17 novembre 2012 20 - Il Palio di Sienaper fare un esempio, per tre Palii il mossiere fu un certo...

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17 novembre 2012 20 Dal 1996 il non periodico del diciassettino Gruppo “Per forza e per amore” Contradaioli Extra-moenia di Firenze. Venti e diciassette! Ma si dai per una volta esageriamo, tanto siamo tra noi, lasciateci esultare: siamo al 20° numero. Sono diciassette anni che “il Colonnino” viene distribuito in ricordo di eventi particolari, che poi sono le nostre cene annuali. Ma, essendo appunto un non periodico, ci sono state anche tre pubbli- cazioni per memorizzare avvenimenti davvero particolari: nel 1998 per il 10° anniversario del Gruppo, rimasto famoso perché fu anche l’anno del “nostro” Masgalano; nel 2002 per il primo ban- chetto a Siena ospiti nelle Contrade; nel 2004 per una “cena degli scongiuri aspettando il sorteggio”, tenuta giusto alla vigilia dell’ultima domenica di maggio, celebrativa il diciassettesimo anno di atti- vità del nostro raggruppamento diciassettino… evidente il richiamo alle nostre diciassette Contrade. A noi è piaciuto farlo. Ai lettori è stato gradito, almeno ci è parso, anche perché ultimamente viene richiesto perfino da Siena. Udite, udite, perché è meraviglioso: circa trenta senesi lo vogliono! Comunque, non temete, rimaniamo con i piedi per terra. Fedeli allo spirito del giornalino la “pro- prietà” non farà un’altra edizione straordinaria… non ci sono risorse economiche! Battute a parte, si ringrazia tutti quelli che hanno collaborato e tutti coloro che pazientemente lo hanno accettato e, speriamo, letto. La nostra prima intenzione è stata quella di divertire per sorridere cercando di attenuare la nostalgia di Siena e di Palio. “Chi dice Siena, dice Palio”, è un vecchio detto pubblicitario, e noi aggiungiamo: “Chi dice Palio, dice Contrade”, perché senza di esse non ci sarebbe il Palio. Leggendo un libro di Mauro Aurigi: “Il Palio (o della libertà)”, si intuisce che con la caduta della Repubblica, il 21 aprile 1555, e quindi la sparizione delle compagnie militari esistenti allora, il po- polo sopravvissuto al terribile assedio iniziò a trasformarle in quelle che sono poi diventate le nostre meravigliose diciassette Contrade. Si potrebbe anche dire: diciassette piccole città, diciassette patrie… diciassette stati indipendenti, diciassette entità sovrane e diverse. Anche: diciassette governi, diciassette parlamenti, diciassette repubbliche, diciassette rioni, diciassette bandiere, diciassette inni, diciassette oratori, diciassette sedi, diciassette società, diciassette stalle, diciassette musei. Diciassette giornali, diciassette canti. Qualcuno sostiene anche diciassette odori di rione diversi, diciassette confini, diciassette spazi ben riconosciuti, diciassette modi di fare e di dire, diciassette Feste Titolari, diciassette fontanine per i battesimi di Contrada, diciassette Motti, diciassette Arti e Corporazioni. Insomma tutto ciò che viene in mente, moltiplicato per diciassette. Diciassette popoli di contradaioli orgogliosi di evidenziare la propria appartenenza, sempre predi- sposti a scontrarsi, a combattere, a canzonarsi, ma uniti e solidari a difesa di una città: Siena. Si – Si – Siena!!

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17 novembre 2012 № 20

Dal 1996 il non periodico del diciassettino Gruppo “Per forza e per amore” Contradaioli Extra-moenia di Firenze.

Venti e diciassette! Ma si dai per una volta esageriamo, tanto siamo tra noi, lasciateci esultare: siamo al 20° numero. Sono diciassette anni che “il Colonnino” viene distribuito in ricordo di eventi particolari, che poi sono le nostre cene annuali. Ma, essendo appunto un non periodico, ci sono state anche tre pubbli-cazioni per memorizzare avvenimenti davvero particolari: nel 1998 per il 10° anniversario del Gruppo, rimasto famoso perché fu anche l’anno del “nostro” Masgalano; nel 2002 per il primo ban-chetto a Siena ospiti nelle Contrade; nel 2004 per una “cena degli scongiuri aspettando il sorteggio”, tenuta giusto alla vigilia dell’ultima domenica di maggio, celebrativa il diciassettesimo anno di atti-vità del nostro raggruppamento diciassettino… evidente il richiamo alle nostre diciassette Contrade. A noi è piaciuto farlo. Ai lettori è stato gradito, almeno ci è parso, anche perché ultimamente viene richiesto perfino da Siena. Udite, udite, perché è meraviglioso: circa trenta senesi lo vogliono! Comunque, non temete, rimaniamo con i piedi per terra. Fedeli allo spirito del giornalino la “pro-prietà” non farà un’altra edizione straordinaria… non ci sono risorse economiche! Battute a parte, si ringrazia tutti quelli che hanno collaborato e tutti coloro che pazientemente lo hanno accettato e, speriamo, letto. La nostra prima intenzione è stata quella di divertire per sorridere cercando di attenuare la nostalgia di Siena e di Palio. “Chi dice Siena, dice Palio”, è un vecchio detto pubblicitario, e noi aggiungiamo: “Chi dice Palio, dice Contrade”, perché senza di esse non ci sarebbe il Palio. Leggendo un libro di Mauro Aurigi: “Il Palio (o della libertà)”, si intuisce che con la caduta della Repubblica, il 21 aprile 1555, e quindi la sparizione delle compagnie militari esistenti allora, il po-polo sopravvissuto al terribile assedio iniziò a trasformarle in quelle che sono poi diventate le nostre meravigliose diciassette Contrade. Si potrebbe anche dire: diciassette piccole città, diciassette patrie… diciassette stati indipendenti, diciassette entità sovrane e diverse. Anche: diciassette governi, diciassette parlamenti, diciassette repubbliche, diciassette rioni, diciassette bandiere, diciassette inni, diciassette oratori, diciassette sedi, diciassette società, diciassette stalle, diciassette musei. Diciassette giornali, diciassette canti. Qualcuno sostiene anche diciassette odori di rione diversi, diciassette confini, diciassette spazi ben riconosciuti, diciassette modi di fare e di dire, diciassette Feste Titolari, diciassette fontanine per i battesimi di Contrada, diciassette Motti, diciassette Arti e Corporazioni. Insomma tutto ciò che viene in mente, moltiplicato per diciassette. Diciassette popoli di contradaioli orgogliosi di evidenziare la propria appartenenza, sempre predi-sposti a scontrarsi, a combattere, a canzonarsi, ma uniti e solidari a difesa di una città: Siena.

