10. NATURA E BIODIVERSITA’ - Arpae Emilia-Romagna · conservazione soddisfacente dei tipi di...

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10. NATURA E BIODIVERSITA’

La conservazione di un alto grado di biodiversità ha un significato molto ampio ed importante per la salvaguardia dell’ambiente e delle specie presenti ed è un’espressione della condizione di naturalità dell’ambiente in cui viviamo. Generalmente la salvaguardia della biodiversità viene considerata un elemento secondario rispetto agli interessi economici e sociali che hanno un’influenza negativa sulla biodiversità stessa. L’impatto antropico sulla natura, fortemente presente sia con l’agricoltura intensiva che con l’urbanizzazione, riduce sempre di più gli ambienti naturali. In tutti i paesi sono stati attuati a livello nazionale ed internazionale una serie di interventi e strumenti legislativi per la tutela delle specie e degli habitat naturali anche se generalmente la loro applicazione il più delle volte è ostacolata in quanto risulta in contrasto con lo sviluppo economico. Nella terza valutazione “l’ambiente in Europa”, pubblicata dall’E.E.A. (Agenzia Europea dell’Ambiente) nel 2003, emergono elementi contraddittori: mentre da un lato si ha la tendenza al recupero di specie in passato minacciate, allo stesso tempo altre specie stanno volgendo ad un rapido declino a causa del degrado o della scomparsa di alcuni habitat. Le crescenti pressioni provocate dai trasporti, urbanizzazione e agricoltura intensiva, portano alla riduzione progressiva delle aree seminaturali rimaste. In Europa sono presenti 65.000 aree protette. A livello europeo, successivamente alla “Convenzione di Ramsar”, vengono presi ulteriori provvedimenti legislativi in favore della conservazione di specie animali quali la Direttiva Uccelli 79/409/CEE nel 1979, la Direttiva Habitat 92/43/CEE per la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonchè della flora e della fauna selvatiche. La Direttiva è uno strumento legislativo mirato alla conservazione degli habitat, della flora e della fauna selvatiche di interesse comunitario, il cui obiettivo finale era quello di creare, entro l'anno 2000, una rete europea, denominata “Natura 2000”, di zone speciali di conservazione attraverso la quale garantire il mantenimento ed, all'occorrenza, il ripristino in uno stato di conservazione soddisfacente dei tipi di habitat naturali e delle specie interessate nella loro area di ripartizione naturale.

La biodiversità All’interno di un territorio alcune specie si sono evolute, altre si sono estinte, altre se ne sono formate. La modifica della composizione delle specie segue le leggi naturali dell’evoluzione. La varietà di specie che si è formata in un determinato ambiente prende il nome di biodiversità o diversità biologica. Viene rappresentata da tutte le forme di vita che meglio si adattano o sopravvivono alle condizioni ambientali e comprende una diversità genetica, una diversità di specie ed una diversità ecologica. La biodiversità quindi esprime la complessità di struttura di un ambiente e viene utilizzata come strumento analitico quali-quantitativo per tenere monitorato l’ambiente stesso, per la gestione del territorio ed è un elemento da tutelare per il

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mantenimento delle relazioni ecosistemiche. E’ una risorsa potenzialmente rinnovabile parte fondamentale del capitale naturale. Infatti, la forte antropizzazione di alcune aree e lo sfruttamento agricolo del territorio influenzano in modo sensibile la diversità biologica dell’ambiente stesso. Da ciò si evince che è di vitale importanza preservarla dall’attività dell’uomo che spesso causa scomparse premature o diminuzioni consistenti di numerosità delle popolazioni. Per proteggere le specie esistenti è necessario proteggere gli habitat e quindi gli ecosistemi. Attraverso l’identificazione di tutte le specie animali e vegetali presenti in un determinato ambiente e la loro abbondanza, si è in grado di determinare il grado di biodiversità, utilizzando indici specifici: “indici di biodiversità”. Non sempre però è possibile, soprattutto per tempi e mezzi limitati, attuare uno studio così puntuale; diventa quindi necessario utilizzare un livello di dettaglio inferiore che sia però ugualmente rappresentativo per l’ambiente in esame. A volte le scelte sono limitate a specie facilmente osservabili, come ad esempio l’utilizzo di specie sedentarie rispetto quelle vagili (capaci di muoversi liberamente o di migrare), animali terrestri rispetto quelli acquatici, antropofili (che hanno affinità con l’uomo) rispetto antropofobi (vivono preferibilmente in assenza dell’uomo) ecc.. L’area esaminata può avere dimensioni diverse secondo il livello di dettaglio che si vuole utilizzare (comunale, regionale, nazionale). Più la scala utilizzata è grande più cala il dettaglio, ma l’informazione risulta più completa. Una conoscenza accurata della zoocenosi (popolazione di animali) presente in un ambiente può essere indicativa per attuare un monitoraggio ambientale, utilizzando alcune comunità come indicatori della qualità del territorio. Esistono infatti specie stenoecie, cioè specie che vivono solamente in nicchie molto ristrette, che sono in grado di rispondere prontamente a minime variazioni ambientali a cui sono legate. Modifiche di diverso grado dell’habitat in esame si ripercuotono immediatamente sulla componente biocenotica che può modificare la sua struttura e la sua abbondanza. La conoscenza di queste comunità permetterà di attuare delle campagne di monitoraggio pluriennali che consentiranno di verificare eventuali variazioni faunistiche. Il controllo di questi indicatori dà un’informazione sulla biodiversità, un supporto per i trend evolutivi e per lo studio di modelli previsionali utilizzabili come base per la gestione e trasformazione territoriale.

