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emmeciquadro7 aprile 2004

RAGIONE E IMMAGINAZIONE

ANTONI GAUDÌ E LA NATURA

di Maria Antonietta Crippa*

Il grande architetto catalano Gaudì di cui si sono recente-mente concluse le manifestazioni in occasione dei cento-cinquant’anni dalla sua nascita, è figura significativa nonsolo per la peculiarissima produzione architettonica maanche per il modo di concepire il processo architettonico ela figura dell’architetto stesso. L’autore ci guida in unviaggio attraverso l’opera di Gaudì in qualità di studiosa,ma anche con la consapevolezza che le deriva dal fatto divivere essa stessa le tensioni e le problematiche legateall’operare nell’ambito dell’architetturasacra.

Antoni Gaudì nasce nel 1852 in una cittadina della Catalogna,Reus, e presto si trasferisce a studiare a Barcellona, capoluo-go della regione e città molto vivace: oltre a essere un impor-

tante centro industriale è, all’epoca, anche un luogo di grande fermen-to culturale, dove si costituiscono circoli di artisti, di musicisti, di pittori,che in parte migreranno poi a Parigi, come Picasso, Dalì e Mirò. Alla metà dell’Ottocento, grazie anche ai catalani emigrati oltreo-ceano, a Barcellona si afferma una borghesia molto forte e sifavorisce il passaggio da un modello economico prevalentementeagricolo a uno industriale. Nel nuovo contesto sociale ed econo-mico della Catalogna, si genera una situazione culturale sicura-mente analoga alle altre dell’Occidente Europeo, ma con un con-trasto particolarmente forte: al mondo contadino cattolico, allaborghesia di matrice cattolica e con un forte senso dell’apparte-nenza religiosa, si contrappongono movimenti operai e anarchici,con conflittualità dure e violente. Tutto questo si lega nei catalanicon una vivacità, uno spirito imprenditoriale molto dinamico, checontinua ancora oggi con grande forza. Sul piano culturale, la situazione di crescente ricchezza pro-voca un fiero risveglio di identità della Catalogna, paese digrandissima cultura fino al Medioevo, ma oscurata nei secolisuccessivi dalla più ricca Castiglia. Si formano circoli culturali cheoperano per ricostituire il senso di identità della regione, attraversolo studio, la divulgazione della lingua catalana (i primi vocabolarisono di quest’epoca) e la valorizzazione della lunga storia della

*Ordinario di Storia del-l’Architettura al Politecnicodi Milano e autore di nume-rosi testi su architetti con-temporanei, studiosa diGaudì che ha approfonditoin modo particolare curan-do una trilogia di volumi cheè stata pubblicata da JacaBook; per la stessa casaeditrice è anche direttrice diuna collana che si intitolaArchitettura Saggi e Conti.Ha progettato e realizzato ilcomplesso parrocchiale ela Chiesa di Santa Maria adAssago ed è attualmentedirettore generale delrestauro in corso allaCattedrale di San Vigilio aTrento.

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ICA Catalogna. Si ha, quindi, una sorta di movimento nazionalista,

