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Maggio - Giugno 2011 COSMO 5-6

RESURREXIT 2010

1. Fra Lorenzo M. (Porfirio) Santinon Bianco [SMA] Prot. 39/2010

2. Fra Camillo M. De Piaz [VEN] Prot. 404/2010

3. Fra Patrick M. Carroll [ISL] Prot. 190/2010

4. Fra Georges-Étienne M. Allard [CAN] Prot. 489/2010

5. Fra Maurice M. O’Gorman [ISL] Prot. 226/2010

6. Fra Battista M. Pivato [VEN] Prot. 239/2010

7. Fra Pietro M. Papini [ANN] Prot. 382/2010

8. Fra Stefano M. Papini [ANN] Prot. 395/2010

9. Fra Columba M. (James) McManus [CAN] Prot. 498/2010

10. Fra Pellegrino M. (Cesio) Santucci [PRG] Prot. 90/2011

11. Fra Marcello M. (Salvatore) Pisa-nelli [ANN] Prot. 383/2010

12. Fra Luciano M. (Narciso) Guidi [ANN] Prot. 384/2010

13. Fra Giovanni M. Onini [PRG] Prot. 480/2010

14. Fra Giulio M. (Michele) Signori [VEN] Prot. 419/2010

15. Fra Alessio M. (Danilo) Zanollo [VEN] Prot. 420/2010

16. Fra Giovanni M. (Manlio) Pressac-co [VEN] Prot. 542/2010

17. Fra Carlo M. Turati [VEN] Prot. 457/2010

18. Fra Agostino M. (Giuseppe) Riz-zotto [VEN] Prot. 458/2010

19. Fra Aldo M. Lazzarin [VEN] Prot. 93/2011

20. Fra Costanzo M. (Danilo) Simoni [VEN] Prot. 499/2010

21. Fra Francis M. (Francis Joseph) Christie [AUS/USA] Prot. 539/2010

22. Fra Luigi M. (Cosimo) De Vitto-rio [ANN] Prot. 46/2011

23. Fra Emidio M. Iotti [PRG] Prot.

91/2011

1. FR. LORENZO M. (PORFIRIO) SANTINON BIANCO [SMA]

Mercoledì 20 gennaio 2010, nell'ospedale

di Cochabamba, Bolivia, è morto fr. Loren-zo (Porfirio) M. Santinon Bianco, frate di voti solenni, diacono, figlio della Provincia Santa María de los Andes, di famiglia nella comunità dei Sette Santi Fondatori in Cocha-bamba.

Fr. Lorenzo M. (Porfirio) Santinon Bianco nacque il 18 ottobre 1924 a Castelminio di Resana, Treviso, Italia. Entrò nell'Ordine dei Servi di Maria in qualità di fratello, all'età di 18 anni. Dopo la sua prima formazione reli-giosa, fu inviato nel 1947, come missionario, nelle nostre fondazioni dell'America Latina.

La sua prima destinazione fu Montevideo - Uruguay, dove rimase un anno; quindi si spostò a Las Toscas, Avellaneda e Quilmes in Argentina. Desiderava impiegare le sue energie giovanili nell'apostolato.

Inviato a Santiago del Cile nel 1950, si dedicò specialmente all'insegnamento nella scuola primaria della parrocchia Santa Tere-sita; lì rimase 15 anni. Il suo grande anelito era di essere sacerdote. Per questo motivo ebbe una parentesi di due anni fuori dalla vita religiosa, infatti nel 1955 entrò nel Semi-nario Pontificio di Santiago. Non potendo realizzare il suo sogno per difficoltà di salute e studio, rientrò nell'Ordine, rinnovando il suo impegno con la professione solenne nel 1961.

Desideroso di servire il Signore come missionario, gli fu offerta l'opportunità di un trasferimento nel Vicariato Apostolico di Aysén. Lì rimase 32 anni, dedicandosi all‟at-tività missionaria nei posti più remoti ed ab-bandonati della regione. La sua prima espe-rienza fu, nel 1967, a Baker, dove operò co-me professore ed assistente della scuola internato San José che accoglieva i figli dei coloni; nel 1971 fece parte della comunità religiosa fondatrice della parrocchia di San José di Cochrane; qui potè realizzarsi il suo sogno di missionario, visitando a cavallo, per mesi, i posti più lontani della regione.

Nel 1974 si realizzò anche parte del suo gran sogno di essere un ministro della Chie-sa, venendo ordinato diacono.

Destinato a Chile Chico nel 1977, per nove anni assistette come missionario le comunità cristiane del bacino del lago Gene-ral Carrera.

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La successiva destinazione fu nel 1986 a Coyhaique, e nel 1988 a Porto Aysén, dove rimase 10 anni, sempre operando di prefe-renza presso le comunità rurali e del litorale.

Nel 1998 fu inviato nella comunità di for-mazione a Cochabamba - Bolivia.

Il suo lavoro missionario fu principalmen-te indirizzato verso i giovani e bambini, ai quali normalmente proponeva loro frequen-temente di seguire la chiamata di Gesù nella vita sacerdotale e religiosa.

Durante tutta la sua vita fu sostenuto dal-la preghiera alla quale si dedicava con per-severanza. Si sentiva amato da Dio e dalla Vergine e si sforzò, senza interruzione, di corrispondere con la sua testimonianza di vita evangelica.

Benché anziano e malato, continuò a pre-stare il suo servizio di carità fino alla sua morte avvenuta il 20 gennaio 2010.

La sentita partecipazione della gente più umile ai riti funebri fu un'attestazione viva della stima e dell'affetto che nutrivano per loro. Fu seppellito ad Oruro nella cripta del Santuario della Vergine del Socavon.

2. FRA CAMILLO M. DE PIAZ [VEN]

Nelle prime ore di domenica 31 gennaio 2010, all’ospedale di Sondrio è deceduto fr. Camillo M. de Piaz, frate di voti solenni, presbitero, figlio della Provincia Veneta, di famiglia nella comunità di San Carlo a Mila-no, residente a Madonna di Tirano.

Era nato il 24 febbraio 1918 a Tirano, comune della Valtellina, in cui i frati Servi di Maria sarebbero giunti cinque anni dopo, chiamati per la cura del locale santuario ma-riano e la formazione dei giovani studenti della vallata. Dopo il ritiro della comunità nel 1995, era rimasto nella casa di Madonna di Tirano, mantenendo vivi i molti rapporti in-trecciati dai nostri frati negli anni di servizio in zona. In particolare “padre Camillo” – com‟era conosciuto e comunemente chiama-to – proseguiva la sua qualificata, stimata e amata presenza culturale e di dialogo nell‟ambito cittadino e nella vicina Val Po-schiavo, in Svizzera. I segni della permanen-za dei Servi sono ancora tangibili e si mani-festano in forme di amichevole vicinanza, oltre che di nostalgico ricordo.

Era entrato nell‟Ordine come novizio il 30 luglio 1934; il 4 agosto dell‟anno successivo aveva emesso la professione semplice; ebbe

l‟ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1941. Fra Camillo M. De Piaz e fra David M.

Turoldo, furono insieme assegnati di conven-to in S. Carlo a Milano per frequentare i corsi di laurea all‟Università cattolica, ambiente, questo, che darà occasione a frequentazioni, conoscenze e sodalizi che avranno ripercus-sioni in tutta la società milanese, specie per l‟attiva partecipazione al movimento di Resi-stenza al regime fascista. Pur con caratteri-stiche personali e capacità assai differenti, vivranno un‟amicizia fraterna che non sarà mai interrotta. Essi diventano un punto di riferimento per molte persone impegnate nella cultura, nella ricerca, nella carità e nel rinnovamento ecclesiale; il convento di S. Carlo diviene, con loro, luogo di incontro umano, di aperto dialogo, di solidarietà nel centro di Milano, che si esprimerà, in partico-lare, con la “messa della carità” e con l‟attivi-tà del centro culturale Corsia dei Servi.

Nel 1957, dopo la breve parentesi di un anno trascorso nel nostro convento di Trie-ste, fra Camillo fu assegnato alla comunità dei Servi di Madonna di Tirano, dove rimase fino al compimento dei suoi giorni. Finché le condizioni di salute gliel‟hanno consentito (indicativamente fino agli inizi degli anni ’90) ha continuato anche dalla sua Valtellina a dare il contributo della sua cultura a soste-gno delle attività della Corsia dei Servi e del-la Nuova Corsia (anni ‟74-‟92) con visite, spesso a cadenza settimanale, mantenendo fra l‟altro vive e coltivando frequentazioni e amicizie milanesi.

Fra Camillo ha sempre preferito parlare piuttosto che scrivere: pochi sono i titoli della sua biografia e i maggiori risalgono ad anni recenti. Il “personaggio padre Camillo” ha ispirato lavori di ricerca e di ricostruzione storica prodotti negli anni recenti, come Sulla frontiera. Camillo de Piaz, la Resistenza, il Concilio e oltre, di Giuseppe Gozzini, edito da Scheiwiller; David M. Turoldo, Camillo De Piaz e la Corsia dei Servi di Milano (1943-1963), di Daniela Saresella, edito da Morcel-liana.

Lettore instancabile, disponibile anche alla collaborazione con articoli su attualità e storia contemporanea in riviste locali (Valtellina e Val Poschiavo) e nazionali ("Una città"), solo nell'ultimo periodo, a parti-re dagli anni '90, lavora alla pubblicazione di tre libri con una scelta delle sue omelie, le-gate ai testi delle letture bibliche festive pro-

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poste dal calendario liturgico dei tre anni in cui è articolato, ed editi da Servitium 2000.

Conosciuto e stimato dal card. Montini, poi papa Paolo VI, da lui ricevette nell’anno 1977 l‟incarico di tradurre in lingua italiana l'encicli-ca Populorum progressio.

Per la vasta cultura acquisita e per la colti-vata sensibilità artistica, fra Camillo era un critico puntuale e chiaro. Lo scorso 12 novem-bre [2009] fra Camillo è stato insignito – as-sieme ad altri cittadini di Tirano – dell‟onorifi-cenza accordatagli come «esponente del mondo della cultura».

Il cardinale Carlo Maria Martini, informato della precaria salute, aveva fatto pervenire a fra Camillo l‟assicurazione che «gli è vicino nella preghiera e di cuore lo benedice perché anche questo tempo della vita sia segnato dalla gioia e dal servizio».

I funerali si sono svolti martedì 2 febbraio 2010 a Madonna di Tirano, nel santuario da lui molto amato, nel quale, insieme a diversi frati e sacerdoti del luogo, si sono raccolti amici e stimatori, venuti anche di lontano, pre-sieduti dal vescovo di Como, mons. Diego Coletti, che ha esplicitato la sua profonda sti-ma e il rammarico di averlo frequentato poco, essendo da poco tempo in quella diocesi. Il corpo di padre Camillo è stato deposto in un sepolcro, accanto ai frati che sono sepolti all‟interno della cappella dei Servi a Tirano.

3. FRA PATRICK M. CARROLL [ISL] Il 10 aprile 2010, fr. Patrick M. Carroll,

O.S.M., frate professo solenne e presbitero, figlio e Priore Provinciale della Provincia delle Isole, membro della Comunità dei Servi nel Convento St. Mary, Londra, è morto al Naza-reth House Convent Care Home, Londra, as-sistito da sua madre, dai suoi fratelli Colum e Noel e da sua sorella Mary.

Patrick Carroll era nato a Dublino, Irlanda, il 12 aprile 1952, fratello gemello di James, figli di James Carroll e Sheila Callaghan. Pa-trick crebbe in una famiglia di commercianti, fu dotato d'ingegno e talento musicale musi-cali e frequentò la scuola secondaria al Ma-rian College, Ballsbridge. Entrò nell'Ordine dei Servi di Maria alla fine degli anni ‟60 e iniziò il noviziato il 12 agosto 1972, nel Convento di Cafaggio a Detroit, Stati Uniti. Fece la prima professione il 4 agosto 1973, alla quale seguì la professione di Voti Solenni 6 anni più tardi, nel 27 maggio 1979. Fu ordinato sacerdote il

5 gennaio 1980 in Our Lady of Benburb Servi-te Priory.

Durante gli anni di formazione, ottenne il grado di bacceliere presso la University Colle-ge, Dublino, poi quello in Teologia al St. Pa-trick‟s College, Maynooth nel 1979. Avendo una mente aperta e incline sia allo studio che all‟insegnamento si iscrisse a Roma alla Fa-coltà dell‟Alphonsianum dei padri Redemptori-sti e mentre studiava Teologia Morale, rice-vendone la Licenza in Teologia nel 1981, vi-veva come membro della comunità dei Servi di Maria del Collegio Sant'Alessio (1979-1982).

Visse dal 1983 al 1985 nel Convento di Blakestown, Dublino, e i seguenti dieci anni 1985-1995 a Rathfarnham, Dublino, di cui 7 anni al convento di Grange Wood e 3 anni a Marley Grange. Da Grange Wood insegnava Teologia Morale a Milltown Park. La sua no-mina a parroco di Marley Grange determinò un cambiamento di vita apostolica. La sua idea di coinvolgere il laicato fu molto apprez-zata, perché incoraggiava il Popolo di Dio a "sentire propria" e a dirigere la comunità par-rocchiale con grande senso di spiritualità e responsabilità. Lo spirito di servizio, così caro a lui e alla famiglia di Servi, fu promosso con generosità e sensibilità. Durante questi anni prestò servizio presso il Vicariato irlandese come Consigliere ed “Vice” del Vicario Provin-ciale.

I suoi doni di servizio, visione spirituale, organizzazione e studio fecero di lui un candi-dato per un servizio allargato all'Ordine. Fu eletto Consigliere Generale dell'Ordine al Ca-pitolo Generale del Messico nel 1995, e rielet-to al Capitolo Generale di Arriccia (Italia) del 2001, servendo così 12 anni - sei con il Priore generale fr. Hubert M. Moons e sei con il Priore generale fr. Ángel M. Ruiz Garníca. Questi anni furono tutti spesi a servizio del mondo intero, avendo come base la comunità generale di San Marcello a Roma. Sia a Ro-ma che nel resto del mondo incessantemente incoraggiò la Vita Religiosa ed il buon servizio dei membri dell'Ordine. Promosse la Famiglia dei Servi più allargata (Monache, Suore, Isti-tuti Secolari e Gruppi laici) con particolare vigore, avendo sperimentato a Dublin che l'Ordine migliora la sua identità quando coo-pera pienamente con le persone che si incon-trano nei vari ministeri. A Roma accettò di essere il Promotore di Giustizia e Pace, in comunione con gli altri ordini religiosi presenti

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a Roma e con i Servi di Maria di tutto il mon-do. Si adoperò molto per un rinnovamento strutturale, compiuto nei corridoi della leader-ship romana. Nel mondo di Servi, particolar-mente incoraggiò l‟adozione di metodi adatti, di coinvolgimento e pianificazione dei Capitoli Generali (2001, 2007), degli incontri del Con-siglio Generale con i Provinciali (leader locali), dei Capitoli Provinciali dei frati – per non dire delle molte riunioni di Suore Serve di Maria dove era apprezzato.

