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Noinoncifermiamomai ;vièsemprecosache incalzacosa .. .Dalmomentochenoicifermas- simo,lanostraOperacomincerebbeadeperire DONBOSCO ANNOLXXXVIII - N .22 DIREZIONEGENERALE :TORINO712 . VIAMARIAAUSILIATRICE,32 - TELEF .48-41-17 PerchèlaPiaUnione è chiamata`famiglia' LanostraPiaUnioneèdettaanche - com'è noto - TerzaFamigliaSalesiana,perchècon laCongregazioneSalesianael'IstitutodelleFi- gliediMariaAusiliatriceèlaterzadelletre grandifamigliefondatedaDonBosco .Nonsi parladiprimo,secondoeterzoOrdine,madi famiglie . Questaterminologiahaunsuosigni-o ficatoperchèènatadaquellospiritodifamiglia cheèelementoessenzialedellospiritodiDonBo- scoecheaffratellaimembridiciascunadelle trefamiglienonsolotradiloro,maanchecon quellidellealtreduefamiglie .CosìiSalesiani eleFigliediMariaAusiliatricesisentonouniti aiCooperatori,chenecondividonogliideali, ilcampoeimetodidiapostolato . Questospiritolosisentepiùvivoediventa evidentenellegioieeneidolori,nellemalattie eneilutti .Èdipochimesil'esempiodatodai SalesianieCooperatoritorinesinelcircondare dipremurosaassistenzaungiovaneCooperatore romano,colpitodamalattiamortalenelritorno daunpellegrinaggio .Comeètuttoravivoil ricordodell'affettuosasolidarietàconlaquale iCooperatoridell'Italiaedell'esterohannopreso partealgravissimoluttochehacolpitolafa- migliasalesiananellatragicasciaguradiMarsala . InostriDirigentipotrebberomoltiplicaregli esempidiquestospiritodifraternitàchesi esplicaconlacollaborazionecordialealleatti- vitàdiapostolatotraimembridellostesso Centro,macheassumelepiùdelicatesfuma- turedellacaritàcristiananellapartecipazione vivaallevicendelieteetristideisingoliedelle lorofamiglie . DonBosco,neltenerelesueprimeConferenze aiCooperatori,parlavalorocomeafigliuolica- rissimi,liaggiornavasuglisviluppidellasua opera,liinformavadelledifficoltàcheincon- trava,dellelottechedovevasostenereesoprat- tuttodelcampodiapostolatoapertoallasua grandefamiglia,acuilaProvvidenzaandava ognigiornoaprendonuoviorizzonti. Nontrascuravainoltreditoccareuntasto cherimaneancoroggisensibilissimo :quellodella preghierareciproca : <s Voi - dicevanel1885ai Cooperatoritorinesi - dateaigiovanettiun po'dipanematerialepersostenernelavita, edessidànnoavoiilpanespiritualedelleloro orazioni .Forsevoinonpotetepregarmolto . Ebbene,queigiovani,iSalesianieleSuoredi MariaAusiliatricepregherannopervoieviot- terrannodalcielolegraziedicuiabbisognate . MoltipoideiCooperatoriedelleCooperatrici sonoogniannochiamatiall'eternità,enoiuniamo lenostreallevostrepreghiereinsuffragiodelle loroanime». InconcretovorremmoproporreainostriDi- rigentidipromuovereeintensificarequestospi- ritodifamiglia : Li fomentandotraimembridellostesso Centrol'unitàd'intentielospiritodisolida- rietànellavoroapostolico ; 2 1~&~- SALESIANO promovendolostessospiritotraiCoo- peratorideiCentridellamedesimaIspettoria,in modocheleiniziativedelCentroIspettoriale sianoaccolteconinteresse,fattepropriecon entusiasmo,attuateconzelodatutti ; 131 interessandoiCooperatoridelproprioCentro allegioieeaidolorideiSalesianiedelleFiglie diMariaAusiliatriceingeneraleeinparticolare diquellidellacasaallaqualeilCentroèannesso ; 41 favorendolapartecipazionedeimembridella primaedellasecondafamigliadiDonBoscoalle gioieeaidolorideiCooperatorichecollaborano piùdirettamenteedavicinoalloroapostolato ; invitandoiCooperatoridelproprioCentro aprenderepartealleprincipalifesteemanife- stazionidivitasalesianadell'Operalocale . Sono,questi,mezzisicurichealimentanoquello spiritodifamigliacheèunacaratteristicaed unaforzadell'apostolatosalesiano . 15NOVEMBRE1964 EDIZIONEPERIDIRIGENTIDEICOOPERATORISALESIANI 89

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  • Noi non ci fermiamo mai ; vi è sempre cosa cheincalza cosa. . . Dal momento che noi ci fermas-simo, la nostra Opera comincerebbe a deperire

