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Anno XI • aprile giugno 2006

€ 5,00

Autonomia e contrattazione L’impegno dei quadri

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Contrattazioneda riformare

da ritrovare

Anno XI • aprile giugno 2006 numero tredici

unità

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OSSERVATORIO GIURIDICO P.A.Presentato da Domenico Trombino. Iniziativa importante per lavoratori, cittadini,impresa. Si tratta di un servizio continuod’aggiornamento giuridico in ordine alle norme,alla giurisprudenza ed alla dottrina rilevanti in materia di P.A., a beneficio degli iscrittidell’Apq e delle Associazioni affiliate, nonché degli iscritti Cisl.

5 X 1000 PER LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO DEL SINDACATOGrande opportunità che viene offerta a tutti gliiscritti della Cisl e a tutti coloro cheutilizzeranno il servizio del Caaf per sostenere iprogrammi di cooperazione che l’Iscos portaavanti nelle diverse aree del mondo a favoredelle popolazioni, delle organizzazioniprofessionali e della società civile, oltre che deisindacati. Accanto alla possibilità di devolverealla Chiesa l’8 per mille, c’è un’ulteriorepossibilità di devolvere il 5 per mille dellaimposta ad attività di solidarietà internazionale.

EDITORIALE“Viviamo in un periodo di transizione. Come sempre d'altronde." Ennio Flaiano, 1972 Così si apre l’editoriale di Enzo Spaltro. Non é affatto chiaro cosa vuol dire un ruolointermedio. Se ne parla da anni, ma nonabbiamo una chiarificazione. Sembra che alcunecose siano acquisite, ma quando si tratta di stabilire carriere, retribuzioni o funzioni tuttoritorna fluido. Ciò vuol dire che non si tratta diruoli organizzativi, ma di mentalità e di modi divita.

PAGINA 21 INTERVISTA A REGENZIIl 27 Marzo a Roma nella sede del Cnel è statopresentato un documento unitario sulla riformadelle professioni. Nell’intervista EmilianaAlessandrucci pone a Cesare Regenzi quesitiinteressanti su sindacati e libere professioni.

“A CHE COSA SERVE IL SINDACATO?” Federica Cochi ci fornisce una lettura del libro di Pietro Ichino. Ichino ripropone, come in una cronaca giornalistica, vicendeemblematiche del sistema di relazioniindustriali in Italia: dal caso Alfa di Arese, dove gli eventi hanno condotto alla chiusuradello stabilimento, all’Alitalia, dove le hostess si “ammalano”, fino agli addetti ai radar, che scioperano anche perché durante losciopero non perdono la retribuzione. E le pone a confronto con quanto accaduto a Sunderland, in Gran Bretagna, con l’insediamento della Nissan; a Spring Hill,negli Stati Uniti, con la Saturn.

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FOCUS: IL NEGOZIATOEnzo Becchetti va allora a guardare dentro la parola “negoziare”. E cosa troviamo?Troviamo due parole più piccole: “non” (nec in latino) e “oziare”. Chi negozia è attivo,non rimane fermo, non aspetta tempo, non perde neanche un pesce, fa oggi tuttoquello che riesce a infilarci dentro. Non si lascia andare all’ozio. Viene da pensarealla tradizione dei negoziati senza sosta, degli accordi raggiunti a notte fonda, sguarditirati, occhi rossi, migliaia di mozziconi in giro. Negoziatori professionali, i sindacalisti. Mai fermi, inquieti per definizione.Ma siamo sicuri che chi ozia è dalla parte del torto? Oziare significa davvero dormire,andare alla deriva, essere inerti? Proviamo a vedere cosa c’è nella parola “ozio”.

Terza Corsia organo ufficialedell’Associazione Progetto Quadri e Alte Professionalitàaffiliata alla CislApq CislViale Castro Pretorio, 11600185 RomaTel. +39 06 44701884/6Fax +39 06 44701885

Numero 13 - Anno XINuova edizioneaprile giugno 2006

Direzione:Costantino Corbari (responsabile),Roberto De Santis,Enzo Spaltro

RedazioneElisabetta Biliotti,Cristiana Buratti,Angela Cappuccini,Sabrina Rovidotti,Emiliana Alessandrucci,Luisa Chiomenti.

Comitato scientificoAglieri Leandro, AmicucciFranco, Barnabò Livio,Becchetti Enzo Alfredo, BerriniAlberto, Cornacchia Michele,Deiana Angelo, Di Marco Luigi,Famà Fabrizio, FattoriniEmanuela, Guarriello Silvia,Rossi Cinzia, Russo Carmine,Sapelli Giulio, SerpieriRoberto, Spaltro Vincenzo,Stanzani Claudio, Volpe Vito,Zanuzzi Walter

Progetto graficoSabrina Mossetto

ImpaginazionePunto di vista - Torino

StampaMariogros - Torino

Registrazione tribunaleMonza n. 1202 17/10/1996

EditoreCisl Lombardiaviale Italia, 220099 Sesto San Giovanni(Milano)telefono 02 2410111fax 02 241011604

Edizioni lavoro

Chiuso in tipografia28 aprile 2006

Tiratura5.000 copie

Abbonamenticosto rivista € 5,004 numeri all’anno € 15,00.Per abbonarsi: Punto di vistacorso G. Agnelli, 3810137 Torinotel. 011 [email protected]

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sommario6 EDITORIALE

TRANSIZIONE, OVVERO INTERMEDIOdi Enzo Spaltro

8 LA RETORICA FACILE DEL NEGOZIEREdi Enzo Becchetti

10 ORIENTAMENTI CONTRATTUALI PER IQUADRIdi Luisa Chiomenti

13 COMPETENZEUN NEGOZIATO FLESSIBILEdi Annamaria Felici

14 LA CONTRATTAZIONE DEI QUADRI:TEMI E PROPOSTEdi Roberto De Santis

18 RIFORMA DELLA CONTRATTAZIONE,SUBITO IN AGENDAdi Giorgio Santini

21 LA CISL SI OCCUPA DEI LIBERIPROFESSIONISTIdi Emiliana Alessandrucci

23 VITA APQ«CAMBIARE LA CULTURA DEL LAVOROPER PROMUOVERE LO SVILUPPO DELLEIMPRESE E DEL PAESE»

24 CULTURA“LA RIFONDAZIONE UMANISTICADELL’ARCHITETTURA E DELPAESAGGIO”

25 TRASFORMARE IL NEGOZIATOIN DIALOGOdi Alessandro Renai

27 INASINFORMAZIONI E RISPOSTE

28 OSSERVATORIO GIURIDICOdi Domenico Trombino

30 MANAGEMENTNEGOZIARE: ARTE, NECESSITÀ OCAPACITÀ MANAGERIALE?di Walter Zanuzzi

32 RAPPORTARSI DIALETTICAMENTE CONLO SCORRERE DEL TEMPOdi Andrea Managò

33 SOLIDARIETÀ5 X 1000 PER LA COOPERAZIONE ALLOSVILUPPO DEL SINDACATOdi Gianni Italia

34 FORMAZIONEOBIETTIVO: MODELLO FORMATIVOFONDIMPRESAdi Fabrizio Del Lungo, EmilianaAlessandrucci

36 LEGALEIL MOBBING SECONDO LE SENTENZEDELLA CASSAZIONEdi Maurizio Bellucci, Silvia De Santis

37 IL SISTEMA ECONOMICO GLOBALE

38 TEMPO LIBERODOLCE ANDALUSIA, LABORIOSASPAGNAdi Ada Cecilia Ritucci

40 QUALITÀ ALIMENTARELA SOVRANITÀ ALIMENTAREdi Claudio Malagoli

42 IL LIBROA CHE COSA SERVE IL SINDACATO?di Federica Cochi

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on é affatto chiaro cosa vuol direun ruolo intermedio. Se ne parlada anni, ma non abbiamo unachiarificazione. Sembra che alcu-

ne cose siano acquisite, ma quando si trattadi stabilire carriere, retribuzioni o funzionitutto ritorna fluido. Ciò vuol dire che non sitratta di ruoli organizzativi, ma di mentali-tà e di modi di vita. Perciò oggi occorre insistere su questi dis-corsi intermedi. Per capire che ogni idea statra altre due, e che così si é perlomeno intre, cioé in gruppo. Essere "tra", in mezzo"a": questi sono i discorsi intermedi, di tran-sizione cioè di gruppo. Ed è questa la baseper il benessere. Non è più la verità che ci faliberi, ma il benessere. Ed il benessere vienedall'espressione e non dalla repressione.Quest'ultima consiste proprio nel manteni-mento dei bisogni. Invece l'espressione tendea sviluppare i desideri. A nulla servono le di-chiarazioni sulla libertà dai bisogni se non siaccetta la cultura dei desideri, cioè quelladella facile accontentabilità e dell'abbon-danza, quella del benessere e del gruppo. Ilconcetto di intermedio coincide così conquello di transizione, attraverso, movimen-to, futuro, benessere e bellessere. I ruoli in-termedi hanno come scopo la produzione dibenessere. Gestendo i conflitti, negoziandogli opposti, moltiplicando la ricchezza psi-chica e la soggettività.Fondamentale é stato il modo con cui gli uo-mini nei millenni hanno tentato di produrrericchezza, cioé benessere soggettivo e diffu-so. Il meccanismo é sempre stato caratteriz-zato dalla creazione di oggetti d'amore tipi-ci. Ogni oggetto d'amore viene regolato dal-l'idea di "investimento energetico" cioé dipassaggio di energia psichica. "Oggetto" d'a-more, è un luogo di investimento psichico,dove si conserva l'energia psichica. Vi sonomolti territori e molte parti dello spazio vita-le o psichico e del campo sociale o relaziona-le. Alcune parti sono predominanti rispettoalle altre. Philip Slater ha parlato di mafia dell'ego perindicare il dominio e la mancanza di unaparità o "democrazia", interna e psichica.Ha tentato una definizione di democraziapsichica, individuando nella pluralità del-l'oggetto d'amore l'origine della democra-zia. L'oggetto d'amore diventa il simbolodella ricchezza, come luogo d'investimentoenergetico e l'energia psichica (psichicità?)diventa l'origine della ricchezza psichica. Ilpassaggio di energia del soggetto all'oggettoavviene tramite una relazione e produce uncampo sociale dominato da valori che altronon sono che l'importanza delle relazioni at-tribuite alle cose. La soggettività fertilizzal'oggettività che ingratamente la rinnega. La fertilizzazione crea oggetti d'amore,mentre il rinnegamento si basa sull'oggetto

che dichiara la propria autonomia dal sog-getto. Una delle componenti maggiori delcampo sociale è l'appartenenza ad un"paradiso" sociale. La mancanza di questoparadiso determina l'invenzione di un in-ferno, caratterizzato dalla fame e dallascarsità.Da tutto questo parlare nasce la domanda:come potrà l’umanità futura dedicarsi sem-pre di più alla produzione di ricchezza sog-gettiva e non semplicemente alla produzio-ne del valore oggettivo? Come potrà liberar-si dal mito di Re Mida correndo il rischio dimorire di fame dato che tutto ciò che toccalo trasforma in oro, simbolo del possesso edel valore, ma non della ricchezza e del be-nessere? Come si produrrà quindi la ric-chezza in futuro? Questa è la domanda cheoggi molti si pongono dopo che il legame travalore e ricchezza si sta allentando ed il be-nessere dipende sempre più dalla soggettivi-tà. Il legame si sta invece rinforzando traricchezza e motivazione, tra benessere edoggetti d'amore. E questo appare esseresempre di più l'inizio di una società non eco-nomica, in cui il benessere sta nella espres-sione. Dalla risposta a questa domanda sulla ric-chezza futura deriva il ruolo degli interme-di, dei negoziatori, dei mediatori, dei con-versatori, e dei produttori di abbondanza,pluralità, e ricchezza: quelli che la scuola dioggi dovrebbe pretendere di formare. Laricchezza sarà sempre più relazionale e plu-rale, così come relazionale e plurale saràsempre di più il benessere, l’avere e l’essere

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Enzo Spaltro

Transizione, Viviamoin un periododi transizione. Come sempred’altronde.

Ennio Flaiano, 1972

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amici o nemici. Il benestante sarà colui chevivrà nelle belle relazioni e le saprà gestire,mantenere e sviluppare. Il malestante saràinvece colui che non ne saprà e potrà gode-re, essendo prigioniero delle scarsità passa-te, sue e dei suoi antenati. Una società noneconomica necessita di una scuola ad hoc,che pensi al futuro della produzione dellaricchezza. Una scuola siffatta avrà un ruolodi primo piano nella nuova società soggetti-va e plurale, quella basata sull’investimentopsichico e sulla ricchezza in funzione diquesto investimento. Avrà un ruolo di primopiano nella gestione della motivazione. Chimeglio amerà e produrrà oggetti d'amore,meglio starà. Esprimendo motivazione l'in-termedio produrrà ricchezza per sè e per glialtri. Negoziare sarà il modo di esprimeresia il gruppo che il futuro, in modo da essereperlomeno in tre. Quindi occorrerà affron-tare la condizione intermedia, plurale e fu-tura.Occorrerà fronteggiare il futuro uscendodal senso di colpa, dalla punizione e dallapaura del peggio. Lo "psichico" permetteràdi inventare un nuovo moltiplicatore, il con-senso. La dimensione estetica prevarrà epermetterà di costruire sempre nuovi ogget-ti d’amore. Il benessere sarà così una “bella”costruzione degli uomini e dei loro affetti.Una faccenda di migliori relazioni. Un pre-valere dell’estetica nel mondo delle relazio-ni. E nel mondo del lavoro un passaggio dalbuon al bel lavoro. Per questo possiamo af-fermare che come l'economia è oggi lascienza della scarsità, la psicologia, anzi la

psichica sarà domani la scienza dell'abbon-danza. L'economia è oggi la scienza dei ma-nager, la psicologia sarà domani la scienzadegli intermedi.Marx ed Engels hanno scritto che "se l'uomoè formato dalle circostanze, occorre forma-re umanamente le circostanze". Però i mo-delli marxisti non sono riusciti a spiegarecosa si intenda per "umanamente". Il tenta-tivo di spiegare secondo una logica obbietti-vista (economica?) le origini del comporta-mento umano fu concepito come un mezzoper umanizzarne la qualità. In realtà talequalità è stata disumanizzata perchè ob-biettivamente razionalizzata. Così tutti i si-stemi ideologici, nel tentativo di razionaliz-zare il benessere, ne hanno distrutto le basi. Oggi l'idea di abbondanza, quella bella e fu-tura, sta spezzando questo meccanismo diconservazione. Essa sta trasformando il di-lemma fisico-metafisico in quello fisico-psi-chico, riaffidando al soggetto il ruolo di pro-tagonista di cui era stato espropriato. L'e-spropriatore era stata l'idea di scarsità, chepartiva dall'idea di classe dominante (scar-sa) ed era sostanziata dall'idea di oggettivi-tà (realtà razionale). Il soggetto oggi proget-ta al di là della scarsità della ragione, fon-dando il proprio benessere sull'abbondanzadell'emotività. Il soggetto costituisce oggi ilcentro della futura psichicità, che rappre-senta l'energia che produce ricchezza sem-pre più immateriale e basata sui desideri edil loro circolo virtuoso. L'abbondanza oggidiventa disponibile per soggetti sempre piùcapaci di progettarsi e realizzarsi in modoautonomo. Se lo scarsificatore non sarà piùla norma, ma la relazione, l'autonomia saràfonte di relazioni e non di solitudine. Il be-nessere sarà un fatto di relazioni multipleentro le quali si raggiungerà il benessere.Non da soli quindi, ma autonomamente.Non da oggetti, ma da soggetti. Non da ma-nager, ma da intermedi.Il tramonto dell'uomo economico porta aduna maggiore invenzione di oggetti d'amo-re, ad una maggiore energia psichica. Molticoncetti sono correlati, come la psichicità, lamoneta, il valore ed il campo sociale, l'ab-bondanza, il benessere e la ricchezza futu-re, l'immateriale e la sua diffusione, la so-cietà non economica, gli scarsificatori ed imoltiplicatori. Da tutto questo miscuglio disoggettivtà plurime deriva ciò che PhilipSlater ha chiamato il realizzarsi del sognodifferito, la democrazia. Ma bisogna chia-rirsi le idee: intermedio significa essere inmezzo, quindi transizione, trasparenza,trasporto.

editoriale

ovvero intermedio

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Enzo Becchetti

La retoricafacile

del negoziare

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negoziatoe guardiamo dentro la parola “negoziare” trovia-mo due parole più piccole: “non” (nec in latino) e“oziare”. Chi negozia è attivo, non rimane fermo,non aspetta tempo, non perde neanche un pesce,fa oggi tutto quello che riesce a infilarci dentro.

Non si lascia andare all’ozio. Viene da pensare alla tradizio-ne dei negoziati senza sosta, degli accordi raggiunti a nottefonda, sguardi tirati, occhi rossi, migliaia di mozziconi ingiro. Negoziatori professionali, i sindacalisti. Mai fermi, in-quieti per definizione.Ma siamo sicuri che chi ozia è dalla parte del torto? Oziaresignifica davvero dormire, andare alla deriva, essere inerti?Proviamo a vedere cosa c’è nella parola “ozio”.Per i Romani, che l’hanno inventato, l’otium non era affattoun peccato o un torto né, tanto meno, qualcosa da stigma-tizzare socialmente. L’otium era lo spazio riservato alla ri-flessione, al gioco ed alla cura di sé, cioè a tutte le attività“gratuite”, legate alle proprie passioni o ai propri sentimen-ti ed interessi. L’otium non doveva produrre ricchezza, da-nari, vantaggi materiali. Altrimenti era “negotium”.L’otium perfetto, la “buona pratica” dell’ozio è il tempo del-l’infanzia.Einstein ha scritto che “la cosa più importante nella vita èvedere con gli occhi di un bambino". Occhi lontani dallamalizia del profitto e del vantaggio egoistico.Gesù di Nazareth ha detto che “chi non diventa come unbambino non entra nel Regno dei Cieli”. Lasciate che vi citiun altro brano evangelico al quale sono molto legato: Luca10:38-42.“Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una don-na, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva unasorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù,ascoltava la sua parola; Marta, invece, era tutta presa daimolti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ticuri che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dun-que che mi aiuti”. Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu tipreoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa dicui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che nonle sarà tolta”.

