16 ottobre e 6 novembre 2013. Definizione di BES; Impatto legale della direttiva; La costruzione del...
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BES: UNA DEFINIZIONE…BES: UNA DEFINIZIONE…
Il Bisogno Educativo Speciale è una qualsiasi
difficoltà evolutiva, in ambito educativo ed
apprendivo, che consiste in un funzionamento
(frutto dell’interrelazione reciproca tra i setti
ambiti della salute secondo il modello ICF e
dell’OMS) problematico anche per il soggetto, in
termini di danno, ostacolo o stigma sociale
indipendentemente dall’eziologia, e che necessita
di educazione speciale individualizzata.
BES: la soglia tra funzionamento BES: la soglia tra funzionamento
normale e problematiconormale e problematico..
L’insegnante e il genitore “sentono” attraverso il
loro disagio una problematicità di apprendimento
e di sviluppo nel bambino ma questo non è
sufficiente per giudicare come realmente
problematico il funzionamento apprendivo-
educativo del soggetto.
La valutazione di bisogno educativo speciale deve
difendere il bambino tanto da un eccesso di
preoccupazione (iperprotezione) quanto da una
scarsa preoccupazione.
BES: la soglia tra funzionamento BES: la soglia tra funzionamento
normale e problematiconormale e problematico.. Ma allora come passare da una sensazione
soggettiva di disagio ad una valutazione quanto
più possibile oggettiva?
DANNO effettivamente vissuto dall’alunno e
prodotto su altri, alunni o adulti, rispetto alla
sua integrità attuale fisica, psicologica e
relazionale (autolesionismo, disturbi del
comportamento gravi, disturbi emozionali gravi
ecc.).
BES: la soglia tra funzionamentoBES: la soglia tra funzionamento
normale e problematico normale e problematico..OSTACOLO danno non è osservabile in modo chiaro
assumendo come criterio quello dell’ostacolo. La
difficoltà non danneggia nel presente il bambino ma lo
pone in condizione di svantaggio nelle successive fasi
evolutive (es. deficit del linguaggio o
dell’apprendimento lieve.
STIGMA SOCIALE il bambino attraverso il suo scarso
funzionamento educativo- apprendivo sta peggiorando
la sua immagine sociale e sta costruendo ulteriori
processi di stigmatizzazione.
DIDATTICA SPECIALE = DIDATTICA DI
QUALITÀ
«Un’integrazione di qualità ha bisogno di una didattica di qualità. La didattica è l’insegnamento, cioè le prassi che pervadono l’ambiente scuola, sia in verticale che in orizzontale, con i docenti e tra gli alunni.La didattica è la normalità dell’operare finalizzato allo sviluppo dicapacità e competenze utili, nel contesto di una relazione di aiutoprofonda e significativa con chi apprende. La didattica è anche puntare a un obiettivo di crescita, avere a cuore lo sviluppo dell’alunno, programmare, agire e valutare (anche severamente) la propria azione didattica e le azioni di chi apprende.
(D. Ianes, Didattica speciale per l’integrazione. Erickson, 2005 – II edizione)
DIDATTICA SPECIALE = DIDATTICA DI
QUALITÀ
L’integrazione di qualità passa attraverso la qualificazione della didattica: la didattica quotidiana è sempre speciale, nella misura in cui ogni individuo ha dei bisogni speciali.
LE QUATTRO COORDINATE DELLA “DIDATTICA DI LE QUATTRO COORDINATE DELLA “DIDATTICA DI
QUALITA’”QUALITA’”
Nord:Riconoscimento delle differenze e conoscenza dei
bisogni educativi speciali
Didattica di qualità
Sud:Efficacia relazionale e cognitiva
Ovest:Collaborazione tra i compagni di classe
Est:Progettualità
individualizzatae aperta alla vita
adulta
LA “DIDATTICA DI QUALITA’”….verso l’INCLUSIONELA “DIDATTICA DI QUALITA’”….verso l’INCLUSIONE
INTEGRAZIONEFare spazio alla persona con disabilità all’interno del contesto scolastico.
Paradigma assimilazionista:adattamento del disabile a un’organizzazione scolastica strutturata fondamentalmente in funzione di normalità.Il successo è misurato dal grado di normalizzazione.
INCLUSIONEÈ ciò che avviene quando ognuno sente di essere apprezzato e che la sua partecipazione è gradita .
Affermare le differenze; metterle al centro dell’azione educativa.Rappresenta un processo; la capacità di fornire una cornice dentro cui gli alunni possono essere ugualmente valorizzati, trattati con rispetto e forniti di opportunità. Fabio Dovigo, INDEX per
l’inclusione
CRISI DEL CONCETTO DI OMOGENEITA’!
La politica dell’Inclusione scolastica in ItaliaLa politica dell’Inclusione scolastica in ItaliaL’Italia è stata tra i primi paesi a scegliere la via dell’integrazione degli alunni con disabilità in scuole e classi regolari•Pre anni ’60: dall’esclusione alla medicalizzazione•Anni ’60 – metà anni 70: dalla medicalizzazione all’inserimento•Metà anni ’70 – anni ’90: dall’inserimento all’integrazione•Nel 2000 con la legge 62 viene sancito il diritto all’integrazione degli alunni disabili anche nelle sezioni e classi delle scuole paritarie.
L’iter normativo viene considerato concluso fino a quando le prassi affermatesi in Europa e nei paesi anglossassoni fanno osservare all’Italia che aveva realizzato una normativa sull’inclusione generalizzata.
L’Agenzia Europea…L’Agenzia Europea…Nel 1996 viene fondata l’Agenzia Europea per lo Sviluppo dell’Istruzione degli Alunni Disabili con l’intento di rafforzare la collaborazione tra diversi stati europei nell’area dell’istruzione speciale e promuovere l’adozione di numerosi programmi comunitari specifici per gli alunni disabili e i professionisti e i docenti del settore.
L’Agenzia EuropeaNovembre 2003 - l'Agenzia Europea, in una delle sue analisi delle tendenze inclusive dei sistemi scolastici di diciotto Paesi europei, confronta le varie prassi scolastiche e le varie normative di riferimento, attribuendo un approccio inclusivo totale a Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Svezia, Islanda e Norvegia, e conclude in questo modo:In quasi tutti questi Paesi il concetto di Bisogno Educativo Speciale è nell'agenda.Sempre più persone sono convinte che l'approccio medico dovrebbe essere sostituito con uno più educativo: il focus centrale si è spostato sulle conseguenze della disabilità per l'educazione. Però, allo stesso tempo è chiaro che questo approccio è molto complesso e i Paesi stanno discutendo delle implicazioni pratiche di questa filosofia». (Meijer, 2003)
L’Agenzia Europea…
Nel 2009 l’Agenzia pubblica un altro rapporto, il cui scopo è mettere in evidenza alcune raccomandazioni legate agli aspetti centrali delle politiche scolastiche che sono efficaci nella promozione dell’inclusione di studenti in situazione di handicap nelle classi comuni obbligatorie.
Il primo rapporto della serie Principi Guida è stato pubblicato dall’Agenzia nel 2003 e si è basato sul lavoro svolto dall’Agenzia fino al 2003.
«Obiettivo dell’integrazione scolastica è ampliare l’accesso all’istruzione e promuovere la piena partecipazione e le opportunità educative di tutti gli studenti suscettibili di esclusione al fine di realizzare il loro potenziale».
Nel 2009 con la pubblicazione «Indicatori dell’integrazione scolastica», l’Agenzia evidenzia la tendenza europea di scegliere politiche scolastiche che migliorano l’inserimento degli alunni e degli studenti in situazione di handicap, offrendo ai docenti diverse tipologie di sostegno alla didattica in forma di personale di staff aggiunto, materiali didattici, formazione in servizio e strumentazione tecnica.
L’Agenzia Europea…
Nel 2006….altro importante documento dove vengono affrontati i seguenti argomenti:-L’integrazione scolastica e la didattica nell’istruzione secondaria-L’accesso all’istruzione post-secondaria per i studenti disabili. -Il passaggio dalla scuola al mondo del lavoro.
L’Agenzia Europea…
Influssi internazionali…Influssi internazionali…Nel 1997, l'UNESCO cerca di definire il Bisogno Educativo Speciale con un concetto più esteso di quello che veniva tradizionalmente incluso nelle categorie di Disabilità , per coprire quegli alunni che andavano male a scuola e che vivevano situazioni non favorevoli ad uno sviluppo armonioso.