ancora oggi vivacissimo e complesso, nel quale alcuni personaggi,tra cui Gaudì, sono considerati padri della patria.1 Per i CatalaniGaudì non è solo un grande architetto, ma uno degli uomini che haaiutato la Catalogna a ritrovare la propria identità e la SagradaFamilia (voluta da un gruppo di laici per la salvaguardia delle fami-glie che la rivoluzione industriale stava scomponendo) non è solouna grande cattedrale, ma anche un simbolo di vita civile, fattomolto singolare nella cultura occidentale contemporanea. Questo era il clima in cui i catalani vivevano: clima di granderitorno di identità, di abbondanza di ricchezze, di conflittualitàma anche di grande vivacità in un orizzonte dove la compo-nente religiosa era molto forte.Quando il giovane Gaudì giunge in città - la famiglia è di modestecondizioni economiche ma lo sostiene negli studi - la facoltà diArchitettura è stata istituita da soli due anni, così egli sarà il deci-mo laureato in architettura di tutta la Catalogna. Lo studenteGaudì, sicuramente appassionato ma non scolaro modello, mani-festa interessi molto ampi, per cui, oltre ai corsi curricolari, fre-quenta corsi di estetica e di botanica. D’altra parte, tutto quelloche egli mette nella sua architettura, in qualche modo era circola-to nei testi che aveva a disposizione. Gaudì viaggia pochissimo ela sua architettura nasce tutta da un grande immaginario e da unasapienza costruttiva coltivata attraverso testi e riflessioni, attraver-so tutto quello che gli avevano trasmesso i docenti.Gaudì è un costruttore eccezionale e la sua capacità costrutti-va si sviluppa dalla potenza dell’immaginazione e del ragiona-mento. L’immaginazione dell’uomo, per svilupparsi, ha biso-gno sempre di altre immagini: c’è un immaginario ingenuo dentrodi noi che nelle immagini date ne vede delle altre; questa capacità dicombinare tra loro le immagini, questa dote elementare si è potenzia-ta nel corso della sua formazione culturale e grazie alla sua sensibilitàparticolare. È un processo immaginativo, molto ricco, nel quale l’arti-sta interviene creando nuove immagini, dove altri non vedono le rela-zioni. È un processo di sintesi di componenti diverse che, peressere sviluppato in architettura, deve fondarsi su un notevoleprocesso di razionalizzazione sia delle immagini che dellecomponenti che entrano nell’architettura: occorre conoscere imateriali e le tecniche costruttive perché il nuovo che siimmagina diventi realmente architettura. Come questo pro-cesso sia avvenuto in Gaudì è una questione a cui gli studiosihanno risposto, per ora, solo parzialmente. Tuttavia, le molteesposizioni realizzate in occasione dei 150 anni dalla nascitahanno permesso di scoprire molto materiale relativo alla suaopera che era rimasto sepolto e oggi si sta scoprendo sempredi più la sua genialità straordinaria.

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Antoni Gaudì(1852-1926)

1Tra questi merita di esserenominato un sacerdote, Ja-cinto Verdaguer, di originipoverissime e precettore diuna delle famiglie che poifarà lavorare anche Gaudì, ilquale fu autore di opere lette-rarie che esaltarono la storiadella Catalogna e, nello stes-so tempo, affinarono la lin-gua; in particolare, nel suopoema La Atlantida si rac-conta che Atlantide, il mondosommerso scomparso, avevail suo centro a Barcellona percui Barcellona è una speciedi capitale del mondo, dicuore del mondo.

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Per Gaudì il riferimento alla natura è fortissimo; la Sagrada Familia èun grande bosco pietrificato ed egli continuò a ripetere che la naturaè la sua maestra e il suo continuo riferimento.Tuttavia, se per noi le forme della natura sonoovvie, per lui invece sono figure di una logicae di una stabilità, di una qualità di colore, diuna composizione che può essere trasportatanell’architettura non come semplice imitazio-ne ma come selezione di componenti chevengono poi liberamente riaggregati. Tuttoquello che si trova nella sua esperienza, nellasua produzione di architetto è già nei testi onella produzione del tempo: la novità è l’ele-mento di sintesi. E l’elemento di sintesi, cheha fatto coagulare tutte le unità, sembrerebbe proprio il suo rapportocon la natura, da lui tenuta come referente costante e, sicuramente,da lui guardata con occhi che non sono i nostri, con occhi profondi. La natura costruisce ramificazioni con funzioni statiche asostegno della sua struttura fondamentale, propriocome fa l’architetto quando costruisce. Gaudì ha studia-to profondamente le cattedrali gotiche - con le struttureportanti all’esterno - e nella natura ritrova questi stessiprocessi che rivelano una logica costruttiva notevole.Uno degli elementi che lo ha più colpito è il fatto che iltronco, quando scende nel terreno, forma delle «superfi-ci rigate»: una serie di superfici formate dal movimentoreciproco di due rette sghembe (situate in piani diversi)che, muovendosi una rispetto all’altra, danno luogo auna superficie che sta nello spazio e che, se proiettatanel piano, viene deformata. Egli si accorse che questesuperfici erano disegnate nelle tavole di disegno dipezzi meccanici, cui non era attribuito alcun valoreestetico, elaborate all'epoca per la fabbricazione deipezzi, ma nessuno aveva visto in queste forme mecca-niche cui non si attribuivano qualità estetiche la pos-sibilità di forme nuove di bellezza. Ora Gaudì ha tratto dalla propria cultura gli elementigeometrici costruttivi, ma queste forme le ha trovatenella natura e le ha usate con estrema libertà, comeforme «naturali»: non una semplice imitazione, ma undialogo con la natura, da cui riprende forme complesseche porta nel mondo della costruzione. Costruendo rive-la una concezione fortemente razionale, secondo unnuovo immaginario che ha radici nella tradizione; comelui stesso dice: «ho continuato a meditare la tradizione,ho riflettuto in modo razionale sulla tradizione».