Il lavoro nobilita chi?Fino alla fine del secolo scorso erano gli schiavi a garantirela libertà (del “civis romanus” prima e del gentleman poi)dal lavoro. E adesso?Il movimento dell'Antiarte Atomica dichiara che “cambieràle costituzioni democratiche per fondarle non sul lavoroma sulla creatività. Lo stato estetico si fonda sul diritto al-l'ozio e sulla lotta contro il Lavoro Meccanico, che va dele-gato alle macchine non umane. Infatti l'ozio è il padre dellaciviltà umana, mentre il lavoro è figlio delle tenebre. Il lavo-ro materiale obbligatorio non dà progresso spirituale. E'quello coltivato in libertà, senza doveri, a fruttificare. In at-tesa dell'avvento totale delle macchine, il lavoro coatto varidotto per ciascuno ai minimi termini, garantendo comun-que a ciascuno il diritto di sopravvivenza dignitosa.”Ritorniamo su due frasi importanti: “Il lavoro materiale ob-bligatorio non dà progresso spirituale. E' quello coltivato inlibertà, senza doveri, a fruttificare”. Terribilmente vero. Lecose migliori per il benessere nostro e di chi ci sta vicino lefacciamo in momenti “liberati dal lavoro”.L’umanità ha vissuto a lungo (stiamo parlando di centinaiadi migliaia di anni) guidata dai ritmi circadiani e dalle sta-gioni naturali. Il lavoro contadino è quasi sempre collettivoe concentrato nei momenti più favorevoli, separati da lun-ghe pause di relativa inattività, dedicate ai piccoli lavori di

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a figura del quadro oggi si colloca in unmercato lavorativo che ha subito negliultimi dieci anni un’evoluzione com-plessa ed articolata: si è passati da unatipologia di azienda altamente gerar-

chizzata, dove al lavoratore veniva solamentechiesto di uniformarsi alle procedure azienda-li, ad una organizzazione per processi.Il mercato del lavoro ha subito una vera e pro-pria globalizzazione: al dipendente viene chie-sta flessibilità, capacità organizzativa, respon-sabilità disponibilità di tempi e spazio. Da queste considerazioni è evidente che è increscita una fascia del lavoro ad elevate compe-tenze moderne, il cosiddetto “lavoro qualifica-to” in grado di padroneggiare i cambiamenti.L’introduzione delle innovazioni, un sistema or-

mai totalmente dinamico dei processi di produ-zione, dei modelli di organizzazione, dei siste-mi di competenze costituiscono il mutamentocostante delle competenze professionali.Tutto ciò ha sostituito la visione verticale-ge-rarchico dei modelli produttivi di riferimento(per esempio la Fiat) con una visione delle ri-sorse umane fidelizzate ma più flessibili, com-petenti con alta capacità di comunicazione eproblem solving.Questa fascia delle alte professionalità, sia nel-le forme del lavoro dipendente che in quellodel lavoro autonomo, è difficile da organizzarenei termini del sindacato classico.La nostra sfida è proprio quella di difendere lacontrattazione collettiva superando soluzionistandardizzate fino a raggiungere e rappresen-

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Orientamenticontrattuali per i Quadri

Luisa Chiomenti

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manutenzione, costruzione, sistemazione. Il lavoro indu-striale è sempre solitario (anche se si lavora in 2.000 nellastessa fabbrica, ciascuno risponde per sé stesso e per laparte di ciclo che gli compete), distribuito, violento e pro-lungato, indifferente alle condizioni reali (buio o luce, cal-do o freddo). La spaccatura nel flusso naturale degli even-ti produttivi viene introdotta dall’attivismo protestantepuritano. Benjamin Franklin, politico e inventore americano, nel1757 rese popolare l'aforisma, palesemente falso, secon-do cui “presto a letto e presto alzato fan l'uomo sano, ric-co e assennato”. E dall’infarto presto fulminato, potrem-mo aggiungere noi chiosando.

Un paio di anni prima il reverendo J. Clayton aveva pub-blicato un pamphlet intitolato “Consigli amichevoli ai po-veri”, in cui sosteneva che alzarsi presto avrebbe tenuto leteste calde lontano dalla strada: “La necessità di alzarsipresto ridurrebbe i poveri alla necessità di andare a lettoall'ora opportuna; e, di conseguenza, preverrebbe il ri-schio di gavazzi di mezzanotte”. Ed ecco sbucare l’imma-gine dell’ozio padre dei vizi.Una buona arma di riserva, nel caso che la stanchezza fisi-ca non fosse bastata a convertire gli scansafatiche di cam-pagna in sgobboni urbani, era la fame. Secondo un altrofilosofo del management del XIX secolo, il reverendo An-drew Townsend, usare la mera forza della legge per impri-

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principio secondo il quale vi siano delle oreben determinate nello spazio e nel tempo dadedicare alla formazione e all’aggiornamento.Ruolo importante in questa materia può esseresvolto dai comitati bilaterali che intervenganosui fabbisogni formativi, sull’evoluzione delsettore. Essi dovranno fornire delle imposta-zioni generali sui percorsi di formazione ecreare dei canali di collegamento con organiz-zazioni di formazione pubbliche e private sta-bilendo il contributo reciproco in termini eco-nomici da parte dell’azienda ed in termini ditempo da parte del lavoratore. A tal fine, puòessere preso ad esempio Quadriform ente bila-terale per la formazione dei quadri e delle alteprofessionalità nel settore del commercio.Diverso è il bilancio delle competenze il vero

snodo tra l’individuo e l’a-zienda poiché le competenzepossono e devono essere mi-surate e incrementate a livelloindividuale mentre è all’inter-no dell’organizzazione collet-tiva aziendale che possonodiventare produttive ed esse-re valorizzate.Con competenze intendiamoquelle conoscenze specifichee trasversali, divenute indi-spensabili nello svolgimentodella propria attività. Nonpossiamo non considerareche il Bilancio delle compe-tenze è uno strumento onero-so per le aziende soprattuttoper quelle medio piccole, ma

se usato, ad incominciare dalla rilevazione deifabbisogni formativi per terminare alla deter-minazione della parte variabile della retribu-zione, produrrebbe delle economie che lo giu-stificano. Potrebbe essere previsto, ad esem-pio, che i fondi professionali dedichino unaparte delle loro risorse per la diffusione delletecniche utili alla realizzazione del bilancio dicompetenze.L’orario di lavoro è un altro argomento di dis-cussione per la tutela di questa categoria.E’ noto che la categoria dei quadri è stata esclu-

tare le esigenze specifiche delle alte professio-nalità e quadri.Affinché ciò avvenga è necessario che i sinda-cati di categoria accettino e comprendano inpieno le caratteristiche professionali e specifi-che dei quadri perché queste figure sono im-merse in un percorso di carriera che li vedeprotagonisti nella competizione aziendale e disistema. In questa logica il Comitato esecutivo dell’ Apqha compiuto una rivisitazione delle propostedi contrattazione dei quadri e alte professiona-lità, raccogliendo tutte le informazioni ed i sug-gerimenti necessari ad aggiornare le richiestedi integrazione dei contratti collettivi con deicriteri che tutelino la categorie dei quadri.Si è proceduto valutando ed analizzando la do-cumentazione raccolta neglianni passati rinnovandola, im-plementandola, per poi offrirlaalla valutazione delle federa-zioni di categoria, titolari dellacontrattazione.Alla luce di quanto detto prece-dentemente sull’evoluzionedel mercato del lavoro è evi-dente che l’occupabilità, intesacome permanenza nel mercatodel lavoro, ha subito forti mu-tamenti: l’unico strumento cheha, oggi, una risorsa per conso-lidare la sua permanenza nelmondo lavorativo sono le suecapacità, il suo Know-How ed isuoi skills, in continuo muta-mento e crescita attraverso for-mazione continua e sviluppo delle propriecompetenze. La formazione continua e l’aggiornamento deiquadri e delle alte professionalità deve diven-tare un obbligo contrattuale.E’ stata l’evoluzione del mercato del lavoro acreare l’esigenza di figure professionali aggior-nate ed è, pertanto, fondamentale interveniresulle sue competenze “accompagnandolo” nel-la crescita professionale, necessità, tra l’altro,sentita anche dall’azienda.I contratti nazionali dovrebbero prevedere il

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negoziato

mere nella testa dei lavoratori la nuova etica del lavoro“dà troppi problemi, richiede troppa violenza e producetroppo rumore”. Meglio e più facile, sosteneva, tenerli nel-la fame. “La fame, al contrario, non solo è una forma dipressione mite, silenziosa e incessante, ma essendo la piùnaturale delle motivazioni al lavoro e all'operosità, pro-duce gli esiti più pacifici”. Potete immaginare l’entusiasmo degli industriali? Tantopiù bassa è la paga, più duramente il proletario sgobba.Dobbiamo al polemista Thomas Carlyle l'idea secondo cuinel lavoro duro ci sarebbe della dignità e persino del fa-scino romantico. “L'uomo fu creato per lavorare, non perspeculare, per pensare o per sognare. Ogni istante d'ozio

è un atto di alto tradimento”. Per fortuna Jeffrey Bernardfece poi notare che “… se ci fosse qualcosa di romantico eseducente nel lavoro duro, se fosse davvero così, allora ilduca di Westminster se ne starebbe tutto il giorno a van-gare il suo dannato giardino, o no?”.

L’eroe antinegozialeFlâneur è una parola francese che significa letteralmente“bighellone” od “ozioso” e nel XIX secolo stava a indicarela figura del distinto perdigiorno che passeggiava senzascopo per i portici parigini o sedeva al caffè, osservan-do, indugiando, pensando. Il suo prototipo era C. Baude-laire, poeta irrequieto, antiborghese, che grazie alla pro-

Le alteprofessionalità,sia dipendentiche autonome,

sono difficili da organizzaresindacalmente

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sa dalle applicazioni europee in materia di ora-ri di lavoro che prevedono una serie di nego-ziazioni tra Rsu ed azienda. La categoria deiquadri si può considerare una “cerniera” tra laclasse dirigente e la forza lavoro impiegatizia.Il quadro ha carichi di lavoro e responsabilitàeccessivi, non lontani da quelli del manage-ment, ma non gode dello stesso carattere fidu-ciario e degli stessi vantaggi. Questo comportaproblemi di stress, di disagio personale fami-liare e lavorativo. Proponiamo che all’interno del contratto collet-tivo venga estesa, ed adeguataper tutti, una indennità di fun-zione dei quadri che possa es-sere parzialmente assorbitanel tempo, che vengano defi-niti i criteri di una incentiva-zione individuale da concor-dare con il datore di lavoro.Inoltre le ore in più lavorate,anche se spesso difficilmentedimostrabili, potrebbero esse-re utilizzate attraverso il dirit-to di usufruire, entro un limitedi sei mesi, di un credito for-mativo nella misura del 50%delle ore lavorate in più.E’, altresì, necessario che la ca-tegoria, come già previsto perla classe dirigente, abbia dirit-to di usufruire di benefits di tipo collettivo co-me l’assistenza sanitaria integrativa e una po-lizza assicurativa sui rischi del lavoro. E’ necessario che si presti più attenzione al be-nessere aziendale in cui lavorano queste cate-gorie: l’attenzione all’ambiente lavorativo - in-teso come ambiente di lavoro positivo- al be-nessere dei dipendenti non dovrebbe essere ri-servato solo ad una categoria specifica comequella dei quadri o delle alte professionalità,ma dovrebbe divenire cultura di tutte le azien-de, una risorsa che lavora in condizioni di be-nessere avrà delle performance migliori.In nome del benessere organizzativo si posso-no fare degli scambi aziendali che incidono suidiritti del lavoratore.

E’ il caso del diritto allo sciopero. Avviene fre-quentemente che in caso di sciopero nazionalela figura del quadro aderisca allo stesso, masvolgendo, ugualmente, la sua attività lavorati-va nella giornata (in ufficio, talvolta a casa) pernon venire meno alle responsabilità o perchéin una situazione lavorativa tale da non con-sentire la perdita di una giornata di lavoro. In questo caso potrebbero essere definite delleintese tra il sindacato e l’azienda tale per cui illavoratore di alta professionalità sia considera-to effettivamente scioperante, l’importo della

giornata sia versato dall’azien-da in un conto aziendale dadestinarsi a momenti di soli-darietà a cui le aziende posso-no contribuire.È necessario che i Ccnl venga-no ridotti, perché in un merca-to ormai indirizzato verso laflessibilità ed il cambiamentoè fondamentale che le risorseumane abbiano facilità di mo-bilità da un settore ad un al-tro. Le esperienze e le compe-tenze trasversali sono già oggirichieste, infatti, da vari setto-ri ed il numero eccessivo deicontratti ostacola la propen-sione al turnover aziendale. Ilavoratori, in questo caso,

hanno difficoltà a passare da un contratto al-l’altro in quanto alcuni istituti contrattuali nonsono contemperati in tutti o, comunque, nonsono trasferibili da un contratto all’altro. Infine, le profonde trasformazioni, di cui pre-cedentemente si è detto, hanno fatto si che sisuperasse il concetto di lavoro “intoccabile”.Tutti gli strumenti di cui abbiamo appena dis-cusso possono favorire lo sviluppo di know-How della risorsa, ma in momenti di ristruttu-razioni è necessario introdurre anche strumen-ti quali l’outplacement. L’azienda dovrebbe in-vestire in strumenti che possano aiutare il la-voratore a ricollocarsi nel mercato del lavoro,piuttosto che utilizzare gli incentivi economiciper indennizzarlo delle dimissioni.

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negoziato

duzione letteraria era riuscito ad affrancarsi dalla schia-vitù del salario. Come nell'ozio stesso, c'è una finalità paradossale nellaflânerie: camminare piano, per uno spirito creativo, èun'attività fertile, poiché quando cammina il flâneur pen-sa e concepisce idee. Beethoven scriveva musica nellapropria testa mentre se ne andava in giro a zonzo. AncheEmanuele Kant faceva del passeggio mattutino e serale unmomento di intensa produzione intellettuale.

Imperativo categorico: rallentare. Nell'Occidente malato di ipertelia (eccesso di velocità), iminuti, le ore e i giorni sembrano non bastare mai: sul la-voro, in famiglia, con gli amici e in amore. Sono sempre

più numerosi i movimenti e le associazioni che insegnanoa vincere lo stress e la fretta suggerendo nuovi stili di vitapiù sani. Guardate in qualsiasi libreria gli scaffali dedicatialla cura del sé. Il primo passo da compiere per riequili-brare i propri ritmi di vita consiste nel "downshifting",che letteralmente significa: "scalare le marce". Ad esem-pio: rinunciare ai soldi in cambio di tempo e ritmo lento. Secondo gli addetti alla selezione del personale di moltiPaesi industrializzati, i candidati più giovani comincianoa porre domande che sarebbero state impensabili fino aqualche anno fa. “Posso uscire a un'ora ragionevole la se-ra? È possibile decurtare lo stipendio in cambio di piùgiorni di ferie? Potrò gestire i miei orari?”. In Francia, verso la fine degli anni Novanta la settimana di

E’ necessario che nella

contrattazione si presti

più attenzione al benessere

aziendale e all’ambiente

di lavoro

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competenze

roprio ieri mi sono trovata a gestireuna trattativa: volevo convincere ungruppo di allievi che la data miglio-re per sostenere l’esame di certifica-

zione professionale Pmp® era luglio.Considerando la loro preparazione ad un buonlivello, ho cercato di convincerli che con unpiccolo ulteriore sforzo avrebbero potuto tran-quillamente affrontare l’esame e superarlo.Ma non avevo fatto i conti con la loro paura emi sono trovata di fronte un muro: alcuni dice-vano che non ce l’avrebbero mai fatta, altri cheil tempo era davvero insufficiente, altri ancorache le domande erano troppo difficili e che nonerano arrivati ancora ad un livello di prepara-zione congruo. Io avevo stabilito che un livello accettabile dicompromesso potesse essere entro luglio, lorotendevano a portare il tutto a fine anno. Ho avuto un’idea per risolvere il problema: uti-lizzare le metodologie di Project Managementper raggiungere un accordo, cioè mettere incampo una serie di parametri incontrovertibilida utilizzare come base per la contrattazione.Cosa abbiamo fatto? Abbiamo fatto un test dellivello di preparazione per vedere il punto dipartenza, tracciato un percorso temporale peril raggiungimento dell’obiettivo e fatto delleipotesi sul tempo che “ragionevolmente” avreb-bero potuto dedicare all’impegno. Fatti i contile proiezioni ci hanno portato ad una data cheavrebbe potuto soddisfare me, che mi ponevocome obiettivo la continuità dello studio, e lo-ro, che si ponevano come obiettivo un congruotempo per la preparazione. Io ho dovuto concedere un pò del mio tempoper fare dei test intermedi, ma loro hanno do-vuto prendere atto che si erano impegnati a ri-spettare un piano, e che avrebbero quindi do-vuto occupare una parte del loro tempo stu-diando. A questo punto l’obiettivo era chiaroper tutti, ed erano chiari anche gli impegni ed ipunti di confronto intermedi.Questa è sicuramente una soluzione di com-promesso che, però, non ha scontentato nes-suno.Compromesso: è una parola che noi abbiamosempre utilizzato con un’accezione negativa.Sembra quasi che scendere ad un compromes-so voglia dire perdere una parte della propriaautorità, uscire perdenti! Ma perdenti su cosa?Definire cosa voglia dire vittoria o sconfitta inun negoziato è estremamente difficile perchéarroccarsi sulle proprie posizioni non è indicedi fermezza ma di rigidità. Se siamo rigidi èperché abbiamo paura di dover accettare chequalcun altro abbia, se pur in parte, delle ragio-ni che possano essere accettate e che quindivadano ad intaccare le nostre certezze. Se lenostre certezze sono scolpite sulla pietra non

scopriremo mai cosa voglia dire mettersi indiscussione ed accettare il cambiamento.Non dobbiamo sempre combattere delle batta-glie il cui esito sia certo, da una parte i vincitorie dall’altra i vinti, dobbiamo pensare che alla fi-ne di una trattativa dobbiamo essere contentiin due altrimenti la divergenza non trova unasoluzione definitiva ma va verso un equilibrioinstabile che prima o poi si romperà.La negoziazione è un’arte che va affinata. Faparte del bagaglio culturale di un manager. Or-mai si negozia su tutto ed è giusto che sia così,il mondo non è più diviso in due parti, i bianchied i neri, i Guelfi ed i Ghibellini, i Capuleti ed iMontecchi. Ci sono tanti punti in comune chedobbiamo imparare a riconoscere. Sempre piùparliamo di soft skills, cioè di tutte quelle tec-niche che ci permettono di gestire i rapporti in-terpersonali con coloro da cui dipendiamo eche dipendono da noi. Soft vuol dire morbido:morbido, flessibile, adattabile, sono questi gliaggettivi che ormai sentiamo usare sempre piùspesso. Ma il concetto è sempre lo stesso che civeniva trasmesso dal vecchio vocabolario di la-tino: mi piego ma non mi spezzo. E’ forse ilgiunco il simbolo di questi anni così complica-ti? Prendiamo esempio dai cinesi che lo usanoanche per le impalcature che in questo modosono in grado di resistere ai venti ed ai terre-moti e guardiamo alla parola flessibilità comead un termine positivo. Parliamone...