    DON BOSCO

    ANNO LXXXVIII - N. 22

    DIREZIONE GENERALE: TORINO 712 . VIA MARIA AUSILIATRICE, 32 - TELEF. 48-41-17

    Perchè la Pia Unione è chiamata `famiglia'La nostra Pia Unione è detta anche - com'è

    noto - Terza Famiglia Salesiana, perchè conla Congregazione Salesiana e l'Istituto delle Fi-glie di Maria Ausiliatrice è la terza delle tregrandi famiglie fondate da Don Bosco . Non siparla di primo, secondo e terzo Ordine, ma difamiglie . Questa terminologia ha un suo signi-oficato perchè è nata da quello spirito di famigliache è elemento essenziale dello spirito di Don Bo-sco e che affratella i membri di ciascuna delletre famiglie non solo tra di loro, ma anche conquelli delle altre due famiglie. Così i Salesianie le Figlie di Maria Ausiliatrice si sentono unitiai Cooperatori, che ne condividono gli ideali,il campo e i metodi di apostolato .

    Questo spirito lo si sente più vivo e diventaevidente nelle gioie e nei dolori, nelle malattiee nei lutti. È di pochi mesi l'esempio dato daiSalesiani e Cooperatori torinesi nel circondaredi premurosa assistenza un giovane Cooperatoreromano, colpito da malattia mortale nel ritornoda un pellegrinaggio . Come è tuttora vivo ilricordo dell'affettuosa solidarietà con la qualei Cooperatori dell'Italia e dell'estero hanno presoparte al gravissimo lutto che ha colpito la fa-miglia salesiana nella tragica sciagura di Marsala .

    I nostri Dirigenti potrebbero moltiplicare gliesempi di questo spirito di fraternità che siesplica con la collaborazione cordiale alle atti-vità di apostolato tra i membri dello stessoCentro, ma che assume le più delicate sfuma-ture della carità cristiana nella partecipazioneviva alle vicende liete e tristi dei singoli e delleloro famiglie .

    Don Bosco, nel tenere le sue prime Conferenzeai Cooperatori, parlava loro come a figliuoli ca-rissimi, li aggiornava sugli sviluppi della suaopera, li informava delle difficoltà che incon-trava, delle lotte che doveva sostenere e soprat-tutto del campo di apostolato aperto alla suagrande famiglia, a cui la Provvidenza andavaogni giorno aprendo nuovi orizzonti.

    Non trascurava inoltre di toccare un tastoche rimane ancor oggi sensibilissimo : quello dellapreghiera reciproca :

  • ACQUVIVA

    L'esperienza ci ha insegnato che il benessere ma-teriale e la maggior istruzione non bastano a ren-dere gli uomini nè più felici, nè più costumati .Il reddito economico è cresciuto, la disoccupazioneè quasi del tutto scomparsa, l'istruzione si è dif-fusa e cresce sempre di livello ; ma intanto i delittidei minorenni si moltiplicano ; le frodi nel coni-mercio e negli uffici sono all'ordine del giorno;i vincoli familiari si rallentano e la ,fiducia (cheè come il cemento che unisce la compagine sociale)viene sempre meno .Che cosa manca a questa povera umanità?Manca la fede .Intendo dire Fede religiosa; quella che dà unvalore eterno alla vita terrena ; quella che dà unsenso divino al sacrificio ; un limite alle passioni•

    un senso gioioso al dovere .Ma questa Fede non si alimenta, non si fortifica•

    non si difende senza istruzione religiosa .Quando ero Vescovo in Sicilia, ebbi il dolore divedere due invasioni : una fu quella della lavadell'Etna, che in pochi giorni mi distrusse unmagnifico paese (Mascali) . Un'altra invasione- questa di carattere spirituale - ebbi a subìrein un altro paese che confinava con Taormina :fu una invasione di protestantesimo che in pochigiorni pareva dovesse divampare come un incendioin un bosco di piante secche .Contro la prima invasione non c'era possibilitàdi creare un argine . Si pensò a salvare il salvabile•

    a confortare le vittime .Contro la seconda invasione, io diedi come diret-tiva: non fare polemiche, ma creare scuole di dot-trina cristiana specializzate e divise, particolar-mente per gli adulti .La parola del Vescovo fu ascoltata. Per quasi unmese, tutta la popolazione frequentò ogni giorno,

    f

    • ogni sera, la sua scuola di dottrina cristiana .Al termine del mese fui invitato ad andare a sentireun saggio della istruzione religiosa di quella gente .Nessuna categoria di persone - intellettuali, pro-essionisti, operai ecc . - mancava all'appello .Le discussioni furono così ordinate ed esaurienti,che io non potei trattenere le lacrime nel ringraziare.Ma allora uno dei più autorevoli fra i presentimi interruppe e disse: a Non ringrazi noi, rin-grazi i protestanti . Essi ci hanno fatto toccar conmano che eravamo degli ignoranti. Essi parlavano• noi non sapevamo rispondere . Adesso parliamonoi, ed essi restano a bocca aperta, e se ne vanno ».

    Mons . EVASIO COLLI, arcivescovo-vescovo di Parma,nella Pastorale 1964

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    Noi, una potenza?!

