113 MANAGERS E INDUSTRIA 4.0 NUOVE SFIDE E FIGURE PROFESSIONALI - LM Leadership & Management N. 39...

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MANAGERSE INDUSTRIA 4.0NUOVE SFIDEE FIGUREPROFESSIONALI

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nomeno ancor più complesso cheparte dallo sviluppo dell’Internet ofThings (l’Internet delle cose), cioè lacapacità di connettere alla rete e difar dialogare tra loro molti oggetti rea-li, compresi quelli più sofisticati comei macchinari dell’industria. Si tratta ditecnologie che cambieranno il mododi progettare, costruire e distribuirequalsiasi prodotto facendo leva su unnuovo concetto di “digitalizzazione”che partendo dal concetto di “ mec-catronica” (branca dell’ingegneria

Da diverso tempo si sente parlare di Indu-stria 4.0 o della quarta rivoluzione indu-striale, per usare due espressioni oggi invoga tra gli economisti e gli esperti di

teoria aziendale, per indicare la diffusione in tuttala filiera della produzione della digitalizzazione del-l’industria mediante nuovi strumenti, tecnologie etools per dati e analisi. Da cui il termine “Smart Ma-nufacturing”. Mentre la prima rivoluzione industria-le fu determinata nel ‘700 dall’invenzione dellamacchina a vapore, la seconda dall’utilizzo e laproduzione dell’elettricità e la terza dall’avventodell’informatica, la quarta si basa invece su un fe-

Cristian RandieriPhD

VIGE UNA CERTA CURIOSITÀ CHE UNITA A UNA BUONA DOSEDI SCETTICISMO IL PIÙ DELLE VOLTE PUÒ SFOCIARE IN UNA REFRATTARIETÀ AL CAMBIAMENTO

dell’automazione che studia il mododi far interagire tre discipline: la mec-canica, l’elettronica, e l’informatica alfine di automatizzare i sistemi di pro-duzione) si espanderà in tutta la cate-na industriale permettendo di analiz-zare, organizzare e gestire in modoautomatico grandi quantità di infor-mazioni, da cui il termine “big Data”.Dando per scontato che quelli appe-na citati sono tra i temi più caldi delmomento e come tali sono sulla boc-ca di tutti gli operatori del mondo in-

dustriale, appare chiaro che vige unacerta curiosità che unita a una buo-na dose di scetticismo il più delle vol-te può sfociare in una refrattarietà alcambiamento. Se in determinati am-biti produttivi, in particolare nellegrandi aziende, questi concetti sonoben noti e consolidati, nel tessutoeconomico italiano costituito da pic-cole e medie imprese non solo nonsono chiari, ma soprattutto non ven-gono recepiti come opportunità. Oc-corre, quindi, sensibilizzare il tessutoimprenditoriale per far conoscere lecaratteristiche fondamentali di que-

sto nuovo fenomeno e i principali abilitatori tecno-logici, anche attraverso la condivisione di “bestpractices” che evidenzino le opportunità offertedalla trasformazione digitale sullo sviluppo del bu-siness. L’Industria 4.0 oggi non può prescindere da un in-vestimento forte sui temi della ricerca e dell’inno-vazione. E’ fondamentale investire anche nel capitale uma-no puntando sulla competenza e la tecnica di fi-gure professionali e manageriali formate, autono-me e responsabili, che siano in grado di rafforzarela competitività delle imprese italiane. Diventa cru-

ciale la formazione digitale delle figure dirigenzialiin azienda, nonché inserendo nelle organizzazionidi soggetti come i “digital enablers” in grado di dif-fondere le conoscenze e competenze digitali ne-cessarie. Sul fronte occupazionale, lo sviluppo dello “SmartManufacturing” avrà sicuramente effetti nell’imme-diato sui livelli occupazionali, per via di una natu-rale e progressiva sostituzione dell’uomo da partedelle macchine nello svolgimento di diverse man-sioni. Dalla ricerca “The Future of the Jobs” presentata alWorld Economic Forum è emerso che, nei prossimianni, fattori tecnologici e demografici influenzeran-no profondamente l’evoluzione del lavoro. Alcuni

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Cristian Randieri: Presidente & CEO di Intellisystem Technologiesazienda che opera nel campo della Ricerca & Sviluppo di soluzioniinnovative per l'industria. Laureto in Ingegneria Informatica ha con-seguito il Dottorato in Ingegneria Informatica e delle Telecomunica-zioni presso Università degli Studi di Catania. Per più di dieci anni èstato ricercatore scientifico presso l'Istituto Italiano di Fisica Nucleare(INFN). Ha vinto diverse borse di studio nel campo della fisica speri-mentale che gli hanno permesso di partecipare ad esperimenti di fi-

sica nucleare presso i più importanti centri di ricerca europei quali il CERN, l'ESRF, l'LNS-INFS ed il KVI. Partecipando come relatore in diversi convegni nazionali ed esteri, attual-mente vanta più di 150 pubblicazioni scientifiche e tecniche.

