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EBOOK MUSICA

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  • Basi di Teoria + Suonare la tastiera + Suonare la chitarra 1

  • PREFAZIONE

    Questo lavoro non vuole essere esaustivo, viste la materie estremamente estese che tratta.

    Sia la Teoria Musicale che le nozioni di tastiera elettronica e di chitarra sono tuttavia esaminate ed esposte in modo da introdurre il lettore nel vasto mondo della musica e dell'esecuzione musicale.

    Le basi apprese dopo l'attenta lettura dell'ebook costituiscono un valido e fondamentale punto di partenza per uno studio successivo e pi approfondito della materia musicale, ma anche chi volesse fermarsi a questa lettura avr acquisito una sufficiente conoscenza di base sia della Teoria, sia dei due strumenti di gran lunga pi comuni, da permettergli di eseguire semplici accompagnamenti di qualsiasi brano musicale con cognizione di causa, sapendo cio che cosa sta facendo e perch lo sta facendo. Spero che questa mia fatica possa accendere la curiosit di ognuno e la voglia di approfondire lo studio della musica e degli strumenti musicali, perch dove c' musica c' arte, divertimento, passione, fantasia, estro e, soprattutto, amicizia.

    Buona lettura

    Mirco Conforti

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  • LE BASI DELLA TEORIA MUSICALE

    La musica e il canto non sono altro che una produzione di suoni determinati.Andiamo dunque immediatamente ad approfondire il concetto di suono.La parola deriva dal latino sonus cio una sensazione percepita dalludito, ed prodotto dalla vibrazione di corpi elastici.Il suono pu essere determinato nel caso che questa vibrazione sia regolare, oppure indeterminato nel caso sia irregolare (produzione di rumori).I caratteri del suono sono:

    1. LAltezza 2. LIntensit 3. Il Timbro 4. La Durata

    - LAltezza del suonoAcuto, alto, grave, basso, sono i termini usati per indicare questo carattere del suono. Nel pianoforte e negli strumenti a tastiera otteniamo suoni sempre pi acuti abbassando i tasti da sinistra verso destra. In tutti gli strumenti a corda (pianoforte compreso), ogni corda d un suono di altezza diversa a seconda di quanto la corda sia sottile, tesa e corta. Nel flauto il suono pi basso si ottiene tenendo chiusi tutti i fori. Questo perch negli strumenti a fiato il suono tanto pi grave quanto pi lunga la porzione di tubo in cui laria viene fatta vibrare.Laltezza di un suono dipende dal numero delle vibrazioni che il corpo vibrante produce in un minuto secondo (frequenza). Il suono tanto pi acuto quanto maggiore il numero delle vibrazioni e tanto pi grave quanto minore il numero delle vibrazioni.Il numero di vibrazioni che un corpo elastico pu realizzare praticamente illimitato e quindi alluomo teoricamente possibile produrre una gamma di suoni vastissima. Lorecchio umano per non percepisce tutti i suoni, ma solo una piccola parte e precisamente quelli che vanno da un minimo di 16 vibrazioni al secondo ad un massimo di 20.000.

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  • Nella pratica musicale comunque i suoni usati sono quelli compresi tra un minimo di circa 27 vibrazioni al secondo ed un massimo di circa 5.000.Tutti i suoni oltre le 20.000 vibrazioni al secondo vengono detti ultrasuoni.A titolo di curiosit: il cane pu percepire suoni fino a 40.000 vibrazioni al secondo, il pipistrello fino a 120.000!

    - LIntensit del suonoCon questo termine si indica la forza con cui si sente il suono che pu essere perci debole o intenso. Se ad esempio un tasto di un pianoforte viene abbassato delicatamente il suono prodotto sar debole, al contrario sar intenso se viene colpito con energia. In musica i termini utilizzati per indicare i vari livelli di intensit sono nellordine:pianissimo piano mezzopiano mezzoforte forte fortissimo

    - Il Timbro del suonoPer Timbro si intende quella qualit che ci permette di distinguere quale sia la

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  • fonte sonora del suono prodotto.In altre parole, noi siamo in grado di riconoscere i vari strumenti, per esempio il suono del violino o del pianoforte, proprio grazie ai loro diversi timbri. Questo dipende dalla forma e dalla materia dello strumento stesso indipendentemente dallintensit e dallaltezza del suono prodotto.Ogni persona ha il proprio particolare timbro di voce anche grazie alla conformazione delle ossa e delle cavit della testa.

    - La Durata del suonoNaturalmente la durata dipende dalla permanenza nel tempo del suono stesso. Ad esempio un battito secco su un legno produrr un suono corto, breve. Mentre un gong lasciato vibrare dopo la percussione produrr un suono lungo.A questo punto per trascrivere nella pratica della musica i suoni che vengono usati, serve un sistema che ne indichi lAltezza, la Durata e lIntensit.Il Timbro viene invece di solito specificato a parole, cio si indica il nome dello strumento che deve suonare e, in certi casi, il modo particolare con il quale il suono deve essere prodotto, per esempio per il violino si pu scrivere: col legno, sul ponticello ecc..

    1 Le figure di durata: le noteCominciamo con il vedere come si indica la durata di un suono. Ogni suono viene rappresentato da un segno detto nota o figura o valore musicale che ne indica la durata.Attenzione: le note non indicano una durata assoluta, per esempio due secondi cinque secondi e cos via, ma una durata relativa (il doppio, la met, il quarto ecc).Pi precisamente ognuna delle figure indica una durata doppia della figura immediatamente pi corta, in questo modo:

    Semibreve = intero doppia di: Minima = met doppia di: Semiminima = quarto doppia di: Croma = ottavo doppia di:

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  • Semicroma = sedicesimo doppia di: Biscroma = trentaduesimo doppia di: Semibiscroma = sessantaquattresimo

    Naturalmente la musica non fatta solo di suoni, ma anche di silenzi, che vengono detti pause.Anche le pause tra un suono e laltro si indicano con un identico sistema di figure di durata:

    Semibreve Minima Semiminima Croma Semicroma Biscroma Semibiscroma

    Ora, in musica c la necessit di indicare anche durate intermedie tra quelle che abbiamo visto, ad esempio un suono che duri tre semiminime, ossia una minima (che abbiamo visto ha una durata doppia rispetto alla semiminima) pi una semiminima.

    Minima: 2/4 + Semiminima: 1/4 =

    In questo caso si ricorre a due segni integrativi: la legatura di valore e il punto di valore.

    - La legatura di valore.E una linea curva che unisce due o pi note dello stesso valore e della stessa altezza; il suono si prolunga oltre il valore della prima nota, anche per il valore delle note legate.

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  • Nella figura lesempio che ho citato prima, cio un suono di durata 3/4 attraverso la legatura di valore tra una minima e una semiminima.

    - Il punto di valore.Il punto di valore viene sempre posto a destra della nota e aumenta la nota stessa della met del suo valore.Per produrre ad esempio ancora un suono di durata 3/4 utilizzando il punto di valore, i segni da utilizzare saranno:

    Cio una Minima = 2/4 pi un punto di valore = 1/4 . Il risultato naturalmente ancora 3/4.

    ORIGINE DEL NOME DELLE NOTECredo che sia utile a questo punto fare una breve parentesi sull'origine del nome delle note.I nomi delle note cos come oggi noi li conosciamo, sono dovuti al talento didattico di Guido Monaco, conosciuto anche come Guido dArezzo.Siamo nel Medioevo, e pi precisamente nella prima met dell XI secolo, e Guido dArezzo, fondatore di una celebre scuola di canto in quella citt, escogit questo espediente per facilitare ai suoi allievi lapprendimento di canti nuovi.Guido si accorse che in un inno da loro ben conosciuto, lInno a S. Giovanni, i suoni iniziali dei primi sei versi formavano una scala ascendente. Chiam allora ognuno di questi suoni con la sillaba stessa con cui venivano cantati:

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  • (Traduzione: affinch i fedeli possano cantare con tutto lo slancio le tue gesta meravigliose, liberali dal peccato che ha contaminato il loro labbro, o San Giovanni).

    Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La, sono dunque i nomi che Guido us, formando cos la prima scala musicale di sei note chiamata esacordo. Pi tardi, verso il 1600, il nome Ut fu mutato in Do, probabilmente per la maggior facilit di pronunciarlo nel canto. Oggi solamente in Francia la nota Do conserva ancora il nome originale di Ut.Mancava una designazione per il settimo suono della nostra scala. In realt, dato il carattere e la struttura particolare della musica di quel tempo, lungo tutto il Medio Evo questo settimo suono veniva anchesso chiamato Mi.Fu soltanto nel Rinascimento che si sent la necessit di distinguere quel settimo suono dagli altri, e di trovargli quindi un nome speciale. Il nome fu Si, forse dalle iniziali dellultimo verso: Sancte Joannes.Come ti sarai gi accorto, lo spartito dellInno a S. Giovanni ha un aspetto assai diverso rispetto a quello a cui siamo abituati. In effetti si tratta di un tetragramma, cio di un rigo musicale costituito da quattro linee e tre spazi, invece delle cinque linee e quattro spazi del nostro pentagramma moderno. Le note hanno una forma quadrata e infatti questo modo di scrivere la musica viene detto Notazione Quadrata o Notazione Vaticana che una notazione apparsa nel XI secolo ( probabilmente anchessa ad opera di Guido dArezzo), per annotare il canto gregoriano.In genere lambitus del canto gragoriano (lambitus lintervallo compreso tra la nota pi bassa e quella pi alta di uno spartito) era poco sviluppato, perci quattro linee erano sufficienti. Nel caso comunque in cui una melodia superasse lambito delimitato dal tetragramma, si poteva aggiungere una linea supplementare sopra o sotto.Questo sistema di dare un nome particolare alle note viene adottato solo nei paesi latini, mentre in altri paesi le note vengono nominate con lettere dellalfabeto, partendo per dal La e non dal Do.