Si – Si – Siena!!

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Aspettando il Palio Diciamoci la verità: siamo qui, in questa magnifica serata, contenti di rivedersi, ma con una gran voglia di Palio per niente saziata, escluso quei bu’oni che hanno vinto. Dover aspettare un lungo in-verno prima di poter di nuovo sentire il rullo dei tamburi, il fruscio delle bandiere, l’odore del tufo e dei cavalli, ci avvilisce un po’. Per tutti, l’inverno, freddo e piovoso: è triste! Per noi senesi lo è più che mai, perché la nostra città, la nostra vita di senesi e contradaioli, è fatta per il sole, per la luce, per i colori, i suoni. A Siena, si sta bene la notte d’estate, dopo una giornata passata dietro alla Contrada, appoggiati ai muri delle vecchie case, ad un colonnino di Piazza o di qualsivoglia posto, seduti sui gradini delle chiese, per le strade del rione, nei giardini di Contrada, a raccontare e cantare storie che non cambiano mai, anche se per noi sono sempre nuove. Certo, non è che le Contrade nell’inverno siano ferme, anzi, approfittando di feste di santi vari, ri-correnze varie, anniversari di vittorie, purghe scampate, festività, e tutto l’immaginabile, fanno in modo di richiamare i contradaioli a stare insieme. Anche noi, extra moenia, d’altronde s’approfitta di tutto pur di fare una scappata a Siena per annusare quell’aria che sa sempre un po’ di tufo anche lontano dal Palio. Si partecipa volentieri, contenti di stare in Contrada. Però, ammettiamolo, manca qualcosa… manca l’estate, il sole, la gente per strada, il chiacchericcio, la libertà di movimento che ci permette il periodo del Palio.

Curiosità sul cavallo Sapevate che l’occhio del cavallo è il più grande tra i mammiferi ed è in grado di captare ogni mo-vimento restando sempre all’erta. Il cavallo, di notte, ci vede perfettamente, quasi come un gatto, i suoi occhi stanno chiusi appena due, tre ore al giorno e possiede un’ottima memoria visiva e uditi-va. Respira solamente attraverso il naso. Dorme in piedi, riesce ad avere il controllo degli arti in qualsiasi momento, anche mentre riposa. Possiede sei sensi, il sesto gli permette di percepire situa-zioni insolite e pericolose, comunicano tra loro attraverso il senso dell’olfatto a causa delle ghiando-le che hanno sulla pelle. Il collo è il bilanciere naturale che serve per riequilibrarsi nei salti e negli spostamenti rapidi nella corsa. Il maschio ha 40 denti, la femmina 36. La FEI (federazione equestre internazionale) ha deciso che i cavalli clonati e i loro figli potranno concorrere nelle competizioni internazionali. Corriere della sera, del 10 luglio 2012 Considerazioni… Chissà se arriveranno al Palio anche i cloni di Panezio, magari montati da un clone di Aceto! Per il Mossiere si potrebbe fare un clone di Guido Guidarini, visto il suo record di 28 presenze! Per il cencio sarebbe gradito un clone di quelli del Marzi! Mah! L’anno 2050… sarà il Palio dei cloni ?!

Mortaletto Solo i senesi possono raccontare agli italiani che cos’è il Palio. Peccato che nessuno, nemmeno lo-ro, possa dire che cos’è l’emozione, lo spirito di fazione, l’ansia, l’amore per la Contrada, l’ango-scia dell’attesa, la trepidazione della corsa, il tripudio della vittoria, la pena e l’amarezza della sconfitta. Tutti sentimenti umani, facili a dire ma impossibile a scrivere. Piero Magi, già giornalista de La Nazione, “Il Palio dentro e fuori”, Bonechi Editore, 1996.