Il paesaggio Il paesaggio corrisponde alla parte visibile di un determinato ambiente ed è costituito dalle caratteristiche fisiche, biologiche ed antropiche che coesistono in una porzione di territorio. Questo concetto di paesaggio integra il concetto ecologico con il concetto estetico della veduta panoramica, la bellezza naturale e le caratteristiche geografiche. Di solito esistono diverse definizioni più o meno soggettive a seconda dell’approccio che si decide di adottare. L’uomo ha influenzato in modo diretto ed indiretto l’ambiente ed è diventato impossibile trovare un paesaggio definibile come completamente naturale.

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Le relazioni tra uomo e ambiente naturale variano da zona a zona, a seconda delle differenze fisiche come la topografia, il clima, la geologia, il suolo, dei fattori biotici e del tipo di sfruttamento da parte dell’uomo che può essere minimale o intensivo. L’utilizzo del territorio da parte dell’uomo si è evoluto intorno a due fattori fondamentali: il tipo e l’accessibilità della risorsa e la dinamica dei processi demografici. Entrambi sono legati ad una rete di componenti ecologiche, economiche, sociali e culturali. La conservazione del paesaggio aiuta a proteggere le specie ed il loro ambiente, come contributo alla salvaguardia della ricchezza e diversità del paesaggio stesso e degli ecosistemi che lo compongono. L’ecologia del paesaggio mette in risalto l’eterogeneità piuttosto che l’omogeneità spaziale dei sistemi ecologici, puntando sullo studio della biodiversità e sugli effetti che la possono in un certo modo modificare. L’ecologia per lo studio del paesaggio utilizza due tipi di visione del paesaggio stesso: la scala umana e la diversità biologica. Il primo utilizza una scala metrica valutando i singoli ecosistemi (boschi, aree coltivate, siepi ecc.) e gli insediamenti antropici, il secondo descrive l’eterogeneità spaziale utilizzando scale di dettaglio diverse a seconda dell’ampiezza del territorio in esame. Entrambe queste visioni riconducono il paesaggio ad un mosaico costituito da entità discrete definite macchie, che hanno forme, dimensioni diverse e più connessioni con le altre macchie contigue. L’eterogeneità ambientale può avere cause accidentali, come ad esempio la dispersione dei semi col vento o gli incendi, o di segregazione spaziale di determinate specie a causa della prevalenza di specie più forti: la struttura a mosaico che si è costituita viene considerata mutevole o itinerante. L’origine antropica è generalmente quella più evidente e dominante. Infatti, la trasformazione di aree naturali in aree ad uso agricolo o insediativo, causano modifiche al paesaggio permanenti, andando ad influenzare in modo sensibile la biodiversità e le interazioni tra specie, provocando la scomparsa di molte di esse. Le variazioni delle singole macchie e del mosaico rappresentano la dinamica del paesaggio. SIGLE, ABBREVIAZIONI, SIMBOLI

U.P. Unità di paesaggio Btc Indice di Biopotenzialità Territoriale Mcal Megacalorie Zps Zone a protezione speciale

Quadro sinottico degli indicatori

INDICATORI DI STATO/IMPATTO (S/I)

• Indice di Biopotenzialità Territoriale (B.T.C.) • Le unità di paesaggio • Il sistema delle aree protette

