1968 11 Comunità 68
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COMUNITÀ 68 - ANNO 1° n. 5
Ottobre - Novembre 1968
Direzione e Redazione: Via Milano, 19 - Ronago -
pro manuscripto
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Includiamo in questo articolo un'inchiesta che ci permetterà di stabilire
l'opportunità di continuare la pubblicazione di "Comunità 68"; dopo
averla migliorata, oppure di sospenderla. Infatti, a otto mesi dall'uscita
del primo numero, non abbiamo la certezza che l'impostazione attuale
corrisponda ai vostri desideri. Per questo motivo vi sottoponiamo, sul
retro del foglio, una serie di domande alle quali vi preghiamo di
rispondere in tutta sincerità.
Segnate con una crocetta la risposta scelta, poi mettete il foglio
nell'apposita cassetta posta presso la porta della Chiesa.
QUESTIONARIO
1 È LETTO NELLA VOSTRA FAMIGLIA ?
Da tutti
Da alcuni
Da nessuno
2 SE NON VI PIACE O VI PIACE POCO: PERCHÉ ?
Troppo difficile
Vi sono articoli inutili
Si parla troppo poco di Ronago
3 QUALE NUMERO AVETE TROVATO MIGLIORE ?
1° 2° 3° 4° 5°
4 VI PIACCIONO I SEGUENTI ARTICOLI ?
Senza titolo
Vita civica
Notiziario
Storia di Ronago
Scarniglia
Incontri
5 QUALI NUOVI ARGOMENTI PROPONETE ?
Vita religiosa
Cronaca paesana
Racconti vari
6 PENSATE CHE SI DEBBA CONTINUARE ?
Sì
No
Dal 22 al 24 agosto il Papa si è recato a Bogotà, nello Stato Sud Americano della
Colombia, in occasione del XXXIX Congresso Eucaristico Internazionale.
- Perché questo viaggio -
La circostanza è chiaramente simbolica: nella Chiesa contemporanea e negli
atteggiamenti del suo Capo visibile nessuna posizione è presa a caso, ma al contrario
motivata e meditata nel contesto della Teologia e della stessa Liturgia. Purtroppo molti si
dichiarano entusiasti di avvenimenti che hanno la Chiesa ed il Papa quale protagonisti, ma
ignorano completamente sia la motivazione evangelica che sta alla base della iniziativa
intrapresa, sia la responsabilità che ne deriva a ciascun cristiano. È questa una forma di
"Cristianesimo di maniera” particolarmente diffusa nel mondo moderno, che va a cogliere
quasi unicamente l'aspetto esteriore, "coreografico" degli avvenimenti come troviamo nei
paginoni a colori che i rotocalchi fanno a gara nel pubblicare, mettendo in particolare
rilievo l'apparato e la suggestione cromatica di un momento.
Ma c’è anche chi, messosi alla ricerca del significato di tali eventi, finisce col fraintendere,
sia pure in buona fede, il senso genuino. Tale la posizione di chi temeva che il viaggio di
Paolo VI fosse interpretato come un ulteriore consenso della Chiesa ad un regime politico
socialmente ingiusto.
- La Chiesa e l'America Latina oggi -
Scrivo "ulteriore" perché in passato spesso il clero locale è stato accusato di non essere
stato sempre all'altezza della situazione; si dice che non sempre abbia saputo rinunciare
alla posizione di privilegio che gli veniva dalla tacita approvazione accordata ai regimi
vigenti. La visita del Papa nell'America Latina, continente percorso da violenti fermenti
sociali sfocianti, il più delle volte, in aperta guerriglia ad opera dei più generosi ed
insofferenti (basti pensare a Ernesto "Che” Guevara e al sacerdote colombiano Camillo
Torres), testimonia ora un mutato atteggiamento della Chiesa, anche di quella locale.