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Sono arrabbiato! A questo punto sono incavolato, anzi fortemente incazzato… Ce l’ho con tutti! Ce l’ho con i fantini, che comandano sempre di più. So’ diventati cavallai, allenatori, manager, por-tano alla tratta i cavalli che vogliono loro, pretendono una barcata di soldi, fanno come gli pare e poi noi, contradaioli, non si possono più tocca’… guai a tonfarli! Bei tempi quando prendevano due golini prima di monta’, e se dopo la carriera non ci erano piaciuti… gli riprendevano! Ce l’ho con chi sceglie i cavalli, col protocollo, con tutto quel baradan di prove, corse, allenamenti, visite, controlli… e poi sono belle malandati appena ti toccano in sorte. Avviene sempre più spesso, impedendo alle Contrade, e ai contradaioli, il sacrosanto diritto di correre il Palio. In questo caso, però, c’hanno colpa anche i Capitani… e qui mi fermo! Ce l’ho con chi gli dà i nomi ai cavalli. Impossibili da pronunciare, orrendi, incomprensibili, diffici-li da ricordare nel tempo. A leggerli sembra d’essere in un romanzo di fantascienza. Io penso che s’offendano pure loro a sentirsi addosso quelle strambe parole… vuoi vedere che qualcuno per di-spetto corre piano! Ce l’ho con chi fa quei drappelloni piuttosto bruttini e incomprensibili. Il cencio, secondo me, deve essere di facile lettura, va capito subito anche da chi, come chi scrive, mastica poco d’arte. Parecchi anni fa i pittori l’avevano capito, infatti, i Palii erano belli, colorati, con brillanti immagini e le figu-re delle Contrade erano perfette nei colori e negli stemmi. Spesso li realizzavano sempre i soliti arti-sti, ma piacevano a tutti. Certo che, anche chi decide l’assegnazione dell’incarico, ha le su’ belle colpe, dando l’impressione che si cerchi più il nome, la novità, la tendenza, invece dell’eleganza e della semplicità. Ce l’ho con i mossieri. Di loro ’unne posso più! Tutti belli in cravatta e giacca, provenienti dal mondo dell’ippica. “È uno starter man eccezionale… – si sente dire – è un grande dell’ippica”. Bei pirulini, ma niente di speciale, anzi, spesso ci fanno proprio incavolare. Io immagino un mossiere in mezze manica, braccia grosse e pelose come boschi, un vocione da orso che incute timore, con bar-ba lunga e pronto a rifilar golini a chi s’avvicina. Io gli darei anche il frustino, magari più nerboruto di quello dei fantini, col permesso di usarlo quando crede. Il Palio è una battaglia, non un gioco da salotto. Ma – domando – qualche nostro vecchio fantino sarebbe tanto peggio di questi damerini? Di sicuro conoscerebbe bene i cavalli e tutti i trucchi usati dai fantini. Nel lontano 1972/1973, tanto per fare un esempio, per tre Palii il mossiere fu un certo Giaocchino Calabrò, che tutti ricorderanno come “Rubacuori”, quell’ex fantino che corse una volta nella Pantera e quattro nel Drago vincendo-ci il leggendario Palio della Pace, le cronache del tempo ne parlarono molto bene. Infine ce l’ho con i cosiddetti “animalisti”… ma, con tutte le loro solite tiritere sul Palio, mi hanno stancato e non ne parlo più. Alla fine però, passata la rabbia... ma quant’è bello il nostro Palio!

Mortaletto

Quest’anno nessuna sanzione alle Contrade. Il Commissario Straordinario, Prefetto Enrico Laudanna – al quale sono attribuite le funzioni del Sindaco, della Giunta e del Consiglio Comunale di Siena – ha preso visione delle relazioni dei Deputati della Festa, relative ai Palii del 2 lu-glio e del 16 agosto 2012, procedendo alla scrupolosa valutazione dei contenuti di detti documenti, e relativi allegati, ai sensi delle prescrizioni in materia di penalità di cui al capitolo 8 del Regolamento del Palio. Al riguardo, il Commissario rende noto che – considerata (sulla base della documentazione sopra richiamata) l’insussi-stenza di condotte che, recando pregiudizio, o danno, alla preparazione, allo svolgimento o al decoro del Palio, compor-tino proposte di sanzioni a carico di Contrade e/o fantini – ha preso atto della regolarità di svolgimento di entrambe le Carriere. News del 12/10/2012 in OK SIENA – www.oksiena.it .

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C’è differenza tra ingerire cibo e mangiare! Sono stato invitato da un cuoco amico a partecipare ad una degustazione di piatti realizzati con la cucina molecolare. È un mangiare strano in uso ora… a’ tempi moderni! Ho assaggiato pietanze realizzate con l’uso dell’elio… gli spaghetti sferificati usando l’agar-agar, il burro elastico… gli gnocchi compressi... la verdura cristallizzata... il vino egocentrico… il gelato estemporaneo preparato al tavolo con l’aiuto dell’azoto liquido… dolci preparati con l’uso del vuo-to spinto. La cottura in lavastoviglie ???!!! Ammetto che niente era cattivo, ma che tristezza! Poi delle porzioni non più grandi di una susina, in certi piattoni ovali con tanti schizzi di roba colo-rata, che a me facevano venir freddo. Da l’impressione che si guardi più all’eleganza che alla sostanza e genuinità... sono piatti per chi non ha fame. Io, tornato a casa deluso, mi sono ricordato di un menù, che conservo da tempo, orga-nizzato dall’allora “Combriccola dell’unto”, un gruppo di amici-colleghi della Posta di Siena di cui faceva parte il babbo. Questi ogni tanto si ritrovavano nella cantina del “Il Giardino dei Tigli”, alla Lizza, gestito dallo zio Amedeo che partecipava di diritto, cucinava la zia Amelia, una cuoca ecce-zionale. Il menù scritto a mano spiegava anche a cosa serviva la portata:

1 - minestrina di brodo di gallina con pastina… pe’ aperitivo! 2 - gallina lessa con sottaceti e verdurine lesse… pe’ accomoda’! 3 - tagliatelle fatte in casa al sugo di conigliolo… pe’ spalanca’! 4 - coniglio in umido con spinaci… pe’ assapora’! 5 - arrosto vario con patate… pe’ gusta’! 6 - fagioli al fiasco con cipolline… pe’ rinfresca’! 7 - meline al forno irrorate con alchermes… pe’ dolcifica’! 8 - frittelle di riso, cantuccini e vin santo… pe’ sistema’! 9 - caffè in tazza e grappa di vinaccia… pe’ digeri’ e rutta’! Naturalmente vino del Chianti… a strafare!

Quando la sera tornava a casa, il babbo, era un po’ critico, e sempre con qualche macchia di unto addosso, però era allegro e ricordava per un bel pezzo la serata. Io sono tornato a casa ero vuoto e affamato e mi ricordo dell’esperienza con tristezza. Dico: «Unn’è più meglio continua’ a mangia all’anti’a?» !!!

Mortaletto

Anche nel nostro Gruppo c’è chi si diletta a scrivere in versi…

La gente fiera Ogni rintocco in lontananza mi sembra il Mangia che suona, il Campo tutto si colora di bandiere il tamburo segna il passo sui panneggi di eleganti alfieri e ogni popolo insieme con quel gioioso canto che si infonde in ogni strada prepara la lotta e la pugna.

16 Agosto Una volta usciti vivi dalle impreviste insidie del viottolo di “Beppe”, dei quattro è il rosa vincitore, l’esultanza conquista i Servi svanisce in un attimo l’attesa, e più nessuno pensa agli altri inconsciamente franati tra i materassi e il tufo.

Mario C. Merinas … ma a ogni poeta manca un verso, così gli amici dell’Onda non se l’abbiano a male se per il 2 luglio ’un ci son versi!

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UN C’È VERSO D’ ’UN FA’ VERSI… *

Vita da barbero In risposta a Fabrizio Rondolino, che dalle pagine di “Donna Moderna” effettua l’ennesimo attacco al Palio, “consi-gliando” ai senesi di mettersi al posto del cavallo.

O giù, proviamo a scambiassi la vita! Se il male è di chiappa’ qualche nerbata direi ci si pole sta’, si, ’un c’è partita. Si scorrazza pe’ tutta la giornata serviti e riveriti e ’unnè finita: ci s’ha una clinica specializzata ’ndò curano ogni ferita e un pensionato pell’età avanzata; e poi otto giorni all’anno in un resorte a cinque stelle, trattati coi guanti; du’ cecappe in omaggio e il piatto forte so’ le coccole, che ’un ti mancan mai. Fa’ il cavallo del Palio? Uh nini! In tanti E’ ci farebbero la firma, vai!

Silvia Golini

È tanto che… ’un esco A proposito del mancato inserimento del Palio di Siena nel patrimonio UNESCO

LA MINISTRA: “Stasera ’un esco, sto spaparanzata, mi fo una pizza a la vegetariana, uno yogurt, du’ foglie d’insalata, poi guardo la Colò... che vita sana!!” IL SENESE: “Stasera esco, che bella serata, per tutta la città c’è un’aria strana, Siena è festosa, allegra, imbandierata, le chiarine a palazzo, la Balzana!! Esco... ’un esco, fai come ti pare l’umanità è il più bel patrimonio, lascia che sia la gente a giudicare! Brambilla!! A te ti garba il pinzimonio, a me mi garba il Palio e ’un so fa’ senza! Se esco o ’un esco? Eh... c’è differenza!

* Dal libro: «’Un c’è verso d’‘un fa’ versi» a cura del Laboratorio del sonetto. Pascal Editrice, 2011.

