incentivo per il consolidamento del nuovo “gruppo allar-gato” dei ragazzi di 1^. Infine non è inu-tile sottolineare l’ampia partecipazione numerica a questa proposta - così come ad altre - perché È SEMPRE BELLO NOTA-RE COME I GIOVANI ABBIANO VOGLIA DI FREQUENTARE E DI FREQUENTARSI IN UN AMBIENTE COME QUELLO DELLE NOSTRE PARROCCHIE.

19

Il ritiro invernale a Oulx è stata una bella esperienza per i gruppi Predò. Per la prima volta i quattro gruppi delle medie delle quattro parrocchie hanno condiviso tre giorni di divertimento, giochi e attività formative. Fortunatamente fin dall’inizio di questa avventura si è cre-ato il giusto clima di amicizia. Il tema generale prendeva spunto dal famoso cartone “l’Era Glaciale”. In particolare, noi animatori, abbiamo voluto sviluppare alcuni temi, tra cui l’importanza di stare in un “branco” e di mettersi in

Campetto invernalePredò a Oulx 2009

gioco in ogni situazione. Una delle attività più divertenti è stata la costruzione dei pupazzi di neve che ha coinvolto tutti quanti, mettendo in risalto le loro capacità artistiche. In questi giorni abbiamo avuto la possibilità di conoscerci meglio, di approfondire le nostre conoscenze e di conso-lidare le amicizie.I sorrisi e la partecipazione attiva dei ragazzi sono la prova concreta di un campo invernale ben riuscito.… È così che si fa in un branco!

“ Il Cottolengo é FAMIGLIA: ci si aiuta e sostiene a vicenda, ci si vuole bene nella semplicità e nella verità; non esistono sovrastrutture, ci si ama in quanto figli di Dio”

“Il Cottolengo é CASA: una madre accogliente che protegge i suoi figli più delicati e fragili e li considera come le sue Perle più preziose”

“Quando realizzi di essere piccolo, allora lì cambiano le prospettive e tutto diventa immenso”

L’esperienza al Cottolengo è stata molto importante per me, mi sono avvicinato pie-no di perplessità e paure nei confronti di chi sarei andato ad incontrare e per le mie capacità nel farlo. Poi gli sguardi, i sorrisi degli ospiti rivolti a me (a noi) appena sia-mo arrivati davanti a loro, regalatici prima di tutto, prima che noi facessimo qualco-sa per loro, prima che ci rendessimo utili, gratuitamente, l’applauso e la manifesta-

zione di gioia e di ringraziamento durante la messa da parte loro, mi hanno fatto rendere conto di quanto riescano a essere grati in maniera semplice e gratuita

nei confronti degli altri, molto più di quanto molte volte non lo siamo noi, tra di noi, tra la gente. Siamo arrivati lì con l’intento di fare servizio e di DARE,

ma in realtà donando parte del nostro tempo e andando un po’ oltre i nostri soliti schemi quotidiani e abitudinari (anche se con un po’ di fatica) abbiamo RICEVUTO moltissimo per la nostra vita e per il nostro cuore.

“L’esperienza al Cottolengo ha lasciato una traccia indelebile in tutti noi e ha segnato un passo importante nel cammino della CO.GI”

“Il Tuo volto Signore io cerco”. Il Volto di Gesù riconosciuto nei malati e deboli. Il Volto di Gesù cercato nei fratelli, negli amici e nei compa-

gni di cammino. Il Volto di Gesù contemplato nell’Eucarestia. Que-sto è stata per me l’esperienza al Cottolengo!

Testimonianze della Comunità Giovani (CO.GI.)di San Bernardo al Cottolengo

20 GIOVANI

Il Carnevale delle 4 parrocchie

21GIOVANI

per le strade di Rivoli

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Ricordo didon Domenico Foco, arciprete

di Ilario B.