Dopo un anno di rinnovamento personale nel 2008, nel 2009 fu eletto Priore Provinciale della Provincia delle Isole comprendente l‟In-ghilterra, la Scozia, l‟Irlanda, con 6 conventi, e collegamenti missionari in Swaziland, Zulu-land e Uganda e contatti con i Servi di Maria d‟Europa e altrove. Il suo mandato cominciò a settembre 2009, e iniziò dialogando lunga-mente con ciascun frate recandosi nel suo stesso convento o situazione locale. Era un ascoltatore acuto, notava sempre con cura e rispetto quello che aveva udito. Guidò a no-vembre 2009 una riunione del Consiglio che risultò essere l'ultima per lui. A Natale la sua vista scemò, e gli fu diagnosticato un "tumore aggressivo al cervello ", inoperabile. Oltre alla grande sofferenza della cecità e del disorien-tamento, altrettanto doloroso fu il senso di frustrazione. Dapprima, si traferì nel convento londinese, ma per solo due mesi (ottobre 2009). Non poté più viaggiare neanche per vedere sua madre Sheila, a Dublino. Essa allora andò da lui, a Londra, assieme ai fratelli Colm e Noel e alla sorella Mary. Neppure poté andare a Roma per dire ciao alle tante amici-zie che si era fatto là. Fu spogliato dei suoi indumenti" (10° Stazione della Via Crucis) e di tutti i suoi doni e sogni, e si unì a Cristo sulla Via Dolorosa.

Due mesi di radio e chemioterapia furono senza esito, e lui rimase nel suo Convento di Londra, curato dalla comunità e da buoni an-geli del luogo, specialmente fr. Jim M. Mulhe-rin OSM, la sig.na Valerie Voak SSI e la sig.ra Rene Silverman. I suoi ultimi giorni li trascorse alla Nazareth House Convent Care Home poco distante dal convento, dove morì - circondato dalle suore, dalla madre, dai fratelli e sorella – la notte del 10 aprile 2010, solo due giorni prima del suo 58°. Era precisamen-te la stessa data della morte del suo fratello gemello James, deceduto pochi anni prima.

Il funerale fu celebrato prima a Londra nel-la chiesa di Our Lady of Dolours, martedì 13

aprile 2010, poi nella "sua" parrocchia di The Divine Word, Marley Grange, Dublino, con grande partecipazione di Servi di Maria, laici, leader di chiesa e rappresentanti di vari ordini religiosi. Il suo amore per la verità e la sua ben conosciuta compassione trovi compimen-to nella Visione di Dio, che ci ha mostrato l'u-nione perfetta della verità e compassione in Gesù Christo, nato da Maria.

4. FRA GEORGES-ÉTIENNE M. ALLARD [CAN]

Nelle prime ore di lunedì 13 aprile 2010,

presso l‟Istituto geriatrico dell‟Università di Montréal, è deceduto fr. Georges-Étienne M. Allard, frate presbitero dei Servi di Maria, figlio della Provincia Canadese, di famiglia nel convento dei Sette Santi Fondatori di Mon-tréal-Nord, all‟età di 84 anni e 65 di vita reli-giosa.

Figlio di Alonzo Allard e di Yvonne Laver-gne, nasce a Saint-Joachim de Châteauguay, sull' Isola Saint-Bernard, il 20 febbraio 1926 e viene battezzato il 26 febbraio nella chiesa parrocchiale di Saint-Joachim, diocesi di Val-leyfield, Québec. Dopo gli studi secondari nel-lo studentato dei Servi di Maria, Saint-Alexis, a Ottawa dal 1939 al 1944, inizia il Noviziato il 15 settembre 1944 a Ottawa, dove emette la professione il 16 settembre dell‟anno seguen-te e pronuncia i voti solenni il 16 settembre 1948. Prosegue gli studi filosofici e teologici presso il Collegio Domenicano di Ottawa dal 1945 al 1952. Riceve l’Ordinazione presbite-rale a Ottawa il 12 febbraio 1952.

Comincia allora per lui una vita molto atti-va. Di famiglia nel convento Notre-Dame du Mont Carmel, è vicario parrocchiale dal 1952 al 1956. In seguito per qualche mese insegna al Collège Notre-Dame des Servites à Ayer's Cliff. In ottobre 1956, prende il largo per pre-stare servizio nello Zwaziland, Africa del Sud, dove dimora fino al 1970. Vede così realizzar-si il sogno di quando era giovane, lui che ave-va ricevuto, il giorno della vestizione, il nome di François-Xavier. Si adopera in molti am-bienti prima di prendere la responsabilità della parrocchia di St. Mary. Nel 1971, rientra in Canada. È vicario parrocchiale Sainte Brigide a Montréal dal 1971 al 1972, prima di ricevere l‟obbedienza per il convento di Saint Donat, dove dimorerà fino al 1976. Come vicario par-rocchiale istruisce un coro di giovani. Da quel

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momento offre corsi di musica. Professore aggregato di musica presso il

Pavillon universitaire Vincent-d'Indy, com-pone opere molto interessanti. Alcune dei suoi brani musicali sono stati utilizzati in con-certi. I suoi alunni gli sono grati per il suo amore alla musica e per la dedizione adope-rata.

A partire dal 1976 è di famiglia nel conven-to Saint Donat e si consacra a ministeri diver-sificati. Da man forte nella parrocchia di Saint Donat e nel contempo si prende cura della madre. Ha cura anche degli handicappati mentali e apre per loro una residenza, confor-me alle norme delle autorità civili. Uno dei suoi fratelli si incarica della rigorosa ammini-strazione.

È colpito dal male di Parkinson per una ventina d‟anni, le sue capacità diminuiscono. Il 20 gennaio 2000 riprende la vita comune nel convento dei Sette Santi Fondatori, ma il 27 marzo 2001, un incidente vascolare del cer-vello lo fulmina e i fratelli devono confinarlo all‟Hôpital Hôtel-Dieu di Montréal. Dopo qual-che tempo viene trasferito nell‟Istituto geriatri-co dell‟Università di Montréal.

Con coraggio si adatta alla situazione. La sua più grande prova gli è venuta dal cappel-lano dell‟Istituto che gli proibisce di celebrare l‟Eucaristia, di concelebrare e di visitare gli ammalati. Ha molto sofferto, lui che amava la vita sacerdotale e vi si era dedicato in manie-ra esemplare, senza eccezioni di persona.

Anche se fu colpito dal male di Parkinson, egli prendeva i mezzi comuni di trasporto alle 5,15 del mattino per andare a celebrare alle 7,00 l’Eucaristia quotidiana presso le Suore Compassioniste. Fondava la sua vita sulla celebrazione dell‟Eucaristia e la recita dell‟Uf-ficio divino.

Il 12 Aprile 2010, il priore conventuale vie-ne chiamato dall‟Istituto geriatrico. Fr. Geor-ges-Étienne non parla più, nè si muove, pur rimanendo cosciente. Il priore gli amministra il sacramento dell‟Unzione dei Infermi. L‟indo-mani si spegne.

La veglia di preghiera, presieduta dal prio-re conventuale si svolge ella chiesa di Saint Donat a Montréal. È là che venerdì 17 aprile, sono celebrati i riti funebri, presieduti da fr. Paul M. McKeown, Vicario provinciale. Fr. Paul-André M. Mailhot, priore conventuale della comunità dei Sette Santi Fondatori, pro-nunzia l‟omelia. Il corpo del nostro fratello at-tende la resurrezione dell‟ultimo giorno , inu-

mato accanto ai suoi fratelli defunti nel cimite-ro di Notre-Dame des Servites a Ayer's Cliff.

5. Fra Maurice M. O’Gorman [ISL]

Fr. Maurice M. O'Gorman, frate professo solenne e presbitero, figlio della Provincia del-le Isole e membro della Comunità Regina Mundi di Piggs Peak, Swaziland, morì nella sua comunità, durante la notte del 23-24 apri-le, 2010, all'età di 67 anni e 47 di professione religiosa nel nostro Ordine.

Maurice Francis Patrick O‟Gorman nacque a Mumbai (Bombay) il 6 dicembre 1942, aven-do come padre Maurice Kevin O'Gorman, mili-tare, e come madre Margarite Marie Noella Fallowfield. Fu battezzato alla Holy Name Pro-Cathedral in Bombay (Mumbai). Era fratello di Mary, Eileen, Kathleen e Frederic. Trasferi-tosi in Inghilterra dopo la guerra, la famiglia si stabilì a Bolton, Lancashire, dove Maurice frequentò la scuola secondaria dei Salesiani al Thornleigh College. Suo padre morì nel 1960, come indicato dal preside nella sua let-tera di raccomandazione di Maurice ad entra-re nell‟Ordine. Entrò nel 1961, iniziò il novizia-to lo stesso anno, il 15 ottobre 1961, essendo maestro Fr. Anselm M. Richardson OSM. Pro-nunciò i primi voti il 17 ottobre 1962, quando il Concilio Vaticano II apriva i battenti. 3 anni più tardi fece la Professione Solenne a Innsbruck, il 24 ottobre 1965.

Fu assegnato ad Innsbruck per gli studi di Teologia, nel frattempo, pur vivendo nel no-stro convento, frequentava l'Università. Fra i suoi formatori sono da ricordare fr. Richard M. Riccabona OSM, e fr. Ladislaus M. Maurer OSM, due grandi frati del rinnovamento post-conciliare dell'Ordine dei servi di Maria e delle sue Costituzioni.

Con una Licenza in Teologia ritornò in In-ghilterra nel luglio 1968. Con una graduale preparazione all‟ordinazione sacerdotale, fu consacrato presbitero a Bolton il 12 gennaio 1968 da Geoffrey Burke Vescovo della Dioce-si di Salford, a St Edmunds Church.

Maurice conservò sempre un forte deside-rio di servire le Missioni. Col Provinciale con-siderò la possibilità di frequentare vari corsi specializzati, incluso la Scuola di studi Orien-tali e Africani presso l‟Università di Londra, ed i corsi all‟Istituto Missionario, Mill Hill, dove si iscrisse nel novembre 1968, per essere pronto ad andare in Africa il 29 ottobre 1969. Rimase per il resto della sua vita nello Swazi-

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land, prestando 41 anni di intenso, gioviale e valido servizio nella Diocesi di Manzini, affida-ta alle cure dell'Ordine dei Servi di Maria. Con gli altri compagni dell‟allora Provincia inglese, Fr Aloysius M. Peoples, Fr Michael M. Ro-gers, Fr Patrick M. O'Connell (ora in Uganda a 91 anni!) e a fr. Gabriel M. Hooper, si può dire che lo Swaziland e Maurizio erano sinonimi. Il suo cuore era veramente là ed era nella sua casa adottata!

Aveva una seconda “casa di adozione”, vale a dire la nostra comunità di Kersal Sal-ford, dove sempre veniva per uno stacco, per coltivare amicizie durevoli e stabilire rapporti di appoggio missionario. La parrocchia l'adot-tò come del resto lui aveva adottato la parroc-chia: fu un primo e meraviglioso esempio di "gemellaggio". Dopo il suo funerale in Swazi-land, in tempo opportuno, la comunità e par-rocchia in Kersal celebrò, a suo suffragio una solenne Messa commemorativa. Solo due anni fa Maurice celebrò il suo 40° Anniversa-rio di ordinazione sacerdotale nella comunità e parrocchia di Kersal. Fu un evento splendi-do. Il Priore provinciale Fr. Patrick M. Ryall OSM pronunziò un' emozionante omelia, che potrebbe essere una buona appendice a que-sto Necrologio.

Maurice morì nel sonno, la notte del 23-24 aprile 2010, missionario efficiente al suo posto di Pigg‟s Peak sulle colline. Precedentemente era stato in molti luoghi dei Servi di Maria nel-lo Swaziland, specialmente a Siteki. Ora in-contra l'autore di ogni Missione, il nostro Sal-vatore risorto, Gesù Cristo, che gli può ben dire "Bene, servo buono e fedele! ". La sua liturgia funebre ebbe luogo il 29 aprile nel con-vento di St. Joseph, Manzini, Swaziland.

6. FRA BATTISTA M. PIVATO [VEN]

Alle ore 16,15 di mercoledì 26 maggio 2010, nella sua comunità, è deceduto fra Bat-tista Maria Pivato, frate di voti solenni, figlio della Provincia Veneta, di famiglia nella comu-nità dell‟Istituto Missioni di Monte Berico, Vi-cenza, Italia.

Fra Battista Maria Pivato nacque a Tezze sul Brenta il 20 novembre 1920; il 29 dicem-bre successivo venne portato al fonte battesi-male nella parrocchia di Stroppari dove gli venne dato il nome di Giovanni Battista. Poco più che diciannovenne entrò nell‟Ordine dei Servi di Maria nella comunità di Monte Berico, dove completò il noviziato e fece la prima pro-

fessione il 12 giugno 1941. Qui rimase sino al 1943, quando fu trasferito a Roma, dove emi-se la professione solenne l‟11 ottobre 1944. Undici anni restò a Roma dapprima nella co-munità di formazione Sant‟Alessio poi nella comunità generalizia San Marcello. Ai fratelli di quelle comunità prestava il proprio servizio prevalentemente come cuoco: ed erano anni in cui il cibo scarseggiava e c‟erano poveri alla porta del convento o perseguitati politici nascosti in casa. Un ricordo da Roma non di rado raccontava: i pellegrinaggi o camminate dal Gianicolo sino all‟abbazia di San Paolo ad ascoltare il gregoriano dei monaci benedettini.

Fra Battista tornò a Monte Berico per un anno (1954-55). Fu a Udine due volte, quindi-ci anni tra il 1955 e il 1970 e poi altri otto anni tra il 1974 e il 1982. Dopo le brevi soste a Ve-rona (1970-71) e Mestre nella parrocchia bea-ta vergine Addolorata (1971-74) e il ricordato ritorno a Udine, fu trasferito a Pietralba: restò nel convento della beata vergine Addolorata, tra le Dolomiti e i boschi che amava frequen-tare e percorrere, ventisei anni (1982-2008). Soprattutto nei santuari di Udine e Pietralba profuse a lungo il proprio servizio di lettore e accolito (aveva frequentato corsi di studio ap-positi, restando affascinato da san Paolo, di cui citava anche in latino frasi lapidarie) e più ancora quello di sacrestano dinamico e anche fantasioso: doti che ha espletato per molti na-tali nell‟allestimento di presepi di gran pregio e ammirati.

La buona salute resse fino agli anni recen-ti. Dopo una sosta nella infermeria di Negrar, fu il primo dei fratelli accolto assistito e curato nella comunità dell‟Istituto Missioni: era saba-to 18 aprile 2009, settimana di pasqua. L‟ulti-mo segmento della davvero abbondanza di anni era affaticato da ricorrenti disagi di salu-te: corse al pronto soccorso, degenze, varietà di terapie, alleviato dalla presenza dei fratelli della comunità e dalla cura professionale e affettuosa delle assistenti sanitarie: di tutto ciò egli era conscio e sapeva volentieri e anche gioiosamente ringraziare. Il declino è stato progressivo e consapevole, dolente e pazien-te.