Nel 2001, lo Special Educational Needs and Disability Act del Regno Unito e il relativo Code of Practice specificano i bisogni del bambino, raggruppandoli nelle seguenti aree: - comunicazione e interazione, - cognizione e apprendimento, - sviluppo del comportamento, - emozione e socialità, - attività sensoriale e fisica. Sulla base di questa ripartizione dei bisogni vengono meglio specificati i Bisogni Educativi Speciali:(…) Si trovano difficoltà di apprendimento, generale e specifiche, difficoltàcomportamentali, emozionali e sociali, difficoltà di comunicazione e di interazione, difficoltà di linguaggio, disturbo dello spettro autistico, difficoltà sensoriali e fisiche, minorazioni uditive, minorazioni visive, difficoltà fisiche e mediche. (Department for Education and Skills, 2001)
L’evoluzione della normativa
inclusivaLo stimolo europeo promuove In Italia un maggiore interesse rispetto ai vari ambiti della cultura inclusiva. L’apertura alla nuova cultura viene promossa:
-dai contributi pedagogici di Andrea Canevaro (antesignano della cultura inclusiva italiana 1997);
-dall’ingresso di alunni stranieri nelle scuole italiane;
-dalle ricerche del neuropsichiatra infantile Gabriel Levi sui ritardi nell’affrontare situazioni di difficoltà di bambini che, senza un’individuazione precoce, potevano degenerare in vere e proprie disabilità;
-dai contributi del prof. Giacomo Stella che con l’associazione Italiana per la dislessia ha insistito sulla necessità di trovare soluzioni didattiche per gli alunni con DSA.
-dagli studi e ricerche del prof. Renzo Vianello sugli effetti positivi dell’inclusione scolastica negli alunni con disabilità e con altri disturbi rispetto ai coetanei frequentanti, all’estero, le scuole speciali.
Un’altra forza che ha spinto verso una direzione inclusiva è la diffusione forte e convinta che il modello ICF dell’OMS ha avuto e ha tuttora in Italia. In particolare, la traduzione italiana delle regole di ICF – sostenuta dal prof. Dario Ianes, il quale, attraverso degli studi sulla possibile inclusione di alunni con svantaggio e disagio, ha formulato delle ipotesi di funzionamento dell’organismo umano tenendo conto dei principi di approccio bio-psico-sociali che puntano sull’incisività delle situazioni ambientali, culturali, sociali che condizionano fortemente la realizzazione dell’inclusione.
L’evoluzione della normativa inclusiva
-Il 20 marzo 2008 viene siglata l'Intesa Stato-Regioni, che prevede per la prima volta a chiare lettere l’uso di ICF come modello antropologico su cui fare la diagnosi funzionale per la presa in carico globale dell’alunno con disabilità.
-Il 24 febbraio 2009 con la legge 18 l’Italia fa propria ufficialmente l’impostazione dell’ ICF e ratifica la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità approvata nel dicembre del 2006 a New York.
L’evoluzione della normativa inclusiva
BES E ICF
Strutture corporee
Condizioni fisiche
Attività personali
Partecipazione sociale
Contesto ambientale
Contesto personale
Funzioni corporee
Bisogni Educativi Speciali daBisogni Educativi Speciali da“CONDIZIONI FISICHE ” “CONDIZIONI FISICHE ”
difficili :difficili :
• ospedalizzazioni• malattie acute/croniche (diabete, allergie, ecc.)• lesioni• fragilità• anomalie cromosomiche• ecc.
Bisogni Educativi Speciali daBisogni Educativi Speciali daostacoli presenti nei “FATTORI ostacoli presenti nei “FATTORI CONTESTUALI AMBIENTALI” CONTESTUALI AMBIENTALI” ::
• famiglia problematica• pregiudizi ed ostilità culturali• difficoltà socioeconomiche• ambienti deprivati/devianti• scarsità di servizi• scarsa preparazione/disponibilità degliinsegnanti
Bisogni Educativi Speciali daBisogni Educativi Speciali daostacoli presenti nei “FATTORI ostacoli presenti nei “FATTORI CONTESTUALI PERSONALI” :CONTESTUALI PERSONALI” :
• problemi emozionali e comportamentali• scarsa autostima• scarsa autoefficacia• stili attributivi distorti• scarsa motivazione• scarsa curiosità• difficoltà nell’identità e nel progetto di Sé
Bisogni Educativi Speciali da Bisogni Educativi Speciali da menomazionimenomazioni
nelle “ STRUTTURE CORPOREE nelle “ STRUTTURE CORPOREE ” :” :
• mancanza di arti• di altre parti anatomiche• altre anomalie strutturali
Bisogni Educativi Speciali da Bisogni Educativi Speciali da deficit nelle “ FUNZIONI deficit nelle “ FUNZIONI
CORPOREE ”:CORPOREE ”:
• difficoltà cognitive (attenzione, memoria, ecc.)
• difficoltà sensoriali• difficoltà motorie
Bisogni Educativi Speciali da Bisogni Educativi Speciali da difficoltà nelle “ATTIVITA’ difficoltà nelle “ATTIVITA’ PERSONALI”, cioè scarse PERSONALI”, cioè scarse
capacità di:capacità di:
• apprendimento• applicazione delle conoscenze• pianificazione delle azioni• autoregolazione• comunicazione/linguaggi• interazione/relazione• autonomia personale/sociale
Bisogni Educativi Speciali da Bisogni Educativi Speciali da difficoltà o ostacoli nelladifficoltà o ostacoli nella
“PARTECIPAZIONE “PARTECIPAZIONE SOCIALE”:SOCIALE”:
• difficoltà nel rivestire i vari ruoli nei contesti dell’istruzione(integrazione nelle attività scolastiche)• difficoltà nel rivestire i vari ruoli nei contesti della vita extrascolastica e di comunità
Bisogni Educativi Speciali: Bisogni Educativi Speciali:
capacità e performancecapacità e performance
CAPACITA’: abilità di eseguire un compito o un’azione senza l’influsso, positivo o negativo, di fattori contestuali ambientali e/o personali.PERFORMANCE: abilità di eseguire un compito o un’azione con l’influsso, positivo o negativo, di fattori contestuali ambientali e/o personali.
Bisogni Educativi Speciali: Bisogni Educativi Speciali:
capacità e performancecapacità e performance
L’evoluzione della normativa inclusivaL’evoluzione della normativa inclusivaUn'altra testimonianza della forza del trend di riconoscimento dei Bisogni Educativi Speciali è la Legge provinciale n. 5 del 7 agosto 2006, «Sistema educativo di istruzione e formazione del Trentino», e il successivo Regolamento del 2008. Si tratta di una riforma complessiva della Scuola di questa Provincia, che parla esplicitamente di alunni con Bisogni Educativi Speciali, sostenendo di: «attivare servizi e iniziative per il sostegno e l’integrazione degli alunni con bisogni educativi speciali, derivanti da disabilità, da disturbi e da difficoltà di apprendimento ovvero da situazioni di svantaggio determinate da particolari condizioni sociali o ambientali» (L. 5/2006 art. 2, comma 1, lettera h).
Trento insegna… “in autonomia”
La scuola trentina cerca di diventare sempre più inclusiva e lo fa anche con il Regolamento applicativo oggetto di queste Linee Guida, che può rappresentare una assoluta innovazione nei processi di integrazione e inclusione in Italia.«Lo spirito del Regolamento è quello di superare una anacronistica lettura dei bisogni fatta soltanto attraverso le certificazioni sanitarie di disabilità. I cambiamenti nella popolazione scolastica e l’evolversi delle concettualizzazioni delle situazioni varie di difficoltà (BES) impone forme più ampie, globali e contestuali di analisi e lettura dei bisogni.L’altro grande stimolo fornito dal Regolamento riguarda le responsabilità dei Consigli di classe e delle Istituzioni scolastiche nell’elaborare il Piano d’intervento complessivo delle strategie di integrazione e inclusione».
Dario Ianes,http://www.vivoscuola.it/strumenti-integrazione
L’evoluzione della normativa inclusivaL’evoluzione della normativa inclusiva
Nel dibattito culturale italiano emergono anche i pressanti interventi delle associazioni aderenti alla FISH preoccupati delle
riforme Moratti e Gelmini.
Linee Guida sull’Inclusione Scolastica degli alunni con disabilità (4 agosto 2009) - importante documento della storia della normativa inclusiva italiana.
Legge 170/2010 sui DSA Linee Guida applicative del 12 luglio 2011
Intesa Stato-Regioni del 25 luglio2012.I DSA vengono inseriti di diritto nella cultura e
nella normativa inclusiva italiana.
