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1 Ogni tesi ha un suo progetto e ogni progetto ha una sua storia. La nostra non comincia durante la partecipazione ad un vernissage, nemmeno dagli schizzi su un tovagliolo durante la pausa pranzo e neppure da un lampo di genio particolarmente creativo come immagina chi il design lo associa unicamente all’estetica. Il nostro progetto è stato incubato durante cinque anni di lezioni, più di 60 esami, 5 workshops, una tesi al triennio, e continuamente alimentato dallo scambio di idee con gli altri studenti, i ricercatori, i docenti, e tutte le persone particolarmente sensibili all’acquisizione, produzione e diffusione del sapere. La nostra tesi è quindi un progetto per la condivisione del sapere! In passato l’accesso al sapere era disponibile a pochi, i quali lo utilizzavano per accrescere la ricchezza personale e il potere all’interno delle comunità. Il problema del “sapere per pochi” era soprattutto dovuto alla limitata disponibilità di strumenti per la diffusione della conoscenza, parzialmente ridotta dall’introduzione dei libri di carta prima e successivamente dagli altri supporti più moderni come giornali, fotografie, nastri, filmati, dischi, radio e televisione. Con l’avvento del computer e la diffusione di Internet, nato proprio per permettere sempre lo scambio di informazioni anche in caso di guerra, è possibile rivedere i presupposti della diffusione del sapere. Va ricordato poi che l’utilizzo dei file digitali permette costi di memorizzazione e di diffusione fortemente esigui se paragonati ad ogni altro tipo di supporto e facilitano la consultazione in tempo reale senza limiti territoriali. Nel nuovo millennio, un’idea o una conoscenza non sono beni che riducono il loro valore se condivisi con altri e quindi non c’è ragione di renderli esclusivi. 1.Prefazione Presupposti della condivisione del sapere attraverso Internet - Gérard Blain - http://www.dvara. net/HK/blain.pdf Hess Charlotte e Ostrom Elinor, La conoscenza come bene comune. Dalla teoria alla pratica, Mondatori, 2009 Agnoli Antonella, Le piazze del sapere - Biblioteche e libertà, Laterza, 2009

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In passato l’accesso al sapere era disponibile a pochi, i quali lo utilizzavano per accrescere la ricchezza personale e il potere all’interno delle comunità. Il problema del “sapere per pochi” era soprattutto dovuto alla limitata disponibilità di strumenti per la diffusione della conoscenza, parzialmente ridotta dall’introduzione dei libri di carta prima e successivamente dagli altri supporti più moderni come giornali, fotografie, nastri, filmati, dischi, radio e televisione. 1

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Ogni tesi ha un suo progetto e ogni progetto ha una sua storia. La nostra non comincia durante la partecipazione ad un vernissage, nemmeno dagli schizzi su un tovagliolo durante la pausa pranzo e neppure da un lampo di genio particolarmente creativo come immagina chi il design lo associa unicamente all’estetica. Il nostro progetto è stato incubato durante cinque anni di lezioni, più di 60 esami, 5 workshops, una tesi al triennio, e continuamente alimentato dallo scambio di idee con gli altri studenti, i ricercatori, i docenti, e tutte le persone particolarmente sensibili all’acquisizione, produzione e diffusione del sapere.La nostra tesi è quindi un progetto per la condivisione del sapere!

In passato l’accesso al sapere era disponibile a pochi, i quali lo utilizzavano per accrescere la ricchezza personale e il potere all’interno delle comunità. Il problema del “sapere per pochi” era soprattutto dovuto alla limitata disponibilità di strumenti per la diffusione della conoscenza, parzialmente ridotta dall’introduzione dei libri di carta prima e successivamente dagli altri supporti più moderni come giornali, fotografie, nastri, filmati, dischi, radio e televisione.

Con l’avvento del computer e la diffusione di Internet, nato proprio per permettere sempre lo scambio di informazioni anche in caso di guerra, è possibile rivedere i presupposti della diffusione del sapere. Va ricordato poi che l’utilizzo dei file digitali permette costi di memorizzazione e di diffusione fortemente esigui se paragonati ad ogni altro tipo di supporto e facilitano la consultazione in tempo reale senza limiti territoriali. Nel nuovo millennio, un’idea o una conoscenza non sono beni che riducono il loro valore se condivisi con altri e quindi non c’è ragione di renderli esclusivi.

1.Prefazione

Presupposti della condivisione del sapere attraverso Internet - Gérard Blain - http://www.dvara.net/HK/blain.pdf

Hess Charlotte e Ostrom Elinor, La conoscenza come bene comune. Dalla teoria alla pratica, Mondatori, 2009

Agnoli Antonella, Le piazze del sapere - Biblioteche e libertà, Laterza, 2009

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Capitolo 1

1.1 Politecnico di Torino – breve panoramica della situazione attuale

Seguendo questa linea di pensiero abbiamo deciso di analizzare e schematizzare lo scenario attuale del nostro ateneo per comprenderne le problematiche e per individuare quale sia oggi la migliore strategia per una reale condivisione del sapere.

