1968 11 Comunità 68

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Giornalini della Parrocchia: 1967-1981 Don Matteo Censi

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COMUNITÀ 68 - ANNO 1° n. 5

Ottobre - Novembre 1968

Direzione e Redazione: Via Milano, 19 - Ronago -

pro manuscripto

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Includiamo in questo articolo un'inchiesta che ci permetterà di stabilire

l'opportunità di continuare la pubblicazione di "Comunità 68"; dopo

averla migliorata, oppure di sospenderla. Infatti, a otto mesi dall'uscita

del primo numero, non abbiamo la certezza che l'impostazione attuale

corrisponda ai vostri desideri. Per questo motivo vi sottoponiamo, sul

retro del foglio, una serie di domande alle quali vi preghiamo di

rispondere in tutta sincerità.

Segnate con una crocetta la risposta scelta, poi mettete il foglio

nell'apposita cassetta posta presso la porta della Chiesa.

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QUESTIONARIO

1 È LETTO NELLA VOSTRA FAMIGLIA ?

Da tutti

Da alcuni

Da nessuno

2 SE NON VI PIACE O VI PIACE POCO: PERCHÉ ?

Troppo difficile

Vi sono articoli inutili

Si parla troppo poco di Ronago

3 QUALE NUMERO AVETE TROVATO MIGLIORE ?

1° 2° 3° 4° 5°

4 VI PIACCIONO I SEGUENTI ARTICOLI ?

Senza titolo

Vita civica

Notiziario

Storia di Ronago

Scarniglia

Incontri

5 QUALI NUOVI ARGOMENTI PROPONETE ?

Vita religiosa

Cronaca paesana

Racconti vari

6 PENSATE CHE SI DEBBA CONTINUARE ?

No

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Dal 22 al 24 agosto il Papa si è recato a Bogotà, nello Stato Sud Americano della

Colombia, in occasione del XXXIX Congresso Eucaristico Internazionale.

- Perché questo viaggio -

La circostanza è chiaramente simbolica: nella Chiesa contemporanea e negli

atteggiamenti del suo Capo visibile nessuna posizione è presa a caso, ma al contrario

motivata e meditata nel contesto della Teologia e della stessa Liturgia. Purtroppo molti si

dichiarano entusiasti di avvenimenti che hanno la Chiesa ed il Papa quale protagonisti, ma

ignorano completamente sia la motivazione evangelica che sta alla base della iniziativa

intrapresa, sia la responsabilità che ne deriva a ciascun cristiano. È questa una forma di

"Cristianesimo di maniera” particolarmente diffusa nel mondo moderno, che va a cogliere

quasi unicamente l'aspetto esteriore, "coreografico" degli avvenimenti come troviamo nei

paginoni a colori che i rotocalchi fanno a gara nel pubblicare, mettendo in particolare

rilievo l'apparato e la suggestione cromatica di un momento.

Ma c’è anche chi, messosi alla ricerca del significato di tali eventi, finisce col fraintendere,

sia pure in buona fede, il senso genuino. Tale la posizione di chi temeva che il viaggio di

Paolo VI fosse interpretato come un ulteriore consenso della Chiesa ad un regime politico

socialmente ingiusto.

- La Chiesa e l'America Latina oggi -

Scrivo "ulteriore" perché in passato spesso il clero locale è stato accusato di non essere

stato sempre all'altezza della situazione; si dice che non sempre abbia saputo rinunciare

alla posizione di privilegio che gli veniva dalla tacita approvazione accordata ai regimi

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vigenti. La visita del Papa nell'America Latina, continente percorso da violenti fermenti

sociali sfocianti, il più delle volte, in aperta guerriglia ad opera dei più generosi ed

insofferenti (basti pensare a Ernesto "Che” Guevara e al sacerdote colombiano Camillo

Torres), testimonia ora un mutato atteggiamento della Chiesa, anche di quella locale.