    Si legge molto e da tutti . Si osservi, per esempio,in treno, in pullman. Ormai ci si formano leidee attraverso le letture preferite e si modificail proprio cristianesimo in base alle letture chesi fanno. La stampa ha oggi nella vita degliindividui una presenza di primaria importanza .

    Di qui la necessità impellente della presenzaattiva nella società di cristiani convinti e coe-renti con l'apostolato della buona stampa . Èun mezzo efficacissimo per la diffusione del mes-saggio di Cristo. È una autentica missione, chesi esplica in forme diverse : dalla offerta dellapreghiera e della sofferenza ai modi pratici didiffusione .

    Se noi consideriamo il numero di persone gra-vitanti attorno alla Famiglia Salesiana, costa-tiamo quanto sia giustificata l'espressione uscitadalle labbra di un competente all'Istituto diRelazioni Pubbliche : Ma voi Salesiani siete unapotenza!

    nostra Opera .

    Pensiamo quale cifra si raggiungerebbe se ognunodei Salesiani, delle Figlie di Maria Ausiliatricee dei Cooperatori agisse su almeno due familiari,interessandoli al problema Stampa .

    Si tratta di adottare una tecnica di diffusione :

    Cominciare da quelli che sono più vicini a noi .•

    Presentare degli articoli che possono interes-sare in situazioni o professioni particolari .

    Usare appropriati metodi e veicoli di trasmis-sione, suscitando l'interesse del nostro inter-locutore .

    Compitezza, pazienza.•

    Introdurci facendo scattare la simpatia .•

    Informare esaurientemente .•

    Ascoltare e valutare le reazioni del destinatario .•

    Costanza, tatto, prudenza . . .

    Conclusione: rimboccarsi le maniche e lavorare, so-prattutto in questo tempo di abbonamenti .

    Se amiamo davvero la nostra fede, se vogliamocollaborare alla diffusione del pensiero cristiano,se vogliamo far sentire il valore e il senso dellavita cristiana, dobbiamo agire .

    Il mondo cristiano è un universo costruito datanti fattori esterni a noi, ma che noi possiamo in-fluenzare col nostro apostolato quotidiano, direttoo indiretto. Determinante quello della stampa .

    Salesiani (+ allievi, ex allievi, coo-peratori) 1.115.972

    Figlie di M. A. (+ allieve ed ex all .) 954.867Assistiti dalle F.M.A. in ospedali e

    ambulatori 1.013.271Parrocchie 523, con una popolazione

    di unità 5.582.516

    Totale 8.666.626Quindi possiamo contare su oltre 8 milioni emezzo di persone che gravitano attorno alla

  • Organizziamoci!Guardando si impara

    Inventori, pionieri, autodidatti, quanti insommasi trovano in qualche modo isolati nell'iniziareun'impresa, imparano a loro spese, ossia sba-gliando e correggendosi. Ma chi ha la fortuna diinfilare una strada già aperta e costellata di se-gnalazioni, non ha che da aprire gli occhi .

    F il caso dei Dirigenti della Pia Unione : la viaè già sgombra, il percorso è ben tracciato, i rifor-nimenti non mancano . Nel nostro campo perciòl'esperienza dei colleghi è un tesoro da sfruttare .

    Il Manuale Dirigenti è il primo e insostituibilemaestro della nostra organizzazione, corroboratos'intende dalla lettura del Bollettino Dirigentidell'anno in corso . Ma il vero orientamento pra-tico in tali circostanze è dato solo dal guardare illavoro e il metodo di lavoro degli altri colleghi .Chi ha la santa scaltrezza di andare sul posto adosservare un Ufficio ispettoriale o un Ufficio lo-cale che funzionino perfettamente da anni, rispar-mia un sacco di tempo, e quel che è più, bruciatutte le tappe e i traguardi organizzativi, utiliz-zando in pochi mesi le esperienze di anni e anni .Ci sono uffici ispettori ali, regionali ed anchelocali che si possono additare come uffici-pilota .

    Un'ora passata da un Dirigente o da un Colla-boratore nel visitare tali uffici vale un corso diinformazioni sui metodi organizzativi . Del resto,anche nel mondo, i responsabili di qualsiasi in-dustria non si lasciano certo scappare l'occasionedi visitare le sedi delle loro filiali e di case affini .Chi ha occhio ruba il mestiere e per di più . . . nericeve i complimenti!

    Lo schedario

    Non c'è U io cooperatori se non c'è almenolo schedario degli iscritti . I nominativi degli iscrittidevono figurare in tre archivi distinti : in quellocentrale e generale di Torino (per l'Italia), inquello ispettoriale o regionale e in quello localedi ogni singolo centro. Prima preoccupazione diun Delegato locale dev'essere l'esistenza e l'ag-giornamento dello schedario .F ovvio che l'Ufficio ispettoriale dovrà possederee curare uno schedario che corrisponda alla sommadi tutti gli schedari dei centri dell'Ispettoria odella Regione. Ogni aggiunta o correzione devesimultaneamente apparire nello schedario localee in quello ispettoriale e dev'essere comunicataal più presto all'Ufficio centrale di Torino (perl'Italia) che interesserà subito anche l'Ufficio delBollettino Salesiano .Ottimo metodo per iniziare uno schedario ana-grafico è quello di servirsi del fascettario deilettori del Bollettino Salesiano per individuare,a mezzo di Zelatrici, quelli che sono iscritti allaPia Unione. Tale ricerca è utilissima anche aifini della revisione degli indirizzi .