L’evoluzione della normativa inclusivaL’evoluzione della normativa inclusiva
L’evoluzione della normativa inclusivaL’evoluzione della normativa inclusivaIn questo clima culturale e politico si completa il quadro italiano dell’inclusione scolastica, con l’emanazione da parte delMinistero dell’istruzione della:
Direttiva del 27 Dicembre 2012«Strumenti d’intervento per alunni con
Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica»
Con questa nuova Direttiva, il Ministero intende fornire indicazioni organizzative anche sull’inclusione di quegli alunni che non siano certificabili né con disabilità, né con DSA, ma che abbiano difficoltà di apprendimento dovute a svantaggio personale, familiare e socio-ambientale.
La Direttiva Ministeriale 27 dicembre
20121. Fornisce le indicazioni alle scuole per la presa in carico di alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES), considerando che:- l’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit;- in ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per diverse ragioni.- I Bes comprendono disabilità, disturbi evolutivi specifici e svantaggio socio-economico, linguistico, culturale.2. La Direttiva estende pertanto a tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell’apprendimento, richiamandosi espressamente ai principi enunciati dalla L. 53/2003.3. La Direttiva richiama anche la L. 170/2010 sui DSA.4. Definisce le modalità di organizzazione, le funzioni e la composizione del personale dei Centri Territoriali di Supporto.
La Direttiva Ministeriale 27 dicembre
2012
La Direttiva ministeriale definisce le linee del cambiamento per rafforzare il paradigma inclusivo.
La Direttiva chiarisce come la presa in carico dei BES debba essere al centro dell’attenzione e dello sforzo congiunto della scuola e della famiglia.
Direttiva e Circolare BESIl MIUR ha, in seguito, emanato la circolare 8 del 6 marzo 2013 con la quale detta istruzioni applicative della Direttiva 27 dicembre .
La Direttiva e la Circolare debbono essere lette insieme perché la seconda integra significativamente in alcuni passaggi la prima, soprattutto dove nella Direttiva non sono approfonditi o chiariti alcuni problemi di collegamento con precedenti normative inclusive e rispetto ad elementi organizzativi e operativi.
«I due documenti affermano che si completa il ciclo della normativa inclusiva, in quanto sotto la denominazione BES si comprendono gli alunni con difficoltà di apprendimento dovute alla disabilità, quelli con DSA e quelli con altri BES dovuti a svantaggio e disagio, ed estende a quest’ultimi sia il principio di personalizzazione didattica, introdotto dalla Legge 104/92, generalizzato poi nella L. 53/03, sia gli strumenti compensativi e dispensativi previsti dalla L. 170/10 per gli alunni DSA»
(L’evoluzione della normativa inclusiva in Italia e la nuova direttiva Ministeriale – S. Nocera)
Dubbi sulla legittimità
L’unificazione tra direttiva e circolare ha creato confusione e alcune posizioni espresse hanno inteso i BES come una terza categoria di alunni in difficoltà e per questo è stata criticata la scelta di normare con una semplice Circolare una materia che avrebbe dovuto essere regolata da una legge.In particolare, molti interventi su siti on line, hanno ritenuto non vincolante la circolare per le scuole e ne hanno messo in dubbio la legittimità nell’estendere analogicamente la normativa sui DSA agli altri casi di BES, poiché la circolare non può ovviamente modificare norme di legge o atti amministrativi generali. In proposito, l’avv. Nocera è intervenuto specificando che la circolare non crea nuovo diritto ma si limita, legittimamente, ad estendere alcuni aspetti della normativa sui DSA ai BES.
Direttiva e Circolare BES
Circolare n. 8 del 6 marzo 2013Fornisce le indicazioni operative per l’attuazione della Direttivache in sintesi si articolano nel seguente modo:
«La circolare ha sottolineato che lo strumento privilegiato di intervento è costituito da un percorso didattico individualizzato e personalizzato, contenuto in un Piano Didattico Personalizzato volto a definire, monitorare e documentare – secondo un’elaborazione collegiale, corresponsabile e partecipata – le strategie di intervento più idonee.L’attivazione di questo percorso è deliberata dal Consiglio di Classe (team docenti per la primaria). È previsto anche il coinvolgimento della famiglia, attraverso la sottoscrizione del PDP».
(Paolo Bonanno)
Direttiva e Circolare BESI BENEFICIARI
Alunni con disabilità: – certificazione medico legale di disabilità ai sensi dell’art.3 dellaL.104/92 che definisce persona con disabilità solo quella che abbia subito nel periodo pre-peri-post natale una minorazione stabilizzata o progressiva che sia causa di emarginazione.
Alunni con DSA: – diagnosi proveniente da uno specialista dell’Asl o di un centro con essa convenzionato o accreditato e che può essere correttamente effettuata solo dopo lo svolgimento della seconda classe della primaria.Alunni con altri BES: – in mancanza di diagnosi mediche, occorre far riferimento a situazioni oggettive (ad es, segnalazione dei servizi sociali o status di alunni stranieri)
Alunni con Disabilità, Ianes/Cramerotti 2013
Direttiva e Circolare BESSTRUMENTI DIDATTICI
Alunni con disabilità: – per questi alunni devono essere formulati da tutti i docenti, in dialogo con i familiari e gli operatori sociosanitari, un PDF e il PEI, che rappresenta il progetto di vita in età scolare sul quale i soli docenti della classe predispongono il piano degli studi personalizzato. Possono essere previsti tempi più lunghi, l’uso di strumenti anche tecnologicamente avanzati e prove equipollenti. Inoltre l’art.13 della L.104/92 conferisce agli alunni certificati il diritto di avere assegnate ore di sostegno.Alunni con DSA: – Le Linee guida precisano che il Consiglio di classe deve predisporre un PDP nel quale, per ogni disciplina deve indicare l’eventuale strumento compensativo o dispensativo da usare nel caso di prestazioni didattiche particolarmente difficili a causa della dislessia, disgrafia, discalculia o disortografia dell’alunno. Alunni con altri BES: – vengono estesi gli strumenti compensativi e dispensativi che vanno indicati nel PDP che deve essere formulato.
Alunni con Disabilità, Ianes/Cramerotti 2013
• Indicazioni operative:Lo strumento privilegiato è il percorso
individualizzato e personalizzato, redatto in un PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO – PDP – che ha lo scopo di definire, monitorare e documentare – secondo un’elaborazione collegiale, corresponsabile e partecipata – LE STRATEGIE DI INTERVENTO PIÙ IDONEE E I CRITERI DI VALUTAIONE DEGLI APPRENDIMENTI.
(BES: Nuove indicazioni ministeriali - Fugarolo/Munaro)
C’è un’importante differenza concettuale e giuridica tra le diverse situazioni di BES e quindi tra i diversi piani personalizzati.
Direttiva e Circolare BES
Direttiva e Circolare BESPDP- PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO PER GLI ALUNNI CON BES
PDP per gli alunni con DSA: «La scuola predispone, nelle forme ritenute idonee e in tempi che non superino il primo trimestre scolastico, un documento di programmazione» (MIUR
2011). Tale documentazione può acquisire la forma del PDP ed è di competenza della sola scuola che può chiedere la collaborazione di soggetti esterni ma conserva la responsabilità di quanto definito. Nella predisposizione del PDP è importante il raccordo con la famiglia per uno scambio di informazioni e osservazioni.
PEI per gli alunni con disabilità: è prescritto dalla L.104/92 e dal DPR 24.2.94 e definito a livello locale dai soggetti coinvolti nel processo di integrazione scolastica. È redatto congiuntamente dagli operatori scolastici e da quelli dei Servizi sociosanitari dell’Asl, con la collaborazione della famiglia. La responsabilità dell’atto è sempre condivisa tra la Scuola e i Servizi. Il PEI è preceduto dal Profilo Dinamico Funzionale, riferito in genere a un ciclo scolastico.
Alunni con Disabilità, Ianes/Cramerotti 2013
Direttiva e Circolare BESPDP- PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO PER GLI ALUNNI CON BES
PDP per gli alunni BES: Il PDP non è conseguenza dell’individuazione del bisogno educativo speciale ma parte integrante della identificazione della situazione di bisogno.NO: «Questo alunno è BES quindi la scuola deve predisporre un PDP»SI: «Questo alunno è BES, perché secondo la scuola ha bisogno di un PDP».La personalizzazione deve essere «opportuna e necessaria» e , quindi, in linea generale, la scuola deve aver chiaro fin dall’inizio il tipo di intervento da poter attuare con quel determinato alunno.La normativa non definisce il contenuto del PDP e si può supporre che la scuola possa strutturare autonomamente questo documento!
Alunni con Disabilità, Ianes/Cramerotti 2013
Direttiva e Circolare BES
• Indicazioni operative: Rapporti con la FamigliaLa famiglia interviene come soggetto portatore di
interessi ma anche come risorsa e fondamentale fonte di informazioni.