Proprio in America Latina essa si è schierata da qualche tempo a fianco delle avanguardie

sociali, dando addirittura luogo a spartizioni del latifondo ecclesiastico fino ad allora

considerato rigorosamente inalienabile, tra gli agricoltori più poveri i "Campesinos" che il

Pontefice stesso ha incontrato nella piana di Mosquera, fatti oggetto da parte di molta

stampa borghese quasi di un folclorismo reazionario (come dire: "Quanto sono

caratteristici, così colorati, speriamo che non giungano mai a farsi il doppio petto”!). In

effetti la dignità dei poveri dell'America Latina è il più delle volte calpestata e offesa. La

situazione ammette solo scelte di giustizia perentorie e decise. Le parole del Papa sono

chiare; non ammettono ne ma ne se. Ha detto: "Conosciamo la vostra misera condizione e

continueremo a difendere la vostra causa". Una causa, aggiungiamo noi, che non è solo

quella dei poveri del Sud America, ma che è quella di tutti i diseredati, da ogni parte

provengano.

- Il povero è Cristo -

La Chiesa nel povero abbraccia Cristo stesso, e nella sua sofferenza rinviene il senso

della Via del Calvario; nella reintegrazione del povero nella conditone dignitosa che gli

spetta, sa di attuare la giustizia e la carità predicate dal suo fondatore. Certo non è facile

far sì che le parole di Paolo VI non restino solo un bel programma dei buoni propositi, né

tantomeno è allettante per la Chiesa rinunciare alla situazione privilegiata in cui la

porrebbe una determinata collocazione politica sociale a base di "dighe" e di "messe di

ringraziamento per ventennali politici". Occorre coerenza e adesione completa

all’insegnamento evangelico.

Occorre vincere la tentazione che Cristo stesso ha dovuto combattere: "Di nuovo il diavolo

lo condusse sopra un monte altissimo, e mostrandogli tutti i regni del mondo e la loro

magnificenza, gli disse "Ti darò tutto questo se, prostrandoti, mi adorerai". Allora Gesù

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rispose: "Va via Satana, che sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo, e Servirai Lui solo;"

(Mt.IV-7)

- Parole chiare -

La Chiesa non deve rinunciare alla spinta profetica che le mostra uomini e avvenimenti in

una prospettiva diversa da quella determinata da un buon senso intriso di opportunismo e

di pigrizia mentale e, d'altro canto, pianificare con particolare accortezza la propria azione

nei paesi sottosviluppati, in accordo con quanto afferma l'Enciclica “Sullo sviluppo dei

Popoli": “I missionari hanno costruito, insieme a Chiese, luoghi di assistenza e ospedali,

anche scuole ed Università. Ma ormai le iniziative locali ed individuali non bastano più. La

situazione attuale del mondo esige un’azione d’insieme sulla base di una visione chiara di

tutti gli aspetti economici, sociali, culturali e spirituali .... Il diritto di proprietà non deve mai

esercitarsi a detrimento dell'utilità comune … Ove intervenga un conflitto tra diritti privati

acquisiti ed esigenze comunitarie primordiali spetta ai poteri pubblici applicarsi a risolverlo

con l'attiva partecipazione delle per sona e dei gruppi sociali". Là dove "popolazioni intere,

sprovviste del necessario vivono in uno stato di dipendenza tale da impedir loro qualsiasi

iniziativa e responsabilità, e anche ogni possibilità di promozione culturale e di

partecipazione alla vita sociale e politica, grande è la tentazione di respingere con la

violenza simili ingiurie alla dignità umana".

"E tuttavia lo sappiamo; l'insurrezione rivoluzionaria, salvo nel caso di una tirannia

evidente e prolungata che attentasse gravemente ai diritti fondamentali della persona e

nuocesse in modo pericoloso al bene comune del paese, è fonte di nuove ingiustizie,

introduce nuovi squilibri e provoca nuove rovine. Non si può combattere un male reale a

prezzo di un male più grande".

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LE SANTE MISSIONI

La sera del 13 ottobre una grande folla si è accalcata nella chiesa a dare il benvenuto ai

missionari, pronta ad ascoltare la parola di Dio.

I predicatori si sono trovati subito a loro agio, perché vedevano che i fedeli che

frequentavano la Missione erano anime desiderose di corrispondere, aperte alla grazia.

I giorni sono passati veloci; la seconda settimana con le solenni funzioni ha richiamato

sempre più fedeli. La meravigliosa VIA MATRIS DOLOROSAE del martedì sera la

ricorderemo per tanto tempo. La parola ardente del missionario ha commosso

profondamente la sera di giovedì a chiusura di una giornata di intensa preghiera per le

vocazioni. Sabato 26 e la domenica seguente ci ha trovati in massa attorno all'altare per

ricevere Gesù a suggello e garanzia di nuova vita.