Un negoziato flessibile

P

Annamaria Felici

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drastica riduzione del numero dei contratti dilavoro nazionali. L’obiettivo è, qui, di perveni-re ad una contrattazione nazionale di ampiosettore, controbilanciata da una diffusione ca-pillare della contrattazione aziendale e, dovecaratteristiche di distretto od altro lo richiedo-no, territoriale. Le logiche di mercato sonopresenti in ogni settore e sempre più richiedo-no forme di regolazione dei quadri dinamicheed individualizzate.Laddove è maturata un’esperienza di nuova epiù adeguata rappresentanza ed una più sofi-sticata articolazione dei processi negoziali, sisono registrate anche risposte organizzative afavore del progetto di tutela elaborato e messoin campo dalla Cisl.Significato di rilievo ha assunto nelle esperien-ze fin qui praticate, la partecipazione dei qua-dri nella risoluzione e selezione dei contenuticontrattuali e nella delegazione negoziale del-la propria categoria. Per questa ragione, l’Ese-cutivo segnala alle federazioni di categoriadella Cisl l’importanza di valorizzare, tramitequeste modalità le competenze dei quadri,prevedendo momenti specifici per l’elabora-zione e riservando un numero adeguato aipropri associati di elevata qualifica nella com-posizione delle delegazioni trattanti.L’idea non è quella di costruire proposte esclu-sive per il quadro, ma di far crescere la convin-zione che il nostro motto “crescere con l’im-presa” è praticabile in una visione globale delmondo del lavoro.L’idea è di dare cittadinanza ai grandi temi del

lla luce delle indicazioni congressuali, ilcomitato esecutivo dell’associazione ha ri-tenuto necessario proporre una rilettura dialcuni contenuti e l’elaborazione di altrirelativi alle proposte di contrattazione per

i quadri e le alte professionalità per aggiornarelo sforzo di rappresentare aree di lavoro speci-fiche per cultura ed aspettative.Il lavoro sarà sottoposto al confronto con leFederazione di categoria della Cisl, titolari del-la contrattazione, perché le proposte, che vo-gliono costituire uno stimolo alla riflessione,irrobustiscano il percorso avviato fra queste ele associazioni dei quadri nei settori e nei ter-ritori.Analogo confronto sarà avviato con le associa-zioni dei quadri di Cgil e Uil, con le quali, a suotempo, sono state già avanzate indicazioniunitarie.La figura del quadro nella società della cono-scenza, che presenta un’alta complessità dicompetenze e prestazioni, pur essendo rego-lata in modo diverso a seconda dei contestiaziendali, inizia a profilarsi con un caratteregenerale sempre più unitario.I processi di mobilità a cui sono sottoposti iquadri, da un settore ad un altro, sono semprepiù diffusi.Tutto ciò sollecita una visione contrattuale piùomogenea della figura del quadro, capace dicostruire indicatori di ruolo, di prestazioni edindici retributivi adeguati.Una maggiore efficacia nel corrispondere aquesta necessità è perseguibile attraverso la

lavoro è stata ridotta a 35 ore. Molti francesi lavorano me-no tutto l'anno, mentre altri lavorano come prima, mahanno diritto a un maggior numero di permessi. Di fatto,per molti francesi ora il week-end inizia il giovedì o fini-sce il martedì.

Il lusso della pausaSe state leggendo questa rivista, avete deciso di darvi unmomento di pausa. Buona idea. Ma si tratta di un casosporadico, oppure è una vostra strategia intenzionale?Approfittiamo di questa buona occasione per interrogar-ci sull’equilibrio instabile fra il diritto all’ozio e il dirittoal lavoro.L’ozio buono è culturalmente legato alle attività immate-

riali, mentali, intellettuali, creative. Appartiene all’esse-re. Il negozio appartiene alla categoria del fare, realizza-re, costruire. Quando pensiamo ai Quadri ed alle alteprofessionalità o alle competenze qualificate, su cheversante stiamo? I Quadri stanno a cavallo tra i duemondi, ma comunque almeno un piede nell’immaterialece l’hanno. E non esageriamo, se diciamo che il piede nell’immate-riale è quello che alimenta e nutre il piede che poggiasulla riva materiale del lavoro.Dovremmo dedicare più tempo ad elaborare strategie diozio per i Quadri, per consentire loro di costruire, adesempio, un proprio percorso formativo e di esperienze.Perché solo all’università si riconosce la necessità del-

Roberto De Santis

AA

La contrattazione dei quadri:temi e proposte

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OutplacementLe profonde trasformazioni che scuotano l’at-tività economica del Paese hanno promossol’attivazione di una serie di misure che inne-scano un processo dinamico inusitato nelmondo del lavoro. Ciò richiede l’affermarsi dipolitiche attive nel mercato del lavoro, rispet-to alle soluzioni assistenziali fin qui seguitenei casi di eccedenza del personale.Gli incentivi economici dovrebbero essere de-stinati, infatti, a risolvere i problemi del lavo-ratore nel processo di cambiamento, piuttostoche a indennizzarlo delle dimissioni.Fra le politiche attive da negoziare, non puòmancare il servizio d’outplacement,preveden-do la possibilità che il lavoratore scelga lui lasocietà di servizio, perché la dimensione psi-cologica, infatti, necessita di una condizionedi fiducia e di diretta responsabilità.

FormazioneLa formazione aziendale rivolta ai quadri de-ve diventare obbligo contrattuale di informa-zione al sindacato e per quanto riguarda laformazione continua, l'obbligo diventa con-trattuale per definire i fabbisogni formativi, icontenuti, la programmazione, l'erogazione ela partecipazione dei costi.

lavoro ed una nuova lettura di questa area pro-fessionale.In tale ottica, in tutti i contenuti negoziali pro-posti deve trovare cittadinanza l’impegno peril superamento delle macroscopiche discrimi-nazioni di genere e per l’affermazione di unaripartizione reale del lavoro. Va, infatti, evitatal’attuale accumulazione del lavoro sulle don-ne, sia per un motivo di effettiva giustizia, siaper la imprescindibile necessità di competen-ze distintive femminili richieste dalla societàdella conoscenza. Il ragionamento che sta alla base della propo-sta di questi contenuti rivendicativi nasce dal-l’esigenza di avere modelli di regolazione, ge-nerali e settoriali, in cui, a fianco delle aree diregolazione collettiva, possono esistere ampimargini di regolazione individuale.Le proposte formulate dall’Apq vanno nella di-rezione di un modello di riferimento in svilup-po, con ampi margini di adattabilità e fruibilitàper categorie e settori. L’Esecutivo ha riconfer-mato, infine, le indicazioni già offerte in mate-ria di tele lavoro, di assistenza legale e di mo-bilità transnazionale.Nei riquadri la sintesi delle singole proposte,rimandando al sito dell’associazione per la let-tura integrale.

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l’anno sabbatico? Solo gli universitari hanno il diritto al-l’otium? A ben vedere, la contrapposizione non è tantofra otium e negotium, ma piuttosto fra attenzione e ascol-to. La lentezza aiuta a sviluppare la capacità di ascoltare,distinguere e valutare, favorisce l'acquisizione di uno spi-rito critico, la propensione a coltivare l’estetica attraversola ricerca del meglio.La velocità ci ostacola in mille modi: ci causa ansia e ten-sione, ci priva del tempo necessario a riflettere, ci costrin-ge nell’area angusta della reazione nervosa. Se avete deciso di concedervi una pausa, vi propongo dileggere “Il diritto all'ozio” di Paul Lafargue e ”Elogio dell'o-zio” di Bertrand Russell. O qualsiasi altra cosa vi venga inmente. Basta che non sia negozio.

I nuovi diritti dell’infanziaDiritto all’ozio: vivere momenti di tempo non pro-grammati dagli adulti.Diritto all’uso delle mani: piantare chiodi, segare eraspare legni, scartavetrare, incollare, plasmare la creta,legare corde, accendere un fuoco.Diritto agli odori: percepire il gusto degli odori, rico-noscere i profumi offerti dalla naturaDiritto al dialogo: ascoltare e poter prendere la parola,interloquire e dialogare.Diritto a sporcarsi: giocare con la sabbia, la terra, l'er-ba, le foglie, l'acqua, i sassi, i rametti.Diritto ad un buon inizio: mangiare cibi sani fin dallanascita, bere acqua pulita e respirare aria pura.

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Ai fini dell'accesso, alla formazione può essereutile costituire la banca delle ore con un monteore minimo annuo da definire a livello contrat-tuale e alimentato dal lavoratore con una partedelle eccedenze dell'orario di lavoro.

RetribuzioneNei rinnovi contrattuali gli incrementi retribu-tivi dovranno essere parametrati su di un ven-taglio significativo.Le varie indennità aggiuntive alla retribuzionedevono essere adeguate al riconoscimento delruolo e delle responsabilità e devono essereestesi a tutte le figure professionali a compen-sazione anche degli eccessivi tempi di lavoro.Necessita introdurre criteri oggettivi, concer-tati e, quindi, trasparenti , sulle implementa-zioni retributive, che sono notoriamente lega-te al mercato del lavoro locale ed a quello delleretribuzioni di fatto del settore. Analoga mo-dalità dovrà essere introdotta per quelle retri-buzioni variabili legate ai budget e a carichi dilavoro speciali.

Orario di lavoroLe analisi condotte a livello nazionale ed euro-peo hanno ripetutamente messo in evidenzagli eccessivi tempi e carichi di lavoro dei qua-dri, a cui vanno aggiunti gli impegni di autoformazione nel tempo libero e l'ampliamentodel tempo di lavoro connesso alla diffusionedelle tecnologie mobili.Ciò comporta problemi di stress, di disagiopersonale e familiare che attraversano tutta lapopolazione dei quadri.Vanno definite procedure autoregolate sultempo di presenza in azienda collegate al rag-giungimento di obiettivi concordati.L’applicazione dell’orario di lavoro contrattua-le deve avvenire nell’ambito della negoziazio-ne aziendale del calendario annuo tra rsu/qua-dri e azienda.

InquadramentoI nuovi sistemi di classificazione devono fon-darsi su di un metodo convenzionale di misu-razione di tutti i lavoratori dello specifico con-tratto collettivo nazionale. Per cogliere le pro-fessionalità ed avere un corretto inquadramen-

to, il nuovo sistema deve contenere oltre alladeclaratoria anche specifiche posizioni orga-nizzative per i quadri, al fine di cogliere sia leprestazioni gestionali che quelle specialisti-che. Lo sviluppo della carriera si deve basaresu sistemi concordati di valutazione delle com-petenze (bilancio delle competenze), sulle autocandidature e sul percorso di carriera eventual-mente già presente in azienda.

Conciliazione ed arbitratoIn un contesto di relazioni partecipate è dove-roso da entrambe le parti farsi carico della ge-stione delle controversi individuali, preveden-do strumenti extragiudiziali.Per i quadri ed i lavoratori delle Alte Professio-nalità appare ancora più importante riavvici-nare la vertenza individuale all’ambiente di la-voro da cui essa si origina perché può innesca-re, in gran parte dei casi, un meccanismo vir-tuoso di ricomposizione degli interessi in gio-co. In altri termini, “conoscere” tecnicamente,professionalmente e culturalmente la vicendaindividuale può rappresentare un mezzo per“mediare” e/o per assumere decisioni com-prensibili e magari condivisibili dalle particonflittuali. Da qui la richiesta di introdurretramite il negoziato gli strumenti di concilia-zione ed arbitrato.

Sciopero virtualeL’oggettiva difficoltà dei quadri a parteciparealle iniziative di lotta dovrebbe trovare una so-luzione attraverso la stipula con le aziende,che hanno relazioni e prassi partecipative, diintese aziendali per la disciplina di scioperi vir-tuali.Dovrebbe essere previsto che i quadri parteci-panti allo sciopero virtuale vengono considera-ti a tutti gli effetti scioperanti;che le trattenutedi sciopero sulla busta paga vanno ad alimen-tare un fondo di solidarietà, individuato dai la-voratori stessi.Le aziende firmatarie dell’accordo possonocontribuire ad alimentare questo fondo.Gli accordi hanno valore per gli scioperi nazio-nali di categoria e generali. Per i conflitti azien-dali, che sono esclusi da queste misure, po-trebbero essere sottoscritti accordi particolari.

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negoziato

Diritto alla strada: giocare in piazza liberamente,camminare per le strade.Diritto all’esplorazione: costruire un rifugio-gioconei boschetti, avere canneti in cui nascondersi, alberi sucui arrampicarsi.Diritto al silenzio: ascoltare il soffio del vento, il cantodegli uccelli, il gorgogliare dell'acqua.Diritto alle sfumature: vedere il sorgere del sole e ilsuo tramonto, ad ammirare, nella notte, la luna e le stelle.Distinguere tra l’aurora e l’alba, tra il crepuscolo e la sera.“Il manifesto dei diritti naturali dei bimbi e delle bimbe,pur essendo rivolto al mondo dei "piccoli", interroga so-

prattutto noi "grandi". Siamo noi adulti ad essere - infatti -interpellati da queste riflessioni. Siamo noi che dobbiamoprendere coscienza di ciò che rischiamo di non offrire al-l'infanzia, e quindi, indirettamente, di derubare ai bambi-ni e alle bambini. Uso l'espressione "derubare" proprioperché ritengo che il rischio del furto ci sia. È il furto diopportunità, di esperienze, di competenze di occasioniche "o si vivono nei primi anni di vita" oppure rischiamodi "perderle per sempre". Gianfranco Zavalloni (dirigente scolastico, nonché inse-gnante di scuola dell'infanzia, autore del sito www.scuo-lacreativa.it)

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Vi è poi sempre più evidente la crisi della tem-pistica dei contratti. La cadenza biennale in questi anni è saltata conuna frequenza impressionante e imbarazzantein tutti i settori. Il pubblico impiego non ha an-cora completato il rinnovo del biennio 2004-2005 che è già trascorso, il terziario ha rinno-vato i contratti dopo 20 mesi e non ha potutofar altro che allungarli di fatto al quadriennio, ilcontratto dei metalmeccanici ha deciso di al-lungare il periodo contrattuale per trovare unamediazione accettabile. Una cadenza tempora-

le più ampia che affidi al contratto nazionale latutela del valore dei redditi e lasci il giusto spa-zio per la contrattazione decentrata si imponeoramai con la forza dell’evidenza.Infine gli aspri confronti contrattuali hannomostrato quanto sia difficile (e spesso impossi-bile) affrontare nel contratto nazionale i temi“spinosi” delle flessibilità nella prestazione la-vorativa. Ricordiamo per tutte la lunga querelleirrisolta nei metalmeccanici sui sabati lavorati-vi. Affrontando la questione sul piano naziona-le si resta bloccati da una duplice vincolo. Daun lato la rigidità delle soluzioni che mal siadatta all’articolazione delle esigenze da partedelle imprese, dall’altro l’impossibilità di im-porre dall’alto appesantimenti della prestazio-ne lavorativa senza confronto con le rappre-sentanze sindacali. Risulta molto più appro-priato affrontare questo tema con riferimentoad ogni specifica realtà aziendale o di distretto

In questi mesi si stanno concludendo, fati-cosamente, i rinnovi dei contratti nazionaliin diversi settori ma ciò non deve trarre ininganno. I problemi legati al sistema dellerelazioni sindacali nel nostro Paese non so-

no affatto superati o risolti.Sono infatti molte le difficoltà incontrate inquesti ultimi anni nei rinnovi contrattuali.La complessità delle questioni in discussione ele soluzioni forzatamente mediate che si sonoindividuate impongono con forza ancora mag-giore del passato di mettere subito nell’agenda

delle priorità la riforma degli assetti contrat-tuali. Una rapida analisi porta facilmente ad indivi-duare gli aspetti più controversi e le smagliatu-re più marcate. In primo luogo risulta chiaroche la difesa dei redditi da lavoro, senza unapolitica di tutti i redditi e una concertazione so-ciale che la sostenga e la realizzi, è lasciataogni volta ad un braccio di ferro “insensato” trale parti e ad un problematico “fai da te” macroe-conomico che alla fine lascia tutti insoddisfatti.E infatti continua la stasi della domanda inter-na dovuta alle forti tensioni su prezzi e tariffe ealle difficoltà sui redditi di lavoratori e pensio-nati.Va pertanto ripristinato un nesso tra la politicaeconomica e la politica contrattuale attraversouna concertazione ben mirata all’effettivo con-trollo dell’inflazione e alla riduzione del pesofiscale sul lavoro.