In assenza di una certificazione clinica, occorre ben tutelare la famiglia perché manca l’autorizzazione a predisporre per il proprio figlio un percorso personalizzato. La circolare prescrive che: «Nel caso in cui sia necessario trattare dati sensibili per finalità istituzionali, si avrà cura di includere nel PDP apposita autorizzazione da parte della famiglia»
Direttiva e Circolare BES• Indicazioni operative: Consiglio di classe«Il Consiglio di classe delibera l’attivazione del percorso
individualizzato e personalizzato, dando luogo al PDP.È compito doveroso del Consiglio di classe o dei team
docenti nelle scuole primarie indicare in quali altri casi sia opportuna e necessaria l’adozione di una personalizzazione della didattica».
La circolare pretende espressamente che il Consiglio di classe debba acquisire informazioni (ad es. dai servizi sociali) o formarsi convinzioni sulla necessità didattica della concessione di talune misure compensative e dispensative, richiamando espressamente le norme del d.m. del 12 Luglio 2011 che prevedono se e quando consentire tali misure.
Direttiva e Circolare BES
• Indicazioni operative: Consiglio di classeOve non sia presente certificazione clinica o
diagnosi, il Consiglio di classe o il team dei docenti motiveranno opportunatamente, verbalizzandole, le decisioni assunte sulla base di considerazioni pedagogiche e didattiche; ciò al fine di evitare un contenzioso.
Le decisioni vengono adottate in dialogo con la famiglia, ma il Consiglio di classe può non accettare le richieste della famiglia, se non intende accoglierle; deve, però, verbalizzare le motivazioni del diniego.
Organizzazione territoriale per l’ottimale realizzazione dell’inclusione scolastica.
Direttiva e Circolare BES
Direttiva e Circolare BESAZIONI A LIVELLO DI SINGOLA ISTITUZIONE SCOLASTICA
Il G.L.H. - Gruppo di lavoro di istituto previsto dalla L.104/92 diventa il G.L.I. - Gruppo di lavoro per l’inclusione e i suoi compiti si estendono alle problematiche relative a tutti i BES.È composto da funzioni strumentali, docenti di sostegno, assistenti alla comunicazione, docenti curriculari, genitori, esperti istituzionali o esterni convenzionati.Funzioni del G.L.I.:- operare la ricognizione degli allievi con deficit e svantaggi;- curare la documentazione degli interventi attuati anche in rete con altre scuole o nell’ambito di azioni strategiche dell’amministrazione;- monitorare e valutare gli interventi per l’inclusività;- raccogliere e coordinare le proposte dei singoli «gruppi H» operativi a cui compete la costruzione ei piani educativi individualizzati dei singoli alunni;- rapportarsi con il CTS e con i servizi socio-sanitari.
Piano Annuale per l’inclusività….il Gruppo procederà ad un’analisi delle criticità e dei punti di forza degli interventi di inclusione scolastica operati nell’anno appena trascorso e formulerà un’ipotesi globale di utilizzo funzionale delle risorse specifiche, istituzionali e non, per incrementare il livello di inclusività generale della scuola nell’anno successivo.Il piano sarà quindi discusso e deliberato in Collegio dei Docenti e inviato ai competenti UUSSRR, per la richiesta di organico di sostegno e alle altre istituzioni territoriali come proposta di assegnazione delle risorse di competenza.
AZIONI A LIVELLO DI SINGOLA ISTITUZIONE SCOLASTICADirettiva e Circolare BESDirettiva e Circolare BES
Direttiva e Circolare BESDirettiva e Circolare BESAZIONI A LIVELLO DI SINGOLA ISTITUZIONE SCOLASTICA
I CTSAlla promozione e diffusione delle pratiche di inclusione dovrebbero provvedere anche strutture organizzative e organismi già operanti nell’ambito della disabilità, da riconvertire e integrare con nuove figure.La Direttiva affida, infatti, un ruolo fondamentale ai CTS – Centri TERRITORIALI DI SUPPORTO, quale interfaccia tra l’Amministrazione e le scuole, e tra le scuole stesse nonché quale rete di supporto al processo di integrazione, allo sviluppo professionale dei docenti e alla diffusione delle migliori pratiche. I CTS sono nati nell’ambito del progetto interministeriale «Nuove Tecnologie e Disabilità», con funzioni di consulenza, informazione-formazione, ricerca e sperimentazione, gestione degli ausili tecnologici.Risulta strategico il ruolo dei CTI – Centri Territoriali per l’inclusione, in cui dovrebbero confluire i centri di documentazione, i centri territoriali di risorse per l’integrazione e strutture simili.
A breve nuova circolare sui BES.E' in via di predisposizione una nuova nota da parte del Ministero relativamente ai BES. Si prospetta un ridimensionamento dell'applicazione. Seppure non vi è ancora la forma definitiva, sembra che il Ministero abbia intenzione di chiarire i seguenti punti:•no ad automatismi nell'uso dei BES, essi devono riguardare solo casi particolarmente gravi e l'adozione del piano personalizzato dovrà avvenire con voto unanime da parte dei Consigli di classe o del team dei docenti•no ad abbassamento degli obiettivi da perseguire da parte degli alunni interessati. Lo scopo è non trasformare i BES in una scappatoia per gli alunni e per i docenti.
Esisterà mai la figura del tutor BES? Può verosimilmente un consiglio di classe, senza alcuna formazione specifica, farsi carico di situazioni a volte molto delicate?
Un tutor BES dovrebbe essere un insegnate specializzato il cui unico lavoro è quello di aiutare i bambini e i giovani studenti che necessitano di un sostegno supplementare o richiedono un programma avanzato di formazione, al fine di favorire e permettere il completamento del loro apprendimento con successo. La competenza fondamentale di un tutor BES dovrebbe essere quella di identificare le esigenze individuali degli studenti e di curare la creazione di opportuni ambienti di apprendimento che siano sicuri, stimolanti e di con i necessari supporti per gli alunni con bisogni educativi speciali.
“L’APPRENDIMENTO PERSONALIZZATO rappresenta oggi uno degli snodi più significativi dell’attuale dibattito educativo e scolastico. Esso offre una via d’uscita per la questione dello svantaggio e per porre ogni allievo nella condizione di realizzare tutto il suo potenziale”. (D. Hopkins)
La PERSONALIZZAZIONE ha lo scopo di far sì che ognuno sviluppi propri personali talenti”. (M. Baldacci)
«La scuola non dichiara gli alunni BES, né tantomeno li
certifica, ma individua quelli per i quali è opportuna e necessaria
una personalizzazione formalizzata, ossia un PDP»
Il PDP non è una conseguenza di questo riconoscimento, ma è
parte integrante dell’identificazione della situazione di bisogno.
(I BES non si certificano! F.
Fugarolo)
Che cos’è il PDP?Che cos’è il PDP?
PDP
PIANO:“studio mirante a predisporre un'azione in tutti i suoi sviluppi”: un programma, un progetto, una strategia.
DIDATTICO: lo scopo è il miglioramentodell'efficacia e dell'efficienza dell'apprendimento dell‘allievo, che comporta, quindi, una diminuzione dei tempi di studio e del dispendio di energie dell'insegnamento del docente.
PERSONALIZZATO: indica la diversificazione
delle metodologie, dei tempi, degli strumenti nella
progettazione del lavoro della classe.
Un piano efficaceUn piano efficace
Il PDP non è un adempimento burocratico ma uno strumento di pianificazione!!
Il PDP è uno strumento che va valutato in termini di efficacia:
deve funzionare; deve essere idoneo a raggiungere gli obiettivi prefissati.
Per essere efficace, indipendentemente dai contenuti, il piano dovrebbe
contenere indicazioni:
• Significative, ovvero individuare e selezionare le attività e modalità più
significative in grado di determinare un cambiamento.
• Realistiche, vanno considerate subito le risorse disponibili e i limiti in cui si
deve operare e calibrare il progetto in base ad essi (es: la classe numerosa, la presenza
di altri alunni con BES, la mancanza di ore di compresenza…).
• Coerenti, concrete e verificabili, quanto viene previsto nel PDP deve essere
effettivamente messo in pratica.
CHI REDIGE IL PDP? CHI NE E’ RESPONSABILE?
È redatto solo dalla scuola che può chiedere il contributo di esperti ma ne
rimane la responsabile.
QUALI SONO I VINCOLI?
La scuola tiene conto di eventuali certificati medici o relazioni cliniche
consegnate alla scuola.
CHI COSTRUISCE O SCEGLIE EVENTUALI MODELLI O
STRUMENTI PER LA COMPILAZIONE?
La scuola è libera di scegliere o costruire i modelli o gli strumenti che ritiene
più efficaci.
