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1 INDIVIDUO O ATTORE SOCIALE?

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INDIVIDUO O ATTORE SOCIALE?

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Individuo o attore sociale?

Scegliere, decidere, valutare, in mancanza (o in crisi) di adeguati modelli socialmente determinati di comportamento (la “crisi dei valori della società contemporanea), significa doversi affidare ad una risorsa fondamentale: l’autoriflessività.

L’individuo-attore sociale è quindi costretto ad attivare una sua razionalità (limitata ma fondamentale) che si fonda sulla base delle sue motivazioni, scopi, limiti e risorse, e nel contesto “obbligato” (come leggi o convenzioni) in cui si trova ad operare.

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Individuo o attore sociale?

Una razionalità “soggettiva” in continuo oscillare tra la sua specificità (motivazioni, desideri, scopi, ecc.) e l’essere determinato da modelli “prestabiliti” quali norme-doverosità di status-ruolo, appartenenze “obbligate”.

L’individuo vive pur sempre in un contesto sociale di cui deve tener conto: è la dicotomia continua tra individuo (o soggettività) e attore sociale.

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Individuo o attore sociale?

Questa dicotomia opera naturalmente nello spazio della socialità (la sfera del sociale non ancora organizzata in “cerchie” o “strutture”): quello in cui un individuo-attore sociale deve declinare le sue motivazioni, sentimenti, desideri nell’ambito di un “ordine invisibile” (Simmel) che potremmo intendere come “tutto ciò che conta e non può essere ignorato”.

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Individuo o attore sociale?

Quindi la razionalità soggettiva deve continuamente muoversi tra due poli di un “ordine soggettivo” (cosa vorrei essere o avere) e un “ordine invisibile” ma che spesso riemerge e si impone con forza (anche attraverso norme e consuetudini, rituali e il facile e comodo ricorso al senso comune o a quello che si ritiene il “parere di tutti”)

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L’agire individuale su base autoriflessiva (comprendere ciò che accade, scegliere, valutare, prevedere e accettare le conseguenze) non è affatto facile.

In genere, salvo che nella quotidianità, le sue risorse sono alquanto scarse: diventa necessario cercare aiuto. O strumentalmente o, spesso come bisogno acuto, nella ricerca di “rapporti puri” (Giddens), in cui cercare accettazione e suggerimenti.

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INDIVIDUO E ATTORE SOCIALE:

il Sé e l’identità

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Il Sé e l’identitàE’ necessario, quindi, lavorare su due termini: l’individuo e la società.

Iniziamo dal primo termine: l’individuo. Molti i sinonimi utilizzati in Sociologia, al posto di individuo: personalità, Sé, identità, soggetto.

Scegliamo e lavoriamo su quello di Sé. Intendendo Il Sé come il prodotto (ma, insieme, il produttore) di schemi cognitivi e di significati sempre più complessi sulla base delle esperienze e conoscenze che ogni attore va recependo ed elaborando lungo tutto l’arco della sua vita.

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Il Sé e l’identitàil Sé

E’ l’agire sociale che si fonda sul progetto individuale che ognuno –più o meno coscientemente- tende a costruirsi. E’ la vita di ogni uomo.Un lavoro continuo alla ricerca di soddisfazioni (brevi o importanti), capace di gestire sconfitte e delusioni, necessariamente teso alla coerenza (non assoluta, ma necessaria) e ad una specificità (il valore che ci attribuiamo)Un lavoro che si fonda su come il soggetto lavora sulle sue conoscenze ed esperienze diverse maturate fino a quel punto.Non tanto su quante e quali, ma sul modo in cui sono stati “interiorizzati”: dall’avervi ricavato gratificazioni o frustrazioni, insegnamenti o senso di inadeguatezza.

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Il Sé e l’identitàil Sé

Ogni esperienza non è mai finita: resta aperta, lascia degli strascichi, degli interrogativi aperti, ecc.

Non si tratta, quindi, in ogni occasione,di elaborare semplicemente informazioni, ma di fare i conti con emozioni e sentimenti che vengono da lontano e non sono sempre evidenti (a volte sono ambigue o pericolose)

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Il Sé e l’identitàil Sé

Vi sono (anche per gestire un costo psicologico alto, altrimente sfociante nella totale incertezza o ansietà) molte possibili “scorciatoie”, non sempre funzionali, per mediare tra soggettività e “ordine sociale”:

“gestire le impressioni” (Goffman) indossando “maschere” (il conformismo), anche virtuali o fantastiche

rinchiudersi in sé stessi (solitudine e depressione)

costruirsi e difendere “piccoli intorni sociali” entro cui cercare relazioni sicure o pure.

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Il Sé e l’identitàil Sé

Informazioni, sentimenti, emozioni, si fondono in schemi cognitivo-emotivi. In piccole storie o narrazioni, in significati, valori, credenze collettive (anche queste tra il soggettivo e il sociale, tra l’immaginario e il reale),ecc.

Il mondo del soggetto è questa rete di piccole e grandi narrazioni e in esso si costruisce come personaggio che agisce-recita una parte nell’ambito di una narrazione più o meno complessa.

