08. Liber Sacramentorum, Dall'Ottava Dei Principi Degli Apostoli Alla Dedicazione Di s. Michele

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    Card. A. I. SCHUSTER 0. S. B.del t i t o l o di S . M a r t i n o ai M o n t i

    ARCIVESCOVO DI MILANO

    L I B E R S A C R A M E I T O R I I M

    N O TE STOR ICH E E LITURGICHE

    S U L

    MESSALE ROMANO

    TORINO-ROMA

    Gasa Editrice MARIETTI fondata nel 1820di MARIO E. MARIETTI - Editore - Tipografo Pontificio

    della S. Congregazione dei Riti e dellArcivescovo di Torino

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    Card. A. I. SCHUSTER 0. S. B.d el t i t ol o di S . M a r t i n o al M o n t i

    ARCIVESCOVO DI MILANO

    L I B E R S A C B A M E S T O R U M

    N O T E S T O R IC H E E L IT U R G IC H E

    S U L

    MESSALE ROMANO

    V ol . V i l i .

    I S a n t i n B l M i s t e r o d e l l a R e d e n z i o n e

    ( L e F e s t e d e i S a n t i d a l l O t t a v a d e i P r i n c i p i d e g l i A p o s t o l i

    a l l a D e d i c a z i o n e d i S . M i c h e l e )(Seconda edizione)

    TORINO -ROMA

    Casa Editrice MARIETTI fondata nel 1820di MARIO E. MARIETTI - Editore - Tipografo

    della S. Congregazione dei Riti e dellArcivescovo di Tori

    1932

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    Imprimi potest.

    f GREGOEIUS 0. S. B.

    Abbas Ord. Monts Casini et Congreg. Cassili. Praeses.

    Visto: Nulla osta alla stampa.

    Torino, li 21 Dicembre 1931.

    Can. A g o s t i n o P a s s e e a , Bev. Deleg.

    Imprimatur.

    C. FRANCESCO PALE ARI, Prove. ten.

    P R O P R I E T L E T T E R A R I A ( 2 5 - 1 1 1 - 2 9 ---- 1 0 - 1 1 1 - 3 2 ) .

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    Nel Bai,fister d san Lorenzo.

    Adsp]ICE QVI TRANSIS - QVAM -.SIT BREYIS . AC[oipe vita

    AtquJE . TVAE . JfAVIS ITEK . AD LITVS PARADpsi

    RellJEG E QVO VVLTVM . D N I . FAOIAS TIB I PO[rtmm

    Percipias graJTIAM QT IS QVIS HAE C SACRA PE R H [anr is

    GtlorjlA SVMMA DS LVMEN S AP IEN TI A VIR [tn9

    Ver]VS IN A LTA RI C3 VO E EST - VINYM QVE [videtirr

    la] Q TVI - LATERIS . PER - OPVS - MIRAE [pietatia

    Und e] PO TE NTE R . AQVAM . TR IBV IS JBAPTI[smate lotig

    (Iscrizione del V see. nella basilica sepolcrale di S. Lorenzo).

    Tu che di qui passi, rifletti quanto sia breve questa vita.Torna indietro, costeggiando verso il lido del paradiso, perch la

    tua navicella possa approdare al porto, che lo stesso Salvatore.Accogli la grazia, tu che partecipi a questi sacri Misteri. la stessa somma gloria, Dio, cio, il lume, la sapienza, la for

    tezza, quello che allaltare ha lapparenza di vino, ed invece vero Sangue,

    Esao, prodigio dinfinito amore, sgorga dal tuo costato, o Cristo, dondetu derivi anche le ac^ue battesimali per purificare le anime,

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    I S A N T I N E L M I S T E R O D E L L A R E D E N Z I O N E

    I N T R O D U Z I O N E

    CAPITOLO I.

    I Santuari Mariani nella Roma Medievale.

    Come Maria sta nel centro del Simbolo della Fede Cristiana,cos il suo amore e la sua devozione fanno sussultare di gioia il

    cuore stesso della Chiesa Cattolica, che dalla Citt dei sette colliimprime il suo ritmo soprannaturale a tutto lorbe. Per Roma Cristiana un 'esigenza dufficio e di dignit, di precedere ogni altropaese nellamore a Colei che attrasse in terra lo stesso Eterno Amore.Non forse in Roma che prim a si rivive tu tta in tera la rivelazionedogmatica, avanti che questo cuore della Chiesa diffonda la vita elenergia in tutto il resto del mistico corpo di Cristo?

    Bene a diritto quindi Roma Cattolica, che custodisce intatto ildeposito dogmatico affidatole da Pietro e da Paolo, intitola con spe

    ciale compiacenza la benedetta Madre di Dio : Sahis pcrpuli Homani e quasi che un patto speciale intervenga tra lei ed i tardi nepotidi Romolo e Remo, questi gi da lunghi secoli la invocano : loma-nae portus securitatis.

    Questa devozione mariana di Roma ha lasciato attraverso i secoliuna quantit, di monumenti artistici, letterari, liturgici, che vorrebbero essere raccolti in una sintesi vigorosa. Lasciando per adAltri questo compito, ci basti di sfiorare, a dir cos, il vasto tema,passando come in rassegna le pi antiche basiliche Romane dedicate

    alla gran Madre di Dio. Largomento rientra cosi nel campo liturgico,1 ScHOSTER, Liber Saerain ento ntm - V i l i .

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    e giover a farci penetrare pi addentro nello spirito di quelleprime generazioni cristiane, che ingemmarono il Messale Romano ditante solennit in onore della Vergine Beatissima.

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    Per amore di brevit debbo restringere il mio campo ai soli secoli di mezzo, tra il v cio ed il x m secolo, e m'interdico cosi iidiritto di scendere nei cimiteri suburbani, per aggirarm i in quei labirinti e rin tracciare laggi tra gli ambulacri dell evo apostolico iprimi germi della devozione mariana, emigrata dalla Palestina sulle

    sponde del Tevere per opera degli Apostoli Pietro, Paolo, Giovanni,e dei discepoli Luca, Marco, Epafrodito, Clemente, quila, ecc.

    Diversamente, nel cimitero di Priscilla troverei la pi anticaimagine della Vergine, finora nota. Essa non pi recente degliinizi del n secolo, perch riflette ancora tutta la freschezza dellar te pompeiana. Maria, ricoperto il capo col velo, sta assisa incattedra e sorregge tra le braccia il pargoletto Ges, mentre un

    personaggio rivestito di pallio le sta rispettosamente innanzi, in piedi,

    in atto di accennare ad una stella che brilla in cielo sul capo delBambino,

    Nel personaggio, i pi hanno riconosciuto il Profeta Isaia, ilquale per nei suoi scritti non contiene alcun vaticinio di stelle.Qualcuno invece andato a pensare all' indovino Balaam, il quale

    predisse, vero, che sarebbe sorta una stella dalla casa di Giacobbe.Per, questo riavvicinamento di uno pseudo-profeta alla Madre di Dio,sembraci assai strano, e difficilmente sarebbe stato compreso anche

    dai fedeli del n secolo. Porse che il Santo Vangelo ha bisogno diappellare a ll autorit delle religioni false e bugiarde ? Nell' interpretazione delle antiebe rappresentazioni, sopratutto cimiteriali, noidobbiamo sacrificare le spiegazioni troppo ingegnose, per preferireinvece quella che prima si presenta alia mente dello studioso benperito nel suo catechismo e nell' Isto ria Sacra.

    Era precisamente alla mentalit popolare cristiana, a cui intendeva di parlare 1' arte cimiteriale.

    Senza quindi cercare la spiegazione tanto da lungi, dai CarmidIsaia e dal Libro dei Numeri, apriamo invece il Santo Vangelo, ericerchiamo chi stava innanzi alla Vergine quando Ella sedeva conGes Bambino in grembo, e sulla domusdi Betlehem venne appuntoa fermarsi una stella misteriosa. Erano precisamente i Magi. Stella

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    quam vd&rant (Magi) in Oriente, antecedebat eost usque dum venensstarei szvpra ubi arai. Puer. 1 Trattasi dunque dell'adorazione dei Magi,scerta cos frequente nei primi quattro secoli,

    Se il pittore Priscilliano ha schematizzato lepisodio, rappresentando soltanto uno dei Saggi d Oriente, e non tre o quattro , cometalora osserviamo nelle catacombe, ci dipeso, oltre che dalla ri-strettezza delio spazio disponibile, anche da una ragione estetica disimmetria, alla quale gli antichi ci tenevano molto. Infatti, la pittura fa parte di un fregio che adorna larco di lina tomba. Ora, alla

    parte opposta delladorazione del Mago, fa riscontro u n 'a ltra scenadi pi controversa interpretazione. Essa consta per, come la prima,di soli tre personaggi, un uomo cio, una donna ed un pargoletto,

    che sono forse i defunti pei quali fu apprestato 1 arcosolio sepolcrale.L antica arte cristiana non voleva essere verista, n pretendeva faredella fotografa. Essa tendeva anzi a semplificare al possibile le scenescritturali che voleva rappresentare. In ciascun quadro, coglieva il momento caratteristico del mistero simboleggiato, e quello riproduceva,trascurando ogni altro elemento accessorio.

    La pi antica pittura Mariana del cimitero di Priscilla, rien traquindi nella serie delle rappresentazioni di carattere biblico ; ma ilculto della Santa Vergine ne riceve tuttavia un indiretta conferma,giaceh i pittori di quei primissimi tempi, non avrebbero certamenteriprodotto con tan ta frequenza quell episodio evangelico nella cuifigurazione Maria deve necessariamente sostenere la parte principaledel quadro, se gi fin da allora la sua venerazione non fosse Stataintimamente associata al culto del suo Divin Piglio.

    Reca piuttosto meraviglia quest apparente anomalia : mentrenei primi quattro secoli dellra cristiana, la scena dell adorazionedei Magi la pi comune sulle pareti cimiteriali e sui sarcofagi

    romani, la nascita invece temporale del Cristo ed il suo vagire pargoletto nel presepio di Betlem, appariscono solo verso il iv secolo,ed in numero d esemplari molto ristretto.

    La spiegazione di quest anom alia ce la fornisce per la stessaliturgia. La festa tutta orientale del 6 gennaio, dal significato multiplo, (battesimo, nozze di Cana, adorazione dei Magi, nascita diGes nella stalla, commemorati sotto un titolo unico di teofania,cio di rivelazione, o apparizione del Signore al mondo) incominciasin dal n secolo, e prende piede sopratutto in ambienti gnostici.

    Questi eretici infatti, nella discesa dello Spirito su Ges immerso

    1 lA T T I I , 9 .

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    nelle onde del Giordano, riconoscevano niente di meno la di luivera nascita alla divinit, conferitagli in quel momento dal Padrea motivo dei suoi eccellenti meriti. Alla loro volta i cattolici, a

    questa gnosi antivangelica, opponevano il dogma dellunione ipostatica a cui fu elevata 1 um anit di Ges fin dalla sua concezione ;di guisa che il Verbo si fece carne e Dio nacque in Betlem dallaVergine Maria. A scopo apologetico, la grande Chiesa, pi che ilBattesimo nel Giordano, popolarizz invece per mezzo della liturgiae dell arte il significato messianico dell Adorazione dei Magi ; laquale scena, a preferenza di quella della greppia stessa di Betlem,dai teologi insieme, dal pittori e dagli scultori delle catacombe,

    venne prescelta siceome quella che caratterizzava meglio la divinitinsieme e lumanit di colui che, rimanendo Dio eterno, degnavasi

    per di nascere in tutto simile a noi. Il Mago di Priscilla addita percila stella che brilla in cielo sul capo del Pargoletto ; e la stella, anche nell arte classica romana, sempre il simbolo della divinit.