Un piano efficaceUn piano efficace
QUAL È IL RUOLO DELLA FAMIGLIA?• Il PDP (DSA) viene redatto in raccordo con la famiglia (Linee Guida 2011).
• Il PDP è il risultato dello sforzo congiunti scuola- famiglia (CM n. 8 6/3/2013).
La partecipazione della famiglia va estesa a tutti gli alunni con BES perché la famiglia interviene
come soggetto portatore di interessi (la tutela del figlio) ma anche come risorsa educativa e come
preziosa fonte di informazioni, con funzioni necessariamente distinte da quelle dei soggetti
(Scuola e Servizi – nel PEI) che rivestono un ruolo professionale, con conseguenti responsabilità.
“Nel caso in cui sia necessario trattare dati sensibili per finalità istituzionali, si avrà cura di
includere nel PDP apposita autorizzazione da parte delle famiglie” (CM 2013). Il PDP va sempre
firmato dalla stessa.
Un piano efficaceUn piano efficace
COMPENSARE E DISPENSARECOMPENSARE E DISPENSARE
Compensare e dispensare sono le due parole chiave che da alcuni anni sintetizzano le
indicazioni didattiche per i DSA e che indicano un approccio basato su fattori di tipo
quantitativo:
STRUMENTI COMPENSATIVI STRUMENTI DISPENSATIVI
fornire a chi ha bisogno qualcosa in più consentire che vengano svolte
delle prestazioni in meno
SEMBRA PURTROPPO IGNORATA L’IDEA CHE IN MOLTI CASI SERVA
INVECE «SOLO» UN INTERVENTO DIDATTICO
QUALITATIVAMENTE DIVERSO
PCOMPENSARE E PCOMPENSARE E
DISPENSAREDISPENSARE
MISURE DISPENSATIVE
rappresentano una presa d’atto della
situazione ed hanno lo scopo di evitare, con
un’adeguata azione di tutela, che il disturbo
possa comportare un generale insuccesso
scolastico con ricadute personale
anche gravi.
COMPENSAZIONE:
rappresenta un’azione che mira a ridurre
gli effetti negativi del disturbo per raggiungere
comunque prestazioni funzionalmente adeguate.
Il primo strumento compensativo è “imparare ad
imparare”; acquisire cioè un adeguato metodo di
studio e la capacità di organizzarsi per portare a
termine i propri compiti.
IL PRIMO OBIETTIVO DEL PDP E’ INDIVIDUARE UN SISTEMA EFFICACE
PER PORTARE L’ALUNNO A SUPERARE I PROPRI LIMITI AD
IMPARARE.
COMPENSARE E COMPENSARE E
DISPENSAREDISPENSARE
BISOGNA RICORDARE CHE ESISTE UNA GERARCHIA FUNZIONALE
CHE VA RISPETTATA!
- Interventi di tipo ABILITATIVO: finalizzati a dare abilità (tra questi
rientra l’insegnamento).
- Interventi di tipo COMPENSATIVO: quando l’intervento abilitativo
non è efficace si può individuare un sistema alternativo per raggiungere, anche
parzialmente, risultati funzionalmente equivalenti.
- Interventi di tipo DISPENSATIVO: se non ha funzionato l’intervento
abilitativo e non sono stati individuati sistemi compensativi efficaci, è possibile
prevedere anche una strategia che non risolve i problemi esistenti ma almeno ne
evita di nuovi.
Possiamo prevedere strumenti Possiamo prevedere strumenti
compensativi per gli alunni BES?compensativi per gli alunni BES?
In riferimento ad ogni specifica situazione di difficoltà o bisogni educativi
dobbiamo porci tre domande:
1. ESISTONO STRUMENTI COMPENSATIVI IN GRADO DI RISPONDERE
A QUESTE ESIGENZE?
2. CI SONO LE CONDIZIONI PERCHE’ EFFETTIVAMENTE FUNZIONINO?
3. SONO CONVENIENTI?
L’espressione strumenti compensativi è entrata nel vocabolario scolastico con la
nota MIUR del 2004, strettamente connessa ai DSA anche se il concetto di
compensazione è noto da diverso tempo, in riferimento alla disabilità, come ausilio!
Possiamo prevedere misure Possiamo prevedere misure
dispensative per tutti gli alunni dispensative per tutti gli alunni
BES?BES?
Per alcuni possono essere necessarie per evitare inutili situazioni di
disagio ma non possiamo considerarle quale elemento indispensabile
di un PDP.
TENERE SEMPRE PRESENTE:
1. Riguardano prestazioni, non obiettivi didattici (si può dispensare dallo
svolgere delle attività non dall’imparare qualcosa);
2. Non danno autonomia!
3. Quando sono riferite ad attività importanti vanno sempre
accompagnate da sistemi alternativi per svolgere in modo diverso.
LA FACILITAZIONELA FACILITAZIONE
«Oggi ti aiuto perché domani tu possa fare da solo».
Facilitare significa fornire degli aiuti che portano a
raggiungere, pur con strategie diverse e, se necessario, in
tempi diversi, gli obiettivi della propria età.
«In edilizia l’impalcatura ha un ruolo fondamentale
durante i lavori, ma è costruita e progettata per essere
agevolmente rimossa quando non servirà più»
(Bruner)
LA FACILITAZIONELA FACILITAZIONE
Le facilitazioni, come strategie didattiche, possono essere
inserite nel PDP.
La facilitazione è utile se:
1. Non è mai eccessivo.
2. Non è mai deresponsabilizzante.
3. È programmato verso l’estinzione.
QUALI ELEMENTI INDISPENSABILI QUALI ELEMENTI INDISPENSABILI
IN UN PDP PER I BESIN UN PDP PER I BES
MODELLO MODULAREAnagrafica
Analisi del bisogno e delle risorse (personali e ambientali)
Programmazione degli interventi didattico-educativi
Strumenti compensativi
Misure dispensative
Criteri e forme di valutazione
Impegni della famiglia
Pagina finale per le firme
LA SEZIONE ANAGRAFICA DEL PDPLA SEZIONE ANAGRAFICA DEL PDP
N. Sezione principale ed
eventuali sottosezioni
Si inserisce nel PDP
se…
Contenuti ed eventuali esempi
Tipo
1 Dati anagrafici Sempre Dati anagrafici-scolastici essenziali per l’identificazione o importanti per progettare l’intervento personalizzato (cognome, nome, data di nascita, classe, sezione, cittadinanza)
S
LA SEZIONE ANALISI DEL BISOGNOLA SEZIONE ANALISI DEL BISOGNO
E DELLE RISORSE E DELLE RISORSE N. Sezione principale
ed eventuali sottosezioni
Si inserisce nel PDP se…
Contenuti ed eventuali esempi
Tipo
2 Analisi del bisogno e delle risorse
Sempre Descrizione sintetica dei bisogni educativi speciali
S
2a Sintesi della diagnosi clinica
Solo se la famiglia ha consegnato alla scuola una diagnosi o relazione clinica
Vanno sintetizzati gli elementi della diagnosi
S
2b Osservazioni o misurazioni sistematiche della scuola
Ovviamente solo se le osservazioni o
misurazioni sono state fatte
Riportare in modo sintetico i risultati che possono condizionare la scelta del PDP
S
2c Individuazione del BES, con riferimento alle
considerazioni pedagogico/didattiche
Soprattutto quando non è stata
presentata nessuna certificazione
Rappresenta l’individuazione formale dei BES da parte del consiglio di classe
S
2d Punti di forza e risorse individuali
sempre Indagare sui punti di forza e risorse dell’alunno (interessi, competenze, abilità sociali, impegno su compiti graditi)
S
2e Risorse e criticità del contesto classe
Possibilmente sempre (se nella sezione 3 si
punta sulla valorizzazione della risorsa compagni)
Indagare su criticità e risorse del contesto classe (spazi, compagni, adulti, territorio)
C
PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI DIDATTICO-PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI DIDATTICO-
EDUCATIVIEDUCATIVI
N. Sezione principale ed eventuali sottosezioni
Si inserisce nel PDP se…
Contenuti ed eventuali esempi
Tipo
3 Programmazione degli interventi didattico-
educativi
Sempre Sintetizzare le linee di personalizzazione didattica che si intendono perseguire
P
3a Interventi per potenziare l’autonomia di studio e i processi di
metacognizione
L’alunno ha bisogno di interventi personalizzati in questo ambito, la scuola è in grado di fornirli
Gli interventi possibili in questo ambito
P
3b Interventi per migliorare le competenze di accesso al
testo
L’alunno ha bisogno di interventi personalizzati in questo ambito, la scuola è in grado di fornirli
Promuovere diverse strategie di lettura, insegnare a sfruttare i dispositivi paratestuali dei libri, promuovere la comprensione del testo, potenziare la competenza la consapevolezza fonologica e fonetica
P
3c Personalizzare gli interventi con strategie di
facilitazioni
Va verificata la reale sostenibilità delle azioni, calibrandole opportunatamente
Alcuni esempi:-Dividere gli obiettivi di un compito in sotto obiettivi-Valorizzare linguaggi diversi al codice scritto
P
PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI DIDATTICO-PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI DIDATTICO-