Proprio in America Latina essa si è schierata da qualche tempo a fianco delle avanguardie
sociali, dando addirittura luogo a spartizioni del latifondo ecclesiastico fino ad allora
considerato rigorosamente inalienabile, tra gli agricoltori più poveri i "Campesinos" che il
Pontefice stesso ha incontrato nella piana di Mosquera, fatti oggetto da parte di molta
stampa borghese quasi di un folclorismo reazionario (come dire: "Quanto sono
caratteristici, così colorati, speriamo che non giungano mai a farsi il doppio petto”!). In
effetti la dignità dei poveri dell'America Latina è il più delle volte calpestata e offesa. La
situazione ammette solo scelte di giustizia perentorie e decise. Le parole del Papa sono
chiare; non ammettono ne ma ne se. Ha detto: "Conosciamo la vostra misera condizione e
continueremo a difendere la vostra causa". Una causa, aggiungiamo noi, che non è solo
quella dei poveri del Sud America, ma che è quella di tutti i diseredati, da ogni parte
provengano.
- Il povero è Cristo -
La Chiesa nel povero abbraccia Cristo stesso, e nella sua sofferenza rinviene il senso
della Via del Calvario; nella reintegrazione del povero nella conditone dignitosa che gli
spetta, sa di attuare la giustizia e la carità predicate dal suo fondatore. Certo non è facile
far sì che le parole di Paolo VI non restino solo un bel programma dei buoni propositi, né
tantomeno è allettante per la Chiesa rinunciare alla situazione privilegiata in cui la
porrebbe una determinata collocazione politica sociale a base di "dighe" e di "messe di
ringraziamento per ventennali politici". Occorre coerenza e adesione completa
all’insegnamento evangelico.
Occorre vincere la tentazione che Cristo stesso ha dovuto combattere: "Di nuovo il diavolo
lo condusse sopra un monte altissimo, e mostrandogli tutti i regni del mondo e la loro
magnificenza, gli disse "Ti darò tutto questo se, prostrandoti, mi adorerai". Allora Gesù
rispose: "Va via Satana, che sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo, e Servirai Lui solo;"
(Mt.IV-7)
- Parole chiare -
La Chiesa non deve rinunciare alla spinta profetica che le mostra uomini e avvenimenti in
una prospettiva diversa da quella determinata da un buon senso intriso di opportunismo e
di pigrizia mentale e, d'altro canto, pianificare con particolare accortezza la propria azione
nei paesi sottosviluppati, in accordo con quanto afferma l'Enciclica “Sullo sviluppo dei
Popoli": “I missionari hanno costruito, insieme a Chiese, luoghi di assistenza e ospedali,
anche scuole ed Università. Ma ormai le iniziative locali ed individuali non bastano più. La
situazione attuale del mondo esige un’azione d’insieme sulla base di una visione chiara di
tutti gli aspetti economici, sociali, culturali e spirituali .... Il diritto di proprietà non deve mai
esercitarsi a detrimento dell'utilità comune … Ove intervenga un conflitto tra diritti privati
acquisiti ed esigenze comunitarie primordiali spetta ai poteri pubblici applicarsi a risolverlo
con l'attiva partecipazione delle per sona e dei gruppi sociali". Là dove "popolazioni intere,
sprovviste del necessario vivono in uno stato di dipendenza tale da impedir loro qualsiasi
iniziativa e responsabilità, e anche ogni possibilità di promozione culturale e di
partecipazione alla vita sociale e politica, grande è la tentazione di respingere con la
violenza simili ingiurie alla dignità umana".
"E tuttavia lo sappiamo; l'insurrezione rivoluzionaria, salvo nel caso di una tirannia
evidente e prolungata che attentasse gravemente ai diritti fondamentali della persona e
nuocesse in modo pericoloso al bene comune del paese, è fonte di nuove ingiustizie,
introduce nuovi squilibri e provoca nuove rovine. Non si può combattere un male reale a
prezzo di un male più grande".
LE SANTE MISSIONI
La sera del 13 ottobre una grande folla si è accalcata nella chiesa a dare il benvenuto ai
missionari, pronta ad ascoltare la parola di Dio.
I predicatori si sono trovati subito a loro agio, perché vedevano che i fedeli che
frequentavano la Missione erano anime desiderose di corrispondere, aperte alla grazia.
I giorni sono passati veloci; la seconda settimana con le solenni funzioni ha richiamato
sempre più fedeli. La meravigliosa VIA MATRIS DOLOROSAE del martedì sera la
ricorderemo per tanto tempo. La parola ardente del missionario ha commosso
profondamente la sera di giovedì a chiusura di una giornata di intensa preghiera per le
vocazioni. Sabato 26 e la domenica seguente ci ha trovati in massa attorno all'altare per
ricevere Gesù a suggello e garanzia di nuova vita.