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  • Per i paesi anglosassoni avremo quindi:

    In Germania la lettera B corrisponde al Sib, e il Si corrisponde alla H

    2 L'altezza del suono: il pentagrammaAbbiamo visto quindi che questi segni convenzionali, le note appunto, servono per determinare la durata relativa di un suono. Ma per indicare graficamente laltezza del suono, cio di che tipo di nota si tratta, che nome ha quella nota, se un Do o un Fa o un Si bemolle, come si fa?Fino dal Medioevo per indicare laltezza di un suono si usa un sistema di linee orizzontali poste una sopra allaltra. Le note, cio le figure di durata, vengono collocate sulle linee o negli spazi tra le linee per determinarne laltezza.Il problema che per contenere tutti i suoni praticati dagli strumenti serve un numero di linee cos grande da rendere impossibile la lettura della musica. Per esempio per indicare tutte le note della tastiera del pianoforte ci vorrebbero almeno 25 linee, ed facile immaginare che leggere uno spartito con 25 linee e 24 spazi sarebbe davvero unimpresa ardua!Allo stesso modo, ogni strumento e ogni voce usa una propria fascia di altezze, una propria estensione, che pu essere diversa da quella degli altri. Ad esempio un violino usa una fascia di suoni molto pi acuti di quella del contrabbasso.

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  • Quindi, per poter rendere agevole la lettura della musica, si scelto di selezionare solo cinque linee dal sistema complessivo. Ogni gruppo di cinque linee si chiama pentagramma (dal greco pente = cinque, e gramnnma = linea) o rigo musicale. Attenzione a non confondere il rigo musicale con la linea del pentagramma. Quando si parla di linea si intende una singola linea del pentagramma (la prima, la terza ecc..), quando si parla di rigo musicale si intende lintero pentagramma.

    In un pentagramma possono trovare sede 11 note, cinque sulle linee e quattro negli spazi, una sopra la linea superiore e una sotto la linea inferiore.

    Per indicare le note pi alte e pi basse si traccia di volta in volta un trattino di linea corrispondente, rispettivamente superiore o inferiore al pentagramma. Questo trattino viene detto taglio, che pu essere posto in testa o in gola.

    Per sapere quali siano esattamente le linee scelte, cio quale parte del sistema complessivo di linee viene preso di volta in volta in considerazione, si usa collocare un segno convenzionale allinizio del pentagramma: una chiave.

    Dunque luso della chiave determinante, perch senza di essa non potremmo

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  • sapere quale gruppo di cinque linee stato estrapolato dal sistema complessivo, e non potremmo di conseguenza dare un nome (cio unaltezza) alle note.

    Le chiavi usate sono tre:

    Nel doppio pentagramma (detto anche endecalineo, cio di 11 linee, dal greco ndeca che significa undici) la Chiave di Do posta al centro dei due pentagrammi e fissa la posizione del Do centrale.Il Do centrale ha la caratteristica di essere un suono comune a tutte le voci e a tutti gli strumenti.

    Ricapitolando:lendecalineo un sistema di undici linee nel quale il Do centrale posto sulla linea centrale, ossia la sesta.Il doppio pentagramma, tipico degli spartiti per pianoforte, non altro che lendecalineo senza la linea del Do centrale, sostituita da un taglio in testa sulla nota. Nella figura sopra, il Do centrale la prima nota sia nel pentagramma superiore sia in quello inferiore. Le note del pentagramma superiore sono determinate dalla chiave di Sol e sono pi alte rispetto al Do

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  • centrale. Le note del pentagramma inferiore sono determinate dalla chiave di Fa e sono pi basse rispetto al Do centrale.Per il pianoforte il rigo superiore indica le note da suonare con la mano destra e il rigo inferiore le note da suonare con la mano sinistra.

    LEGGERE LE NOTE

    Abbiamo visto che il Do centrale corrisponde alla prima nota del doppio pentagramma in figura. Quindi per il pentagramma superiore in Chiave di violino o di Sol, la seconda nota sar un Re, la terza un Mi, la quarta un Fa e cos via. Per il pentagramma inferiore in Chiave di basso o di Fa la seconda nota sar un Si, la terza un La, la quarta un Sol e cos via.Si possono cos memorizzare le note in chiave di violino e in quella di basso in questo modo:

    Pi una nota appoggiata sopra lultima linea e una appesa sotto la prima linea, che sono rispettivamente il Sol e il Re per la chiave di violino, e il Si e il Fa per

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  • la chiave di basso.Nella figura sotto puoi visualizzare tutte le note (9 + 2) che stanno sul pentagramma in chiave di violino e in chiave di basso.

    Si pu anche notare che:la Chiave di violino fissa la posizione della nota Sol posta sulla seconda linea del pentagramma semplice (superiore) e corrispondente alla quinta nota ascendente del Do centrale. Il ricciolo della chiave di violino sulla seconda linea, quella del Sol.La Chiave di basso fissa la posizione della nota Fa posta sulla quarta linea sul pentagramma semplice (inferiore) e corrispondente alla quinta nota discendente del Do centrale. Il doppio punto della chiave di basso sulla quarta linea, quella del Fa.Nella figura successiva vediamo le due ottave precedente e successiva al Do centrale, la prima con le note poste in chiave di basso e la seconda con le note poste in chiave di violino:

    Curiosit: i segni delle chiavi provengono graficamente da una progressiva alterazione delle lettere dellalfabeto gotico corrispondenti. La chiave di Sol deriva dallalterazione dalla lattera G, la chiave di Fa dallalterazione della

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  • lettera F, e la chiave di Do dallalterazione della lettera C. A questo punto dovremmo passare a studiare gli intervalli, ma prima bene iniziare a conoscere la tastiera del pianoforte. Sar pi semplice poi visualizzare gli intervalli tra le note.

    LA TASTIERA DEL PIANOFORTE

    Chiunque voglia avvicinarsi alla musica o al canto non pu esimersi dal conoscere almeno in maniera approssimativa la tastiera del pianoforte. Perche? Perch sulla tastiera del pianoforte tutto pi semplice e immediatamente visualizzabile rispetto ad altri strumenti.Sulla tastiera si possono riconoscere velocemente le note ed i rapporti che intercorrono tra esse, e si possono riprodurre immediatamente abbassando semplicemente il tasto con un dito. Qualsiasi bambino pu suonare per gioco le note della scala musicale con il pianoforte (o con una qualsiasi tastiera elettronica), ma non pu farlo altrettanto semplicemente con una chitarra o un sassofono.Andiamo quindi a vedere come fatta la tastiera del pianoforte

    Il pianoforte conta 88 tasti (nelle tastiere elettroniche ve ne sono di meno), 52 bianchi e 36 neri, che corrispondono ad altrettante note.

    Osservando i tasti neri possiamo notare che sono raggruppati in numero di due o tre, intervallati da uno spazio costituito da due tasti bianchi senza nessun tasto nero in mezzo.

    Ogni tasto bianco immediatamente precedente ad un gruppo di due tasti neri un Do

    Ogni tasto bianco immediatamente precedente ad un gruppo di tre tasti neri un Fa.

    A questo punto le note della scala musicale sono immediatamente riproducibili abbassando un qualsiasi tasto bianco precedente ad un gruppo di due tasti neri (Do), e procedendo verso destra fino ad arrivare al Do successivo (ottava sopra).

    Abbiamo in questo modo eseguito la scala naturale ascendente Do, Re, Mi, Fa,

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  • Sol, La, Si, Do successivo. (Per scala naturale si intende una qualsiasi scala prodotta suonando solamente i tasti bianchi del pianoforte).

    Se si procede in senso contrario la scala sar, naturalmente, discendente.

    Ma non finisce qui. Abbiamo detto infatti che anche i tasti neri corrispondono ad altrettante note. E allora quale nome prendono queste note?Semplice: il nome della nota (tasto bianco) che li precede con laggiunta di diesis o il nome della nota che li segue con laggiunta di bemolle.

    Succede quindi che la stessa nota corrispondente ad un tasto nero abbia in realt due nomi: ad esempio il Do diesis e il Re bemolle non sono altro che la stessa nota, cos come il Fa diesis e il Sol bemolle ecc

    Questa particolarit viene detta enarmonia.

    Il termine enarmonia indica quindi la possibilit di scrivere lo stesso suono in due diverse maniere, ed un concetto che si diffuso in seguito alladozione del sistema temperato, di cui parleremo nel prossimo capitolo dedicato agli intervalli.

    Se ci sediamo allincirca nel centro della tastiera, il Do che ci troviamo davanti il Do Centrale.Lo si pu individuare anche contando tutti i Do sul pianoforte da sinistra a destra. Il quarto Do partendo da sinistra il Do Centrale.Viene anche chiamato Do4 o C4 (pi raramente Do3 o C3).

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  • Ma perch Do3 se in realt il quarto Do?Perch la prima ottava del pianoforte pu essere definita come Ottava 1 (e non Ottava 1), la seconda viene detta Ottava 1, e cos via quindi lottava corrispondente al Do centrale lOttava 3 e di conseguenza la nota con la quale inizia il Do3 (C3).

    Ed ora possiamo passare a studiare gli intervalli.

    GLI INTERVALLI

    Vediamo che tutti i tasti bianchi sono intervallati da un tasto nero tranne in due casi: tra il Mi e il Fa e tra il Si e il Do infatti non c un tasto nero che li separaIl motivo si perde nella notte dei tempi ed arriva fino alla Scuola di Pitagora che per prima ha studiato in modo matematico i rapporti tra le note.