    Sostenere le vocazioniÈ proprio vero che si può e si deve intervenire,tra Dio e le anime, nello svolgimento della storiadi una vocazione? Sì, perchè la verità in fattodi vocazione è che Dio manifesta la sua chia-mata alla vita religiosa e sacerdotale attraversoi «segni », non simbolici ma reali .

    Essi sono : le doti di natura e di grazia, e la in-tenzione sincera e generosa del chiamato .

    Questi segni, nell'ordine provvidenziale stabilitoda Dio, devono essere accertati e sviluppati.Prima di tutto da chi ha la responsabilità difarlo: dai genitori nei loro figli; dalle personebuone per tanta gioventù, che non trova chiabbia intelligenza e volontà di aiutare a sco-prire e a realizzare la propria vocazione, almenofino a quando il Superiore, con il suo responsa-bile giudizio, non completi i «segni» .

    Tra i «segni » quello più difficile da accertareè 1'«intenzione » del soggetto . È sincera, senzaaltri fini? E generosa, disposta ad andare in-contro anche alle immancabili difficoltà? Alloraè autentica, anche se è manifestata da un fan-ciullo. In questo caso sarà fondata all'inizio,più che sulla ragione, sull'entusiasmo per lareligione e per l'apostolato . Scoprire e sostenerequesto « entusiasmo», è proprio sostenere tantiragazzi e ragazze sulla strada di una vera vo-cazione, religiosa o sacerdotale .

    Ecco allora quanto è preziosa e importante lapresenza di uno Zelatore o Zelatrice per le Vo-cazioni, fra tanta gioventù ancora buona edistruita nella religione . In certi paesi di solidavita cristiana, in certe attività (Oratori, Asso-ciazioni, Catechismi), è più facile accertare i«segni »; e anche sostenerli e svilupparli, conqualche parola opportuna ; e specialmente raf-forzare quel primo « sì » alla chiamata del Si-gnore, che qualche volta fiorisce così timida-mente sulle labbra giovanili .

    Sostenere per segnalare al più presto al Promo-tore Vocazioni, al Delegato o alla Delegata, alDirettore o alla Direttrice dell'Opera Salesianapiù vicina .

    Segnalare e accostare, con parole di chiarimentoe di incoraggiamento ; con qualche pieghevoleo libriccino (ce ne sono tanti, indovinatissimi),col Bollettino Salesiano, nel caso di inclinazionealla vita religiosa salesiana .

    Accostare e raccogliere per una festicciola in-sieme il gruppetto dei giovanetti - o dellegiovanette - nelle Feste di Don Bosco, dell'Au-siliatrice, ad esempio; o accompagnarli alle riu-nioni ed ai ritiri appositi presso l'Opera Sale-siana; o aiutare l'organizzazione ed il sostenta-mento di un breve soggiorno estivo di quelligià orientati, per selezionarli meglio ed avviarlialle Case di Formazione.

    Ma di queste iniziative dovremo parlare am-piamente .

    91

  • CONOSCIAMOIL NOSTRO

    REGOLAMENTO

    9P.

    IX

    Naturalmente l'Associazione aveva pur bi-sogno di aiuti materiali per organizzare le sueiniziative e sostenere opere di apostolato cheimportavano anche spese . A questo provvide,con familiare confidenza, nel capo IV (primaedizione, VI), intitolato Obblighi particolari, in-troducendosi con la descrizione dei rapporti fra-terni che devono correre tra Salesiani e Coo-peratori .

    I membri della Congregazione Salesiana - leg-giamo nel primo articolo - considerano tutti iCooperatori come altrettanti fratelli in Gesù Cristo ;e a loro si indirizzeranno ogni volta che l'operadi essi può giovare alla maggior gloria di Dio ea vantaggio delle anime . Con la medesima libertà,essendone il caso, i Cooperatori si rivolgeranno aimembri della Congregazione Salesiana .L un articolo che va meditato . Salesiani e

    Cooperatori devono sentirsi « confratelli » : es-sere gli uni per gli altri di vicendevole aiuto, erichiedersi la mutua cooperazione con fraternalibertà. Non per trarne vantaggi particolari,ma per raggiungere il fine supremo : la gloriadi Dio e il bene delle anime. Questa sì che èsanta alleanza, sublime fraternità, disinteressatacristiana cooperazione! L'unione non è per fa-vorire agevolazioni personali, miglioramenti eco-nomici, agiatezze, carriere, interessi terreni, inuna parola . L per potenziare iniziative che ten-dano alla maggior gloria di Dio ed alla salvezzadelle anime .