INDICATORI DI RISPOSTA (R) • Il verde urbano • Politiche di tutela ambientale

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Il Btc (Indice di Biopotenzialità Territoriale), è un indicatore dello stato del metabolismo energetico dei sistemi vegetali, ed è in grado di effettuare una lettura delle trasformazioni del territorio ed in particolare dello stato di antropizzazione dello stesso. Attraverso questo indicatore è possibile valutare se il cambiamento del paesaggio è positivo o negativo attraverso un confronto tra la situazione esistente e i dati storici precedenti, oppure è possibile confrontare un dato comunale, col dato provinciale o di un’area vasta. La Biopotenzialità Territoriale è fondamentalmente una funzione di stato che dipende in modo principale dai sistemi vegetali e dal loro metabolismo, permettendo di confrontare quali-quantitativamente ecosistemi e paesaggi. Ad ogni ambito omogeneo è stato attribuito una classe di biopotenzialità. L’indice di Biopotenzialità è un indice complesso che rappresenta la capacità di un ecosistema di conservare e massimizzare l'impiego dell'energia e viene espresso in Mcal/mq/anno. Questo indice permette di confrontare scenari temporali diversi, definendo ambiti territoriali omogenei. Il bilancio tra gli scenari rappresenta l'evoluzione/involuzione del paesaggio preso in esame, in relazione al grado di conservazione, recupero o "trasformazione sostenibile".

INDICE DI BIOPOTENZIALITA’ TERRITORIALE (B.T.C.) Obiettivi dell’indicatore:

Individuare le evoluzioni/involuzioni del paesaggio, in relazione al grado di conservazione, recupero o trasformazione. Unita’ e definizioni

Mcal/mq di territorio per tipologia di uso

Metodi di misura Calcolo della superficie per singola area di destinazione d’uso in mq.

Metodi di elaborazione

Somma delle singole aree per destinazione d’uso per comune o macroarea e moltiplicazione per il valore di Btc unitario corrispondente. Serie di dati

1994

Fonte dati

Arpa

Documenti di riferimento

Carta dell’uso del suolo – seconda edizione, scala 1:25.000, riprodotta da foto aeree del volo “Italia” (anno di rilevamento 1994), Fondamenti di Ecologia del Paesaggio, Ingegnoli 1992. Riferimento normativo

Scheda dell’indicatore

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Le classi individuate per l’ecotessuto mediterraneo (Ingegnoli, 1992) sono:

Classi Descrizione Btc [Mcal/m3/a]

A (Bassa)

Prevalenza di sistemi con sussidio di energia (industrie e infrastrutture, edificato) o a bassa metastabilità (aree nude, affioramenti rocciosi).

<< 0,5

B (medio-bassa)

Prevalenza di sistemi agricoli-tecnologici (prati e seminativi, edificato sparso), ecotopi naturali degradati o dotati di media resilienza (incolti erbacei, arbusteti radi, corridoi fluviali privi di vegetazione arborea).

0,5 – 1,5

C (media)

Prevalenza di sistemi agricoli seminaturali (seminativi erborati, frutteti, vigneti, siepi) a media resistenza di metastabilità. 1,5 – 2,5

D (medio-alta)

Prevalenza di ecotopi naturali a media resistenza e metastabilità (arbusteti paraclimacici, vegetazione pioniera), filari,verde urbano, rimboschimenti, impianti da arboricoltura da legno, pioppeti.

2,5 – 3,5

E (alta)

Prevalenza di ecotopi senza sussidio di energia, seminaturali (boschi cedui) o naturali ad alta resistenza e metastabilità: boschi del piano basale e submontano, zone umide.

>> 3,5

Tabella 10.1 – Classi di Biopotenzialità Territoriale.

Per il calcolo della biopotenzialità territoriale è stata utilizzata la “Carta dell’uso del suolo – seconda edizione, scala 1:25.000, riprodotta da foto aeree del volo “Italia” (anno di rilevamento 1994)”. Per il calcolo di questo indicatore, è stato utilizzato il dato riferito al 1994 in quanto al momento è il solo dato disponibile in formato digitale. Sono anche disponibili foto aeree relative agli anni 1955 e 2000 che potrebbero, una volta digitalizzate essere utilizzate per un ulteriore confronto con i dati ad oggi disponibili. L’importanza delle elaborazioni della carta del 1955 e del 2000 è ben evidenziata dalla tabella 10.2 che si riferisce a due realtà comunali dell’Unione per le quali sono state digitalizzate e quindi predisposte alle elaborazioni le carte dell’uso del suolo del 1955 e del 2000. Si evidenzia come il valore di Btc sia drasticamente diminuito dal 1955 al 1994, passando da una classe media ad una classe bassa sia per il comune di Cavezzo che per il comune di Mirandola, dovuto ad un aumento delle colture estensive e delle aree urbanizzate.

