1 RELAZIONE D’AIUTO e COUNSELING Dott.ssa Alessandra Giovagnoli.

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RELAZIONE D’AIUTO e

COUNSELING

Dott.ssa Alessandra Giovagnoli

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LA RELAZIONE D’AIUTOLA RELAZIONE D’AIUTO

Definizione: è l’incontro fra due persone di cui una, il cliente o utente si trova in condizioni di sofferenza, conflitto, confusione rispetto ad una situazione o problema che si trova a dover gestire; l’altra, l’operatore, presenta un certo grado di competenza e abilità rispetto a questo tipo di situazione o problema.Scopo: facilitare ed accompagnare il cliente in un processo di

- chiarificazione rispetto alla situazione o problema;- apprendimento e acquisizione di abilità che gli consentano di affrontare la situazione problematica e di rispondere in modo più soddisfacente alle richieste che sia l’ambiente interno ed esterno alla persona pongono. Competenza d’aiuto: agire in modo intenzionale, e consapevole, mediante apprendimenti ad hoc, attraverso i quali il sapere si integra con il saper fare e il saper essere.

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Il COUNSELINGIl COUNSELING• Definizione: counseling: da consulo, avere cura, venire in

aiuto. Consiste nell’abilitare il cliente a prendere una decisione riguardo a scelte di carattere personale o a problemi e difficoltà speciali che lo riguardano direttamente.

• Scopo: dare al cliente l’opportunità di esplorare, scoprire e chiarire gli schemi di pensiero e di azione per vivere aumentando il proprio livello di consapevolezza, facendo un uso migliore delle proprie risorse rispetto ai propri bisogni e desideri e pervenendo ad un maggior grado di benessere.

• Finalità: aiutare le persone ad aiutarsi, ad eliminare le difficoltà, che in un determinato momento della vita, impediscono al cliente di trarre soluzioni.

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A chi si rivolgeA chi si rivolgeIl counseling• è indicato per persone che sono ben integrate ed adattate,

e non afflitte da disagio e sofferenza psichica (ambito della psicoterapia), e tanto meno della malattia mentale (area psichiatrica).

• Non è indicato in casi i cui i problemi sono di tipo conoscitivo, informativo o applicativi di disposizioni legali; in casi in cui i clienti hanno una scarsa o insufficiente capacità di pensiero (bambini piccoli, psicotici, ritardo mentale); in casi in cui il cliente non vuole partecipare a un colloquio di questo tipo (non vi è cooperazione da parte sua).

AREE D’INTERVENTO:• conflitto, ambivalenza, confusione mentale, turbamento emotivo

in seguito a stress più o meno violenti nei vari ambienti di vita.

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LA PSICOTERAPIALA PSICOTERAPIA

• A chi si rivolge: è indicata con persone portatrici di un disturbo strutturale di personalità che disturba la percezione soggettiva del reale, la relazione con le altre persone, la possibilità di organizzare in modo razionale il proprio comportamento.

• AREE d’INTERVENTO: disagio e della sofferenza psichici.

• OBIETTIVO: ristrutturazione globale della personalità, del modo di essere della persona.

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L’ASCOLTO ATTIVOL’ASCOLTO ATTIVO

• Ascoltare significa essere capaci di riprendere o riassumere ciò che è appena stato detto dall’interlocutore (con il senso esatto che questo aveva per lui) ottenendo la sua approvazione.

• Aspettare di capire di più, prima di dire o fare qualcosa;• Abituarsi a domandarsi sempre “cosa manca in quello che mi ha raccontato”?• Limitare le affermazioni e le spiegazioni ed aumentare le domande.• Imparare ad usare le domande come informazioni non solo per sé ma anche

per l’altro.• Deve esserci un costante equilibrio fra domande fatte al cliente e interventi di

restituzione (riassunto, riorganizzazione dei dati emersi, proposta di collegamenti), e di INTEGRAZIONE INFORMATIVA (informazioni che l’utente deve avere per poter decidere, completamento di dati incompleti, indicazioni).

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Interventi verbali e non Interventi verbali e non verbali verbali

da evitareda evitare• INTERUZZIONI: a volte interrompiamo per giungere

alla conclusione. Anch’io pensavo, ma vieni al punto…..