I missionari sono partiti contenti e da Bologna hanno scritto:

"Di Ronago ho avuto una buonissima impressione, perciò ne serberò caro ricordo. Ricordo

nella memoria, ma soprattutto nel la preghiera, perché la semente porti frutti di vita

cristiana esuberante." (P. Angelo Bennati)

"Restiamo ancora con un ricordo gratissimo della sua parrocchia, e le assicuriamo che

torneremo volentieri il prossimo anno.” (P. Amilcare Torriani)

Anche le persone che hanno partecipato hanno espresso soddisfazione per l'esito che

hanno avuto quei giorni di intenso impegno religioso.

Certo che non tutti in parrocchia hanno sentito la Missione. Forse per pigrizia,

superficialità, parecchi giovani soprattutto hanno disertato la predicazione.

Speriamo che il rinnovamento spirituale di chi fu fedele alla parola di Dio e all'incontro con

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il Signore si rifletta in bene su tutta la parrocchia.

PERSEVERARE

Le S. Missioni sono passate lasciando in molti il desiderio di una vita cristiana più coerente

ed impegnata.

Purtroppo non si vive sempre nel clima della Missione; infatti abbiamo ripreso la vita

monotona di sempre. Lavoro, fatica, debolezze ed egoismo fanno svanire convinzioni e

propositi e si finisce nel torpore spirituale di sempre.

Perché capita questo? È l'ambiente, che ostacola i nostri desideri di bene dicono molti. Ed

è vero.

Qualche volta è la famiglia stessa che chiusa in un gretto materialismo ricerca soltanto un

benessere che non ci soddisfa mai, subordinando a questo anche la pratica della fede.

L’ambiente di lavoro ci avvilisce, condito com'è tante volte da discorsi frivoli o decisamente

contrari all'ideale cristiano. Il clima che ci circonda, quando usciamo per un’ora di libertà o

ci mettiamo davanti al televisore o sfogliamo una rivista serve quasi mai a sostenerci nel

bene.

Allora vale l'obiezione: II Vangelo è troppo bello, ma non è per noi!

Gesù si è fatto uomo per gli uomini, perché avessimo la vita perché raggiungessimo il

regno preparato per noi dal Padre. Infatti noi riusciremo a realizzare la vita cristiana a

queste condizioni: se manterremo i contatti con Gesù (preghiera e sacramenti), e

manterremo "l'unione con gli altri membri della Chiesa.

Se non saremo degli isolati, se attorno a noi sentiremo l'amore dei fratelli che ci sorregge

nei momenti della stanchezza, del dubbio, della caduta, noi riusciremo a realizzare una

vera vita cristiana. Ecco la funzione della Comunità parrocchiale. La parrocchia è la

famiglia dei figli di Dio che amandosi, camminano insieme verso il Padre.

La Messa parrocchiale ci riunisce attorno all'altare, e dovrebbe farci sentire un cuor solo,

perché una è la preghiera, uno è il Signore che a tutti si dona.

Ma oltre l'unità della preghiera dobbiamo realizzare l'unità di cuore e di azione. A questo

devono servire gli incontri parrocchiali.

Se hai già partecipato a incontri (adunanze) e non hai trovato interesse a vita, ritorna col

desiderio di conoscersi più a fondo e collaborare, scoprirai il valore della comunità. Se

finora ti sei sentito estraneo all'attività parrocchiale, supera gli ostacoli e vieni, e scoprirai

quanta forza di bene si trova nell'amicizia coi fratelli.

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Quali sono le tracce più antiche di uomini a Ronago? È difficile stabilirlo con esattezza.

Probabilmente il territorio di Ronago era già stato abitato all'età della pietra.

Mons. Giovanni Baserga, che fu uno studioso di storia e preistoria comasca, dice in un

suo opuscolo che a Campersico, nei pressi di Chiasso, furono trovate tracce del tempo

delle palafitte (le capanne costruite su pali nell’acqua). Naturalmente Mons. Baserga non

sapeva che Campersico si trova nel Comune di Ronago e non di Chiasso. Comunque

possiamo ritenere con certezza che l'uomo era presente da noi già due o tremila anni

avanti Cristo. In seguito abitarono qui i Galli (sulla cui lingua è coniato il nome del paese),

poi i Romani, giunti in terra, comasca nel III secolo a. C.