    Non voglio annoiarti con una storia che si protrarrebbe per pagine e pagine.

    Ti basti sapere che il modello oggi in vigore, almeno per quanto riguarda la musica occidentale, relativamente recente e risale alla pubblicazione nel 1691 del trattato Musikalische Temperatur nel quale si teorizzano i rapporti tra le note che oggi conosicamo. La definitiva attuazione pratica si deve invece a J.S. Bach con la pubblicazione del Clavicembalo ben temperato una raccolta di preludi e fughe in tutte le tonalit.

    Questa soluzione viene definita Temperamento equabile e consiste nella suddivisione dellottava in 12 semitoni alla stessa distanza luno dallaltro.

    In altre parole se noi suoniamo tutti i tasti, compresi quelli neri (scala cromatica), dal Do a quello successivo, eseguiremo delle note tutte alla stessa distanza luna dallaltra, con un intervallo, cio, sempre di mezzo tono.

    Passiamo agli intervalli.

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  • Nella teoria musicale gli intervalli si misurano contando le note da quella di partenza a quella di arrivo. Prendendo come esempio la scala di Do, gli intervalli saranno cos composti:

    di seconda: Do Re di terza: Do Mi di quarta: Do Fa di quinta: Do Sol di sesta: Do La di settima: Do Si di ottava: Do Do (ottava sopra)

    Lintervallo di prima (Do con s stesso) viene detto unisono.Si possono avere anche intervalli oltre lottava, ad esempio undicesima, dodicesima, tredicesima ecc

    Sembra tutto facile, ma non finisce qui (i musicisti amano complicarsi la vita), infatti ora la storia si fa un po pi complessa.

    Osserviamo ancora una volta la nostra tastiera del pianoforte. Rimanendo sulla scala di Do che ormai il nostro punto di riferimento, possiamo notare che sia lintervallo Do Mi, sia lintervallo Mi Sol, sono fondamentalmente delle terze. Ma suonano allorecchio in maniera diversa!

    Se osserviamo bene, infatti noteremo che nel primo caso ci sono quattro semitoni tra le note, e nel secondo caso solo tre. Osserva limmagine alla pagina successiva:

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  • Il primo intervallo viene allora definito maggiore mentre il secondo minore.

    Non tutti gli intervalli hanno per questa particolarit: gli intervalli di quarta, di quinta e di ottava sono sempre uguali e vengono per questo definiti giusti.

    Un intervallo pu anche essere eccedente quando pi che maggiore o diminuito quando meno che minore.

    Te lho detto che la storia era complicata, ma non scoraggiarti. Rileggiti tutto con calma e metti in pratica sulla tastiera ci che hai letto. (Se non hai una tastiera spero che le immagini e i disegni siano esaustivi per la comprensione dellargomento).

    Per maggiore chiarezza ti riporto qui sotto una tabella dove puoi vedere quanti semitoni comprendono gli intervalli dalla seconda alla settima.

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  • Come puoi vedere la quarta e la quinta sono in genere giuste. La seconda diminuita e la settima eccedente esistono ma come puoi intuire non sono usati in pratica, in quanto non sono altro che lunisono e lottava sopra.Riguardati limmagine dellottava riportata sopra e allenati a visualizzare gli intervalli alla luce della tabella che hai appena visto. Un esempio: vedi che tra Do e Sol# c una distanza di 8 semitoni, e la tabella ci dice che questo intervallo equivale ad una quinta eccedente o ad una sesta minore.

    I MODI MUSICALI

    Si sente spesso parlare di musica tonale, atonale e di musica modale. Ma che cosa significano questi termini?

    Vediamo di fare un po di chiarezza.

    Modo il termine che indica il particolare legame che per il nostro orecchio hanno fra loro i suoni di una scala.

    Alla nostra sensibilit uditiva le note della scala naturale (per scala naturale si intende quella prodotta suonando solo i tasti bianchi del pianoforte) appaiono legate fra loro da rapporti di parentela. Uno dei sette suoni percepito come fondamentale, come punto di riferimento. Mentre questo suono ha un carattere di conclusione, tutti gli altri in maniera diversa ci appaiono pi o meno sospesi, come se avessero un equilibrio instabile.

    Se infatti suoniamo la scala naturale a partire dal Do fermandoci per esempio al Si, questo ci appare come un suono sospeso a mezzaria, con una forte attrazione a concludere verso il Do successivo. In questo caso il suono fondamentale appunto il Do.

    Ma possiamo suonare una scala naturale anche partendo da un altro tasto bianco qualsiasi, per esempio il Re. In questo caso suonando tutti i tasti bianchi fino al Re successivo noteremo che cambia il modo con cui il nostro orecchio percepisce lintera serie, cambiano i rapporti fra le note e il modo con cui ogni suono sembra legarsi agli altri. Rispetto al nostro orecchio musicale questa seconda scala ci sembrer strana, stramba, con i rapporti fra le note sbagliati.

    Questo perch dal Seicento ad oggi i modi usati per comporre la musica

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  • occidentale sono quello di Do, detto anche maggiore e quello di La detto minore.Ci non significa naturalmente che tutte le musiche dal seicento ad oggi vengono composte nella scala naturale di Do o in quella di La, ma bens nel modo di Do o di La. Vengono composte cio tenendo conto dei rapporti tra le note, degli intervalli caratteristici di queste due scale naturali.

    Cerco di spiegarmi meglio, osserva ancora la tastiera del pianoforte:

    Tra ogni nota (e quindi tra ogni tasto del pianoforte compresi quelli neri) e la nota successiva o precedente c un intervallo di mezzo tono. Quindi la distanza ad es. tra Do e Do# di mezzo tono, come di mezzo tono lintervallo tra Mi e Fa o tra Si e Do. Mentre per es. tra Do e Re lintervallo di tono + tono= un tono.

    Ora, suonando la scala naturale di Do noterai che si produce una sequenza ben precisa di toni e semitoni e cio:

    Suonare nel modo di Do non significa altro che comporre musica con scale

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  • che utilizzino questa sequenza, indipendentemente dalla nota fondamentale (dalla tonalit) che si utilizza. Se volessimo comporre cio una canzone in tonalit di Re, baster utilizzare la sequenza della scala naturale di Do, ma partendo dalla nota Re.

    Avremmo cos la scala:

    Come vedi la sequenza dei toni e semitoni stata riprodotta fedelmente. Per quello che riguarda il modo di La (modo minore) la storia un po pi complessa in quanto esistono tre tipi di scale minori (e se contiamo la scala minore di Bach arriviamo a quattro!) e tratteremo l'argomento in seguito. Possiamo a questo punto definire i concetti di musica tonale e modale. La musica composta secondo i modi maggiore o minore (modo di Do e modo di La) si dice musica tonale. La musica che non si basa su tali rapporti di parentela tra i suoni e li presenta come autonomi tra di loro, viene detta musica atonale. Quella composta secondo gli antichi modi (utilizzando le scale naturali partendo dal Re, dal Mi ecc..), e che hanno una diversa sequenza di toni e semitoni rispetto al modo di Do, viene detta modale (ad es. la musica medievale). La diversa disposizione dei toni e semitoni di queste scale antiche il motivo per il quale questo tipo di musica risulta di difficile comprensione per il nostro orecchio ormai abituato da secoli allascolto della musica tonale.

    ANCORA INTERVALLI

    Ora che abbiamo dato un numero agli intervalli (di prima, di seconda, di quinta ecc) vediamo di assegnare loro anche un nome.

    Nellarmonia tonale, che quella utilizzata per le nostre canzoni moderne, si suppone che ogni brano abbia una tonalit di base, e tutti gli accordi del brano vengono considerati relativamente a quella tonalit.

    La tonalit di base indicata per intenderci dallaccordo con il quale in genere inizia e finisce un pezzo musicale.

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  • Quello che fa apparire identiche due melodie eseguite in tonalit diverse, come abbiamo visto nel capitolo precedente, il fatto che se cambia laltezza di ciascun suono, tutti gli intervalli delluna rimangono identici ai corrispondenti intervalli dellaltra.Lo si pu verificare confrontando la scala di qualsiasi tonalit con quella di Do:

    I numeri romani indicano i gradi della scala: per la scala di Do il primo grado sar appunto il Do, il secondo il Re e cos via. Per la scala di Mi bemolle, il primo grado sar il Mib, il secondo il Fa e cos via. Come vedi, in entrambe le scale la successione dei toni e dei semitoni non cambia e gli intervalli della prima scala sono identici ai corrispondenti dellaltra (es. tra il primo e il terzo grado c un intervallo di terza maggiore per tutte e due le scale). Quello che d a ognuno dei sette gradi della scala il suo particolare carattere dunque la distanza che tiene rispetto a tutti gli altri, e non la sua altezza assoluta. Nellesempio sopra il Sol della scala di Do corrisponde al Sib della scala di Mib: tutti e due infatti distano una quinta dalla prima nota della scala, un tono dalla nota precedente e successiva eccOgnuno dei sette gradi della scala viene chiamato anche con un termine che ne sottolinea il carattere e la funzione tonale:

    I grado: tonica (o fondamentale)II grado: sopratonica

    III grado: modale (o mediante o caratteristica)IV grado: sottodominante

    V grado: dominanteVI grado: sopradominante

    VII grado: sensibile

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  • LE SCALE MINORIIl modo minore si differenzia per la diversa disposizione dei toni e dei semitoni rispetto al modo maggiore. Ogni scala di modo maggiore ha una relativa minore la quale ha per base il 6 grado della scala maggiore e conserva le stesse alterazioni. Vediamo subito una illustrazione per capire meglio il concetto:

    Come vedi, partendo da una scala di modo maggiore, la sua relativa minore si trova scendendo di 1 tono e mezzo dalla tonica, cio dalla prima nota della scala maggiore. Naturalmente, data una scala di modo minore, per trovare la sua relativa maggiore si fa il procedimento inverso, cio si sale di 1 tono e mezzo.La scala minore, abbiamo detto, si differenzia per la diversa disposizione dei toni e semitoni, allora andiamo a vedere nel dettaglio. Sappiamo gi che nella scala maggiore la disposizione dei toni e semitoni :

    TONO TONO SEMITONO TONO TONO TONO SEMITONO

    Nella scala minore invece:

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  • Le caratteristiche principali che distinguono una scala maggiore da una minore, come puoi facilmente osservare sono su due particolari intervalli:

    Lintervallo tra il 1 grado (tonica) e il 3 grado (modale): nella scala maggiore lintervallo di terza maggiore (2 toni), mentre nella scala minore di terza minore (1 tono e mezzo).