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Foglie e uccelli sulla fac-ciata della Natività nellaSagrada Familia

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In sintesi, il punto assolutamente originale di Gaudì è il suo rap-porto con la natura: aveva occhi capaci di stupirsi e da questo hadedotto la possibilità di lavorare sulle forme. Se guardiamo le sueprime produzioni, vediamo che egli comincia da una meditazionesugli stili, quindi dal patrimonio di conoscenze che gli avevanotrasmesso. Però introduce la «catenaria», una curva continuache, rovesciata e irrigidita, è autoportante, una forma geometricacui nessuno aveva mai pensato come forma costruttiva, che nes-suno aveva mai usato nelle costruzioni.2 Nel tempo, per Gaudì,tutte le nozioni si convogliano in una sintesi che è una specie dieco del mondo naturale: la scuola gli ha dato tutte le conoscenzeper poter esprimere in architettura, e quindi in immaginario, il suorapporto con la natura. Attraverso la geometria si può portare conordine, quindi con una certa logica, il mondo della natura nelmondo dell’architettura; l’architettura di Gaudì è tutta geometrica-mente pensata: è una logica costruttiva in cui tutte le forme sono

perfettamente identificabilicon proporzioni e relazio-ni. Il suo lavoro era tuttobasato su modell i ingesso (il momento dell’i-deazione è il momentodella modellizzazione insolido, e il disegno appar-tiene già al momento dellaverif ica), ma gli ult imiquindici anni della sua vitasono stati dedicati a cer-care di definire tutte leregole geometriche chepotevano permettere a chiveniva dopo di lui di pro-seguire il cantiere dellaSagrada Familia.

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2Prima di Gaudì non si eramai pensato alla catenariacome a una forma costruttiva.La cupola di San Pietro sicomporta come una catena-ria, ma Michelangelo non l’hapensata come tale; le catte-drali gotiche hanno bisognodegli archi rampanti e deicontrafforti laterali perché l’ar-co a sesto acuto causa spintelaterali e quindi richiede unispessimento del punto all’in-crocio tra la parete verticale ela caduta dell’arco.

Quando parliamo delle opere realizzate da Gaudì, le attibuiamo solo a lui, ma biso-gnerebbe fare riferimento a un gran numero di artigiani che hanno lavorato per e conlui. Gaudì controllava i primi lavori in ferro battuto stando intere giornate nelle botte-ghe, ma poi l’artigiano proseguiva il lavoro e, sotto la sua guida, realizzava opere chea noi appaiono oggi eccezionali, non solo per esecuzione ma anche per libertà di ese-cuzione. Anche con la ceramica: ogni frammento è un frammento di fantasia e di qua-lità estetica tanto è vero che il restauro non è poi stato capace di mantenerla. Gaudì crede al mondo artigianale e nel momento in cui l’industria rischia di smantel-larlo - lo farà poi nel giro di poco tempo, valorizza tutta la produzione artigianale espri-mendo così la sua profonda consonanza con i mestieri, con tutti i mestieri. Gaudì vive in un momento (1852-1926) in cui si introducono nuove tecniche e le utiliz-za tutte. Inoltre, poiché una delle sue caratteristiche è quella di tenere unita costruzio-ne e decorazione, tutti gli aspetti decorativi passano sotto il suo controllo: fa lavorarescultori, ceramisti, pittori, ma coordinati da lui.