Comuni 1955 1994 2000 Cavezzo 1,74 1,24 1,29 Mirandola 1,82 0,97 -

Tabella 10.2 – Andamento dell’Indice di Biopotenzialità Territoriale in due comuni dell’Unione.

I dati relativi all’uso del suolo per i 9 comuni dell’Unione Area Nord sono riportati nella tabella 10.3. Ad ogni tipologia di utilizzo del suolo corrisponde un valore di biopotenzialità unitario. Moltiplicando il Btc unitario per le differenti superfici dell’uso del suolo, si ottiene il valore di biopotenzialità dell’area che si vuole analizzare.

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Uso del suolo

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Corpo d'acqua, alveo di piena ordinaria 53 0,1 59 182 14 1.702Coltura specializzata mista 242 128 7 787 109 53 142 127 379 12.790Pioppeto 2 99 74 48 16 13 28 71 853Frutteti 5 110 84 121 139 228 13 6 4.374Vigneti 53 6 18 13 39 19 392Zone urbanizzate, autostrade 69 107 174 309 93 434 180 41 86 9.010Verde pubblico e privato 8 12 5 17 5 28 6 3 18 3.271Corpo d'acqua a livello ordinario 3 28 199 9 295 0 5 1.105Orto, serra, vivaio, coltura sotto tunnel 6 72 153Seminativi semplice 1.851 2.132 3.712 8.636 2.280 12.383 4.465 1.399 2.835 127.303Zona di attività estrattiva, discarica 6 8 17 2 6 875Zone industriali 24 38 53 166 55 216 114 38 26 5.661Zona acquitrinosa o paludosa 3 13 16 250Cespuglieti 24 13.476Totale complessivo 2.259 2.684 4.114 10.477 2.680 13.688 5.163 1.702 3.451 268.822

Tabella 10.3 – Uso del suolo (mq) per comune e il totale dell’Unione.

Dai dati elaborati ed analizzati (tabella 10.4), risulta che tutti i comuni dell’Unione appartengono alla classe medio-bassa di biopotenzialità. Per tale motivo, si è attuata una ulteriore suddivisione di questa classe in tre parti, cercando di differenziare un’area apparentemente omogenea per valori di Btc, ma con caratteristiche territoriali differenti. Da questa ulteriore suddivisione risulta che i comuni di Concordia e Mirandola presentano valori di Btc più bassi rispetto al resto dei comuni (0,99 e 0,97 Mkcal/mq), causa la forte banalizzazione e urbanizzazione del territorio. Più elevato risulta il valore di Btc dei comuni di Cavezzo e S. Prospero con valori di poco al di sotto della classe media (1,24 Mkcal/mq) dovuta ad una minore estensione dei seminativi semplici ed un aumento delle colture specializzate miste. Per gli altri comuni si presenta una situazione intermedia.

Valore di Btc

Anno 1994 Classe

Camposanto 1,15 B2 Cavezzo 1,24 B3 Concordia 0,99 B1 Finale Emilia 1,09 B2 Medolla 1,09 B2 Mirandola 0,97 B1 S. Felice 1,08 B2 S. Possidonio 1,18 B2 S. Prospero 1,24 B3 Unione Area Nord 1,07 B2

Tabella 10.4 – Indice di Biopotenzialità calcolato per comune e il totale dell’Unione.

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Il valore di Btc calcolato per ciascun comune, può essere rappresentato mediante cartografia come riportato nella figura 10.1.

Figura 10.1 – Classi di BTC dei territori comunali dell’Unione.

L’Indice di Biopotenzialità risulta pertanto importante al fine di valutare se le trasformazioni in atto stiano portando il paesaggio ad una soglia di instabilità e per un confronto tra la situazione esistente e le situazioni storiche precedenti. Ancora più interessante potrebbe essere seguendo quanto già effettuato nei comuni di Cavezzo e Mirandola, un confronto della cartografia utilizzata con altre cartografie dell’uso reale del suolo più antiche e più recenti al fine di fare una valutazione di trend storico sulla variazione del paesaggio, per l’intero territorio dell’Unione. E’ inoltre possibile attraverso la conoscenza dell’evoluzione del mosaico ambientale alle diverse scale temporali di indagine, definire un valore obiettivo ottimale del sistema paesistico considerato e sviluppare proiezioni evolutive valutando i possibili scenari delle politiche di pianificazione territoriale.

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Figura 10.2 – Suddivisione del territorio dell’unione per Unità di Paesaggio.