EDUCATIVIEDUCATIVI
N. Sezione principale ed eventuali sottosezioni
Si inserisce nel PDP se…
Contenuti ed eventuali esempi
Tipo
3d Strutturazione Quando è necessario esplicitare norme specifiche. Sono azioni indicate
soprattutto in caso di problemi
comportamentali
Es. di strutturazione:-strutturare i momenti della giornata scolastica che possono rilevarsi critici-Definire regole sociali di convivenza--definire e specificare dei compiti da assegnare ad alcuni alunni-organizzare periodiche turnazioniEs. Strutturazione individuale:Strutturare i materiali per sostenere l’organizzazione- Strutturare i tempi con intervalli di lavoro brevi e piccole pause
PC
3e Calibrare gli obiettivi Necessario probabilmente per tutti gli alunni con BES
Definire le programmazioni disciplinari calibrandole sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita; da specificare per ogni area o disciplina in cui è ritenuta necessaria questa calibratura
P
PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI DIDATTICO-PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI DIDATTICO-
EDUCATIVIEDUCATIVI
N. Sezione principale ed eventuali sottosezioni
Si inserisce nel PDP se…
Contenuti ed eventuali esempi
Tipo
3f Attivare la risorsa compagni La classe presenta situazioni di criticità, si ritiene utile e vantaggioso proporre strategie di questo tipo
Alcuni esempi:-Favorire il clima positivo-Prevenire e gestire conflitti-Promuovere il cooperative learning definendo il ruolo del bimbo con bes
PC
3g Promuovere competenze compensative
Sono disponibili per l’alunno degli utili strumenti compensativi ma gli mancano le competenze necessarie per un uso efficace
Prevedere, in base ai bisogni e alle risorse disponibili, dei percorsi di formazione, anche con la collaborazione della famigliaEs. avviare all’uso corretto della videoscrittura, insegnare a usare libri digitali, insegnare a produrre mappe e schemi
P
STRUMENTI COMPENSATIVISTRUMENTI COMPENSATIVI
N. Sezione principale ed eventuali sottosezioni
Si inserisce nel PDP se…
Contenuti ed eventuali esempi
Tipo
4 Strumenti compensativi Tali strumenti effettivamente esistono, sono efficaci e convenienti, anche con riferimento all’uso nelle prove di valutazione e alle competenze d’uso del soggetto
Elencare gli strumenti che si intende usare, in modo analogo a quando inserito abitualmente nei PDP dei DSAEs. tecnologie informatiche compensative
P
MISURE DISPENSATIVEMISURE DISPENSATIVE
N. Sezione principale ed eventuali sottosezioni
Si inserisce nel PDP se…
Contenuti ed eventuali esempi
Tipo
5 Misure dispensative Vengono effettivamente individuate delle prestazioni da cui è preferibile dispensare
Si può attingere dagli abituali elenchi di misure dispensative per i DSA.Es. Dispensare da specifiche attività di lettura e scrittura, dall’esecuzione di alcuni compiti, da attività a elevata componente mnemonica
P
CRITERI DI VALUTAZIONECRITERI DI VALUTAZIONE
N. Sezione principale ed eventuali sottosezioni
Si inserisce nel PDP se…
Contenuti ed eventuali esempi
Tipo
6 Criteri di valutazione Sempre Principi generali di personalizzazione applicati alla valutazioneES. valutazione formativa, valorizzazione del processo di apprendimento, attenzione più al contenuto che alla forma
P
6a Forme di valutazione personalizzate
Se ritenute utili Esplicitare la personalizzazione delle modalità di valutazione:-prove scritte (tempi aggiuntivi, strutturazione delle prove, forme di semplificazione)-prove orali (valorizzazione del contenuto, uso di mediatori, organizzazione di verifiche informali, di gruppo, strutturate e destrutturate)- Organizzazione (pianificazione delle verifiche, compensazione dello scritto con l’orale o viceversa)
P
IMPEGNI DELLA FAMIGLIAIMPEGNI DELLA FAMIGLIA
N. Sezione principale ed eventuali sottosezioni
Si inserisce nel PDP se…
Contenuti ed eventuali esempi
Tipo
7 Impegni della famiglia Il Consiglio di classe, o team docenti, lo ritiene utile
Esplicitare e condividere i principi dell’azione educativa (sostenere la motivazione e l’impegno, condividere i criteri di valutazione, concordare tempi e modi per lo scambio informativo famiglia/scuolaSupporto e verifica nel lavoro a casa (verifica dello svolgimento dei compiti assegnati; controllo dei materiali; controllo del diario, gestione di un piano di studio settimanale)
P
Il PDP può essere considerato un patto educativo?
Che significato ha la firma che i genitori appongono in calce al
PDP?
Con la loro firma i genitori esprimono innanzitutto il proprio
consenso in merito al percorso di personalizzazione definito
dalla scuola. La sezione «impegni della famiglia» può prevedere
una serie di impegni ti tipo generale o specifico.
PAGINA FINALE PER LE FIRMEPAGINA FINALE PER LE FIRME
N. Sezione principale ed eventuali sottosezioni
Si inserisce nel PDP se…
Contenuti ed eventuali esempi
Tipo
8 Pagina finale per le firme Sempre Data e semplice elenco di nomi e spazio per le firme
S
8a Autorizzazione al trattamento di dati sensibili
Se la scuola tratta dati sensibili
Firma separata per autorizzare l a gestione dei dati sensibili
S
8b Sottoscrizione degli «Impegni di famiglia»
Se è stata inserita nel PDP la sezione relativa agli «impegni della famiglia»
Si può prevedere una firma separata o specificare anche questo significato in quella generale
S
SITI UTILI/SOFTWARE
DIDATTICI www.ivana.it sito con software didattici gratuiti per italiano, matematica, logica, geografia. Elenco del software
Avvio alla letto-scritturaFrase
Argomenti vari- Percorsi e labirinti- Puzzle- Gioca figure- Memoria- Percezione
MatematicaLIM LogicaGeometria
SITI UTILI/SOFTWARE
DIDATTICI http://www.airipa.it/
L’AIRIPA, Associazione Italiana per la Ricerca e l’Intervento nella Psicopatologia dell’Apprendimento, nasce nel 1991 come Onlus e riunisce studiosi, esperti e professionisti che operano nel campo della psicopatologia dell’apprendimento.
http://www.airipa.it/materiali/materiali-utili/software/ ESEMPIO: SoftwareDal suono al segno: training per l’ortografia di Impararefacile è il software riabilitativo, realizzato su idea di P.E. Tressoldi, M.L. Tretti, C. Vio che intende favorire l’apprendimento del processo di scrittura nei bambini in fase di acquisizione ed in coloro che riscontrano difficoltà o veri e propri DSA di scrittura (Disortografia, Disturbo specifico di apprendimento della scrittura).
SITI UTILI/SOFTWARE
DIDATTICI http://www.inclusione.it/software/RACCOLTE SOFTWARE FREE
ES: i programmi free compatibili con la sintesi vocale
ScriviImmagini video scrittura che associa le parole alle immagini (scuola primaria)
LeggiXmeJunior scuola primaria: per scrivere e leggere un documento, internet, calcolatrice vocale (una volta scaricato il file va decompresso e poi eseguito ‘setup.exe’) (scuola primaria)
SITI UTILI/SOFTWARE
DIDATTICI http://www.dienneti.it/DIENNETI (Didattica e Nuove Tecnologie) è un portale per la didattica multimediale. Al suo interno risorse selezionate per la didattica, la ricerca, lo studio: software didattico free, attività online, ipertesti, giochi educativi.
http://www.dienneti.it/software/programmatori.htmProgrammatori di software didattico free
SITI UTILI/SOFTWARE
DIDATTICI http://www.iprase.tn.it IPRASE DEL TRENTINO Istituto Provinciale per la Ricerca, l'Aggiornamento e la Sperimentazione Educativi
http://try.iprase.tn.it/prodotti/software_didattico/giochi/index.asp
Giochi per materia:-Matematica-Geografia-Scienze-Educazione musicale
SITI UTILI/SOFTWARE
DIDATTICI http://www.alphacentauri.itAlphacentauri - ospita materiali di vario tipo: tutorial su programmi da utilizzare a scuola, consigli sulle attività di laboratorio e sui siti scolastici, schede su Internet, normativa didattica, e tanto altro ancora.
http://www.vbscuola.it/vbscuola si rivolge a insegnanti e genitori interessati all'uso attivo delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione in campo educativoOggi il sito presenta 534 software, ripartiti in 55 sezioni.