    In un periodo arcaico, di cui forse traccia presso Ippolito, quandoanche Roma il sei gennaio celebrava con rito quasi pasquale 1 Epifania, cio la prima apparizione di Ges al mondo, non maraviglia

    che anche gli artisti 1 avessero tanto cara, e ia riproducessero cosdi sovente sugli arcosoli e sui sarcofagi. I fedeli che vedevano quellerappresentazioni, ne comprendevano subito il significato cristologico;cos che se noi oggi avanti allimmagine priscilliana della Verginesalu tata dal personaggio palliato che addita la stella in cielo, potessimo interrogare uno dei fedeli del n secolo che cosa rappresentiquella pittura, egli ci risponderebbe franco, che esprime la teofania,cio la prima apparizione del Salvatore al mondo.

    Da questa prima parusia Priscilliana di Ges in grembo a Maria, per giungere sino alla seconda e definitiva venuta del Giudicesupremo, il quale anzi in una pittura del cimitero di Commodilla,anche per quella tremenda funzione ci apparir nuovamente ingrembo alia Madre sua, noi e' imbattiamo in unaltra immagine intermedia della Madonna, che potremmo quasi intitolare : Speoidumiusttiae. Sta questa nel cimitero stesso di Priscilla, ed importantissima, perch la santa Vergine vi apparisce, non gi quale semplicepersonaggio storico che entra a parte duna scena biblica, ma

    ritratta anzi isolatamente, siccome oggetto di venerazione speciale.Tra ttasi della nota pittura del m secolo rappresentante una vdatiovirginis, in cui il vescovo addita alla candidata la divina Madre,assisa in cattedra col Bambino Ges in braccio, siccome un modellodi purezza verginale a cui ispirarsi.

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    il

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    Sappiamo infatti da santAmbrogio e da altri Padri, che que-sto riferimento a Maria siccome a specchio d illibata vergin it, costituiva allora quasi un luogo comune nei tanti discorsi episcopaliche solevano pronunciarsi in occasione di consacrazioni di vergini.

    Cosicch, la p ittu ra del cubicolo priseilliano del n i secolo ehe s i-spira al rito della consacrazione delle vergini, non solamente ciattesta 1 antica devozione romana alla Madonna, ma ci confermaaltres, ci che d altronde ci era gi. noto, che anche allora i vescovi e gli oratori tessevano l elogio delle incom parabili virt diMaria, appunto come facciamo oggi tutti noi nel sacro tempio. Innanzi a tanto fervore di devozione Mariana nei primi quattro secolidella Chiesa, un po arrischiato il parlare di sviluppo di devozionealla Santa Vergine nei secoli di mezzo e nei tempi a noi pi vicini.

    Il concetto della dignit eminente della Vergine, pure bellamente espresso nella terza pittura esistente nel cimitero di Com-modilla, a cui sopra ho accennato. Essa per del vi secolo, e siriferisce alla parusia escatologica. Una defunta a nome Turtura,viene introdotta ne llaula del divin tribunale dai Santi suoi avvocati, i Martiri locali Felice e Adaucto. Adaucto, in aspetto giovanile e colla tonsura chiericale, in atto di protezione, posa bonariamente la mano sulla spalla della defunta, la quale, diversamente,quasi non ardirebbe d appressarsi al trono del suo Giudice.

    Una singolare calma e fiducia anima per lintera scena, ed ilmotivo principale si , che Colui che deve pronunziare la sentenzanon si asside pi in trono nelle sue consuete e maestose forme imperiali romane, dal volto imberbe e giovanile, rivestito di toga, distinta col laticlavo : no ; e questo costituisce appunto la singolaritdella pittura della tomba di Turtura. La cattedra invece donde questa volta il Cristo deve pronunziare la sentenza, qui non altro cheil grembo verginale di Maria, la quale sostiene amorosamente frale braccia il suo Figliuolo. La Benedetta fra le donne occupa adunque il posto centrale del quadro, e si asside maestosa su d' un tronoalto e gemmato, fornito di suppedaneo. Quasi che per tutto questo apparato imperiale sembrasse troppo poco per l'artista romano,preoccupato nell esprimere il concetto della eminente dignit dellaMadre di Dio, egli le ha posto in mano addirittura le insegne della

    pi em inente dignit nella repubblica imperiale, la mappula cioconsolare, quella ehe viene costantemente attribuita ai successori diBruto e Collatino nei dittici inaugurali del loro ufficio. Qualche

    tempo prima, lonore della mappula, dai consoli, era stato estesoal Papa, ai diaeoni de ll Urbe ed a pochi altri ecclesiastici privile

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    giati, che solevano per fregiarsene solo durante il divin Sacrifizio.Larte Cristiana fu pi munifica, e attribu talora la mappula ed- ildiadema sovrano anche alla Benedetta tra tutte le creature, siccomesi osserva appunto anche nel mosaico di santa Maria in Domnica.

    Abbiamo detto di non voler discendere nei cimiteri suburbani,e vogliamo star forti contro la tentazione di trasgredire il proposito.Andiamo adunque in traccia dei monumenti mariani nel classicosoprassuolo, attraverso i rioni medievali dell Urbe eterna.

    Donde prendere le mosse? Tre tempi, sopratutto, si disputanoin Roma 1 onore di rappresentare il pi antico monumento consacrato alla Vergine e sono, santa Maria in Trastevere, santa Maria

    Maggiore e santa Maria antiqua.Quest ultima diaconia per, pel fatto stesso che non statamai titolo presbiterale, e venne anzi adattata abbastanza tardi entro un' aula d un abbandonato edificio imperiale, tradisce troppola sua posteriore origine, e deve quindi ritirarsi dalla competizione.Restano perci le due basiliche, 1' esquilina e la transtiberina, edambedue sostengono i loro diritti con validi argomenti.

    Il tempio mariano del Trastevere, pretende d'essere in relazione

    coll antiea taberna emeritoria che Alessandro Severo allontan di11 in grazia dei Cristiani ; il nome poi del suo primo fondatore, Callisto, attribuito sin dal iv seeolo all area circostante detta perci :Area Callisti, rivela senza dubbio 1* influenza che esercit nel Trastevere l antico gerente della banea popolare, divenuto quindiPontefice, Papa energico ed intraprendente. I trasteverini di oggi,non meno di quelli del iv secolo, separati, come sono, dal restodella Citt dal corso del Tevere, hanno conservato un po ' la ten

    denza di considerare santa Maria in Trastevere siccome la loroparticolare cattedrale. Anzi, nell antichit, nel rivaleggiare dei Romani fra loro per la scelta del candidato alla sede Apostolica, noitroviamo che nel secolo stesso della pace costantiniana, pi d unavolta le fazioni scismatiche posero il loro quartiere generale appuntonella basilica transtiberina.

    Vi si afferm infatti Felice II contro papa Liberio ; vi si adunarono pi tardi gli elettori di Ursino contro Damaso ; e finalmentenel 418, anche Bonifacio I venne eletto in santa Maria in Trastevere, mentre lopposto partito promoveva in citt dei tumulti e dellesecessioni. Tutto questo accadde entro un periodo di poco pi cheeinquant anni.

    Allora per il tempio transtiberino intitolavasi : basilica Iuliitrans Tiberini, regione XIII, iuxta Callistum, prendendo il nome dal

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    pontefice Giulio che l'aveva edificata. Dico edificata, siccome appunto ci attesta il Pontificale,, il quale distingue l'opera di papaCallisto dalla baslico. luli iuxia CaUistum, dunque attigua alle fab

    briche Callistiane. Non vanno quindi confusi tra loro 1 due edifiei, ilprimo dei quali, il Callisto, fu facilmente un istituto di beneficenza,

    una diaconia, annesso alla quale Giulio I eresse un tempio.Questa basilica Giulia, che poi nel medio evo assorb la storia

    e le glorie dell edifcio callistiano del n i secolo, quando per assunse il nome della Vergine? Nei documenti, esso apparisce la primavolta nel vi i secolo, ma nell'uso doveva essere pi antico, giacchla tendenza di dedicare ai santi i vari titoli urbani ehe in origineavevano portato semplicemente il nome del proprio fondatore, siaccentu in Roma nel v secolo. Ad ogni modo, nel secolo v i i la

    basilica transtiberina era conosciuta comunemente dal popolo sotto

    un doppio titolo, uno relativam ente nuovo, laltro primitivo, maancor corrente nelluso della plebe romana : basilica sanctae Mariae,qnae Callisti vocatur.

    Entriamo adesso nel tempio magnifico. Il catino absidale cheper opera d' Innocenzo II si eleva maestoso sul sepolcro dei santiCornelio, Callisto, Giulio e Calepodio, canta come un inno di gloriaa Maria. Circondata da un corteggio di Santi, Ella siede trionfalmente in trono a lato al suo divin Figliuolo, il quale'con le formeconsuete del Pantocrator le getta le braccia al collo e se la stringe

    a s con un tenero amplesso. Pi in basso, nell angolo sinistro,termina la scena l interessan te figura del iagrimevole Profe ta deiTreni, Geremia, il quale, siccome bene esperto della vita di prigione,mostrando un uccello anchegli in gabbia, sostiene un cartello collascritta: Christus Dnus captus est in peccatis nostris. Il Signore. Ges divenuto prigioniero delle nostre sceller atesse. Questo curioso simbolismo di Geremia incarcerato e dell uccello in gabbia, assai raronell antica arte cristiana.

    Dal punto di vista artistico, sono assai pi importanti i quadretti delle zone inferiori e laterali, colla vita della santa Vergine.Ai gesti, ai panneggiamenti, alla vita che balza fuori da quellescene, si sente subito che per opera di Pietro Cavallini incominciato anche per le arti figurative il dlce stil nuovo, mentre 1 radei bizantini e dei Cosmati ormai da noi chiusa per sempre.

    Per andare ora da santa Maria in Trastevere alla basilica Liberiana sul colle Esquilino, dando per prima una capatina a santaMaria Antiqua nel foro, noi dobbiamo attraversare gran parte del-1 Urbe. Tanto meglio, perch cos potremo osservare una quantit

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    d' antichi monumenti mariani, disseminati ovunque per le vie dallapie t dei Pontefici e degli avi nostri.

    All uscire infatti dalla basilica di papa Giulio, e nel dirigerciverso il ponte Sublieio onde attraversare il Tevere innanzi al titolo

    di Cecilia, incontriamo subito due antiche chiesette dedicate a Maria : l una, santa Maria ad Pineam, detta ora in Cappella, ricordala pia devozione di madonna Francesca dei Ponziani (santa FrancescaRomana) ; laltra poi, santa Maria in Turr, ora del buon viaggio, un estrema, reliquia delle torri e fortificazioni gi innalzate sullesponde del fiume da Leone IV contro i Saraceni.