LE UNITA’ DI PAESAGGIO Obiettivi dell’indicatore:

Caratterizzare il territorio in esame, per aree omogenee identificandone le peculiarità ambientali e naturalistiche e morfologiche del territorio. Unita’ e definizioni

Descrizione della tipologia di unità di paesaggio.

Metodi di misura Descrizione

Metodi di elaborazione

Descrizione

Serie di dati

1999

Fonte dati

Provincia di Modena

Documenti di riferimento

P.T.C.P. Provincia di Modena

Riferimento normativo

L.R. 20/2000

Scheda dell’indicatore

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Il paesaggio caratterizzante il territorio dei Comuni dell’Area Nord, si presenta abbastanza variegato, con alcune peculiarità caratteristiche di questa zona. Nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, i Comuni indagati vengono raggruppati in quattro unità di paesaggio (U.P.): U.P. 1 la Pianura della bonifica recente, U.P. 2 i Dossi e zone più rilevate nella bassa pianura, U.P. 4 Paesaggio perifluviale del fiume Panaro nella fascia di Bassa e Media Pianura e U.P. 5 Paesaggio perifluviale del fiume Secchia nella fascia di bassa pianura. La U.P. 1 a cui appartiene la Pianura della bonifica recente con i Comuni di Mirandola, Concordia, S. Felice, Finale Emilia e Camposanto, è caratterizzato dalla presenza di zone umide, con maglia poderale che presenta diverse regolarità. La vegetazione naturale è legata principalmente agli ambienti umidi delle zone vallive. Il territorio comprende un impianto storico il Bosco della Saliceta, costituito da un bosco planiziale presente fino al secondo dopoguerra e parzialmente ripristinato grazie a finanziamenti Comunitari. Attualmente l’area è caratterizzata da colture agrarie di tipo estensivo anche se rimangono tracce del sistema di canali utilizzato per l’inondamento a rotazione dei quadri di terreno. La U.P. 2 in cui sono presenti Dossi e zone più rilevate nella bassa pianura (Comuni di Concordia, Cavezzo, S. Prospero, S. Possidonio, S. Felice), è caratterizzata dalla trama di antichi paleoalvei fluviali, emergenti morfologicamente dalle aree vallive riscattate dalla bonifica. La vegetazione spontanea è limitata a quella erbacea tipica degli ambienti umidi e dei canali, a causa dell’estensione delle colture agrarie. La vegetazione arborea è marginale costituita da alberi isolati e molto radi. La fauna è tipica delle campagne coltivate con fauna ornitica di passo e stanziale. La U.P. 4 Paesaggio perifluviale del fiume Panaro nella fascia di Bassa e Media Pianura caratterizzante i comuni di Finale Emilia, Camposanto e S. Felice, rivela un paesaggio fortemente connotato dalla presenza del fiume Panaro con corso rettilineo e limitato da arginature. I caratteri ambientali sono legati all’ambito fluviale con vegetazione spontanea prevalentemente di tipo ripariale, caratterizzata da pioppi e salici oltre che elementi infestanti come Robinia Pseudoacacia e Amorfa Fruticosa. Da un punto di vista faunistico, la presenza del fiume rappresenta un elemento di continuità per lo spostamento di numerose specie sia stanziali che tipiche delle campagne coltivate. La U.P. 5, Paesaggio perifluviale del fiume Secchia nella fascia di bassa pianura, è caratteristica dei Comuni di Concordia, S. Possidonio, S. Prospero e Cavezzo. In quest’area il fiume Secchia influenza la dimensione della maglia poderale. La vegetazione arborea ed arbustiva è tipica dei corsi d’acqua con salici e pioppi lungo le sponde del fiume e all’interno delle arginature e da elementi residuali costituiti da alberi di grosse dimensioni isolati o in filari lungo i confini dei campi, dei fossati o nelle vicinanze di case coloniche e ville. La fauna presente oltre a lepri e fagiani, si arricchisce di numerosi mammiferi, pesci e rettili che trovano nel fiume un elemento di continuità ideale per la loro sopravvivenza. Nonostante la prevalenza di aree agricole di tipo estensivo, sono presenti diverse aree naturali di notevole importanza floristica e faunistica.

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Si riporta l’estensione e la ripartizione delle aree protette definite dal P.T.C.P, Art. 19 – Zone di particolare interesse paesaggistico ambientale, Art. 25 – Zone di tutela naturalistica nonché delle Zone a Protezione Speciale (Zps), presenti nel territorio dell’Unione.