    Ed ecco allora legittimata anche la richiestadi aiuti materiali . Don Bosco ha steso, letteral-mente, la mano a mendicare fino al terminedella sua vita per costruire oratori, istituti,chiese, cappelle, laboratori ecc ., per dar panee vestito, scuola e lavoro, e fare una posizionesociale ai giovani più poveri e bisognosi . Masempre con l'occhio fisso alla loro cristiana edu-cazione, alla loro eterna salvezza . Ha mobili-tato mezzo mondo per la diffusione della buonastampa e ha moltiplicato tipografie e libreriegareggiando perfino con grandi editori. Non esitòa dire al futuro Pio XI, nel 1883, che in questecose egli voleva essere all'avanguardia del pro-gresso . Ma non per far quattrini ; non per arric-chire sè od altri; neppure per procurare ai Sa-lesiani agi, comodità e benessere che sarebberoin contrasto col loro voto di povertà .C'è un episodio grazioso proprio del 1864,

    quando Don Bosco pubblicò la biografia del« Pastorello delle Alpi », Besucco Francesco . Ildirettore della tipografia, cav. Federico Oreglia,l'aveva messa in vendita al prezzo dei volumetti

    delle Letture Cattoliche. Ma Don Bosco deside-rava un prezzo ancor più modico per favorirnela più ampia diffusione. E disse al Cavaliere :«Noi due non ci intendiamo ancora : lei sa cheDon Bosco ha bisogno di danaro e perciò vuoldargliene; io so esserci bisogno che i buoni librisi diffondano, perciò non guardo a denari »(VII, 687) .

    Con questo criterio, Don Bosco aggiunse nelregolamento definitivo i tre articoli seguenti :

    2. Quindi tutti i soci, come tutti figli del nostroPadre celeste, tutti fratelli in Gesù Cristo, coimezzi materiali loro proprii, o con beneficenzeraccolte presso persone caritatevoli, faranno quantopossono per promuovere e sostenere le opere del-l'Associazione.

    3 . 1 Cooperatori non hanno alcun obbligo pe-cuniario, ma faranno mensilmente, oppure an-nualmente, quella oblazione che detterà la caritàdel loro cuore . Queste offerte saranno indirizzateal Superiore in sostegno delle opere promossedalla Associazione .

    4 . Ogni anno si faranno almeno due conferenze,una nella festa di Maria Ausiliatrice, l'altra inquella di San Francesco di Sales . In ciascunadi queste con férenze si farà una colletta, comenel numero precedente . Nei luoghi dove i Coope-ratori non potessero costituire la Decuria, e quandoalcuno non potesse intervenire alla conferenza,si farà pervenire a destinazione la propria offertacol mezzo più facile e sicuro (e. IV) .

    Invece di Decuria, oggi diciamo Centro dellaPia Unione .

    Anche qui sarebbe interessante un confrontocon le diciture usate negli abbozzi.

    Indugeremo la prossima volta sul primo ab-bozzo. Per ora rileviamo che nel secondo siridusse a questo : « I soci non son tenuti ad al-cuna annualità pecuniaria, sono solamente in-vitati a fare un'offerta per sostenere le operepromosse dall'Associazione . Queste offerte sipossono consegnare ai Decurioni, ai Prefetti,ai Direttori, oppure direttamente al Superiore »(X, 1316) .Nel terzo abbozzo giunse quasi alla forma

    definitiva : « 1) Ogni socio coi mezzi materialisuoi proprii o con beneficenze raccolte presso apersone caritatevoli farà quanto può per pro-muovere e sostenere le opere dell'Associazione ;

    2) I soci faranno ogni anno l'offerta di L . 1per le opere promosse o da promuovere dal-l'Associazione. Queste offerte saranno indiriz-zate al Superiore, oppure ai Decurioni, ai Pre-fetti, ai Direttori, che le faranno al medesimopervenire ;3) Regolarmente poi si farà una colletta

    nell'occasione delle conferenze (pensava ancoraa conferenze mensili) e specialmente in quelladi San Francesco di Sales. Chi non potesse in-tervenire a questa conferenza può in altra ma-niera far pervenire la oblazione al Superiore »(XI, 539) .

  • ESEMPI .Corso di Esercizi per il Clero Diocesano« Per la seconda volta spontaneamente partecipoal Corso di Esercizi organizzato dai Salesiani.Ciò dice che mi è gradito molto il metodo . . . Ho fattoil proposito di continuare a frequentare gli Esercizipresso i figli di D. Bosco . . . » .

    • « Sono già trascorsi otto giorni dalla fine degliEsercizi ; il ricordo è ancora vivissimo in tutti isensi, ma specialmente per quel calore cristiano-umano che contraddistingue ogni iniziativa salesiana .Era la prima volta che vi partecipavo . Ne sonorimasto molto soddisfatto, e così i miei confratelli . . . » .

    r «Questo è stato il corso di Esercizi più proficuoper me (non è una esagerazione, bensì la pura verità) .. . . Ho paura che non farò più altri esercizi comequesti, se non mi riuscirà per l'avvenire di parteci-pare a Corsi come questo di Villa Betania 1964 . . . ».