SITI UTILI/SOFTWARE DIDATTICI
file:///C:/Users/user/Desktop/materiale%20corso%20BES/CD-BES/index.htmlQUESTO CD RACCOGLIE I MATERIALI REALIZZATI DAL GRUPPO BES DELLA DIREZIONE DIDATTICA 3° CIRCOLO SANREMO (IM) PER I LABORATORI DIDATTICI DI RECUPERO/RINFORZO. I MATERIALI E I PERCORSI PROPOSTI POSSONO ESSERE UTILIZZATI ANCHE NEL GRANDE GRUPPO (CLASSE) COME NORMALI PRASSI DIDATTICHE; I LABORATORI VANNO OVVIAMENTE TARATI SUI BISOGNI E SULLE EFFETTIVE CAPACITÀ DEI BAMBINI. OGNI RISORSA È CATALOGATA CON UNA BREVE DESCRIZIONE DEL MATERIALE, UN'INDICAZIONE GENERICA DELLE CLASSI DI RIFERIMENTO E LA NOTIFICA DEL TIPO DI FILE (documenti pdf o word, stampabili; power point interattivi; software eseguibili, senza necessità di installazione)
ebook-Includere i BES
BES INCLUDERE TUTTI
NELLA COMPRENSIONE DEL TESTOSTRATEGIE DIDATTICHE PRATICHE
Cecilia Iaccarino
Esistono strategie didattiche che possano realmente creare un ambiente inclusivo?E se
esistono come si applicano?
L’apprendimento L’apprendimento CooperativoCooperativo
L’apprendimento Cooperativo è una di queste strategie, in grado di rispondere in maniera esaustiva ai bisogni formativi di
molti studenti con bisogni educativi “speciali”.
Nelle strutture cooperative ciascuno può trovare uno spazio in cui apprendere con il
suo stile di apprendimento specifico e divenire al tempo stesso supporto per gli
altri. Non va confuso con la struttura di peer
tutoring dove chi ha di “più” dà all’altro che ha di “meno”.
L’apprendimento CooperativoL’apprendimento Cooperativo
L’apprendimento Cooperativo è un metodo di insegnamento/apprendimento che utilizza i piccoli gruppi, grazie ai quali è possibile sia
apprendere che migliorare le relazioni sociali. L’idea principale alla base del
metodo è che il gruppo è un insieme di risorse, intese sia come conoscenze che
competenze, e gli alunni non sono considerati come “contenitori da riempire”
di nozioni e abilità, ma come risorse da attivare.
L’insegnamento/apprendimento è un processo non di trasmissione dagli
insegnanti agli alunni ma di partecipazione e scambio tra tutte le persone coinvolte.
L’apprendimento Cooperativo: L’apprendimento Cooperativo: Learning TogetherLearning Together
È la più diffusa forma di attuazione dell’AC e si fonda su cinque principi chiave:• interdipendenza positiva;• la responsabilità individuale e di gruppo;• interazione promozionale faccia a faccia;• abilità sociali e valutazione individuale e di gruppo.
(Johnson & Johnson)
L’interdipendenza positivaL’interdipendenza positiva
“L’interdipendenza positiva è da considerarsi raggiunta quando i membri del gruppo comprendono che il rapporto di collaborazione che li unisce è tale per cui non può esistere successo individuale senza successo collettivo. Il fallimento del singolo è il fallimento del gruppo”.(Johnson, Johnson e Holubec)
TUTTI PER UNO, UNO PER TUTTI!
L’interdipendenza positivaL’interdipendenza positiva
L’interdipendenza positiva si realizza fornendo compiti strutturati in modo chiaro e tale per cui non possono essere realizzati se non con la collaborazione effettiva di ognuno.
Interdipendenza di obiettivo: i membri di un gruppo lavorano insieme per raggiungere un risultato comune.
Interdipendenza di materiali: nel perseguire un obiettivo dipendono gli uni dagli altri per l’utilizzo dei materiali necessari allo svolgimento del compito.
L’interdipendenza positivaL’interdipendenza positiva
Interdipendenza di valutazione: al termine di un lavoro il gruppo riceve una valutazione sulla base dei risultati ottenuti da ciascuno.
Interdipendenza di ricompensa: si realizza quando i componenti di un gruppo, dopo aver lavorato con successo a un compito comune, ricevono una ricompensa collettiva.
Interdipendenza di compito: si ottiene ripartendo il lavoro in una serie di operazioni in modo che ogni studente debba fare la sua parte perché il compagno possa svolgere la propria.
Interdipendenza di ruoli: si raggiunge affidando a ciascun componente del gruppo ruoli di funzionamento (es. spiegare, tenere il tempo, monitorare l’attenzione, dare la parola ecc.)
L’interdipendenza negativaL’interdipendenza negativa
Si crea interdipendenza negativa quando, in qualche modo, si trasmette l’idea che al successo di uno corrisponda l’insuccesso di un altro. Per quanto indesiderabile questa eventualità di fatto si compie con altissima frequenza nelle situazioni di verifica e valutazioni.
È importante essere consapevoli di questa dimensione anche perché l’invito esplicito a impegnarsi per un risultato comune non può essere credibile se implicitamente si incoraggia, invece, un confronto di tipo competitivo.
L’apprendimento Cooperativo: L’apprendimento Cooperativo: Learning TogetherLearning Together
È la più diffusa forma di attuazione dell’AC e si fonda su cinque principi chiave:• interdipendenza positiva;• la responsabilità individuale e di gruppo;• interazione promozionale faccia a faccia;• abilità sociali e valutazione individuale e di gruppo.
(Johnson & Johnson)
LA RESPONSABILITÀ LA RESPONSABILITÀ INDIVIDUALE INDIVIDUALE E DI GRUPPOE DI GRUPPO
Se si riesce a creare un buon livello di interdipendenza tra i membri del gruppo è molto probabile assicurarsi un certo grado di responsabilità individuale e di gruppo perché ogni membro percepisce di essere responsabile per sé e gli altri.
L’apprendimento Cooperativo: L’apprendimento Cooperativo: Learning TogetherLearning Together
È la più diffusa forma di attuazione dell’AC e si fonda su cinque principi chiave:• interdipendenza positiva;• la responsabilità individuale e di gruppo;• interazione promozionale faccia a faccia;• abilità sociali e valutazione individuale e di gruppo.
(Johnson & Johnson)
INTERAZIONE PROMOZIONALE INTERAZIONE PROMOZIONALE FACCIA A FACCIAFACCIA A FACCIA
L’interazione promozionale faccia a faccia consiste nel collaborare in modo positivo incoraggiandosi a vicenda, e necessariamente implica la fiducia che ogni feedback positivo o negativo è finalizzato al miglioramento del lavoro individuale.Per tal motivo è importante che nel gruppo si abbia anche la possibilità “fisica” di interazione faccia a faccia, perciò è auspicabile che i gruppi siano composti da non più di 4-5 alunni.
L’apprendimento Cooperativo: L’apprendimento Cooperativo: Learning TogetherLearning Together
È la più diffusa forma di attuazione dell’AC e si fonda su cinque principi chiave:• interdipendenza positiva;• la responsabilità individuale e di gruppo;• interazione promozionale faccia a faccia;• abilità sociali e valutazione individuale e di gruppo.
(Johnson & Johnson)
ABILITA’ SOCIALE E ABILITA’ SOCIALE E VALUTAZIONEVALUTAZIONE
Nel gruppo è necessario che ognuno sappia relazionarsi con gli altri in modo efficace cioè che possiedano abilità sociali.I membri del gruppo devono saper sostenere un ruolo di guida, prendere decisioni, creare un clima di fiducia, comunicare, gestire i conflitti che vanno affrontati in modo costruttivo e no aggressivo e passivo.
ABILITA’ SOCIALE E ABILITA’ SOCIALE E VALUTAZIONEVALUTAZIONE
Al termine di un’attività complessa o di un lavoro particolarmente impegnativo, il gruppo cooperativo deve valutare cosa ha funzionato e cosa no, quali comportamenti di ciascuno sono risultati utili e quali no.I principi descritti sopra non sono semplici riferimenti teorici bensì costituiscono precise coordinate per l’insegnante che voglia assicurarsi di organizzare attività realmente cooperative e non semplicemente gruppo tradizionale.