Comuni Art. 19 Art. 25 Zps Totale Camposanto 7.136.562 18.715 7.155.277Cavezzo 2.086 - 2.086Finale Emilia 2.031.025 72.240 364.040 2.467.305Medolla 647.319 - 647.319Mirandola 32.214.930 474.835 23.943.498 32.689.765San Felice s/P. 6.404.205 79.525 6.483.730San Possidonio 305.177 - 305.177San Prospero 384.068 - 384.068Totale complessivo 49.125.372 645.315 49.770.687

Tabella 10.5 – Superficie (mq) territoriale destinata ad aree protette.

Le due aree definite a come Zone di Protezione Speciale sono collocate una in comune di Mirandola e l’altra in comune di Finale Emilia:

• Zps it4040014 Biotopi e ripristini ambientali di Mirandola; • Zps it4040018 Le Meleghine.

Lo Zps del comune di Mirandola si sovrappone a parte dell’area definita dal P.T.C.P. come zona di particolare interesse paesaggistico ambientale e zone di tutela naturalistica nell’area

IL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE Obiettivi dell’indicatore:

Individuare e quantificare le aree protette in relazione alla superficie territoriale esaminata.

Unita’ e definizioni

ha per ha di superficie territoriale

Metodi di misura quantificazione della superficie per singola area protetta o di pregio.

Metodi di elaborazione

Somma delle singole aree protette per comune e per area vasta, % di ciascun comune sul totale dell’Unione. Serie di dati

1999, 2001, 2002

Fonte dati

Provincia di Modena, Regione Emilia Romagna

Documenti di riferimento

P.T.C.P. Provincia di Modena, Progetto Bioitaly

Riferimento normativo

L.R. 20/2000, Direttiva Habitat 92/43/CEE, Direttiva Uccelli 79/409/CEE, Legge quadro sulle aree protette n°39 del 6 dicembre 1991.

Scheda dell’indicatore

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delle “valli di Mirandola”, mentre l’area “Le Meleghine” è collocata in un’area destinata inizialmente alla fitodepurazione ed ora riconosciuta come area umida di interesse naturalistico.

Mirandola65,2%

Medolla1,3%

Finale Emilia4,9%

Cavezzo0,004%

San Prospero0,8%

San Possidonio0,6%

Camposanto14,3%

San Felice12,9%

Figura 10.3 – Contributo dei singoli Comuni al totale delle aree protette dell’Unione.

Figura 10.4 – Mappa delle zone di tutela naturalistica, zone di particolare interesse paesaggistico e Zps.

Nelle figure 10.3 e 10.4 sono riportate rispettivamente il contributo di ciascun comune al totale delle aree protette e la mappa con la loro ubicazione.

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Oltre il 60% delle aree “protette” si colloca nel comune di Mirandola, a cui seguono il comune di Camposanto (14,3%) e S. Felice (12,9%). Per i restanti comuni, il territorio destinato ad aree protette è al di sotto del 5% della superficie territoriale. Di seguito si riportano le descrizioni ambientali di alcune delle aree naturalistiche più significative del territorio dell’Unione.

Le Valli di Mirandola (1)

(1) F. Lui, C. Giannella – “Le Valli di Mirandola (Modena)” Quaderni di birdwatching anno V vol. 9 – aprile 2003

L’Oasi provinciale di protezione della fauna selvatica delle Valli di Mortizzuolo e le zone ad essa contigue, situate nel settore nord orientale del Comune di Mirandola, costituiscono il più vasto comprensorio, tra i più estesi della Regione Emilia Romagna, caratterizzato da numerose aree umide permanenti e temporanee, piccoli stagni, siepi, filari alberati, boschetti, prati stabili con macchie e fasce di arbusti. Le Valli sono così definite perché rappresentano aree depresse racchiuse tra percorsi fluviali attuali ed estinti corrispondenti a zone di esondazione dei fiumi Secchia, Panaro e Po, che nel corso degli anni hanno contribuito alla formazione di un territorio caratterizzato da un'alternanza di rilievi e depressioni, di dossi e di valli. In passato, per questa sua conformazione, l'area delle Valli si presentava come una vasta zona umida incisa da piccoli e grandi corsi d'acqua e da canali di scolo di diversa dimensione. Solamente nei primi decenni del '900 l'intera zona venne definitivamente bonificata per opera del Consorzio di Burana, questo portò ad una totale modificazione del territorio con la conseguente perdita dell'ambiente naturale e di un ecosistema unico come quello acquatico delle zone umide. Dal 1994, grazie ad alcuni interventi agroambientali del Regolamento CEE 2078/92, per l’incentivazione della messa a riposo dei terreni agricoli, attraverso la realizzazione di ampie zone riallagate, è stata ricreata ex-novo un’area naturale, dai terreni precedentemente coltivati, con finalità di ripristino e gestione di habitat per la salvaguardia della biodiversità attraverso interventi di rinaturalizzazione e poi alla creazione delle Oasi, che sono tuttavia ancora circondate da aziende faunistico-venatorie. Le opere di rinaturalizzazione hanno favorito lo sviluppo di un’avifauna ricchissima sino a consentire la nidificazione di specie di rilevante interesse scientifico. In questa area scarsamente coltivata, molti animali hanno trovato il loro habitat ideale. Per valorizzare questa zona del proprio territorio, il Comune di Mirandola ha intrapreso da diversi anni azioni ed interventi concreti di recupero, come la ristrutturazione del Barchessone Vecchio, situato proprio al centro di queste Valli e la realizzazione di un piano progettuale di itinerari naturalistici percorribili sia in bicicletta sia a piedi. Occorre inoltre rilevare che larga parte dell'area è posta sotto tutela grazie al Decreto Galasso ed al Piano Paesistico Regionale come zona di particolare interesse paesaggistico-ambientale e storico-archeologico.