    Un indice rivelatore : gli Esercizi SpiritualiSe è vero che un buon termometro per misu-

    rare il livello spirituale di una organizzazione cat-tolica è la partecipazione dei suoi membri agliEsercizi Spirituali e il fervore con cui li compiono,c'è da benedire il Signore. Infatti uno sguardopanoramico alle Relazioni annuali dei Delegatiispettoriali della nostra P .U. dice che di annoin anno aumentano i Cooperatori e le Coopera-trici che sentono il bisogno di ritirarsi a riposarein queste oasi dello spirito e che quelli che vipartecipano vi portano una serietà e una consa-pevolezza che edificano .

    Un indice rivelatore è il fatto che quelli chehanno partecipato una volta agli Esercizi Spiri-tuali, sentono un gran bisogno di ritornarvi edi ritemprare il loro spirito annualmente . Inparticolare va crescendo il numero degli uomini .Sono proprio essi i piú entusiasti, quelli che sen-tono maggior pena quando imprescindibili im-pegni familiari o professionali impediscono loroquesto bagno di spiritualità .

    Hanno contribuito a rendere fruttuosi gli Eser-cizi :

    i . Il clima di serenità, familiarità, discrezione eletizia salesiana in cui si sono svolti .

    2 . Il silenzio, che ha favorito il raccoglimento ela riflessione, fattori indispensabili perchè sianofruttuosi .

    3. La piccola mostra di buoni libri .

    Anche quest'anno, per le esi-genze delle varie nostre opere, visono stati cambi e trasferimentidi Delegati ispettoriali e locali .Per limitarci a far cenno deiDelegati ispettoriali d'Italia, ab-biamo visto con vivo rammaricolasciare il loro posto due deinostri Dirigenti tanto beneme-riti : don Antonio Rasà dell'Ispet-toria Sicula, e don Rodolfo Vi-gnato dell'lspettoria Lombarda .Al primo sono succeduti don An-tonino Fallica per la zona orien-tale sicula, e don Mario Co-gliando per quella occidentale .Il nuovo Delegato per la Lom-bardia è don Tarcisio Strap-pazzon. Il Delegato regionaledell'Umbria don Domenico Ber-nardini è stato sostituito dadon Arturo Caria .

    MOVIMENTI DI DELEGATI

    Ai Delegati uscenti diciamo il« grazie » riconoscente della P .U .per il fervido, fattivo impulsodato alla nostra Terza Famiglianell'ambito delle loro compe-tenze; ai nuovi Delegati cheentrano in carica in quest'oraconciliare, che apre nuovi lumi-nosi orizzonti all'apostolato deilaici, facciamo i nostri auguridi fecondo apostolato .Inoltre per tutti i Cooperatoriche hanno dovuto dare l'affet-tuoso e riconoscente saluto ailoro Delegati sia ispettoriali chelocali, trascriviamo quanto iCooperatori di Terni hannoscritto al nostro Direttore Ge-nerale in occasione della par-tenza del loro Delegato localedon Guglielmo Bonacelli, chia-mato a nuove responsabilità .

    Queste e simili frasi si possono leggere neiquestionari lasciati dai sacerdoti Decurioni eCooperatori che hanno partecipato al Corso diEsercizi organizzato per loro presso Casa Betaniadi Genzano (Roma) dal zo al z6 settembre scorso .

    È ormai il 30 anno che si svolge questo « espe-rimento » nella Ispettoria Romana, e la cosa staentrando piano piano nelle attività abituali .

    Alcuni Vescovi hanno fatto pervenire la loroparola di vero compiacimento e di incoraggia-mento, riflettendo le impressioni riportate daisacerdoti della loro diocesi .

    La predicazione veramente soddisfacente, ilclima salesiano per eccellenza, l'accoglienza caldae premurosa, la giornata mariana dedicata a M . Au-siliatrice, quella sacerdotale ; le « buone notti », lavisita del rev . Ispettore, tutto concorse a lasciarenei partecipanti un'indimenticabile impressione .

    Sono sentimenti edificanti checertamente condividono tutti iCooperatori :« L'amarezza del distacco è tem-perata dalla gioia dei nostripropositi e delle promesse fatteal buon don Guglielmo, ilquale nel commiato, con le sueraccomandazioni, ci ha ricor-dato che i Cooperatori lavo-rano non per l'uomo o per ilsacerdote, ma per la gloria diGesù, seguendo il programmadel santo Don Bosco . Faremoquindi ancora e sempre delnostro meglio perchè il semesì ben gettato dia i suoi co-piosi frutti . Sempre uniti neisentimenti di fraternità, salu-tiamo don Manca, al qualedaremo il nostro completo ap-poggio» .