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Hanno detto di noi Senesi (Pensieri raccolti qua e la) Qualcuno ha detto, non ricordo chi, però mi è rimasto in mente: “Il campanilismo è un prodotto che è stato inventato in Toscana per evitare l’appiattimento degli individui, la standardizzazione di città, paesi, e borghi”. È vero! In Toscana ce n’è per tutti: tra le città, tra paesi e anche fra casupole! Un’altro dice: “I senesi comunque in una cosa sono diversi da tutti: hanno la doppia cittadinanza, quella del Comune e quella della Contrada e in tutte due lo sono per tutta la vita, sia che abitino a Siena, nel rione di appartenenza, che lontano”. Anche questo è vero! Uno, nato in San Marco, e senese e appartiene per tutta la vita alla Chiocciola e per tutta la vita sarà avversario della Tartuca… e viceversa naturalmente! È vero anche che ci sono Contradaioli acquisiti, ma anche loro lo saranno per tutta la vita e ameran-no Siena come amano la loro città d’origine. Anche questo fenomeno singolare è bello, perché si di-stingue in loro, pur non essendo delle lastre, una senesità tutta particolare. Ne abbiamo uno proprio nel nostro Gruppo, quante volte gli abbiamo sentito dire: “Sono valdagnese per nascita, fiorentino per forza e senese per amore!”. In internet ho letto questa affermazione che mi sembra bellissima: “Soltanto i senesi contradaioli sanno cos’è il Palio. Tutti gli altri parlano e straparlano, qualcuno sforzandosi di capirlo se lo deve raccontare è costretto a far ricorso a molti sostantivi: fede, passio-ne, entusiasmo, patriottismo, campanilismo, fierezza, agonismo, libertà, indipendenza… e, natural-mente, manca sempre qualcosa. Mancano i difetti e le virtù dei senesi, mancano l’individualismo, lo spirito critico e polemico, manca l’irrequietezza sboccata e sediziosa, manca il misticismo, mancano la poesia e la tradizione, mancano la spontaneità e la fedeltà alle radici, mancano gli umori segreti della città, manca la splendida e santa follia che è l’amor di Contrada”. Un contradaiolo mi ha detto: “Il Palio comincia quando uno nasce, continua giorno per giorno, anno per anno, lungo l’intero corso della vita, e si conclude soltanto quando uno è costretto ad abbando-nare il bel paradiso collinare per andare a raggiungere quell’altro Paradiso dove troverà Santa Cate-rina e gli altri Santi protettori delle Contrade, o magari il purgatorio dove si purifica Provenzano Silvani, o forse l’inferno dove sconta i suoi peccati di gola Lano della Brigata Spendereccia. E non è detto che anche nell’aldilà non si metta a dir bene della Lupa e male dell’Istrice!”.

Mortaletto

Trentatre Dice il dottore: dica trentatre,

quand’appoggia la mano su la schiena e con quel tocco a volte pol sape’

se c’è qualcosa e se lo sente appena

T’ascolta bene per capi’ se c’è qualche malanno. Stamattina a Siena

so’ trentatre cavalli, spero che ’un facciano a la tratta solo scena,

ma stiamo bene attenti per capire se hanno difetti oppure se so’ sani e che troppo un si lascino influire

da’ signori fantini, i capitani. Ora comandan loro e l’avvenire

di questo palio sta ne le su’ mani.

Beppe Pallini, 13 agosto 2012 http://www.ilpalio.org/sonetti_pallini.htm

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La Fuga in Egitto. Appunti di una restauratrice nella Cappella del Voto. Giovan Pietro Bellori, biografo del pittore Carlo Maratti detto il Maratta (Camerano 1625 – Roma 1713), scrive: “continuava il Papa la sua grazia verso Carlo, onde gli commesse due tavole d’altare (sic) per la sontuosa Cappella del Duomo della città di Siena, la Visitazione di Santa Eli-sabetta e la Fuga in Egitto”. Si tratta di due tele localizzate nella Cappella del Voto, dedicata alla sacra e venerata immagine della Madonna della vittoria senese sui fiorentini nella battaglia di Mon-taperti nel 1260, situata all’inizio del transetto destro del Duomo di Siena e iniziata per volere di Papa Alessandro VII (il senese Fabio Chigi) nel 1661 su progetto dell’architetto senese Benedetto Giovannelli, nella forma di un piccolo santuario di forma cilindrica e sormontato da una scintillante Cupola rivestita d’oro. Dai documenti dell’archivio Chigi, si ricava che i due grandi dipinti furono eseguiti dal Maratta a Roma dal 1661 al 1664, anno in cui vennero inviati a Siena e collocati al cen-tro delle pareti destra e sinistra della Cappella del Voto. La tela raffigurante la Fuga in Egitto venne installata al centro della parete destra fra le nicchie con le statue di San Girolamo e Santa Caterina del Bernini. Ma già nel 1681 il dipinto versava in precarie condizioni, forse dovute al suo alloggia-mento nella parete confinante col muro esterno della Cappella e pertanto più esposta ai danni causa-ti dall’umidità. A causa di ciò il Principe Sigismondo Chigi la fece togliere dalla Cappella e ricove-rare a Roma. Altri documenti dell’archivio Chigi riferiscono altresì di una copia in mosaico della tela eseguita a Roma a spese del Principe Sigismondo, nell’Officina Romana del Vaticano da Gio-vanni Battista Ponfreni, negli anni 1781 – 1792, come risulta dai pagamenti e, successivamente tra-sportata e collocata nella Cappella del Voto, sempre nel 1792, a sostituzione della tela del Maratta.