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Riforma della contrattazione,subito in agenda

II

Giorgio Santini

Gli aspriconfronti

hanno mostratoquanto sia

difficile affrontare nei contratti

nazionali il temadella flessibilità

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territoriale ed è peraltro evidente come essosia parte del tema più generale dell’andamentodell’impresa, della sua redditività, della pro-duttività, della struttura degli orari. Tutte que-stioni importanti decisive per la qualità del no-stro sistema di imprese che possono trovareadeguata sede di discussione solo all’internodella contrattazione decentrata, matura, re-sponsabile, partecipativa in una logica di reci-proco riconoscimento del ruolo del lavoratoree dell’esigenze dell’impresa.Va chiarito a questo proposito che non convin-ce la tesi di connotare la contrattazione decen-trata di una funzione “derogatoria” (in pejus) alcontratto nazionale per poter meglio gestire lecomplessità aziendali. Lo sostengono alcuniambienti confindustriali e affiora anche dalleanalisi di studiosi delle relazioni sindacali.La Cisl non ha mai pensato all’equazione con-trattazione decentrata uguale deroga in pejus.Le deroghe sempre e comunque contrattatenon possono essere la regola, semmai l’ecce-zione in alcuni casi legati soprattutto alle emer-genze occupazionali e alla sopravvivenza diaziende.

Richiedere alla contrattazione una funzionederogatoria rischia, tra l’altro, di avere come ef-fetto un incremento delle forme di conflittuali-tà anche esasperate, come si è verificato anchein tempi recenti, l’esatto opposto di quanto ènecessario, collegare cioè la dinamica degli as-setti contrattuali al concetto che il lavoro deve“crescere con l’impresa” e non contro di essa.E’ inoltre necessario rafforzare la contrattazio-ne decentrata anche per arginare il fenomenoormai evidente di una consistente riduzionedel perimetro della contrattazione collettiva.La particolare configurazione del nostro siste-ma economico con il peso altissimo delle mi-cro-aziende, l’accentuarsi del lavoro sommer-so, i nuovi lavori interrogano in modo semprepiù evidente il sindacato su nuove modalitàcontrattuali e di rappresentanza.Non è un caso che trovino meno difficoltà set-tori come l’agricoltura e le costruzioni che han-

no una struttura contrattuale articolata a livel-lo decentrato.Sono esperienze importanti ma ancora parzialirispetto all’esigenza più generale dell’estensio-ne della contrattazione (quando non è possibi-le a livello aziendale) a livello territoriale, inmodo da coinvolgere effettivamente tutte leimprese di un settore presenti nel territorio.E’ convenienza del mondo del lavoro affrontarequanto prima questi nodi, con una logica di ri-lancio delle relazioni sindacali e della contrat-tazione come fattore generativo di sviluppo edi modernizzazione del nostro sistema di im-prese e in parallelo di valorizzazione del lavo-ro e dei lavoratori. I messaggi che ci ha datoquesta tribolata stagione contrattuale sono for-ti e chiari. Prima si riesce ad innovare e adestendere la contrattazione collettiva a tutti co-loro che ne sono esclusi, meglio è per i lavora-tori e per l’economia.In questo quadro è importante prevedere poli-tiche di incentivazione, da parte del governo,attraverso la riduzione del peso fiscale sul la-voro, alle nuove forme della contrattazione.Una riforma degli assetti contrattuali con que-

ste caratteristiche è funzionale al rilancio dellerelazioni tra sindacati e associazioni datorialisulle politiche del lavoro, che in questi anni so-no state regolate esclusivamente sul piano le-gislativo. E’ assolutamente necessaria una ri-contrattualizzazione delle normative sul lavo-ro, sulle tipologie contrattuali, sul lavoro a pro-getto, sulla formazione continua e la valorizza-zione della professionalità, attraverso un effet-tivo utilizzo, in chiave partecipativa, dellastrutture bilaterali che vanno via via rafforzatesia a livello aziendale che su base territoriale.Strutture bilaterali che saranno utili anche pergestire gli ammortizzatori sociali e un loro piùefficace collegamento con politiche attive direimpiego, (outplacement), per sostenere i la-voratori nelle sempre più frequenti transizionilavorative, sottraendoli a logiche di precarietàe marginalità sociale.

segretario confederale cisl

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negoziato

Lacontrattazione

aziendale non deve

intervenire in deroga

al contrattonazionale

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saria alla produzione di beni finali e favorisco-no la competitività anche degli altri settori.Inoltre, alcuni di essi costituiscono un insosti-tuibile strumento di tutela di alcuni diritti fon-damentali dei cittadini, a partire dal diritto allasalute e alla difesa in giudizio. La loro dimen-sione è in crescita, coinvolgendo sempre piùnuovi settori e nuovi servizi, generati dai pro-cessi di ristrutturazione e di esternalizzazionedell’industria e dalla mondializzazione dellaproduzione e dei commerci. Anche i servizi piùtradizionali sono profondamente modificati espesso integrati con altre attività, in strettacorrelazione con i processi di innovazione tec-nologica.In Italia, il settore dei servizi professionali rap-presenta una quota pari a circa il 20% del pil na-zionale. Quindi il dato sarebbe soddisfacentese alla stessa voce nella Bilancia dei pagamentinon trovassimo un pericoloso meno.

Perché questo?La causa della scarsa esportazione di servizi èda attribuirsi soprattutto alle dimensioni e allecaratteristiche organizzative del settore, rima-ste sostanzialmente artigianali, anche sotto ilprofilo del tasso di innovazione tecnologica.Mentre in Italia il mercato dei servizi restavafermo, altri paesi hanno approvato nuove rego-le che hanno consentito di attrarre capitali, in-

l 27 marzo a Roma nella sede del Cnel è sta-to presentato un documento unitario (Cgil,Cisl, Uil) sulla riforma delle professioni, do-cumento sottoscritto anche da Fita e Colap.In molti si potrebbero chiedere perché i sin-

dacati si occupano di libere professioni?La risposta mi sembra abbastanza ovvia, nonvedo perché il sindacato si debba occupare dimetalmeccanici, chimici e altri lavoratori e nondi liberi professionisti. Il ruolo dei servizi professionali nell’economiaitaliana è notevole e l’indotto economico ed oc-cupazionale è decisamente importante. Il sin-dacato si occupa di lavoratori e i professionistilo sono, come tutti i loro collaboratori, assi-stenti, segretari etc. Sotto il profilo occupazio-nale, il settore dei servizi professionali rappre-senta un universo di circa 5 milioni di persone(stime Cnel), appartenenti a professioni regola-mentate e non, che prestano la loro attività so-prattutto nel settore dei servizi, pubblici e pri-vati, ma anche nelle imprese. In questo mondoampio e variegato convivono professionisti au-tonomi, professionisti dipendenti, collaborato-ri dai tanti e diversi rapporti di lavoro. Il Censisstima che circa il 75% dei professionisti è a rap-porto di lavoro dipendente o assimilabile; il15% circa esercita in forma imprenditoriale, esolo il 10% circa è professionista autonomo insenso stretto.Proprio per la centralità che occupa e andràsempre più occupando tale settore è semprepiù urgente l’assunzione di strategie, necessa-riamente complesse e articolate, per sostenereil paese nella competizione globale facendo le-va sulla qualità, a partire soprattutto dalla cre-scita dei “saperi” (ricerca, innovazione e forma-zione) e su un quadro di regolamentazione effi-cace dei mercati, che assicuri l’uguaglianza so-stanziale delle opportunità, l’apertura di setto-ri ingiustificatamente protetti, il rafforzamentodelle autorità per la vigilanza del mercato e latutela dei diritti dei consumatori. Tutto questo però non dimenticando la centra-lità del lavoratore, oggi vi è una larga maggio-ranza di lavoratori con livelli medio-alti diistruzione, con rapporti di lavoro atipici e pre-cari, con redditi bassi e saltuari, e con una bas-sa, a volte assente, tutela dei diritti individuali.Per questi lavoratori la professionalità è soprat-tutto un investimento personale di vita e unelemento di identità sociale, ma che non trovastrumenti per essere adeguatamente aggiorna-ta, valorizzata e spendibile nel complesso edifficile mercato delle professioni. Di questomondo fanno parte anche i tirocinanti e più ingenerale il vario mondo del praticantato.

Quale è quindi il ruolo dei servizi inItalia ed in un’economia globalizzata?

Nell’attuale contesto globale, i servizi profes-sionali, e più in generale i servizi ad alto conte-nuto di conoscenza, hanno un ruolo fonda-mentale per la crescita e per l’occupazione,perché rappresentano una componente neces-

Intervista a Cesare Regenzi sul documentounitario di Riforma delle professioni

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Anno XI • aprile giugno 2006 numero tredici

professioni

La Cisl si occupa dei liberiprofessionisti

Emiliana Alessandrucci

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vestire in formazione e professionalità, costi-tuire servizi multiprofessionali e interdiscipli-nari più rispondenti alla nuova qualità delladomanda delle imprese, che debbono compe-tere in mercati globali.Dall’Europa arrivano richieste di innovazionedel settore finalizzate a sollecitare gli Statimembri e gli organismi rappresentativi deiprofessionisti a riconsiderare l’elevato livellodi regolamentazione per abbattere i vincoli in-giustificati alla concorrenza, favorendo in talmodo lo sviluppo, la qualità e l’occupazionedel settore; per l’altro mira a favorire la mobili-tà dei professionisti e dei servizi tra i paesimembri, anche attraverso il riconoscimento re-ciproco delle qualifiche professionali, per com-pletare la costruzione del mercato unico euro-peo.

Quali sono le richieste del sindacato?E quali le speranze che queste richie-ste vengano ascoltate?

Cisl, come Cigl e Uil, ritiene opportuno che an-che nel nostro paese, come già sta avvenendoin altri paesi europei, si attivi rapidamente unprocesso di rivisitazione delle regole relativealle professioni e ai servizi professionali checonsenta di superare l’attuale rigidità ed inade-guatezza quali/quantitativa dell’offerta, coniu-gando liberalizzazione, qualità dei servizi e co-esione sociale. Tale progetto di riforma organi-co e coerente potrebbe prevedere un primopassaggio che affronti fin d’ora gli ostacoli piùurgenti e di minore difficoltà, a partire dalle ta-riffe minime, dal divieto di pubblicità e dal ri-conoscimento delle associazioni professionali. Per riassumere i cardini della riforma dovran-no essere:

la definizione del quadro normativo nazio-nale, in grado di consentire il raccordo conl’Unione europea e il dialogo internazionale,e la definizione del ruolo delle regioni, cheavrà carattere integrativo ed attuativo dellenormative nazionali, in coerenza con le spe-cificità del territorio. l’identificazione di chiare regole per la rap-presentanza dei professionisti, sia autonomiche dipendenti, distinguendo tra rappresen-tanza propria delle istituzioni pubbliche –quali gli ordini professionali - e rappresen-tanza sociale, per superare definitivamentel’attuale confusione che impedisce a questaimportante parte del mondo del lavoro diavere una rappresentanza trasparente e de-mocraticamente scelta; la determinazione delle misure per ampliaree qualificare l’occupazione, anche attraversoregole che incentivino la stabilità del lavoroe che assicurino diritti e tutele ai tanti giova-ni e meno giovani che operano negli studi, lecui condizioni già difficili sono state forte-mente peggiorate dalle condizioni di un mer-cato del lavoro sempre più ristretto, segmen-tato e precario.

Definito lo sfondo della riforma i contenuti

specifici saranno:la creazione di un sistema duale: coesistenzatra ordini e associazioni, con pari dignità epari diritti. Quindi uno dei primi atti dovràessere il riconoscimento delle associazioniprofessionali;la limitazione delle riserve professionali, taliriserve, in assenza di riforme, si sono accu-mulate nei decenni e dovranno quindi essereriportate alla loro finalità originaria di tuteladei cittadini e dei consumatori, adeguandoleai profondi mutamenti del contesto socialeed economico;l’eliminazione delle barriere all’ingresso per igiovani nel mondo del lavoro attraverso l’a-bolizione delle tariffe minime e del divieto dipubblicità e la revisione dei numeri chiusi. Ela revisione di istituti come il tirocinio/prati-cantato di cui va verificata la qualità formati-va e rivista la durata spesso eccessiva;la revisione dell’esame di stato, strumento didubbia efficacia. Appare auspicabile, in ognicaso, che le modalità dell’esame consentanodi limitare la discrezionalità degli esamina-tori, ponendo alla base della verifica il livellodelle competenze acquisite attraverso leesperienze professionali, più che la qualitàdel percorso di studi, già accertata dal conse-guimento del titolo;l’attivazione di un sistema di aggiornamentodelle competenze professionali e di eroga-zione della formazione continua, evitandonel’affidamento esclusivo ad un unico ente;la possibilità di creare società tra professio-nisti per fronteggiare l’invasione dei grandistudi professionali internazionali. E’ neces-sario pertanto pervenire rapidamente ad unanuova regolamentazione che preveda la pos-sibilità di costituire società multiprofessio-nali, in grado di assicurare un’offerta inte-grata e interdisciplinare. Per quanto attienealla costituzione di società con apporto dicapitali da parte di soci non professionisti, èopportuno che la nuova normativa distinguatra le attività professionali riservate e tutte lealtre, prevedendo soltanto per le primeeventualmente alcune condizioni di garan-zia, al fine di evitare la prevaricazione degliinteressi del capitale sull’autonomia del pro-fessionista, come avviene ad es. in Francia ein Germania. Sarebbe invece dannoso un di-vieto generalizzato, che penalizzerebbe losviluppo occupazionale e produttivo delpaese e condannerebbe l'intero settore ad unruolo marginale nel mercato europeo.

Relativamente alle speranze che le nostre ri-chieste vengano accolte ho grande ottimismo,intanto perché è una riforma a costo zero chedarebbe un grande e positivo impulso alla no-stra economia e alla competitività del sistemapaese e poi perché la riforma è ormai al centrodel dibattito politico e la prossima forza di go-verno non potrà continuare ad ignorarne la ne-cessità, come fatto fin’ora.

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12-13-14 Maggio 2006Centro Studi Cisl, Firenze

Venerdì 12 Maggio 2006

16:00 Registrazione partecipanti

16:30 Apre e presiede i lavori AndreaPastacaldi, vicepresidente Apq

16:45 Relazione “Le competenzedell’ascolto e della condivisione nellaresponsabilità d’impresa”prof. Nicola Alberto De Carlo,Università di Padova

17:30 Dibattito

19:00 Intervento di Pier Paolo Baretta,segretario sonfederale Cisl

20:00 Cena spettacolo

Sabato 13 Maggio 2006

9:00 Apre e presiede i lavori Luigi DiMarco, presidente osservatorioQuadri Apq

9:45 Relazione “Le tre T per lo sviluppo”dott.ssa Irene Tinagli, Heinz schoolof public policy and management,carnegie mellon universityPittsburgh, Pa Usa

10:00 Dibattito

11:00 Pausa caffè

11:15 Ripresa del dibattito

12:30 Conclusioni di Enzo Spaltro,componente Cts

13:00 Pausa pranzo

14:30 Apre e presiede i lavori Enzo AlfredoBecchetti, componente Cts

14:45 Relazione “Strategia d’azione perporre la persona al centro”ing. Massimo Bruscaglioni engineer -Ad Risfor Srl

15:30 Dibattito

16:30 Pausa caffè

16:45 Ripresa del dibattito17:45 Conclusioni di Roberto De Santis,

presidente Apq

Interventi programmati:

Jean Paul Bouchet Leandro Aglieri (Cfdt Cadres)

Miki Hatsuzawa Franco D’Egidio (Giappone)

Ulf Imiela Fabrizio Fanà(Germania)

Carlo Parietti Francesco Sansone (Eurocadres)

Owen Tudor ( Tuc)

ed altri componenti del comitato tecnicoscientifico

20:00 Cena

Domenica 14 Maggio 2006

9:00 Visita culturale guidata al Museo delBargello

13:00 Pranzo di chiusura

Sede conferenza aula magnaCentro studi studium s.r.l.via della Piazzola, n. 7150133 Fiesole (Fi)tel. +39 055-503211fax. +39 055-578057e-mail: [email protected]

Segreteria organizzativa Apqviale Castro Pretorio, 11600185 Romatel. +39 06 44701884-6fax. +39 06 44701885e-mail: [email protected]@cisl.it

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vita apq

«Cambiare la cultura del lavoroper promuovere lo sviluppodelle imprese e del paese»

Quarta conferenza nazionale Apq

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Per ulterioriinformazioni

visitare il sito:www.verniceprogetti.it

Pienza una mostra per vivere i luo-ghi e i monumenti voluti da PapaPio II. La “città ideale” rende omag-gio al suo figlio più illustre: Enea Sil-

vio Piccolomini.Domenica 28 maggio prende il via a Pienza,nelle sedi di palazzo Piccolomini e del Duomo,la mostra “La rifondazione umanistica dell’ar-chitettura e del paesaggio”. L’esposizione arti-colata in 6 sezioni, si pone tra gli obiettivi prin-cipali quello di illustrare come, il pensiero rina-scimentale di Pio II, trasformò il borgo di Corsi-gnano nella splendida Pienza, modello insupe-rato di “città ideale”.