• DIRETTE: interruzione attiva della frase dell’altro.• INDIRETTE: reagire con espressioni del volto

fortemente negative o quando c’è un momento di silenzio si risponde con una frase utile che arresta la corrente di pensieri e sentimenti dell’altro.

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Interventi verbali che non Interventi verbali che non facilitano l’espressione del facilitano l’espressione del

clientecliente

LE RISPOSTE:• INTERPRETATIVE: travisamento dell’accessorio e

dell’essenziale, nel contenuto inteso; significati personali attribuiti alle parole o alla mimica, attenzione rivolta a certe parti e non ad altre, nel contenuto del messaggio.

- riassunto parziale di ciò che è stato detto trova essenziale un aspetto a detrimento di altri:;

- deformazione del significato complessivo di ciò che è stato detto.

- una spiegazione.

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DI VALUTAZIONE O GIUDIZIO MORALE:• valutazione del contenuto dell’altro in termini positivi o negativi facendo riferimento a norme e a valori. Offre un consiglio morale o moralistico (messa in guardia, approvazione, disapprovazione, invito a pensare in questa o quest’altra maniera ecc).DI SUPPORTO AFFETTIVO o CONSOLAZIONE: (obbiettivo: apportare un incoraggiamento, una consolazione, comprensione). • Allude a una comunanza di esperienze fra operatore ed utente (anche a me è successo).• Si accetta naturalmente il punto di vista dell’altro. • Minimizzazione della situazione per evitare nell’altro reazioni eccessive. (atteggiamento materno o paternalistico).

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LA RISPOSTA INQUISITIVA• Porre domande per ottenere risposte supplementari

giudicate indispensabili per poter comprendere meglio la situazione del cliente, focalizzandosi su un dettaglio facendo apparire l’opinione personale dell’operatore di ciò che è importante.

LA RISPOSTA SOLUZIONE DEL PROBLEMA

• proporre all’altro un’idea per uscire dalla situazione (soluzione proposta dall’esterno e non promossa dal soggetto).

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Elementi fondamentali per Elementi fondamentali per costruire una relazione costruire una relazione d’aiuto d’aiuto (secondo C. Rogers)(secondo C. Rogers)

• Contatto psicologico: una relazione di aiuto presuppone necessariamente una relazione interpersonale.

• Incongruenza: ovvero incoerenza o contraddizione, discrepanza tra l’esperienza reale dell’organismo e l’immagine di sé che ha l’individuo quando si rappresenta quell’esperienza. Se l’individuo non ne è consapevole si trova in una condizione di vulnerabilità che determinerà probabilmente disorganizzazione; se ne è consapevole si avrà uno stato di ansia.

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• Congruenza: essere profondamente e liberamente se stessi nella relazione.

• Empatia: riuscire a sentire il mondo personale del cliente “come se” fosse nostro, senza mai perdere la qualità del come se.

• Accettazione positiva incondizionata: l’altro viene apprezzato per quello che è, come individuo distinto,specifico, unico, senza condizioni, valutazioni giudizi.

• Comunicazione: capacità di trasmettere all’altro l’accettazione e l’empatia, facendo attenzione a come riceve le comunicazioni.

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Aspetti della dimensione Aspetti della dimensione psicologica inibenti la relazione psicologica inibenti la relazione

d’aiutod’aiuto(fattori di distorsione)(fattori di distorsione)

.LA PERSONALE IMPLICAZIONE EMOZIONALE NELLA SITUAZIONE• essere coinvolti personalmente, emotivamente “nella” situazione, “colpiti” da ciò che viene detto o fatto. VS• Essere capaci di collocarsi dal punto di vista dell’osservatore attento

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LA SOGGETTIVITA’• Assegnare a ciò che viene detto o fatto, dei significati personali

con i quali si veste il reale invece di percepirlo così com’è. (Es. paranoia, gelosia ma anche le nostre opinioni, credenze, pregiudizi, preconcetti e sentimenti).

LA DEFORMAZIONE PROFESSIONALE• Le abitudini professionali isolano, nella massa delle situazioni

del reale, un aspetto specifico, al quale si risponde con una condotta abituale.

Il SIGNIFICATO RAZIONALE

• Il significato razionale di ciò che viene detto può “offuscare” il significato psicologico.