Come si può leggere sul sito web dell’università, Il Politecnico di Torino è un sistema costituito da 6 Facoltà, 1 Scuola di Dottorato, 18 Dipartimenti, 7 Centri di servizio in cui viene perseguita la formazione di 28.000 studenti distribuiti in 116 percorsi formativi divisi tra: 34 lauree triennali; 35 lauree magistrali; 20 corsi di dottorato e 27 master. Le ore annue di lezioni/esercitazioni/laboratori sono 170.000 e lo staff è composto da più di 900 docenti/ricercatori e da 875 tecnici e amministrativi.Queste cifre ci aiutano a comprendere la mole di lavoro, ricerca e progetti che l’ateneo riesce a finalizzare ogni anno accademico. Purtroppo solo una parte di questi trova posto in una pubblicazione o nella produzione industriale. La nostra attenzione va quindi a focalizzarsi su tutto il sapere incubato all’interno dell’università che diventa prima difficile da consultare, poi accantonato e inutilizzabile.

Questo problema è particolarmente sentito dagli studenti che lamentano un eccessivo dispendio di effort durante la fase di ricerca che precede la realizzazione degli elaborati, e la frustrazione che segue la conclusione degli stessi per mancanza di una giusta collocazione che garantisca dignità e visibilità istituzionali, due caratteristiche necessarie al portfolio personale e durante la ricerca di un impiego. Un altro problema sollevato dagli studenti è la difficoltà di reperire e scambiare materiale in formato digitale tramite il canale istituzionale, necessità del tutto oggettiva per una generazione che fa un uso quotidiano del computer (strumento indispensabile all’attività didattica che permette di risparmiare tempo e risorse).

http://blog.hodeiprogetti.com/project-plan/breve_panoramica/

http://www.polito.it

http://www.polito.it/ateneo/siamo/storia.html

Bechelloni Barbara, Università di carta. L’editoria accademica nella societa’ della conoscenza, 2010

Giaccardi Chiara, Abitanti della rete. Giovani, relazioni e affetti nell’epoca digitale, 2011

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Capitolo 1

La causa di questa inefficienza comunicativa multimediale è da ricercare nella progettazione del portale non del tutto corretta perché richiede eccessive conferme per il login, ha una struttura molto articolata e dispersiva, non ha spazi adeguati alla pubblicazione di materiale ed è anche mal indicizzato per i motori di ricerca così da risultare uno strumento quasi superfluo e/o inutilizzato. Va aggiunto che una certa responsabilità ricade sulle figure istituzionali che, per ragioni differenti, non fanno lo stesso utilizzo del computer e del web come gli studenti.

Le motivazioni di questo comportamento vanno cercate innanzitutto nella differenza generazionale di chi si approccia e che trova difficile o eccessivamente dispendioso aggiornarsi ai continui cambiamenti imposti dal web. Inoltre, il risultato della ricerca universitaria non ha finalità univoca ma può concretizzarsi in un articolo o in un progetto. In questi casi si innescano dinamiche che ostacolano la diffusione del sapere per motivi di copyright e di riservatezza e quindi, qualora ci fosse la possibilità di condividere pubblicamente i risultati della ricerca, ciò sarebbe molto complicato da gestire.

Infine, è importante tenere conto dell’atteggiamento: nel momento in cui la condivisione non fa percepire un riscontro nel breve o lungo periodo, la mancanza di tempo e un’interfaccia poco intuitiva si aggiungono come deterrenti alla finalità del nostro progetto.

Fatte queste considerazioni, emerge quindi la necessità di uno spazio virtuale visibile a tutti dove possono trovare posto i contenuti prodotti sia dagli studenti ma anche dai docenti e dai ricercatori. Inoltre, una buona organizzazione di questo materiale, oltre ad acquisire visibilità e quindi

Polito Design on Google? - http://blog.hodeiprogetti.com/memorabilia/polito_design/

Portale del Politecnico di Torinohttp://www.polito.it

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Prefazione

anche utilità, migliorerebbe il posizionamento nel web dell’ateneo, caratteristica imprescindibile per ogni università in un’era di globalizzazione come quella attuale.

Dobbiamo inoltre considerare la comunicazione di questo sapere, elemento fondamentale per ottenere la visibilità che la nostra università merita e le capacità potenziali del mezzo audio/video: il documento audiovisivo è attualmente il miglior modo per veicolare qualsiasi contenuto.

1.2 WebTV?

Un canale video istituzionale del Politecnico di Torino sembrerebbe quindi rispondere ai principali bisogni dell’ateneo (visibilità su web e condivisione del sapere). E’ necessario quindi studiare la storia e l’evoluzione (in rapporto con il soggetto) di questo mezzo di comunicazione per poter progettare un sistema di comunicazione adeguato.

La Web TV, anche scritta web TV, è la televisione fruita attraverso il Web. La tecnologia alla base della web TV è lo streaming.

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