All’interno del palazzo i visitatori saranno con-dotti nei saloni del secondo piano (alcuni deiquali per la prima volta aperti al pubblico), nel-le logge e nel giardino e avranno l’occasione divisitare il Museo Piccolomini. Le varie sezioni in cui si articola la mostra sa-ranno ospitate nelle sale al piano terra apposi-tamente restaurate. Qui verranno illustrate, at-traverso pannelli esplicativi, la tipologia, lastoria e il restauro del palazzo fatto costruiredal Papa in rapporto anche ad altre opere di ar-chitetti quattrocenteschi.Il rilievo dei più famosi edifici piccolominei(Duomo e Palazzo Piccolomini in Pienza, leLogge del Papa in Siena) consentirà inoltre diapprofondire la struttura grammaticale e sin-tattica dell’architettura, dialogando diretta-mente con la visione reale dei monumenti. La presentazione di manoscritti e di due grandimodelli lignei di macchine da costruzione illu-streranno le tecniche dei cantieri toscani nellaseconda metà del XV secolo, utilizzate da Mo-

reno di Jacopo detto il Taccola e Francesco diGiorgio Martini.Particolare attenzione viene dedicata ai centriminori legati alla famiglia Piccolomini (Argen-tario, Porto Ercole, Saturnia, Radicofani) ed an-che alle legislazioni, ai cortei processionali, aigrandi piani di trasformazione territoriale pre-visti in Val d’Orcia proprio da Pio II. Nel Duomo saranno, infine, contenute le sezio-ni relative alla storia della chiesa pientina conparticolare attenzione alle simbologie presentinelle decorazioni interne ed esterne, ai com-plessi rapporti astronomici che legano l’edifi-cio sacro alla piazza, al paesaggio e a tutto il

complesso urbano. Nella Cattedrale trova, inoltre, spazio l’illustra-zione delle lunghe opere di restauro e di con-solidamento eseguite sul monumento dal 1870in poi. Saranno poi presentate le recenti indagi-ni sullo stato dell’edificio e le nuove propostedi intervento legate alla specifica condizionegeologica del sito.

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cultura

“La rifondazione umanistica dell’architetturae del paesaggio”

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Alessandro Renai

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egoziare è un’attività che, nel lavoroo nel privato, affrontiamo quasi tuttii giorni, anche quando non ce ne ren-diamo conto. Si negozia con la pro-pria moglie o il proprio marito su co-

sa mangiare a cena, come arredare la casa,dove andare in vacanza, con i figli sull’ora incui occorre rientrare dalla discoteca, quantotempo dedicare allo studio, perché è opportu-no guidare sobrii e con prudenza, con il pro-prio capo circa il riconoscimento dei proprimeriti, il trattamento econo-mico, la definizione dellemansioni. In tutti i campi – dal lavoro al-l'amore, dalla vita famigliarea quella sociale, dalla sempli-ce spesa quotidiana all'acqui-sto di un'auto o di una casa –saper trattare significa otte-nere dagli altri quello che vo-gliamo. Sono le reazioni allenostre proposte che, nellosvolgimento di qualsiasi ruo-lo, costituiscono la misuradel nostro successo.Con negoziato pertanto si de-finisce una forma specifica dicomunicazione, orientata alladecisione consensuale fradue o più attori, singoli o collettivi che mobi-litano risorse ed esprimono preferenze co-muni. In una strategia di negoziazione occor-re quindi tenere sempre presenti alcune in-formazioni fondamentali: 1 cosa si vuole ottenere (materiale e immate-

riale) e quanto (massimo e minimo)2 cosa si è disposti a cedere in cambio (mate-

riale e immateriale) e quanto (massimo eminimo)

3 cosa si è disposti ad investire (materiale eimmateriale) e quanto (massimo) per avvia-re e portare avanti il negoziato

4 quali sono le Migliori Alternative Possibiliall’Accordo (Mapa) prima e durante il nego-ziato

5 come risponderebbero ai punti 1, 2, 3 e 4 levostre controparti

Da quando il mercato ha cominciato ad avereun approccio customer oriented, queste rego-le si adattano correttamente anche ai rappor-ti consumatori – aziende, queste ultime chia-mate a ridisegnare le iniziative commerciali edi comunicazione in maniera sempre più ori-ginale.Per “smuovere” i consumatori portandoli aintraprendere attività utili per il mercato(consumi e conoscenza), le aziende da annihanno ormai intrapreso la strada delle pro-

mozioni: la crescita del mer-cato delle promozioni al con-sumo si attesta fra il 15 e il20% all’anno a seconda dellefonti e la tipologia e la nume-rica delle aziende che utiliz-zano le promozioni è in co-stante aumento.Attraverso la promozione, ilproponente negozia un “pat-to di scambio” con il clientefinale, dicendogli che “incambio di una o più azionidefinite chiaramente” riceve-rà uno o più vantaggi certi emisurabili immediatamente.Questa “promessa” è regolatada precise norme di legge chetutelano la parte debole (il

cliente) e che ne impongono la perfetta ese-cuzione alla parte forte (proponente).Tuttavia, ricerche sui consumi e sulla perce-zione delle campagne di loyalty evidenzianoalcuni dati rilevanti, tra cui emerge in parti-colare:

a causa dell’estrema diffusione delle attivi-tà promozionali e di fidelizzazione, il con-sumatore medio percepisce come propriodiritto il fatto di ricevere un premio in cam-bio della propria preferenza per l’insegna ola marca;questo trend è stato innescato dalla diffu-sione di sistemi automatizzati di accreditopunti (es. carte fedeltà, programmi legatialle carte di pagamento), trasformandoquindi ciò che era una conquista in un di-ritto acquisito;

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Augusta Angelino

Il Crm: gestire la relazione con i clienti

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Trasformare il negoziato

in dialogo

In tutti i campisaper trattare

significa ottenere

dagli altri ciò che vogliamo

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per questo, il consumatore ritiene che ilprogramma promozionale debba essere“facile”, alla sua portata e senza ostacoli“pretestuosi”, poiché, nuovamente, costi-tuisce un esercizio di propri diritti nei con-fronti del proponente.

Nel mass market, inoltre, i programmi fedeltàfino ad ora attuati tendono a “massificare” icomportamenti dei clienti, trattando allostesso modo gli alto spendenti e i clienti me-dio/basso spendenti, non tenendo conto delfatto che i cosiddetti top client (l’8/9% sul to-tale della clientela) generano tra il 40 e il 50%del fatturato e probabilmente la totalità delprofitto.Questo approccio alla loyalty è di tipo tattico:si punta ad ottenere risultati economici (up-selling e acquisition) nel breve periodo, trala-sciando le possibili informazioni sulla perce-zione della propria offerta commerciale daparte dei consumatori.Valida alternativa ai “classici” strumenti di“relazione” con il cliente è il Crm, indispensa-bile per generare un rapporto one-to-one uti-le ad attrarre nuovi clienti e a fidelizzarequelli già esistenti, permettendo di instaura-re una interazione efficace con i propri refe-renti finalizzata a gratificare la loro scelta e aconoscere il grado di soddisfazione ad essalegata.

Inteso così, il loyalty ma-nagement trasforma ilconcetto di negoziato indialogo.I partecipanti ad un dialo-go sanno che essi possie-dono solo un accesso par-ziale alla verità e che soloattraverso il confrontocon altri punti di vistapossono migliorare e per-fezionare la propria com-

prensione della verità.Ne parliamo con Sint, azienda torinese che sioccupa da oltre 20 anni di loyalty manage-ment e marketing relazionale: “I nostri clientisono aziende, associazioni, enti ed istituzio-ni che hanno la necessità di conoscere meglioil proprio target di riferimento (consumatori/clienti, iscritti, trade, rete vendita, dipenden-ti)” ci racconta Filiberto Angelino, Presidentedi Sint “Obiettivo dei nostri programmi èquindi stabilire un dialogo continuo tra il no-stro cliente ed il suo pubblico. Gli interventipossono riguardare l’integrazione di conte-nuti esistenti, la realizzazione di programmidi animazione dedicati (club, programmi dicaring, raccolte punti, concorsi a premio,Member gets Member), la gestione di pro-grammi di collection (programmi di accumu-lo di risparmio)”.Il dialogo tra i due interlocutori si stabilisceattraverso l’assegnazione di vantaggi mirati(agevolazioni per acquisti, prestazioni di as-

sistenza, consulenze ed info telefoniche),messi a disposizione da esercizi convenzio-nati su tutto il territorio nazionale (circa12.000), e supportati da un contact center24h ed un portale internet dedicato.Da questo punto di vista, Sint diventa un “me-diatore culturale”, coinvolto in due diverse ti-pologie di negoziato:1 tra l’azienda e il relativo pubblico di riferi-

mento;2 tra i destinatari dell’iniziativa promoziona-

le ed il network di partner convenzionatiche meglio rispondono alle esigenze deglistessi.

La prima tipologia di negoziato si delinea, co-me già detto, in una vera e propria forma didialogo bidirezionale. Le persone coinvoltenei programmi relazionali sviluppati da Sint,siano essi clienti, prospect, dipendenti, retevendita o trade, hanno a disposizione un si-stema costituito da strumenti di supporto h24 (call center e sito internet) a cui possonofar riferimento per qualsiasi tipo di richiestaattinente al programma stesso.Ogni interazione con gli strumenti di suppor-to diventa occasione per conoscere meglio idesiderata e le aspettative del target, comple-tate da microsondaggi periodici, che hannolo scopo di fornire all’azienda gli strumentiidonei per rispondere in modo efficace alproprio pubblico.Nel secondo caso Sint si pone, nei confrontidel mercato, come grande Gruppo d’Acqui-sto, fatto di oltre 2 milioni di soggetti (siaconsumatori finali che piccole realtà im-prenditoriali) che sono portatori di bisognispecifici.Sint ha così costituito il circuito Selecard, adoggi fatto di oltre 12.000 punti vendita con-venzionati sul territorio e fatto sia da grandisocietà nazionali così come da singoli eser-centi: la compresenza di entrambe le realtàgarantisce la disponibilità di condizioni d’ac-quisto vantaggiose in tutta Italia.“Oggi ognuno di noi è alla ricerca di offerteche lo facciano risparmiare o, meglio, trovinoil giusto equilibrio tra qualità e prezzo” conti-nua Angelino “Sint, grazie al proprio networkdi partner già convenzionati e alla continuaattività di negoziazione fatta sia per ampliareil circuito, sia per rispondere ad esigenzeemergenti specifiche, è in grado di offrire inmodo sinergico la soluzione che, in terminieconomici e/o in termini di time saving, sidelinea come la più efficiente”.In fin dei conti, ci permettiamo di sottolinea-re, la negoziazione implica sempre un inve-stimento di energie: a volte solo in termini ditempo nella contrattazione, altre volte anchein termini economici.Quindi ci chiediamo: perché non prendere albalzo l’opportunità di affidarsi a chi ha fattodel negoziato la sua mission quando ci sipresenta?

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restazioni economicheconcesse dai Comuni:nuovi importi per il 2006Con recente circolare, l’Inps ha reso

noti i nuovi importi per il 2006 delle prestazio-ni economiche concesse dai Comuni, vale a di-re: l’assegno per il nucleo familiare, per le fami-glie numerose che non superano un determina-to valore Ise, e l’assegno di maternità, previstoper i soggetti che non beneficiano delle inden-nità di maternità previste per le lavoratrici di-pendenti, autonome o per le libere professioni-ste e che non superano determinati limiti Ise.

I nuovi importi sono stati calcolati sulla basedell’incremento dell’indice Istat, risultato pariall’1,7%:

Assegno per il nucleo familiare: l’importodella prestazione (nella misura intera) corri-sponde a 120,39 euro, mentre il valore Ise(famiglie di cinque persone, con almeno trefigli minori) è pari a 21.671,69 euro;Assegno di maternità: per le nascite, gli affi-damenti preadottivi e le adozioni avvenutenell’anno 2006, l’importo mensile (nella mi-sura intera) è pari a 288,75 euro, mentre ilvalore Ise corrisponde a 30.099,59 euro.

Semplificazione degli adempimentiamministrativi per i disabiliLa legge n.80/2006, le cui disposizioni sonoentrate in vigore il 12 marzo 2006, ha previsto,nell’ambito della semplificazione degli adem-pimenti amministrativi per le persone con dis-abilità, l’adozione da parte della Regioni di pro-cedure unificate per l’accertamento sanitario,da parte delle apposite Commissioni, dell’inva-lidità civile, della cecità, della sordità, dell’han-dicap ed handicap. Il Legislatore ha poi stabili-to che i disabili affetti da “menomazioni o pato-logie stabilizzate o ingravescenti” (inclusi i sog-getti portatori di sindrome da talidomide), cheabbiano ottenuto il riconoscimento dell'inden-nità di accompagnamento (o di comunicazio-ne) sono esonerati da ogni visita medica voltaad accertare la permanenza della minorazioneo handicap. Inoltre, la suddetta norma, relati-vamente alle persone affette da patologie onco-logiche, prevede che l’accertamento dell’invali-dità civile o dell’handicap venga effettuato en-tro quindici giorni dalla domanda dell’interes-sato e che gli esiti di tale accertamento abbianoefficacia immediata, per il godimento dei bene-fici che ne derivano, “…fatta salva la facoltàdella commissione medica periferica…..di so-spenderne gli effetti fino all’esito di ulterioriaccertamenti”. Per l’applicazione di tali disposi-zioni, si dovrà comunque attendere l’emana-zione dei relativi decreti attuativi interministe-riali.

Pensione ai superstiti con meno di15 anniMio padre, recentemente deceduto, aveva ver-sato contributi per meno di 15 anni (esatta-mente, 14 anni e mezzo). Mia madre ha dirittoalla pensione ai superstiti ?La pensione ai superstiti si consegue con 15anni di contributi in tutta la vita lavorativa ov-vero con il requisito (alternativo) di almeno 5anni di contributi in tutta la vita lavorativa, dicui almeno 3 nel quinquennio precedente il de-cesso. Quindi, dato che Lei non specifica inquale periodo si collocano i contributi versati afavore del defunto, per sapere se sua madre ab-bia diritto alla pensione è necessario verificarel’esistenza dei tre anni di contributi negli ulti-mi cinque.

A chi spetta l’indennizzo previstodalla L. 210/92?Un mio parente, a seguito di una trasfusione,ha contratto l’Hiv. E’ vero che avrebbe diritto adun risarcimento secondo la L.210?La L.210792 ha previsto un indennizzo a caricodello Stato a favore di chi sia stato danneggiatoin maniera irreversibile a causa di: vaccinazio-ni obbligatorie, vaccinazioni non obbligatorie(per motivi di lavoro), trasfusioni di sangue(Hiv, epatiti), somministrazioni di emoderivati(ad es. emofiliaci, talassemici), contagio di infe-zioni di Hiv e/o epatiti (per operatori sanitari).Per ottenere tale risarcimento la domanda deveessere presentata entro tre anni (vaccinazioni oepatiti post-trasfusionali) o entro 10 anni (infe-zioni per Hiv).

inas

Informazioni e risposte

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Per la consulenza e l’assistenzanecessarie, ci si puòrecare presso la più vicina sededell’Inas- Cisl.Gli indirizzi si trovanosu www.inas.it,oppure chiamando il numero verde 800 001 303.Ricordiamo che la consulenza offertadall’Inas è assolutamentegratuita

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l presupposto dal qualeprendiamo le mosse è: l’in-formazione continua comestrumento per accrescerela competenza, la profes-

sionalità e la tutela.A voler stroncare ogni velleitàdi proseguire nella presenteesposizione, basterebbe porrela domanda più ovvia, a frontedell’asserzione d’esordio: po-sto che sia vera, quale infor-mazione garantisce dette ca-ratteristiche e funzioni?Un tale quesito potrebbe pu-nirci duramente per esserciavventurati sul terreno di undogma, svelando inevitabil-mente la pochezza delle no-stre argomentazioni, oppurepotrebbe darci l’occasione peratteggiarci ad oracolo, rispon-dendo laconicamente: “Tuttele informazioni sono buone egiuste”. Preferiamo evidente-mente questo secondo scena-rio e confermiamo in pieno ilresponso, ma vogliamo direqualcosa in più.Ci riferiamo sempre alle me-die e alte professionalità della

renza, in un contesto non cer-to povero di servizi qualequello che qui ci apprestiamoa descrivere: un sistema d’ag-giornamento giuridico conti-nuo. Il ruolo, il punto di vista,le idee, le sensibilità che indi-rizzeranno la selezione sono,insieme, quelle del sindacali-sta, del giurista, del pubblicodipendente, dello studioso,coltivate in ambiente Apq. Considerati i durevoli proces-

Pubblica Amministrazione, edalle professionalità che a variotitolo vi operano, a prescinde-re dall’inquadramento con-trattuale.Estraendo dall’incommensura-bile scibile umano le cognizio-ni che afferiscono a questospecifico ambito lavorativo, sicircoscrive certamente il cam-po, ma non è sufficiente.Oggi, al contrario di qualchedecennio fa, il problema èquello dell’eccesso d’informa-zioni (basta inserire, in un mo-tore di ricerca, su internet del-le parole chiavi per costatarela quantità di risultati che for-nisce). Non si è in grado di re-cepirle e, quindi, consciamen-te od inconsciamente, finiamoper rigettarle. E’ necessario,dunque, decongestionare que-sto flusso attraverso una “cer-nita” analitica e mirata.A tale scopo, occorrerà posi-zionare il “setaccio”, orientarela selezione in virtù di un ruo-lo, di un punto di vista, di un’i-dea, di una sensibilità ecc. Questi fattori faranno la diffe-

Domenico Trombino

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II

Un’iniziativa importante per lavoratori,

Elevare la preparazione

delle medie e alte

professionalitàdella pa accresce la qualità

del servizio

Osservatorio g

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si di riforma che investono laP.a., i lavoratori di media e altaprofessionalità, che ivi opera-no, hanno innanzi tutto biso-gno di conoscenze giuridicheaggiornate, onde evitare, pe-raltro, di vanificare i medesi-mi cambiamenti, perché nonrecepiti proprio da coloro che,operativamente, sono chiama-ti a renderli effettivi.Elevare, pertanto, sotto il pro-filo giuridico, la preparazionedi questi soggetti accresce evi-dentemente la qualità del ser-vizio pubblico: ciò che tuttivogliono (cittadini, famiglie,imprese...).Le imprese, in particolare,hanno bisogno di un ente pub-blico capace di proporsi loroin chiave collaborativa, nellaricerca delle soluzioni che fa-voriscano l’iniziativa privata,come fine immediato, nel pro-cesso di sviluppo economicodel territorio. Tutti, dunque, inqualità di utenti della P.a., po-tranno trarre vantaggio daquelle cose che faciliterannodetto processo virtuoso.