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Il fitodepuratore de "Le Meleghine"(2)

(2) Comune di Finale Emilia – sito internet

A pochi chilometri dall'abitato di Finale Emilia, è stato realizzato un sistema di fitodepurazione che si estende su una superficie complessiva di oltre 36 ettari, trasformando l'intera area in una vera e propria "zona umida" d'interesse naturalistico. L'impianto suddetto rappresenta un significativo esempio di eco-tecnologia applicata alla depurazione delle acque; in particolare, il termine "fitodepurazione" indica una modalità di rimozione degli inquinanti da un corpo idrico a fronte di una produzione di biomasse vegetali. Le acque trattate sono prelevate dal Cavo Canalazzo, che sottende ad un bacino imbrifero di oltre 3500 ettari e riceve gli scarichi di numerose attività produttive di tipo agroalimentare e dei depuratori fognari dei Comuni di Medolla, S. Felice s/P., Massa Finalese e Canaletto. Attiguo alle Valli, l’impianto ha presto assunto importanza naturalistica, presentando caratteristiche e condizioni favorevoli al rifugio e allo sviluppo di specie vegetali ed animali. L’oasi è dotata di una torre-osservatorio e di una piccola torretta che permettono una vista panoramica ed una buona osservazione degli animali.

Parco di Bosco Tusini Il parco di Bosco Tusini si trova nel Comune di S. Prospero ed è stato realizzato nel 1989 da un progetto dell’Ufficio Tecnico Comunale in collaborazione col Servizio Provinciale Difesa del Suolo risorse idriche e forestali. Ha una superficie di 2,5 ettari comprendenti 4.260 alberi e 1.550 arbusti di specie diverse.

Cave di Budrighello Le Cave di Budrighello sono sorte in un’area di cava utilizzata dalla fornace di Pioppa che utilizzava lo spesso strato di argilla depositata dalle acque del fiume Secchia nel corso degli anni, per la costruzione, fino al 1974, di grandi quantità di mattoni, coppi e piastrelle per pavimenti. Col tempo, l’escavazione dell’argilla ha dato luogo a dei laghetti, ora alimentati dalle acque di falda, dove flora e fauna hanno preso il sopravvento, colonizzando l’area e favorendo lo sviluppo di un ecosistema acquatico ricco e ben equilibrato. Il Comune di San Possidonio, in particolare, per favorire e salvaguardare la rinaturalizzazione di questo territorio, da alcuni anni ha promosso un progetto di recupero e gestione dell’area istituendo in essa una “Zona di recupero ecologico” di 90.000 mq composta da: tre laghi, un ampio parco di specie autoctone, 6 km di sentieri, un punto di sosta e un’ altana per l’osservazione. Le cave sono gestite dalla “Associazione Cave di Budrighello” composta da volontari. Passeggiando all’interno dell’area tra i canneti e i robusti rami dei salici, dei pioppi e degli olmi è facile osservare germani reali, folaghe, gallinelle d’acqua, garzette, aironi cenerini, svassi, testuggini palustri, cannareccioni, tutti alla ricerca di un rifugio tranquillo.

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Il verde urbano è stato suddiviso in diverse tipologie di utilizzo. La maggior parte del verde urbano è classificato come verde di arredo, seguito da verde di giardini e parchi pubblici e quello annesso agli impianti sportivi. Nel grafico in figura 10.5 si riportano le estensioni delle aree verdi presenti in ciascun comune dell’Unione

0 200.000 400.000 600.000 800.000

Camposanto

Cavezzo

Concordia

Finale E.