    Passiamo adesso il ponte sotto la ridente collina di Monte Verde,nelle cui viscere si eela il cimitero di Ponziano coi suoi MartiriAbdon, Sennen, Politone, Vincenzo, Pigmenio e Milix. Sull oppostasponda del fiume ci si presenta subito la facciata dellantica stailoannonae, convertita in diaconia e quasi rifa tta a nuovo da Adriano I,sotto il nome bizantineggiante di sancia Maria in Cosmedin. Listituto di beneficenza cristiana qui, come in altri diversi luoghidell' Urbe, si sostitu semplicemente alla frumentato che al tempodell impero vi esercitava Io stato Romano, sul quale gravava l onere di somministrare alla gloriosa plebi romulea : panem et circen-

    ses. Quando lo stato si disinteress della cosa pubblica in Roma, i

    pubblici magazzini delle derrate presso lo scalo fluviale, furono affidati alla sollecitudine (l'un diacono. Ecco quindi costituita unadiaconia, la quale perci appunto sintitol a lla Madre di Do, perch questa, dopo daver apprestate le sue cure materne a Ges in

    Nazaret, a Cana divenne la vera provvidenza di quei poveri sposi.Il caso delia sialio annonae divenuto semplicemente santa Ma

    ria in Cosmedin, devessersi ripetuto in Roma diverse altre volte,a santa Maria antiqua>per esempio, a santa Maria in Portivu, asanta Maria in Cyro, a santa Maria in Xenodochio, ecc. Quasi re

    golarmente poi, le diaconie romane vengono intitolate alla Madonna,cosicch, oltre quelle gi menzionate, noi abbiamo ancora san ta Mariain Domniea, santa Maria iuxta Callistum , santa Maria in via lata,santa Maria Nova, ecc.

    Se la lunga via non ne sospingesse, da santa Maria in Cosmedin,salendo ora lAventino, potremmo recarci sino a santa Maria in Monasteri l'attuale Priorato dei Cavalieri di Malta che data gidai tempi dAlberico I. In quel cenobio, il grande Ildebrando nella

    sua prima adolescenza si consacr a Dio coi voti monastici. Rinun-ziamo pertanto alla faticosa salita del eolie cosmopolita, e costeggiando invece il Tevere sotto lAventino ed il Palatino, rechiamoci

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    a santa Maria in Portcu Gallae. Lungo il brevissimo tragitto, girando attorno lo sguardo, come per orientarci, noi scopriamo la piccola facciata di santa Maria in Seaundicerio, dove una volta cercrifugio lo sventurato pontefice Pasquale II. Osserviamo pure l'abside

    di santa Maria in Curtae domnae Mieinae, e le piccole torri campanarie di sancta Maria de episcopioe di sanata Maria in Amrosi.Per mancanza di tempo, dobbiamo per rinunziare alla visita diqueste tre chiesette importanti, per recarci invece direttamente alladiaconia del Portcus Gallae, o Gallatorum, le cui origini sono tuttavia avvolte dalla nebbia duna specie di preistoria.

    In quella chiesa, pi volte rinnovata dalle fondamenta, e quindinel secolo x v i i spogliata dei marmi e dellantica imag-ine smal

    tata della santa Vergine che vi si custodiva, noi troviamo per unmonumento interessantissimo, che forse pu servirci a rintracciare ilvero stato civile di quelledificio. Trattas i dun classico eippo m armoreo con gli emblemi del culto di Cibele, adoperato poscia perfulcro daltare. Su quel marmo leggesi uniscrizione del secolo xi,in cui si ricorda la dedicazione del tempio compiuta da Ildebrando,alla distanza di soli pochi mesi dalla sua esaltazione al papato. Ora noto, che il futuro Gregorio VII aveva trascorsa la sua prima

    puerizia nella vieina abitazione dei Pierleoni, presso san Nicola incarcere. V qualche relazione tra la ricca famglia donde traeva inatali Ildebrando, questa riedificazione del titulus di santa Maria inPortico e la sacra imagine a smalto, ehe fin da quel tempo dovevagi adornare la cuspide marmorea del tegurium, o baldacchino, delnuovo al tare? Sono questioni sulle quali la lunga via non ci permette d intrattenerci ; ma osserviamo solamente, che le dimensionidella tanto venerata icone dell'antica diaconia in Portcu,oggi conservata nella vicina chiesa di santa Maria in Campiteli!, sono troppo

    esigue, perch lartista labbia potuta destinare dapprima ad un altare dun pubblico tempio. Lo smalto perei venne probabilmenteeseguito in vista d un oratorio o sala privata, e in questo caso, nonsaprei escludere che possano essere stati appunto i Pierleoni cristiani, o Ildebrando stesso, quelli che abbiano fatto dono di quel domestico cimelio alla risorta diaconia delPortcus Gallatorum.

    L ieone infatti, per pi ragioni sembra rivelare 1 arte dell unde-cimo secolo, 1 epoca di Ildebrando : gli alberi che fanno corona alia be

    nedetta Madre di Dio, ricordano troppo quello sacro a Cibele, e che scolpito pure sui cippo convertito in fulcro di altare. Anche le due teste di Pietro e di Paolo, Paolo a destra e Pietro a sinistra, giusta l usoromano, caratterizzano lo spirito di Gregorio VII, il quale nella sua

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    energica riscossa per la libert della Chiesa, s immedesimava, a dircosi, coi due Principi degli Apostoli, operava e parlava sempre inloro nome ed autorit. Se vera 1' ipotesi ehe ora affacciamo, svanisce bens la delicata leggenda dello smalto, che nel rv secolo sa

    rebbe stato recato a Galla figlia di Simmaco per mano degli Angelistessi ; ma cresee,inveee il pregio del prezioso cimelio, perch viene ricollegato alla memoria d'uno dei pi grandi figli di Roma, e del quale,purtroppo, la nostra Citt, tranne qualche ricordo domestico nellasua abbazia di San Paolo, non conserva quasi pi alcun monumento.

    Usciamo ora dalla diaconia del Porticus Gallatorum ; ma primadi dirigerci verso il Campidoglio, tratteniamoci poc altro nella1pianura del Tevere, per osservare gli altri monumenti mariani ivi dis

    seminati.L Arenula e la Scorticlaria nel secolo x passavano come quartieri dincontrastata influenza langobarda, soggetti, come erano ingran parte, al dominio della famosa abbazia Farfense in Sabina.Non fa quindi meraviglia se quei monaci Sanctae Marine, come essifieramente sintitolavano, abbiano diffuso e propagato il culto dellaVergine loro patrona anche nelle proprie dipendenze romane. Oltrea santa Maria in Monticelli, noi troviamo infatti nelle vicinanzedella prepositura Farfense di san Salvatore in dorano Campo, lechiese di santa Maria in Cacabs, santa Maria in publicolis, santaMaria in lidia e santa Maria de Cellis. Quest' ultima, oggi aggregata agli uffici del senato, costituiva nel centro della scorticlariaunaltro secondo focolare di proselitismo monastico Farfense nella CittEterna.

    Il tempio di santa Maria in Cacabis, prendeva il nome dai caldera i che ivi presso esercitavano larte loro ; quello in Monticelli,consacrato da Innocenzo II, custodisce tu ttavia le Reliquie dei

    martiri Ninfa, Mamiliano ed Eustazio.Santa Maria de CM'ts poi, ovvero de Therms, sulle rovine delle

    terme Severiane presso il palazzo dei Crescendi, venne in poteredei Farfensi nella seconda met del secolo x. Ivi ebbe sepoltura ilcelebre pittore Antonazzo Romano,

    Ma le chiese intitolate a Maria in Roma, formano come una fittarete che avvolge l'Urbe, e a volerle ricordare tutte, non si finirebbecos presto. Presso-santa Maria de Cellis, bisognerebbe assolutamente

    menzionare santa Maria ad Martyres, ovvero come la chiamano antichi documenti, santa Maria Martyra.La rotonda di Agrippa convertita in chiesa cristiana da Bonifacio IV, entr quasi subito in competizione con 1Apostoleion di Narsete ai piedi del Quirinale, tanto

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    da conseguire nella liturgia romana 1' onore di ben quattro solennistazioni annuali, Queste ricorrevano nell ottava del Natale, durantele due settimane di Pasqua e di Pentecoste, e finalmente nella domenica dopo lAscensione.

    In quest ultima ricorrenza, durante la messa del Papa, dall occhialone centrale della volta scendeva sul popolo una pioggia dirose; ed il Pontefice prendendo la parola, spiegava che quello eraun simbolo della prossima venuta dello Spirito Santo. In questotempio, nel primo medio evo venne custodita entro u n arca a tredici chiavi la celebre icone vaticana, detta poi la Veronica, o ilVolto Santo.

    Dal Pantheon poi, non sono lontane le chiese di san ta Mariasu Minervium e la diaconia di santa Maria in Cyro.

    Quanto alla prima, essa apparteneva gi alle monache grechedi santa Maria in Campo Marzio; ma nel 1370 fu ceduta ai domenicani. Ivi, attorno alla tomba di santa Caterina da Siena, dormononel loro sonno di morte i papi Urbano VII, Paolo IV, Leone X, Clemente VI e Benedetto SII! : una piccola necropoli papale.

    Quanto poi a santa Maria in Aquiro, sappiamo che prima di Gregorio III esisteva in quel luogo, diaconia et parvum oratorium , siccome appunto ci narra il Libar Pontificalis. La diaconia, adunque, odispensario pei poveri, originariamente era allatto distinta dalparvum

    oratorium, d'uso domestico e quasi privato, come doveva essere intutte le diaconie, tanto che non vi erano punto addetti i presbiterititolari. Fu solo nei secolo vm, che lo stabilimento di beneficenza aaauta Maria in Cyro modific la sua prima impronta ; e divenneuna chiesa come le altre.

    Deve essere stata presso a poco identica la storia della nonlontana diaconia di Santa Maria in Xenodocio, eretta da Belisariosulla via lata, ob culpae ceniam, per la sacrilega deposizione, cio,

    di papa Silverio e la sostituzione di un antipapa nella persona del-l intrigante diacono Vigilio. Un'iscrizione in versi leonini sulla parete esterna di quel tempio, ricorda ancor oggi ai viandanti la espiazione del celebre capitano Bizantino, ed invita i passeggeri ad invocar

    pace all ' anim a sua : Date obolum Belisario.Sotto il Collis ortorum, l dove s'inizia la via Flaminia, una

    leggenda medievale poneva spiriti e diavoli che tripudiavano ogninotte attorno alla tomba di Nerone. Pasquale II volle finalmente

    purificare la contrada, e v ' eresse perci un oratorio dedicato allaMadonna, e che poi nel secolo xin si tramut nellattuale vastoedificio. A renderlo pi venerabile, Gregorio IX vi trasport dal La-

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    terano l iraagine della Vergine che s conserva al pi esente su ll'altare maggiore. Il Pinturicchio, il Caracci, il Caravaggio, fra Sebastiano del piombo, Kaffaello, il Sansovino eec, col loro genio hannodecorato il tempio magnifico di Maria, cos che oggi quella chiesa diventato uno dei pi interessanti monumenti di Roma cristiana.