    Lintervallo tra il 7 e l8 grado della scala: nella scala maggiore lintervallo di mezzo tono, mentre nella scala minore naturale di un tono. Quella che hai appena visto la Scala minore naturale, ma esistono anche altri tipi di scale minori che andiamo a conoscere immediatamente.

    LE TRE VERSIONI DI SCALE MINORI

    La Scala minore naturale solo una delle tre versioni possibili di scale minori. Le altre due sono:

    La scala minore armonica La scala minore melodica

    La Scala minore armonica si differenzia da quella naturale perch ha la sensibile (v. pag 23) tanto in ascendere che in discendere, infatti presenta un intervallo di un semitono tra il 7 e l8 grado, a differenza della scala minore naturale che ha un intervallo di un tono. In altre parole, nella Scala minore armonica stato innalzato di un semitono il settimo grado rispetto alla scala naturale.Un piccolo appunto sulla sensibile: abbiamo visto che la sensibile corrisponde al VII grado della scala. Porta questo nome a causa della sua forte attrazione, della sua spiccata sensibilit verso lottava nota della scala, ossia la tonica o fondamentale. Prova a suonare una scala di Do maggiore fermandoti sul Si e sentirai chiaramente la marcata attrazione di questa nota verso la nota successiva, il Do appunto. Ci avviene perch nella Scala maggiore tra la sensibile e la tonica c un intervallo di mezzo tono, che non presente invece nella Scala minore naturale (nellesempio della Scala di La min. naturale: Sol-La = 1 tono).Per ovviare a ci, nella Scala minore armonica si alterato il 7 grado facendogli cos acquistare uno spiccato carattere di sensibile. Dal lato melodico per questo espediente ha causato un intervallo di seconda eccedente tra il 6

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  • e il 7 grado di difficile intonazione.La Scala minore melodica si differenzia da quella naturale e da quella armonica perch il moto ascendente non si suona alla stessa maniera del moto discendente. Infatti in questa scala, per correggere lintervallo di seconda eccedente della scala armonica, si innalzato di un semitono oltre il 7 anche il 6 grado, ma solo andando dal basso verso lalto. Discendendo la scala entrambi i gradi ritornano allo stato naturale.In definitiva quindi le tre scale minori sono cos costituite:

    Le note caratteristiche della scala sono tre e precisamente quelle poste sul 3, 6 e 7 grado. Sono dette caratteristiche perch il loro intervallo rispetto alla tonica (la prima nota della scala) determina se la scala maggiore o minore.

    nella scala maggiore abbiamo infatti rispetto alla tonica la terza, la sesta e la settima maggiori

    nella scala minore naturale abbiamo la terza la sesta e la settima minori

    Fra questi gradi il pi qualificante il 3 (nota modale), mentre il 6 e il 7 rivestono unimportanza minore perch abbiamo visto che possono subire varianti nelle scale di modo minore.

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  • Quindi la stessa tonica pu essere la base di una scala maggiore o minore, infatti se noi in una scala di modo maggiore abbassiamo di un semitono il 3, il 6 e il 7 grado otterremo una scala di modo minore.

    Ecco un esempio partendo dalla scala di Do maggiore:

    In conclusione diciamo che ogni scala di modo maggiore, oltre ad avere una sua relativa minore ha anche una sua omofona o omonima minore, una scala cio che inizia con la stessa tonica ma che subisce alterazioni sul 3, 6 e 7 grado.

    Nella pagina seguente un quadro riassuntivo:

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  • 3 I segni di intensit: la dinamica

    Abbiamo visto nel capitolo dedicato al suono, che i caratteri che determinano ogni suono sono: durata, altezza, intensit e timbro.

    Fino ad ora abbiamo visto come si indica la durata di un suono in musica (attraverso le figure di durata, le note, pag. 6) e come se ne indica l'altezza (attraverso il pentagramma, pag.10).

    Ora andiamo a conoscere il terzo elemento mancante per determinare tutti i parametri che servono al fine di riprodurre un suono da uno spartito musicale: lIntensit.

    Per indicare graficamente lintensit si usa un criterio molto semplice: si pongono sopra o sotto le note musicali le iniziali di piano (p), forte (f), mezzo (m), secondo questa scala:

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  • ff = fortissimof = fortemf = mezzofortemp = mezzopianop = pianopp = pianissimo

    Un segno di intensit vale dal punto in cui stato messo fino allincontro di un segno diverso.Alcuni compositori utilizzano addirittura pi di due f o due p per indicare rispettivamente sonorit estremamente energiche o estremamente tenui.Un suono forte che passa bruscamente al piano viene indicato con: fp.Nei casi in cui il cambiamento sia ancora pi brusco si scrive: ffp, oppure fpp, o ancora ffpp.Altri segni di intensit sono:

    Tutti questi segni si chiamano segni dinamici.Dinamica lelemento del linguaggio musicale che governa lordine delle intensit.

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  • IL TEMPO e IL RITMO

    L'ultimo elemento indispensabile per riuscire a leggere uno spartito musicale il tempo.

    Per permettere la lettura della musica, il pentagramma viene suddiviso con delle stanghette poste verticalmente attraverso il penagramma. Lo spazio compreso tra due stanghette si chiama misura o battuta.

    Per determinare la durata di ogni misura, si mette allinizio del pezzo musicale, subito dopo la chiave, un numero frazionario dove il numeratore indica il numero dei tempi contenuti nella misura, e il denominatore indica il valore di questi tempi.

    Per esempio se io indico un tempo di 4/4 (che in musica in genere si scrive con la lettera C), significa che in ogni misura possono entrare una Semibreve (4/4), oppure due minime (2/4 + 2/4), oppure quattro semiminime (1/4 + 1/4 + 1/4 + 1/4) e cos via.

    Oppure note con valori diversi, o caratterizzate da punti, o legature di valore, o pause, purch la somma di tutti i segni dentro la misura sia 4/4.

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  • Nella prima battuta abbiamo una minima e due semiminime (2/4 + 1/4 + 1/4 = 4/4).Nella seconda battuta abbiamo due semiminime e quattro crome (1/4 + 1/4 + 1/8 + 1/8 + 1/8 + 1/8 = 4/4).Nella terza battuta ci sono una pausa di minima e una minima (2/4 + 2/4 = 4/4).Nella quarta battuta una minima, una semiminima con un punto di valore e una croma (2/4 + 1/4 + 1/8 + 1/8 = 4/4).

    In musica il tempo si batte con movimenti regolari della mano destra che sono un alternarsi del movimento in battere e del movimento in levare. Tutti i movimenti verticali dallalto in basso si chiamano movimenti in battere, tutti gli altri, laterali o dal basso in alto, si chiamano movimenti in levare.Per esempio in un tempo 2/4 per ogni misura si devono fare due movimenti della mano destra corrispondenti al tempo che la mano impiega a muoversi da A a C. Ogni movimento vale un tempo, cio un quarto.

    Esistono due tipi di tempi:

    Tempi semplici, in cui ogni movimento suddivisibile in due parti, e Tempi composti in cui ogni movimento suddivisibile in tre parti

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  • Come vedi, nei tempi semplici ogni movimento suddiviso in due parti (u-no, du-e).Nei tempi composti ogni movimento ha suddivisione ternaria (u-no-o, du-e-e).Ed ora vediamo come si battono con la mano questi tempi. Prendiamo ad esempio il tempo di quattro quarti.

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  • ATTENZIONE: le freccette in gi indicano il movimento verticale della mano (verso il basso e ritorno), e le freccette verso destra o sinistra indicano il movimento della mano laterale a destra o a sinistra (e ritorno).

    E per il tempo di sei ottavi:

    Mentre per il tempo di nove ottavi:

    Lelemento fondamentale del discorso musicale, oltre al suono il ritmo, che non altro che una successione regolare di accenti forti e deboli, distribuiti in tante misure o battute.

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  • A volte per questi accenti sono spostati volutamente rispetto alla loro successione naturale dando luogo alla sincope e al contrattempo.

    La sincopeLa sincope lo spostamento dellaccento ritmico dalla sua cadenza regolare. Il suono cio invece di iniziare sul tempo forte comincia sul movimento debole.

    Il contrattempo

    Nel contrattempo si ha lo stesso spostamento daccenti che nella sincope, per qui il suono viene troncato dalla pausa.

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  • LE ALTERAZIONI MUSICALI

    Abbiamo visto che la scala naturale usa sette suoni, ma da una semplice osservazione della tastiera del pianoforte intuibile che i suoni usati per fare musica (nel nostro sistema occidentale) non sono sette, ma dodici.

    Questo sistema di 12 note abbiamo visto che viene detto scala cromatica.