Medolla

Mirandola

S. Felice

S. Possidonio

S. Prospero

mq

Finale E.31%

Medolla4%

Mirandola27%

Concordia7%

S. Felice13%

S. Possidonio

4%

S. Prospero3%

Camposanto4%

Cavezzo7%

Figura 10.5 – Superficie totale adibita a verde urbano. Figura 10.6 – Contributo di ciascun Comune al totale del verde nel territorio dell’Unione.

IL VERDE URBANO Obiettivi dell’indicatore:

Individuare e quantificare le aree verdi urbane per tipologia di area.

Unita’ e definizioni

mq e % di aree verdi sulla superficie territoriale comunale, mq/abitante

Metodi di misura quantificazione della superficie per singola area verde urbana.

Metodi di elaborazione

Somma delle singole aree verdi per comune, mq di area verde diviso la superficie totale comunale, mq di area verde diviso gli abitanti residenti, % di ciascun comune sul totale dell’Unione. Serie di dati

Aggiornamento al 2003

Fonte dati

Comuni Unione Area Nord

Documenti di riferimento

Riferimento normativo

L.R. 20/2000, Direttiva Habitat

Scheda dell’indicatore

300

Dai dati pervenuti, risulta che Finale Emilia e Mirandola, risultano avere la superficie maggiore di verde urbano, in virtù dell’elevata estensione territoriale, rispetto al resto dei comuni (figure 10.5 e 10.6). Di seguito si riportano i grafici relativi al verde pubblico normalizzati sull’estensione territoriale e sulla popolazione residente. Normalizzando la superficie di verde urbano sul totale territoriale, Finale Emilia risulta sempre con la percentuale più elevata, seguita da Cavezzo e S. Felice.

17,2

46,7

54,4

41,2

28,9

36,1

63,7

57,5

38,8

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0

Camposanto

Cavezzo

Concordia

Finale E.

Medolla

Mirandola

S. Felice

S. Possidonio

S. Prospero

mq/kmq

Figura 10.7 – Percentuale di aree a verde urbano sul totale della superficie comunale.

I dati normalizzati per numero di abitanti riconfermano Finale Emilia come comune con maggior area verde dedicata per abitante (figura 10.8).

21,4

13,3

12,1

27,3

25,0

43,8

17,3

22,2

28,9

0 10 20 30 40 50

Camposanto

Cavezzo

Concordia

Finale E.

Medolla

Mirandola

S.Felice

S.Possidonio

S.Prospero

mq/abitante

Figura 10.8 - Mq di verde urbano per abitante.

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Sintesi In relazione a quanto analizzato attraverso gli indicatori individuati, si possono effettuare le seguenti valutazioni: • L’Indice di Biopotenzialità Territoriale evidenzia un impoverimento del territorio con

banalizzazione del paesaggio dovuta allo sviluppo delle colture estensive. Per valutare se le politiche di tutela del paesaggio e della natura hanno avuto effetti significativi, sarebbe necessario effettuare una valutazione del Btc ad oggi predisponendo una più recente carta dell’uso del suolo.

• Per quanto attiene le unità di paesaggio, indicano un ambiente non molto diversificato se non nelle aree limitrofe ai fiumi Secchia e Panaro che mostrano una discreta varietà di habitat.

• Il sistema delle aree protette risulta discretamente vasto con possibilità di ulteriori ampliamenti, soprattutto nei tratti ripari dei canali che potrebbero avere funzione di rete ecologica collegando le aree attualmente tutelate.

• Il verde urbano disponibile per abitante si attesta su valori inferiori ai 30 mq; unica eccezione Finale Emilia in cui ogni cittadino fruisce di oltre 40 mq.

• Le politiche di tutela del paesaggio sono ancora poche e non tutti i comuni le hanno adottate.

Indicatore Condizione attuale

Andamento temporale

Indice di Biopotenzialità Territoriale (B.T.C.)

Le Unità di Paesaggio ➨ Il sistema delle aree protette ☺ Il verde urbano ➨ Politiche di tutela del paesaggio

Legenda:

☺ = Sviluppi positivi nello stato o diminuzione della pressione = Sviluppi negativi nello stato o aumento della pressione =Nessuno sviluppo positivo evidente nello stato o nella pressione

= Andamento temporale crescente = Andamento temporale decrescente

➨ = Andamento temporale stazionario

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Finito di stampare nel mese di giugno 2004presso le Grafiche Rebecchi Ceccarelli, Modena