    Oltre santa Maria del popolo, adornano la piazza magnifica chesi apre internamente innanzi alla porta Flaminia, due altre chiesemariane: santa Maria de monte sancto e santa Maria dei Miracoli.Quest ultimo titolo, trae origine dall immagine miracolosa dellaSanta Vergine dipinta entro uno degli archi interni del recinto ur

    bano presso la porta del popolo, e che nel 1325 venne trasporta ta

    in una chiesolina. Col tempo, questo primitivo oratorio s tramutato nellattuale elegante tempietto.Ma tempo di ricalcare i nostri passi per ritornare al colle Ca

    pitolino. Seguendo 1 antica via lata, noi dobbiamo lasciare da parteil monastero greco delle monache di santa Maria in Campo Marzio,che per dei tempi di papa Zaccaria. Non possiamo parimenti soffermarci innanzi alla diaconia di santa Maria in via lata, adattataessa pure verso il secolo v i i entro i radenti portici dei septa iulia,

    l dove nel secolo x sorse poi un celebre monastero femminile dedicato a san Ciriaco.TJn po pi innanzi, lasciando dietro a noi, a cagione della

    fretta, santa Maria in Augusta ricordata sotto Giovanni IX sorgeva santa Maria in posterula, {santa Maria dell' Orso) dove eraoriginariamente venerata quella devota icone bizantina, che sotto iltitolo di Madonna del Perpetuo Soccorso si conserva oggi in san-t Alfonso sullEsquilino.

    In breve ora giungiamo cosi ai piedi del colle Capitolino, sulquale, almeno sin dal seeolo ix, si eleva maestosa 1 abbaza disanta Maria in Gaptolio, passata poscia nel 1250 ai Minoriti. Quantastoria tra quelle mura, dove hanno dimorato cenobiti greci, benedettini e frati minori, e dove i Patres Conscripl del periodo comunale tenevano il loro parlamento !

    Attraversiamo adesso la spianata del colle trionfale di Roma, perdiscendere subito nellopposta valle del foro attraverso il clivus

    captolinus. Alle radici del monte, incontriamo un'altra diaconia,intitolata essa pure alta Vergine ed ai martiri orientali Sergio eBacco. Ledificio consta di vari oratori!, i quali diramano le loro

    propagini dallangolo occidentale della basilica Giulia sino all 'Arcodi Settimio Severo, ehe sorge appunto avanti all aula senatoria.Ancora pochi passi, e presso il fonte di Giuturna e la classica, sta-

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    to aquarum noi troviamo finalmente la diaconia di santa BlariaAntiqua, eretta verso il vii secolo in una sala del palazzo stessoimperiale. Come nel rione Elephantis abbiamo veduto Maria chesottentra a Cibele, cos anche qui la Vergine immacolata sostituisce

    Vesta, Je cui aedes col fuoco sacro e col Palladio sorgevano attiguealla Regia, proprio a fianco dall'atr io della diaconia.

    Antiche tradizioni narravano qui del lacus Curtius, di voraginie di dragoni che inghiottivano vittime umane. Ebbene, Maria haricacciato la belva dell'idola tria nella sua bolgia infernale, e si assisa invece reg ina sul ciglio stesso della voragine, perch il Satana non abbia mai pi a risollevarne il capo : Cunotas haereses solainteremist in universo mundo. Ecco il significato dellimmagine di

    Maria Regina, che noi osserviamo dipinta nel pronao del tempio,

    in abiti gemmati, cinta di diadema, assisa su d un prezioso trono,ed in mezzo ad un corteggio di santi.

    La diaconia di santa Maria antiqua, non pu tuttavia pretendere un qualsiasi privilegio di primogenitura sulle altre basilichemariane di Roma, giacch di epoca relativamente pi recente.

    L'importanza del monumento, oltre che dalle reliquie artisticheche conserva, gli deriva sopratu tto dal posto che occupa e dal significato speciale che in quel luogo fatidico assume. L, dove perpi secoli le vigili Vestali alimentarono il fuoco sacro, simbolo dello

    stato pagano, ora invece Maria immacolata schiaccia il capo a Vesta;il Cristianesimo sconfigge e si sostituisce all1idolatria. Per associazione didee, la mente corre subito ai tempi di papa Silvestro ; edecco che per un nesso logico didee ed un fenomeno spiegabilissimodi anticipazione storica, nel medio evo la fondazione di santa Mariaantiqua viene retrodatata di almeno due secoli per attribuirla appunto al grande Silvestro, il battezziere leggendario di Costantino !Come gi nel quadro di Maria Regina esistente nel portico delladiaconia, cosi ai tempio di Maria antiqua fanno corona tutta unaserie di antiche chiese di Santi, che sembrano montare con lei laguardia al lacus leomim, quasi che si temesse che la belva dell idolatria altrimenti avesse potuto balzarne fuori. Questi santuari cherecingono al pari d un a collana il foro, sono : santa Maria in Foro,i santi Sergio e Bacco, santa Martina, santAdriano, san Lorenzoin Miranda, i santi Cosma e Damiano, e quindi finalmnte sullasumma sacra via, sanata Maria Nova. Questultima diaconia fin daitempi di Leone IV sostituisce santa Maria antiqua,quando questa cio

    divenne disadatta al culto, perch umida ed in continuo pericolod essere travolta sotto la pressione delle frane del colle imperiale

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    Santa Maria Nova ora pi comunemente nota sotto il nome disanta Francesca Romana, pereh l la nobile matrona si offr oblata

    benedettina, e volle essere sepolta. Questa veneranda basilica dellasumma sacra via, ricca di parecchi corpi di Martiri, ha un posto

    particolare nella li tu rgia papale del medio evo, perch era l chenella notte precedente la festa dell'Assunzione si arrestava la processione del popolo e del clero romano, per lavare con essenze aromatiche i piedi ad unantica icone del Salvatore, e per cantare imattutini della solennit.

    Una visita a santa Maria in Pallara sul Palatino, dove fu elettopapa Gelasio II, sarebbe sta ta interessante, ma ci metterebbe troppofuori di strada ; motivo per cui dobbiamo pure rinunziare ad inoltrarci sino al Celio, alla diaconia di santa Maria in Domnica ed al

    vicino monastero di sa ntAndrea al Clivo di Scauro, dove GregorioMagno si eonsaer monaco. In quel saero asilo di preghiera , sottounantiea imagine di Maria, i buoni cenobiti dell alto medio evoriprodussero il magnifico carme di Andrea oratore in onore dellaMadre di Dio. Siccome per 1 ultimo verso del componimento poetico si riferiva a RusLieiana, la moglie di Boezio, cosi quei bravi monaci, senza scomporsi per tanto poco, Invita Minerva, acconciarono,il verso agli intenti loro. In cambio adunque del verso:

    Profegat ille tuum, Rusticiana, genusgli fecero dire :

    Protegat ille tuum, Gregari Praesule, genus.

    Per affrettarci a giungere sulPEsquilino, dobbiamo lasciar oltrequeste antiche chiese, e rimetterci invece sulla via dritta. Traversato pertanto il foro presso la basilica d Antonino e Faustina, dovenell alto medio evo sorse parimenti un monastero, eccoci nella contrada romana delle Carinae, il cui nome, meglio che dallodierna

    piazza delle carrette,nell'et di mezzo ci venne conservato dalla chiesadi sancta Maria in Carinis. Nelle vicinanze, secondo alcuni archeologi, doveva trovarsi loratorio di sancta Maria in monasterio de

    Lutara, ricordato nella vita di Leone III, se pure questo cenobionon identico a quello intitolato a sancta Maria in monasterio,chesorgeva sulla spianata dellEsquilino, incontro al titolo Eudossiano.La valle su cui s estende il foro romano, ci divide dal suolo fatidicodella Roma quadrata di Romolo, quella che sola costituiva 1inqui-Unus. Ci che stava al di l del perimetro, era exquilinus, cio straniero.

    Ancora pochi pasai in questo territorio esquilino, e stiamo gi a

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    santa Maria Maggiore, Prima per d'entrarvi, dobbiamo arrestarcialmeno per qualche istante nel vieino titidus Praxeds, onde ammirare una bella cappella in onore della Santa Vergine. Essa deve la suaorigine a Pasquale I, che la fece decorare con ogni magnificenza

    di marini e di mosaici in memoria di sua madre, che vi era sepolta.Da uniscrizione, veniamo a conoscere anche il nome delia defunta:domna Theodora; ma siccome essa era la genitrice &ll'episcopiis,cos a titolo di riverenza, fregiata lei pure col nome di episcopo, precisamente come in altre epigrafi, in cui la consorte di qualchepresbitero, legata cio a lui in coniugio prim a dell elevazione delmarito agli Ordini Sacri, assume U ttolo di presbytera.

    Eccoci giunti finalmente alla basilica di santa Maria Maggiore.

    La storia dell' edifcio nota ; l antica aula di Sicinino venneconvertita al culto cristiano sotto papa Liberio, siccome appunto ciattesta Ammiano Mareellino. In basilica Scnna, ubi ritus Ohri-

    stiani est conventiculus . Pi tardi per, Sisto III la fece restauraredalle fondamenta ; cos che anche oggi nei mosaici che adornano-1 arco trionfale e le pareti laterali del naos, si pu distinguere o-

    pera di due diverse et, L arco maggiore appartiene a Sisto II Ifmentre i quadri laterali sembrano invece a lui anteriori, e forse

    originariamente non dovevano neppure occupare quel posto, che troppo elevato, per essere veduti distintamente dal popolo. Essi provengono probabilmente dalledificio liberiano, se pure non fecero giparte dellaula di Sicinino, che in tal caso, avrebbe potuto essereincrostata di quadretti a mosaico, appunto come la vicina aula diGiunio Basso, divenuta poi la basilica di santAndrea, era incrostatadintarsi marmorei con scene mitologiche.

    Quello per che pel momento attrae sopratutto lattenzione nostra, non gi la scenografia della storia evangelica riprodottasulle pareti della nave principale della basilica, ma il mosaico del-1' arco trionfale di Sisto III, ov rappresentato quasi un Evange-lium infantiae del Divin Salvatore. Un tale soggetto era perfettamente a suo luogo in una basilica che toglieva il nome appuntodal presepio Betlemitico e dalla Vergine Theotocos. Per, una circostanza affatto speciale ci rende preziosi quei vecchi mosaici, perch in essi 1 artista ci si rive la sotto l influenza degli apocrifi, ein particolare del cos detto Protoevangelum Ianobi, o Evangtlium infantiae. A chi ricorda con quanto rigore la Chiesa Romana in an tico si sia sempre tenuta in guardia da simile scoria, apocryphanesct ecclesia, come sentenziava san Girolamo apparir certosingolare questa tolleranza di Sisto III verso l artista dell'arco

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    trionfale della basilica Liberiana. Noi non ne possiamo assegnarele cagioni, ma dobbiamo per rilevare ehe il fatto non isolato,giacch appunto verso quel tempo gli apocrifi penetrarono anchenella liturgia romana, e vi rimangono tuttora. Fu come in un momento di sorpresa, quando lentusiasmo dei latini verso le ChieseBizantine che ad Efeso avevano cosi bene sostenuto 1 onore dellaMadre di Dio, li rese meno diffidenti verso le merci orientali,

    Esaminiamo pi particolarmente questi preziosi mosaici.Nel centro appare la consueta etimasia, cio il trono celeste

    preparato ed adorno per la finale parusia di Ges, mentre ai latiPietro e Paolo hanno gi preso posto, per sostenere le pa rti diassessori nel giudizio divino. Le scene laterali si dividono in quat

    tro zone, in modo da costituire nove piccoli quadri, in cui per1 artista alla simmetria delle sue riquadrature ha sacrificato la successione cronologica degli avvenimenti.