A vent’anni dalla sua morte improvvisa avvenuta tragicamente il 23 maggio 1990, continuiamo a ricordare con immutato affetto e riconoscenza il cano-nico Domenico Foco, che fu per oltre 40 anni Arciprete della nostra Comunità Parrocchiale Santa Maria della Stella.Dalla foto impressa nel marmo in fondo alla Nuova Collegiata ci guarda sor-ridente e ci fa rivivere il suo passaggio tra noi che si può riassumere con due semplici ma efficaci parole… transit benefacendum… passò facendo del bene e spendendo la sua vita interamente al servizio della comunità. Da uomo umile, concreto, di profonda cultura, temprato nel corpo e nello spirito dalla propria tragica esperienza della guerra civile, sapeva parlare, ascoltare, con-sigliare il primo e l’ultimo con la saggezza del Padre, del Fratello e dell’Ami-co… La sua figura assunse altra dimensione e statura quando seppe interpre-tare i segni dello sviluppo cittadino e decise di scendere sino alla… porta dei suoi figli per avvicinarli di più al Padre dei Cieli dando mano alla costruzione della Nuova Collegiata… Un’opera grandiosa costata salute, sacrifici, delusio-ni e incomprensioni, frutto di tanta generosità ma anche di tanta tenacia e incrollabile fiducia nell’aiuto della Madonna. Lo ricordiamo oggi come grande protagonista non solo di questa, ma di tan-tissime altre attività congiunte nel suo lungo, faticoso e gioioso cammino oltre che della nostra crescita spirituale e morale per avvicinarci e farci di-ventare ogni giorno di più portatori di pace e di bene alla nostra Comunità.

RICORDO

23ESTATE 2010

CORSO E WEEK-END ANIMATORIorganizzato dall’Unità PastoraleDate: 13, 20, 27 Aprile e 4 Maggio; week-end animatori il 29-30 Maggio.Rivolto a: giovani ed adolescenti che si pre-parano all’esperienza d’animazione estiva.Costi e luoghi: seguiranno informazioni.

ESTATE RAGAZZILuogo: in tutte le parrocchieDate: dal 14 Giugno al 2 Luglio, ore 14-18Rivolto a: bambini dalla 1° alla 5° elementareCosto: € 25,00 per ciascuna settimana comprensivo di merenda per quattro po-meriggi, gita settimanale (giovedì ore 09-18.30) e materiale per le attività.

SETTIMANA IN CITTA’(quarta settimana di Estate Ragazzi)Luogo: Chiesa di M.I.A.Date: dal 5 al 9 Luglio, ore 07.30-18Rivolto a: bambini dalla 1° alla 5° elementareCosto: € 25,00 per ciascuna settimana comprensivo di merenda per quattro pomeriggi, gita settimanale (giovedì ore 09-18.30) e materiale per le attività. Pos-sibilità di buono pasto giornaliero (€ 5,00) con mensa interna.

ESTATE MEDIELuogo: Chiesa di Gesù SalvatoreDate: dal 14 Giugno al 2 Luglio, ore 14-18Rivolto a: ragazzi dalla 1° alla 3° media Costo: € 25,00 per ciascuna settimana comprensivo di merenda per quattro po-meriggi, gita settimanale (giovedì ore 09-18.30) e materiale per le attività. È neces-saria la bici.

MATTINO RAGAZZILuogo: Parrocchie di S. Bartolomeo, S. Martino (M.I.A.) e Stella.Date: dal 14 Giugno al 2 LuglioRivolto a: ragazzi dalla 1° elementare alla 3° media.Costo: € 25,00 per ciascuna settimana comprensivo di merenda per quattro pomeriggi, gita settimanale (giovedì ore 09-18.30) e materiale per le attività. Pos-sibilità di buono pasto giornaliero (€ 5,00) con mensa interna.

CAMPO ELEMENTARI AD EXILLESLuogo: Casa Alpina di ExillesDate: dal 5 al 10 Luglio.Rivolto a: bambini dalla 1° alla 5° elementare. Costo: € 120,00 comprensivo di vitto, al-loggio e trasporto in pullman per l’andata.

CAMPO MEDIE A BOUSSONLuogo: Casa Alpina di BoussonDate: dal 4 all’ 11 Luglio.Rivolto a: ragazzi dalla 1° alla 3° media. Costo: € 150,00 (vitto e alloggio inclusi)

CAMPO SUPERIORI AD EXILLESLuogo: Casa Alpina di ExillesDate: dal 18 al 25 Luglio.Rivolto a: giovani dei gruppi ed agli ani-matori dalla 1° alla 5° Superiore.Costo: € 150,00 (vitto e alloggio inclusi)