Di quel tempo certamente sono i resti ben miseri (ridotti a cocci) del vasellame che io

stesso ho trovato e recuperato in parte nel campo del sig. Quadranti quando le macchine

escavatrici tracciarono la sede, della nuova strada per il valico dietro il Cimitero. Si trattava

di cocci di tegoloni in terracotta, di pomelli terminali di anfore, di cocci di coppi, di orli o

fondi di vasi in ceramica nera. A suo tempo li portai al Museo di Como dove giacciono in

un magazzino, mentre i pezzi più interessanti sono spariti ad opera di qualcuno che voleva

studiarci sopra. Come mai erano sepolti in quel campo? Probabilmente tutto quel

materiale formava delle tombe antiche (i tegoloni servivano per fare la cassa, i vasi per

contenere le ceneri dei morti cremati). I nostri vecchi, nel lavorare i campi, le scoprirono,

ma non ne capirono niente: il tutto servì per "fare ripiena" e per ottenere "pianelle" su cui

seminare il grano o piantare le viti.

Altri vasi cinerari provenienti da tombe romane di Ronago si trovano presso il Museo di

Locarno. Ne dà notizia il prof. Mario Bertolone (defunto direttore del Museo di Varese)

nell'opera "Lombardia .Romana" dove per errore egli colloca Ronago fra i paesi ticinesi,

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avendo egli preso la notizia stessa da alcuni studiosi svizzeri. Inoltre quei cocci che, come

ho detto la volta scorsa, si trovano nella terra riportata in alcune zone del paese, sono in

gran parte di epoca romana. Per riconoscerli però è necessario un po' di "occhio clinico",

perché è facile trovarli vicini ai cocci delle pentole di terra che usavano le nostre nonne,

che non hanno niente a che fare con i Romani, ma solo col famoso gioco delle "pignatte".

Contrariamente a quanto è avvenuto per alcuni paesi vicino a Ronago non si sono finora

trovati oggetti scritti di epoca romana. Se poi qualcuno volesse ampliare le sue

conoscenze sulla vita romana in zona, lo rimando al libretto che ho pubblicato due anni fa

intitolato "Aspetti della civiltà romana nella zona olgiatese" (che costa solo 250 lire). Ne

dovrebbe avere qualche copia la cartoleria Ghielmetti-Bernasconi che gliela fornirà forse

gratuitamente, come farò io a chi me la chiedesse, visto che ne dispongo ancora. Si tratta

comunque di notizie molto interessanti, tutte sicuramente documentate e conosciute da

troppo pochi.

Qualcuno sarà poi tentato di dirmi: "E la faccenda del lago in Valmulini come la

mettiamo?". Beh! Il discorso del lago in valle ha un suo fondamento; ma esige una

chiacchierata un po’ lunga, che rinvio alla prossima volta. A risentirci. Il vostro

Mario Mascetti

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Si è felicemente concluso il 2° Torneo di Tennis or ganizzato dal Centro Giovanile. Dopo un'accesa fase eliminatoria che ha visto di fronte le migliori racchette giovanili di Ronago, si è aggiudicato il primo posto Russo Emilio, che ha battuto nella finale Ghielmetti Natalino classificatosi quindi al posto d'onore

+ + + La squadra di pallavolo ronaghese composta da: Russo Emilio, Rezzonico Enrico, Capiaghi G. Paolo, Capiaghi G. Piero, Capiaghi Claudio, Bruni Gino, ha conseguito un brillante quinto posto al Torneo giovanile di pallavolo organizzato dall'ORAL di Albiolo. Vincitrice del torneo la squadra di Fino Mornasco.

+ + + I giovani d'Azione Cattolica a nome delle organizzazioni parrocchiali beneficate ringraziano sentitamente per la generosità dimostrata in occasione della festa della Madonna di Ronago.

+ + + Si sono svolte le elezioni dei membri del Consiglio Pastorale della zona Prealpi Beato Innocenze XI (ex plaga di Uggiate). II Consiglio è composto da 6 laici e 7 sacerdoti. Uno dei suoi compiti principali sarà il coordinamento delle attività delle parrocchie e delle varie organizzazioni laiche esistenti nella zona.