Archi a catenaria nella voltadi una navata laterale dellaSagrada Familia recente-mente realizzata

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Le opere

Le opere più importanti (tranne la Sagrada Familia) sono statecommissionate a gaudì dal conte Esebi Güell, industriale tessileche si può considerare il suo mecenate. Tra di loro nasce nonsolo un rapporto di confidenza molto profondo e di condivisione diidee, ma un’amicizia e una simpatia che li porta a discutere insie-me alcuni progetti. Molteplici e complesse sono le tecniche utilizzate. Per esempio,l’ingresso del Parco Güell è segnato tuttora da un cancello aforma di drago: una scultura straordinaria in ferro battuto costruitada un artigiano sotto la guida di Gaudì. Nel costruire le due caset-te che sono a fianco di questo cancello inizia a usare la ceramicae le catenarie, utilizzando nel contempo le tecniche costruttivetradizionali tipiche della campagna. Egli sperimentava con tutto: mentre inventava forme nuove cerca-va anche soluzioni tecniche notevoli; per esempio, tutti i tetti dellesue case sono doppi e ci sono due sottotetti in modo da rinfresca-re bene gli appartamenti sottostanti e anche i camini sono caminidi ventilazione; c’è sempre una circolazione d’aria naturale moltocontrollata. D’altra parte, anche l’elemento più semplice diventaornamentale, decorativo: per esempio, i camini sono elaborati conpiccoli frammenti colorati di ceramiche spezzate: un’esuberanzadi immaginazione, una ricchezza del particolare realizzabile solograzie a una grande capacità di coinvolgimento e condivisionecon artigiani che lavorano per lui. Le ceramiche spezzate sono tutte forme geometriche e dannoluogo a una tecnica chiamata «trencadissa»: per rivestire di cera-mica una superficie tondeggiante occorre adattare la ceramicaalla superficie, perciò farla a pezzetti e poi con il cemento e lacalce adattarne le forme in mododa ottenere una rotondità. Qui lafantasia di Gaudì si scatena per-ché queste rotondità trascolora-no, passano da un colore all’altro,e Gaudì combina i colori, poidecide (si vede nel parco Güell)di spezzare delle ceramiche chehanno dei disegni interni e dicombinarle con altre e così via.Questo lavoro con le ceramiche èuno di quelli che ha stupito di piùgli studiosi perché sembra un’an-ticipazione dell ’ informale; inrealtà nasce dall’idea di ottenereforme brillanti in tondo.

Il tetto di Casa Batlló vistodal retro

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Casa Batlló (1904-1906)

Quando a Gaudì viene chiesto di ristrutturare una abitazione - CasaBatlló - originariamente molto spoglia, dandole dignità sulla facciata,siamo nel 1904, in una fase molto matura. Gaudì costruisce il tetto,

con due sottotetti (in uno dei quali colloca i serba-toi d’acqua) e una torretta per salire all’ultimo sot-totetto, in cima alla quale c’è una croce a bracciuguali. Il tetto esterno, tutto in ceramica colorata,è a dorso di drago e mostra molto bene l’effettotrencadissa, il passaggio da un colore all’altro suuna forma tondeggiante.La superficie dell’edificio è ondulata come sefosse l’increspatura del mare, e su questa ondu-lazione della superficie vengono messi, comecoriandoli, frammenti di ceramica colorata di variedimensioni, che Gaudì fa costruire apposta. I bal-concini sono come delle mascherine diCarnevale. La parte bassa dell’edificio ha unaspetto molto particolare, entrandovi sembra diessere nel corpo di un animale; lo spazio è fluido.Quando si guarda questa facciata si ha una fortepercezione di unità, tra l’ondulazione del mare, icoriandoli, le mascherine, la torre, il drago; è unlegame di fantasia che sembrerebbe non averelogica, ma probabilmente ha logiche emozionali:tutte le mattine, alla domenica, Gaudì andava inriva al mare e lo guardava a lungo; e il suo rap-porto con la natura riaffiorava in questi risultati.