    Sincomincia nella zona sinistra superiore, coll Annunciazionedella san ta Vergine. A questa, oltre a Gabriele, si appressano inatto riverente altr i tre angeli, ansiosi essi pure d riconoscerla e disalutarla tosto come loro regina. Come si vede subito, lartista quiha voluto far opera insieme di esegeta e di teologo. I quattro mes

    saggeri eterei escono pertanto da quel tempio celeste di Dio, che ricordato spesso nelle antiche liturgie. Gli fa riscontro un secondotempio, col frontale sostenuto da due colonne e coronato da untimpano. E quello di Gerusalemme, innanzi al quale sempre sullamedesima prima zona a sinistra, il sacerdote Zaccaria accoglie anche lui il messaggio dell Arcangelo, che gli annunzia la nascita del Battista. La preoccupazione della simmetria ossessionavalartista. La zona che abbiamo ora descritta chiusa tra due tempi,

    ed egli dallaltra parte ne riproduce un terzo. Trattasi dellepisodio della presentazione del fanciullo Ges a l tempio. La Vergine,accompagnata da san Giuseppe e da due angeli, si avanza adunque col Divin Figlio in braccio verso una specie di porticato a colonne, dove le si fanno incontro riverenti la profetessa Anna ed ilvecchio Simeone. Si vede che questi allarga le braccia disottoalla penula, per accogliere rispettosamente il Salvatore del mondo, quando gli antichi ricevevano un oggetto sacro, il Vangelo, per

    esempio, uneulogia, e per le donne, anche la santa Comunione, erasempre sulla mano coperta da un drappo mentre innanzi al prospettodel tempio ehe ehiude la scena, comparisce la turba dei sacerdoti,che si apprestano a compiere a riguardo del Fanciullo Ges quantoappunto prescrveva la Legge pel rito della materna purificazione.

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    Scendendo adesso alla zona inferiore, osserviamo a destra iMagi che prestano adorazione a Ges, L1artista prescinde affattodalle forme tradizionali romane dei primi tre secoli,, e dentro unadomusci rappresenta Ges divenuto di gi un simpatico adolescente,

    che se ne sta assiso in trono fornito di ricco suppedaneo, e con alato un corteo di quattro angeli assistenti,A destra ed a sinistra, su alti seggi seggono parimenti due fi

    gure muliebri, Sa Vergine e Salome, ovvero, secondo altri, le duechiese ex circumcisione et ex gentibus mentre da una citt raffigurata nello sfondo del quadro, escono due personaggi orientali chesi distinguono al caratteristico berretto frigio, e ehe muovono versoil Signore.

    La scena riprodotta sulla stessa linea, ma dal lato opposto

    dellarco, sicuramente tolta dal Protoevangelo di Giacomo, e lartista lha voluta porre in correlazione colla adorazione dei Magi,Come questi avevano riconosciuto la divinit del Pargoletto diBetlem,cosi la sua maest non isfugg neppure agli Egiziani, i quali perci10 adorarono profugo nella terra dei Faraoni. Il re Afrodisio conun' eletta schiera di cortigiani, esce dalla sua capitale e muove incontro a Ges. Questi, come nella scena dei Magi, non pi avvolto in fasce tra le braccia della Madre, ma divenuto un graziosoadolescente, che ricoperto di tunica, percorre a piedi la sabbiosa strada

    del deserto. Lo accompagnano Maria e Giuseppe, coi soliti quattroangeli di scorta.

    La simmetria delle due scene ha indotto 1 ar tista di Sisto II Ia sacrificare l ordine cronologico degli avvenimenti. Egli per viritorna nella zona successiva, dove tuttavia bisogna andare da sinistra a destra. Si veggono dapprima i Magi che si presentanoinnanzi al Sanedrim presieduto da Erode. I sacerdoti si consultanoper indagare nelle Scritture donde mai debba trarre i suoi nata li11 Cristo. Si risolve che in Betlem ; ed Erode, che in omaggio

    alla sua regia maest apparisce sempre col capo nimbato, come appunto Giustiniano e Teodora a Bavenna sui mosaici di San Vitale inviando a quella volta i Magi, intima loro di far per ritorno alui in Gerusalemme, onde dargli conto dei risultati della loro inchiesta.

    Il Re geloso attende invano i Saggi d'O riente ; onde, accesod'ira per essere stato deluso dai Magi, nella scena successiva, adestra , si fa condurre dinnanzi tutte le madri di Betlem coi loropargoli, ed ordina il massacro di quegli innocenti.

    Nei mosaici di santa Maria Maggiore c' qualche cosa di strano.

    2 ScausTEB, TAber Sacramentorum - V i l i .

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    L artista, probabilmente un orientale che prendeva sul serio le leg gende del cos detto Protoevangelo di Giacomo, era uno di queglispiriti minuziosi, e quindi facimente pedanti e piccini ; egli ai dimenticato della solenne maest del tempio in cui lavorava, e pelquale occorrevano delle scene sobrie e poco complesse si, ma concettose al tempo stesso, dai tratti grandiosi ed espressivi. Egli invece ha trasportato di pianta sulle alte pareti della basilica le minia ture del codice sul quale si modellava ; e questo ha fatto s,che le sue rappresentazioni, difficilmente visibili dalle navate deltempio, non abbiano esercitato alcuna influenza sullarte posterioreromana.

    bene di mettere in rilievo un particolare dell arco trionfale

    di Sisto III. Le scene ivi espresse non sono semplicemente evangeliche, ma hanno un significato spiccatam ente Maria no ; nellamente del Pontefice committente, esse formano eorne un eco lontanadelle acclamazioni risuonate qualche anno prima ad Efeso, ldove Maria da tutto il concilio dei Vescovi era stata salutata coltitolo di Theotocos, o di Deipara, Madre di Dio.

    Se potesse pure sorgerne il dubbio, verrebbe tosto a dissiparloSisto III colla no ta epigrafe commemorativa degli eseguiti lavori :

    Virgo Maria, libi Xystus nova teda dicaviDtgna salutifero munera ventre tuo.Te GenetriX ignara viri, te denique, foeta,Visoeribus salvis, edita nostra salus.

    Ecce tu i testes uteri sibi praemia portant,Sub pedibus iacet passto cuique sua.

    Ferrum, fiamma, ferae, fluvius, saewmque venenum,Tot tamen has mortes una corona manet.

    La grande composizione di Sisto III, oltre 1 arco trionfale, abbracciava adunque anche il catino absidale, cui oggi ricoprono invece i mosaici di Nicol IV. Originariamente, doveva occupare ilposto centrale l imagine della Santa Vergine col divino Infante,al quale una teoria di Martiri presentava, giusta luso apocalittico,le proprie corone. V1era per una caratteristica speciale. Come sisa, 1' ar te antica romana, >n Oriente meno, rifuggiva da quel rigoroso realismo, che ha incontrato tanto ii, genio dei moderni. Essa

    quindi difficilmente sinduceva a rappresentare i Martiri in atteggiamento di sofferenti, o coi simboli dei loro tormenti, Nella conca absidale di san ta Maria Maggiore, invece, sotto ciascun Martire ;

    Sub pedibus iacet passio cuique sua.

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    Non sappiamo quali e quanti fossero questi fu i testes uteri, comelatinamente Sisto III traduce il nome greco di martire, ma si potrebbe forse arguirlo dai rispettivi simboli :

    Ferrum, fiam m a, ferae, fluvus, saevumque venenum.

    Quattro, dunque, o cinque figure al pi, tra cui forse, Mattiacol veleno da lui sorbito, Sisto II eolia spada, Lorenzo colla Graticola infuocata, Ignazio dAntiochia coi leoni, e Clemente gettatonel mare.

    Un ambiente Mariano coai suggestivo e decorato tanto splendidamente, sembrava nel medio evo la sede pi ada tta per celebrarvi lesolenni feste del ciclo liturgico in onore di Maria. Gli Ordini Romanice le descrivono, infatti, con tutti i loro particolari.

    Come e quando le primitive quattro feste della Santa Vergine,cio della sua Nativit, del i Annunciazione, della Purificazione edella Dormizione, entrassero nella liturgia Romana, ancora ineerto.Esse per gi esistevano al tempo di Sergio I, (687-701) il quale,orientale qualera, volle circondarle di maggior pompa, ordinandoperci, che in quei giorni si compiesse di notte tempo, o di buonmattino, una grande processione o fiaccolata da santAdriano alForo sino a santa Maria Maggiore.

    Il punto di convegno era lantica aula senatoriale, che tutta luc

    cicante allora di marmi, sorgeva intatta dinnanzi ai famosi rostri diCicerone. Faceva eccezione la notte precedente la festa dell'Assunzione. di Maria. Siccome in quella circostanza le vigilie venivano celebrate nella basilica liberiana, cos a rendere pi imponente la fiaccolata notturna, il corteo ritornava dall Esquilino in Laterano, dovei cardinali estraevano la celebre imagine del Salvatore, ordinariamente custodita nell'oratorio di san Lorenzo, Si ordinava di bel nuovoil corteo. I sette staurofori prendevano posto tra il popolo, inalbe

    rando a lta la loro r ispettiva croce astile. A brevi intervalli si succedevano dieiotto diaconi, che recavano sulle braccia altrettante iconedella Santa Vergine, tra le pi antiche della citt. Seguiva poilinterminabile turba del popolo devoto e del clero salmodiante, chespesso andava a piedi scalzi e ricoperto di lugubri penule nere dipenitenza.

    .Quando la processione giungeva a san ta Maria Maggiore, gistava per spuntare lalba della solennit Mariana, ed il sole nascente andava a baciare coi suoi primi raggi il volto della Vergine

    nel mosaico di Sisto III. Ai piedi di quella benede tta imagine irradiata e trasfigurata dal rinnovato astro del giorno, si offriva il

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    sacrificio Eucaristico, in grazia del quale il popolo di Romadal calice d oro sostenuto dal diacono sorbiva quel Sangue della Redenzione, che Cristo gi aveva attinto dal cuore di Maria. E proprioquesto il frutto della devozione mariana che dalla nostra citt, per

    opera dei Pontefici e dei Missionari, insieme colla fede predicatavidai Santi Apostoli si propagata in tutto 1' orbe. Gi nel secondosecolo il vescovo Abercio di Geropoti congiungeva questi due amori,lEucarist ia e Maria, allorch nella sua stele sepolcrale parlava del-lIchtys divino che viene pescato dalla Vergine Casta, la quale loimbandisce ai suoi amici, a cui offre insieme anche del vino. Quandoperci la divina Eucarestia fa affluire nelle nostre vene il Sanguedell1Uomo Dio, quel sangue c imparenta, a dir cosi, ancora collaVergine, che di quel divino liquore fu appunto la sorgente e la prima

    scaturigine.Maria in quel momento solenne riconosce in noi qualche cosa

    che suo e che le appartiene. Le siamo allora figli nel senso picompleto ed elevato della parola, perch lo stesso sangue, suo cheScorre in noi.

    J

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    CAPITOLO II.

    Le imagini della Santissima Verginenella devozione Romana.

    Roma possiede una quantit d imagini della Madre di Dio,imagini che non hanno punto ia pretesa d'essere dei veri ritrat ti,ma che sono per le prove dellapostolicit di questa devozione.Come, al dire dei Santi Padri, noi non possediamo un vero ritratto

    iconografico di Ges Cristo, cosi del pari, non abbiamo neppurequello di Maria che, anche esteriormente, doveva essere somigliantissima a Ges e bellissima, come appunto si conveniva ad uncapolavoro dello Spirito Santo. E forse fu quella stessa impossibilitd'esprim ere a colori i riflessi della divinit sul volto del Salvatore,quella che distolse i pittori anche dal tentativo di riprodurre le fattezze verginali di Maria ; in modo che noi in fioma ne abbiamo sindai primordi del n secolo solo delle imagini ideali.