    93

  • PFNSIERI PER LA CONFERENZA MENSILE DI DICEMBRE

    Un grande problema per i genitori e per ifigli : l'avvenire .

    La cosa piú importante della vita, diceva Pa-scal, è la scelta della professione, ma la si lasciaquasi sempre alla mercè del caso . O più chelasciarla al caso, oggi la si decide in manieracapricciosa o in maniera empirica o superficiale .

    Scelte capricciose : capricci di genitori e capriccidi figli, per giuochi di male intesa tradizione fa-miliare (contadino perchè figlio di contadino, av-vocato perchè figlio d'avvocato, sarta perchè figliadi sarta), per vanagloria di prestigio, per imita-zione di parenti o vicini, per golosità economica(lì si guadagna), per preclusione preconcetta (neprete nè suora ; qualunque cosa ma non medico,ma non contadino) .

    La vita come "vocazione" e "missione"

    Prima ancora di una scelta specifica, o anchealla base di essa, bisogna che gli educatori, equindi per primi i genitori, inculchino neigiovani il concetto della vita come una cosaseria, di impegno, di dovere, di vocazione emissione .

    Partendo da tale base, ogni scelta sarà fattacon responsabilità, e ogni professione sarà vis-suta con pieno valore umano, morale, cristiano,cioè nel piano universale del progetto di Diodi Creazione e di Redenzione .

    94

    ,£a íacti~IVLia e la

    BIBLIOGRAFIA

    i .

    Documenti pontifici, nelle fonti citate peraltri temi .

    2. Per il pensiero di Don Bosco sul tema :BRAIDO, Il sistema preventivo di Don Bosco, parte III,

    pp. 253-2s8 .

    3 . Una bellissima trattazione del tema, diffi-cile, ma esattissima : G . LUTTE, La scelta della pro-fessione, vol . I di a Educare >, Roma, PAS, 1962,

    P . 398-421 .

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    G . LUTTE, Son maturi per una scelta scolasticai ragazzi di terza media?, articolo nella rivistaa Orientamenti Pedagogici >, 1961, Pp . 5z9-536 .

    5.

    M. VIGLIETTI, Orientamento professionale, Ro-

    ma, Enaoli, 1954.

    6 . A . VARI, Guida dei genitori, Centro Nazio-nale Didattico Scuola e Famiglia, Roma (profilidi attitudini richieste per i diversi indirizzi discuola e professione) .

    I genitori non sono sempre abbastanza istruitiin fatto di scelta . Invece devono convincersi che :

    i . non tutti i loro figliuoli sono adatti per qual-siasi professione o vocazione ;

    z. la capacità non basta ; occorrono anche l'in-teresse e la volontà ;

    3 . il figlio che sbaglia la vocazione o la profes-sione, fallisce tutta la vita, sarà sempre un insi-curo, un fallito, uno spostato, un disadattato,che rimedierà come potrà, generalmente in malomodo ;

    q. . la vocazione è la via della salvezza eterna,e « che importa all'uomo se guadagna anche tuttoil mondo, se poi perde l'anima sua? » ;

    5 . la società e la Chiesa attendono che i figlisiano orientati anche secondo i bisogni del benecomune, cioè per la soddisfazione dei compiticivili e spirituali della comunità .

    Criteri di scelta della vocazione e professione2 i

    Si possono riassumere in questi tre : capacità,volontà, possibilità . Da nessuno dei tre si puòprescindere per avere una buona riuscita, anchese l'abbondanza di uno dispensa in parte dal-l'impegno per gli altri .La capacità è il risultato della coltivazione delle

    doti e attitudini o inclinazioni naturali. Questesono in genere polivalenti ; tocca all'educazionedei genitori coltivarle e orientarle verso direzioniutili, intelligenti, possibili, aderenti cioè alle con-dizioni esterne e alla personalità, ai suoi desideri,alle probabili scelte .La volontà è legata molto all'interesse, all'aspi-

    razione personale, e quindi di solito anche al-l'inclinazione . Ma non sempre . Appunto devonoi genitori scoprire i capricci o le fantasie senzafondamento di doti o di possibilità concrete eliberarne i figli ; devono invece coltivare l'aspira-zione, l'interesse in linea con le doti e le possi-bilità, mostrando vantaggi e soprattutto dialo-gando con le più vive tendenze intime giovanili .

    Le possibilità sono di natura familiare, sociali,morale. Qui occorre fare anche dei sacrifici peravviare bene i figli . C'è da sollecitare e anchepremere le strutture sociali perchè permettano aicapaci meritevoli di raggiungere mète adeguate .C'è anche però il problema della liceità morale,o almeno della pericolosità . Se una figlia vuolefare l'attrice, c'è da pensarci più volte . Se unfiglio vuol fare lo sportivo professionista ecc . . . .Qualche volta si tratterà solo di fare aspettare

  • aaeaz~arte dei fiqiiun'età più matura, e soprattutto di premetteretale preparazione morale personale da rendereremoti i pericoli prossimi . Quanto sono da com-patire quei genitori (mamme in particolare) che«spingono » le figlie a carriere di ammirazione•

    denaro, prive di scrupoli morali!Quando incomincia l'orientamento della vo-

    cazione e della professione? Da quel che si èdetto risulta che incomincia prima della rlascita,quando i genitori trasmettono il patrimonio na-tivo in qualità fisiche e spirituali di base . Poitutta la gioventù è periodo di un orientamento•

    di una coltivazione ininterrotta .I genitori dovrebbero farsi guidare da questo

    principio : tolti casi eccezionali di doti spicca-tissime, dovrebbero prolungare quanto più pos-sibile esperienze e studi polivalenti, con larghepossibilità di scelta, restringendo poco per voltal'indirizzo scolastico, fino a fissare la mèta giusta .