    Altri sistemi, come quelli delle musiche asiatiche, africane ecc.. usano allinterno dellottava un numero maggiore di suoni.I cinque suoni aggiuntivi (per intenderci quelli dei tasti neri del pianoforte) che insieme ai suoni della scala naturale formano la scala cromatica, non vengono chiamati con nomi particolari, ma prendono il nome del suono immediatamente inferiore con laggiunta di diesis, o di quello immediatamente superiore con laggiunta di bemolle. Diesis e bemolle si chiamano accidenti o alterazioni musicali. Quindi i sette suoni della scala naturale vengono detti naturali (appunto), mentre gli altri cinque vengono detti alterati.Le alterazioni sono perci segni che vengono posti davanti ad una nota e ne modificano l'intonazione verso l'alto o verso il basso.Sono in tutto cinque:

    Diesis: altera la nota di un semitono verso l'altoBemolle: altera la nota di un semitono verso il bassoDoppio diesis: altera la nota di due semitoni (un tono) verso l'altoDoppio bemolle: altera la nota di due semitoni (un tono) verso il bassoBequadro: annulla ogni alterazione e riporta la nota al suo stato naturale

    Raramente possibile imbattersi anche nel doppio bequadro.

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  • Importante: una alterazione non vale solo per la nota davanti alla quale posta, ma per tutte le note dello stesso nome allinterno di quella misura. Es.:

    Il diesis non vale solo per il primo Fa, ma anche per quello successivo e tutti gli altri eventuali fino alla fine della battuta o misura.Una alterazione pu essere temporanea, quando si presenta occasionalmente nel corso del brano, o permanente, quando si presenta stabilmente dallinizio alla fine.

    LA LEGATURA DI PORTAMENTO E DI FRASEOltre alla legatura di valore (v. pag. 7), in musica vengono usati altri due tipi di legature: di portamento e di frase.La legatura di portamento una linea che unisce due note di altezza diversa e indica che vanno suonate legate cercando di evitare lo spezzarsi del suono nel passaggio tra una nota e laltra.La legatura di frase invece una linea che abbraccia pi note e indica un legato complessivo tra i suoni di una intera frase musicale.

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  • ABBREVIATURE E SEGNI CONVENZIONALIAbbiamo visto che uno spartito musicale pieno zeppo di segni di vario tipo, che devono essere conosciuti approfonditamente per poter leggere il brano in modo corretto. Tra questi segni esistono dei simboli che indicano abbreviature e dei segni convenzionali.

    Le abbreviature

    Le abbreviature sono segni che servono per abbreviare la stesura di uno spartito musicale, facilitandone anche la lettura. I segni di abbreviazione principali sono:

    Il ritornello Il Da Capo Il Da Capo al Fine o al segno convenzionale Il Da Segno a Segno

    Il ritornello obbliga a ripetere tutta la parte del brano racchiusa tra i due segni:

    e pu presentare l'indicazione prima volta e seconda volta in questo modo:

    In questo caso si esegue il brano dallinizio fino al termine della battuta contrassegnata con 1., si ripete il brano dallinizio (o comunque dal segno di ritornello se questo non posto allinizio), e arrivati alla battuta che precede

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  • quella contrassegnata con 1., si salta e si passa direttamente a quella o a quelle contrassegnate con 2. Il Da Capo non ha bisogno di spiegazioni.Il Da capo al Fine (in genere abbreviato con D.C. al Fine) non altro che una variante del ritornello e significa che si deve ripetere il brano da capo fino alla dicitura Fine.Dal Segno al Segno viene abbreviato con:

    Questi due segni possono essere collocati in qualsiasi punto del brano e significano che va ripetuta la parte precedentemente eseguita racchiusa tra questi segni. Per la ripetizione di una melodia o di una figura ritmica senza doverla riscrivere, si ricorre a questo segno:

    che indica che si deve ripetere completamente e interamente la linea melodica o ritmica precedente. A seconda dei casi la ripetizione pu valere mezza battuta, una battuta intera, o anche due battute, in questo modo:

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  • Nel primo caso deve essere ripetuta la mezza misura precedente, nel secondo caso deve essere ripetuta integralmente la misura precedente, e nel terzo caso vanno ripetute tutte e due le due misure che precedono quelle contrassegnate dal simbolo.

    Abbiamo gi visto che una intera misura di silenzio viene indicata con il segno:

    che non altro che una pausa di semibreve. Quando per le misure di silenzio sono pi di una, queste vengono indicate con una linea sulla quale indicato il numero delle misure nelle quali non si deve suonare, ad es:

    significa che la stesura musicale in quel punto prevede 15 battute di pausa per quel determinato strumento o voce.

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  • LEGGIAMO LO SPARTITO

    La lettura delle note sul pentagramma richiede una buona dose di studio e di applicazione.

    Si deve riconoscere laltezza del suono in base alla sua collocazione sulle linee o negli spazi del pentagramma; la permanenza del suono nel tempo in base alla figura e a quei segni (punto, legatura) che possono dilatarne la durata; lintensit di ogni singolo suono o di ogni frase musicale per mezzo dei segni dinamici; si devono riprodurre i segni di espressione (legatura di portamento, staccato).

    Ma ancor prima c da seguire lindicazione del tempo per mezzo della frazione posta subito dopo la chiave e leventuale indicazione scritta sopra al pentagramma (andante, mosso ecc); riconoscere la tonalit in base allarmatura di chiave, e non scordarsi mai che una alterazione posta in chiave vale per tutta la durata del brano, a meno che non venga annullata dal bequadro.

    E per ultimo, siccome pi o meno tutti, con una buona dose di volont e di applicazione nello studio sono in grado di riprodurre una musica, la parte pi importante dellesecuzione di un brano musicale o di una canzone: linterpretazione.

    Proprio cos, malgrado tutta la fatica fatta per riuscire a leggere la musica (magari a prima vista!) ci che rende unico un interprete non tanto la capacit tecnica, peraltro indispensabile, ma la sua capacit interpretativa, la sua sensibilit.

    Ma andiamo per gradi: vediamo di fare un riassunto di quello che abbiamo imparato riguardo alla lettura delle note sul pentagramma, attraverso uno spaccato di spartito.

    Se hai letto con attenzione tutte le pagine precedenti, sei a buon punto nella conoscenza della teoria musicale e hai delle buone basi per approfondire in seguito una materia che molto vasta.

    Prima di procedere allo studio degli accordi sulla tastiera e sulla chitarra, c' ancora bisogno di fare un viaggio intorno alle tonalit, che sar l'argomento del capitolo successivo.

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  • Proviamo ora dunque con sole quattro misure a riassumere quello che abbiamo appreso fino ad ora.

    Le note sono nellordine: Re, Fa, Sol, La, nella prima misura; Si, Do nella seconda misura; Re, Do, Si, La, Sol, Fa, Mi, Re, nella terza misura; Do nella quarta misura.A: chiave di Sol (violino)B: armatura di chiave che indica la tonalit. In questo caso con due diesis siamo in tonalit di Re maggiore (o Si minore). Larmatura di chiave segnala che tutti i Fa e i Do saranno considerati diesis.C: tempo. In questo caso 4/4D: segno dinamico di intensitE: minima posta sulla quarta linea che indica un Re da tenere per 2/4F: semiminima posta nel primo spazio che indica un Fa da tenere per 1/4G: accentoH: croma posta sulla seconda linea che indica un Sol da tenere per 1/8I: punto di valore. La minima davanti alla quale posto viene aumentata di met del suo valoreL: legatura di portamentoM: semibreve posta sotto al pentagramma con un taglio in testa che indica un Do centrale da tenere per 4/4.

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  • LE TONALITA'Ogni volta che si sente il bisogno di adattare un brano musicale alle caratteristiche della nostra voce, lo si alza o lo si abbassa a seconda che presenti suoni troppo gravi o troppo acuti. In altre parole trasportiamo il brano.Mentre quando si cambia il modo di un brano (da maggiore a minore o viceversa) ne mutiamo anche le caratteristiche, il brano cio non pi lo stesso, quando lo trasportiamo si cambia solo il punto di partenza e la melodia appare sostanzialmente identica.Consideriamo ad esempio un motivo con le note in questa sequenza: Sol, Do, Re, Mi, Re, Do, Mi.

    Sulla tastiera verranno toccati i seguenti tasti:

    Ora suoniamola a partire dal La. Per conservare la melodia senza modifiche occorre utilizzare il Fa diesis:

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  • E sul pentagramma avremo:

    La prima melodia in tonalit di Do maggiore, la seconda in tonalit di Re maggiore. La fondamentale della prima melodia la nota Do, mentre della seconda la nota Re.Ogni volta che un brano viene trasportato, cambia la sua fondamentale, e si dice che cambia la tonalit del brano. Quello che non cambia in due melodie in tonalit diverse, sono gli intervalli: un tono nella prima melodia rimane un tono sulla seconda, un semitono rimane un semitono, e cos via.Verifichiamolo:

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  • Come vedi, trasportando una melodia, cambiandone la tonalit, i rapporti tra le note non cambiano e per questo perfettamente riconoscibile, sostanzialmente identica qualunque sia la sua tonalit. Cambia solo laltezza delle note che la compongono. Cambiandone invece il modo, anche restando in tonalit, la melodia non pi la stessa, in quanto vengono alterati i rapporti, gli intervalli tra le note.E molto importante esercitare il nostro orecchio a riconoscere la fondamentale di ogni melodia. E importante cio abituarsi a riconoscere laltezza e la tonalit con la quale un qualsiasi brano viene eseguito per formare piano piano un orecchio musicale. In che modo? Ascoltando e cercando di riprodurre ci che ascolti. Continuamente.Ora vediamo come si distingue ogni tonalit dalle altre.E presto detto: ogni tonalit si distingue dalle altre per il numero di suoni alterati che utilizza, cio per il numero di diesis e bemolle a cui ricorre.Per esempio la tonalit di Fa# utilizza il Si bemolle al posto del Si naturale, oppure la tonalit di La utilizza il Fa#, il Do# e il Sol# al posto dei corrispondenti naturali.Queste alterazioni non sono momentanee, ma permanenti lungo tutto il corso del brano, e per questo vengono scritte non davanti alla nota ogni volta che si presenta, bens allinizio del rigo musicale subito dopo la chiave, in questo modo:

    In uno spartito cos scritto, ogni Si, Mi, La, Re che ti trovi davanti deve essere inteso come bemolle. In questo caso la tonalit del brano sar La bemolle. Questo raggruppamento di alterazioni allinizio del rigo musicale si chiama armatura di chiave.