LO SVILUPPO DELLO “SMART MANUFACTURING” AVRÀSICURAMENTE EFFETTI NELL’IMMEDIATO SUI LIVELLIOCCUPAZIONALI, PER VIA DI UNA NATURALE E PROGRESSIVASOSTITUZIONE DELL’UOMO DA PARTE DELLE MACCHINENELLO SVOLGIMENTO DI DIVERSE MANSIONI

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metterà a dura prova tutta una seriedi posizioni di middle management,che rischiano di essere superate dainuovi modelli organizzativi che faran-no leva su di un nuovo stile di leader-ship orientato all’innovazione. Laquarta rivoluzione industriale, così co-me promette capovolgimenti dell’or-ganizzazione del lavoro e nelle com-petenze richieste per operai, impiega-ti, professionisti, avrà sicuramente unimpatto sui livelli dirigenziali. I manager sono i potenziali protagoni-sti di Industry 4.0, sia come espertifunzionali che come esperti ICT do-vranno mettersi in gioco con nuovecompetenze professionali fornendouna visione strategica, corredata dacompetenze di coaching e motivazio-nali e un’autorevolezza tecnica suffi-

ciente per essere considerato anchedai più ostili all’innovazione. Un profilomolto difficile da trovare poiché le ca-ratteristiche di verticalità della leader-ship di oggi, difficilmente passerannoa un’orizzontalità complessa da gesti-re del domani. Per guidare le impreseal salto culturale imposto da Industry4.0 occorre, a mio avviso, una figuranuova il “Digital Trasformation Mana-ger”, capace di accompagnare lePMI nel percorso di adeguamento alnuovo modello di sviluppo industrialefacendo leva sulla formazione al finedi mutare i propri focus: dalle tradizio-nali “soft skills” allo sviluppo di compe-tenze di project/program manage-ment, che sostengano la fase di im-plementazione dei nuovi processi im-posti dalle tecnologie emergenti.Più in generale l’Industria 4.0 richiedecompetenze trasversali e flessibili,molto difficili da trovare, più rintraccia-

di questi, quali la tecnologia del cloud (ovvero laremotizzazione delle informazioni digitali su sistemidistribuiti mediante l’utilizzo di internet) e la flessibi-lizzazione del lavoro, stanno influenzando le dina-miche già adesso e lo faranno ancora di più neiprossimi anni. L’effetto stimato prevede la creazione di 2 nuovi mi-lioni di posti di lavoro, con la contemporaneascomparsa di 7, con un saldo nettamente negati-vo di oltre 5 milioni di posti di lavoro. Le stime ri-guardanti l’Italia riportano un pareggio (200milaposti creati e altrettanti persi), sicuramente megliodi altri Paesi europei come la Francia e la Germa-nia. Si stima che le maggiori perdite si concentre-ranno nelle aree amministrative e della produzio-ne: rispettivamente 4,8 e 1,6 milioni di posti persi.Secondo la ricerca compenseranno parzialmentequeste perdite l’area finanziaria, il management epiù in generale tutti i lavoratori impiegati nei settoridenominati STEM, acronimo di Science, Technolo-

gy, Engineering, Mathematics (matematica, infor-matica, scienze naturali, tecnologia). Cambieran-no di conseguenza le competenze e le abilità pro-fessionali ricercate: nel 2020 il “problem solvingmanager” rimarrà la soft skill più ricercata, ma di-venteranno più importanti il pensiero critico e lacreatività. Con uno scenario in così rapida evoluzione dob-biamo essere pronti a cogliere i benefici di questanuova rivoluzione poiché nel breve termine non sipossono escludere saldi occupazionali negativi enel medio-lungo termine non è assolutamente ga-rantita una contrazione degli occupati in numeroassoluto, considerato anche l’impatto nell’indotto,in particolar modo nel terziario avanzato. Dobbia-mo imparare a cogliere a pieno i benefici dellaquarta rivoluzione industriale, attuando iniziative si-stemiche per lo sviluppo dello Smart manufactu-ring e investendo sempre di più nella formazione enella riqualificazione professionale dei lavoratoriaffinché possano padroneggiare le competenzedigitali per le mansioni del futuro L’impatto di Industria 4.0 sulle leadership aziendali

L'IMPATTO DI INDUSTRIA 4.0 SULLE LEADERSHIP AZIENDALIMETTERÀ A DURA PROVA TUTTA UNA SERIE DI POSIZIONI DIMIDDLE MANAGEMENT

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bili nelle capacità del singolo, chenon nelle qualifiche formali, date datitoli di studi, certificazioni e posizionigerarchiche. Per esempio, servirà uninformatico non tanto certificato suuna specifica piattaforma software,ma che abbia una forte esperienzasu più fronti e sia disponibile ad ade-guarsi alle nuove esigenze tecnologi-che in modo naturale e flessibile. Tuttociò è possibile solo se si predispone intempo la riqualificazione della forzalavoro con programmi specifici sul di-gitale non solo in aula, ma anche onthe job seguendo il modello del wor-kshop interattivo, per esempio utiliz-zando le più moderne tecnologie chesi basano sul concetto di “realtà au-mentata”. Tutto ciò non è sufficiente se non si at-tua una pianificazione strategica del-la forza lavoro mappando le compe-tenze del capitale umano e, con siste-mi previsionali, proponendo soluzionidi mobilità interna, di formazione percolmare gap di competenze, di pianidi sviluppo, di outsourcing e insour-cing, a seconda dei bisogni e del per-sonale presente all’interno dell’azien-da. Secondo quanto sostiene The Bo-ston Counsulting Group (BCG) nellostudio “How Will Technology Transformthe Industrial Workforce Through2025?”, analizzando 23 aziende mani-