Casa Milà (1906-1910)

Casa Milà, a circa cento metri da casa Battló, è un edificiomolto grande situato su un angolo; il palazzo è strutturatocome un grande condominio e su ogni piano ci sono ottoappartamenti; ci sono due cortili interni, c’è il garage e tutti iservizi moderni. Il tetto è completamente praticabile e l’ulti-mo sottotetto ospita un museo permanente delle opere diGaudì. L’edificio è chiamato La Pedrera, come una grandecava, perché è stato completamente rivestito con la pietraproveniente da Montjuïc, nelle montagne vicine, che vibramolto sotto la luce e che dà questo effetto di grande cava.Questo edificio è molto bello da vedere perché il sole giocacontinuamente con le forme mosse e quindi al mattino siha un effetto, un altro al pomeriggio, un altro ancora versosera. Oltretutto la pietra calda chiara si colora anche molto

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diversamente creando un effetto molto suggestivo.L’ondulazione ha, al centro, delle scritte, l’Ave Maria in latino, perché -diceva Gaudì - in Barcellona non c’è neanche una piazza dedicataalla Madonna e pensa che questo edificio possa essere il basamentodi un monumento alla Vergine, una statua gigantesca di 25 metri. SeGaudì non avesse abbandonato il lavoro per disaccordi con la signoraMilà, la superficie esterna dell’edificio sarebbe stata colorata d’affre-sco; doveva rappresentare un mondo primaverile, le alghe (i balconi),il mare, la primavera. Ein cima, in questacopertura tutta pratica-bile dove i camini diventilazione sembranodei guerrieri, tra le usci-te delle scale chehanno una forma a spi-rale - motivo decorati-vo, perché il fumo escea forma di spirale -doveva troneggiare lafigura della Vergine condue angeli. La parte più bella di questo edificio, recentemente ristrutturato dallaCaixa de Catalunya, banca che ne è la proprietaria, è il sottotettodove è collocato il museo permanente. Le catenarie che ne sono lastruttura portante sono costituite solo da un filare di mattoni sottilimessi di piatto, a formare come dei «gusci». Sotto lo spazio dei balco-ni, che sporgono molto, ha messo il vetro in modo da illuminare il piùpossibile anche l’interno che altrimenti sarebbe molto buio. Gaudì hasempre un motivo per le scelte che opera; per esempio ci sono edificiin cui compaiono fiorellini nella decorazioni: prima della costruzionec’era un prato con della vegetazione spontanea, alcuni tipi di fiori e dipiante che Gaudì riporta nell’edificio. La fantasia si alimenta sempre inrelazione fortissima con la realtà: la sua immaginazione non è astra-zione dalla realtà.

Il Parco Güell (1900-1914)

Questo parco è attualmente parco pubblico; è stato donato dal figliodel conte Güell al comune di Barcellona, ma è nato come una origi-nale idea di città giardino, che prevedeva sessanta abitazioni in unparco recintato. La collina era stata disboscata e quindi a Gaudìviene chiesto anche un lavoro di architettura dei giardini; poi deverealizzare un’area per il mercato, una grande spianata dove si pos-sano ritrovare tutti, una chiesa (l’idea della chiesa poi viene abban-donata e si farà semplicemente un Calvario) e degli edifici d’entrata

Il tetto di Casa Milà, tutto per-corribile, è dominato da«personaggi» che sono ele-menti funzionali e servonoper uscire dalle scale, perandare dal sottotetto al tetto ocome camini di ventilazione