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  • E assolutamente indispensabile quindi sapere di quanti suoni alterati si serve ciascuna tonalit per riconoscere a prima vista la tonalit del brano che si sta eseguendo.Per questo esiste uno strumento antico ma validissimo per memorizzare le tonalit:

    - Il Circolo delle Tonalit o delle quinte ascendenti.-Il circolo delle tonalit si legge in senso orario e ogni punto indica una tonalit.

    Per il modo maggiore

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  • Per il modo minore

    Il Circolo delle tonalit (o delle quinte) si legge in questo modo: partendo dalla tonalit di Do per il modo maggiore, e dalla tonalit di La per il modo minore, i quali abbiamo visto non contengono suoni alterati, si procede per quinte ascendenti. Per le tonalit maggiori, la quinta ascendente della scala di Do Sol.

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  • Osservando la tonalit di Sol vediamo che si differenzia da quella di Do per una sola nota alterata: il Fa#. Queste tonalit vengono dette vicine Due tonalit si dicono vicine quando si differenziano per una sola nota alterata in chiave. Andando avanti, la quinta di Sol Re. Vediamo che la tonalit di Re ha due note alterate: il Fa# e il Do#.La tonalit di Sol ha quindi come tonalit vicine sia quella di Do che quella di Re. Da questo si evince che le tonalit vicine sono quelle le cui fondamentali distano fra loro un intervallo di quinta.Continuando cos in senso orario vedi che le tonalit sono disposte secondo il numero delle note alterate in modo crescente per i diesis e decrescente per i bemolle. Si procede in questo modo anche per le tonalit minori.Lideale sarebbe imprimersi nella memoria il circolo delle tonalit in modo da ricordare:1) la successione delle tonalit vicine sia in senso orario che in senso antiorario;2) il numero dei diesis e dei bemolle di ogni tonalit;3) lordine di successione dei diesis e quello dei bemolle.Un aiuto per la memorizzazione delle tonalit pu dartelo anche questa tabella:

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  • E' importante memorizzare il Circolo delle Tonalit sia nel modo maggiore che minore per:

    ricordare la successione delle tonalit vicine sia in senso orario che antiorario, e questo un esercizio abbastanza semplice: basta andare per quinte in senso orario e per quarte in senso antiorario partendo dalla tonalit di Do per il modo maggiore e La per il modo minore;

    ricordare il numero di diesis e bemolle di ogni tonalit, e anche questo solo un problema di memoria, si va in ordine crescente da 1 a 7 da Sol a Do# in senso orario per i diesis, e da 1 a 7 da Fa a Dob in senso antiorario per i bemolle;

    ricordare lordine di successione dei diesis e dei bemolle, e per questo sufficiente memorizzare larmatura di chiave della tonalit di Do# per i diesis e di Dob per i bemolle:

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  • Mi spiego meglio. Come vedi nellarmatura in Do# la successione dei diesis :

    Fa, Do, Sol, Re, La, Mi, Si

    ci significa che andando in senso orario sopra il Circolo delle Tonalit, per le tonalit vicine ti troverai in chiave prima il Fa# (tonalit di Sol), poi il Fa# e il Do# (tonalit di Re), segue Fa#, Do# e Sol# (tonalit di La) e cos via fino ad arrivare alla tonalit di Do# con tutti e sette i diesis in chiave.Per i bemolle si fa la stessa cosa andando in senso antiorario e rovesciando lordine delle note alterate. Dopo la tonalit di La minore, che la relativa minore di Do maggiore e non ha alterazioni in chiave, si va dalla tonalit di Fa con solo il Sib in chiave fino alla tonalit di Dob con tutti e sette i bemolle in chiave.Lo schema questo:

    Il campo tonale

    Con il termine Campo Tonale si indica laffinit che esiste tra la tonalit maggiore e la sua relativa minore. Abbiamo visto ad esempio che il campo tonale di Sol maggiore quello che utilizza la scala con un diesis (il Fa#). A seconda della tonica, abbiamo nello stesso campo tonale luno o laltro modo. Se la tonica la nota Sol avremo il modo maggiore, se la tonica la nota Mi avremo il modo minore. Entrambe le tonalit utilizzano lo stesso Campo Tonale.

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  • La modulazione tonale

    In un brano semplice, in genere la tonalit rimane la stessa per tutta la durata della composizione, mentre nei brani pi elaborati ci sono spesso cambi di tonalit che sono avvertiti dal nostro orecchio come un ri-orientarsi di tutte le note, che perdono la loro funzione tonale, il loro carattere, per assumerne unaltro.Questo passaggio da una tonalit ad unaltra viene detta modulazione.Quando una melodia modula si sente chiaramente il diverso orientamento delle note rispetto alla nuova tonica che andata a formarsi. Se ad un certo punto il nostro orecchio avverte che le note sono orientate verso una nuova tonica, significa che avvenuta una modulazione. Se non si avverte nessun cambiamento e la tonica rimane sempre la stessa per tutto il brano, non c stata nessuna modulazione.E importante abituare lorecchio a sentire le modulazioni.Esistono quattro tipi di modulazione:

    I modulazione modale (verso la tonalit relativa). In questo caso cambia la tonalit e il modo, ma non cambia il campo tonale. Ad esempio nella modulazione da Do maggiore a La minore il campo tonale il medesimo, ma il modo cambia da maggiore a minore e la tonalit cambia da Do a La.

    II modulazione di campo tonale. Cambiano il campo tonale e il modo, ma non cambia la tonalit. Ad esempio da Do maggiore a Do minore la tonalit la stessa, ma sia il modo (maggiore-minore) sia il campo tonale cambiano.

    III modulazione tonale (verso tonalit vicine o lontane). In questo caso cambiano sia la tonalit sia il campo tonale, ma non cambia il modo. Nel caso di modulazione da Do maggiore a Sol maggiore (tonalit vicine) cambia la tonica quindi la tonalit, cambia il campo tonale, ma il modo (maggiore) non cambia.

    IV modulazione tonale-modale (a tonalit vicine o lontane). Cambiano tutti e tre i parametri: tonalit, campo tonale e modo. Un esempio la modulazione da Do maggiore a Mi minore.

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  • COME TRASPORTARE UNA MELODIA

    Ogni volta che una melodia cambia il suo punto di partenza, e quindi cambia la sua fondamentale, si dice che cambia tonalit. Questo spostamento viene detto trasporto.

    Mentre quando si cambia il modo di una melodia (da maggiore a minore o viceversa) se ne altera anche il carattere, quando si cambia il punto di partenza, la melodia appare sostanzialmente identica. Si parla di trasporto anche quando un brano viene eseguito ad una o pi ottave di distanza.

    E importante riuscire a padroneggiare il trasporto per adattare un canto alle potenzialit della nostra voce: lo si alza quando ha suoni troppo gravi, e lo si abbassa quando ha suoni troppo acuti per la nostra estensione vocale, o rispetto alle capacit vocali del cantante della nostra band.Se dovessimo eseguire delle cover solo in tonalit originale, il nostro gruppo musicale avrebbe ben pochi brani in repertorio!Il trasporto poi assolutamente necessario per far cantare canzoni originariamente scritte per uomo ad una donna o viceversa.Ma come si esegue il trasporto di una melodia? Se dobbiamo accompagnare un brano eseguendo solamente accordi, non ci sono grossi problemi. Basta un p di pratica e si riesce senza particolari difficolt a trasportare qualsiasi canzone da una tonalit a unaltra suonando tutti gli accordi pi alti o pi bassi del numero di toni e semitoni con i quali abbiamo trasportato il brano.Ad esempio se avessimo necessit di trasportare un tono e mezzo sopra, accompagnando solo con accordi, un brano originariamente in tonalit di La maggiore (vedi il Circolo delle Tonalit), basta eseguire ogni accordo del brano un tono e mezzo sopra: il La diventa un Do, il Mi diventa un Sol e cos viaE importante riuscire a padroneggiare almeno questa pratica con semplicit e naturalezza e in tempo reale. Si dovrebbe cio riuscire in sede di prove, a eseguire qualsiasi cambio di tonalit nel momento stesso in cui il cantante sta provando il brano, senza doversi trascrivere prima ogni variazione di accordi sul foglio. Questo facilita e velocizza lottimizzazione del brano per il cantante, e il tempo rimanente (di tempo per le prove ce n sempre poco!) pu essere impiegato per studiare gli arrangiamenti e tutti gli accorgimenti che renderanno il brano