Dopo una vita lunga e laboriosa di ormai novantenne servendo nel nome del Signore e ispirandosi alla Madre di Cristo, fra Battista è morto nella pace della sua comunità mercole-dì 26 maggio 2010 alle ore 16,30 assopito nell‟arresto cardiorespiratorio, come ha con-statato il medico Carlo Masolo che era pre-

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sente insieme alle operatrici sanitarie Ana e Silvana (il turno del mattino era stato prestato da Camilla, David e Vasco). Poco prima il priore fra Giuseppe M. Zaupa gli aveva porta-to la benedizione della Madonna di Monte Berico. Fratelli della comunità lo hanno ac-compagnato durante la breve tranquilla e in-dolore agonia cantando in gregoriano l‟antifo-na di compieta in manus tuas Domine com-mendo spiritum meum e poco dopo spirato cantando regina coeli laetare, alleluia. A quell‟ora stava entrando dalla finestra della sua cella lo splendido sole del pomeriggio di maggio: fra Battista aveva aperto gli occhi per l‟ultima volta, aveva visto quella luce, che su-bito dopo la morte è divenuta la luce del sole di Dio, il Padre, il Figlio, lo Spirito santo. Per sempre.

Hanno partecipato alla eucaristia esequia-le nella basilica di Monte Berico, venerdì mat-tino 28 maggio, frati delle comunità (30 i con-celebranti), familiari (sorelle, nipoti), pellegrini. Presiedeva il rito fra Ermes M. Ronchi vicario provinciale e accanto fra Giovanni M. Sessolo priore della comunità Istituto Missioni e fra Emilio M. Bedont della comunità di Pietralba. Sulla bara poggiata a terra fiori bianchi, l‟abito dei Servi, il lezionario aperto su una pagina della lettera di san Paolo ai Romani. La litur-gia della parola intendeva rimarcare il mes-saggio sulla morte quale ingresso nella abita-zione preparata da Dio (1 Corinti 4,16-5,5) e fare memoria del servizio ispirato da Gesù che lava i piedi ai discepoli (Giovanni 13,1-6.12-15).

Fra Ermes ha iniziato l‟omelia pregando. “Fra Battista viene a te, Signore, colmo di giorni, accompagnato dalla nostra benedizio-ne. Accogli il tuo amico Battista, Signore. Im-mensa sia la pace per questo tuo figlio che ha servito te e i fratelli nella tua casa, che ha per-corso le strade del mondo con semplicità e gioia, generoso di sé e in pace. Se tra noi ha sofferto, se per noi ha pianto, tu ora asciuga ogni lacrima dal suo volto. E per i momenti di gioia che tra noi ha avuto, che a noi quieta-mente ha donato, tu prepara per lui la festa dei buoni, quella che non conosce tramonto”. Rilevando la “sobrietà assoluta e commoven-te” della scheda anagrafica di fra Battista, che alla voce „incarichi‟ registrava solo due parole, „lavoro‟ e „sacrestano‟, ne colse l‟ “essenzialità di una vita” come quella del “lavorare e prega-re: che è compito di tutti… Una vita di vangelo la sua, senza proclami; una vita che è giorno

per giorno esegesi vivente del vangelo, inter-pretazione vissuta. Una di quelle vite il cui emblema sono le parole di Gesù: „non sono venuto per essere servito, ma per servire‟. Apparteneva a quel genere forte di frati che incarnano concretamente, fattivamente, ogni giorno il nostro nome, il nome di Servi, che è scuola del divino e umano servizio, inscindibil-mente a Dio e all‟uomo. E a santa Maria, così tanto amata e pregata: tra le sue mani tiene anche ora la corona dell‟Addolorata”

Il priore provinciale fra Ferdinando M. Per-ri, assente per la riunione generale dell‟Ordine a Fatima (Argentina), ha inviato il proprio messaggio di partecipazione, nel quale invita-va ad “accogliere con gratitudine l‟eredità spi-rituale che fra Battista ci lascia quale dono della sua vita”. E come parlando al fratello, concludeva: “Grazie, Battista per il tuo servi-zio umile e silenzioso che hai svolto durante la tua vita. Il Signore certamente ti ha rivestito di luce e ora vivi nella pienezza della vita. Pre-ga per noi”.

La spoglia mortale riposa nel cimitero di Monte Berico, il convento da dove ha iniziato la vita di frate Servo di Maria.

7. FRA PIETRO M. PAPINI [ANN]

Verso il mezzogiorno di giovedì 3 giugno 2010. nel convento della Santissima Annun-ziata di Firenze è deceduto fra Pietro Maria Papini, frate di voti solenni, presbitero, figlio della provincia Santissima Annunziata, di fa-miglia nella comunità di Santa Maria di Monte Senario.

Nato il 2 gennaio 1923 a Castiglion Fioren-tino (Firenze), da Remigio e Gina Forasassi, agricoltori, fra Pietro venne battezzato lo stes-so giorno dallo zio paterno don Arcangelo Pa-pini. Ha ricevuto il sacramento della Cresima il 10 novembre 1929. compì gli studi ginnasiali nella comunità della Poggerina a Figline Val-darno dal 1935 al 1940. Iniziò il noviziato nel convento di Monte Senario il 23 agosto 1940, dopo la professione temporanea, emessa il 3 settembre 1941, proseguì gli studi liceali pres-so il convento dei Sette Santi Fondatori a Fi-renze dal 1941 al 1943 e a Figline Valdarno dal 1943 al 1944. il 7 dicembre 1944 fece la professione solenne nel convento della San-tissima Annunziata di Firenze, dove frequentò il corso di studi teologici fino al 1946, conclu-dendolo a Roma, nel Collegio Sant'Alessio

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Falconieri, nel 1948. Fu ordinato sacerdote a Roma il 27 marzo 1948.

Dal 1948 al 1967 rimase di famiglia nel convento della Santissima Annunziata di Fi-renze. Nel Capitolo provinciale del 1952 fu eletto vice parroco della parrocchia della SS.ma Annunziata. Il 19 settembre 1957 il Priore generale, fra Alfonso M. Montà, con il suo Consiglio lo nominò maestro dei professi del biennio filosofico presso la stessa comuni-tà fiorentina. Svolgerà questo incarico fino al 1967.

Fra Pietro si è considerato pastore anche nello svolgimento del suo compito di maestro. In una lettera del 1964 scriveva: “I professi stanno bene – sono contenti – mi ascoltano e mi seguono”. Tanto più grande fu allora la sua sofferenza, quando nel 1967 scriverà al suo Priore provinciale: “Per tutti questi 10 anni ho sinceramente lavorato con molto impegno, ed il sacrificio l'ho sentito meno duro per la corri-spondenza dei Professi. Oggi sono cambiate le cose...non mi ritiro per reazione, ma perché i giovani si possano trovare meglio”.

Dal 1958 al 1964 è Definitore provinciale della Provincia Toscana. Dal 1964 al 1970 è Socio provinciale dei Priori provinciali fra Giro-lamo M. Casalini (+ 1982) e fra Alfonso M. Bottai (+1982). Dal 1967 al 1973 è Priore di Monte Senario, e dal 1970 al 1973 è maestro dei novizi, incarico questo che svolgerà cer-cando di essere, per i giovani a lui affidati, un amico e un pastore. Nel 1969 è nominato dal Consiglio generale membro della commissio-ne capitolare per le Missioni.

Dal 1973 al 1982 è stato Priore provincia-le, e membro della comunità della Santissima Annunziata. Dal 1982 al 1992 è Priore di Mon-te Senario, facendolo diventare luogo d'incon-tro della Famiglia dei Servi. Venne rieletto Priore provinciale nel triennio 1988-1991. Nel 1989 presenta, a nome della Provincia Tosca-na, una dettagliata proposta al capitolo gene-rale “sulla possibilità di una partecipazione dell'Ordine alla gestione di Monte Senario”.

Fra Pietro aveva il dono di tessere rapporti “forti” e “teneri” con i giovani in formazione, con i frati della Provincia e della sua comuni-tà, con le persone che lo cercavano in sacre-stia e al telefono. Sapeva accogliere, infonde-re coraggio e speranza. Esortava tutti a “volersi bene”, a “fare del bene” ai frati missio-nari e ai suoi poveri. Portava tutti nella sua costante preghiera. Amava ripetere “coraggio, abbi fede, fidati di lui”, mentre indicava il ta-

bernacolo, invitando il suo interlocutore al to-tale abbandono al Signore

Fra Pietro ha trascorso l'intera sua vita di religioso tra il monte e la città, divenendo cu-stode fedele della memoria dei Sette Primi Padri e della Beata Vergine Maria: Monte Se-nario e il convento della Santissima Annunzia-ta in Firenze hanno costituito il binomio – pa-storale, storico, territoriale, diocesano, affetti-vo – entro cui egli ha vissuto l'ispirazione con-templativa e l'ideale del servizio dei nostri santi Padri, i quali, dice la Legenda de origine al numero 2 “hanno lasciato a noi, venuti dopo di loro, l'esempio della vita”. Questo stesso esempio fra Pietro lo trasmette a noi secondo quella tradizione vitale che ancora nella Le-genda è sentita come la speranza di un futuro radioso. Speranza che riusciva a trasmettere a chiunque incontrasse, con parole d'incorag-giamento e con un'accoglienza semplice, fra-terna e amicale.

Gli ultimi due anni della sua vita sono stati segnati da un progressivo indebolimento. Il 2 aprile 2010, Venerdì Santo, quasi volendosi associare alla Passione di Cristo, è stato sot-toposto a un delicato intervento chirurgico e il 10 maggio venne accolto nell'infermeria della comunità della Santissima Annunziata in Fi-renze; qui muore il 3 giugno 2010.

Molti familiari, frati, suore, membri delle fraternità OSSM, amici e benefattori hanno partecipato alle esequie, celebrate il sabato 5 giugno, nella Basilica della SS.ma Annunziata di Firenze, presieduta dal Priore provinciale, fra Sergio M. Ziliani, il quale, nel ricordare la figura di fra Pietro, ha tracciato un parallelo tra il Si di Maria e il Sì di fra Pietro, ricavandone molte similitudini: un‟obbedienza totale, ma fiduciosa vissuta come servizio al fratello, specie più bisognoso, la capacità di “trovarsi” ai piedi delle infinite croci, dalla quale far sca-turire la speranza nel Cristo Risorto. Al termi-ne della Messa, la salma di padre Pietro è stata portata al Monte, dove, dopo una liturgia della Parola nella cappella di San Martino, è stata sepolta nel cimitero di Monte Senario.

8. FRA STEFANO M. PAPINI [ANN]

Nella mattinata di lunedì 21 giugno 2010, presso il convento di Piggs Peak, Swaziland, è deceduto, per arresto cardiaco, fra Stefano (Guido) M. Papini, figlio della Provincia San-

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tissima Annunziata, di famiglia nella comunità “Regina Mundi” di Piggs Peak, Swaziland.

Fra Stefano è nato a Siena il 29 aprile 1920, da Nazareno e Rosa Moretti, e ricevette il Battesimo il giorno successivo. Nel 1929, per motivi di lavoro del padre, la famiglia Papi-ni si trasferì a Monterubiaglio (Terni), ove nel giugno del 1930 ricevette la Cresima.

Dopo aver concluso la scuola elementare e ginnasiale nel suo paese, entrò nel conven-to dei Sette Santi Fondatori di Firenze, nel 1933, per gli studi liceali. Nell'estate del 1936 salì a Monte Senario per l'anno di noviziato, che iniziò il 27 settembre 1936, terminandolo con l'emissione della Prima Professione il 28 settembre 1937. Ritornò nel convento fiorenti-no dei Sette Santi per gli studi filosofici che adempì dall'ottobre 1937 al giugno 1939. Fu inviato al Collegio Internazionale “Sant'Alessio Falconieri” nell'ottobre del 1939 per gli studi teologici, che concluse nel maggio 1943. Il giorno 24 aprile 1943, durante la veglia pa-squale nella Basilica romana di San Giovanni in Laterano, venne ordinato sacerdote.

Il Capitolo provinciale della Provincia To-scana, riunitosi nel maggio 1943, venendo incontro alle richieste di mons. Barneschi, Vi-cario Apostolico dello Swaziland, individuò alcuni frati da inviare in Africa, e tra questi fra Stefano, che venne inviato a Firenze, in atte-sa della partenza. A motivo della guerra e del-le difficoltà di ottenere i documenti necessari per entrare in Swaziland, fra Stefano rimase nel capoluogo toscano fino al 9 gennaio 1948, quando riuscì ad imbarcarsi a Venezia nel piroscafo “Toscana”, insieme ai padri Biondi e Ruggeri, e tre suore Mantellate di Pistoia. Du-rante l'attesa fra Stefano studiò l'inglese e frequentò un corso di medicina presso la scuola dei Cavalieri di Malta.

Il 2 febbraio 1948 arrivò nel porto di Dur-ban, Sud Africa, e dopo un avventuroso viag-gio in treno, giunse alla missione di San Giu-seppe. Nell'aprile dello stesso anno venne assegnato nella comunità di Sulphur Spring, Transvaal. Nell'aprile del 1949 venne trasferi-to nel convento “Mater Dolorosa” di Mbabane, capitale dello Swaziland, restandovi fino al 1972. Qui, oltre al lavoro apostolico presso le varie stazioni missionarie sparse per il territo-rio, si adoperò per la costruzione di un labora-torio di cucito e lavanderia, avendo due motivi ben precisi: la promozione della donna swazi

e la possibilità di garantire una fonte di reddito per la comunità.

Nel maggio 1972 fu trasferito a Florence Mission, ove rimase fino alla chiusura della casa avvenuta nel gennaio del 2004, per pas-sare alla comunità “Regina Mundi” di Piggs Peak, fino al giorno in cui sorella morte ha bussato alla sua porta, il 21 giugno 2010.

Fra Stefano era un uomo innamorato dello Swaziland, lavorò indefessamente per il bene del popolo swazi, adoperandosi non solo a livello pastorale ma anche e soprattutto a li-vello sociale, mettendo a frutto le sue cono-scenze mediche e tecniche. Frate attento alla vita comunitaria, alla cura liturgica delle cele-brazioni, e all'accoglienza domestica, preciso ed oculato nella gestione delle risorse econo-miche, sentiva fortemente il suo appartenere all'Ordine dei Servi di Maria, mantenendo co-stantemente i contatti con la Provincia e cer-cando di costituire ovunque l'Ordine secolare.

Dal 1969 al 1976 e successivamente dal 1988 al 1991 fu nominato Vicario provinciale, ufficio che esercitò con grande carità, e in mo-do paterno. Assistette di prima persona ai mo-menti più belli della storia ecclesiale dello Swaziland: il passaggio da Vicariato apostoli-co a Diocesi, nel 1951, le prime vocazioni lo-cali nell'Ordine e la costituzione della Chiesa locale, scrivendo anch'esso pagine indelebili nella storia di quel territorio.

Spese la propria vita in favore della gente, senza chiedere di che religione fossero, por-tando a tutti la lieta novella e infondendo la speranza nella Provvidenza divina, nella qua-le confidava per far fronte alle necessità della realtà missionaria.

Fra Stefano seppe instaurare e mantenere numerosi contatti con frati, suore e laici, incul-cando in loro una forte sensibilità per le Mis-sioni, ed inoltre riuscì a lavorare in piena co-munione con le suore Mantellate presenti in Swaziland, con i frati e con coloro che in qual-che modo si adoperavano per il bene dei fe-deli, anche se di altre confessioni religiose.