dali, eventi ecc.). Si parte ero-gando il servizio prioritaria-mente attraverso e-mail.Sono previste pubblicazionisu Terza corsia, Conquiste dellavoro, una newsletters perio-dica ed una pubblicazione an-nuale antologica; una giornatainformativa/formativa annua-le fissa (in occasione dell’en-trata in vigore della legge fi-nanziaria) e altre in occasionedi leggi o sentenze di notevolerilievo.Si valuterà in corso d’opera l’u-tilità di strutturare il serviziocome portale giuridico. Sebbene l’Osservatorio, cosìcome concepito, possa essere“gestito” da qualsiasi luogo,stante la funzione prevalentedella ricerca, dello studio edella formazione, fra le sue at-tività, la sede ideale di riferi-mento è il Centro studi Cisl.Lo standard “Centro studiCisl”, nell’aggiungere valore alservizio, potrà agevolare altre-sì la sua diffusione.

responsabile politiche pubblico impiego

Un’iniziativa che va in questadirezione è l’Osservatorio giu-ridico della P.a..Si tratta, come sopra anticipa-to, di un servizio continuod’aggiornamento giuridico inordine alle norme, alla giuri-sprudenza ed alla dottrina ri-levanti in materia di P.a., a be-neficio degli iscritti dell’Apq edelle associazioni affiliate,nonché degli iscritti Cisl.Sarà attivato nell’ambito dellePolitiche del Pubblico Impiegodell’Apq, al quale già afferisco-no esperienze, per aspetti di-versi, avanzate: il servizio re-so da Quadrinet di Roma, at-traverso il proprio portale,rappresenta un modello di no-tevole interesse, soprattuttorelativamente alle modalità dierogazione. L’Ac@p di Firenze offre inveceun possibile modello di riferi-mento in ordine alla naturadelle informazioni da diffon-dere: maggiore attenzione aquelle giuridiche rispetto aquelle strettamente di servi-zio (concorsi, contratti azien-

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cittadini, impresa

iuridico

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sistono molti tipi di negozio, tra iprincipali: il negozio giuridico, il ne-gozio commerciale. Se andiamo aconsultare il vocabolario della lin-

gua italiana al termine negoziazione troviamocome sinonimo trattativa. Ecco allora che emer-gono prepotenti almeno due concetti chiave: ilnegozio in sé, sia quello giuridico che quellocommerciale ci fa venire in mente il luogo dovesi incontrano due volontà, quella del venditoree quella dell’acquirente per esempio, in altritermini il concetto del mercato; la traduzionedi negoziazione – trattativa – ci dice poi che es-sa è tale se vi è uno scambio tra le parti chepossa portare ad un accordo.La negoziazione è dunque un processo me-diante il quale due o più parti entrano in rap-porto tra loro per discutere, trattare e risolvereun problema di comune interesse.Ma veniamo al contesto organizzativo azienda-le. L’organizzazione aziendale è un organismocomplesso che tende sempre più a passare dastrutture rigide a strutture più flessibili, retico-lari, matriciali o altre. Ciò comporta il moltipli-carsi degli enti o persone coinvolte nel proces-so decisionale. Infatti questi debbono conti-nuamente negoziare fra di loro e con l’esternoobiettivi, funzioni, risorse, relazioni e scelte.Le più comuni mancanze dei manager oggi, siriscontrano nel non riuscire a rapportarsi consuccesso con i colleghi all’interno e all’esternodelle loro organizzazioni. I sempre più nume-rosi cambiamenti all’interno delle aziende ri-chiedono ai manager di acquisire capacità chenon sono mai state necessarie prima d’ora.Il frantumarsi delle organizzazioni in processidi lavoro sempre più parcellizzati e a volte inoutsourcing produce diversità e rende il coor-dinamento e l’integrazione sempre più difficili.Queste nuove e più complesse strutture orga-nizzative richiedono ai manager di dirigere leattività sia di singole persone che di settori dibusiness, e/o di outsourcers, sui quali hannopoca o nessuna autorità formale.Il processo decisionale viene spinto verso ilbasso per rendere le organizzazioni più flessi-bili e responsabili; viene così reso necessarioche persone allo stesso livello siano in grado dilavorare insieme con facilità, risolvendo even-tuali differenze spesso senza ricorrere ad uncomune superiore.I manager a tutti i livelli ( e quindi anche i qua-dri con responsabilità gestionali) devono trat-tare con i particolari interessi dei gruppi all’in-terno e all’esterno delle organizzazioni (gli sta-keholders) piuttosto che consultarsi semplice-mente con uno staff o una line.I precedenti metodi (di pianificazione e con-trollo, di supervisione, etc.) hanno mostrato iloro limiti. La chiave per portare risultati utili in tempi ac-cettabili passa attraverso efficaci rapporti fracolleghi e nell’abilità dei manager a negoziare.Ma torniamo ad approfondire alcuni aspetti

metodologici della negoziazione. Lungi da meil voler ripercorrere le varie fasi o l’intero pro-cesso della negoziazione che immagino già no-to, mi limito a richiamare la vostra attenzionesu un aspetto che viene chiamato “il paradossodel negoziatore”.Il paradosso del negoziatore deriva da due dif-ferenti componenti:

Creare valoreOttenere valore

Creare valoreCreare valore vuol dire raggiungere un accordoche porti vantaggi considerevoli ad entrambele parti. Per fare ciò è necessario essere aperti,comunicare chiaramente, dividere le informa-zioni, essere creativi.Quando si crea valore si gioca a “io vinco – tuvinci” invece che “io vinco – tu perdi”Il motto di chi vuole creare valore è :“Cerchiamo di ingrandire la torta da dividere”che in altri termini significa:esploriamo insieme i nostri interessi, manife-stiamo apertamente i risultati che vogliamoraggiungere, manteniamo un rapporto leale esincero, in modo da poter aumentare i beneficireciproci (ingrandire la torta) e guadagnare en-trambi dall’accordo.

Ottenere valoreOttenere valore significa prendere il massimonello scambio.L’oggetto della negoziazione è convincere l’al-tra parte che deve concedere più di quanto

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E

Negoziare: aro capacità m

Walter Zanuzzi

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pensava e deve accettare meno del previsto.Per fare ciò bisogna partire “molto alti”, farepiccole concessioni, esagerare, minimizzare,fingere, bluffare, minacciare ritorsioni o l’inter-ruzione della negoziazione.Il motto di chi vuole ottenere valore è:Possiamo ingrandire la torta, ma poi dobbiamopur sempre dividerla.Creare valore presuppone dunque avere unacerta apertura, acquisire informazioni, esseredisponibili all’apprendimento e all’ascolto, es-sere sinceri, controllare il conflitto e perseguirecon convinzione la ricerca del valore congiunto.Ottenere valore presuppone il controllo delleinformazioni, la distorsione delle alternative,porre dei vincoli, prendere delle decisioni,fuorviare l’interlocutore, sfruttare a propriovantaggio i punti di valore.Il dilemma del negoziatore, ma quindi anche lasua abilità ed il suo paradosso sta appunto neltrovare il giusto punto d’equilibrio, il giustomix, tra le seguenti considerazioni/contraddi-zioni:

Se creo valore mi espongoSe l’altro si espone, posso ottenere il massi-mo vantaggioSe l’altro domanda valore, anch’io devo do-mandare valoreSe entrambi usiamo tattiche difensive, otten-go risultati di compromesso poco soddisfa-centi

La negoziazione esiste da quando esiste l’uma-nità, perché quando si parla di relazioni umanesi mettono sempre a confronto diverse esigen-

ze e aspettative che, per produrre valore in uncontesto organizzato necessitano, per l’appun-to, di essere mediate. E questa mediazione av-viene attraverso la negoziazione. In certe circo-stanze saremmo portati ad escludere qualsiasitrattativa, ma, pragmaticamente, dobbiamo ri-conoscere che, anche nelle situazione piùestreme, la negoziazione rimane pur sempre lostrumento migliore per trovare una soluzioneai problemi. Dunque cos’è la negoziazione:un’arte, una necessità o una capacità manage-riale? A voi lettori la risposta.e, tra l’altro, per il settore pubblico e privato, lamessa a punto e, con le collaborazioni di cuisopra, la conduzione di azioni mirate di forma-zione e consulenza per contrattazione di se-condo livello quando questa debba misurarsicon le tematiche della competitività, dello svi-luppo, della flessibilità, delle ristrutturazioni,della formazione, non nella logica della emer-genza per situazioni di crisi, ma in quella di unapproccio preventivo e partecipativo.E’ in programma l’organizzazione di ulterioriincontri per l’attuazione del protocollo di cuinel riquadro sottostante sono indicati i puntipiù salienti.Il Coordinamento regionale Apq promuove tral’altro:

l’adesione e la fidelizzazione alle categoriedella Cisl;i rapporti e le collaborazioni con le Universi-tà, coinvolgendo nella propria attività lau-reandi e laureati stagisti;la diffusione del trimestrale Terza Corsia;l’individuazione della popolazione degliiscritti in collaborazione con le Federazioni;la distribuzione della tessera Apq (ai quadrie alle alte professionalità iscritti alla Cisl);l’approfondimento di tematiche in incontridi riflessione (con partecipazione di esperti,docenti, managers, ecc.) – diffusione dellacultura della gestione del Cambiamento.

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management

rte, necessitàmanageriale?

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oberto Vacca, docentein Automazione delCalcolo, e consulentein ingegneria dei siste-mi e previsione tecno-

logica, ci propone, attraversouna raccolta di articoli editi trail 2001 ed il 2005, una rifles-sione critica su differenti modicon i quali è possibile pensare,valutare e calcolare il tempo. Probabilmente è questo il con-tenuto principale di questaagevole antologia di articoliapparsi sulla rivista mensilel’Orologio, intitolata: “Tempo –Pensato, Sentito, Misurato”,data alle stampe nel gennaio2006 dalla editrice www.prin-tandread.com. Una serie di ri-

arricchimento culturale, siaper quanto riguarda i piaceridel vivere quotidiano. Un con-siglio rivolto soprattutto aquanti persistono nel fossiliz-zarsi mentalmente sul ricordodel avvenimenti passati, o sul-la previsione di quelli che po-trebbero accadere nel futuro,credendo erroneamente di po-terli modificare. Non mancano del resto degliarticoli relativi alla possibilitàdi poter fermare concettual-mente il tempo, o all’oppostodi poter compiere dei viaggiattraverso le differenti epochestoriche, con l’ausilio di avve-niristici artifizi tecnici e men-tali. Da questi voli pindariciemerge il ritratto di una mentedinamica, proiettata nel pre-sente, forse eccessivamenteinnamorata delle infinite pos-sibilità di scelta fornite daimeandri del pensiero e dallemoderne tecnologie, tanto danon riuscire a concentrarsiesclusivamente su un unicoprogetto. Nonostante ciò bisogna rico-noscere che nel suo piccolo,questa pubblicazione di Ro-berto Vacca, riesce sostanzial-mente a rispettare una massi-ma che riporta in apertura, se-condo la quale: “fare un libro èmeno che niente, se il libronon rifà la gente”. Dopo averneterminato la lettura ci si puòritenere soddisfatti dall’essereriusciti a riflettere, attraversocriteri razionali e scientifici,su un’entità come il tempo. Al-la quale troppo spesso ci si ac-costa in maniera istintiva edemozionale, ovvero con l’ansiadi cancellare il passato e pre-vedere il futuro, dimentican-dosi di vivere compiutamenteil presente.

flessioni, per la verità non tut-te facilmente comprensibili adun pubblico profano nelle di-scipline matematiche, dallequali però possiamo trarre al-cuni concetti di fondo che ri-emergono ciclicamente.Roberto Vacca cerca di accom-pagnarci attraverso le sue ri-flessioni sul rapporto tra iltempo e le differenti modalitàcon le quali siamo in grado dipensarlo e misurarlo, alter-nando ricordi di carattere per-sonale con formule matemati-che, citazioni erudite e rac-conti fantastici. In buona par-te dagli articoli emerge unaspiccata propensione a nonchiudere la porta di fronte atutte quelle che sono le speri-mentazioni scientifiche chepotrebbero migliorare la qua-lità del nostro vivere quotidia-no, e ad un costante richiamoai valori della laicità e dellamulticulturalità. Una riflessione sul valore deltutto soggettivo che si puòconferire ad una misura ogget-tivamente quantificabile comeil tempo può aiutarci a modifi-care la nostra percezione delfluire dei giorni. Vacca, dalcanto suo, mostra ripetuta-mente la sua personale pro-pensione a cercare di ottimiz-zare il tempo speso in ciascu-na delle attività che si compio-no quotidianamente, poichéogni momento che si disperdenell’inattività potrebbe esserediversamente reinvestito. Malgrado questo, l’autore invi-ta ripetutamente a non rappor-tarsi in maniera ossessiva conlo scorrere del tempo, ma piut-tosto a sfruttare appieno tuttele potenzialità insite in ognisingola giornata, sia in relazio-ne alle attività lavorative e di

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Andrea Managò

RR

Rapportarsidialetticamente con

lo scorrere del tempo

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a legge finanziaria ha previsto,per il 2006 e in forma sperimenta-le, la possibilità per il contribuen-te di destinare una quota pari al 5

per mille dell’imposta sul reddito a sostegnodelle attività di onlus e ong. La forma per in-dicare la propria volontà è apporre su un’ap-posita casella dei modelli di dichiarazionedei redditi il numero di codice fiscale dell’or-ganizzazione prescelta. L’Iscos ha ottenutol’iscrizione. Questa è una grande opportuni-tà che viene offerta, in primo luogo, a tuttigli iscritti della Cisl e a tutti coloro che uti-lizzeranno il servizio del Caaf di sostenere iprogrammi di cooperazione che l’Iscos portaavanti nelle diverse aree del mondo a favoredelle popolazioni, delle organizzazioni pro-fessionali e della società civile, oltre che deisindacati. Finalmente, accanto alla possibili-tà di devolvere alla Chiesa l’8 per mille, c’èun’ulteriore possibilità di devolvere il 5 permille della imposta ad attività di solidarietàinternazionale. Questo contributo potenzie-rà le capacità dell’Iscos di dedicarsi, a nomedella Cisl, ad attività che, in questi anni, han-no portato la solidarietà delle lavoratrici e

dei lavoratori della Cisl a bambini, anziani,donne e famiglie travolti dalle calamità natu-rali come l’uragano Mich in Centro America,il terremoto in Pakistan, lo tsunami in India,Sri Lanka e Thailandia, e a sostegno di tuttiquelli tragicamente colpiti dalle conseguen-ze delle guerre in Iraq e Afghanistan. Ma nonsolo. I contributi potenzieranno la capacitàdell’Iscos e della Cisl di sostenere i program-mi per i diritti umani e sindacali. Programminecessari perché la globalizzazione percorredirettrici che sfruttano l’assenza di diritti ecomprimono il costo del lavoro che diventaun fattore che determina il flusso di investi-menti e le delocalizzazioni. Ci sono, dunque,molti validi motivi per potenziare, attraver-so l’indicazione del codice fiscale dell’Iscos(n. 97028820583) sui modelli di dichiarazio-ne dei redditi, la volontà di sostenere i pro-getti. Nelle prossime giornate ci sarà una va-lutazione tra i soggetti Cisl che hanno otte-nuto l’iscrizione e il Caaf per un’armonizza-zione delle iniziative così da selezionare lepriorità e il materiale illustrativo per infor-mare gli utenti dei servizi fiscali della Cisl.