    Il pi antico di questi ritratti, sicuramente quello Priscilliano,colla stella che brilla sul capo del Divino Infante, e che pu risalireagli inizi del secondo secolo. La Benedetta fra tutte le donne ha ilcapo velato, ed assisa dignitosamente in cattedra, mentre inveceil Profeta o il Mago rivestito di pallio, le si tiene rispettosamenteritto dinnanzi. Il Pargoletto che Maria sembra in atto di allattare,volge anche le spalle alla figura palliata del Veggente, cosi chequesti parla, non a Ges, ma a Maria, la quale nell1intenzione del-

    1' artista doveva quindi essere la figura centrale del quadro.Merita pure d essere ricordata un altra imagine della Madonnache trovasi nel cimitero di Domitilla. La pittura del ni secolo erappresenta i Magi, che in numero di quattro, in atto di offrire deidoni muovono verso la Santa Vergine. Anche qui Maria Santissima velata, in segno della sua dignit materna. Essa Biede maestosain cattedra, ed in eambio di stringersi al seno il Divin Pargoletto,questo le siede sulle ginocchia.

    Dobbiamo accennare ad una terza imagine di Maria Santissimadipinta su dun arcosolio del coemeterium maius,sulla via Nomentana.L!opera sembra delia prima met del iv secolo e rappresenta laVergine adorna dun monile di perle che, velata, in atteggiamento diorante sta dinanzi al proprio divin Figliuolo. Advocata nostra.

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    Perch non sorgesse dubbio sull interpretazione religiosa della scena,1 artista ha aggiunto due monogrammi costantiniani a destra ed asinis tra del Salvatore ; anzi, il P di sinistra ha la curva o riccio

    inclinata verso la figura centrale, quasi ad indicare che egli precisamente il Cristo.Abbiamo gi parlato dell'imagine della Madre di Dio sul se

    polcro di Turtura nel cimitero di Commodilla. Quel ritratto diMaria Regina del iv secolo, ed oltre che dal punto di vista artistico, importante anche perch il pittore, ad esprimere la grandedignit, della Madonna, 1 ha circondata d segni tali di preeminenzae di venerazione, che non pu correr dubbia sulla sua idea ispiratrice. Il trono col suppedaneo, la mappula consolare, il posto centrale

    del quadro, i due Santi a destra ed a sinistra, ma in piedi, rivelanola grandezza della sua rega dignit.

    Evidentemente, la generazione per la quale il pittore di Turturaeseguiva il suo quadro, era abitua ta a venerare la Santa Verginesiccome la Regina dei Santi e l avvocata degli uomini presso il tr i

    bunale del suo Divin Figliuolo.Nel cimitero di san Valentino sulla via Flaminia, noi abbiamo

    un altra imagine di Maria Santissima. Entro la cripta istorica del

    celebre Martire, nel fondo duna piccola nicchia, vedesi la Verginecol Bambino Ges sul seno. Ella ha il capo irradiato dal nimborotondo, mentre il Divin Figliuolo reca invece il nimbo crucigero,che simboleggia velatamente la sua crocifissione. Lopera sembradei tempi dOnorio I, (625-638) e pu riguardarsi come l'ultimaimagine della beata Vergine nelle Catacombe Romane.

    Dopo i cimiteri sotterranei, vengono i musaici delle chieseMariane di Roma. Abbiamo gi accennato a quelli di santa Mariain Trastevere e della basilica Liberiana, colliscrizione dedicatoriadi Sisto III ; ora ricordiamo gli altri non meno celebri dell oratoriovaticano di Giovanni VII, che oggi sono dispersi, in parte nellegro tte di san Pietro, in parte a santa Maria in Cosmedin, ed in

    parte anche a Ban Marco di Firenze. Meritano parimenti menzionele imagini di Maria Santissima che noi ritroviamo nelle absidi dell'oratorio di san Venanzio in Laterano, del titolo della Fasciola, disanta Maria in Domnca e di santa Maria Nova.

    Il musaico di san Venanzio venne eseguilo stto il dalmata

    Giovanni IV (640-642). In esso la Vergine, rivestita di penula edin atteggiamento di orante, occupa il posto centrale di onore traun corteggio di altri otto santi.

    Sopra il catino absidale del titolo de fasciola, possiamo consta

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    tare anche nel secolo ix delle reminiscenze orientali del Protoevan-gtlium lacobi, precisamente come a santa Maria Maggiore. Infatti,sulla via Appia, la scena centrale occupata dalla Trasfigurazione,come nella basilica Giustinianea del Sina, mentre invece ai due lati

    ritroviamo una duplice imagine della Santa Vergine. In quella adestra, la Madonna appare assisa in cattedra, ed intenta ai suoidonneschi lavori ad ago, quando appunto le si presenta dinanzi l'Arcangelo Gabriele, che le annunzia il mistero dellincarnazione delDivin Verbo. A sinistra , questo mistero s gi compiuto, giacchnoi vediamo la medesima Vergine col Bambino Ges in braccio,mentre Gabriele le sta rispettosamente in piedi al suo fianco.

    Il musaico di santa Maria in Domnca, solo del ix secolo. Nel

    centro del catino absidale apparisce pertanto la Beata Vergine collamappula in mano e col Bambino Ges in grembo. Ai suoi piedi, main proporzioni minori in segno d'umile sommissione, vedesi papaPasquale I che, inginocchiato, le dedica i lavori da lui compiuti inquel tempio.

    Y I S G -0 M A R I A T I B I F A S C H A L I S P H A K S V L H O N E S T V S

    C ON DI DI T HAN C AVLAM LA ETY S P ER . S A EC LA . M ANENDAM

    Il musaico di santa Maria Nova pi tardo, giacch forse ri

    monta solo ai tempi di Alessandro III. Esso richiama in qualchemodo quello del titolo mariano del Trastevere. Infatti, anche quisulla summa sacra via, Maria, tutta spirante dignit e maest, sasside sul suo trono di gloria e stringe fra le braccia Colui ehe ilMaestro degli apostoli Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, i qualile fanno onorifica corona d intorno. a san tAl-fonso aHEsquilino, a san ta Maria dell'Uria, a santa Maria delPopolo, a santa Maria in Campo Marzio, a san Lorenzo in Da-maso, a santAgostino, a san Francesco a Ripa. Altre, come la

    Mater Domini nella basilica di san Paolo, l'icone di santa Mariain Cosmedin, quella di santa Maria in Aquiro ecc., sembranoopera locale, ed appartengono ad un periodo compreso tra ilsecolo xn: e xv. E notevole la notizia che ci offre lantica listadelle chiese di Roma nel v i i secolo ; Basilica quae appellatnr

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    sanata Maria Tramtiberis ; ibi et imago sanctae Mariae quae per sefacta est.

    Sappiamo da Pietro Mallio che a suo tempo, cio nel secolo xm,nella basilica Vaticana ardevano continuamente delle lampade ... anteimagine!n beatae Mariae quae est de mosibo, posi Veronicam, ... ad

    sanctam Maram de caneellis... in sancta Maria in Oratorio... Dunque tre distinti santuari Mariani, oltre quello di santa Maria deTurre, che stava nell'atrio della basilica Vaticana.

    Anche la Mater Domni della basilica Ostiense, est de mosibo,cio in mosaico, 0 risale forse ai tempi d'Onorio III. Innanzi aquestimagine, il 22 aprile 1541 sant'Ignazo di Loyola ed i suoi

    primi compagni emisero la solenne professione religiosa ed elesseroil santo fondatore a primo generale della nuova Compagnia di Ges.

    Non poche di queste venerande effigie, sono state ric in te d aureodiadema dal Capitolo Vaticano. Lorigine di questa pia costumanzarisale al conte Alessandro Sforza, il quale con pubblico istrumentodel 3 luglio 1686 lasci i suoi beni ai canoniet di san Pietro, a condizione che avessero ornato con corone doro le imagini della Vergine pi insigni per antichit e prodigi. La prima alla quale venisse attribuita questa corona, fu la cos detta Madonna della febbre,la quale dall'antica basilica di san Pietro, dopo diverse traslazioninel secretarium, nelle grotte Vecchie, nella cappelletta della Colonna

    Santa, sotto Pio VI trov finalmente una sede stabile nella nuovasacrestia dei beneficiati. Anteriormente per al pio lascito delloSforza, gi Clemente V ili aveva ricinto duna corona di gemme lacelebre imagine della Vergine, che si venera in santa Maria Maggiore nella Cappella Borghesiana. E poich in seguito, nei diversisaccheggi cKe sub quella Basilica, la corona della Madonna eraandata perduta, Gregorio XVI nel 1837 con rito solenne e magnifico volle riparare allo sfregio, e pos sulla fronte della Madre di

    Dio un novello diadema.Pio IX, il d 8 decembre 1854, in occasione della proclamazionedel dogma dell'Immacolata Concezione, ripet il gesco ed incoronleffigie dellImmacolata che venerasi in san Pietro nella cappelladel coro. Cinquantanni dopo, sotto Pio X, nelle grandiose festesemisecolari che furono celebrate in Roma in memoria di quell'av-venimento, la corona di Pio IX fu tutta adorna di pietre preziose.

    Il 9 luglio 1796 si sparse per Roma la voce, che parecchie sacreimagini della Vergine nelie chiese e sulle vie della Citt, erano

    state viste alzare e girare attorno le pupille, ed alcune anche a la-grimare, in segno di gran dolore, ed a presagio di futuri mali.

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    Durarono siffatti prodigi sino al gennaio del seguente anno, elautorit ecclesiastica ebbe eos tutto lagio di controllarli rigorosamente. Pio VI u rimase tanto impressionato, che ordin subito digiuni6 processioni di penitenza, e fece predicare le sante Missioni in sei delle

    principali piazze di Roma.

    Dai processi giuridici, consta della verit del prodigio per leseguenti imagini :

    La Madonna dell Archetto,LAddolorata, nella chiesa degli Agonizzanti.La Madonna, al vicolo delle Muratte.L Addolorata, presso santAndrea delle fratte.LImmacolata, in sant' Andrea dei Lorenesi.LAddolorata, presso la Chiesa Nuova.LImmacolata, in san Silvestro in capite.LAssunta, nella Chiesa Nuova.S. Maria delle grazie, nella vecchia chiesa dellOspedale della

    Consolazione.S. Maria del Carmelo, in san Martino.La Vergine, sulla piazza dellOlmo.La Vergine, sotto lArco di Grottapinta.L*i Madonna del Rosario, a ll arco della Ciambella.LAddolorata, in piazza Madonna,

    La Madonna di Guadalupe, in san Nicola in Carcere.LAddolorata, sul cantone in piazza del Ges.Il d 9 luglio, anniversario del miracolo, fu istituita perci una

    particolare festa detta prodigiortim B. Mariae Virginis in memoriadellaccaduto.

    Il 20 gennaio 1842, mentre l'ebreo A. Ratisbonne intrattenevasisbadato innanzi allaltare dellImmacolata nella chiesa di santAndreadelle fratte, la Vergine gli apparve tutta radiante di luce, che penetrando nellanima sua, lo convert dan tratto alla fede. Il Capitolo

    Vaticano nel 1892 ricinse la fronte di quella veneranda imaginedaurea corona.