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Il Sé e l’identitàil Sé

Questo personaggio non è solo il Sé-ideale (semplicemente come si vede e si crede senza nessuna proiezione paranoica), ma è anche l’attore che, in ogni situazione si atteggia per fare le sue scelte. Ogni individuo è portato ad agire (non istintivamente, ma sulla base delle sue motivazioni e dei suoi scopi e cioè della sua razionalità) in un certo modo. Spesso nei rapporti sociali tutto ciò è ignorato e crea gravi difficoltà di rapporti.

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Il Sé e l’identitàil Sé

In concreto è quindi in certe situazioni, in un certo contesto e con certe persone, che vengono attivate le conoscenze (sempre ad alto tasso emotivo-simbolico) che si rendono o reputano necessarie per comprendere quanto ci accade, scegliere cosa fare per valutarne le conseguenze.

E’ quello che gli psicologi chiamano “working self”. Il Sé ha sempre un forte aspetto operativo anche se, spesso, si è spesso considerato il solo aspetto speculativo. L’agire ha sempre un fine, uno scopo, un progetto anche se di modesta natura.

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Il Sé e l’identitàil Sé

Abbiamo più volte detto che razionalità e Sé hanno forti tratti emotivo-simbolici.Tutto ciò per almeno due motivi: il primo è che le informazioni più ”sicure” sono state trasmesse da altri “significativi” (per amore o stima) e hanno avuto, fin dall’inizio, una coloritura particolare. Lo stesso accade, più modernamente, con i media e il loro modo di informare-raccontare-sedurre.Il secondo è ogni “apprendimento” è anche un momento di autocostruzione della propria personalità (facciamo fatica ad accettare cose in cui non crediamo o ci appaiono lontane dalle nostre precedenti esperienze), anche in chiave di coerenza e autostima.

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Il Sé e l’identitàla costruzione del Sé

La costruzione del Sé è un processo complesso. Cerchiamo di smontarne la natura e le componenti.

Cominciamo con il dire che il Sé è la risultante di due spinte contrastanti: l’Io e il Me.

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Il Sé e l’identitàla costruzione del Sé: l’Io

L’IO è un concetto molto battuto dalle scienze sociali, ad iniziare dalla Psicoanalisi: rappresenta la razionalità di un soggetto che si fonda, prevalentemente, sulla base di schemi razionali e di comportamenti socialmente determinati e obbliganti.

In genere si tratta di schemi cognitivi e morali piuttosto rigidi in quanto si rifanno ad una “morale condivisa” e socialmente sanzionata a cui alla soggettività è lasciato spazio limitato.

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Il Sé e l’identitàla costruzione del Sé: il Me

Il ME è la componente istintivo-biologica (emozioni, paure, spaventi, problemi fisici, ecc.), quella meno conscia e, a volte, istintuale.

Questo concetto ha avuto un’elaborazione più complessa anche se più ricca.

Secondo molti autori è il prodotto di tutte le esperienze affettive che hanno caratterizzato la vita dell’individuo.

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Il Sé e l’identitàla costruzione del Sé: Io e Me

Questa mediazione tra Io e Me non è mai stata tenuta in gran conto nelle sue conseguenze (ad esempio l’emergere di personalità meno rigide, un certo rifiuto per l’autorità e l’ordine, l’emergere di sub-culture new-age, ecc.)

Il Sé tende a caratterizzarsi, spesso, come l’area della fantasia e dell’immaginazione, con in fondo una forte componente emotiva. E’ la parte espressiva della soggettività.

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Il Sé e l’identitàla costruzione del Sé: Io e Me

Può così avvenire che nel Sé vada a nascondersi una componente istintuale (potremmo dire fisico-corporea) che no può essere ignorata.

E’, ad esempio, l’area delle paure, delle fobie, delle malattie, delle incapacità, delle pulsioni motive (e simpatie-antipatie improvvise e inspiegabili, delle modalità dell’apprendimento “spettacolare”).

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Il Sé e l’identitàla costruzione del Sé: Io e Me

Ma la mediazione è pur sempre il prodotto della razionalità individuale, che si fonda su motivazioni e scopi e che deve tener conto di vincoli e risorse (in questo si recupera la dimensione dell’IO).

Il Sé media continuamente tra istinto e ragione, tra piacere e dovere, tra spinte personali e suggerimenti sociali.

Una continua mediazione attiva anche se complicata in cui riemerge continuamente l’obbligo della coerenza.

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Il Sé e l’identitàla costruzione del Sé: Io e Me

Nella società contemporanea (grazie alla socializzazione familiare “permissiva e a quella di provenienza mediale e alla grande attenzione data al corpo o alla salute-benessere) la mediazione del Sé, tra Io e Me, tende a sbilanciarsi verso il secondo polo, ad essere flessibile e permissivo, ad abbandonarsi al disimpegno e all’evasione, o rinviando le decisioni importanti ad un tempo successivo o accettando facili e poco profonde razionalizzazioni, o ancora presentandosi come si crede necessario.

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Il Sé e l’identitàla costruzione del Sé come processo

Ma per riuscire a mediare, il Sé deve avere una sua base, dei contenuti di fondo, delle specificità che lo caratterizzano da qualunque altro individuo.

Il Sé, abbiamo detto più volte, è il prodotto di tutte le esperienze fatte nella vita da quell’individuo.

Il Sé, quindi un prodotto o, meglio, un processo.

Un processo non facile e non lineare e che si sviluppa per tutta la vita.

O meglio si sviluppa nella prima infanzia e si caratterizza e rafforza lungo tutto l’arco della vita.