+ + + Domenica 24 novembre i giovani organizzeranno la Campagna abbonamenti per l’anno 1969. Durante la giornata passeranno per le case raccogliendo gli abbonamenti ai giornali ed alle riviste della stampa cattolica.

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Un povero negro Ibo mi ha detto prima di morire: “Sei fortunato, non ho più la forza di

mangiarti; sto per morire. Ma tu devi fuggire! Va al nord, molto al nord, dove c’è tanta

nebbia tra gli uomini bianchi. Io so, perché ci sono stato, che là proteggono con

venerazione gli animali, tutti gli animali, anche i topi come te."

Un bambino, un povero bimbo negro, un piccolo insieme, ora solo d'ossa, ma con un

cuore ed un'anima, anche se un Ibo, ha lasciato scappare dalle sua dita la lucertola

appena presa. Gli occhi della bestiola l’avevano impietosito e così, anziché mangiarla, gli

disse: "Fuggi! Fuggi lontano, al nord, molto al nord, dove c’è il grande mare grigio e dove

ci sono le montagne di carbone. Là sarai al sicuro, perché là proteggono tutti gli animali,

anche le lucertole come te. Me l'ha raccontato il babbo quando il sole spandeva ancora

calore a non morte."

E così, interminabili flotte di topi e di lucertole, di zanzare e di formiche, di bruchi e di

farfalle si spostano al nord, sempre più al nord, come un immenso esodo, perché hanno

sentito che là c’è protezione e rifugio anche dalla fame degli Ibo. Nessuno sa di questo

esodo. Io, tempo fa, alcune settimane, ho incontrato una piccola farfalla, fissa appoggiata

al finestrino della mia auto ha fatto tanto chilometri in mia compagnia e mi ha raccontato

quanto ho scritto nelle righe precedenti. Mi ha salutato prima che entrassi in garage,

lasciandomi un poco di pulviscolo delle sue ali sulla punta delle dita e poi, con tanta

speranza nel cuore è volata veloce verso il nord.

Il maestoso edificio della 'Protezione degli Animali’ e le ciminiere di una grande fabbrica si

confondono nella nebbia. Nel primo si veglia affinché gli uomini non torcano un pelo alle

povere bestiole; nella seconda ci si affanna perché gli uomini possano uccidere gli altri

uomini.

Il topo giunto dal cuore dell’Africa esulta perché ha raggiunto il nord "là dove proteggono

gli animali, anche i topi come te". Queste parole l'avevano guidato nel grande viaggio ed

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ora, che si trova la nebbia, tra gli uomini bianchi, sente che si stanno trasformando in

realtà.

Una realtà che però ha dei nomi a lui noti e che se li vede scritti davanti a lui sul legno

d’una moltitudine di casse enormi nei cortili di quella fabbrica. In quelle casse trova del

ferro, tanto ferro, muto, freddo, ma che per lui subito si trasforma in ferro rovente e

tuonante. Ora non vede più la nebbia e l’austero edificio, ma la foresta ripiena di armi, le

stesse armi che stanno davanti a lui, ripiena di corpi di guerrieri che tali armi hanno

dilaniato.

Una grande pianura di cemento, in lontananza piccole montagne di carbone. La minuscola

lucertola respira a pieni polmoni la polvere nera, inebriata di gioia. Il nord, "là dove

proteggono tutti gli animali, anche le lucertole come me”, ora è una realtà sotto le sue

zampette che si muovono agili, agili verso un prato od un fosso, per godere finalmente la

tranquillità, perché qui la gente è buona, qui la gente non "ha fame". Il suo ultimo piccolo

viaggio è interrotto da casse che ha già visto altrove e su di esse dei nomi tanto

conosciuti. Ora non c’è più il prato di cemento, sparite sotto le montagne di carbone ed il

desiderio dì un fosso tranquillo. Le pianure e i fiumi che ha lasciato nel cuore dell'Africa

hanno occupato la sua mente, perché quelle casse con il loro contenuto d'armi le ha già

viste laggiù.

