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10.00. Santa Caterina da Siena. Il Dialogo della Divina Provvidenza. Capitolo 45. Il bene dei beati. Ora ti mostrerò a chi fanno male, e a chi no, le spine e i triboli che germinò la terra per il peccato. . - PowerPoint PPT Presentation

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Santa Caterina da Siena

Il Dialogo della Divina ProvvidenzaCapitolo 45Il bene dei beatiOra ti mostrer a chi fanno male, e a chi no, le spine e i triboli che germin la terra per il peccato. E poich fino a ora ti ho parlato della dannazione dei reprobi e della mia bont, e ti ho detto come essi siano ingannati dalla propria sensualit, ora ti voglio dire come essi soli siano quelli che sono offesi dalle spine della vita.Nessuno, che nasca in questa vita,passa senza fatica, o corporale o spirituale. ora la volont quella che d pena all'uomo. I miei servi sopportano quella corporale, ma la loro mente libera, cio non sente il peso della fatica, perch hanno accordata la loro volont con la mia;Pena di mente e di corpo portano quelli i quali ti ho detto che in questa vita gustano l'anticipo dell'inferno, come i miei servi gustano l'anticipo della vita eterna.Sai tu quale il bene pi singolare che hanno i beati? E' di avere la loro volont, piena di quello che desiderano.Desiderano Me,e desiderando Me,mi posseggonoe mi gustanosenza alcunaribellione,poich hanno lasciata la gravezza del corpo, il quale aveva una legge che pugnava contro lo spirito.Il corpo era un ostacolo che non lasciava conoscere perfettamente la verit,n essi potevano vedermi faccia a faccia, perch il corpo non lo permetteva.Ma dopo che l'anima ha lasciato il peso del corpo, la volont appagata,poich desiderando di vedermi, ella mi vede; e in questa visione sta la beatitudine. Essa vedendo, conosce; conoscendo, ama; e amando, gusta me, Bene sommo ed eterno; gustando, sazia e riempie nella sua volont quel desiderio che ha di vedermi e conoscermi. Cosicch desiderando, mi ha;ed avendomi, mi desidera;ma, come gi ti dissi, lungi la pena dal desiderio e il fastidio dalla saziet.Cos vedi come i miei servi ricevano beatitudineprincipalmente nel vedere e conoscere me. Tale visione e conoscenza riempie la loro volont, che ha quanto desidera, e cos saziata. Perci ti dissi in particolare che gustare la vita eterna non altro che avere ci che la volont desidera; ora ella si sazia nel vedere e conoscere me.In questa vita gustano i giusti la caparra della vita eterna, gustando quel medesimo bene, dal quale ti ho detto che sono saziati.Come hanno questa caparra in vita? Nel riscontrare la mia bont in se stessi, e nel conoscere la mia verit.L'intelletto, che l'occhio dell'anima, ha una tale cognizione quando illuminato da me.

Quest'occhio ha la pupilla della santissima fede, illuminata da una luce, che fa discernere, conoscere e seguire la via e la dottrina della mia Verit, il Verbo incarnato. Senza questa pupilla della fede non vedrebbe che alla maniera di un uomo, che pur avendo l'organo dell'occhio, avesse la pupilla ricoperta da un panno. Pupilla dell'occhio dell'intelletto la fede; se le viene posto dinanzi il panno della infedelt, cavato dall'amor proprio, non vede; ha l'organo dell'occhio, ma non il lume, perch esso se l' tolto.Comprendi dunque come essi, nel vedere, conoscono;conoscendo, amano;e amando, annegano e perdono la loro volont.Perduta questa, si vestono della mia, che non vuole altro che la vostra santificazione. Subito poi si danno a volgere indietro il capo dalla via di sotto,cominciano a salire il ponte e passano sopra le spine. E poich hanno i piedi del loro affetto calzati con la mia volont, non risentono male. Perci ti dissi che sopportano corporalmente, non spiritualmente,perch morta in essi la volont sensitiva, che d pena e affligge la mente della creatura. Tolta la volont, tolta la pena, e cos sopportano tutto con riverenza di me, ascrivendosi a grazia d'essere tribolati per me, non desiderano se non quello che voglio io.

Se io do loro pena da parte dei demoni,permettendo molte tentazioni per provarli nelle virt,essi resistono con la volont, che hanno fortificata in me,

Cos passano con allegrezza e conoscenza di se stessi, senza pena afflittiva.umiliandosi e reputandosi indegni della pace e quiete della mente, ma degni della pena.Se hanno tribolazione dagli uomini, infermit, povert, mutamento di stato nel mondo, privazione di figlioli e d'altre creature che amano molto, spine tutte germogliate dalla terra dopo il peccato, tutto sopportano col lume della ragione e della santa fede, tenendo l'occhio a me, che sono somma bont, n posso volere altro che bene, e solo a scopo di bene concedo queste spine, per amore e non per odio.Conosciuto il mio amore, guardano a se stessi, e riconoscono i loro difetti; vedono col lume della fede che il bene deve essere rimunerato, e la colpa punita. Vedono che ogni piccola colpa meriterebbe pena infinita, perch fatta contro di me, che sono bene infinito;e si reputano a grazia che io li voglia punire in questa vita, che dura un tempo finito.

E cos scontano il peccato con la contrizione del cuore, e insieme acquistano meriti con la perfetta pazienza, di modo che le loro fatiche sono rimunerate con un bene infinito.Conoscono poi che ogni fatica di questa vita piccola per la piccolezza del tempo.Il tempo quanto una punta d'ago e non pi: passato il tempo, passata la fatica. Vedi dunque come sia piccola. Essi sopportano con pazienza, passano attraverso alle spine presenti, che non toccano loro il cuore; perch questo sciolto dall'amore sensitivo, posto in me e unito a me per affetto d'amore.E' dunque vero che costoro gustano la vita eterna, ricevendone il pegno in questa vita; stando nell'acqua non s'ammollano; passando sulle spine, non si pungono, perch hanno conosciuto me, sommo Bene, e lo hanno cercato l dove si trova, Cio nel Verbo, Unigenito mio Figliuolo.InnocentesPalestrina G.P.Palestrina Mottetti, track 11993Sconosciuto160272.0