Ed è proprio il mosaico di Giovan Battista Ponfreni che nella fredda e umida mattina del 14 ottobre 2009 ho ammirato estasiata entrando in punta di piedi in questo scrigno prezioso che è la Cappella del Voto, in occasione di un sopralluogo con altri colleghi restauratori in vista di un restauro totale della stessa (gennaio 2010 – aprile 2011). Ed è stata una emozione, che del resto si rinnova sempre per me ad ogni restauro, quando, dopo i primi saggi di pulitura è affiorato gradualmente il colore o-riginale delle paste vitree accostate fra loro in una gamma di nuances pastello per gli incarnati e di tinte brune per il fondo paesaggistico. Tutto ciò a testimonianza che nel 1700 la tecnica del mosaico si fa sempre più pittorica, mediante l’utilizzo di tessere di piccole dimensioni nonché variabili nella forma, per meglio sottolineare ed esprimere il ductus del contorno delle figure, tanto che solo ad una visione ravvicinata si scopre essere un mosaico. Ma la magia e l’incanto non si esauriscono con il contatto quotidiano con il prezioso manufatto, bensì si esaltano e si completano con la frequenta-zione di un luogo sacro e venerando, permeato di gesti e riti giornalieri come la preghiera o la cura e la passione che il sagrestano Giovanni mette nel suo impegno di sempre o la sincera e innata genti-lezza del personale di sorveglianza e del clero. Il restauro è lento, accurato, minuzioso, attento nel ridonare splendore, luce e nitore alla superficie musiva. C’è anche un intervento di consolidamento da attuare con tocco leggero ma preciso e tutto questo impegna la mia mente e le mie giornate a Siena. Un giorno, curiosa di scoprire qual cosa di più sul mosaico che sto restaurando, dopo una ac-curata ricerca d’archivio, scopro che prima di me un altro restauratore ha lavorato nella Cappella, insieme ad altri, dopo il terribile terremoto che colpì Siena nel 1798. Dunque leggo e rileggo per es-serne sicura: “io Antonio Antonelli restau.to MDCCIIC” e ancora “io Antonio Antonelli detto Chia-pi restaurai 1798”. Penso subito: un caso? Una fatalità? Del resto si sa, a Siena queste coincidenze sono di casa.

Elisabetta Antonelli

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Un ricordo di Don Massimo. Don Massimo Begliuomini ci ha lasciato. Forse non possiamo ricordarlo come il capofila dei

Senesi Extra Moenia in Firenze, ma cofondatore senz’altro sì! Di babbo senese e mamma fiorentina, anzi sanfredianina, era nato nel 1956 a Firenze; per la

precisione in piazza della passera, come lui amava precisare. «Mio padre – ha raccontato – mise sotto il letto al momento del parto la terra di Salicotto che

aveva portato da Siena. Era una tradizione da rispettare per farmi nascere in qualche modo nella Torre, verso la quale mi ha trasmesso un grande amore». Ovvio il suo “battesimo” nella Torre.

Torraiolo infiammato dunque, però è proprio grazie alla sua disponibilità se dal 1989 ha avuto una sede la nostra “associazione diciassettina” di contradaioli tra loro odiosissimi amici e/o amatis-simi rivali. I veterani del Gruppo ricorderanno certamente i primi incontri per merende, cenini e riunioni organizzative che avvenivano nella sua canonica, quando era Vicario di Santa Maria a No-voli. E, se a Siena tutti si ricordano del singolare Prete Bani per l’attaccamento alla propria Contra-da, a Novoli in molti rammenteranno la passione di don Massimo per la sua Torre, tanto che non ci-tava mai il nome di Santa Caterina da Siena, essendo questa la patrona dell’avversaria Oca. Di que-sta sua estrosità, oltre al suo preposto sceso a pacifica rassegnazione, ne sanno qualcosa quei nostri amici ocaioli, suoi parrocchiani, quando la figlia di uno di loro doveva sposarsi… don Massimo li costrinse a comprare una bandiera della Torre da esporre accanto alla loro dell’Oca in chiesa duran-te la cerimonia, pena la non celebrazione del matrimonio se non l’avessero fatto!

Purtroppo, con l’arrivo e l’evoluzione della sua malattia, non è stato più possibile proseguire le nostre iniziative eno-gastro-ludiche presso quegli ambienti parrocchiali.

Enzo lo ricorda giovanissimo, quando insieme sfilavano nel Corteo della Repubblica Fiorenti-na, sempre con la sua allegria necessaria in certi momenti di convivenza. Rimasta epica la trasferta ad Agrigento, per la rassegna del “Mandorlo in Fiore” nel 1980, condividendo la camera d’albergo.

Enzo e Mario, prima della sua vocazione, lo hanno avuto collega di lavoro presso l’Opera del Duomo e possono testimoniare la sua capacità di spaziare tra il sacro e il profano. Serio nel suo in-carico di sacrestano e infinitamente allegro fuori dal servizio, tanto da permettersi ironiche battute nei confronti di qualche personaggio in veste talare che, secondo lui, “usciva dal seminato”. La sua sanfradianità emergeva sempre nelle tipiche espressioni, talvolta critiche, talvolta in apprezzamen-to, verso fatti quotidiani riportati dalle cronache dei giornali, ma anche… dei fondo-schiena di certe visitatrici della Cattedrale.

Tutti lo avremo presente come il nostro primo Correttore, che per noi celebrava la Messa per la Festa di Sant’Ansano, il 1° dicembre. Anche questo era un momento del nostro stare insieme.

Ora che don Massimo convive con il Prete Bani (per l’appunto dall’Oca) e con tutti i Santi se-nesi – come suggerito dal Gori al suo funerale – lo supplichiamo di non litigare con Santa Caterina!

Cupolone e Merinas Ci è sembrato doveroso questo ricordo nei confronti di un amico che è stato un punto di riferimento per il nostro Gruppo.

Don Massimo Begliuomini

A 2 giugno 1956 – Ω 17 luglio 2012 Assunto come sacrestano all’Opera di S. Maria del Fiore nel 1979, entrerà in seminario nel 1983.

Ordinato presbitero il 31 marzo 1988. Sacerdote in Santa Maria a Novoli dal 1989: prima come Vicario parrocchiale, poi Parroco dal 17 dicembre 1994.