VS mettersi dal punto di vista dell’altro

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Aspetti della dimensione Aspetti della dimensione psicologica favorenti la psicologica favorenti la

relazione d’aiutorelazione d’aiuto

ORIENTARE POSITIVAMENTE L’ATTENZIONE

• Cogliere la situazione così come viene vissuta (vissuto)• Conoscere le “espressioni” di ciò che è significativo dal punto

di vista psicologico (osservazione e non supposizione) che sono:

- Espressioni dirette: atteggiamenti (interruzioni del discorso, tono della voce, postura, mimica facciale).

• Autosservazione dei propri atteggiamenti: il cliente conferisce sempre ai gesti e alle parole dell’operatore un certo significato.

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• Osservazione di come si evolve il rapporto interpersonale nel qui ed ora e sul lungo periodo.

• Monitoraggio dei:- preconcetti (positivi o negativi), delle opinioni, atteggiamenti, a cui si connettono gli sterotipi) legati ai seguenti aspetti:- al gruppo sociale di appartenenza, all’età, al sesso,al ruolo e status sociale ricoperto;- alle “reminiscenze affettive” inconsce, le caratteristiche

morfologiche ( morfologia del corpo, mani, suono della voce ecc);- l’estetica generale(criteri generali di armonia e difformità); - Il modo di presentarsi, l’atteggiamento generale (linguaggio, il modo di vestirsi ecc);- la valutazione dell’intelligenza dei gusti, della storia, delle abitudini dell’altro;

  

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Principi per un corretto Principi per un corretto atteggiamento del counseloratteggiamento del counselor

(secondo C. Rogers)(secondo C. Rogers)

• Accoglienza e non iniziativa, saper ricevere l’altro, accoglierlo, metterlo a suo agio.

• Attenzione ai vissuti: essere centrati su ciò che è “vissuto” dal soggetto, su ciò che sente, e sul modo (processo) in cui vive le persone, le cose, i fatti e non su ciò che racconta (contenuto.

• Attenzione alla persona: interessarsi alla persona e non al problema in quanto tale.

• Rispetto del soggetto: manifestargli interesse e considerazione, senza assecondare il proprio desiderio inconscio di dimostrare la propria perspicacia e la propria superiorità.

• Facilitazione della comunicazione senza fare rivelazioni ovvero facilitare la capacità di formulazione dei problemi evitando diagnosi e interpretazioni.

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LE FASI DEL COLLOQUIO

1) ASCOLTO: ascoltare significa offrire all’altro una totale attenzione, attraverso il silenzio, ed evitare giudizi, opinioni, e consigli utili.

2) APPROFONDIMENTO: aiutare il soggetto a passare da una visione generale della situazione problematica a una descrizione più completa utilizzando

- PAROLE/FRASI DIREZIONALI (COME, DOVE, QUANDO, CON CHI…è successo) che chiedono qualcosa in più rispetto al contenuto,

- riprendendo le PAROLE/FRASI CHIAVE (quelle più cariche di significato dal punto di vista emotivo) dette dal soggetto, con lo stesso TONO di voce e RITMO da lui usati.

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3) COMPRENSIONE: E’ possibile mostrare all’atro che lo si è compreso attraverso: - la riformulazione: ridire con altre parole, in maniera più concisa e chiara, ciò che l’altro ha appena detto, in modo da ottenere il suo accordo. - la risposta eco: ripetere le ultime parole dette dal soggetto.

• 4) INFORMAZIONE: fornire informazioni che l’utente deve avere per poter decidere; significa completare dati

parziali, dare indicazioni.

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LE FASI DEL COUNSELINGLE FASI DEL COUNSELING

1. Riconoscimento e definizione del problema. Compito del counselor è la comprensione e la facilitazione dell’espressione del cliente, la chiarificazione del problema che porta, il superamento della “ruminazione mentale”.

2. Ridefinizione del problema, prevede una focalizzazione e una chiarificazione per tentativi attraverso la riformulazione.

3. Gestione del problema da parte del cliente con individuazione e applicazione delle strategie di risoluzione.

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Bibliografia

• Di Fabio A, Il counseling, Giunti editore, 1999.• Mucchielli R, Apprendere il counseling , Erickson,1996.• Liss J, L’ascolto profondo,La Meridiana, 2004.• Liss J, Stupiggia M, La Terapia Biosistemica

Franco Angeli, 1994.