I missionari sono partiti contenti e da Bologna hanno scritto:
"Di Ronago ho avuto una buonissima impressione, perciò ne serberò caro ricordo. Ricordo
nella memoria, ma soprattutto nel la preghiera, perché la semente porti frutti di vita
cristiana esuberante." (P. Angelo Bennati)
"Restiamo ancora con un ricordo gratissimo della sua parrocchia, e le assicuriamo che
torneremo volentieri il prossimo anno.” (P. Amilcare Torriani)
Anche le persone che hanno partecipato hanno espresso soddisfazione per l'esito che
hanno avuto quei giorni di intenso impegno religioso.
Certo che non tutti in parrocchia hanno sentito la Missione. Forse per pigrizia,
superficialità, parecchi giovani soprattutto hanno disertato la predicazione.
Speriamo che il rinnovamento spirituale di chi fu fedele alla parola di Dio e all'incontro con
il Signore si rifletta in bene su tutta la parrocchia.
PERSEVERARE
Le S. Missioni sono passate lasciando in molti il desiderio di una vita cristiana più coerente
ed impegnata.
Purtroppo non si vive sempre nel clima della Missione; infatti abbiamo ripreso la vita
monotona di sempre. Lavoro, fatica, debolezze ed egoismo fanno svanire convinzioni e
propositi e si finisce nel torpore spirituale di sempre.
Perché capita questo? È l'ambiente, che ostacola i nostri desideri di bene dicono molti. Ed
è vero.
Qualche volta è la famiglia stessa che chiusa in un gretto materialismo ricerca soltanto un
benessere che non ci soddisfa mai, subordinando a questo anche la pratica della fede.
L’ambiente di lavoro ci avvilisce, condito com'è tante volte da discorsi frivoli o decisamente
contrari all'ideale cristiano. Il clima che ci circonda, quando usciamo per un’ora di libertà o
ci mettiamo davanti al televisore o sfogliamo una rivista serve quasi mai a sostenerci nel
bene.
Allora vale l'obiezione: II Vangelo è troppo bello, ma non è per noi!
Gesù si è fatto uomo per gli uomini, perché avessimo la vita perché raggiungessimo il
regno preparato per noi dal Padre. Infatti noi riusciremo a realizzare la vita cristiana a
queste condizioni: se manterremo i contatti con Gesù (preghiera e sacramenti), e
manterremo "l'unione con gli altri membri della Chiesa.
Se non saremo degli isolati, se attorno a noi sentiremo l'amore dei fratelli che ci sorregge
nei momenti della stanchezza, del dubbio, della caduta, noi riusciremo a realizzare una
vera vita cristiana. Ecco la funzione della Comunità parrocchiale. La parrocchia è la
famiglia dei figli di Dio che amandosi, camminano insieme verso il Padre.
La Messa parrocchiale ci riunisce attorno all'altare, e dovrebbe farci sentire un cuor solo,
perché una è la preghiera, uno è il Signore che a tutti si dona.
Ma oltre l'unità della preghiera dobbiamo realizzare l'unità di cuore e di azione. A questo
devono servire gli incontri parrocchiali.
Se hai già partecipato a incontri (adunanze) e non hai trovato interesse a vita, ritorna col
desiderio di conoscersi più a fondo e collaborare, scoprirai il valore della comunità. Se
finora ti sei sentito estraneo all'attività parrocchiale, supera gli ostacoli e vieni, e scoprirai
quanta forza di bene si trova nell'amicizia coi fratelli.
Quali sono le tracce più antiche di uomini a Ronago? È difficile stabilirlo con esattezza.
Probabilmente il territorio di Ronago era già stato abitato all'età della pietra.
Mons. Giovanni Baserga, che fu uno studioso di storia e preistoria comasca, dice in un
suo opuscolo che a Campersico, nei pressi di Chiasso, furono trovate tracce del tempo
delle palafitte (le capanne costruite su pali nell’acqua). Naturalmente Mons. Baserga non
sapeva che Campersico si trova nel Comune di Ronago e non di Chiasso. Comunque
possiamo ritenere con certezza che l'uomo era presente da noi già due o tremila anni
avanti Cristo. In seguito abitarono qui i Galli (sulla cui lingua è coniato il nome del paese),
poi i Romani, giunti in terra, comasca nel III secolo a. C.