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Il giornale dei Senesi Extra Moenia – № 20

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2012 ● “Nonno archivio” racconta che …

40 anni fa, un Palio senza prove. Per il Palio straordinario del 17 settembre 1972, corso per celebrare il 500° anniversario del Monte dei Paschi, per la prima volta nella storia, non fu disputata nemmeno una prova causa pioggia.

60 anni fa, un fantino corre senza essere segnato in Comune. Al Palio del 16 agosto 1952 partecipavano anche il Bruco con Boccaccia su Miramare e la Chioc-ciola con Falchetto su Bruna che, oltre ad essere una brenna di suo, si era anche azzoppata ad una prova. Le speranze di vittoria dei Chiocciolini erano dunque nulle, mentre quelle del Brucaioli era-no assolutamente legittime. Ma, per una caduta da cavallo nell’ingresso ai canapi, Boccaccia non era nelle condizioni di riprendere il Palio e si imponeva una decisione coraggiosa, l’esclusione del Bruco dalla corsa. La sfida alla pazienza brucaiola fu subito giudicata da molti, e soprattutto dai tu-tori dell’ordine, una sfida persa in partenza. Fu il Capitano della Chiocciola a lanciare la ciambella di salvataggio, offrendo al Bruco il proprio fantino. All’epoca il Regolamento del Palio non com-prendeva il divieto alle Contrade di cambiare il fantino dopo la rassegna della mattina del Palio. A onor del vero il divieto era implicito nella norma, ma non prevalse sulla urgenza di respingere la minaccia di un sollevamento brucaiolo, che era già visibilmente nell’aria. Fu un Commissario di P.S., malgrado le timide obbiezioni dei Deputati della Festa e le proteste di alcuni Capitani, ad as-sumersi la responsabilità di autorizzare la sostituzione. Falchetto passò dalla Chiocciola al Bruco e sul cavallo della Chiocciola andò Ganascia che si trovava nel palco vicino alla Mossa come spetta-tore. Così c’era Ganascia in pantaloni borghesi ed il giubbetto della Chiocciola e Falchetto con i pantaloni della Chiocciola ed il giubbetto del Bruco. In seguito i Senesi sanzionarono l’invadenza di quel Commissario di P.S. attribuendogli la inverosimile frase “il fantino della lumaca salga sul ca-vallo del verme”, per additarlo al ludibrio dei posteri come il più eretico comprimario mai capitato sulla scena del Palio. Questo Palio segna sicuramente una svolta nella storia infinita della Festa. È per i convulsi accani-menti di questa corsa, infatti, che si deve la creazione dell’ultimo comma dell’art. 58 del Regola-mento, quello che vieta il cambio del fantino dopo la segnatura ufficiale.

70 anni fa, il primo inno ufficiale di una Contrada. È stata la Chiocciola la prima Contrada, nel 1942, a dotarsi di un proprio inno ufficiale.

80 anni fa, il primo Numero unico. È stata la Contrada del Nicchio, vincitrice del Palio del 16 agosto 1932, a far stampare per la prima volta un libretto detto NUMERO UNICO. In questa occasione dal titolo: “Nerbo sciolto”.

140 anni fa, i fantini “colorati” anche alle prove. Fino al 1872 i fantini per le prove correvano con il giubbetto bianco e soltanto il berretto portava i colori della Contrada.

180 anni fa, un provvedimento davvero severo. Nel Palio del 16 agosto 1832, il fantino dell’Aquila, tal Giuseppe Morandini detto Bugher, trattenne vistosamente quello della Selva prima che il canape fosse calato. Fu quindi condannato ad otto giorni di carcere ed all’esilio perpetuo dal Vicariato Senese.

Da una ricerca del “Bruco d’archivio”

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1996 – 2012 • 17 anni del “Colonnino”.

C’è sempre una prima volta IL COLONNINO esce per la prima volta nel 1996, e al nostro “redattore maniaco delle statistiche” piace elencare le diciassette Contrade nell’ordine della prima vittoria… in questi diciassette anni!

Dal 2 luglio 1996 al 16 agosto 2012 ● 35 Palii (34 ordinari e 1 straordinario). Contrada La prima volta

dal 1996 Vittorie successive Totale

Oca 2 luglio 1996 Luglio 1998 – Luglio 1999 – Luglio 2007 – Luglio 2011 5 Bruco 16 agosto 1996 Agosto 2003 – Luglio 2005 – Agosto 2008 4 Giraffa 3 luglio 1997 Agosto 1997 – Luglio 2004 – Agosto 2011 4 Nicchio 16 agosto 1998 1 Chiocciola 16 agosto 1999 1 Istrice 2 luglio 2000 Luglio 2002 – Luglio 2008 3 Leocorno 16 agosto 2000 Luglio 2001 – Agosto 2007 3 Selva 9 settembre 2000 Luglio 2003 – Agosto 2006 – Agosto 2010 4 Drago 16 agosto 2001 1 Tartuca 16 agosto 2002 Agosto 2004 – Luglio 2009 – Agosto 2010 4 Torre 16 agosto 2005 1 Pantera 2 luglio 2006 1 Civetta 16 agosto 2009 1 Onda 2 luglio 2012 1 Valdimontone 16 agosto 2012 1 Aquila - - Lupa - - Le date in corsivo indicano una vittoria con il cavallo scosso.