Presidente Iscos Cisl

L

5 x 1000 per la cooperazioneallo sviluppo del sindacato

solidarietà

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Gianni Italia

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impresa) sono fortemente concatenati tra loro,a tratti il lavoro di un lotto può risultare addirit-tura propedeutico al lotto successivo o antece-dente; proprio per tale motivo la committenzatiene particolarmente alla realizzazione di unnetwork forte tra i diversi assegnatari di ricerca.A tale fine è stato organizzato a Castel Gandolfo(29 e 30 marzo) un seminario di due giorni perla presentazione dei progetti esecutivi a tutti iricercatori e alla commissione nominata daFondimpresa.Ci soffermeremo ad effettuare unfocus sul lotto 3 (Progettazione delle condizionidi apprendimento nelle grandi imprese) la cuiAti è guidata da Studio Staff Ru, i cui partner diprogetto sono: Rsfc scarl e Università la Sapien-za di Roma Psicologia 2 e il cui partner interna-zionale è: Npi Accademie (Università di Rotter-dam ); la rappresentanza datoriale è effigiatadai responsabili della formazione di due azien-de: Micron technologies Italia e St Microelectronics; mentre quella sinda-cale dai tre presidenti delle associazioni quadrie alte professionalità della Cgil, Cisl, Uil.Lo scenario della formazione aziendale ha avu-to un’evoluzione soprattutto nell’ultimo decen-nio. Ciò dopo che nel corso dei precedenti quat-tro decenni aveva invece seguito una evoluzio-ne lenta, se si eccettua l’ effervescescenza delperiodo che succedette all’autunno caldo del’69, la quale dopo un gran fuoco si dipanò viavia più stancamente fino ai tardi anni ’70 con laformazione psicosociale (training group, psico-drammi, gruppi d’incontro, ecc) dando vita, a ti-

ondimpresa (fondo interprofessio-nale al quale aderiscono piccole,medie e grandi imprese italiane), do-po l’esperienza delle Piste (progetti

formativi sperimentali), ha deciso di dare sup-porto alle aziende aderenti che intendono ri-correre al fondo per finanziare progetti forma-tivi, indicendo una bando di ricerca fatto di 8lotti che andasse ad indagare su una serie di va-riabili al fine di mettere a punto un modello for-mativo completo (dall’analisi di fabbisogno allavalutazione) di Fondimpresa. Il bando richiede-va che all’interno della composizione dei part-ner di progetto fossero equamente rappresen-tati parti sindacali e parti datoriali, proprio per

rafforzare il carattere di bilatera-lità dei fondi interprofessionali.Un’altra richiesta comune a tutti ilotti era l’obbligo di effettuare ri-cerca sul campo in aziende italia-ne ed europee al fine di identifica-re lo stato dell’arte, ma ancheeventuali modelli performanti.L’esito della gara ha condotto al-l’assegnazione degli 8 lotti a 8 as-sociazioni temporanee di impre-sa composte da importanti grup-pi di ricerca italiani. I primi 4 lotti sono indirizzati allegrandi imprese i successivi 4 allePmi (sempre sugli stessi obiettividi indagine). I lotti hanno i se-guenti obiettivi:Lotto 1 e 5, analisi della domanda

e diagnosi dei bisogni formativi. Il centro dell’a-nalisi è la domanda del fabbisogno formativo:rilevare lo stato dell’arte dei fabbisogni formati-vi manifesti (in termini di stock di competenzee conoscenze esistenti all’interno dell’azienda),e dei fabbisogni formativi non espressi, al finedi superare schemi predefiniti e poter proporreun’analisi dell’esistente e un modello per il fu-turo.Lotto 2 e 6, relazioni organizzative. Elaborareun modello in grado si supportare le prassi diconcertazione della formazione continua.Lotto 3 e 7, progettazione delle condizioni diapprendimento. Analisi dell’esistente e proie-zione futura al fine di mettere a punto un mo-dello di apprendimento.Lotto 4 e 8, valutazione dei risultati e certifica-zione delle competenze. Rilevazione dei siste-mi di valutazione e certificazione in atto e mes-sa a punto di un modello complesso e completodi valutazione.Gli 8 lotti pur trattando tematiche diverse o ri-ferendosi a destinatari differenti (Pmi o grande

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Fabrizio Del Lungo, Emiliana Alessandrucci

Obiettivo: modello formativo FondimpresaF

L’evoluzione della

contrattazione si svolge lungodue direttrici: di caratterestrategico

e di caratteremetodologico

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tolo d’esempio, tra le iniziative di maggior rilie-vo, al Progetto Valletta della Fondazione Agnelli,probabilmente – anche se non esplicitamente –finalizzato a mettere in discussione la culturaaziendale gerarchico-autoritaria, allora domi-nante.L’evoluzione della formazione negli ultimi quin-dici anni si svolge lungo due distinte direttricianche se l’una all’altra complementare.La prima direttrice è di carattere strategico. Na-sce dalla via via crescente esigenza dell’aziendadi governare essa stessa la sua propria forma-zione e di trasformarla in conoscenze, compe-tenze e soprattutto in comportamenti indivi-duali e collettivi generativi delle capabilityaziendali giudicate necessarie per competeresul mercato.La seconda direttrice è di carattere metodologi-co. Si svolge lungo il filo delle teorie e delle me-todiche formative. Essa mira ad aumentare l’ef-ficacia della formazione; migliorandone le me-todiche di accertamento preventivo del mix dicompetenze umane necessario a raggiungere lecapability aziendali desiderate, e del gap tra lecompetenze esistenti e il target da raggiungere.L’insieme degli elementi evolutivi della forma-zione che si sono mossi all’interno di queste di-rettrici cambiano sostanzialmente la strutturadella formazione tradizionale che da compattasuccessione di lezioni frontali, più tardi allegge-rite con l’uso di presentazioni audio visive e casidi studio, ora appare ampiamente articolata inmoduli ciascuno finalizzato a circoscritte, tesse-re apprenditive, combinantisi, nell’insieme, inun mosaico e poi in un corpo vivo e semovente.Gli strumenti della comunicazione formativasono anch’essi, variamente, ma finalisticamentealternati tra loro, dalla slide, al lavoro di gruppo,alle simulazioni.Il confronto tra i modelli disponibili in letteratu-ra e nelle diverse prassi aziendali e la valutazio-

ne comparativa dei margini di utilizzabilità, tra-sferibilità, adattabilità che essi hanno verso i Pfadi grandi aziende, saranno condotti utilizzandouna mappa cognitiva. L’uso di tale mappa ha loscopo di confrontare analiticamente, da unaparte, le caratteristiche metodologiche dei mo-delli con le caratteristiche strutturali e strategi-che delle grandi aziende, considerate sia nellaloro comune generalità di grandi aziende, sianella varianza differenziale delle principali lorovariabili. Il prototipo di Pfa prenderà corpo nel corso delprogetto via via che si consolideranno gli appor-ti delle diverse fasi di lavoro:a messa in luce degli obiettivi e delle funzioni

che il Pfa dovrà svolgere nei contesti azienda-li come strumento strategico che punta a mi-gliorare efficacia ed organicità dell’Azione diFormazione e Sviluppo.

Il disegno concettuale del Pfa si arricchirà inol-tre delle preziose indicazioni che proverrannodalle rilevazioni delle prassi di quelle aziendeche già da alcuni anni si confrontano con l’esi-genza di pianificare e innovare i metodi dellaformazione.b Un secondo importante apporto proverrà dal-

le indicazioni ricavabili dagli studi di casi eu-ropei.

c Un terzo importantissimo apporto proverràinfine dalla fase di sperimentazione dellostesso prototipo presso le 2 ÷ 4 aziende che viparteciperanno.

Questo processo cumulativo porterà alla messaa punto di un Pfa tendenzialmente stabile in ter-mini di concetti e di modelli per la lettura e in-terpretazione della realtàIl passo logico successivo è quello di definire lemodalità operative per la preparazione del Pfada parte di una generica impresa.Si tratta in altre parole di definire un processo dilavoro che possa fungere da riferimento per leaziende associate al Fondo. Si tratterà in praticadi un processo unitario che, ramificandosi inpercorsi tra loro correlati (ogni ramo di questipercorsi riflette peculiarità ed esigenze delle di-verse tipologie di azienda), consenta l’elabora-zione di un Pfa standard capace di includere lediverse esigenze.Chiaramente questo progetto di ricerca potràrealmente dare gli esiti preposti se inserito inun rapporto di sinergia con chi lavora sull’inda-gine di fabbisogno e sulla valutazione dell’effi-cacia dell’intervento formativo.Se i lavori di ricerca ed elaborazione riusciran-no, come prevedibile ed auspicabile, a raggiun-gere gli obiettivi prefissati si arriverà ad avereun modello formativo (indagine di fabbisogno,sistema di concertazione, modalità di apprendi-mento, sistema di valutazione) di fondimpresaoriginale nei contenuti, innovativo nelle meto-dologie ed efficace negli obiettivi prefissati e so-prattutto capace di rispondere alle domandereali di formazione che vengono dal singolo,dalle aziende e dal mercato.

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formazione

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tamento. Di qui l’illiceità dello stesso. Il casotipico è costituito dalla condotta talmente le-siva da indurre il lavoratore mobbizzato ad-dirittura a dimettersi “volontariamente” dal-l’azienda;

3) caratteristiche oggettive di persecuzione ediscriminazione: in considerazione del fattoche spesso le azioni vessatorie sono di persé lecite, tali caratteristiche emergono spesodall’esame del contesto globale, grazie alquale si può più agevolmente comprenderela “inutilità” di alcuni comportamenti nel-l’ambito della normale gestione aziendale.

In conclusione possiamo affermare che la citatasentenza costituisce un importante passo avan-ti nella tutela concreta del lavoratore, ma ancorpiù, fa emergere la necessità di dar vita ad unanormativa che possa inquadrare in maniera si-stematica il fenomeno del mobbing e possa of-frire una tutela non più legata semplicementealla sensibilità dei singoli organi giudicanti.

onnotazioni tipiche del mobbing: laparola alla Cassazione.La pubblicazione, lo scorso 6 marzodi una sentenza per molti versi in-

novativa della Suprema Corte di cassazione(Cassazione Sezione lavoro n. 4774/06), sullatematica del “mobbing” ci impone di tornare suun argomento così delicato e fatto oggetto ditrattazione nella presente rubrica. Come noto,la Suprema Corte di cassazione, a partire dal1999 (si ricorda la sen. N. 434/1999) ha iniziatoun percorso teso a riconoscere la sussistenzadi principi di civiltà nel lavoro che vanno oltrerispetto a quelli espressamente contenuti nel-l’ordinamento; principi di civiltà che si posso-no individuare nella quotidianità della vita la-vorativa. Tale astratta configurazione, ha tutta-via, fino ad ora, incontrato il limite della man-cata concreta individuazione di tratti caratteri-stici della illiceità nel comportamento del dato-re di lavoro.La sentenza citata individua, invece (e qui sta lanovità), alcuni comportamenti mobbizzanti,offrendo una serie di caratteristiche idonee atipizzarli, pur in assenza di violazione di nor-me od obbligazioni contrattuali. In particolare,per la Corte, “la sussistenza della lesione delbene protetto e delle sue conseguenze dannosedeve essere verificata considerando l’idoneitàoffensiva della condotta del datore di lavoro,che può essere dimostrata, per la sistematicitàe durata dell’azione nel tempo, dalle sue carat-teristiche oggettive di persecuzione e discrimi-nazione, risultanti specialmente da una conno-tazione emulativa e pretestuosa, anche in as-senza di una violazione di specifiche norme ditutela del lavoratore subordinato”. Da tale af-fermazione (come hanno già avuto modo disottolineare alcuni commentatori) è possibilifar discendere tre criteri identificativi:1) sistematicità e durata nel tempo dell’azione:

spesso la condotta del datore può incideresulla integrità psicofisica del lavoratore uni-camente quando è protratta nel tempo. Chie-dere ad un lavoratore una singola prestazio-ne afferente mansioni inferiori per supplire acogenti esigenze organizzative aziendali,non potrà avere lo stesso peso di adibire ildipendente a mansioni “sotto livello” (ovveroporlo nel c.d. vuoto lavoro) per mesi o addi-rittura per anni;

2) connotazione emulativa e pretestuosa: ilcomportamento passibile di risarcimento èdi solito pretestuoso ovvero nasconde il verointento di chi lo commette, che è quello dicostringere il dipendente a scelte che nonavrebbe compiuti in assenza di tale compor-

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legaleMaurizio Bellucci, Silvia De Santis

Il mobbing secondo le sentenze della Cassazione

C

Studio Legale Pierotti-Bellucci

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tiamo vivendo in un’eradi grande trasformazio-ne economica e sociale,profonda almeno quan-to quella che ha visto il

passaggio dall’economia agri-cola all’economia industriale.Quel cambiamento provocò lasostituzione di alcuni fattoridi produzione (terra e lavoroagricolo) con altri (materie pri-me e lavoro operaio). La tra-sformazione in atto e’ invecebasata sul ruolo cruciale del-l’intelligenza umana, della co-noscenza, della creativita’.Oggi dal 25 al 35 per cento cir-ca dei lavoratori nei paesiavanzati lavorano nei settoripiu’ “creativi” dell’economia,impegnati in campi come lascienza, l’ingegneria, la ricercae sviluppo, la comunicazione,la finanza, le industrie tecno-logiche ma anche l’arte, la mu-sica, la cultura, il design. Si tratta di un cambiamento incorso gia’ da anni e che conti-nuera’ per molti anni ancora.Sta trasformando non solo lenostre economie e la nostrasocieta’, ma anche la nostra vi-ta, i nostri gusti e le nostrepreferenze, e sta modificandoanche la geografia della com-petizione globale e locale, laconformazione delle nostrecitta’ e delle nostre regioni. La capacita’ di coltivare, at-trarre e valorizzare le cono-scenze e la creativita’ umana

e delle sue 103 citta’/provin-ce. La ricerca, condotta nel-l’ambito di un progetto realiz-zato da Creativity Group Euro-pe e supportato da alcuni sog-getti locali, ha prodotto un Re-port intitolato “L’Italia nell’EraCreativa”, nel quale sono pre-sentati una serie di indicatoriche consentono di valutare eposizionare ciascuna citta’lungo gli assi delle 3T di Ta-lento, Tecnologia e Tolleranza, che vengono poi sintetizzatiin un unico Indice di Creativi-ta’ calcolato per ciascuna cit-ta’/provincia italiana.Oltre ad offrire un interessan-te benchmark tra le diversecitta’, il lavoro ha consentitodi delineare un quadro abba-stanza dettagliato della situa-zione italiana e di compren-derne meglio alcune peculiari-ta’ che la distinguono da altrerealta’ straniere (alcuni dei ri-sultati del lavoro di banch-mark tra le citta’ italiane sonoqui riportati). La relazione presentata alla IV°Conferenza dell’ APQ illustrasia gli aspetti teorici dell’ap-proccio che i risultati delle ri-cerche empiriche condotte. Inparticolare la discussione af-fronta le particolarita’ del con-testo Italiano, le sfide e le op-portunita’ che le nostre citta’ed il nostro paese dovrannoessere in grado di cogliere eportare avanti.

e’ un fattore sempre piu’ criti-co per la crescita e lo svilup-po delle nostre imprese e deinostri territori. Un’economiache voglia dunque intrapren-dere un percorso di sviluppopositivo e sostenibile ha biso-gno di agire allo stesso temposu variabili economiche, so-ciali e culturali. Seguendo ilmodello teorico proposto dal-l’economista americano Ri-chard Florida, i fattori criticiper lo sviluppo e la crescitafanno capo a tre dimensionifondamentali che lui chiama“le tre T”: Talento, Tecnologiae Tolleranza. Questo significa che una citta’o un territorio ha innanzituttobisogno di uno stock ampio esolido di capitale umano, diuna base tecnologica forte einnovativa e di un sistema so-ciale aperto e stimolante chepossa attrarre e trattenerenuovi e diversi tipi di talenti econsentire loro di esprimere almassimo il loro potenzialecreativo ed economico.Il modello delle ‘tre T’ e’ statoutilizzato per analizzare unaserie di citta’ negli Stati Uniti ,nonche’ per valutare e com-prendere meglio la competiti-vita’ di paesi europei ed ex-traeuropei .Nel corso dell’ultimo annoquesto approccio e’ stato uti-lizzato inoltre per condurreun’analisi della realta’ italiana

Creatività ed innovazione: le nuove sfide

Il sistemaeconomico globale

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Irene Tinagli

Indice di Talento e posizione delle citta’ italiane sui relativi indi-catori. Fonte: I.Tinagli e R. Florida, “L’Italia nell’Era Creativa”,Luglio 2005, a cura di Creativity Group Europe, www.creati-vitygroupeurope.com

Indice di Tecnologia e posizione delle citta’ italiane sui relativiindicatori. Fonte: I.Tinagli e R. Florida, “L’Italia nell’Era Creati-va”, Luglio 2005, a cura di Creativity Group Europe,www.creativitygroupeurope.com

Indice di Tolleranza e posizione delle citta’ italiane sui relativiindicatori. Fonte: I.Tinagli e R. Florida, “L’Italia nell’Era Creati-va”, Luglio 2005, a cura di Creativity Group Europe,www.creativitygroupeurope.com

L’Indice di Creativita’ Italiano – sintesi posizione delle citta’ ita-liane lungo le 3 T. Fonte: I.Tinagli e R. Florida, “L’Italia nell’EraCreativa”, Luglio 2005, a cura di Creativity Group Europe,www.creativitygroupeurope.com

SS

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l nostro cammino, comincia da Ma-laga, patria di Picasso, sulla Costadel Sol, con un porto importante. Tiaccoglie pulita, piena di fiori, viva-

ce ma tranquilla e ti accende il desiderio di fer-marti a lungo; ma il nostro viaggio deve conti-nuare veloce verso Ronda attraversando il Par-co naturale della mitica Sierra Nevada. Rondati toglie il fiato quando passi il ponte sull’orri-do attraversato dal torrente Guadalevin che“spacca” la parte antica da quella moderna. Ilquartiere ebraico è un museo continuo fatto diintrecci di viuzze e piazzette deliziose dove siaffacciano case di origine araba con i pittore-

schi balconi e finestre ornati da ferro battuto,colorate e profumate da alberi di arance. La-sciato il ponte si arriva alla Plaza de Toros do-ve visitiamo l’Arena più antica di Spagna, cheattrasse e affascinò personaggi come OrsonWelles e ispirò a Hemingway le opere: Fiesta eMuerte en la tarde e che mantiene la tradizio-ne della corrida nella scuola del padre dellatauromachia moderna, il torero Pedro Romero.Carichi già di storia, avendo visitato cattedrali-museo, vestigia romane, emozioni e profumi,proseguiamo per Siviglia, attraverso una cam-pagna fertilissima, lo sguardo si smarrisce sudistese infinite di colture vastissime che siestendono a vista d’occhio e sono: aranceti, li-moneti, prati enormi di grano che copronoun’infinità di colline, dove la sapiente manodell’uomo e la natura clemente hanno fatto mi-racoli. Siviglia adagiata sulla riva sinistra delGuadalquivir ci ammalia subito, intanto per isuoi avveniristici ponti, tra cui uno a formad’arpa, poi il quartiere che ospitò la mostra del1929 con rappresentati tutti i palazzi dei varipaesi, ognuno con le proprie caratteristicheculturali. Man mano che la scopriamo ci ven-

gono incontro i raffinati monumenti arabi ecristiani: la cattedrale tardo gotico (1401), laGiralda, emblema di Siviglia (XII sec.) uno deipiù colossali minareti dell’arte araba. Percor-riamo con meraviglia il Barrio de Santa Cruz,quartiere suggestivo ed evocatore chiuso dal’Alcazar e la Cattedrale, è una ragnatela diviuzze, piazzette e case strette tra loro chequasi ostacolano la luce del sole, ma il bianco-re della calce lo rende luminoso; era ghettosotto gli arabi ora si è sviluppato e dilatatomantenendo le sue note caratteristiche chehanno sempre ispirato letteratura, teatro, arti. Addentrandoci nel Parque de Maria Luisa ci

smarriamo nella maestosa Plaza de Espana,per la sua grandiosità, colori delle azulejoscontornata – come accennato - dagli sfarzosipadiglioni dell’Esposizione ibero-americanadel 1929. Non manchiamo di visitare l’Hospi-tal de la Caridad, fondato dal Sivigliano Mi-ghel de Manara (1620-1679) che la leggenda ciha consegnato come un gran libertino, poiravveduto e noto col nome di Don Giovanni;quest’opera di carità tutt’ora ospedale di unaconfraternita, ospita moltissime opere di Mu-rillo. Altro gioiello Sivigliano è la Casa de Pila-tos, capolavoro dell’arte mudejar (1533) cheriproduce la pianta del Pretorio di Pilato, interrasanta.Dobbiamo correre ci aspetta Cordova, con lesue antiche mura possenti e le torri. Visitiamouna delle più straordinarie e vaste Moscheedel mondo, (ora Cattedrale cristiana dedicataall’Assunta) iniziata nel 785 è uno dei monu-menti più suggestivi della civiltà araba; l’inter-no di emozionante bellezza si dipana in 19 na-vate.. con una vera foresta di colonne, circa850 in granito, diaspro verde, violetto, allac-ciate da archi, volte di tutti gli stili, in un sus-