fatturiere tedesche si è posto il problema di valuta-re quali siano le nuove competenze richieste e co-me interagiscano fra loro tecnologie, uomini emacchine. Lo studio ha messo in risalto uno sce-nario che ci fa capire come la profonda trasforma-zione non riguarderà uno spodestamento del ca-pitale umano ma piuttosto un’assistenza della tec-nologia al lavoro dell’uomo grazie ai sistemi digita-li che permetteranno l’ottimizzazione dei tempi dilavoro a favore di una drastica riduzione dei fermimacchina per i clienti. Con una proiezione di 10 anni lo studio presentalo scenario su quello che sarà il bilanciamento traruoli e funzioni nel 2025. Per le aziende che adotte-ranno l’Industria 4.0 si prevede un incremento ag-giuntivo di produttività dell’1% annuo e una cresci-ta dei posti di lavoro del 5%, confrontata con l’at-tuale forza lavoro di 7milioni nelle aziende analiz-zate. Se da un lato è vero che si perderanno 610milaposti di lavoro nelle funzioni di assemblaggio eproduzione con un maggiore uso di computerizza-zione e automazione, tuttavia saranno necessari910mila posti di lavoro in più legati a competenzeIT, analytics e ricerca e sviluppo da un lato(210.000), e dall’altro nei ruoli resi necessari dallacrescita delle aziende. Si prevede che in Germaniala richiesta di operatori informatici e di data inte-gration raddoppierà: i data scientist, che sono lafigura più nuova insieme ai robot coordinator, sa-ranno quelli che cresceranno di più con 70.000nuovi posti di lavoro seguiti da 40.000 operatori in-formatici. Infine, se in Germania ci sarà una perdi-ta di posti di lavoro del 4% nella produzione (-

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A livello universitario, è essenziale po-tenziare la formazione nelle materieSTEM all’interno delle Università e indi-viduare programmi e modalità perrendere maggiormente “attrattivi”questi insegnamenti agli studenti. Ilmodello universitario dovrebbe favori-re l’aggregazione in rete degli studen-ti poiché rappresenta oggi l’unicomezzo in grado di sostenere il proces-so di digitalizzazione delle impresemanifatturiere grazie ad alcuni van-taggi specifici sui quali fare leva performare i managers pronti a sostene-re la sfida di Industria 4.0, tra cui:• La capacità di “fare massa critica”

rimanendo sempre aggiornati sullostato dell’arte della tecnologia al fi-ne di migliorare le competenze ac-quisiste;

• La possibilità di condividere stan-dard, linee guida, strumenti median-te un linguaggio comune;

• La condivisione delle risorse umanenecessarie per adeguarsi ai nuovistandard;

• L’opportunità di sviluppare soluzioniinnovative nel campo dell’informa-tizzazione dei prodotti e dei processispecifici per la realizzazione del pro-gramma comune di rete;

• La possibilità di sviluppare docu-mentazione e formazione comuneper il personale delle aziende dellarete. �

120mila posti di lavori), e dell’8% nel controllo qua-lità (-20.000), tuttavia ci sarà anche una crescitadel 7% nella manutenzione dei sistemi (10.000).Nonostante questi dati confortanti, risulterebbeche nel 2025 anche in Germania mancheranno120.000 ingegneri informatici per rispondere allenuove esigenze della Industria 4.0, con una richie-sta di maggior coordinamento tra scuola, universi-tà e impresa.L’economia delle idee dovrà partire dalla forma-zione universitaria, formando gli studenti di oggiper farli diventare specialisti dell’innovazione nelleimprese, offrendogli tutti gli strumenti necessari perpoter sfruttare al massimo questa occasione stori-ca. Oggi purtroppo assistiamo al paradosso che daun lato vede la tecnologia sempre più matura edin grado di supportare questa nuova rivoluzione in-dustriale e dall’altro l’incapacità di molte aziendedi sviluppare le competenze necessarie per pilo-tarne il cambiamento. Il successo sarà dettato dal-la capacità di ogni singola azienda di acquisire lecompetenze necessarie ed indispensabili per nonfarsi travolgere dal cambiamento. Di conseguen-za, le competenze andranno aggiornate costante-mente avviando corsi di riconversione e riqualifi-cazione laddove fosse necessario.A differenza delle rivoluzioni industriali precedenti,che hanno impiegato decenni a modificare gli as-setti nel mercato del lavoro, l’Industria 4.0 avrà unimpatto rapidissimo. Un modello di Industria 4.0,caratterizzato da un elevato grado di innovazionee sviluppo/trasferimento tecnologico, deve potercontare su capitale umano qualificato e investiresulle competenze.