Rivede il bimbo che gli ha ridato la libertà e con lui tanti altri piccoli esseri morenti, perché

quelle armi li hanno costretti a fuggire lontano dalle loro case, perché hanno impedito loro

di procurarsi il cibo.

Ma cos'è questo nord? si chiede il topo; si chiede la lucertola e con essi l'immenso esodo

di piccoli animali. Qui proteggono tutti gli animali, anche noi che siamo sfuggiti alla morte;

ma qui fabbricano anche le terribili armi che dilaniano la nostra terra! Ma cos'è questa

bontà degli uomini di qui che poi si tramuta in odio, quando al nostro posto si trova

l'uomo? Perché la stessa mano, che prima ha accarezzato il cane od il gatto, poi

contribuisce concretamente alla morte di tanti innocenti?

E con tutti questi perché l'esodo riprende il suo cammino verso il sud, questa volta sempre

più verso il sud fino a raggiungere la loro terra.

Questo mi ha detto la farfalla quando è ripassata dalle mie parti.

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"Noi ritorniamo alle nostre terre; ritorniamo alla fame degli Ibo. Iddio ci ha creati per servire

gli uomini che sono stati creati con noi e presso di noi, Iddio ha creato anche gli uomini

perché si amino, ma questi si uccidono fra di loro, ma questi lasciano che i più indifesi

vengano massacrati.

Nel mio lungo viaggio ho tanto sentito parlare di pace, di guerra alla fame, ma nessuno di

questi, uomini satolli ad ogni ora del giorno hanno eseguito la volontà di Dio: "l’amore”. Noi

poveri piccoli animali andiamo in soccorso alla fame degli Ibo; noi, gli animali più

disprezzati e più dimenticati, siamo fieri di sostituire l'uomo nel suo più grande compito:

"l'Amore”!

I bianchi, quelli che non dovrebbero più immischiarsi nella cose dei neri, avrebbero dovuto

portare cibo, ma hanno preferito portare armi. Loro, che tante volte si sono fatti paladini

della pace e della giustizia, loro, che sono gli alfieri del benessere hanno tradito il compito

loro affidato dal loro Signore, ed anziché amore e vita, hanno portato odio e morte. Per

questo noi ritorniamo nelle nostre terre e, se qualche Ibo sopravvivrà, se qualche bambino

riuscirà a diventare grande, il merito non sarà certo del fratello, tanto meno del fratello

bianco, ma di una moltitudine di piccoli ignobili animali.

Non credevo che l'uomo arrivasse così in basso!

E con queste parole è volata via per sempre.

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L'AZIONE CATTOLICA NELLA PAROLA DEL CONCILIO

“ I fedeli sono chiamati ad esercitare l'apostolato individuale nelle diverse condizioni della

loro vita; tuttavia ricordino che l'uomo, per natura sua, è sociale e che piacque a Dio di

riunire i credenti in Cristo per farne il Popolo di Dio e un unico corpo. Quindi, l'apostolato

associato corrisponde felicemente alle esigenze umane e cristiane dei fedeli e al tempo

stesso si mostra come segno della comunione e dell'unità della Chiesa in Cristo che disse:

" Dove due o tre sono riuniti in mio nome, io sono in mezzo a loro “.

Da diversi decenni, in molte nazioni, i laici consacrandosi sempre più all'apostolato si sono

raccolti in forme varie di attività e di associazioni. Tra queste sono soprattutto da .

ricordare quelle che raccomandate e promosse dai Romani Pontefici e da molti Vescovi,

hanno avuto da essi il nome di Azione Cattolica e spessissimo sono state qualificate come

collaborazione dei laici all'apostolato gerarchico.

Il sacro Concilio raccomanda vivamente queste istituzioni perché certamente in molto

paesi rispondono alle necessità della Chiesa; invita i sacerdoti e i laici che lavorano in

esse a tradurre sempre più in atto le note sopra ricordate e a cooperare sempre

fraternamente nella Chiesa con tutte le altre forme di apostolato. "

Si ricorda che sono aperte le iscrizioni all'Azione Cattolica per l'anno 1968 - 1969.

QUOTE DI ISCRIZIONE

Uomini L. 1.100

DonneL. L. 1.200

Gioventù maschile e femminile L. 1.200

Aspiranti L. 800

Beniamine e Fiamme L. 500

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