CONTEMPORANEITA’ DELLE CONTEMPORANEITA’ DELLE AZIONIAZIONI
Uno degli errori che potrebbero essere commessi è quello di assegnare ad ogni alunno numerose operazioni da svolgere per garantire interdipendenza positiva.Se l’attività che vanno a svolgere non prevede la contemporaneità delle azioni di ognuno si avrà un gruppo tradizionale.Bisogna sempre chiedersi “Questo compito è adatto al lavoro in gruppo o gli allievi potrebbero svolgere meglio e prima individualmente?”
LA LEADERSHIP DISTRIBUITALA LEADERSHIP DISTRIBUITA
La leadership distribuita che consiste nell’alternare il ruolo di leader tra i vari componenti del gruppo in relazione al tipo di obiettivo e alla struttura dell’attività è una componente efficace.La leadership si attua su due piani quello del compito e quello del clima relazionale e si realizza assegnando incarichi specifici a ogni alunno.
ATTIVITA’ DI CREAZIONE DEL ATTIVITA’ DI CREAZIONE DEL CLIMA DI CLASSECLIMA DI CLASSE
Le attività di creazione del clima di classe sono da intendersi come “preparatorie” a quelle di apprendimento vere e proprie e sono utile per favorire la conoscenza e la fiducia reciproca tra i componenti del gruppo classe. Creare un’atmosfera piacevole aumenta la disponibilità degli alunni a mettersi in gioco e a impegnarsi nell’apprendimento.
Struttura: gruppi di 4 alunni
Obiettivi:
1. Conoscere e focalizzare l’attenzione sui propri punti di forza;
2. Sperimentare il rispetto reciproco e forme di incoraggiamento
L’insegnante divide la classe in gruppi di 4 all’interno dei quali vengono assegnati i seguenti ruoli: scrivere quanto emerge; “dirigere il traffico”, ossia dare la parola e gestire gli interventi; mantenere l’attenzione sul compito; esporre al termine dell’attività alla classe quanto ha raccontato. Individualmente ogni alunno descrive su un foglio un’esperienza in cui è riuscito meglio che può riguardare qualsiasi ambito. Nel gruppo ognuno condivide con i compagni quanto ha scritto e chiede cosa ne pensano, in particolare quali abilità, secondo loro, è riuscito a mettere in atto durante l’esperienza e lo ha condotto al risultato positivo, poi dice cosa pensa lui stesso. Quando tutti hanno raccontato, ogni relatore riferisce alla classe quanto emerso nel suo gruppo. L’insegnante può stimolare una riflessione nel gruppo classe.
Questa attività è inclusiva perché…Questa attività è inclusiva perché…
…a ciascuno viene assegnato un compito in base alle proprie competenze, per cui ad es.: il bambino con difficoltà di lettura trova un ruolo alternativo a quello di leggere, pur partecipando attivamente all’attività, il bambino con difficoltà di autoregolazione trova un spazio di impegno “breve” in cui fa meno fatica a portare a termine un compito; il bambino con difficoltà emotiva è meno esposto nel parlare di sé, il bambino con scarsa autostima viene aiutato a focalizzare i propri punti di forza.
ATTIVITA’ COOPERATIVE SEMPLICIATTIVITA’ COOPERATIVE SEMPLICI
• Si svolgono in coppie di alunni o al massimo gruppi di 3;• prevedono un tempo breve di permanenza nella coppia (1 o 2 ore di lezione);• non richiedono necessariamente un buon livello di abilità sociali;• consistono in compiti non particolarmente difficili, che gli studenti potrebbero realizzare anche individualmente, ma che vengono proposti per il lavoro in coppia allo scopo di fornire il mantenimento dell’attenzione, la rielaborazione e lo studio.
Struttura: coppie di alunni
Obiettivi:
1. Mantenere l’attenzione durante la spiegazione frontale.
2. Elaborare i concetti spiegati dall’insegnante attraverso il confronto con il compagno.
3. Memorizzare una maggiore quantità di informazioni grazie all’ascolto di un’esposizione complessa suddivisa in più parti.
Materiale: fogli di carta e penna; lavagna classica o a fogli mobili o LIM
L’insegnante:Individua un argomento della sua disciplina che possa essere proposto con questo tipo di attività e le suddivide in 4-5 parti (non di più);Struttura la sua spiegazione in modo da fare interruzioni ogni 5-10 min. per 4-5 volte in corrispondenza dei punti principali;Suddivide gli studenti in coppie; prima di iniziare a spiegare, chiede loro di prendere appunti individualmente, come fanno abitualmente;Durante la spiegazione scrive alla lavagna uno schema con 4-5 domande chiave sull’argomento in questione;Ai punti previsti, interrompe la spiegazione e chiede agli studenti di ciascuna coppia di confrontarsi tra loro sugli appunti presi e integrarli, in un tempo di 5-10 minuti. Spiega agli studenti che gli appunti integrati devono essere una riformulazione degli appunti individuali.Terminata la lezione, chiede alle coppie di produrre un elaborato comune con i seguenti ruoli: uno legge gli appunti e l’altro scrive; a ogni due punti sintetizzati si scambiano i ruoli.
Questa attività è inclusiva perché…Questa attività è inclusiva perché…
…all’interno della coppia gli allievi possono «usufruire» dell’aiuto del compagno per colmare eventuali lacune di attenzione che hanno causato la perdita di informazioni durante la spiegazione. Allo stesso tempo, ciascuno può trovare un ruolo «utile» alla coppia, ad esempio il bambino con difficoltà di sintesi/elaborazione potrebbe limitarsi a scrivere ciò che debba il compagno e a completare lo schema, senza sperimentare un senso di inutilità/fallimento.
ATTIVITA’ COOPERATIVE COMPLESSEATTIVITA’ COOPERATIVE COMPLESSE
Le attività cooperative complesse prevedono una strutturazione più formale in termini di tempo, ruoli e modalità di svolgimento.• si svolgono in gruppi composti da un minimo di 3 a un massimo di 5 studenti (4 il numero ideale);• prevedono un tempo breve di permanenza nel gruppo relativamente lungo (da una settimana a mesi);• consiste in compiti complessi, per i quali è effettivamente necessario un lavoro di gruppo, perché quello individuale richiederebbe troppo tempo e energie.
Struttura: gruppi di 3 o 4 alunni
Obiettivi:
1. Elaborare e approfondire le informazioni attraverso il confronto con i compagni.
2. Sviluppare capacità di sintesi.
3. Esprimere la propria opinione contribuendo al lavoro di gruppo.
Materiale: fogli di carta e penna; un testo/brano
L’insegnante:Divide la classe in gruppi di 3 o 4 alunni);Consegna a ciascun gruppo i seguenti materiali: un brano, un vocabolario, un foglio bianco e una penna;Propone un testo un argomento sul quale ritiene utile che gli studenti si confrontino;Invita gli allievi a suddividersi i seguenti ruoli:
uno legge un paragrafo del brano
uno sintetizza l’idea principale
uno cerca eventuali parole difficili sul vocabolario
uno scrive 2 o 3 parole chiave del paragrafo•Terminata la lettura e comprensione, l’insegnante può fare qualche domanda ai componenti del gruppo sul brano appena letto e analizzato. Potrà decidere di dare un voto che vale per tutto il gruppo o di fare una media dei voti individuali . Il relatore di ogni gruppo presenta i risultati alla classe
Questa attività è inclusiva perché…Questa attività è inclusiva perché…
…all’interno del gruppo, a ciascun allievo viene assegnato un compito in base alle sue reali competenze. In questo modo i compagni vengono ad assumere il ruolo di «strumenti compensativi» per quei bambini/ragazzi che possono avere difficoltà a leggere ad alta voce (come nella dislessia) o a estrapolare una sintesi da un insieme di stimoli (come nel caso di difficoltà di attenzione).
Concludiamo con un racconto…Concludiamo con un racconto…Un uomo trovò un uovo d’aquila e lo mise nel nido di una chioccia.
L’uovo si schiuse contemporaneamente a quelle della covata, e l’aquilotto crebbe insieme ai pulcini. Per tutta la vita l’aquila fece
quel che facevano i polli del cortile, pensando di essere uno di loro.
Frugava il terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali alzandosi da terra di qualche
decimetro. Trascorsero gli anni, e l’aquila divenne molto vecchia. Un giorno vide sopra di sé, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti
correnti d’aria, muovendo appena le robuste ali dorate.La vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita: “Chi è quello?”, chiese. “E’ l’aquila, il re degli uccelli” rispose il suo vicino. “Appartiene al
cielo. Noi invece apparteniamo alla terra, perché siamo polli.”E così l’aquila visse e morì come un pollo, perché pensava di essere
tale.
-Anthony De Mello, «Messaggio per un’aquila che si crede un pollo.»