    Fu gi un tempo, in cui l'eresia protestante aveva sentenziatoche la devozione cattolica verso la Madre di Dio, rappresenta unadeviazione della fede cristiana avvenuta solo nel medio evo. LaChiesa Madre, quella di Roma, risponde a nome di tutte, ed anchesemplicemente appellando ai suoi monumenti mariani che ora ab

    biamo passati in rassegna, fa la storia di questa piet dei popoliverso Colei che, novella va, Cristo in Croee present a tu tta Lumanit colle parole: Ecce Mater tua-

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    Abbiamo ritrovato in Koma i segni del culto filiale verso laMadonna, nelle miracolose imagini di Batiabonne ed in quelle del9 luglio 1796. Ma questo culto ritrova una identica espressione artistica nella lunga teoria delle im agini Mariane della -Rinascita,

    nelle icone cos dette bizantine, nei mosaici dellalto medio evo, efinalmente, nelle pitture delle Catacombe, sinch non arriviamo aquella di Priscilla che, al pi tardi, pu essere della prima metdel li secolo. La generazione che vide quella Madonna colla stellasul capo, era quella stessa, o almeno i figli di quella che sottoquelle volte aveva conosciuto Giovanni, che gi aveva udito predicare Paolo, che aveva ricevuto il battesimo da Pietro, e che eraBtata testimone delle tede Neroniane nei giardin i vaticani. Pi in

    l del Discepolo prediletto, di Paolo e di Pietro, noi non troviamoche la stessa beatissima Madre di Dio, non troviamo che Cristo,autore, predicatore ed oggetto della nostra santa Fede.

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    CAPITOLO III.

    La festa dellAssunzione della beatissima Vergine in cielonellantica liturgia romana.

    La festa della Dorm izione, o iie.IV Assunzione della Madre diDio in cielo, probabilmente la pi antica delle feste mariane;giacch assai prima dei Concili di Calcedonia e di Efeso, essa ap

    parisce siccome duso universale e comune, non solo ai cattolici,

    ma anche a stte dissidenti, o ad antichissime chiese nazionali, comegli Armeni e gli Etiopi. E probabile ehe la stessa dedicazione inRoma della basilica major di santa Maria sullEsquilino il 5 agosto, a tempi di papa Liberio (352-66) o di Sisto III, sia in qualcherelazione colla festa dellAssunzione, la quale, se nel rito gallicanoveniva celebrata il 18 gennaio, in quello dei copti il 16, tuttaviasecondo l'uso Bizantino era celebrata alla met del mese di agosto,data ehe poi fiss definitivamente lImperatore Maurizio ai tempi disan Gregorio Magno.

    Qualunque per sia lorigine di tale ricorrenza, certo che inRoma la festa esisteva assai prima dt papa Sergio, giacch, comeabbiamo gi detto, questo Pontefice, a circondarla di maggior splendore, dispose che appunto in questoccasione sistituisse ogni announa solenne processione, che partisse dalla basilica di sant'Adrianosul Foro, per andare a santa Maria Maggiore, ove si celebrava dalPapa la messa stazionale. Identico rito egli prescrisse pure per laPurificazione, Nativit ed Annunciazione della Madre di Dio, ispi

    randosi probabilmente all'uso dei Bizantini che gi da qualche secolo celebravano quelle solennit. Leone IV verso l847 stabil chela festa dellAssunzione fosse preceduta in Roma dalla veglia solenne(vigilia) del clero e del popolo nella basilica di santa Maria Maggiore ;e per il giorno dellottava egli prescrisse, che la stazionevenisse celebrata fuori la porta tiburtina, nella basilica maior in onore dellaVergine, eretta da papa Sisto III innanzi allabside della chiesaCostantiniana di san Lorenzo.

    Conosciamo ancora lordine della solenne processione stazionaleintrodotta ai tempi di Sergio I. Il popolo di buon mattino, coneerei accesi e al canto di antifone e devote litanie, si recava allachiesa di sant'Adriano, ove si attendeva l'arr ivo del Pontefice. Ap

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    pena questi giungeva a cavallo dal Laterano, tanto egli che i suoiaette diaconi scambiavano i consueti abiti con lugubri penule dipenitenza, ed incominciava la processione. Precedevano sette crociferi con altrettante croci ; seguiva ii popolo orante, quindi venivail clero palatino col Pontefice scortato da due accoliti sostenenti deicandelabri con faci accese, giusta luso imperiale romano. Seguivano -un suddiacono che agitava il turibolo degli aromi, quindi duealtri crociferi che recavano ciascuno in processione una preziosacroce stazionale; chiudeva finalmente il corteo la Schola dei cantori, composta dai giovanetti dell orfanotrofio, i quali alternavanocol clero il canto delle antifone e delle litanie appropriate alla circostanza. Quando quest'interminabile fila giungeva finalmente asanta Maria Maggiore in sul far dellalba, il Papa coi suoi diaconi

    si ritiravano dapprima nel secretarum per mutare le vesti e prepararsi alla celebrazione della messa, mentre il resto del clero insiemecol popolo, prostrati umilmente innanzi allaltare, come si praticaancor oggi il sabato santo, cantavano per la terza volta la litaniaternaria dei Santi, ripetendo cio tre volte ciascuna invocazione.

    In seguito, questo rito vigiliate composto di processioni notturne, dantifone, di Croci e di cerei, tanto diverso dalla consuetapannucMs romana, e che accusa perci subito una derivaaione orientale, ebbe un immenso sviluppo e divenne una delle solennit picaratteristiche di Roma medievale. Nel secolo x , il Papa insiemecol collegio dei cardinali nel mattino della vigilia dellAssunzione,si recava a piedi scalzi nell'oratorio di san Lorenzo, detto oggis Sancta Sanctomm > in Laterano, dove si conservava, tra le altreReliquie, lantica imagine del Salvatore, che dicevasi sottratta gia Costantinopoli dalla distruzione degli Iconoclasti. Il quadro riscuoteva a Roma una grande venerazione, onde il Pontefice, primadaprire gli sportelli del tabernacolo che lo custodiva, compieva coi

    presenti sette genuflessioni. All 'apparire della sacra effigie, giustaunordinanza di san Leone IV, sintonava linno Te Deum ; ilPapa allora ascendeva sul palco alluopo preparato e baciava dapprima i piedi al Salvatore, quindi deponeva il quadro sulla mensadel sacro altare.

    Nel pomeriggio, tutto lalto clero del patriarchio lateranense incompagnia del Pontefice si recava a santa Maria Maggiore a cele

    brare i vesperi; quindi sedevano a sobria mensa, che per era l unicarefezione permessa in quel giorno di rigoroso digiuno. Al tramontaredel sole aveva termine anche il frugale banchetto, ed il clero papalesi ritirava a prendere un breve riposo nelle aule dellattiguo palazzo.

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    Al canto del gallo, il Papa col suo clero erano nuovamente destie ritornavano nella basilica sfarzosamente illuminata e tutta adornadi drappi, onde celebrare alla presenza dell'infinito popolo accorsol'Ufficio Vigiliare, Questo, gius ta luso romano nelle maggiori solennit, constava dun doppio Mattutino, seguito dai consueti salmidalle Lodi che dovevano essere modulati allo spuntar della luce. Lofferta del divin Sacrifcio poneva fine alla prolissa cerimonia.

    Nel secolo xi il rito aveva subito qualche modificazione. Eranoi Cardinali che, in sullannottare del 14 agosto, andavano ad estrarredalla cappella di san Lorenzo in a Sancta Sanctorum, limagine delSalvatore, e la conducevano in trionfo per la vasta piazza che siapriva allora innanzi al Patriarchio lateranense.

    Scortavano la veneranda effigie dodici ostiarii sostenenti dei ceriaccesi ; seguiva il suddiacono regionario colla croce stazionala,quindiveniva il clero palatino, il primicerio colla Schola dei cantori, il prefetto della citt con una rappresentanza daltri dodici membri del Comune, e da ultimo una turba infinita di popolo, che in quella notteaveva come abbandonato i quartieri della citt per riversarsi in La-terano. La processione, dal Patriarchio si dirigeva alla volta dellabasilica di santa Maria Nuova presso la Via Sacra sul foro, dove

    pure si celebrava la solennit ti to lare del tempio ; e in quello splendido mattino dagosto, mentre il sole sorgente indorava i colli Albani, doveva certo essere uno spettacolo degno della Citt Eternaquello che offriva la processione trionfale del Redentore e dlia suaChiesa, in quei luoghi, sotto quei medesimi archi di vittoria, lungoquei portici e quegli antichi anfiteatri intitolati a Tito, a Domizianoe a Vespasiano, e che ricordavano tre secoli di persecuzione e disangue sparso generosamente per la confessione di Cristo.

    Il venerato cimelio del divin Redentore veniva momentaneamente deposto sotto il portico di santa Maria Nuova, dove il clero,in atto di adorazione, cospargeva i piedi del Salvatore con essenzeodorose tratte dalla pianta detta volgarmente basilico. Quindi lascuola dei cantori entrava nella basilica e cominciava l ufficio mattutino, mentre i fedeli, per non attendere oziosamente il termine diquella salmodia, s impadronivano per un momento della sacra effigie,e a braccia di popolo, al canto di salmi e di inni di ringraziamento

    la trasportavano nella prossima basilica di santAdriano. Ivi si ripeteva la cerimonia della lavanda dei piedi dei Salvatore con nuoviaromi e con profumi ; sinch al termine del mattutino si ricomponevail corteo, per avviarsi questa volta a santa Maria Maggiore, dove scelebrava la messa stazionale dellAssunzione della Santa Vergine.

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    Nel secolo x, la fantasia popolare aveva stranamente trasformata la storia di Roma imperiale, e in tutti quei maestosi avanzimarmorei dantichi monumenti ehe ingombravano allora il Campidoglio eie adiacenze dei fori imperiali, la leggenda non vedeva altro

    che orride caverne di basilischi e di regoli, che avevano gi avvelenato col solo alito pestifero gii sconsigliati che erano passati li dinnanzi. La fede energica del medio evo sentiva quindi il bisogno daffermarsi energicamente, innanzi a quei trofei che ricordavano il regnodiabolico dellidolatria di Roma imperiale; e perci i rituali romanidei secoli xi e xn prescrivevano, che la processione passasse appunto

    presso il cosi detto arco di Latona, e dinnanzi alla domus Orphei,lantica fontana adorna della statua del Poeta trace, affinch il popoloromano venisse liberato dalle infestazioni diaboliche per le suppliche

    di tanti devoti, e merc lintercessione della potente Madre di Dio.Giunto finalmente il corteo a santa Maria Maggiore, dopo ima

    nottata s suggestiva di tante emozioni, il Papa celebrava la messastazionale, ed impartiva la benedizione al popolo, ormai stanco dallafatica del digiuno e della veglia. appunto questa la ragione percui, giusta lantico rito romano, nel pomeriggio delle feste solenni,ad eccezione della Pasqua, non si celebravano i secondi vesperi,che erano perci lasciati esclusivamente alla devozione dei monaci

    nei cenobi. Solo pi tardi, quando cio andarono in disuso le vigilienotturne, il rito romano fin per ammettere la celebrazione dei secondivesperi, ma generalmente il Papa non vi prendeva alcuna parte.