Visse la sua vocazione sotto la costante protezione della Vergine Maria, diffondendone il culto e l'amore, e nonostante l'età, continua-va il suo lavoro apostolico nelle stazioni mis-sionarie e visitando le famiglie, specie quelle ove erano forti le difficoltà economiche e dove si trovavano malati.

Per capire meglio quanto fra Stefano fosse ormai legato allo Swaziland, si possono citare alcuni esempi: il conferimento della cittadinan-

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za onoraria da parte delle autorità civili, il grande risalto del suo giubileo sacerdotale avuto nei giornali locali, la solenne celebrazio-ne in occasione dei suoi 90, festeggiati poco prima che ci lasciasse. Lui stesso si definiva swazi a tutti gli effetti.

Il 21 giugno 2010, lo colse la morte nel primo mattino, mentre si preparava ad una nuova giornata di lavoro. Le suore, allarmate perché stranamente non si era recato alla pre-ghiera comunitaria andarono a visitarlo, tro-vandolo morto in camera col Breviario in ma-no.

Il rito funebre si è svolto in più momenti, secondo i tradizionali usi Swazi, vivendo due momenti significativi, il funerale celebrato ve-nerdì 25 giugno, presso la Cattedrale di Man-zini, presieduto dal Vescovo mons. Louis M. Ndlovu, alla presenza di numerosi sacerdoti, frati, suore, e laici, anche non cattolici, che hanno voluto testimoniare il loro affetto a fra Stefano e la tumulazione presso il cimitero della Provincia di San Giuseppe, avvenuta sabato 26, con numerosa e commossa parte-cipazione. La salma di fra Stefano riposa ora in quella terra che tanto ha amato, nella quale ha gioito e sofferto, dove si è realizzato come frate Servo di Maria e come Sacerdote, nell'al-leviare le sofferenze di chi il Signore mandava nella sua strada.

9. FRA COLUMBA M. (JAMES) MCMANUS [CAN]

Il 17 luglio 2010, alle 14,30 presso il centro

di cura a lungo termine (CHSLD) di Memphré-magog (Magog, Canada) è deceduto all‟età di 75 anni, fr. Columba M. McManus, fratello di voti solenni, presbitero, di famiglia nel conven-to di Notre-Dame des Servites, Ayer„s Cliff. Aveva 75 anni di età, di cui 55 di professione religiosa.

Figlio di John McManus e di Helena Doyle nasce il 27 novembre 1934 a Saint-Boniface (Manitoba, Canada) ed è battezzato il 7 di-cembre 1934 nella parrocchia Holy Cross, Norwood, diocèse de Saint-Boniface. Compie i suoi studi secondari a Winnipeg presso il St. Paul‟s College (1948-1950) e il Daniel Mc In-tyre Institute (1950-1952). Dal 1952 al 1954, studia musica e la lingua francese. Inizia il noviziato il 15 agosto 1954 e lo termina il 16 agosto 1955. Intraprende gli studi di Filosofia all‟Università di Ottawa (1955-1956) ma per

ragioni di salute, è assegnato nel convento di Notre-Dame du Rosaire a Winnipeg dove pro-segue gli studi filosofici al Seminario di Saint-Boniface (1956-1958). È a quest‟epoca che fa anche la sua professione solenne il 16 agosto 1959, nella comunità di Winnipeg. Il 17 giugno 1962, è ordinato sacerdote nella Chiesa par-rocchiale di Notre-Dame du Rosaire à Winni-peg.

È subito assegnato al convento di S. Anto-nio a Ottawa (1962-1963), poi rimpiazza per qualche tempo il parroco della parrocchia di St-Denis-de-Brompton (1963); poi presta il suo servizio pastorale nella parrocchia di St-Majorique a Gaspé (1964). Dal 1964 al 1967, è di famiglia nel convento di Notre-Dame-de-Mont-Carmel a Montréal. Nel 1967, è asse-gnato nel convento di Our Lady of Sorrows di Chicago, USA, dove studia psicologia alla Loyola University. Dal 1969 al 1974, è di fami-glia nel Senario Priory a Oak Lake, Illinois, USA. Dal 1974 al 1976, è convalescente a Winnipeg. Nel 1976, è nominato vicario a Dol-lard-des-Ormeaux, vicino a Montréal e fa ser-vizio nella parrocchia di St-Luc. Fra il 1979 e 1981, esercita diversi ministeri in Francia (St-Yves e Issy-les-Moulineaux); si concede an-che una esperienza di vita monastica, di qual-che mese, presso l‟abazia di Notre-Dame-du-Bec a Bec Hellouin, in Normandie, France. Al suo ritorno a Québec, è di famiglia nel con-vento di Notre-Dame des Servites à Ayer‟s Cliff, fino alla morte.

Era dotato di una viva intelligenza che gli permetteva d‟apprendere rapidamente e di cogliere gli esseri e le cose. Grazie al suo ta-lento di musicista, arricchito di una voce dolce e sonora, fr. Columa M. aveva facilità ad inter-pretare le grandi opere di celebri compositori. Lui stesso esprimeva i suoi sentimenti attra-verso la creazione e la composizione d‟opere nuove. Ha prodotto due album: musica e can-to, accompagnandosi lui stesso alla chitarra. Verso gli anni ‟60, un canale televisivo di Montréal gli riservò qualche ora di diffusione, presentandolo come il “prete cantante”.

Da parecchi anni la sua salute lasciava a desiderare, tanto che nel giugno 2002 la co-munità dovette affidarlo ad un Istituto parame-dico che disponeva delle cure appropriate al suo stato di salute. Soggiornò prima presso l‟Infermeria dei Fratelli delle Scuole Cristiane a Québec. A settembre dello stesso anno, fu ospite della Maison Stevens à Stanstead, poi

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fu trasferito al C.H.S.L.D Memphrémagog di Magog nel février 2006, dove la morte lo colse il 17 luglio 2010.

Dobbiamo apprezzare la dedizione delle religiose Compassioniste Serve di Maria e ringraziarle vivamente per la loro presenza assidua e per le cure costanti che esse gli hanno prodigato in tutte le occasioni. Nessuno tuttavia si attendeva una fine così rapida, do-po il comunicato che il priore conventuale aveva indirizzato ai frati della Provincia sul suo stato di salute sia il 15 luglio che due gior-ni prima del decesso.

I suoi funerali furono celebrati martedì 21 luglio 2010 nella chiesa parrocchiale di Saint-Barthélemy d‟Ayer‟s Cliff. Furono presieduti da fr. Paul-André M. Mailhot, priore del con-vento dei Sette Santi Fondatori di Montréal-Nord, che ha anche pronunciato l‟omelia. Le spoglie mortali di fr. Columba M. riposano nel cimitero di Notre-Dame des Servites, Ayer‟s Cliff, nell‟attesa dell‟ingresso alla vita eterna.

10. FRA PELLEGRINO M. (CESIO) SANTUCCI [PRG]

Il 24 luglio 2010 alle ore 15,30 nel conven-

to di Santa Maria dei Servi in Bologna fra Pel-legrino (Cesio) M. Santucci, frate presbitero della provincia di Piemonte e Romagna, ha concluso la sua esistenza terrena, dopo alcuni mesi di malattia. Egli era stato assegnato di famiglia nella comunità di Reggio Emilia, ma aveva continuato a risiedere nel convento di Bologna.

Cesio Santucci era nato a Monte Castello nella diocesi di Sarsina il 9 gennaio 1921. All‟età di 12 anni era stato accolto tra i Servi di Maria a Ronzano dove ha iniziato i suoi studi. Nel 1937 aveva iniziato il noviziato a Montefa-no e il 4 settembre 1938 aveva fatto la prima professione. Aveva proseguito i suoi studi a Roma dove il 5 novembre 1942 aveva emes-so la professione solenne ed era stato ordina-to presbitero il 9 luglio 1944.

Rientrato in Provincia, ha dimorato per il restante tempo della sua vita religiosa nel convento di Bologna. Qui ha avuto modo di assecondare il particolare talento musicale espresso fin dagli anni della formazione. Ha frequentando il Conservatorio Musicale di Pe-saro dove nel 1949 ha conseguito il diploma di Maestro in Composizione. A Bologna ha dato un grande impulso alla Cappella Musica-

le Santa Maria dei Servi, che sotto la sua dire-zione ha ottenuto il titolo di “Arcivescovile”. Ha insegnato composizione in vari Conservatori e si è distinto come compositore componendo una grande quantità di opere di musica sacra. Nel primo dopo-concilio aveva composto delle messe in lingua volgare, ma ben presto ha fortemente denunciato quelli che, secondo lui, erano le aberrazioni della musica liturgica e si è schierato con le correnti più tradizionaliste sorte dopo il Concilio.

Come religioso ha vissuto con impegno e rettitudine la sua vita, ma essendo un caratte-re forte, si è trovato spesso in conflitto con i fratelli della sua comunità e con l‟ambiente circostante, prendendo apertamente posizio-ne sia sul piano politico come su quello eccle-siale. Tuttavia, nonostante le sue idee politi-che, P. Pellegrino sul piano musicale è stato uno dei più grandi geni musicali che l‟Ordine abbia avuto nei tempi moderni: Con il suo ta-lento artistico ha espresso i suoi sentimenti personali e quelli dei Servi alla Vergine, no-stra Signora.

Il rito funebre è stato presieduto dal vesco-vo ausiliare di Bologna, Mons. Ernesto Vec-chi, che nella omelia ha messo in risalto, in modo equilibrato, gli aspetti di fede e di servi-zio di questo nostro fratello. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Monte Castello.

11. Fra Marcello M. (Salvatore) Pisa-nelli [ANN]

Mercoledì 28 luglio 2010, presso l‟Inferme-

ria provinciale della Santissima Annunziata in Firenze è deceduto, per arresto cardiaco cir-colatorio, fra Marcello Maria (Salvatore) Pi-sanelli, frate di voti solenni, presbitero, figlio della Provincia Santissima Annunziata, di co-munità nel convento di Pistoia, che è aggre-gato alla comunità Santissima Annunziata di Firenze.

Fra Marcello nacque a Civitavecchia (Roma), il 25 agosto 1922, da Alfredo e Elena Buggin. Ricevette il Battesimo il 07 ottobre 1922.Accompagnato dalla madre, fu accolto come candidato nel convento di Nepi il 25 novembre. Il 19 06 1940, festa di Santa Giu-liana Falconieri, iniziò l'anno di noviziato, sotto la guida di fra Stefano M. Berardi, maestro dei novizi, ricevendo l'abito da fra Lorenzo M. Lu-catelli. Emise la prima professione nelle mani di fra Lorenzo M. Lucatelli, Priore provinciale,

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il 22 luglio 1941. Si consacro definitivamente all'Ordine dei Servi di Maria il 17 settembre 1944, emettendo i voti solenni nelle mani di fra Francesco M. Agostini, Socio provinciale.

Dal 1935, fra Marcello svolse tutta la sua carriera scolastica a Nepi, compiendo gli studi ginnasiali, liceali, filosofici e teologici, che si conclusero nel 1948. Ricevette il Sa-cro ministero del Suddiaconato il 28 ottobre 1947, mentre il 20 dicembre dello stesso anno fu ordinato diacono. Il 22 maggio 1948 fu ordinato sacerdote da Sua Eccellenza mons. Giuseppe Gori, vescovo di Nepi-Sutri.

Completato il suo iter formativo, venne assegnato di comunità nel convento di San Filippo Benizi a Todi, ove vi rimase fino al 27 luglio 1949, in quanto inviato nella parroc-chia di San Fiorenzo a Perugia. Nel capoluo-go umbro vi rimase fino al 15 settembre 1949, Solennità dell'Addolorata, poiché fu assegnato nel convento Santa Liberata di Francavilla al Mare. Nel luglio del 1953 fu inviato a San Marino, ove vi rimase per quat-tro anni, dopodiché fu assegnato nel conven-to di Sant'Angelo in Vado. Ritornò a Todi nel luglio del 1962 e nel 1967 si recò per pochi mesi a Ploaghe. Il 21 giugno 1968 venne trasferito ad Orvieto, e nel gennaio del 1970 fu assegnato nuovamente a Francavilla al Mare, ove vi rimase per 15 anni, tranne una breve parentesi di 9 mesi nel convento di Chieti Scalo,. Dal 15 novembre 1985 si trova nel convento di Villa Gordiani, Roma, rima-nendovi fino alla chiusura, avvenuta il 12 gennaio 1986. Successivamente venne as-segnato a Nepi e Ploaghe. Dal marzo 1990 si trasferisce a Pistoia, ove vi rimase fino all'estate del 2009, quando fu portato nell'In-fermeria Provinciale a causa della sua salute precaria.

Uomo singolare, aveva un forte legame con la propria famiglia, e tale affetto era riu-scito a riversarlo anche al nostro Ordine. Coloro che lo conoscono da vecchia data, riportano spesso delle sue “imprese”, che dicono di un frate che non riusciva a stare fermo, pieno di iniziative e fantasia. Ovunque sia stato di comunità, riusciva ad accattivarsi le simpatie dei fedeli, creando intorno a sé un gruppo di amici che il fra Marcello chia-mava affettuosamente “la mia clientela”.

Dalle sue numerose lettere ai vari supe-riori, emerge uno spirito di obbedienza e di affidamento alla volontà verso il Priore pro-vinciale.

Negli ultimi tempi, a causa della sua salu-te, che aveva aggravato anche la sua mente, padre Marcello parlava spesso di “un viag-gio” che doveva compiere, e nelle esequie celebrate nella Basilica della SS.ma Annun-ziata di Firenze, alla presenza di numerosi frati delle comunità vicine e di parenti e ami-ci, soprattutto da Pistoia, fra Sergio M. Zilia-ni, Priore provinciale, ha ricordato fra Marcel-lo come “fratello che ha saputo viaggiare attraverso la storia umana-spirituale con quella piccolezza evangelica, divenendo te-stimonianza di una fede professata con quel-le sue particolari caratteristiche umane.” La salma di fra Marcello riposa ora nel cimitero di San Martino a Monte Senario.

12. FRA LUCIANO (NARCISO) M. GUIDI [ANN]

Venerdì 20 agosto 2010, presso l‟Infer-meria provinciale della Santissima Annunzia-ta in Firenze è deceduto, per arresto cardia-co, fra Luciano Maria (Narciso) Guidi, «senior Ordinis», frate di voti solenni, figlio della Provincia Santissima Annunziata, di famiglia nella comunità della Santissima An-nunziata di Firenze.

Fra Luciano è nato il 10 ottobre 1912, da Aniceto e Margherita Vezzoni, a Pruno di Ponte Stazzemese, frazione del comune di Stazzema, provincia di Lucca, diocesi di Pi-sa. Lo stesso giorno, come era di consuetu-dine in quel tempo, venne battezzato e il 15 settembre 1920, festa dell'Addolorata, rice-vette il sacramento della Cresima.