Di quel tempo certamente sono i resti ben miseri (ridotti a cocci) del vasellame che io
stesso ho trovato e recuperato in parte nel campo del sig. Quadranti quando le macchine
escavatrici tracciarono la sede, della nuova strada per il valico dietro il Cimitero. Si trattava
di cocci di tegoloni in terracotta, di pomelli terminali di anfore, di cocci di coppi, di orli o
fondi di vasi in ceramica nera. A suo tempo li portai al Museo di Como dove giacciono in
un magazzino, mentre i pezzi più interessanti sono spariti ad opera di qualcuno che voleva
studiarci sopra. Come mai erano sepolti in quel campo? Probabilmente tutto quel
materiale formava delle tombe antiche (i tegoloni servivano per fare la cassa, i vasi per
contenere le ceneri dei morti cremati). I nostri vecchi, nel lavorare i campi, le scoprirono,
ma non ne capirono niente: il tutto servì per "fare ripiena" e per ottenere "pianelle" su cui
seminare il grano o piantare le viti.
Altri vasi cinerari provenienti da tombe romane di Ronago si trovano presso il Museo di
Locarno. Ne dà notizia il prof. Mario Bertolone (defunto direttore del Museo di Varese)
nell'opera "Lombardia .Romana" dove per errore egli colloca Ronago fra i paesi ticinesi,
avendo egli preso la notizia stessa da alcuni studiosi svizzeri. Inoltre quei cocci che, come
ho detto la volta scorsa, si trovano nella terra riportata in alcune zone del paese, sono in
gran parte di epoca romana. Per riconoscerli però è necessario un po' di "occhio clinico",
perché è facile trovarli vicini ai cocci delle pentole di terra che usavano le nostre nonne,
che non hanno niente a che fare con i Romani, ma solo col famoso gioco delle "pignatte".
Contrariamente a quanto è avvenuto per alcuni paesi vicino a Ronago non si sono finora
trovati oggetti scritti di epoca romana. Se poi qualcuno volesse ampliare le sue
conoscenze sulla vita romana in zona, lo rimando al libretto che ho pubblicato due anni fa
intitolato "Aspetti della civiltà romana nella zona olgiatese" (che costa solo 250 lire). Ne
dovrebbe avere qualche copia la cartoleria Ghielmetti-Bernasconi che gliela fornirà forse
gratuitamente, come farò io a chi me la chiedesse, visto che ne dispongo ancora. Si tratta
comunque di notizie molto interessanti, tutte sicuramente documentate e conosciute da
troppo pochi.
Qualcuno sarà poi tentato di dirmi: "E la faccenda del lago in Valmulini come la
mettiamo?". Beh! Il discorso del lago in valle ha un suo fondamento; ma esige una
chiacchierata un po’ lunga, che rinvio alla prossima volta. A risentirci. Il vostro
Mario Mascetti
Si è felicemente concluso il 2° Torneo di Tennis or ganizzato dal Centro Giovanile. Dopo un'accesa fase eliminatoria che ha visto di fronte le migliori racchette giovanili di Ronago, si è aggiudicato il primo posto Russo Emilio, che ha battuto nella finale Ghielmetti Natalino classificatosi quindi al posto d'onore
+ + + La squadra di pallavolo ronaghese composta da: Russo Emilio, Rezzonico Enrico, Capiaghi G. Paolo, Capiaghi G. Piero, Capiaghi Claudio, Bruni Gino, ha conseguito un brillante quinto posto al Torneo giovanile di pallavolo organizzato dall'ORAL di Albiolo. Vincitrice del torneo la squadra di Fino Mornasco.
+ + + I giovani d'Azione Cattolica a nome delle organizzazioni parrocchiali beneficate ringraziano sentitamente per la generosità dimostrata in occasione della festa della Madonna di Ronago.
+ + + Si sono svolte le elezioni dei membri del Consiglio Pastorale della zona Prealpi Beato Innocenze XI (ex plaga di Uggiate). II Consiglio è composto da 6 laici e 7 sacerdoti. Uno dei suoi compiti principali sarà il coordinamento delle attività delle parrocchie e delle varie organizzazioni laiche esistenti nella zona.