    A completare questo quadro della solennit dellAssunzione nelmedio evo in Eoma, ecco un carme dei principi del secolo xi il qualedescrive appunto la solenne vigilia dei Romani in onore dellAssunzione della Santa Vergine. importante, perch supplisce a qualchelacuna degli stessi Ordini Romani. Derivo il testo da una miscellanea,cassinese1 del medesimo secolo.

    Incip it Carmen in Assumptione Sanctce Mariae.

    In nocte, quando Tabula portatur.

    Sanata Maria, quid est f s cael climata scandis?Msto benigna tuie, Sancta Maria, quid est ?

    linde fremii populus ? Vel [cur] vexitla coruscant ?Quid sibi vult strepitus ? Unde fremii populus ?

    Cod, 431, fbl. 318.

    3 Schostek, L iber S a cra m en to m m - Vi l i .

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    Qmre- volani, \f]atulat? Luce[nt] 1per strafa coronae.Lwnn e colwnmaef Quare volant faculaef

    Astra nitent radiis. Rutilarli et tecta lantern s;

    Cuncta rv]be,nt flammisAstra nitent radiis.Edita consulbus, numerasti, Roma, tr iumphos;

    Sgna 7noves planctus, edita consulbus.

    Quae Ubi causa mali? felix, o gloria mundi.Cur manant oculis? Quae Ubi causa mali ?

    Plaude, parens patria , r[or\antia lumina terge,Spem retnens veniae. Plaude, parens patria.

    Martyrii praeto, cecidit si prim a propago,Stas renovata modo^fa rtyrii praetio.

    L im ina prirnus adit, silvia dignssus arator,Nunc tua Piscaior li-mina primus adii.

    Pulvere multiplici crines foedaverat ille,Sic te mundat aquis pulvere multiplici.

    Paulus ovile tuum, pascenti, educt aquatumAtque refert stabulis Paulus ovile tuum.

    Responcfit Roma.

    Quid memoras titulos ? aut cur insignia prisca Obicis in v u ltum f Quid memoras titulos f

    JSnMui face. Toto memorabils orbeCallida, sed vulpes. Entui facie.

    In mediis opibus, meretrix nocturna cucullosIndui prostiticens, in meds opibus.

    Nec metuens Dominum, proieci carmine vultwmOffendens nimum. Nec metuens Dominum.

    Semino nunc lacrimai [ut seram] gaudia messis,E t post delcias, semino nunc lacrimas,

    Gaudia sustnu. Lucrimi si prima recep,Lua'ificante Deo. Gaudia sw ttnui.

    Nec procul est Opifex, gemmam carbone refmgem.Et gremium pandens. Nec procul est opifex,

    Le aggiunte i r [ j sono di mano 4 u co r re t t o re coevo .

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    En ubi Vultus adesi. Quaerens oracula MatrisPrae natis homnum, en ubi Vultus adusi.

    Vultus adest Domini, cui totus sternitur orbisSgno udcii : Vultus adest Domni.

    Ergo fremt populus, neo cessant tundere pectusMaires cum senibus. Ergo fremii populus.

    Sstiur in solio Domini spedatile signum,Theotocosque suo sistiiur in solio.

    Hinc thimiama dabunt, hinc balsamo, prim a reponuntThus mirraque ferunt. Hinc thimiama dabunt.

    Dat schola graeca melos, et plebs romana susurros,E t yariis modulis dat schola graeca melos.

    Kyrie centum plcant, et pugnis peclora pulsant,Christe, faveto, ionani, Kyrie centuplcant.

    Invitatio ad orationem.

    Sollicitemus ob hoc prece, carmina, lngua,E t Matrem Domini sollicitemus ob hoc prece.

    Virgo Maria, titos clementina aspice natos,Exaudi fa mulo s, Virgo Maria, tuos.

    Supplicbus lacrimis Tibi grex conspargitur Urbis3Alm a Maria , fave supplicibus lacrimis.

    Turba gemit populi [modico discrimine laeti,Sanctc Maria Tibi turba gemit populi].

    Sanata Dei Genetrx, romanam respce plebem,Ottonemque fove, Sanata Dei Genetrx.

    Tertius Otto tuae nixus sciamine palmaePraesio sii venia, tertius Otto tuae.

    Hic Tibi, si quid habet devoto pectore praestatSpargere non dubitai Me Tibi, s quid habet.

    Gaudeat omnis homo qua regnai tertius Otto,Illius imperio gaudeat omnis homo.

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    Carme per TAssunzione della Santa Vergine.

    Nella notte, quando si porta in trionfo lIcone.

    E che, o Vergine Maria? se ascendi al pi alto dei cieli?E che?; sii benigna a' tuoi, o Vergine Maria!

    Perch il popolo sussulta di gioia ? Risplendono i vessilli ?Che vuol dire questo schiamazzo ? Perch il popolo sussulta di

    gioia ?

    Perch questo muoversi di torcie ? i pali lungo le strade sostengono

    corone di lumi ?Perch questo muoversi di toreie?

    Il chiarore dei lumi dirada le tenebre del cielo ; i tetti delle easesono rischiarati dalle lanterne ;

    Tutto allIntorno rosseggia al chiarore delle faci. Il cielo a irradiato.

    Figlia di consoli, o Roma, tu ben hai numerato lunga serie di trionfi ;Ora invece t appresti a piangere, o figlia di consoli.

    Perch piangi, o decoro splendido dellorbe?Perch dai tuoi occhi stillano lacrime ? Che hai ?

    Fa festa, o madre patria, asc iuga gli occhi lacrimosi ;Tu puoi sicuramente fondare la speranza d'impetrare il per

    dono applaudisci, o madre patria.

    Vittima dun eccidio, se gi decadde la tua prima propagine,Ora sei restituita a nuova vita pei meriti d un Martirio,

    Primo calc il tuo suolo il bifolco uscito dalle selve,Ora primo pone piede in te il Pescatore.

    Quello imbratt nel fango la tua chioma.Questi dalla molta polvere ti lava nelle acque.

    Paolo che pasce il tuo gregge, lo conduce a bere,Indi riconduce egli stesso, Paolo, il tuo gregge ali ovile.

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    Risponde Roma.

    Perch rievochi tu le antiche glorie ? le prische impreseMi rinfacci ? Perch rievochi le antiche glorie ?

    M'imbellettai il volto ; divenni famosa a tutto il mondo ;E, quale volpe astuta, mimbellettai il volto.

    In mezzo all opulenza, al pari di meretrice e di prostituta, indossaidi notte il cuculio

    Baldanzosa nell opulenza.

    Senza timore del Signore, nei miei canti gettai via il pudore ;L' offesi molto, e non temei il Signore,

    Ora semino lagrime, perch mieta poi nella gioia ;E dopo le delizie, ora semino nelle lagrime.

    Godei gi ; e se ora ne pago il fio,E Dio che l ordina, perch ne abbia come il luero. Ma go

    dei gi.

    Il primo Artefice, tuttavia, Quegli che dal carbone pu riplasmare

    la gemma, non lungi.Egli gi minvita a corrergli in grembo. Non lungi il primo

    Artefice.

    Ecco qui la sua effige *, bella sopra a tutti i mortali ; essa muoveverso la basilica di sua Madre,

    Ecco qui la sua effigie.

    Ecco il volto del Signore, cui sinchina lorbe tutto ;Ecco il volto del Signore, che annunzia il giudizio.

    Per questo freme la turba, n cessano di picchiarsi il pettoLe madri e i vegliardi. Perci freme il popolo.

    La veneranda imagine del Signore viene collocata su d' un trono,E parimenti viene deposta sut suo quella della Madre di

    Dio 3.

    1 II cucullu'ift deg l i an t i ch i , e r a un l a rgo cappucc io , co l qua le , spec ia lm en tei n o t te , le gen te d i m a la f f a re po tava ce la r s i.

    * I /e f f ig ie cus to d i ta ab i tua lm en te ne l l 'o r a to r io pap a le d i S . Lorenzo in L a te -Tano e che a i condneeva in t r ion fo pe r l a c i t t ne l l e p i so lenn i occas ion i .

    3 O r ig i n a r ia m e n t e , n e l l e p r o c e ss io n i m a r i a n e i n R o m a s i p o r ta v a n o i n t r io n f ol e i m a g i n i p i a v e n e r a t e d e l l a c i t t ; m a a p o c o a p o c o , q u e l la d e l la b a s i li c a li b er i an a sn l l Ee qn i l ino f in i pe r a t t r a r r a s tu t t a l im po r tanza e l a devoz ione p-polare*

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    Ecco, si offrono g l incensi ; a ltri apprestano i pi ricercati balsami 1;

    Arrecano incenso e mirra, ed offrono timiam.

    La Scuola Greca 1 intona le sue melodie; il popolo romano r isponde soavemente,

    La Scuola Greca eseguisce con dolce melodie vari canti.Cento volte s avvicenda il Kyrie s, ind i picchiandosi il petto :

    Cristo, sii a noi propizio gridano, e cento altre volte cantano Kyrie .

    Invito alla preghiera.

    Sollecitiamo, adunque, colla prece, col canto e colla linguaLa Madre del Signore, sollecitiamola, adunque, colla prece.

    Vergine Maria, riguarda propizia i tuoi figli ;Esaudisci i tuoi servi, o Vergine Maria.

    Sparge a te dinnanzi supplichevoli lagrime tutto il popolo di Roma,Alma Maria, sii benigna alle lagrime di chi ti supplica.

    Geme a te dinnanzi la turba del popolo, lieta daver facilmente

    scampato al percolo ;0 Santa Maria, a te dinnanzi geme la turba del popolo.

    Madre San ta di Dio, riguarda il popolo romano ;Proteggi Ottone, Madre Santa di Dio.

    Il terno Ottone che si confida nell aiuto del tuo braccio,Possa ritrovare presso di te sollecito perdono, il terzo Ottone.

    1 L 'uso l i tu rg ico d i cospargere d i ba lsam o e d i p rofum i le fiacre im agin i , leCroc i e le Bt liqu ie dBi San t i , r isa le a l la p i a l ta an t ich i t , e der iva da l r i to c lass ico d i v e r sa r e in d e te rm in a te c i r co s t an ze d eg l i u n g u en t i e d eg l i a ro m i n e l l i c -te rno de l le tombe de i car i .

    J je o r ig in i d i questa scuo la musica le in Roma, devono r i sa l i re per lo menoa l v seco lo . Ma la c i rco s t an za ch e sem b rami p i d a r il ev a re , s i l a su a p e r s i s ten zan e l l a c i t t , an ch e q n an d o l imp ero b izan t in o Bra d a u n p eazo t r am o n ta to . P e r l as to r i a d e l can to g r eg o r ian o , q u es t a d o p p ia scu o la m u s ica le g r eca e l a t in a inR om a, da pors i a r i scon t ro con qu el la ce leber r ima de l m onastero d i San G-a llo ,d o v e a p p u n t o n e l s ec o lo n r it r o v i a m o d e g l i e le m e n ti m u s i ca li bizantini assa ii m p o r t a n t i e i n g r a n d i ss im o n u m e r o.

    3 I /u so d r ip e t e r e p a r ecch ie cen t in a ia d i v o l t e i l K y r ie , e r a a ssa i co mu n enel le an t iche l i tu rg ie , e s i conoscono parecch i a t t i pon t if ic i, co i qua l i , fondandoo do tando qualche ch iesa o