Dopo aver frequentato le scuole elemen-tari nel suo paese, entrò nell'Ordine il 28 ot-tobre 1933 nel convento di Lucca, come can-didato. Nel 1934 venne inviato nel convento dei Sette Santi Fondatori per gli studi, ma a motivo della sua salute precaria, nel 1936 fu trasferito a Marina di Carrara. A causa dell'aggravarsi delle sue condizioni fisiche, gli fu concesso un periodo di riposo presso la sua famiglia, e finalmente nel 1939 pote ritornare nell'Ordine. Dopo pochi mesi pres-so il convento di Pistoia, il 2 maggio 1940 iniziò il suo anno di noviziato nel Sacro Con-vento di Monte Senario, ricevendo l'abito da fra Stanislao M. Mannelli, priore conventua-le. Il 4 maggio 1941 emise la prima Profes-sione, dopodiché si recò due mesi nel con-vento della Santissima Annunziata di Firen-

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ze, per venire assegnato a Pistoia come fra-tello converso. Nel convento pistoiese rimase fino al novembre del 1943, dove fu inviato ad Arezzo, e subito dopo a Pisa, precisamente nel 15 dicembre 1943, ma a motivo dell'ina-sprirsi della guerra, fu mandato a casa. Al ter-mine del conflitto ricevette l'obbedienza per il convento di Siena. Nella basilica di San Cle-mente ai Servi a Siena, emise la Professione Solenne il 12 maggio 1946. È significativo che le tappe più importanti della formazione di fra Luciano siano avvenute tutte nel mese di maggio, tradizionalmente dedicato a Maria Vergine, della quale era molto devoto.

A Siena vi rimase fino al 1952, dove con molta umiltà svolte l'ufficio di questuante. Ven-ne assegnato alla comunità della Santissima Annunziata di Firenze il 24 marzo 1952, a mo-tivo della sua salute, e su consiglio medico dal luglio 1955 all'ottobre dello stesso anno fu inviato nel convento di Pietralba, poiché l'aria di montagna gli avrebbe giovato. Ripresosi abbastanza bene dal disturbo polmonare che l'aveva colpito, per venne assegnato alla co-munità di Pisa nel 1956 e da qui, il 15 luglio 1958 salì nuovamente al Monte.

Nel Sacro Monte rimase fino al 2004, quando a motivo del suo aggravarsi, venne dapprima assegnato a Siena, ma non fu pos-sibile il suo trasferimento, poi, nel 2006, pres-so L'infermeria Provinciale della Santissima Annunziata di Firenze, dove sorella morte lo ha visitato il 20 agosto 2010 alle ore 11.20.

Fra Luciano era un uomo semplice, dotato di “una voglia di fare” che superava le difficol-tà causategli dalla salute e dall'età. Parlava spesso dei suoi due “grandi amori”: Siena e Monte Senario, e proprio nel Sacro Monte, divenne custode dei Sette Primi Padri, riviven-done lo spirito fraterno nell'accoglienza, nell'u-miltà e nel silenzio. Chi si recava alla basilica del Monte, incontrava per primo fra Luciano, sempre indaffarato nel rendere quel luogo di preghiera, un luogo dove poter incontrare Dio, dove potersi abbandonare alla protezione del-la Vergine e riassaporare quel gusto dello sta-re insieme, che animò i Sette.

Negli ultimi anni della sua vita, ripeteva che “ormai è giunta la mia ora”, e quando qualcuno gli faceva notare che era il “Senior Ordinis” fissava il suo interlocutore con un sorriso tra il meravigliato e il compiaciuto. Chi andava a trovarlo nella sua stanza dell'Infer-meria, lo coglieva sempre o col Breviario aperto, o con la Corona dell'Addolorata fra le

mani, segno di una fede incrollabile, e di una costante ricerca della presenza di Dio e della Vergine. Pregava spesso per le vocazioni, quasi come un “nonno” che si preoccupa dei propri nipoti.

Nell'ultimo saluto dato a fra Luciano nella Basilica della Santissima Annunziata di Firen-ze il 21 agosto, il Priore provinciale, fra Sergio M. Ziliani, ha ricordato la sua figura richiaman-dosi al Vangelo proposto durante la celebra-zione, ove nell'espressione del Cristo “Venite benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo (Mt 25, 34), ha riconosciuto la sto-ria di fra Luciano, il suo cammino umano-spirituale. Tra i diversi messaggi di cordoglio giunti, uno riassume in modo particolare la figura di fra Luciano “Diamo lode a quegli uo-mini gloriosi che con la santità delle loro paro-le e degli esempi, ci hanno generati nell'Ordi-ne” (Legenda de Origine 1). Al termine dell'Eucarestia, molto partecipata da frati di varie comunità, da suore, membri della fami-glia dei Servi e amici, la salma di fra Luciano è stata portata presso il cimitero di San Marti-no per la sepoltura.

13. FRA GIOVANNI M. ONINI [PRG]

Alle ore 3,15 del 7 settembre 2010, presso l‟ospedale “Martini” di Torino è deceduto fra Giovanni Maria Onini, frate di voti solenni, presbitero, figlio della Provincia di Piemonte e Romagna, di famiglia nella comunità di San Pellegrino a Torino.

Fra Giovanni M. Onini era nato a Torino il 28 febbraio 1928. Entrò a Rivoli come fratino-probando nel 1939. Iniziato il noviziato a Sa-luzzo il 6 agosto 1944, fece la prima profes-sione il 12 agosto 1945 e la professione so-lenne il 28 aprile 1949. Fu ordinato sacerdote il 10 marzo 1951.

Appena ordinato sacerdote fu inviato a Rivoli per seguire i giovani probandi all‟Ordine e fu loro insegnante specie di materie lettera-rie nelle quali era ben preparato. Nel 1954 fu inviato a Torino nella parrocchia di San Carlo, ma l‟ambiente centrale troppo chiuso non era adatto per lui e fu inviato in periferia nella par-rocchia di San Pellegrino che allora provvede-va a circa 30.000 persone ed ivi iniziò il suo apostolato con i giovani dell‟Azione Cattolica, degli Scout e di gruppi missionari, sino a quando nell‟anno 1967 fu chiamato ad avere una responsabilità diretta come parroco nella

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chiesa della Beata Vergine Addolorata (Pilonetto) sempre in Torino, dove si fece ben volere da tutti.

In seguito fu chiamato ad altri compiti isti-tuzionali come Consigliere, Socio provinciale ed infine come Priore provinciale (1979-1982). Scaduto il mandato di Priore provinciale gli fu chiesto di prendersi cura della parrocchia di Marina di Massa dove fu inviato come parroco nel 1982: ivi rimase per circa 10 anni, rien-trando poi nella sua amata parrocchia di San Pellegrino in Torino, dove riprese antichi lega-mi con le generazioni che aveva seguito da giovane sacerdote, ricoprendo gli uffici di vice-parroco, assistente scout e poi parroco (1994-1997). Nella parrocchia di San Pellegrino con-tribuì all‟attività sino alla fine, come meglio poteva e per quanto gli consentivano le sue condizioni di salute.

Frate del quotidiano e sempre attento ai giovani, seppe stabilire profondi legami di fra-ternità e di amicizia con un cerchio grandissi-mo di persone, per cui poteva esprimersi in una delle ultime poesie “ho lasciato ben poco, però in fratelli e sorelle m‟hai dato ben più di quanto avevi proclamato”. Poeta anche dialet-tale, ha stampato alcuni libretti di poesie in piemontese ed altre in italiano, nelle quali tra-spare il suo animo delicato ed il suo humor che l‟ha accompagnato per tutta la vita e che negli ultimi giorni all‟ospedale esprimeva in un dialogo con san Pietro “chissà se mi aprirai subito le porte oppure se mi farai aspettare”.

I funerali sono stati celebrati nella chiesa parrocchiale di San Pellegrino in Torino, il giorno 9 settembre 2010: erano presenti il Priore provinciale e numerosi frati delle comu-nità della Provincia di Piemonte e Romagna, amici di vecchia data, scouts di varie genera-zioni. Il suo corpo riposa nel cimitero di Saluz-zo (Cuneo) nella cappella dei Servi di Maria.

14. FRA GIULIO M. (MICHELE) SIGNORI [VEN]

Lunedì mattina 20 settembre 2010, nella

Casa Perez di Negrar, Verona, è deceduto fra Giulio Maria (Michele) Signori, frate di voti solenni, presbitero, figlio della Provincia Vene-ta, di famiglia nella comunità dell‟Istituto Mis-sioni di Monte Berico, Vicenza.

Fra Giulio Maria Signori era nato a San Pietro di Rosà (terra fertile di vocazioni anche tra i Servi di Maria) il 2 maggio 1917, battez-

zato con il nome di Michele quattro giorni do-po nella chiesa del paese.

Aveva incominciato il cammino nell‟Ordine a Follina l‟anno 1931. Iniziò il noviziato a Isola Vicentina il 26 luglio 1936; l‟anno successivo emise la professione semplice e tre anni dopo la professione solenne nella comunità di for-mazione Sant‟Alessio a Roma, dove era stato inviato per lo studio della teologia, che com-pletò nel 1943. A Roma ricevette l‟ordinazione sacerdotale il 24 aprile 1943.

Visse e servì in alcuni conventi della Pro-vincia Veneta in Italia: soprattutto come inse-gnante di lettere e matematica nei seminari dell‟Ordine di Follina, Udine, Istituto Missioni Monte Berico, nonché a Madonna di Tirano e Rovato.

Nella Provincia religiosa svolse i servizi più altri: economo provinciale, consigliere, rettore e priore provinciale negli anni 1967-1970, pe-riodo importante per il fervore del rinnovamen-to delle costituzioni, che vennero approvate nel capitolo generale speciale celebrato a Ma-drid nel 1968 al quale fra Giulio partecipò atti-vamente facendosi voce delle istanze di molti suoi fratelli della Provincia.

Assieme ad altri frati dell‟Ordine, partecipò al „progetto Nomadelfia‟ intrapreso da don Zeno Saltini per accoglienza e formazione di orfani di guerra.

Visse e servì anche in conventi della Pro-vincia nel Vicariato Apostolico di Aysén (Cile): due volte priore a Coyhaique (1971 e 1980) e due volte a Puerto Aysén (1977 e 1992); fu anche parroco a Chile Chico (1980) e Puerto Aguirre (1982). Nel 1977 si assunse la re-sponsabilità della costruzione del convento a Puerto Aysén e nel 1980 si fece carico della costruzione del nuovo santuario della Madon-na del Carmine a Coyhaique. Trascorse il biennio 1995-1996 nel convento Santa Ber-nardita nella capitale Santiago.

Nel biennio 1984-1988 era stato chiamato a prestare il suo servizio come delegato pro-vinciale in Sud Africa, nel convento di Nigel, da dove ripartì per ritornare in Cile, terra con-geniale al suo essere e stare tra la gente con allegria e gioia interiore. Gli anni cileni occupò cimentandosi nella traduzione della bibbia dal greco: quasi tutto il nuovo testamento, una settantina di salmi, il profeta Amos, il cantico dei cantici.

All‟età di 80 lasciò la sua missione in Cile, che ricordava con nostalgia e affetto grande. Molto apprezzata fu la sua presenza da parte

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dei Servi di Maria, suoi fratelli, come pure dalla gente di Aysén. Seppe perseguire il proprio lavoro in accordo con la pastorale rinnovata secondo i principi del concilio Vati-cano II e gli orientamenti dell‟episcopato lati-noamericano. Sempre fu un frate che visse sobriamente, senza nulla che lo potesse di-stinguere da qualsiasi persona umile del po-polo.

Concludeva il racconto degli anni in Cile sul mensile Le Missioni dei Servi di Maria con queste parole. “Nostalgia? Piango. Sen-to molto di avere lasciato la missione in Cile. La malattia mi ha costretto a fermarmi in Ita-lia. Dopo 26 anni di missione”.

Tornato in Italia, fu nelle comunità di Ro-vato (1996-1998), Isola Vicentina (1998-2003), Monte Berico (Istituto Missioni: dal 2003). Sentendo il peso dell’età e aggravan-dosi lo stato di salute, venne accompagnato nella casa di accoglienza e cura „Perez‟ a Negrar (ottobre 2008). La morte lo accolse durante il sonno la notte tra domenica 19 e lunedì 20 settembre 2010. La lunga esisten-za di fra Giulio conta 93 anni di età, 74 di vita religiosa, 67 di ministero sacerdotale.

Di fra Giulio erano fratelli e come lui mis-sionari il padre Norberto (morto a Nigel, Sud Africa, nel 1992) e il padre Michele (morto a Benoni, Sud Africa, nel 1998), nonché la sorella Teresa suora Mantellata Serva di Maria di Pistoia con il nome di Edgarda e missionaria in Swaziland (morta a Saluzzo l‟anno 2000).

Il rito funebre -due bare insieme allineate ai piedi del presbiterio, quella di fra Giulio e quella di fra Alessio M. Zanollo morto marte-dì 19 settembre- fu presieduto dal priore pro-vinciale fra Ferdinando M. Perri, attorniato da 40 concelebrati frati delle comunità della Provincia e sacerdoti diocesani, familiari, amici e pellegrini, nella basilica di Monte Be-rico il mattino di giovedì 23 settembre 2010. I resti mortali di fra Giulio riposano nel cimite-ro conventuale a Monte Berico

15. FRA ALESSIO M. (DANILO) ZANOLLO [VEN]

Martedì mattina 21 settembre, nella Casa Perez di Negrar, Verona, è deceduto fra Alessio Maria (Danilo) Zanollo, frate di voti solenni, figlio della Provincia Veneta, di fami-

glia nella comunità dell‟Istituto Missioni di Monte Berico, Vicenza.

Fra Alessio Maria Zanollo vide la luce a Castel Dario (Mantova) il giorno di natale del 1924; venne battezzato, con il nome di Dani-lo, nella chiesa parrocchiale il successivo 22 gennaio. Iniziò il noviziato a Isola Vicentina il 21 novembre 1952; emise la professione semplice il 2 febbraio 1954 e la professione solenne il 2 febbraio 1957.

L‟età adulta di 28 anni, quando la voca-zione religiosa lo portò nel convento del no-viziato, lo instradava tra i fratelli „conversi‟ (vocabolo in uso allora), la schiera di uomini forti e servizievoli, umili e fieri dell‟abito fraterno uguale a tutti gli altri frati della comunità.

Visse e servì in conventi impegnati nella cura d‟un santuario come Monte Berico (1955-1961; 1987-2008) e Pietralba (1970-1972) o nella cura d’una parrocchia come Milano/San Siro (1961-1964; 1967-1970), Trieste (1972-1976), Milano/San Carlo (1976-1982), Follina (1982-1983), Venezia (1985-1987) o nella pastorale libera in centro città come Verona (1964-1967; 1983-1985).

Nel mese di giugno 2006 passò nella ca-sa di accoglienza e cura „Perez‟ a Negrar. Visse quegli ultimi anni in grande pazienza e in tanto silenzio cagionato anche dalla debo-lezza dell‟udito: ma sorrideva e ricordava contento la Madonna di Monte Berico.

Di buon mattino martedì 21 settembre 2010 la morte lo accolse nella stanza dell’o-spedale „Don Calabria‟ a Negrar, dove una decina di giorni avanti era stato ricoverato aggravandosi quasi d‟improvviso la salute, e dove era assistito con costanza dal fratello Dario e dalla cognata Nella.

La lunga esistenza di fra Alessio conta quasi 86 anni di età e 58 come fratello tra i Servi di Maria.