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per il controllo dell’area. In realtà, dopo le lottizzazioni e la costruzionedi un prototipo, il progetto non ha seguito per mancanza di acquirenti.La casa prototipo è oggi la Casa Museo Gaudì; e il parco è uno spa-zio a verde che contiene alcune strutture pubbliche molto belle.Negli edifici all’ingresso il tetto è in ceramica a dorso di drago e ha latorre che finisce sempre con la croce a bracci uguali. Si sale una scali-nata, si arriva al mercato, oggi chiamato tempio greco per le grandicolonne doriche; sotto c’è una cisterna d’acqua che consente il funzio-namento delle fontanelle tra le due scalinate. La parte di ceramicaforma ondulazioni a calotte che fanno sembrare vacillante questacostruzione molto solida, sia perché alcune colonne sono un po’ incli-nate, sia perché le vibrazioni alla luce danno l’idea del mare. C’è unpo’ l’idea dello stabile e del non stabile insieme.

Sopra al tempio greco, c’è una grande spianatache è delimitata da un sedile a forma di serpentinarivestito completamente in ceramica secondo latecnica della trencadissa. In tutto il parco il rivesti-mento in ceramica si spreca, ce n’è moltissimosempre in forme tondeggianti; sembra quasi divedere un cuscino di piuma e non una creatura inpietra perché la ceramica trencadissa brilla moltosotto la luce e queste forme sono realizzate indischi esagonali con ceramiche lavorate e poiricomposte liberamente. Nel cortile serpentinatosono ricavate piccole nicchie, così a piccoli gruppici si può fermare a conversare, si guarda anchetutti nella stessa direzione se c’è uno spettacolo,ma nello stesso tempo si può anche, in pochi,mettersi in rapporto. Sul bordo, ogni tanto, c’eranoincisioni con delle preghiere.

Costruendo i per-corsi all’interno delparco, Gaudì nonmodif ica nessunodei dislivelli esisten-ti , ma forma dellestrade che scendo-no lungo i l f iancodella collina e co-struisce strutture inmuratura le cui co-lonne di sostegno,incl inate, assomi-gliano alle palme, inconsonanza con glielementi naturali.

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La Sagrada Familia (1883-1926)

Quando Gaudì prende l’incarico di direttore generale dei lavoriper la Sagrada Familia3 ha trentun anni; è una grande occasioneper farsi conoscere e da questo momento, accanto al rapportocon il conte Güell, ha come interlocutore anche il contesto eccle-siastico: realizza o ristruttura chiese, cappelle grandi e piccole,conventi e così via; questa produzione è per gran parte neogoti-ca. Gaudì è un personaggio che cresce lentamente mentre realiz-za i suoi lavori e, nei primi tempi, lavora in questo cantiere senzadimostrare doti eccezionali. Ma quest’incarico lo tocca profonda-mente e, soprattutto negli ultimi anni, abbandonerà tutti i lavoriper dedicarsi esclusivamente alla catte-drale, vivendo in modo molto austero,quasi come un monaco. Addirittura,quando la gente di Barcellona nonfinanzierà più la costruzione, Gaudìmetterà a disposizione tutti i suoi soldiandando anche a cercare la carità,segno estremo del distacco dalla mon-danità e dal desiderio di gloria. La planimetria originale della chiesa,che Gaudì eredita e non può modificareperché i lavori della cripta sono giàavanzati, è quella di una cattedrale goti-ca molto larga che ricorda, per l’impo-stazione delle tre facciate, due sul tran-setto e una principale, la cattedrale diChartres; le facciate, tutte molto decora-te, rappresentano i quindici misteri delRosario: cinque della Nascita, cinquedella Passione e cinque della Gloria.Quando Gaudì muore, nel giugno 1926,la facciata della Natività, quella che si vede più elevata in altezza,è quasi tutta conclusa (mancano solo le guglie), l’abside è appe-na accennata e di tutto il resto non c’è nulla. Perché Gaudì ha sviluppato la costruzione in verticale? Dalpunto di vista costruttivo questa scelta comporta problemiperché crea carichi di punta; dopo la sua morte infatti si èlavorato circa dieci anni per sistemare le sottofondazioni,comunque con qualche dissesto a causa del forte carico con-centrato solo su un punto. Salendo in verticale, Gaudì volevaesprimere la sua idea di cattedrale, in cui le facciate sono ele-menti fondamentali: voleva completarne almeno una e perciòdedica gli ultimi quindici anni della sua vita a definire le formegeometriche delle proporzioni.