    E soprattutto si ricordi che oltre all'osserva-zione e la scelta, il problema più delicato con-siste nel collaborare con la scuola e con altri per-chè i figli coltivino, cioè sviluppino tutta la loropersonalità in direzione della loro vocazione eprofessione, acquistandone le qualità e virtù .

    1 3 1 A chi tocca la scelta

    È difficile precisare. Certo non possono restareestranei i genitori, in proporzione della immaturità• del bisogno dei figli ; ma neppure possono re-stare estranei i figli, che anzi essi dovrebberoessere al più presto messi a parte della preoccu-pazione e delle riflessioni e scelte successive, epoi preparati a fare essi stessi, raggiunta la ma-turità conveniente, la scelta definitiva . Ma anchela scuola e chiunque altro si interessa sistemati-camente dei figli dovrebbe essere interpellato,per giungere a un consiglio giusto .

    a) La scelta vocazionale e professionale delle figlie .Nel passato quasi non esisteva il problema .Oggi è all'ordine del giorno . La psicologia hadocumentato la grande capacità e versatilità ope-rativa della donna, in ogni campo di applicazioneche permetta una esplicazione della sua perso-nalità umana e delle caratteristiche fisiche e psi-chiche femminili .

    Le possibilità sono parimenti molto aumentate .Purtroppo il bisogno della donna, della famiglia,della società, e un male inteso femminismo,hanno reso comuni impegni controindicati perla personalità psico-fisica e morale della donna,•

    almeno tali da non lasciarla esplicare .

    Oggi ogni figlia dovrebbe essere messa in gradodi mantenersi da sè indipendente, perchè «non sisa mai che cosa riservi la vita » . Meglio se poiun giorno potrà dedicarsi totalmente alle curedomestiche . Ma anche la cura domestica oggi siè « professionalizzata » . Cioè ci vuole studio epreparazione per svolgerla bene, come sposa,come madre educatrice, come organizzatrice del-l'azienda domestica .

    Nè deve più mancare alle figlie l'istruzionemassima loro possibile e conveniente, qualunquecosa siano per fare nella vita .

    b) Figli spostati . Sono cose che capitano . Sba-gliare la professione è grave, e non infrequente .

    Cosa devono fare i genitori? i . Pensarci prima .E cioè chi è in tempo assista e prepari i figli atutte le loro scelte della vita, vocazionale, profes-sionale, matrimoniale, con intelligenza e respon-sabilità . z. Se lo sbaglio è ancora « fresco », siveda se non sia possibile rimediare per tempo,correggendo sia l'indirizzo o il livello di studio,sia la professione o il mestiere, sia l'ambientedi lavoro. Ci vuole coraggio e intelligenza noncomuni. Però ne vale la pena, senza rispetto umano,senza ferite d'orgoglio . Meglio un figlio al postogiusto che uno spostato . 3 . E se è ormai troppotardi? È sempre un figlio . Merita tutto l'aiuto,l'affetto, l'appoggio, perchè se la cavi meglio chepuò, o almeno non faccia cose sbagliate per ri-farsi . E inutile mentire, e mascherare sbagli con-tro il buon senso, la giustizia e la morale . Bisognadare torto a certi modi di rimediare non adatti .Però volere sempre bene, comprendere ed esserepronti anche se i figli ributteranno sulle spalledei genitori un po' o molte delle conseguenzedelle scelte errate .

    QUESTIONARIO

    1 . Cosa significa : la vita non è un gioco o un'av-ventura, ma una «vocazione » di Dio per una spe-ciale « missione» personale?

    2 .

    È indifferente la vocazione e la professioneche segue nella vita?

    3 .

    Quali sono i criteri di scelta della vocazionee della professione?

    4 .

    Quando incomincia l'orientamento della vo-cazione e della professione?

    5 .

    Chi fa la scelta?

    6 .

    Quali nuove professioni si sono aperte oggialle giovani? Sono tutte convenienti ?

    AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI TORINO IN DATA 16 FEBBRAIO 1949, NUMERO 403 - CON APPROVAZIONE ECCLESIASTICADIRETTORE RESPONSABILE : SAC . DOTT . PIETRO ZERBINO, VIA MARIA AUSILIATRICE, 32 - TORINO (712) - OFFICINE GRAFICHE S .E.I .

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