PROGETTO ESTATE 2mila10

PREISCRIZIONI NECESSARIE entro venerdì 30 Aprile 2010Per la pre-iscrizione a ciascuna iniziativa è necessario compilare il mo-dulo allegato al volantino e consegnarlo ai seguenti riferimenti con-giuntamente alla quota d’iscrizione di € 10 (per la maglietta personale, un contributo per l’assicurazione e i costi di segreteria):

S. Bartolomeo - Luisa 348.541.82.46S. Bernardo e Stella - Donatella 339.432.76.02S.Martino (M.I.A.) - Mariangela 347.075.19.66, Fiorenza 340.860.51.58Per informazioni: don Andrea Zani 347.843.71.34

Per completare l’iscrizione sarà necessario compilare la scheda dettaglia-ta relativa alle informazioni su turni e pasti (disponibile presso i respon-sabili delle Parrocchie) e versare il saldo entro SABATO 5 GIUGNO 2010.

24 ORARI

Orario celebrazioniLunedì08.00 San Bartolomeo18.00 San Bernardo

Martedì08.00 San Bartolomeo09.00 MIA18.00 San Bernardo18.00 S. Maria della Stella

Mercoledì08.00 San Rocco15.30 San Francesco18.00 San Bernardo S. Maria della Stella M.I.A.

Giovedì08.00 San Bartolomeo09.00 San Mar no18.00 San Bernardo S. Maria della Stella

Venerdì08.00 San Bartolomeo San Rocco09.00 Gesù Salvatore18.00 San Bernardo S. Maria della Stella M.I.A.

Sabato - prefes va17.00 Gesù Salvatore17.30 MIA18.00 San Francesco San Bernardo S. Maria della Stella18,30 San Mar no

Domenica - fes va08.00 San Bartolomeo San Rocco09.00 San Bernardo S. Maria della Stella09.30 San Francesco10.00 Gesù Salvatore San Mar no11.00 San Bernardo S. Maria della Stella MIA San Bartolomeo15.00 Cappella Ospedale18.00 S. Maria della Stella18.30 San Rocco

Sacramento della Riconciliazione

Liturgia penitenzialeLunedì 29 marzo - ore 21.00: San BernardoMartedì 30 marzo - ore 21.00: Santa Maria della Stella

ConfessioniLunedì 29 marzo, Martedì 30 marzo, Mercoledì 31 marzo09-11 e 16-18: San Bernardo, Santa Maria della StellaVenerdì 2 aprile09.00 - 11.00: San Martino, San Bartolomeo, Gesù Salvatore, San Bernardo, Santa Maria della StellaSabato 3 aprile09.00 - 11.00: San Martino, San Bartolomeo, Gesù Salvatore, San Bernardo, Santa Maria della Stella, M.I.A., San Francesco16.00 - 18.00: San Bartolomeo, Gesù Salvatore, San Bernardo, Santa Maria della Stella, M.I.A., San Rocco.

SETTIMANA SANTA: orari e celebrazioniDOMENICA DELLE PALME - 28 marzo 2010SS. Messe secondo l’orario festivo e prefestivo.S. Messe precedute dalla benedizione e processione degli ulivi: 09.15 piazzale San Francesco 09.45 piazza Aldo Moro (Gesù Salvatore) cappella Beato Antonio (San Martino) 10.45 piazza Martiri (Santa Maria della Stella) piazza Cavallero (M.I.A.) cortile Villa Mater (San Bartolomeo) cortile oratorio (San Bernardo)

GIOVEDI’ SANTO - 1 aprile 2010Messa Crismale con la benedizione degli oli09.30 Santo Volto (via Val della Torre 3, Torino)Messa in Coena Domini18.00 San Martino, Santa Maria della Stella.21.00 San Bartolomeo, San Bernardo, M.I.A., Gesù Salvatore.

VENERDI’ SANTO - 2 aprile 2010Liturgia della Passione 16.45 San Bernardo 17.00 San Bartolomeo 18.00 San Martino, Santa Maria della StellaVia Crucis cittadina 20.45 Partenza da S.Bernardo, S.Francesco, M.I.A. e Gesù Salvatore per convergere al Castello, attraverso sette stazioni. SABATO SANTO - 3 aprile 2010: Veglia Pasquale 21.00 S.Maria della Stella, S.Martino, S.Francesco, S.Bernardo

PASQUA DI RISURREZIONE - domenica 4 aprile 2010Sante Messe secondo orario festivo