Il rito funebre -due bare insieme allineate ai piedi del presbiterio, quella di fra Alessio e quella di padre Giulio M. Signori morto lune-dì 18 settembre- fu presieduto dal priore pro-vinciale fra Ferdinando M. Perri, attorniato da 40 concelebrati frati delle comunità della Provincia e sacerdoti diocesani, nella basili-ca di Monte Berico il mattino di giovedì 23 settembre 2010.

Il priore fra Giovanni M. Sessolo ha ricor-dato, nel rito funebre, il fratello, tra le altre, con queste parole: “Frate nostro Alessio, sei stato un fratello vero, povero, umile, servizie-

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vole, avveduto, trasparente, uomo di assidua preghiera. Da mane a sera vivevi ancorato da una devozione sincera, intangibile a no-stra Signora, Addolorata e Gloriosa che, co-me Madre sollecita hai avvertito esserti sem-pre accanto a dar senso e dignità ai tuoi giorni”. I resti mortali di fra Alessio M. riposa-no nella tomba dei Servi di Maria a Verona, così desiderando i familiari.

16. FRA GIOVANNI M. (MANLIO) PRESSACCO [VEN]

La sera di sabato 9 ottobre 2010 la comu-nità era tutta riunita per la cena, quando, senza dire nulla, abbassato il capo sul petto, letteralmente spirava fra Giovanni Maria (Manlio) Pressacco, frate di voti solenni, figlio della Provincia Veneta e di famiglia nel Convento di San Carlo in Milano.

Fra Giovanni era nato a Turrida di Sede-gliano (Udine) il 24 settembre 1921 da Gio-vanni e Anna Pressacco e qui fu battezzato il seguente 2 ottobre con il nome di Manlio. Ancor giovane entrò nel nostro Ordine con entusiasmo. Iniziò il suo noviziato a Isola Vicentina (Vicenza) il 15 gennaio 1938 ed emise la prima professione il 23 gennaio 1939; a Udine nel Convento della B. Maria V. delle Grazie si consacrò a Dio e alla Ma-dre del Signore con i voti solenni il giorno dell‟Immacolata (8 dicembre) del 1942.

Dopo questi primi anni nel Convento di Udine, visse per tre anni (1943-1946) nel Convento dell‟Addolorata di Pietralba (Bolzano): anni di guerra e di grandi sacrifici, nei quali egli si adoperò con la generosità della sua giovane età per svariati servizi ai fratelli, non senza pericoli per la sua vita.

Egli stesso raccontava che all‟inizio del 1946 fu inviato nel Convento di San Carlo a Milano per dare una mano ai fratelli di qui per una quindicina di giorni. Ma, dopo l‟obbe-dienza del 21 febbraio 1946, da Milano non si mosse più fino alla morte. Esercitò l‟ufficio di sacrestano nella Basilica di San Carlo, considerata “il tempio” della città al grande Vescovo, patrono di Milano con Sant‟Ambro-gio. Custodì con diligenza questa chiesa per ben 64 anni: Dio solo sa quanti fedeli vide passare nella chiesa durante questi lunghi anni, quanti avvenimenti furono da lui in chiesa preparati con diligenza, quante perso-ne, spesso nel bisogno, scorse in silenziosa

preghiera, soprattutto davanti l‟effige dell‟Ad-dolorata e al corpo del beato Giovannangelo Porro e quanti accompagnò con la propria intercessione.

Appena deceduto e composto nella sua stanza, i frati della comunità con commozio-ne sostarono in comune preghiera accanto al feretro dell‟amato fratello. L‟indomani, por-tato il corpo nella rotonda della basilica, ven-ne circondato da venerazione e lunga pre-ghiera non solo dalla comunità, ma anche dai tanti fedeli che lo conoscevano e lo am-miravano.

I funerali ebbero luogo il lunedì 11 ottobre con la presenza del priore provinciale, fra Ferdinando M. Perri, di tanti frati venuti dai conventi più vicini, di alcuni parenti e di tanta gente. Presiedeva il priore di San Carlo, fra Ermes M. Rochi, lui pure friulano, che nell‟o-melia seppe mettere in evidenza la grandez-za della vita di Fra Giovanni consumata tutta nel servizio. Egli, tra l‟altro, disse: “[Fra Gio-vanni] è passato nella nostra casa, come un angelo silenzioso, laborioso e fedele. […] Ti benedice la tua comunità perché hai amato la nostra casa, le tue mani laboriose su ogni angolo, su ogni porta, su ogni candela, ne custodivi tutti i segreti e la sua storia era viva di ricordi. Con te se ne va una generazione di frati come non ci saranno più. […] Sabato sera, quando ci ha lasciato, lo tenevamo per mano, stretti a lui, non volevamo lasciarlo andare, fratello amato, tutti attorno a lui con mani d‟affetto e lacrime, invece è come sci-volato via dalle nostre braccia a quelle di Dio. Quasi con dolcezza, senza sforzo, co-me una barca leggera che ha trovato il filo della corrente che aveva tanto cercato. […] Che cosa ha fatto fra Giovanni in quasi no-vant‟anni di opere e giorni? Piccole cose e vere. Diceva che appena entrato in convento il priore gli ha consegnato due cose: un ro-sario e una scopa. E non li ha più abbando-nati, li ha tenuti stretti, il suo rosario e la sco-pa. Sono stati la sua ascesi, la sua santità. […] Gli stessi gesti, ripetuti per quasi 65 anni in questa chiesa, attorno all‟altare. Le porte aperte e chiuse migliaia di volte. Gesti umili, piccoli. Spiccioli di una vita. Niente di appari-scente. Ma le piccole cose sono sempre pre-figurazione delle grandi. […] Giovanni ha amato questa chiesa con tutto il cuore, e santa Maria con tutto il cuore. Allora la sua è stata una vita esemplare e riuscita, come assicura Dostoevski: la vita riuscita consiste

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nell‟amare le cose che fai e nell‟agire per le cose che ami. La figura di fra Giovanni evo-ca molto vangelo. Nel convento è venuto per servire e non per essere servito. E quando avete fatto tutto dite: siamo servi inutili. Che vuol dire: servi che non hanno pretese, né esigenze. Servi che di niente hanno bisogno se non di essere se stessi. Non di prestigio o di potere, non degli applausi o delle lodi, solo hanno bisogno di essere veri, vicino a santa Maria e ai fratelli, basta avere una chiesa, un rosario, una scopa”.

La salma di fra Giovanni è stata poi ac-compagnata al paese natìo Turrida di Sede-gliano dove, il 12 ottobre alle ore 10, nella chiesa parrocchiale gremita di fedeli e alla presenza dei confratelli delle comunità di Milano e Udine, si sono svolti i funerali pre-sieduti dal decano monsignor Ivan Bettuzzi, parroco di Codroipo. La salma di fra Giovan-ni riposa ora nel cimitero di Turrida (Udine) nella tomba comune dei sacerdoti e religiosi nativi del paese.

17. FRA CARLO M. TURATI [VEN]

Frate esile ed essenziale. Giovedì 14 ot-tobre 2010, durante il sonno d‟una notte un poco sofferta, nel suo convento fu accolto dalla morte inaspettatamente, in silenzio e senza esigenze, come era suo stile, fra Car-lo Maria Turati, frate di voti solenni, presbi-tero, figlio della Provincia Veneta, di famiglia nella comunità dell‟Istituto Missioni di Monte Berico, Vicenza. Dopo la permanenza a Ne-grar (Verona) in „Casa Perez‟ dal 30 marzo al 9 luglio 2009, era entrato nella comunità di accoglienza e cura in Istituto Missioni a Beri-co, dove aveva recuperato alquanto la salu-te.

Fra Carlo era nato a Romano d‟Inverigo, nella Brianza ambrosiana, provincia di Co-mo, il 16 ottobre 1922: venne battezzato ap-pena due giorni nella chiesa parrocchiale.

Diciottenne iniziò il noviziato a Isola Vi-centina: era il 7 agosto 1940. L‟anno succes-sivo con la professione „semplice‟ venne ac-colto nell‟Ordine dei Servi di Maria come frate. Quattro anni dopo, il giorno di natale del 1944, nella basilica di Monte Berico, emi-se la professione solenne: impegno „perpetuo‟ come frate consacrato al Signore sotto la protezione della santa Madre di Dio Maria.

Al concludersi degli studi di teologia nel collegio Sant‟Alessio a Roma, venne ordina-to sacerdote il 27 marzo 1948.

Lo stesso anno salpò alla volta della „missione‟ in Sud Africa, da dove fece ritorno 53 anni dopo. I frati Servi di Maria della Pro-vincia Veneta avevano aperto la loro missio-ne in Transvaal nel 1935, sostenuta dal prio-re provinciale fra Alfonso M. Benetti. La mis-sione sudafricana dei Servi di Maria si dira-mava nel servizio pastorale tra i „bianchi‟ delle città e i „neri‟ delle periferie o locations nella foresta.

Fra Carlo fu „missionario‟ via via nei con-venti che allora costituivano il centro della irradiazione missionaria.

Fu ad Heidelberg, primo luogo di presen-za dei frati (25 aprile 1935), dove ebbe an-che la responsabilità di priore e parroco (1958-1967) nella chiesa dedicata alla Ma-donna delle Grazie.

Fu a Nigel, città in cui la comunità dei Servi di Maria e la chiesa erano l‟unico luogo di riferimento della piccola minoranza di cat-tolici. A fra Carlo allora era stato affidato an-che il ruolo di „incaricato della missione‟ e „storico‟ di essa (1970-1977). Lo spazio prio-ritario del suo apostolato erano la piccola location di Alra Park e la grande location di Ratanda che guidò come parroco (1980-1983) della chiesa dedicata ai Sette santi Fondatori: tra le popolazioni di quelle perife-rie appartate la „missione‟ consisteva in cate-chesi e celebrazione di sacramenti: il regime di aprtheid non consentiva la convivenza tra „bianchi‟ e „neri‟ e allora il missionario a sera doveva tornarsene al suo convento e fra Carlo viaggiava con una ordinaria autovettu-ra.

Fu a Meyerton, periferia di Johanne-sburg, convento, chiesa, ambienti recettivi molto recenti e „moderni‟, come l‟ „Incontro‟ riservato agli italiani della metropoli: fra Car-lo vi si adoperò anche come priore e parro-co.

Fu a Nikosikazy Yoxolo Community, ov-vero Monte Berico Mission, comunità di novi-ziato intorno alla chiesa nel 1980, territorio popolato da indian coloureds.

Da Nigel, prese il volo per il ritorno in Ita-lia, l‟anno 1993, inserito nel convento di San Carlo a Milano. Nella sua missione, fra Carlo aveva condiviso gioie e fatiche, speranze e delusioni dei tempi e delle genti. Restò nel

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convento di San Carlo a Milano sino all‟anno 2009.

Il rito funebre venne celebrato nella basili-ca di Monte Berico, presieduto dal priore provinciale fra Ferdinando M. Perri, attornia-to da 36 concelebranti, fratelli di comunità, parenti, pellegrini. Esordendo nell‟omelia, fu rivolto al fratello defunto un augurio: “oggi sarebbe stato il tuo compleanno e avresti compiuto 88 anni”. Tratteggiando la sua per-sonalità, è stata evidenziata la caratteristica del silenzio. “Ha parlato poco, ma ha vissuto molto. Il non detto, quando è illuminato da una vita autentica, è molto più importante del detto. Egli ripeteva spesso che le parole vo-lano via, ma la testimonianza rimane, agisce, conquista e rende gloria a Dio”.

Il pomeriggio dello stesso giorno è stata celebrata la liturgia funebre nella chiesa di San Michele arcangelo a Romanò d‟Inverigo, presieduta dal vicario don Alberto Busnelli attorniato da alcuni frati dei Servi di Milano e Sotto il Monte, presenti familiari e concittadi-ni, tra i quali il sindaco Alberto Bartesaghi e il vicesindaco Angelo Riboldi in rappresentan-za della amministrazione comunale. Le spo-glie mortali, per desiderio dei familiari, ripo-sano nel cimitero del paese natale.

18. FRA AGOSTINO M. (GIUSEPPE) RIZZOTTO [VEN]

Frate giovanile ed intraprendente. Sabato 16 ottobre 2010 in ‘Casa Perez’ a Negrar (Verona), poco dopo il risveglio al nuovo giorno terreno, chinato il capo senza agonia, ha concluso la sua esistenza terrena fra Agostino Maria (Giuseppe) Rizzotto, frate di voti solenni, presbitero, figlio della Provin-cia Veneta, di famiglia nella comunità della Santissima Annunciata di Rovato, Brescia, educatore di giovani in Argentina Uruguay e Italia, consumato da dolorosa intermittente malattia, ha concluso la sua esistenza terre-na lunga di 87 anni.

Era nato a San Lazzaro, borgata di Trevi-so, il 7 giugno 1923 e battezzato nella chiesa parrocchiale l‟1 luglio. Era entrato nel semi-nario minore a Follina (TV) a 14 anni. Com-pletava l‟anno di noviziato a Isola Vicentina tra il 1942-1943, alla fine del quale entrava come „frate‟ nell‟Ordine mediante la profes-sione „semplice‟. Il 13 ottobre 1946 comple-tava il ciclo formativo con la professione

„solenne‟. Aveva percorso gli anni di studio nei conventi di Udine e Monte Berico a Vi-cenza, dove riceva il sacramento del presbi-terato il 29 giugno 1950: quest‟anno aveva festeggiato, insieme ad altri confratelli, il ses-santesimo di sacerdozio.

Appena un anno dopo l‟ordinazione sa-cerdotale visse e servì in Italia, precisamen-te a Madonna di Tirano (1951-1952), dove avviò l‟oratorio per ragazzi ed espletò le doti di organista (in Valtellina tornerà per un an-no -1970-197- come direttore della „Casa del Fanciullo‟). E subito venne inviato „missionario‟ (appellativo che usava allora) in America Latina. Due metropoli e capitali fu-rono lo spazio di vita e servizio al qua e al di là del Rio de la Plata: a Montevideo negli anni 1952-1957 e ancora dal 1964 al 1969; a Buenos Aires negli anni 1958-1964; tornò nella capitale, nel convento periferico di Quil-mes, per un anno (2001-2002). In Uruguay fu fondatore dell‟oratorio giovanile, direttore del coro e organista; poi direttore e preside del collegio-liceo Regina martyrum. In Ar-gentina fu parroco e ancora organista; spe-cialmente fondatore del collegio Mater Dei. Con fierezza e nostalgia ricordava gli anni di quel dinamico servizio oltreoceano.

Tornato in Italia, fu nelle comunità parroc-chiali di Trieste (1969-1970; 1976-1985; 1991-2000) dove fu anche parroco (1978-1982) e priore (1991-2000), Milano/San Car-lo (1971-1972), Follina (1972-1976) dove fu pure parroco e priore, Venezia (1985-1989; 2003-2006: triennio quale priore), Mestre (1989-1991), Rovato (2006-2010). Si rese attivo anche come insegnante di religione in scuole medie e licei; nonché operatore in Radiocarpini a Mestre e Radiodiocesana a Triste: restano decine di registrazioni.

Il 16 luglio 2010 era stato accolto a Ne-grar dopo alcuni mesi in Istituto Missioni a Monte Berico (dal 17 febbraio).