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emmeciquadro15 aprile 2004

4La Sagrada Familia nascecome un santuario la cuicostruzione è sostenuta dalibere donazioni ed è gestitada una associazione dedica-ta a S. Giuseppe. Nel 1883,quando Francesc de PaulaVillar, il primo architetto chelavora alla realizzazione,abbandona per contrasti conil gruppo che presiede lacostruzione della cattedrale,l’incarico viene affidato aGaudì su proposta di un suoex docente nel cui atelieraveva lavorato durante ilperiodo universitario.

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La logica sottesa a queste proporzioni di formegeometriche è stata compresa solo recentemen-te grazie agli studi del direttore del cantiere,Jordi Bonet, e di esperti che studiano questelogiche costruttive all’Università di Sidney, diBarcellona e di Delft: ogni studioso tenta di capi-re le regole geometriche per conto proprio e poisi confrontano i risultati. Quando si è ricomincia-to a costruire, nel 1954, ci si è dovuti basare solosui modelli in gesso realizzati da Gaudì. Infatti,nel 1936, gli anarchici che profanarono la tombadi Gaudì (sotto la Sagrada Familia) e devastaro-no il suo studio, avevano bruciato o asportatomoltissima documentazione relativa alla costru-zione. La Sagrada Familia ha un suo cantiere eun suo studio professionale e affida i calcoli dellestrutture a uno studio di ingegneri, ma è il diret-tore del cantiere, che ha chiari tutti i processi, adecidere secondo quale forma costruire. Si trattadi un cantiere estremamente moderno e specia-lizzato, in cui lavora un centinaio di persone eintorno al quale le tre strutture universitarie sonoimpegnate a scoprire le logiche di geometria e dicalcolo sottese.

Oggi il lavoro procede in questo modo. Per le parti di strutturaportante: si fanno a pezzi i modelli e ogni pezzetto viene ridise-gnato al computer con le curve di livello definendone la formageometrica; i blocchi di pietra vengono scolpiti direttamente da unpantografo collegato al computer formando un guscio che vienemesso in opera e armato con cassero permanente. Invece, le

parti di copertura sonosuperfici rigate dai nomicomplicatissimi, che ven-gono realizzate da artigianiformati per questo scopo;essi realizzano delle spe-cie di telai metallici su cuidispongono i mattoni acco-stati in modo che si formi-no dei gusci autoportanti. Osservando dall’interno lacattedrale, si vede che lecurve all’interno sono dellecatenarie e che i pilastrisono inclinati per seguirela curva catenaria.

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Le finestrelle delle torri dove-vano essere aperte e ospita-re ognuna un carillon

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L’immagine a fianco riprodu-ce il modello in gesso dellaSagrada Familia, restauratoricomponendo i frammenti sal-vati dalla devastazione deglianarchici nel 1936. Gaudì voleva realizzare, alcentro, una torre gigantescacon un faro che avrebbedovuto illuminare la città; oggila torre è occupata, nel laparte bassa, da un salone perr iunioni e da una grandescala per salire nella parte piùalta. Questa grande torre saràrealizzata dopo il 2007, quan-