Da sottolineare che, in questo periodo … … l’Oca è stata la più bucona, con 5 Palii vinti; … la Giraffa ha fatto Cappotto nel 1997; … il Leocorno ha vinto due Palii ordinari consecutivi: 16 agosto 2000 e 2 luglio 2001; … la Selva ha vinto il Palio straordinario del 9 settembre 2000, per il nuovo Millennio; … l’Aquila e la Lupa… beh, sicuramente in futuro avranno periodi migliori !!! … I passaggi della cuffia Contrada non vinceva dal passa la cuffia il anni da nonna Bruco ..........................................2 luglio 1955..................... 16 agosto 1996 ............. 41 ............. 16 Torre........................................16 agosto 1961..................... 16 agosto 2005 ............. 44 ............... 9 Civetta ........................................4 luglio 1979..................... 16 agosto 2009 ............. 30 ............... 4 Lupa ...........................................2 luglio 1989........................................... ? Dati aggiornati al Palio del 16 agosto 2012

Lo Statistico!

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Il giornale dei Senesi Extra Moenia – № 20

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2012 ● Quest’anno è andata così …

Contrada Vincitrice del …

Onda

Palio di Provenzano ● lunedì 2 luglio Dedicato a San Francesco d’Assisi nel VII centenario della sua venuta a Siena. Drappellone dipinto da Claudio Carli. Partecipano d’obbligo: Onda, Giraffa, Leocorno, Selva, Aquila, Nicchio. Per estrazione: Chiocciola, Drago, Tartuca, Bruco. Estratte 6 Contrade per sostituire la Torre squalificata e l’Istrice e la Lupa estratte sotto squalifica.

Fantino: Luigi Bruschelli detto Trecciolino – 13° Palio vinto su 41 corsi. Cavallo: Ivanov – 1° Palio vinto su 3 corsi. La Chiocciola non corre per “problemi” all’anteriore destro del cavallo. La Tartuca non corre per “problemi” all’anteriore sinistro del cavallo.

Valdimontone

Palio dell’ Assunta ● giovedì 16 agosto Drappellone dipinto da Francesco Clemente. Partecipano d’obbligo: Civetta, Selva, Tartuca, Onda, Drago, Valdimontone. Per estrazione: Leocorno, Istrice, Pantera, Giraffa. Estratte 4 Contrade per sostituite l’Oca squalificata.

Fantino: Jonathan Bartoletti detto Scompiglio – 2° Palio vinto su 10 corsi. Cavallo: Lo Specialista – 1° vinto su 4 corsi.

Lupa

Masgalano Premio per il contegno della Comparsa e l’abilità di alfieri e tamburino nei due Pali ordinari. Autore: Studenti del Liceo artistico “Duccio di Boninsegna” di Siena. Offerto da: Società delle Contrade.

Istrice Minimasgalano

37a Manifestazione per giovani alfieri e tamburini. Dal 1975 ideata e organizzata dalla Torre. Autore: Lara Mumenthaler, del Liceo artistico “Duccio di Boninsegna”. Offerto da: Ragazzi dell’Oratorio di Via del Sole.

Curiosità: Quest’anno, a luglio, sono state estratte 6 Contrade, invece delle normali 3. Era già accaduto… il 2 luglio 1998, per la squalifica dell’Aquila e la sostituzione della Chiocciola e della Tartuca estratte sotto squalifica; il 2 luglio 1991, per la squalifica del Bruco e del Drago e la sostituzione dell’Oca estratta sotto squalifica. Queste le 7 Contrade che correranno di diritto/obbligo nel 2013: 2 luglio, Palio di Provenzano Civetta, Istrice, Lupa, Oca, Pantera, Torre, Valdimontone. 16 agosto, Palio dell’Assunta Aquila, Bruco, Chiocciola, Lupa, Nicchio, Oca, Torre.

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Le Contrade sono 17, tra loro odiosissime amiche e/o amatissime rivali…

Dal “biberon” alla “cuffia”.

La Contrada non vince dal

1) Valdimontone ............................................... 16 agosto 2012 2) Onda..................................................................2 luglio 2012 3) Giraffa .......................................................... 16 agosto 2011 4) Oca ...................................................................2 luglio 2011 5) Tartuca ........................................................ 16 agosto 2010 6) Selva .................................................................2 luglio 2010 7) Civetta .......................................................... 16 agosto 2009 8) Bruco ............................................................ 16 agosto 2008 9) Istrice .................................................................2 luglio 2008 10) Leocorno ...................................................... 16 agosto 2007 11) Pantera ..............................................................2 luglio 2006 12) Torre ............................................................. 16 agosto 2005 13) Drago............................................................ 16 agosto 2001 14) Chiocciola..................................................... 16 agosto 1999 15) Nicchio.......................................................... 16 agosto 1998 16) Aquila.................................................................2 luglio 1992 17) Lupa...................................................................2 luglio 1989

… e trionfa immortale!

• № 20 / 2012 Dal 1996 il non periodico ideato e coordinato da Lorenzo De Stefani, contradaiolo della Chiocciola. Realizzato in proprio dall’associazione dei Senesi Extra Moenia, in attività a Firenze dal 1988. Hanno collaborato in questo numero: Enzo Venuti, del Bruco; Mario Mureddu, dell’Istrice; Elisabetta Antonelli, della Civetta. I disegni (con il copia-incolla) sono stati “presi in prestito” da altre pubblicazioni … si ringrazia per la “gentile collaborazione”. Per il prossimo numero tutti possono contribuire con proposte di ogni genere, purché di cultura senese. Per contatti: [email protected]