+ + + Domenica 24 novembre i giovani organizzeranno la Campagna abbonamenti per l’anno 1969. Durante la giornata passeranno per le case raccogliendo gli abbonamenti ai giornali ed alle riviste della stampa cattolica.
Un povero negro Ibo mi ha detto prima di morire: “Sei fortunato, non ho più la forza di
mangiarti; sto per morire. Ma tu devi fuggire! Va al nord, molto al nord, dove c’è tanta
nebbia tra gli uomini bianchi. Io so, perché ci sono stato, che là proteggono con
venerazione gli animali, tutti gli animali, anche i topi come te."
Un bambino, un povero bimbo negro, un piccolo insieme, ora solo d'ossa, ma con un
cuore ed un'anima, anche se un Ibo, ha lasciato scappare dalle sua dita la lucertola
appena presa. Gli occhi della bestiola l’avevano impietosito e così, anziché mangiarla, gli
disse: "Fuggi! Fuggi lontano, al nord, molto al nord, dove c’è il grande mare grigio e dove
ci sono le montagne di carbone. Là sarai al sicuro, perché là proteggono tutti gli animali,
anche le lucertole come te. Me l'ha raccontato il babbo quando il sole spandeva ancora
calore a non morte."
E così, interminabili flotte di topi e di lucertole, di zanzare e di formiche, di bruchi e di
farfalle si spostano al nord, sempre più al nord, come un immenso esodo, perché hanno
sentito che là c’è protezione e rifugio anche dalla fame degli Ibo. Nessuno sa di questo
esodo. Io, tempo fa, alcune settimane, ho incontrato una piccola farfalla, fissa appoggiata
al finestrino della mia auto ha fatto tanto chilometri in mia compagnia e mi ha raccontato
quanto ho scritto nelle righe precedenti. Mi ha salutato prima che entrassi in garage,
lasciandomi un poco di pulviscolo delle sue ali sulla punta delle dita e poi, con tanta
speranza nel cuore è volata veloce verso il nord.
Il maestoso edificio della 'Protezione degli Animali’ e le ciminiere di una grande fabbrica si
confondono nella nebbia. Nel primo si veglia affinché gli uomini non torcano un pelo alle
povere bestiole; nella seconda ci si affanna perché gli uomini possano uccidere gli altri
uomini.
Il topo giunto dal cuore dell’Africa esulta perché ha raggiunto il nord "là dove proteggono
gli animali, anche i topi come te". Queste parole l'avevano guidato nel grande viaggio ed
ora, che si trova la nebbia, tra gli uomini bianchi, sente che si stanno trasformando in
realtà.
Una realtà che però ha dei nomi a lui noti e che se li vede scritti davanti a lui sul legno
d’una moltitudine di casse enormi nei cortili di quella fabbrica. In quelle casse trova del
ferro, tanto ferro, muto, freddo, ma che per lui subito si trasforma in ferro rovente e
tuonante. Ora non vede più la nebbia e l’austero edificio, ma la foresta ripiena di armi, le
stesse armi che stanno davanti a lui, ripiena di corpi di guerrieri che tali armi hanno
dilaniato.
Una grande pianura di cemento, in lontananza piccole montagne di carbone. La minuscola
lucertola respira a pieni polmoni la polvere nera, inebriata di gioia. Il nord, "là dove
proteggono tutti gli animali, anche le lucertole come me”, ora è una realtà sotto le sue
zampette che si muovono agili, agili verso un prato od un fosso, per godere finalmente la
tranquillità, perché qui la gente è buona, qui la gente non "ha fame". Il suo ultimo piccolo
viaggio è interrotto da casse che ha già visto altrove e su di esse dei nomi tanto
conosciuti. Ora non c’è più il prato di cemento, sparite sotto le montagne di carbone ed il
desiderio dì un fosso tranquillo. Le pianure e i fiumi che ha lasciato nel cuore dell'Africa
hanno occupato la sua mente, perché quelle casse con il loro contenuto d'armi le ha già
viste laggiù.