    Basi di Teoria + Suonare la tastiera + Suonare la chitarra 51

  • caratteristico e personale anche se si tratta di una cover.Ticonsiglio caldamente di non usare lapposito tasto traspositore di cui dotata ormai qualsiasi tastiera elettronica o qualsiasi piano elettrico. Fare mentalmente questa operazione ti dar una buona padronanza della tastiera e delle tonalit, e ti risparmier imbarazzi quando ti troverai a suonare un piano acustico e dovrai far fede alle tue sole capacit senza aiuti tecnologici.Con un p di pratica e buona volont vedrai che non cos difficile.Il difficile invece arriva adesso: vediamo infatti come trasportare mentalmente una melodia scritta sul pentagramma.Fino ad ora abbiamo conosciuto due sole chiavi: la chiave di violino o di Sol, e la chiave di basso o di Fa, che sono anche le due chiavi pi usate.A questo punto del nostro studio dobbiamo inevitabilmente conoscere anche le altre chiavi musicali, che ci serviranno per trasportare ogni melodia in qualsiasi tonalit: la chiave di baritono, di tenore, di contralto, di mezzosoprano e di soprano.In realt la chiave sempre e solo una, la chiave di Do. E il rigo, ossia le cinque linee scelte nel sistema complessivo, che cambia.Nella pratica comune per per il rigo del baritono si usa correntemente la chiave di Fa anzich quella di Do, cio quella che abbiamo visto utilizzata per il rigo del basso. Questi cinque nuovi righi tutti, ripeto, con la chiave di Do tranne quello del baritono che usa la chiave di Fa come il basso, prendono il nome dalle voci cantanti che in passato li adoperavano. Andiamo a vedere come sono rappresentati graficamente nella pagina seguente:

    Basi di Teoria + Suonare la tastiera + Suonare la chitarra 52

  • Vedi che per la chiave di Do, il Do centrale posto:

    sulla prima linea in chiave di soprano;

    sulla seconda linea in chiave di mezzosoprano;

    sulla terza linea in chiave di contralto;

    sulla quarta linea in chiave di tenore.

    Mentre per la chiave di Fa il Do centrale posto:

    sulla quinta linea in chiave di baritono;

    sopra il pentagramma con un taglio in testa in chiave di basso (e questo gi lo sapevamo).

    Basi di Teoria + Suonare la tastiera + Suonare la chitarra 53

  • Quindi, ricordando che per trasporto si intende quel procedimento che consente di trasportare un brano da una tonalit ad unaltra, e che in qualsiasi trasporto il modo non cambai mai, un maggiore rimane maggiore ed un minore rimane minore, per trasportare un brano si deve sostituire mentalmente la chiave musicale, cio si sostituisce il rigo per leggere le note con la denominazione che assumono nella nuova tonalit.Esempio pratico: per trasportare un tono sopra una melodia scritta in chiave di Sol, si sostituisce mentalmente la chiave con quella di contralto. In questo modo le note scritte sul pentagramma rimangono nella stessa posizione ma cambiano nome, il Do diventa Re, il Re diventa Mi ecc esattamente un tono sopra.Guarda la figura...

    Come vedi le note sono esattamente nella stessa posizione, ma cambiano i nomi: la melodia stata trasportata giusto un tono sopra.Per trasportare quindi un tono sopra una melodia in chiave di Sol, si sostituisce

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  • questa con la chiave di contralto, per trasportare la stessa melodia in chiave di Sol di due toni sopra, si sostituisce la chiave con quella di basso eccSotto vedi lo schema da seguire per trasportare in tonalit ascendenti

    Questa manovra comporta naturalmente la prefetta conoscenza e padronanza del setticlavio e la disposizione delle note nelle varie chiavi, che una delle sei prove della licenza di teoria e solfeggio nei conservatori italiani.Non una cosa semplice quindi ma non finita qui!Infatti ora dobbiamo fare i conti con le alterazioni momentanee, cio con tutte quelle alterazioni che non sono presenti nellarmatura di chiaveSi procede in questo modo. Supponiamo di dover trasportare di un tono ascendente un brano in Do maggiore. La nuova tonalit sar Re maggiore con due diesis in chiave: il Fa# e il Do# (vedi il Circolo delle Tonalit).In questo caso le alterazioni momentanee che andremo a ritoccare riguarderanno solo ed esclusivamente quelle note che trasportate nel nuovo rigo risponderanno al nome di Fa e Do. Pi precisamente tutte le alterazioni poste davanti a queste note nella nuova tonalit verranno spostate di un semitono ascendente: un bemolle diventer bequadro, un bequadro diventer diesis eccTutte le altre alterazioni momentanee rimarranno immutate.

    Se invece dobbiamo abbassare una melodia, per esempio un tono sotto da Do maggiore a Si bemolle maggiore, avremo in chiave due alterazioni costanti: il Sib e il Mib. In questo caso le alterazioni momentanee che sul nuovo rigo saranno poste davanti al Si e al Mi verranno abbassate di mezzo tono: il diesis diventer bequadro, il bequadro bemolle e cos via.

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  • Anche qui tutte le altre alterazioni momentanee rimarranno immutate.

    Per trasportare una melodia di un semitono invece non c nessun cambiamento di rigo, le note rimangono le stesse, ma ogni alterazione, sia momentanea, sia permanente, verr alterata di un semitono ascendente o discendente a seconda che la melodia venga trasportata 1/2 tono sopra o 1/2 tono sotto.

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  • TRASPORTARE UNA MELODIA: ESEMPIO PRATICO

    Sappiamo che molti strumenti, come vari tipi di sassofono, legni, ottoni eccetera, emettono suoni che non corrispondono effettivamente alla nota scritta sul pentagramma. Per questo vengono detti strumenti traspositori. Ad esempio se un sax soprano in Si bemolle esegue un Do sul pentagramma, in realt emette un suono esattamente un tono sotto, cio un Si bemolle (appunto).Per questo, per far emettere le note che noi vogliamo dai vari strumenti traspositori che abbiamo in organico nel nostro gruppo musicale, dobbiamo essere in grado di governare con sufficiente destrezza il trasporto.Nellesempio sotto, una semplice melodia per strumenti in Do in tonalit di Do maggiore, viene trasportata prima per strumenti in Sib e poi per strumenti in Mib.

    Come vedi per far emettere le stesse note dai due strumenti traspositori, necessario alzare di un tono la melodia originale per gli strumenti in Sib, e abbassarla di un tono e mezzo rispetto alloriginale (o due toni e mezzo rispetto allo spartito in Sib) per gli strumenti in Mib.

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  • Ora che abbiamo una buona infarinatura di teoria musicale, possiamo provare a mettere le mani sui due strumenti pi conosciuti e pi usati anche dai dilettanti: la tastiera elettronica e la chitarra.Le stesse nozioni possono essere naturalmente applicate anche al pianoforte, tenendo presente per che la tecnica pianistica alquanto complessa e i concetti esposti di seguito hanno l'unico scopo di dare la possibilit a chiunque di accompagnare una qualsiasi canzone in maniera semplice ed elementare, mentre l'approfondimento delle tecniche specifiche per ogni strumento necessitano di studi approfonditi con un maestro di musica.

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  • SUONARE LA TASTIERA DA AUTODIDATTA

    Perch importante saper mettere le mani su una tastiera? Semplice, perch il pianoforte o la tastiera elettronica o il piano elettrico sono presenti in qualsiasi tipo di musica. Nel rock, nel pop, nel liscio, nella musica classica, nel jazz, dove c musica ce sempre una tastiera che suona. E anche per chi suona un altro strumento comunque utile conoscerne almeno le basi. Prima di tutto per la nostra tastiera elettronica serve un buon supporto, stabile, robusto e facile e veloce nel montaggio.A che alteza va posizionata le tastiera? Sia che tu suoni in piedi o seduto, la tastiera va posta allincirca allaltezza dellombellico. In questo modo le braccia faranno un angolo di 90 gradi che lottimale per suonare in modo rilassato. Molto spesso i tastieristi utilizzano due o pi tastiere: in questo caso la tastiera principale, quella posta pi in basso, deve essere allaltezza dellombellico.Anche se non raro vedere tastieristi suonare in piedi, ti consiglio la posizione seduta, per un maggior rilassamento e per controllare i pedali (ne avrai almeno due: un sostegno e un volume) senza problemi. E poi lasciamelo dire: suonare da seduti d una parvenza di maggiore professionalit. Se sei preoccupato della scarsa visibilit sul palco, visto che il tastierista in genere sempre decentrato e in seconda linea, puoi utilizzare una pedana, che oltre a renderti visibile d un maggior movimento al palco rendendo pi piacevole laspetto scenico.La disposizione dei tasti e delle note in una tastiera elettronica praticamente identica a quella del pianoforte, ma con una estensione minore (a parte i pianoforti elettrici), con tasti pi piccoli e con una dinamica completamente differente. Tanto vero che suonare una tastiera elettronica NON la stessa cosa che suonare il pianoforte. Lideale sarebbe cominciare a studiare sul pianoforte, per passare poi eventualmente alla tastiera elettronica, perch limpostazione delle dita, la postura del corpo, la posizione della mano si apprendono meglio su di un pianoforte che ha i tasti pi pesanti e pi reattivi ai movimenti delle dita. Sul pianoforte la dinamica del suono direttamente proporzionale alla forza con la quale viene abbassato il tasto, e questo lo rende lo strumento ideale per acquisire una tecnica ottimale.Non per una regola fissa, si pu tranquillamente partire con una tastiera elettronica e passare successivamente (se ce ne fosse necessit) al pianoforte, anche se in questo caso si incontreranno sicuramente delle difficolt maggiori.