Il settimanale diocesano di Trieste Vita Nuova (23 giugno 2000 per il sessantesimo di sacerdozio) scriveva, tra l‟altro, che “fra Agostino è un appassionato e trainante edu-catore dei giovani… La caratteristica che lo ha reso popolare è il suo proverbiale buonu-more e la voglia di trasmettere il vangelo col sorriso, la battuta scherzosa e l‟immediatez-za diretta del rapporto umano. Di carattere estroverso e disponibile, fra „Ago‟ è il classi-co „avversario irriducibile‟ di una fede contor-ta, ombrosa e triste, ed è di conseguenza il

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classico „portabandiera‟ di una testimonianza cristiana solare, aperta e fraterna”.

Fra Agostino si riteneva, anche in età avanzata, ancora giovane, capace di capire i giovani, cercava il contatto con loro avvici-nandoli con battute scherzose, facendo leva su un linguaggio umano, semplice e imme-diato. Amava dialogare con loro valorizzando la via epistolare e li incoraggiava a tenere un loro diario personale. Li ascoltava comunque facendo emergere il senso della vita alla luce dello Spirito del Signore. Dava una iniezione di fiducia!

In comunità fra Agostino oltre alle facezie che frequentemente condivano il suo conver-sare, teneva una certa distanza dovuta forse alle difficoltà di udito. Nel capitolo conven-tuale interveniva con sobrietà. Si accendeva di fervore quando alla messa festiva e feriale teneva l‟omelia. Aveva una voce forte e uno stile magisteriale. Diceva che “l‟omelia dove-va essere concreta, concisa, comprensibile”. Amava il canto, la musica. Se interpellato, volentieri si metteva all‟organo per accompa-gnare i canti liturgici.

Ricordava spesso e con passione il tem-po dedicato all‟insegnamento della religione nelle scuole, allo “stare con i giovani”, alle collaborazioni offerte alle radio locali per l‟o-pera di evangelizzazione e di risveglio delle coscienze sulle problematiche del mondo giovanile.

Le esequie furono celebrate nella basilica di Monte Berico lunedì 18 ottobre 2010. All‟i-nizio, ricordando le tappe di presenza nei vari conventi, venne definito “frate itineran-te”; ma soprattutto venne rimarcata la qualifi-ca di “educatore di giovani e insegnante che l‟accompagnerà lungo tutta la vita”. Anche il priore provinciale, fra Ferdinando M. Perri concelebrante, ha evidenziato tale caratteri-stica, dicendo: “in tutti i luoghi dove egli ha dimorato è stato per molti giovani un punto di riferimento, un padre spirituale: egli ha pro-mosso molte iniziative per aggregare i giova-ni attorno al Vangelo”. Le spoglie mortali di fra Agostino riposano nel cimitero cittadino a Vicenza, nella tomba dei frati Servi di Maria.

19. FRA ALDO M. LAZZARIN [VEN]

Sabato 16 ottobre 2010 alle ore 10,45 nell‟ospedale „Don Calabria‟ a Negrar (VR), vinto da una malattia non lunga ma debilitan-

te, dopo lunga e faticosa agonia, assistito via via da confratelli, padre Aldo Maria Lazza-rin Stella, frate dei Servi di Maria da 68 an-ni, educatore di giovani, consigliere genera-le, priore provinciale, vescovo titolare di Tigi-si in Numidia, Vicario Apostolico emerito di Aysén in Cile, figlio della Provincia Veneta, di famiglia nella comunità della Beata Vergi-ne delle Grazie di Udine, ha concluso la sua laboriosa esistenza terrena di 83 anni spesa a servizio del Regno di Dio e della moltitudi-ne di fratelli e sorelle nella fede.

Era nato a Selva di Volpago (TV) il 13 dicembre 1926. Negli anni 1937-1942 fre-quenta il ginnasio nel seminario minore San Giuseppe a Follina (TV). Il 15 agosto 1943 inizia il noviziato a Isola Vicentina e l‟anno dopo emette la professione semplice.

A Udine trascorre il triennio del liceo (1943-1946) e a Roma Sant’Alessio il qua-driennio di teologia (1946-1950). A Roma il 10 ottobre 1948 s’impegna con la professio-ne solenne e l‟8 aprile 1950 viene ordinato sacerdote.

Tornato in Provincia, inizia il proprio ser-vizio come priore della comunità e come maestro dei probandi nel seminario di Follina (1950-1955). Dopo breve sosta a Udine, vie-ne trasferito a Monte Berico come maestro dei professi. È membro del consiglio provin-ciale (1955-1964). È priore e maestro dei probandi in Istituto Missioni di Monte Berico (1958-1964

Un dodicennio resta a Roma: 1964-1966 maestro nella comunità di formazione Sant‟Alessio; 1965-1975 membro del consi-glio generalizio, dal 1966 risiedendo nella comunità di San Marcello. L‟anno 1976 ri-nuncia al ruolo di consigliere generale per-ché viene eletto priore provinciale nella Pro-vincia Veneta, che serve nel sessennio fino al 1982.

Da quell‟anno sino al 1989 vive nella co-munità di formazione a Fatima (Argentina). La sua presenza in America Latina fu molto apprezzata, poiché con la sua vita, parola e azione ha spinto i Servi di Maria verso i nuo-vi cammini di integrazione, specialmente nel cono Sud.

Il 16 giugno 1989 il papa Giovanni Paolo II lo nomina vicario apostolico nel Vicario di Aysén in Cile e lo elegge vescovo titolare di Tigisi in Numidia (Africa Nordoccidentale). Il 13 agosto 1989 è consacrato vescovo nella cattedrale di Coyhaique durante il pontificale

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presieduto dal predecessore l‟arcivescovo di Puerto Montt padre Bernardo M. Cazzaro e concelebrato dal vescovo di Talea Carlos Gonzales. Il lemma episcopale Respice Stel-lam (guarda la stella) è memoria del cogno-me materno (Stella) e segno devozionale verso santa Maria madre di Gesù.

Con il suo servizio pastorale ha consoli-dalo la giovane Chiesa di Aysen, che guidò, con il suo stile semplice e comunitario, ad una grande apertura di evangelizzazione.

Significative sono le lettere pastorali con cui orientò la crescila della Chiesa di Aysén e che mantengono piena attualità: nel 1990 Dove sta il tuo fratello?; nel 1992 E voi chi dite che io sia?; nel 1993 Vi invio due a due; nel 1996 Le comunità ecclesiali vive e dina-miche; nel 1997 Prendete e mangiate: que-sto è il mio corpo.

Il 10 agosto 1997 informa il priore gene-rale delle difficoltà, che incomincia ad incon-trare a causa del progressivo aggravarsi del-le condizioni di salute, e di aver già presen-tato alla Segreteria di Stato la sua rinuncia alla carica di Vicario Apostolico di Aysén per averne l‟accettazione da parte della Santa Sede. La rinuncia viene accettata dal papa il 19 giugno 1998.

Dopo due anni tra Coyhaique e Puerto Aysén (1998-2002), torna in Italia, dapprima nella comunità di Istituto Missioni (2002-2003) e dal 2003 in quella di Udine. Nel san-tuario della Madonna delle Grazie padre Al-do si è dedicato soprattutto al sacramento della riconciliazione e alla preghiera perso-nale e comunitaria. In questi anni ha forse vissuto la sintesi più completa di tutta la sua esperienza umana e la sua vocazione di maestro e di pastore.

Il 24 luglio 2010 un ictus cerebrale lo por-ta alla paralisi, che lo costringe al ricovero nell‟ospedale Don Calabria a Negrar (17 set-tembre).

Celebrazioni esequiali hanno avuto luogo nella basilica di Monte Berico lunedì 18 otto-bre (ore 11,00) e il giorno successivo nel paese natale (ore 11,00) e a Udine (ore 15,30). Nel cimitero di quella città nella tom-ba dei frati Servi di Maria, riposano le spo-glie mortali di padre Aldo M. Lazzarin Stella.

L‟eucaristia a Monte Berico era presiedu-ta da padre Bernardo M. Cazzaro, attorniato da 40 concelebranti, tra i quali il vicario ge-nerale della diocesi di Vicenza monsignor Lodovico Furian, il priore generale fra Ángel

M. Ruiz Garnica, il priore provinciale fra Fer-dinando M. Perri, frati dalle comunità dei Servi, sacerdoti vicentini, il nipote don Rena-to Renato Martini (Missionari della Consola-ta), presenti altri familiari, amici, pellegrini. Nell‟omelia padre Bernardo ha ricordato il confratello padre Aldo. “Ci siamo conosciuti 73 anni fa. Mai dimenticherò il primo incontro con lui da ragazzi nel 1937, quella sua fac-cetta serena e sorridente, già aspirante alla vita consacrata tra i Servi di Maria. Era arri-vato al collegio San Giuseppe di Follina per iniziare la prima ginnasiale. Io vi ero arrivato l‟anno prima. Da allora le nostre vite di stu-denti, di religiosi, di sacerdoti e vescovi mis-sionari in Cile, sono trascorse in gran parte parallele. Particolarmente indimenticabili sono stati gli anni della teologia a Roma, non solo per la solida formazione che riceveva-mo dai nostri maestri, particolarmente dal padre Andrea M. Cecchin, ma anche per l‟entusiasmo con cui partecipavamo, insieme ad altri compagni del collegio, della spiri-tualità del nascente Movimento dei Focola-rini, vicino alla sua fondatrice Chiara Lubich. Ritornati in Provincia, ecco gli anni, impe-gnativi e gioiosi, dedicati alla formazione dei giovani. Poi l‟obbedienza ci separa. Io per il Cile come vescovo vicario apostolico in Aysén. Aldo in Italia con incarichi di grande fiducia come definitore generale e poi come superiore della Provincia Lombardo-Veneta. Più tardi dall‟Argentina mi raggiunge in Cile, vescovo anche lui, mio successore nel Vica-riato Apostolico di Aysén. Ho l‟onore di pre-siedere la sua ordinazione episcopale a Coyhaique. Lavoriamo insieme nella confe-renza episcopale del Paese e nella Provincia ecclesiastica di Puerto Montt, la più australe del mondo. Pochi giorni prima della sua mor-te ho avuto la grazia di amministrargli il sa-cramento dell‟olio degli infermi nell‟ospedale San Giovanni Calabria di Negrar”.

Il priore provinciale fra Ferdinando M. Perri, a sua volta, ha ricordato che “padre Aldo è stato sempre stimato e amato da tutti noi frati, perché è stato per noi un padre attento, sensibile, accogliente e mai nervo-so, ma dolce e delicato” E ha rimarcato i va-lori che hanno caratterizzato la sua persona-lità come frate e come vescovo: l‟umiltà, il rispetto della persona, la collegialità.

Nelle altre celebrazioni il priore della co-munità di Udine fra Cristiano M. Cavedon ha delineato padre Aldo come maestro di sem-

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plicità, di verità, di povertà, di misericordia, di preghiera, di devozione alla Vergine, di umil-tà, di vita comunitaria, di obbedienza, di vera e autentica spiritualità, di santità.

20. FRA COSTANZO M. (DANILO) SIMONI [VEN]

Improvvisa inattesa la morte ha accolto

fra Costanzo Maria (Danilo) Simoni marte-dì 9 novembre 2010 alle ore 9,05 sorpreso da collasso cardiocircolatorio nel reparto di geriatria presso l‟ospedale di Vicenza..

Il fratello era nato a Fontanelle (TV) il 16 ottobre 1923, battezzato il successivo 4 no-vembre con i nomi di Danilo Vito. Entrò nel collegio San Giuseppe a Follina nel 1938. Iniziò il noviziato a Isola Vicentina il 15 ago-sto 1942 prendendo il nome di fra Costanzo Maria. Emise la professione semplice il 23 agosto 1943 e la professione solenne il 13 ottobre 1946 a Monte Berico. Aveva percor-so l‟iter degli studi filosofici a Udine (1942-1946) e degli studi teologici a Roma (Collegio Sant’Alessio 1946-1949), dove venne ordinato sacerdote il 17 dicembre 1949.

Ancora prima del sacerdozio fra Costan-zo coltivava il desiderio di andare „missionario‟ in Africa. E un anno dopo l‟ordi-nazione sacerdotale venne inviato in Tran-svaal (Sud Africa) dove la Provincia Veneta avevano aperto la sua missione nel 1935. Negli anni 1948-1991 vigeva in Sudafrica l‟aprtheid, leggi di segregazione razziale che limitavano e anche impedivano piena e libe-ra attività di apostolato pure ai frati: il loro apostolato si diramava nel servizio pastorale nelle città tra i „bianchi‟ e nelle periferie o locations nella foresta tra i ‘neri’ (linguaggio corrente se non ufficiale). Lungo tutti i 51 anni di sua vita e servizio in Transvaal (1951-2002) fra Costanzo si impegnò nei conventi di Kensington - Johannesburg e Nigel al ser-vizio degli emigranti italiani. Anch‟egli aveva condiviso gioie e fatiche, speranze e delusio-ni dei tempi e delle genti.

In gennaio 2002 chiese al priore provin-ciale fra Antonio M. Santini di tornare in Italia scrivendo: “Sono cosciente che la mia par-tenza lascerà un vuoto e sono spiacente -allo stesso tempo- per le tante persone -brave e generose- che ho conosciuto nel mio lavoro pastorale e che dovrò abbando-

nare … sento forte il desiderio di ritirarmi ... ed avere ancora un po‟ di tempo per medita-re - chiedere perdono a Dio - riflettere e pre-parami per l‟ „esame finale‟”. In risposta il priore provinciale scrisse: “Desidero ringra-ziarti personalmente, a nome anche dei frati della Provincia per i lunghi anni di testimo-nianza fraterna e di dedizione nel ministero presbiterale passati in Africa - cose grandi e tristi sono accadute in questi anni, ma in es-se sempre hai cercato la strada e la luce del Signore”.

La morte di fra Costanzo Maria, ultimo „missionario‟ in Transvaal, suggella l‟impe-gno della Provincia Veneta in quella regione, ma non in Africa perché essa si trova impe-gnata nella „missione‟ -presenza- in Uganda e Kenia.

Tornato in Italia, fra Costanzo Maria fu nella comunità di Follina (2002-2009). Egli stesso rammenta contento un servizio, tra gli altri, offerto colà, ossia “le riunioni del gruppo al quale non do riflessioni culturali, ma spie-gazioni sì a livello cristiano fondamentale e la cosa -a volte- mi costa sudori, ma lo fac-cio volentieri perché vedo l‟interesse dei par-tecipanti”. Queste „riflessioni‟ e omelie da amici attenti sono state raccolte in 36 volumi dattiloscritti.

Dal 26 novembre dello scorso anno stette nella comunità di accoglienza e cura nell‟Isti-tuto Missioni (Vicenza) sofferente e pazien-te, dove continuava ad incontrare persone che da lui cercavano incoraggiamento, con-forto, parole buone, riconciliazione, una be-nedizione.

Frate servo di Maria, egli nutriva una deli-cata devozione a santa Maria: cercava di trasmetterla e di incarnare l‟evangelo come lo aveva incarnato lei.