Rivede il bimbo che gli ha ridato la libertà e con lui tanti altri piccoli esseri morenti, perché
quelle armi li hanno costretti a fuggire lontano dalle loro case, perché hanno impedito loro
di procurarsi il cibo.
Ma cos'è questo nord? si chiede il topo; si chiede la lucertola e con essi l'immenso esodo
di piccoli animali. Qui proteggono tutti gli animali, anche noi che siamo sfuggiti alla morte;
ma qui fabbricano anche le terribili armi che dilaniano la nostra terra! Ma cos'è questa
bontà degli uomini di qui che poi si tramuta in odio, quando al nostro posto si trova
l'uomo? Perché la stessa mano, che prima ha accarezzato il cane od il gatto, poi
contribuisce concretamente alla morte di tanti innocenti?
E con tutti questi perché l'esodo riprende il suo cammino verso il sud, questa volta sempre
più verso il sud fino a raggiungere la loro terra.
Questo mi ha detto la farfalla quando è ripassata dalle mie parti.
"Noi ritorniamo alle nostre terre; ritorniamo alla fame degli Ibo. Iddio ci ha creati per servire
gli uomini che sono stati creati con noi e presso di noi, Iddio ha creato anche gli uomini
perché si amino, ma questi si uccidono fra di loro, ma questi lasciano che i più indifesi
vengano massacrati.
Nel mio lungo viaggio ho tanto sentito parlare di pace, di guerra alla fame, ma nessuno di
questi, uomini satolli ad ogni ora del giorno hanno eseguito la volontà di Dio: "l’amore”. Noi
poveri piccoli animali andiamo in soccorso alla fame degli Ibo; noi, gli animali più
disprezzati e più dimenticati, siamo fieri di sostituire l'uomo nel suo più grande compito:
"l'Amore”!
I bianchi, quelli che non dovrebbero più immischiarsi nella cose dei neri, avrebbero dovuto
portare cibo, ma hanno preferito portare armi. Loro, che tante volte si sono fatti paladini
della pace e della giustizia, loro, che sono gli alfieri del benessere hanno tradito il compito
loro affidato dal loro Signore, ed anziché amore e vita, hanno portato odio e morte. Per
questo noi ritorniamo nelle nostre terre e, se qualche Ibo sopravvivrà, se qualche bambino
riuscirà a diventare grande, il merito non sarà certo del fratello, tanto meno del fratello
bianco, ma di una moltitudine di piccoli ignobili animali.
Non credevo che l'uomo arrivasse così in basso!
E con queste parole è volata via per sempre.
L'AZIONE CATTOLICA NELLA PAROLA DEL CONCILIO
“ I fedeli sono chiamati ad esercitare l'apostolato individuale nelle diverse condizioni della
loro vita; tuttavia ricordino che l'uomo, per natura sua, è sociale e che piacque a Dio di
riunire i credenti in Cristo per farne il Popolo di Dio e un unico corpo. Quindi, l'apostolato
associato corrisponde felicemente alle esigenze umane e cristiane dei fedeli e al tempo
stesso si mostra come segno della comunione e dell'unità della Chiesa in Cristo che disse:
" Dove due o tre sono riuniti in mio nome, io sono in mezzo a loro “.
Da diversi decenni, in molte nazioni, i laici consacrandosi sempre più all'apostolato si sono
raccolti in forme varie di attività e di associazioni. Tra queste sono soprattutto da .
ricordare quelle che raccomandate e promosse dai Romani Pontefici e da molti Vescovi,
hanno avuto da essi il nome di Azione Cattolica e spessissimo sono state qualificate come
collaborazione dei laici all'apostolato gerarchico.
Il sacro Concilio raccomanda vivamente queste istituzioni perché certamente in molto
paesi rispondono alle necessità della Chiesa; invita i sacerdoti e i laici che lavorano in
esse a tradurre sempre più in atto le note sopra ricordate e a cooperare sempre
fraternamente nella Chiesa con tutte le altre forme di apostolato. "
Si ricorda che sono aperte le iscrizioni all'Azione Cattolica per l'anno 1968 - 1969.
QUOTE DI ISCRIZIONE
Uomini L. 1.100
DonneL. L. 1.200
Gioventù maschile e femminile L. 1.200
Aspiranti L. 800
Beniamine e Fiamme L. 500