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  • Una alternativa costituita dalle tastiere pesate, cio dai pianoforti elettrici che cercano di riprodurre il peso reale del tasto di un pianoforte meccanico. Naturalmente non ci riescono completamente, ma potrebbe essere una soluzione per acquisire un minimo di dinamicit nel movimento delle dita.E indispensabile imparare la tastiera con un maestro di musica? Probabilmente si, almeno quello che ho fatto io, ma anche questa non una regola fissa: ho conosciuto tastieristi autodidatti che mi hanno veramente sbalordito per capacit e tecnica.Una regola fissa comunque c: non pensare di imparare a suonare un qualsiasi strumento senza un impegno costante e sistematico. Esercitarsi due o tre ore alla settimana significa buttare via del tempo. Se vuoi ottenere dei risultati, ogni giorno devi dedicare tutto il tempo che puoi allo studio dello strumento.

    Prima di addentrarci nella conoscenza dello strumento bene imparare alcune elementari regole di manutenzione:

    Ricordati sempre che la tastiera uno strumento elettrico, quindi stai lontano dallacqua, evita di appoggiare qualsiasi bicchiere sopra la tastiera.

    Cerca di non mangiare mentre suoni, perch lo sporco e le briciole di cibo entrando sotto i tasti possono causare brutti scherzi.

    Ricordati sempre di accendere la tastiera dopo che stata collegata alla corrente elettrica, e di scollegarla dopo che stata spenta con lapposito tasto On/Off.

    Spolvera costantemente e asciuga frequentamente il grasso delle dita e lo sporco dai tasti con un panno.

    Non aprire la tastiera per eventuali riparazioni, a meno che tu non sia un esperto di elettronica; per questi interventi vai sempre da un riparatore specializzato.

    Con una tastiera elettronica si possono imitare le voci di moltissimi strumenti, a volte anche in maniera eccellente. Limportante, quando si usa un timbro che non sia quello di uno strumento a tastiera, fare riferimento allestensione dello strumento che si vuole imitare. Ogni strumento, che sia un sax, un clarinetto,

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  • una armonica a bocca o una chitarra, ha una propria estensione, e suonare delle note che non siano allinterno della gamma di suoni prodotti dallo strumento che si vuole emulare, rende nulla limitazione e produce dei suoni indefiniti.

    Se vorrai imitare una chitarra classica, dovrai prima ascoltare una vera chitarra e carpirne le particolarit di esecuzione, e poi riprodurre quelle caratteristiche con la tua tastiera, altrimenti non renderai lidea.

    La mano deve essere disposta in modo che il dorso sia leggermente inclinato in avanti, cosicch le dita appoggino sui tasti con la parte superiore del polpastrello, quasi con la punta, e non con lintero polpastrello. In questa maniera si esercita una corretta pressione sul tasto, e si possono suonare i tasti neri semplicemente allungando il dito, senza spostare lavambraccio, o comunque effetuando solo lievi spostamenti.

    Come si accompagna una melodia?Dipende dal timbro che decidi di utilizzare. Se vuoi produrre un tappeto con un suono di archi, puoi eseguire la successione di accordi con la mano destra, e con la sinistra suonare la fondamentale dellaccordo, magari raddoppiata, oppure la fondamentale e la nota che caratterizza laccordo (terza, settima, quarta ecc), oppure se hai una sufficiente autonomia della mano sinistra, puoi eseguire un disegno di bassi che renda laccordo meno statico.Se invece utilizzi un timbro di pianoforte o simili, una seppur minima indipendenza delle mani pressoch obbligatoria. Mentre la mano destra esegue laccordo completo, la mano sinistra esegue una linea di bassi pi o meno difficoltosa a seconda delle capacit del suonatore.

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  • Naturalmente non c una regola fissa per laccompagnamento con la mano sinistra, ogni genere musicale ha le sue ritmiche e le sue note da suonare. Molto dipende anche dalla sensibilit e dallestro del musicista. Inoltre se suoni in una band che prevede lutilizzo del basso, devi stare bene attento a non generare confusione tra la tua mano sinistra e le note suonate dal bassista. Con un p di pazienza e molto molto ascolto, riuscirai a individuare ci che dovrai fare con la tua mano sinistra.Determinante acquisire una buona indipendenza delle mani attraverso esercizi e molto impegno. A questo proposito esistono in commercio numerosi metodi che puoi trovare in qualsiasi negozio specializzato.Comunque, ripeto, molto dipende dalla sensibilit e dalla capacit di apprendimento e di imitazione individuale. Ascolta, ascolta, ascolta chiunque suoni la tastiera elettronica o il pianoforte, guarda, se puoi, come muove la mano sinistra a seconda del tipo di brano o del genere musicale che esegue. E poi studia e raggiungi la completa indipendenza delle mani. Se hai fretta di iniziare e pensi di riuscire a fare da solo, ci sono dei buoni metodi in commercio come linnovativo Bastien, ma anche il vecchio Beyer pu andare pi che bene.Rifuggi dai metodi semplificati che promettono miracoli.Quanto tempo dedicare allo studio? Per iniziare pu andar bene anche mezzora al giorno, ma se vuoi ottenere risultati che soddisfino soprattutto te stesso, dovrai piano piano dilatare questo tempo.Ricorda: qualsiasi strumento ti dar molto di pi di quello che tu hai dato a lui.Ogni minuto del tuo tempo che hai dedicato allo strumento ti verr restituito con gli interessi attraverso le immense soddisfazioni che ne ricaverai. E non solo: suonare per soddisfazione personale senzaltro gratificante, ma eventuali guadagni con il tuo strumento non sono proprio da deprecare, anzi!

    Ed ora, dopo questa lunga ma doverosa introduzione, passiamo finalmente a comporre tutti gli accordi possibili con la nostra tastiera in modo da riuscire ad accompagnare qualsiasi canzone correttamente.

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  • GLI ACCORDI SULLA TASTIERALe note sul pentagramma possono essere scritte una di seguito allaltra, oppure una sopra laltra.Nel secondo caso vanno eseguite contemporaneamente. Lesecuzione simultanea di due soli suoni non forma un accordo, ma un intervallo armonico chiamato bicordo.Per accordo intendiamo quindi lesecuzione simultanea di tre o pi suoni. Anche quando laccordo arpeggiato, cio quando i suoni vengono eseguiti uno dopo laltro, sempre considerato accordo simultaneo.

    Abbiamo conosciuto i gradi della scala e approfondito gli intervallli a pag. 17 e a pag. 22. Ora proviamo a sovrapporre alcuni di questi gradi per formare laccordo tonale o perfetto. Laccordo tonale formato dai tre gradi principali della scala e precisamente:

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  • Prendiamo ad esempio laccordo tonale di Do maggiore: la base dellaccordo la tonica, cio la nota Do; alla tonica si sovrappone una terza maggiore che non altro che la modale, cio la nota Mi; e a questa seconda nota sovrapponiamo un intervallo di terza minore, cio la dominante (V grado) rispetto alla nota Do, cio la nota Sol.Laccordo tonale quindi costituito da una successione di terze sovrapposte, la prima maggiore e la seconda minore:

    Ecco che abbiamo formato il nostro primo accordo!Da quello che abbiamo detto si evince che tutti gli accordi maggiori si formano sovrapponendo alla prima nota una terza maggiore e poi sovrapponendo a questa una terza minore, cio una quinta giusta rispetto alla nota base dellaccordo.Gli accordi minori invece si formano sovrapponendo alla prima nota una terza minore e poi sovrapponendo a questa una terza maggiore: il perfetto contrario degli accordi maggiori.Abbiamo visto infatti a pag. 24 che una della caratteristiche delle scale minori rispetto alle maggiori lintervallo tra il 1 grado e il 3 grado, in particolare nelle scale di modo minore la nota modale (3 grado appunto) abbassata di mezzo tono (ci doveva essere una ragione per la quale stata chiamata nota modale, no?).

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  • Ed proprio questo che differenzia un accordo maggiore da uno minore. In altre parole un accordo minore si caratterizza da un accordo maggiore per lintervallo tra il 1 e il 3 grado dellaccordo, che nellaccordo minore una terza minore (1 tono e 1/2), mentre nellaccordo maggiore una terza maggiore (2 toni).Quindi per trasformare un accordo maggiore in minore basta abbassare di 1/2 tono la modale. Attenzione: invece per passare da un accordo maggiore al suo relativo minore si fa come per le scale, cio si scende 1 tono e mezzo sotto la tonale (prima nota) dellaccordo maggiore (v. pag. 24)La relativa minore di un accordo di Do maggiore sar quindi La minore, di un accordo di Sol maggiore sar Mi minore, di un accordo di Mib maggiore sar Do minore ecc.. ecc..

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  • In genere nei brani per pianoforte la mano sinistra che ha il compito di accompagnare (con accordi, arpeggi, linee di basso) la mano destra, che esegue invece la melodia. Tuttavia, allinterno di un gruppo o di unorchestra, anche la mano destra accompagna insieme alla sinistra.Le combinazioni di accordi sono moltissime, ma qui iniziamo naturalmente con le semplici triadi che abbiamo gi conosciuto e che sono utilizzate in genere nella musica pop.Il jazz invece fa largo uso di accordi spesso dissonanti a quattro o cinque note che per ora possiamo benissimo tralasciare di esaminare.Gli accordi, negli spartiti che si trovano normalmente in commercio, sono posti sopra o sotto il pentagramma e vengono indicati con delle sigle che vedremo man mano. Sempre pi spesso ormai queste sigle si rifanno alla notazione anglosassone che, ti ricordo, non chiama le note al nostro stesso modo, ma con le lettere dellalfabeto cominciando dal La. E quindi bene memorizzare questo schema (che peraltro abbiamo gi conosciuto), per non trovarsi in difficolt in seguito:LA SI DO RE MI FA SOL A B C D E F G E buona regola eseguire gli accordi il pi vicino possibile al Do centrale per evitare interferenze con le note suonate dal basso, o allopposto per evitare di eseguire suoni troppo acuti che andrebbero a