do, si presume, saranno ultimati i lavori della parte interna. Nel modello sono presenti le tre facciate di cui la chiesa saràdotata alla fine dei lavori. Nell’immagine, a destra si trova la fac-ciata principale, che dà su Calle Mallorca che non è ancora edifi-cata e su cui saranno scolpite storie della vita pubblica di Cristo. Sulla facciata della Passione (non visibile nell’immagine in alto),dal 1986 è al lavoro Josep Maria Subirachs che ha già scolpitoun centinaio di statue i cui volti squadrati e dall’espressionedrammatica sononettamente differentidalle sculture dellafacciata della Nativitàrealizzate da Gaudì,o da altr i scultorisempre sotto la suaguida. In questa fac-ciata ci sono simbolirel igiosi, simbolimitologici ed è raffi-gurato, con grandedovizia di particolari,il mondo della natu-ra; per esempio, unostudio spagnolo haesaminato tutta lavegetazione scolpitae ha riscontrato unatotale corrisponden-za con la vegetazio-ne catalana.

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Particolare del ciclo sculto-reo di J.M. Subirachs sullafacciata della Passione

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Particolare del ciclo sculto-reo di A. Gaudì sulla faccia-ta della Natività

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Come lavorava Gaudì

Come faceva Gaudì a pensare i suoi progetti? Un esempio è relativoalla chiesa della colonia Güell, un piccolo edificio che doveva costruirefuori Barcellona, considerato come unesperimento per mettere afuoco le idee importanti che voleva trasportare nell’edificio più grande. In generale, egli partiva da un modello, non propriamente da un dise-gno. Prendeva dei fili, li appendeva al soffitto in modo da formaretante catene cui sono attaccati piccoli pesi che corrispondono al pesodella struttura muraria che poi verrà edificata. Così si genera una spe-cie di spezzata con i pesi in proporzione perché poi occorreva faretutti i conti. Poi prendeva dei teli e li disponeva come delle superficicontinue tra le varie catenarie. L’immagine capovolta dava la struttura;la fotografava e lavorava sull’immagine: metteva in fila le varie figureper capire come e dove fare l’ingresso, modificava il disegno e quindiprocedeva formando il modello plastico. Dietro al museo della Sagrada Familia c’è un salone, chiuso al pubbli-co, che raccoglie, restaurati, tutti i pezzi dei modellini in gesso cheGaudì aveva realizzato. È impressionante perché dimostra che egli

aveva pensato tutto in solido, cioè tutto insieme, poitutto in scale diverse, cioè pezzo per pezzo, in un’im-postazione totalmente geometrica. Naturalmentenon può aver fatto tutto da solo: aveva coinvoltonella stessa logica l’equipe che lavorava con lui. Orasi sono ritrovate queste geometrie, però nessuno haancora ricostruito la logica unitaria del tutto. Le scoperte compiute negli ultimi anni - esempi dilogica e di coerenza impressionanti - hanno rivelatol’importanza di continuare il lavoro per capiremeglio Gaudì. Le sue strutture architettonicheappartengono a un filone della scienza delle costru-zioni che si è sviluppato poco, quello dei gusci.Subito dopo la sua morte Gaudì non è stato ammi-rato (uno dei primi che l’ha riconosciuto e l’ha cele-brato è stato Salvador Dalì), ma oggi tutti i grandiarchitetti guardano a Gaudì e tutti i libri di storia del-l’architettura contemporanea lo presentano comeuno dei grandi: la sua lezione sta dando frutti, nono-stante la resistenza derivata da posizioni ideologi-che nei confronti della sua opzione cattolica cosìforte. Gaudì si è dedicato totalmente al suo lavoro,ma non basta questo a spiegare come abbia fatto acogliere l’ordine geometrico, come abbia fatto amettere a fuoco tutte queste conoscenze, a trovare

questa sintesi di relazione con la natura che anticipa, in fondo, unasensibilità culturale post-tecnologica molto attuale. ❖

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Nella parte superiore:partedi un modello ricostruitocon i fili e le pesature per-fette. Nella parte inferiore:effetto rovesciato ottenutocon uno specchio, che cor-risponde alla vista dal vero.

aprile 2004 18emmeciquadro

Fotografie di Anna Camisasca

1_AVVENTURA_SCIENTIFIC 20-04-2004 18:00 Pagina 18