Giovedì 11 novembre alle ore 11,00 nella basilica di Monte Berico è stata celebrata la liturgia esequiale, presieduta dal priore pro-vinciale fra Ferdinando M. Perri accompa-gnato da 28 concelebranti, presenti familiari, amici, confratelli. Nell‟omelia ha riportato un commento dello stesso fra Costanzo Maria a queste parole da 1 Tessalonicesi 5,14-25 (prima lettura): “Il Dio della pace vi santifichi interamente e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama egli farà tutto questo”. Aveva scritto fra Costanzo Ma-ria: “E‟ il Signore che opera, è il Signore che

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compie questa promessa, è il Signore che anima, unisce, dà vigore e forza a tutto ciò che esiste. Il Signore è fedele alle sue pro-messe. L‟uomo è uscito dalle mani di Dio come essere vivente, persona armoniosa, completa, unita in se stessa senza divisioni e frammentazione”. Il priore provinciale ri-marcò: “Forte di questa convinzione, si è impegnato durante la sua vita e il suo apo-stolato a ripristinare l‟immagine dell‟uomo come essere vivente secondo la mentalità biblica e a valorizzare ogni persona abitata e consacrata dallo Spirito Santo”. Le beatitudi-ni evangeliche lette nella liturgia (Matteo 5,1-12a) illuminarono la figura di fra Costanzo Maria, ha rilevato il priore provinciale: “fra Costanzo Maria ha preso come fondante del-la sua vita e del suo apostolato la prima beati-tudine: beati i poveri, che comprende tutte le altre”.

Ha anche rilevato che “la parola che rias-sume tutta la sua vita è benedizione. Egli diceva: „Dio benedice la vita. L‟uomo benedi-ce il Signore per il dono della vita. Il Signore Iddio benedice ogni uomo che chiama alla vita e gli affida una particolare missione‟. … Molte persone ricorrevano a lui per ricevere una benedizione particolare ed egli la dava con gioia, però prima della benedizione dice-va: „Sappi che la benedizione richiama la consacrazione battesimale, l‟impegno priori-tario di amare con gratuità e a non contra-stare lo Spirito divenendo docile ai suoi ri-chiami e a operare purificazione, la santifica-zione di se stessi”.

Alle ore 15,00 dello stesso giorno è stata celebrata un‟altra liturgia funebre nell‟abba-zia di Follina. Nel cimitero del paese la spo-glia mortale di fra Costanzo Maria Simoni, per proprio desiderio, trova riposo.

21. FRA FRANCIS M. (FRANCIS JOSEPH) CHRISTIE [AUS/USA]

Fr. Francis M. (Francis Joseph) Chri-

stie, frate professo solenne e presbitero, figlio della Provincia degli Stati Uniti d‟ Ame-rica e membro della Delegazione dei Servi di Maria dell'Australia, è morto martedì, 23 no-vembre 2010 al Hollywood Hospital di Perth, Australia Occidentale. Fu circondato da alcu-ni membri della famiglia venuti dall‟Irlanda e da un frate che ha passato un giorno intero con lui.

Fr. Frank nacque a Dublino, Irlanda, il 12 settembre 1927. I suoi studi primari e secon-dari sono stati compiuti a Dublino. I suoi stu-di secondari furono compiuti in lingua irlan-dese a Colaiste Mhuire. Entrò nell'Ordine dei Servi di Maria nel convento Our Lady of Benburb, Co Tyrone Ireland, dove fece il Noviziato e la Filosofia. La Teologia fu fatta a Roma, al Collegio Internazionale S. Ales-sio. Acquisì anche un Masters Degree in Counseling alla Loyola University, Chicago. Fu ordinato sacerdote nella Cattedrale di St Patrick, Armagh, Irlanda, l‟8 luglio 1956.

Ha esercitato un ministero diversificato, servendo l'Ordine e la Chiesa in Kwazulu-land e Zululand, in Sud Africa; poi prima di venire in Australia, ha prestato servizio negli Stati Uniti, a Chicago, Oregon, California, Portland, Colorado.

Nel 1981 iniziò il suo coinvolgimento nell'Arcidiocesi di Perth, prima come parroco a St Denis Joondanna, poi lavorando nella Parrocchia di St Anthony in Wannneroo, co-me cappellano al St John of God Hospital, al Royal Perth Hospital ed infine al Graylands Hospital.

Non parlava molto del suo lavoro all'o-spedale, ma altri riferirono della sua profes-sionalità, delle sue maniere pastorali e gentili con le quali si rivolgeva al personale ed ai pazienti. Fu proprio in questo ufficio di cap-pellano d‟ospedale che egli poté mettere a frutto le sue capacità di ascolto e sostegno.

Frank è stato anche un uomo molto spiri-tuale! Non lo faceva trasparire… semplice-mente emergeva da tutta la sua giornata. La sua giornata cominciava verso mezzogiorno con un pranzo rapido e la lettura del giorna-le. Poi dopo un po' di lavoro pomeridiano alla scrivania, partecipava alle preghiere della comunità e alla cena. Dopo cena andava in cappella, sgranava le perline del rosario, cui seguiva la Messa. Poi nella sua stanza ascoltava e suonava musica classica fino alle prime ore del mattino.

Negli ultimi giorni della sua vita parlava, rideva e scherzava con la sua famiglia ed alcuni frati, dimostrando animo sereno e in pace con la sua situazione. Con il progredire del cancro al pancreas, il suo atteggiamento si mutò in "… è tempo per andare a casa."

Il funerale di Fr. Frank fu celebrato nella Chiesa di St Denis, Joondanna, Australia Occidentale e il suo corpo fu posto nella tomba dei Servi nel Cimitero Pinneroo Valley

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Memorial Park, in Padbury Perth. La sua anima riposi in pace.

22. FRA LUIGI M. (COSIMO) DE VITTORIO [ANN]

Martedì 30 novembre 2010, alle ore

12,30, a seguito di una crisi cardiaca, dopo un intervento chirurgico, all‟Ospedale Versi-lia di Viareggio è deceduto fra Luigi M. (Cosimo) De Vittorio, frate di voti solenni, presbitero, figlio della Provincia della Santis-sima Annunziata, di famiglia nella comunità dei Sette Santi Fondatori di Firenze.

Fra Luigi, il cui vero nome era Cosimo Damiano Achille, era nato a Firenze il 14 luglio 1930, da Luigi e Cincinelli Emilia. Nel 1936 la sua famiglia si trasferì a Terranuova Bracciolini, provincia di Arezzo, diocesi di Arezzo. Il padre, originario della Puglia, lavo-rava presso il carcere fiorentino come guar-dia. Espletate le scuole elementari, nell‟otto-bre del 1941 fu accolto come candidato dell‟ordine presso il convento della Poggeri-na, dove concluse gli studi ginnasiali nel 1946. Un suo compagno di scuola di questi ricorda le difficoltà dovute alla guerra, a tal punto che nel giugno 1944 i ginnasiali furono mandati a casa poiché la loro permanenza alla Poggerina risultava difficoltosa. Il 22 set-tembre 1946 inizio l‟anno di noviziato presso il Sacro Convento di Monte Senario, e il 24 settembre 1947 emise la prima professione. Svolse gli studi liceali nel convento della Santissima Annunziata a Firenze e successi-vamente fu inviato presso il Collegio Sant‟A-lessio Falconieri di Roma per gli studi di Teologia, che concluse nel 1954. Le tappe del suo cammino furono segnate dalla Pro-fessione solenne il 07 dicembre 1952 e dall‟Ordinazione Sacerdotale del 3 aprile 1954, entrambe nella cappella del Collegio.

Rientrato in Provincia, fu assegnato di comunità presso il convento della Poggerina fino al 1956 dove si trasferì nel convento della Santissima Annunziata a Firenze, svol-gendo l‟ufficio di cronista e di Delegato pro-vinciale per le Vocazioni. Venne nominato per breve tempo anche vice parroco. Nel 1964 ritornò a Figline Valdarno per insegna-re nel Collegio della Poggerina, e nel 1965 conseguì la Licenza in Sacra Teologia pres-so la Pontificia Facoltà Marianum. Nel Capi-tolo elettivo della Provincia Toscana celebra-to nel 1966 fu eletto Primo Definitore, e per-

tanto fu assegnato di comunità a Monte Se-nario, dove rimase fino al 1968. Ricevette l‟obbedienza per il convento di Firenze, Set-te Santi Fondatori, nel 1969, e vi rimase fino al 1985,quando, dopo una breve permanen-za a Monte Senario, venne assegnato al convento della Santissima Annunziata di Pistoia.Durante il periodo fiorentino, svolse vari uffici: Delegato provinciale T.O.S. (1968-1970), maestro di formazione (1969-1973), priore conventuale (1970-1976). Inoltre inse-gnò presso l‟istituto per non vedenti fino al 1976.

Dal 1991 ritornò nella comunità dei Sette Santi a Firenze, a seguito della sua elezione a Priore provinciale, ufficio che ricoprì fino al 1997. Nel triennio 2000-2003 venne nomina-to Priore conventuale dei Sette Santi. Per tanti anni, fino alla fine del suo pellegrinag-gio terreno è stato Assistente per la Provin-cia Toscana dell‟Ordine Secolare, instauran-do profondi rapporti umani e spirituali.

Uomo di profonda cultura, fra Luigi, oltre a svolgere i vari uffici a livello provinciale e conventuale, si dedicò con passione e con rigore scientifico alla ricerca storica, produ-cendo numerosi studi sui conventi della Pro-vincia Toscana. Da ricordare inoltre la sua opera monumentale sulla storia dello Swazi-land, in tre volumi, in cui ha ripercorso la fondazione, lo sviluppo e le grandi iniziative della Provincia e dell‟Ordine in terra africana, con riferimento particolare alla costituzione della Diocesi di Manzini. In questi ultimi anni è stato archivista della Provincia Toscana, dove ha potuto trovare nuovi spunti per le sue ricerche e tenendo con criterio tutta la documentazione.

Come non ricordare la sua attività in favo-re della liturgia dei Servi, pubblicando sussi-di di preghiera per i laici, il suo impegno per le Settimane di Storia e Spiritualità a Monte Senario, il suo lavoro per Centro Culturale Mariano della Santissima Annunziata di Fi-renze.

La caratteristica principale di fra Luigi è stato il suo rapportarsi con gli altri in un mo-do tra il “rigido” e l‟”affabile”, che poteva sembrare, per chi non lo conoscesse, un modo ruvido, ma che in realtà mostrava una grande umanità e capacita di relazione.

Le numerose testimonianze d‟affetto rice-vute durante le esequie sono frutto del gran-de lavoro svolto da fra Luigi, che ha sempre

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anteposto il bene della Provincia e dell‟Ordi-ne a tutto.

Significativa la “coincidenza” che mentre fra Luigi lasciava questa terra, in contempo-ranea veniva pubblicato il terzo volume sulla storia delle nostre missioni in Swaziland, quasi come ci volesse lasciare una eredità, una strada da seguire.

Durante le esequie, celebrate nella San-tissima Annunziata di Firenze il 2 dicembre 2009, il Priore provinciale, fra Sergio M. Zi-liani, ha ricordato come fra Luigi sia stato un uomo e un frate capace di dimostrare l‟amo-re verso i fratelli non con espressioni affetti-ve esteriori, ma piuttosto con una carica di attenzione premurosa. Come, nonostante le precarie condizioni di salute, abbia cercato di svolgere fino in fondo i suoi uffici, e il suo lavoro silenzioso ma efficace in favore della Provincia. Al termine delle esequie la salma di padre Luigi è stata tumulata nel cimitero di San Martino a Monte Senario.

23. FRA EMIDIO M. IOTTI [PRG]

Il 28 dicembre 2010, dopo un breve rico-vero all‟Ospedale Santa Maria Nuova, è de-ceduto fr. Emidio M. Iotti dei Servi di Maria, frate di voti solenni, presbitero, figlio della Provincia di Piemonte e Romagna, presente nella comunità del Santuario della Beata Vergine della Ghiara dal 2003.

Era nato a Villa Bagno (RE) nel 1932 da una famiglia di profonde radici cristiane. Fin da ragazzo aveva seguito il fratello più gran-de di lui ed era entrato nel seminario dei Servi di Maria di Ronzano (BO). Ha fatto il noviziato a Montefano nel 1948 ed ha emes-so la professione solenne nel 1953. Dopo gli studi filosofici presso lo Studio dei Domeni-cani a Bologna ha frequentato quelli teologici presso la Facoltà Teologica Marianum di Roma dove è stato ordinato sacerdote il 6 aprile 1957.

Ha svolto la sua vita di frate presbitero prima presso il seminario di Ronzano, come vice maestro dei giovani (1957-1962), e poi dal 1964 al 1967 nella scuola che i Servi di Maria avevano aperto a Dinazzano. Il perio-do di apostolato più intenso e ricco di soddi-sfazioni è stato quello Ancona dove ha sog-giornato quasi ininterrottamente dal 1967 al 2003 prima come parroco e poi come colla-boratore presso la parrocchia di Santa Maria

dei Servi. Di questa realtà parrocchiale ne è stato uno dei primi iniziatori prodigandosi nella costruzione della Chiesa, decorata da ampie vetrate di p. Fiorenzo M. Gobbo, e sostenendo con grande impegno le iniziative pastorali, specialmente il folto gruppo degli scouts. L‟attenzione ai giovani è stata una delle costanti del suo ministero sacerdotale dai primi anni di ministero a Ronzano e a Dinazzano, poi in parrocchia. Anche in que-sto santuario ha avvicinato numerosi giovani attraverso gli incontri personali.

Nel 2003, quando i Servi di Maria hanno lasciato la parrocchia, P. Emidio è rientrato nella sua terra di origine ponendosi al servi-zio del Santuario della Ghiara e dedicandosi in particolare al ministero delle confessioni. Molti in questi anni hanno goduto della sua presenza e della sua disponibilità all‟ascolto. É stato fedele al suo impegno fino all‟ultimo momento. Coloro che hanno frequentato la basilica nelle recenti feste di Natale lo hanno visto assiduo in questi giorni, fedele come sempre, anche se il suo volto era segnato dalla sofferenza e il suo passo incerto. Rico-verato all‟ospedale lunedì mattina, è spirato la sera di martedì. e confidente. P. Emidio non era l‟uomo dalle molte parole nè uno che amava mettersi in mostra. Tanti reggiani e anconetani lo hanno avuto come amico fidato; ma lo è stato per tutti coloro che in-contrava, senza distinzione.

Nell‟impegno assunto di “vivere il Vange-lo in comunione fraterna, ispirandosi a santa Maria”, P. Emidio ha vissuto in particolare le beatitudini dei miti e dei pacifici. Non l‟ho mai visto arrabbiato o rispondere male a qualcu-no, ma l‟ho visto spesso soffrire in silenzio. “Gesù dice che gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. Per questo siamo certi che il Padre celeste lo abbia ac-colto come suo figlio. Il questa eucaristia lo vogliamo affidare all‟Amore misericordioso di Dio e alla vergine Maria che ha sempre amato di un affetto sincero.

Il rito di commiato ha avuto luogo giovedì 30 dicembre alle ore 11,30 nel santuario del-la B.V. della Ghiara. Erano presenti i suoi fratelli, numerosi frati venuti dalle comunità della Provincia e una numerosa folla. L‟Eu-caristia è stata presieduta dal fratello P. Gi-rolamo, quindi è stato sepolto nel cimitero di Bagno, nella tomba di famiglia.

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