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Dolce Andalusia, I

Ada Cecilia Ritucci

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seguirsi infinito di prospettive e suggestioni diluci e ombre. Assimiliamo tutta la bellezza di questa città eci avviamo verso Granada, “tierra encantada”,cantava Claudio Villa; sì d’incanto, ai piedi del-la Sierra Nevada che gli fa da cornice con le suenevi perenni e scintillanti al sole e, maestosa,sulle colline appare la città reale fortificata,l’Alhambra, la rossa in arabo; capolavoro del-l’arte araba, contornata da massicce mura alcui interno si snodano uno dentro l’altro ma-gnifiche sale, cortili dai raffinati e cesellati co-lonnati che sorreggono soffitti-merletti distucco, legno intarsiato, vi si esplicano tutte le

arti più raffinate. Il percorso è sottolineato dal-la dolce musica cadenzata dalle fontanelle epiccoli corsi d’acqua che rinfrescano e acca-rezzano il visitatore. Passando ai giardini pro-fumati, arriviamo alla residenza dei re arabi alGeneralife anche qui siamo “accarezzati” dalfruscio dell’acqua che si ramifica in piccoli ri-voli, fontanelle, cascatelle e aspiriamo i profu-mi del mirto, dei cipressi, delle rose, e soprat-tutto l’onnipresente arancio! Un piccolo sugge-rimento, per arricchire questo percorso dob-biamo condirlo con la lettura de: “I raccontidell’Alhambra”.Ma non possiamo ancora soffermarci dobbia-mo raggiungere Toledo. Attraversiamo l’infini-ta pianura della Mancha, coltivata soprattuttoa bassi vigneti; evocando le gesta dell’Hidalgostraluntato, sognatore, più famoso del mondo,don Chichote, frutto della penna di Cervantesche si ispirò a Rodrigo de Pacheco per dar vitaal cavaliere errante di queste contrade.Maestosa, sul roccione a strapiombo sul l’al-veo del Tago ci appare Toledo città dalla famamondiale per la sua importanza storica e arti-stica; tra le varie testimonianze storiche resta-

no basiliche visigote, la Sinagoga del Transitoc’è anche il bel castello dell’eroe della nuovaCastiglia: El Cid e la splendida Cattedrale.Meta finale, Madrid, il cui cuore, oggi è un gi-gantesco cantiere, proprio sotto la Porta del Solluogo di ritrovo dei madrileni. Nascerà unanuova stazione ferroviaria che si collegherà aduno snodo metropolitano molto importante.Questa città ha già un’organizzazione del siste-ma dei trasporti veramente invidiabile, con do-dici linee metropolitane, per non parlare dellarete capillare di collegamenti ferroviari tra lacapitale e i centri regionali, un esempio? Tole-do che è destinata ad essere periferia madrile-

na con un collegamento di circa 20’ di metro.Madrid città d’arte. Il Prado che ha in sé tesoriinestimabili dei maestri italiani da Raffaello aVeronese, al Tiziano, geni della pittura spa-gnola: Goya, Murillo, Velasques, El Greco, Ru-bens, Van Dyck, Ribera, i fiamminghi, la Fon-dazione della Reyna Sofia, il Palazzo Reale.Una passeggiata nei parchi: quello del del Reti-ro ha un gioiello tutto liberty, il palazzo di cri-stallo. Palazzi dallo stile liberty lo ritroviamonella Via Grande, in Calle Mayor. Madrid unacittà che mette allegria, viva, laboriosa e cheguarda al futuro.Per concludere l’impressione che se ne trae,vedendo questo spaccato del paese è che glispagnoli sanno coniugare bene il passato al fu-turo. Portano avanti tradizioni ereditate daiFenici, dai Greci e soprattutto le vestigia arabee cristiane. Sanno mantenere vive le tradizionisia religiose, artistiche, culinarie e del tempolibero: il flamenco è una delle tante bandierenazionali che come dice Carlos Saura: “El fla-menco es un invento genial” che esterna tuttala passionalità la drammaticità e la forza di vi-vere di questo paese.

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tempo libero

laboriosa Spagna

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he in alcune parti del globo sianopresenti milioni di persone chequotidianamente soffrono la fameè un fatto tristemente noto a tutti.

Che in altre parti del globo vi siano poi perso-ne che hanno i problemi opposti, ovvero quel-li di obesità, è situazione altrettanto nota. L’i-niqua distribuzione delle risorse e della ric-chezza ha determinato situazioni inaccettabi-li. In alcune parti del globo si è costretti ademigrare per poter accedere al cibo, in altreparti del globo il cibo viene distrutto per pro-blemi di eccedenze produttive. “Sovranità alimentare” per ciascun Paese signi-fica la possibilità di mettere in atto tutte quellepolitiche che consentono di raggiungere l’au-tosufficienza alimentare. Sovranità alimentaresignifica poi sicurezza, anche sociale, poichéun uomo affamato potrebbe essere disposto atutto pur di ottenere alimenti per sé e per isuoi figli. Secondo la Fao, circa 800 milioni dipersone manifestano problemi di denutrizio-ne e di malnutrizione. Spesso denutrizione emalnutrizione non sono causati dalla mancan-za di cibo, ma da fattori di instabilità politico-sociale, con particolare riferimento alle guer-re, alle catastrofi naturali ed alle conseguenticrisi economiche. Denutrizione e malnutrizio-ne sono da addebitare anche ad una squilibra-ta distribuzione delle risorse e dei consumi siaa livello planetario, sia negli stessi Paesi dovequeste problematiche si manifestano. Para-dossalmente, alcuni Paesi nei quali sono pre-senti problemi di denutrizione, risultano tra iprincipali esportatori di cibo a livello mondia-le; in questi Paesi, pertanto, e soprattutto permotivazioni economiche, si contrappongono

situazioni di abbondanza di cibo, con situa-zioni di forte carenza dello stesso.Ed è proprio in relazione all’importanza che lasovranità alimentare riveste per il benesseredi un Paese, che l’Ue indirizza una gran quanti-tà di aiuti economici a sostegno dell’agricoltu-ra, consapevole del fatto che senza di essi lanostra agricoltura sarebbe destinata a soccom-bere in un mercato globalizzato. In questi ulti-mi tempi, però, i sussidi agricoli (alla produ-zione, all’esportazione, ecc.), sono da più partiaccusati di determinare effetti negativi sulleeconomie dei Paesi Meno Avanzati (Pma), che,a parte la vendita di prodotti agricoli, nonavrebbero altre fonti di reddito. Si aggiungapoi che da parte degli organi di informazione,tale discorso viene molto spesso associato aquello della fame nel mondo, per cui sembrache i sussidi all’agricoltura dei Paesi ricchi sia-no i responsabili dello stato di sottoalimenta-zione in cui versano alcuni Pma. Il legame trasottoalimentazione e sussidi sarebbe da indi-viduare nell’impossibilità da parte dei Pma dipoter ottenere un reddito dalla vendita delleloro derrate agricole sul mercato mondiale, acausa del “dumping sui prezzi” (vendita sotto-costo) esercitato dai Paesi ricchi. E’ sicuramente vero che i sussidi all’agricoltu-ra sono responsabili del “Dumping sui prezzi”,ma è altrettanto vero che essi rappresentanol’unico mezzo per proteggere la sovranità ali-mentare dei Paesi dell’Ue dalle esportazioni at-tuate da altri Paesi, che, di fatto, utilizzano al-tre forme di dumping per poter vendere a bas-si prezzi i loro prodotti (“Dumping ambienta-le”, “Dumping sociale”, “Dumping tecnologi-co”, ecc.). Pertanto, numerose sono le motiva-

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La sovranità alimentare

Claudio Malagoli

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zioni che possono spingere un Paese a “sov-venzionare” la propria agricoltura, consapevo-le del fatto che una completa liberalizzazioneal mercato globale potrebbe portare in brevetempo alla perdita della sovranità alimentare. Accusare i sussidi di incrementare i problemidella fame nel mondo potrebbe poi non ri-spondere alla realtà. Per diversi motivi. Comeè risaputo, gli affamati sono tali perché nonhanno i soldi per acquistare il cibo (i prezzi de-gli alimenti sono troppo alti rispetto al lororeddito disponibile). Diminuire gli affamati si-gnifica, pertanto, diminuire il prezzo degli ali-menti. Ed proprio questo l’effetto dei sussidieuropei tanto contestati: i sussidi determina-no un aumento dell’offerta di alimenti sul mer-cato mondiale e ne fanno diminuire il prezzo.E' senz’altro vero che in presenza di prodottieuropei sussidiati, per i Pma diventa molto dif-ficile esportare, ma è altrettanto vero che sequesti Paesi esportano significa che il prezzomondiale è superiore al prezzo interno (per-ché se così non fosse essi venderebbero sulmercato interno, dove hanno problemi di sot-toalimentazione). Pertanto, in termini genera-li, l'effetto delle esportazioni operate da questiPaesi è quello di far diminuire l’offerta internae di far lievitare il prezzo interno (almeno allostesso livello del prezzo mondiale), con ulte-riore aggravamento dei problemi di approvvi-gionamento alimentare da parte di coloro chenon hanno i mezzi per acquistare il cibo.La teoria del “Commercio internazionale” ci in-segna poi che i Pma per affrancarsi dalla pover-tà e per raggiungere una certa sovranità alimen-tare, non dovrebbero specializzarsi nella pro-duzione e nella vendita di ciò che esportano,ma dovrebbero prima di tutto produrre ciò chenormalmente importano. A sostegno di questeaffermazioni è il “Teorema di Rybczynski”, chedescrive il fenomeno di “crescita immiserente”di un Pma fortemente specializzato nella pro-

duzione di un bene destinato all’esportazione.Può accadere che questo Paese, al fine di au-mentare le vendite, incrementi ulteriormente laproduzione di quel bene destinato all’esporta-zione (sottraendo, tra l’altro, territori che primaerano utilizzati alla produzione di alimenti de-stinati al mercato interno). Questo non significaobbligatoriamente che il Paese trarrà vantaggieconomici dall’incremento produttivo, in quan-to l’aumento dell’offerta può determinare unadiminuzione del prezzo di mercato, che po-trebbe anche essere superiore all’incremento diproduzione. In questo modo, quel Paese, puravendo incrementato in termini quantitativi lavendita di quel prodotto, è più povero, in quan-to l’aumento delle vendite non è in grado dicompensare l’effetto negativo sui ricavi dovutoalla diminuzione del prezzo di mercato (la cre-scita produttiva ha reso più povero quel Paese)!Non è fantasia, è già accaduto per il caffè, per ilcacao, per il thé e per altri prodotti provenientidai Pma.Per un Paese sovranità alimenta-re significa anche sicurezza ali-mentare da un punto di vista sa-lutistico. In particolare, oggigior-no, a causa di frodi e/o di tecni-che di produzione discutibili(carne agli ormoni, alimenti pro-venienti dalla trasformazione diOgm, alimenti avariati, maiali al-la diossina, ecc.), la qualità delcibo a volte è messa in seria dis-cussione, tanto che il consuma-tore è portato a rifiutare un ciboper il sol fatto che siano presentidei rischi legati al suo consumo.Il recente “virus dei polli” ne è unesempio.La sovranità alimentare del no-stro Paese è limitata dal fatto chei prezzi mondiali degli alimenti sono moltobassi, per cui si preferisce acquistare all’esteropiuttosto che produrre internamente. Tale scel-ta provoca l’abbandono dei territori marginali(quelli che non riescono a produrre ai prezzimondiali), con indubbie conseguenze ambien-tali per il nostro territorio. Un territorio che dasempre è governato dall’agricoltura, senza laquale, con ogni probabilità, non potrebbe man-tenersi tale. In questo modo viene meno lamultifunzionalità dell’agricoltura da tutti au-spicata (paesaggio, tutela dell’assetto idrogeo-logico, tutela della flora e della fauna, ecc.) edogni volta che piove siamo costretti ad allerta-re la Protezione civile.Una nota di ottimismo. Per il nostro Paese lasovranità alimentare è un’utopia o una realtà?E’ sicuramente una realtà, in quanto sarebbesufficiente una modesta modificazione delleabitudini alimentari e un lieve aumento deiprezzi di mercato dei prodotti agricoli per rag-giungere una completa sovranità alimentare.

università degli studi di bolognavice presidente del consiglio dei diritti genetici

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qualità alimentare

Sovranitàalimentare

per ogni Paesesignifica essere

in grado di raggiungere

l’autosufficienza

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il libro

ietro Ichino ripropone, come in unacronaca giornalistica, vicende em-blematiche del sistema di relazioniindustriali in Italia: dal caso Alfa di

Arese, dove gli eventi hanno condotto allachiusura dello stabilimento, all’Alitalia, dove lehostess si “ammalano”, fino agli addetti ai ra-dar, che scioperano anche perché durante losciopero non perdono la retribuzione. E le po-ne a confronto con quanto accaduto a Sunder-land, in Gran Bretagna, con l’insediamento del-la Nissan; a Spring Hill, negli Stati Uniti, con laSaturn. Con la sua analisi fa emergere due pro-totipi contrapposti di relazioni industriali: daun lato fortemente centralizzate, caratterizza-te per un contratto di lavoro ad elevato conte-nuto garantista, dall’altro estremamente de-centrate, contraddistinte da un rapporto di la-voro con garanzie minime. Assume anche peròche tra i due idealtipi si estende una gamma di

modelli possibili, che combinano in diversomodo centralizzazione e decentramento dellerelazioni industriali rispetto al maggiore o mi-nore contenuto protezionista/assicurativo deirapporti di lavoro. E ne prende spunto per for-mulare una proposta di riforma della contrat-tazione stessa e delle relazioni industriali, cheassume il carattere di una scommessa comunea tutte le parti responsabili del futuro econo-mico dell’Italia, parti che hanno il ruolo di in-novatori per la competitività delle aziende nelmercato. Una scommessa che vede convivereinsieme diritti sociali su base universale conun sistema di contrattazione decentrato.La tesi di fondo sostenuta da Ichino, quindi, èche relazioni sindacali centralizzate con rap-porti di lavoro ad alto contenuto garantista so-

no il modello tuttora dominante in Italia, non-ostante oggettivamente in crisi, perché i duesindacati principali, Cgil e Cisl, non trovano ac-cordo su dove si debba fermare la contratta-zione collettiva e sulla misurazione della rap-presentatività del sindacato. La proposta “me-diatrice” che il giuslavorista fa è quindi: la Cislsi riconosce nella regola per cui la prerogativadella contrattazione collettiva spetta alla coali-zione maggioritaria (identifica quindi la neces-sità di una misurazione oggettiva della rappre-sentatività), la Cgil accetta che la coalizionemaggioritaria a livello aziendale, territoriale oregionale contratti a quel livello, derogando ilcontratto collettivo nazionale (riconosce quin-di la necessità di una contrattazione effettivadi secondo livello).Il testo offre un punto di vista diverso per lapolitica quanto per il sindacato, proponendouna riflessione non su singoli aspetti, ma sullavalidità di un metodo, quello di un sistema direlazioni industriali che forse oggi va analizza-to e rivisto. Probabilmente con stimoli a volteanche eccessivi e qualche provocazione, però,Ichino ci ricorda che l’economia è bloccata, eanche il sindacato. C’è sempre stato infatti unnesso indissolubile tra questi due attori/fatto-ri, un nesso che apre a contraddizioni, che van-no percorse ed analizzate nel profondo, persbloccare l’economia ed il futuro del sistemaItalia. Ripensare il ruolo del sindacato, le rego-le della rappresentatività, le forme ed i luoghidella contrattazione, fino alle modalità di ap-plicazione del diritto di sciopero, per garantirequel sistema partecipativo cui la Cisl tende, èun dovere ed una responsabilità per un sinda-cato che voglia essere veramente concertativoe cooperativo, rappresentativo degli interessi edelle esigenze dei lavoratori, che oggi si pre-sentano sotto tante e diversissime forme, nonsolo del contratto a tempo indeterminato.Quello che manca è una “visione a due”: se dauna parte c’è il sindacato, il suo ruolo, la neces-sità di un’analisi delle sue azioni e funzioni,dall’altro manca l’attenzione alle aziende, ai lo-ro freni, alle azioni che potrebbero mettere incampo, perché insieme al sindacato rappresen-tano quell’altra parte del mondo lavorativo im-prescindibile alla costruzione di un futuro eco-nomico dell’Italia. Proprio per questo, anchel’azienda e i suoi attori devono riflettere suglierrori e le ruggini del sistema di relazioni indu-striali, ripensare alle modalità di dialogo, trop-po spesso fondate sul conflitto, e muovere ver-so un modello di partecipazione in cui sianopossibili distanze e confronti, ma nel reciprocointeresse di migliorare e non solo mantenere ilprocesso di sviluppo.

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Federica Cochi

P

«A che cosa serve il sindacato?»

“A che cosa serve il sindacato?”

di Pietro IchinoEditore: Mondadori

Pagine: 287Anno: 2005

Prezzo: euro 17,50

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